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BENI CULTURALI

SCHEDE DEL PROFESSORE:

Definizione di Beni Culturali:

“ BENE CHE COSTITUISCA TESTIMONIANZA MATERIALE AVENTE VALORE DI CIVILTA’ “

Normativa :

 Decreto Legislativo 31/3/1998 n.112 : Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello


Stato alle regioni e agli enti locali. Capo V del titolo IV “ Beni e attività culturali “

 Decreto Legislativo 20/10/1998 n.368: Istituzione del ministero per i beni culturali

 Decreto Legislativo 29/10/1999 n.490 : Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni
culturali e ambientali

 Decreto Legislativo 22/1/2004 n.41 : Codice dei beni culturali e del paesaggio

Data la definizione di beni culturali, sembrerebbe opportuno interrogarsi sul tipo di oggetto di cui trattano i
beni culturali. Possiamo vedere che :

 Sia il Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ambientali, che è la
raccolta di tutte le norme in vigore in Italia :
Nel TESTO UNICO: questo avveniva all’articolo 2.intitolato : Patrimonio storico, artistico, demo-
etno-antropologico, archeologico, archivistico, librario. – introducendo la parola “patrimonio” , di
derivazione francese, al posto di “beni culturali”, recuperato subito dopo.

 Sia il Codice dei beni culturali e del paesaggio :


Nel CODICE DEI BENI CULTURALI: ugualmente all’articolo 2. Intitolato più semplicemente
Patrimonio culturale

Non partono da una definizione unitaria di bene culturale, ma preferiscono passare direttamente all’elenco
delle categorie nelle quali si articola il patrimonio culturale.

Nel Testo unico all’articolo 4. Possiamo trovare si una definizione di bene culturale, ma questa viene
formulata per inciso, in quanto beni non compresi nelle categorie elencate negli articoli 2 o 3, ma
considerati comunque beni culturali perché sono TESTIMONIANZE AVENTI VALORE DI CIVILTA’ . Lo stesso
afferma il Codice dei Beni culturali.

Questa definizione è frutto dei lavori della Commissione Franceschini che, dopo due anni di lavoro,
presentò una relazione dal titolo “Per la salvezza dei beni culturali in Italia” che conteneva questa
definizione di bene culturale ossia : BENE CHE COSTITUISCA TESTIMONIANZA MATERIALE AVENTE VALORE
DI CIVILTA’ . Se consideriamo nel testo unico l’articolo 2. Notiamo che si parla di “cose”, qui è ripreso
invece con la parola “materiale” . Questa definizione è preziosa perché individua nella forma più sintetica
possibile le caratteristiche essenziali del bene culturale

Le caratteristiche da individuare con questa definizione sono due:

 Il bene culturale deve essere una TESTIMONIANZA MATERIALE


 Il bene culturale deve avere VALORE DI CIVILTA’
Questi sono i due requisiti necessari perché si parli di bene culturale: innanzitutto esso deve avere una

 BASE MATERIALE: pensieri, riflessioni, parole, ispirazioni, sogni, intuizioni ecc. , che divengono beni
culturali solo quando sono raccolti in libri, spartiti, quadri, spartiti, registrazioni, che in un certo
senso LI FISSANO , LI OGGETTIVIZZANO, FACENDOLI DIVENTARE BENI
 TESTIMONIANZA DI CIVILTA’ : questa frase afferma l’esclusione che QUALUNQUE BENE POSSA
ESSER CONSIDERATO BENE CULTURALE , questo aspetto risulta essere più complesso del primo,
perché , se esistono opere che nascono beni cultuali( come libri, opere d’arte, composizioni etc..)
più complesso è il caso:
- da un lato del patrimonio archeologico
- dall’altro del patrimonio demo-etno-antropologico

Si possono annoverare opere che senza difficoltà possiamo considerare beni culturali ( affreschi, mosaici,
statue ecc..) si compongono in larga misura di oggetti d’uso , di suppellettili domestiche ecc.. Lo stesso può
dirsi del patrimonio demo-etno-antropologico , formato da oggetti che per loro natura non posseggono
quel carattere di unicità che sembrerebbe appannaggio dei beni culturali per eccellenza, le opere d’arte.

Tali beni ( archeologici e demo-etno antropologici) possono essere CONSIDERATI TALI QUANDO
ASSUMONO CARATTERE DI TESTIMONIANZA DI UNA CIVILTA’ . Questo aspetto , di costituire una
testimonianza di civiltà , pur non essendo assente negli altri tipi di beni, acquista un carattere distintivo
proprio nei:

- beni archeologici
- nei beni demo-etno antropologici

E’ necessario aggiungere una riflessione sulle scoperte e sulle invenzioni, cosi come sulle ricerche in campo
matematico: se e come avviene che esse possono acquistare il carattere di bene culturale . Anche in
questi casi dovrebbe valere il criterio della base materiale . Come l’intuizione o il pensiero che non possono
essere considerati un bene culturale cosi solo se impressi in una tela, in un libro o in un articolo etc..
possono costituire il bene culturale vero e proprio.

L’aspetto della materia e l’aspetto della testimonianza culturale sono legati in maniera indissolubile dal
concetto di bene cultuale.

Una prima ricezione della definizione di bene culturale è stata ormulata dalla Commisione Franceschini ede
era avvenuta circa un anno e mezzo prima della pubblicazione del Testo Unico ;

appare di meritevole attenzione che ciò sia avvenuto nell’ambito di un atto di grande rilievo come il D. Lgs
n112 che tuttavia era dedicato al Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni
e agli enti locali. In questua sede sono definiti beni culturali quelli che compongono il patrimonio storico,
artistico, monumentale, demo-etno-antropologico, archeologico, archivistico e librario e gli altri che
costituiscono testimonianza avente valore di civiltà cosi individuati in base alla legge.

Appare singolare la definizione di bene culturale e le definizioni relative ai concetti base del linguaggio
specialistico ( “tutela”, “gestione”, “valorizzazione”, “attività culturali” etc.. ) siano contenute in un atto
legislativo che aveva come contenuto primario il trasferimento di una serie di funzioni dallo Stato alle
Regioni , e non siano state recepite nel T.U

Il nuovo Codice dei beni culturali definisce l’articolo due i beni culturali LE COSE IMMOBILI E MOBILI, che ,
ai sensi degli articoli 10 e 11 , presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico,
archivistico e bibliografico e altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze
aventi valore di civiltà . Si vede consolidata la definizione di “testimonianza avente valore di civiltà” .
La novità del codice è costituita dalla DEFINIZIONE, accando ai beni culturali DEI BENI PAESAGGISTICI: “
Gli immobili e le aree indicate dall’art 134. , costituenti espressione dei valori storici, culturali e naturali
del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alle legge.

Art 10. : elenca le tipologie di beni culturali

Art . 11 : i beni oggetto di specifiche disposizioni di tutela

Art. 134: elenca le tipologie di immobili e di aree da considerarsi beni paesaggistici

Art 2. Aggiunge che i beni culturali di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della collettività.
Compatibilmente con le esigenze di uso istituzionale e sempre che non vi ostino ragioni di tutela.

L’aspetto forse più nuovo e più significativo si trova nell’articolo 1: LA DOVE SI DICE CHE:

LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE CONCORRONO A PRESERVARE LA


MEMORIA DELLA COMUNITA’ NAZIONALE E DEL SUO TERRITORIO E A PROMUOVERE LO SVILUPPO DELLA
CULTURA.

Lo schema del Codice approvato dalla commissione della camera e poi superato dal testo definitivo era
ancora più esplicito affermando che il patrimonio culturale è elemento costitutivo e rappresentativo
del’lidentità nazionale andando oltre, a valutazioni di carattere estetico, prevalenti nella tradizione
italaiana e sottolineate nelle leggi di tutela del 1939 , e anche oltre la dimensione strettamente culturale,
per sottolineare la dimensione storica e identitaria del patrimonio culturale

L’istituzione con D. Lgs. 20/10/1998 del Ministero per i beni e le attività culturali ha sostituitio il
precedente ministero per i beni culturali e ambientali nato nel 1978, ha posto il problema della definizione
accanto a quella di bene culturale di ATTIVITA’ CULTURALI. A una prima osservazione sembra che le attività
culturali appaiono essere quelle comprese fra:

- le competenze delle Direzioni generali per lo spettacolo dal vivo ( musica, spettacolo, teatro,
ballo etc..)
- e per il cinema

ora comprese nel Dipartimento dello spettacolo e lo sport

Questa risposta è evidentemente insoddisfacente eprchè ripropone, una mera elencazione piuttosto che
una definizione unitaria . Una definizione unitaria si è provato a darla ma senza riuscirci, definizione che
comprendesse sia le attività culturali sia i beni culturali , tuttavia è possibile pur mantenendo la distinzione ,
mettere in evidenza che esistono attività culturali che non sono riconducibili a quelle attinenti allo
spettacolo e che hanno un più preciso riferimento ai beni culturali propriamente detti , permettendo cosi
di avvicinare i due concetti:

Secondo la definizione del Testo Unico, le attività culturali sono quelle rivolte a formare e diffondoere
espressioni della cultura e dell’arte. Anche se questa definizione è stata ritenuta misteriosissima. Tuttavia
essa consente di dire che tali attività non si esauriscono nel cinema, nella musica, nel teatro, nella danza,
nello spettacolo e nemmeno nello sport, ma hanno a che fare anche con i beni culturali.

Non si tratta di voler superare a ogni costo la dicotomia tra beni e attività culturali: questa distinzione è
inerente alla stessa materialità del bene culturale che non può essere trascurato senza perdere una delle
sue caratteristiche essenziali; d’altra parte il suo essere un bene culturale sottolinea un aspetto
immateriale , seppur strettamente collegato e inseparabile dalla “cosa”

Nelle attività culturali potrebbero rientrare altre forme di attività relative ai beni culturali che ancora non
vengono comprese pienamente nella definizione corrente di valorizzazione e che possono essere comprese
nella definizione generale di progettazione che finora è stata usata soprattutto in riferimento allo
spettacolo, e la cui caratteristica essenziale appare quella di non considerare il bene culturale nella sua
SINGOLARITA’ ma di inserirlo in un contesto sia TERRITORIALE che TEMATICO. Da questo punto di vista gli
itinerari culturali hanno dei punti di contatto con la valorizzazione dei centri storici che hanno ricevuto una

D’altra parte se una delle caratteristiche essenziali degli itineari culturali è quella della contestualizzazione
del bene , è possibile ipotizzare altre forme di progettazione che non siano riconducibili a un percorso
lineare o circolare che sia , che appare ancora essere uno degli aspetti caratterizzanti gli itinerari; si vuole
fare riferimento a progetti di valorizzazione territoriale che non si fondino esclusivamente su percorsi MA
ANCHE SU ASPETTI TEMATICI , OPPURE SULLA EVIDENZIAZIONE DI ASPETTI STORICI , IN MODO CHE I BENI
CULTURALI VENGANO PRESI IN CONSIDERAZIONE QUALI SEGNI VISIBILI DELLA STORIA E NON SOLO PER IL
LORO VALORE ESTETICO OPPURE ECONOMICO .

Un significativo accenno in tal senso lo troviamo nell’articolo 1. Del Codice dei beni cultuali.

La dottrina del tempo insiste in questi aspetti, pur restando ancorata al riferimento di bene culturale nella
sua singolarità che , sia pure con un eccesso di visione antimaterialistica, sostiene che il valore culturale
non è rappresentato dall’oggetto materiale nella sua estrinsecazione fisica, bensi , dalla sua funzione
sociale del bene , visto come fattore di sviluppo intellettuale della collettività e come elemento storico
attorno a cui si definisce l’identità della collettività di locali. Si rende necessario il 2 passaggio da
un’attività di tutela statica del bene a UN INTERVENTO DIRETTO A GARANTIRE ALLA COLLETTIVITA’UNA
FRUIZIONE AMPIA ED EFFETTIVA DEL VALORE CULTURALE CUSTODITO NEL BENE . Ciò comporta che
l’intervento pubblico non dovrebbe esaurirsi nell’attività di tutela MA DOVREBBE ATTRIBUIRE SEMPRE PIU’
RILIEVO ALLE ATTIVITA’ DIRETTE E FAVORIRE LA FRUIZIONE COLLETTIVA DEI BENI CULTURALI, CIOE’ LE
ATTIVITA’ DI VALORIZZAZIONE E DI GESTIONE. Più di recente è da ricordare un articolo di Annamaria Poggi
dove, al di la del merito della sentenza citata , che respinge un ricorso, del Ministero contro una legge
regionale del lazio in materia di tutela e valorizzazione di locali storici , si sottolinea l’interesse storico o
culturale che determinati beni possono rivestire per la comunità regionale o locale. Secondo la Poggi il
significato della sentenza consiste nel sdrammatizzare il conflitto tutela-valorizzazione spostando il fuoco
del problema dal tipo di intervento al bene oggetto

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