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Funzionamento del sistema dell’arte

Libro di testo: il sistema dell’arte di Francesco Poli.


prima lezione 12/3/21
Il problema che si riscontra è che si fa molta teoria e pratica, ma una volta usciti siamo nella
gettatezza del mondo. Dobbiamo interrogarci, l’economia dell’arte non è un qualcosa di fisso e
immutabile, ma un soggetto vivo, denso e pulsante. Si parla di sistema dell’arte da circa
quarant’anni, termine introdotto da Achille Bonito Oliva. Il sistema delle gallerie si forma nell’800,
nel corso del 900 questo sistema elitario si è solidificato, ha trovato un suo sistema regolare.
Dobbiamo trovare un rapporto tra i diversi player, che sono l’artista, il gallerista, la casa d’aste, il
museo, le fiere, hanno dei rapporti concatenati. Il sistema dell’arte ha dei rapporti di tipo
piramidale, è diviso in fasce che hanno dei player che, alle volte non dialogano tra di loro. Vi sono
player di fascia bassa e di fascia alta, data dall’importanza dell’artista, gallerista ecc. in questo
sistema vi sono delle riviste di riferimento. Le dinamiche che entrano in gioco si ripetono. Questo
sistema ci è noto tramite i manuali e le riviste. Se parliamo di presente, caratterizzato dalle
modificazioni dovute dai nuovi media e da una crisi economica senza precedenti, il discorso si
modifica. Possiamo ancora dire che il sistema dell’arte ricalca quello degli anni ’80, quelli
dell’edonismo, dell’esplosione dei musei d’arte contemporanea e della quotazione degli artisti del
contemporaneo, ma, se siamo intelligenti, dobbiamo capire che i nuovi media quali Instagram,
piattaforme di streaming, stanno cambiando il mondo dell’arte, profondamente ed
inevitabilmente (artisti quali Jago hanno saltato alcuni passaggi del sistema dell’arte per le
divulgazioni delle proprie opere, utilizzando i nuovi media). Anche il mondo della discografia e
dell’economia hanno subito modificazioni dai nuovi media, sempre più persone si approcciano a
questo mondo saltando gli intermediari. Tutto ciò comporta un secondo punto: l’alterazione dei
valori della società occidentale. Tutti noi ci mettiamo in vetrina, ci presentiamo al mondo
costruendo una storia di noi stessi, attraverso le immagini. Un tempo la giovane coppia che
acquistava casa, fino a trent’anni fa, aveva come modello una casa borghese al cui interno vi
dovevano essere dei quadri, che venivano acquistati da artisti che vivevano di quel tipo di
mercato. Oggi non compreremmo mai dei dipinti su tela, ma un poster da Ikea, piuttosto che uno
stencil sul muro. L’artista si deve reinventare. Un terzo elemento è la crisi economica che stiamo
vivendo. Come sarà il futuro? Vi è sempre più marcata una differenziazione tra una classe media
ed una classe alta. Sul futuro vi è l’incertezza, per cui non possiamo dire che il sistema che
funziona oggi non è detto che funzioni anche fra qualche anno. Paul Ardenne, nel 2001, sostenne
che “il principale interesse della nostra epoca, l’economia, rappresenta per l’arte contemporanea
ciò che il nudo, il paesaggio ed il mito del nuovo, hanno rappresentato per il neoclassicismo,
l’impressionismo e l’avanguardia”. C’è ancora una concezione elitaria dell’arte, una concezione
romantica per la quale il prezzo di un’opera d’arte non è esplicitato, come nel mondo dell’alta
moda. Questo è dato dall’esclusività, non puoi porti il problema di quanto pagare perché, se lo fai,
significa che non puoi permetterti di pagare il prezzo di quel dato bene. Vi è un altro fattore: in
arte il prezzo lo fa il compratore. Oliviero Rainaldi ha realizzato la statua di Papa Giovanni Paolo II,
opera che, seppur poco riuscita, ha rilanciato l’artista. Perché per un giovane artista non sarebbe
conveniente avere un gran numero di gallerie che vendono i suoi lavori? Il lancio di un’artista
richiede grandi investimenti, una galleria che decide di investire e quindi puntare su un
determinato artista farà di tutto per promuoverlo. Se lo stesso artista è presente in più gallerie
nessuna si prenderà seriamente la responsabilità di investire sull’artista in questione, per non far
arricchire anche le altre. Vi è anche un concetto di esclusività. Per capire il valore della galleria
vediamo gli artisti che ha nella sua scuderia, ma anche per vedere il valore di un’artista vediamo in
quale galleria espone. Un buon artista ha una buona galleria, una buona galleria avrà solo buoni
artisti. L’economia è razionale? È una scienza esatta? Le nostre scelte economiche non sono
spesso lineari, siamo influenzati dall’emotività, è più forte la spinta che ha il perdere, nel farci
desistere, piuttosto che il guadagnare nello scommettere. Quali parametri definiscono un bene
economico? Una specifica categoria di opera d’arte è un bene oppure no? Vi sono i beni liberi e i
beni economici. I beni liberi non possono essere frutto di uno scambio economico, il bene
economico purché sia tale, deve rispondere a determinati requisiti.

 Affinché un bene possa dirsi economico vi sono cinque parametri fondamentali, se ne


manca uno non vi è bene economico. La scarsità, l’utilità (intesa come soddisfazione di un
bisogno), la reperibilità (o accessibilità, se non è accessibile non è un bene economico, ad
esempio come un minerale su Marte), il prezzo (un prezzo positivo, determinato dalla
scarsità e dal costo di produzione) e l’informazione (devo sapere che quel bene è sul
mercato e a cosa mi serve, cosa farci).
 Se tentiamo un approccio sociologico, i parametri per definire un bene sono quattro: ha
un valore d’uso (l’utilità che l’individuo trae da quel bene, può essere concreta come con il
cibo),un valore di scambio ( se lo posso scambiare con un altro bene o una quantità di
denaro), un valore simbolico (come ad esempio affettivo, la carta moneta ha un valore
simbolico o anche l’oro, o un oggetto a cui siamo affezionati che ha valore per noi e non
per altri), ed il valore segno (ciò che il bene riesce a comunicare agli altri, ciò che dice agli
altri. L’opera d’arte è un valore posizionale, ha a che fare con lo status symbol).
Viviamo in un’economia di segni. Se ci occupiamo di arte contemporanea questa cosa deve farci
riflettere. Dov’è nell’opera d’arte il valore? Il mercato non fa la storia dell’arte, sono due cose
diverse seppur spesso coincidano. Non fanno record e quindi valore ufficiale le vendite private
poiché non può essere dimostrato e garantito il prezzo di vendita.

Seconda lezione 19/3/21


Questo corso vuole fornirci dei contenuti utili all’orientamento nel mondo del sistema dell’arte.
Non sappiamo come cambierà il mondo dell’arte e quindi l’economia dell’arte, il futuro, in questo
senso è molto incerto. Abbiamo definito i cinque punti fondamentali che definiscono un bene
economico e lo abbiamo portato sul piano del mondo artistico. In questa lezione ci occuperemo
dei vari players che agiscono nel mondo dell’arte. Parlare del sistema dell’arte contemporanea
richiede una riflessione di altro genere: qual è il contesto economico che stiamo vivendo? Il
rapporto che l’arte ha con l’economia è mutevole, la funzione dell’artista oggi è diversa da quella
di qualche anno fa. Questo mondo non può rimanere ancorato al passato. Oggi non si parla più di
massa omologata ma di tante soggettività, tutto questo deve farci riflettere anche collegato al
mondo dell’arte. Non possiamo illuderci e pensare che il mondo dell’economia dell’arte abbia a
che fare solo con le grandi gallerie ed i grandi artisti, dobbiamo analizzare anche come sia
cambiato il ruolo dell’artista nella società attuale, con i new media ed i social network, in cui
montiamo e mixiamo immagini in continuazione con il nostro telefonino, come fosse un
dispositivo di produzione di immagini.
Oggi analizziamo il Guggenheim di Bilbao: ha generato un effetto positivo sull’economia di un
paese fino ad allora considerato solo di passaggio, salvandolo dall’inevitabile declino economico,
creando una serie di infrastrutture (treni, aerei, hotel, servizi vari, gallerie, ristoranti ecc). com’è
possibile scatenare l’effetto Guggenheim?

 Al primo punto troviamo “lo scatolone” l’esterno del museo, come esso si presenta. Quindi
si chiama un grande architetto che crei un bel packaging, una vetrina per vendere meglio il
prodotto.
 Creare un brand. Il Guggenheim è un brand non solo grazie alla sua collezione ma anche
grazie al nome che ha, basta il suo nome per andarlo a visitare, a prescindere dal
contenuto, perché il nome fa da garanzia
 Spettacolarizzazione delle mostre con grandi opere ed installazioni, un qualcosa che esiga
la presenza del pubblico.
Queste cose ci fanno riflettere su un principio interessante: a lungo si è parlato
dell’economicizzazione della cultura, di come la cultura si trasformi in oggetto da vendere, in
merchandising, diventa un volto di massa. Tutta la critica della scuola di Francoforte dagli anni
30 in poi ci dice come la riproducibilità abbia reso la cultura un qualcosa per le masse, con
accezione negativa. Nasce cosi l’esigenza di differenziare la cultura, in cultura alta, d’elite, di
avanguardia e bassa, di massa, omologata. Il problema per noi è la cosiddetta culturalizzazione
dell’economia. Il mondo economico nel quale siamo immersi è cambiato perché sono nati dei
nuovi bisogni, figli dell’obsolescenza programmata. I prodotti devono invecchiare perché il
mercato è saturo, differentemente da epoche passate in cui gli oggetti erano realizzati per
durare. Lo spettacolo è la merce ad un tale grado di cumulazione da diventare immagine.
Abbiamo dei bisogni indotti. I nuovi bisogni della contemporaneità, secondo Domenico de
Masi sono:

 Intellettualizzazione
 Creatività
 Estetica
 Soggettività
 Emotività
 Virtualità
 Androginia
 Qualità della vita
 Cultura
Non sono in qualche modo bisogni che noi, storicamente, a partire dal rinascimento, colleghiamo
all’arte? Oggi sono esigenze di tutti e non solo di una classe agiata, e che tendiamo ad applicare a
qualsiasi cosa, è l’economia che si sta culturalizzando. Umberto Eco nel 1983 dice: “c’erano una
volta i mass media, erano cattivi si sa, e c’era un colpevole” le cose sono cambiate e dobbiamo
interrogarci su quello che vediamo e viviamo. Il capitalismo cognitivo o biocapitalismo ha scoperto
che il valore risiede nelle identità, nelle esperienze, nei significati degli individui, e che si vuole
avere sempre nuovi modelli che aumentino le identità, le esperienze. I soggetti vogliono acquistare
nuovi significati ed esperienze, l’economia e l’industria lavorano in questa direzione, campi in cui
prima operava solo l’arte, mentre oggi tutto lavora in funzione di questo, non solo l’arte.
Video “dal fordismo al postfordismo”

 A partire dai primi decenni del 900 nasce il modello fordista, che prevede la realizzazione di
grandi fabbriche in modo da aumentare la produttività e ridurre i costi. Per realizzare
questo modello bisogna disporre di un gran numero di lavoratori a cui vengono affidati
lavori semplici e ripetitivi, in cambio vengono forniti delle garanzie e dei benefici, oltre che
allo stipendio. Qui nasce il contratto di lavoro a tempo pieno. Il salario è pensato per far si
che il lavoratore diventi anche acquirente. Tra gli anni 50 il mercato si riempie di prodotti
seriali, nascono così beni diversi, differenziati. Il progresso tecnologico fa produrre a prezzi
sempre più competitivi, si specializzano e diventano settoriali, il ciclo vitale dell’oggetto si
accorcia. La grande fabbrica non è più necessaria, nascono le piccole imprese che si
concentrano su attività centrali e appaltando le altre a società di servizi. Questo fenomeno
si intensifica negli anni 80. Il processo di produzione è basato su piccole imprese
specializzate nei loro settori. Le imprese costruiscono stabilimenti produttivi in altri paesi.
La variabilità della domanda non riduce solo il ciclo di vita dei prodotti ma anche delle
imprese, l’esempio è quello delle imprese di cassette VHS che sono sparite perché non più
al passo coi tempi. Il lavoro è sempre meno operaio, i tempi di lavoro sono legati alla
domanda, il contratto a tempo indeterminato non sempre risponde a questo modello
produttivo. Attualmente è difficile che una persona lavori per tutta la vita in una stessa
impresa. I lavori offerti oggi si svolgono in condizione di maggiore libertà.
Marx parte a teorizzare l’economia dal plus valore e Baudrillard sostiene che l’economia parta
dallo scambio. Gli oggetti hanno valore identitario che noi gli attribuiamo. Quando il mondo
dell’economia pubblicizza un oggetto, in realtà pubblicizza un mondo. Quella di oggi viene
chiamata economia cognitiva, il mercato si riempie di significati simbolici e si smaterializza.

Terza lezione: venerdì 9 aprile 2021


Cosa sarà del mondo delle aste quando il vecchio collezionista che ha acquistato in precedenza,
uscirà di scena? I giovani collezionisti saranno disposti ad acquistare quei beni? Torneremo a
parlare di valore e prezzo? Cos’è che stabilisce il valore? La storia dell’arte, la critica, il prezzo
segue altre logiche. Molto spesso il prezzo segue il valore. Uno storico dell’arte che si troverà in
futuro a scrivere un manuale, potrà non parlare delle arti digitali che stanno uscendo ora? Chi fa
storia dell’arte fa prima storia e poi arte, la storia ha a che fare anche con gli spostamenti di
denaro ed in questo senso il prezzo crea il valore (pensiamo a Banksy) diventa interessante capire
quanto sia importante capire il mercato artistico. I meccanismi che stanno dietro al mercato non
sono solo quelli che vengono criticati, dobbiamo iniziare a ragionare su cosa accadrà nel futuro. La
caratteristica della contemporaneità è che non ci sono più i corpi intermedi. Prima per acquistare
qualcosa ti rivolgevi al negoziante che era un intermediatore, che a sua volta acquistava da un
produttore. Oggi su internet si può acquistare direttamente dal produttore. Stessa cosa per la
politica, prima il politico si serviva della stampa per comunicare qualcosa, ora può farlo
autonomamente attraverso twitter e i media.
Luc Boltanski fa un discorso intelligente rispetto all’economia attuale sul quale dobbiamo
interrogarci: mentre l’economia industriale si rivolgeva alla borghesia, fino alle classi medie e
popolari, per vendere oggetti prodotti in serie, l’economia dell’arricchimento non ha più bisogno di
poveri. Si pensi al mercato artistico: i ricchi comprano le opere e se le vendono tra di loro.
Rapporto arte ed economia: sono due prodotti culturali, come sostiene Serge Latouche, padre
dell’economia frugale, Il concetto di economia strutturato cosi come lo conosciamo oggi nasce
come prodotto culturale, non presente neanche in tutte le culture. Economia e arte sono frutto
dello stesso pregiudizio. Dietro ad un valore spirituale ci può essere un ritorno economico. Se in
passato sembrava possibile affrontare problemi artistici con un’analisi storica e qualitativa, oggi la
prospettiva di studio che considera l’opera anche come prodotto commerciale, e dunque in chiave
economica, è diventata imprescindibile per comprendere il valore dell’arte contemporanea e la
sua importanza per la nostra cultura. Pierluigi Sacco ci dice che l’epoca in cui viviamo è dominata
dal legame tra produzione del valore economico (denaro) e produzione di forme auratiche (tirar
fuori il valore economico attraverso la firma, il brand che fa guadagnare perché seguito, noto)
ovvero di correlativi intangibili ma socialmente determinanti, identificativi e spendibili dei beni e
dei servizi che costituiscono il risultato dei processi di produzione economica. “ pressochè tutti i
dispositivi oggi efficaci per la costruzione di una percezione di valore attorno ai prodotti di
consumo. Si crea valore economico attraverso l’aurea dei prodotti, utilizzando strategie artistiche
che sono riconducibili a dispositivi artistici classici, prevalentemente di natura duchampiana,
warholiana e beuysiana. L’economia adotta quindi, secondo Sacco, tre tipi di metodologie
differenti:

 Duchampiana: nella strategia di ricontestualizzazione che spinge a caricare di auraticità gli


oggetti collocandoli in situazioni che ne enfatizzano il valore identitario e culturale (ad
esempio gli oggetti di design quando vedo la moto vespa nel museo creo l’aurea, le do
importanza, vale anche nel cinema)
 Warholiana: nell’aureatizzazione attraverso i media e la ripetizione ossessiva, traslando
appeal dal mezzo massmediale all’acquirente. (bombardamento massmediativo)
 Beuysiana: nell’attuazione di una strategia che produce auraticità attraverso la memoria
della presenza collettiva ad un evento collettivo (le maratone della nike, le presentazioni di
steve jobs sui prodotti apple etc. che creano fedeltà al brand con eventi che aggregano
creo comunità).
Ullrich ci dice che gli elevati prezzi stabiliti dal mercato su opere che spesso sul vasto pubblico non
sono considerate arte, influenzano la percezione estetica generando nel fruitore un senso di
spaesamento, questa informazione genera senso e sensazione estetica (vengo attratto da
quell’oggetto perché costa tanto, il valore economico modifica la mia percezione, tanto da
diventare un elemento estetico, che agisce sui miei sensi e sulla mia percezione). Il mercato
stravolge il nostro sguardo. Guarderemo, anche se non vogliamo, le cose che costano di più con
occhi diversi.
Andy Warhol disse “ comprare è molto più americano di pensare, e io sono molto americano”.
Arte ed economia: alcuni parallelismi che legano l’arte contemporanea con il mercato della
macroeconomia globale. Parlare dell’arte è il modo più bello di parlare dell’uomo.
Attraverso l’economia dell’arte possiamo interrogarci sui meccanismi che muovono l’economia in
generale:

 Divario: è aumentato il divario tra fasce molto ristrette di super ricchi (in arte i super
collezionisti e i grandi artisti internazionali), e una massa in difficoltà (piccoli collezionisti,
una fascia di creativi o artisti precari o sottopagati).
 Speculazione: si sono diffuse speculazioni economiche e la ricerca di facili guadagni
(oscillazioni borsistiche, day training, nel mercato economico) e investimenti su artisti alla
moda in un dato momento che nelle aste superano nei prezzi anche artisti consolidati
(compro le loro opere perché mi è stato consigliato come facile guadagno, per poi
rivenderle).
 Basso investimento alta resa: molto spesso gruppi di affaristi in ambito borsisitico ed
artistico, hanno perpetrato investimenti a basso costo per avere tentare, in futuro, di avere
un grande profitto economico. Molto spesso le opere di giovani promesse vengono
comprate a tappeto, nella speranza che anche solo una di quelle riesca a diventare
importante, e che possa essere piazzata ad un prezzo altissimo, se così non dovesse essere
non si è perso molto, perché l’investimento è minimo. Se dovesse andare bene invece, e si
riesce a piazzare una di quelle opere comprate a basso prezzo, ad un prezzo molto
maggiorato, copriranno i costi di tutti gli altri e se ne ricava un guadagno.
 Assenza di indipendenza. Ci sono spesso entità terze che devono fare da giudice, che
dicono quanto quell’azienda sia affidabile, ma alla fine sono coinvolte direttamente in
quella data azienda, non sono quindi oggettive nel dare il proprio giudizio (il gallerista che
si esprime su un dato artista che però ha in galleria, creando un conflitto d’interesse).
 Sostegno del credito: il ruolo del museo è sempre più simile a quello di una banca centrale,
che possono decidere le politiche monetarie (aumento il tasso di interesse ad esempio). Il
museo sceglie le politiche (puntare su artisti consolidati o su giovani artisti). Se il museo
dice che farà delle mostre su un giovane artista, o conferisce il premio ad un’artista, in
qualche modo sta dicendo anche agli investitori “garantisco io”
 Mercato globale: mercato finanziario e artistico sono di tipo globale, posso agire superando
gli intermediari e a distanza.
 Mercato orientale: ha sempre più maggiore rilevanza, ormai la Cina è la seconda economia
mondiale ed il secondo mercato dell’arte, preceduto dall’America. L’ingerenza del gigante
Cinese è importante tanto nel mondo dell’economia, che nel mondo dell’economia
artistica. Il mercato orientale acquista le opere impressioniste e post sin dagli anni ’80,
modificando l’assetto del mercato e prediligendo un’arte diversa. È un mercato in crescita,
fonte di grandi guadagni.
Franco Berardi Bifo ci parla di impalpabilità del mondo della finanza, interessante per una
distinzione nell’ambito artistico: cosi come l’arte è diventata concettuale e si è smaterializzata,
anche l’economia si è smaterializzata. Parliamo di deterritorializzazione (aziende come Google,
Facebook, Amazon, si dematerializzano, vendono in un luogo avendo una sede differente). La
finanza è un effetto della virtualizzazione della realtà, è una manifestazione di una realtà virtuale.
La ricchezza oggi è immateriale, un tempo il denaro era la moneta con il suo equivalente in oro o
in metallo, non è facile identificare i capitalisti finanziari, un tempo negli anni 70 c’era il nemico, il
capitalista cattivo (l’operaio contro il ricco) oggi il denaro è nelle mani della finanza internazionale,
ma quale volto si cela dietro? La ricchezza finanziaria prima era legata ad una persona, al
latifondista, a colui che aveva la fabbrica, chi aveva i gioielli, chi possedeva. Oggi la finanza si è
dematerializzata, la ricchezza non si tocca più come prima, sono numeri. Il denaro non è più
generato dalla banca ma dalla ricchezza di credito. La ricchezza finanziaria è virtuale perché dietro
non c’è il bene fisico. La finanza è un effetto del linguaggio. L’anno scorso un’azienda americana
che produceva attrezzi ginnici, se ne esce con una pubblicità sessista, lo sdegno sui social ha fatto
perdere a quell’azienda milioni di dollari. Non ha perso in borsa per un evento catastrofico o una
perdita tangibile (come la perdita dei lupini in seguito alla mareggiata, nei Malavoglia) non
abbiamo più il capitalista che è il nostro nemico, a cui tirare i sassi. Sono le idee che producono
effetti immediati, quindi il linguaggio (come nel caso della pubblicità sessista) ha una potenza in
grado di elevare o affossare una data azienda.

Quarta lezione: venerdì 16 aprile 2021


L’arte è un bene semioforo, ossia portatore di segno. Rimanda quindi a qualcos’altro, ha una bassa
utilità diretta ma un’alta utilità diretta, come sostiene Santagata.
L’arte è un bene durevole, differentemente dal cibo che è un bene effimero, si esaurisce quando lo
si usa. È un bene di rifugio (come ad esempio una macchina d’epoca, la casa, l’oro) non si svaluta.
È un bene di lusso, soprattutto se si parla di opere d’arte importanti. È un bene simbolico,
rappresenta uno status symbol.
Benefici e scopi del consumo di opere d’arte:
• Funzionali (decorativi)
• Culturali (informazione, esigenza di ricerca, didattica, visita ai musei ecc.)
• Simbolici (significato a livello psicologico e sociale, rivela personalità e stato sociale)
• Emotivi (esperienza stimolante e divertente)
Caratteristiche economiche dell’opera d’arte:
• Originalità (prodotto unico frutto di un lavoro creativo)
• Diseconomia (il processo produttivo è caratterizzato da diseconomie che ne vincolano la
capacità produttiva, se realizzi un quadro e poi non lo vendi non puoi vendere la tela o i tubetti che
hai utilizzato. I meccanismi che sono dietro al processo economico artistico sono diversi dal così
detto “buon investimento” perché, ad esempio non puoi rivendere i materiali, hai dei costi di
materiali che poi non puoi rivendere.
• Correlazione (per valorizzare un’opera d’arte è necessario un team cooperativo di agenti, di
persone che lavorano tra loro, di players. Un critico per quanto importante può sponsorizzare
un’artista, ma se non viene svolto un lavoro di equipe attraverso i vari players, il lavoro del solo
critico non basta per far si che quell’artista emerga).
• Innovazione pura (l’incentivo all’innovazione non è finanziario, un’artista può cambiare
fase creativa in maniera arbitraria, per motivi personali. L’innovazione non ha dietro un motivo
finanziario).
L’opera d’arte è una merce anomala perché
• ha un fattore di produzione in cui il fattore umano, e quindi la creatività, svolge un ruolo
fondamentale. Il fattore di produzione dell’oro non ha bisogno della creatività, poiché va solo
estratto.
• Le opere d’arte si basano, per la loro esistenza, di una qualche forma di proprietà
intellettuale, di un qualcuno che crea l’opera e ne è quindi il proprietario, come fosse una sorta di
brevetto, di cui il creatore è proprietario.
• Produce un output culturale unico, produce cultura, è di alto valore simbolico, racconta
tanto anche della persona che possiede quell’opera. Soddisfa un bisogno a carattere estetico e
culturale.
Da chi o da cosa è composto il sistema dell’arte prima del XIX sec.
• Artista
• Opera
• Committenza
• Biografo/umanista
Da chi o da cosa è composto il sistema dell’arte dopo il XIX sec.
• Artista
• Opera
• Spazio espositivo (galleria, fiera, casa d’aste, manifestazioni espositive)
• Gallerista
• Collezionista
• Critico
• Rivista/media
• Museo
È il percorso che un’opera fa in questi contesti e attraverso questi operatori che ci permette di
definire un’opera d’arte. Teoria istituzionale ci dice che un’opera d’arte è tale se c’è un sistema
che la legittima.
Sistema delle arti visive come cluster:
un cluster è una rete, un gruppo di operatori economici organizzati, le loro interrelazioni aumenta
il valore ed aiuta il sistema (relazione tra galleria, fiere, accademie ecc, creano dei legami tra vari
player che rendono il sistema più sano. Se flash art vende più copie, questo successo ricadrà
sull’artista, sulla galleria ecc).
allo stesso tempo è possibile parlare di mercato e di sistemi diversi con scarsa interazione tra loro.
Sebbene siano correlati, i player possono avere pochi legami con altri mercati: il circuito di
Christie’s ha un suo legame con altre gallerie ed artisti, ma la loro interconnessione all’artista di
provincia non interessa. C’è una scala di valore diversa: un’artista importante avrà la sua fascia di
compratori, l’artista di provincia avrà un’altra fascia di compratori. Cosi come accade in ambito di
ristorazione: la filiera è la stessa, l’interazione è la stessa, ma il mercato è diverso se parliamo di
ristorante stellato o dell’osteria.
Ci sono tre livelli di fruizione dell’opera diversa, che generano sistemi diversi, correlati ma
autonomi:
• Fruitore indiretto: attraverso le riproduzioni a carattere digitale, cataloghi, documentari
ecc.
• Fruitore diretto: visione dal vivo, nei musei, gallerie ecc.
• Fruitore esclusivo: collezionista privato, che possiede delle opere alle quali ha accesso
esclusivo, può sottrarre l’opera dalla collettività e tenerla per sé diventandone l’unico fruitore.
Come la fruizione sta cambiando il fare artistico? In qualche modo i fruitori influenzano il fare
artistico, secondo B. Groys nel sistema sono entrati a gamba tesa i curatori e i direttori dei musei,
che commissionano ad artisti opere che sono pensate per quel luogo specifico, questo
cambiamento sta influenzando l’arte che viene prodotta. I curatori e i direttori vengono a
configurarsi come fossero committenti, l’importanza del sistema di valorizzazione influenza
l’economia dell’arte. Il discorso è l’atto fondato della pratica artistica.
Rispetto alle opere d’arte possiamo parlare di posizionamento: il posizionamento è il segmento di
mercato nel quale si opera. Il mercato è segmentato, è fatto di compartimenti, è necessario quindi
individuare il proprio posizionamento, bisogna capire in che posto collocarsi, poiché ogni
segmento ha diverse dinamiche. Possiamo parlare di mercato differenziato.
Altro elemento è la filiera, ogni segmento di mercato ha la propria filiera, che non
necessariamente è in contatto con le altre. Per ogni player la filiera è la stessa ma il
posizionamento è sempre diverso.
Un artista esordiente non può scegliere la propria galleria ma può escludere quelle gallerie che
sono incompatibili con il suo lavoro e con le sue ambizioni.
Il sistema dell’arte è condizionato da fattori esterni che lo fortificano, che lo rendono più florido e
forte. Questi sono:
• Società
• Stato
• Globalizzazione
• Tempo libero
• Arte e cultura
• Offerta
• Domanda
• Impresa
• Informazione
• Innovazione tecnologica
• Comunicazione
• Informazione e internet
• Politica e economia
• Concorrenza
L’economia dell’arte è divisa da domanda e offerta, al cui centro troviamo il mercato.
Dal lato dell’offerta troviamo:
• Case d’asta
• Galleristi
• Artisti
Dal lato della domanda:
• Musei istituzioni
La domanda, in particolare di arte contemporanea, è molto aumentata, e ciò giustifica i prezzi che
continuano ad alzarsi. Il mercato dell’arte antica è meno forte perché i grandi capolavori, i grandi
maestri, sono già tutti nei musei, non sono più acquistabili, nel contemporaneo invece, possono
essere acquistate anche da privati poiché non appartengono alle collezioni museali.
Quinta lezione: venerdì 23 aprile 2021
L’arte è un bene economico. Viene chiamata marginalità ciò che ha utilità marginale. Per unità
marginale si definisce l’unità apportata dall’ultima dose consumata di un bene. L’arte è un bene di
consumo con una marginalità variabile in crescenza, ciò che è utile ha più richiesta e quindi il
prodotto costa meno. Tanto più mangio meno avrò bisogno di mangiare quindi è decrescente,
invece l’arte e la cultura hanno una unità marginalità crescente. Più se ne consuma più si genera
ulteriore consumo generando una spirale positiva che fa accrescere la voglia di consumare il
prodotto. Rispetto questo tipo di consumo dobbiamo chiarire che non possiamo parlare di arte in
generale poiché il sistema dell’arte è segmentato e diviso secondo criteri. Quella orizzontale ha a
che fare con le diverse discipline, quella verticale ha a che fare con ciò che gli economisti chiamano
qualità.

 Uno di questi criteri è la temporalità -> in ognuna di queste ha una direzione verticale o
orizzontale. ES: arte antica, moderna e contemporanea
 Geografica – legata al mercato internazionale, nazionale e locale
 I distributivi – divisione tra mercato primario e mercato secondario perché la distribuzione
del mercato ha varie categorie
 Tipologici – non solamente temporali ma legati alla tecnica, un mercato legato alla
fotografia, una alla pittura e uno alla performance. Anche questo è un tipo di
segmentazione, all’interno ci saranno dei player più o meno ricercati
 Qualitativi – è legata alla qualità relativa alle singole opere. Per esempio ci sono i grandi
capolavori degli artisti ecc. così che il livello qualitativo è anche all’interno di ogni artista,
avrà delle produzioni diverse.
 Economici – diverse fasce di prezzo. Ad esempio gallerie che vendono opere da 50 mila
euro in più altre che lavorano con bassa gamma (bassa gamma 3.000-50.000 gamma media
50.000- 100.000 e fascia alta 100.000-500.000)
Nelle aste il mercato gioca un ruolo fondamentale ma se parliamo di segmentazione di mercato le
aste sono le prime a segmentare il mercato e renderlo classificatorio per lotti
1. Maestri antichi, dall’inizio fino alla fine del 700
2. Maestri 19esimo secolo, da Delacroix e Turner dal post-impressionismo
3. Arte moderna avanguardie
4. Arte del dopoguerra
5. Arte contemporanea
Anche all’interno degli stessi mercati ci sono delle suddivisioni

 Classical contemporary – come per esempio Richter (storicizzato) oppure Mimmo


Paladino
 Avangard – è il mercato degli artisti emergenti attivo almeno dagli anni 90 le cui opere
hanno cominciato a circolare anche da un mercato secondario (ovvero hanno delle
vendite successive alla prima tra collezionisti) – es: Cattelan
 Alternative – è un mercato di artisti in middle clarrier ha un carattere nazionale, sono
artisti nazionali e modernizzanti e sono stati protagonisti di tendenze storicizzate o
giovani emergenti. Molti sono espressioni di identità culturali del paese – es: Maurizio
Galiberti. Giocano su fasce locali.
 Junk ‘spazzatura’ – in questo settore ricadono tutte quelle opere che nascono per
arredamento, opere di artisti non accreditati nei quali l’attività commerciale è la prima
cosa. Non hanno dei critici che li seguono e non hanno pubblicazioni importanti.
Chiaramente la divisione in fasce legata al mercato ha un’origine molto antica. Si è sempre
compreso che l’arte non fosse un tutto indistinto, per cui già nel 1600 l’accademia di Francia aveva
già stabilito una categorizzazione delle opere d’arte.
- Dipinti di storia
- Ritratto
- Paesaggio che si andava sviluppando in quegli anni
- Pittore di natura morte che copiava solo
L’accademia francese ancora nell’800 si portava dietro questa classificazione, poi saranno gli
impressionisti a scardinare questo tipo di concezione. Qui viene fatta una divisione legata al
progetto e al soggetto.
Ancora oggi si usano criteri di valutazione arbitrati legati però alla tecnica
- Olio su tela
- Tempera
- Dipinti su carta intelata
- Dipinti su carta
- Acquarello
- Stampa
Ma abbiamo anche una serie di anomalie: nonostante abbiamo questo tipo di gerarchia abbiamo

 Multipli, si considera il prezzo base dell’opera diviso per il numero di tirature. Anche se fino
a 6 esemplari a livello di mercato viene considerata come originale, non è un “pezzo unico”
ma bisogna parlare di esemplari. Non vale per la pittura ne per la litografia ne per la
serigrafia ne per le acqueforti, ma invece vale per opere polimateriche tipo una scultura
che è un calco, se si tirano oltre 5 copie è un multiplo. Altrimenti no
 Biffatura – è una specie di marchio notarile, è una specie di taglio che si sfregia con un
taglio per non poter più riprodurle. Quelle fatte prima sono originali quelle dopo non
possono andare sul mercato. Esempio Vittorio sgarbi con le opere di Cascella: una tv
(telemarker) aveva messo sul mercato delle litografie di Michele Cascella dando vita alla
truffa: gli eredi di cascella e telemarker avevano messo sul mercato delle lastre in più. In
che modo? Finito le copie concordate ne hanno stampate di nuove con la stessa matrice
che non era stata biffata. Il costo è dato dalla quantità di esemplari (1/100) ma se il
gallerista ristampa quella stessa lastra ce ne saranno due copie. Il problema è che
telemarker non tutelava gli artisti ma era interessato al prodotto.
 COPIE E FALSI Altre anomalie sono le repliche degli artisti del passato (esempio De Chirico e
Duchamp). De Chirico perché negli ultimi anni di vita cominciò a replicare le opere già fatta
e ridipingere opere già fatte (seconda metafisica). Abbiamo delle opere simili ma fatte a
distanza di 50 anni e hanno un valore notevolmente diverse sebbene siano autografe.
Duchamp perché molto probabilmente l’orinatorio originale fu gettato, poi la maggior
parte erano rimasti nel suo studio di ny (lo dice alla sorella in una lettera chiedendole di
non buttarle) che poi la sorella butterà. Dell’Orinatoio ha autorizzato che ne fecero altre
copie, la prima copia nel 50 fino al 64. Non c’è nemmeno la mano dell’artista perché
vennero commissionate. Oppure le opere vengono retrodata, è una pratica moto
frequente soprattutto nelle avanguardie. Anche Cesare Brandi si interroga sul concetto di
falso facendo l’esempio sul Marcantonio del Campidoglio, ciò che differenza un falso è
l’intento dell’autore.
 Un'altra anomalia è il coefficiente artistico. È un tentativo di rendere valutazione per
rendere “certo” il valore dell’opera. Di solito gli artisti partono da un coefficiente 0.3 a un
massimo di 3. Poi i criteri sono altri per opere più importanti. Conta il curriculum dell’opera
e chi è stato il precedente proprietario. Il rapporto tra gallerista e artista si fonda sulla
fiducia e sul contratto che hanno stipulato insieme.
Vediamo ora la differenza tra mercato primario e secondario. Primario è il primo acquisto che si fa
del prodotto, il secondario sono gli acquisti altri. Il primario: l’artista vende direttamente al
gallerista o al collezionista, nessuno prima è stato proprietario di quel prodotto. Accade tutto per
la prima volta. Il secondario: rivende. Raggiungere il mercato secondario è in mano ad un altro tipo
di galleria, abbiamo un artista (raro) o un mercante che mette all’asta e che vende ad un
collezionista ad un museo. vende qualcosa che è già stato acquistato. Questo vuol dire che il
mercato di è stabilizzato e che è facile vendere un prodotto “di seconda mano”. Nel mercato
secondario l’opera passa attraverso l’asta ad un mercante o ad una galleria.
Ci sono delle tipologie di artista anche a seconda delle operazioni tra il valore potere
monopolistico e di mercato. Non sempre il prezzo equivale al valore ma equivale al prestigio e alla
condizione elitaria dell’artista.
Konstkompass è una classifica con un punteggio dell’importanza degli artisti che tiene conto di
diversi parametri, tra cui qui anche le mostre. Si contano quante mostre hanno fatto, i cataloghi
ecc. ad esempio le case d’asta non contano. Questa classifica non segue troppo gli andamenti del
mercato. Cerca di rompere l’equazione prezzo = valore.
D’altra parte c’è un'altra classifica che vede il fatturato annuo. Oppure un altro metodo di
informazione è vendere in che posto sono state fatte le mostre. Ad esempio sapere che ha esposto
più nei musei vuol dire che è storicizzato, oppure sapere che la maggior parte delle opere sono
proprietà delle gallerie vuol dire che ha un buon mercato.
Sesta lezione, venerdì 30 Aprile
Il primo player dell’arte, ovvero il produttore, è l’artista. È colui senza il quale il mercato non
potrebbe esistere ma, paradossalmente, non è il player più forte all’interno del sistema.
L’artista:

 Da un lato viene mitizzato (artista come genio)


 Dall’altro deve accettare e adeguare il suo lavoro ed i suoi comportamenti alle regole
imposte dal sistema
 Alienazione, l’artista perde il controllo della sua opera dopo averla realizzata (concetto
di alienazione connessa all’attività operaia, l’artista subisce un’alienazione differente,
dal momento in cui immette nel sistema mercato la sua opera, non n’è più padrone.
 Questioni legali connesse al “diritto di seguito” con il diritto di seguito avrebbe diritto
ad avere una percentuale sulle vendite, ma quando le opere entrano nel mercato
secondario l’artista non ne rientra, qualcuno sta guadagnando sul suo lavoro. È una
legislazione che permette all’artista di essere riconosciuto, di rientrare di una
percentuale in base alla vendita, che deve essere regolamentata, in mercato
secondario.
 Proprietà intellettuale
 Componenti strategici per massimizzare a proprio vantaggio il processo di selezione.
L’artista utilizza delle strategie per riuscire a massimizzare il processo di selezione,
poiché c’è molta concorrenza. Tra queste può intessere una rete di conoscenze che
vanno a suo vantaggio.
 Creazione del brand name. Brand è un termine che ha a che fare con la moda, con il
marchio.
 Lavoro duro di accreditamento. Dovrà dimostrare di essere degno di entrare nel
sistema e di essere degno.
 Riconoscimento da parte di questo mondo e poi riconoscibilità. Non c’è un ordine degli
artisti o un’abilitazione. In campo artistico hai dei riconoscimenti, all’interno del
sistema, solo con un duro lavoro. Quello che conta per essere venduto è la
riconoscibilità. Riconoscimento e riconoscibilità hanno due significati diversi: il
riconoscimento avviene all’inizio della carriera, quando si entra a far parte della
comunità, la riconoscibilità avviene nel tempo, attraverso elementi di caratterizzazione,
con uno stile specifico. Per essere riconosciuti bisogna essere riconoscibili. Un’artista
poliedrico potrebbe avere delle difficoltà ad entrare nel sistema se opera con stili e
tecniche troppo diversi che non permettono una riconoscibilità.
Quali sono gli elementi che devo tenere in considerazione per valutare il posizionamento di
un’artista all’interno del sistema dell’arte?

 La formazione dell’artista: dove ha studiato, con chi ecc.


 Le mostre personali: che tipo di mostre ha fatto, quante, dove ecc. quelle nei musei
sono garanzia di qualità e quelle in gallerie importanti sono sintomo di un buon
posizionamento nel mondo del mercato dell’arte. Le personali presso spazi no profit
(fondazioni ecc.) manifestano il suo valore culturale.
 Le mostre collettive: in Italia e all’estero i criteri da seguire sono gli stessi usati per
le personali ma in questo caso un’attenzione particolare va prestata al nome del
curatore. Il mercato dell’arte è terribilmente insicuro, per cui ha bisogno di
continue rassicurazioni.
 Chi ha comprato i suoi lavori: la presenza di opere in collezioni private e/o
pubbliche è un’ulteriore garanzia del prestigio riconosciuto all’artista dal sistema
dell’arte.
 Chi ha scritto di chi: critici, curatori, esperti ecc.
 Premi: per quali premi è stato selezionato e quali ha vinto anche se la consegna di
un premio ha criteri del tutto soggettivi, legati alla giuria di turno. I premi
influenzano il valore di un’artista
 La galleria: quella di riferimento, se non è specificata in maniera esplicita, la si può
dedurre in base a quante volte compare quella data galleria nelle mostre che
vengono fatte dell’artista. Quella che compare più volte è quella di riferimento. La
galleria che rappresenta l’artista è importante perché rappresenta una sorta di
garanzia economica. La stessa galleria può fornire informazioni importanti
sull’artista.
 Il prezzo, è l’ultima cosa che si riesce ad ottenere.
John Baldassari sostiene che “gli artisti hanno un ego enorme. Dovrebbero indossare dei gradi
come i generali in modo da rendere nota a tutti la loro posizione.” Non sopportava i famosi
vernissage in cui gli artisti sciorinavano il loro “pedigree” in ambito di riconoscimento artistico.
Questa battuta ci riporta al discorso precedente. Esistono dei gradi nel mondo dell’arte dati dai
parametri che abbiamo visto prima.
Tornando ai punti di prima facciamo un approfondimento sulla valutazione delle componenti
legate all’artista:

 La formazione scolastica
i) Requisito non sufficiente
ii) Valutare bene la qualità della formazione
iii) Primo contatto con il mondo dell’arte
iv) Possibilità di lavorare come prima battuta sul proprio capitale relazionale oltre che su
quello prettamente formativo (a livello di ricerca personale).
 Capacità di vivere del proprio lavoro, parametro importante perché offre maggiori
garanzie. Tutti i parametri sono utili ma non univoci. Il mercato dell’arte è fatto da diversi
players, non basta un unico player potente per imporsi sul mercato.
i) In America si calcola che circa 200.000 artisti vivano del proprio lavoro, ma solo 300
entrano nel mercato secondario.
 Altre fonti di finanziamento:
I. Insegnamento
II. Grafica editoriale e pubblicitaria
III. Fotografia pubblicitaria e di moda
Quella degli artisti è una carriera aleatoria, volatile ed estremamente competitiva, c’è un rischio di
successo solo effimero molto elevato, mantenere alto il livello può essere un problema. È
abbastanza facile entrare ma è difficile rimanere e farsi notare. non è un sistema blindato, si
possono conoscere i player ma bisogna rimanere credibili. Non c’è una ricetta, le variabili sono
molte. L’unico consiglio che può essere dato è quello di evitare l’inautenticità, bisogna essere
autentici, originali, caparbi e costanti.
I vari cicli di riconoscimento: Allan Bowness nel 1989 ci indica vari passaggi.

 Cerchia dei pari: compagni di studi, cenacolo, gruppo d’avanguardia. Nascita di riviste, blog,
spazi autogestiti. Per prima cosa sono i tuoi colleghi che ti riconoscono come bravo artista.
Sono gli stessi compagni di corso che si riconoscono a vicenda e collaborano insieme.
Questo è un livello indispensabile. Spesso un gallerista per acquisire un’artista nella sua
galleria, si fida del parere degli altri artisti.
 Critica: tecnico o curatore che riconosce il talento e segue il lavoro dell’artista. Spesso è il
primo gate keeper che si incontra. Più è importante, più l’artista sarà facilitato ad entrare
nel sistema.
 Il mercato: i criteri di scelta di un gallerista tendenzialmente sono: validità artistica, capitale
relazionale, ambizione, affidabilità. Può essere importante il luogo in cui si sceglie di
abitare, la frequentazione di vernissage ed eventi. Il gallerista quando punta su un artista fa
un investimento, sarà suo interesse farlo crescere, l’artista deve essere però serio, con
voglia di crescere, ne va dell’immagine della galleria e del gallerista, della sua serietà nel
mercato dell’arte.
 Grande pubblico: la consacrazione di un museo, la frequentazione di media di massa,
portano l’artista alla conoscenza di un pubblico ampio. Diventare noto ai più è il livello più
alto raggiungibile da un artista.
5 strategie di comportamento di un artista:

 La mondanità
 Lo scandalo
 L’occultamento (sia delle opere sia dell’artista) es: Cattelan
 L’artista maledetto
 L’impegno (È il sottotraccia di tutte le altre strategie. La costanza è una buona strategia).
Vantaggi nel fare l’assistente ad una artista celebre:
 Apprendere tecniche e modalità lavorative
 Accedere ad una rete relazionale già consolidata
 Comprendere le dinamiche del sistema.
Il rischio è di fare l’assistente a vita, magari sei ben pagato e diventi sempre più indispensabile, e
puoi decidere di fermarti a fare quello, se però vuoi fare l’artista autonomo devi avere il coraggio
di andare per la tua strada. Può capitare che il tuo maestro non ti aiuti in questo senso per non far
sì che tu l’abbandoni.
Alcuni consigli pratici sulle modalità di comportamento di un giovane artista

 I modi, il comportamento
 Capitale relazionale
 I social media, siti web
 Il portfolio
Esistono varie tipologie di cicli vitali di un artista o di un movimento:

 Modello di ascesa al vertice regolare e costante


 Modello “dalla sera alla mattina”
 Modello a due tempi, artista che cresce, poi c’è una stasi e poi una ripresa
 Modello della meteora, improvvisamente sparisce dopo una grande popolarità
 Modello della fenice, è una meteora recuperata, con inizio folgorante, sparisce dalle scene
e poi ritorna
 Modello ad onda
Settima lezione, venerdì 7 maggio
Angela vettese – artisti si diventa (libro che può aiutare per entrare nelle logiche del mercato nei
confronti dell’artista).
Abbiamo l’illusione che il pubblico è generco (vernissage) ma per il gallerista e l’artista è
importante l’acquirente – il collezionista. L’investimento su un artista giovane ha necessità di una
garanzia. I due criteri fondamentali sono l’affidabilità e la garanzia. Abbiamo visto due esempi
riguardo i cicli vitali, Baldassarri e Marico Mori che potevamo considerare una sorta di metaora. Di
successo dagli anni 90 piano piano è scesa negli ranking. È stabilisto dal numero di partecipazioni
alle aste e alle mostre. Uno dei problemi attuali è che l’artista diventa un imprenditore. Dopo la
rivoluzione tecnica e industriale l’artista smette di essere un cortigiano (o nel clero e nei papi) e
diventa un produttore di beni economici che devono essere immessi nel mercato. Si crea un
problema identitario. Come differenziarsi dall’artigiano? Paradossalmente col mito romantico e
neoclassico si interroga l’artista. Nel 900 nasce la fotografia. L’artista è in crisi. A causa dei
numerosi rifiuti (del salon) come dice Bonami si rimanda allo spettaore ‘la dittatura dello
spettatore’ il giudizio dell’opera. Che cos’è un’artista? In qualche modo con la metà dell’800
nascono gli artisti autodidatti tipo Van Gogh e cercano il loro spazio nella storia e nella critica ma
anche nel mercato. Il problema di oggi è stabilire.
Possiamo dire in generale che il sistema fa il prezzo o che peggio il prezzo fa il valore. Ma è così
nell’arte cotemporanea? Bisogna capire se nel mercato le somme totali sono re-distribute, quando
si fa un calcolo sommario di come è andato il mercato bisogna considerare se le vendite sono state
eque o se oppure si sono gettati nel mercato dei pezzi grossi che hanno aumentato
esponenzialmente il (pil) calcolo totale del mercato. In quel caso il mercato si è solo pompato ma
non c’è una ricchezza continua distribuita bene. Se leggiamo Teoria della classe agiata che ha un
surplus di denaro e di ricchezza deve spendere i suoi bene per mostrare lo status a cui appartiene,
il borghese è il collezionista nell’800. Nel 600 con le wunderkammer. Oggi i collezionisti sono chiusi
e l’artista fa fatica a mettersi nel mercato e molto spesso deve fare un altro lavoro per mantenersi.
il primo parametro per capire che tipo di artista si è, è il tempo
- Ammontare del tempo per le attività artistiche
- Ammontare del reddito derivante da questa attività
- Il fatto che un individuo cerchi nel pubblico la reputazione di artista
- Riconoscimento proveniente dagli altri artisti (dai pari)
- La “qualità” delle opere realizzate (ne parla anche la Vettese) gli economisti continuano a
parlare di qualità ma chi ha studiato in accademia sa che questo giudizio qualitativo è
fallimentare
- Appartenenza a gruppi o associazioni professionali
- Eventuali titoli accademici o professionali (titoli aba). L’arte è un sostantivo o un aggettivo?
Definisce un oggetto o lo qualifica?
- Il fatto che ogni individuo consideri sé stesso come un artista
Primo modello di passaggio di proprietà dell’opera d’arte
- Modello di scambi istituzionali
- Modello di scambi simbolici e di reciprocità (gli artisti che vanno a mangiare al ristorante
come picasso e paga con la firma)
- Dal 500 in poi c’è la separatezza del mercato, l’artista deposita in magazzino aspettando
che qualcuno acquisti
- Modello delle allocazioni ereditarie
- L’opera è donata ma non può essere smembrata
- Interventi e concessioni commissionate da parte della politica, tipo la scuola di decoraizone
doveva destinare il 2/ per decorare delle opere pubbliche.
Lezione 8, 14/05/2021

Il miglior modo per predire il futuro è creare il mercato. Il mercato ha delle linee guida. Il gallerista è quella
figura che lavora nel mercato primario e si occupa attivamente di promuovere gli artisti con cui lavora.
Lavorare nel mercato secondario aiuta invece il gallerista ad avere un utile per far incrementare.

Angela Vettese in Artisti di diventa parla dei sistemi di compra-vendita riguardo la figura dell’artista.4

- Il modello di vendita diretta è quando si vende direttamente al collezionista. Il gallerista molto


spesso tollera che questo tipo di mercato, ma a lui conviene sempre passare per la galleria. Il
gallerista ha delle percentuali sulle vendite. È un modello molto screditato, chi vende direttamente
è colui che no ha i mezzi per promuoversi. Il gallerista fa un lavoro di investimento e lo aiuta ad
anticipare i soldi per pubblicare il catalogo e produrre un lavoro. La vendita diretta teoricamente è
conveniente, ma per investire e per crescere non è un modello utile da seguire. La maggior parte
sono artisti che non hanno galleria di riferimento e che non sono inseriti nel sistema. Per questo la
galleria è una garanzia per l’acquirente e per il collezionista. Paradossalmente può essere anche un
punto di arrivo (Deimen Hirst si fa le aste da solo) ma ciò avviene solo ad altissimo livello.
- Artista legato a più gallerie succede in più territori geografici diversi. È settoriale. Il problema è che
gli investimenti rischiano di essere bassi. Ogni gallerista starà molto attento ad investire per non far
giovare anche altre gallerie che però economicamente non ha investito.

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