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Diritto del patrimonio

culturale, di C. Barbati, M.
Cammelli, G. Sciullo
Misure di protezione:
consistono in alcune misure che
riguardano solo i beni culturali
materiali.
A) Interventi vietati (art. 20) come:
1- Distruzione;
2- Rimozione;
3- Danneggiamento;
4- Smembramento di archivi.
L’autorizzazione è affidata alla commissione regionale per il Patrimonio Culturale.
B) Interventi soggetti ad autorizzazione (art. 21):
1- Demolizione che prevede poi una ricostruzione;
2- Spostamento;
3- Smembramento di collezioni e raccolte.
L’autorizzazione è affidata alla soprintendenza Archeologica.
C) Interventi in materia edilizia pubblica e privata (art. 22): l’autorizzazione è
rilasciata entro 120
giorni. Ci si riferisce ai beni immobili. Bisogna richiedere l’autorizzazione e
descrivere quali saranno
le modalità di esecuzione e l’esito finale.
D) Esecuzione d’interventi senza previa approvazione (art. 21): la legge impone delle
limitazioni alla
proprietà privata. L’autorizzazione è rilasciata secondo presupposti rigorosi quali:
assoluta urgenza,
rischio di danni al bene.
E) Archeologia preventiva (art. 28): la legge interviene per ridurre il rischio che
ritrovamenti
archeologici, durante la realizzazione di un’opera pubblica, possano modificare o
interrompere i
lavori in atto. Le società appaltatrici dovranno trasmettere al sovrintendente una copia
del progetto
e gli esiti delle indagini archeologiche preliminari.
La sospensione degli interventi è assegnata al sovrintendente, può essere: in via di
tutela nel caso di
interventi vietati, interventi non autorizzati o diversi da quanto descritto
sull’autorizzazione; in via
cautelativa per interventi i quali non si è proceduto all’individuazione del bene
culturale.
I beni pubblici sono distinti in alienabili e inalienabili.
*alienazione= trasferire la proprietà di un bene ad altri; vedere, cedere, trasferire
volontariamente.
Secondo la legge del ’39 venne sancita l’inalienabilità assoluta dei beni demaniali,
legge stato centrica.
Ci sono alcuni beni che non possono essere alienati.
A) Beni inalienabili (art. 54):
1- Blocco di beni culturali demaniali: beni archeologici che per definizione sono di
proprietà dello
stato. Monumenti nazionali riconosciuti grazie a elementi di speciale rilievo, per la
loro importanza
sul piano nazionale. Poi raccolte di musei, pinacoteche, archivi di enti pubblici
territoriali, cose
mobili di autore vivente che non risalgono a più di 50 anni.
2- Blocco di beni culturali pubblici non demaniali: archivi enti pubblici non
territoriali, cose mobili e
immobili di enti pubblici e privati senza scopo di lucro.
B) Beni suscettibili ad alienazione: fanno sempre parte del patrimonio demaniale
culturale dello stato,
per poter alienare questi beni è necessario compiere un processo di
sdemanializzazione.
Si distinguono:
1- Beni che si possono alienare sotto stringenti condizioni: l’amministrazione deve
valutare che nel
momento della transizione della titolarità non si comporti una modifica dell’utilità di
fruizione.
L’amministrazione ha la possibilità di controllare e di riprendere il bene se le
modalità di fruizione
non vengono rispettate.
2- Beni che si possono alienare secondo condizioni meno stringenti, sono i beni
pubblici destinato a
uso commerciale e abitativo.
- Inalienabilità culturale: l’alienabilità è preclusa fino a quando non sia concluso il
processo di verifica. Si
vuole dare la possibilità di svolgere il processo di verifica. Questo vale per i beni di
proprietà pubblica,
per i beni di proprietà privata il meccanismo è diverso:
C) Beni culturali appartenenti a privati: meccanismo di alienazione più leggero, quale
la denuncia.
Sono soggetti a una disciplina di commerciabilità -> si incontra una prima forma di
acquisto
privilegiato: la prelazione.
D) Beni culturali appartenenti a private persone giuridiche senza fine di lucro: sono
soggetti a
autorizzazione ministeriale, si può effettuare anche la permuta dei beni.
Circolazione in ambito nazionale -> circolazione dei diritti di proprietà -> varia a
seconda della
condizione giuridica del bene, che dipende dalla natura pubblica o privata dl soggetto
che ne ha la
proprietà.
Acquisti privilegiati
1) Prelazione o preferenza: s’innesta in caso di alienazione o trasferimento
volontario, preferenza
o parità di condizioni all’amministrazione. Ispirata al principio in cui s’innesta
l’afflusso dei beni
culturali verso l’ente pubblico. Vale in funzione di atti di acquisto; trasferimento a
titolo
oneroso, cioè ci deve essere un corrispettivo, il quale può anche non essere in denaro;
cessione
volontaria.
Forma pura di prelazione: A è il proprietario che vuole vendere a B; C è detto
prelazionario e si
sostituisce all’acquirente -> si richiede che C possa dare ad A lo stesso corrispettivo
che avrebbe
dato B.
Forma legale: quando è prevista da una norma di legge. In caso di violazione del
diritto il
prelazionario può agire in retratto nei confronti del terzo.
Forma volontaria: può essere stabilita da privati. Gli effetti di trasferimento tra privati
sono
sospesi per un po' di tempo, perché il contratto deve essere valutato dalla
sovrintendenza.
Forma impura: nel caso dei beni culturali la legge prevede l’intervento dello stato, il
quale può
decidere le condizioni di trasferimento: cioè può scegliere quali beni sono di suo
interesse. Può
anche svincolarsi dalle particolari clausole dei contraenti. Vale in tutti i tipi di
trasferimento
anche in caso di non corrispondenza come le donazioni.
La legge prevede che in tutti i casi di prelazione l’atto venga denunciato alla
soprintendenza.
L’obbligo della partecipazione deve essere addebitato a entrambe le parti. Si tratta di
un
contratto condizionato (viene imposto questo vincolo per evitare truffe allo stato),
contenente
condizioni che verranno notificate alla soprintendenza che in 60 giorni dovrà decidere
se
l’acquisto interessa, o se non interessa e quindi si procederà con l’acquisto o con un
altro
acquirente che non è il prelazionario.
In caso di alterazione il prezzo può essere riscritto. La soprintendenza può decidere in
modo
unilaterale. Se il venditore non è d’accordo, il prezzo è stabilito da un terzo individuo
che
stabilirà l’equità.
2) Espropriazione: atto che cancella il diritto di proprietà; la legge garantisce alle
amministrazioni
di poter deprivatizzare il bene con un meccanismo coattivo.
Nel caso dei beni culturali esistono tre tipi di espiazione:
- di beni culturali: strumento indispensabile per rendere possibile la valorizzazione
del bene. Ma
questo deve essere dimostrato. Serve a risolvere problemi della proprietà privata.
Prevede un
vetusta (antichità).
2- Insieme di beni il cui valore è costituito dallo stare insieme: biblioteche,
pinacoteche ecc. ->
Nozione di universalità.
3- Beni con interessi per la storia militare, politica e istituzionale del paese. La loro
valutazione è di
competenza dell’attività pubblica.
 Tipicità: il legislatore stabilisce la categoria degli oggetti e quali norme
applicare. Bisogna accettarci
che sia parte delle categorie tipiche che la legge identifica tra quelle per diventare
beni culturali.
 Pluralità: i beni culturali possono avere più interessi, come per esempio una
fortezza può avere sia
un interesse militare che artistico -> son testimonianza di più cose. Esistono beni
speciali che
possono rientrare nei beni generali come per esempio: un quadro di Raffaello è un
bene speciale
ma con interesse artistico.
Beni ambientali: sono differenti dai beni culturali e quindi hanno norme diverse.
L’idea di ambiente
prescinde dai singoli componenti ma preserva l’insieme delle singole cose. Quindi
anche la disciplina
che riguarda l’ambiente e l’insieme delle singole cose.
Rappresentano una specifica identità di un territorio, costituita da paesaggi naturali o
formati per
effetto dell’uomo. -> parchi, boschi, foreste, paesaggi ecc. sono testimonianza di
civiltà.
L’Arte Moderna è un’area disciplinata non dal diritto dei beni culturali, ma dalle
norme del diritto
d’autore, che protegge le opere di ingegno. Dopo 70 anni, finisce il diritto d’autore e
rientrano nei beni
culturali.
A seconda del proprietario cambia il regime giuridico:
- Proprietà pubblica: appartiene allo stato, amministrazioni pubbliche, enti privati
senza finalità di lucro,
es. fondazioni, enti ecclesiastici ecc.
- Proprietà privata: enti con finalità di lucro, son persone fisiche es. società
commerciali, banche italiane
ecc.
Individuazione dei beni culturali
A) Verifica di culturalità del bene: svolta da soggetti pubblici o privati senza scopo di
lucro.
1- Comunicazione alla sovrintendenza quando ci sia un bene opera di persona non più
vivente con
un’esecuzione di 50 anni se bene mobile, 70 anni se bene immobile. La
sovrintendenza ha 120
giorni per verificare la culturalità del bene. Scaduti i 120 giorni il soggetto titolare del
bene può
rivolgersi ad un giudice amministrativo, che nominerà un esperto per valutare il bene.
Se la verifica
ha esito positivo l’oggetto diventa bene culturale e si verifica l’inalienabilità. In
passato invece vi era
una procedura detta “silenzio assenso” cioè se dopo 60 giorni non si fosse ricevuta
una risposta si
sarebbe reputato esistere il requisito di culturalità. Poi fu introdotto il “silenzio
significativo” che
prevedeva il non riconoscimento di culturalità passati alcuni giorni dalla richiesta.
B) Dichiarazione di culturalità: svolta da persone private con finalità di lucro:
i privati chiedono al sovrintendente di aprire un procedimento di dichiarazione. Con
questo
procedimento inizia la verifica dell’interesse. Se positivo si chiude con la
dichiarazione di culturalità.
Quando l’oggetto viene ricompreso nei beni culturali deve essere reso pubblico, le
tecniche
dipendono dalla natura del bene. Differenze tra le tipologie dei beni:
1- Beni mobili: il proprietario diventa responsabile e gestore del bene, deve
comunicare all’acquisto
l’esistenza di questo vincolo.
2- Beni immobili: il sovrintendente trascriverà il bene nell’archivio dei registri
immobiliari.
3- Beni ex lege: il bene deve avere un interesse particolarmente qualificato oltre che
generico.
vetusta (antichità).
2- Insieme di beni il cui valore è costituito dallo stare insieme: biblioteche,
pinacoteche ecc. ->
Nozione di universalità.
3- Beni con interessi per la storia militare, politica e istituzionale del paese. La loro
valutazione è di
competenza dell’attività pubblica.
 Tipicità: il legislatore stabilisce la categoria degli oggetti e quali norme
applicare. Bisogna accettarci
che sia parte delle categorie tipiche che la legge identifica tra quelle per diventare
beni culturali.
 Pluralità: i beni culturali possono avere più interessi, come per esempio una
fortezza può avere sia
un interesse militare che artistico -> son testimonianza di più cose. Esistono beni
speciali che
possono rientrare nei beni generali come per esempio: un quadro di Raffaello è un
bene speciale
ma con interesse artistico.
Beni ambientali: sono differenti dai beni culturali e quindi hanno norme diverse.
L’idea di ambiente
prescinde dai singoli componenti ma preserva l’insieme delle singole cose. Quindi
anche la disciplina
che riguarda l’ambiente e l’insieme delle singole cose.
Rappresentano una specifica identità di un territorio, costituita da paesaggi naturali o
formati per
effetto dell’uomo. -> parchi, boschi, foreste, paesaggi ecc. sono testimonianza di
civiltà.
L’Arte Moderna è un’area disciplinata non dal diritto dei beni culturali, ma dalle
norme del diritto
d’autore, che protegge le opere di ingegno. Dopo 70 anni, finisce il diritto d’autore e
rientrano nei beni
culturali.
A seconda del proprietario cambia il regime giuridico:
- Proprietà pubblica: appartiene allo stato, amministrazioni pubbliche, enti privati
senza finalità di lucro,
es. fondazioni, enti ecclesiastici ecc.
- Proprietà privata: enti con finalità di lucro, son persone fisiche es. società
commerciali, banche italiane
ecc.
Individuazione dei beni culturali
A) Verifica di culturalità del bene: svolta da soggetti pubblici o privati senza scopo di
lucro.
1- Comunicazione alla sovrintendenza quando ci sia un bene opera di persona non più
vivente con
un’esecuzione di 50 anni se bene mobile, 70 anni se bene immobile. La
sovrintendenza ha 120
giorni per verificare la culturalità del bene. Scaduti i 120 giorni il soggetto titolare del
bene può
rivolgersi ad un giudice amministrativo, che nominerà un esperto per valutare il bene.
Se la verifica
ha esito positivo l’oggetto diventa bene culturale e si verifica l’inalienabilità. In
passato invece vi era
una procedura detta “silenzio assenso” cioè se dopo 60 giorni non si fosse ricevuta
una risposta si
sarebbe reputato esistere il requisito di culturalità. Poi fu introdotto il “silenzio
significativo” che
prevedeva il non riconoscimento di culturalità passati alcuni giorni dalla richiesta.
B) Dichiarazione di culturalità: svolta da persone private con finalità di lucro:
i privati chiedono al sovrintendente di aprire un procedimento di dichiarazione. Con
questo
procedimento inizia la verifica dell’interesse. Se positivo si chiude con la
dichiarazione di culturalità.
Quando l’oggetto viene ricompreso nei beni culturali deve essere reso pubblico, le
tecniche
dipendono dalla natura del bene. Differenze tra le tipologie dei beni:
1- Beni mobili: il proprietario diventa responsabile e gestore del bene, deve
comunicare all’acquisto
l’esistenza di questo vincolo.
2- Beni immobili: il sovrintendente trascriverà il bene nell’archivio dei registri
immobiliari.
3- Beni ex lege: il bene deve avere un interesse particolarmente qualificato oltre che
generico.
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Interventi statali o dell’amministrazione rispetto ai beni culturali
 1939: prima fase poteri di tipo conservativo;
 1998: seconda fase tutela, gestione e valorizzazione. Non erano chiare perché
3 autorità diverse se
ne occupavano e non si capiva fino a che punto potevano agire.
 Terza fase, ora da tre polarità si è passati a due: valorizzazione e tutela.
Tutela: riservata allo stato, si serve di tre meccanismi: l’individuazione: cioè verifica
o la dichiarazione di
culturalità; protezione; conservazione che ha la finalità di mantenere inalterato il
valore culturale del bene,
si divide in tre attività:
1- Prevenzione: attività che non incidono necessariamente sul bene, ma sul contesto
nel quale è collocato.
Riducono o annullano le fonti di pericolo.
2- Manutenzione: ordinaria riguarda la continuità nel mantenimento delle condizioni
d’uso del bene.
Straordinaria quando si ha la necessità di ripristinare le condizioni di esistenza del
bene.
3- Restauro: attività con finalità di preservare, conservare e riappropriare il bene del
suo valore culturale.
L’amministrazione deve motivare le ragioni del restauro; ha la possibilità di
prescrivere al proprietario
l’attivazione di questa attività.
- Restauro volontario: il proprietario si rivolge alla sovrintendenza per ottenere
l’approvazione del restauro.
È un provvedimento da una speciale esecuzione di danno.
Valorizzazione: in passato era secondaria alla conservazione, ora si valorizza per
rendere durevoli i beni
culturali per l’identità nazionale.
E’ un concetto difficile da spiegare, visto che non si riescono a identificare regole
precise per il concetto di
valorizzazione. Elemento fondamentale è la delimitazione dei confini. Deve essere
ben definita, visto che
tutto può essere valorizzato come quasi niente può esserlo. S’incontrano 2 problemi:
1- Modalità di gestione: cioè come viene organizzata la fruizione del bene culturale.
Innanzitutto viene
regolato il confine.
2- Identificazione dei soggetti che dovranno svolgere la valorizzazione.
Negli anni si sono sviluppati forme di cooperazione nella valorizzazione dei beni.
Associazioni private
riuscivano a coprire i costi che l’amministrazione pubblica non riusciva a sostenere,
si parla si un principio di
sussistenza orizzontale. Mentre il principio di sussistenza verticale serve a risolvere i
conflitti tra stato e
regione, quando non si sa chi deve fare cosa. -> preferenza per quell’amministrazione
più prossima
geograficamente al bene.
Strumenti: Riforma del 2014 c’è stata un’identificazione delle strutture.
- Fascia A: circa 30 musei, sono quelli più importanti e hanno una certa rilevanza per
il numero dei visitatori,
della collezione ecc. hanno la possibilità di realizzare mostre in modo autonomo ed
hanno un direttore
generale.
- Fascia B: sono tutti gli altri musei, hanno statuti propri ma operano sotto la
dirigenza del MIBACT.
Un altro strumento della valorizzazione sono le fondazioni di partecipazione. Si è
percepita l’esigenza di
avere una struttura flessibile, per rendere il museo non solo un luogo di
conservazione e deposito ma anche
di ricerca e attività di beni culturali, utilizzando forme privatistiche. Queste
fondazioni sono persone
giuridiche che hanno un loro patrimonio, il quale prescinde da quello degli associati,
ed è destinato ad uno
scopo. Si distinguono due tipi di patrimonio, quello di gestione e quello di
destinazione. È la forma più
innovativa di gestione dei beni culturali, perché utilizza strumenti privatistici per
realizzare finalità
pubbliche.
Sponsorizzazione
È un contratto astratto, rappresenta il grado più elevato di inclusione delle attività e
iniziative private nei
beni culturali. Ha finalità commerciale, infatti vi è uno sponsor che eroga una certa
quantità di denaro o di
servizi a vantaggio della realizzazione di alcune opere, riservandosi il diritto di
associare a quell’attività il
proprio nome o il proprio marchio.
Questo concetto deve essere valutato con attenzione, soprattutto nella misura della
sua finalità, cioè
l’accostamento tra un bene culturale e un marchio.
Per il privato lo scopo è far conoscere il suo marchio, utilizzando meccanismi
associativi, come per esempio
campagne pubblicitarie con scenari o con qualcosa che è simbolo di riconoscibilità.
(es. Tod’s -> Colosseo)
Le sponsorizzazioni hanno dei limiti sotto il profilo del marketing, perché
trasmettono il loro interesse solo
in fasce di pubblico delimitate.
E’ un contratto comunicativo perché si basa su un’attività commerciale esterna e una
attività istituzionale
interna all’amministrazione. È più facile che ci siano sponsorizzazioni di beni
culturali a circolazione limitata
da parte di operatori locali più tosto che da operatori che hanno mercati più vasti.
-> Distinzione tra donazioni che vengono pubblicizzate o manifeste:
1- Erogazioni liberali fatte da contribuenti che non richiedono una contro-prestazione,
il reddito non viene
tassato. Il loro contributo viene pubblicizzato.
2- Sponsorizzazione: contribuisce economicamente per rendere possibile
un’operazione economica.
Fondazioni di origine bancaria: in passato le banche erano finanziate dallo stato. Con
la riforma
Amato-Ciampi si ha un processo di privatizzazione e si creano dei soggetti diversi
dallo stato, cioè le
fondazioni. Queste devono occuparsi delle partecipazioni e destinare gli utili a favore
di attività di carattere
sociale. Tra le finalità devono tutelare e valorizzare i beni culturali.
PAESAGGIO
Si inizia a parlare di paesaggio nel 1920 con la legge Croce. La differenza tra bene
culturale ambientale e
paesaggio è: il primo ha confini precisi e delimitati e quindi si sà come tutelarlo; il
secondo ha confini
sfumati, visto che è l’equilibrio tra le attività umane e il dato naturalistico che
concorrono; territorio che
segna un’identità.
Distinzione con l’ambiente che è un ecosistema naturale, che non è opera dell’uomo.
L’ambiente fa capo al
Ministero dell’ambiente, si parla di un elemento puramente naturalistico.
- Bene paesaggistico: è un oggetto specifico che è proprio di quel posto. È solo uno
dei componenti del
paesaggio.
-> 1939: prima legge sul paesaggio simile a quella delle bellezze naturali. -> bello
d’arte/bello di natura.
-> 1948: Articolo 9 la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della
nazione.
-> 1985: Legge Galasso impone dei vincoli.
-> 2004: codice dei beni culturali -> distinzione tra bene culturale e paesaggio.
Il governo attua 3 tipi di interventi:
1. Identifica le aree di speciale interesse, impone dei vincoli. -> vincoli vestiti: cosa
fare e cosa non
fare.
2. Modalità legge Galasso.
3. Consente a ciascuna regione di formare dei piani paesaggistici: identificando delle
aree che
forniscono un più elevato contributo identitario al territorio.

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