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CAPITOLO 2
LA DOMANDA DI MONETA
2.1 Introduzione
a a a d b d d
politiche di stabilizzazione ciclica.
22
Riferimenti espliciti ai contenuti di questa teoria si trovano già nel
XVI secolo (Jean Bodin), e negli scritti di David Hume e Antonio Serra.
23
Si noti che la considerazione dei fenomeni di incertezza non era, nel
mondo classico, modellata in modo esplicito. Il contesto di riferimento deve
assumersi, almeno in prima analisi, deterministico.
LA DOMANDA DI MONETA 63
a a a a a a a
degli agenti.
Un esempio numerico aiuta a chiarire il concetto. Se un
agente riceve mensilmente un reddito monetario pari a 1000
Euro, che spende per ipotesi interamente e secondo uno schema
di pagamento lineare (quindi ogni giorno spenderà una identica
frazione del suo reddito per effettuare i propri acquisti), è ovvio
che la sua doman a a a a
ponderando i suoi saldi monetari giornalieri per il periodo di
giorni in cui vengono mantenuti. Se lo schema di pagamento è
lineare, questo calcolo coincide con la media aritmetica dei
saldi iniziali (1000 Euro) e fi a (0) a , a
pari a 500 Euro. Immaginate ora che un altro agente, con
esattamente lo stesso reddito e lo stesso schema di incassi (1
volta al mese), spenda 800 Euro nei primi quindici giorni
(assumiamo per semplicità che lo faccia ancora in modo lineare,
cioè ogni giorno delle prime due settimane spenderà una
frazione costante della somma), e i restanti 200 Euro nei
quindici giorni successivi. La sua domanda di moneta potrà
calcolarsi prendendo la media aritmetica delle due giacenze
medie dei due sottoperiodi.
Nel primo periodo, la domanda di moneta sarà pari alla
media dei saldi iniziali e finali:
(1000 + 200) / 2 = 600 Euro.
Nel secondo periodo, sarà data, analogamente, da:
(200 + 0) / 2 = 100.
La domanda di moneta mensile non è altro che la media
ponderata (con pesi pari al 50%) delle due giacenze medie
bisettimanali: sarà quindi pari a 350 Euro.
Il secondo agente spende più rapidamente il suo reddito,
conseguentemente i saldi monetari rimarranno per meno tempo
in media nelle s a , a a a a
moneta, definita come giacenza media, è inferiore rispetto a
quella del primo agente.
Della teoria quantitativa della moneta esistono diverse
a , a bb
riferite, rispettivamente, ad Irving Fisher e a Pigou, e che
a a b a
.
64 CAPITOLO 2
La a F a a a c c ab ,
c a a a, a a economia in cui gli
scambi avvengono con contropartita monetaria, tra il valore
totale degli scambi (delle transazioni) e il prodotto della
quantità di moneta in circolazione per il numero di volte che in
a a a a a c omia. In
simboli: MV PT, dove M è la quantità complessiva di moneta
in circolazione, V la velocità di circolazione della moneta, il
numero di volte che in media ogni unità di moneta circola
a a c c , P
ind c a T a a
c ca b . L a a,
precisamente una teoria di determinazione del livello dei prezzi
P, allorquando vi si impongano, a fianco, delle assunzioni
caratterizzanti c a a c a.
Queste assunzioni sono sostanzialmente due, che Fisher eredita
a ca c a a a a c
scrive:
a) T è la quantità di transazioni che corrisponde alla
a a c a, a aa
condizioni di pieno impiego delle risorse.
b) V è costante perché dipende da fattori che, almeno nel
breve-medio periodo, non variano, come le abitudini di spesa
degli agenti, i loro schemi di incasso e di pagamento.
Da queste due ipotesi, segue chiaramente una teoria
a a a a :
a a a a a a a
in circolazione, con un fattore di proporzionalità pari al rapporto
tra V e T:
da MV = PT, segue infatti P = (V/T)M
Un aumento di M, se V e T sono costanti, si scarica
necessariamente in un proporzionale aumento dei prezzi.
L a a a a c a
monetaria. Infatti, indicando con ^ il tasso di variazione nel
tempo delle grandezze, e ricordando che per qualsiasi coppia di
a ab a: ( )^ = ^+ ^, a ca b
può riscriversi come segue: M^+V^ = P^+ T^.
Se V e T sono costanti, in coerenza con le ipotesi del
ca c , a a a a a
nulla, e quindi P^ = M^, il tasso di inflazione coincide con il
tasso di crescita della moneta.
LA DOMANDA DI MONETA 65
Da e a e de ca b ca a a e a de a
domanda di moneta solo indirettamente. Infatti, dati V e T, per
ogni livello dei prezzi P esiste solo una quantità di moneta
compatibile con il desiderio degli agenti di effettuare gli
scambi. La domanda reale di moneta, M/P è esattamente pari al
rapporto T/V, e risulta quindi rigida rispetto al livello dei prezzi
(Figura 1a). La domanda nominale di moneta, dipende invece
dal livello dei prezzi, o dal suo reciproco, dato che il valore
della moneta è, in questa sede, identificabile con il potere di
acquisto di una unità di moneta, cioè 1/P. In particolare, la
domanda nominale di moneta (Figura 1b) assume un andamento
descrivibile da una iperbole equilatera, una funzione tale che il
prodotto delle variabili sugli assi (M e 1/P) è costante (e nel
nostro caso pari a T/V).
Prima di passare alla presentazione della equazione delle
scorte, vale la pena osservare quanto segue:
i) le assunzioni di base della teoria quantitativa della
e a, a e e a a a e F e a a
c a a e e c e a e da e de a e ca, c e a
come né la velocità di circolazione della moneta sia costante, né
il sistema economico caratterizzato sempre da condizioni di
pieno impiego;
) a a, a e a e d e d a ea e
prezzi è una delle poche regolarità empiriche forti
de ec a. S a ca e e, a correlazione tra il tasso di
crescita (medio) di diversi aggregati monetari e il tasso di
inflazione non è significativamente diversa da 1 purché si
consideri un campione sufficientemente ampio di paesi in un
periodo sufficientemente lungo.24 La teoria quantitativa ha delle
implicazioni dunque che non sono counterfactual nel lungo
periodo.25
24
S eda a N be e ec e d R. L ca , bb ca a J a
Political Economy del 1996.
25
In realtà, la Teoria Quantitativa, va oltre la semplice correlazione
e ab e a eae e a a ad e e d ca a
dalla moneta ai prezzi che è solo coerente con la regolarità empirica descritta
nel testo, ma non ne discende necessariamente. In sostanza, la stessa regolarità
sarebbe osservabile nei dati anche se la direzione di causalità andasse
esattamente nel senso opposto, e cioè dai prezzi alla moneta.
66 CAPITOLO 2
68 CAPITOLO 2
FIGURA FIGURA
1a 1b
microeconomiche del bene di consumo x e di moneta in termini
reali come Mfrazioni delle disponibilità del singolo agente:
/P M
x = ay, m = (1-a)y.
Ovviamente,
T/ in termini nominali, la domanda di moneta è
V
M = (1-a)pY.
2.2.1 Il modello
L equa macroeconomico
ione delle scorte. di riferimento.
26
Risultati simili si ottengono anche in un modello più complesso con
acc a e d ca a e e ce e d a .Le b e ca de
be c ede a a a a edd ea e e d a da a e a a
(equivalentemente tra risparmio ed investimenti privati, assumendo per
semplicità assenza del settore pubblico). In questo contesto, il ruolo di
allocare una certa quantità di beni prodotti tra consumi ed investimenti (o di
reddito tra consumo e risparmio) è svolto dal tasso di interesse, che si
configura anche esso come una grandezza reale, indipendente dalle condizioni
monetarie.
In definitiva il modello mantiene le proprietà di dicotomia e neutralità
descritte nel contesto statico. Infatti, il risparmio coincide con la domanda di
a f a a e e e a e, da a a e a a a d ce e a, e non
comprende la scelta di detenere in forma monetaria (infruttifera) parte delle
proprie disponibilità. La moneta conserva quindi solo la funzione di mezzo di
pagamento, non quella di riserva di valore che sarà invece sottolineata da
Keynes. Su questi temi si vedano Ackley (1961), Chirichiello (1989) e Arcelli
(2000).
70 CAPITOLO 2
U a c a d a a a c a
moneta svolga oltre alle funzioni di mezzo di pagamento e
misura del valore già evidenziate dalla teoria quantitativa
(domanda di moneta transattiva e precauzionale) anche quella di
riserva di valore. In questo senso, la moneta si viene a
configurare come una tra le tante attività finanziarie che,
insieme alle varie attività reali, sono a disposizione degli agenti
per allocarvi le proprie disponibilità. La moneta è quindi in
rapporto di competizione e sostituibilità con tutte queste altre
attività, da cui si distingue tuttavia in quanto dotata di alcune
d ca a a . Ad , a a
c a c a da a
immediatamente utilizzabile (spendibile) per effettuare
transazioni di ogni genere. Ma la liquidità, definibile come
rapida convertibilità a basso costo in moneta circolante e
immediatamente spendibile, non è caratteristica esclusiva della
moneta. In misura diversa è posseduta anche da molte altre
attività, tanto che si potrebbero ordinare tutte le attività
finanziarie in funzione del loro grado di liquidità, in una scala
con al vertice la moneta circolante. A causa di questa sua
caratteristica, ritenuta preziosa, gli agenti sono disposti a
detenere moneta anche se in assenza di un rendimento, o
comunque a fronte di tassi di rendimento meno elevati rispetto
ad attività concorrenti: il differenziale di rendimento a cui si
rinuncia decidendo di detenere disponibilità in forma di saldi
monetari può allora interpretarsi come il prezzo da pagare per
godere dei benefici, in termini di servizi di liquidità, offerti
dalla moneta stessa.
Le scelte di allocazione delle proprie disponibilità in forma
monetaria o in forma alternativa vengono effettuate dagli agenti
sulla base di una serie di elementi rilevanti, che vanno dalla
trasferibilità al costo del trasferimento, alla certezza del valore
nominale e reale del proprio investimento, alla redditività ed al
rischio ad esso associati.
LA DOMANDA DI MONETA 71
27
A volte si parla di una rincorsa ciclica tra mercati ed intermediari
finanziari ed autorità di regolamentazione, con le seconde che si occupano di
disciplinare gli strumenti ed i prodotti elaborati dai primi, e questi che ne
elaborano continuamente di nuovi proprio per superare i vincoli e le
regolamentazioni esistenti.
28
Le politiche monetarie molto espansive condotte da diverse banche centrali in
seguito alle recenti crisi finanziarie hanno indotto rendimenti negativi su molti titoli del
mercato monetario (e non solo): in tal caso alcune emissioni possono ben avvenire
a a a .
72 CAPITOLO 2
cP cP cP P
V .............
1 r (1 r ) 2 (1 r ) n 1
(1 r ) n
74 CAPITOLO 2
1 1 1 1 1 1 1 r
V ............ ....... 1/ r
1 r (1 r ) 2
(1 r ) n 1
1 r 1 1 r r
1
1 r
G = r + g = r + r/ re - 1.
rcrit = re / 1+ re
M
FIGUR
A2
Una domanda di moneta speculativa, o finanziaria,
inversamente collegata al tasso di interesse di mercato si può
e ee agg ega d a e de e a ec a e ce e
29
Si veda Arcelli (2000).
76 CAPITOLO 2
a .I a ,a a a a c c
la percentuale di agenti che hanno attese relative ad un livello
futuro del tasso di interesse superiore a quello corrente, e che
sono quindi disposti ad aspettare per acquistare titoli ad un
ba ( c a c c
inferiori al tasso corrente). A livello macroeconomico, si può
a a a a a a a c a a a
dalla teoria keynesiana della preferenza per la liquidità come
nella figura 2:
M
FIGURA 3
Si noti dal grafico che esisterà un tasso di interesse corrente
c a c a c a a a
detenere moneta, ma tutti sceglieranno di investire solo in titoli.
Analogamente, potrà esistere un tasso di interesse così basso
che tutti gli agenti decidono di detenere moneta perché si
attendono un aumento del tasso di interesse in futuro e quindi
una riduzione del prezzo a cui acquistare titoli. Questo ultimo
ca c a a a a a ,
una situazione in cui la domanda di moneta diviene
infinitamente elastica rispetto al tasso di interesse, ed in cui la
politica monetaria perde efficacia come strumento di
stabilizzazione delle fluttuazioni del reddito, almeno se si limita
a a ca a a c cca mo di
a ca a a a c a
reale. Nel caso della trappola, rappresentato in figura 3, una
a a a, a a a, a
grado di far ridurre il tasso di interesse, cha ha già raggiunto il
LA DOMANDA DI MONETA 77
30
A , a a a a a o lo
.A a a 2013, a a, a Ba a C a E a, a
a a , a a ba a a .L
conseguenze di queste decisioni sono ancora difficili da valutare pienamente.
78 CAPITOLO 2
1) R = y (r + g)
T a a, e e d e a e e e
post. Al momento di prendere a dec ed e e, a e e
non sa quale sarà il prezzo futuro del titolo (o il valore futuro
del tasso di interesse). Dovrà formulare una aspettativa, e basare
e e dec e d e a e (e a e) e
quello effettivo. Tobin qui si discosta dalla analisi keynesiana in
cui le aspettative sul tasso futuro di interesse erano determinate,
da ogni agente, sulla base della conoscenza di un certo livello
a e de a d e e e, da c d ce de a ce
LA DOMANDA DI MONETA 85
3) E(R) = yr.
86 CAPITOLO 2
I c a ca a e e e e a
utilizzando come misura di dispersione della variazione del
corso dei titoli e del conseguente guadagno o perdita in conto
capitale lo scarto quadratico medio, indicato con g. Il rischio
totale di portafoglio ( R) si può allora scrivere:
3) R = y g.
4) E(R) = (r / g) R.
E(
R)
r/ g
FIGURA 6 = g R
E(
R)
<
R
FIGURA 7: amante del rischio
U U
5) dU 0 dE ( R ) d R ,
E ( R) R
dE ( R ) U/ R
6) ,
d R U / E ( R)
E( E(
R) R)
U >U U >U
>U
E(
R)
A
^
1/ g R* g
R
y
*
y
^
FIGURA 9
e e, a ba a a e c e effe e
indotto da a e de a d e e e, c e c agg a g
agenti a spostarsi verso i titoli, risulti superiore al suo effetto
edd : ba e a e fa , a e de a e ea e
de c e ebbe d c ae a d e de c
di portafoglio aumentando la quota del portafoglio detenuta in
moneta, dato che comunque la percentuale investita in titoli
e de d . I c ec a, a e d effe
e f e de effe edd da de f e e e,
e genera e e c b a a da e de a e ca. Abb a
quindi dimostrato come, nel caso di un agente avverso al
c , a a a e d e f ca e e e a e
moneta, e come la quota di portafoglio investita in moneta
risulti (di norma) una funzione inversa del tasso di interesse.32
Analiticamente, la scelta ottima di un agente avverso al
rischio può derivarsi risolvendo un facile esercizio di
a a e de c de e b
combinazioni rischio-rendimento atteso ottenibili.
Formalmente,
Max U (E(R), R )
Sub E(R) = (r/ g) R (frontiera rendimento atteso rischio)
32
La c a ece a e e d c e de e effe d da una
riduzione del rischio dei titoli.
33
In modo analogo, il problema è risolvibile con il metodo Lagrangiano.
Il lettore dovrebbe verificare che nelle condizioni del primo ordine per un
c a g ag a a a e e de e de a c a d d fferenza e
della frontiera rendimento rischio. Si veda anche Chirichiello (2001).
LA DOMANDA DI MONETA 93
E E
(R) (R)
* *
R = R R
g =0 FIGURA 10b:
FIGURA 10a:
tuffatore
tuffatore
a
a
moneta
La d a d a d a da d a a d a
teoria delle scelte di portafoglio è stata effettuata ipotizzando il
caso particolare che un agente potesse scegliere solo tra moneta
ed un titolo rischioso. Nella realtà tuttavia ogni agente ha a
disposizione un numero molto elevato di attività finanziarie le
cui caratteristiche di rendimento atteso e rischio sono quanto
mai varie. La teoria della domanda di moneta elaborata sarebbe
d a a d b a b a a a
considerazione di queste modifiche realistiche. In realtà, gli
a b d a a d a a
confermato la validità dei risultati del paragrafo precedente
anche in presenza di una moltitudine di titoli rischiosi a reddito
fisso diversi per emittente, scadenza etc. In tal caso, infatti, è
possibile interpretare la quota del portafoglio investita in titoli
(y) come la somma delle singole quote investite nelle diverse
a , d c d d a c d
dei singoli rischi e rendimenti dei vari titoli.
C d a c , c ,
portafoglio possa essere costituito dalla moneta x e da due
attività rischiose, y1 ed y2, caratterizzate rispettivamente da
94 CAPITOLO 2
2 2 2 2
8) R y1 1 y2 2 2 y1 y2 1 2
10) R yi y k i k
i 1,n k 1,n
I ca a a: Q a
portafoglio è costituito da un titolo non rischioso (ad esempio la
a) a c , a c
si comporta come se fosse una sola attività, nel senso che al
variare della proporzione selezionata tra moneta e titoli non
muta la composizione percentuale prescelta tra i titoli
c .35 Conseguentemente, è possibile ottenere una
34
Per ognuno dei titoli rischiosi vale quindi la ipotesi che la
distribuzione di probabilità dei guadagni (perdite) in conto capitale sia
normale e centrata sullo zero.
35
Si ve a a c a ca 8 Ac (2000) a
dimostrazione del teorema.
LA DOMANDA DI MONETA 95
2 2 2 2
12) R y1 1 y2 2 2 y1 y2 1 2 = y1 1 + y2 2
96 CAPITOLO 2
13) R = 1+ ( 2 - 1)y2
R 1
14) E ( R) r1 ( r2 r1 )
2 1
E(R)
r
2
r
1
1 2 R
FIGURA 11 ( =1)
15)
2 2 2 2
R y1 1 y2 2 2 y1 y2 1 2
= (y1 1 - y2 2) = ( 1(1-y2) -
y2 2)
E(
R) r2
r1
0
1 2 R
FIGURA 12 ( = -1)
=-
1 =1
-1< <1
0 1 2 R
FIGURA 13
36
Ciò è tecnicamente possibile anche nel caso di un rapporto di
correlazione positivo, ma sufficientemente basso. In particolare, la condizione
tecnica perché ciò si verifichi è che sia inferiore al rapporto tra 1 e 2.
LA DOMANDA DI MONETA 99
Appendici:
dCT / dD = 0; - bT / D2 + r / 2 = 0
da cui, D* = (2bT/r)1/2
41
L da disinvestire per effettuare le
transazioni, D*, risulta una funzione decrescente del tasso di
,
transazioni, sia pure in modo meno che proporzionale, dato
1.
Una volta ottenuto D*, la funzione di domanda di moneta,
definita come giacenza media, è semplicemente Md = D*/2 =
(bT/2r)1/2 , una formula nota in letteratura anche con il termine
.
Ovviamente il numero delle operazioni di disinvestimento
/D*. ,
disinvestire, non abbiamo tenuto conto di un vincolo aggiuntivo
di forte rilevanza pratica: infatti, avendo trattato D come una
variabile continua, è teoricamente possibile che il rapporto T/D
non risulti essere un numero intero, cosa ovviamente poco
realistica. Non è infatti possibile effettuare 1,34 o 2,56
operazioni di disinvestimento. La formula teorica ricavata sopra
va quindi interpretata solo come una approssimazione del
comportamento effettivo di una agente razionale, che, nella
realtà, dovrà scegliere D vincolando il rapporto T/D ad essere
un numero intero.
Si noti che dalla funzione di domanda di moneta teorica
ottenuta è possibile ricavare una sua formulazione ai logaritmi,
che esprime Md come una funzione lineare dei parametri
rilevanti.
Sarà infatti:
41
Si noti che la derivata seconda d2CT/dD2 > 0, quindi D* è
propriamente un minimo della funzione di costo totale.
LA DOMANDA DI MONETA 109
m = log (bT/ 2r)1/2 = 0,5 log (bT/2r) = 0,5( log b/2 + log T
log r) = A + 0,5 log T 0,5 log r
42
Si noti che la teoria che fa dipendere gli investimenti aggregati dalla
variazione di un tasso di interesse non ha mai avuto riscontri empirici
soddisfacenti.
LA DOMANDA DI MONETA 111
circolante più tu a a a ba ca a, c ,
sostituibile in modo generalizzato, ma scarso, con tutte le altre
attività. Chiaramente, da queste due diverse visioni del ruolo
della moneta e dei suoi rapporti di sostituibilità discendono
conseguenze rilevanti per il meccanismo di trasmissione della
ca a a. N ca a a, a a a d a
quantità di moneta in circolazione induce la riformulazione di
tutti i piani di spesa degli agenti, ha quindi un impatto diretto
sulla domanda di beni e servizi oltre che di attività finanziarie.
Fin tanto che la capacità produttiva è sotto-utilizzata la
maggiore domanda di beni e servizi induce il corrispondente
aumento della produzione e del reddito reale, tuttavia, una volta
raggiunta una configurazione di pieno impiego delle risorse,
ulteriori aumenti della quantità di moneta producono solo
variazioni dei prezzi. La politica monetaria può quindi per i
monetaristi avere effetti reali nel breve periodo, ma in
equilibrio, nel lungo periodo, ha il solo compito di determinare
la variazione dei prezzi, il tasso di inflazione.
La domanda di moneta di un singolo agente, per Friedman,
dipende dalle sue preferenze e dalla sua ricchezza, dal
rendimento che offre e dal rendimento offerto da tutte le attività
che alla moneta sono alternative. La caratteristica della teoria
della domanda di moneta elaborata da Friedman è di specificare
un numero limitato di variabili da cui la domanda di moneta è
fatta dipendere, così da poterne direttamente stimare, con dati a
livello macroeconomico, i coefficienti, e verificare in tal modo
quali variabili risultano più importanti.
A livello microeconomico, la domanda di moneta di un
agente dipenderà:
a) dal prezzo dei beni che la moneta può acquistare, indicato
dal livello generale dei prezzi (P), il cui reciproco misura il
potere di acquisto della moneta stessa, e quindi il suo valore
come mezzo di pagamento;
b) dalla variazione attesa del livello generale dei prezzi, dato
che la moneta può essere domandata oggi per essere utilizzata
1 dP e
come intermediario degli scambi in una data futura,
P dt
;
c) dal rendimento della moneta (rm) e delle attività ad essa
alternativa, come obbligazioni (rb) ed azioni (re);
d) dalla ricchezza di un agente (W) e dalla sua composizione
tra ricchezza patrimoniale e non patrimoniale (capitalizzazione
112 CAPITOLO 2
1 dP e
30) Md = F [P, , Y, w, u, rb, re]
P dt
1 dP e
32) Md / P = F [ ,Y/P, w, u, rb, re]
P dt
1 dP e
33) Md / Y = F [ , P/Y, w, u, rb, re]
P dt
34) Md V (.) = Y
43
Per una più ampia e dettagliata analisi della teoria monetarista e del
confronto keynesiani monetaristi si vedano i testi di Arcelli (2000) e
Chirichiello (1989, 1994).