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L’Unione Europea

• Presentazione del quadro d’insieme


• Percorso storico dell’integrazione
• Descrizione delle istituzioni principali (Commissione,
Consiglio dei ministri, Consiglio europeo, Parlamento
europeo) e delle altre (Comitato economico e sociale, il
Comitato delle Regioni, le agenzie europee, la Banca europea
degli investimenti, il sistema europeo delle banche Centrali, i
Partiti Politici Europei).
• Politiche dell’Unione: Mercato unico, concorrenza e moneta;
agricoltura, coesione e politiche sociali, politiche esterne e di
sicurezza interna; difficoltà dell’Eurozona, le difficoltà del
sistema di Schengen, la Brexit.
Lezione 18
Parlamento Europeo a Strasburgo

PE a
Bruxelles
L’Idea di Europa
L’idea di Europa
• Molte origini mitologiche: Toro/Zeus
• Molto probablmente viene dal greco, εὐρύς: largo/ampio
Impero Romano
Europa come Continente
• Area: 10.180.000 km2 ; Popolazione:
742.452.000; 50 Stati
• 3.960.000 km2 (40% dello spazio) e
110.000.000 abitanti (16% della popolazione)
sono russi.
• Unione Europea: 4.324.376 km2 e 510.056.011
Popolazione, 28 Stati
Zone Climatiche
3000-2000 AC: popoli indoeuropei
Lingue Indoeuropee
- Esempi:
• Madre
• English: Father, Latin: Pater, German: Vader,
Ancient Greek: Pater, Sanskrit: Pitar,
Lithuanian: Patinas
• Padre
• English: Mother, Latin: Mater, German:
Mutter, Ancient Greek: Meter, Sanskrit: Matar,
Lithuanian: Moteris
Popoli indoeuropei verso l’Europa
I gruppi Indoeuropei (in Europa)
• Neo-Latine/Romanze
• Spanish, French, Italian, Romanian, Portuguese, etc…
• Germaniche:
• German, Dutch, English, Swedish, etc…
• Slaviche:
• Russian, Polish, Serbian, Czech, Crotian, etc…
• Greco:
• Albanese:
• Baltiche:
• Lithuanian, Latvian
• Celtiche
• Gaelic, Scottish, Welsh, etc…
Oggi le lingue indoeuropee
500 AC
tre guerre puniche (261-148 BC)
Rise of an Empire: 100 BC
Area of production of what?

Olive Trees!!!
Rise of an Empire (100 AD)
And this?
Vineyard!
Spread of Christianity
(Blue: 200 CE, light blue: 400 CE)
Division of the Empire (395 CE)
Barbarian Invasions – Great Migrations
600: Impero Bizantino
630-732: espansione Araba
Europa 800 AD –
Carlo Magno
Divisione dell’Impero Franco
1054: Scisma
Eat-Ovest /
Ortodossi-Cattolici
1555: Nuovo Scisma in Europa (Martin Lutero)
1648: Westfalia, confini religiosi certi
Mondo nel 1763
1789: Francia
1800: Demographic situation: Europe
• France: 28 Million
• Germany: 24.5
• Italy: 16
• England: 8.6 + 3.5 in Scotland, Wales,
Ireland
• Spain: 10
• BeNeLux: 6

Outside:
• USA: 5.2 Million
• Brazil: 3.3
1812: Impero Napoleonico
19esimo Secolo:
Crescita della Germania e Prima Guerra Mondiale
Situazione demografica (1910):
• Germany: 65 Million
• Austro-Hungary: 49.5
• United Kingdom: 45
• France: 40
• Italy: 34.5
• Spain: 20
• Russia: 110

• Outside:
• USA: 90
Mondo nel 1914
World War I (Great War)
1920: Europa
Seconda Guerra Mondiale
Deaths in
WWII
1946: Europe
Cap. 1: Il Processo di
Integrazione

• Definizioni
• Storia

Lezione 19
Chiarimenti Terminologici

I termini legati al processo di integrazione spesso sono cambiati.


1951: Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA)
1957: Comunità economica europea (CEE) e Comunità europea per
l’energia atomica (Euratom)
1965: trattato di Fusione (degli organi)
1992: trattato sull’Unione Europea (TUE), Maastricht: Unione Europea
(UE) + 3 comunità (CEE diventa CE) + Politica estera e di sicurezza
comune (PESC) e Giustizia e Affari interni (GAI).
Europa a tre pilastri: 1 comunitario (CECA, CE, Euratom) e 2
intergovernativi (PESC e GAI).
Differenza tra TUE e TCE (trattato sulla Comunità Europea)
CECA dissolta nel 2002.
2007: Trattato di Lisbona diviso in Trattato sull’Unione Europea (TUE)
e Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). CE e PESC
in TUE, GAI e altre politiche in TFUE.
Problema: frequente rinumerazione degli articoli

Evoluzione storica dell’integrazione europea nella storia (definizione


dopo)
Questi tre blocchi daranno vita all’ Europa a tre pilastri:
L’Unione Europea viene immaginata come un tempio con tre pilastri alla base:
1) Un pilastro comunitario (CECA,CE, Euratom).
2) Due pilastri intergovernativi (PESC e GAI).
I tre pilastri, fino al Trattato di Lisbona (2007), avranno metodi decisionali diversi. I tre
pilastri occupano infatti ambiti di policy diversi e prendono decisioni in maniera diversa. La
definizione “comunitario” sta nel definire gli organi che operano nell’interesse dell’intera
Unione Europea e sono diversi dagli organi dell’ambito “intergovernativo”, che
rappresentano gli interessi dei singoli Stati, come ad esempio il Consiglio Europeo o del
Consiglio dei Ministri.

In realtà furono firmati due Trattati a Maastricht:


1) Trattato sull’Unione Europea.
2) Trattato sulla Comunità Europea: era l’aspetto più corposo in quanto riguardava il
mercato unico, il processo di coordinamento delle monete ecc. Era molto più ampio lo
spettro d’intervento della Comunità Economia Europea, per questo gli fu riservato un
trattato a se stante, che tra l’altro prevedeva il cambio di denominazione in Comunità
Europea.
Per quanto riguarda la CECA: dissolta nel 2002. Ha smesso di esistere a causa della
scadenza del termine dei 50 anni, deciso nel 1951. Le politiche sull’acciaio e sul carbone,
molto meno strategiche che in passato, vengono assunte dalla Comunità Europea.
L’Euratom, che potrebbe essere considerato come meno importante, non scade perché
non ha scadenza.

Continua ad esistere all’interno dell’Unione Europea.


- 2007: Trattato di Lisbona. È l’ultimo trattato che ristruttura l’Unione Europea. E’ diviso in:
1) Trattato sull’Unione Europea (TUE): comprende CE e PESC
2) Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE): comprende GAI e altre
politiche.
Tipi di integrazione 1/2
Integrazione: processo di riduzione da molte entità ad una sola
(e pluribus unum).
L’integrazione politica riguarda aspetti specificatamente legati
all’esercizio dell’autorità statale, diretta o regolativa.
Integrazione Internazionale: l’integrazione può riguardare anche
entità sub-nazionali (comuni, province, ecc.). Quella
internazionale riguarda più Stati.
Definizione: Trasferimento di autorità da parte di più Stati
nazionali ad un ente sovranazionale.
Integrazione Consensuale: gli enti trasferiscono volontariamente
la loro sovranità ad un ente sovranazionale
o Imposta: l’integrazione avviene tramite la conquista o una
rivoluzione interna.

Integrazione politica internazionale e integrazione europea.


Con il termine INTEGRAZIONE POLITICA INTERNAZIONALE si intende quel
fenomeno che prevede il trasferimento di autorità da parte di più stati nazionali ad un
ente sovranazionale il quale eserciterà poi quell'autorità.

POSTILLE:
1) integrazione politica consensuale: le entità (gli stati) trasferiscono autorità ad un
ente sovranazionale per loro volontà (es. UE)
integrazione politica imposta: il trasferimento e imposto coercitivamente dall'interno,
per esempio tramite una guerra interna o una rivoluzione, e dall'esterno, per esempio
tramite una guerra di conquista.
Tipi di integrazione 2/2
Integrazione Graduale e indefinita: l’integrazione avviene passo
passo, toccando alcune istituzioni e non altre, investendo alcune
politiche e non altre.
o Immediata e definita: nasce immediatamente una federazione
sovranazionale, mettendo in comune istituzioni e politiche.
Unidirezionale o irreversibile: a lungo la UE è stata interpretata
come un’esperienza irreversibile. Però alcuni casi (come
Jugoslavia o URSS ... o Brexit) dimostrano che i processi di
integrazione possono essere reversibili.
Caveat: l’Unione Europea rappresenta l’unico caso di studio
empirico sul quale gli studiosi hanno costruito teorie e
concettualizzazioni. Rischia di essere limitato o comunque un
ragionamento ad hoc.

2)Integrazione graduale e indefinita: gli ambiti su cui l'entità sovranazionale


esercita l'autorità sono ridefiniti passo per passo
integrazione immediata e definita: integrazione imposta oppure integrazione
consensuale di tipo federativo (costituzione unica che stabilisce ambiti di
competenza)

3) L'integrazione politica internazionale non e un fenomeno unidirezionale e


neppure reversibile (Balcani → disintegrazione)
4) CAVEAT: gran parte della teoria corrente sull'integrazione politica internazionale
e basata sul caso Europa
5) NOTA: in Europa il processo consensuale di integrazione politica internazionale
ha seguito un percorso inverso a quello della formazione degli stati nazionali.
Le dimensioni dell’integrazione
• Dimensione territoriale
Il territorio sul quale si esercita l’autorità. Chi sono i membri dell’ente sovranazionale.
Chi ne è uscito. Chi è derogato su alcuni aspetti.

• Ambito dell’Autorità
Aree (policies) sulle quali l’ente esercita la propria autorità, con maggiore o minore intensità.

• Livello di Autorità
Il grado in cui l’autorità su una certa policy viene trasferita all’ente sovranazionale

Le regole (formali o informali) dell’ente sovranazionale sono quindi di tre tipi:


1. Regole che definiscono i poteri tra gli organi dell’Ente
2. Regole che definiscono i poteri tra Ente e Stati membri
3. Regole che definiscono i processi decisionali

Le tre dimensioni dell'integrazione.


Dimensioni che verificano il trasferimento di autorità.
P.C.Schmitter

Regole del gioco che possono essere formali (trattati, statuti, protocolli) o informali
(consuetudini, prassi):
a) regole che definiscono i poteri dei vari organi dell'ente sovranazionale.
b) regole che definiscono la distribuzione di poteri tra ente sovranazionale e stati
membri.
c) regole che definiscono i processi decisionali dell'ente sovranazionale.
Contesto esterno e contesto interno.
L'Unione Europea e maggiormente aperta alle influenze esercitate dal contesto sul
sistema, essendo
un sistema in evoluzione in cui i confini tra sistema e contesto non sono ancora ben
delineati.
Inizio dell’Integrazione 1/2
Contesto Esterno:
La minaccia Sovietica:
Metà Europa sotto controllo sovietico, pressione militare sulla «cortina di
ferro», presenza di partiti comunisti forti nei paesi dell’Europa occidentale
Gi Usa e il sostegno all’Europa:
Europa divisa vista come pericolo e facile preda del comunismo
I regimi di cooperazione internazionale:
Bretton Woods, Onu, General Agreement on Tariffs and Trade (GATT), North
Atlantic Treaty Organization (NATO). GATT limitato: non volevano solo
commerciare tra loro ma anche proteggersi da concorrenza esterna.
Il contesto esterno.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale l'Europa indebolita dal conflitto e dalla
divisione interne, non occupava più il ruolo di una volta nello scenario
internazionale. L'Europa era più affine ai principi americani, l'URSS veniva vista come
una minaccia; questo, insieme ad altri Fattori ,contribuì all'integrazione in quanto
l'unione avrebbe fatto la forza. Gli americani consideravano l'integrazione
dell'Europa occidentale come un modo di accelerarne la ripresa economica e un
mezzo per estendere i mercati dei propri prodotti. Subito dopo la seconda guerra
mondiale gli USA promossero l'istituzione di 3 principali regimi di cooperazione
internazionale del dopoguerra:
– Il sistema di BRETTON WOODS (1644) per gli scambi monetari che ovviava quindi
alla necessita di creare un sistema monetario europeo.
– Il GENERAL AGREEMENT ON TARIFFS AND TRADE (GATT) 1947 per eliminate le
barriere che ostacolavano il commercio internazionale ed evitare una sua
duplicazione a livello regionale.
– Il North Atlantic Treaty Organization (NATO) 1949 nell'ambito della sicurezza
collettiva, aveva come obiettivo essenzialmente la difesa dei paesi membri dalla
minaccia dell'URSS.
Inizio dell’Integrazione 2/2 Contesto interno:
Federalismo integralista: entità mondiale (Onu)
Federalismo unionista: entità europea (Spinelli)
Neofunzionalismo (Jean Monnet, Robert Schuman): integrazione graduale, area per area, a
partire dai mercati
Questione tedesca: paura francese per la ricrescita tedesca, paura USA per la crisi economica
tedesca. Necessità francese del carbone tedesco per acciaio francese.
Germania: necessità di esportare prodotti ma anche di normalizzare la sua situazione verso
l’esterno.
Evoluzione:
Unione economica BeNeLux
Trattato difensivo tra Uk, Francia e Benelux (1948, trattato di Bruxelles) Consiglio d’Europa
(1949)
Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica (OECE), per piano Marshall (1948)

Il contesto interno.
Se il nazionalismo era uno dei fenomeni che avevano portato al conflitto, il
sovranazionalismo avrebbe potuto promuovere la pace in Europa. Nel dibattito tra
federalisti integralisti (a favore di un governo mondiale) e federalisti unionisti (unione
di stati a livello europeo) prevalse il neofunzionalismo che proponeva un'integrazione
graduale, fatta passo a passo a partire dai mercati, e senza predefinire un assetto
istituzionale finale.
Questione tedesca. Il futuro della Germania costituiva un problema per l'Europa, in
particolare per la Francia, in quanto una ripresa economica tedesca avrebbe creato un
competitore indesiderato, ma allo stesso tempo le riserve di carbone tedesche erano
necessarie all'industria dell'acciaio francese, dunque era conveniente avere libero
accesso a queste risorse. Il piano Monnet prevedeva la ricostruzione dell'industria
francese basata sulla subordinazione della Germania, ma gli USA, che intendevano
ricostruirla, fecero pressione sui francesi per far si che cambiassero idea. L'integrazione
avrebbe favorito entrambi, soddisfacendo da un lato il desiderio francese di usufruire
delle risorse tedesche, e dall'altro permetteva alla Germania di avere libero accesso ai
mercati degli altri paesi e di riacquistare legittimità e parità con gli altri stati dopo il
nazismo. Evoluzione:prime esperienze di cooperazione:
“Founding Fathers” dell’Unione Europea
Jean Monnet
Altiero Spinelli (1888-1979)
(1907-1986)

Robert
Schuman
(1886-1963)
Others “fathers” http://europa.eu/about-eu/eu-history/founding-fathers/index_it.htm
Anni cinquanta e sessanta 1/2
Contesto esterno:
Nascita del Comecon e del Patto di Varsavia. Cristallizzazione del
conflitto USA-URSS
Contesto interno:
Francia: negli anni ‘60 crisi economica. Necessità dell’integrazione ma
senza perdere sovranità (De Gaulle: no a UK)
Germania: crescita economica e necessità di immigrazione. Economia
sociale di mercato
Italia: integrazione come àncora democratica anche contro il
comunismo. Esportazioni verso paesi CEE. Crescita del PIL
Benelux: necessità di «contare di più». Sviluppo dei porti come sbocco
di tutta la CEE.
UK: anni 50: presenza di Commonwealth. Conservatori e Laburisti anti-
integrazione. Crisi degli anni ‘60. Richiesta di ingresso nella CEE:
rifiuto.

Contesto esterno.
Nella sfera orientale l'URSS impose agli stati satelliti un regime socialista basato
sull'economia pianificata. In termini di scambi commerciali emerse il COMECON
(Consiglio di mutua assistenza economica). In termini monetari l'URSS controllava i
tassi di cambio della propria zona di influenza. In termini di sicurezza l'URSS impose
il Patto di Varsavia, in cui essa aveva il comando delle forze armate dei paesi membri.

PAESI spiegati meglio nel prossimo slides


Contesto interno.
FRANCIA: Vi fu un ritorno alla stabilita con la quinta repubblica di de Gaulle, ma
verso la fine degli anni sessanta l'impegno militare in Nord Africa e le tappe
forzate imposte dal presidente portarono a un incremento della
disoccupazione e a una forte contestazione interna che non riconfermo De
Gaulle come presidente.

GERMANIA: a causa delle politiche restrittive di Ludwig Erhard i democristiani


perdono sostegno popolare; coalizione tra democristiani e socialdemocratici
che rimane in carica fino al ’69; forte incremento dell’economia (G al secondo
posto nella OCSE dopo J); si delinea l’approccio socioeconomico tedesco
“economia sociale del mercato” con intervento statale in campo sociale in
un’economia di libero mercato.

ITALIA: democristiani vedono nella CE ostacolo contro il comunismo; cresce


europeismo italiano; miracolo economico con una crescita del PIL dovuta
anche alle esportazioni verso i paesi della Comunità economica europea (CEE),
ma aumenta anche debito pubblico.

BENELUX: porti di Anversa (Belgio) e Rotterdam (Paesi Bassi) già da tempo


centri di smistamento delle merci da e verso tutto il mondo; aveva interesse a
far parte di un’entità vasta per far meglio valere la sua voce in ambito
internazionale.

GRAN BRETAGNA: ne laburisti ne conservatori vogliono entrare nella CE per


non cedere sovranità; il possesso di una vasta industria e la possibilità di
attingere alle risorse del Commonwealth disincentivano partecipazione; pero a
causa del declino economico che dura 15 anni Macmillan chiede l’ingresso
respinto pero due volte da de Gaulle.
Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (1951)
Risposta UK: 1960 EFTA
Anni cinquanta e sessanta 2/2
Evoluzione:
CECA: Dichiarazione Schuman 1950. Trattato di Parigi (1951): ente con Alta
autorità, Consiglio dei Ministri, Assemblea, Corte di giustizia, Comitato
Consultivo. Consiglio, voluto da Benelux, approvava proposte della Autorità,
con metodo di approvazione all’unanimità o maggioranza.
Compito di: abolire tariffe interne, fissare i prezzi, armonizzare tariffe
esterne.
1954: fallimento della CED
1957: Euratom e CEE (accordo Francia-Germania: Politica Agricola
Comune). Commissione, Consiglio dei ministri, Parlamento, Corte di
Giustizia, Comitato Economico e Sociale
Corte di giustizia: superiorità della legge comunitaria su quella
nazionale
 Forte Crescita Economica.
Crisi «sedia vuota» per PAC (1965) e rallentamento con De Gaulle

Evoluzione
CECA -> Il 9 maggio 1950 la dichiarazione Schuman propone la creazione di una Comunità
europea del carbone e dell'acciaio (CECA), che si concretizza con il trattato di Parigi del 18 aprile
1951. Creando un mercato comune del carbone e dell'acciaio, i sei paesi fondatori (Belgio,
Repubblica federale di Germania, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) intendono anzitutto
garantire la pace fra i vincitori e i vinti della Seconda guerra mondiale, associandoli e
inducendoli a cooperare in un quadro istituzionale comune improntato al principio
dell'uguaglianza. Tra le principali competenze della CECA:
- l’abolizione delle tariffe doganali interne, dei sussidi di stato e delle pratiche restrittive.
- la fissazione dei prezzi.
- L’armonizzazione delle tariffe commerciali esterne.
- L’imposizione di prelievi per il finanziamento delle attività della CECA.

Continua x3
CEE -> Con il trattato di Roma del 25 marzo 1957 i sei Stati membri
decidono di dar vita a una Comunità economica europea (CEE) basata su
un mercato comune più ampio (libera circolazione merci capitali servizi
e persone). I dazi doganali tra i sei paesi sono definitivamente aboliti il
1° luglio 1968 e già negli anni Sessanta vengono istituite politiche
comuni, prime fra tutte la politica agricola (PAC) e quella commerciale.
EURATOM -> La Comunità europea dell'energia atomica (CEEA) o
EURATOM e un'organizzazione internazionale istituita,
contemporaneamente alla CEE, con i trattati di Roma del 25 marzo 1957
allo scopo di coordinare i programmi di ricerca degli stati membri relativi
all'energia nucleare ed assicurare un uso pacifico della stessa.

Diversamente da quella della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA),


stabilita in cinquant'anni (e scaduta, infatti, il 23 luglio 2002), la durata della CEEA e
"illimitata”. Benché si trattasse di un'entità separata, l'organizzazione della CEEA (a
seguito del Trattato sull'integrazione entrato in vigore il 1o gennaio 1967) e stata
totalmente integrata in quella della CEE ed e, attualmente, integrata in quella
dell'Unione europea. Gli stati membri delle due comunità coincidono anch'essi: con
l'entrata in vigore del trattato di Maastricht la CEEA ha formato insieme a CEE e CECA
uno dei "tre pilastri" dell'Unione europea.

Avvio delle prima politiche -> nel 1968 viene completata l’unione
doganale insieme all’istituzione della politica commerciale comune,
mentre la politica agricola iniziato tra il 1962 e il 1964; poco viene fatto
per la politica sociale e per la politica dei trasporti fino agli anni ’70 la
prima e ’80 la seconda. Nel 1964 entra in vigore la Convenzione di
Yaounde tra la CE e 18 stati africani dando il via alla politica di sviluppo.
Crisi della sedia vuota -> de Gualle si oppone a ulteriori trasferimenti di potere alle
CEE e in particolare al passaggio dall’unanimità alla maggioranza qualificata per le
decisioni del Consiglio dei ministri; nel giugno del 1965 i rappresentanti francesi
boicottano le sedute del Consiglio -> Compromesso di Lussemburgo del 1966
posponeva indefinitamente l’adozione della maggioranza qualificata.
Conferenza dell’Aia 1969 -> alla fine del periodo transitorio dei dodici anni gli stai
avrebbero dovuto decidere sul da farsi per il futuro; nel 1969 segue Pompidou alla
presidenza francese che, alla Conferenza dei capi di governo, permise il primo
allargamento della CEE (GB, Irlanda, Danimarca, Norvegia);
gli accordi furono:
- finanziamento autonomo delle Comunità
- lancio di una politica comune estera
- regolamento per il finanziamento della PAC
- unione economica e monetaria da completarsi entro il 1980
- rafforzamento politica sociale

Bilancio anni 50 e 60

Dimensione territoriale -> con CECA. CEE ed EURATOM primo gruppo di sei
stati. Le organizzazioni internazionali riuniscono grandi numeri di stati perché
gli obblighi sono limitati e non comportano perdita di sovranità.
Ambito dell’autorità -> competenze dell’autorità vengono ampliate con CEE
ed EURATOM
Livello di autorità -> con CECA si ha sensibile aumento di autorità; con CEE ed
EURATOM si era timorosi eccessivo accentramento autorità nella
Commissione quindi gli stati ne limitarono l’autonomia.
Anni Settanta 1/3
Contesto esterno:
Fine di Bretton Woods (1971): fluttuazione dei cambi
Aumento del prezzo del greggio (1973): gli europei risposero in modo
frammentario
Contesto interno:
Francia: Senza De Gaulle accettazione dello UK
Germania: OstPolitik e politica più indipendente dagli Usa. Schmidt e SPD
molto europeisti
Italia: Crisi economia molto forte e aumento disoccupazione. Banca
Centrale mira a integrare Italia a monete forti.
Gran Bretagna: Richiesta di Fondo Europeo di sviluppo regionale
(FESR). Non adesione a SME perché scoperto il petrolio
Irlanda: Segue scelte britanniche, tranne che su SME
Danimarca: Segue scelte britanniche ma comincia a legarsi a Germania Altri:
Norvegia chiede di aderire, ma al referendum vince il No.
Spagna, Portogallo e Grecia: cambiamenti interni

Contesto esterno
Le ingenti spese per la guerra nel Vietnam inducono il presidente Nixon, nel 1971, a
porre fine alla convertibilità del dollaro in oro mettendo in crisi il sistema di Bretton
Woods.
A seguito del conflitto tra Israele e gli stati arabi confinanti (guerra dello Yom Kippur
1973), i paesi arabi produttori di petrolio riuniti nell’AOPEC (poi OPEC) decidono in
due momenti (1973 e 1979) di aumentare il prezzo del greggio per persuadere le
democrazie occidentali a non sostenere Israele.
I paese europei rispondono in modo frammentato dimostrando la scarsa capacita di
agire di comune accordo e la debolezza delle istituzioni comunitarie rispetto agli stati
membri.
Contesto interno
F -> Pompidou, dopo aver acconsentito all’allargamento della CEE, va contro
cancelliere tedesco Schmidt su quasi tutte le problematiche politiche e economiche
che non favori li integrazione; nel 1974 succede d’Estaing con il quale migliorano
rapporti tra i due paesi e permette l’istituzione del Sistema monetario europeo
(SME) nel 1979.
G -> nel 1969 potere passa a socialdemocratici con Brandt in coalizione con i liberali;
svolta politica estera tedesca aprendo ai paesi dell’Europa orientale (Ostpolitik) ed
allontanandosi dalla linea politica USA; tra 1974-1982 rimane in carica
socialdemocratico Schmidt; la G regge bene in tutti gli ambiti risentendo pero del
secondo shock petrolifero nel 1979 con una crescita della disoccupazione.

I -> continua l’aumento dell’inflazione pubblica e per questo il rialzo del prezzo del
petrolio ha in Italia effetti più devastanti rispetto agli altri paesi; per riportare la
situazione sotto controllo la Banca d’Italia insiste per l’entrata del paese nello SME e,
nonostante la resistenza di Schmidt,ci
riuscirà nel 1979.
GB -> nel 1973 con Heath entra nella CEE e in cambio dell’accettazione della PAC,
ottiene l’istituzione del Fondo Europeo di sviluppo regionale (FESR) per le sue aree
piu povere (Scozia e Galles meridionale); nel 1976 Wilson indice un referendum per
rimanere nella CEE con risultato positivo; nel 1979 Thatcher scettica riguardo alla
CEE decide di non partecipare allo SME perche, essendo esportatore netto di petrolio
che e pagato in dollari, non era interessata a mantenere alto il valore della sterlina
rispetto al dollaro tramite lo SME.
Irlanda -> segue la GB per i legami storici ed commerciali tra i due paesi;nel 1979
aderisce allo SME e trae notevoli benefici dalla politica regionale della Comunita.
Danimarca -> segue orme di GB per legami storici ed commerciali; negli anni 70
orienta il suo commercio anche verso il continente, specialmente con la G; per
interessi di natura commerciale nel 1979 entra nello SME ma non nell’UEM (Unione
economica e monetaria) nel 1998.

Vicini di casa -> nel 1972 referendum negativo per l’entrata della Norvegia nella CEE,
rinunciando quindi all’adesione; Grecia, Spagna e Portogallo, dopo la caduta dei
regimi (Grecia e Portogallo nel 1974 e Spagna 1975) e un periodo di transizione,
fanno domanda di adesione alla CEE (Grecia 1975, Portogallo e Spagna 1977).
1973 Enlargement
Evoluzione 1/2: Anni Settanta 2/3
Finanze comunitarie proprie (grazie a IVA), oltre alle entrate provenienti dai dazi
esterni
Cooperazione politica europea (1970): per politica estera Comitato monetario
(1964): una certa stabilità dei cambi a garanzia di stabilità dei prezzi, soprattutto
per PAC.
Politica regionale: su volontà UK, con sostegno Irlandese e Italiano. Opposizione
tedesca. Piano per un Fondo europeo di sviluppo regionale.
Primi passi di politica sociale. Approvazione del programma d’azione sociale (PAS).
Soprattutto iniziative in materia di parità salariale uomo-donna.

Finanze comunitarie e risorse proprie -> fino al 1970 il bilancio delle Comunita era
finanziato per lo piu dagli stati membri; una decisione del Consiglio nel 1970 marca l’inizio
dell’indipendenza finanziaria della Comunita, dotandola di risorse proprie tramite una
percentuale dell’iva riscossa dagli stati membri; nel 1970 e 1975 vengono firmati due trattati
per l’ampliamento poteri del Parlamento in ambito di bilancio e istituivano una Corte dei
conti per controllare la gestione delle finanze comunitarie.
Verso la cooperazione politica europea -> dopo il fallimento della Comunita europea di
difesa (CED) nel 1954 la questione riemerge alla Conferenza dell’Aia nel 1969; Davignon
(diplomatico belga) compito di elaborare un programma sulla Cooperazione politica europea
(CPE); 1970 Rapporto di Lussemburgo che prevedeva un debole apparato istituzionale
separato da quello della CEE, rafforzato poi dal Rapporto di Copenaghen nel 1973 e dal
secondo vertice di Parigi nel 1974.
La nascita della politica regionale -> GB insiste per una contropartita ai contributi che
avrebbe versato nel bilancio comunitario per la PAC; anche Irlanda e Italia molto interessate
a causa della presenza di aree povere sui loro territori tanto da condurre forte battaglia
contro resistenze tedesche; nel 1975 viene istituito il Fondo europeo per lo sviluppo
regionale.
Primi passi della politica sociale -> al vertice dell’Aia del 1969 Brandt insiste per
l’istituzione di una politica sociale, ma con l’emergere della crisi economica, viene vista
come un lusso; nonostante cio nel 1974 fu istituito un primo Programma d’azione sociale
(PAS).
Evoluzione 2/2:
Anni Settanta 3/3
Primi passi per ambiente: sull’onda della prima conferenza sul clima organizzata
dall’ONU nel 1972 a Stoccolma.
Comprensione della necessità di accordarsi su energia Accordi CEE-EFTA:
verso Spazio Economico Europeo
Sistema monetario europeo. European Currency Unit (1979) Elezione diretta del
parlamento (1979)
Bilancio: primo allargamento della CEE e chiusura della questione inglese. Allargamento
delle competenze CEE su molte aree (ambito di autorità). Meno importante la crescita
del livello di autorità (e, capiremo dopo, di legittimazione democratica).

Primi passi della politica dell’ambiente -> nel 1972 Conferenza delle Nazioni Unite a
Stoccolma con risultati allarmanti per l’ambiente; al vertice di Parigi del 1972 stati membri
invitano la Commissione ad elaborare un primo piano d’azione per l’ambiente per il 1973-
1976.
Primi passi della politica dell’energia -> Heath insiste per introdurre nell’agenda del vertice
di Parigi del 1972 una politica comune per l’energia; nel 1973 al vertice di Copenaghen i
governi non si accordano e varano solo misure di emergenza per l’accumulo e la gestione
delle scorte.
I primi accordi CEE-EFTA -> nel 1960 volendo instaurare un regime di libero scambio,
Austria, Danimarca, Gran Bretagna, Norvegia, Portogallo, Svezia, Svizzera Islanda,
Finlandia e Liechtenstein costituiscono l’Associazione europea di libero scambio (European
Free Trade Association, EFTA) con lo scopo limitato del commercio interno e priva di poteri
sovranazionali; nel 1972 vengono firmati accordi bilaterali di libero scambio tra i rimanenti
paeso dll’EFTA e la CEE-, nel 1977 entrambe eliminano le tariffe doganali;avendo i paesi
dell’EFTA sviluppato tra loro e principalmente con la GB ampi rapporti commerciali, ora
con l’uscita della GB e DAN dall’EFTA, intendevano mantenere quei rapporti; questi primi
accordi culmineranno poi con l’istituzione dello Spazio economico europeo (SEE) nel 1994.
Sistema monetario europeo -> passata come iniziativa franco-tedesca viene istituito nel 1979;
vi erano notevoli differenze col precedente tentativo di unione monetaria; non si intendeva
giungere ad una moneta unica, ma solo ad un sistema di parita quasi fisse tra le monete che
garantisse una certa stabilita ; si istituiva l’ECU (European Currency Unit) che non era una
vera moneta , ma un’unita di conto, un cocktail tra le monete partecipanti a cui ognuna
contribuiva un certo peso; il peso delle monete i tutti i valori costituivano la griglia del
meccanismo di cambio (Exchange Rate Mechanism, ERM); lo SME funzionera bene fino alla
crisi del 1992.
Elezione diretta del Parlamento -> con i trattati finanziari del 1970-1975 attribuzione di
maggiori poteri al Parlamento in materia di bilancio; nel giugno 1979 ci fu la prima elezione
del Parlamento europeo a suffragio universale diretto; l’investitura diretta del Parlamento
fara di questa istituzione l’unico organo elettivo della comunita.

Bilancio anni 70
Dimensione territoriale -> con il primo allargamento della CEE si chiude la
questione britannica e con l’ingresso della GB aumenta la statura della CEE
sulla scena internazionale.
Ambito territoriale -> da un lato le iniziative della CEE investono materie che
prima non erano incluse esplicitamente, dall’altro lo sviluppo concreto di
alcune di queste iniziative fu inibito dalla crisi economica e monetaria.
Livello di autorità -> fatta eccezione per l’istituzione delle risorse proprie di
bilancio, per l’elezione diretta del Parlamento e l’aumento dei suoi poteri con
riguardo al bilancio, non ci furono cambiamenti istituzionali, ne cessò la stasi
dovuta al Compromesso di Lussemburgo.
Contesto esterno: Anni Ottanta: il rilancio 1/3
Crisi dell’Unione Sovietica: Glasnost e Perestrojka Competizione tra Usa e
Urss accentuata da Reagan Vento Liberista in Usa e Uk. Poi in Europa.
Contesto interno:
Germania: Crescita economica, in particolare delle esportazioni, nonostante moneta forte.
Grande affidabilità economica sotto Kohl.
Francia: Mitterand presidente Europeista, crisi economica e disoccupazione.
Gran Bretagna: Thatcher: crescita economica grazie a liberismo e euroscetticismo. «rebate» di
quanto UK paga. Solo libero scambio con Europa. Non altro
Italia: Economia in recupero, ma crescita del debito pubblico.

Contesto esterno
URSS indebolita dalle ingenti spese per gli armamenti e per mantenere
legati gli stati satellite. Il premier Michail Gorbačev avvia un
cambiamento basato su apertura e ristrutturazione economica apprezzato
dal mondo occidentale; intanto il presidente Reagan inizia il costoso gioco
al rialzo per la potenza nucleare noto come lo scudo strategico (Strategic
Defense Initiative, SDI). L’URSS non può replicare e le riforme di
Gorbačev dividono l’opinione pubblica tra chi, come il Partito comunista,
lo vede come un traditore, e chi vuole porre fine al comunismo, vede le
riforme insufficienti e lo vede ancora un uomo dell’apparato comunista.
Intanto Reagan, convinto liberista, crede nella cosiddetta trickle down
economics, secondo cui l’arricchimento delle élite economiche e destinato
a ricadere sulle classi medie e su quelle meno agiate. Le leggi del mercato
e l’iniziativa privata provvederanno dunque al benessere di tutti, abbienti e
non.
Contesto interno
L’Europa risente ancora delle crisi petrolifere degli anni 70 anche se il terzo shock
petrolifero (1986) avrà segno positivo. I grandi industriali insieme alla Commissione
europea vedono nelle persistenti barriere commerciali il freno a quell’espansione
continentale che potrebbe essere la risposta alla sfida delle multinazionali americane e
le aggressive imprese giapponesi.

G -> nel 1982 coalizione di centrodestra con Kohl che avvia un cambiamento di natura
quasi liberista e permette il posizionamento della G tra il 1986 e il 1998 al primo posto
al mondo per volume di esportazioni; tra le monete dell’ECU il marco pesa di più delle
altre valute quindi permette una posizione privilegiata della G all’interno dello SME;
Kohl forte sostenitore dell’integrazione europea e accetta il riavvicinamento del nuovo
presidente francese Mitterrand.
F -> nel 1981 con Mitterrand i socialisti iniziano un radicale programma si ispirazione
socialista, con la nazionalizzazione delle industrie strategiche, l’aumento dei salari e
delle tasse sui redditi elevati; fallito l’esperimento dopo due anni si ritorna su posizioni
più moderate, prima con Fabius (1984-1986) poi con la coabitazione tra Mitterrand e
Chirac (1986-1998); con il franco che doveva seguire il marco nello SME, i governi
francesi non riuscirono a risolvere il gravoso problema di disoccupazione.
GB -> la Thatcher (1979-1990) per risanare l’economia inglese realizza una campagna di
liberalizzazione dei mercati e di privatizzazione delle imprese fino ad allora controllate
dallo stato; volendo esportare il modello liberista inglese la Thatcher non si opponeva
all’istituzione di un’area europea in cui i prodotti, servizi e capitali circolassero
liberamente -> 1992 piano di completamento del mercato interno; in più il premier
otterrà il (rebate) rimborso di quanto la GB pagava in più rispetto a quanto riceveva
dalla CEE, al vertice di Fontainebleau del 1984 accordo secondo il quale alla GB sarebbe
stato rimborsato il 66% dei propri contributi eccedenti.
I -> grazie al calo del prezzo del petrolio e alla svalutazione della lira che favoriva le
esportazioni, l’economia italiana inizio a riprendersi dalla crisi, portandolo anche a
chiedere la restrizione della banda di variazione della lira rispetto all’ECU; ma l’aumento
dei tassi di interesse tedeschi intorno al 1990 devio gli investimenti di capitale da altri
paesi (inclusa l’Italia) verso la G; intanto nel nostro paese aumentava il debito pubblico.
Evoluzione 1/2: Anni Ottanta: il rilancio 2/3
Impulso al cambiamento: Cooperazione politica tra Commissione, Confindustrie e Club di intellettuali
(Kangaroo, Coccodrillo) Allargamento meditteraneo: Spagna, Portogallo, Grecia

Comitato monetario (1964): una certa stabilità dei cambi a garanzia di stabilità dei prezzi, soprattutto
per PAC.
Assegno britannico: rimborso del 66% dell’eccedenza inglese (rebate). Accordo di
Fointanbleau nel 1984
Mercato Unico: libera circolazione delle merci estesa anche a servizi, capitali e persone (libro Bianco di
Delors) da entrare in vigore nel 1992. Atto Unico Europeo (1985): maggioranza qualificata in
Consiglio;
procedura di cooperazione e parere conforme; creazione Consiglio Europeo; Tribunale di primo
grado; Cooperazione politica europea (estero); alcune politiche (sviluppo tecnologico, politiche sociali,
coesione economica, ambiente)
L’impulso al cambiamento -> Davignon promosse un programma di ristrutturazione dell’industria
dell’acciaio e promosse lo sviluppo dell’alta tecnologia. La grande industria europea di organizza nella
European Round Table of Industrialists (ERT) per esercitare pressione sulla CEE per eliminare le
barriere nazionali al libero commercio. All’interno del Parlamento, a livello politico, il Kangaroo
Group, spingeva per il completamento del libero mercato; a livello politico, il Club del Coccodrillo,
guidato da Altiero Spinelli, premeva per una riforma istituzionale delle Comunita e nel 1984 giunse a
proporre una bozza di trattato sull’istituzione dell’Unione Europea. Nel 1983 il piano Genscher-
Colombo proponeva l’inclusione della difesa nella cooperazione politica europea e fu alla base della
Dichiarazione solenne di Stoccarda nel 1983.
Il mercato unico -> per completare il mercato unico europeo si dovevano eliminare le barriere della
libera circolazione; il presidente della Commissione Delors prese l’iniziativa nel 1985 assegnando il
compito di preparare un piano al commissario britannico Cockfield, che produsse il Libro Bianco del
1985 su completamento del mercato interno. Il piano venne approvato dal Consiglio dei ministri al
vertice di Milano nel 1985; esso prevedeva la libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e
delle persone e doveva essere attuato entro il 1992.
Atto unico europeo -> L'Atto unico europeo (AUE) procede ad una revisione dei trattati di Roma al
fine di rilanciare l'integrazione europea e portare a termine la realizzazione del mercato interno.
L'Atto modifica le regole di funzionamento delle istituzioni europee ed amplia le competenze
comunitarie, in particolare nel settore della ricerca e sviluppo, dell'ambiente e della politica estera
comune. L'Atto unico europeo (AUE), firmato nel 1986 costituisce la prima modifica sostanziale del
trattato che istituisce la Comunita economica europea (CEE). L'AUE e entrato in vigore il 1° luglio
1987. L'AUE ha consentito il passaggio, nel gennaio 1993, dal mercato comune al mercato unico. Con
la creazione di nuove competenze comunitarie e la riforma delle istituzioni, l'AUE ha preparato il
terreno per l'integrazione politica e l'unione economica e monetaria, le quali saranno istituite dal
trattato di Maastricht sull'Unione europea.
Anni Ottanta: il rilancio 3/3
Evoluzione 2/2:
Schengen: 1985, accordo tra Germania e Francia, esteso a
Benelux, formalizzato nel 1990.
Unione monetaria: viene posta come obiettivo, in base al
principio: one market, one currency
Carta dei diritti sociali dei lavoratori: non vincolante
Bilancio: avanzamento dell’integrazione su tutti i fronti.
Geograficamente: allargamento mediterraneo
Competenze: molte più aree (mercato unico, tecnologia,
ambiente, coesione, servizi, etc.)
Livello di autorità: Ritorno della maggioranza qualificata, dopo
compromesso di Lussemburgo del 1966 (crisi «sedia vuota»).

Schengen -> nel 1985 F e G smantellano i posti di blocco transfrontalieri su


pressione del mondo dell’industria; a loro si aggrega il Benelux ed insieme
stipulano l’Accordo di Schengen, poi completato nel 1990 dalla Convenzione di
Schengen che entrerà in vigore nel 1995.
La Carta sociale -> nel 1989 il Consiglio di Strasburgo approva la Carta dei Diritti
sociali dei lavoratori, finalizzata a garantire alcuni diritti sociali nell’ambito del
mercato del lavoro, delle pari opportunità, della salute e della sicurezza sul lavoro.
La Carta era considerata uno strumento per proteggere i lavoratori da possibili
conseguenze negative del mercato unico, e più in particolare dell’apertura dei
mercati nazionali alla concorrenza
Bilancio anni 80
Dimensione territoriale -> l’entrata degli stati mediterranei porta i membri da
9 a 12
Ambito dell’autorita -> de iure il mercato unico, gia previsto nel Trattato di
Roma con il nome di mercato comune, non rappresenta un vero
ampliamento delle competenze della CEE; de facto il piano attuo
concretamente il mercato unico, inoltre l’AUE amplio l’ambito delle attivita
della CEE nella regolazione dei mercati ad aree mai toccate fino ad allora.
Livello di autorita -> termina l’impasse prodotta dal Compromesso di
Lussemburgo del 1966, con il ritorno al voto a maggioranza qualificata nel
Consiglio e il Parlamento europeo ottiene piu un mero potere consultivo.
1981: Greece: 1986: Spain and Portugal
Anni Novanta: Unione Europea e Euro 1/5
Contesto esterno:
Extra Europa: Russia in profonda difficoltà, senza ruolo globale. USA
unica potenza (guerra in Iraq, interventi in Bosnia e Kosovo) e in crescit
economica (con Clinton). Inizio della crescita economica cinese che fa
concorrenza al Giappone.
Europa: Paesi dell’Europa Centro Orientale (PECO): svolta ma a diverse
velocità. Svolta decisa: Slovenia; Svolte più lente: Romania e Bulgaria.
Tutti fanno domanda di adesione negli anni 90.
Stati insulari: pronti per l’ingresso (Malta e Cipro). A Cipro problema
della occupazione del Nord da parte della Turchia.
Contesto esterno
Con la dissoluzione dell’URSS finiscono 40 anni di guerra fredda e la Russia, occupata da gravi
questioni interne, e relativamente assente dallo scenario politico internazionale. Gli USA
conoscono un periodo di grande crescita e grazie alle alte tecnologie, all’arsenale militare e una
ricca industria, gli USA sono l’unica grande potenza mondiale. A Oriente l’economia cinese
entra in concorrenza con quella giapponese, entrata in una fase di recessione. Molti dei PECO
passano da regimi totalitari a regimi democratici, e da economie pianificate a economie di
mercato. Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia istituiscono un sistema di
cooperazione economica (il gruppo di Visegrad). Estonia, Lettonia e Lituania diventano
indipendenti. Tutti fanno domanda di ammissione all’UE negli anni novanta. Nel 2004 entrano i
primi 8, nel 2007 altri 4. fanno domanda anche Cipro e Malta; l’unico problema e la natura
politica di Cipro che, dopo l’invasione turca nel 1974 e divisa tra parte turca a nord, e parte
greca a sud. Solo questa, la Repubblica greco-cipriota, e riconosciuta a livello internazionale e
solo questa entrera nella UE.
Anni Novanta: Unione Europea e Euro 2/5
Contesto interno:
Germania: debole tasso di crescita. Costo della riunificazione. Il socialdemocratico Schroeder taglia il
costo del lavoro e l’economia riparte.
Francia: Crisi politica (coabitazione) e perdurante disoccupazione. Malessere dei cittadini espresso
tramite un forte No al referendum su Maastricht (1992).
Gran Bretagna: economia solida grazie al liberismo di Thatcher proseguito dal laburista Blair («terza via»), ma
aumento delle disuguaglianze. La situazione economica positiva non dà incentivi per l’adesione all’Euro. Opt-
Out su Maastricht per Unione Monetaria e Libera Circolazione Persone (Schengen).
Italia: crisi politica (tangentopoli). Tempesta monetaria. Forte disciplina fiscale per aderire all’Euro (governi di
centrosinistra)

Spagna: richiesta del fondo di Coesione per paesi con PIL inferiore al 90% della media del PIL europeo. Si
oppone all’ingresso dei PECO in UE.

G -> nel 1990 riunificazione della G; la Repubblica democratica tedesca (RDT) aveva un
apparato industriale e infrastrutture obsolete, la produttivita molto bassa e il tasso di
disoccupazione piu del doppio della Repubblica federale tedesca (RFT) che peso molto
sull’economia tedesca; per l’impegno economico per la ricostruzione della G tra il 1994 e il 2003
la G mostra il piu basso PIL d’Europa; nel 1998 Schrőder deve concentrarsi piu sulla situazione
economica interna che su quella internazionale e ritoccare il modello socioeconomico tedesco e
fare i conti con le forze di lavoro che lo avevano sostenuto.
F -> Miterrand rimase in presidenza fino al 1995; i socialisti erano tornati al governo e vi
rimasero fino al 1993; nuova sconfitta dei socialisti e avvio a seconda coabitazione con il
conservatore Balladur (1993-1995); l’economia francese conosce una modesta ripresa; trovando
nell’integrazione europea la causa dei problemi di lavoro, nel 1992 referendum negativo sul
Trattato di Maastricht; nel 1995 torna Chirac ma il governo cade nel 1997 a causa delle misure di
austerita del primo ministro Juppe; coabitazione con Jospin il quale riusci a combattere la
disoccupazione.
GB -> nel 1990 entra nello SME ma nel 1992 uragano monetario che
costrinse sterlina e lira ad
uscire dallo SME; nel 1991 firma il Trattato dell’Unione europea con la
clausola di esenzione (optout) per l’UEM; non avendo aderito alla Carta
sociale nel 1989 viene creato apposito protocollo separato sulla politica
sociale; nel 1995 entrano Finlandia, Svezia e Austria con sostegno della GB;
nel 1997 sale il laburista Blair; la ripresa economica continua negli anni
novanta per cui Blair non vede motivo di entrare nella UEM; nel 1998 firma
la Carta sociale senza cedere sull’immigrazione e la libera circolazione delle
persone.
I -> con le gravi vicende giudiziarie si arriva alla quasi sparizione di DC e
Partito socialista per passare a un sistema bipolare con le coalizioni di destra e
sinistra; nel 1992 esce dalla SME per la tempesta monetaria, e inizia una fase
di risanamento economico forzato; la corse per rientrare nella UEM costringe
l’Italia a far rientrare le proprie finanze nei parametri di convergenza previsti
dal Trattato di Maastricht; lo smantellamento della rete di imprese pubbliche
che contribuiva all’indebitamento, permettono al governo di Romano Prodi
nel 1998 di portare l’Italia nell’euro.
S -> Gonzalez, sostenuto da Portogallo, Irlanda e Grecia, ottiene, in cambio
del sostegno al progetto UEM la creazione del Fondo di coesione, destinato
agli stati con un PIL inferiore al 90% della media UE indispensabile proprio ai
4 stati;nel 1996 il Partito popolare di centrodestra con Aznar supera il Partito
socialista; con Aznar il livello di disoccupazione cala e la S entra a far parte
della UEM; S e P si oppongono all’entrata dei paesi PECO nella UE che
avrebbero portato una deviazione dei fondi strutturali dai paesi occidentali
verso l’Est; in politica estera Gonzalez era allineato con F e G mentre Aznar
sara atlantista con GB e USA.
Evoluzione: Anni Novanta: Unione Europea e Euro 3/5
Il trattato sull’Unione Europea (Maastricht, 1992):
Tre pilastri: 1. pilastro comunitario (CE, Euratom, Ceca) e pilastri
intergovernativi 2. Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), 3. Giustizia e
Affari Interni (GAI).
Possibilità di Opt-Out e accordi bilaterali. «Europa à la carte», «a più velocità», «a
geometria variabile», «a cerchi concentrici».
Stagione dei referendum: Francia (positivo) e Danimarca (negativo). Politiche
aggiunte: Unione Economica e Monetaria; Protocollo (non firmato da UK) e Politica
Sociale; Fondo di Coesione; PESC; GAI.
Altri risultati: Spazio Economico Europeo (SEE) con paesi EFTA (Islanda, Norvegia,
Svezia, Finlandia, Svizzera, Austria, Liechtenstein). Patto di stabilità e crescita: per
controllare disavanzo di ogni Paese.
Il trattato sull’Unione europea -> nel 1991 la presidenza lussemburghese propose una struttura a
tre pilastri per adattare l’apparato istituzionale comunitario dopo le trasformazioni politiche
internazionali; il primo di natura comunitaria (cioe sovranazionale), avrebbe riguardato le materie
coperte dalle tre Comunita (CECA, CEE ed EURATOM); gli altri due, di natura intergovernativa,
avrebbero coperto rispettivamente la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Giustizia e
affari interni (GAI). Il lavoro sarebbe stato svolto in tre fasi; la prima (1990-1993)
liberalizzazione dei flussi del capitale; seconda fase (1994-1996) si sarebbero dovuti rispettare i
criteri di convergenza: terza fase (dal 1997) istituita la Banca centrale europea e introdotta la
moneta unica.
Gli Stati membri aprono i negoziati per elaborare un nuovo trattato sull'Unione europea che il
Consiglio europeo, composto da capi di Stato e di governo, adotta a Maastricht nel dicembre
1991, ma firmato nel 1992. Il trattato entra in vigore il 1° novembre 1993. Integrando nel sistema
comunitario esistente un regime di cooperazione intergovernativa per alcuni settori, il nuovo
trattato crea l'Unione europea (UE).
Crescita, competitivita e occupazione -> l’economia dell’UE cresceva ma molto a rilento in
confronto a quella USA. Molti economisti vedono nella mancanza di competitivita, nell’elevata
disoccupazione, entrambe causate dalla rigidita del mercato del lavoro, la causa del
rallentamento.
Questi problemi sono gli argomenti principale del Libro Bianco di Delors del 1993, che indica
come soluzioni del problema la competitivita, la crescita e l’occupazione.
Anni Novanta: Unione Europea e Euro 4/5
Evoluzione:
Trattato di Amsterdam (1997):
a. Principi dell’Unione Europea b. Implementazione dei principi contro la discriminazione c.
Passaggio di visti, asilo, immigrazione, rifugiati, cooperazione giudiziaria da terzo a primo pilastro
(UK e Irlanda Opt-Out su libera circolazione); d. Schengen integrato nel TUE e. Azioni comuni e
posizioni comuni in ambito PESC, f. Astensione costruttiva g. Istituzione
«mister PESC», alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune (Javier Solana,
ex-segretario NATO), h. Missioni Petersberg (per rapido intervento militare: mai attuate); i.
Aumento procedure di codecisione, l. Introduzione cooperazioni rafforzate (con maggioranza
di stati membri).
Agenda 2000, criteri ammissibilità in UE (preparazione «grande allargamento»): criteri politici
(democrazie e stabilità), criteri economici (economia di mercato e concorrenza), acquis
communautaire. In generale programmi pro-PECO per accompagnarli dentro UE.
Lo Spazio economico europeo (SEE) e l’allargamento ad altri paesi EFTA -> nel 1994 viene
istituito lo Spazio economico europeo (SEE) che inglobava la CEE e l’EFTA. Con alcune
restrizioni (no alla pesca e all’agricoltura) la SEE rappresentava un’estensione del mercato unico
dell’UE ai paesi dell’EFTA e permetteva ai suoi paesi di essere consultati sulle legislazioni CEE
ma non di partecipare alla formazione delle decisioni. I referendum in Svizzera (1992) e in
Norvegia (1994) bloccano la loro entrata nella UE, ma entrano Svezia, Finlandia e Austria. Il
SEE perde a questo punto importanza e nel 1995 i 3 paesi entrano nella UE con la Svezia che
pero non aderisce alla UEM:
Patto di stabilita e crescita -> fissate le tappe di attuazione per la UEM bisognava istituire una
vigilanza per le finanze pubbliche. Si pianifico di controllare di disavanzo di ciascuno poiche un
eccessivo disavanzo poteva penalizzare gli altri. Al Consiglio europeo di Dublino nel 1996si
raggiunse un accordo sul patto e si dette l’incarico all’ECOFIN (i ministri finanziari) di elaborare
una risoluzione che poi venne adottata nel Consiglio europeo di Amsterdam nel 1997.
Allargamento condizionale -> sembrava politicamente inevitabile e strategicamente rischioso che
gli stati orientali appena liberati dal comunismo potessero ricaderci, cosi il Consiglio europeo di
Copenaghen del 1993 defini alcuni criteri di ammissibilita per i nuovi stati membri; criteri
politici, criteri economici e il criterio classico ovvero l’adozione dell’acquis communautaire
(ovvero delle norme dei trattati e delle norme materiali trattati fino a quel punto dall’Unione.
Allargamento e prospettive finanziarie -> nel 1997 la Commissione promuove l’Agenda 2000,
una serie di proposte e riforme che adattavano il bilancio per il futuro allargamento a 27 stati
Al centro dell’Agenda vi erano tre punti: a) uan riforma della PAC che comprendesse
l’obiettivo di uno sviluppo agricolo nel rispetto dell’ambiente; b) una nuova riforma
della politica di coesione; c) l’adozione di dispositivi finanziari per assistere i futuri
membri dell’Unione.
Il Consiglio europeo di Lussemburgo del 1997 decise di procedere all’allargamento e
di incrementare il sostegno economico ai futuri stati membri. L’UE aveva iniziato a
sostenere i PECO nel 1989 con il programma PHARE che, originariamente istituito
per Ungheria e Polonia, dal 1994 fu esteso a tutti i PECO prima e agli stati balcanici
occidentali poi, e copriva la necessita dei PECO nell’adattamento dell’acquis
communautaire. Con l’Agenda 2000 e il Consiglio europeo di Berlino del 1999 furono
istituiti: l’ISPA, per la coesione economica e sociale in materia di ambiente e
trasporti, e il SAPARD per l’agricoltura sostenibile e lo sviluppo rurale

Bilancio anni novanta:


Dimensione territoriale. Entrata di Svezia, Finlandia e Austria. Preparazione verso PECO e stati
insulari.
Ambito di autorità: allargamento UE a politiche monetarie, fondo di coesione, aspetti sociali, Incorporazione
di Schengen, aggiunta di GAI e PESC.
Livello di autorità, dipende: introduzioni degli opt-out ma anche delle cooperazioni rafforzate.
Problema crescente della legittimità percepita dell’Unione. Risultati ambivalenti dei referendum.
Bilancio anni 90
Dimensione territoriale -> con Svezia, Finlandia e Austria si arriva a 15 membri riempiendo un
vuoto in Europa settentrionale.
Ambito di autorità -> con il TUE c’è l’ingresso dell’UEM, del Fondo di coesione e di un protocollo
sulla Carta sociale, l’incorporazione dell’acquis di Schengen e l’aggiunta della PESC e della GAI.
Livello di autorità -> vi sono stati dei progressi come l’ampliamento dei poteri decisionali del
Parlamento europeo e l’estensione del VMQ nel Consiglio a nuove materie. Va considerata dopo
Maastricht anche una certa flessibilità: non tutti gli stati (dimensione territoriale) cedono
sovranità all’UE in pari misura (livello di autorità) su tutte le aree politiche (ambito di autorità).
Con Maastricht iniziano le “eccezioni” in alcune materie per alcuni stati membri che continua
con Amsterdam, dove si aggiungono le cooperazioni rafforzate, ovvero la passibilità per alcuni
stati di procedere separatamente dagli altri, e l’astensione costruttiva, ovvero la possibilità per
uno stato di non aggregarsi a una decisione (ma non ostacolandola) e conseguentemente di non
recepirne gli obblighi. Emerge un’altra problematica in termini di legittimità; ci sono sempre più
consultazioni popolari nelle quali viene alla luce una limitata soddisfazione popolare.
1995: “Nordic” Enlargement
Il processo di integrazione negli
anni 2000
Contesto esterno:
Anni 2000
Terremoto dei mercati finanziari a partire dal 2007 (con inizio negli USA) con Paesi
Europei già in crisi. Tasso di crescita del PIL europeo che crolla da +3,9% del 2000 a -
4,2% nel 2009.
Crescita dei BRICS.
Terrorismo islamista dopo 11 settembre e attacchi a Londra e Madrid.
Guerra in Iraq che divide USA da una parte dell’Europa. Recupero Russo
(guerra in Georgia 2008)
Crescita della crisi Ambientale: risposta Europa come leadership mondiale (Usa, Cina e
Russia meno reattivi).

Contesto esterno
Economia -> il terremoto dei mercati finanziari del 2007 cogli i paesi gia in stato di crisi. Solo
nel 2010 appaiono i primi segni di ripresa. Nonostante la crisi USA le economie dei paesi
emergenti continuano a crescere.
Politica -> il terrorismo islamico e il nuovo nemico dell’Occidente. Nell’Europa continentale si
reagisce solo dopo gli attacchi in GB e S mettendo in atto politiche contro l’immigrazione illegale
e per la sicurezza interna. La guerra in Iraq divide in due schieramenti; chi favorevole (GB) e chi
no (F e G). Intanto Putin dimostra l’intenzione di rafforzare la sua posizione di grande potenze in
ambito internazionale quando il potere e minacciato (invasione delle Georgia; fonti energetiche).
Ambiente -> sempre piu minaccioso il disastro ambientale a livello globale gia annunciato dagli
scienziati tempo prima (scioglimento dei ghiacciai, inondazioni, aumento temperature delle acque
degli oceani). La risposta dei governanti del mondo non e unanime. I governanti delle economie
emergenti si oppongono ad ulteriori limitazioni delle emissioni di CO2. La debacle della
Conferenza sull’ambiente tenutasi a Copenaghen nel 2009 mostra quanto debole sia la coesione
della comunita internazionale nel rispondere alle minacce ai beni comuni.
Contesto interno:
Anni 2000
Germania: recupero economico della Germania. Agenda 2010 di Schroeder e poi crescita con Merkel.
Germania paese leader dell’Unione.
Francia: i governi francesi continuano a proteggere le aziende nazionali, stirando al limite le regole
europee. Dirigismo nazionale francese.
Italia: continuano liberalizzazioni e privatizzazioni bipartisan, ma il debito pubblico non smette di
crescere. Economia in difficoltà: stagnante.
Gran Bretagna: UK in ottime condizioni all’inizio dei 2000 con PIL procapite migliore di quello di
Germania e Francia. Crescono disugugaglianze, immigrazione e lavoro precario. Sconfitta dei Laburisti
all’inizio della crisi.
Spagna: Zapatero leader socialista della Terza Via. Crollo economico spagnolo alla fine del decennio: crisi
dell’edilizia e esplosione della disoccupazione (18%).
Benelux: Paesi Bassi paese ricco con crescente intolleranza e anti-islam. Belgio: crescita del separatismo tra
fiamminghi e valloni. Lussemburgo: a favore della libertà finanziaria, di fatto paradiso fiscale all’interno
dell’Unione.
Contesto interno
G -> nel 2003 Schrőder avvia una riforma, Agenda 2010, che taglia la spesa pubblica; la riforma
non produce risultati sperati; nel 2005 vincono i cristianodemocratici che non raggiungono pero
la maggioranza; si crea un esecutivo di grande coalizione CDU-SPD guidato dalla Merkel ; nel
2009 incremento dei liberaldemocratici (FPD) e ritorno alla tradizionale coalizione governativa di
centrodestra tra CDU/CSU e FPD; ormai l’economia tedesca viene considerata il perno
dell’economia europea.
F -> la Conferenza intergovernativa (CIG) di Nizza nel 2000 per decidere sull’adattamento delle
istituzioni UE all’allargamento finisce un una debacle; i governi pero trovano accordo; nel 2002
vince il conservatore Villepin; l’economia francese in questo periodo e una delle piu robuste
d’Europa; 2007 Sarkozy che e intervenuto piu sistematicamente nell’economia nel recente
periodo di crisi pianificando un Fondo strategico d’investimento (FSI) per aiutare direttamente le
aziende in crisi e dimostrando che l’era del dirigismo francese non era ancora finita.
I -> nonostante la liberalizzazione dei mercati e la privatizzazione di alcune imprese non si riesce
a sanare il debito pubblico; nel 2001 vince la coalizione di centrodestra di Berlusconi ma
l’economia stenta a migliorare e nel 2006 vince di nuovo Prodi,reduce della presidenza nella
Commissione europea; l’economia stenta a decollare e il debito pubblico rimane sopra il 100%
del Pil; nel 2008 all’esplodere della crisi dei mercati finanziari vince ancora Berlusconi.
GB -> 2005 Blair terzo e ultimo mandato e la GB si affaccia gli anni duemila in
ottime condizioni (PIL pro capite superiore a G e F, basso tasso
disoccupazione, sterlina forte) e questo per l’apertura dei mercati; l’incentivo
ad abbandonare autonomia monetaria ed entrare nella zona euro e minimo;
pero anche crescente immigrazione, lavoro precario e divario tra ceti sociali;
2007 vince Brown stenta a risolvere i problemi del predecessore e deve
vedersela con una crisi finanziaria internazionale; 2010 vincono i conservatori
che per governare devono pero allearsi con i liberali.
S -> 2004 vincono i socialisti di Zapatero che pero non cambia politica
economica; segue la terza via di Blair (tra liberismo e socialismo
tradizionalmente inteso); fino alla crisi finanziaria internazionale l’economia
spagnola era cresciuta, dovuta anche a un sistema di welfare meno costosa;
la crisi ha colpito la S dopo i suoi partner europei e con effetto sul PIL
inferiore alla media europea; la crisi ha colpito principalmente il settore
edilizio, settore trainante della crescita spagnola.
Benelux -> tutti e tre i paesi hanno sofferto della crisi tanto in termini di
crescita quanto di disoccupazione; PB inizio del decennio caratterizzato
dall’aumento della retorica euroscettica e anti-islamica; Bl recrudescenza dl
separatismo e una chiara domanda di separazione tra valloni (parte povera
del Belgio che parla francese) e fiamminghi (la parte ricca del Belgio che parla
fiammingo.tedesco); nel 2008 cristiano-democratico fiammingo Van
Rompuy; Lx centro della finanza internazionale ove i servizi bancari in
particolare contribuiscono sempre piu alla sua economia, forte sostenitore
della liberalizzazione dei servizi finanziari della UE.
Contesto interno:
Irlanda: Anni 2000
crescita economica fino al 2009 («Tigre Celtica»). Prima No e poi Sì irlandese al
trattato di Lisbona.
Portogallo: continua a essere il paese più povero dell’Europa15
Grecia: crescita economica fino al 2009 con crollo improvviso (conti
«truccati» da Nea Demokratia: deficit dal 6,7 al 12,7%). Richiesta di aiuto e finanziamenti speciali
da UE e FMI. Grande malato d’Europa.
Austria: situazione economica buona ma crescita dell’estrema destra anti-europea.
Paesi Scandinavi: Svezia: disoccupazione più alta di media europea. Finlandia: crescita continua,
forte sviluppo tecnologico, crisi del 2009 meno grave. Danimarca: opt-out su immigrazione, forte
euroscetticismo. Norvegia: importanza del petrolio e rimane fuori da UE.
Polonia: il paese non risente della crisi economica, ma ancora più povero della media europea.
Slovenia: il più ricco dei paesi ex-comunisti, aderisce per primo all’Euro.
Irlanda -> 2007 Fail in coalizione con i Green Party e i Progressive Democrats per la terza volta
ma in seguito alla crisi economica e finanziaria internazionale, economia irlandese ha subito una
forte contrazione.
P -> 2009 vince Socrates del centrosinistra; il problema centrale dei governi portoghesi e
l’economia; il PIL pre capita e da anni tra i piu bassi dell’Europa e in diminuzione, mentre il
tasso di crescita e abbastanza alto per far prevedere un arricchimento del paese.
Grecia -> 2009-2010 picco della crisi economica greca; nominata la piu spendacciona della zona
euro non riesce a risolvere i problemi in tempo per evitare una situazione di default; cio che ha
fatto infuriare la Commissione e il salto improvviso tra le previsioni diffuse dal governo di
centrosinistra nel 2009 e quelle del governo di centrodestra nel 2010; perdita di credibilita
rispetto agli investitori e rispetto alla UE e ai partner della zona euro; per salvare la Grecia nel
maggio 2010 prestito da 80 miliardi di euro in tre anni.
Austria -> 2008 vincono socialdemocratici ma la destra estreme e xenofoba ha raggiunto il 29%
dei voti; paese con alto Pil per capita, una tradizione protezionista e stato-interventista nei
mercati, propensione a investire nell’Est Europa.
Paesi Scandinavi -> Svezia governata dai socialdemocratici per tutto il dopoguerra, nota per il
suo esteso sistema di welfare, ma nei primi anni 90 entra in crisi economica e finanziaria, solo
nella seconda parte degli anni 90 e riuscita a riprendersi; problema emerso nella crisi e la
disoccupazione con il declino di SAAB e Volvo; dal 2006 governata dal centrodestra. Finlandia
prevale il settore dell’alta tecnologia; nelle elezioni del 2007 prevalgono centro e centrodestra;
gli investimenti nella ricerca scientifica superiori rispetto a quelli europei. Danimarca dal 2001
governata da coalizioni di centrodestra; da sempre persegue una politica di opt-out anche nel
campo dell’immigrazione. Norvegia centrosinistra fino al 2009; il possesso del petrolio nel Mar
del Nord e gas naturale non ha intaccato l’economia durante il periodo di crisi 2007-2009.
Anni 2000
Contesto interno:
Paesi Baltici: Estonia: la più veloce delle economie baltiche. Crescita
informatica. Lettonia: crollo economico. Questione della minoranza russa.
Lituania: più forte crollo dell’economia
Slovacchia: forte crescita sino al 2008. Rallentamento successivo.
Ungheria: la crisi del 2009 apre le porte a Fidesz: posizioni
euroscettiche.
Repubblica Ceca: euroscetticismo del presidente Klaus. Questione del
ritardo della ratifica di Lisbona.
Romania e Bulgaria: forte corruzione e ritardo nell’apertura
dell’economia di mercato. Paesi di gran lunga più poveri dell’Unione.
Cipro e Malta: divisione di Cipro. Referendum sulla riunificazione su
basi prioritarie tra Nord e Sud fallito per opposizione dei cittadini della
repubblica ufficiale.
Evoluzione 1/2: Anni 2000
Lisbon’s Strategy e agenda Europa 2020.
Al Consiglio Europeo di Lisbona del 2000: espansione società dell’informazione, ricerca e
innovazione; riforme economiche e miglioramento del mercato interno; integrazione dei
mercati finanziari; coordinamento politiche macroeconomiche; istruzione e formazione;
politica attiva dell’occupazione; modernizzazione della protezione sociale e della
promozione dell’inclusione sociale.
Introduzione dell’Euro (1998, 2002): costi: perdita di flessibilità; vantaggi:
eliminazione costi di cambio, riduzione incertezza del commercio, risposta europea
unica in momenti di crisi. Questione degli Opt-Out e dei paesi candidati.
A differenza della Costituzione Europea che aveva come obiettivo quello di unificare in un unico
trattato quello sullʼUnione Europea e quello sulla Comunità Europea, il Trattato di Lisbona
conserva la separazione in due distinti Trattati ma interviene per modificarli.
Il Trattato sulla Comunità Europea viene ridenominato “Trattato sul funzionamento dellʼUnione
Europea” (TFUE), in conformità all ʼ unificazione della Comunità
Europea e dellʼUnione Europea nella sola Unione europea (TUE). Va notato che la suddivisione
in due Trattati ha prodotto un quadro normativo spesso confuso e disordinato, in quanto la
disciplina di talune materie è contenuta in parte nel TUE in parte nel TFUE. Al Trattato di
Lisbona sopravvive comunque quello della CEEA (Euratom) anche se con delle modifiche per
raccordarlo a quelle introdotte dal TUE e dal TFUE. Contenuti del Trattato:
• Abolizione della struttura in 3 pilastri;
• Il settore della PESC rimane soggetto a regole specifiche che ne sottolineano il carattere
prettamente intergovernativo. Struttura del Trattato:
Istituzione di un Presidente dell’Unione eletto per un mandato di 2 anni e mezzo dal Consiglio
Europeo;
• Istituzione di un Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
avente l’incarico di Presidente del consiglio degli “Affari estri” e di Vicepresidente della
Commissione;
• Vengono aumentati i poteri del Parlamento europeo in materia di bilancio e di adozione degli
atti dellʼUnione, diventando, la codecisione, la procedura legislativa ordinaria (accrescimento
della legittimità democratica); • Viene garantito il valore giuridico della Carta di Nizza dei diritti
fondamentali;
• Definitivo abbandono di un’ottica meramente economica e mercantile dellʼUnione.
Current Eurozone
Anni 2000
Evoluzione 1/2:
Trattato di Nizza:
Cambiamento dei voti nel consiglio dei ministri. Prima paesi
grandi 10 voti, più piccoli 2. Dopo Nizza 29 voti paesi più grandi,
4 quello più piccolo (Malta).
Estensione del voto di maggioranza a più materie.
Cooperazioni rafforzate: con 8 paesi (rispetto a maggioranza di
prima).
Anni 2000
Evoluzione 1/2:
Allargamento a 27.
2004: 10 paesi; 2007; Bulgaria e Romania. Nel 2013: 28 membri,
con ingresso della Croazia.
Islanda e Turchia come paesi candidati. Islanda: accelerazione
post-crisi del 2009 e poi rallentamento; Turchia: forti difficoltà
per questione kurda, ma anche religione e attivismo turco in
medio oriente, forse ormai disinteresse turco.
2004: “East Enlargement” or “Big Enlargement”:
Ten Countries
2007: Romania and Bulgaria
Croatia’s Accession
Anni 2000
Evoluzione 1/2:
Trattato Costituzionale:
Nel 2001 invece di una Conferenza Intergovernativa apertura di
una Convenzione sul futuro dell’Europa (Giscard d’Estaing,
Giuliano Amato, ecc...). Giugno 2004: firma del Trattato
istituente una Costituzione per l’Europa.
Caratteristiche: Molto lungo, forti passaggi simbolici (ministri,
leggi, ecc...), rafforzamento di assetto federale.
Bocciato da referendum popolari di Francia e Paesi Bassi.
Congelamento dei meccanismi di ratifica e nel giugno 2007
decisione per nuovo trattato: non più Costituzione.
Trattato di Lisbona, firmato nel dicembre 2007, entrato in vigore
nel dicembre 2009.
Anni 2000
Trattato di Lisbona:
Modifiche di natura istituzionale (nessun riferimento forte
simbolico):
Trattato sull’Unione Europea (TUE), Trattato sul Funzionamento
dell’Unione Europea (TFUE)
Fine struttura a tre pilastri: Unione Europea unica istituzione con personalità
giuridica (prima solo la CE la aveva).
Introduzione possibilità di recesso dall’Unione (art. 50).
Rafforzamento ruolo dei Parlamenti Nazionali su alcune politiche.
Competenza esclusiva UE: unione dogale, concorrenza, politica monetaria,
risorse marine e biologiche, politica commerciale
Competenza Concorrente: agricoltura e pesca, ambiente, trasporti,
consumatori, energia, ricerca, cooperazione e aiuto umanitario.
Procedura legislativa ordinaria per direttive, regolamenti, decisioni.
Iniziativa Popolare con un milione di firme.
Cooperazioni rafforzate in tutti gli ambiti tranne dove c’è competenza
esclusiva della UE.
Anni 2000
Trattato di Lisbona:
Modifiche riguardanti gli organi dell’UE:
Parlamento europeo: 750 membri, potere in procedura ordinaria.
Consiglio europeo: sua istituzionalizzazione e creazione del presidente
del Consiglio.
Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza:
responsabile per la politica estera dell’Unione. Primo vicepresidente della
Commissione.
Consiglio dei ministri: due criteri (oltre a maggioranza dei voti) 55% dei
paesi, 62% della popolazione.
Commissione: non cambia molto. Riduzione dei commissari... 27 + 1.
Banca centrale europea: diviene Istituzione dell’Unione. Ruolo del
gruppo informale «Eurogruppo».
Anni 2000
Trattato di Lisbona:
Modifiche su politiche specifiche:
Inserimento della lotta ai cambiamenti climatici, spazio europeo della ricerca,
aiuto umanitario e cooperazione. Introduzione di sport, turismo, protezione
civile, cooperazione amministrativa (con UE in ruolo di «sostegno»).
Bilancio:
Geografico: ormai oltre 500 milioni uniti insieme.
Ambito di autorità: formalizzazione competenze «esclusiva» dell’Unione,
estensione della competenza ad altre materie.
Livello di autorità: autonomia del sovranazionale sull’intergovernativo
(Commissione e Parlamento). Altri segnali in contraddizione: formalizzazione del
Consiglio Europeo, metodo di scelta dell’Alto Rappresentanza (e sua presenza in
Commissione). In realtà, nell’applicazione concreta crescita degli aspetti
intergovernativi.
Nota conclusiva: in effetti, tentativo di recupero da parte degli Stati rispetto
ai poteri dell’Unione. In ogni caso avanzamento nelle tre dimensioni evolutive:
geografico, ambito e livello di autorità.
Non dimenticarsi che per 60 anni nessun paese europeo ha preso le armi contro
altro paese europeo, come invece era sempre successo in passato.
Il trattato di Maastricht del 1992 e la nascita dellʼUnione europea
La struttura portante dellʼodierna Unione europea è rappresentata dal
Trattato di Maastricht del 7 febbraio del 1992 ed entrato in vigore il
1°novembre 1993. Esso riunisce tutte le tre originarie Comunità europee
(CECA, CEE E CEEA) e si fonda su tre pilastri: il primo, rappresentato dalle
Comunità europee, il secondo consiste nella politica estera e di sicurezza
comune (PESC), il terzo è relativo alla giustizia e affari interni (GAI). Con
lʼentrata in vigore del Trattato di Maastricht convivono ben 4 trattati: il TUE
contenente la disciplina della PESC e della GAI; il Trattato della Comunità
Economica Europea poi ridenominata Comunità Europea; il Trattato
dellʼEuratom; il Trattato CECA.
Nel primo pilastro operano pienamente le istituzioni, i procedimenti, il
sistema delle fonti e il carattere sopranazionale proprio della Comunità. Negli
altri due pilastri prevale invece il carattere intergovernativo, nel quale
operano soprattutto gli Stati membri, rappresentati dai rispettivi governi.
Sviluppo fondamentale, con tale Trattato, è il passaggio a una moneta unica
europea, lʼEuro.
Tale trattato inoltre mostra una spiccata sensibilità per i diritti della persona
istituendo una cittadinanza europea, consistente in uno status giuridico
spettante ad ogni cittadino di uno Stato membro dellʼUnione.
Altre due innovazioni del Trattato sono: una nuova procedura di adozione
degli atti comunitari denominata ”codecisione”, la quale comporta che lʼatto
sia adottato solo se sul suo testo si registra la comune volontà sia del
Parlamento europeo che del Consiglio; lʼaccettazione di un modello di
integrazione europea non necessariamente uniforme per tutti gli Stati
membri denominato a “integrazione differenziata” o flessibile (per esempio il
Regno Unito ha scelto di rimanere fuori dallʼ accordo sulla politica sociale).
Teorie dell’integrazione europea

Lezione 21
Nozioni preliminari 1/2
Di tipo prescrittivo e di tipo esplicativo.
a) Come l’Europa «dovrebbe» essere. Tipicamente
approcci federalista e funzionalista.
b) Come l’Europa «è»: transazionisti, neofunzionalisti,
intergovernalisti, istituzionalisti, ecc.
c) Il problema sta nel capire quale è la variabile
dipendente. Cioè cosa è l’integrazione.
Ok per trasferimento di autorità da parte di più stati
nazionali ad un ente sovranazionale, il quale eserciterà
poi su di loro quella autorità

1 NOZIONI DI BASE
schema teorico di natura prescrittiva > come dovrebbe essere organizzata l'Europa o
il sistema internazionale
schema teorico esplicativo > spiegare l'integrazione come essa e in termini di
meccanismi che la fanno progredire o retrocedere.
Nozioni preliminari 2/2
Problema dell’integrazione e della disintegrazione (URSS,
Jugoslavia, ecc.). La maggior parte degli studi si è concentrata sul
primo processo (in realtà si troverebbero lungo un continuum).
Di fatto si studia solo l’Integrazione Europea, quindi non si può
parlare di vere e proprie teorie.
a. «Grand Theory» vs b. «Governance Europea»
a. Perchè prende avvio il processo di integrazione?
b.Cosa è l’Unione e come funziona effettivamente l’Unione
Europea?
Tre caratteristiche della Governance: 1. nessuna gerarchia e
interdipendenza tra decisori e attori pubblici e privati 2. policy
making differenziato a seconda dei settori. 3. ruolo dei governi
ma negoziato e contrattato con quello di altri attori
Grand Theory: prima generazione 1/3
Nel secondo dopoguerra forte spinta ideale (già presente dopo la prima guerra mondiale –
idealismo wilsoniano – per impedire il sorgere di nuove guerre)
Federalismo:
L’obiettivo è la costruzione di un ente formato da diversi attori gerarchicamente
sottoposti. Di tipo ideologico e politico (movimento federalista) e di tipo tecnico
giuridico (studiosi).
Diverse varianti: da confederazioni a stati federali.
Ideologico: quello tipico di Altiero Spinelli. Un’assemblea eletta dai cittadini europeoi guiderà e
traccerà la formazione della federazione europea.
Pragmatico: quello di Jean Monnet, la federazione si forma passo dopo passo. Gradualmente
(molto simile al neo-funzionalismo) Personalistico: va creata una società europea tramite la
crescita di
contatti tra gli individui europei.
2 LA PRIMA GENERAZIONE DELLA “GRAND THEORY”(dopoguerra)
Formule per raggiungere una pace piu duratura a livello internazionale nel dopoguerra:
FEDERALISMO(prescrittivo)>struttura politica da creare > formula per coniugare unita e
diversita
Unita: governo centrale
Diversita: serie di entita territoriali piu o meno autonome Si basa su un accordo costituzionale che
conterra la distribuzione di competenze tra governo centrale e governi degli stati membri o delle
entita sottonazionali.
M.Burgess: 3 filoni di federalismo emersi nel dopoguerra:
1 Ideologico (= federalismo democratico radicale di A.Spinelli)
Un'assemblea eletta direttamente dagli europei fungera da guida per la mobilitazione dei cittadini
e la susseguente istaurazione di una federazione europea.
=> soluzione immediata e di natura politico-istituzionale
2 Pragmatico (= federalismo pragmatico di J.Monnet)
Un processo graduale,a partire dall'economia,portera eventualmente ad una Unione Europea.
=> soluzione graduale e di natura politico-economica.
3 Filosofico-Personalistico (=federalismo personalistico integrale o proudhoniano di
Aron,Mounier e Ropes)
Fondato sul primato della persona per la creazione di una vera e propria societa europea.
C.Friedrich: federalismo dinamico e funzionale => processo evolutivo di relazioni federali.
Grand Theory: prima generazione 2/3
Funzionalismo:
Il federalismo si concentra sulla struttura, il funzionalismo sulle funzioni.
David Mitrany: la priorità non sono gli Stati o l’Ente Sovranazionale, ma gli
individui e la società.
a. Il funzionalismo ricerca lo svolgimento della funzione, il
federalismo pensa ad una struttura prima di tutto
b. Il funzionalismo non è interessato al territorio, nel senso che le funzioni si
possono svolgere «aterritorialmente», il federalismo è interessato a capire
quali territori rientrino nella «mappa» del nuovo ente.
c. Il federalismo mira a ricreare un modello statale a livello internazionale, basato
su regioni. Gli stati si trasformano in regioni dell’ente sovranazionale.
I funzionalisti predicano la nascita di uno Stato fondamentalmente nuovo, basato
sull’importanza dei tecnici, piuttosto che sui politici. I governi dovrebbero
delegare la gestione dei problemi ad «agenzie di tecnici».

FUNZIONALISMO(prescrittivo)> genere di governo totalmente nuovo,con al centro esperti e


tecnici piuttosto che politici che seguono solo la logica del potere. I governi delegano alzune
funzioni ad agenzie internazionali composte da esperti ed una volta comprovato il successo
delle prime deleghe i politici si troverebbero a dover delegare altre funzioni (ramificazione
delle funzioni) fino al punto da svuotare la politica dei suoi contenuti.
Funzione sociale da svolgere > D.Mitrany>soddisfazione dei bisogni umani e della societa.
Questa prospettiva si contrappone nettamente al federalismo politico-ideologico perche:
-per il funzionalismo la forma segue la funzione,indi per cui le strutture esistono per assolvere
determinate funzioni.Il federalismo pensa ad una struttura indipendente dalle funzioni da
svolgere
-la prospettiva federalista e incentrata sulle gerarchie territoriali,mentre per il funzionalismo i
problemi della societa non sono legati al territorio.
-il funzionalismo cerca nuovi modi di governare,viceversa il federalismo vuole ricreare il
modello statale a livello internazionale.
CRITICHE:
Realisti → pensare che i politici possano delegare tanto potere agli esperti e ingenuo
Neofunzionalisti → non e possibile disfarsi cosi facilmente della politica
Grand Theory: prima generazione 3/3
Teoria della comunità di sicurezza e transazionismo:
Karl W. Deutsch (1957) descrive la formazione di comunità di sicurezza
all’interno delle quali le controversie sono risolte in modo pacifico.
Sostanzialmente sono «un gruppo di popolo che si è integrato». Non è
obbligatorio smantellare gli Stati. Ciò avviene solo per le comunità di
sicurezza amalgamate; nelle comunità pluralistiche gli stati mantengono
la propria integrità territoriale.
Le condizioni per svilupparsi sono: a. Compatibilità tra valori
fondamentali, b. Presenza di un «senso di noi, fiducia e
considerazione» tra i diversi popoli (mutua responsività).
Queste condizioni sono facilitate dalla presenza di «transazioni»
(commerciali, turistiche, comunicative, ecc.), da qui il nome di
«transazionismo»

TEORIA DELLE COMUNITA' DI SICUREZZA E TRANSAZIONISMO> teoria sulla


formazione delle comunita di sicurezza,dove vige la risoluzione pacifica delle dispute.
K.W.Deutsch: per il mantenimento della pace non prevede la necessita di smantellare gli stati
che ne fanno parte e creare un nuovo stato (comunita di sicurezza amalgama dove gli stati
perdono la loro integrita territoriale),ma la pace puo essere raggiunta e mantenuta anche
attraverso comunita di sicurezza pluralistiche,nelle quali gli stati mantengono la loro integrita
nazionale a condizione che vi sia una compatibilita di valori fondamentali tra i popoli e che vi sia
un senso di fiducia e di considerazione.
Neofunzionalismo:
«Grand Theory», seconda generazione
A differenza dei funzionalisti, contano le caratteristiche dei governanti (Haas 1958). L’integrazione è
autoespansiva. Meccanismo dello spill-over: Per attuare pienamente una politica in un settore sarà
necessario influenzare anche un altro settore ad esso attiguo. Massima applicazione nella low
politics, rispetto alla high politics.
Per Schmitter (1971):
Spill over: aumentano ambito e livello di autorità
Spill around: aumenta ambito, ma non il livello di autorità Buildup:
Aumenta il livello, ma l’ambito rimane costante
Retrenchment: aumenta il livello, ma le istituzioni lasciano alcune aree Muddle
about: diminuisce il livello di autorità, ma non il suo ambito Encapsulation:
situazione di stallo, senza crescite né decrescite
Intergovernalismo:
La crisi della «sedia vuota» del 1965 segnò una crisi nel processo di integrazione. Fu
dovuta all’attività degli Stati (la Francia).
Il meccanismo guida dell’integrazione non sarà lo spill-over bensì il negoziato. Gli Stati
sono gli attori dominanti. Cooperazione vs integrazione.
NEOFUNZIONALISMO ( E.Haas,L.Lindberg,P.Schmitter)>diverge dal funzionalismo per due
motivi:
1) I neofunzionalisti vedono l'integrazione come un processo politico in cui gli attori non sono
motivati da ideali ma da interessi specifici.
2) Ottica pluralista: esiste una pluralita di elite in concorrenza tra loro per influenzare le
decisioni politiche del nuovo centro di potere.
L'integrazione e vista essenzialmente come autoespansiva ( → prende dal processo di
ramificazione) sotto il meccanismo dello SPILL OVER: gli stati delegano a un organismo
sovranazionale super partes il potere di sviluppare una politica comune in quel settore,nonche di
vigilare sulla sua attuazione. Tale politica poduce da un lato effetti previsti e dall'altro effetti
inattesi che richiedono un ulteriore intervento(unintended consequences). Per attuare pienamente
una politica in un settore si rendera necessaria una politica in un settore ad esso collegato,e questo
tendera a presentarsi a livello di low politics (economia e mercati) piuttosto che a livello di high
politics (politica estera e difesa).
INTERGOVERNALISMO>nasce dalla critica realista di S.Hoffmann che
riconosce I cambiamenti che si stavano producendo in Europa ma mette in
risalto la permanenza della centralita dello stato nazione,del peso degli
interessi nazionali.del prevalere della divergenza sulla convergenza e della
logica della diversita sulla logica dell'integrazione. Da questo ne consegue che
lo spill over potra avvenure solo nell'abito della low politics e consistera in
un'operazione fiduciaria.
La differenza tra neofunzionalismo e intergovernalismo sta:
1 negli ATTORI,che per gli intergovernalisti sono esclusivamente I governi
nazionali
2 nei MECCANISMI del processo di integrazione, dove gli stati membri
mantengono saldamente il controllo del processo di spill over (a differenza dei
neofunzionalisti → spill over → unintended consequences).

DALLA GRAND THEORY AL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA POLITICO


COMUNITARIO.
Tra gli anni settanta e ottanta la ricerca accademica,allontanandosi dai grandi quesiti si
concentro
sul funzionamento delle comunita e sul loro prodotto: le politiche
Gli studi sulla Governance Europea 1/4
Il superamento della crisi degli anni 60 e 70 ha spinto di studiosi a concentrarsi più
sulle caratteristiche della comunità Europea piuttosto che sui motivi dell’integrazione.
L’oggetto di studio è diventato la governance dell’Unione. Con alcune caratteristiche:
1. Ipotesi non generalizzabili perché limitate al solo caso europeo
2. Non si può parlare di nuove teorie, ma di revisioni delle precedenti macroteorie,
concettualizzazioni sulla natura della CEE/UE, microteorie su aspetti specifici,
approcci analitici allo studio della UE.
3. Distinzioni tra i diversi approcci poco chiare.
Milward (1984) e l’approccio storico-economico: l’integrazione europea rappresenta non la
fine, ma la salvezza degli stati Europei che di fronte ad un maggiore interdipendenza economica
e a sistemi di welfare sempre più costosi hanno scelto di mettere programmi in comune.

5 LA SVOLTA VERSO GLI STUDI SULLA GOVERNANCE EUROPEA.


Approcci teorici elaborati dagli anni ottanta in poi:
-Critica storico-economica al neofunzionalismo (A.Milward),in positivo vede nell'integrazione
europea non la fine ma il salvataggio degli stati europei,che di fronte alla crescente
interdipendenza economica attuano specifici programmi in comune.
Gli studi sulla Governance Europea 2/4
Moravcsik (1991) e l’intergovernalismo liberale.
Il modello, di provenienza internazionalista e sostanzialmente realista, indica:
a. L’integrazione come frutto della negoziazione tra governi,
b. Gli stati più forti «comprano» il consenso degli stati più deboli
c.La sovranità viene protetta: potere di veto agli Stati Tre fasi:
1. Formazione delle preferenze nazionali (aspetto liberale) possono variare.
2. Negoziazione tra governi
3. Scelta istituzionale: formazione dei meccanismi per garantire gli accordi

- L'intergovernalismo liberale (A. Moravcsik) > basato su 3 principi:


1) intergovernalismo > integrazione = negoziati degli stati membri
2) negoziati al minimo comune denominatore > gli stati membri piu forti faranno convergere il
negoziato verso un risultato accettabile a tutti
3) protezione della sovranita > I membri cercheranno di non cedere la propria sovranita
Individuale la logica dell'integrazione viene perfezionata
-vengono definite le preferenze nazionali
-gli stati si assicurano una vantaggiosa distribuzione dei vantaggi della cooperazione con gli altri
stati (negoziazione intergovernativa)
-vengono stabiliti dei meccanismi per garantire che gli accordi raggiunti siano rispettati
delegando la vigilanza ad una entita super partes.
Gli studi sulla Governance Europea 3/4
Majone (1996) e l’Unione Europea come stato regolatore: il compito principale della
UE è regolare, anche perché il costo della regolazione ricade sul regolato. Affidabilità della
Commissione maggiore di quella degli Stati. Commissione vista anche come superiore.
Scharpf (1988) e legittimazione limitata: l’Unione ottiene consenso per la capacità di
ridurre vincoli (barriere commerciali) ma non in politiche
«in positivo». Ottiene consenso e legittimità per l’output, non per l’input dal popolo (voto).
Sandholtz e Stone Sweet (1997) e la governance sovranazionale: tutte le politiche
della UE si trovano su un continuum intergovernativo-sovrnazionale.
Marks e Hooghe (1993) e la multilevel governance: gli organi sovranazionali, nazionali e
regionali agiscono in reticoli (policy networks) che cambiano a seconda dell’area. Ripreso da
Peterson (2004) che dichiara che la UE funziona in modo disaggregato, non gerarchico,
premiando gli esperti, tramite il lavoro dei comitati, che agiscono «prima» della proposta
legislativa definitiva.

-L'Unione come stato regolatore(G.Majone)> 3 motivi:


1) il bilancio dell'Unione e molto limitato se paragonato a quello dei governi nazionali
2) nell'opera di regolazione,l'affidabilita della Commissione e maggiore di quella dei governi
nazionali
3) I governi nazionali stessi,incerti sulla onesta delle loro controparti con riguardo al rispetto
delle regole comuni vedono nella Commissione un delegato al di sopra delle parti.
-Trappole decisionali e legittimazione limitata( F.Scharpf)> all'interno delle attivita
regolative,l'Unione ha sufficienti poteri solo nel filone dell'apertura dei mercati alla concorrenza e
dell'eliminazione delle barriere commerciali (integrazione negativa) e non nel filone della
correzione dei fallimenti di mercato ( integazione positiva). Questo perche le misure sociali, in cui
I trattati europei sono ancora deboli, le decisioni dipenderanno dall'accordo tra stati membri, che
sara difficile s enon impossibile a causa delle trappole decisionali,visto che in certi settori I paesi
europei perseguono modelli diversi.
-Governance sovranazionale (W.Sandboltz e A.Stone Sweet)> il processo integrativo in
Europa si colloca all'interno di un continuum che va' dall'idealtipo intergovernamentale a quello
sovrananzionale. Le varie politiche dell'UE si posizionano in punti differenti del continuum
percio non e possibile individuare dove si trovi esattamente la governance ma occorre spiegare
cosa fa progredire una politica dall'estremo intergovernativo verso quello sovranazionale;questo
movimento avviene su 3 dimensioni:
• sulle regole,limiti formali o informali ai comportamenti
• sulle organizzazioni,ovvero sulle strutture che producono,eseguono e interpretano le regole
• sulla societa transnazionale,ovvero sugli attori non istituzionali che operano scambi
transnazionali di natura sociale,economica e politica e che influenzano le decisioni a livello
europeo
-Multilevel Governance(G.Marks e L.Hooghe)> Marks descrive l'UE come un sistema di
governance multilivello nel quale gli organi sovranazionali,i governi nazionali e quelli regionali
e locali interagiscono fra loro in reticoli (policy networks);la multilevel governance (MLG) si
caratterizza per l'esistenza di competenze sovrapposte tra I vari livelli e l'interazione tra gli
attori attraverso I vari livelli. Gli stati membri non sono il collegamento esclusivo tra politica
interna e
negoziati intergovernativi.

-Policy Networks (J.Peterson)>gruppo di attori,ciascuno dei quali ha un interesse o una posta


in gioco in un determinato settore, e la capacità di determinare il successo o il fallimento di
una politica. Secondo Peterson alcune caratteristiche dell'UE giustificano l'analisi delle reti:
1) l'UE funziona in modo disaggregato → attori e regole variano a seconda del settore
2) l'UE non funziona in modo gerarchico
3) la natura tecnica delle attività dell'UE premia gli esperti, I quali vanno a costituire un gruppo
a se' stante nel processo decisionale
4) un complesso labirinto di comitati conferisce forma alle politiche già prima che passino agli
organi decisionali
Peterson fa riferimento al modello di Rhodes,secondo cui 3 variabili determinano il tipo di
rete:
1)stabilità della membership
2)isolamento della rete da attori esterni
3)dipendenza di ogni membro della rete dalle risorse degli altri membri
-Il nuovo istituzionalismo:un paniere di approcci>anni ottanta> March e Olsen > insieme di
pratiche e regole relativamente stabili che definiscono il comportamento appropriato per
gruppi di attori specifici in situazioni specifiche
Il nuovo istituzionalismo
Della scelta razionale
Gli studi sulla Governance Europea 4/4
Gli attori politici scelgono comportamenti strategici all’interno dei vincoli offerti dalle
istituzioni per raggiungere i propri obiettivi. «Calcolano» costi e benefici.
Istituzionalismo storico:
Le preferenze degli attori sono variabili dipendenti, le istituzioni sono le variabili
indipendenti. Gli attori compiono le loro scelte e continuano su quella strada (Path
dependency). Gli effetti degli incentivi forniti dalle istituzioni si vedono nel lungo periodo.
Istituzionalismo sociologico: le istituzioni non forniscono solo le regole ma anche le categorie e i
modelli interpretativi agli attori.
Costruttivismo: altro approccio per lo studio dell’integrazione europea. Bartolini (2005) e la
«sesta fase»: dopo creazione dello Stato, sviluppo del capitalismo, formazione delle nazioni,
democratizzazione e welfare state,
la rimozione dei confini è la sesta fase. L’abolizione delle barriere senza essere passata
dall’integrazione di welfare e democrazia espone il processo a gravi rischi.

Hall e Taylor distinguono 3 tipi di nuovo istituzionalismo:


-ISTITUZIONALISMO DELLA SCELTA RAZIONALE:adotta alcuni assunti fondamentali
dell'intergovernativismo e considera:
> le istituzioni come regole che condizionano il comportamento degli attori
>le preferenze degli attori,che adottano un comportamento strategico per raggiungere I propri
obiettivi
=> entrambe sono variabili indipendenti in grado di influenzare l'andamento delle politiche.
L'applicazione di questo modello e stata inizialmente compiuta nell'analisi dei grandi trattati in
termini di redistribuzione dei poteri tra organi dell'Unione Europea.
-ISTITUZIONALISMO STORICO> le istituzioni influenzano gli obiettivi degli attori e hanno
degli effetti sulle scelte degli attori nel corso del tempo; le scelte istituzionali compiute da attori
politici nel passato permangono nel tempo anche nel contesto di cambiamenti politici,
condizionando le scelte future.
-ISTITUZIONALISMO SOCIOLOGICO > le preferenze e le identita degli attori sono variabili
dipendenti che emanano delle interazioni sociali
-COSTRUTTIVISMO SOCIALE > la societa e un costrutto degli individui, ma a sua volta
plasma la loro identita
UNA PROSPETTIVA DIVERSA.L'INTEGRAZIONE COME SESTA FASE EVOLUTIVA DEL
SISTEMA EUROPEO DI STATI.
Stefano Bartolini inquadra il processo d'integrazione europea come fenomeno di evoluzione del
continente europeo. Dopo le cinque fasi storiche dell'Europa (la creazione dello stato, lo sviluppo
del capitalismo, la formazione delle nazioni, la democraticizzazione e la formazione del welfare
state) l'itegrazione rappresenta la sesta fase.
Capitolo 3. Istituzioni e Attori
Le istituzioni
Il quadro generale
Nel tempo esistenza e funzioni delle diverse istituzioni sono
cambiate, a causa di riforme dei trattati e di implementazioni
concrete degli stessi (Atto Unico Europeo, Maastricht,
Amsterdam, Nizza, Lisbona).
Analisi dell’Unione tenendo conto delle funzioni tipiche degli
stati moderni: esecutiva, rappresentativa, di controllo
(giudiziaria).
Esecutiva: Consiglio Europeo, Commissione, *Consiglio
dell’Unione Europea
Rappresentativa: Parlamento
Di controllo: Corte di Giustizia, Corte dei Conti, Banca
centrale

1 IL QUADRO ISTITUZIONALE
Il quadro istituzionale e simile a quello degli stati membri.
Il sistema funziona mediante procedure di formulazione delle decisioni collettive che le
istituzioni devono osservare interagendo fra loro e con gli attori del sistema.
Struttura:
Le istituzioni esecutive e di «guida» 1
-ISTITUZIONI DI GUIDA ED ESECUTIVE: sono dotate dei poteri necessari ad esercitare le
funzioni di decisione politica,produzione legislativa ed esecuzione amministrativa.
Consiglio Europeo
Definisce le linee generali dell’Unione, indica le soluzioni ai problemi più importanti
dell’Unione (poi trasformati in proposte di atti legislativi dalla Commissione), indice
i processi di allargamento e di riforma, nomina cariche come Pres.
Commissione, Alto Rappresentante PESC, Pres. BCE.
Dopo Lisbona ha progressivamente staccato la sua struttura amministrativa da
quella del Consiglio dei Ministri.
Nacque dai vertici informali tra anni 60 e 70.
Composto da capi di Stato e di Governo (casi Francia e Finlandia). Prende le decisioni
per Consenso. Ha un presidente eletto per 2 anni e mezzo.
Si riunisce due volte per semestre più casi eccezionali.
Consiglio Europeo>esplica la piu alta funzione di guida perche definisce le linee generali della
politica dell'Unione; tramite il consiglio europeo I governi scelgono coloro che ricoprono
cariche importanti dell'Unione. E' composto da:
• Presidente
• Capi di governo degli stati membri
• Presidente della Commissione

Dopo essersi incontrati numerose volte in vertici dal 1961 al 1974, I capi di governo dei paesi
membri decisero di dare alle loro riunioni la forma di Consiglio europeo che e stata riconosciuta
giuridicamente prima dell'Atto unico europeo e poi dall'art.4 del Trattato di Unione Europe di
Maastricht. Alla fine delle riunioni del Consiglio europeo e emesso un documento, che porta il
nome di Conclusioni della Presidenza, approvato per consenso dai partecipanti e presentato al
Parlamento europeo. In questo documento sono contenute le linee-guida delle politiche
dell'Unione che saranno tradotte in proposte legislative della Commissione oppure in azioni e
programmi gestiti dalla stessa Commissione o dal Consiglio per quanto attiene la politica estera
e di difesa e la politica della giustizia e degli affari interni.
Il Consiglio e composto da un rappresentante di ogni stato membro. Nella Composizione detta
Consiglio affari generali, riunisce normalmente I ministri degli Affari esteri e si occupa di
questioni di politica generale. In tutti gli altri casi, riunisce I ministri competenti nella materia in
discussione.
Struttura Amministrativa: si e sviluppata nel corso degli anni; originariamente il suo
ruolo non richiedeva una grossa organizzazione. Al vertice dell'amministrazione e il
segretario generale, anche se il ruolo primario e svolto dal Comitato dei
rappresentanti permanenti (COREPER) che e composto dagli alti funzionari che
rappresentano I governi e dirigono gli uffici degli esperti all'interno
dell'amministrazione; inoltre esistono altri comitati permanenti di funzioni statali
(Comitato speciale per l'agricoltura, Comitato per la politica commerciale, ecc...).
Formulazione delle strategie politiche: sono formalmente emesse dal Consiglio. La
formulazione delle linee-guida e delle strategie politiche inizia con la raccolta di
informazioni e la formulazione di una posizione della Commissione che ha gia
consultato il Consiglio; a questa fa seguito la
richiesta del Consiglio alla Commissione di approfondire la conoscenza degli aspetti
della politica comune e di avviare azioni di portata ridotta.
Commissione: Promuove, conduce e sorveglia l'esecuzione del progetto di
integrazione europea, agendo nell'interesse generale (con l'esclusione della politica
estera e della politica interna);per questo scopo e dotata del potere di iniziativa
legislativa e di poteri di esecuzione, gestione e controllo delle politiche comuni.
Composizione: un presidente e 27 membri(uno per ogni stato membro) che durano
in carica cinque anni. Ogni commissario e responsabile di un portafoglio che
comprende alcuni settori.
Presidente: la sua posizione e stata consolidata dai trattati di riforma che hanno
posto fine alla condizione di primo tra I pari e gli hanno conferito una posizione
formale di leadership. Per espletare le loro funzioni il presidente e I commissari si
avvalgono dell'amministrazione della Commissione, che e organizzata in direzioni
generali per le politiche comuni e le relazioni esterne, e in servizi generali e servizi
interni che si occupano di questioni
amministrative, organizzative, informazione e analisi.
Esecuzione e Gestione delle politiche comunitarie: emana la legislazione di
esecuzione degli atti legislativi, che poi viene affidata all'amministrazione degli stati
membri.
Justus Lipsius Building (till 2017)
Europa Building (since 2017)
Donald Tusk (2014-2019)
Charles Michel
(since 1° of December 2019)
Le istituzioni esecutive e di «guida» 2
-ISTITUZIONI E COMITATI DI RAPPRESENTANZA:sono dotate di poteri con I quali possono
difendere gli interessi dei soggetti da esse rappresentati esplicando funzioni legislative,di
comunicazione e di controllo politico.

Commissione europea 1/2


È designata a promuovere, condurre e sorvegliare il processo di
integrazione agendo nell’interesse generale, con esclusione della politica
estera e di sicurezza comune.
Ha potere quasi esclusivo di iniziativa legislativa.
Composizione e designazione. É composta da 26 Commissari più Alto
Rappresentante.
Ogni commissario, scelto dal governo nazionale, è responsabile per un
portafoglio (simile a ministero o ad una «funzione»).
Il Presidente della Commissione è designato dal Consiglio Europeo e votato dal
Parlamento a maggioranza assoluta. A quel punto il Presidente assegna i
dicasteri alle personalità proposte dai governi nazionali. I commissari incaricati
vengono «auditi» dalle commissioni del Parlamento responsabili e poi la
Commissione viene votata nel suo complesso.
Le istituzioni esecutive e di «guida» 3
Commissione 2/2
Il Parlamento ha il potere di «censurare» la Commissione (mai
successo ma qualcosa di simile avvenne nel 1999 con Commissione
Santer).
Il Presidente attualmente non è più primus inter pares tra commissari ma
ha potere di orientamento politico. Molto dipende anche dalla
personalità del Presidente (forti Hallstein e Delors).
La Commissione ha circa 23.000 dipendenti. É l’istituzione più grande da
quel punto di vista. É amministrativamente divisa in direzioni generali.
La Commissione viene interpretata come il «guardiano dei trattati», ha il
potere di denunciare alla Corte di giustizia i governi inadempienti delle
normative comunitarie.
La Commissione rappresenta l’Unione all’esterno, conducendo trattative
commerciali, gestendo i negoziati di adesione di nuovi membri (e quelli di
«abbandono» come la Brexit), gestisce accordi internazionali di natura
commerciale e tecnica. (Non hard power per la Commissione: compito del
Consiglio).

Composizione e Organizzazione: Presidente e 750 deputati; vengono garantiti ad ogni stati


almeno 6 seggi e non si possono attribuire piu di 96 seggi. Il parlamento corrisponde a quello
dei parlamenti democratici. Ogni due anni e mezzo il Parlamento nomina il suo presidente che
organizza e dirige I lavori parlamentari.
Poteri:
• Legislativo
• Valutazione politica: si esplica verso la Commissione e il Consiglio mediante
interrogazioni scritte e orali; il Parlamento pero e privo di corrispettivi strumenti di
controllo sulla risposta data dal Consiglio e dalla Commissione. A fronte di questa
carenza dispone del potere di promuovere ricorsi di fronte alla Corte di Giustizia
contro le altre istituzioni per giudizi di illegittimita di atti emanati e per giudizi in
carenza di atti dovuti.
• Bilancio: è esercitato con l'approvazione del bilancio annualle della Comunità,con il
controllo e la votazione sull'esecuzione del bilancio e la successiva firma sul bilancio
da parte del presidente. Il parlamento esercita un controllo sull'operato della
Commissione in campo finanziario,concedendo alla Commissione il discarico delle
responsabilità nell'esecuzione del bilancio dell'anno precedente(?).

• Difesa degli interessi dei cittadini anche di fronte alle altre istituzioni. Viene
esercitato attraverso:
-la nomina di un MEDIATORE,che riceve e decide sulle querele dei cittadini relative al
malfunzionamento delle istituzioni e degli altri organi comunitari (ecc.corte di
giustizia e corte dei conti)
-COMMISSIONE PER LE PETIZIONI, riceve ed esamina le querele dei cittadini che si
ritengono colpiti nei loro interessi da una delle materie di competenza comunitaria.
Elezioni europee>valore secondario(che si ripercuote sulla partecipazione degli
elettori che e complessivamente bassa):
➢ Nell'Unione: giocano fattori come la scarsa informazione degli elettori sulla posta
in gioco,la distanza percepita dai cittadini tra il quadro politico comunitario e I loro
interessi primari, la differenza tra la competizione elettorale europea e quella
nazionale per la mancanza di effetti della prima sull'esecutivo,anche se si eleggono
rappresentanti e non governanti.
➢ Negli stati membri: le elezioni sono tenute in conto dai partiti e dai mezzi di
comunicazione solo quando I risultati possono avere conseguenze sui rapporti tra I
partiti di maggioranza e I partiti di opposizione nei parlamenti nazionali;sono assunte
inoltre come occasione di sanzione dei partiti di governo.
I candidati eletti formano gruppi politici del Parlamento europeo. Questi raggruppamenti
hanno orgine nell'ideologia e nei programmi dei partiti e delle liste che hanno concorso alle
elezioni.
Vengono formati anche gruppi minori per approfittare degli incentivi contenuti nel
Regolamento parlamentare che incentiva la formazione di gruppi come condizione necessaria
al buon funzionamento dell'istituzione. I requisiti per la costituzione di un gruppo sono il
numero minimo di 25 membri e la provenienza di questi da almeno . degli stati membri. Il
Parlamento finanziera I gruppi dal bilancio per il loro funzionamento e valutera se il gruppo sia
costituito in conformita al Regolamento solo in caso di contestazioni.

Tutti questi poteri sono cresciuti nel tempo, soprattutto da quando I membri(che erano
delegati dai parlamenti statali fino al 1979)sono eletti dai cittadini.
Comitato Economico e Sociale:raccoglie 3 gruppi:
1. rappresentanti dei produttori
2. rappresentanti dei dipendenti e lavoratori
3. rappresentanti di attivita diverse (agricoltura, artigianato, piccola e media impresa, libere
professioni, consumatori)
E' composto da 344 membri che restano in carica 4 anni e possono essere rinnovati.
La loro funzione e di rappresentanza degli interessi della loro categoria.
Il comitato partecipa al processo di formazione di quelle politiche per le quali il Parlamento, il
Consiglio o la Commissione sono obbligati dai trattati a consultarlo. La consultazione del
Comitato, pero, non si traduce in inluenza concreta, sia per I tempi che per le priorita.
Comitato delle Regioni: rappresenta I governi degli enti territoriali substatali.
E' composto da 344 membri che rappresentano organi regionali e locali ma devono agire
nell'interesse generale. Gli stati federali (Austria,Belgio,Germania,Spagna) inviano soprattutto
rappresentati degli stati federati e delle comunita nazionali ed autonome. Quelli di stati
unitari invece inviano rappresentanti di comuni ed altre comunita locali.
Il Comitato e stato creato nel 1992 in considerazione del rilievo assunto dai livelli substatali di
governo in alcuni paesi membri e sotto la pressione di un movimento di opinione favorevole
all'affermazione di un'Europa delle regioni accanto all'Europa degli altri stati. Queste
aspettative, pero si sono ridimensionate negli anni successivi di fronte a foti resistenze
contrarie. Il Parlamento si e opposto, vedendo nel Comitato una diminuzione del suo ruolo di
rappresentanza politica territoriale oltre che un'evidente complicazione del quadro
istituzionale.
Berlaymont building
News for the 2014 European Elections:
The “Spitzenkandidaten”

Jean Claude Juncker

Martin Schulz

Guy Verhofstadt
News for the 2014 European Elections:
The “Spitzenkandidaten”

Ska Keller / José Bové

Alexis Tsipras
Jean-Claude Juncker
Presidente 2014-2019
2019 EP
elections:
ancora gli
spitzenkan
didaten
New Appointed President
Since 1st of December 2019
-ISTITUZIONI DI CONTROLLO LEGALE E DI BILANCIO: hanno la funzione di tutelare I
soggetti del sistema mediante poteri di esame degli atti formali e delle attività delle altre
istituzioni e degli stati membri e mediante poteri di sanzione possono essere esercitati nel caso
di violazione dei principi e delle regole stabilite.

Corte di Giustizia: E' composta da 27 giudici e 8 avvocati generali che rimangono in carica sei
anni, scelti dai governi tra giuristi ed esperti.
Gli è riconosciuto un ruolo decisivo all'interno dell'Unione:
• è artefice della costituzionalizzazione dei trattati
• ha sempre difeso il primato e l'applicabilità diretta del diritto dell'Unione
• controlla che gli atti delle istituzioni dell'Unione europea e dei governi membri siano
conformi ai trattati
• si pronuncia in via giurisdizionale sulle controversie riguardanti l'interpretazione e la
validità delle disposizioni del diritto dell'Unione
• Inoltre I giudici nazionali posso chiedere alla Corte l'interpretazione corretta delle norme
comunitarrie da applicare nei casi posti di fronte a tribunali internazionali

Corte dei Conti: E' composta da 27 giudici che rimangono In carica per 6 anni.
Garantisce la buona gestione delle risorse finanziarie dell'Unione controllando la legalità e la
regolarità delle entrate e delle uscite di bilancio. I giudici controllano I documenti ufficiali e negli
uffici delle istituzioni e degli stati membri che gestiscono le entrate e le spese dei fondi
comunitari.

-ISTITUZIONI E AGENZIE DI REGOLAZIONE E OPERATIVE: esplicano compiti importanti in


tutte le società avanzate nelle quali è necessario regolamentare,gestire e monitorare settori
complessi applicando conoscenze scientifiche e tecniche. Le competenze dell'Unione nelle
politiche regolative sono diventate col passare del tempo più ampie delle sue competenze e
delle sue risorse nelle politiche distributive.

CONTINUA..
Banca Centrale Europea (BCE): ha il compito di governare la politica monetaria del 16 paesi
dell'area dell'euro che partecipano all'Unione Economico-Monetaria (UEM).
Organi:dirigono il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC)composto dalla BCE e dalle
banche centrali nazionali:
• Consiglio direttivo>composto dai governatori delle banche centrali dei paesi dell'UEM
• Comitato esecutivo>composto dal presidente,dal vicepresidente e da altri 4 membri
nominati dai governi degli stessi paesi sentito il Parlamento europeo

Presidente: agisce come organo tecnico non vincolato dalle strategie di politica economica e
finanziaria dei governi nè dalle politiche economiche e settoriali dell'Unione. Il suo mandato è di
otto anni e può interrompersi solo per decisione della Corte di giustizia.
Banca Europea per gli investimenti (BEI): contribuisce mediante capitali raccolti nel mercato
finanziario sio allo sviluppo e alla coesione economica e sociale degli stati mebri finanziando
progetti interni,sia alla politica di cooperazione e aiuto allo sviluppo dell'Unione finanziando
progetti internazionali.
Agenzie(Agenzie comunitarie, agenzie per la politica estera e la sicurezza, agenzie per la
cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale, agenzie esecutive, agenzie di EURATOM):
sono create con atti di diritto secondario che attribuiscono loro poteri inferiori a quelli che
hanno le agenzie statali. Tutte le agenzie comunque hanno personalità giuridica, autonomia
gestionale e finanziaria e un proprio organico di personale. Sono dirette da un direttore o
presidente e da un consiglio di amministrazione o altro organo collegale. La Commissione è
l'istituzione dell'Unione che maggiormente interagisce con le agenzie per compiere le sue
funzioni di iniziativa ed esecuzione legislativa.

Possono dividersi in due categorie:


• agenzie con mandato regolativo: a loro volta si distinguono in:
-agenzie responsabili di regole necessarie al funzionamento del mercato interno agenzie
responsabili della raccolta e della diffusione di informazioni rivolte al
monitoraggio e alla gestione di un settore.
• agenzie con mandato operativo che si distinguono in:
-agenzie responsabili della promozione del dialogo sociale
-agenzie amministrative responsabili del funzionamento di alcuni servizi pubblici della
Comunita.
EUROPOL: ha il mandato di gestire e sviluppare la cooperazione di polizia tra gli stati membri
nell'ambito della prevenzione e della lotta contro le principali forme di criminalita organizzata.
EUTROJUST: coordina il lavoro dei giudici inquirenti dei paesi membri nei casi piu gravi di
criminalita transnazionale.
Agenzia Europea per la difesa: ha il compito di sviluppare il coordinamento e l'integrazione delle
industrie militari dei paesi membri.
Le istituzioni esecutive e di «guida» 4
Consiglio dell’Unione Europea / Consiglio dei Ministri
Il Consiglio ha un ruolo esecutivo nella politica estera e la giustizia e
affari interni dell’Unione. Può chiedere alla Commissione di
proporre legislazione su tematiche di minore importanza.
Per lungo tempo ha fornito la struttura amministrativa al Consiglio
Europeo.
Ha un ruolo importante nella procedura legislativa. Per questo
viene interpretato come «Seconda Camera» del sistema legislativo
europeo. Garantisce un ruolo per la sovranità degli Stati membri.
É composto dai ministri competenti per la materia trattata: ad
esempio, Agrifish, Ecofin, Eurogruppo, ecc...
Presidenza a turnazione ogni 6 mesi («Semestri europei»).
Coreper, comitato di rappresentanti permanenti degli Stati: è
composto da alti funzionari che garantiscono la continuità dei lavori del
Consiglio.
Consiglio dell’Unione Europea
Istituzioni e comitati di rappresentanza 1
Parlamento Europeo 1/2
Poteri: legislativo, di valutazione politica e sul bilancio.
Legislativo tramite procedura ordinaria (approvazione di direttive,
regolamenti, decisioni).
Potere di valutazione politica con interrogazioni (scritte e orali),
risoluzioni, raccomandazioni, commissioni di inchiesta.
Controllo politico: investitura e censura della Commissione.
Politica estera: obbligo di consultazione e, limitata, influenza tramite
l’approvazione del bilancio.
Bilancio: approvazione del bilancio annuale dell’Unione su proposta
della Commissione. Il bilancio è firmato dal presidente del Parlamento.
Istituzioni e comitati di rappresentanza 2
Parlamento Europeo 2/2
Suddivisioni: Gruppi Parlamentari, Commissioni (permanenti o
d’inchiesta), Delegazioni.
Dal 1979 elettivo con elezioni ogni 5 anni. Diversi sistemi elettorali,
tutti proporzionali (grandezza circoscrizioni, voto di preferenza, soglia di
sbarramento, obbligatorietà del voto - Calossi 2017).
Second Order elections: «eleggono rappresentanti, non
governanti» (Massari 2005). Funzionano come midterm elections
(successo di partiti piccoli, di opposizione, euroscettici, one-issue).
Scarsa partecipazione al voto (in media inferiore al 50%).
Per costituire gruppo: 25 MEP da 7 paesi, su affinità ideologica. Il PE
controlla l’affinità solo su richiesta: non in modo preventivo.
Antonio Tajani
EP President uscente (fino 2019)
David Sassoli
EP President dal 2019
Brussels’ Site

Strasbourg’s Site
Istituzioni e comitati di rappresentanza 3
Comitato Economico e Sociale:
344 membri che rappresentano a. Datori di lavoro b. Dipendenti e c.
Autonomi. Scarsi poteri. Sono scelti dai governi e nominati dal
Consiglio dei Ministri. Parere obbligatorio richiesto da Consiglio e/o
Commissione su temi come agricoltura, ambiente, coesione
economica e sociale, ricerca. I pareri possono essere anche volontari.
Comitato delle Regioni:
344 membri rappresentanti degli organi subnazionali degli SM, scelti
per 4 anni. I paesi federali inviano rappresentanti dell’ente federale, gli
stati unitari anche quelli degli enti locali (province e città/comuni).
Natura consultiva obbligatoria su politica regionale, ambiente,
istruzine, trasporti e rapporti transfrontalieri. Creato nel 1992 nel
massimo dell’Idea dell’ «Europa delle Regioni». Opposizione di SM e
Parlamento ad un rafforzamento del Comitato.
Istituzioni di controllo e di bilancio
Corte di Giustizia
E’ composta da 27 giudici nominati dai governi nazionali, che NON
rappresentano gli interessi dello stato di provenienza ma dell’Unione
in generale.
Tutela la corretta applicazione dell’ordinamento giuridico dell’Unione.
Vigila sullo scarto tra il contenuto dei trattati e la legislazione vigente
negli SM. Valuta anche le controversie tra le istituzioni UE. Ha
affermato il principio che i giudici nazionali devono sempre
interpretare le norme nazionali conformemente a quelle dell’Unione.
Corte dei Conti
27 giudici che valutano la regolarità (e l’efficacia economica) delle
entrate e delle uscite in bilancio dell’Unione. Controllano anche la
regolarità della gestione dei fondi comunitari utilizzati dagli SM.
Istituzioni e organi regolativi e operativi
La Banca centrale Europea
Governa la politica monetaria all’interno dell’Eurozona (stabilità dei
prezzi, custodia delle riserve ufficiali, amministrazione della massa
monetaria, funzionamento dei sistemi di pagamento). Agisce come
organo tecnico indipendente dai Governi (Pellegrini 2003). Il presidente è
eletto per 8 anni e non può essere dimesso (se non per ragioni
disciplinari/giuridiche). Il Consiglio Direttivo racchiude i rappresentanti
delle BC nazionali.
Banca Europea per gli Investimenti (BEI): reperisce sul mercato
finanziario privato le risorse per progetti comuni. Emissione di bond.
Agenzie regolative: Ufficio armonizzazione mercato interno, ufficio
brevetti, agenzia del farmaco, centro monitoraggio su droghe e
dipendenze.
Agenzie operative: Centro per lo sviluppo della formazione
professionale, Agenzia per la sicurezza e la salute sul lavoro. EUROPOL,
EUROJUST, Agenzia Europea di Difesa.
Capitolo 3. Istituzioni e Attori
Gli Attori
IL SISTEMA PARTITICO
I partiti politici hanno un ruolo importante nel sistema politico europeo.
A livello europeo, il problema è del coordinamento tra i diversi partiti, perché ci sono oltre 160 partiti
nazionali presenti nel perimetro europeo.
Questioni importanti della contrapposizione partitica: destra/sinistra, ma anche
europeismo/antieuropeismo.
Due attori politici fondamentali nell’Unione Europea:
1. Gruppi Parlamentari (EPGs)  Dentro le istituzioni;
2. Partiti Politici Europei (EuPPs)  Fuori dalle istituzioni.
Negli ultimi anni c’è stato anche un ruolo crescente anche per le fondazioni.
NB: l’inscrizione al partito europeo avviene tramite l’iscrizione al partito nazionale

I PARTITI POLITICI EUROPEI


Si necessita coordinamento con i partiti nazionali.
I gruppi parlamentari e i partiti politici europei hanno dei punti di contatto, ma dal punto di vista giuridico
sono diversi.
Gli europartiti vengono rappresentati da un rapporto di relazioni tra gli european parliament political groups
interno al parlamento e gli european political parties esterni al parlamento però queste organizzazioni non
hanno iscritti individuali, e di fatto manca la membership individuale in queste organizzazioni. La loro
membership è fornita dai partiti politici nazionali. Es: se sei iscritto a Forza italia diventa iscritto
automaticamente al Partito Popolare Europeo, se sei iscritto a sinistra italiana sarai iscritta anche alla Sinistra
europea ecc.
L’iscrizione al partito europeo avviene tramite iscrizione al referente nazionale.
Gli attori euroscettici non credono in questo coordinamento europeo dei partiti nazionali (essendo
euroscettici non credo nel livello sovranazionale europeo) ma utilizzano il livello europeo come quarta faccia
dell’organizzazione partitica, questa quarta faccia è la faccia delle relazioni esterne con gli altri partiti
nazionali (es: Lega e LePenne anche se sono euroscettici hanno relazioni).
Quello che conta è la centralità del piano nazionale, quindi il piano europeo è la quarta faccia ed è
dipendente dal livello nazionale.
Organizzazione famiglie politiche all’interno del PE: evoluzione dal ‘79 al ‘94 e poi dal ‘99
al 2019. Per alcune famiglie c’è stata una stabilità.
Più varianza si trova per gruppi euroscettici (tra questi vi si trovava anche il M5S fino all’anno scorso) e i
nazionalisti (spesso i nazionalisti sono euroscettici ma il loro punto principale è l’interesse per la nazione)
che spesso si sciolgono ad ogni tornata elettorale (è normale, che abbiano una coerenza organizzativa meno
stabile perché la usano come 4 faccia di competizione, meno importante di quella nazionale).
Come si formano i gruppi politici nel PE?
Qualitative: Ogni Gruppo politico deve dichiarare di avere dei set di principi condivisi. Ognuno di essi deve
mantenerli nel tempo.
Quantitative: il Gruppo deve avere almeno 25 parlamentari provenienti da 7 paesi diversi  Se questo
manca, il Gruppo si scioglie.
Linea di tendenza: riduzione della percentuale delle famiglie politiche che fanno riferimento alla sinistra
(socialisti e comunisti)  raggiunsero più del 40% nel 1989 adesso sono al 20% complessivamente.
NB: In giallo ci sono i liberali: “liberal” negli Usa che significa sinistra mentre in Europa significa partiti
centristi.
Cresce la famiglia degli euroscettici, nazionalisti ed estrema destra: c’è un blu scuro rappresentato dai
conservatori (che sono legati alla tradizione dei conservatori inglesi), quindi europeisti ma senza voler
costruire un’Europa democratica, e dai nazionalisti o estrema destra. I non iscritti sono in grigio. Ad esempio,
il partito dei pensionati dove va?

EUROPEAN POLITICAL PARTIES


Criterio per essere riconosciuti e fondati:
- Reg. (CE) n. 2004/2003: Political Parties at the European Level;
o 7 parlamentari (MEPs, Nazionali o Regionali) o il 3% dei voti da ¼ degli Stati membri (7 nazioni);
o Rispetto dei valori fondamentali dell’Unione Europea (rispetto dei diritti umani, libertà, democrazia,
uguaglianza, rule of law, dignità umana, rispetto delle minoranze);
o Avere un ruolo in uno Stato membro (ASBL in Belgio e dal 2014 anche status europeo  In Italia è
la ONLUS);
o Aver partecipato o aver dichiarato l’intenzione di partecipare alle elezioni europee.
- Reg. (CE) 1524/2007:
o Per i gruppi europei è vietato fare campagna politica alle elezioni europee. Possono farlo solo i
Partiti Politici europei.
- Reg. (CE) No 1141/2014:
o European Political Parties (EuPPs)
o Authority for European Political Parties and European Foundations (APPF) (since 2017)
FUNZIONI DEI PARTITI POLITICI EUROPEI
Definizione del manifesto elettorale comune;
Negoziazione delle nomine delle posizioni politiche europee;
Allenano i candidati (sia alle nazionali che alle elezioni europee);
Candidano il Presidente della commissione europea (novità del 2014).
FONDAZIONI POLITICHE EUROPEE
• Il Regolamento (CE) 1524/2007 stabilisce la “Fondazione politica a livello europeo” (PFELs) come
un’entità o un network di entità che ha personalità legale nello Stato membro. Essa è affiliata con il
Partito politico europeo e, attraverso le sue attività, con i suoi obiettivi e con i suoi valori fondamentali,
completano gli obiettivi dei Partiti politici nazionali a livello europeo.
• Nel 2014, in linea con ciò che accadde ai partiti politici, venne fatto il Regolamento 1141/2014 che rende
la Fondazione come Fondazione Politica Europea.
• Obiettivi della Fondazione:
o Osserva analisi e contributi sui dibattiti sulle politiche pubbliche europee sul processo di
integrazione europea, attraverso attività come l’organizzazione di seminari, corsi, conferenze e studi
con rilevanti azionisti, inclusi le nuove organizzazioni e gli altri rappresentanti della società civile;
o Sviluppa la cooperazione con entità del solito tipo, per promuovere la democrazia;
o Fa da cornice per le fondazioni, accademie e altri rilevanti attori politici nazionali, per lavorare
insieme a livello europeo.
Problema dei partiti: propongono temi per le elezioni, cioè fanno proposte di breve periodo, non di lungo,
per non rischiare di perdere voti. In questo senso, la fondazione può fare proposte di lungo termine. Essa
poi, influenzando il dibattito pubblico post-elettorale, fa applicare al partito le sue proposte, che in realtà
erano nei piani dei partiti, ma che prima delle elezioni non potevano dire.
I gruppi di interesse 1/2
Possono essere rappresentanti di interessi specifici (aziende,
sindacati, ecc...) o di interessi generali (Amnesty international,
WWF, ecc...).
Lobbying: tutto ciò che un soggetto fa entrando in contatto con gli
attori formali protagonisti del policy-making.
Storia: Nella UE il primo lobbying è stato nell’ambito agricolo.
Lobbysmo ben visto (e regolamentato) da UE: 1. fonte di
informazione 2. maggiore legittimazione delle decisioni 3. spostamento
di importanza del centro decisionale da SM a UE.
Lo scopo generale dei gruppi d’interesse è quello di ottenere
l’inclusione delle proprie domande nelle decisioni della UE.
Avviene con attività su: Commissione, Consigli, Parlamento.
Consigli: meno influenzati da lobbysmo perché i gruppi possono
operare direttamente al livello nazionale.
I cittadini sono attori primari del sistema e come tali anche interlocutori delle istituzioni di
governo.
La partecipazione dei cittadini al governo europeo, comunque e mediata da gruppi organizzati
che sono fondamentali per la legittimita dell'Unione tanto quanto lo sono le istituzioni.
GRUPPI DI INTERESSE.
→lievitazione delle LOBBYING (anni Ottanta)> tutto cio che un soggetto fa entrando
direttamente in contatto con gli attori formali di un processo politico per convincerli a tener conto
dei suoi interessi; gli interessi organizzati cercano di agire sulle istituzioni europee e queste
contribuiscono a ridefinire le forme dell'aggregazione e dell'articolazione degli interessi in
Europa.
Gli interessi piu rappresentati presso l'Unione sono stati quelli del mondo agricolo perche la
politica agricola e stata la prima ad essere in gran parte trasferita dagli stati alla Comunita. La
lievitazione delle Lobbying ha ha provocato, fra l'altro, iniziative formali della Commissione e
del Parlamento per controllare in qualche modo l'accesso dei gruppi e la trasparenza delle loro
attivita di lobbying.
I gruppi di interesse 2/2
Commissione: Storicamente l’istituzione più interessata dal meccanismo di
lobby. La Commissione ha interesse ad avere rapporti con i gruppi per conoscere
meglio i numerosi temi sui quali è chiamata a proporre legislazione.
Parlamento: inizialmente lobbysmo molto limitato. E’ cresciuto
all’aumentare dei suoi poteri legislativi. Attività dei gruppi: diffusione di
informazioni, sostegno a specifica richiesta, ricerca di patronage.
Tipo di rappresentanza degli interessi nella UE: di tipo neocorporativo
(in Agricoltura – organizzazioni degli agricoltori - e politica sociale - sindacati dei
datori dei lavoro e dei lavoratori) e pluralista (nel resto degli ambiti).
Il successo del lobbying nella UE avviene quando si opera uno scambio tra il
gruppo di interesse e l’istituzione. Per cui l’amministrazione comunitaria riesce
ad ottenere informazioni che altrimenti non avrebbe.

Lo scopo generale dei gruppi e quello di ottenere l'inclusione delle proprie domande nelle
decisioni dell'Unione che li riguardano direttamente o indirettamente,per questo esercitano la loro
attivita soprattutto verso:
1. il Consiglio
2. la Commissione > e sempre stata l'istituzione maggiormente oggetto dell'intervento dei
gruppi di interesse nel processo deisionale europeo a causa delle sue competenze di
iniziativa e di esecuzione delle politiche comuni. D'altra parte la commissione ha interesse
ad avere rapporti intensi e continui con I gruppi organizzati perhce riceve informazioni
importanti e sostegno ai suoi progetti.
3. Parlamento > le attivita dei gruppi di pressione in tal senso hanno le forme consuete della
pressione esercitata sui parlamenti: includono cioe la diffusione di informazioni,il sostegno a
una specifica richiesta e anche la ricerca di patronage degli interessi di un gruppo da parte di
settori parlamentari o di interi gruppi.
I gruppi di interesse che entrano in rapporto con le istituzioni europee hanno forme organizzative
diverse(federazioni di associazioni federative nazionali) e difendono interessi di diversa natura,
con la differenza principale tra gruppi che difendono gli interessi economici privati e gruppi che
difendono anche gli interessi diffusi,gli interessi dei consumatori o gli interessi riguardanti
l'ambiente; a questa categoria si fanno appartenere anche le associazioni di volontariato.
Come tutti I gruppi d'interesse, I gruppi europei hanno I loro fattori di forza nel possesso di
risorse utili a penetrare nel processo decisionale,che sono soprattutto la disponibilita di
informazioni e la rappreentativita del settore nel quale un gruppo opera.
DEFINIZIONI
Processo politico: produce atti politici del sisstema da parte dei soggetti,la cui partecipazioni
assume la forma di azioni e reazioni destinate a produrre un risultato. L'analisi del processo
politico rivela aspetti fondamentali della vita di un sistema politico,come il rendimento delle
sue istituzioni di governo e l'attaccamento dei cittadini. Il processo politico normale e quello
che e messo in atto nella maggior parte delle politiche pubbliche.
Procedura decisionale: è l'insieme degli atti formali finalizzati alla formazione di insiemi
omogenei di decisioni. Le forme,l'ordine temporale degli atti di ogni partecipante,le istituzioni
e gli organi che hanno il potere di compiere le diverse parti di una procedura sono stabiliti
dalle norme dell'ordinamento giuridico del sistema, ma a volte possono valere la
consuetudine e la prassi. Le procedure decisionali sono la parte formale e istituzionalizzata del
processo politico; esse strutturano la partecipazione degli attori istituzionali. Possono essere
influenzate e modificate dagli attori politici. Partecipando al processo politico gli attori del
sistema esercitano pressioni che si traducono nel consolidamento delle procedure decisionali.

Il processo politico e un flusso continuo di azioni, reazioni e comunicazioni tra I soggetti del
sistema-vale dire tra istituzioni, cittadini e attori politico-sociali collettivi. Nell'Unione
europea, quando le domande dei cittadini riguardano materie che sono state assegnate alla sfera
politica dell'Unione, il processo politico europeo si sostituisce a quello statale. I due processi
invece si compongono e fondono quando le domande riguardano le materie definite concorrenti
dai trattati, ovvero le materie comuni alla sfera statale e alla sfera europea.
Cittadini: sebbene I cittadini siano I soggetti primari del sistema politico dell'Unione,
normalmente sono attori del processo politico comune attraverso quattro attori collettivi:
-partiti politici
-gruppi di interesse
-governi
-pubbliche amministrazioni nazionali
I singoli cittadini che difendono I propri interessi, o vogliono individualmente promuovere
interessi pubblici, possono entrare direttamente in contatto con I soggetti istituzionali e non
istituzionali; la partecipazione individuale piu importante al processo politico e quella elettorale,
sia nelle consultazioni europee che in quelle nazionali. In secondo luogo I cittadini partecipano al
processo politico europeo quando sostengono le azioni di gruppi di interesse ai quali sono
associati.
Gruppi d'interesse: sono gli attori collettivi non istituzionali maggiormente presenti nel processo
politico comunitario e I loro strumenti sono destinati ad influenzare chi prende le decisioni.
Quando un gruppo di interesse vuole porre un suo membro nelle istituzioni di governo deve farlo
attraverso I partiti, ovvere deve candidarlo in una lista partitica e sostenerne l'elezione.
Il sistema partitico
I partiti politici hanno un ruolo importante nel sistema politico
europeo.
Problema del coordinamento tra i diversi partiti (oltre 170 partiti
nazionali presenti nel PE).
Questioni importanti: destra/sinistra, ma anche
europeismo/antieuropeismo.
Due attori politici fondamentali nella UE: Gruppi Parlamentari
(EPGs), e Partiti Politici Europei (EuPPs).
(ruolo crescente anche per le fondazioni).

Partiti politici: partecipano al processo politico dell'Unione soprattutto come organizzazioni


che si propongono di realizzare programmi politici organici o difendere determinate cause
pubbliche; partecipando all'espletamento delle funzioni legislative e non, competono per
cariche di governo.
Nel sistema dell'unione cio avviene con l'elezione dei governanti nazionli, che entrano nel
Consiglio dell'Unione e partecipano alla scelta del presidente e dei membri della
Commissione europea.
Questo compito, quindi, e normalmente riservato ai partiti nazionali che sono maggioranza di
governo. A tutti I gruppi politici del Parlamento europeo, invece, e data la possibilita di
partecipare alla procedura formale di nomina della Commissione.
Partito europeo Europarty partito euro Schema Katz, Mair 1993 European Partites Partiti

Europarty Scheme
europei Partito in publico offici dentro le istituzioni fuori dalle istituzioni partito nazionale

(Katz, Mair 1993, Bardi 2006, Calossi 2011)

Inside the institutions Outside the institutions


EU level as “Fourth Face” of Nat.l Parties
(interpretazione alternativa per attori euroscettici – Sozzi 2011)
Livello europeo come le quatro facce 4 faccie 4 facce del partito
nazionale interpretazione alternativa per partiti euroscettici
Evoluzione dei gruppiName
politici
of Group
nel PE 1/2
Spiritual Before
1979 1984 1989 1994
Family 1979
Christian Christian European People’s Party
European People’s Party (EPP)
Democrats Democrat and European Democrats
Social
Socialist European Socialist Party
Democrats
Liberal Democrat and ELDR/ Radical European
Liberals Liberal and Democrat
Riformist Alliance (REA)
European
Conservativ
Conservati European Democrats EPP-ED / Forza Europa
es
ve
Gauche Unitaire Gauche Unitaire
Left Communists and Allies Européenne / Coalition Européenne - Nordic
des Gauches Green Left (GUE/NGL)
European Progressive European Democratic Alliance (EDA) /
Nationalists EDA
Democrats European Right (ER)
Greens / / Rainbow Greens Greens
Regionalists / / Rainbow Radical European Alliance
Euro-
/ / / / Europe of Nations
sceptics
Technical Technical
/ / / /
Groups of Indip.
Groups 6 7 8 10 9
Name of Group
Spiritual Family 1999 2004 2009 2014 2019

Christian European People’s Party and


European People’s Party
Democrats European Democrats (EPP-ED)
Socialist European Socialist Progressive Alliance of Socialists and
Socialist
Democrats Party Democrats (S&D)
European Liberal
Democratic and Alliance of Liberals and Democrats for Renew
Liberals
Reformist Party Europe (ALDE) Europe
(ELDR) (RE
Conservatives EPP-ED European Conservatives and Reformists (ECR
Left Gauche Unitaire Européenne - Nordic Green Left (GUE/NGL)
Europe of Identity
Union for Europe of Nations (UEN)
Nationalists / Nations and and Dem
UEN
Freedom (ENF) (ID)
Greens Greens – Free European Alliance
Regionalists Greens – Free European Alliance
Europe of Independence Europe of Europe of
Euro-sceptics Democracies and and Freedom and Freedom and /
Diversities Democrac Dem. Direct Dem.
y
Technical of
Technical Groups /
Indipendents
Groups 8 7 7 8 7
EP Political Groups
Procedures to be recognised:
Qualitative: Each political group is assumed to
have a set of shared principles. Political groups
that cannot demonstrate this may be
disbanded
Quantitative: 25 MEPs from at least 7 countries

Qualitative: Ogni Gruppo politico deve dichiarare di avere dei set di principi
condivisi. Ognuno di essi deve mantenerli nel tempo.
Quantitative: il Gruppo deve avere almeno 25 parlamentari provenienti da 7 paesi
diversi  Se questo manca, il Gruppo si scioglie.
Evolution of EP Composition
Evolution of EP Composition
Composizione 2019
European Political Parties
Criteria to be recognised and funded
Reg. (CE) n. 2004/2003: Political Parties at the European Level
a) 7 parliamentarians (MEPs, Nat. or Reg.) or 3% of votes from ¼ of member
countries (7 countries) ;
b) Respect of fundamental values of the European Union (respect for human
dignity, freedom, democracy, equality, rule of law, human rights, including
rights of persons belonging to minorities).
c) Having its seat in a Member state (ASBL in Belgium, from 2014 also European
Status)
d) Having partecipated or having declared the intention to participate European
elections.
Reg. (CE) 1524/2007:
a) prohibition for EP groups to campaign European Elections. Only PPELs can
campaign
Reg. (CE) No 1141/2014
a) European Political Parties (EuPPs)
b) Authority for European Political Parties and European Foundations (APPF)
(since 2017)
Functions of European Political Parties

1. Definition of common pan-European electoral


manifestoes
2. Negotiation for the nomination of EU political
positions
3. Training of candidates (both for nat. and EU elections)
4. Candidatures for the EU Commission Presidency (NEW
in 2014!)
2019 EP Party Groups European Political Parties

Christan
Dems
Socialist

Liberal

EGP-EFA

GUE-NGL

ECR

ID
Year of recognition
Full name European Political Party (EuPP) Acronym Closest EPPG
(dissolution)
Party of European Socialists PES 1974 S&D
European People's Party EPP 1976 EPP
Alliance of Liberals and Democrats in Europe ALDE 1976 ALDE
European Green Party EGP 1984 G-EFA
European Free Alliance EFA 1994 G-EFA
European Democratic Party EDP 2004 ALDE
Party of the European Left EL 2004 GUE-NGL
Alliance for Europe of the Nations AEN 2004 (2009)
Europeans United for Democracy EUD 2006 (2017) GUE-NGL
Alliance of Independent Democrats in Europe AIDE 2006 (2008)
Alliance of Conservatives and Reformists in Europe ACRE 2010 ECR
European Christian Political Movement ECPM 2010 ECR
European Alliance for Freedom EAF 2011 (2017) ENF
Movement for a Europe of Liberties and Democracy MELD 2012 (2016)
Alliance of European National Movements AENM 2012 (2017) ENF
Alliance of Direct Democracy in Europe ADDE 2015 (2017) EFD2
Mouvement pour une Europe des Nations et des
MENL 2015 ENF
Libertés
Alliance for Peace and Freedom APF 2016 (2017) None
Coalition pour la Vie et la Famille CVF 2017 (2017) None
Pro-EU parties
Eurosceptic or anti-EU parties
EU Funds to European Political Parties

100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Tot Anti-EU Tot Euro-Critical Tot Pro-EU


Fondazioni politiche europee
• Regulation (CE) 1524/2007 established the “Political Foundations at the
European Level” (PFELs). as “an entity or network of entities which has legal
personality in a Member State, is affiliated with a European Political Party,
and through its activities, within the aims and fundamental values pursued by
the European Union, underpins and complements the objectives of the
political party at European level”.
• In 2014, in line with what happened to political parties, Reg. 1141/2014
renamed them as European Political Foundations.
• A EuPF underpins and complements the objectives of the corresponding party.
It observes, analyses and contributes to the debate on European public policy
issues and on the process of European integration, through activities such as
organizing seminars, training courses, conferences and studies with relevant
stakeholders, including youth organizations and other representatives of civil
society; developing cooperation with entities of the same kind in order to
promote democracy; serving as a framework for national political foundations,
academics, and other relevant actors to work together at the European level.
Fondazioni Politiche
Grant
Europee
Grant
Foundation Affiliated to Party 2016 Foundation Affiliated to Party 2016
(m) (m)
Wilfred Martens
European People’s
Centre for European €5.19 Institute of European European
Party €0.48
Studies Democrats Democratic Party
Found. for European P. of European Centre Maurits European Free
€4.43 €0.32
Progressive Studies Socialists Coppieters Alliance
New Direction - All. of European
European Foundation European Alliance
Foundation for Conservative and €1.51 €0.23
for Freedom for Freedom
European Reform Reformists
All. of Liberals and Christian Political European Christian
European Liberal
Democrats in €1.39 Foundation of Political €0.32
Forum
Europe Europe Movement
Green European European Green Organisation for
€1.09 European United
Foundation Party European Interstate €0.25
for Democracy
Party of the Cooperation
Transform Europe €0.95
European Left Alliance
Identités et
Mouv. pour une Europeénne de
Found. pour une Traditions €0.23
Europe des Mouvements
Europe des Nations €0.94 Européennes
Nations et des Nationaux
et des Libertés
Libertés
Alliance for Peace
Initiative for Direct All. for Direct Europa Terra Nostra €0.20
and Freedom
Democracy in Democracy in €0.83m
Elezioni Europee in Italia 2019
Affiliazioni Italiane 2019
Affiliazioni Italiane 2019

?
Capitolo 4. Processo decisionale
e formazione delle politiche

Lezione 25
Il quadro generale: processo decisionale
Procedura decisionale: è l’insieme degli atti formali (forme, ordine
temporali, istituzioni e organi) finalizzati alla formazione di insiemi omogenei
di decisioni.
Due tipi di procedura:
a. Procedura legislativa ordinaria (sempre uguale) e b. procedura legislativa
speciale (variabile)
Il processo politico dell’Unione Europea
Processo politico è quindi un flusso continuo di azioni, reazioni e
comunicazioni tra cittadini, istituzioni, attori politico-sociali collettivi
intermedi.
Nelle democrazie «normali» statali: il Governo esercita la direzione
politica del sistema, legifera interagendo con il Parlamento, ed esegue le
decisioni tramite la pubblica amministrazione. Governo e Parlamento
interagiscono con i cittadini tramite i partiti e i gruppi di interesse.
Nell’Unione Europea: Su alcune politiche la UE si sostituisce ai governi
nazionali, in altre c’è un potere concorrente e condiviso. I cittadini fanno
arrivare i propri bisogni tramite partiti, gruppi di interesse, governi e
amministrazioni burocratiche nazionali. «Governo», funzione esecutiva
divisa tra Commissione (per «low politics») e Consiglio Europeo (per «high
politics»).
Il processo politico dell’Unione Europea
Le procedure decisionali
In passato: procedure decisionali del metodo comunitario e del
metodo intergovernativo.
Quelle «comunitarie» prevedono procedure fortemente
formalizzate con grande importanza per la Commissione
(monopolio dell’iniziativa legislativa), voto del Parlamento e voto
a maggioranza qualificata per il Consiglio dei Ministri.
Quelle «intergovernative» invece riconoscono la priorità del
ruolo dei governi nazionali, quindi del Consiglio Europeo, nessun
potere di iniziativa per la Commissione, decisioni all’unanimità
nel Consiglio dei Ministri, ruolo consultivo per il Parlamento.
Questo era ben chiarito dalla divisione tra i tre pilastri post-
Maastricht: Comunità Europee, PESC e GAI.
Oggi distinzione tra procedura legislativa ordinaria e procedure
speciali.
Per molto tempo si sono classificate le procedure decisionali dell'Unione in due grandi insiemi:
-Procedure del Metodo Comunitario > procedure formalizzate, prevedevano il monopolio della
Commissione nell'iniziativa legislativa.
-Procedure del Metodo Intergovernativo > caratterizzato dall'assenza d'iniziativa della
Commissione
salvo che in alcuni settori Oggi distinguiamo tra procedura legislativa ordinaria e tutte quelle
procedure (incluse le procedure legislative speciali) che danno a singole istituzioni o all'insieme
dei governi statali maggiore liberta di decisione.
Procedura legislativa ordinaria 1/2
precedentemente «codecisione»
Iniziativa della Commissione (su sollecitazione di Consiglio o Parlamento).
Dopo consultazione delle le parti interessate, la «proposta» viene inviata a CdM, Parlamento e
eventuali altri organi (comitato delle regioni e comitato economico e sociale).
Consiglio dei Ministri
I funzionari del CdM (COREPER e altri) discutono la proposta della Commissione, eventualmente integrandola
o emendandola. E provano a giungere a una decisione condivisa da tutti i ministri. Raramente si vota. Quando
avviene «sistema della doppia maggioranza»:
•in caso di proposta di un atto presentato dalla Commissione: 55% degli Stati membri (al 2018, 15 Stati su
28) che rappresentino il 65% della popolazione europea;
•in tutti gli altri casi, 72% degli Stati membri (al 2018, 20 Stati su 28) che rappresentino il 65% della
popolazione europea

Riserva, salvo eccezioni, l'iniziativa alla Commissione.


All'origine della stesura di una proposta e la volonta della Commissione, ma questa si manifesta a
seguito di sollecitazioni che vengono da qualsiasi attore dell'Unione: governi, gruppi o altra
istituzione. Nel testo della proposta la Commissione deve indicare l'articolo del trattato sul quale la
proposta si fonda; questa e la base giuridica della proposta che legittima l'iniziativa legislativa della
Commissione.
Dopo che la Commissione ha prodotto una proposta, l'iter legislativo formale ha inizio con l'invio
del testo al Consiglio, al Parlamento e se richiesto dai trattati al Comitato economico e sociale e al
Comitato delle regioni.
Consiglio: quando la proposta arriva in Consiglio, viene esaminata da un gruppo di
lavoro, formato dai rappresentanti dei governi nazionali. Il risultato dell'esame del gruppo di lavoro e
inviaato al COREPER:se questo risolve I punti di maggiore contrasto invia il testo ai ministri. Nei casi
nei quali non si raggiunge l'accordo il testo e inviato nuovamente ai livelli inferiori per un riesame
oppure la decisione viene rinviata in attesa che si possa raggiungere un accorso.
Il consiglio tende a deliberare all'unanimita, ovvero quando si raggiunge l'accordo di tutti I governi; di
conseguenza,il voto non viene sempre materialmente espresso. Su questioni procedurali I trattati
stabiliscono la votazione a maggioranza semplice. In tutti gli altri casi per I quali non sia prevista
l'unanimita, come nel caso di emendamenti a una proposta della Commissione, la votazione avviene
con il metodo della maggioranza qualificata, ovvero la distribuzione concordata ta I votanti di un totale
di voti predefinito. Nel caso del Consiglio, il totale di 345 voti e distribuito sulla base della popolazione
degli stati. Dal 1°Novembre 2014 IL Trattato di Lisbona stabilisce che la maggioranza qualificata si
raggiunga con almeno 15 stati, i cui voti raggiungano il 55% del totale e la cui popolazione sia il 65%
della popolazione dell'Unione.
Procedura legislativa ordinaria 2/3
Parlamento
Le proposte della Commissione sono prima esaminate dalle Commissioni
Parlamentari e dai gruppi politici. In questa fase preliminare la Commissione può
accogliere le opinioni dei gruppi e delle Commissioni parlamentari, per snellire l’iter
 riconosce l’importanza del ruolo legittimato dal voto per il Parlamento.
Tra Parlamento e CdM
Le Commissioni possono proporre emendamenti poi da discutere in plenaria e, se
approvati, arrivano al Consiglio.
1. Prima lettura: quando CdM e Parlamento approvano la proposta della Commissione
così come è. Oppure quando gli emendamenti proposti dal Parlamento sono
accettati dal CdM.

Parlamento: Quando il Parlamento riceve una proposta dalla Commissione, questa e


esaminata dalle commissioni parlamentari specializzate e discussa in seno ai gruppi
partitici prima di passare al vaglio dell'assemblea. In genere, quando il Parlamento ha forti
resistenze nei confronti di una proposta della Commissione e I suoi emendamenti non sono
accettati dalla Commissione rallenta l'iter procedurale ma non può sottrarsi all'emanazione
del parere.
Procedura legislativa ordinaria 3/3
2.Si va in Seconda Lettura: Quando il CdM non approva la proposta
della Commissione o gli emendamenti alla proposta da parte del
Parlamento. In questo caso può succedere che A. Il Parlamento
accetta (o non discute) la proposta del CdM e l’atto è accettato. B. Il
Parlamento respinge a maggioranza assoluta e l’atto è rifiutato. C. Il
Parlamento propone nuovi emendamenti e il CdM accetta (con parere
della Commissione) e l’atto è accettato. Oppure il CdM rifiuta e si
convoca un Comitato di conciliazione, composto in egual numero da
membri del Consiglio e del Parlamento. Se il Comitato non trova
l’accordo l’atto decade. Altrimenti inizia la...
3.Terza Lettura: l’atto viene approvato se entro 6 settimane così si
pronuncia il Parlamento e il CdM a maggioranza qualificata. Altrimenti
l’atto decade e non viene approvato.
Dipende dai temi Procedure legislative speciali
Sicurezza e GAI: CdM deve deliberare all’Unanimità con obbligo di parere del Parlamento.
Alcune materie di politica economica e monetaria (tasse):
CdM all’unanimità più parere del PE e BCE.
Bilancio: Proposta della Commissione. Adozione di una posizione del CdM. Entro 42 giorni il PE può
non pronunciarsi o accettare posizione del CdM e il bilancio è approvato. Se emenda: apertura di un
Comitato di Conciliazione. La Commissione può proporre la proposta del Comitato o fare una nuova
proposta. CdM e Parlamento possono rifiutare il bilancio in toto. Senza bilancio la UE funziona per
amministrazione finanziaria mensile. Simile a procedura ordinaria.
Accordi Internazionali con paesi «terzi»: l’autorizzazione a trattative per accordi e loro conclusioni
avviene tramite decisione del CdM. Per politiche di sicurezza l’input arriva da Alto Rappresentante.

Si applicano ad alcune decisioni riguardanti gli aspetti particolari di politiche comuni oppure ai
casi particolari del bilancio e degli accordi commerciali internazionali. Le procedure speciali
affidano la decisione all'iniziativa del Consiglio che deve deliberare all'unanimità previa
consultazione del Parlamento. La preventiva consultazione del Parlamento e necessaria perché il
Consiglio adotti disposizioni relative ad esempio a misure di sicurezza sociale o protezione
sociale.
Procedura di formazione e approvazione del bilancio> attribuisce ruoli e poteri di diversa natura a
Commissione, Consiglio e Parlamento nel determinare l'uso delle “risorse proprie” dell'Unione
ma che sono in realtà introiti fiscali degli statiche consistono nelle imposte e nei prelievi agricoli
sulle importazioni di prodotti da paesi extracomunitari, nei diritti di dogana sulle importazioni da
paesi terzi, in una percentuale dell'imposta sul valore aggiunto e nella “quarta risorsa” (aliquota
sul prodotto nazionale lordo di ciascuno stato membro non superiore al 55%)
Fasi della procedura:
1) preparazione del bilancio da parte della Commissione che redige e invia al Consiglio e al
Parlamento nel quale si tiene conto della prospettiva finanziaria
2) adozione di una posizione del Consiglio
3) convocazione del Comitato di conciliazione per emendare il progetto
4) il Comitato, entro tre settimane, può rigettare il progetto inducendo la Commissione a
proporre un nuovo progetto oppure approvarlo, in questo caso il progetto ritorna in
Parlamento e in Consiglio.
Il Parlamento e il Consiglio detengono, quindi il potere di rigettare in toto il bilancio.
Procedura per la formazione di accordi internazionali > prevede che il Consiglio autorizzi il
negoziato e la sua conclusione cosi come impartisca direttive al negoziatore. L'autorizzazione
all'apertura del negoziato avviene a seguito di una raccomandazione della Commissione o
dell'Alto rappresentante nel caso di accordi di politica estera e di sicurezza. La conclusione
dell'accordo e decisa dal Consiglio previa consultazione del Parlamento.
Aspetti comuni delle procedure legislative
Le decisioni rischiano di essere non coerenti. E’ il problema della mancanza di un «esecutivo»
europeo e della variabilità della composizione del Consiglio Europeo. La presidenza a rotazione
del CdM prova a supplire dando stimoli ai ministri. Inoltre la Commissione prepara un
«programma annuale di lavoro».
Tipi di atti: regolamenti (direttamente applicabili), direttive (che obbligano gli SM a trasporre
quegli obiettivi nella propria legislazione nazionale), decisioni (che vincolano l’organo che l’ha
adottato). Infine, raccomandazioni e pareri come atti non vincolanti.
Principi e meccanismi, soprattutto per il mercato comune: armonizzazione (fissazione di regole
comuni); mutuo riconoscimento (ciò che è buono in un paese lo è anche negli altri);
regolazione (fissazione di standard richiesti per i prodotti); coordinamento (con fissazione di
regole guida minime: indicatori di sviluppo di una politica, circolazione di best practices,
scambio regolare di informazioni, sistema di monitoraggio).

Cooperazione Interistituzionale: I funzionari delle istituzioni mantengono rapporti informali


continui e collaborano fra loro anche nella stesura di dossier su temi che devono dar luogo a
decisioni formali. Quando insorgono questioni delicate e complesse sulle competenze di ogni
istituzione e ormai una pratica formalizzata quella di aprire un negoziato che si conclude con
l'approvazione di in un accordo interistituzionale.
Pacchetti decisionali: la produzione di decisioni comuni e agevolata dalla pratica di raccogliere in
un unico pacchetto diverse decisioni controverse sulle quali le istituzioni sono consapevoli che
l'esistenza di diverse preferenze da parte degli attori del processo politico rende difficile la loro
adozione. I pacchetti sono, in genere, costituiti da decisioni dello stesso settore o di settori affini.
La pratica dei pacchetti può far venir meno una linea coerente di produzione legislativa
dell'Unione ma questa mancanza nasce dalle caratteristiche strutturali del sistema politico che
non attribuisce a un'istituzione sopra le altre la responsabilità di selezionare le domande che
vengono poste dagli attori nel processo politico. La Commissione formula un ordine di priorità
dei suoi lavori nel “programma annuale di lavoro” che presenta e discute con il Consiglio e il
Parlamento, anche se non e nelle condizioni concrete di poterlo pienamente realizzare. La politica
generale dell'Unione, quindi, e principalmente il risultato dell'incontro di diversi interessi
all'interno di una struttura istituzionale che non pone forti vincoli oltre a quelli dei processi
decisionali formali.
Prodotto dei processi decisionali : In termini generali I processi decisionali
producono atti giuridici oppure azioni, dichiarazioni e programmi. Anche le
diverse politiche dell'Unione possono considerarsi prodotto dei processi
decisionali, nel senso che I risultati di processi decisionali collegati fra loro
producono politiche. In attesa di una Costituzione europea, il processo politico
dell'Unione e sostanzialmente un processo volto a produrre l'integrazione dei
sistemi statali che vi fanno parte. Questo significa una produzione legislativa
tesa all'integrazione economica, alla quale si aggiunge il perseguimento di una
politica di giustizia e affari interni e di una politica estera, di sicurezza e difesa
comuni. La produzione legislativa dell'Unione da luogo al diritto derivato
comunitario, che e l'insieme degli atti approvati dalle istituzioni in
applicazione dei trattati. Tali atti sono:
-i regolamenti (atti obbligatori)
-le direttive (atti vincolanti)
-le decisioni(atti vincolanti)
-le raccomandazioni e I pareri (atti non vincolanti)
Political Affiliation of European Leaders
Le politiche 1/2
Caratteristiche delle politiche dell’Unione:
a. Natura: negativa quando si abbattono le barriere doganali o si riducono vincoli e freni
alla libera circolazione. Positiva quando si promuove direttamente l’integrazione
riducendo le disuguaglianze tra paesi, regioni e classi sociali.
b. Competenza: esclusiva, quando la UE è l’unica titolata a decidere (politica
commerciale comune, agricoltura e pesca). Condivisa, quando UE e SM giocano un
ruolo. Nessuna o limitata competenza su materie come sicurezza sociale, sanità,
istruzione, sicurezza interna o esterna (in evoluzione: PESCO), tasse.
c. Dinamica di sviluppo: per gli Stati nazionali tutto nacque da difesa, prelievo fiscale,
coniare moneta, ordine interno. Per l’integrazione europea tutto è nato da altre
materie, più «low politics».

L'obiettivo dell'integrazione tramite questa produzione legislativa e stato perseguito mediante


alcuni principi e meccanismi generali dei quali si tiene ritiene ispiratrice la Commissione:
1)Armonizzazione: meccanismo originario usato dalla Commissione nelle proposte legislative. Si
traduce nella produzione di testi legislativi che richiedono una preparazione complessa e
laboriosa perché e necessario ottenere l'accordo di tutti I governi sulla modificazione di
normative nazionali.
Anche quando l'accordo viene raggiunto, l'attuazione non e sempre integrale perché entrano in
azione ritardi e resistenze nazionali che richiedono controlli e sanzioni. Perciò dalla fine degli
anni settanta, la Corte di giustizia ha sostenuto il principio del mutuo riconoscimento.
2)Mutuo riconoscimento: ogni stato, ad eccezione di motivi legati alla salute pubblica, non può
impedire la circolazione dei prodotti degli altri stati membri che abbiano caratteristiche
equivalenti a quelle previste dalla sua legislazione. Adottando questo principio, la Commissione
ha preferito fare ricorso al meccanismo della regolazione piuttosto che al meccanismo del
armonizzazione
3)Regolazione: dando per scontata l'attivazione di una libera concorrenza tra I prodotti nazionali
come conseguenza del principio del mutuo riconoscimento, il contenuto delle proposte
legislative della Commissione e diventata la regolamentazione dei requisisti e degli standard
minimi dei prodotti circolanti nel mercato comune.
4)Metodo aperto del coordinamento: praticato nei settori dedicati come occupazione, capitali,
salute pubblica e alta tecnologia.
Le politiche 2/2
Ted Lowi (1972), Pollack (1994) lo hanno applicato alla UE.
Politiche regolative: fissazione di regole comuni (mercato unico, concorrenza,
moneta). Gli attori principali sono Commissione, CdM, Parlamento, Corte di
Giustizia. Meccanismo dello spill-over.
Politiche distributive: distribuzione di risorse per tutta la comunità (istruzione,
erasmus, ricerca e sviluppo, formazione, PAC: 39% del budget). Commissione, CdM e
Parlamento.
Politiche redistributive: destinazione di risorse a precisi settori della società.
[originariamente PAC]; Politica di coesione (per Stati meno ricchi), che rappresenta il
35,6% del bilancio. Decisa da Consiglio Europeo.
Politiche costituenti: trattati. Consiglio Europeo.
In generale tre portate delle decisioni:
History making decisions (ex. Atto unico europeo), policy setting decisions (adozione
di politiche per mercato unico), policy shaping decisions (elaborazione degli standard
europei per i prodotti).

Si possono definire quattro livelli scalari mediante i quali si raggiungono gli obiettivi del
coordinamento aperto:
-formulazione di obiettivi e indicatori di sviluppo di una politica
-messa in comune delle pratiche più efficaci
-scambio regolare di informazioni tra le amministrazioni statali sulla realizzazione del
coordinamento
-allestimento di un sistema di monitoraggio e comparazione dei risultati raggiunti da tutti gli
stati e di valutazione dei progressi compiuti da ogni stato.
Capitolo 5. Europeizzazione
Europeizzazione Il quadro generale: l’Europeizzazione
«top-down»: Imposizione di regole e standard dai livelli europei verso i livelli nazionali
E «Bottom-up»: trasferimento di quote di sovranità dagli organi nazionali a
quelli europei.
I processi di europeizzazione cambiano da paese a paese. Esistono tradizioni nazionali
diverse. Inoltre l’europeizzazione si inserisce, come processo di convergenza, all’interno
di altri processi indipendenti dal processo di integrazione (informatizzazione,
liberalizzazione, globalizzazione, ecc...).
L’Europeizzazione può influenzare numerosi aspetti della vita politica dei paesi
membri:
A esempio: pubbliche amministrazioni e competizione politica.
Europeizzazione e Pubblica Amministrazione 1/2
Il processo di europeizzazione spesso avviene in modo graduale.
Anche i diversi organi dell’Unione hanno stili diversi con i quali influenzano
i livelli nazionali. Ad esempio:
Consiglio dei Ministri, stile burocratico altamente gerarchico e centralizzato
(tipico della amministrazioni centrali degli Stati moderni);
Commissione, approccio ispirato alla concertazione e al dialogo con le parti
sociali (metodo comunitario, ma anche attenzione alle lobbies) con logiche aperte
e decentralizzate.
L’impatto dell’Europeizzazione dall’alto avviene in modo diverso anche a seconda
del tipo di decisioni assunte:
a. Imposizione
b. Fissazione di obiettivi
c. Scambio di esperienze.
Europeizzazione e Pubblica Amministrazione 2/2
a.Imposizione: In alcuni casi la normativa comunitaria prefigura una
precisa (e unica) figura che debba implementare a livello nazionale la politica
decisa a livello comunitario. In questi casi, ad esempio, le amministrazioni
nazionali devono creare una precisa (e nuova) istituzione o ufficio che si
occupi del tema. La burocrazia nazionale si limita a eseguire il compito,
creando la nuova struttura e assegnando ad essa le funzioni previste dalla
norma europea. Il livello di europeizzazione della complessiva macchina
burocratica è quindi basso.
b.Fissazione di obiettivi: Quando la UE non impone precisi cambiamenti
ma fissa «obiettivi» stimola un cambiamento più profonda nelle strutture
burocratiche. Le amministrazioni degli SM entrano in una sorta di
competizione alla ricerca della migliore pratica organizzativa e di attuazione.
Chi non si adegua rimane indietro. Livello di europeizzazione alto.
c.Scambio di esperienze: La UE può fissare degli obiettivi e impone gli
SM a interagire con le altre amministrazioni. Il fine è quello di costruire Reti
per far circolare le «best practices». Si assiste ad uno scambio di esperienze e
di informazioni. Metodo del «coordinamento». Europeizzazione molto Alta.
Europeizzazione della competizione politica 1/3
Relativo a «bottom-up».
A questo si aggiunge il processo di crescita del ruolo degli esecutivi
nazionali (rappresentati nel CdM e nel Consiglio Europeo) che porta
ad una complessiva «deparlamentarizzazione» delle democrazie
europee. Reazioni dei Parlamenti con nascita della commissioni
parlamentari per «gli affari europei» e, con Lisbona, l’introduzione
del coinvolgimento dei parlamenti nazionali su alcuni pocessi
decisionali della UE (ciclo del semestre europeo sulla governance
economica).
La percezione della perdita di «democrazia» è uno dei fattori per la
nascita di partiti anti-comunitari (euro-scettici, anti-ue, anti-
europei, euro-critici, ecc...). Sulla UE i partiti hanno atteggiamenti di
diverso grado. In ogni caso si è assistito alla crescita della
dimensione anti/pro UE accanto a destra/sinistra
Europeizzazione della competizione politica 2/3
Europeizzazione della competizione politica 3/3
I PROCESSI DI EUROPEIZZAZIONE: SPAZIO POLITICO E STATI MEMBRI
I processi di europeizzazione all’interno degli stati membri possono essere sia volontari di
adeguamento alle politiche comuni, sia spontanei di risposta a sollecitazioni provenienti da altri
paesi dell’UE; allo stesso tempo questi processi possono accompagnarsi a processi spontanei di
cambiamento interno, come ad esempio nel caso di un paese che attraversa una fase di crisi
oppure sta completando un processo di transazione di regime (caso Grecia, Spagna, Portogallo).
Inoltre questi processi possono essere collegati a processi in atto nel mondo contemporaneo e
a pressioni provenienti da processi culturali, economici o tecnologici di livello mondiale, rispetto
ai quali l’integrazione europea è solo una conseguenza. Infine i processi di europeizzazione non
presentano le stesse caratteristiche in tutti gli stati dell’UE.

EUROPEIZZAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE


Il collegamento costante degli esecutivi nazionali con le istituzioni comunitarie e tra loro nel
quadro dei processi decisionali comuni esercita ugualmente su tutte le amministrazioni nazionali
una forte pressione alla convergenza. Il collegamento funzionale tra l’amministrazione dell’UE e
le amministrazioni degli stati membri provoca cambiamenti graduali e frequentemente lente e
non radicali modificazioni.
Le amministrazioni statali sono sottoposte alle sfide dell’europeizzazione e già quando
partecipano alla fase preparatoria e decisionale delle legislazioni; il supporto che esse danno
all’azione dei ministri in seno al Consiglio e la loro interazione con le altre istituzioni di governo
dell’UE le sollecitano e a volte le obbligano ad assumere compiti nuovi, atteggiamenti specifici,
procedure speciali e nuovi stili burocratici per poter difendere adeguatamente gli interessi
governativi e quelli degli altri interessi sociali del proprio stato.
Nella fase esecutiva, ogni amministrazione starle risponde alle pressioni alla convergenza sulla
base dei propri stili burocratici, cioè, ogni sistema amministrativo statale tende a praticare forme
di europeizzazione dell’esecuzione della legislazione comunitaria. Nonostante ciò, esiste una
convergenza istituzionale di raggio europeo nel senso che in tutti i paesi membri si riscontrano
alcune caratteristiche e tendenze comuni di europeizzazione delle amministrazioni statali.
Esistono tre tipi di convergenza istituzionale:
1. convergenza causata dall’obbligo che le amministrazioni starli hanno di applicare
integralmente le norme europee
2. convergenza che emerge nei casi nei quali le amministrazioni statali devono conformarsi ad
alcuni requisiti definiti a livello dell’UE e possono farlo entrando fra loro in competizione o in
emulazione
3. convergenza che si forma nei casi nei quali le pubbliche amministrazioni si conformano a
requisiti definiti a livello europeo scambiandosi informazioni nel quadro di una procedura
definita dalle istituzioni dell’UE.

Convergenza: quanto più i requisiti amministrativi europei sono lontani dalle pratiche nazionali,
tanto più le burocrazie nazionali devono fare uno sforzo di conformazione, ma tanto più
tendono ad eseguire la legislazione europea con gradualità per minimizzare i costi
dell’adattamento. Il cambiamento e la convergenza istituzionale sono invece maggiori quando la
legislazione europea non li impone ma si limita a stimolarli fissando soltanto quei livelli di
ottimizzazione dell’azione amministrativa che sono indispensabili per conseguire i risultati attesi
dalla promulgazione della normativa europea. In questi casi la legislazione comunitaria fissa
alcuni obiettivi (es. realizzazione del mercato unico); quello che comunemente avviene è che le
amministrazioni degli stati membri entrano fra loro in una sorta di competizione ed anche di
emulazione nella ricerca della migliore pratica organizzativa e procedurale.

Network: la politica comune fissa un obiettivo obbliga le amministrazioni nazionali ad avvicinarsi


ad esso interagendo all’interno di una rete interattiva che serve a far emergere, attraverso il
dialogo e lo scambio di informazioni, modelli amministrativi e regolativi ed innovativi. Le
istituzioni comunitarie impongono alle amministrazioni nazionali di aprirsi allo scambio
esperienze e di informazioni e di partecipare a un discorso transnazionale sulle forme
organizzative e le azioni amministrative migliori per realizzare l’obiettivo della politica comune.
Questo oggi avviene con il metodo aperto del coordinamento.
EUROPEIZZAZIONE E COMPETIZIONE POLITICA
La politica monetaria ha comportato il trasferimento della sovranità economico-monetaria dal
livello statale a quello dell’UE e di conseguenza ha prodotto una riduzione consistente delle
responsabilità di governo dell’economia di cui godevano gli esecutivi statali. I governi infatti non
dispongono più di tutte le leve di politica economica di cui disponevano prima dell’introduzione
dell’euro, di conseguenza i partiti, specialmente quelli che sono o prevedono di diventare partiti
di governo, non possono per esempio incidere alcuna manovra monetaria nei programmi di
poetica economica con i quali si presentano agli elettori. Un effetto importante dell’unione
monetaria sulle competizioni politiche degli stati membri è stata la riduzione della distanza delle
politiche economiche dei partiti che hanno più frequentemente assunto responsabilità di
governo negli stati europei, vale a dire i partiti socialisti e socialdemocratici da una parte e i
partiti cristiano-democratici popolari e conservatori dall’altra. Si può interpretare questa
convergenza dei partiti sulla politica monetaria ed anche su altre politiche economiche e
settoriali dell’UE come una depoliticizzazione di quei temi e di quelle questioni che diventano
oggetto della competenza comunitaria: i partiti nazionali sarebbero portati a far uscire dalla
competizione politica le questioni di competenza comunitaria.

Questa tesi, in realtà semplifica eccessivamente la realtà perché non tiene conto di due dati:
1. nonostante la competizione destra-sinistra gli elettori continuano ad essere sensibili verso i
temi di politica economica e si aspettano che i partiti si pronunzino su tali temi
2. il trasferimento di competenza è realizzato con negoziati e con la firma di trattati che sono
oggetto di ratifica di ogni stato; in questa fase i partiti prendono posizione in coerenza con i
programmi che sei hanno presentato agli elettori. Spesso, quindi, le scelte di politiche
economiche dell’UE sono oggetto della competizione politica negli stati membri.

Alcuni studiosi arrivano subito alla conclusioni che i sistemi partitici nazionali conservano
indisturbate le loro forme e le loro strutture di competizione e sono le arene della competizione
partitica reale in Europa, mentre il sistema partitico europeo ha rilievo solo in questioni politiche
correnti. A un esame più attento però, l’Europa non appare irrilevante nei cambiamenti in corso
nel formato e nella meccanica dei sistemi partitici nazionali. L’europeizzazione, per esempio,
penetra nei sistemi partitici nazionali attraverso il tema dell’approfondimento dell’integrazione
europea, che è rilevante perché alcuni partiti e fazioni di partiti ormai stabilmente contestano
l’apertura di nuove politiche comuni che vanno oltre il livello dell’unione doganale.

Si possono infine segnalare altri processi di natura più modesta ma non secondari: sono quelli
prodotti da regole istituzionali e di funzionamento dell’Unione e quelli prodotti dall’agenda dei
lavori dell’Unione.
.
RELAZIONI FRA ESECUTIVO E PARLAMENTO
I processi decisionali dell’UE favoriscono l’allargamento del ruolo e della discrezionalità
decisionale degli esecutivi a discapito del ruolo e della podestà legislativa dei parlamenti.
Alcuni sostengono che nelle democrazie europee i parlamenti non hanno in genere svolto un
ruolo primario nella formazione delle politiche pubbliche ma si sono limitati ad esercitare
un’influenza sull’attività di produzione politica degli esecutivi.
Altri ritengono che la ridefinizione e concentrazione di poteri di formazione delle politiche
pubbliche da parte dei parlamentari europei è un fenomeno recente che chiamiamo
deparlamentarizzazione dei sistemi politici.
I parlamenti dal canto loro, hanno perfezionato la funzione di controllo degli esecutivi
acquisendo capacità di sorveglianza maggiori di quelle che possedevano in passato. Dal
momento che tutti i governi hanno l’obbligo di sottomettere ai propri parlamenti le proposte
legislative della Commissione europea che sono di competenza parlamentare, tutti i parlamenti
ricevono ormai ogni documento comunitario o preparatorio di decisioni comunitarie, anche
quelli riguardanti la politica estera e gli affari interni e giustizia.
L’informazione sugli affari comunitari, è entrata, anche per questa strada, nel circuito della
politica interna Scaricato da e i partiti (anche quelli di opposizione) ne fanno uso nella
competizione politica e nella redazione dei propri programmi elettorali.

ELEZIONI EUROPEE: tanto i partiti, quanto gli elettori sono interessati agli effetti delle elezioni
europee sul quadro politico nazionale piuttosto che su quello europeo; nelle elezioni europee,
che non hanno un effetto formale sulla formazione dei governi statali, si manifesta la protesta
degli elettori verso i partiti per i quali essi normalmente votano. Attraverso il voto alle elezioni
europee i cittadini segnalano la loro insoddisfazione per le strategie da essi seguite. Questa
condizione provoca da una parte cambiamenti nella strategia dei partiti di governo e dall’altra il
rafforzamento della strategia competitiva dei partiti che hanno ricevuto il voto di protesta.

CONCLUSIONI
I processi di europeizzazione in quanto processi di convergenza implicano cambiamenti nelle
istituzioni nazionali. Per questa ragione, sono processi lenti e graduali: le istituzioni, infatti,
evolvono attraverso un lento apprendimento sperimentale, per tentativi ed errori.
L’adeguamento agli standard europei resta in parte subordinato alle tradizioni nazionali e ai
vincoli del contesto politico di ogni stato. Piuttosto che a una omogeneizzazione dei sistemi
nazionali, siamo di fronte a processi istituzionali e anche non istituzionali che intanto rendono i
sistemi nazionali permeabili a pratiche e standard dell’ambiente europeo
Capitolo 6. Mercato Unico,
Concorrenza e Moneta
1. Zona di libero scambio: abbattimento delle tariffe di importazione e esportazione tra i paesi
membri della zona di libero scambio. L’integrazione economica a tapp
2. Unione doganale: tariffa unica verso l’esterno e i paesi terzi.
3. Mercato interno delle merci (MIM): riduzione delle barriere non tariffarie, come barriere fisiche
(controlli alle frontiere), tecniche (tutele consumatori, lingue diverse, sicurezza sanitaria o ambientale,
ecc...) o fiscali (IVA o altre imposte).
4. Mercato comune: estensione della libera circolazione anche a servizi, capitali e lavoratori (diverso
per le persone).
5. Unione Monetaria: Sistema di cambi fissi o quasi fissi per ridurre l’incertezza che il cambio della
moneta genera negli scambi. Ultimo stadio: moneta unica.
6. Unione economica: Messa in comune della politiche macroeconomiche tramite politiche (tassi di
interesse, conti pubblici, inflazione, occupazione, fisco, consumi, bilancia dei pagamenti, crescita,
ecc...). Accelerato dopo il «Fiscal Compact».

I GRADINI DELL’INTEGRAZIONE ECONOMICA


L’economista ungherese Béla Balassa ha creato una scala all’integrazione economica composta
da vari gradini:
1. La zona di libero scambio (ZLS): gli stati membri eliminano le barriere tariffarie e quantitative
al commercio delle merci tra gli stati membri. Ogni stato membro è libero di imporre o meno
barriere verso gli stati al di fuori della ZLS, indipendentemente da ciò che fanno gli altri membri.
2. Unione doganale (UD): se alla ZLS aggiungiamo un regime comune di commercio esterno
abbiamo un’unione doganale. Nel 1968 si ha l’abolizione delle barriere tariffarie e quantitative
interne sulle merci e l’istituzione di una tariffa esterna comune (TEC).
3. Mercato interno delle merci (MIM): si eliminano le barriere non tariffarie. Queste possono
essere barriere fisiche (es. controlli burocratici alle frontiere), tecniche (es. regolamenti interni e
standard nazionali per determinati prodotti) e fiscali (es. differenti regimi fiscali che generano
differenze di prezzo per gli stessi prodotti in paesi diversi).
4. Mercato comune: Balassa usa questa espressione per definire il Mercato unico europeo
(MUE) completato dalla CEE tra il 1992 e 1993. Il mercato comune è l’estensione della libera
circolazione dalle sole merci ai servizi, ai capitali e al lavoro. Con riguardo ai capitali le barriere
più comuni sono i controlli sul loro movimento. Con riguardo alla libera circolazione delle
persone si distingue tra lavoratori e altre persone.
5. Unione monetaria: un sistema a cambi fissi in cui il valore di una moneta non varia
eccessivamente in rapporto a quello di altre monete facilita il commercio tra paesi, offre agli
operatori economici più certezze di un sistema a cambi fluttuanti.
6. Unione economica: moneta, tassi di interesse, conti pubblici, inflazione, occupazione, fisco,
consumi, bilancia dei pagamenti, crescita. In unioni mature come gli Stati Uniti tutto ciò viene
gestito a livello federale come aspetti di una sola politica economica. In Europa questi aspetti
sono gestiti separatamente dagli stati membri o tramite coordinamento, con squilibri all’interno
La politica del mercato unico 1/2
La CEE comincia come zona di libero scambio: l’Unione Doganale (1968). Negli anni ‘70 crisi
economica. Gli industriali premevano per costruire un mercato unico delle merci. Trovarono un
alleato nella Commissione. Importanti sentenze della Corte: a. Priorità del libero commercio sulle
legge nazionali b. Principio del mutuo riconoscimento
1985: Pubblicazione del «Libro Bianco» con 300 raccomandazioni di liberalizzazione per realizzare
il mercato unico. Assunte nell’Atto Unico Europeo (1986), entrato in vigore definitivamente nel
1992.
1. Libera circolazione delle merci in base a tre principi: a. Requisiti essenziali, b. Mutuo
riconoscimento, c. Standard europei non vincolanti. Necessità di regolamentazione di due
elementi: a. Proprietà intellettuale (approvazione brevetti europei tramite l’Ufficio per
l’armonizzazione del mercato interno) e b. appalti pubblici (per lungo tempo terreno di attività
privilegiato per le sole imprese nazionali).

LA POLITICA DEL MERCATO UNICO


La teoria delle unioni doganali afferma che queste possono avere due tipi di effetti 1. La
creazione di commercio fra i paesi che hanno costituito l’UD è positiva
2. La deviazione di commercio dai paesi che sono rimasti fuori dell’UD verso quelli che ne fanno
parte è negativa
Se i guadagni derivati dal primo sono superiori ai sacrifici imposti dal secondo  un paese ha
un incentivo a far parte dell’UD e viceversa.
Anni 50: in Europa gli stati leader in termini di esportazioni erano Germania, Italia e Paesi Bassi
(grazie all’UD volevano incrementare le loro esportazioni) I ritardatari erano Francia, Belgio e
Gran Bretagna (grazie all’UD volevano raggiungere i leader).
1957: i sei paesi fondatori si impegnarono col trattato CEE a istituire un’unione doganale
1968: UD completata
L’UD aveva abolito le barriere tariffarie e quantitative per le merci, ma persistevano altre
barriere tariffarie alla libera circolazione di merci, servizi, capitali e lavoro che gli stati membri
durante la crisi degli anni 70 invece di eliminare avevano rinforzato.
1985: la Commissione europea pubblicò il Libro Bianco sul completamento del mercato interno.
La politica del mercato unico 2/2
2.Libera circolazione dei servizi: I servizi rappresentano oltre il 60% del PIL della UE. Due
principi: diritto di fornire servizi (anche se si ha la sede legale in altro Stato), diritto di
stabilimento (cioè di stabilire la sede legale in un altro SM). Un elemento importante è il
riconoscimento delle qualifiche senza ulteriori esami o prove. Importanza direttiva Bolkenstein
(2006)
3.Libera circolazione dei capitali: La possibilità di svolgere tutta una serie di attività per i
cittadini, come aprire un conto all’estero, acquistare azioni, investire in attività immobiliari, ecc.
Per le imprese significa partecipare con quote alla direzione di aziende estere.
4.Libera circolazione delle persone (nota: in realtà dei lavoratori): libera circolazione
dei dipendenti già raggiunta nel 1968. Negli anni ‘70 estesa ai lav. Autonomi. Nel 1990 diritto di
residenza anche per chi cessa attività lavorativa. Altra cosa la circolazione delle persone, tramite
Schengen (1985), assunto nell’architettura UE con Amsterdam 1997.
 Sorveglianza del mercato interno: La Commissione controlla l’esatta applicazione della
normativa UE («guardiano dei trattati»). Nel 2010 tasso di non applicazione medio in UE dello
0,7%. Nel 2005 era 1,6%. Paesi ritardatari in genere quelli della UE-15.
Il mercato unico consiste di 4 elementi fondamentali:
 La libera circolazione delle merci: il mercato unico delle merci copre tutti i prodotti, inclusi
quelli agricoli e quelli importati secondo le procedure della CE. Con l’unificazione dei mercati dei
prodotti è emersa la necessità di armonizzare e unificare il sistema di protezione della proprietà
intellettuale all’interno del mercato unico.
 La libera circolazione dei servizi: il settore di servizi è centrale nell’economia europea. Servizi:
le prestazioni fornite dietro retribuzione, non regolate dalle disposizioni relative alla libera
circolazione delle merci, dei capitali e delle persone. Per fornire una libertà di circolazione dei
servizi vengono fornite alcune garanzie, come il diritto di fornire servizi e il diritto di stabilimento.
 La libera circolazione dei capitali: nel mercato unico viene identificata nel TCE come il divieto
di porre restrizioni al movimento dei capitali e ai pagamenti tanto tra gli stati membri quanto tra
stati membri e paesi terzi. Per i cittadini ciò significa poter svolger varie operazioni all’estero
(aprire un conto, acquistare azioni di compagnie straniere, investire dove il rendimento è
migliore, acquistare proprietà immobiliari). Nel 1990 completa liberalizzazione del movimento di
capitali.
 La libera circolazione delle persone: si intendono 3 differenti categorie di persone (lavoratori
dipendenti, lavoratori autonomi e liberi professionisti, tutte le altre persone). La libera
circolazione dei lavoratori dipendenti era stata raggiunta nel 1968 assieme all’UD. Dagli anni 70
in poi la CEE ha sviluppato norme che tutelano i diritti dei lavoratori nel paese ospitante,
limitando il potere di espulsione dello stato ospitante e garantendo loro benefici simili a quelli
dei lavoratori locali.
The «Polish Plumber»

Tema del referendum francese nel 2005 sul


Trattato Costituzionale.
Vittoria del No.
The Polish Plumber: Polish Answer
Esempi di creazione di mercato unico: public utilities
Negli ultimi 20 anni si è assistito alla accelerazione per costruire un
mercato unico (e concorrenziale) anche nelle «public utilities». Cioè
quei settori che per tanti anni sono stati considerati monopoli
pubblici per ragioni:
 Economiche: considerati «monopoli naturali» per i quali non è
possibile costruire strutture, cioè «reti» alternative (ex. Ferrovie,
acquedotti, ecc..). Inoltre rappresentavano, in quanto monopoli, una
fonte di entrata dello Stato.
 Sociali: i servizi forniti erano considerati servizi pubblici e non
servizi commerciali (ex. Acqua, referendum 2011).
 Politiche: impiegavano molti dipendenti/elettori che difendevano
la loro posizione.
Spinte per creazione del mercato: a. Cambiamento tecnologico (ex.
Telefonia), b. Assenza di incentivi per gestori pubblici e conseguente
inefficienza, c. Trasformazione da servizio pubblico a servizio
commerciale (telecomunicazioni), d. Pressione di operatori esterni.
Con il Trattato di Amsterdam è stato definito l’obiettivo di istituire uno
Spazio europeo di libertà, sicurezza
e giustizia.

I servizi infrastrutturali di pubblica utilità (public network utilities)


Al centro di questa categoria di servizi sono i trasporti, l’energia e le
telecomunicazioni.
 Hanno un valore strumentale per altri settori dell’economia
 Sono basati su una rete
 Fino a 20 anni fa in Europa erano gestiti in regime di monopolio (le ragioni
del monopolio pubblico
erano di natura economica, sociale e politica
due elementi (merci o persone) e quattro tipi Le politiche comunitarie nei trasporti
Strada: la rete è quella autostradale. Facile separazione tra gestore delle reti e fornitori di servizi
(autotrasportatori).
Ferrovia: la rete è composta da binari e stazioni. Necessità di costante manutenzione. Di per sé la
gestione della rete è un monopolio naturale o quasi. Quindi imposizione della UE di separare tra
gestore della rete dal fornitore dei servizi che firma un contratto con gestore della rete (ad
esempio: Trenitalia ≠ RFI).
Marittimo/fluviali: rete composta da porti e rotte. Il settore storicamente più
internazionalizzato. Spesso gli accordi sono più di tipo globale che Europeo. In ogni caso, pochi
gestori e lunga tradizione per l’organizzazione di «conferenze» nelle quali le compagnie si
accordano su prezzi e servizi forniti.
Aerei: rete composta da aeroporti e rotte. E’ il settore che più è cambiato negli anni. Fine delle
compagnie di bandiera con diritti speciali e della possibilità di accordarsi sui prezzi: facilitazione
del sorgere delle compagnie «low cost». Grande evoluzione a partire dagli anni ’90.

Trasporti su strada: la rete è quella autostradale, mentre i servizi sono quelli di trasporto di
merci e passeggeri a livello nazionale o transnazionale. Il processo di liberalizzazione dei servizi
di trasporto di merci su strada a livello di trasporti transnazionali iniziò nel 1984 e fu completato
nel 1993.
Trasporti ferroviari: la rete è composta di binari, stazioni, meccanismi di gestione e controllo del
traffico e del sistema di elettrificazione. La rete necessita di costante manutenzione e di
investimenti per la sua modernizzazione.
Trasporti marittimi: la rete consiste di una serie di tratte marine che congiungono una serie di
porti. I servizi consistono di mezzi di trasporto marittimo che utilizzano le tratte e i porti. Il
trasporto può essere di merci e passeggeri. I trasporti marittimi hanno sempre avuto una forte
connotazione internazionale.
Trasporti aerei: la rete è costituita da una serie di tratte aeree che collegano vari aeroporti. I
servizi consistono di aerei che collegano i vari aeroporti. Il trasporto è di persone o di merci e
può avvenire su base nazionale o transnazionale.
Energia
Diversamente da quanto avviene per i trasporti, i passaggi per la
gestione dell’energia sono molteplici, gestibili da aziende diverse:
approvvigionamento (forte dipendenza della UE da fonti esterne),
generazione/produzione (trasformazione delle fonti in energia),
trasmissione (grandi reti dorsali), distribuzione (reti locali),
fornitura/vendita (energia a utenti «civili» e «non civili»). Spesso
c’erano aziende integrate fra tutti questi passaggi.
La UE è intervenuta per garantire la nascita di un mercato
concorrenziale con diversi interventi.
Approvvigionamento: UE, politica di sicurezza delle scorte
Trasmissione e Distribuzione: libertà di accesso alle reti ai possibili
concorrenti. Imposizione della separazione tra gli operatori (quanto meno
giuridicamente). Tentativo di impedire che l’ex monopolista desse accesso
privilegiato ad aziende collegate.
Energia
 Approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili come quella eolica, solare, idrica, rifiuti
o biomasse e non rinnovabili, come il petrolio, il carbone, il gas
 Generazione – produzione di energia, ovvero trasformazione delle fonti in energia,
elettricità e gas
 Trasmissione, ovvero trasporto dell’energia lungo le grandi reti dorsali ai centri di
distribuzione
 Distribuzione, ovvero trasporto capillare dell’energia lungo le reti locali
 Fornitura – vendita
Dal momento che le grandi reti di trasmissione e distribuzione sono uniche, la CE ha imposto
alle società che le gestivano in regime di monopolio l’obbligo di garantire l’accesso a possibili
concorrenti.
Ha imposto alle aziende verticalmente integrate l’unbunding delle funzioni, cioè la
separazione della produzione dalla trasmissione e dalla distribuzione.
Telecomunicazioni
Ha avuto il cambiamento più rilevante. Fino agli anni ‘80 monopolio
pubblico (es. Rai).
Cambiamento iniziato negli anni ‘70 per miglioramento della
tecnologia e possibilità di differenziare l’offerta.
I governi, inizialmente gelosi del monopolio pubblico, cambiarono idea,
a causa di a. Divario tecnologico con Giappone e Usa; b. imprese
private desiderose di espandersi, c. Pressioni della Commissione
Europea.
1984-1990: Liberalizzazione, distinguendo tra «gestore» e
«regolatore»: nascita delle Autorities nazionali.
1998-2003: espansione di alcuni mercati (internet, telefonia mobile,
ecc.) e, dal punto di vista normativo, passaggio dalla regolazione ex-
ante ai controlli ex-post.
2007-2009: a. Autorità europea per il mercato delle comunicazioni b.
Separazione tra operatore di rete e fornitore di servizi, c. «portabilità
del numero», d. Fine dell’influenza politica sulle comunicazioni. 
Roaming internazionale europeo

Telecomunicazioni
Fino ai primi anni 80 i servizi di telecomunicazione erano gestiti in regime di monopolio da
imprese pubbliche controllate dallo stato o da un’impresa privata.
Il cambiamento è avvenuto a partire dagli anni 70 con l’applicazione della tecnologia digitale
alle telecomunicazioni, che ha ridotto i costi e ampliato la gamma dei servizi.
La governance del mercato unico Nella formazione delle politiche hanno svolto un ruolo
fondamentale le reti di attori che sostengono o osteggiano determinate politiche.
La Commissione, le associazioni europee degli industriali e i governi liberisti hanno cooperato
al completamento del mercato unico.
Nel caso del mercato unico il processo decisionale è quello comunitario, la procedura
decisionale è quella della co-decisione e le decisioni del Consiglio si prendono a maggioranza
qualificata.
Problema delle Concentrazioni economiche e degli aiuti di stati. Politica di Concorrenza
a. Sulle concentrazioni, dal 1989 controllo sui grandi agglomerati, dal 2002 controllo decentrato
tramite agenzie nazionali di anti- trust (controllo ex-post). Modello dei Paesi Bassi (richiesta
di intervento preventivo e automatico da parte della Commissione)
b. Sugli aiuti di Stato, posizione rafforzata dopo il 2000 (problema dei «campioni nazionali»).
Proibiti se a. Conferiscono vantaggio economico al beneficiario, b. Sono selettivi, c. Falsano la
concorrenza, d. Incidono sugli scambi tra gli stati membri. In alcuni casi (aiuti sociali, disastri
naturali, casi eccezionali come riunificazione della Germania) gli aiuti sono consentiti.

LA POLITICA DELLA CONCORRENZA


“L’insieme di politiche e leggi finalizzate ad assicurare che la concorrenza sul mercato non
subisca limitazioni tali da ridurre il benessere sociale ed economico.”
La politica della concorrenza nella Comunità europea
Nel caso della UE la politica della concorrenza è legata a quella del mercato unico.
Se il mercato unico mira alla libera circolazione di merci, servizi, capitali e persone, le norme
della concorrenza, che mirano a limitare i comportamenti anticoncorrenziali, divengono
strumento per il raggiungimento e il mantenimento del mercato unico.
Anni 70: con la crisi economica, la politica della concorrenza incontrò crescenti difficoltà.
Per l’insistenza di alcuni membri come la Germania, che possedeva già un regime di controllo
sulle concentrazioni, si dava ad un paese la facoltà di “richiamare il caso in casa” qualora avesse
forti ripercussioni in ambito nazionale.
Anni 90: alcuni stati membri hanno rivolto critiche alla Commissione e alla Direzione generale
per la concorrenza:
 Per la lentezza nella gestione dei casi
 Per la concentrazione di troppi poteri nella Commissione
 Per il metodo sempre più centralizzato di gestione dei casi
Queste critiche hanno portato alla semplificazione e al decentramento della politica della
concorrenza tramite:
 L’attribuzione di un ruolo più forte alle autorità nazionali nella gestione dei casi e una più forte
cooperazione tra le varie autorità antitrust nazionali e tra queste e la Commissione
 Una trasformazione del metodo con cui il controllo viene esercitato
La normativa sugli aiuti di stato non è diretta tanto alle imprese, quanto ai governi nazionali o
subnazionali.
Le norme vietano aiuti:
 Se conferiscono un vantaggio economico al beneficiario
 Se sono selettivi e favoriscono solo alcune imprese o produzioni
 Se falsano la concorrenza
La governance della Concorrenza
Ruolo preminente della Commissione e della Corte: poco spazio
alla negoziazione politica. Veniva considerata «low politics» e gli
Stati Membri hanno da sempre e subito delegato alla
Commissione.
Gli Stati erano interessati alla «high politics» e neanche capivano
bene in cosa consistessero le politiche di concorrenza e anti-trust
(«unintented consequences del neofuzionalismo e
dell’istituzionalismo storico). Ruolo anche di Commissari «forti»
negli anni 80. Le sentenze della Corte hanno fatto procedere in
direzione della concorrenza anche quando le condizioni non
erano propizie.
Ai protagonisti assoluti degli anni ’60-’80, a partire dagli anni ‘90
si sono aggiunte le Autorità regolative.

La governance della politica della concorrenza


La politica della concorrenza è considerata una politica nella quale la Commissione gode di
notevoli poteri e la Corte di giustizia ha svolto e svolge un ruolo cruciale.
In questa politica i veri protagonisti non sono gli stati, ma la Commissione e la Corte.
La politica della Moneta: prima dell’Euro
L’Unione Economica e Monetaria è un nome altisonante perché al momento non si può
ancora parlare di Unione Economica.
Prima dell’Euro ci furono tentativi di coordinamento delle monete.
a. Unione Europea dei Pagamenti (1950-1958): per facilitare i pagamenti
b. «Serpente monetario» (1971-1974): con l’obiettivo di creare una moneta unica
entro il 1980. Le monete fluttuavano intorno ad un certo limite, oppure dovevano
cambiare tutte insieme. Crisi e abbandono del Franco francese. Il Marco tedesco
emerge come moneta forte e stabile dell’Europa.
c. Sistema Monetario Europeo (1979-1998): creazione dell’ECU, (come cocktail di
monete, ma fortemente influenzato dal Marco). Crisi del settembre 1992 quando
Sterlina e Lira lasciano lo SME. Diversi paesi furono costretti a seguire le politiche
deflazionistiche della Banca Centrale Tedesca, di gran lunga la più importante. Segreto
del successo: politica del «Franc fort» di Mitterand.
LA POLITICA DELLA MONETA
L’unione monetaria è il penultimo gradino dell’integrazione economica prima dell’unione economica. Dopo
il completamento del mercato unico nel 1993, l’UE ha iniziato il suo cammino verso la moneta unica, l’euro,
completandolo nel 2002.
L’unione economica è ancora incompiuta.
Gli antecedenti dell’euro
1950: istituzione dell’Unione europea dei pagamenti – con il fine di ristabilire la convertibilità delle monete
e facilitare i pagamenti negli scambi commerciali.
1958: la convertibilità delle monete era stata ristabilita.
Fine anni 60: il sistema internazionale di Bretton Woods iniziò il suo declino a causa della crisi del dollaro
americano, che era il punto di riferimento del sistema.
1969: i governanti della CEE al summit dell’Aia decisero di proteggere la stabilità dei cambi nella CEE dalla
minaccia esterna.
Si trattava di mantenere le valute legate insieme in un sistema che prese il nome di “serpente monetario”.
I valori delle valute avrebbero potuto variare, ma tutti insieme e mantenendo la stessa distanza tra loro.
1971: il presidente americano Nixon decise di svalutare il dollaro.
In parallelo, la reazione alla sconfitta subita nella guerra dello Yom Kippur contro Israele, i paesi arabi
produttori di petrolio reagirono contro gli stati che avevano sostenuto Israele innalzando i prezzi del petrolio
e minacciando di tagliare le scorte.
I governi europei non reagirono in modo coeso, correndo ai ripari separatamente.
1974: colpo di grazia con l’uscita del franco francese.
Anni 70: le monete continuarono a fluttuare e questo ostacolava lo sviluppo del commercio nel mercato
comune e rendeva difficile la politica agricola comune.
Il nuovo Sistema monetario europeo (SME) non voleva istituire una moneta unica come il serpente
monetario, il suo obiettivo era giungere a una stabilità dei cambi nella CEE.
Lo SME era un sistema asimmetrico dominato dal marco tedesco.
L’Unione Economica e Monetaria
Con la Moneta Unica si sarebbero eliminati i costi di cambio, facilitato la
circolazione dei capitali, e dato certezza ai prezzi delle merci.
A fine anni ‘80 pressione francese per moneta unica. Divisioni all’interno della
Germania: Genscher (liberale) favorevole, Kohl (CDU) contrario. La Germania si
convince per sostegno francese alla riunificazione, ma chiede i principi: a. Banca
centrale sul modello di Bundesbank, autonoma dal potere politico, b. Obiettivo della
stabilità dei prezzi.
La Commissione Delors firma progetto, all’interno del trattato di Maastricht (1992).
Tre Fasi del piano Delors:
1990-1993: convergenza delle politiche economiche, abolizione barriere circolazione
dei capitali; enti pubblici: no prestiti da parte di banche centrali, nè accesso
privilegiato a finanza pubblica.
1994-1996 (o 1998): convergenza sui «criteri di Maastricht»: inflazione, tasso di
interesse, stabilità monete, deficit pubblico, debito pubblico, completa autonomia delle
banche centrali. 11 paesi qualificati nel 1998.
1999-2002: nascita Banca Centrale Europea, fissazione tassi di cambio e Moneta
circolante.
L’unione economica e monetaria
 Con una sola moneta si sarebbero eliminati i costi legati al cambio negli scambi
commerciali e nei
trasferimenti di capitale
 Sarebbe stato più facile paragonare i prezzi di prodotti simili in paesi diversi
 Ragione più forte: asimmetria dello SME
Il paese più insoddisfatto era la Francia.
 C’erano paesi come Gran Bretagna, Danimarca, Paesi Bassi e Lussemburgo che non
volevano una
moneta unica
 Il governatore della Bundesbank avrebbe accettato il piano solo se rispettoso delle
priorità tedesche
Il piano di Delors per una UEM in 3 fasi fu presentato al Consiglio europeo di Madrid nel
giugno del 1989.
Il trattato fu firmato nel febbraio del 1992 ed entrò in vigore nel 1993.
Rimanevano fuori dall’euro la Gran Bretagna e la Danimarca.
La Svezia decise di non partecipare all’UEM, Austria e Finlandia ne fecero parte.
Sistema Europeo delle Banche Centrali
Il Sistema Europeo delle Banche Centrali è composto da:
a. Banca Centrale Europea
b. Banche centrali nazionali
Obiettivo primario della Stabilità dei Prezzi + definire e attuare politica
monetaria della Comunità, definizione dei tassi di interesse, mantenere riserve
ufficiali di valuta estera, promuovere sistema dei pagamenti, condurre operazioni
di cambio.
La BCE è composta da:
a. Consiglio Direttivo (Governing Council): governatori banca centrali di paesi
dell’Euro-Zona
b. Comitato Esecutivo (Executive Board): Presidente, un
vicepresidente e 4 membri
c. Consiglio Generale: composto da tutti i governatori delle banche centrali
dei paesi membri
SEBC è composto:
 Dalla Banca centrale europea (BCE)
 Dalle Banche centrali nazionali (BCN)
Obiettivi:
 Mantenimento della stabilità dei prezzi
 Definire e attuare la politica monetaria della Comunità inclusa la definizione dei tassi di
interesse
 Condurre le operazioni sui cambi
 Mantenere e gestire le riserve ufficiali di valuta estera degli stati membri
 Promuovere un regolare funzionamento dei sistemi di pagamento
Una caratteristica della BCE è l’autonomia dalle istituzioni politiche nazionali ed europee, a
garantire l’imparzialità delle sue decisioni a fronte di pressioni politiche.
La BCE è composta:
o Dal Consiglio direttivo, costituito dai membri del Comitato esecutivo e dai governatori delle
banche centrali dei paesi aderenti all’euro, che è il principale organo decisionale
o Dal Comitato esecutivo, formato da un presidente, un vicepresidente e altri membri, che dà
attuazione alle decisioni del Consiglio direttivo o Dal Consiglio generale, composto dal
presidente e vicepresidente del Comitato esecutivo e dai governatori delle banche centrali di
tutti i paesi dell’UE, che coordina le politiche monetarie dei paesi aderenti all’euro e degli altri
membri della CE
Patto di Stabilità e Crescita
Con Amsterdam rafforzamento di alcuni «criteri di Maastricht», in
particolare deficit al 3% e debito al 60%. Misure preventive: sorveglianza
multilaterale (i vari paesi presentano i loro piani) e orientamenti generali di
politica economica (non vincolanti).
Critica generale: troppa concentrazione su Stabilità e poca su Crescita
(contraddizione tra i due in caso di crisi economica).
Nel 2003-2005 sforamento dei criteri da parte di Germania e Francia e
allentamento dei vincoli stringenti. Con sostegno di paesi come Spagna e
Italia.
Tutto cambia nel 2009. Nel 2010 Germania chiede patto di Stabilità più
stringente. Sostegno francese e spagnolo.
2012: Fiscal Compact (con sanzioni automatiche) senza UK e Rep. Ceca. Oggi
23 paesi: tutti euro-zona più Bulgaria, Danimarca e Romania. Trattato
internazionale fuori da framework UE. Alcune misure:
- «Pareggio di bilancio» in Costituzione entro il 2014.
-Deficit strutturale max 0,5% (per paesi con debito > 60%) o
1% (per paesi con debito < 60%)
- Riduzione del debito fino al 60% in venti anni (per l’Italia costerebbe
50miliardi Euro all’anno).
- Sanzioni semiautomatiche

Il patto di stabilità e crescita


1997: con il Trattato di Amsterdam fu istituito il Patto di stabilità e crescita, che impone agli
stati UE un regime al cui centro è l’obbligo di non incorrere in un disavanzo di bilancio
superiore al 3% del PIL.
Membri e non membri della zona Euro
Nel 2001 ingresso di Grecia nei primi paesi aderenti (opt-out di UK e Danimarca,
no «tecnico» di Svezia).
1999: «Exchange Rate Mechanism II» (ERM-II) per legare i paesi non-euro a quelli
Euro. Introduzione dell’oscillazione variabile del +15% / -15% tra le valute nazionali e
l’Euro.
Per i nuovi ingressi è obbligatorio il rispetto dei criteri di Maastricht e, in caso
positivo, l’ingresso nella zona Euro. Nuovi ingressi dal 2002 ad oggi. Prima di
aderire all’Euro-zona i nuovi paesi devono aderire a ERM-II senza svalutare per
almeno due anni.
La Commissione e la BCE ogni due anni stilano un rapporto di convergenza.

Membri e non membri della zona euro


Non tutti i paesi dell’UE hanno adottato l’euro come loro moneta nel 1998.
Gran Bretagna e Danimarca hanno ottenuto una clausola di opt – out, mentre la Svezia ha deciso
di non partecipare pur non ottenendo una clausola.
La Grecia non si era qualificata nel 1998 ed è rimasta fuori della zona euro fino al 2001.
Si dovevano regolare le relazioni tra i paesi della zona euro e quelli fuori della zona euro allo
scopo di prevenire una spaccatura del mercato unico.

L’UE decise di stabilire un sistema che legasse i due gruppi.


1999: fu istituito un nuovo meccanismo di cambio, l’ERM – II che sostituiva lo SME.
Le modalità per l’accesso alla zona euro non sono semplici:
 I candidati devono dimostrare di essere pronti ad adottare l’euro soddisfacendo i requisiti che
gli altri stati europei hanno soddisfatto tra il 1994 e 1998
 I candidati possono accedere ad una fase pre – ERM –II e una volta entrati devono rimanervi
per almeno due anni senza svalutare la loro moneta
 Sulla base dell’analisi e su proposta della Commissione, l’ECOFIN decide quali paesi hanno
raggiunto i requisiti richiesti e il tasso di conversione al quale la moneta dello stato candidato
sarà rimpiazzata dall’euro
Lisbona e l’UEM
Con Lisbona la politica monetaria per i paesi della zona euro diviene di
competenza esclusiva dell’Unione, ma la gestione delle politiche economiche
nazionali rimane propria degli stati membri.
La governance dell’UEM
La governance varia a seconda che si parli di politica economica o politica
monetaria.
Nell’ambito della politica monetaria: l’attore centrale è la BCE che svolge i
suoi compiti autonomamente dalle istituzioni UE e dai governi nazionali. La
stabilità dei prezzi è l’obiettivo primario della BCE.
Nell’ambito della politica monetaria: l’attore centrale è l’ECOFIN, affiancato
dal Comitato economico e finanziario che fornisce pareri al Consiglio e alla
Commissione, prepara l’agenda dell’ECOFIN, tiene sotto controllo la
situazione economica e finanziaria dei paesi membri della zona euro e quella
dei membri dell’UE non appartenenti alla zona euro.
Current Eurozone
Governance dell’Unione Economica e Monetaria
Per quanto riguarda le «history making decisions» il ruolo spetta
sempre agli Stati Membri.
Nell’ambito della «politica monetaria» il ruolo più importante è
giocato da BCE che garantisce la stabilità dei prezzi tramite
operazioni sui mercati, determinazione delle riserve
obbligatorie, fissazione del tasso di sconto.
Per quanto riguarda la «politica economica» ruolo importante è
giocato dall’ECOFIN (configurazione del Consiglio dei Ministri) e
per la zona euro dall’Eurogruppo. La Commissione svolge un
ruolo meno importante rispetto a quello ricoperto per mercato
unico e concorrenza. In ogni caso svolge un ruolo di
«sorveglianza» (ancora... «guardiano dei trattati»), rafforzato dal
Fiscal Compact.
Capitolo 7. Agricoltura, coesione
e politiche sociali

11/05/2018
L’agricoltura è un settore speciale dell’economia:La Politica Agricola Comune (PAC)
1. Prodotti agricoli come beni irrinunciabili
2. Agricoltura influenzata dall’andamento dei fenomeni naturali
3. Gruppi di interesse coesi e ben organizzati.
Differenze tra paesi fondatori: Francia e Paesi Bassi: esportatori; Germania, Belgio e
Lussemburgo: importatori; Italia: produttrice inefficiente. Accordo tra Francia e Germania:
mercato unico per prodotti industriali e agricoli.
Obiettivi della PAC:
1. Incrementare la produzione
2. Salvaguardare il reddito degli agricoltori
3. Stabilizzare i mercati
4. Garantire gli approvvigionamenti
5. Prezzi ragionevoli per i consumatori

Non tutti e 6 gli stati fondatori della CEE volevano creare un mercato comune dell’agricoltura.
L’agricoltura trovò un posto nel trattato grazie a Francia e Paesi Bassi.
Risultato: mercato comune, ma non concorrenziale.
 I prodotti agricoli sono beni irrinunciabili  l’agricoltura è sempre presente nell’agenda
politica di ogni governo
 L’andamento dell’agricoltura è strettamente legato ai fenomeni naturali  i mercati
agricolo sono soggetti a repentini cambiamenti e i governi sono costretti a interventi di
sostegno del settore
 L’agricoltura è caratterizzata da gruppi di interesse ben organizzati e coesi, che esercitano
pressione sui governi  l’agricoltura è sempre stata un settore protetto
1958: decollo della CEE
Le differenze tra i paesi fondatori: nella CEE i 6 maggiori produttori agricoli
erano Francia, Italia e Paesi Bassi e i minori erano Germania, Belgio e
Lussemburgo. Le aziende più piccole erano in Italia e quelle più grandi in
Francia. La Francia era autosufficiente ed efficiente così come i Paesi Bassi.
La Germania non era né autosufficiente né efficiente. L’Italia aveva un vasto
settore agricolo, come Francia e Paesi Bassi.
 Francia e Paesi Bassi, i produttori più efficienti, spingevano per l’apertura
dei mercati per esportare i propri prodotti, ma la Francia non gradiva la
concorrenza del resto del mondo (era aperta verso l’interno, ma chiusa verso
l’esterno della CEE)
 La Germania voleva continuare ad importare da paesi lontani a prezzi
ragionevoli
 L’Italia temeva l’apertura dei mercati dal momento che aveva protetto
come la Germania la propria agricoltura
 Francia e Germania si accordarono soddisfacendo le loro rispettive priorità:
l’istituzione di un mercato comune nel settore industriale (interesse primario
della Germania) e nel settore agricolo (interesse primario della Francia)

Gli obiettivi: sono 5


 Incrementare la produzione
 Salvaguardare il reddito degli agricoltori
 Stabilizzare i mercati
 Garantire gli approvvigionamenti
 Assicurare prezzi ragionevoli per i consumatori

1958: Conferenza di Stresa, vengono definiti i principi guida della PAC


Struttura e funzionamento della PAC Organizzazioni Comuni dei
Mercati agricoli: divisione del mercato in categorie legati ai tipi di prodotti agricoli. Basate sui
principi di: a. Unità del mercato, b. Preferenza comunitaria, c. Solidarietà finanziaria
Unità del mercato: libertà di circolazione dei beni agricoli e fissazione di alcuni prezzi. A.
Prezzo obiettivo, il prezzo che si vorrebbe per un dato prodotto nella UE, b. Prezzo
soglia/minimo. Il prezzo è garantito sui prodotti esterni tramite l’applicazione di un dazio
doganale. C. Prezzo di intervento, cioè l’incasso minimo garantito per i produttori (agricoltori)
comunitari.
Preferenza comunitaria: è opportuno sempre preferire la circolazione dei prodotti europei
rispetto all’importazione di prodotti terzi.
Solidarietà finanziaria: le spese della PAC vengono sostenute da tutti gli Stati Membri.

Struttura e funzionamento della PAC


Vennero stabiliti nel 1960 e adottati dagli stati membri nel 1962.
Secondo la PAC, il mercato è suddiviso in categorie di prodotti.
1964: fu istituita una Organizzazione comune di mercato, che consiste in una serie di norme che
disciplinano la produzione e il commercio.
Le OCM sono basate su 3 principi fondamentali:
 Unità del mercato (comporta che i prodotti agricoli debbano circolare liberamente all’interno
dell’UE a prezzi simili. Il prezzo obiettivo o orientativo è il prezzo a cui si vorrebbe che un
prodotto X vendesse sui mercati della CE. Il prezzo soglia è il prezzo minimo a cui un prodotto
agricolo X importato può essere venduto sui mercati comuni. Il prezzo di intervento è il prezzo
garantito agli agricoltori, ovvero il livello al di sotto del quale la CE non lascia cadere il prezzo di
vendita di un prodotto)
 Preferenza comunitaria (per mantenere integro il sistema di prezzi nella CE, fin dall’inizio della
PAC si ritenne opportuno favorire i prodotti agricoli nostrani nei confronti di quelli di paesi terzi)
 Solidarietà finanziaria (le spese per la PAC vengono finanziate da tutti gli stati membri tramite il
Fondo europeo agricolo d’orientamento e garanzia istituito tra il 1962 e 1964 – FEOGA)
La riforma del 2003 ha sostituito il FEOGA con due fondi separati:
1. Il fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA)
2. Il fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)
La PAC ha avuto successo, ma
La PAC e le sue riforme
a. i prezzi per i consumatori sono rimasti alti, rispetto alla media mondiale;
b. costi crescenti.
Meccanismo perverso: sicuri di vendere i propri prodotti ad un determinato prezzo, gli agricoltori
hanno continuato a produrre oltre la domanda del mercato.
Tentativo generale di ridurre i prezzi minimi e di legare gli incentivi ad altri aspetti, come lo
sviluppo rurale o la difesa dell’ambiente e del territorio.
Numerose tentativi di Riforma:
Mansholt (1968); McSharry (1992); Agenda 2000 (1997);
Fischler (2003).

I risultati della PAC fino alle riforme


La PAC ha avuto successo: dei 5 obiettivi, i primi 4 sono stati raggiunti.
I costi della PAC sono aumentati costantemente, mentre i prezzi della maggioranza dei prodotti
sono rimasti costantemente al di sopra della media mondiale.
Gli obiettivi erano tutti meritori se presi individualmente, ma non tutti attuabili
contemporaneamente.
La contraddizione più evidente era tra l’obiettivo 2 (salvaguardare il tenore di vita degli
agricoltori) e l’obiettivo 5 (assicurare prezzi ragionevoli per i consumatori).
Bisognava ridurre i prezzi e tagliare il legame tra sussidi e produzione, collegando gli interventi di
sostegno allo sviluppo rurale.
La formula mirava da un lato a riportare l’agricoltura nell’ambito della leggi del mercato e
dall’altro a valorizzare lo sviluppo rurale.
1968: prime riforme per correggere le questioni relative ai mercati con il piano Mansholt, che
intendeva ridurre la popolazione agricola e razionalizzare la produzione tramite la
concentrazione di piccole imprese.
1972: misure di modernizzazione dell’agricoltura.
1985: la Commissione produsse il Libro Verde sulle prospettive per la politica agraria comune.
Le proposte della Commissione vennero approvate dal Consiglio nel 1992 e includevano:
 La riduzione dei prezzi per avvicinarli a quelli dei mercati mondiali
 L’abbandono di terreni utilizzati per la coltivazione
 La compensazione agli agricoltori per la perdita di reddito dovuta alla riduzione dei prezzi
 L’introduzione nella PAC di una dimensione ambientale tramite l’impiego di metodi meno
invasivi e l’inserimento dell’agricoltura nell’economia del territorio
 Il riorientamento dell’agricoltura dalla quantità alla qualità del prodotto
La Governance della PAC
Con Lisbona anche le pesca è inserita nella PAC.
E’ la politica spesso definita come la più «comunitaria», perché è totalmente gestita a livello
comunitario.
Importanza («history making decisions») NON della Commissione ma del Consiglio, tramite i
ministri dell’Agricoltura. La Commissione non ha avuto ruolo nel proporre cambiamenti rilevanti,
ma solo piccoli aggiustamenti e miglioramenti.
Policy setting: ancora Consiglio, con ruolo previsto da Lisbona per il Parlamento. Commissione
aiuta nel fissare i prezzi. Importanza di oltre 20 comitati di gestione (a seconda della merce).
Policy shaping: importanza delle lobby degli agricoltori e delle industrie alimentari, spesso con
interesse divergenti.

Negli anni 90 le pressioni per una riduzione della crescente spesa per la PAC aumentarono sul
versante interno ed esterno. La Commissione rispose nel 1997 proponendo un modello
europeo per l’agricoltura basato su 2 pilastri:
1. La regolazione dei mercati
2. Lo sviluppo rurale
 L’agricoltura era caratterizzata non solo dalla dimensione coltivativa, ma anche da quelle di
conservazione dell’ambiente e del turismo
 Ulteriore riduzione dei prezzi
 Si estendevano i contributi diretti agli agricoltori e gli incentivi a diversificare la produzione
2003: era stata prevista una revisione dell’attuazione dell’Agenda 2000 che si trasformò nella
riforma Fischler. Priorità:
 L’adattamento dell’agricoltura europea ai mercati e la sua maggiore competitività
 La promozione della qualità dei prodotti
 La tutela dell’ambiente, della sicurezza alimentare e della salute degli animali
 Lo sviluppo rurale
21 giugno 2005: Fondo europeo agricolo di garanzia – dedicato ai pagamenti
diretti agli agricoltori e alle misure che regolano i mercati agricoli (FEAGA) e
Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale – per i programmi di sviluppo
rurale degli stati membri (FEASR).
Dicembre 2006: la Commissione proponeva lo smantellamento delle varie
organizzazioni comuni dei mercati (OMC) e la conversione ad una singola
OMC al posto delle 21 esistenti per ciascuna tipologia di prodotti agricoli.
19 ottobre 2005: semplificazione e miglior regolazione per la politica agricola
comune
18 marzo 2009: PAC semplificata per l’Europa
Trattato di Lisbona: la politica della pesca viene incorporata nella PAC.
La PAC viene inserita nella lista delle competenze concorrenti dell’Unione e
degli stati membri. I poteri del Parlamento in ambito PAC vengono rafforzati
per quanto riguarda la legislazione sulla struttura fondamentale della politica
e sulla legislazione sull’organizzazione comune dei mercati.
Politica di Coesione: gli inizi
E’ finalizzata alla riduzione delle differenze economiche tra le varie
«unità territoriali» dell’Unione: Stati ma anche regioni.
Ragione: l’istituzione di un mercato unico può creare situazioni di
sviluppo ineguale fra territori dell’Unione.
Assenza di una politica di ceresione (1957-1972): solo l’Italia era
intenzionato a creare una politica di sostegno alle zone meno
sviluppate (Mezzogiorno).
Sviluppo politica di coesione (1972-1974). Ragioni:
1. Rapporto Werner che riteneva necessaria la coesione economica
interna per affrontare l’unione monetaria prevista per il 1980 (in base
al «serpente monetario).
2. Nel ‘73 ingresso di Irlanda e UK (con zone arretrate: Scozia e Galles).
3. Politica di coesione per arginare l’attivismo della Commissione contro
gli aiuti di Stato (concorrenza).
1974: Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
LA POLITICA DI COESIONE
Una politica di coesione è finalizzata alla riduzione delle differenze economiche e sociali tra varie
unità territoriali. Nel caso dell’UE la politica della coesione è mirata a ridurre le differenze tra le
regioni e le differenze tra stati. I sei paesi fondatori non avevano al loro interno zone
sottosviluppate, anche includendo il Mezzogiorno d’Italia i sei avevano economie abbastanza
omogenee.
Evoluzione della politica di coesione:
1957 – 1972: le politiche di sostegno alle aree sottosviluppate venivano attuate dai rispettivi
governi a livello nazionale.
1972 – 1974: fin dagli anni 60, la Commissione aveva insistito per una politica di armonizzazione
socioeconomica tra le varie zone della CE – 6. Le sue proposte non vennero accolte.
 Secondo il rapporto Werner occorreva una coesione economica interna per
affrontare l’unione economica e monetaria pianificata per il 1980  La GB
doveva essere ripagata per il forte contributo che essa doveva versare con
l’entrata nella CEE; aveva problemi di sottosviluppo regionale  La direzione
generale per la concorrenza della Commissione insisteva nell’applicare in
modo rigoroso le norme che limitavano gli aiuti di stato alle regioni In questo
contesto i 9 paesi della CEE giunsero ad un compromesso con la creazione di
un Fondo europeo di sviluppo regionale istituito nel 1975.
1988: la politica di coesione fu inserita nel trattato CEE
 I fondi venivano raddoppiati e venivano definiti gli strumenti per la loro
gestione
 La politica veniva strutturata per la prima volta attorno a obiettivi e principi
specifici 1989: 5 obiettivi
 La ripresa economica delle regioni in ritardo di sviluppo
 Il sostegno alle regioni in declino industriale
 La lotta alla disoccupazione
 L’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro
 Il miglioramento delle strutture agrarie e lo sviluppo delle zone rurali
Consiglio di Edimburgo 1992: appoggiati dal Parlamento e dalla
Commissione, Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda ottennero l’istituzione del
Fondo di Coesione I risultati della politica di coesione:
I risultati indicano che stati precedentemente poveri si avvicinano
gradualmente alla media UE.
Lisbona e la coesione:
Lisbona non apporta molte modifiche alla politica della coesione. Si aggiunge
la dimensione territoriale alla coesione economica e sociale, per cui il nuovo
nome della politica è coesione economica, sociale e territoriale.
La governance della politica di coesione Le decisioni fondamentali sono il
frutto di accordi tra gli stati membri. Gli accordi vengono raggiunti in
occasione dei negoziati sull’ammissione di nuovi membri e sulle prospettive
finanziarie.
Storia della Politica di Coesione
Anni ’80, dopo ingresso di Spagna, Portogallo e Grecia, piano del 1989 con i seguenti
obiettivi:
1. Per le regioni in ritardo di sviluppo
2. Per le regioni in deindustrializzazione
3. Per lotta alla disoccupazione
4. Per inserimento giovani nel lavoro
5. Per miglioramento delle strutture agrarie e rurali.
 Principi (invariati) per gestione dei fondi:
1. Concentrazione su obiettivi e non a pioggia
2. Programmazione con verifica degli obiettivi
3. Addizionalità dei finanziamenti nazionali
4. Partenariato tra autorità europee, nazionali e locali.
1992: Fondo di coesione per Paesi con PIL inferiore al 90% della media. Attualmente
(post-allargamento): Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), Fondo Sociale
Europeo (FSE), Gruppo Europeo di Cooperazione
Territoriale, Fondo di Coesione, Strumento di Assistenza Pre-Adesione (IPA).
Risultati e Governance della Politica di Coesione
Risultati: Stati precedentemente poveri si sono avvicinati alla
media dell’Unione. I «paesi della coesione» (soprattutto Irlanda)
sono cresciuti molto. Ma sono aumentate le differenze tra le
regioni interne a questi paesi. Allargando lo sguardo a tutte le
regioni dell’UE-28 le differenze erano macroscopiche (diff. Zone
della Romania e Londra di 16 volte).
Governance: Anche qui le decisioni fondamentali sono frutto
degli Stati. La Commissione propone riforme e fornisce
un’agenda per i negoziati.
Una dimensione tipica della Politica di Coesione è l’esistenza di
una «multi level governance», nella quale si intrecciano il livello
europeo, quello nazionale e quello subnazionale/regionale.
Natura frammentata della materia.
Le Politiche Sociali
Il trattato CECA conteneva elementi contro la concorrenza basata sul salario. 1957: libera circolazione dei
lavoratori. Creazione del Fondo Sociale Europeo (per lavoratori di aziende in difficoltà).
1960: nessun interesse a causa del boom economico.
1974, obiettivi: piena occupazione, miglioramento condizioni di vita e di lavoro, coinvolgimento delle
parti sociali.
Negli anni 80, il completamento del mercato unico preoccupa i lavoratori: le aziende possono spostarsi in
paesi con salari più bassi. Approvazione della Carta Comunitara dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori
(senza UK).
Ugualmente a Maastricht, «protocollo sociale», ancora senza UK.
1997: Strategia Europea per l’Occupazione, con quattro dimensioni:
1. Occupabilità della forza lavoro
2. Imprenditorialità
3. Adattabilità
4. Pari opportunità.
Strategia di Lisbona (2000) e Europa2020: creazione dell’economia della conoscenza più competitiva al
mondo, di una società inclusiva e di una economia verde.

Per le politiche sociali non esistono:


 Progetti come quelli del mercato unico o della moneta unica
 Un unico filo logico da seguire come per la politica di coesione o la politica agricola
 Una relazione forte tra i componenti come per la politica della concorrenza
I motivi fondamentali per il sottosviluppo delle politiche sociali sono le differenze insormontabili tra culture e
politiche nazionali e il fatto che esse siano di competenza nazionale lasciando poco spazio di azione alle
istituzioni sovranazionali.
Evoluzione delle politiche sociali:
La politica sociale è stata una tra le prime politiche ad essere inclusa nei trattati.
1951: il trattato CECA conteneva provvedimenti contro l’uso dei salari da parte delle imprese per battere la
concorrenza.
1957: il trattato CEE tra gli obiettivi del mercato comune indicava quello della libera circolazione dei
lavoratori.
Anni 50 e 60: la CEE non perseguì attivamente una politica sociale, il limitato interesse della CEE nel settore
sociale era giustificato dal boom economico.
 Si riteneva che la crescita economica avrebbe portato con sé un benessere diffuso e un
restringimento delle disuguaglianze sociali  non si vedeva l’urgenza di una politica sociale
1961: primo regolamento sulla libera circolazione dei lavoratori
1962: messa in opera del Fondo sociale europeo; l’istituzione presso la Commissione di una divisione per la
sicurezza e la salute nel settore industriale; accordi tra stati membri sulla previdenza sociale dei lavoratori
all’estero
1958: regolamenti sull’uguale trattamento dei lavoratori all’estero in termini di previdenza sociale e sulla
cumulabilità e la portabilità dei contributi pensionistici
Se il benessere era aumentato, rimanevano discrepanze di trattamento tra uomini e donne e barriere
amministrative alla mobilità dei lavoratori.
La crisi degli anni 70: tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta emerse tra i governanti europei
la convinzione che le forze del mercato non sarebbero state sufficienti a garantire il benessere dei
cittadini.
1974: a Parigi su proposta della Commissione fu deciso di dar inizio al Primo programma di azione sociale,
con questi obiettivi:
 Il raggiungimento della piena occupazione
 Il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro
 Il coinvolgimento delle parti sociali nelle decisioni della CE
A monte della crescente disoccupazione era la crisi economica causata dagli shock petroliferi e dalle
turbolenze monetarie, che fecero saltare il primo esperimento di unione economica e monetaria.
Si concentrarono gli aiuti su:
1. I giovani disoccupati
2. Le regioni in crisi
1975: CEDEFOP – Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale
1985: si voleva creare un mercato unico caratterizzato dalla libera circolazione di beni, servizi, capitali e
persone.
Con il mercato unico, le industrie manifatturiere e terziarie e i lavoratori dipendenti o autonomi avrebbero
potuto trasferirsi più liberamente da un paese all’altro:
 Le imprese avrebbero potuto trasferirsi in paesi con minor regolazione del lavoro, ottenendo
maggiori profitti.
 I lavoratori avrebbero cercato di spostarsi verso paesi con maggiore regolazione e benefici collegati
al lavoro.
Le difficoltà di lingua collegate allo spostamento di un lavoratore in Europa erano alte.
Anni 80: si faceva sentire la crisi degli anni 70 e la disoccupazione era alta
Il Libro Bianco di Jacques Delors del 1993 sulla crescita, la competitività e l’occupazione marcò l’inizio della
crociata UE contro la disoccupazione. Sulla base del Libro Bianco, il Consiglio europeo di Essen del 1994
identificò 5 aree su cui avrebbe dovuto vertere la cooperazione tra stati membri:
1. La formazione professionale per lo sviluppo delle risorse umane
2. La moderazione delle politiche salariali per favorire gli investimenti
3. L’adattamento del mercato del lavoro per renderlo più efficiente
4. La ricerca di nuove fonti di occupazione tramite iniziative a livello locale
5. La promozione dell’accesso al mercato del lavoro per le categorie penalizzate
Il Consiglio europeo speciale sull’occupazione di Lussemburgo del 1997 lanciò la Strategia europea per
l’occupazione (SEO) e il Processo di Lussemburgo per la sua attuazione.
La SEO impegna gli stati al raggiungimento di un certo numero di obiettivi organizzati attorno a 4
elementi:
1. Imprenditorialità
2. Adattabilità
3. Pari opportunità
4. Occupabilità della forza lavoro
L’agenda sociale della Commissione per il periodo 2006 – 2010: gli obiettivi erano prosperità e solidarietà.
Lavoro & occupazione: Libera circolazione dei lavoratori La Politiche
e possibilità Sociali:
di vivere alcune
nel paese ospitantepolitiche
anche
dopo la fine dell’attività lavorativa (1968).
1987: coordinamento della sicurezza sociela e del mutuo riconoscimento dei titoli di studio.
La CEE decise di NON armonizzare i vari sistemi (troppo diversi da Paese a Paese) ma di a) stabilire
principi generali e b) coordinare i vari sistemi.
I diritti acquisti nei vari SM sono cumulabili per il singolo individuo. Questioni salariali escluse dal
dibattito.
Il Trattato di Amsterdam (1997) pose la questione dell’occupazione all’interno delle priorità dei prossimi
anni. L’UE ha un ruolo di sostegno e di coordinamento tra le politiche dei vari Paesi.
Pari opportunità: con particolare riferimento all’occupazione al reddito delle donne (1976).
Inclusione e antidiscriminazione: probizione della discriminazione sulla base della razza e dell’origine etnica
(2000).
Sull’educazione la UE ha potere di sostegno e NON di regolazione. Programmi per la formazione
professionale (ex. Leonardo), Programma Socrates per mobilità degli studi delle superiori e Tempus per le
università

Lavoro:
Il fine di questa politica è garantire che ogni cittadino possa liberamente cercare e mantenere
un lavoro e risiedere anche dopo la fine del periodo lavorativo in paesi membri dell’UE diversi
dal paese d’origine.
1968: attuazione di questo obiettivo insieme all’attuazione dell’unione doganale
1987: Atto unico europeo – eliminò ulteriori ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori
Direttiva quadro 1989/391/CEE: identifica i principi da seguire per la salute e la sicurezza sul
posto di lavoro. Il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale dei vari paesi membri
consente alle persone che si trovano in un paese differente dal proprio di usufruire degli stessi
benefici di cui godono i cittadini di tale paese. A causa delle differenze tra le culture della
sicurezza sociale degli stati membri, la CE ha deciso di non armonizzare o ravvicinare i vari
sistemi nazionali, ma di:  Stabilire alcuni principi generali cui essi si debbono attenere
 Coordinare i vari sistemi Per sistemi di sicurezza sociale si intendono quelli che riguardano
malattia, maternità, incidenti sul lavoro, patologie professionali, invalidità, sussidi di
disoccupazione, benefici familiari, benefici pensionistici e prestazioni in caso di morte.
In tema di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale le decisioni del Consiglio richiedono
l’unanimità degli stati membri.
Occupazione:
La politica dell’occupazione ebbe il suo inizio concreto col Consiglio speciale
di Lussemburgo
sull’occupazione del 1997, in cui l’UE istituì una Strategia europea per
l’occupazione del 1997.
Quando fu istituito il trattato CEE si pensava che il raggiungimento del
mercato comune avrebbe portato con sé anche un aumento
dell’occupazione. Così non è stato e la disoccupazione è rimasta una piaga
aperta in buona parte dei paesi dell’UE.Pari opportunità, inclusione e
antidiscriminazione: Il trattato CEE affermava il principio di eguale
trattamento di uomini e donne. Tuttavia le grandi imprese europee, che
assumevano un gran numero di donne, non avevano alcun interesse
all’applicazione di questo principio. Le discriminazioni sopravvivevano anche
in aree come l’accesso al lavoro, la formazione professionale e le promozioni
sul lavoro, discriminazioni eliminate con la direttiva 1976/207/CEE.
2005: la Commissione ha preparato un documento – la Strategia quadro per
la non discriminazione e la parità di opportunità per tutti – con l’obiettivo di
garantire il rispetto delle norme CE tramite un programma di azione contro la
discriminazione denominato PROGRESS.
Educazione e formazione professionale:
La maggior parte delle attività dell’UE consiste in programmi di sostegno allo
sviluppo dell’educazione e della formazione finanziati dal Fondo sociale
europeo.
1975: la CEE istituì il Centro europeo per lo sviluppo della formazione
professionale (CEDEFOP)
Finanziamento e governance della politica sociale
Il Fondo Sociale Europeo (FSE) è un fondo strutturale europeo che ha il
compito di diminuire le disarmonie di ricchezza e le condizioni di vita. Ha come
obiettivo migliorare le capacità e le prospettiva di occupazione delle persone.
Fondo di adeguamento alla globalizzazione (EGF): per aiutare le
persone che hanno perso il lavoro come conseguenza di aziende delocalizzate.
Strumento europeo di microfinanziamento: per agevolare
l’accesso al credito.
La politica sociale è inserita tra le materie concorrenti. Da sempre c’è stata una
tendenza all’immobilismo. I governi sono legati alle troppe promesse fatte ai
cittadini. Spesso hanno utilizzato la scusa dell’Europa per far passare riforme
impopolari. La Corte di Giustizia ha avuto un ruolo importante, soprattuto per la
natura regolativa, piuttosto che distributiva e ridistributiva delle politiche sociali,
in quanto queste ultime non sono pagate dall’Unione, bensì dagli Stati membri.

Finanziamento della politica sociale:


Il Fondo sociale europeo istituito nel 1957 col trattato CEE è uno dei fondi strutturali europei.
Scopo:
 Diminuire le disarmonie di ricchezza e condizioni di vita
 Aumentare la coesione sociale ed economica in Europa
 Migliorare le capacità e le prospettive di occupazione delle persone
PROGRESS: ha per obiettivo sostenere lo sviluppo delle politiche sociali europee nei seguenti
settori
 Occupazione
 Condizioni di lavoro
 Uguaglianza tra i sessi
 Protezione sociale
 Inclusione sociale
 Non discriminazione
Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione: è nato per aiutare le persone che hanno
perso il lavoro come conseguenza della chiusura di aziende a causa degli effetti della
concorrenza internazionale o della delocalizzazione di aziende.
Capitolo 8. Politiche Esterne e di
Sicurezza Interna
CAP 8. POLITICHE ESTRNE E DI SICUREZZA INTERNA
- Processo di integrazione europea inizialmente solo economico
- Dopo successo integrazione economica, integrazione si espande anche ad altri settori e
politiche quali la politica esterna, giustizia e sicurezza interna
- Stati membri dell’Ue cominciano a utilizzare mezzi e strumenti economici e civili anche nel
dialogo con il resto del mondo; per questo motivo l’Unione viene definita non solo una potenza
economica e commerciale, ma anche una potenza civile e normativa, cioè priva di strumenti
militari
- Le relazioni esterne dell’Unione oggi comprendo tanto il settore economico e commerciale che
quello politico, civile e della sicurezza e difesa (= relazioni e impegni internazionali di ogni
genere); La politica degli affari interni invece comprende il settore della sicurezza pubblica e
della lotta alla criminalità transnazionale, il settore dell’ingresso e della circolazione illegali o non
desiderati di cittadini non comunitari e il settore della lotta al terrorismo internazionale
La Politica Estera
Il metodo del dialogo utilizzato per l’integrazione ha plasmato anche lo stile di trattativa con gli
altri paesi del resto del mondo.
1969: Cooperazione politica europea (CPE): rete di comunicazione tra servizi diplomatici nazionali.
1973: Dichiarazione sull’identità europea nelle relazioni internazionali. Molte
dichiarazioni non vincolanti su molte crisi.
1992: Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e Politica europea di sicurezza e difesa (PESD).
Principi: a. Difesa integrità territoriale e dei confini esterni; b. Multilateralismo; c. Stabilità politica interna.
Strumenti decisionali: Decisioni, Posizioni, Azioni, assunte dal Consiglio dei Ministri all’unanimità (o con
astensioni). Natura intergovernativa.
Ruolo per Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza: rappresenta la UE
con paesi terzi. Coadiuvato da Servizio europeo per l’azione esterna (diplomatici). Commissione: ruolo di
implementazione e trattative commerciali. Parlamento: voto sul budget.

1. LA POLITICA ESTERA
- la volontà di armonizzare le politiche estere dei paesi europei si manifesta per la prima volta negli anni
sessanta, quando il sistema mondiale mostrava segni di instabilità economica e politica (crollo del sistema di
Bretton Woods con la crisi petrolifera, guerra del Vietnam, distensione Est-Ovest ecc)
- Prima fase della formazione della politica estera comune: fase della Cooperazione politica europea (CPE)
 ha inizio nel vertice dei capi di stato e di governo dell’Aia nel 1969. I sei paesi membri vogliono
promuovere la creazione di un soggetto politico unitario nel sistema mondiale (accanto a quello economico
già esistente), così viene creata una rete di comunicazione tra i servizi diplomatici nazionali;
 nel 1973 i ministri degli Esteri pubblicano la Dichiarazione sull’identità europea nelle relazioni
internazionali che manifesta la volontà della Comunità europea di agire come soggetto
autonomo della politica internazionale
 con Atto unico europeo (1986) si aggiunge anche la cooperazione sulla politica estera nel testo del
trattato, si riconosce la necessità di una politica di sicurezza comune e si istituì lo
strumento dell’azione congiunta.
- Fase attuale della formazione della politica estera europea: Fase della Politica estera e di sicurezza comune
(PESC) e della Politica europea di sicurezza e difesa (PESD)
 Introdotte nel 1992, regolate dal Titolo V dell’Unione europea
 Tre aspetti importanti degli obiettivi:
la sottolineatura dei caratteri identitari e della difesa dell’integrità territoriale e dei
confini
esteri; adesione al multilateralismo data dalla conformità alle attività delle Nazioni
Unite e
dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE); rilevanza
assegnata alla sicurezza come promozione della stabilità interna
 Strumenti formali di perseguimento di tali obiettivi:
definizione di orientamenti generali; decisioni che danno luogo ad azioni e posizioni
dell’Unione europea ; rafforzamento della cooperazione sistematica tra stati membri
nella politica estera
 Il Consiglio è l’unità operativa della PESC che prepara le decisioni e nomina l’alto
rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, il Consiglio europeo
invece definisce gli obiettivi e gli interessi strategici dell’Unione; il Comitato politico e
di sicurezza (CPS) partecipa sia al processo decisionale che a quello
esecutivo (natura intergovernativa delle procedure della PESC);
la Commissione e il Parlamento partecipano alla PESC in maniera collaterale: la
Commissione rappresenta Unione in sedi internazionali, sorveglia la coerenza delle
politiche esterne e ha capacità di proposta, il Parlamento può porre questioni e fare
raccomandazioni. Entrambi sono coinvolti nelle procedure di bilancio
 PESC opera la convergenza delle politiche estere nazionali mediante accordi;
obbligo generale di tenersi informati reciprocamente sulle iniziative nazionali in
campo internazionale, ai membri permanenti del consiglio poi (Francia e Gran
Bretagna) è richiesto di difendere le posizioni e gli interessi dell’Unione
 Contribuire con strumenti politici e diplomatici al rafforzamento della stabilità e al
contenimento della conflittualità in tutte le aree del mondo è un interesse condiviso
da tutti gli stati europei sia per garantire la sicurezza politica che per consolidare lo
sviluppo economico
La Politica di Difesa
Interdipendenza e Complementarietà tra UE e NATO. Di fronte al fallimento durante le crisi
jugoslave degli anni ‘90.
Unione Europea fa riferimento alla capacità della NATO («dichiarazione Berlino Plus»).
Agenzia Europea di Difesa: coordina aziende militari europee.
Decisioni prese dal Consiglio a unanimità.
Comitato Politico di Sicurezza (CPS): consulenza strategica Comitato Militare dell’Unione
Europea (CMUE): consulenza militare
Stato maggiore dell’Unione europea (SMUE): consulenza operativa, azione tramite i
battlegroups.
Gli ultimi cambiamenti nella sicurezza del sistema internazionale ha portato i governi europei a
sviluppare una politica comune anche nel settore militare
- Dopo caduta URSS, il sistema di sicurezza europeo ha preso forma di un sistema regionale di
partnership o cogestione. Due fasi della costruzione di questo sistema:
 Anni sessanta, negoziati sul controllo e riduzione degli armamenti tra i due blocchi  Anni
settanta-anni novanta con la firma del Trattato di Parigi nel 1990, creazione dell’Organizzazione
della sicurezza e della cooperazione in Europa (OSCE)
- progressiva denazionalizzazione delle politiche di difesa e sicurezza degli stati: la politica di
sicurezza degli stati diventa di competenza condivisa, non più soltanto nazionale
- (anche i conflitti di bassa intensità come la guerra jugoslava hanno in realtà grande potenzialità
destabilizzante per la sicurezza )
- Obiettivo della politica comune di difesa: costituzione di una capacità operativa, civile e
militare, da impiegare in operazioni di sicurezza internazionale e di gestione di crisi e delle
minacce di guerre locali
- La struttura di capacità militari e civili mette insieme le capacità degli stati membri
- Politica comune di difesa è interdipendente e complementare all’Unione europea e all’Alleanza
Atlantica
- Governi europei si impegnano a sviluppare progetti comuni nei settori del comando, trasporto
strategico e informazione
- Governance della politica comune di difesa:
Decisioni di intervento sono prese dal Consiglio all’unanimità su proposta dell’Alto
rappresentante o su iniziativa di un governo membro
Tre organismi dirigono l’organizzazione: il Comitato politico e di sicurezza (CPS) per la direzione
strategica delle operazioni di crisi, IL Comitato militare dell’Unione europea (CMUE) che fornisce
consulenza militare al CPS e dirige le azioni militari, e lo Stato maggiore dell’Unione europea
(SMUE) che fornisce conoscenze militari e tecniche, dirige operazioni e coordina la
partecipazione delle forze nazionali e multinazionali
1. La UE nel sistema mondiale e nell’economia
internazionale
L’Unione opera all’interno del WTO per difendere i suoi interessi:
liberalizzazione in alcuni casi e protezionismo in altri.
Convenzione di Lomè con paesi svantaggiati. Oggi rappresentato dal
programma ACP: con paesi africani, dei Caraibi e del Pacifico.
UE membro di FAO e sottoscrive accordi e convenzioni con ONU.
Finanzia il 50% del budget ONU.
Gli Stati che sono nel Consiglio di Sicurezza devono coordinarsi con
gli altri stati membri.
Multilateralismo al centro dello stile dell’UE: ruolo da leadership per
la UE nelle questioni ambientali.
Nei primi anni 2000 coesione di voto su 70% delle materie
all’interno di ONU. Specialmente su diritti umani e medio-oriente.
Differenze su temi come Sicurezza (Francia e UK da un lato, paesi
neutralisti e Paesi Bassi, dall’altro). Similitudini con Russia, America
Latina, Turchia, Australia, Canada, Giappone e Norvegia. Distanza da
Israele, terzo mondo, Cina. Crescente distanza da USA.
2. Le relazioni transatlantiche
1990: Dichiarazione Transatlantica e nel 1995 Nuova Agenda Transatlantica.
Nei due decenni post-WWII gli Usa hanno fortemente voluto e sostenuto l’integrazione
dell’Europa occidentale.
Insieme Usa e UE rappresentano 40% del commercio mondiale. Vertici annuali tra leader e
semestrali tra ministri degli esteri.
Distinzione forte nel 2003 sulla guerra in Iraq. In realtà spaccatura del fronte europeo con UK,
Portogallo, Spagna, Polonia a forte sostegno dei USA.
Differenza generale sul medio-oriente e specifica su Israele/Palestina: preferenza europea per
approccio multilaterale.
Gli USA considerano gli accordi regionali come soluzioni subordinate e meno importanti:
preferiscono accordi bilaterali con paesi singoli.
Differenze di atteggiamento tra Repubblicani e Democratici. Probabilmente in futuro aumento
della distinzione tra Europa e Usa dovuto alla fine del sistema bipolare bloccato.

Nel 1990 USA e CE firmano la Dichiarazione transatlantica


- Nel 1995 viene sostituita con la Nuova agenda transatlantica (NTA), oggi in rielaborazione Dopo la seconda
guerra mondiale, USA e CE hanno sviluppato le principali istituzioni di governo del sistema mondiale, cioè le
Nazioni Unite e i regimi internazionali del governo, della finanza e moneta
- Anni 70-90 riforme delle istituzioni economiche
- Le relazioni transatlantiche oggi sono tese e difficili tra America e Europa , per questo la Nuova
agenda ha creato una struttura di cooperazione per promuovere azioni coordinate in tutti i settori in cui le
due parti hanno una comune responsabilità e un comune interesse, sia per favorire la risoluzione delle
dispute bilaterali attraverso la pratica del dialogo (incontri annuali e semestrali).
Nonostante i buoni risultati i problemi persistono sia in ambito politico che economico.
In ambito economico, il problema è la mancanza di confronto e coordinazione delle rispettive
legislazioni economiche al fine di regolare l’intero mercato transatlantico.
In ambito politico, il problema maggiore è la risposta ai tentativi di alcuni governi e del terrorismo globale di
cambiare la struttura di governo del sistema mondiale (es. intervento USA in Iraq nel 2003 che ha visto
disaccordo USA e UE – disaccordo sui problemi di sicurezza e come intervenire:
UE  predilige accordi multilaterali e programmi regionali di cooperazione economica, che
dovrebbero portare a sviluppo economico e quindi a rilassamento delle tensioni politiche sociali
regionali.
USA -- prediligono accordi bilaterali - in certi casi non si può aspettare perché instabilità regionale è troppo
forte e bisogna allora ricorrere a intervento militare = visione della sicurezza riassunta dal “dilemma del
prigioniero” che implica la preparazione all’uso della forza contro ogni possibile minaccia alla sicurezza
nazionale e provoca la formazione di sistemi di alleanze contrapposte)
- Nonostante ciò la cooperazione transatlantica è andata crescendo nel tempo e a livello geografico non si
manifesta solo nella regione europea o in quella mediorientale, ma anche in regioni che non erano
tradizionalmente di interesse diretto dell’Europa come la regione asiatica e quella latinoamericana
3. La Politica euromediterranea
1995: Processo di Barcellona e nel 2008: Unione per il Mediterraneo (voluta da presidente
francese Sarkozy).
Novità: a. Cooperazione sotto forma di processo che tocca numerosi capitoli; b. «Partenariato»,
cioè tentativo di considerare i paesi sulle due sponde come paesi allo stesso livello di importanza,
senza considerare una parte ricca e l’altra povera e assistita.
Problema della differenza posizione su conflitto israelo-palestinese: sponda Sud pro-Palestina;
sponda Nord pro «2-stati».
Il partenariato euro-mediterraneo mira ad un nuovo regionalismo, che manca di istituzioni
comuni e si fonda su programmi di cooperazione e politiche comuni.
Gli studiosi sottolineano l’importanza dell’aspetto economico ma anche di quello politico. Crisi e
insuccesso del partenariato durante le «primavere arabe» del 2011.

Emerge a metà anni novanta con il Processo di Barcellona e la partnership euromediterranea:


1995 Ue, governi degli Stati membri e i governi dei 12 paesi mediterranei del Nord Africa e del
Medio Oriente hanno firmato la Dichiarazione di Barcellona , che ha dato il via ad un processo di
cooperazione nella politica e sicurezza, economia e finanza, società e cultura
- Oggi il Processo di Barcellona è stato inglobato nella politica europea di vicinato, il programma
dell’Unione europea verso i paesi che la circondano per creare un’area di amicizia e di pace
- Nel 2008 progetto di cooperazione noto come Unione per il Mediterraneo
- Ogni anno poi i governi compiono una valutazione del Processo di Barcellona tramite le
conclusioni della presidenza della Conferenza dei ministri degli Esteri tenuta a Lussemburgo
nel 2005.

- È un caso di regionalismo (spazio mediterraneo come regione)


due prospettive:
 Regionalismo tradizionale: più sono simili le culture e le istituzioni tanto più i paesi sono
propensi alla cooperazione, il che porta a intensificazione dei flussi di scambio, delle
relazioni sociali e a creazione di istituzioni politiche comuni per gestire i problemi
dell’interdipendenza  formazione di società non amalgamate, cioè prive di istituzioni
(comunità transatlantica) e di società amalgamate (Unione europea)
 Nuovo regionalismo: processi di cooperazione regionale come la strada migliore
per gestire problemi che l’interdipendenza determina all’interno dei loro stati , come
problemi economici , ambientali, migrazioni e criminalità organizzata che creano
problemi di sicurezza. La distanza culturale perciò non è un problema per varare
programmi di cooperazione regionale.
- Ragioni che sono all’origine del Processo di Barcellona: crisi economica mondiale di
fine anni settanta. P di Barcellona allora come tentativo di integrazione delle
economie di tutti i paesi della regione in un nuovo blocco per renderle più forti nella
competizione economica mondiale La differenza tra le economie avanzate
dell'Europa e le economie arretrate degli altri paesi mediterranei ha creato una
struttura asimmetrica in cui le economie europee beneficiano di una posizione di
dominio sulle altre economie che sono costrette ad adattarsi agli interessi europei
- Per rendere questi paesi più competitivi il mercato mondiale l’Ue esercita pressione
per la realizzazione di riforme interne in questi paesi e per una modernizzazione
generale
- Divergenti opinioni degli studiosi sul contenuto della cooperazione
euromediterranea :
alcuni danno importanza ai temi economici-commerciali e al consolidamento della
sicurezza; altri danno importanza ai processi di cambiamento interno nei paesi
mediterranei non europei e ai temi della diversità culturale inoltre è un processo
ambiguo perché i partecipanti non hanno tutti le stesse motivazioni anche se
condividono lo stesso obiettivo: i paesi mediterranei non europei non condividono
appieno i metodi europei ma hanno sfruttato l’opportunità della cooperazione
finanziaria e commerciale con questa integrazione, e poi sono scontenti perché non
sono riusciti ad influenzare i paesi europei su problemi come quello mediorientale e
quello della politica europea dei visti e dell’immigrazione
La PESCO
PErmanent Structured COoperation, inserita come possibilità
all’interno del trattato di Lisbona ma non attivata. Fino a
settembre 2017 (quindi dopo referendum Brexit): accelerazione
dopo crisi in Crimea, Libia, Siria, Iraq e crisi dei migranti.
Finalizzata all’integrazione delle forze armate. Obiettivo della
riduzione dei sistemi di arma: attualmente 178 in Europa e 30 in
Usa.
Partecipano 25 Stati membri (non UK, Danimarca e Malta).
Quattro stati «neutrali» (Austria, Finlandia, Svezia e Irlanda)
partecipano.
E’ basato su progetti di microlivello (circa 20 oggi): European
Medical Command; European Secure Software-defined Radio; Network of
logistic Hubs in Europe and support to Operations; Maritime (Semi-)
Autonomous Systems for Mine Countermeasures; Harbour & Maritime
Surveillance and Protection; Upgrade of Maritime Surveillance.

La Cooperazione strutturata permanente è un'iniziativa dell'Unione europea


nell'ambito della Politica di sicurezza e di difesa comune volta all'integrazione
strutturale delle forze armate di 25 dei 27 stati membri; essa si basa sull'articolo 42.6
e sul protocollo 10 del Trattato sull'Unione europea
NATO e PESCO

Blu Stati solo in PESCO


Viola Stati in PESCO e
NATO
Rosso Stati solo in
NATO
Numero di progetti PESCO per paese

Blu scuro: 10 o più progetti


6-9 progetti
3-5 progetti
1-2 progetti
Stella: leader di progetto
I PRIMI PASSI ESTERNI AL QUADRO GIURIDICO DEI TRATTATI
Il Trattato della CE del 1957 non includeva indicazioni in materia di giustizia e
di ordine pubblico
2. NUOVE PROBLEMATICHE
Anni 90, Tre fenomeni concomitanti che contribuiscono al rafforzamento e
istituzionalizzazione della cooperazione in questo campo
- Criminalità transnazionale
- Le migrazioni : in seguito alla crisi economica e al crescita della
disoccupazione negli anni 70 e 80 le politiche nazionali dei paesi europei
erano divenute sempre più restrittive riguardo ai diritti degli stranieri.
Aumenta il flusso di migranti dall’Est Europa dopo crollo regimi comunisti e di
immigrati dall’Africa e di rifugiati dai Balcani per conflitti etnici
- Il mercato unico e Schengen: il primo prevede la libera circolazione delle
merci, servizi, capitali, persone a scopo di lavoro, il secondo aboliva i controlli
alle frontiere tra stati membri inclusi anche quelli alle persone, che potevano
circolare liberamente su tutto il territorio della CE (eccetto in GB e Irlanda) 
grossi effetti collaterali
L’evoluzione dello Spazio di Libertà, Giustizia e Sicurezza (SLSG)
1975: gruppo Trevi per combattere il terrorismo e (dal 1985) la Criminalità Transnazionale e
l’immigrazione illegale.
Da anni ’90 ragioni per la strutturazione di politica comune su ordine e giustizia:
a. Criminalità transnazionale
b. Migrazioni
c. Mercato unico e Schengen
Temi affrontati:
• La frontiera di uno stato membro diventava frontiera di tutta l’Unione.
• Ordine pubblico e amministrazione della giustizia in materia penale.
• Amministrazione della giustizia in materia civile
• Diritti fondamentali per i cittadini CE.
Inserimento della «Giustizia e Affari Interni» (GAI) come Terzo Pilastro (intergovernativo) dello
schema dell’Unione Europea post-Maastricht.
3. VERSO UNA POLITICA COMUNE
Immigrazione e frontiere esterne. Con la libera circolazione di persone nella CE, si pone il
problema delle frontiere esterne. La frontiera di uno stato diviene una frontiera della CE e le
regole nazionali su chi ammettere e chi non nel proprio territorio diventano regole comuni
Ordine pubblico e amministrazione della giustizia in materia penale. Anche le norme di ordine
pubblico e giudiziarie nazionali diventano di interesse dell’intera comunità. Servono pratiche
simili da parte delle polizie, cosi anche come per l’amministrazione della giustizia in materia
penale (es. un criminale lasciato libero in un paese può diventare una minaccia in un altro
paese). Necessità di rendere simili i codici penali e ciò che viene o meno considerato reato
perlomeno. Anche regole su giustizia e ordine pubblico necessitavano un ravvicinamento.
Questioni civili e amministrazione della giustizia in materia civile. Necessaria armonizzazione
delle norme nazionali per es. sulla proprietà, contratti , tassazione ecc.
Diritti fondamentali per i cittadini CE (e non). Necessità di asserire esplicitamente tali diritti e
garantirne applicazione effettiva su tutto il territorio della CE. Diritti non solo per i cittadini
europei ma anche immigrati e rifugiati.
4. IL TUE E IL PILASTRO GAI
Con Convenzione Schengen vengono messe in atto alcune misure di garanzia:
- collaborazione tra forze di polizia per ricercati, coordinamento tra stati per combattere mafia,
spaccio droga, traffico di armi e immigrazione clandestina - sistema informativo noto come SIS o
Sistema Informativo Schengen per la raccolta e diffusione di dati su persone sospette
- 1990 Convenzione di Dublino sull’asilo politico
1992 TUE che istituisce il pilastro della Giustizia e affari interni (GAI). Esso
comprendeva i seguenti settori:
- Diritto d’asilo
- Attraversamento delle frontiere sterne
- Immigrazione
- Lotta alla droga
- Lotta alle frodi di natura internazionale
- Cooperazione giudiziaria in materia civile
- Cooperazione giudiziaria in materia penale
- Cooperazione doganale
- Cooperazione tra le polizie statali
Tuttavia le decisioni erano prese per accordo tra stati e non on metodo
comunitario tramite
Commissione e Parlamento
Strumenti giuridici del GAI erano tre:
- Posizioni comuni del Consiglio
- Azioni comuni del Consiglio
- Convenzioni tra stai membri
Nell 1999 fu messo in funzione l’Ufficio europeo di polizia (EUROPOL)
L’evoluzione dello Spazio di Libertà, Giustizia e Sicurezza (SLSG) 2
Amsterdam (1997): Passaggio di numerosi temi dal terzo al primo pilastro. Incorporazione di
Schengen. Possibilità di cooperazioni rafforzate in terzo pilastro.
Tampere (1999): mutuo riconoscimento delle sentenze giudiziarie e maggiore convergenza
del diritto civile. Richiesta francese e tedesca per ritardare l’applicazione del voto a
maggioranza.
Programma dell’Aia (2005): lotta al terrorismo e sicurezza come priorità, agenzia per i diritti
fondamentali, integrazione di immigrati legali, fondo europeo per i rifugiati, tutela della privacy,
gestione integrata delle frontiere esterne, contrasto all’immigrazione illegale.
Programma di Stoccolma (2009), obiettivi: promozione della cittadinanza e diritti
fondamentali, un’Europa del diritto e della giustizia, un’Europa che protegge, accesso
all’Europa in un mondo globalizzato, prevenzione e lotta alla criminalità organizzata,
cooperazione di polizia, doganale e in materia penale.

AMSTERDAM: COMUNITARIZZAZIONE PARZIALE E SLSG


Trattato di Amsterdam del 1977 :
- Alcuni settori trasferiti dal terzo pilastro GAI (intergovernativo) al primo pilastro CE
(comunitario)
- cooperazione giudiziaria in materia civile, immigrazione, visti, asilo - per facilitare le decisioni
e dare più poteri al Parlamento e alla Commissione. Nel terzo pilastro rimane solo
cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale. GB e Irlanda non aderiscono a questa
iniziativa.
- L’acquis di Schengen venne incorporato nei trattati (TUE e TCE)
- Si aggiunge al terzo pilastro la possibilità di formare cooperazioni rafforzate x cooperazione di
polizia e in materia penale
- Nel terzo pilastro furono modificati gli strumenti legislativi del Consiglio riguardo alle materie
del titolo VI TUE
- Proposta di uno Spazio di libertà, sicurezza, giustizia (SLSG), non di natura economica, che
unisce le azioni del primo e del terzo pilastro . SLSG diviso in due fino a Lisbona 2009, nei due
pilastri.
I programmi d’azione fino ad oggi sono stati:
Programma Tampere (1999-2004),
Programma dell’Aia(2005-2009),
Programma di Stoccolma (2010-2014)
DA TAMPERE A NIZZA
Prima fase del programma di Tampere. Consiglio europeo di Cardiff 1998, governi
decidono di sviluppare un piano d’azione per lo SLSG da di cinque anni che porta al
Consiglio di Tampere del 1999.
SLSG era il necessario completamento al mercato unico e all’Unione economica e
monetaria.
SLSG prevedeva:
- Libera circolazione nell’UE in un contesto di sicurezza e giustizia
- Per asilo e immigrazione, partenariato con i paesi d’origine, sistema eu comune di
asilo, giusto trattamento dei cittadini di paesi terzi, gestione comune dei flussi
migratori
- Per cooperazione giudiziaria, mutuo riconoscimento delle sentenze e maggiore
convergenza del diritto
- la lotta alla criminalità
- task force delle forze di polizia, il Collège européen de police (CEPOL), e di
EUROJUST
Trattato di Nizza nel 2001 apporta qualche cambiamento allo SLSG. Tra questi la
Dichiarazione sulla
Carta dei diritti fondamentali dei cittadini
7. DALLE TORRI GEMELLE AL PROGRAMMA DELL’AIA
Seconda fase del programma di Tampere. Concentrazione su questioni di sicurezza
dopo gli attentati:
task force antiterrorismo, mandato di arresto europeo, definizione comune di atto
terroristico
8. IL PROGRAMMA DELL’AIA
Scaduto nel 2004 il Programma di Tempere, Consiglio europeo dà il via al
Programma dell’Aia per il periodo dal 2005 al 2010, che dà più rilevanza
all’immigrazione, asilo, terrorismo.
Obiettivi:
- Agenzia dei diritti fondamentali dell’uomo
- Maggiore lotta al terrorismo
- Creazione di un piano regolativo unitario per l’immigrazione legale mediante diversi
fondi
- Sistema comune di asilo e uno status di residente di lungo periodo per i rifugiati
- Integrazione degli immigrati legali
- Gestione integrata delle frontiere esterne
- Cooperazione tra polizie
- Spazio europeo di giustizia in materia civile e penale
- Ricerca di risorse finanziarie per il raggiungimento degli obiettivi del programma
Il programma dell’Aia, un bilancio. Bilancio globale insoddisfacente nel 2008, molte
azioni abbandonate o ritardate. Risultati soddisfacenti per la migrazione e frontiere ,
terrorismo e cooperazione giudiziaria in materia civile . risultati insoddisfacenti in
materia di visti, cooperazione tra autorità giudiziarie, prevenzione e lotta alla
criminalità organizzata, gestione delle crisi, cooperazione di polizia e giudiziaria in
materia penale.
9. IL PROGRAMMA DI STOCCOLMA
2009 Commissione presenta il Programma di Stoccolma
- Promozione della cittadinanza e diritti fondamentali
- Un’Europa di diritto e giustizia
- Un’Europa che protegge
- Accesso all’Europa in un mondo globalizzato
- Un'Europa della responsabilità, solidarietà e partenariato x immigrazione e asilo
- Ruolo dell’Europa in un mondo globalizzato
L’evoluzione dello Spazio di Libertà, Giustizia e Sicurezza (SLSG) 3
Dopo trattato di Lisbona:
SLGS come materia concorrente
Tutti i temi sono trattati con metodo «comunitario», procedura legislativa ordinaria
ovunque: a. controllo delle frontiere, b. immigrazione, c. cooperazione giudiziaria in materia
civile, d. cooperazione di polizia (CP) e cooperazione giudiziaria in ambito penale (CGP).
In tema di materia penale e cooperazione di polizia il trattato è restrittivo. Potere decisionale da
parte del Consiglio dei Ministri. In caso di mancata unanimità, uno o più stati possono fare
appello al Consiglio Europeo per bloccare la procedura.
La Corte di Giustizia è competente sui temi affrontati tramite la procedura legislativa
ordinaria.
Parlamenti nazionali con potere di controllo (insieme a PE) su EUROJUST e EUROPOL.
Opt-out di UK, Irlanda e Danimarca.
LO SLSG E IL TRATTATO DI LISBONA
Trattato di Lisbona nel 2009 introduce importanti cambiamenti per far procedere
più velocemente l’integrazione
- SLSG incluso tra le competenze concorrenti con quelle degli stati membri
- Azione in materia di SLSG passa in ambito comunitario
- Consiglio europeo definisce gli orientamenti dello SLSG
- Procedura legislativa ordinaria viene estesa a quasi tutto lo SLSG
- In ambito di cooperazione giudiziaria in materia penale e di polizia talvolta il
trattato è restrittivo
- Principio del mutuo riconoscimento delle sentenze
- Corte è competente sugli atti adottati secondo la procedura legislativa ordinaria
- I parlamenti nazionali aonio associati al Parlamento europeo nel controllo delle
attività di EUROJUST e ERUOPOL
- Si istituisce un comitato permanente per la promozione e rafforzamento della
cooperazione per la sicurezza
- Opt-outs per GB, Irlanda e Danimarca vengono estesi alla parte penale dello SLSG
e a quella riguardante Schengen
- Istituzione di un sistema di gestione e controllo delle frontiere esterne
- Istituì di un sistema europeo comune di asilo
CONFERENZA
Rapporti tra commissione e parlamento
Il sistema politico UE è basato su istituzioni:
• Politiche: consiglio europeo: composto dai capi di governo e dà indicazioni sulle
iniziative politiche, concretizzate in proposte da parte della commissione, organo
esecutivo, composto da commissari nazionali proposti dai governi. Non sono
sempre approvati dal parlamento, la procedura è complessa e si conclude con
una discussione privata. (ES commissario francese per il mercato interno e spazio,
non è stata approvata la prima proposta) dire di no due volte ad una candidatura
non è consigliabile. La commissione europea è l’unico ente ad avere iniziativa
legislativa, il parlamento invece no, può emendare e cambiare le proposte di
quest’ultima. Una proposta di legge passa al parlamento e al consiglio dell’UE o
consiglio dei ministri. Ciascuno crea un rapporto sulla proposta, fino ad avere tre
proposte che saranno negoziate dal trilogo: riunioni tra parlamento commissione
e consiglio europeo, sono private, cosa che democraticamente è un problema,
perché si pubblica solo il testo finale. La commissione dovrebbe lasciare il potere
alle due camere, ma interviene comunque nel parlamento e nel consiglio,
minacciando di ritirare la proposta.
Lobbying: gruppi di potere che intervengono proponendo le loro idee alla
commissione che alle istituzioni. Es trattati commerciali, dove ci sono istituzioni
con parecchi interessi. Hanno mezzi superiori rispetto alle organizzazioni e
hanno qualità più elevata del lavoro. Sono presenti a tutti i livelli del percorso
della proposta, ma le loro idee hanno dentro troppi interessi privati e spesso
hanno accesso a informazioni superiori a quelle dei deputati. Crisi covid: spesso
si accordano diverse istituzioni per trovare soluzioni, in questo caso molte
riunioni hanno escluso il presidente del parlamento europeo: non c’è
uguaglianza tra le istituzioni.
Nuova Convenzione tra stati membri e stati ACP: ex colonie di alcuni stati
membri: ci sono ancora i rapporti privilegiati? Serve un gruppo o meglio
accordi bilaterali? Come incidono le migrazioni? L’accordo di Cotonou
sostituiva quelli di Lomè, che si basavano sui rapporti storici con i paesi ex
coloni, inoltre la lotta per la liberazione si era appena conclusa pur essendo
in clima di guerra fredda, quindi bisogna vedere che schieramento
sceglieranno. L’UE aveva concordato privilegi per le materie prime e altre
materie, cosa che venne contestata anche dagli stati membri, che volevo
dare importanza al libero commercio. Cotonou (2000) stabiliva la good
governance dei paesi ex colonie e aboliva accesso preferenziale ma
preferisce la reciprocità, ma non erano tutti allo stesso livello dell’UE. Cuba
rifiuta di aderire agli accordi, erano troppo ingerenti e poco solidali. Oggi
2020 si concludono, nuovo accordo geopolitico per costruire un blocco
economico, servono materie prime che sono in questi paesi. Questione
cinese che ha buoni rapporti con paesi africani, offrendo buoni prestiti,
creando concorrenza. Cosa lo blocca? Disaccordo sulla migrazione nell’UE:
accordo dei paesi ACP devono accettare i migranti che vogliono tornare in
africa e diversa politica di accoglienza in UE. (Ungheria molto contraria).
Quindi ancora oggi ci sono varie opzioni di sviluppo.
1. La pandemia potrebbe essere motivo di rafforzare l’UE? Nuovo
strumento proposto per sostenere i rischi di disoccupazione, ha
senso o no per dimostrare la presenza dell’unione in ambito
sociale? 100 miliardi di prestiti per le imprese per mantenere gli
impiegati.. ma sono pochi. Si tratta simbolicamente di un’azione di
solidarietà, il tipo di finanziamento non aiuta perché essendo
prestiti vanno ridati. La solidarietà dentro i paesi non va tralasciata:
es corona-bonds: prestiti per avere un accesso meno costoso sui
mercati, se non sono giustamente tassati possono essere usati per
altri fini nei paesi che li ricevono.
2. Polonia e Ungheria: hanno modificato o meno la loro politica?
Come si può far pressione sugli stati? Con quali strumenti? Ci sono
regimi molto duri sotto molti aspetti, i meccanismi a livello europeo
ci sono, ad esempio il condizionamento dei fondi, sanzioni
finanziarie, bisogna chiedersi perché questi regimi sono popolari,
costruendo un consenso che si oppone anche all’UE, quindi l’idea di
sanzionarli non è ben vista. Bisognerebbe dimostrare che l’UE non è
competizione ma solidarietà.
1. Green Deal: c’è l’ipotesi di una strategia industriale per attuarlo? Si, è stata
presentata ad inizio marzo 2020. Ha un ruolo importante anche l competitività
delle grandi aziende (european champions) a livello tecnologico ed ambientale.
Due punti: non si parla di “campioni” ma di ecosistemi per dare spazio a tutti, ma
non si risponde alla coesione. Bisognerebbe pensare al fallimento del mercato,
perché con l’emergenza covid ha lasciato molti settori al mercato. Ci sono dei
settori troppo importanti, es la sanità, per essere controllati da altri o da privati,
vanno resi pubblici.
NB: le sanzioni hanno spesso, nelle RI, la conseguenza di rafforzare la presenza del
regime. Probabilmente funziona così anche nell’UE.
-Parere riguardo alle tensioni tra paesi nord e sud Europa, che oggi sono
aumentate. Conseguenze? Retorica politica e interessi sono diversi, non si tratta di
blocchi uniti. La volontà di continuare in modo unitario è comunque presente nei
vari paesi.
- presenza di linee nazionali nel parlamento, emergono? I fondi simbolici per la
disoccupazione e uscita di quella della BCE che ha dovuto ritrattare quello che fatto
implicano la consapevolezza nell’UE? Le linee nazionali ci sono nel parlamento
perché i deputati sono eletti a livello nazionale. Il discorso sugli spread e la BCE è
stato il riflesso del pensiero di molti stati, ma sanno che costerebbe più perdere ala
struttura piuttosto che cedere su alcune parti.
- quanto aiuterebbe avere delle liste di elezione dei deputati trans-nazionali? Già
proposta ma rifiutata, perché in alcuni paesi non ci sono nemmeno liste nazionali.
Non aiuterebbe molto, perché la partecipazione è bassa. Non creerebbe un
sentimento di vicinanza all’UE. Forse sarebbero più utili iniziative a livello cittadino
(es referendum) per incentivare la partecipazione.
RICERCATORI IAI (istituto affari internazionali) : GIANNI BONVICINI E
ALESSIA CHIRIATTI
Importanza dell’e-learning, Europa come attore globale, presentazione
di alcuni progetti di ricerca.
Alessia Chiriatti: uno degli scopi della ricerca è riuscire a comunicarla
chiaramente. Questo momento storico ci ha portato ad usare molte
piattaforme on line per fare cose di vita quotidiana, ma non è un
processo nuovo perché le piattaforme on line ci sono da almeno 10
anni. Ci sono vari tipi di istruzione on line, es flexible learning..
l’insegnamento a distanza risponde a diverse esigenze, anche in
situazioni non di emergenza: favoriscono la creazione di società
interconnesse, e servono ad abbattere le barriere fisiche o sociali.
L’UNESCO sta lavorando per raggiungere gli obiettivi dell’agenda 20-30
riguardo alle risorse on line. Life long learning: coinvolgimento di
persone più adulte in ambito digitale.
Sul sito dell’UNESCO ci sono dati riguardo alla crisi attuale in ambito di
istruzione a livello mondiale: 177 paesi nel mondo interessati dalla
chiusura delle scuole… c’è la necessità di rispondere a livello globale
alla pandemia, ma i Paesi non sono coordinati su alcuni temi (es
scuola). L’impatto sull’istruzione ha portato gli stati a dotarsi di
strumenti per proseguire il percorso scolastico e universitario,
ponendo al centro lo studente. L’UNESCO si pone il problema se ci
fosse una seconda ondata di virus: come fare a costruire una società
che sappia rispondere alla crisi, intervenendo sotto vari aspetti
(sanitario, scolastico….) flexible response
Gianni Bonvicini: lo IAI fa parte dei think thanks, si focalizzano sulle
ricerche. L’istituto è stato fondato nel 1965 da Altiero Spinelli, voleva
“sprovincializzare” la politica estera italiana, avendo l’Italia scelto di
aderire alla Comunità Europea, la classe dirigente non si interessava dei
contributi che il paese avrebbe dovuto dare.
L’Europa sta al centro delle ricerche IAI:
Tema delle politiche e istituzioni internazionali
Economia globale
Difesa e sicurezza
Oltre alle ricerche ci sono le pubblicazioni: the international spectator è
una delle più famose. Ci sono anche i quaderni e la parte web, le
conferenze, gli stage, una biblioteca…
Uno dei temi centrali che ha sviluppato riguardo all’UE è il ruolo della
globalizzazione visto dalla parte europea: come può confrontarsi con gli
altri attori?
L’unione europea ha grande esperienza di soft power, che l’ha portata a
grandi risultati: successivi allargamenti a nuovi membri, associazioni.. è
stato usato anche in politiche “negative”: sanzioni. Ha un mercato
interno, politiche comuni. È presente in organizzazioni internazionali, sul
fronte militari è uno dei membri più attivi, dopo gli USA, ma non ha
grandi capacità militari. È il principale investitore nel mondo, sostiene
circa il 69% delle politiche di sviluppo. Quindi perché il potere europeo
non emerge? La politica estera ha subito molti cambiamenti, dopo il
trattato di Lisbona del 2009 si erano raggiunti buoni risultati ( es ruolo
dell’alto rappresentante, molto rafforzato) inoltre le azioni comuni erano
prese a maggioranza qualificata, però viene inserito un paragrafo che dice
che in caso di interessi nazionali uno stato potesse votare diversamente:
non si raggiunge un compromesso. Quindi permane un deficit
istituzionale che blocca il ruolo di potenza internazionale dell’UE: le varie
istituzioni hanno riscontrato cambiamenti o diminuzione dei loro ruoli.
Una delle politiche di successo, cioè l’allargamento, è stato bloccato o
comunque non procede, a causa di vari motivi (fronte est influenzato dalla
Russia, fronte ovest in crisi per la lontananza degli USA, front medio-orientale
con troppe crisi e ruolo molto secondario dell’UE) cosa fare?

Migliorare governance economica completando il disegno dell’euro


Muoversi più velocemente verso una politica di difesa comune europea e
governo politico che possa risolvere le questioni della difesa
Strategie di fondo, vanno decise e riaffermate
Mettere mano alle istituzioni, modificando il trattato di Lisbona
“niente è possibile senza gli uomini ma niente dura senza le istituzioni”
Alessia: conclusioni
Conclusioni

Lezione 32
Gli Stati e lo Spazio Politico Europeo
Coinvolgimento formale degli Stati nell’implementazione delle politiche:
Partecipazione rigida o partecipazione flessibile da parte degli Stati: meri esecutori delle
decisioni assunte, oppure gli Stati hanno possibilità di interpretazione delle decisioni.
Concentrazione del potere decisionale:
Dal massimo del potere decisionale nelle istituzioni europee al massimo di concentrazione del
potere negli Stati.
Competenze sulle varie aree di policy:
Competenze affidate al solo livello comunitario (competenza esclusiva) oppure competenze
affidate anche al livello statale (competenze concorrenti)

L'integrazione europea e un processo in continuo adattamento all'ambiente che lo circonda;


ogni scelta di riforma e stata una risposta complessiva che ha aggiornato istituzioni,
procedure e politiche del sistema una volta che queste avevano visto diminuire la loro
efficacia. L'integrazione europea e cosi andata avanti grazie alla capacita di adattamento
esibita dai governi e dagli altri soggetti che non hanno avuto in passato e non hanno a
tutt'oggi una sola visione delle condizioni dell'integrazione ne un solo progetto di sviluppo
dell'Unione europea.
→ pluralità di visioni e strategie di sviluppo.

1 DIMENSIONI DELLO SPAZIO POLITICO EUROPEO.


Lo spazio politico europeo e esaminato mediante 3 dimensioni:
1) dimensione della partecipazione degli stati alle politiche comuni;
varia dall'estremo della partecipazione rigida all'estremo della partecipazione flessibile
2) dimensione delle istituzioni e delle procedure decisionali e di formazione delle politiche;
si tiene in conto la varietà dei modi con I quali si arriva alla definizione del contenuto delle
politiche comuni. La formulazione delle politiche comuni può essere interamente affidata
alle istituzioni comuni oppure essere costruita con procedure che prevedono la
partecipazione delle istituzioni statali.
3) dimensione della competenza sulle politiche;
rappresenta la competenza in aree attribuite all'Unione, rispetto alla competenza degli stati.
La competenza dell'Unione ha una composizione eterogenea-include, cioè, competenze
esclusive e competenze condivise o concorrenti-ed e anche variabile.
Integrazione progressiva: Gli Stati e lo Spazio Politico Europeo 2
La membership è rigida e le procedure diventano sempre più sovranazionali

Integrazione variabile:
Possibilità di non seguire alcune politiche (opt-out). Ad esempio: Schengen, Moneta
Unica

Integrazione flessibile:
Possibilità per un gruppo di Stati di rafforzare l’integrazione senza attendere gli altri
(cooperazioni rafforzate). Ex: PESCO.

Quando il processo integrativo e iniziato nell'Europa degli anni cinquanta, la visione


prevalente era quella unitaria (tutti gli stati accettavano le stesse politiche in vista di
raggiungere l'unione federale).
In questo modello di integrazione progressiva la membership era rigida e le procedure
dovevano diventare sempre piu sovranazionali via via che si passava da una fase
all'altra.
A partire dagli anni settanta il modello dell'integrazie variabile adatta il progetto del
processo integrativo alle differenze dei sistemi economici, amministrativi e legislativi
degli stati membri e alla conseguente necessita di graduare nel tempo l'avvicinamento di
ogni stato alle politiche comuni consentendo esenzioni, sospensioni,rinvii e velocita
ridotte perche si riconosce che l'allargamento del numero di meMbri porta dentro il
sistema comune stati eterogenei.
All'inizio degli anni novanta si da per scontato uno spazio di stati consolidati e confini
penetrati nel quale anche agenzie regolative governano aree di problemi con criteri
tecnici. Questo modello di integrazione flessibile assume inoltre che le possibilita di
cooperazione sono altissime ma non si possono costringere dentro una sola struttura
istituzionale.
Monete: quali simboli?
Banconote:
quali simboli?
Prima generazione: Democratizzazione
Aumento del controllo degli Stati sulle istituzioni europee. Democrazia
intergovernativa.  preferito da Stati
Seconda generazione:
Aumento del check and balance tra le istituzioni europee. Democrazia
interistituzionale  preferito da Commissione
Terza generazione:
Trasferimento delle procedure democratiche nazionali a livello europeo. Democrazia
del cittadino  Preferito da associazioni/partiti, ecc..
Con il Consiglio Europeo: Ritorno dalla prima generazione?

 Problema della Parlamentarizzazione:


Processo di deparlamentarizzazione generale. In Europa processo inverso (anche perché
il PE partiva da posizione molto debole). Tra scenari: 1. processo legislativo, 2. scelta del
presidente della commissione europea, 3. ruolo dei parlamenti nazionali

2 DEMOCRATIZZAZIONE E PARLAMENTARIZZAZIONE.
Negli anni cinquanta I governi avevano formulato un quadro istituzionale comunitario che
rifletteva
I valori costituzionali degli stati membri. Quando il successo degli obiettivi economici comincio a
prendere forma vene in evidenza il problema delle procedure e degli equilibri istituzionali. I
governi percio proposero una revisione degli equilibri istituzionali con una riforma ad hoc del
quadro istituzionale e procedurale del livello comunitario.
A partire dagli anni sessanta furono fatte delle riforme:
-il compromesso di lussemburgo
-il rafforzamento del COREPER
-l'introduzione dei vertici dei capi di stato e di governo.
La prima democratizzazione dell'integrazione europea ha avuto la forma
della democrazia intergovernativa. Soddisfatta questa domanda di controllo
sul governo del sistema, questo e diventato abbastanza solido anche di
fronte alle turbolenze del sistema economico mondiale degli anni settanta e
ai suoi effetti sulle politiche interne degli stati membri. I valori costituzionali
europei imposero allora di dare voce sul bilancio comune al Parlamento e
nello stesso tempo di legittimare il Parlamento con l'elezione a suffragio
diretto. Queste riforme crearono le condizioni che hanno successivamente
prodotto la seconda domanda o ondata di democratizzazione che ha
riguardato il Parlamento introducendo forme di parlamentarizzazione del
sistema.

Nel complesso la democratizzazione del sistema ha avuto un carattere


cumulativo: non ha abbandonato del tutto le procedure vecchie per le nuove
ma in alcuni settori ha inventato nuove procedure per temperare le pratiche
intergovernative.
In generale la democraticizzazione del sistema politico dell'Unione europea si
spiega perche gli stati dispongono di tre opzioni di governo comune
democratico:
1) la conservaione del controllo delle istituzione e delle procedure comuni da
parte delle istituzioni del livello statale;
2) la creazione di meccanismi e procedure di controllo democratico specifici
del livello sovrastatale
3) l'impianto di meccanismi e procedure di controllo democratico propri del
livello statale nell'intero sistema comune.
Bilancio (1/2)
1. Ambito geografico:
Larga parte del continente nella UE. Anche chi non è in UE vuole
mantenere rapporti.
Paesi che non vogliono aderire: Svizzera, Norvegia e Islanda.
Candidati: (Turchia), Macedonia del Nord, Albania, Bosnia-
Erzegovina, Montenegro, Serbia, Kosovo e paesi del confine
orientale.
Paesi difficilmente candidabili: Moldavia, Bielorussia, Ucraina,
Georgia, Armenia (Russia).
Sponda Sud: Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, Libia, Siria, Israele,
Giordania, ANP, Libano
Paesi che escono (UK, ma non solo?)
Bilancio (2/2)

2. Ambito di autorità:
Numerose politiche comuni. Soprattutto di tipo regolativo. Ma
anche politiche redistributive/distributive (coesione, politiche
sociali e agricoltura). Competenze esclusive: mercato,
competitività, acciaio, carbone.
Aumento delle competenze condivise.

3. Livello di autorità:
Passaggio di molte materie dall’ambito intergovernativo a quello
comunitario (vedi Giustizia e Affari Interni). Crescita del ruolo del
Parlamento. Introduzione di elementi di democrazia «del
cittadino» (ex. Citizens initiative)
La questione democratica (1)
• Consenso Permissivo e sua crisi (Carrubba 2001)

• Da sempre Deficit Democratico


• Grandi speranze in vista del 1979 con le elezioni dirette del PE
• Disillusione successiva, “second order” elections:
1. successo dei partiti Euroscettici
2. successo dei partiti più piccoli
3. successo dei partiti di opposizione
4. bassa affluenza

9/16/10 17:49
La questione democratica (2)
Perché?
Motivi istituzionali
1. Il PE non è un Parlamento!
• E’ una delle due camere del sistema parlamentare (l’altra è il Consiglio
dei Ministri).

• 2. Debolezza del circuito sovranazionale rispetto a quello


intergovernativo.
• Potere mantenuto in mano gli Stati. Anche dovuto al fatto che la
Legittimità doveva essere trasferita dai livelli nazionali a quello Europeo
• Le decisioni prese a livello europeo attraverso procedure intergovernative
sono sempre più percepite come imposizioni da parte di pochi e forti stati
nei confronti di quelli più deboli, anche se ciò avviene nel pieno rispetto
dei trattati.

Nuovo tipo di Euroscetticismo


9/16/10 17:49
La questione democratica (3)
• Perché?
• Motivi politici

1. Nelle democrazie “normali” sono i partiti a garantire uno dei canali


principali di collegamento tra bisogni dei cittadini e istituzioni.
- Crisi generale dei partiti. Ex: Pochi iscritti, concentrati sullo short-term
- crisi specifica dei partiti a livello europeo.
2. Assenza di una democrazia avversariale (o competiva) a livello
Europeo.
• - L’Unione è governata da una grande coalizione
1. Problemi dell’ambiente dei partiti. Limiti del PE: nonostante il trattato
di Lisbona: mancanza del potere di iniziativa legislativa, così come
limitata capacità di legittimare e controllare l'esecutivo
2. Problemi dei partiti come unità. Scarsa integrazione tra le “facce”
dell’organizzazione di partito a livello europeo
3. Problemi dei partiti come sistema: L’assenza di un sistema di partito
pienamente sviluppato e integrato nelle tre arene competitive
(elettorale, parlamentare e governativa) che solitamente caratterizzano i
sistemi politici “normali” (Bardi et al. 2010).

9/16/10 17:49
Il sistema politico dell'Unione europea ha raggiunto un alto grado di
istituzionalizzazione:e un insieme di pratiche formali ed informali di governo del quale
fanno costantemente uso I governi e gli altri soggetti politici e sociali dei paesi membri.

Prospettive: X
Partecipazione: l'istituzionalizzazione del sistema politico europeo e dimostrata
dall'inclusione degli stati europei nell'Unione che la riconoscono come sistema di valori
ed istituzioni piu appropriato sia per la formazione e conduzione di politiche
comuni,sia per dare continuita e rendimento agli stessi sistemi statali.
Politiche comuni: lo stato dell'istituzionalizzazione presenta caratteri differenti nelle
differenti aree politiche (politiche di regolazione del mercato e di stabilizzazione
macro-economica, politiche di redistribuzzione, ecc...). Il consolidamento del consenso
sulle competenze esclusive dell'Unione in questi ambiti di politiche e un indicatore
dell'istituzionalizzazione del sistema e del consolidamento della sua costituzione
materiale.

Istituzioni e Procedure di governo: l'istituzionalizzazione e stata influenzata dalle


modificazioni intervenute nel tempo in seguito al manifestarsi e cumularsi di quei
modelli di integrazione progressiva, flessibile e variabile. Il processo costituente e di
costruzione del sistema politico
europeo e stato caratterizzato soprattutto da due tendenze:
1 la differenziazione istituzionale e procedurale (cap.3-4)
2 la democratizzazione del sistema.
E' a questa fase che si applica in concreto il termine “processo costituzionale” per
sottolineare la progressiva formazione di un patto sociale che contiene anche l'esplicita
menzione dei principi e dei valori della collettivita sui quali si basa la tutela dei diritti
fondamentali dei cittadini di tutti I membri.
Problema irrisolto

Chi governa nell’Unione Europea?


CAPITOLO1 PARTITI POLITICI NELL'UNIONE EUROPEA E OLTRE
Anti-austerity left parties in the european union. Competition,
coordination, integration 2017

Gli internazionali politici sono nati nel milieu delle associazioni dei lavoratori e di
sinistra durante il 19 esimo secolo, nelle regioni industrializzate del mondo (l'Europa
occidentale e il Nord America). Le basi ideologiche si fondavano sulle teorie marxiste
e anarchiche (l’elemento principale è statola solidarietà internazionale tra i
lavoratori industriali). L'istituzione di queste organizzazioni transnazionali permise
agli esponenti socialisti e di sinistra di coordinare le loro attività con i partiti fratelli.
Con la WWII i partiti di sinistra subirono le conseguenze della rivoluzione russa,
dividendosi in due internazionali: i Labour and Socialist International (LSI) e il
Comintern (Comunist International), poi le divisioni all’interno della sinistra sono
proseguite (cioè delle sottofamiglie anarchiche e trotskiste)

Il coordinamento transnazionale tra i partiti politici non è solo una prerogativa


europea. Lo scambio di informazioni, pratiche, risorse e legittimità è comune in tante
“le famiglie spirituali”. Però per quanto riguarda la Sinistra abbiano maggiori
probabilità che vengano adottare delle forme di cooperazione, cosa più difficile per
la destra: Infatti, nel 1934, durante un incontro internazionale tenutosi in Svizzera, vi
fu un tentativo di stabilire un "internazionale fascista". Le difficoltà di identificare un
comune "fascismo universale" e di superare la natura intrinseca nazionalista dei
partiti fascisti e di destra hanno sancito il fallimento dell'iniziativa.
Comunque il miglioramento di organizzazioni internazionali più strutturate (come le
Nazioni Unite) e l'emergere di processi di integrazione regionale (come quella
europea) ha favorito l'importanza della transnazionalizzazione dei partiti politici,
hanno dato un nuovo impulso alla creazione di nuovi internazionali. Le cooperazione
transnazionale sono molto sviluppate e strutturate in Europa e la grande
propensione transnazionale dei partiti europei è grazie alla lunga storia della politica
di partito che ha permesso relazioni profonde e dense tra gli stati europei e le loro
società civili, che poi ovviamente si sono rafforzati ancora di più soprattutto con
presenza dell'Unione europea.
Comunque il miglioramento di organizzazioni internazionali più strutturate
(come le Nazioni Unite) e l'emergere di processi di integrazione regionale
(come quella europea) ha favorito l'importanza della transnazionalizzazione
dei partiti politici, hanno dato un nuovo impulso alla creazione di nuovi
internazionali.

Le cooperazione transnazionale sono molto sviluppate e strutturate in


Europa e la grande propensione transnazionale dei partiti europei è grazie
alla lunga storia della politica di partito che ha permesso relazioni profonde e
dense tra gli stati europei e le loro società civili, che poi ovviamente si sono
rafforzati ancora di più soprattutto con presenza dell'Unione europea.
In effetti, sin dalla sua istituzione, l'UE ha gradualmente aumentato il suo
ruolo di decisore politico. I partiti politici nazionali sono stati in grado di
influenzare l'esito politico dell'Unione europea. Tuttavia, di fronte alla
crescente minaccia del deficit i partiti politici nazionali hanno
progressivamente cercato di rafforzare il loro coordinamento transnazionale.

Ciò è avvenuto attraverso relazioni bilaterali più frequenti, vale a dire


attraverso il rafforzamento e l'istituzionalizzazione delle organizzazioni
transnazionali. Quello più antico e importante sono i Gruppi Politici del PE
(EPPGs) Sebbene, per lungo tempo, il Parlamento europeo non abbia avuto
molta influenza ("Talkative room"). Il secondo più importante a livello
europeo sono i Partiti politici europei (EuPPs) Sono i successori delle vecche
"Federazioni dei partiti nazionali", che, in particolare per le famiglie
socialdemocratiche, cristiane democratiche e liberali, erano responsabili del
coordinamento delle attività dei partiti nazionali in vista delle elezioni del
Parlamento europeo.
Il regolatore europeo, consapevole della maggiore forza degli EPPG
rispetto agli EuPP, ha introdotto un'altra figura, le Fondazioni politiche
europee (EuPFs), al fine di aiutare i partiti politici europei a
concentrare le loro attività non solo nelle campagne elettorali del PE ,
ma anche nell'elaborazione di politiche e strategie politiche a medio e
lungo termine. L'integrazione di queste diverse organizzazioni
partigiane, con i corrispondenti partiti nazionali, costituisce gli
Europarties. Tuttavia, i partiti politici operano anche in altri ambienti,
anche se in misura minore e con minore influenza. Di fatto, esistono
altre reti extraistituzionali europee di partiti nazionali. Questi non
corrispondono ai criteri per essere riconosciuti e finanziati dall'UE e di
solito sono solo organizzazioni regionali o espressioni di famiglie
spirituali minori.

È anche importante considerare il ruolo dei partiti politici all'interno di


alcune istituzioni. Alcuni di questi (come i due Consigli, il Comitato
delle regioni e la Commissione) sono nelle istituzioni europee
interamente, mentre altri (come il Consiglio d'Europa, l'assemblea
della NATO e le assemblee dell'OSCE) sono al di fuori di esso. Tra l’altro
all'interno dell'UE, la Commissione è l'istituzione con le maggiori
potenzialità di aumentare la sua politicizzazione, come si è potuto
osservare con la nomina di varie famiglie politiche di candidati alla sua
presidenza.

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