La legislazione preunitaria
Le prime misure di tutela del patrimonio culturale italiano risalgono agli stati preunitari (1700).
Servono a contrastare la spoliazione dei beni artistici ed archeologici, per impedirne il trasferimento
allestero.
Questi provvedimenti per sono ancora di natura frammentaria.
Editto Pacca: primo provvedimento organico di salvaguardia, 7 aprile 1820 sotto il pontificato di Pio VII.
Si occupa di evitare la spoliazione delle opere darte capitoline, perch Roma nel periodo napoleonico ne
aveva particolarmente sofferto.
C il divieto di esportare dalla capitale allo stato pontificio.
Sono previste regole per la conservazione e il restauro dei beni.
Sono previste regole per la catalogazione degli oggetti darte posti nelle chiese, i quali devono essere
denunciati alla commissione di belle arti.
La legge post unitaria
Non abbiamo miglioramenti nella tutela dei beni, anzi abbiamo una pericolosa inversione di tendenza
rispetto alla prima met dell800.
Il patrimonio culturale continua a disperdersi a causa di: alienazioni, donazioni.
Liter per approvare una legge organica di tutela incontra resistenze.
Queste resistenze sono di tipo politico e sono dovute allideologia liberale dell800.
Lideologia liberale si identifica nel art.29 dello Statuto albertino, per il quale tutte le propriet sono
inviolabili.
Era guardata con sfavore ogni limitazione della propriet privata.
Lunico provvedimento importante ad essere preso labolizione nel 1865 dei vincoli fidecommissari,
considerati un residuo feudale, i quali creavano ingiustificate discriminazioni allinterno dello stesso nucleo
familiare.
Essi non consentivano la libera circolazione dei beni ed erano contrari alleconomia pubblica.
Questa politica liberatrice non fece altro che portare un ulteriore dispersione del patrimonio italiano.
A causa dei pareri discordanti allinterno del parlamento, perch cerano coloro i quali sostenevano
linviolabilit della propriet.
Si emanarono provvedimenti tampone:
1. R.d 1870 sospende lefficacia delle norme che abolivano i fidecommessi
2. Legge 1871 stabilisce lindivisibilit tra gli eredi delle collezioni darte
3. Legge 1883 (c.d. Correnti) prevede lalienazione delle cose darte a solo vantaggio dello stato
Per quanto riguarda le esportazioni allestero abbiamo:
1. Il divieto delle esportazioni di opere dalla capitale allex stato pontificio;
2. La totale libert di commercio nei territori dellex regno sabaudo.
era quindi indispensabile una legge organica
Ci fu difficile, perch era difficile conciliare lideologia liberale con linteresse pubblico di poter
conservare il patrimonio.
Solo agli inizi del nuovo secolo potremmo ottenere una legislazione organica in materia con:
La legge 17 luglio 1904:
- che istituisce il catalogo nazionale dei beni culturali
- proibisce lesportazione delle opere menzionate allinterno
ebbe per vita breve.
Nel 1906 venne costituita una commissione che dettasse una nuova disciplina in materia di organica, i lavori
sfociano nella:
c.d. Legge Rosadi, 20 giugno 1909, n.364
pu essere considerata progenitrice della normativa attuale, amplia lambito dei beni culturali ai
manoscritti, alle stampe, agli incunaboli.
Stabilisce regole per il trasferimento dei beni:
- sono inalienabili i beni che appartengono allo Stato e agli enti pubblici e privati;
- i beni appartenenti ai privati devono essere obbligatoriamente denunciati (si prevede il diritto di
prelazione da parte dello stato)
- fu inserito il divieto di demolizione, rimozione, modificazione e restauro senza lautorizzazione del
Ministro
- fu dettata una articolata disciplina degli scavi archeologici.
Nel periodo di tempo tra la legge Rosadi e la nuova legge organica del 1939 si ha un rilancio delle politiche
di tutela dei beni culturali.
Nel corso del regime autoritario, negli anni 30 vedono la luce due leggi volute dal ministro Bottai:
-
Estende il divieto di demolizione o restauro senza autorizzazione anche alle cose di propriet privata.
Il ministero si assumeva la responsabilit di provvedere ad assicurare la conservazione e impedire il
deterioramento delle cose di interesse artistico e storico
Era ammessa lespropriazione di beni mobili e immobili a patto che:
- lo spostamento fosse dovuto alla conservazione o allincremento del patrimonio nazionale.
- Fosse necessario per isolare o restaurare monumenti o al fine di eseguire ricerche archeologiche.
queste norme vedono il bene cult. come oggetto statico e inerte, lunico intervento pubblico era quello
della conservazione, senza considerare limportanza di incentivare linterazione con la societ civile
(concezione elitaria).
La legislazione repubblicana
Si apre una nuova fase con listituzione di una commissione dindagine per la tutela delle cose di intersse
storico, archeologico, artistico e del paesaggio.
Legge n.310/64, la c.d. Commissione Franceschini
Si evidenzi come il patrimonio versasse in condizioni drammatiche, furono espresse proposte dintervento
legislativo, con 84 dichiarazioni.
La pi imp. la I:
appartengono al patrimonio culturale della nazione tutti i beni aventi riferimento alla storia della civilt
Anni successivi
Negli anni 90 c la consapevolezza della necessit di una nuova disciplina dei beni culturali, si impone un
reparto di competenze tra Stato ed enti locali.
1998 legge n.88/98 disciplinava le azioni per la restituzione di beni culturali usciti illecitamente dal territorio
di uno Stato membro dellUE.
Si crea una banca dati dei beni illecitamente sottratti.
-
2004 d.lgl. n.41/2004 emanato il d lgl contenente il codice dei beni culturali e del paesaggio.
Vedi.pg.161-165
Lo statuto dei beni culturali
Il concetto
Con l'art.148, comma 1, dlgs n.112/98 si ha una definizione per la prima volta del concetto di beni culturali
"quelli che compongono il parimonio storico, artistico, monumentale, demoetnoantropologico, archeologico,
archivistico e librario e gli altri che costituiscono testimonianza avente valore di civilt".
la norma riprende la nozione elaborata dalla commissione Franceschini, con differenze.
Il termine bene culturale venne gi usato nel 1954 alla convenzione per la protezione dei beni culturali in
caso di conflitto armato, firmata a lAja.
La nozione ebbe successo nei sistemi giuridici continentali, in Italia bisogner attendere i lavori della
commissione Franceschini nel 1964 per vedere adottata questa formula allinterno di un documento
ufficiale dello Stato.
Imp. Lattivit della commissione importante, perch rompe laccezione di cultura presente fino ad allora,
presente anche nelle leggi Bottai del 39.
LEGGI BOTTAI
l.n.1089/39 sulle cose darte, la l.n.1497/39 sulle bellezze naturali, pur costituendo i primi provvedimenti
organici varati dallo stato unitario a tutela del patrimonio culturale e del paesaggio essi erano ancora avvolte
da una logica conservativa, elitaria ed estetizzante.
Imp. Il pregio della tutela era rivolto solo ai beni che possedevano gli attributi del pregio e della rarit e si
distinguevano per la loro non comune bellezza.
Tale concezione rimase in piedi fino allavvento della commissione Franceschini, che non soltanto
introdusse il concetto i bene culturale, ma ne rivoluzion il contenuto proponendo unaccezione nuova.
FRANCESCHINI
La sua nozione di bene culturale presenta aspetti equivoci e ambigui:
perch comprendeva anche il paesaggio, i beni ambientali, quando risaputo che il concetto di
cultura si oppone a quello di natura.
si coglie una forte enfasi sugli aspetti materiali della cultura, come se questa si addica solo alle cose
dotate di un supporto tangibile e corporeo.
E non sono considerate espressioni culturali il canto, il suono, il gesto teatrale, cio le
manifestazioni immateriali
Laggettivo depurato tramite lart.148, dlgsn.112/98
Ulteriori ambiguit sta nell'uso della parola civilt, il cui significato non coincide con quello di
cultura.
Oggi sempre pi evidente la tendenza a includere nel concetto di Beni Culturali qualunque
manifestazioni della cultura umana (l'articolo 148 numero 112 del 1998 inserisce anche i beni di
carattere demoetnoantropologico).
L'immaterialit
Tra le caratteristiche della nozione di Beni Culturali emergono l'immaterialit e la pubblicit.
L'immaterialit dei beni culturali sono le manifestazioni immateriali della cultura, ossia le attivit culturali.
Attivit culturali: termine introdotto da Sabino Cassese l'(giurista il ministro) entrato formalmente nella
legislazione con il d PR n.616/77 dove vengono menzionate anche le attivit culturali di prosa musicali e
cinematografiche. Ma la nozione di attivit culturali descriveva una categoria "aperta" che si prestava
sviluppi importanti: sono state incluse anche le tradizioni orali, i proverbi, i canti, le musiche popolari.
L'introduzione del concetto di Beni Culturali attivit costringeva ad accantonare i tradizionali strumenti di
tutela per far svolgere un ruolo preminente alle attivit concernenti l'organizzazione, la promozione, la
valorizzazione (attivit diverse dalle funzioni classiche di tutela della "res").
La nozione di "attivit" culturale si definitivamente emancipata con il decreto legislativo numero 112 del
1998.
Nell'articolo 148 veniva fatta la distinzione tra beni e attivit culturali:
Beni Culturali uguale non pi individuato come res materiale, ma diventa ci che compone il patrimonio
storico, artistico, monumentale e quanto costituisce in ogni caso una testimonianza di civilt. (Pagina 173).
Attivit culturale: diventa tutto quanto sia rivolto al futuro, perch diretto a diffondere quella cultura
contemporanea che lo Stato dovr farsi carico di promuovere e cio sostenere e suscitare.
La pubblicit
"Il bene culturale pubblico, non in quanto bene di appartenenza, ma in quanto bene di fruizione".
opinione condivisa da tutti che i beni culturali per vocazione sono destinati alla generalit dei consociati, i
quali devono poterne fruire senza ostacoli anche se quest'ultimi siano in mano a privati proprietari.
Naturalmente l'uso collettivo di Beni Culturali raggiunge la massima espansione quando essi entrano a far
parte del patrimonio dello Stato o di altri soggetti pubblici;
- anche se il bene fosse di propriet privata pu essere colpito da vincoli di varia intensit.
In altre parole, va comunque assicurata la fruibilit dei beni culturali, oltre al suo mantenimento e
all'esigenza si traduce in una compressione dei poteri spettanti al proprietario.
Statuto dei beni culturali
Il codice di Beni Culturali e ambientali del 2004 da villa nozione di Beni Culturali una definizione che
"mista" e insieme "aperta".
mista: perch diventano Beni Culturali "le cose mobili e immobili che, ai sensi dell'articolo 10,11,
presentano interesse artistico, storico, archeologico" (articolo 2 comma 2).
In sostanza riprendendo l'elenco contenuto dell'articolo 148 del decreto legislativo numero 112 del 1998:
1. i beni che compongono il patrimonio librario diventano beni di interesse bibliografico
2. scompaiono i beni del patrimonio monumentale
3. i beni del patrimonio demoetnoantropologico diventano beni di interesse etnoantropologico.
4. e poi sono Beni Culturali anche le altre cose quali testimonianze aventi valore di civilt.
Aperta: perch aperta ad una prospettiva di ulteriore arricchimento futuro dei beni.
Quindi sono due i requisiti necessari perch si possa parlare di Beni Culturali:
1. ho un riferimento normativo che pu derivare direttamente dal codice secondo l'elenco presente
agli articoli 10,11
2. La materialit del bene sono Beni Culturali le cose che possono essere toccate rinunciando ad
identificare una disciplina comune per i beni come quelli immateriali.
Le motivazioni di una tale scelta si devono alla difficolt di legare istituti strutturati per la difesa delle cose,
di espressioni umane e materiali.
Quest'ultime non sono comunque da considerarsi prive di strumenti di garanzia, che viene comunque allora
assicurata attraverso attivit diverse dalle funzioni classiche di tutela della cosa.
Sono qualificati beni culturali, la luce dell'articolo 10 del codice: (articolo 10 pagina 178-183).
Il trattamento giuridico di Beni Culturali
La tutela
Si parla di tutela sia nel:
1. decreto legislativo numero 112 del 1998 con la tripartizione: tutela, gestione, valorizzazione
2. nel codice dei beni culturali con la polarizzazione: tutela, valorizzazione
in realt si sono date tante di quelle nozioni in materia definizioni terminologiche che spesso si
sovrappongono.
Importante: carattere principale della tutela e "La conservazione protezione del bene dei rischi di
alterazione, modifica, distruzione".
La tutela sar allargata:
1. alla fruizione collettiva (accessibilit)
2. al divieto di circolazione del bene al di fuori del territorio in cui stato prodotto (ritenzione)
un tentativo di definizione della tutela presente nell'articolo 148 comma uno del decreto legislativo numero
112 del 1998 ove per tutela dei beni culturali si intendeva: "ogni attivit diretta a riconoscere, conservare
proteggere i beni culturali ed ambientali".
Nel decreto legislativo numero 112 del 1298 si afferma che:
1. La tutela diretta impedire che il bene possa degradarsi nella sua struttura fisica e la prima attivit in
cui si sostanza la tutela quella di riconoscere il bene culturale comitale;
2. la valorizzazione diretta alla fruizione del bene culturale e al miglioramento dello stato di
conservazione.
Il codice dei beni culturali ha abrogato l'articolo 148 del decreto legislativo numero 112 del 1998
risparmiando solo due articoli (149-151) del decreto offrendo per la tutela la definizione di:
1. "esercizio delle funzioni" (articolo 3 comma 1 del codice);
2. "disciplina delle attivit dirette ad individuare i beni costituenti patrimonio culturale ed a garantire la
protezione la conservazione per fini di pubblica fruizione" (articolo 3 comma 2 codice).
Tre sono le finalit perseguite attraverso l'esercizio della tutela:
1. l'individuazione dei beni
2. La garanzia della protezione degli stessi
3. la loro conservazione.
Importante: una delle innovazioni significative in materia di tutela sia nell'articolo 12 del codice in relazione
alla "verifica d'interesse culturale" sull'elenco dei beni richiamati all'articolo 10.
Infatti fino al testo unico del 1999 non esisteva alcuna procedura finalizzata alla verifica dell'interesse
culturale per quanto riguarda i beni culturali di propriet pubblica, a differenza dei beni mobili e immobili di
propriet privata.
Questo argomento si ribalta con il codice dei beni culturali all'articolo 12 (pagina 187-188).
La dichiarazione di interesse culturale
Al di fuori dell'elenco di Beni Culturali che risultano essere tali per legge (articolo 10 comma due del
codice) per tutti gli altri beni il codice prevede una dichiarazione che va "notificata" al proprietario,
possessore, detentore, delle cose che ne formano l'oggetto (articolo 14) risolvendo la questione dell'avvio di
una procedura di tutela del bene culturale.
Questa dichiarazione pu essere anche formulata dalla regione per particolari categorie di beni non
appartenente allo Stato (manoscritti, fotografi, carteggi, libri, stampe).
L'omissione della comunicazione di avvio di procedimento causa di legittimit del vincolo di interesse
culturale.
Dall'avvio del procedimento va data comunicazione al proprietario;
- dal momento di questa comunicazione il bene viene sottoposto al controllo dell'amministrazione, in
via cautelare;
- il procedimento deve essere congruamente motivato;
- il procedimento si chiude con la notifica della dichiarazione di indipendenza dal proprietario;
- dal momento della notificazione scaturiscono, nei confronti del destinatario, tutte le limitazioni alla
disposizione del bene.
Derivano per i titolari una quantit di obblighi (pagina 194), che sono misure di tutela.
In particolare il codice specifica l'articolo 21 che sono subordinate all'autorizzazione del ministero:
a) la demolizione delle cose che costituiscono il bene (che va distinta dalla distruzione che
assolutamente vietata)
b) lo spostamento, anche temporanea, dei beni
c) lo smembramento di collezioni, serie e raccolte.
Il codice rivolge particolare interesse alla misura di conservazione e in particolare al restauro e ne d una
definizione normativa (pagina 196).
Il codice stabilisce anche delle regole per il restauro all'iniziativa del proprietario, infatti, collocata in
posizione centrale la figura del soprintendente.
Questi approva il progetto di restauro, si pronuncia in merito all'ammissibilit dei contributi statali, certifica
la necessit di restauro.
Tra le altre misure di tutela vanno ricordati gli articoli 88ss del codice in relazione alle ricerche
archeologiche (pagina 197).
Va indicato che tutte le cose indicate nell'articolo 10 del codice ritrovate da chiunque in qualunque modo,
volontariamente o incidentalmente, nel sottosuolo e sui fondali marini appartengono allo Stato, fanno parte
del demanio.
La ricerca archeologica spetta allo Stato, quella privata pu avvenire solo in regime di concessione (articolo
89).
Le sanzioni penali in materia (pagina 198-199):
23 maggio 2007: approvato il disegno di legge per la riforma delle sanzioni penali in materia di reati
contro il patrimonio culturale e il paesaggio (199-200).
Ultimo argomento che rientra nell'ambito della tutela l'espropriazione:
- secondo le norme contenute negli articoli 95ss del codice Beni Culturali, immobili o mobili possono
essere espropriati dal ministero per causa di pubblica utilit;
- quando l'espropriazione stessa risponde ad un'importante interesse a migliorare le condizioni di tutela
ai fini della fruizione pubblica dei beni medesimi (pagina 200-201).
La valorizzazione
Troviamo per la prima volta la nozione di "valorizzazione" nell'ordinamento di Beni Culturali nell'articolo 1
dPR numero 805 del 1975 che affidava il ministero dei Beni Culturali ambientali il compito di provvedere al
"tutela e alla valorizzazione dei beni culturali". Non si ingiungeva per ad una distinzione chiara di due
concetti.
Sar l'articolo 148 comma uno del decreto legislativo 112 del 1998 a qualificare la valorizzazione come:
"ogni attivit diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e conservazione dei beni culturali ed
ambientali e a incrementarne la fruizione". Secondo un elenco presente nell'articolo 148 il compito di
valorizzazione comprendevano (pagina 204).
Sempre secondo l'articolo 148 la valorizzazione dei beni culturali era affidata la cura dello Stato, delle
regioni e degli enti locali, ciascuno nel proprio ambito mediante forme di cooperazione.
Nel 1999 il testo unico dei beni culturali dedic alla valorizzazione una sezione importante del testo, la
sensazione che si ricav fu quella di un arretramento delle funzioni di valorizzazione al vantaggio della
funzione di tutela.
Il testo unico dei beni culturali ha fatto della tutela sicuramente l'elemento principale per la disciplina dei
beni.
Il problema della valorizzazione venne inglobato dalla riforma del titolo V della costituzione approvata con
l.cost. 2001 che "costituzionalizzava la valorizzazione" inserendola tra le materie di legislazione
concorrente, la regolamentava.
La regolamentazione delle funzioni di valorizzazione appare di estrema importanza ai fini della
qualificazione della legge; non basta un'adeguata attivit di tutela, essa non sufficiente al miglioramento
dell'organizzazione gestionale se le istituzioni preposte non dimostrano le capacit di incrementare i livelli
di fruizione del bene culturale.
Il codice dei beni culturali mentre bloccava l'articolo 148 decreto legislativo numero 112 del 1998 ha
riqualificato la valorizzazione come la disciplina delle attivit "dirette a promuovere la conoscenza del
patrimonio culturale ed assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio
stesso, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura" (articolo 7 del codice).
La valorizzazione va attuata in forme compatibili con la tutela di tali da non pregiudicarne le esigenze. Il
presupposto di qualunque valorizzazione :
a) la conservazione e protezione del bene;
b) il fine ultimo di qualunque operazione si Beni Culturali la fruizione collettiva.
Considerando la definizione di tutela contenuta nell'articolo 3 del codice evidente un incontro tra tutela e
valorizzazione.
Importante: una convergenza nonna inutile perch la nozione di bene culturale un'Italia; tutela e
valorizzazione devono cooperare nel nome del principio fondamentale dello sviluppo culturale, attraverso
uno scambio costante.
Il codice pone in una posizione di chiara subordinazione alla valorizzazione rispetto alla tutela (articolo sei
comma due) soprattutto quando impossibile far convivere le due funzioni.
La sponsorizzazione culturale
E stata la legge numero 512/82 che ha incoraggiato l'uso della sponsorizzazione introducendo le erogazioni
in denaro, a favore dello Stato o di altre istituzioni pubbliche o private, effettuate per l'acquisto,
manutenzione, protezione e restauro delle cose indicate nell'articolo uno della legge numero 1089 del 1939,
ossia di beni di interesse artistico o storico, nonch allo scopo di organizzare esposizioni e mostre (articolo
3).
Gi nella seconda met degli anni 80 gli sponsor privati hanno versato fino a 300 miliardi di lire l'anno
destinati in prevalenza ad opere di restauro.
Va tenuto presente che esclusa qualunque forma di sponsorizzazione totale, poich c' il rischio che la
programmazione delle attivit culturali resti subordinata gli interessi alle esigenze degli sponsor privati.
Un approdo del genere porterebbe l'abbandono del principio pluralista e a una forte riduzione dell'apertura
culturale.
La legge italiana impone, sin dalla legge numero 512 del 1982, precisi controlli vincoli tesi ad evitare le
erogazioni che muovano da logiche estranee alla esclusiva realizzazione di operazioni culturali (pagina 214).
Il codice dei beni culturali dedica l'intero articolo 20 (pagina 215)
Regime fiscale (pagina 216-220).
La gestione
Stando al codice dei beni culturali articolo 115 la gestione subordinata al binomio tutela-valorizzazione.
Esiste la gestione diretta e indiretta del bene.
La gestione dei Beni Culturali viene citata nella legge portali e veniva identificata "ogni attivit diretta a
permettere la conservazione, l'integrit e la sicurezza dei beni" (articolo 11-12 legge 1089 del 1939).
Le cose indicate agli articoli uno-due legge del 1939 non potevano essere demolite, rimosse, modificate o
restaurate senza l'autorizzazione del ministro.
Alla fine degli anni 90 la gestione viene definita in modo nuovo attraverso l'articolo 148 comma uno del
decreto legislativo numero 112 del 1998 (pagina 209).
Nel 2001 alla riforma costituzionale ignorava la "gestione", poich si pensava che la nazione avesse scarsa
autonomia concettuale e che non consentiva di trattarla come spera s stante, quindi si preferiva l'ambito
della valorizzazione.
Il codice Beni Culturali conferma quest'indirizzo e d maggiore importanza all'alternativa tutelavalorizzazione trattando della "gestione" nell'articolo 115 subordinandola alla valorizzazione facendo una
distinzione tra gestioni dirette di cessione in diretta (pagina 212).
Gestione diretta: svolta per mezzo di strutture interne alle amministrazioni.
Gestione indiretta: dopo la riforma del 2006, attuata tramite concessioni a terzi.
La circolazione
Le attuali norme del codice sulla circolazione hanno subito un'evoluzione avviata dagli articoli 17ss l.88/98
oggi abrogata, ma che ha segnato una vera inversione di tendenza rispetto al quadro normativo designato
dalla legge BOTTAI del 39.
L'articolo 17 l.88/98 affidato l'uscita dal territorio della Repubblica di quei beni che avessero presentato
interesse artistico, storico, archeologico, bibliografico, documentale o archivistico.
La legge numero 88 del 1998 si sviluppa a partire dal processo di unificazione europea: infatti la creazione
del mercato unico nel 1993 ha prodotto insieme alla caduta delle barriere doganali e delle frontiere, anche la
fine dei controlli sulle esportazioni clandestine di opere d'arte.
Oggi bisogna distinguere tra la "circolazione in ambito nazionale" e la "circolazione in ambito
internazionale":
- circolazione in ambito nazionale: il codice afferma nell'articolo 53 che Beni Culturali appartenenti
allo Stato, le regioni e ad altri enti territoriali costituiscono quello che ha definito per la prima volta il
"demanio culturale".
- I beni del demanio culturale non possono essere alienati.
- Secondo l'articolo 54 sono assolutamente inalienabili: (pagina 222).
Al di fuori delle categorie sopraelencate, regime previsto per i beni culturali di propriet pubblica quello
della alienazione (o della permuta), attraverso un articolato regime autorizzatorio da parte del ministero, che
nel caso di beni che non fanno pi parte del demanio deve comunque garantire la tutela, la valorizzazione il
pubblico godimento, senza vincoli di destinazione d'uso del bene.
Per il codice il trasferimento della propriet o della detenzione dei beni culturali va denunciato al ministero.
La denuncia effettuata entro 30 giorni:
1. dall'alienante o dal cedente la detenzione
2. dall'acquirente
3. dall'erede o dal legatario.
Importante: il ministero, o gli altri enti pubblici territoriali interessati, hanno facolt di acquistare in via di
prelazione di Beni Culturali alienati.
Il diritto di prelazione deve essere esercitato entro due mesi dalla data di ricezione della denuncia di
trasferimento (pagina 224).
La circolazione in ambito internazionale: regolata dall'articolo 65ss del codice, capo V parte II, che
distingue tra:
1. uscita dal territorio nazionale e ingresso nel territorio nazionale;
2. esportazione dal territorio dell'unione europea;
3. restituzione di beni culturali illecitamente usciti dal territorio di uno Stato membro dell'unione
europea;
4. ritorno dei Beni Culturali rubati o illecitamente esportati.
(Pagina 225-226) ho deciso di beni la cui uscita sottoposta ad autorizzazione previsto un attestato di
libera circolazione per chi intenda farli uscire in via definitiva dal territorio della Repubblica. L'interessato
deve farne denuncia e presentarli al competente ufficio di esportazione, indicando, contestualmente per
ciascuno di essi il valore venale.
Sempre entro 40 giorni dalla presentazione all'ufficio di esportazione, l'ufficio pu proporre al ministero
d'acquisto coattivo della cosa o del bene per i quali richiesto l'attestato di libera circolazione (articolo 70),
dandone contestualmente comunicazione alla regione e all'interessato, al quale dichiara che l'oggetto gravato
dalla proposta di acquisto resta in custodia presso l'ufficio fino alla conclusione del relativo procedimento.
Il ministero ha la facolt di acquistare la cosa o il bene per il valore indicato nella denuncia. Il
provvedimento di acquisto notificato all'interessato nel termine perentorio di 90 giorni dalla denuncia.
Il codice prevede poi che Beni Culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro dell'unione
europea (articolo 75ss) a decorrere dal 31 dicembre 1993 siano restituiti, in quanto appartenente al
patrimonio culturale nazionale, allo Stato richiedente. In caso di trasferimento di beni senza aver ottenuto il
prescritto attestato di libera circolazione o la licenza di esportazione, il responsabile punito con la reclusione
da uno a quattro anni o a multa da 258 a 5165. Il bene viene confiscato "in conformit delle norme
oggetto della legge doganale" relativa alle cose oggetto di contrabbando, salvo che esso "appartenga persona
estranea al reato" (articolo 174).
La disciplina comunitaria internazionale
Secondo l'articolo 151 (ex articolo 128) del trattato sull'unione europea, la comunit contribuisce il pieno
sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto della loro diversit nazionale e regionale,
evidenziando, il retaggio culturale comune.
Quindi anche a livello europeo si parla di conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale, in questo
caso, europeo.
il trattato sull'unione europea (entrato in vigore nel 1993) che prevede un'azione della comunit diretta ad
incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri:
1. per il miglioramento della conoscenza e diffusione della cultura e storia dei popoli europei;
2. conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale europeo;
3. scambi culturali non commerciali;
4. creazione artistica e letteraria, compreso il settore audiovisivo.
Importante all'interno della disciplina comunitaria l'uso della nozione di "patrimonio culturale di
importanza europea". Il principio fondamentale cui si ispira l'azione dell'unione europea quello di
"sussidiariet" senza entrare in contrapposizione o superare i singoli Stati membri.
Essa si concretizza in politiche di sostegno, integrazione e i contributi alle politiche culturali nazionali,
l'azione della comunit intesa a incoraggiare la cooperazione degli Stati membri "cooperazione
culturale" per salvaguardare il patrimonio culturale europeo sono stati adottati dei provvedimenti:
1. che impedivano l'esportazione di beni in paesi esterni all'unione;
2. che arginavano il traffico illecito dei beni, e in tal senso stato adottato il regolamento CEE numero
3911 del 1992.
Regolamento CEE: ha subordinato l'esportazione dei beni culturali alla "presentazione di una licenza di
esportazione" che rilasciata da un'autorit competente dello Stato membro nel cui territorio si trova il bene
culturale.
Con la direttiva CEE numero 7193 stata prevista la procedura mediante la quale lo Stato a cui sia stato
sottratto un bene culturale pu rivolgersi agli organi dello Stato in cui stato trasferito per ottenere la
restituzione.
Negli anni sono stati presi degli accordi internazionali ai quali spiccano quelli rivolti a rafforzare la
protezione dei beni. Tra questi abbiamo la convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di
conflitto armato, sottoscritta all'aria e la convenzione Unesco per la protezione del patrimonio culturale e
naturale mondiale stipulata il 23 novembre 1972 e ratificata in Italia con la legge 6 aprile 1977, numero 184.
Degna di nota risulta anche la convenzione dellUnidroit su ritorno internazionale di Beni Culturali rubati o
illecitamente esportati, adottata a Roma il 24 giugno 1995 e ratificata con la legge 7 giugno 1999, numero
213.
La convenzione dell'Aja del 1954 parte dal presupposto che i danni arrecati Beni Culturali, a qualsiasi
popolo essi appartengano, costituiscono danno al patrimonio culturale dell'umanit intera. Essa vieta il
cosiddetto "diritto di preda", impegnando le parti a proibire qualsiasi atto di furto, di saccheggio o di
sottrazione di beni culturali ai danni dei beni dei paesi nemici. Prevede la sottoposizione a protezione
speciale di Beni Culturali mobili, centri monumentali ed altri beni culturali immobili di "altissima
importanza". Obbliga la Potenza occupante a collaborare con l'autorit del luogo per salvaguardare i beni
culturali situati sul territorio di quest'ultima.
Con la convenzione Unesco del 1972 si afferma il principio che tutti i popoli del mondo sono interessati alla
conservazione dei beni culturali, avendone in comuni valori di civilt. La definizione di "patrimonio
culturale" ampia e comprende: monumenti, agglomerati (gruppi di costruzioni isolate o riunite), siti (opere
dell'uomo e della natura).
Gli Stati aderenti alla convenzione si impegna a prestare il proprio concorso all'identificazione, protezione,
conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale; ciascuno Stato si obbliga ad astenersi da ogni
provvedimento atto a danneggiare direttamente o indirettamente il patrimonio culturale. La convenzione
prevede anche l'istituzione di un comitato intergovernativo per la protezione del patrimonio mondiale,
composto da 21 Stati membri.
La convenzione Unidroit del 1995 distingue, a differenza della direttiva CEE numero 7 del 1993, fra
restituzione dei beni culturali rubati e il loro ritorno, in caso di esportazione illecita. Essa trae origine dalla
convenzione Unesco del 1970 e prescinde dalla tutela del possessore in buona fede;
Il governo dei Beni Culturali
Le competenze dello Stato
La prima divisione di competenze tra Stato ed enti locali data dal decreto legislativo numero 112 del 1998
e riserbava lo Stato il compito della tutela dei beni culturali la gestione dei Beni Culturali veniva ripartita tra
Stato ed enti autonomi territoriali, secondo le modalit previste dalla commissione paritetica contemplata
dall'articolo 150, comma uno, decreto legislativo numero 112 del 1998. La valorizzazione dei beni culturali
veniva affidata alla cura dello Stato, insieme a regioni ed enti locali, "ciascuno nel proprio ambito" tramite
forme di cooperazione strutturali e funzionali, tra Stato, regioni ed enti locali, avvalendosi delle
"commissioni regionali per i beni e le attivit culturali". (Articolo 152, comma uno, decreto legislativo
numero 112 del 1998)
Spetta alla legge statale la disciplina di "forma di intesa e coordinamento" nella materia di tutela (articolo
118, comma tre) con il compito di coordinare i nuovi ordini di competenza territoriale nelle funzioni di
tutela e della valorizzazione. Le funzioni amministrative sono attribuite ai comuni, salvo il conferimento agli
altri enti locali territoriali e allo stato, per assicurarne l'esercizio unitario in base al principio di sussidiariet,
differenziazione ed adeguatezza.
Il codice ha disposto all'articolo uno, comma tre, che tutti gli enti territoriali (lo Stato, le regioni, le citt
metropolitane, le province e comuni) assicurino e sostengano la conservazione del patrimonio culturale e ne
favoriscano la pubblica fruizione e valorizzazione. Precisa che al fine di garantire l'esercizio unitario delle
funzioni di tutela, le funzioni stesse sono attribuite al ministero per i beni e le attivit culturali che le esercita
direttamente con il pu conferire l'esercizio alle regioni, tramite forme di intesa e coordinamento.
Le competenze di regioni, province e comuni
Le regioni, le province e i comuni concorrono alle attivit di conservazione dei Beni Culturali (articolo 149,
comma due) possono:
1. formulare proposte ai fini della posizione del vincolo, diretto indiretto, di interesse storico o artistico
e di vigilanza;
2. possono formulare proposte in merito all'espropriazione dei beni mobili e immobili;
3. le proposte possono essere espresse anche in merito al diritto di prelazione, sino all'esercizio del
diritto di acquisto, previa rinuncia dello Stato (articolo 149, comma cinque).
4. Operano nella definizione delle metodologie comuni per l'attivit di catalogazione e tecnico
scientifica di restauro. Articolo 149 comma 4.
Oggi la distribuzione delle competenze legislative in materia, operata con la riforma del titolo V della
costituzione, conferma la vocazione alla specialit dei beni culturali. Infatti mentre la tutela permane tra gli
obblighi primari dello Stato, la valorizzazione dei beni culturali inserita tra le materie a potest legislativa
concorrente, resta allo Stato soltanto il compito di stabilire principi fondamentali.
Il codice dei beni culturali approvato con il decreto legislativo 22 gennaio 2000 e quattro, numero 42, dopo
aver stabilito che la tutela appartiene allo Stato chiama le regioni, i comuni, le citt metropolitane le
province a cooperare con il ministero nell'esercizio delle funzioni di tutela.
Importante: individuazione, protezione e conservazione ai fini di fruizione restano allo Stato.
In materia di valorizzazione il codice invoca il principio cooperativo tra Stato, regioni ed enti locali.
L'amministrazione dei beni culturali
dipartimento per i beni culturali paesaggistici aventi sede nel capoluogo della rispettiva regione. (Pagina
262).
Le strutture autonome
Gi in passato il legislatore aveva attribuito alla soprintendenza di Pompei, poich il sito archeologico di
riferimento si caratterizzava per la sua straordinariet, autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e
finanziaria per l'espletamento della propria attivit istituzionale, con esclusione del personale.
Secondo l'articolo 30, comma 1,d.pr numero 805 del 1975, tutte le sovrintendenze possono essere
trasformati in soprintendenze dotate di autonomia scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile, purch
abbiano competenza su complessi di ben distinti da "eccezionale valore archeologico, storico, artistico o
architettonico".
L'autonomia pu essere attribuita anche a musei, biblioteche pubbliche statali, ad archivi di Stato e a
sovrintendenze archivistiche.
Di grande interesse e la costituzione del 2001 di soprintendente autonomi, analoghe a quella di Pompei, per
la gestione dei musei e grandi complessi archeologici monumentali a Napoli, Roma, Firenze e Venezia.