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Paragrafo 1 - La vita
Quintiliano nasce nella spagna tarragonese nel 35. Viene portato a Roma per avere
l’educazione scolastica del grammatico Palemone e il retore Afro. Ritornò in Spagna e aprì
una scuola di retorica, che porterà anche a Roma dopo esservi stato condotto da Galba.
Ebbe successo come professore tanto da avere tra i suoi alunni Plinio il giovane, Tacito e i
nipoti di Domiziano; diventò il primo professore di retorica ad avere una cattedra pubblica.
Dopo la morte della moglie e dei due figli, nell’88 si ritirò dall’insegnamento per dedicarsi allo
studio e stesura delle opere, morì presumibilmente nel 96.
Paragrafo 2 - Le opere
Opere minori:
● De Causis Corruptae Eloquentiae: andata perduta
● Declamationes: di dubbia attribuzione, 2 libri di 19 maiores e 145 minores
Institutio Oratoria è l’unico testo certo giunto a noi, composto fra il 93 e il 96.
L’opera, dedicata a Vittorio Marcello, è composta da una lettera a Trifone (l’editore) e 12
libri:
➢ I-II: Educazione del bambino
➢ III-VI: Delineazione della retorica + Inventio
➢ VII: Dispositio
➢ VIII-IX: Elocutio
➢ X: Principali autori greci e latini
➢ XI: Memoria e Actio
➢ XII: Figura del Perfetto Oratore
Paragrafo 3 - La retorica e il perfectus orator
La decadenza dell'oratoria per Tacito è da ricercarsi nella limitazione della libertas da parte
dei prìncipi, mentre Quintiliano (scegliendo uno schieramento più vicino ai prìncipi) la ritrova
nella scarsa qualità dell’insegnamento dell’ars oratoria nelle scuole.
L’educazione del perfectus orator doveva essere globale e varia, con argomenti che
spaziano dalla musica all’astrologia alla giurisprudenza, tranne la filosofia poiché questa
porterebbe un conflitto con il princeps.
Nel capitolo X Quintiliano descrive molti autori greci e latini con l’intento di porli agli alunni
come exempla per i propri studi con l’impiego della aemulatio.
Per Quintiliano chiunque con un corretto studio otterrà ottimi risultati, questo però è dato
anche dalla cura dell'insegnante verso il suo alunno. Inoltre è centrale anche la
consapevolezza degli interessi e inclinazioni dell’alunno poiché è importante assecondarli.
Per Quintiliano il maestro non deve abusare della sua autorità, bensì avere una sorta di
affetto paterno ed anche profondo rispetto nei confronti del suo alunno; quindi vi è un ripudio
delle punizioni corporali ed anzi un’esortazione al momento del gioco e la socializzazione.
Dal punto di vista tecnico è frequente l’uso di figure retoriche, grecismi e locuzioni verbali
simili alle sententiae.