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LA PRUDENZA EROICA NEL MANUALE DI GRACIAN

Pubblicato originariamente nel 1647, con il titolo Oracolo manuale e arte di


prudenza, questa breve opera di Baltasar Gracian ha avuto duplice fortuna, in Spagna
dove l' autore considerato una delle figure di punta del Secolo d' oro, e, poi, nella
traduzione-tradizione di Amelot de la Houssaye (1684) in tutta Europa. Mi interesso
da tempo a questo geniale gesuita spagnolo e all' attualit plurisecolare di questo
libro. Un' attualit che riguarda sempre l' idea di educazione. Una civilt vale quanto
il proprio sistema pedagogico e, qualora questo si disintegri, si disintegra con esso.
La Grecia ha avuto la paidea studiata da Werner Jaeger, Roma l' institutio oratoria
della quale Quintiliano fece la descrizione. L' Europa medievale riservava l'
educazione ai monaci per l' altro mondo. Il Rinascimento riscopr Quintiliano e cerc,
seguendo quel modello dell' antichit, un sistema educativo applicabile ai laici dell'
epoca. Erasmo ne propose una sua versione, i gesuiti ne praticarono un' altra che si
impose per parecchi secoli perch proficua. Corneille, Voltaire, Diderot uscirono
dalle loro scuole. Educatore gesuita, Gracinnon si accontent di formare gli
adolescenti, ma volle anche istruire gli adulti, nello stesso modo di Socrate o di
Seneca. Nel suo ruolo di mentore dei cristiani adulti e laici, Gracin ebbe l' audacia di
varcare un confine pericoloso. I teorici della Ragione di Stato del Cinquecento
avevano ammesso che il Principe cristiano potesse, a vantaggio del bene comune e
solo in talune circostanze (oltre alla guerra), agire al di fuori della legalit e della
morale ordinarie. Gracin un Machiavelli della morale privata nella misura in cui
ammette che il bene possa far ricorso alla falsit e all' astuzia. Per i cattolici
giansenisti del tempo si trattava del massimo grado di permissivismo morale, peccato
di cui accusavano i gesuiti. Dal punto di vista di Gracin, invece, queste gravi licenze
erano ampiamente giustificate e legittimate dall' intenzione generosa che anima il
grande spirito prudente. Nel grave pericolo l' eroe del bene deve, quando serve, saper
simulare il male a dosi omeopatiche, fino ad avere la meglio. In un' epoca in cui ci si
vanta di un umanitarismo spesso ipocrita, in cui si abbonda in parole belle per tenere
a posto la propria coscienza di pecore con poca spesa, queste massime di Gracin
hanno il merito di ricordarci che non dobbiamo n rifiutarci di vedere la bassezza
umana, n rifiutarci di credere alla nobilt umana e prima di tutto in noi stessi. D'
altra parte, da moralista sfaccettato quale fu, Gracin educa tramite massime che si
rafforzano vicendevolmente, pur dando l' impressione di contraddirsi. Se in un luogo
consiglia di non fidarsi ciecamente dei cosiddetti amici interessati, altrove evoca la
fiducia incrollabile ispirata dalle rare amicizie, dalle solidariet profonde che l' Io sa
attirarsi allorch sa essere tanto generoso quanto prudente. Il cattolicesimo di Gracin
un' inchiesta sulla condizione umana e secolare e su ci che essa ha di
maggiormente paradossale e impercettibile. Per certi versi Gracin converge verso
Pascal, quanto meno il Pascal moralista. Il concettismo di cui stato teorico il gesuita
spagnolo (ne L' acutezza e l' arte dell' ingegno) ha predominato nella letteratura del

XVII secolo in Spagna, in Italia e perfino in Francia, almeno fino a quando Boileau
non ne condann i pensieri altisonanti ma privi di contenuto. Era uno stile del
paradosso, dell' ossimoro e della brevit, che conveniva all' inchiesta cattolica sulla
contraddittoria e metamorfica natura umana. Chesterton in inglese, Cioran in francese
sono concettisti moderni. A Gracin non sta a cuore quel genere di prudenza che
cautela eccessiva, bens la prudenza eroica, quella per mezzo della quale si evitano i
pericoli prevedibili per affrontare meglio, al momento dovuto, i pericoli inevitabili.
La morale per i cristiani laici e moderni di cui egli si fece l' interprete audace e acuto,
nonostante la sua posizione di prete e teologo, una morale per anime grandi, capaci
di considerarsi sufficientemente in grado di crescere bene e agire bene, ma anche di
disprezzarsi quel che basta per evitare tutte le insidie della vanit. In Francia a
eccezione di Francesco di Sales (che si rivolse alle grandi anime femminili) furono i
borghesi non i chierici, da Montaigne a Pascal e La Rochefoucauld, ad assumersi l'
impegno di guidare gli adulti laici nel labirinto della vita secolare. In Spagna, figlia di
un lunghissimo Medioevo, Cervantes fece il processo della chimera cavalleresca, e
Gracin quello del modello monastico allorch applicato in modo improprio ai laici
che vivono in societ. Resta il fatto che la grande anima laica, la cui intenzione retta
e che si impone di giocare d' astuzia con il mondo secolare senza lasciarsene
contaminare, beneficia secondo Gracin dell' aiuto della grazia divina. Essa pu
accedere perfino alla santit. Talvolta pi santificante combattere il mondo di petto
che affrancarsene proteggendosi dietro la clausura e la sottana. Nel XIX secolo, in
Germania e poi in Francia L' arte di prudenza diventa un libro da consultare e tenere a
portata di mano sul comodino perch la rivoluzione industriale e il conformismo di
massa avevano messo nuovamente in contrapposizione tra loro l' Io e la guida intima.
Schopenhauer scopr in Gracin un precursore. Dopo di lui, Nietzschee Valry si
entusiasmarono per quel piccolo libro del 1647. Negli anni Sessanta, quelli in cui l'
Europa visse la trasformazione in una societ dei consumi e dello spettacolo che la
comunicazione del Villaggio globale appiattiva fingendo di esaltarne l'
individualismo, si cercato in Gracin un codice comportamentale che salvasse da
quel soffocamento della specificit e dell' indipendenza personale dell' Io. Ci
accadde non senza alcuni strani malintesi. Il Gracin francese, rivoluzionario e
situazionista del Quartiere Latino trov la sua controparte nel Gracin neo-liberale
tradotto in americano, bestseller tra i lettori magnati di Wall Street. Il gesuita del
XVII secolo aveva avuto l' ambizione di dare alle personalit forti e indipendenti un
punto fisso di riferimento in Dio e non nello Stato. Scevra di ogni aspetto teologico,
la sua opera ai nostri giorni potuta passare per un manuale di terrorismo
anticapitalista, e altres come un manuale di predazione finanziaria per i cinici
megalomani moderni. IL LIBRO "L' homme de cour" di Gracian uscito in Francia
con un saggio di Marc Fumaroli RIPRODUZIONE RISERVATA
MARC FUMAROLI14 febbraio 2011 sez.

Gracin scrisse diversi libri, fra i quali uno mi pare di straordinaria attualit. Il suo
titolo Orculo Manual y Arte de Prudencia e fu pubblicato per la prima volta in
Spagna nel 1647.
Il libro, piccolo e perci "manuale" in quanto maneggevole, contiene trecento
"oracoli" o massime che suggeriscono il miglior comportamento dell'individuo nelle
corti di quellintrigato periodo, dove occorreva esercitare costantemente "l'arte di
prudenza". In francese fu tradotto con il titolo significativo di L'Homme de Cour, cio
l'uomo di corte, appunto della corte barocca. Sono riuniti nel volumetto suggerimenti
molto suggestivi, spesso assai cinici e comunque sempre molto intelligenti. Per
esempio: "(31) Conoscere i fortunati per farseli amici, e gli sfortunati per fuggirli.
(181) Pur senza mentire, non dire tutta la verit. (187) Tutto quel che ci pu ritornare
a vantaggio, facciamolo noi; ci che pu attirare odio, facciamolo per mano di altri".
(2) E ancora "(204) Le cose facili si debbono affrontare come se fossero difficili, e
quelle difficili come se fossero facili. (214) Da una sciocchezza non farne nascere
due. (261) Commettendo una sciocchezza, non insistervi". (3) Singolari e attualissime
sono poi le massime che riguardano comportamento, fortuna, informazione. In
particolare quando Gracin afferma: "(26) Trovare per ognuno il punto debole, (21)
Larte di essere fortunato, (80) Attenzione ad essere bene informati". (4) Ancora tre
sue massime mi paiono interessanti, essendo riproponibili nel mondo del moderno
management. Laddove esprime la considerazione che "(1) Tutto ormai giunto a
piena maturit, e occorre abilit somma per poter essere veramente uomini" e quando
suggerisce che bisogna " (151) pensare prima di fare" e poi "(242) Andare diritti allo
scopo". (5)
Nei nostri giorni l'intelligenza di Baltasar Gracin -- cinica, ma per molti aspetti
obiettiva nel rilevare i problemi di quella organizzazione sociale -- stato molto
criticata. Anche Jorge Luis Borges, il grande poeta argentino, apre negativamente una
sua poesia dedicata allo scrittore spagnolo affermando: "Labirinti, allitterazioni,
emblemi,/Gelido nulla laborioso fu/Per questo gesuita la poesia,/Da lui ridotta a mero
stratagemma". (6)

Lezione barocca
Io credo invece che oggi si possa trarre unimportante lezione dalla rimeditazione
degli scritti di Baltasar Gracin. Egli, infatti, scrive di un uomo di corte caratterizzato
dal suo egoismo, tutto proteso al conseguimento dei suoi obiettivi personali spesso
contrastanti con gli obiettivi comuni, e per questo certamente da criticare. Ma
quest'uomo, nel manifestare la propria volont d'azione, esprime anche una propria
umanit creativa, una attitudine al pensiero autonomo, una propensione a valutare con
capacit di sintesi le situazioni, e tutte queste sono doti che devono essere oggi

riscoperte e potenziate proprio nel mondo dell'impresa. Un mondo che va


trasformandosi sempre pi in un ambiente fortemente tecnologico, caratterizzato
dalla new technology informatica, dai computer, da macchine oramai indispensabili
per portare avanti l'azione imprenditoriale. I computer tendono a diventare sempre
pi i protagonisti predominanti degli scenari di impresa e sono capaci di appiattire
nell'individuo ogni autonomia di pensiero, e quindi anche le sue capacita di sintesi e
di analisi critica. Le conseguenze di ci, sulla valutazione dei risultati operativi,
possono essere davvero gravi. In realt, il computer cessa di svolgere un ruolo di
protesi amplificatrice delle facolt umane cos come accadeva per la tecnologia
classica. Oggi l'individuo instaura con le macchine informatiche un vero e proprio
rapporto di delega -- una delega tecnologica -- con la quale attribuisce il lavoro alla
macchina che tale lavoro compir in piena autonomia.(7)

GRACIAN ACUTO E ASTUTO

ORACOLO manuale: ecco, per un libro di ammonimenti e di aforismi


una,definizione candidamente ambigua, che presume di contenere in sla forza della
verit rivelata (della sentenza, cio) e l' efficacia pragmatica della divulgazione.
Quale ne sar il contesto? Un oracolo che non sdegna di proporsi come breviario per
governanti e uomini di mondo qualcosa di pi che una figura retorica incline al
paradosso: vi sentiamo la gravit capricciosa di un' idea generata da una mente
barocca, una ponderata arguzia concettuale. Non ci sorprende che l' autore del libro,
Baltasar Gracian, sia appunto un secentista, e sia per di pi spagnolo, e militante nella
Compagnia di Ges. Quel titolo, quei primi dati anagrafici ci rimandano a un
carattere e a un ritratto d' epoca: additano un' inconfondibile tipologia sociale quella
del controriformista di cui fanno intravedere i limiti, anche, e certe sofferte zone d'
ombra. Le trecento massime che ora rileggiamo in una vecchia traduzione riproposta
da Guanda (Oracolo manuale e Arte della prudenza, introduzione e traduzione di
Antonio Gasparetti, pagg. 176, lire 20.000) ci consegnano in primo luogo una
dimensione umana complessa: qualcosa come un indizio di saggezza nella precariet,
che corrisponde, anche, a una precisa condizione storica. Avvertiamo, in queste
pagine, un sentore di battaglia e di durezza. Sentiamo che con esse, come con un auto
sacramental o con una commedia di Calderon, si pu scrivere un capitolo di storia
della Spagna nel tramonto dell' Et asburgica. Abbiamo a che fare con un
protagonista. Figura di religioso inquieto, incline alla censura morale e alla sottile
speculazione in anni di ferrea Controriforma (e di decadenza irreversibile, ormai,
della politica spagnola), in perpetuo contrasto coi superiori del suo ordine a difesa
della propria indipendenza di giudizio, Gracian fu innanzitutto l' interprete d' una
concezione obliqua del potere, il teorico attento di uno stato di disagio. Tutta la sua
carriera percorsa dall' ansia del modello da raggiungere, dall' assioma della
perfettibilit dell' agire. In piena crisi dell' autorit monarchica, in un' epoca oscura
per le relazioni fra le caste e per l' esercizio delle professioni sociali, lo vediamo
intento a fissare via via in un nuovo enchiridion, in un secentesco cortegiano, il
profilo ideale d' uomo, di suddito, di reggitore di popoli. Dal giovanile Hroe al
Politico, al Discreto, fino al vasto Criticon, il romanzo allegorico della maturit
(1657), non c' opera sua che non si nutra di questa faticosa e nobile astrazione,
opponendo la disciplina estrema dell' exemplum a un mondo che visto sempre come
sfuggente, opaco e potenzialmente ostile. Questo virtuale utopista tuttavia anche un
gesuita, ed un pragmatico, pi vicino alle raffinate astuzie dei politici che ai sublimi
languori della cultura ascetica e mistica del Cinquecento. Il suo sguardo rivela un'
accorta e disillusa spietatezza. Antimachiavelliano per carit di patria o per necessit
ideologica, non si perita affatto d' usare Machiavelli quando affila gli strumenti della
sua pedagogia e li vuole operativi. E' incline all' esemplarit, ma anche un lento
osservatore della vita, un chiosatore implacabile dei minuti eventi umani. Ed ha una
forte vocazione al controllo, allo spionaggio paziente: degli animi, certo, ma,

attraverso quelli, anche degli usi, degli impulsi, dei modi del vestire, del parlare, dell'
incedere. La sua predicazione naviga fra questi due poli del valore astratto e della

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