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Domande aperte del

preappello
Storia Delle Relazioni Internazionali
Università degli Studi di Padova (UNIPD)
8 pag.

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DESCRIVERE SINTETICAMENTE LE RAGIONI, LE DINAMICHE E I MOMENTI SALIENTI DELLA
“GRANDE DISTENSIONE”.
La grande distensione è il periodo che va dopo la crisi di Cuba fino alla metà degli anni 70, incentrata su un
dialogo che riguarda principalmente gli armamenti nucleari. Le motivazioni che portano alla grande
distensione sono molteplici; un tema principale è il costo esuberante delle armi nucleari, soprattutto per gli
Stati Uniti, i quali oltre a trovarsi a combattere una guerra in Vietnam, che provoca seri danni al bilancio
americano, devono anche affrontare una serie di riforme sociali all’interno del proprio paese che fanno sì
che l’amministrazione Jhonson sia molto concentrata a combattere un sistema discriminatorio. Altra
motivazione importante è la profilazione del nucleare; se altri paesi, oltre Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran
Bretagna e Francia dovessero detenere armamenti nucleari, per le due superpotenze sarebbero molto
meno controllabili dato che acquisterebbero un importante peso nelle relazioni internazionali. Ad esempio,
il paese con cui si trovano in conflitto gli Stati Uniti è la Francia, la quale in segreto varò la Force de France,
un piccolo arsenale nucleare rigorosamente nazionale. Per l’Unione sovietica, invece, il paese ostile è
rappresentato dalla Cina. Lo scopo della grande distensione è quindi quello di evitare la profilazione.
Un’altra motivazione, non meno importante, è che già alla metà degli anni 50 iniziano a crearsi movimenti
“ambientalisti” che creano una sensibilità sempre più forte nell’opinione pubblica soprattutto per quanto
riguarda i danni ambientali (tumori, caduta radioattiva ecc.). Opinione pubblica che si è convinta della
necessità di limitare, o ridurre, gli arsenali nucleari terminato lo scontro bipolare a Cuba. Fu proprio lo
scontro cubano a determinare i primi accordi sovietico-americani miranti a creare delle regole nel contesto
degli armamenti strategici, oltre all’instaurazione del “telefono rosso”: una linea di comunicazione che
consentisse al Cremlino e alla Casa Bianca di collegarsi per evitare uno sconto nucleare.
Il dialogo, che non si era mai realmente chiuso del tutto, si riapre sul tema degli esperimenti nucleari,
elemento che non ha bisogno di essere controllato da un’agenzia internazionale. Nel 1963 viene firmato un
accordo trilaterale tra Stati Uniti, Unione Sovietica e Gran Bretagna per limitare gli esperimenti sotterranei
e quelli nell’atmosfera, il cosiddetto limited test ban Treaty (LTBT). Tra gli alti risultati si ottiene anche: la
denuclearizzazione della Luna e dell’Antartide, e nel 1967 viene promosso un trattato dalle superpotenze
per i paesi dell’America Latina, i quali si impegnano di non ricercare lo sviluppo di tecnologie per gli arsenali
nucleari e che anzi i paesi nucleari favoriranno lo sviluppo del nucleare civile.
Il vero grande dialogo si centra su due temi principali: la non profilazione del nucleare tra Stati Uniti e
Unione Sovietica e la non profilazione nucleare nei paesi che ancora non ce l’hanno. Per quanto riguarda il
secondo tema, il risultato maggiore che si ottiene è il trattato della non profilazione nucleare del 1968
(NPT). Trattato negoziato da Stati Uniti e Unione sovietica ma si trattata di un accordo aperto a tutti i paesi
del mondo e prevede che: le potenze nucleari si impegnino a non fornire armamenti nucleari a paesi che
non ce l’hanno e in cambio favoriscono il nucleare a uso civile, mentre i paesi non nucleari che firmano si
impegnano a rimanere tali. Per quanto riguarda invece il tema della non profilazione tra Stati Uniti e Unione
Sovietica è un tema più complesso perché fino alla metà degli anni 60 non viene raggiunta la parità
strategica da parte dei sovietici; grazie alla nuova amministrazione di Kruscev, però, la parità viene
raggiunta grazie a forti investimenti e potenziamenti del settore. Quando la quantità delle testate nucleari
delle due superpotenze diventa pressoché uguale si capisce che la direzione in cui si sta andando è di una
“mutua assicurazione di distruzione” (MAD), ed è proprio sulla base di questo che si può iniziare a
negoziare. Nel 1972 viene firmato il trattato bilaterale SALT 1 (strategic arms limitation talk), il quale si
compone di due parti: la limitazione delle testate nucleari e la limitazione dei sistemi antimissili (ABM). Per
quanto riguarda la prima parte, il trattato fissa un tetto massimo delle testate nucleari di ogni paese, le
quali avrebbero consentito di colpire più di un bersaglio contemporaneamente; questa parte toglie in
qualche misura la capacità di colpire l’avversario.
Mentre la seconda parte del trattato prevede di installare un sistema antimissile in ambo le capitali e una a
protezione di una base nucleare per rispondere all’attacco dell’avversario. Il difetto del SALT 1 è che dura
solo 5 anni e il suo rinnovo non avverrà mai.

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DESCRIVERE I PROBLEMA DEI DEBITI E DELLE RIPARZIONI DI GUERRA FRA IL 1919 E IL 1924,
RICORDANDONE GLI ASPETTI E GLI ELEMENTI FONDAMENTALI.
Tra il 1919 e il 1920 si tiene a Parigi la conferenza di pace tra le potenze vincitrici della Prima Guerra
Mondiale per dare luogo al tratto di pace con la Germania. Gli obbiettivi che si rivelano all’interno della
conferenza sono vari: per la Gran Bretagna l’importante è mantenere un “balance of power”, la Francia
punta tutto sul mantenere debole il più possibile lo stato tedesco per evitare che torni ad essere un
pericolo, l’Italia che era entrata segretamente con il patto di Londra avanza pretese su nuovi territori non
contenuti nel patto, mentre gli Stati Uniti promettono di entrare a fianco della Francia in caso di guerra ma
alla fine non ratificheranno il trattato di Versailles, facendo cadere una clausola di sicurezza per i francesi.
È proprio la mancata ratifica del congresso americano che farà si che per la Francia di Raymond Poincaré
diventerà essenziale il mantenimento di una Germania debole sia economicamente che militarmente.
Il trattato di pace stipulato dalle potenze vincitrici è, infatti, fortemente punitivo: l’articolo 231 esplicita
chiaramente che la Germania viene considerata l’unica responsabile del conflitto, responsabile anche nei
confronti dei suoi alleati.
Le clausole che vengono imposte sono di tre tipo: una clausola di tipo territoriale che prevede, tra le altre,
la separazione della Saar, una clausola di tipo militare che implica una Germania smilitarizzata e senza
esercito, e infine una clausola finanziaria che obbliga i tedeschi a pagare durissime riparazioni di guerra.
Il problema dei debiti di guerra è il problema principale in Europa per i successivi cinque anni. Da una parte
ci sono gli Stati Uniti che premono alle potenze vincitrici la restituzione dei prestiti ma dalla parte francese
fu facile sostenere che il loro rimborso delle obbligazioni sarebbe stato direttamente proporzionale al
pagamento delle riparazioni da parte tedesca. Negli Stati Uniti, inoltre, anche se l’amministrazione Harding
aveva operato una scelta isolazionista, dal punto di vista politico era fortemente convita che l’economia
americana necessitasse di un’Europa in cui poter investire parte delle ricchezze e che il volano della ripresa
economica europea fosse rappresentato dalla Germania. Le riparazioni erano dunque un evidente ostacolo
alla crescita del sistema economico internazionale, cosa condivisa dalle autorità inglesi.
Con la speranza di risolvere i problemi politico ed economici nell’aprile del 1922 si tenne a Genova una
conferenza internazionale, nella quale partecipò anche la delegazione tedesca. La conferenza si risolse in un
fallimento a causa della posizione rigida sia dei francesi e sia dei bolscevichi per la scarsa volontà di far
fronte agli obblighi contratti dal governo zarista. Un risultato importante che si ottenne però fu il trattato di
Rapallo fra la delegazione tedesca e quella russa che poneva fine a qualsiasi contenzioso e richiesta di
carattere economico (si annullano i debiti a vicenda) e si riconoscono reciprocamente.
Il fallimento della conferenza di Genova fu la goccia finale che convince la Francia a occupare la regione
della Ruhr, nel gennaio 1923 a seguito di un mancato pagamento tedesco di una data delle riparazioni. La
reazione della Germania all’occupazione militare fu quella di rispondere con una politica di resistenza
passiva: i lavoratori impegnati nelle miniere e nelle acciaierie non si presentarono a lavoro per bloccare la
produzione. Per garantire il reddito ai lavoratori in sciopero il governo tedesco stampò ulteriore denaro
portando la Germania da una situazione di inflazione ad una di Iperinflazione (decine di migliaia di %), tanto
che si torno al sistema del baratto. La tensione tra le forze occupanti e i lavoratori in scioperò aumento al
punto che la Francia dichiarò lo stato d’assedio (momento più elevato durante il pegno produttivo).
Streseman ritenne che non ci fossero più i margini per continuare la politica della resistenza passiva e in
settembre ne venne annunciato il termine. Non tutto il mondo politico francese si riconosceva però nella
dura politica esecuzionista del governo, che inoltre non sembrava aver tratto alcun vantaggio dallo
sfruttamento delle risorse della Ruhr, scelta condivisa da Gran Bretagna e stati Uniti. Si costituì così un
comitato di esperti nominato dalla commissione interalleata per le riparazioni, alla cui guida era stato posto
il banchiere statunitense Charles Dawes. Agli inizi del 1924 il comitato aveva presentato il piano Dawes di
durata di cinque anni. Il piano era destinato a rivedere quanto previsto dal trattato di pace: riconosce
l’unità economica della Germania per rimettere in piedi l’economia più forte in Europa, l’ammontare delle
riparazioni non cambiava ma si prevedeva un innalzamento delle rate annuali, alcuni settori dell’industria

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tedesca sarebbero stati sottoposti a un parziale controllo dei vincitori e la regione della Ruhr torna alla
Germania. È solo grazie a questo piano che si pongono le condizioni di fondo per una ripresa generale e una
stabilizzazione del marco tedesco. L’approvazione del piano Dawes fu infatti la condizione che permise agli
Stati Uniti di riversare ingenti capitali sotto forma di prestiti in Europa, soprattutto in Germania.

RICOSTRUITE, INDICANDONE LE TAPPE FONDAMENTALI, LA PROGRESSIVA COSTRUZIONE DI UN


SISTEMA DI DIFESA DELL’EUROPA OCCIDENTALE FRA IL 1947 E IL 1955.
Tra le prime tappe fondamentali della costruzione di un sistema di difesa europeo troviamo il patto di
Dunkerque del 1947, patto tra Francia e gran Bretagna puramente antitedesco. Il timore di queste due
potenze che porta alla firma del trattato è che hanno tremendamente paura che gli Stati Uniti possano
lasciare l’Europa, lasciano così i paesi europei da soli a combattere una possibile guerra contro la Germania
e costringendoli ad avviare una spesa per gli armamenti che non si possono permettere. Il timore è che la
decisione di permanenza degli americani in territorio europeo non passi al senato; la Francia e la Gran
Bretagna hanno quindi bisogno di dimostrare il loro impegno. Si arriva così nel 1948 alla firma del patto di
Bruxelles, firmato dai 3 paesi del Benelux, dalla gran Bretagna e dalla Francia. Questo patto viene utilizzato
per convincere i senatori americani alla permanenza degli Stati Uniti in Europa e nel 1948 permetterà
l’approvazione in senato della soluzione Vandenberg: dà mandato al presidente degli Stati Uniti di
negoziare e firmare alleanze militari con altri paesi anche in condizione di pace. Si tratta di un trattato
importante in quanto è il trattato che apre la via per l’alleanza atlantica. L’anno successivo, infatti, viene
firmato a Washington il Patto Atlantico, firmato da 12 paesi che si affacciano sul mare atlantico e dall’Italia
che viene coinvolta dai francesi.
Chiaramente i partiti comunisti sono profondamente contrari alla firma dell’alleanza atlantica, e ciò che
andrà ad incrinare ulteriormente i rapporti tra le due superpotenze sarà la guerra in Corea. Guerra che
segna, nel 1950, l’inizio della prima fase della guerra fredda. L’effetto principale dello scontro tra
capitalismo e comunismo in Corea è che lascia un forte timore nelle potenze occidentali che ciò che è
avvenuto dall’altra parte del mondo possa riproporsi nei confini tra la Germania ovest e la Germania est. In
risposta a questa paura si decide di rafforzare l’Europa occidentale attraverso 3 vie: la prima via è di dare al
patto atlantico una maggiore operatività immediata, decidono quindi di aggiungere un’organizzazione
permanete trasformando il patto atlantico in “North atlantic Treaty organization”, con sede presso Parigi
alla cui guida fu posto Eisenhower. La seconda via che compiono è quella di ampliare i confini dell’alleanza
atlantica inglobando la Germania occidentale, la Grecia e la Turchia. La terza e ultima via che scelgono di
compiere i paesi occidentali è quella di aumentare le spese militari e mettere al servizio dell’alleanza
l’economia della Germania, economia che sarebbe stata ripresa attraverso la politica del riarmo.
Il riarmo della Germania però, è la cosa che spaventa di più i francesi, i quali per cercare di mantenere sotto
il loro controllo il riarmo tedesco creano la Comunità europea di difesa (CED). L’idea è di mettere le forze
militari europee (non tutte) sotto lo stesso comando, lasciando i militari tedeschi al più passo livello di unità
possibile. L’obbiettivo francese è quindi di stemperare il riarmo tedesco con la stessa formula della CECA.
Gli Stati Uniti, non vedendo altre vie possibili, diventeranno grandi sostenitori della CED e il trattato verrà
anche concluso, ma il problema sorge sulla ratifica francese che sia per motivazioni interne (come la guerra
in Indocina) e sia per la enunciazione della “rappresaglia massiccia” di Eisenhower, porterà i francesi a
convincersi che per gli americani la CED è importante solo per rafforza l’Europa per poi abbandonarla.
L’assemblea nazionale, alla metà degli anni 50, decise così di non ratificare il trattato.
La questione del riarmo tedesco viene risolta con una proposta che arriva dalla gran Bretagna: il
meccanismo è di prendere il patto di Bruxelles e inserire al suo interno Italia e Germania occidentale. Nel
1954 viene firmato il trattato internazionale che prevede: sostituire la CED con l’UEO, il riarmo della
Germania ovest e il suo inserimento nella NATO e la concessione della piena sovranità alla repubblica
federale, a eccezione di Berlino su richiesta della città stessa.

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La reazione sovietica dell’UEO è di riunire nella capitale polacca i rappresentati dei paesi comunisti europei
per dare origine ad una alleanza militare: il Patto di Varsavia con dentro la Germania orientale, come
risposta all’inserimento della Germania occidentale nella NATO.

DESCRIVI QUALI SONO GLI EVENTI PRINCIPALI DEL 1956 E LE SUE CONSEGUENZE.
Gli eventi principali nelle relazioni internazionali dell’anno 1956 sono 3: il ventesimo congresso del Kus,
l’invasione in Ungheria da parte dei carri armati russi e la crisi di Suez.
Per quanto riguarda il ventesimo congresso del Kus; alla morte di Stalin nel 1953 viene posto a capo del
partito Nikita Kruscev, la cui ambizione era di spostare le risorse dedicate all’industria pesante ad altri
settori dell’economia sovietica, come l’agricoltura o l’industria leggere. Le sue linee politiche vengono
chiaramente espresse nel 1956 durante il ventesimo congresso del Kus, linee politiche che vengono estese
a tutto il blocco comunista.
Le due linee sono: le vie nazionali al socialismo e la coesistenza competitiva; per quanto concerne la prima,
Kruscev afferma che per affermare il socialismo è possibile seguire altre vie senza l’intervento dell’Unione
Sovietica, linea già espressa nel secondo viaggio di Kruscev in Jugoslavia. La coesistenza competitiva, invece,
è una politica in netto contrasto con la visione di Stalin in quanto esprime che il conflitto tra capitalismo e
comunismo è evitabile e i due sistemi possono coesistere. Inoltre c’è una sessione “segreta” che si svolge a
porte chiuse, nella quale Kruscev denuncia apertamente le politiche staliniane, sia politiche economiche sia
tutta la dimensione staliniana, come i gulag, le torture, il culto della personalità e via dicendo. La
conseguenza del ventesimo congresso del Kus è il declinarsi delle relazioni tra Unione Sovietica e Cina. Ciò
che la repubblica popolare cinese non può accettare delle linee politiche di Kruscev è la coesistenza
competitiva con l’occidente in quanto la Cina di Mao è in conflitto con gli Stati Uniti per il mancato
riconoscimento e per la non sostituzione del seggio permanete con Taiwan. I dissidi fra i sovietici e cinesi
sfocerà in uno scontro militare, talmente forte che la Cina riconsidererà l’Unione sovietica come suo
principale nemico.
Altro evento particolare del 1956 è l’invasione sovietica in Ungheria. Fu proprio il ventesimo congresso del
Kus a spingere delle “esperienze nazionali” nei paesi del blocco sovietico, in particolare in due paesi: la
Polonia e l’Ungheria. La Polonia riuscì a mantenere distante dal proprio territorio l’armata rossa
rassicurando l’Unione Sovietica che non sarebbe uscita dal Patto di Varsavia. L’Ungheria, invece, fu un caso
più drammatico in quanto il cambio generazionale all’interno del partito comunista non fu netto, portando
a risultati non univoci. La figura che emerge è Nagy, un innovatore, che per cercare di placare le rivolte di
piazza e mantenere la fiducia dei sovietici chiede l’intervento dell’esercito russo. La minaccia militare però
fallisce e le proteste si accendono ancora di più, tanto che Nagy è costretto a dichiarare l’uscita del paese
dal patto di Varsavia e le elezioni libere, cosa che fa sì che le forze armate sovietiche entrino in Ungheria.
L’invasione si svolge alla fine di ottobre, negli stessi giorni della crisi di Suez.
La crisi di Suez trova origine nella decisione di Nasser di approfittare della ritirata delle truppe inglesi dal
canale, in base ad un trattato anglo-egiziano nel quale però la Gran Bretagna si riservava di intervenire in
caso in cui l’Egitto fosse stato attaccato. È grazie a questa clausola che Francia, gran Bretagna e Israele
concludo un accordo segreto. L’accordo prevede che Israele attacchi l’Egitto in modo che gli eserciti anglo-
francesi possano intervenire nel conflitto per riprendersi il possesso del canale di Suez e spodestare Nasser.
Un’azione puramente coloniale che viene denunciata sia dagli Stati Uniti di Eisenhower, in quanto ci sono le
elezioni quell’anno, sia dall’Unione Sovietica, la quale minaccia di intervenire militarmente.
La questione viene posta anche al consiglio di sicurezza dell’ONU ma a causa del diritto di veto di ciascuna
potenza la questione verrà passata all’assemblea generale, nella quale si riesce a far passare un’azione di
condanna diretta a Francia e Gran Bretagna.
La crisi di Suez fa capire che nessun paese al mondo, tranne le due super potenze, ha la capacità di avviare
un’azione coloniale in contrasto con Stati Uniti e Unione Sovietica.

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LA QUESTIONE DI BERLINO COME PROBLEMA INTERNAZIONALE DAL 1948 AL 1968, LE DUE CRISI.
La prima crisi di Berlino nasce dall’aumento delle divergenze tra il blocco occidentale e il blocco sovietico
per quanto concerne l’utilizzo delle risorse. Gli anglo-americani erano convinti del fatto che prima o poi la
Germania avrebbe dovuto riprendersi, mentre i sovietici avevano l’obbiettivo di mantenerla il più debole
possibile.
Nel 1948 si va verso la decisione di costruire una Germania gestita dagli occidentali, e la goccia che fa
traboccare il vaso è la decisione di sostituire le tre monete di occupazione (marco francese, inglese e
americano) con un unico marco tedesco, proposta che in teoria è aperta anche alla zona sovietica ma che
non la accetta e introduce il marco sovietico. Stalin usa la scusa della circolazione delle valute a Berlino per
mettere un blocco alla città: blocca gli accessi ferroviari e stradali, imponendo così il blocco di Berlino,
epicentro di una crisi internazionale.
Il blocco durerà effettivamente undici mesi, in quanto Stalin nel 1949 prenderà la decisione di riaprire gli
accessi per due motivazioni: una è che gli occidentali costruiscono un ponte aereo per rifornire la città e il
secondo motivo è che gli Stati Uniti continuano con le loro politiche di occidentalizzazione tanto che il 23
maggio verrà proclamata a Bonn la nascita della repubblica federale tedesca.
In questa Europa la situazione è cristallizzata, nel senso che tutti i paesi o fanno parte del blocco
occidentale guidato dagli Stati Uniti o fanno parte del blocco sovietico e qualsiasi cambiamento porterebbe
allo scoppio della terza guerra mondiale (concetto della guerra fredda in senso stretto). Questa situazione
persiste fino al 1990 con la caduta del muro di Berlino.
Berlino rappresentava un’eccezione della cristallizzazione europea e la libera circolazione costituiva un
problema per il blocco sovietico in quanto: i cittadini potevano vedere come erano amministrate entrambe
le zone facendo un confronto sul tenore di vita, erano collegamenti che potevano utilizzare anche le forze
armate e rappresenta una via di fuga per i cittadini di Berlino est. Il blocco occidentale era invece guidato
dalla dottrina Hallstain, secondo la quale l’unica Germania riconoscibile era quella federale. La dottrina
implicava il mancato riconoscimento della Germania orientale e il mancato riconoscimento dei suoi confini,
al punto che i paesi che avessero avuto relazioni con la DDR non avrebbe potuto avere relazioni con la
repubblica federale.
È così che nel 1958 si apre la seconda crisi di Berlino. L’unica decisone che viene presa è quella di tenere
una conferenza dedicata alla questione; ma nel giorni di apertura viene abbatto un aero spia americano
(U2) in territorio sovietico, rivelando l’attività di spionaggio degli Stati Uniti. La conferenza, oltre che per
questo motivo, fallisce per le posizione troppo rigide di Kruscev e di Eisenhower, il quale non ha intenzione
né di chiedere scusa per l’accaduto né di terminare i voli spia.
Con la nuova presidenza Kennedy la situazione va peggiorando fino a che nel 1961 si prende la decisione di
costruire il muro di Berlino, muro che circonda tutta la città di Berlino ovest, costruito sulla Germania est.
Simbolo più noto della guerra fredda. Kennedy da parte sua, per far valere la propria sovranità e per
ribadire l’esistenza degli accordi di Postdam, andrà ad imporre il diritto di passare: un’azione debole tanto
che non verrà mai perdonato per aver lasciato costruire il muro.

COME SI ARRIVA ALLA SECONDA GUERRA FREDDA E COME SI CONCLUDE?


La seconda guerra fredda è il periodo che va dall’elezione di Reagan alla Casa Bianca (1881) al
dissolvimento dell’Unione sovietica (1991). Già negli anni precedenti però i rapporti tra le due super
potenze aveva cominciato ad incrinarsi; nella relazione tra statunitensi e sovietici si erano inseriti alcuni
elementi di conflitto, come la posizione sempre più antiisraeliana dell’Unione Sovietica che aveva fatto si
che la lobby ebrea degli Stati Uniti insistesse sempre più per mettere fine all’accordo sul grano. Ad
aggravare i dubbi ci fu tra l’altro la gestione della “bomba a neutrone”, un ordigno di carattere tattico che
avrebbe dovuto essere installato in Europa, il quale avrebbe provocato limitati danni alle cose ma sarebbe
risultato letale per gli esseri umani.

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Un ulteriore elemento che fece crollare il sistema della grande distensione fu il posizionamento, nei paesi
del patto di Varsavia, di una nuova generazione di missili di medio raggio dotati di testate nucleari, gli
SS/20. Missili puntati contro l’Europa e in grado di essere spostati da carri ferroviari o su appositi mezzi.
Nel mentre la NATO cercò di aprire un negoziato con l’Unione Sovietica per ridurre i vettori a corto e medio
raggio, scelta che però avrebbe contribuito a riportare la guerra fredda in Europa. I nuovi missili sovietici
rappresentavano una seria minaccia per gli occidentali e fu proprio il modo politico europeo a chiedere agli
Stati Uniti di piazzare dei missili in Europa e in base a questa richiesta la NATO prese la doppia decisione: la
prima era di aprire un dialogo con i sovietici per le armi tattiche e la seconda era che finché non ottengono
dei risultati da questo dialogo avrebbero piazzato missili tattici nelle basi americane europee (tranne per la
Francia che non fa parte della Nato).
L’evento che fa culminare questa situazione di tensione è l’elezione di Ronald Reagan alla Casa Bianca, il
quale lancia una grande proposta, la cosiddetta “opzione zero”: togliere tutti i missili, sia americani che
sovietici, in Europa. proposta che i sovietici non intendono accettare perché anche la Gran Bretagna e la
Francia sono due potenze nucleari.
Nel mentre il dialogo sugli euromissili non porta a nessun risultato facendo sì che nel 1983 vengano
collocati in Europa nuovi vettori americani. Ad aggravare la questione degli euromissili, nello stesso anno,
sarà il piano di rilancio, di sviluppo e di ammodernamento dell’arsenale nucleare strategico da parte degli
Stati Uniti. Il piano prevedeva di costruire un sistema di difesa antimissile che intercettasse tutti i missili
sovietici, e attraverso un raggio laser di distruggerli al di fuori del territorio americano. Piano rinominato
“Star Wars”.
Per i sovietici solo l’idea di pensare di attuare un piano del genere sarebbe stata economicamente e
tecnologicamente impossibile; per questo motivo dovranno accettare di aver perso la parità strategica, e
sarà proprio questo l’elemento che farà iniziare il processo di ricambio del governo sovietico per cercare di
riaprire un dialogo con gli Stati Uniti; processo di ricambio che porterà alla dissoluzione dell’Unione
Sovietica.
È così infatti che nel 1985 Gorbaciov diventa segretario generale, il quale ha come mandato riformare il
sistema e come conseguenza avviare una politica di dialogo con gli americani.
Per quanto riguarda le riforme interne Gorbaciov non ottiene nessun risultato ma nelle relazioni esterne,
sorprendentemente, ottiene alcuni successi. Alcuni degli elementi che disturbarono le trattative tra sovietici
e statunitensi furono lo scudo stellare e la guerra in Afghanistan, nella quale i sovietici non riescono ad
affermare il loro potere. Il dialogo tra le due super potenze si apre con una proposta di Gorbaciov nella
quale afferma che per iniziare a dialogare è necessario che gli Stati Uniti rinuncino al progetto dello scudo
stellare; proposta che non viene accettata da Reagan.
L’elemento che metterà ulteriore urgenza a Gorbaciov è l’incidente di Chernobyl nel 1986, incidente che
svelerà l’obsolescenza dell’Unione sovietica in tutti i settori. Chernobyl farà si che le truppe sovietiche
vengano ritirate dall’Afghanistan, ma anche qui Reagan non cede a nessuna proposta nel dialogo in quanto
vuole che l’Unione Sovietica sia disposta a cedere ad un negoziato senza richieste.
Intesa la durezza degli Stati Uniti nel dialogo da parte dei sovietici, questi ultimi non gli rimase che accettare
l’opzione zero e con il nuovo presidente americano George Bush firmarono nel 1991 il trattato START:
strategic arms reduction treaty, primo accordo nella storia che parla di riduzione delle testate nucleari. Solo
un mese dopo dalla firma dello START, nell’agosto del 1991 ci fu un colpo di stato in Unione Sovietica, colpo
di stato fallito che accelera il crollo dello stato sovietico, determinando così il termine della seconda guerra
fredda.

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LE GRANDI CONFERENZE DAL 1943 AL 1945.
La prima conferenze presieduta da gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica si tenne nel 1943 a Teheran
dopo che nel corso dell’anno si era inteso che gli alleati avrebbero vinto la guerra (per la caduta dell’Italia e
per il fallimento dell’operazione “barbarossa”).
In questa prima conferenza si inizia a parlare di come dovrà essere il nuovo assetto politico europeo, come
ridisegnare il mondo e si parla del futuro della Germania. Dal punto di vista del disegno mondiale,
Roosevelt propone di ricostruire una nuova società delle nazioni e porta il concetto dei “quattro poliziotti”,
cioè le quattro potenze mondiali (Cina, Stati Uniti, Unione Sovietica e gran Bretagna) dovranno assumersi il
compito di mantenere la pace mondiale.
Sul piano militare Roosevelt aprirà un secondo fronte in Francia per rassicurare Stalin; mentre sul piano
politico si procede con la liberazione di Parigi insieme a De Gaulle, il quale firmerà un trattato ventennale
con Mosca per dare vita ad una alleanza franco- russa. Sempre sul piano politico ci sarà un incontro tra
Churchill e Stalin alla dine del 1944 per decidere e spartire la propria influenza nei paesi orientali, influenza
che dipende solo dalle forze militari presenti sul territorio.
Si ritenne opportuno fare un’altra conferenza internazionale nel 1944 a Bretton Woods dove è ormai chiaro
che vinceranno gli alleati. I vincitori devono quindi ridisegnare il sistema economico internazionale.
Basandosi sulla carta atlantica firmata da Churchill si procede verso un’economia mondiale aperta con
l’obbiettivo di creare degli organismi in grado di permettere il mercato libero abbattendo le barriere
protezionistiche. Vengono create così la banca mondiale e il fondo monetario internazionale.
Arrivando alla fine del 1944 gli alleati capiscono che la Germania sta per cadere. Per questo motivo si
ritrovano a Jalta per discutere delle decisioni prese a Teheran. In questa conferenza si decide quali saranno
i membri delle Nazioni Unite, come vengono sistemate le colonie tedesche e quali poteri spetteranno
all’ONU.
Nella dimensione europea si parla principalmente della Polonia, della Germania e si annuncia la
dichiarazione dell’Europa liberata. Quest’ultima stava ad indicare che congiuntamente i tre grandi devono
favorire la presenza di coalizioni antifasciste e il consolidamento di questi governi in modo che portino
come fine ultimo le libere elezioni. Per quanto riguarda la Polonia si stabilisce, attraverso il comunicato di
Alta, che il governo di Lublino dovrà integrare esponenti democrati del governo di Londra per riunificare
l’attività politica in un unico governo.
La Germania invece, su proposta di Churchill, viene divisa in quattro zono di occupazione: una agli Stati
Uniti, una all’Unione Sovietica, una alla gran Bretagna e una alla Francia anche se un paese non vincitore
della guerra perché su proposta sempre di Churchill, viene data una zona ai francesi per limitare l’influenza
sovietica in Europa.
L’ultima conferenza è quella di Postdam nel 1945. Conferenza nella quale si parla di più della Germania e
cambiano anche i soggetti, nel senso che questa volta parteciperanno: Truman, Churchill che durante gli
incontri perderà le elezioni politiche e Stalin. Postdam è una conferenza che non si apre con i migliori
auspici in quanto pochi giorni prima, il 16 luglio 1945, nel deserto del nuovo Messico viene messo in atto il
primo esperimento nucleare degli Stati Uniti, il quale ottiene grandi risultati e successi (il cosiddetto
progetto Manhattan). L’iniziativa proveniva da Truman con l’obbiettivo di mostrare la propria forza
all’Unione Sovietica.
Nella conferenza si stabilisce della Germania che: i confini orientali si confermano quelli della Polonia, si
confermano le quattro zone di occupazione, si procede con la denazificazione, si riaffermano le riparazioni
in natura e a Stalin spetterà una percentuale dello smantellamento delle altre 3 zone di occupazione, in
quanto avrà la zona di più agricola di tutte. Berlino però si trova completamente nell’area di influenza
sovietica e per questo motivo si stabilisce che la città dovrà essere collegata da tutte le ferrovie delle altre
zone.
Al di là delle decisioni prese, la sorte della Germania veniva rinviata ad una conferenza di pace e ad un
trattato per la riunificazione che arriverà solo nel 1990. Si ponevano in realtà le basi per la rottura della
grande alleanza che avrebbe determinato l’avvio della guerra fredda.

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DOMANDE ESAME 2023
- GRANDE DISTENSIONE
- LA POLITICA DELL’APPEASEMENT
- PROBLEMA DEI DEBITI DI GUERRA DAL 1919 AL 1924
- COME CAMBIA L’ALLEANZA ATLANTICA DOPO LA GUERRA IN COREA.

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