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Art. 12. Definisce la verifica dell’interesse culturale. I beni sono beni provvisori fino a
che non intervenga la verifica definitiva che accerti ciò che abbia valore culturale o no.
La commissione regionale su proposta del sovrintendente, ne fa la verifica e vanno
presentati appositi elenchi con la scheda descrittiva (per i beni immobili dello Stato) in
base alle disposizioni del Ministero tramite un decreto fatto con l’agenzia del demanio.
I beni di valore storico, artistico o etnoantropologico costituiscono, secondo l’art. 822
del codice civile, il demanio accidentale (non necessariamente appartengono allo
Stato, ma se ne fanno parte, sono beni demaniali). L’esito negativo comporta che il
bene non sia tale, se il bene fa parte del demanio, l’esito negativo della verifica
comporta la sdemanializzazione e diventerà un bene del patrimonio disponibile
commercializzato. Se ha esito positivo questo accertamento porta dichiarazione e la
verifica viene trascritta nei beni immobiliari e ciò porta alle disposizioni del codice. Per
i beni immobili c’è un archivio informatico per il monitoraggio, il controllo e per la
vigilanza. Il procedimento di verifica deve essere d’ufficio e si deve concludere entro
120 giorni dall’apertura, in caso vi sia una richiesta il procedimento si deve richiedere
dopo 120 giorni.
Art. 13. Definisce la dichiarazione dell’interesse culturale. Interessa i beni
appartenenti ai privati e quelli che possono appartenere a chiunque (comma 3 art.
10). La dichiarazione, che spetta alla commissione regionale o al sovrintendente,
accerta la sussistenza dell’interesse culturale e viene applicato il principio della legge
241 ed è ricollegato all’art. 14. Non è richiesta per i beni del comma 2 art. 10 e i beni
ex lege sono tale anche se il soggetto muta la natura giuridica (se appartiene ad un
ente e questo cambia la forma, ciò non muta il bene ma l’ente in sé). [Atto che da
certezza giuridica alla dichiarazione e appone un vincolo in particolare sulle proprietà.
Quando viene adottato il procedimento dichiarativo viene apposto un vincolo. Possono
essere apposte specifiche dichiarazioni di tutela che sono inserite nel provvedimento
(espropriativo)]
Art. 14. Definisce il procedimento della dichiarazione. Il procedimento dichiarativo
prende avvio dal sovrintendente o anche su richiesta della regione, che ne da
comunicazione dell’avvio al proprietario in base alla legge 241-290. La comunicazione
deve contenere gli elementi di identificazione e di valutazione e deve prevedere che il
soggetto può fare le sue osservazioni entro 30 giorni, e comporta l’applicazione
automatica di tutte le misure di protezione e di conservazione e deve essere concluso
entro 120 giorni (beni immobili 210 giorni) finché non viene emanato il provvedimento
dichiarativo, e se supera i giorni prestabiliti perde valore.
Art. 15. Definisce la notifica della dichiarazione al proprietario. La dichiarazione deve
essere notificata al proprietario del bene tramite avviso o raccomandata e se si tratta
di cose soggette a pubblicità immobiliare o mobiliare il provvedimento è trascritto e
registrato nell’apposito elenco (anche informatico) dal soprintendente.
Art. 16. Definisce il ricorso che può svolgere il proprietario tramite dichiarazione. Il
proprietario può fare ricorso amministrativo al Ministero e può essere fatto sia per
motivi di legittimità sia di merito (adeguatezza provvedimento amministrativo) entro
30 giorni, lo decide la direzione generale in materia di beni archeologici e artistici, e
comporta la sospensione degli effetti del provvedimento e rimane ferma l’applicazione
delle norme in materia di tutela.
Art. 17. Definisce la catalogazione. Il ministero deve assicurare la catalogazione
attraverso appositi elenchi in modo da poterli controllare, avvalendosi dell’aiuto delle
università applicando i criteri direttivi dal ministero. Il catalogo nazionale dei beni
culturali viene distinto ed è tenuto presso il Ministero. La consultazione dei dati è
effettuabile ed è garantita la protezione
Art. 27. Definisce le situazioni di urgenza. Nel caso di urgenza gli interventi possono
essere svolti immediatamente, senza autorizzazione, affinché l’interessato dia
comunicazione al sovrintendente.
Art. 28. Stabilisce le misure cautelari o preventive. Il soprintendente può sospendere
gli interventi iniziati e può farlo anche quando vi siano interventi che danneggiano il
bene culturale. Il bene anche se non è tale, può essere sottoposto a misure cautelari
preventive avviando il provvedimento di verifica, revocandolo se questi supera i 30
giorni.
SEZIONE II – MISURE DI CONSERVAZIONE
Art. 29. Stabilisce cosa si intende per conservazione. 1. La conservazione è
coordinata da: studio, prevenzione, manutenzione e restauro. 2. Per prevenzione si
intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al
bene culturale nel suo contesto. 3. Per manutenzione si intende il complesso delle
attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al
mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del bene e delle
sue parti. 4. Per restauro si intende l'intervento diretto sul bene attraverso un
complesso di operazioni finalizzate all'integrità materiale ed al recupero del bene
medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di
beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa
vigente, il restauro comprende l'intervento di miglioramento strutturale. 5. Il Ministero
definisce, con le regioni e le università, le linee guida e le norme tecniche per la
conservazione e i modelli di qualità a cui si devono attenere i corsi di restauro e
stabilire i corsi di formazione e diploma di laurea.
Art. 30. Stabilisce gli obblighi conservativi. Lo Stato, le regioni e tutti gli enti hanno
l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali. Anche i privati
sono tenuti a garantire la conservazione (art. 2). I soggetti pubblici hanno l’obbligo di
conservare, catalogare e ordinare tutti gli archivi che spetta anche ai privati, qualora
gli archivi privati vengano dichiarati di interesse culturale.
Art. 31. Stabilisce gli interventi conservativi volontari. Il restauro e gli altri interventi
possono essere fatti su iniziativa dello stesso proprietario e sarà necessaria ottenere
l’autorizzazione (art. 21). Il soggetto può fare interventi volontari, avere sia
agevolazioni fiscali e chiedere un contributo economico al Ministero. Il soprintendente
si deve pronunciare sull’ammissibilità dell’intervento richiesto e sul carattere
necessario ai fini di valutare la possibilità di concedere contributi e agevolazioni
statali.
Art. 32. Stabilisce gli interventi conservativi imposti. Il Ministero può imporre al
proprietario del bene gli interventi necessari per assicurare la conservazione, oppure
intervenire direttamente.
Art. 33. Definisce la procedura di esecuzione degli interventi conservativi imposti. Il
compito di valutare la validità dell’intervento al soprintendente che redige una
reazione tecnica e dichiara la necessità degli interventi da eseguire. La relazione
tecnica è inviata al proprietario che può far emergere le sue osservazioni entro 30
giorni. Il soprintendente, assegna al proprietario la presentazione del progetto
esecutivo, che può essere approvato con delle prescrizioni e con la data di inizio dei
lavori. Per i beni immobili, è la citta e il comune che stabiliscono entro 30 giorni, la
motivazione della comunicazione. Se il proprietario, non è d’accordo o il progetto non
viene presentato, il Ministero stesso si occupa del procedimento e nel caso il
soprintendente adotterà le misure conservative necessarie.
Art. 34. Definisce gli oneri per gli interventi conservativi imposti. Gli oneri sono a
carico del proprietario ma se, gli interventi sono di particolare rilevanza (in uso o di