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Flavia Fastelli
1° lezione
Parte istituzionale+ materiale (con esercitazioni seconda parte)
L’unione europea è un’organizzazione internazionale, la più evoluta che ci sia,
che nasce da trattati, formata da 27 stati.
La convenzione di Vienna dice che un trattato tra stati è un accordo
internazionale concluso per iscritto tra stati e regolato dal diritto
internazionale, che sia costituito da un solo strumento o da più, qualunque
sia la loro particolare denominazione.
Fasi del trattato internazionale: negoziazione che si conclude con la firma,
l’atto con il quale lo stato si vincola a rispettare il trattato è la ratifica.
Successivamente avviene l’adattamento.
PROCESSO DI INTERGRAZIONE EUROPEA: anni ’50
• stati vogliono cercare un modo per collaborare fra di loro dopo la 2GM
per garantire la pace sul territorio europeo
• per cercare un modo per risolvere il problema della potenza tedesca
senza adottare misure punitive (che avevano portato alla 2GM) quindi
decidono di integrarla
• gli stati uniti spingono per una zona di pace e di sviluppo economico in
Europa come alleati e anche un mercato, stanziano infatti il piano
Marshall per fornire aiuti comuni all’Europa.
3 TENDENZE DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE:
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Diritto dell’Unione Europea 2023.
Flavia Fastelli
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Diritto dell’Unione Europea 2023.
Flavia Fastelli
2° lezione
TERZA FASE: 1993-2009 Fase di stallo perché si rompe il clima bipolare, il
mondo diventa instabile, sorgono nuovi attori e l’unione europea rimane
vincolata dai vecchi schemi senza fare grossi passi avanti. Approfondimento:
nuovi trattati ma sono solo modificativi di quelli precedenti. Allargamento:
Austria, Finlandia, Svezia, Rep. Ceca, Cipro, Estonia,
Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Bulgaria e
Romania; Norvegia esito negativo referendum. Differenziazione: terza fase del
trattato di Maastricht, quindi la circolazione della moneta prima in 12 paesi,
oggi in 20 su 27 e cooperazione rafforzata, che consente ad almeno 9 stati di
svilupparsi più velocemente in alcuni settori e protocolli sulla posizione di RU,
Danimarca e Irlanda a cui viene consentito di non partecipare ad alcune
situazioni.
Trattato di Amsterdam: 1997-1998, ha cambiato la numerazione degli
articoli dei trattati e ha introdotto la cooperazione rafforzata.
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Diritto dell’Unione Europea 2023.
Flavia Fastelli
3° lezione
IL CONSIGLIO dell’unione Europea: rappresenta gli Stati. Esisteva già nel
trattato del ’57 di Roma istitutivo della CEE come istituzione più importante
(ad oggi meno), a differenza della Ceca che aveva in primo piano l’alta autorità.
La composizione è variabile: vi seggono i ministri degli stati membri o
soggetti di rango ministeriale (presidente giunta regionale) e variano in base
all’ordine del giorno del consiglio. Ci sono 10 possibili formazioni decise dal
Consiglio Europeo a maggioranza qualificata. Le riunioni prendono nomi in
base anche alla materia trattata (es. Ecofin). Nel Tue e nel Tfue se ne parla
solo in generale se non per la formazione degli affari generali (composto dai
ministri degli affari europei) e affari esteri (ministri degli esteri), perché per gli
affari generali si occupa del funzionamento dell’organo, in quanto complesso,
e prepara le riunioni del Consiglio europeo; affari esteri per il suo ruolo nella
Pesc (politica estera e di sicurezza) e per la diversa presidenza rispetto alle
altre formazioni. Per la moneta europea si riuniscono informalmente i ministri
dell’economia e delle finanze degli stati dell’eurozona, costituiscono
l’eurogruppo, in previsione dell’ecofin, riguarda 20 stati ed non è una delle 10
formazioni.
La presidenza è a rotazione, prima di Lisbona semestrale secondo un ordine
prestabilito, con problemi di continuità nei lavori del consiglio, dopo Lisbona
si è deciso di raggruppare gli stati a 3 per la presidenza per 18 mesi
accordandosi tra di loro le linee generali. Il presidente non solo delinea le linee
guida, ma facilita il compromesso tra paesi e con il consiglio europeo; unica
eccezione è affari esteri che è presieduto dall’alto rappresentante per gli
affari esteri e la politica di sicurezza (ministro degli esteri per questi
ambiti).
Votazione: frutto di compromessi per accontentare i diversi stati. 3 metodi:
tutti i seggi di tutti i paesi. Le elezioni sono così normate da norme speciali
europee e nazionali specifiche. I gruppi sono organizzati in base
all’appartenenza politica con almeno 23 deputati di 7 paesi diversi.
Art. 14 Tue: COMPOSIZIONE: composto dai rappresentanti dei cittadini
europei, prima del trattato di Lisbona era più corretto e si parlava dei
rappresentanti dei popoli degli stati riuniti, perché non tutti i popoli sono
hanno la stessa rappresentanza in quanto varia in base alla popolazione con
un max di 96 e un minimo di 6: c’è una digressione in questo senso, gli
stati piccoli sono sovra rappresentati e quelli grandi sottorappresentati,
come sottolineato dalla Corte tedesca. Il numero di seggi per ogni stato è
previsto dal consiglio europeo all’unanimità sul principio della proporzionalità
digressiva. Numero massimo 750 membri più presidente, ad oggi 704. Dopo la
Brexit si è deciso di redistribuirli agli strati sottorappresentati e alcuni di
scorta per i nuovi membri o per liste transnazionali, in quanto le elezioni sono
basate su circoscrizioni nazionali, ogni cittadino secondo il progetto ha due
voti uno la circoscrizione nazionale e uno per la transazionale per rendere
europea più l’elezione e che il presidente emerga da queste liste.
La procedura gravosa al 223 tfue con decisione all’unanimità del consiglio,
progetto del parlamento e approvazione degli stati; viene mantenuta nel tue
per uniformare il metodo di voto tra gli stati.
Con il trattato di Maastricht i cittadini europei possono votare e essere votati
in tutti gli stati membri.
4° lezione
Il parlamento europeo ha 3 sedi:
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Rachele Santangelo a.a. 22/23
•
Bilancio con il Consiglio: hanno uguale potere sulle spese, ma il
parlamento ha solo poteri di consultazione sulle entrate (questo
comporta una diminuzione del potere anche sulle spese).
• Accordi internazionali
• Nomina il mediatore europeo: soggetto al quale i cittadini possono
rivolgersi se vittima di casi di cattiva amministrazione degli organi ue.
• Poteri di controllo sulla commissione: interviene sulla nomina della
commissione, controlla l’operato con interrogazioni a cui la commissione
è obbligata a rispondere e può votare la sfiducia nei confronti della
commissione che è obbligata a dimettersi in toto (non al singolo
commissario).
Il voto può avvenire o per alzata di mano o in via elettronica, in alcuni casi
anche nominale. Ci sono sia casi di voto segreto che palese, quest’ultima è la
regola. La maggioranza se non è specificata è la maggioranza dei suffragi
espressi. Ci sono dei casi in cui la maggioranza è più gravosa per l’elezione del
presidente o l’ingresso di un nuovo stato, cioè la maggioranza dei membri;
dei 2/3 quindi molto gravosa per la mozione di censura o 3/5 per gli
emendamenti del bilancio.
LIMITI: il parlamento non esprime un governo (la Commissione, che ha potere
esecutivo); non si pronuncia sulle entrate; non ha poteri in materia di politica
estera e sicurezza, tutto viene deciso dal consiglio e dal consiglio europeo
all’unanimità. Non ha potere di iniziativa legislativa, in quanto in mano alla
commissione anche se può sollecitarla. Viene eletto in base a circoscrizioni
nazionali e i temi di dibattito per le elezioni si concentrano sempre sul piano
nazionale, problema superabile con le liste transazionali.
LA COMMISSIONE: rappresenta un interesse superiore, cioè quello
dell’unione europea. Nella Ceca c’era l’alta autorità che aveva un fortissimo
livello di autonomia, in quanto i membri erano totalmente indipendenti dagli
stati e poteri di decidere su tasse e risorse. Rispetto alle idee di Jean Monnet,
che voleva un vero e proprio organo esecutivo con impulso politico e non
burocratico e molto snello come l’alta autorità, gli stati dopo la nascita della
CEE non volevano lasciare troppi poteri ad un organo indipendente che
prende decisioni su tematiche più ampie rispetto alla Ceca, quindi è molto
meno snello e influente a livello politico.
Doveva essere formata da un numero di commissari di 2/3 del numero degli
stati membri, così che fosse a rotazione e a turno qualche stato non entrasse,
per accrescere l’indipendenza. A seguito della bocciatura del Trattato di
Lisbona da parte dell’Irlanda a referendum, le vennero fatte diverse
concessioni, tra cui che il consiglio sceglierà di tenere un membro per ogni
paese all’interno della commissione, infatti era previsto nel trattato di Lisbona
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Rachele Santangelo a.a. 22/23
•
che il consiglio europeo potesse prendere decisioni all’unanimità riguardo
all’art. 17 del tue sulla Commissione. Ad oggi quindi 27 membri compreso
l’alto rappresentante che costituisce quello del suo paese. Prima degli
ingressi del 2004 gli stati più grandi avevano 2 commissari, gli altri 1, per un
totale di 20 membri.
Il presidente nomina dei vicepresidenti che oggi sono 8. Ogni Commissario è
responsabile di un settore ed è a capo di una o più Direzioni Generali che
sono attualmente 33.
Ha un ruolo ibrido: è indipendente, ma per la procedura di nomina
intervengono sia lo stato che il parlamento (legame forte tra stato di
appartenenza e commissario). Ha poi un ruolo di cuscinetto tra i diversi stati e
organi.
per la nomina coinvolge il parlamento e gli stati membri, quindi
esiste un legame tra stato e commissario. Prima di Maastricht:
nomina da parte dei governi nazionali e prassi del Parlamento europeo
di "confermare" la Commissione, nonostante questo potere non fosse
richiesto dai trattati, come pressione politica da parte del Parlamento.
Con Maastricht: Il Parlamento europeo approva il Presidente, scelto dai
Capi di governo e di stato e poi la Commissione nel suo complesso. Oggi,
dopo Lisbona il Presidente è scelto dal Consiglio europeo, tenuto conto
dei risultati delle elezioni del Parlamento europeo, quindi scelto da chi
ha ottenuto la maggioranza alle elezioni, ed eletto dal Parlamento
europeo, così da tenere conto della maggioranza del parlamento. Prima
delle elezioni europee ogni gruppo politico sceglieva colui che avrebbe
candidato a presidente della commissione (spitzenkandaten), dopo le
elezioni europee il consiglio e il parlamento erano vincolati da tale
scelta; non è previsto dai trattati ma era una prassi, nel 2019 non viene
eletto uno spitzenkandidaten, nonostante il parlamento avrebbe
accettato solo canditati di questo tipo. Quindi l’elezione del presidente è
più democratica, perché basata sul partito di maggioranza in
Parlamento, ancora no i commissari. I commissari vengono nominati
dal presidente neoeletto della commissione con il consiglio in base alle
proposte fatte da ogni singolo stato. La commissione è quindi non
omogenea politicamente. Il parlamento può approvare o rifiutare il
pacchetto dei commissari nel suo complesso, non può bocciare il singolo
commissario; informalmente, minaccia di bocciare l’intera commissione,
costringendo lo stato in questione a cambiare commissario. Prima del
voto di approvazione il Parlamento in seduta plenaria tiene
un’audizione del Presidente della commissione e dei commissari presso
le commissioni corrispondenti al suo ramo di competenza, per
verificarne l’idoneità e la competenza. Se la lista è approvata, viene
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Rachele Santangelo a.a. 22/23
•
nominata dal consiglio europeo a maggioranza qualificata. Ha un
mandato di 5 anni, corrispondente a quello del Parlamento, è difficile
che un commissario riesca a partecipare a più mandati. I membri sono
scelti in base a impegno europeo, competenza e indipendenza dallo stato
di provenienza e da altre istituzioni (art.17 Tue), tranne per l’alto
rappresentante che è portavoce dell’Ue (e in particolare del consiglio) per
la sicurezza e la difesa comune. Vige il metodo della collegialità, non
esistono atti riconducibili ad un singolo commissario. Un commissario
può essere obbligato a dimettersi dalla corte di giustizia su istanza di
commissione o consiglio quando non ha più le condizioni richieste o per
colpa grave, o dal presidente della commissione per semplici questioni di
opportunità politica, non può chiederlo all’alto rappresentante perché
necessita anche del parere del consiglio, inizialmente aveva bisogno
della maggioranza della commissione (esempio Santer, a causa di un
commissario e dei comportamenti poco leciti fu costretta a dimettersi
l’intera commissione, perché non c’era uno strumento adeguato).
• Determina l’agenda politica ma la decisione vera e propria è presa
dal consiglio e del parlamento europeo. 5° lezione
FUNZIONI:
•
ed è uno dei vicepresidenti della commissione. Nominato con una procedura
simile a quella dei commissari: la sua figura è scelta dal consiglio europeo a
maggioranza qualificata con il presidente della commissione su proposta degli
stati membri e sottoposto al voto di approvazione del Parlamento. Si avvale di
uffici simili a quelli di un ministero. Interviene solo per la politica estera in
ambito di sicurezza e difesa (problemi di coordinamento con presidenti della
commissione e del consiglio europeo che hanno anche loro rappresentanza
all’estero). Nel suo ambito le cui decisioni vengono prese all’unanimità degli
stati del consiglio europeo.
PROCEDIMENTO EURO: l’idea di creare una moneta unica nasce nel 1969
nel vertice dell’Aja tra i capi di stato e di governo, si incarica una commissione
di indagare sulla possibilità di farlo. La commissione redige il piano Verner
(capo della commissione), sosteneva che era necessario creare una moneta
unitaria ma non era possibile farlo se non veniva creata da una politica fiscale
ed economica unica (ancora non totalmente realizzata), con un bilancio più
ampio di quello odierno, senza troppe oscillazioni tra le diverse monete
europee. Nasce così il serpente europeo che stabilisce che le oscillazioni tra
monete non potevano superare un certo limite e anche nei confronti del
dollaro, ma dopo pochi mesi alcuni mesi alcuni stati escono. Nel 1979 viene
fatto un nuovo tentativo con il sistema monetario europeo, con cui viene
creato un paniere di monete europee e si fissano dei tassi di cambio stabili.
Rapporto Delors (presidente commissione del 1989) mette in luce
l’importanza di una moneta unica senza trasferire la politica fiscale ed
economia a livello europeo con conseguenze dirette su Maastricht. Il trattato
di Maastricht è stato frutto di due conferenze: una di politica monetaria con
governanti degli stati e 3 esperti indipendenti e l’altra intergovernativa con i
ministri degli esterisui trattati. Il trattato prevede stabilisce tre fasi e prevede
che prima o poi tutti gli stati aderiscano all’euro:
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economici, per esempio, debito pubblico e inflazione, che all’inizio
sono stati interpretati in maniera molto ampia. Requisiti giuridici:
indipendenza banca centrale di ogni stato e la possibilità di attuare
quanto stabilito dalla BCE. I primi 11 stati (su 15) entrano a far parte
della terza fase nel 1998 e nel 2001 si aggiunge la Grecia (quindi poi
saranno 12). Danimarca e RU decidono di non entrarvi. La Svezia non
aveva i requisiti giuridici, ma in realtà era una scusa per non entravi
dato che poteva cambiare lo statuto della propria banca centrale. Nel
2002 inizia a circola tra i primi 12 stati. Ad oggi 20. Gli altri stati
vengono detti CON DEROGA, con delle disposizioni che non si applicano
a questi stati. Quando l’Ecofin prende decisioni sull’eurozona, votano
solo gli stati che vi fanno parte (eurogruppo è una riunione informale
non del consiglio, non prevista dai trattati e non prende decisioni). Su
27 stati, 20 con euro, 6 aderiranno quando ci saranno le condizioni,
Danimarca con deroga.
SEBC: cioè il sistema di cui fa parte la Bce con le banche centrali di ogni stato
(sistema europeo delle banche centrali)
EUROSISTEMA: BCE+ banche nazionali degli stati dell’eurozona.
BCE: riguarda solo gli stati dell’eurozona, ha personalità giuridica
autonoma, propri organi (indipendenza istituzionale e quindi non riceve
istruzione dai governi e non è responsabile davanti al parlamento europeo),
capitale (indipendenza finanziaria, ha un proprio bilancio e emana da sola
atti (indipendenza funzionale), ma è sempre soggetta alle norme dell’unione;
solo norme del TFUE no TUE. Voleva creare al suo interno un’agenzia simile
all’Olaf contro le frodi, ma esistendo già a livello europeo l’Olaf venne
condannata dalla corte di giustizia in quanto anche la banca è sottoposta al
diritto Ue. Organi:
Emana:
6° lezione
Art.127 TFUE: compiti della Bce che sono quasi limitati rispetto ai compiti
delle banche centrali degli stati federali. Ha come obbiettivo la stabilità dei
prezzi.
SEBC sostiene le politiche economiche generali dell'Unione al fine di
contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'Unione. I compiti essenziali del
SEBC sono: definire e attuare la politica monetaria dell'Unione. svolgere le
operazioni sui cambi (art. 219) detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta
estera degli Stati membri promuovere e regolare il regolare funzionamento dei
sistemi di pagamento. Queste competenze non sono più prerogativa dello stato
singolo.
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Durante le crisi, in particolare quella del Covid, la BCE è stata contestata per
essersi intromessa troppo nella politica economica (prerogativa degli stati),
questo perché politica fiscale, economica e monetaria sono separate
(quest’ultima in mano alla BCE), perché i singoli stati non volevano delegare la
politica economica e fiscale all’Ue (non è così da nessun’altra parte). Questo
comporta il rischio che la moneta potrebbe collassare se queste politiche sono
divergenti: creano così il patto di stabilità e di crescita (1997; 60% debito-
3% deficit del PIL).
Clausola di Novellaut: art.125 TFUE L’unione non si fa carico degli impegni
assunti dalle amministrazioni statali. Può essere interpretato in maniera più
rigida cioè che l’unione non può aiutare gli stati membri o secondo
un’interpretazione più flessibile, non è obbligata a farlo, è una sua facoltà. La
seconda interpretazione è stata usata durante le crisi. Se ci fosse stato scritto
che l’Ue era obbligata ad aiutare gli stati, questi avrebbero tenuto comportanti
non prudenti, così si evita il rischio dell’azzardo morale.
Art. 123 TFUE vietati acquisti diretti presso gli stati di titoli di debito. L’Ue lo
ha fatto più volte indirettamente, sul mercato, aggirando il divieto di questo
articolo.
Art. 122.2 TFUE: in caso di calamità naturali o in caso di crisi grave, non
causata dallo stato stesso, l’Ue può correre in aiuto agli stati. Il primo stato ad
usare l’articolo è stato la Grecia che si trovava in crisi, ma venne anche
contestata perché fu anche lei stessa causa della sua crisi.
Art.136 TFUE: MES, (meccanismo europeo di stabilità) solo per eurozona. E’
stato aggiunto un paragrafo apposta a questo articolo per consentire la sua
attivazione.
INTERVENTI BCE DURANTE LA CRISI ECONOMICA DEL 2010 E PANDEMICA
2020:
7° lezione
CORTE DI GIUSTIZIA: 27 giudici (ogni giudice per stato membro) e 11
avvocati generali, scelti dagli stati membri, non c’è il requisito di
cittadinanza, per cui i paesi possono eleggere giudici di altri paesi europei
Avvocati Generali: soggetti che presentano in termini imparziali la
conclusione sulle cause. La corte di giustizia non è vincolata dalle
conclusioni dell’avvocato generale.
I membri rimangano in carica 6 anni e vengono rinnovati parzialmente
ogni 3. Decide in sezioni formate da 3 a 5 giudici o nella Grande Sezione
(11 membri) o in seduta plenaria per le questioni più importarti.
Il procedimento si svolge nella lingua del convenuto, tranne se è
un’istituzione dell’Ue (dove si usa il francese, lingua ufficiale della corte).
Per i rinvii pregiudiziali la lingua è quella del giudice che fa il rinvio.
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Il tribunale ha competenza generale salvo le competenze che sono
direttamente lasciate alla corte di giustizia (rinvii pregiudiziali, controversie
tra stati membri e infrazione). In passato era il contrario.
Le sentenze del tribunale possono essere impugnate dalla parte
soccombente, dagli stati membri e dalle istituzioni davanti alla Corte di
Giustizia per questioni di diritto. Se in futuro ci saranno nuove camere
giurisdizionali (come il Tribunale di funzione pubblica) potranno essere
impugnate davanti a tribunale e poi alla corte.
ALLARGAMENTO: EFTA nel 1961: unione solo doganale che nasce come
alternativa all’Ue con RU, Svizzera, Danimarca, Norvegia, Svezia, Austria e
Portogallo; RU, che l’ha creata, si rende conto che la sua dimensione era
troppo piccola rispetto alle sue esigenze commerciali e alla CEE; quindi,
pochissimi anni dopo Danimarca, Norvegia, RU decidono di entrare
nell’unione. De Gaulle era contrario all’ingresso del RU perché pensava
fosse dipendente da Usa e che fosse un ostacolo alla Francia nell’unione.
Pompidou, il successivo presidente francese, accetta la presenza della Gran
Bretagna, che poteva bilanciare quella della Germania. Così questi stati
entrano tranne la Norvegia per l’esito contrario al referendum. Con questa
prima tappa entrano RU e Danimarca che avevano idee di integrazione
economica più blande. Gli ingressi successivi furono più semplici da
portare avanti: 1981,1986, 1995 e 2004 (per gli stati per i quali si è
disgregato l’URSS che non avevano un PIL elevato), 2007 e 2013. Islanda
ha ritirato la domanda di adesione. Gli stati candidati ad oggi sono:
Moldavia, Albania, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia, Turchia e
Ucraina.
RECESSO (art.50 TUE): esiste solo da Lisbona come soluzione art.7 del Tue,
creato col trattato di Amsterdam per gli stati che commettono violazione dello
stato diritto che prevede sanzioni tra cui che tali stati non possono votare in
consiglio (tale decisione deve essere presa all’unanimità). Lo stato in questione
sarebbe parte dell’Ue ma irrilevante, quindi si permetteva come via d’uscita il
recesso. Essendo che l’Ue si basa su trattati, era possibile recedere anche
prima di Lisbona applicando il recesso del trattato (es. Groenlandia che esce
nel 1984 con il consenso di tutti gli stati membri dopo che aveva ottenuto una
certa autonomia da Danimarca. Ma in questo caso non è stato un recesso di
uno stato sovrano ma una parte di territorio di uno stato a cui non si
applicano le norme Ue, quindi non recesso vero e proprio). Procedimento vago
con mancanza di tempistiche.
La procedura inizia con il deposito della notifica di recesso da parte dello
stato interessato. Tale notifica si può ritirare se non sono trascorsi 2 anni o se
non ci sono accordi. Si apre una negoziazione tra Ue(se ne occupa il consiglio
europeo, non con gli stati come allargamento) e lo stato che vuole recedere. Se
entro 2 anni non si trova accordo c’è un recesso senza accordo, quindi TUE e
TFUE smettono di applicarsi in automatico. L’accordo deve essere approvato a
maggioranza qualificata dal
Parlamento. Questa ipotesi è meglio perché permette periodi transitori. Un
accordo per i rapporti successivi sarà separato (per esempio con BREXIT). I
trattati non si applicheranno più da quando l’accordo di recesso entra in
vigore.
BREXIT: il RU non aderisce alla CEE, nel 1960 da vita all’EFTA ma poi si
rende conto che è meglio aderire alla CEE a cui aderisce negli anni ’70. Sin da
subito mostra un atteggiamento dubbioso, già nel 1975 c’è un primo
referendum che dà però esito positivo per rimanere nella comunità. La Tatcher
è contraria all’integrazione europea, con un atteggiamento ostruzionistico per
essere coinvolto il meno possibile e versando meno denaro, bloccando le
iniziative anche degli altri stati. Nel 2015 cambia l’atteggiamento, Cameron
promette di rinegoziare l’accordo di ingresso per ottenere condizioni più
favorevoli. Nel 2016 il Consiglio europeo ne discute e si raggiunge un accordo
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con cui gli vengono concesse alcune garanzie in cambio di atteggiamenti non
più ostruzionistici. A seguito del referendum negativo del 2016, nel 2017 viene
notificato il recesso. La procedura parte così in ritardo, sono state concesse
due proroghe dal consiglio europeo, fino al 2019 quando venne approvato
l’accordo interno per il recesso. Nel 2020 venne approvato un accordo molto
lungo tra RU e Ue per i nuovi rapporti.
8° lezione
PROCEDURE SEMPLICIFICATE: più rapide, solo ipotesi specifiche, che
richiede l’unanimità degli stati:
• La prima, 48 par.6, serve per la modifica della parte terza del TFUE,
in merito a tutte le politiche dell’unione europea (no pesc).
L’iniziativa può venire da stato membro, parlamento, commissione; la
decisione spetta al consiglio europeo all’unanimità con consultazione di
commissione e parlamento (ed eventualmente BCE). L’approvazione da
parte degli stati membri avviene secondo gli strumenti costituzionali
previsti (in Italia con legge depositata dal governo entro 30 gg). NON
POSSONO ESSERE ATTRIBUITE NUOVE COMPETENZE ALL’UNIONE
CON QUESTA PROCEDURA. Già utilizzata con il Mes.
• PASSERELLE: consentono di passare ad una decisione all’unanimità a
maggioranza qualificata in consiglio europeo oppure da procedura
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legislativa speciale e una ordinaria. Ci vuole sempre una decisione
unanime, quindi mai utilizzata. 48 par 7 tale procedura può essere
utilizzata solo per mettere in atto una passerella. E’ il consiglio europeo
che ha iniziativa e decide all’unanimità con approvazione del parlamento
europeo. Non vi deve essere alcuna opposizione entro 6 mesi dei
parlamenti nazionali. NON SI APPLICA NEL SETTORE MILITARE O
NELLA DIFESA, DISPOSIZIONI FINANANZIARIE, PROCEDURE PER
VIOLAZIONE DEI VALORI UE, MODIFICARE LA CLAUSULA DI
FLESSIBILITA’. Per le passerelle sono poi previste delle discipline
speciali per singoli ambiti dive si possono utilizzare: politiche sociali,
ambiente, cooperazione rafforzata…
9° lezione
Non ci sono funzioni svolte solo da un organo, tutte le funzioni prevedono
la partecipazione di tutti gli organi. Si distinguono per gli interessi che
portano. Stessa cosa vale per il potere legislativo, condiviso fra Consiglio e
Parlamento. Inizialmente non era il Parlamento (all’epoca assemblea) ad
avere competenze legislative, aveva infatti competenze limitate, ma solo il
Consiglio, come ad oggi avviene con la procedura di consultazione con cui
il parlamento ha una funzione consultiva. Con l’atto unico vengono
introdotte due nuove procedure:
• di parere conforme (o approvazione): il consiglio chiede al parlamento
un parere vincolante.
• Procedure di cooperazione: ad oggi non più esistente.
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Attori delle procedure legislative:
• Commissione: ruolo rilevante ha la direzione generale competente e il
servizio giuridico
• Consiglio: Coreper e gruppi di lavoro interno intervengono nella
procedura legislativa
• Parlamento europeo: commissione competente per materia
• Consiglio europeo: NON ESERCITA FUNZIONI LEGISLATIVE. Le sue
conclusioni influenzano tali procedure, a volte sono da impulso.
10° lezione
BASE GIURIDICA: fondamento normativo sulla base del quale adottare l’atto.
L’unione non ha competenza generale, ma solo le materie attribuitegli dai
trattati. Quindi bisogna valutare se l’unione europea è competente ad adottare
quel tipo di atto. Di solito la si trova nella parte del preambolo dell’atto
adottato. Possono essere:
• Generiche: disposizioni che possono fondare le competenze dell’Ue in
varie materie, definibili anche come trasversali
• Specifiche: relative a singole materie. Prevale su quella generica.
La base giuridica ci dice qual è L’AMBITO DI APPLICAZIONE delle singole
disposizioni (per es. art.46 TFUE: libera circolazione dei lavoratori), ci dice IL
TIPO DI ATTO CHE È POSSIBILE ADOTTARE (per es. 46 TFUE direttiva o
regolamento) e la PROCEDURA che deve essere seguita (per es. art. 46 TFUE
ordinaria con consultazione del comitato economico e sociale).
SCELTA DELLA BASE GIURIDICA: il trattato non dice nulla sui criteri da
adottare così la corte di giustizia li ha individuati, cioè criteri oggettivi,
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tenendo conto dello scopo e del contenuto dell’atto. Tra la generale e la
specifica, va preferita quest’ultima laddove le norme abbiano la stessa
tematica. Se l’atto ha più scopi differenti va applicata la teoria del CENTRO
DI GRAVITÀ (sentenza Parlamento vs. Consiglio) bisogna capire se ne ha uno
prevalente usando la sua base giuridica. Qualora non ci fosse una finalità
prevalente, possiamo applicare più norme, abbiamo un CUMULO DI BASI
GIURIDICHE, le norme devono prevedere una procedura identica (non è
possibile se c’è di mezzo la PESC, in cui si adottano due atti separati), se le
basi giuridiche prevedono procedure diverse si adottano due atti diversi o si
segue la base giuridica che prevede maggior coinvolgimento del parlamento
europeo (sentenza Commissione vs Consiglio).
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o di bilanciamento di interessi o che incidono sui diritto delle persone
non possono essere modificati dall’atto delegato. Sentenza Frontex. Gli
atti adottati devono contenere nel titolo l'espressione "delegato".
Controllo sull'esercizio della delega spetta al PE e Consiglio che possono
decidere di revocare la delega o l'atto delegato può entrare in vigore solo
se, entro un termine fissato, PE e Consiglio non hanno sollevato
obiezioni. Controllo paritario con procedura ordinaria, procedura
speciale solo consiglio.
• funzione di attuazione di atti (art. 291 TFUE) delega verticale (dagli
Stati alla Commissione) di poteri esecutivi. Simile a comitologia. L'UE
non ha un proprio apparato amministrativo sul territorio degli Stati
membri: sono quindi in linea di principio gli Stati membri ad adottare le
misure necessarie per dare attuazione al diritto dell'Unione. Gli Stati
membri adottano tutte le misure di diritto interno necessarie per
l'attuazione degli atti giuridicamente vincolanti dell'Unione. Allorché
sono necessarie condizioni uniformi di esecuzione, gli Stati conferiscono
competenze di esecuzione alla Commissione. Nel titolo dell'atto va
indicata l'espressione "di esecuzione". Il controllo sull'attività della
Commissione è attuato attraverso un meccanismo simile alla comitologia
(comitati composti da rappresentanti di stati membri con poteri
consultivi o più incisivi; in caso di parere negativo la commissione non
adotta l’atto, può presentare una proposta modificata o fare ricorso ad
un comitato d’appello, che se darà parere negativo le impedirà di
adottare l’atto) . Art. 11 reg. 182/2011 prevede una forma di controllo
estremo da parte di Parlamento europeo e di consiglio, qualora ecceda i
suoi poteri.
FUNZIONE DI CONTROLLO POLITICO: si differenzia dal controllo di natura
giuridica, esercitato dalla Corte di giustizia su Stati membri e istituzioni
relativamente alla compatibilità della loro azione con il diritto Ue; controllo
esercitato dal PE quasi esclusivamente sulla Commissione con la relazione
generale della commissione, le interrogazioni, petizioni, commissione di
inchiesta, mediatore europeo, mozione di sfiducia. Il parlamento europeo
ha la tendenza ad interpretare il suo controllo non come controllo politico, ma
come riferito alla correttezza dei Commissari (sovrapposizione con la Corte).
11° lezione
FUNZIONE DI BILANCIO: risorse e procedure per l’approvazione del bilancio.
Ci sono due diverse procedure per le entrate e per le spese. La procedura
delle spese vede la partecipazione di tutte le istituzioni europee, assomiglia
alla procedura legislativa ordinaria. La procedura delle entrate è di carattere
intergovernativo il cui ruolo principale è svolto dal consiglio e dagli stati
europei, e un ruolo limitato dal Parlamento europeo. Il bilancio deve essere in
pareggio, dopo la crisi covid l’UE ha fatto debito con escamotage.
29
La CECA è stata l’unica organizzazione internazionale in grado di finanziarsi
tramite imposte che venivano versate direttamente nel bilancio. È stata l’unica
organizzazione internazionale che aveva questo potere, infatti l’Ue non ha
potere fiscale. Era compito dell’alta autorità imporre prelievi per il massimo
dell’1% (per superare il limite era necessaria una decisione del consiglio a
maggioranza dei 2/3). Più un’organizzazione è autonoma dal punto di vista
finanziario più è indipendente dagli stati membri. Se invece si basa su
finanziamenti degli stati, come l’Ue oggi, allora è fortemente dipendente dagli
stati membri. La forte autonomia fiscale della Ceca è dovuta al fatto che le
competenze che le erano date erano limitate ad un settore e gli stati per questo
concedevano maggiore indipendenza.
30
determinate, quindi non entrano nel meccanismo del pareggio di bilancio.
Essendo che al debito bisogna far fronte al bilancio, si è dovuto alzare il tetto
delle risorse dall’1% al 2% temporaneamente, quindi, gli stati dovrebbero
versare di più, sono state introdotte nuove risorse proprie, con una decisione
e un regolamento seguendo la procedura all’art. 201 (cee).
31
deliberano all'unanimità, salvo nel caso in cui i trattati dispongano
diversamente. Il Consiglio europeo definisce gli interessi strategici, gli
obbiettivi e gli interessi generali della politica estera (potere decisionale). Il
Consiglio attua gli orientamenti generali e le linee strategiche stabiliti dal
Consiglio europeo.
Art. 31 TUE: Le decisioni a norma del presente capo sono adottate dal
Consiglio europeo e dal Consiglio che deliberano all'unanimità, salvo nei casi in
cui il presente capo dispone diversamente. E' esclusa l'adozione di atti
legislativi. L'adozione di decisioni a maggioranza è esclusa nel settore militare
e della difesa ed è prevista solo per decisioni da adottare sulla base di atti
adottati precedentemente all'unanimità dal Consiglio europeo o dal Consiglio
(in questi casi si può adottare il freno di emergenza cioè se un membro del
consiglio intende opporsi all’adozione di un atto a maggioranza qualificata per
motivi politici non si procede all’adozione, l’alto rappresentante cerca una
soluzione con lo stato membro in questione, in mancanza di risultato il
consiglio deliberando a maggioranza qualificata può decidere che sia il
consiglio europeo ad occuparsene che decide all’unanimità) o quando c'è una
proposta dell’alto rappresentante presentata a seguito di una richiesta del
Consiglio europeo.
ASTENSIONE COSTRUTTIVA: uno stato può adottare questo istituto nei casi
in cui bisogna votare all’unanimità per astenersi, gli altri stati possono far
entrare in vigore la decisione tranne per chi ha esercitato l’astensione.
12° lezione
Gli atti che possono essere adottati nell’ambito della PESC:
• definizione di orientamenti generali del consiglio europeo
• decisioni che definiscono le azioni dell’unione nell’ambito della polita
estera e europea, le posizioni dell’Ue e le modalità di attuazione delle
decisioni, decisi dal consiglio all’unanimità.
ALTO RAPPRESENTANTE: è il mandatario del consiglio e del consiglio
europeo nell’ambito della PESC. Si avvale di una commissione che lo aiuta dal
punto di vista diplomatico.
13° lezione
Art. 216 TFUE: l'Unione può concludere un accordo con uno o più paesi terzi o
organizzazioni internazionali qualora i trattati lo prevedano o qualora la
conclusione di un accordo sia necessaria per realizzare, nell'ambito delle
politiche dell'Unione, uno degli obiettivi fissati nei trattati, o sia previsto in un
atto giuridico vincolante dell'Unione, oppure possa incidere su norme comuni o
alterarne la portata. Norma molto difficile. Bisogna distinguere due ipotesi:
• competenza espressa dai trattati. Nel 1957 c’erano solo due ambiti in
cui poteva fare trattati: tariffario e commerciale (anche in ambito sociale e
ambientale perché interpretato in maniera più ampia). Il secondo sono
accordi di associazione con trattamenti di favore in cambio del rispetto dei
diritti umani e altri principi stabiliti nei trattati (art. 217 TUE utilizzato
durante il processo di integrazione, il più importante è quello di Cotonou in
vigore, Spazio Economico Europeo tra Ue e Efta, accordi tra Ue e Brexit). Si
sono aggiunti: ambiente, ricerca scientifica e tecnologica, sviluppo,
cooperazione internazionale, aiuti umanitari e moneta. • competenza
implicita, che si può dedurre da altri principi e non dai trattati (sentenza
AETS sul trasporto non fra le competenze esplicite, il consiglio riteneva
facesse parte delle competenze statali. La commissione sostiene che l’Ue è
competente perché può adottare atti interni sul trasporto). La corte di
giustizia, dando ragione alla commissione, parla del PRINCIPIO DEL
PARALLELISMO, cioè tutte le volte che, per la realizzazione una politica
comune prevista dal trattato, la Comunità ha adottato delle disposizioni
contenenti, sotto qualsiasi forma, norme comuni, gli Stati membri non
hanno più il potere di contrarre con gli Stati terzi obbligazioni che incidono
su dette norme o ne alterino la portata, per evitare accordi internazionali
che vadano a contraddire la disciplina interna europea (questo principio si
adotta anche per esclusiva/concorrente). Quindi quando l’Ue è competente
sul piano interno può concludere accordi internazionali in queglo ambiti.
Nella sentenza Kramer afferma che può essere esercitata anche laddove la
competenza interna non sia stata esercitata. Viene ancora riallargata con la
teoria dei poteri impliciti, quindi tutte le competenze necessarie per
raggiungere i suoi fini anche con accordi internazionali.
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2. Competenza concorrente: con gli stati membri negozia e conclude
l’accordo. Quando è scritto che nel trattato che l’unione ha competenza
concorrente con gli stati che può concludere accordi internazionali.
Competenza concorrente interna sui cui l’unione non ha ancora
legiferato. Se gli stati finanziano l’accordo, gli stati membri vi devono
partecipare.
34
14° lezione
Gerarchia:
• Fonti di diritto primario: trattati costitutivi
• Fonti intermedi: trattati dell’UE
• Fonti di diritto derivato: atti, decisioni…
Fonti di diritto primario: TUE e TFUE. Con la Ceca c’era solo un trattato,
iniziano ad essere due con Maastricht e poi con Lisbona.
Nelle TUE ci sono le norme più importanti e quelle trasversali, nel TFUE ci
sono le norme sulle politiche, con eccezioni, cioè la pesc disciplinata nel TUE e
nel TFUE ci sono talvolta norme trasversali (es. clausola di flessibilità).
Ci si chiede se questi trattati hanno una semplice natura internazionalistica o
costituzionale. La corte talvolta si è riferita a questi come di natura
costituzionale. Il dibattito si è fatto ancora più confuso con la costituzione
europea, si parlava di trattato costituzionale. In realtà se si guarda la
procedura di revisione si rifà alle regole del diritto internazionale, quindi si
può dire che ha fondamento internazionalistico. IL TFUE ha una rigidità
attenuata perché le si applicano le procedure semplificate (non al TUE).
PROTOCOLLI: si trovano in allegato ai trattati delle fonti primarie e sono sul
loro stesso livello. Si inseriscono le norme di carattere transitorio, regimi
differenziati di alcuni stati (per es. Danimarca e Irlanda) e per non appesantire
il testo dei trattati. Le dichiarazioni allegate ai trattati hanno valore solo
interpretativo.
ATTI DI ADESIONE, LA CARTA DAI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UE (da
Lisbona), NORME ADOTTATE A INTEGRAZIONE DEI TRATTATI: equiparate
ai trattati esecutivi.
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umani. La corte dice che per avere un catalogo dei diritti bisogna far
riferimento alle costituzioni degli stati membri.
• Sentenza Nold e Rutili: i diritti che devono essere rispettati si trovano
anche nei trattati internazionali (per es. CEDU, stipulato nell’ambito del
Consiglio d’Europa 1950, elenca una serie di diritti che devono essere
rispettati).
• sentenza Frontini e Solange I: dalla Corte costituzionale italiana e
tedesca. La corte italiana dice che se un atto dell’unione europea
violasse i diritti fondamentali della costituzione avrebbe fatto uscire
l’Italia dall’Ue, in quando l’ordine di esecuzione sarebbe stato illegittimo,
elabora così la teoria dei controlimiti. La corte tedesca elabora una
teoria simile, ma sostiene che difronte all’incostituzionalità dell’atto non
lo farebbe applicare. Questo per la mancanza di un catalogo di diritti
fondamentali che ne garantisce il rispetto all’interno dell’unione.
Le prime disposizioni le troviamo nel trattato di Maastricht che dice che pur
non esistendo un catalogo dei diritti umani, vengono filtrati i principi
costituzionali comuni e la convenzione europea dei diritti umani dalla corte
all’interno dell’UE.
Nel trattato di Amsterdam si introducono i primi principi sui diritti umani e lo
stato di diritto che gli stati che aderiscono all’unione europea devono
rispettare. Infine, si arriverà alla carta dei diritti fondamentali dell’Unione
Europea.
Art.7 TUE: inizialmente prevedeva una procedura che doveva essere attivata
nel caso in cui uno stato violasse in modo grave i diritti fondamentali previsti
all’art.2 del Tue (all’epoca introdotto da Amsterdam). Il trattato di Nizza
introduce un nuovo comma dellart.7 non solo quando vi sia una violazione,
ma anche quando vi sia un rischio che questa violazione si realizzi (caso della
vittoria di un partito xenofobo in Austria).
Procedura di allarme: in caso di rischio di violazione può essere iniziata da
1/3 degli stati, commissione o Parlamento. A decidere è il consiglio con una
maggioranza 4/5 con cui conferma la violazione (approvata dal parlamento). Si
conclude quindi con una constatazione e una raccomandazione per lo stato in
questione (prima bisogna sentire anche lo stato in questione)
Procedura ordinaria: quindi quando la violazione c’è stata, su proposta degli
1/3 degli stati o commissione, il consiglio europeo all’unanimità può decidere
che vi sia una violazione (previa approvazione del parlamento europeo), può
sospendere alcuni diritti dello stato in questione a maggioranza qualificata
(per es. diritti di voto al consiglio), lo stato verrebbe escluso dalle decisioni più
importanti e quindi lo stato può recedere dall’unione. Lo stato in questione
può presentare osservazioni.
Si tratta di procedure politiche mai attuate dagli stati membri per paura che
prima o poi toccasse a loro e le decisioni non possono essere impugnate alla
Corte di Giustizia. Nel 2014 la commissione fa una comunicazione che invia
agli stati per introdurre una procedura preventiva in caso di violazione, la
commissione in questi casi apre un dialogo con lo stato, se non è soddisfatta
36
manda una raccomandazione con le misure da adottare e il termine per farlo
e se non raggiunge il risultato voluto può avviare la procedura all’art.7.
Proposte di avvio della procedura di allarme sono state fatte per Ungheria e
Polonia per violazione dello stato di diritto, ma il consiglio non ha preso una
decisione.
La corte di giustizia invece ha potuto agire con procedure di infrazione nei
confronti di Ungheria e Polonia per violazione del diritto dell’UE, in relazione al
potere giudiziario (equo processo, dipendenza della magistratura
dall’esecutivo…). Sono state condannate a pagare una somma di denaro. Con
la Polonia ha funzionato.
Il regolamento recente 2020/2092 prevede la possibilità di sospendere
l’erogazione di fondi o di ridurli nei confronti di stati che abbiano commesso
violazioni dello stato di diritto in grado di compromettere gli interessi finanziari
dell’Unione. Polonia e Ungheria hanno impugnato questo regolamento, ma la
Corte ha respinto l’impugnazione.
15° lezione
Viene realizzata in momento di stallo dell’UE, lo si vede dal fatto che la carta
escludeva l’attribuzione di nuove competenze ne incideva sul diritto
dell’unione. Questo perché Polonia e Regno Unito non volevano perché
preoccupati per l’introduzione di diritti familiari e sociali nel loro stato di cui
non volevano l’introduzione. Viene aggiunto un protocollo per questi due stati
in cui viene limitata la possibilità dei giudici di giudicare in base alla carta, ma
ad oggi non ha nessun valore, perché già stabilito dalla carta che non si
applica in via generale e non estende le competenze unionali.
Troviamo diritti e principi, questi di distinguono perché questi ultimi non
possono essere fatti valere direttamente in giudizio. I diritti possono subire
limitazioni se queste rispondono a finalità di interesse generale a tutela dei
diritti e le libertà altrui.
Quando le disposizioni della cedu e della carta coincidono per significato e
portata, si applica direttamente l’interpretazione usata per la cedu (secondo la
giurisprudenza della corte europea), salvo che la carta di Nizza ne conferisca
una protezione più estesa.
Art.51 ambito dell’applicazione della carta: istituzioni e ai suoi atti,
organi e organismi dell’unione e agli stati membri in attuazione del
diritto dell’unione. La corte, attraverso varie sentenze, sin dagli anni ‘80 si è
37
posta il problema della difformità tra i diritti della carta di Nizza e gli atti
interni. La corte si è detta competente solo dove lo stato agisse in attuazione
del diritto dell’unione e non nel diritto interno. Esempio sentenza Cinetec,
norma francese che vietava la distribuzione di film in cassetta prima che
fossero trascorsi 12 mesi dalla proiezione al cinema, ritenuta contraria alla
libertà di pensiero, ma la Corte non si reputa competente perché non ha a che
fare col diritto Ue.
Gli stati europei fanno parte sia della Cedu che della carta di Nizza (con due
corti diverse), ma la corte di giustizia ha compiti più ampi, la corte
europea dei diritti umani verifica semplicemente la convenzione dei
diritti umani i diritti applicati negli stati. L’ambito di applicazione della
corte di giustizia è più ampio, quindi ha dovuto cercare di far convivere
diritti fondamentali e libertà di carattere economico (es. circolazione):
esempio Controversia autostrada del Brennero per manifestazione che aveva
bloccato la circolazione, la corte fa prevalere il diritto alla manifestazione di
pensiero perché la manifestazione era autorizzata e occupava un piccolo tratto
di strada. Sentenza omega sul gioco che simula omicidi, in cui emerge come
prevale la dignità umana sulla possibilità di poter esportare un gioco
all’estero.
Talvolta alle corti è stata sottoposta la stessa questione. Caso Irlanda,
dove non era possibile interrompere la gravidanza, delle associazioni
studentesche distribuivano volantini sui luoghi in cui era possibile farlo. Le
autorità volevano evitarlo e fanno ricorso alle due corti. La corte UE non se ne
può occupare perché non c’entra con l’attuazione del diritto dell’unione
europea. La corte europea dei diritti umani invece se ne può occupare anche
se è una norma interna.
Un caso in cui sono state date soluzioni diverse è sulla possibilità d fare
ispezioni nelle imprese dalle autorità nazionali o la commissioni che potrebbe
contrastare con l’art. 8 della cedu (non c’era la carta di Nizza): la corte di
giustizia sostiene che questo diritto tutela solo il domicilio privato e non quello
professionale (perché deve bilanciare più esigenze), la corte europea dei diritti
umani si trovava di fronte ad un caso simile ma con l’autorità statale e
sostiene che si intende anche il domicilio professionale.
Casi in cui il diritto dell’UE e quello della cedu contrastino: è successo
quando Gibilterra è stata esclusa dalle elezioni del parlamento europeo da un
atto ue, mentre nella Cedu si parla di organizzare sui territori degli stati
aderenti elezioni libere e democratiche. Viene fatto ricorso alla corte cedu da
una cittadina di Gibilterra contro RU. Per la corte europea dei diritti umani il
Regno Unito è nel torto perché la decisione in questione è stata presa con
discrezionalità dal Regno Unito, avrebbe potuto rispettare la cedu non votando
a favore dell’atto.
Altro caso è il regolamento Dublino sui richiedenti asilo, il Belgio ha trasferito
in Grecia un richiedente asilo perché era il suo stato d’entrata, ma in Grecia
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non esiste una struttura che tuteli il richiedente, quest’ultimo fa ricorso in
forza di alcuni articoli della cedu. La corte europea dice che però nel
Regolamento ci sono diverse deroghe che si possono applicare (in questo caso
da parte del Belgio) per non venire meno alla Cedu. Altro caso è un sequestro
delle autorità irlandesi nei confronti di una società su un aeromobile della
compagnia di bandiera della ex Jugoslavia, perché l’UE aveva fatto un
regolamento di esecuzione dell’onu (era obbligata ad attuarlo) che, come
sanzione per la guerra in Jugoslavia, prevede il sequestro di vari beni. La
società fa valere davanti alla corte il suo diritto di proprietà. L’Irlanda non
aveva scelta e non poteva essere condannata. La corte ritiene che sia
soddisfatta dal diritto ue, in quanto si è creato un sistema sufficiente di tutela
dei diritti umani, tanto che non ne vede nessuna violazione.
Se l’Ue fosse stata è parte della CEDU, il problema sarebbe stato che l’Ue
aveva non rispettato la convenzione e non lo stato (Irlanda) che si trova tra
due fuochi (diritto Ue e Cedu).
E’ stato fatto un tentativo di adesione negli anni ’70, ma l’House of Lords
boccia il suo ingresso. Negli anni ’90 si cerca di entrare sfruttando il principio
della clausola di flessibilità, perché entrare era necessario per gli obbiettivi
ue, ma la corte di giustizia dice che non è possibile usare la clausola di
flessibilità come base giuridica facendo fare dei salti qualitativi dell’unione
(bisogna usare il 48 non il 352 come base giuridica), in quanto l’Ue si
troverebbe sottoposta alla corte europea dei diritti umani.
Con Lisbona all’art.6 si crea la base giuridica sulla quale l’adesione sarebbe
possibile ed è stato approvato il protocollo 14 cedu per concedere alle
organizzazioni di aderire. Nel 2014 si ritenta ma la corte dice di no perché non
accetta l’dea di essere sottoposta ad un controllo esterno e una violazione
all’art. 344 sull’esclusiva della corte ue per risolvere le controversie tra gli stati
membri. È in corso un ulteriore tentativo.
16° lezione
Le funzioni della carta:
40
si vuole raggiungere, si scelgono strumenti più o meno incisivi (cercando di
comprimere il meno possibile la sovranità statale). Teoria dello
smascheramento: la natura di un atto non dipende dalla sua denominazione
(la corte di giustizia può per esempio valutare che raccomandazioni siano
vincolanti), la corte guarda alla sostanza. Obbligo di motivazione dell’atto
(riguardo a base giudica, principio di sussidiarietà e procedura) per valutarne
la legittimità, nel preambolo troviamo i considerando che aiutano a leggere
l’atto e i motivi che hanno portato alla loro formazione. La pubblicazione su
gazzetta obbligatoria per tutti gli atti legislativi e per gli atti non legislativi
consistenti in regolamenti, direttive rivolte a tutti gli Stati e decisioni che non
designano i destinatari. Nell’ambito del diritto derivato non c’è gerarchia,
l’unica è quella dell’art.290 su atto di base e atto delegato.
REGOLAMENTI: distingue l’ue dalle altre organizzazioni internazionali:
41
La corte ha stabilito criteri di recepimento non previsti da trattati che si
basano sulla logica giuridica: devono essere atti vincolanti uguale al rango
della normativa interna che la direttiva va ad abrogare (sennò non potrebbe
attuarla). Se si ha una normativa già conforme alla direttiva e questa prevede
un riferimento preciso alla stessa, questa deve essere attuata comunque
riprendendo il testo dalla normativa precedente con il riferimento della
direttiva.
La corte è sempre stata molto severa con gli inadempimenti degli stati alle
direttive, non accettando scuse. È il caso dell’Italia che era sempre in ritardo e
usava singoli decreti legislativi. A seguito delle procedure di infrazione, nel
1987 è stata emanata una legge che recepiva più di 100 direttive. La soluzione
è arriva con la LEGGE COMUNITARIA di La Pergola, una legge annuale che
recepiva le direttive dell’anno precedente. Legge sostituita nel 2012 in cui si
parla di LEGGE EUROPEA (modifica direttamente l’ordinamento interno per
dare esecuzioni al diritto dell’unione europea, sia di abrogazione che di
attuazione), non ha un termine, e la legge di DELEGAZIONE EUROPEA
(conferimenti al governo di delega legislativa per l’attuazione delle direttive e
modificare e abrogare le disposizioni statali vigenti) entro il 28 febbraio al
limite è possibile entro il 31 luglio.
Possono essere usati altri strumenti: per esempio nel caso di particolari
urgenze perché non c’è tempo di approvare questi atti.
REGIONI: e province autonome, soprattutto per direttive, possono dare
attuazione direttamente nelle loro materie di competenza esclusiva. Nel caso
della concorrente lo stato adotta con la legge di delegazione europea i principi
generali e le regioni attueranno le normative in dettaglio. Lo stato può
sostituirsi alle regioni nelle materie di competenza regionale in caso di inerzia
delle regioni, con una normativa già pronta di cui provvede al recepimento per
la regione inerte (preventiva). Successiva, crea la normativa dopo la mora della
regione per il ritardo dell’inadempienza perché per le regioni è responsabile lo
stato.
17° lezione
DECISIONI:
• Orizzontali: far valere una norma dell’ue tra individui. Non applicabile
nelle direttive.
• Verticali: possibilità del singolo che invochi un diritto stabilito
dall’unione contro lo stato che non ha rispettato il diritto dell’unione
(qualsiasi non solo il proprio). Non può essere usato dallo stato nei
confronti dell’individuo per fargli rispettare un diritto dell’unione che lui
stesso non attua. Si parla di stato inteso come statoorganizzazione.
43
EFFETTI DIRETTI CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI E DEI PRINCIPI
DI DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA: per i principi producono efficacia
diretta sia verticale che orizzontale (es. sentenza Mangold no discriminazione
sul luogo di lavoro per l’età che è un principio di diritto dell’Ue). Per quanto
riguarda la carta producono effetti diretti solo le norme relative ai diritti (non
ai principi) sia orizzontali che verticali a seconda dei casi. Le disposizioni della
carta che prevedono che un diritto deve essere garantito "nei casi e alle
condizioni previsti dal diritto dell'Unione e dalle legislazioni e prassi nazionali”
non hanno carattere incondizionato e quindi non hanno effetti diretti.
EFFETTI DIRETTI DEI TRATTATI INTERNAZIONALI: oltre il carattere
chiaro, preciso, incondizionato, la corte valuta la natura, la struttura e lo
spirito per verificare se vi siano effetti diretti. L’unione vuole avere una certa
discrezionalità nel valutare gli impegni internazionali, in quanto i singoli
potrebbero invocare il trattato per far valere i loro diritti derivanti da questo,
come strumento di controllo nei confronti dell’Ue e degli stati per l’esecuzione
del trattato (non hanno effetti diretti Gatt e trattato Omc).
EFFETTI DIRETTI DEI REGOLAMENTI: hanno tendenzialmente effetti diretti
in quanto completi e direttamente applicabili come leggi interne ordinarie, ma
ne esistono alcuni che necessitano di integrazioni statali. Il regolamento
completo o no produce effetti diretti solo nel caso sia chiaro, preciso e
incondizionato (es. sentenza Leonesio il regolamento sul pagamento del bonus
per chi macellava più bovini, il regolamento necessitava di attuazione interna
(mettere a disposizione i soldi), ma essendo chiaro, preciso e incondizionato
quindi produce effetti diretti), (sentenza Monte Arcosu per l’istituzione degli
albi a cui iscrivere gli imprenditori agricoli. Lo stato doveva definire i requisiti
per l’iscrizione, quindi non era chiaro, preciso e incondizionato come
regolamento, quindi, non produce effetti diretti). Quindi producono effetti
diretti quando gli stati aggiungono misure esecutive che non lasciano margine
di discrezionalità.
Gli effetti diretti vanno valutati norma per norma dei singoli atti.
EFFETTI DIRETTI DELLE DIRETTIVE: vanno trasformati in norme interne,
una volta scaduto il termine per trasformarla in norma interna da parte di
stati inadempienti produce effetti diretti? Bisogna valutare se sono chiare
precise e incondizionate anche se necessitano di attuazione, infatti vi sono
direttive in cui è possibile individuare queste caratteristiche: quelle di NON
FACERE, quelle DETTAGLIATE, quando ribadiscono OBBLIGHI DERIVANTI
DAI TRATTATI (sentenza Sace, direttiva che eliminava imposta, Italia che
chiede il pagamento di questa imposta all’azienda in questione, tale direttiva
riprendeva un obbligo già presente nei trattati, quindi effetti diretti), (sentenza
Van Duyn, direttiva recepita sbagliata nel RU riguardo l’impedire l’ingresso in
un paese o espellere per tutelare l’ordine pubblico un individuo connessi al
suo comportamento personale, RU omette la parte dell’ordine pubblico
connesso al comportamento personale; la chiesa di scientology assume
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cittadina olandese, ma questa chiesa è considerata pericolosa per l’ordine
pubblico, quindi le viene impedito l’ingresso, non viene fatta una valutazione
nei confronti della signora ma del datore di lavoro, quindi la corte conferma la
tesi della donna), (sentenza Ratti, non aveva fatto l’etichettatura corretta
rispetto le norme italiane ma le aveva fatte giuste rispetto ad una direttiva non
recepita in Italia, la direttiva era chiara, precisa e incondizionata e la legge
italiana era in contrasto con il diritto Ue, quindi il Signor Ratti non poteva
essere condannato rispetto alla norma italiana). Producono effetti verticali ma
non orizzontali, quindi solo nei confronti dello stato, altrimenti avrebbero lo
stesso effetto dei regolamenti e in più, dato che l’invocazione della direttiva
non applicata o applicata male è una sorta di punizione per gli stati
inadempienti, non possono essere puniti gli individui se la direttiva non viene
recepita dallo stato(sentenza Marshall, direttiva non attuata nel RU riguardo
alla parità dei sessi sul luogo di lavoro, lei viene mandata in pensione prima
degli uomini ed essendo il luogo di lavoro pubblico produce effetti diretti, una
volta recepita la direttiva si sarebbe potuta applicare anche nei posti lavoro
privati), (caso Faccini-Dori, direttiva per vendita fuori dai locali commerciali a
tutela del consumatore, Italia non la recepisce, signora Faccini-Dori vuole
invocare il diritto di recesso previsto da questa direttiva ma non può in Italia,
in quanto non recepita; quindi viene chiesto alla corte Ue se può esercitare il
diritto di recesso della direttiva nei confronti dell’altro privato che le aveva
venduto un bene, la corte dice di no perché, essendo una direttiva non
recepita, gli effetti diretti possono essere fatti valere solo nei confronti dello
stato).
18° lezione
ECCEZIONI EFFETTI ORIZZONTALI:
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incompatibile. Il problema posto alla corte di giustizia è che se la
direttiva non ha effetti diretti è possibile che la contraddittorietà della
norma interna alla direttiva comporti quantomeno l’effetto di
esclusione della norma nazionale impedendo così che vanga applicata
senza sostituirla? Sentenza Poplawski esclude l’effetto di esclusione per
le direttive prive di effetti diretti, quindi la norma contraria alla direttiva
continua ad applicarsi, si trattava in questo caso di una decisione
quadro del mandato di arresto europeo con l’Olanda che aveva realizzato
una norma incompatibile; con la sentenza Unilever per le direttive di
carattere procedurale l’effetto di esclusione è ammesso, non di
sostituzione perché la direttiva in questione indica solo i passaggi della
procedura e non il contenuto che deve essere determinato dallo stato
(sentenza riguardo a normative tecniche sull’etichettamento dei prodotti,
l’etichettatura della Unilever non era idonea secondo le norme italiane
che però erano state emanate senza seguire le procedure stabilite dalla
direttiva europea). Deduzione: si norme procedurali, no sostanziali.
EFFETTI DELLE DECISIONI: producono effetti sia orizzontali che verticali se
dirette ai singoli; se dirette allo stato solo verticali.
EFFETTI INDIRETTI: invocati dalla corte di giustizia (non si trovano nei
trattati). Si collocano nell’ottica di offrire tutela giurisdizionale al singolo sia
che possa invocare gli effetti diretti ma anche dove non possa.
47
principio di equivalenza, cioè il risarcimento deve essere pari a quello
sarebbe previsto in caso di violazione di una norma interna (in Italia
danno emergente+lucro cessante); principio di effettività, lo stato non
deve rendere troppo difficile la procedura per il risarcimento.
19° lezione
ESERCITAZIONE
20° lezione
RAPPORTO DIRITTO DELL’UNIONE E DEGLI STATI MEMBRI: non è scritto
nei trattati, principi elaborati dalla Corte di Giustizia ispirandosi alle
costituzioni degli stati federali. Era stato inserito nel trattato che adotta una
costituzione per l’Europa, ma il RU si oppose a all’inserimento di tale principio
e poi la costituzione non entrò mai in vigore. Oggi è presente alla dichiarazione
17 dei trattati che stabilisce la prevalenza del diritto UE rispetto a quello
interno, nonostante a volte gli stati non lo rispettino (es. Polonia).
La nostra corte costituzionale e la corte di giustizia in passato avevano pareri
discordanti in merito al rapporto diritto Ue/interno, sia dal punto di vista
teorico che pratico, per poi avvicinarsi dal punto di vista pratico, anche se dal
punto di vista teorico rimangono le differenze. La corte di giustizia ha una tesi
monista, ordinamento sovranazionale e nazionale è un tutt’uno e il diritto
comunitario superiore al diritto interno. La Corte costituzionale reputa che i
due ordinamenti siano separati e congiunte dalla legge che adatta il trattato
del diritto Ue, secondo una tesi dualista.
SENTENZA COSTA-ENEL: 1964 sentenza corte di giustizia e Corte
costituzionale. Il signor Costa non voleva pagare una bolletta, in quanto
secondo il signor Costa vi era una violazione del trattato di Roma da parte
della legge italiana sulla nazionalizzazione dell’energia elettrica. La corte di
giustizia sostiene che l'appartenenza alla Comunità europea comporta
l'impossibilità per gli Stati di far prevalere contro un ordinamento giuridico da
essi accettato, a condizione di reciprocità, un provvedimento unilaterale
ulteriore. Se l'efficacia del diritto comunitario variasse da uno Stato membro
all'altro, in funzione di leggi interne posteriori, ciò metterebbe in pericolo
l'attuazione degli scopi del trattato, la norma di diritto comunitario prevale
sulle norme interne anteriori e posteriori. La Corte costituzionale sostiene che
l'Italia ha dato esecuzione al Trattato istitutivo CEE con legge ordinaria. Ferma
restando la responsabilità dello Stato per violazione del diritto CEE, rimane
fermo il principio per il quale il contrasto tra norma comunitaria e norma
interna va risolto sulla base del principio della successione della legge nel
tempo e non può dar luogo a questioni di costituzionalità, la norma interna
successiva prevale sulla norma comunitaria. Si voleva inizialmente adattare il
Trattato di Roma con legge costituzionale, dandole valore costituzionale, ma
venne adattata con legge ordinaria.
48
La corte mantiene nel corso degli anni la stessa idea, quella che cambia idea è
la Corte costituzionale.
SENTENZA ICIC: 1975 Italia trasforma regolamenti in norme interne. La
Corte costituzionale dice che l'art. 11 Cost esige che il legislatore italiano non
impedisca, attraverso l'emanazione di norme interne successive incompatibili,
l'applicazione diretta dei regolamenti. Il giudice non può tuttavia disapplicare
direttamente la norma interna, bensì deve sollevare questione di legittimità
costituzionale. La corte di giustizia con la SENTENZA SIMMENTAL, relativa
ad importazione di carni, sostiene che il giudice nazionale incaricato di
applicare, nell'ambito della propria competenza, le disposizioni di diritto
comunitario, ha l'obbligo di garantire la piena efficacia di tali norme,
disapplicando all'occorrenza, di propria iniziativa, qualsiasi disposizione
contrastante della legislazione nazionale, anche posteriore, senza doverne
chiedere o attendere la previa rimozione in via legislativa o mediante qualsiasi
altro procedimento costituzionale. Quindi disapplicazione diretta.
SENTENZA GRANITAL: 1984, la Corte costituzionale rimane da un punto di
vista teorico opposta rispetto alla corte di giustizia UE, ma raggiunge un
risultato pratico identico. Rimane dell’idea che le due sfere siano separate, ma
il diritto comunitario prevale su quello interno e quindi il giudice applica
direttamente la norma europea e la norma interna non ha rilievo.
SENTENZE COSTANZO E GIAMPAOLI: la Corte costituzionale dice nella
prima che le norme comunitarie non abrogano la norma interna incompatibile,
ma il legislatore nazionale ha il compito di depurare l’ordinamento delle norme
incompatibili (il giudice non le applica e basta). Nella seconda la Corte
costituzionale piuttosto che di "disapplicazione" della norma interna in
contrasto con il diritto comunitario, si deve parlare di "non applicazione" della
stessa, perché il concetto di disapplicazione evoca vizi della norma nazionale,
in realtà non sussistenti in ragione dell'autonomia dei due ordinamenti,
interno e comunitario.
Riforma titolo V e art. 117 che sancisce la prevalenza del diritto comunitario
sul diritto interno (la potestà legislativa deve essere esercitata nel rispetto degli
obblighi comunitari). L’ art. 11 si deduce che tutte le autorità dello stato
devono far prevalere le norme del diritto dell’Unione se produce effetti diretti,
se non li produce, la norma interna non può essere disapplicata dal giudice,
quindi, bisogna procede con il giudizio di legittimità costituzionale.
La corte di giustizia precisa che in caso di contrasto tra la norma comunitaria
e quella interna, questa viene solo disapplicata dal giudice e non eliminata
(andrà eliminata dal legislatore o dalla Corte costituzionale con il giudizio di
legittimità costituzionale). Anche le autorità amministrative devono
disapplicare le norme interne contrarie al diritto Ue. Il diritto comunitario
prevale anche su una sentenza passata in giudicato.
49
La differenza che rimane tra le giurisprudenze delle due corti trova espressione
nella teoria dei CONTROLIMITI, formulata dalla nostra Corte costituzionale
per la sua posizione dualista e ancora sostenuto:
50
può essere disapplicata direttamente dal giudice nazionale e occorre un
intervento della Corte costituzionale.
Su quali norme interne prevale in diritto dell'Unione europea? Su tutte le
norme nazionali, anteriori o successive, incluse quelle di rango costituzionale
(fatti salvi, secondo la Corte costituzionale, i controlimiti).
21° lezione
COMPETENZA CONTENZIOSA CORTE DI GIUSTIZIA: Riguarda un atto
dell’unione su cui siamo in dubbio di legittimità. La competenza a vagliare la
legittimità degli atti dell’unione è una competenza esclusiva della corte ed è
sottratto dai giudici nazionali. Si divide in:
RICORSO DI ANNULLAMENTO: art. 263 TFUE, l’articolo definisce gli atti
impugnali delle istituzioni oggetto di ricorso, chi può presentare ricorso, i vizi,
gli effetti della sentenza.
22° lezione
RICORSO IN CARENZA: l’illegittimità del comportamento dell’istituzione
consiste nel fatto che l’istituzione non ha fatto un atto che doveva realizzare
(comportamento omissivo). Art. 265 TFUE che parla dell’oggetto, i soggetti
attivi e la messa in mora. Si pone come speculare al ricorso di annullamento,
che si occupa esattamente dell’opposto, insieme comprendono quindi tutti i
comportamenti. Presupposti:
• Comportamento omissivo
53
essere emanati nei loro confronti ( come ricorso di annullamento ma pochi
casi).
L’istituzione che ha fatto l’omissione viene messa in mora per rendere
l’omissione certa e per segnare l’inizio dei due mesi entro i quali può prendere
posizione. Scaduti questi due mesi senza che l’atto venga adottato, entro i due
mesi successivi deve essere presentato il ricorso in carenza. Il ricorso è
irricevibile se prende posizione prima della presentazione del ricorso (anche
se sono passati i primi due mesi); il ricorso viene considerato privo di oggetto
se l’istituzione prende posizione anche dopo la presentazione del ricorso. E’
molto difficile giungere ad una sentenza che accerta la carenza.
PRESA DI POSIZIONE: adotta il provvedimento o un atto che manifesti la
determinazione di adottarlo, rifiuto di adottare l’atto, adotta un atto diverso da
quello richiesto (ultimi due casi il ricorrente non può più fare il ricorso in
carenza, ma il ricorso di annullamento).
La sentenza sulla carenza è di mero accertamento, cioè si limita a dichiarare
che l’istituzione non ha emanato l’atto, toccherà all’istituzione procedere per
l’emanazione.
RICORSO PER DANNO AI SINGOLI: l’unione deve risarcire i danni cagionati
ai singoli dalle istituzioni o dai suoi agenti nell’esercizio delle loro funzioni. E’
una responsabilità extracontrattuale che presuppone l’illiceità del
comportamento, il danno e il nesso fra i due. Legittimati attivamente al ricorso
tutte le persone fisiche e giuridiche, no le istituzioni. Ad essere convenuto
possono essere tutte le istituzioni o gli agenti che hanno messo in atto tale
comportamento. Mira al risarcimento dei danni provocati dalle istituzioni e
viene esercitato tendenzialmente con l’azione di annullamento (che si occupa
del comportamento illegittimo in sé e dei suoi effetti). Deve essere un danno
speciale, quindi si deve trattare di una categoria di soggetti determinata e che
ecceda i normali rischi economici. Il danno può essere materiale o immateriale
e la prescrizione è di 5 anni.
RICORSO PER INFRAZIONE: 258 (introdotta da Commissione, più frequente)
-259 TFUE (introdotta da stati membri). La commissione è guardiana dei
trattati, deve verificare che il comportamento degli stati sia conforme ai
trattati; quando è da parte di un altro stato, la controversia è tra stati quindi
la corte assume una posizione simile ad un trattato internazionale.
Serve per ripristinare la legalità del comportamento degli stati membri
rispetto ai trattati. L’obbiettivo è risolvere la controversia in via amichevole
evitando il contenzioso di fronte alla corte e costituire un canale nel quale gli
individui possono denunciare violazioni del diritto europeo da parte di uno
stato.
Tipi di violazione: qualsiasi obbligo discendente dal diritto dell’unione
europea (con eccezioni dove vi sono procedure diverse es. disavanzi eccessivi e
pesc, art.2).
54
comportamento commissivo o omissivo delle autorità statali (es. mancato
recepimento di una direttiva o realizzazione di una norma contraria al diritto
dell’unione, la giurisprudenza interna che interpreta in modo incompatibile al
diritto UE una norma interna, ma una norma contraria al diritto dell’unione
non si può giustificare sulla base della giurisprudenza che la interpreta in
maniera conforme al diritto UE, in caso di attuazione tardiva di un obbligo
anche adempiuto successivamente).
STATO: insieme di tutti i suoi organi (centrali e locali, enti pubblici), anche
quando una persona fisica e giuridica mette in atto questo comportamento e lo
stato non abbia fatto nulla per prevenirlo o reprimere (guerra delle fragole,
agricoltori francesi che impediscono l’importazione delle fragole dalla Spagna,
la Francia non mise in atto nessuna misura per evitare ciò).
PROCEDURA:
• Fase precontenziosa: non davanti alla corte; ci deve essere sempre per
evitare il contenzioso. Lo stato può difendersi portando la sua posizione.
Serve a scaricare di lavoro la corte che si occuperà solo delle
controversie più gravi e che non si sono potute risolvere in questa fase.
Si definisce l’oggetto della controversia che è l’unico che si può
contestare allo stato nella fase contenziosa. La commissione può venire
a conoscenza di violazioni con propri strumenti o da singoli; la
commissione manda una lettera di messa in mora allo stato in cui
spiega l’oggetto della controversia e fornisce gli elementi necessari per la
propria difesa. Lo stato risponde con le proprie motivazioni e la propria
difesa e se la commissione non è soddisfatta manda il parere motivato in
cui specifica meglio l’oggetto e da un termine per eliminare la violazione.
Se lo stato non si conforma entro il termine, la commissione può
discrezionalmente scegliere se adire alla corte (è anche libera di non
farlo, non ha l’obbligo e non può essere fatto ricorso in carenza su
questo). Se lo stato elimina la violazione in maniera tardiva si può
comunque procedere al contenzioso. Nel caso sia un ricorso da parte di
uno stato deve prima rivolgersi alla commissione, la commissione
istaura un contraddittorio tra i due ed entro 3 mesi fa un parere in cui
può sostenere di non avere elementi sufficienti per pronunciarsi o non
pronunciarsi proprio o dichiararsi contraria al ricorso. Lo stato può
presentare ricorso alla Corte comunque (anche se quando la
commissione è contraria la dottrina è divisa tra chi dice chi può e chi
non può). Se è favorevole al ricorso o è lo stato stesso che lo presenta o
lo fa la commissione. Ipotesi nelle quali si salta la fase precontenziosa:
controllo sugli aiuti di Stato (art. 108, pr. 2, TFUE) ravvicinamento delle
legislazioni (art. 114, par. 9 TFUE) misure adottate in caso di agitazioni
interne (art. 348 TFUE).
• Fase contenziosa: eventuale, se si può evitare trovando un punto di
incontro nella prima meglio. Il ricorso alla corte è irricevibile in caso di
termini troppo brevi per l’adempimento o per difendersi dopo la lettera
55
della messa in mora. Sentenza art.260 TFUE: la corte si limita ad
accertare che lo stato ha compiuto la violazione, non può eliminare la
violazione o dire cosa fare per eliminarla (mero accertamento), toccherà
allo stato eliminare la violazione. Se lo stato non rispetta la sentenza si
usa la doppia condanna, con cui la corte può condannare lo stato al
pagamento di una somma di denaro. Si può nella prima sentenza
condannare lo stato ad una somma di denaro se lo stato non ha
comunicato alla commissione le misure di recepimento di una direttiva
adottata con procedura legislativa (cosa che lo stato deve fare ogni volta
venga emanata una direttiva con queste caratteristiche.
La corte non interviene mai nell’eliminare elementi dai singoli ordinamenti,
toccherà allo stato (o agli organi UE quando la violazione sia loro) procedere
all’eliminazione della violazione.
23° lezione
RINVIO PREGIUDIZIALE: art. 267 Tfue ci dice a che cosa serve, chi può
effettuare oil rinvio e la procedura d’urgenza.
Fa parte delle competenze non contenziose della Corte di Giustizia (insieme a
quella di controllo dei trattati per concludere accordi internazionali), non è
chiamata a risolvere una controversia. Si limita a rispondere al quesito del
giudice nazionale, in maniera vincolante, come si interpreta una disposizione e
se è valida. È una forma di collaborazione tra processo nazionale e europeo ed
è una parentesi nel processo nazionale.
Spetta solo alla Corte di Giustizia, al momento non ancora al tribunale.
Questa procedura ha avuto un ruolo molto importante nell’integrazione
europea, non esiste altra organizzazione con questo meccanismo. All’inizio
aveva destato dubbi da parte dei giudici nazionali, ma è divenuto uno
strumento molto efficace di cooperazione tra giudici nazionale e corte. La
corte ha elaborato grazie a questa funzione principi tuttora utilizzati
nell’ordinamento dell’unione europea. Può essere anche un modo per i
privati di impugnare un atto indirettamente dell’unione europea, qualora
non riesca con le altre modalità.
Non si applica al settore della PESC, tranne per atti che prevedono misure
restrittive nei confronti di persone fisiche e giuridiche in questo ambito. Non si
applica neanche per la validità e proporzionalità di operazioni condotte dalla
polizia o da altri servizi incaricati dall'applicazione della legge di uno Stato
membro o l'esercizio delle responsabilità incombenti agli Stati membri per il
mantenimento dell'ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna.
Esistono due tipi di rinvio pregiudiziale:
56
• Validità: il giudice chiede se l’atto è valido, ha un ambito di applicazione
più marcato, ha ad oggetto atti di diritto derivato vincolanti (non i
trattati ma gli atti delle istituzioni).
La corte non si esprime sul diritto nazionale, si occupa solo del diritto UE.
Le sentenze vincolano il giudice e prevalgono sul diritto interno. Ci sono stati
problemi con le corte costituzionali es. caso Taricco dove la sentenza era
contraria ai principi fondamentali del nostro ordinamento, risolto poi con un
suo passo indietro della corte UE.
E’ legittimato ad operare: organi giurisdizionali dello stato membro che la
corte ha deciso di definire autonomamente rispetto alle definizioni degli stati.
57
chiaro e non fa sorgere dubbi sull’interpretazione della norma da parte
di tutti i giudici UE.
• Giudici non di ultima istanza (contro i quali si può fare appello),
hanno la facoltà di rinvio, perché l’errore sarebbe rimediabile facendo
appello. Eccezione sentenza Foto-Frost, in caso di dubbi sulla validità
della norma UE, in quanto la corte di giustizia UE è l’unico organo
legittimato a occuparsene, il giudice o la applica o fa il rinvio, non
potendo esprimersi in merito alla sua validità; subisce alcuni
temperamenti in due sentenze successive (Zuckerfabrick e Atlanta), cioè
il giudice nazionale può sospendere l’esecuzione di un provvedimento
amministrativo adottato dallo stato sulla base di un atto dell’UE che è
oggetto di procedimento di annullamento. Il giudice nazionale può
emanare un provvedimento che renda inapplicabile l’atto interno creato
sulla base dell’atto dell’unione europea oggetto di un procedimento di
invalidità.
Controllo sulla ricevibilità dei rinvii pregiudiziali: completezza delle
documentazioni e controllare che la controversia non sia fittizia o di carattere
ipotetico.
I soggetti che possono intervenire nel procedimento non sono solo le parti ma
anche gli stati membri, la commissione e le altre istituzioni quando riguardino
loro atti.
PROCEDURE D’URGENZA: quando le persone sono detenute la corte deve
decidere il più rapidamente possibile.
La lingua è quella del giudice a quo.
Gli effetti:
24° lezione
Fake news e disinformazione e gli strumenti dell’Ue di Marina
Castellaneta
Disinformazione e fake news sono il maggiore pericolo per la democrazia. Le
parole sono usate talvolta come atti di guerra, per esempio nella Germania di
Hitler ancora prima delle leggi di Norimberga, come strumento di segregazione
contro una parte della popolazione (quella ebrea), oppure quando Hitler invase
58
la Polonia giustificando il tutto sostenendo che erano stati commessi gravi
crimini in Europa.
Riguarda molti ambiti della vita: economico, politico, sociali e si usano
strumenti di larga scala, quali per esempio i social media. Talvolta i social
media monetizzano dalla disinformazione e usano i bot per influenzare il
dialogo, così che compaiano in “prima pagina” le fake news. Un esempio è la
guerra in Ucraina, dove addirittura l’Italia ha avuto un ruolo preminente in
tema di disinformazione, ospitando persone vicine alla Russia. Ma già nel
2017 se ne parlava in relazione a Trump.
Tendenzialmente la disinformazione attecchisce nei confronti di chi ha poca
fiducia nelle istituzioni.
Ad oggi sarebbe fondamentale avere nelle norme di diritto penale che
puniscono tutti gli illeciti in questo ambito e le violazioni connesse.
L’Eurostat (l’agenzia per le statistiche dell’UE) attraverso i suoi studi sostiene
che l’85% della popolazione crede che la disinformazione sia un problema per
il suo paese e la democrazia.
DISINFORMAZIONE: diffusione di un contenuto falso e fuorvianti con
l’intento di ingannare e creare un pregiudizio pubblico e di ottenere un
guadagno politico e economico.
FAKE NEWS: informazioni false e fuorvianti, ma manca l’intenzione di
diffonderle con un piano preordinato. Queste ad un certo punto smettono di
circolare o vengono corrette, a differenza della prima è permanente.
A seguito del referendum brexit, l’UE si è posta come obbiettivo quello di
evitare la disinformazione, in quando questa ha avuto un ruolo molto forte
nell’uscita dall’ue.
Art.11 Carta di Nizza sulla libertà di espressione e art.10 CEDU che cita anche
i rischi per la democrazia. Negli Stati Uniti l’informazione non deve avere
alcuna limitazione, tuttavia quando incide sul segreto di stato provoca
reazione da parte delle istituzioni (caso Assange).
Quindi da una parte a livello europeo abbiamo libertà di pensiero, ma con
delle limitazioni. Tuttavia, la Corte EDU poche volte riconosce tali limiti
soprattutto nei confronti dei giornalisti, per esempio, in una sentenza contro
l’Ucraina e un altro caso pendente contro RU per la disinformazione durante il
referendum brexit.
Anche il parlamento europeo ha agito contro la disinformazione creando una
commissione sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici e anche
sulla disinformazione.
E’ stata istituita una task force di comunicazione europea e il Centro europeo
di eccellenza contro la disinformazione.
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Nel 2018 è stato approvato un Codice contro la disinformazione, con tutte le
buone pratiche per evitarle a livello europeo, con un bilancio finale, senza però
poter adottare sanzioni dato che è un codice di buona condotta. Nell’ultimo
bilancio è emerso che non si è riuscito a raggiungere la demonetizzazione della
disinformazione.
Le piattaforme attuano misure quali algoritmi, verificatori dei fatti, misure
anche nel momento della progettazione…
Per esempio, Facebook rimuove istantaneamente informazioni indicate da
autorità
giudiziarie, individua le informazioni false e rinvia a quelle veritiere, individua i
profili falsi.
Gli stati stanno intervenendo, è stato istituito in Francia il Viginium, una
commissione che si occupa di evitare interferenze per le elezioni presidenziali.
Anche Germania e Finlandia, il paese che meglio lotta contro la
disinformazione. Gli stati Uniti hanno un centro all’interno del dipartimento di
stato.
25° lezione
LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI: parte del diritto materiale, pilastro
dell’unione europea. obbiettivo sin dalla sua nascita. Solo TFUE. E’ la prima
libertà su cui si fonda il trattato, sull’interpretazione della corte della libertà di
circolazione delle merci si sono fondate le altre libertà di circolazione.
Mercato comune: espressione usata all’inizio, poi unico o interno (la più
evoluta perché si vuole rendere il mercato dell’unione il più simile possibile a
quello di uno stato membro). Con questa espressione non si indica solo
l’unione doganale, ma anche il libero spazio di circolazione dei capitali, delle
persone… per fare ciò art. 30-34-35 TFUE:
60
MERCI: definizione non dai trattati, ma dalle sentenze della corte che dice che
è un qualsiasi bene pecuniariamente valutabile e che può costituire oggetto di
negozi commerciale (es. beni di interesse storico-artistico, gas, rifiuti).
ART.30: vieta i dazi doganali come misure protezionistiche classiche (è il
principale obbiettivo dell’unione, imposte indirette in ragione del fatto che la
merce ha attraversato la frontiera) e tasse di effetto equivalente (neo-
protezionistica, qualsiasi onere pecuniario imposto dallo stato che colpisce la
merce che ha attraversato la frontiera a prescindere da denominazione,
struttura e finalità). I dazi e le tasse sono SEMPRE VIETATI, non è ammessa
alcuna giustificazione. Eccezione stabilita dalla corte: onere di un servizio
fornito all’operatore commerciale.
ART. 110: vieta le imposizioni interne con carattere discriminatorio o
protezionistico nei confronti delle merci provenienti dagli altri stati membri.
Vieta imposizioni discriminatorie su prodotti identici o similari, che si
possono identificare in base a caratteristiche fisiche e al comportamento dei
consumatori (se li considerano uguali al punto di intercambiabili all’alzamento
dei prezzi di uno rispetto all’altro), un esempio può essere l’aliquota più
elevata del prodotto di un altro stato rispetto al prodotto interno. Vietate
imposizioni interne protezionistiche su prodotti non similari ma in
concorrenza tra loro, perché facilmente sostituibili dai consumatori.
ART. 34-35: divieto di misure quantitative (tetto massimo di un certo
numero di prodotti che possono essere importati da uno stato all’altro o che
non possono proprio essere importanti). Le misure di effetto equivalente a
restrizioni quantitative (art. 35) invece non sono pecuniarie e non sono
totalmente vietate, ci possono essere giustificazioni a queste misure di
carattere amministrativo o legislativo, è una misura neo-protezionistiche. La
corte ha faticato a trovare una definizione, ma era già stata da una direttiva
dal legislatore (70/50 Formano oggetto della presente direttiva le misure,
diverse da quelle applicabili indistintamente ai prodotti nazionali ed ai prodotti
importati, che ostacolano delle importazioni che potrebbero aver luogo ove tali
misure non esistessero, ivi comprese quelle che rendono le importazioni più
difficili od onerose dello smercio dei prodotti nazionali. Formano, in particolare,
oggetto della presente direttiva le misure che subordinano l'importazione o lo
smercio dei prodotti importati, ad ogni stadio di commercializzazione, ad una
condizione - diversa da una formalità - richiesta per i soli prodotti importati o ad
una condizione diversa e più difficile rispetto a quella richiesta per i prodotti
nazionali. Formano, parimenti, oggetto della presente direttiva le misure che
favoriscono i prodotti nazionali o accordano loro una preferenza, diversa da un
aiuto, soggetta o meno a condizioni. La presente direttiva concerne ugualmente
le misure relative alla commercializzazione dei prodotti e riguardanti, in
particolare, la forma, le dimensioni, il peso, la composizione, la presentazione,
l'identificazione, il condizionamento (in sostanza norme tecniche), applicabili
indistintamente ai prodotti nazionali ed ai prodotti importati, i cui effetti
restrittivi sulla libera circolazione delle merci eccedono il contesto degli effetti
61
propri di una regolamentazione commerciale) a cui la corte si adeguerà, include
misure non tariffarie sia discriminatorie che non (distintamente o
indistintamente applicabili) e che ostacolano la libera circolazione delle
merci.
SENTENZA DASSONVILLE: whisky che viene importato dalla Gran Bretagna
alla Francia e che veniva esportato in Belgio che voleva un certificato di
origine, che in Francia non era richiesto e quindi ne era privo. Le autorità
belga volevano impedirne l’importazione. Questa è una misura distintamente
applicabile (perché solo agli altri stati membri), misura discriminatoria e la
corte da una definizione di misura di effetto equivalente a restrizione
quantitativa: "ogni normativa commerciale degli Stati membri che possa
ostacolare direttamente o indirettamente, in atto o in potenza, gli scambi
intracomunitari". Questo è un caso di discriminazione de jure (disposizioni
che assoggettano le merci importate a un trattamento diverso da quello
applicato alle merci nazionali), ma possono essercene anche de facto
(trattamento di merci nazionali e merci importate uguale sul piano formale,
ma diverso sul piano sostanziale), esempio SENTENZA ACETO si può
chiamare aceto solo quello di vino non quello di altra frutta perché la
produzione italiana è essenzialmente produzione di aceto di vino.
SENTENZA CASSIS DE DIJON: per la produzione di un liquore francese che
viene importato in Germania, dove vige la normativa tedesca che consente la
commercializzazione in Germania solo di alcolici che hanno una certa
percentuale di alcol (superiore a quella del Cassis de Dijon), normativa
indistintamente applicata perché tecnica e applicabile a tutte le merci
comprese quelle nazionali, l’ostacolo in questo caso è dato dalle normative
nazionali diverse. La corte la ritiene misura di effetto equivalente a restrizione
quantitativa per la prima volta.
La Corte afferma il principio del mutuo riconoscimento: una merce prodotta
e commercializzata conformemente alla normativa di uno Stato membro può
circolare liberamente in tutto il territorio dell'Unione senza doversi conformare
alla normativa dello Stato di destinazione. E' sufficiente che il prodotto sia
stato legalmente prodotto in uno Stato membro secondo la normativa di
quest'ultimo (l’armonizzazione passa in secondo piano). Possibilità di
giustificare la misura di effetto equivalente sulla base di esigenze imperative
(esempi dei casi possibili indicati in questa sentenza). Quando si invoca
l’esigenza imperativa viene fatto un controllo dalla corte.
62
26° lezione
SENTENZA KECK e MITHOURD: in merito ad una normativa francese sul
divieto di rivendita sottocosto. 1993, la corte inverte la tendenza precedente.
Mentre si presume che le norme tecniche siano misure di effetto equivalente, a
meno che lo stato dimostra che rispondano ad un’esigenza imperativa, la
medesima presunzione non vale per le normative relative alle modalità di
vendita, che sono considerate misure di effetto equivalente solo se si applicano
in modo discriminatorio, in diritto o in fatto, ai prodotti importati. Si inverte
l’onere della prova. “Si deve ritenere, contrariamente a quanto sino ad ora
statuito, che non può costituire ostacolo diretto o indiretto agli scambi
commerciali tra gli Stati membri, l' assoggettamento di prodotti provenienti da
altri Stati membri a disposizioni nazionali che limitino o vietino talune modalità
di vendita, sempreché tali disposizioni valgano nei confronti di tutti gli operatori
interessati che svolgano la propria attività sul territorio nazionale e sempreché
incidano in egual misura, tanto sotto il profilo giuridico quanto sotto quello
sostanziale, sullo smercio dei prodotti sia nazionali sia provenienti da altri Stati
membri. Infatti, ove tali requisiti siano soddisfatti, l'applicazione di normative di
tal genere alla vendita di prodotti provenienti da un altro Stato membro e
rispondenti alle norme stabilite da tale Stato non costituisce elemento atto ad
impedire l'accesso di tali prodotti al mercato o ad ostacolarlo in misura maggiore
rispetto all' ostacolo rappresentato per i prodotti nazionali.”
” Occorre perciò considerare misure di effetto equivalente a restrizioni
quantitative all'importazione ai sensi dell'art. 28 CE le misure di uno Stato
membro che abbiano per oggetto o per effetto di penalizzare i prodotti
provenienti da altri Stati membri. Nella medesima nozione rientra ogni altra
misura che ostacoli l'accesso al mercato di uno Stato membro di prodotti
originari di altri Stati membri.”.
SENTENZA FAMILIAPRESS Caso nei quali la Corte ha ristretto la nozione di
modalità di vendita e ha differenziato le normative tecniche. La Corte dice che
il divieto di vendita di pubblicazioni periodiche che propongono la
partecipazione a giochi a premi non è una normativa relativa alle modalità di
vendita, bensì alle caratteristiche del prodotto. Esempio di come si
distinguono le due normative.
DIVIETO DI RESTRIZIONI QUANTITATIVE ALL’ESPORTAZIONE E DI
MISURE DI EFFETTO EQUIVALENTE A RESTRIZIONI QUANTITATIVE
(ART.35 TFUE). Ha considerato tali i provvedimenti discriminatori che
66
Sentenza Tiebbes: Cittadino olandese in possesso della cittadinanza di uno
Stato non membro che si era rivolto alle corti olandesi perché il ministero degli
esteri olandesi non voleva rinnovare il passaporto perché un cittadino
olandese che risieda fuori dall'Olanda per più di 10 anni perde la cittadinanza
olandese. Tale privazione è legittima? (Norma di legge stabilisce ex lege la
perdita). Non è vietato allo Stato privarli della cittadinanza ma bisogna vedere
se è rispettato il principio della proporzionalità art. 7 Carta di Nizza e se es. si
viola la vita privata e familiare del soggetto.
Sentenza JY: Cittadina estone che risiedeva in Austria e aveva presentato
domanda per diventare cittadina austriaca. Aveva commesso alcune infrazioni
stradali: l'Austria non le vuole concedere la cittadinanza quindi di fatto era
privata della cittadinanza e ormai apolide per aver rinunciato alla sua
cittadinanza estone. Aveva rinunciato poiché le era stato imposto per acquisire
la cittadinanza austriaca=› corte deve valutare se il comportamento austriaco è
proporzionato: le infrazioni commesse dalla signora e che avrebbero impedito
la concessione della cittadinanza erano intervenute prima della domanda di
cittadinanza e conosciute dalle autorità e quelle successive non erano così
gravi da vietare la concessione della cittadinanza => comportamento non
proporzionato. Il diritto europeo si applica anche nel caso in cui il soggetto sia
apolide, quando l’Austria non vuole concedere la cittadinanza.
Sentenza EP: Questione sottoposta alla corte: la cittadinanza europea poteva
permanere al cittadino britannico residente dell'UE anche dopo il recesso del
suo stato di cittadinanza dell'Unione=> sono cittadino inglese, non ho
cittadinanza francese, possono mantenere i miei diritti di cittadino europeo?
Corte: NO, perché lo Stato di cittadinanza ha effettuato il recesso dall'UE
Se davanti alle autorità si presenta un soggetto con più cittadinanza:
- Prevale la Cittadinanza effettiva: cittadinanza con cui si ha un legame più
forte
Sentenza Micheletti: soggetto con doppia cittadinanza d'argentina e italiana
(discendente di cittadini italiani, nonostante non fosse mai stato in Italia). Il
soggetto voleva andare a lavorare in Spagna dicendo di essere un cittadino
italiano => cittadino europeo e dunque può stabilirsi in stato dell'unione e
lavorare li. Autorità spagnole: principio di effettività: Quando una persona ha
due cittadinanze e tra queste non c'è quella spagnola, prevale quella effettiva,
lavorando in Argentina lo si considera argentino e non italiano quindi non può
venire a lavorare in Spagna. La Corte di giustizia: la condizione necessaria è
sufficiente perché una persona sia cittadino europeo se non ci ha mai messo
piede, la sola cittadinanza lo rende europeo e gli Stati non possono imporre
condizioni ulteriori per avere la cittadinanza europea. orientamento diverso dal
diritto internazionale.
27° lezione
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ESERCITAZIONE
28° lezione
Nel diritto dell’unione europea è irrilevante il criterio dell’effettività quando si
tratta di doppia cittadinanza di stato membro e stato terzo.
Per la doppia cittadinanza di due stati membri si deve guardare la sentenza
Garcia- Avello, una coppia belga/spagnola sposata con due figli con due
cittadinanze belga e spagnola, l’autorità belga li tratta come meri cittadini
belga in quanto vige il criterio in alcuni paesi che se tra le due cittadinanze c’è
quella del foro allora prevale questa. Ma la coppia voleva dare il doppio
cognome di entrambi i genitori ai figli come da normativa spagnola. Non viene
guardato il criterio di effettività (perché si applicherebbe la legge belga dato
che la prevalente localizzazione della vita matrimoniale è lì) e neanche la legge
del foro, ma la Corte dice che i genitori dei minori possono scegliere che
normativa applicare fra quella delle due cittadinanze, quale far prevalere.
I diritti che sono nati a livello statale sono in ordine cronologico: diritti civili,
politici e sociali. La cittadinanza dell’unione non funziona allo stesso modo,
garantisce alcuni diritti politici e non sociali, perché non si tratta di uno stato.
I diritti politici che discendono dalla cittadinanza UE (spettano
prevalentemente ai cittadini mobili, cioè quelli che si sono spostati in altro
stato membro): elettorato attivo e passivo per elezioni europee e municipali
(non garantisce per le elezioni nazionali dipende dalla normativa dei singoli
stati membri), se un cittadino europeo si trova in un paese senza diplomatici o
consoli della propria nazione può far riferimento a quelli di altri paesi
europei(spetta al cittadino europeo in uno stato terzo, assomiglia alla
protezione consolare che non ha come presupposto una violazione dei suoi
diritti). Presentare petizioni al parlamento europeo, al mediatore europeo
(questi ultimi due anche a chi è semplicemente residente nell’unione) e diritto
di iniziativa per una proposta della commissione.
Il cittadino non può pretendere prestazioni sociali dall’Ue perché ancora di
sola competenza degli stati (l’Ue si occupa solo di coordinamento) per il fatto
che il bilancio dell’unione è molto limitato.
Il principale diritto civile dell’unione è la libertà di circolazione. Il trattato
Ce la garantiva solo per attività lavorative. La corte di giustizia dice che ne
gode non solo chi presta servizi (lavoratori), ma anche i destinatari di servizi
(es. turista). Direttive degli anni ’90 estendono queste libertà a lavoratori che
hanno cessato la loro attività lavorativa e studenti.
Maastricht stabilisce la libertà di circolazione e soggiorno per tutti i
cittadini europei (art.21 TFUE e direttiva 2004/38).
DIRETTIVA 2004/38: si occupa dei cittadini che soggiornano in altri stati
membri (cittadini mobili) e di alcuni diritti per i loro familiari sia cittadini
dell’unione che di stati terzi. Non riguarda il cittadino che fa ritorno nel suo
stato di cittadinanza.
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Sentenza Lounes: cittadino dell’unione che si era spostato in altro stato
membro acquisendo anche la cittadinanza di quello stato. Vuole tornare in
madrepatria in forza della direttiva 2004/38, ma la Corte stabilisce che non li
si può applicare. La libertà di tornare nel suo stato di origine viene comunque
tutelata dall’art. 21 TFUE che tutela la libertà di circolazione. Anche sentenza
Coman.
La direttiva stabilisce:
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CONIUGE: anche in caso di separazione viene considerato tale, permane
anche in caso di decesso o di partenza del coniuge dello stato ospitante
qualora vi abbia risieduto per un anno e se il coniuge dimostra di avere risorse
sufficienti e assicurazione malattia. No matrimoni di comodo. Non è
necessario che il matrimonio sia celebrato prima del trasferimento nello stato
ospitante.
Sentenza Coman: cittadino rumeno sposato con cittadino statunitense a
Bruxelles con matrimonio omosessuale e risiedono in Belgio. Il cittadino
rumeno vuole rientrare in patria, non rientra in questa direttiva, ma all’art.21,
viene estesa per analogia l’applicazione di questa direttiva per il
ricongiungimento. Ma la Romania, che non riconosce matrimoni gay anche
celebrati in altri stati, non li considera come coniugi. La corte dice che per il
ricongiungimento familiare la Romania è obbligata a far entrare il coniuge
perché nella direttiva non specifica che tipo di matrimonio e il diritto degli
stati è andato ad estendersi fino a questo punto. Quindi ai fini del
ricongiungimento il matrimonio si estende a quello omosessuale.
29° lezione
La corte in alcuni casi ha esteso il diritto al ricongiungimento del nucleo
familiare anche ai cittadini statici perché nessun provvedimento nazionale
(es. fine permesso di soggiorno) può incidere sul nucleo fondamentali dei
diritti che derivano dalla cittadinanza europea, tra cui i minori.
SENTENZA CHEN: coppia cinese, lui viaggia molto nel RU, la moglie decide di
partorire in Irlanda così che la figlia fosse cittadina europea grazie allo Ius soli
irlandese e la madre potesse richiedere il ricongiungimento del nucleo
familiare. In questo caso però la figlia non sarebbe un cittadino mobile e la
madre in quanto ascendente non sarebbe a carico. La corte afferma che
quest’ultimo problema non fosse rilevante, bastava avere le risorse sufficienti
per vivere o del cittadino o della madre. Per quanto riguarda il primo problema
la corte sostiene che se la madre cinese non potesse raggiungere la figlia
neonata, anch’essa sarebbe costretta a tornare in Cina in quanto neonata,
non potendo godere dei suoi diritti derivanti dalla cittadinanza europea e in
particolare la libertà di circolazione e di soggiorno.
SENTENZA RUIZ ZEMBRANO: genitori colombiani con permesso di soggiorno
in Belgio scaduto e figli minori con cittadinanza belga. Dato che il permesso
era scaduto anche i figli in quanto minori sarebbero dovuti tornare in
Colombia.
Per riconoscere questo diritto del ricongiungimento familiare il minore deve
essere obbligato a trasferirsi in uno stato terzo perché così non potrebbe
esercitare i suoi diritti derivanti dalla cittadinanza, quindi, non in caso di
trasferimento in altri stati membri dove, comunque, si potrebbe esercitare il
proprio diritto alla libertà di circolazione. La presenza dei genitori nei
confronti del minore deve essere necessaria e non solo auspicabile.
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Non si applica neanche in caso di convivenza derivante da matrimonio.
SENTENZA CHAVEZ- VICHEZ: minore cittadino dell’unione, padre cittadino
Ue e madre no, il minore ha sempre vissuto con la madre, alla madre non
viene prolungato il permesso. Essendoci il padre sul territorio dell’unione il
figlio non sarebbe costretto a lasciare il territorio dell’unione vivendo col
padre. Se nelle precedenti sentenze la corte fa un ragionamento più meccanico
incentrato sulla libertà di circolazione. In questa sentenza si considerano altri
fattori, tra cui il legame con la madre, la capacità del padre di occuparsi del
figlio (es. disoccupato o in carcere) e quindi si deve tenere conto anche dei
superiori interessi del figlio che senza la madre in Olanda probabilmente
dovrebbe lasciare anche lui il territorio dell’unione per seguirla.
I limiti: direttiva 2004/38 mette per iscritto le sentenze della corte:
30° lezione
LA LIBERA PRESTAZIONE DI SERVIZI: art.56-57 TFUE, non c’è una
definizione di servizi diretta e esplicita. La dottrina ha tentato di elaborare una
definizione con due elementi: carattere immateriale e legame con il sapere
(anche se per alcune professioni non è proprio possibile quest’ultima
caratteristica).
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L’art. 57 definisce indirettamente il concetto di servizi (attività industriali,
commerciali, artigianali, libere professioni), enuncia il principio di non
discriminazione. Le prestazioni di cui l’Ue si occupa sono transfrontaliere. Tale
prestazione deve essere dietro pagamento.
Si applica solo per il lavoratore autonomo, per quello subordinato si applica la
libera circolazione dei lavoratori.
Si applica alle persone giuridiche costituite conformemente al diritto di uno
Stato membro e che abbiano all'interno dell'Unione la loro sede sociale,
amministrazione centrale o centro di attività principale.
Sentenza Bond Van Adverteeders: ente che trasmette trasmissioni nel suo
territorio e in un altro stato membro, a pagare il canone erano solo i cittadini
del suo stesso territorio, ma all’Ue interessa solo dell’altro stato membro
occupandosi solo di fattispecie transfrontaliere. La corte dice che la
retribuzione non deve essere necessariamente dai destinatari dei servizi (altro
stato che rileva per l’Ue), ma anche da parte di altri individui (cittadini dello
stato territoriale che non importa all’Ue).
Questa libertà è di carattere residuale, viene applicata solo nel momento in
cui non sia possibile usare altre libertà. SENTENZA SCHINDLER: concorrenza
di due libertà: libera circolazione dei servizi e delle merci, si tratta di
un’azienda che organizza lotterie (servizi) e distribuisce in più stati volantini
(merci), in realtà la distribuzione delle merci è sussidiaria ai servizi quindi si
applica la libera circolazione dei servizi. Il carattere residuale nella prassi non
ha trovato applicazione.
Carattere temporaneo: distingue questa libertà dalla libertà di stabilimento;
attività svolta in modo non continuativo e non stabile (altrimenti libertà di
stabilimento). SENTENZA GHEBARD: avvocato tedesco che esercita la sua
professione in Italia in uno studio milanese e chiedeva di essere iscritto
all’ordine degli avvocati italiani. La corte dice per capire quale sia la libertà da
applicare è irrilevante il fatto che si serva di uno studio in Italia, quello che
bisogna guardare è se svolta in modo stabile o saltuario.
Art. 56: Nel quadro delle disposizioni seguenti, le restrizioni alla libera
prestazione dei servizi all'interno dell'Unione sono vietate nei confronti dei
cittadini degli Stati membri stabiliti in uno Stato membro che non sia quello del
destinatario della prestazione. Destinatario e prestatore devono avere stato di
stabilimento diverso per via della transitorietà.
SENTENZA COWAN: cittadino britannico a Parigi come turista, a seguito di
un’aggressione fuori dalla metropolitana vuole ottenere un risarcimento dallo
stato francese destinato al Codice penale a tutti i cittadini francesi. La corte
dice in virtù del principio di non discriminazione può ricevere questo
risarcimento; il destinatario (il turista che è andato in Francia per godere di
servizi turistici fruisce della tutela fornitagli dal trattato (e quindi del principio
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del trattamento nazionale) anche rispetto a prestazioni non direttamente
collegate con l'oggetto del servizio.
Carattere transfrontaliero: ci deve essere un passaggio di frontiera tra uno
stato membro e l’altro. Il caso più classico è che sia il prestatore a spostarsi
(sentenza Van Bisbergen, avvocato belga che difende in Olanda). Può spostarsi
anche il destinatario (sentenza Cowan come fruitore di servizi turistici). Può
spostarsi anche il servizio (es. Bond Van Adverteeders). Anche nell’ipotesi di
spostamento di prestatore e destinatario (la corte supera l’art.56, sostenendo
che l’Ue si occupa di tutte le fattispecie per cui vi è un passaggio di frontiera,
come sentenza Commissione contro Grecia sui servizi turistici in cui sia i
turisti che la guida raggiungono la Grecia).
MISURE VIETATE: sulla base dell’art. 57 quelle discriminatorie sulla base
della nazionalità (es. sentenza Cowan perché tratta diversamente i cittadini
nazionali da quelli comunitari).
La corte estende le misure discriminatorie a quelle in base alla residenza
(sentenza Van
Bisbergen, norma olandese che diceva che gli avvocati dovevano essere
residenti in Olanda, la corte ritiene che la norma sia discriminatoria, perché
impone la residenza dello stato anche agli avvocati non olandesi). Infine,
anche misure indistintamente applicabili suscettibili di rendere la
prestazione di servizi tra Stati membri più difficile della prestazione di
servizi nei singoli Stati membri (es. sentenza Saeger, cittadino che aveva già
ottenuto l’autorizzazione a esercitare la professione nel suo stato membro e la
Germania richiedeva la propria autorizzazione sia ai propri cittadini che per
quelli comunitari, si pone il problema delle diverse normative degli stati Ue, si
applica quanto stabilito dalla sentenza Cassis de dijon). Sentenza Alpin
Investmen, norma olandese che vieta ai prestatori di servizi finanziari di
cercare clienti di altri stati membri tramite chiamata, anche quella contraria al
diritto Ue, perché limita la libera circolazione di servizi dell’Ue (in questo caso
limite ostruzionistico derivante dallo stato d’origine).
DEROGHE A TALE LIBERTA’:
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• Divieto di abuso del diritto, di utilizzare le libertà di circolazione per
aggirare le normative di alcuni stati membri.
La direttiva 2004/38 occupandosi di libertà di circolazione delle persone si
occupa indirettamente anche della libertà di circolazione dei servizi.
RICONOSCIMENTO DELLE QUALIFICHE PROFESSIONALI: direttiva 2005/36
generale, direttiva 98/5 per l’avvocatura. Per l’avvocatura, qualora si voglia
esercitarla in un altro paese in maniera stabile (non stabilmente non ci
sarebbero problemi), bisogna depositare le qualifiche alle autorità dello stato
in questione che devono scegliere se far fare un esame supplementare o
tirocinio, secondo la direttiva 2005/36. Con la direttiva 98/5 non c’è bisogno
dell’esame integrativo, ma con il limite che per i primi 3 anni bisogna far
valere la qualifica dello stato in cui si è sostenuta l’avvocatura, lo stato
membro può anche prevedere che venga affiancato da un avvocato locale.
Nelle sentenze Cavalleri e Torresi (italiani, due avvocati che si recano in
Spagna a fare l’esame di avvocatura in quanto più facile, vogliono farsi
riconoscere il titolo in Italia, ma il nostro stato non lo riconosce, la corte dice
che è un uso corretto della libertà di circolazione perché si sceglie la normativa
più favorevole a sé stessi, quindi una delle facoltà della libertà stessa).
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