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5/10/20

La comparsa della nozione di Bene Culturale all’interno della Costituzione Italiana risale al
2001.
Precedentemente a quest’avvenimento la nozione non era ancora stata pienamente
sintetizzata, la sua comparsa di fatto scaturirà effetti rivoluzionari.

 I TRE PILASTRI DELLA LEGISLAZIONE DEI BENI CULTURALI


1. Proprietà
2. Circolazione
3. Soggetti

La proprietà privata
 Rappresenta l’aspetto più delicato della disciplina dei beni culturali. La legislazione dei
beni culturali ha sempre cercato un compromesso tra Interessi e Principi, tra tensioni
che ruotano attorno all’Interesse Pubblico ed il Diritto di Proprietà Privata; esigenze
contrapposte che la legislazione dei beni culturali cerca perennemente di convogliare.
 E’ il diritto di utilizzo esclusivo di possedere/godere di qualcosa, escludendo i terzi, ma il
bene culturale in quanto tale si attesta anche la propria valenza pubblica per via di una
collettività che si identifica con tale bene.
 D’Interesse sia del pubblico che del privato garantire la tutela e la conservazione della
data opera: Conciliare esigenza collettiva di compiere attività con quella esclusiva di
goderne e tutelarlo.

La circolazione del bene culturale


(spostamenti d’ordine fisico e trasferimenti giuridici; il soggetto proprietario cambia)

 Il rischio storico è che il dato bene culturale subisca esportazioni clandestine,


storicamente presente è il controllo statale che presuppone che l’opera rimanga nei
confini statali (altrimenti il controllo verrebbe meno)

I soggetti
 Enti che hanno il controllo sulla data opera, incidendo giuridicamente.
 La tutela del bene culturale è garantita da diversi livelli di intervento, oltre a quello
statale; Sovranazionale e Infranazionale.

Per lungo tempo nell’ordinamento italiano la legislazione dei beni culturali è rimasta
invariata, ferma nel tempo, ad una legge del 1939 rimasta intatta per 60 anni. (legge più
lunga riguardante i beni culturali. Anche se abrogata, la legislazione dei beni culturali si basa
su di essa.
Il diritto dei beni culturali ha affrontato una fase di invariabilità, ma nel frattempo la realtà
concreta dell’ordinamento subiva cambiamenti socio-economici.
 1999: Improvvisa Modifica; la stabilità viene sostituita da una mobilità della disciplina
con tutta una serie di interventi normativi, non solo sull’ordinamento italiano sulla base
del costituzionalismo multilivello che rende instabile e dinamica la materia.
 Dinamismo che viene però attuato coerentemente seguendo un filo logico storico
nonostante una diversificazione delle maggioranze politiche che ne rientrano.

Cenni Storici
La nascita della legislazione italiana dei beni culturali deve collocarsi nell’esperienza degli
Stati pre-unitari; essi infatti avevano confezionato, ciascuno, la propria normativa di tutela
delle cose d’arte.
Questo interesse per le cose d’arte affonda le sue radici nell’antichità evolvendosi
coerentemente nel corso dei secoli con lo sviluppo della legislazione della tutela delle cose
d’arte, attraverso le trasformazioni storiche dello stato questa legislazione pose le basi per
una necessità: Tutelare le Cose (speciali, diverse dall’ordinario) di interesse storico/artistico
interesse che va aldilà del titolare (preservare) ma investe un’intera Nazione poiché
compone la sua identità.

 1425 nello Stato Pontificio: Motore del diritto italiano dei beni culturali
 Interesse che nasce nel 1425 con una bolla pontificia emanata dal pontefice Martino V;
Esercitando il suo potere temporale come sovrano dello stato pontificio, attua al suo
interno accorgimenti nei confronti delle cose antiche; ordina la distruzione degli edifici
addossati alle costruzioni romane per ripristinare l’autenticità del sito.
 I primi provvedimenti attuati nei primi secoli di sviluppo della legislazione della tutela
delle cose d’arte sono Fisici: Tutelare Fisicamente (mantenere l’integrità e nel caso
ripristinarla) Una forma di interesse che va aldilà della contemporaneità

Successivamente vennero emanate una serie di altre bolle papali

 1600: il nucleo di protezione si amplifica con l’incremento del Divieto d’Esportazione;


Esigenza di controllo, il sogg. pubblico deve mantenere la vigilanza; l’opera deve
rimanere nei confini statali. Si tratta di un’esigenza di conservazione, più raffinata
rispetto alle prime bolle papali.
Il Divieto d’esportazione si esprime nello stato pontificio attraverso una serie di editti
cardinalizi dal 1600 al 1800: i cardinali prendono in mano la situazione della tutela
 1624: Editto Aldobrandini: regolamentazione dell’attività di scavo ed istituzione di un
regime giuridico dei ritrovamenti.
 1646: Editto Sforza: si richiede di comunicare allo stato eventuali trasferimenti delle
titolarità (le basi dell’attuale prelazione storico/artistica) per evitare compravendita ed
alienazione. Venditore e Acquirente devono comunicare i propri dati allo stato che
tutela e controlla giuridicamente: stato embrionale di quella che sarà la prelazione
storico/artistica, incide sulle compravendite.
 1701-1704-1717: Editti Spinola: (il primo e l’ultimo ribadiscono una serie di prescrizioni
già esistenti dell’editto Aldobrandini e Sforza). L’editto del 1704 segna un passo in avanti
significativo, incide sulla nozione di “cosa d’arte”. Fin troppo moderno per l’epoca, verrà
abbandonato per 250 anni
L’oggetto di tutela va aldilà delle cose d’arte (esteticamente belle) e comprende anche
beni librari ed iscrizioni abbraccia anche categorie eterogenee.
 1802-1803: Editti Braschi e Doria Pamphilj: Ulteriore svolta riguardanti le attività di
tutela, si comincia ad affiancare alla tutela l’attività di valorizzazione (concettualmente
ancora nello stato embrionale ma straordinariamente moderni)
Ente pubblico che deve comprare arte nell’area privata per essere esposta
successivamente in luoghi pubblici; Esigenza di ampliare, migliorare, si va alla ricerca di
arte sul mercato. Viene a crearsi un contatto tra Opera e Pubblico per favorirne la
conoscenza
 1820: Editto Pacca (con l’editto Pacca gli editti Spinola giungono al loro coronamento)
Considerato la pietra miliare del diritto dei beni culturali
Pone le premesse per uno slancio, rappresenta un’evoluzione legislativa sulla base di
due secoli
Provvedimento Organico: racchiude provvedimenti precedenti attraverso una
maturazione moderna
Esigenza di Catalogazione per esercitare una tutela ottimale dell’opera, riuscire a
distinguere cose ordinarie da cose d’arte
Regolamentazione degli scavi archeologici privati: per la prima volta vengono
rappresentati
Istituzione di una “zona di rispetto” incorno ai monumenti; Vincoli indiretti: divieto di
edificazione nei pressi dei monumenti
Traduce il concetto di “graduazione” di interesse storico-artistico: Cose di Sommo Pregio
e Non, riconducibile al divieto di esportazione: le cose di interesse storico-artistico
possono essere esportate previa constatazione. Le cose di Sommo Pregio non possono
essere esportate
Introduzione di un dazio doganale pari al 20% del costo complessivo dell’opera per
scoraggiare l’esportazione affinché l’opera venga mantenuta nello stato pontificio.

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