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Diritto dell’Unione Europea

• Lezione 1
Prima parte - Metodo comunitario, evoluzione dei trattati e dei diritti umani
Cosa è un'organizzazione internazionale?
È un'associazione tra stati, i quali attribuiscono un obbiettivo ad un soggetto terzo, fissandone gli
scopi (es: gli stati non sono riusciti a cooperare al fine di mantenere la pace. Allora hanno dato vita
ad un soggetto terzo, affidandogli poteri (non sovrani),attraverso i quali l’organizzazione cerca di
raggiungere l’obbiettivo che gli stati non hanno raggiunto).
Qual’è l’elemento distintivo, dal punto di vista definitorio, di un’organizzazione?
Essere un soggetto terzo, significa costituire un centro di imputazione autonomo. Perseguire
l’obbiettivo in maniera giuridicamente autonomo (parola chiave).
“Centro di imputazione autonoma” significa che l’organizzazione ha una soggettività separata da
quella degli Stati membri.
La soggettività dell’UE è determinata da ciò che gli stati decidono; quindi, non può dotarsi
autonomamente di nulla.

Esempio: il consiglio di sicurezza delle nazioni unite è una forza di peacekeeping che
ha la responsabilità e il controllo dei peace keepers e dei danni che recano. Se il
consiglio di sicurezza dispiega un contingente di peace keepers in un territorio e
questi violentano le donne, la responsabilità ricade sull’organizzazione internazionale
delle nazioni unite.
Centro di imputazione autonomo = ha una soggettività separata rispetto a quella
degli stati
Il diritto istituzionale di un’organizzazione sulla base di quali regole persegue il suo
obiettivo?

- Modello tradizionale (+ usato) -> un gruppo di stati da vita ad


un’organizzazione, ma questi stati mantengono mani sul processo decisionale
-> si dice che sono padroni dei trattati a due livelli: livello comune a tutte le
organizzazioni: le regole le stabiliscono gli stati -> ad esempio l’UE non ha
potere da sé di determinare regole del proprio funzionamento, la sua
soggettività è derivata da quella che gli stati hanno deciso (non ha capacità di
portare a termine processo di revisione dei trattati): questo vale anche per le
Nazioni Unite -> il processo di revisione va portato avanti dagli stati e il
trattato di revisione entra con ratifica di 2/3 degli stati membri.
- Metodo Intergovernativo: in inglese Functionalism -> sottolinea la funzione, tu
fai ciò che c’è scritto nei trattati. Il metodo intergovernativo è il metodo in cui
un'organizzazione dal punto di vista della capacità di azione è molto limitata ->
perché gli stati membri rimangono padroni del processo. Esempio: il consiglio
di sicurezza dell’ONU-> caso guerra in Siria: perché consiglio di sicurezza non
interviene? Non lo fa perché gli stati (non l’organizzazione “nazioni unite”)
hanno deciso che tutte le risoluzioni procedurali vadano adottate almeno con
un’astensione dei membri permanenti.
Perché il consiglio di sicurezza deve avere almeno l’astensione di un membro
permanente? Il voto rende operativa la risoluzione da applicare sennò no. Il
sistema si basa sul non assenso.
- Metodo comunitario -> la prima ad averlo è stata la comunità economica
europea -> in inglese Constitutionalism. Qui il potere dei soggetti in questione
è originario, non sono scritti in un trattato -> il termine “costituzionalismo” è
fuorviante, ma mette l’attenzione sul grado di autonomia dell’organizzazione.
Questo metodo è usato dalle organizzazioni sovranazionali, il cui il grado di
autonomia è maggiore. Queste operano con atti non vincolanti usualmente.

• Lezione 2 – linea evolutiva


Come i trattati si sono evoluti da quando le prime comunità sono nate, ossia subito dopo la
Seconda guerra mondiale. L’idea di formare una comunità che mettesse a sistema un
settore strategico importante fu la comunità siderurgica (la CECA).
Shuman lanciò una proposta ad Adenauer e intorno a questa proposta si coagulò il
consenso di alcuni stati, tra cui l’Italia, e a Parigi nel 1951 viene firmato il trattato
istitutivo della CECA, che entrò in vigore nel 1952.
L’esperimento riesce talmente bene che gli stati membri immaginano di poter
istituire forme di cooperazione più progredite.
Questo è importante per un motivo: nel 1953/1954, subito dopo l’entrata in vigore
del trattato della CECA, gli stati immagino di poter creare forme di cooperazione più
politiche. Vengono così elaborati due progetti:
- Il trattato istitutivo della comunità europea di difesa (CED)
- Il trattato istitutivo della comunità politica europea

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I due progetti erano in realtà legati l’uno all’altro perché la comunità politica era
legata all’entrata in vigore del trattato CED; quindi, il suo fallimento determinò
automaticamente la caduta dell’altro.
La vicenda si consumò in pochi anni e costituì un fallimento piuttosto sonoro nel
processo di integrazione. È importante la vicenda perché rappresenta un errore che
poi è ritornato nel processo: quello di forzare i tempi del processo di integrazione.
L’errore qual è stato? Forzare i tempi del processo di integrazione.
Jean Monnet, e molti altri “padri fondatori”, aveva in mente un'organizzazione che
potesse procedere a passi molto piccoli, così da mantenere una condizione
fondamentale del processo di integrazione: l’omogeneità-> «piccoli passi tutti
insieme» (diceva Jean Monnet), senza lasciare indietro nessuno. Secondo questa
logica allora se qualcuno non è in grado di fare un passo, non si fa o se ne fa uno più
corto.
(Il progetto della CED era abbastanza utopico-> come si poteva pensare di mettere
insieme gli eserciti di due stati che si erano massacrati fino a poco tempo prima.
Infatti, non fu un caso che la CED sia stata bloccata proprio dal parlamento francese,
il quale evidentemente si rifiutò di riconoscere che il processe di integrazione
potesse arrivare in così poco tempo ad un grado cosi intenso).
Il nostro ministro degli esteri di allora, Gaetano Martino, propose di tornare al
progetto di Jean Monnet, cioè facciamo piccoli passi tutti insieme. Questo ritorno si
ebbe alla famosa conferenza che si tenne a Messina, in quello che addosso è il
palazzo del comune. Qui si riunirono i 6 ministri degli esteri degli stati che avevano
preso parte della CECA e ritornano alla vecchia metodologia.
I “piccoli passi” compiuti vennero affidati ad un comitato di tecnici, presieduto da
un’altro dei grandi padri fondatori della comunità europea, Oland Spaak, che in
pochissimo tempo elaborò una bozza di trattato, bozza che poi costituirà i Trattati di
Roma nel 1957. Trattati di Roma:
-Un primo istitutivo dell’EUR ATOM
- Il secondo istitutivo della comunità economica europea CEE
Entrambi firmati a Roma nella sala Orazi e Curiazi nel 1957 ed entrati in vigore nel
1958.
Vediamo tempi molto rapidi per trattati così importanti, ma c’è un motivo: perché
tornati al metodo iniziale, il più affidabile, del “piccoli passi tutti insieme”, hanno
subito trovato una convergenza all’interno delle negoziazioni già all’interno del
comitato Spack per arrivare ad un trattato.
L’EURATOM e la CECA sono due trattati settoriali, cioè che riguardano due porzioni
molto specifiche.

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Mentre la CEE riguarda il mercato inteso in senso generico: un lavoratore nel settore
carbosiderurgico gode della libertà di circolazione a fronte di questo trattato. Così
vale nel trattato euro atom. Nel trattato CEE ogni lavoratore, qualsiasi cosa faccia,
gode della libertà di circolazione. Quindi quest’ultimo non è attaccato ad uno
specifico mercato, come quello agricolo, energetico o dei trasporti.
Il trattato della CECA aveva scadenza 50 ennale, ed è dunque scaduto nel 2002,
mentre esiste ancora l’Euroatom.
La CEE, pur rimanendo un'organizzazione internazionale, è una comunità diversa da
tutte le altre organizzazioni perché:
- c’è una cessione di sovranità dell’esercizio di pieni poteri normativi
- perché la partecipazione al processo decisionale non vede come protagonisti
solo gli stati ma anche altri organi, quale il parlamento europeo
- perché a differenza delle altre organizzazioni c’è una Corte.
-
Come questo trattato (della CEE) si è evoluto negli anni successivi?
Analizziamo quest’evoluzione sotto due punti di vista:
- La partecipazione degli stati -> come cambia la membership nel corso degli
anni
- Il funzionamento-> nel corso degli anni non solo si sono aggiunti altri stati (o
persi) ma cambierà anche il modo di funzionare dell’organizzazione stessa.

1) Evoluzione dell’allargamento: la comunità europea fin da subito ha mostrato


grandissimi vantaggi dal punto di vista economico perché il mercato da nuove
possibilità alle forze economiche dei singoli stati membro. Nuove possibilità
ma anche una competizione superiore, che fa diventare il mercato europeo
più competitivo rispetto agli altri mercati. Quindi, immediatamente,
soprattutto la CEE, rappresentò un centro di interesse notevole per molti stati,
i quali all’inizio erano un po’ scettici. Altri invece ebbero un atteggiamento di
espressa contrarierà al processo di integrazione. Lo stato che più esprimeva
una certa contrarierà era il Regno Unito. Intorno al caso del Regno Unito ci
sono due letture importantissime per capire il processo di integrazione:
- Esiste una vera e propria leggenda che racconta che l'osservatore britannico
all’interno del famoso comitato Spaak arrivò ad una delle primissime riunioni
e qui dichiarò che a suo parare il trattato della CEE non sarebbe mai stata
ratificato e anche nel caso in cui venisse ratificato non avrebbe funzionato («il
mercato non lo costruirete mai»). È una leggenda perché nelle memorie del
comitato Spaak non c’è nessuna traccia di una vicenda di questo genere.

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Comunque, la leggenda è indicativa dell’atteggiamento britannico.
Assimilabile anche all’atteggiamento di altri paesi che raggiungeranno l’unione
più tardi e che in realtà sono stati attirati dalla questione del mercato, e
nemmeno integralmente. Questi paesi sono stati attirati dal processo di
integrazione con quello che potremmo chiamare una sorta di
«eccezionalissimo»-> l’idea che sta alla base dell’eccezionalissimo è la
seguente: entrare nel processo di integrazione, ma a determinate condizioni,
eccezionali rispetto a quelle previste per gli altri.
- C’è poi un fatto storico, ossia la contrarietà del presidente francese De Gaull
all’ingresso del Regno Unito. I motivi a riguardo sono vari, ma leggendo
soprattuto le trascrizioni della conferenza stampa in occasione del primo veto
del 1963, si capisce bene perché De Gaull è contro questo ingresso. Secondo
quanto dichiarato dal presidente francese, il Regno Unito non sarebbe mai
entrato fino a che lui ci sarebbe stato. Ed effettivamente così fu, perché si è
dovuto aspettare il 1969, quando a De Gaull succedette Pompidu, perché
cada il veto della Francia. Il motivo principale di questo veto era proprio la
contrarierà all’eccezionalissimo-> «quando si entra, si entra alle condizioni che
sono omogenee per tutti».
Il processo di integrazione, da un certo punto in poi, ballerà sempre tra queste
due possibilità:
- Assumere un atteggiamento rigido: si entra ma alle condizioni che valgono per
tutti.
- Per amore dell’allargamento facciamo entrare a condizioni diverse.
Quello che succede già nel 1963 ha posto le premesse per quella che oggi viene
chiamata «applicazione differenziata»-> alcuni stati entrano a condizioni diverse
dagli altri.

De Gaull affermava: « o tutti entrano alle stesse condizioni o il processo di


integrazione finisce, la macchina che abbiamo costruito si sgretola». Lui utilizza la
parola TOMBA-> L’ipotesi di far entrare uno stato alle condizioni che lui vuole, è
la tomba del processo di integrazione.
Il processo di integrazione successivo, a partire dalla caduta del muro di Berlino,
gli darà pienamente ragione.

Cosa succede nel 1973-> si svolgono i negoziati per l’ingresso del Regno Unito alle
CEE, che tutto sommato mantennero un certo grado di omogeneità per quanto
riguarda le condizioni. Ma non perché era caduto De Gaull ma perché nel Regno

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Unito erano saliti al potere i laburisti, che abbassarono le pretese rispetto
all’eccezionalissimo.
Nel 1973 il Regno Unito entra nella CEE
Nel 1974 però, in occasione della campagna elettorale, i laburisti dopo essere
entrati nella comunità, affermano di voler rivedere le condizioni del loro ingresso
e promuovono un referendum.
Nel 1975 si svolse un referendum tramite cui l’adesione del Regno Unito alla CEE
venne confermata.

Nb attraverso i processi di revisione la comunità economica europea diventerà


man man Unione Europea, ma la struttura e le funzioni sono rimaste le stesse.
Nel funzionamento si sono cambiate alcune cose fondamentali, ma la parte
centrale del processo di integrazione che oggi troviamo nel funzionamento
dell’Unione, la troviamo anche nel trattato del 57. Qual è la parte centrale?
- Cessione di sovranità
- Tipologia di organi
- Presenza della corte
Dal 57 al 92 (trattato di Maastricht) c’è stata piena continuità.
Il trattato di Maastricht probabilmente ha costituito l’errore più grande del processo
di integrazione, perchè la comunità era molto più fedele al metodo comunitario di
quanto non lo fosse l’unione. Da qui in poi ci sarà un processo di palese
annacquamento proprio di quel metodo, annacquamento individuato dalla corte
nella famosa sentenza del 43.

Nel 1981 entra la Grecia


Nel 1986 la Spagna e il Portogallo
Nel 73 Regno Unito, Irlanda e Danimarca

Come furono questi processi di allargamento? (Stessa logica nel 95 quando


entreranno Austria, Finlandia e Svezia). All’epoca il processo di allargamento seguiva
la stessa procedura che tutt’oggi viene usata: lo Stato si candida, la commissione
emette un parere sulla candidatura, e in particolare sull’opportunità di aprire dei
negoziati. Quindi un parere preventivo. La commissione dice «guardate stati membri
è il caso di aprire il negoziato oppure non è il caso, non ci sono le condizioni».
Condizioni per entrare: le condizioni si sono poi codificate con il famoso Consiglio
Europeo di Copenaghen del 1993, ma c’erano già grosso modo nella prassi:

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1) Per entrare lo stato deve rispettare i principi base del processo di
integrazione, cioè il principio democratico, i diritti fondamentali, lo stato di
diritto…
In realtà questo primo criterio non è mai stato molto problematico prima del crollo
del muro di Berlino. Diventa un problema nel caso dell’ingresso di Spagna, Portogallo
e Grecia, perché negli anni 70 li c’era stata una dittatura.
Caso Grecia
La Grecia nel 1963 aveva firmato un trattato di associazione, tramite cui si applicano
alcune delle norme del mercato, senza che il paese entri di fatto nell’Unione. In
questo modo si allarga virtualmente il mercato, senza però che lo stato faccia parte
dell’organizzazione internazionale. A cavallo con gli anni 70 però in Grecia ci fu un
colpo di stato dei così detti «colonnelli». Durante il periodo della dittatura la Grecia
ha un accordo di associazione ma non fa parte della comunità e il parlamento
europeo si domanda se fosse il caso di sospendere questi legami.
Problema: Come si deve comportare la comunità nei confronti dei paesi che hanno
una dittatura, ma con cui la comunità vuole avere rapporti economico-commerciali?
Questo fu un grande problema che si pose sia con la Grecia sia con la Spagna: la
Spagna firmò un accordo simile nel momento in cui, prima del 1975, la Spagna era
uno stato dittatoriale.
Quindi il primo criterio, quello dello stato democratico, inizia ad applicarsi
platealmente della caduta del muro di Berlino. Tuttavia, già prima c’erano stati dei
segnali perché alcuni stati, entrati nell’81 e nel 86, venivano da situazioni non
semplici.
C’è un ulteriore aspetto: quello dell’endoirsement -> «non avete più una dittatura,
allora adesso vi diamo una mano, adesso entrate». Questa è una sorta di
condizionalità molto presente nelle relazioni estere dell’unione europea.
Il problema però non si è posto soprattutto con questi paesi, dove il processo di
democratizzazione era stato irreversibile, ma si è posto di fronte agli stati che erano
stati per 50 sotto la dittatura sovietica.
2004-> entrano nell’UE Cipro, Estonia, Lettonia, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria,
Sloveni, Slovacchia.
Nel trattato di Amsterdam del 97 si inserì la norma secondo cui il primo criterio
democratico (quello di Copenhagen) è si un requisito per entrare, ma poi una volta
dentro va mantenuto, pena una procedura volta a costatare una violazione dello
stato membro proprio di quei principi, a fronte della quale possono essere adottate
delle sanzioni.
Gia nel 1986 uno dei padri fondatori, Altiero Spinelli, ebbe l’incarico di guidare uno
staf di esperti per elaborare un trattato di revisione. In quel trattato di revisione c’era
già la norma che poi è stata inserita nel 97. Lui e il suo staf avevano capito che il
problema del criterio democratico si sarebbe potuto porre anche con stati già

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entrati. Tuttavia, il progetto del trattato Spinelli finì alla conferenza intergovernativa
(quella a cui siedono i rappresenta degli stati membro), che bocciò il trattato, e
quella norma venne tolta e poi fu ripescata nel 1997.
N.b quando è stata ripescata non è stata ripescata integralmente perché le
mancherà un pezzo rispetto alla versione dell’86.

2. Il secondo criterio è quello economico (quello per cui durante la negoziazione


la commissione spende più parole). “Siamo sicuri che lo stato in questione
riesca ad integrarsi”. Per entrare in un mercato, tra l’altro competitivo, un
paese deve avere le adeguate caratteristiche, deve reggere la concorrenza con
l’industria francese o tedesca. Inoltre, il mercato europeo è un mercato
aperto, quindi non prevede pratiche protezionistiche.
N.B in un mercato gli aiuti di stato sono vietati, perché se aiuto un'impresa sto
falsando la concorrenza, ma se c’è uno stato in cui, ad esempio, è avvenuto un
terremoto, lo possono fare. Oppure lo posso fare se c’è una zona che abbiamo
individuato perché merita attenzione-> esempio: il territorio tedesco ex
orientale dopo il processo di unificazione. Il libero mercato lì non esisteva
quindi una volta che questo territorio entra nel mercato europeo è possibile
che ci sia bisogno di allinearlo ai livelli di competitività degli altri paesi con
degli aiuti di stato. In questo caso c’è un'eccezione ad hoc per i trattati dell’ex
repubblica democratica tedesca. Oltre agli aiuti di stato, per alcuni stati, quelli
che hanno bisogno di un aiuto maggiore, la commissione prevede un percorso
di avvicinamento, regolato da accordi “accordi di stabilizzazione”-> Parliamo di
un adattamento graduale e quando la commissione pensa che lo stato sia
pronto, avverte il consiglio.
3) terzo criterio: lo stato per entrare deve accettare tutte le norme dei trattati. Non è
consentita l’eccezionalissimo. Il principio dell’uguaglianza dei membri vale in
tutte le organizzazioni. Questa condizione viene verificata dalla corte durante le
negoziazioni, ma viene ribadita nel momento della candidatura. Lo stato che
vuole entrare nell’organizzazione, proporzionalmente alle proprie capacità, si
deve assumere obblighi e responsabilità.
Fino ai primi 30 anni (fino alla caduta del muro di Berlino) si ebbe un processo di
allargamento con determinate caratteristiche:
- È un allargamento al nord e verso il mediteranno, non ad est. Non c’erano gli
stati che allora del blocco sovietico.
- È un processo di integrazione graduale anche dal punto di vista numerico. Non
c’erano maxi adesioni. I paesi entravano a poco a poco.

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- C’è un processo di adattamento-> cioè la commissione accompagna l’ingresso
dei paesi. Adattamento che passa da accordi di associazione o comunque di
natura economica. Solitamente veniva allargata parte del mercato-> esempio:
viene permesso ai lavoratori altamente specializzati di circolare alle stesse
condizioni dei lavoratori del mercato. Questi accordi servivano per preparare
lo stato, renderò più pronto. Questo processo di adattamento ha coinvolto
soprattuto Spagna Grecia e Portogallo che avevano economie un po’ diverse
dagli stati che già facevano parte della CEE.

Processo di allargamento in seguito alla caduta del muro


Ci sono alcune differenze con l’allargamento dei primi 30 anni:
1. dal punto di vista numerico dopo la caduta del muro si ha una maxi-adesione.
▪ Gli stati membri fondatori della Comunità erano 6: Germania occidentale,
Germania, Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo.
▪ Le adesioni successive ma antecedenti alla caduta del moro furono 9 (in 30
anni)
▪ Nel 2004 quindi post caduta del muro, ne sono entrati 10 tutti insieme (e ne
dovevano entrare 12 inizialmente)
2. Dal punto di vista geografico l’allargamento dopo la caduta del muro si estende ad
est, inglobando i paesi dell’ex blocco occidentale. (N.b la Repubblica Ceca era
l’unico stato ad ovest che faceva eccezione dal punto di vista economico). Con
l’ingresso di questi paesi la comunità diventa disomogenea. Al suo interno non ci
sono più soggetti omogenei.
3. Un’altra differenza riguarda lo sforzo che lo stato deve fare per entrare: nel 2004,
dopo tutte le revisioni apportare ai trattati dal 73, sicuramente lo sforzo richiesto
è maggiore.
4. Il periodo di adattamento si riduce, considerando il fatto che gli stati dell’ex blocco
sovietico entrano 10 anni dopo la caduta del muro, nonostante questi venissero da
un’esperienza radicalmente diversa da quella verso cui andavano incontro. (Ecco
perché si ripensa alla norma sul criterio democratico).

Come e stato possibile l’ingresso di questi paesi allora?


Adottando delle «norme transitorie», ossia delle norme che ti consentono eccezioni
alla partecipazione al mercato per un certo periodo. In realtà i regimi transitori erano
già previsti precedentemente, ma duravano tipo un anno. Per Bulgaria e Romania
invece venne previsti un regime transitorio di 12 anni. (I regimi transitori sono
previsti nei trattati di adesione).

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“intanto li facciamo entrare, e gli applichiamo solo alcune norme del mercato e non
tutte” -> quali norme? Quelle fondamentali.
osservazioni:
Perché non potevano fare un accordo di associazione con questi stati? Perché per
farli partecipare al mercato, si è dovuto farli entrare?
Dopo la caduta del muro i paesi dell’est si sono ritrovati più poveri di prima. In questi
paesi, e soprattutto in Polonia, stavano riemergendo vecchi specchi comunisti. Allora
in occasione delle elezioni si è pensato di dare ai partiti moderati e conservatori una
chiave elettorale per permettono loro di vincere. La chiave elettorale era appunto la
possibilità di entrare a far parte della comunità europea, quindi di un grande mercato
comune, dunque la possibilità di stare meglio. Di fatto ciò funzionò.
Quest’entrata frettolosa, con regimi transitori, è stata letale: perché una volta dentro
questi stati hanno iniziato a partecipare alle decisioni della comunità. L’accordo
dentro il processo decisionale diventa più complicato, ma non perché aumenta il
numero di partecipanti, ma per le diversità ideologiche.
Entrano nuovi stati, di conseguenza cambia il funzionamento del processo di
integrazione stesso
Tappe:
1. Trattato Spinelli (1986) -> fallisce
2. Trattato di Maastricht -> viene meno il pericolo del blocco sovietico. Gli
stati creano una seconda organizzazione, attribuendo tre pilastri: quella
tradizionale di comunità. Quale fu il prezzo da pagare di questo smodato
allargamento della visione della stessa. Comunità Europea-> sparisce il
termine «economica». Nel fare questo salto non tutti gli stati sono
d’accordo -> in prima fila il Regno Unito (in ogni regime di differenziazione
il Regno Unito è sempre presente). Si pensa di costituire un’organizzazione
intergovernativa-> non c’è la corte, commissione e parlamento non hanno
rilevanza. Quindi dopo il trattato di Maastricht il metodo diventa
totalmente intergovernativo-> perde la sua anima. È stato annacquato il
metodo comunitario, che è stato «mollato» in alcune competenze, mentre
in altre competenze
Oggi i regimi di differenziazione sono in settori importanti dell’Unione:
- Carta dei diritti fondamentali
- Migrazione e asilo

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TRATTATO LISBONA 2007
Episodio significativo che ci fa comprendere come il processo di integrazione dopo
Maastricht cambia, dato l’abbandono al metodo comunitario, al principio di
omogeneità.
Nel 2007 il trattato di Lisbona viene rettificato da tutti gli stati ad eccezione di due:
l’Irlanda e la Repubblica Ceca. Quando in Irlanda si doveva tenere il referendum sulla
ratifica, venne sollevato il seguente problema: La tutela del diritto alla vita sancita
dalla carta europea sui diritti, potrebbe contrastare un principio costituzionale
irlandese che vieta l’interruzione della gravidanza. La commissione europea allora
dovette riunirsi ed elabora un protocollo denominato «Dichiarazione sulla
preoccupazione del popolo irlandese» nel quale appunto dichiara che verrà
garantita la norma costituzionale irlandese. In Repubblica Ceca invece, le elezioni
erano state vinte da un partito conservatore che, in vista della ratifica del trattato,
sollevò un problema simile a quella sorto in Irlanda: temeva che l’Union, una volta
ratificato il trattato, obbligasse la R.C a riconoscere le unioni civili, dato che la carta
dei diritti fondamentali sanciva la tutela contro le discriminazioni di genere. Ù
Carta dei diritti fondamentali dell’uomo dell’Unione Europea :
Nel 1999 il consiglio europeo ritenne che fosse opportuno riunire in una Carta i diritti
riconosciuti dall’Unione. La carta è stata proclamata ufficialmente a Nizza tuttavia
divenne giuridicamente vincolante con l’entrata in vigore della Trattato di Lisbona nel
dicembre 2009. Ha lo stesso effetto giuridico dei trattati dell’unione.

• Lezione 3
L’organizzazione intergovernativa opera attraverso atti non vincolanti-> esempio: le
nazioni unite.
Gli atti vincolanti delle nazioni unite cadono in un’area molto specifica quel è quella
del mantenimento della pace. Ci sono però anche poteri non vincolanti legati a quella
funzione. Per il resto, l’organizzazione ha un generale potere raccomandatorio.
Gli organi protagonisti del processo decisionale sono anche gli Stati. Difficilmente c’è
una regola diversa per unanimità / consenso.
Il consensu è unanimità informale-> il presidente dell’organo chiede se ci sono
obiezioni, se non ce ne sono la proposta viene approvata. Nel caso dell’unanimità c’è
un voto formale, ma la sostanza non cambia.
Il potere giudiziario-> nelle tradizionali organizzazioni internazionali il potere
giudiziario ha dei poteri abbastanza limitati che si riducono a quello di risolvere

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controversie tra stati. Mentre in organizzazioni caratterizzate dal metodo
comunitario, il potere giudiziario ha poteri più importanti, imputati alla corte di
giustizia.
Questo quadro è ben descritto da una celebre sentenza della corte di giustizia del
febbraio del 1963 denominata Van Gend & Loos.
Cos’è l’invio pregiudiziale? Il giudice nazionale ha difronte a sé una controversia ed è
chiamato a risolverla applicando una norma dell’Unione (la norma di un trattato, o di
una direttiva, o una norma nazionale che costituisce l’attuazione di una direttiva). Il
giudice nazionale legge la norma dell’Unione e non ne comprende a pieno il
significato.
Esempio: firmo un contratto telefonico. C’è un regolamento dell’Unione che afferma
che se il contratto viene concluso fuori dai locali commerciali allora il periodo del
recesso non è di due settimane, ma è il doppio.
I commessi che mi hanno fatto firmare il contratto in un centro commerciale ma
fuori dal negozio della Vodafone. Erano fuori o dentro quelli che possono essere
considerati locali commerciali?
Quando un giudice ha un dubbio riguardo l’interpretazione di una norma dell’unione,
sospende il procedimento e rimette il caso alla corte della giustizia. Sostanzialmente
chiede alla corte di giustizia quale è la corretta interpretazione.
La situazione è la seguente: il contratto telefonico è stato firmato non all’interno del
negozio della Vodafone, ma di fronte e all’interno di un centro commerciale. La corte
dice la sua. Qual è la logica della norma dell’Unione: l’acquirente fuori dai locali
commerciali è più aggirabile rispetto che all’interno dove l’offerta è più riconoscibile.
Quindi, siccome è in una posizione più debole, gli viene dato più tempo per
esercitare il recesso.
Logica che c’è dietro a questo meccanismo di cooperazione tra la corte di giustizia e il
giudice nazionale-> parliamo di funzione nomofilattica della corte di giustizia: per
cui ogni norma dell’Unione deve avere sempre lo stesso significato in qualunque
stato.
La funzione principale della corte è quella interpretativa. L’unione giudiziaria
comunque serve anche per stabilire la validità di una norma.
Nel momento in cui la corte dà la sua interpretazione, quest’ultima vale formalmente
per il giudice che gliel’ha chiesta, ma in generale per tutti gli altri stati.

Vicenda di Gend & Loose: un giudice nazionale, nello specifico olandese, si trova di
fronte ad un dubbio relativo all’interpretazione di una norma dell’unione, in
particolare di una norma del trattato istitutivo della comunità economica europea.

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Caso -> la ditta G&L importava colla industriale dalla Germania occidentale
all’Olanda, quando questa arrivò al confine le autorità olandesi le chiesero di pagare
un dazio (tassa dell’8% sul valore dell’esportazione). Il dazio è vietato dall’art 12 del
trattato istitutivo della CEE ed è vietato per un motivo semplice: il mercato comune
non sarebbe più comune ma falsato. Il mercato diventa falsato nel caso in cui gli stati
membri introducono autonomamente dazi sull’importazioni o misure di effetto
equivalente (= non ti faccio pagare somme di denaro, ma ti impongo un
accertamento sanitario che poi ti faccio pagare). Nell’art 12 si affermava in modo
esplicito e chiaro il principio dell’autonomia del diritto comunitario, sottolineando
come il l’ordinamento comunitario dovesse essere considerato totalmente
indipendente rispetto a quello degli stati membro. Sostanzialmente l’Olanda aveva
violato l’art 12.
Dubbio del giudice olandese ->non è che l’art 12, che vieta l’imposizione di dazi, può
essere usato direttamente in giudizio? L’art 12 ha effetto interno? Cioè cittadini e
Stati membri possano trarre da questo diritto che passano essere tutelati dal giudice
nazionale?
In altre parole: Il giudice si chiede se può decidere la causa in base all’art 12,
scrivendo nella sentenza che è sulla base dall’art 12 che il governo olandese ha
imposto un danno ingiusto alla V&L.
Questo problema pratico sollevò un problema teorico importante: il giudice
nazionale per sapere se può utilizzare direttamente l’art 12 deve chiedere alla corte
di giustizia che ha il compito di dire se l’art 12 può avere effetto interno.
“Effetto interno” o “effetto diretto” -> termini utilizzati dalla corte.
Quando è stato istituito il trattato della CEE il problema si era posto? Si, ma gli stati
avevano riconosciuto questo effetto in modo espresso solo ad una determinata
categoria di atti, ossia i regolamenti. D’altro canto, non si era vietato il medesimo
effetto per altri tipi di norme. Dunque, non ci si era posto il problema per altre
norme come il diritto primario, gli accordi internazionali dell’unione, le direttive…
Il dubbio posto dal giudice olandese determinò un'evoluzione epocale-> gli atti delle
organizzazioni e le norme dei trattati istituivi e tutte le norme di diritto
internazionale, sono norme rivolte agli stati. Sono gli stati che poi devono tradurre
l’obbligo assunto sul piano internazionale in una norma di diritto interno.
Esempio: mi impegno a rispettare la libertà di espressione con chi? Con gli altri stati
della comunità internazionale.
N.b per poter eseguire correttamente l’obbligo che ho assunto con altri stati, devo
adottare determinate misure, ossia misure di carattere legislativo (ma non solo).

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Se mi impegno a combattere ogni forma di tortura, devo tradurre questo obbligo in
una disposizione di carattere interno, come una disposizione del codice penale in cui
è codificata la fatti specie del reato di tortura.
Tutte le norme del diritto internazionale sono norme rivolte agli stati, norme che poi
gli stati devono tradurre (disposizione legislativi, ma non solo.. una disposizione
operativa…).
Motivo sostanziale: la norma rivolta agli stati non è mai completa.
Quindi la norma internazionale sia formalmente che sostanzialmente necessita per
la propria attuazione (sempre) dell’attività statale.
Il giudice olandese stravolge questa logica: posso utilizzare direttamente l’art 12?
Sta facendo venir meno un capo saldo del diritto internazionale.
Riposta della corte di giustizia: si puoi applicare direttamente a queste condizioni
- La norma deve essere chiara
- Precisa
- Incondizionata
Cioè la norma deve essere completa.
L’art 12 è completa, perciò, può essere utilizzata direttamente in giudizio.
NB: La corte di giustizia non è un opinionista ma un giudice e un giudice quando
esprime una posizione è tenuto a fornire gli elementi giuridici che la giustificano. Il
giudice deve dare un fondamento giuridico al proprio ragionamento.
Qual è il fondamento giuridico nel caso di V&L: la corte spiega perché
nell’ordinamento dell’unione è possibile questa rivoluzione, ossia l’effetto diretto.
Parte da una premessa-> quando è stata istituita la comunità economica e quindi un
unico mercato, lo scopo era quello di far interagire i cittadini dei diversi stati
membro, così da evitare guerre. Interazione/cooperazione per evitare guerre.
Questo scopo di per sé ha un'implicazione: se per mettere insieme tutte le categorie
degli amministrati devo creare un mercato, poi le norme del mercato non sono più
rivolte solo agli stati membro, ma anche ai singoli individui. Perché parliamo di
norme che producono diritti di cui usufruiscono gli individui.
Quindi lo scopo essenziale di questa organizzazione implicano che le sue norme
all’occorrenza, possano direttamente interessare i singoli individui.
La corte poi afferma che ciò è provato da tre elementi:
- In quest’organizzazione c’è una parziale cessione di sovranità = in determinate
aree quest’organizzazione ha potere normativo legato alla costruzione del
mercato e quindi volto a produrre norme che si applicano ai consociati, agli
amministrati e non agli stati membro.

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- I cittadini partecipano al processo decisionale tramite il parlamento. Nel 63 il
parlamento non aveva poterti incisivi, veniva consultato solo alcune volte. Dal
1979 è eletto a suffragio universale ed ha pari poteri rispetto al consiglio. 7
procedure legislative su 10 vedono il coinvolgimento del parlamento su un
piede di parità.
- In quest’organizzazione c’è una Corte di Giustizia che ha competenza
pregiudiziale, la quale implica che ogni singolo cittadino possa valersi
direttamente delle norme dell’unione-> perché lo implica: gli stati nei trattati
hanno sottoscritto che i regolamenti entrano direttamente negli ordinamenti
interni. Non hanno preso in considerazione gli altri tipi di norme ma non
hanno nemmeno negato loro la stessa possibilità. Dunque, tutte le altre
norme che hanno caratteristiche identiche a quelle che normalmente troverei
nei regolamenti, cioè se la norma è completa, la posso applicare direttamente.
Il giudizio pregiudiziale sottoscrive a pieno questo ragionamento: la
competenza pregiudiziale serve al giudice nazionale per avere la corretta
interpretazione della norma europea di cui si vuole avvalere, così una volta
ottenuta la giusta interpretazione può risolvere il caso interno. Al giudice
nazionale serve la giusta interpretazione così da poter applicare la norma
europea. La competenza pregiudiziale, quindi, implica la diretta applicabilità
di una norma, posto che questa sia completa.

Lezione 4
Criterio politico in relazione al fenomeno dell’allargamento: lo stato che si candida
deve avere un sistema democratico, rispettare i diritti fondamentali e lo stato di
diritto.
Il criterio politico ha due declinazioni, che in parte si sovrappongono->la miglior
rappresentazione di questa sovrapposizione è il caso polacco. La Polonia è stata
oggetto di una serie di misure da parte dell’unione europea, in particolare della
commissione, proprio per il mancato rispetto dello stato di diritto. (Insieme alla
Polonia c’è stato anche il caso ungherese meno rilevante)
Le due declinazioni si sovrappongono perché riguardano entrambe lo stato di diritto,
i diritti umani, il principio democratico. Tuttavia, nascono per motivi radicalmente
diversi uno dall’altro.
1 declinazione-> la prima declinazione riguarda il problema che si è posto sin dai
primissimi anni dell’organizzazione riguardo il rispetto dei diritti fondamentali da
parte dell’organizzazione.
2 declinazione-> la seconda declinazione invece riguarda il problema del rispetto di
una serie di principi, tra cui i diritti fondamentali, da parte degli stati membri
dell’organizzazione. Questo secondo problema si è posto a mano a mano nel

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processo di allargamento fino alla maxi-adesione del 2004. Dalla caduta del muro di
Berlino ci si trova di fronte ad un gruppo di stati che venivano da una tradizione
giuridica che non conosceva minimante lo stato di diritto.

1 declinazione
Il primo problema pose con il caso Stork del 4 febbraio 1959. Questa sentenza nasce
dall’impugnazione diretta del signore Storck ed ha oggetto un’atto dell’Alta autorità
(diventata commissione con il trattato di fusione nel 65) della CECA. La decisone
dell’Alta autorità riguardava alcune restrizioni quantitative nel commercio di prodotti
carbosiderurgici. Stork, lavorava proprio quel settore e la disposizione sulle
restrizioni quantitative lo penalizzavano (= limitano sotto il profilo quantitativo i
movimenti di un determinato prodotto tra gli Stati membri dello stesso mercato).
Impugnò allora questo atto della CECA di fronte alla Corte di Giustizia.
Qui vediamo un’altra competenza della Corte oltre a quella pregiudiziale: ogni atto
dell’Unione (allora della comunità) può essere impugnato, a certe condizioni, di
fronte alla Corte.
lamentela di Stork: le restrizioni quantitative limitano due suoi diritti fondamentali ->
il diritto alla libera iniziativa economica e collateralmente il diritto di proprietà.
La prima cosa che un giudice deve fare è verificare la legittimità di un caso (la così
detta giurisdizione, cioè che lui può rispondere o meno).
La corte ha di fronte il provvedimento dell’alta autorità-> qual è il parametro tramite
cui devo verificare se il provvedimento dell’Alta corte è illegittimo? Questo parametro
è nel diritto dell’Unione?
La corte verifica all’interno della legislazione del diritto primario (quindi nei trattati)
se esiste una disposizione del diritto primario che riconosca il diritto alla libera
iniziativa economica.
Quando poi Stork indica la disposizione in base alla quale va rispettato il diritto alla
libera iniziativa economica, indica la propria costituzione, la costituzione tedesca.
Precisa regola di teoria generale del diritto: Due norme entrano in conflitto solo se
fanno parte dello stesso ordinamento giuridico. (Se contesto una multa in Italia
sostenendo che violi il codice penale Finlandese il giudice non può darmi ragione).

La corte di giustizia non dispone, del parametro a cui Stork fa riferimento, perché è
un diritto sancito dalla carta costituzionale tedesca. Il parametro, quindi, fa parte
dell'ordinamento tedesco. Se il provvedimento avesse violato un diritto comunitario
sarebbe stato diverso, ma in questo caso la corte non si poteva pronunciare.

16
Arriviamo al 17 Dicembre 1970, quando ci fu la sentenza Handelsgesellschaft
Un giudice tedesco era chiamato ad applicare una norma di un regolamento. Egli si
accorse che forse quella norma violava un diritto fondamentale, ovvero il diritto alla
libera iniziativa economica. Allora decide sospendere il procedimento nazionale e di
avviare un pregiudiziale di validità. Si rivolge alla corte sostenendo che la norma del
regolamento in questione (un atto pienamente comunitario, sui cui la corte ha piena
giurisdizione), sia contraria ad un diritto fondamentale.
Risposta opposta rispetto alla sentenza Stork-> si, posso rispondere perché i diritti
fondamentali fanno parte del diritto dell’Unione.
La risposta della corte ci pone di fronte a due interrogativi:
- Sulla base di quale ragionamento la corte estrae il diritto alla libera iniziativa
da un trattato che non lo menziona proprio.
- Perché nel 59 la corte aveva liquidato Stork dicendo che i diritti fondamentali
non fanno parte del diritto comunitario e poi 10 anni dopo dice il contrario?

Il 16 dicembre 1965 la corte costituzionale italiana durante la sentenza


dell’acciaierie San Michele afferma una cosa in un “obiter” = una frase che un
giudice emette in una sentenza e che non sarebbe strettamente necessaria per
rispondere al quesito principale, è un messaggio.
Messaggio: “l’ordinamento italiano è aperto al diritto comunitario ma potrebbe
capitare che un a norma del diritto comunitario non sia conforme con i diritti
fondamentali. In quel caso non la posso far entrare. “Teorie dei contro limiti” = è un
modo attraverso il quale la corte costituzionale impedisce a norme provenienti da
fuori di entrare nell’ordinamento interno. Glielo impedisce perché una delle norme
fondamentali del nostro ordinamento, che potremmo chiamare super costituzionale,
è limite persino per il legislatore costituzionale. In Italia una legge costituzionale che
violi i diritti fondamentali sarebbe portata di fronte alla corte costituzionale che la
annullerebbe. La corte costituzionale quindi si pone all’ingresso dell’ordinamento
giudicando ciò che entra da ciò che non entra in base al parametro dei diritti
fondamentali.
In questo modo la corte costituzionale italiana mandò un messaggio alla corte di
Lussemburgo (corte di giustizia europea), che 5 anni dopo ribaltata radicalmente ciò
che aveva deciso nel 59.
La corte europea dopo questa sentenza decide di integrare i diritti umani
fondamentali nel diritto comunitario per paura che ogni ordinamento nazionale
“lavasse i panni in modo diverso”.

17
In altre parole: se la corte costituzionale non avrebbe integrato i diritti fondamentali
all’interno del diritto comunitario ogni regolamento avrebbe avuto
un'interpretazione diversa a seconda di quale giudice interno costituzionale si
sarebbe pronunciato. Questa fu la preoccupazione che mossa la corte di giustizia,
perché la corte di giustizia deve garantire che una norma comunitaria circoli
validamente e nello stesso significato in tutti gli stati membro, questo è la sua
competenza.

Una volta stabilito questo obbiettivo, che è un obbiettivo di politica giudiziaria, e cioè
“laviamo i panni in casa”, bisognava capire come, perché nel trattato istitutivo della
CEE come in quello della CECA I diritti fondamentali non erano presenti.
Allora ha dovuto elaborare un ragionamento: nel momento in cui gli stati hanno dato
vita alle comunità, hanno trasmesso a queste il loro dna di base, cioè i diritti
fondamentali.
Perciò la corte dice: prendo gli elementi comuni in tema di diritti fondamentali delle
varie costituzioni degli stati membro, e li porto in quanto principi generali nel diritto
della comunità economica europea.
La sentenza dell’’acciaieria San Michele fu la spinta che portò la corte di giustizia a
cambiare la propria posizione in tema di diritti fondamentali.
Quindi dal 1970 in poi, con il caso H, la corte di Lussemburgo inizia a manipolare i
diritti fondamentali.
Tuttavia, si pone un problema:
La corte aveva affermato “Dalle tradizioni costituzionali comuni” ma se una norma è
declinata in maniera diversa su un diritto fondamentale? Oppure se la norma è
declinata allo stesso modo ma viene interpretata dalle corti costituzionali interne in
maniera diversa?
Il problema si risolve quando tutti gli stati membro entrano a far parte di uno
strumento internazionale in cui c’è un elenco comune dei diritti fondamentali ma
non solo, quei diritti elencati sono interpretati da una sola corte. Quindi c’è un
elenco di diritti validi per tutti gli stati e c’è un’unica corta che interpreta -> parliamo
della CORTE EUROPEA DEI DIRITTI FONDAMENTALI (corte di Strasburgo), istituita
nella convenzione del 1950 (“convenzione europea dei diritti dell’uomo -> CEDU),
alla quale nel frattempo aderiranno tutti gli stati allora membri della comunità.

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La corte dirà tutto ciò pochi anni dopo nella Sentenza Nold 1977->
“i diritti fondamentali fanno parte dell’ordinamento comunitario come principi
generali in quanto mutuati dalle tradizioni costituzionali comuni e dagli obblighi
internazionali degli stati, tra cui il principale è la convezione di roma del 1950”
La convenzione di roma diventa uno strumento importantissimo.
Per effetto di questa sentenza la convenzione diventa vincolante per la CEE? NO,
perché la comunità economica europea non ha ratificato la CEDU. La convenzione
non è fonte formale, perché-> la CEDU non era aperta alle organizzazioni
internazionali, ma venne ratificata solo dagli stati.
La corte per risolvere questo problema utilizza quest’espressione: “La propria
giurisprudenza si ispira alla corte di Strasburgo”. La comunità non è membro della
CEDU, che diventa fonte di ispirazione.
La corte da questo momento si ispirerà massicciamente, nonostante non ne fosse
obbligata. È importante “ispirarsi” perché significa che posso scegliere, che posso
dare la mia interpretazione. La corte non è vincolata dalla convenzione del 50.
Corte di Strasburgo= giudice terzo specializzato sui diritti fondamentali

Espropriazione = acquisizione coatta di un bene (un terreno ad esempio) da parte


dello stato. Lo stato espropria un bene privato perché il bene collettivo viene prima
(se deve per esempio costruire un'autostrada). L’espropriazione ha delle garanzie,
una procedura che va rispettata. Un momento chiave della procedura è òa
“dichiarazione di pubblica utilità”. La procedura termina con l’indennizzo del privato.
In italia le autorità dopo la dichiarazione di pubblica utilità iniziavano subito la
costruzione. Se poi la procedura di espropriazione non andava a buon fine procedeva
con l’accessione invertita -> il proprietario della costruzione che diventa proprietario
del fondo. La corte di Strasburgo ha sanzionato tantissime volte l’Italia per questo.

L’unione ancora oggi non è parte della CEDU, e questo da un margine di manovra
alla corte significativo.

Caso Melloni:
Melloni si trovava in catalogna dove stata sfuggendo a due condanne all’ergastolo.
L’Italia chiede alla Spagna la sua consegna. Tuttavia, le condanne di ergastolo di
Mellano erano state pronunciate in contumacia, cioè in assenza di Melloni. La
costituzione spagnola vieta le sentenze in contumacia. Dunque, se la Spagna avesse
consegnato Melloni, avrebbe adempiuto ad un obbligo europeo (il mandato di
arresto) ma nel frattempo violava la costituzione, e viceversa.

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La corte costituzionale spagnola legge la carta dei diritti fondamentali dall’unione e si
accorge c’è una disposizione, l’art 53, che dice che la carta è il minimo sindacabile
per gli stati membro e se questi vogliono proteggere i diritti fondamentali scorsa di
più lo possono fare.
Allora la cortese spagnola si rivolge alla corte di giustizia europea-> l’art 53 dice di
poter difendere i diritti ancor di più ma nel contesto del diritto dell’Unione, il che
significa che se farlo viola uno dei principi fondamentali dell’Unione, non lo puoi più
fare. In questo caso si violava il principio della reciproca fiducia su cui si basa il
mandato d’arresto.
La preoccupazione della corte di giustizia sarà sempre quello che ci sia un giudice
sopra di lei, che in questo caso è un giudice sui diritti umani, che per far prevalere i
diritti umani stravolga la giurisprudenza dell’Unione.
Quindi la frase “mi ispira a” significa che la corte pesca dove le conviene, ma dove
non conviene non pesco, tanto non sono obbligata.
Dopo la sentenza del 77 (sentenza Nold), che consolida i diritti fondamentali come
principi generali dell’unione.
Tuttavia, rimangono due problemi:
- La corte di giustizia europea guarda a Strasburgo, ma manca ancora un elenco
scritto di diritti (problema politico)
- Abbiamo un’organizzazione internazionale creata da Stati membri, vincolanti
alla CEDU, ma l’organizzazione non lo è-> situazione paradossale. (Problema
tecnico)
Il problema dell’elenco scritto di diritti si risolverà con il Trattato di Lisbona, quando
verrà approvata la carta dei diritti fondamentali, che non sarà incorporata nei
trattati, ma alla quale i trattati rinvieranno affermando che ha lo stesso valore
giuridico.

Svolta importante con la sentenza di ERT AE del 1991: la corte ha un rinvio


pregiudiziale da un giudice greco, che si era trovato di fronte alla legislazione greca
sulle concessioni radio televisive. Legislazione che la Grecia ha adottato in attuazione
di norme dell’Unione.Tuttavia, queste norme sembrano non essere conformi ad un
diritto fondamentale, la libertà di espressione. Quindi il giudice greco si rivolge alla
corte di giustizia europea, affermando che queste norme greche sono contrarie alla
libertà di espressione.
Differenza con le altre sentenze: ci troviamo di fronte a norme nazionali, mentre
precedentemente le sentenze riguardavano norme comunitarie, atti dietro il diritto
comunitario.

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Il giudice greco sembrerebbe quasi allargare il campo di applicazione dei diritti, non
più solo la condotta della comunità, ma anche la condotta degli stati membri in
attuazione del diritto comunitario.
Risposta della corte: “il solo nesso esistente tra esistente tra le norme e il diritto
comunitario, ossia che le norme sono state adottate per attuare obblighi del diritto
comunitario, solo questo nesso rende operativi i diritti fondamentali del diritto
comunitario.
Fino a qua la corte esercitava un sindacato sulle condotte della comunità in relazione
ai diritti comunitari, da qui in poi la corte dice di esercitare un sindacato sulle
condotte degli stati in relazione ai diritti comunitari ad una condizione: che lo stato
abbia attuato il diritto dell’Unione (ci deve essere il nesso).

Posso portare uno stato membro di fronte alla corte per violazione dei diritti
fondamentali comunitari in attuazione di una norma dell’Unione? Si, lo posso fare.

Lezione 5
Trattato di Amsterdam: viene aggiunto un paragrafo all’articolo 6 del trattato di
Maastricht.
Obbiettivo del trattato: ricordare gli Stati membri, soprattutto per quelli che
sarebbero dovuti entrati nel 2004, di rispettare i principi fondamentali.
L’Articolo 6 che si aggancia all’art 7 ->Prevede una procedura di controllo politico: il
consiglio se constata gravi e persistenti violazioni di quei principi può togliere allo
stato dei suoi diritti, come il diritto di voto.

Differenza tra questa procedura e quella prevista dalla corte di giustizia


Violazione che riguardano lo stesso tema (diritti fondamentali, stato di diritto...)
Sentenza di ERT: violazioni in attuazione del diritto dell’unione
Con il trattato di Amsterdam, rispetto alle ipotesi aperte alla sentenza ERT:

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- Questi principi si applicano qualunque atto sia compiendo lo stato, attuazione
o meno del diritto dell’Unione.
- Riguarda solo le violazioni gravi e persistenti: se lo stato sta violando il diritto
dell’unione ma non in maniera grave l’articolo 7 non viene applicato.
N.b la procedura dell’articolo 7 è una procedura politica, di cui non si occupa la corte
di giustizia, ma il consiglio. Se il consiglio ritiene che io abbia violato i principi
fondamentali non posso impegnare la sua constatazione di fronte alla corte di
giustizia.

Questa norma viene introdotta prima del 2004. Pensata proprio per l’ingresso dei
paesi dell’est.
A fine anno 90 in Austria un partito xenofobo entra in governo
La commissione nomina una sorta di commissione dei saggi per indagare sulla
posizione nell’Austria dal punto di vista politico. La commissione propone anche al
consiglio una seconda opzione
Con il trattato di Nizza si è arrivata ad una seconda opzione-> Attuale articolo 7 :
prevede due opzioni:
1. PROCEDURA DI PRE ALLARME->iniziativa presa da 1/3 degli stati membro o il
parlamento o la commissione. Vanno in consiglio che decide in 4/5. Il consiglio
più fare delle loro raccomandazioni. Non può portare alle sanzioni.
2. PROCEDURA NUCLEARE

CASO CONCRETO:
In Polonia nel 2014 sale al potere il partito “diritto e giustizia”, un partito più che
conservatore, estremamente cattolico e sovranista (non troppo contento dei dictat
dell’Unione). Il partito per prendere le distanze dai propri obblighi europei promuove
una riforma costituzionale.
Riforma costituzionale: Cambia il sistema di nomina che diventa solo governativo.
Rimane solo la possibilità per il giudice.
Questa riforma contrasta fortemente lo stato di diritto
Stato di diritto: tutti siamo sottoposti alle norme giuridiche. Nessuno è al di sopra
della legge.

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Che strumenti ha la commissione di fronte a questo problema (riforma costituzionale
che viola lo stato di diritto in Polonia) ? Quando si pensò di attivare la procedura
nucleare, Orban (amico del partito polacco), dichiara
Procedura nucleare scartata
Procedura di pre allarme scartata
La commissione elabora un’altra procedura (elaborata nell’autunno 2018, e attuata
nel 2019) -> una procedura anomala -> negoziazioni con la Polonia

Procedure di infrazione

L’assetto giurisdizionale di uno stato membro rientra nello prerogative dell’Unione ?


No, quindi non può essere applicata la procedura di infrazione MA il giudice
nazionale intepreta il diritto dell’Unione-> QUINDI se il giudice non è indipendente
allora ne risente anche il diritto dell’unione
Articolo 19 : gli stati membri devono costruire un giuridica che
Dato l’art 19 la commissione adottarà due e tre procedure di infrazione contro la
Polonia

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