Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Le attività che le amministrazioni pubbliche esplicano in tema di beni culturali trovano la loro disciplina
nel:
- Parte prima del Codice dei beni culturali Æ capi II-VII del Titolo I;
- Parte seconda del Codice dei beni culturali Æ titoli II-III.
Si è soliti parlare di funzioni per indicare i complessi di attività che le amministrazioni pubbliche espletano
in ordine ai beni culturali; complesso di attività il cui tratto caratterizzante è costituito dalle finalità generali
che li ispira.
La prima funzione a emergere da un punto di vista temporale è quella della TUTELA: è stato il motivo
ispiratore degli iniziali interventi legislativi nel campo dei bei culturali, ed è alla base della legge Bottai
(Legge n° 1089 del 1939).
Origine:
x XV secolo Æ prime disposizioni in tema di tutela Æ bolle papali volte a evitare il danneggiamento
di edifici e lo spoglio di marmi dalle chiese.
x XVI-XVII secolo Æ alcuni provvedimenti adottati in Toscana.
x 1820 Æ editto emanato dal cardinale Pacca, sotto il pontificato di Pio VII Æ primo provvedimento
organico di salvaguardia, nel quale, oltre a norme restrittive dell’esportazione delle raccolte
artistiche, furono dettate misure per la conservazione e il restauro di beni e per la catalogazione delle
cose d’arte presenti nelle chiese e negli edifici assimilati, da realizzarsi tramite una denuncia alla
Commissione delle belle arti.
x COSTITUZIONE DEL REGNO D’ITALIAÆ in coerenza con l’ideologia dell’epoca, imperniata
sull’intangibilità della proprietà, il legislatore unitario fu alieno dal dettare norme che potessero
comportare vincoli per le facoltà dei proprietari di cose d’arte:
1. restò dunque in vita la preesistente formazione dei singoli Stati;
2. il Codice Civile del 1865 stabilì che erano da considerare nulle le disposizioni testamentarie
con le quali si imponeva all’erede il vincolo di conservare e trasmettere a un terzo il bene
ricevuto (nullità dei fedecommessi);
3. inoltre, come misura di tutela, si previde la possibilità di espropriare i monumenti la cui
conservazione fosse a rischio per incuria dei proprietari.
x LEGGE 12 GIUGNO 1902, n° 185 Æ primo esempio di legislazione organica dello Stato
unitario:
1. si stabilisce l’inalienabilità di alcuni beni culturali;
2. viene istituito un catalogo nazionale;
3. si proibisce l’esportazione dei beni menzionati nel catalogo.
x LEGGE 20 GIUGNO 1909, n° 364 Æ legge ROSADI Æ sostituisce la legge precedente, e
rappresenta l’archetipo della legge Bottai. La legge Rosadi conteneva:
1. Divieto di modificazione e restauro senza autorizzazione;
2. Diritto di prelazione e di acquisto coattivo nei casi di circolazione ed esportazione;
3. L’inalienabilità delle cose d’arte appartenenti a enti pubblici;
4. Soggezione al regime vincolistico delle cose di interesse artistico ecc.
x LEGGE DEL 1939, N° 1089 Æ legge BOTTAI Æ Nella legge 1º giugno 1939, n.1089 (Legge
"Bottai"), a lungo restata il testo di riferimento per la tutela e la protezione dei beni culturali in Italia,
la Repubblica:
In tempi più recenti è emersa la funzione di VALORIZZAZIONE, che mette in evidenza un approccio
volto non solo a assicurare la conservazione dei beni culturali, ma anche a promuoverne le potenzialità
come fattori di diffusione dei valori della cultura in cerchie sempre più ampie di cittadini.
Origine:
x Il termine valorizzazione, associato ai beni culturali compare per la prima volta in un testo normativo
della legge 26 aprile 1964, n° 310, istitutiva della Commissione Franceschini (Commissione di
indagine per la tutela e la valorizzazione delle cose di interesse storico, archeologico e artistico, e del
paesaggio).
x È annoverato poi tra i compiti assegnati al neo costituito Ministero per i Beni culturali e ambientali,
all’articolo 1 del d.p.r. 3 dicembre 1975, n° 805 (tutela e valorizzazione).
x D.lgs. 112/1998:
- Tutela Æ ogni attività diretta a riconoscere, conservare e proteggere i beni culturali;
- Gestione Æ ogni attività diretta, mediante l’organizzazione di risorse umane e materiali, ad
assicurare la fruizione dei beni culturali;
- Valorizzazione Æ ogni attività diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e
conservazione dei beni culturali e a incrementarne la fruizione.
Primo Problema: tale indicazione si rivelò insoddisfacente sotto molti aspetti, perché vi era una
notevole sovrapposizione o gioco di rimando fra le funzioni così definite:
Secondo Problema: le funzioni così definite non trovavano pieno riscontro nel Tu:
x Codice dei Beni culturali: vengono individuate come funzioni la tutela e la valorizzazione,
chiamate a realizzare finalità comuni in attuazione dell’art. 9 Cost. Æ preservare la memoria della
comunità nazionale e del suo territorio e promuovere lo sviluppo della cultura.
x La funzione di tutela è espressa nell’art. 3:
- comma 1: esercizio delle funzioni e disciplina delle attività dirette, sulla base di
un’adeguata attività conoscitiva, a individuare i beni costituenti patrimonio
culturale e a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica
fruizione.
L’articolo 3 ci dice solo la nozione di tutela. Per gli istituti in cui essa si articola tocca fare
riferimento a altre disposizioni interne al Codice, contenute nei capi del Titolo I, parte
seconda.
Nb: da notare che le finalità presenti nell’art. 3 Cod. erano presenti anche nell’art. 148 del
d.lgs. 112/1998; ma la differenza fra i due articoli consiste nel fatto che nel primo ogni
attività riconducibile a esse costituiva tutela, mentre nel secondo solo l’esercizio delle
funzioni e la disciplina delle attività Æ cioè fra le attività volte a riconoscere, conservare e
proteggere il bene culturale, compongono la tutela solo quelle che il legislatore a ritenuto di
disciplinare come in essa rientranti.
Come tipologia di attività la valorizzazione consiste dunque sia in disciplina normativa, sia
in amministrazione giuridica, sia in interventi operativi.
Gli istituti della valorizzazione sono individuati nel Codice, Titolo II parte seconda. Fra
queste disposizioni vi è l’art. 111, comma 1: le attività di valorizzazione dei beni culturali
consistono nella costituzione e organizzazione stabile di risorse, strutture o reti, ovvero nella
messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali, finalizzate
all’esercizio delle funzioni e al perseguimento delle finalità indicate all’art. 6.
Problema: ruolo che il Codice assegna alla fruizione: essa è menzionata sia come finalità
immediata della valorizzazione (art. 6, comma 1), sia come entità autonoma (art. 2, comma
4), sia insieme alla conservazione e/o valorizzazione (art. 1, commi 4,3,6).
Articolo 6, La valorizzazione consiste nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a
comma 1 promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di
utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso , (( anche da parte delle persone
diversamente abili, )) al fine di promuovere lo sviluppo della cultura . Essa comprende anche la
promozione ed il sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale. (( In
riferimento al paesaggio, )) la valorizzazione comprende altresì la riqualificazione degli
immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, ovvero la realizzazione di
nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati.
Articolo 2, I beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della
comma 4 collettività, compatibilmente con le esigenze di uso istituzionale e sempre che non vi ostino
ragioni di tutela
Articolo 1, Lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province e i comuni assicurano e sostengono la
comma conservazione del patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e la
valorizzazione.
3,4,6
Gli altri soggetti pubblici, nello svolgimento della loro attività, assicurano la conservazione e la
A pubblica fruizione del loro patrimonio culturale.
r
Le attività concernenti la conservazione, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale
t indicate ai commi 3, 4 e 5 sono svolte in conformità alla normativa di tutela.
Di per se questi elementi non sarebbero sufficienti a conferire alla fruizione un pari e distinto
rilievo rispetto alla tutela e la valorizzazione, sennonché il Codice ha dettato separate
discipline per la valorizzazione e la fruizione: art. 112:
a) I soggetti pubblici devono assicurare la valorizzazione dei beni presenti negli istituti
e luoghi della cultura nel rispetto dei principi fondamentali fissati dal Codice.
b) Si assegna alla competenza regionale la disciplina della valorizzazione dei beni
presenti in tali istituti e luoghi, salvo che per quelli nella proprietà e disponibilità
dello Stato.
c) Si stabilisce infine che per i beni culturali esterni a istituti e luoghi della cultura, la
valorizzazione venga assicurata compatibilmente con lo svolgimento dei compiti
istituzionali cui tali beni sono destinati.
Tali prescrizioni sono presenti anche nei primi tre commi dell’art. 102, muta solo il termine
di riferimento: non valorizzazione ma fruizione.
La scelta del Codice di disciplinare per questi aspetti in modo analogo ma distintamente la
fruizione e la valorizzazione ha spinto alcuni commentatori a ritenere che ormai la fruizione
si connoti come autonoma funzione rispetto alla tutela e alla valorizzazione, tanto sul piano
concettuale che su quello della disciplina normativa. E sicuramente l’intenzione dei
5
____________________________________________
_________________________________________________________________
_____________________
PROTEZIONE
IONE E CONSERVAZIONE
Oltre alle forme di individuazione, volte al riconoscimento dei beni culturali, la tutela si occupa anche di
Protezione e Conservazione. Bisogna premettere che vanno ascritte all’ambito dellaa tutela anch anche la vigilanza
e l’ispezione, (rispettivamente artt. 18 e 19), poteri strumentali
str all’esercizio di tutte le funzioni di tutela:
Il capo
po IIII del Titolo I, “Protezione e conservazione”, comprende
compre tre sezioni:
¾ Misure di protezione:
x Finalità: salvaguardia dei beni culturali dall’uomo Æ misure che consistono anzitutto nel divieto o
autorizzazione di interventi sui beni:
a. Interventi vietati (art. 20):
Distruzione;
Incidono sulla struttura materiale del bene,
Danneggiamento; comportandone l’alterazione totale o parziale.
Nb:
Interventi di questo tipo necessitano dunque di atti di consenso Æ cioè atti con i quali
l’amministrazione consente l’utilizzo del bene asservito, dopo aver accertato che esso non
contrasta con l’interesse all’integrità e alla sicurezza del bene.
¾ Misure di conservazione:
x Finalità: salvaguardia del bene da fattori di tipo naturale, che possono compromettere l’integrità
fisica, ma anche ideologica (cioè del valore del bene culturale); di solito compito a carico del
detentore.
x Art. 29: la conservazione è assicurata da una coerente, coordinata e programmata attività di,
prevenzione, manutenzione e restauro: le prime due sono forme di tipo ordinario, e sono forme
preventive; la terza invece è una forma straordinaria, cioè interviene nel momento di massima
compromissione del bene:
a. Prevenzione Æ insieme di attività volte a contenere il rischio di un possibile
danneggiamento/deterioramento del bene culturale;
b. Manutenzione Æ tutte le attività/interventi che sono destinati a controllare le condizioni
dei beni culturali;
c. Restauro:
Presuppone una specifica competenza tecnica (mentre gli altri due interventi
possono essere anche fatti dal proprietario del bene).
Nella nuova versione del Codice, è prevista per i restauratori una più puntuale e
specifica competenza tecnica.
Restauro = RECUPERO del bene: vengono fatti dei progetti da parte dei
restauratori volti ad evitare interventi troppo invasivi, che danneggino la natura del
bene. Sono dunque interventi molto delicati e spesso lunghi, perché bisogna
prestare molta attenzione a non alterare l’integrità fisica e ideologica del bene (cfr.
lavori per la Cappella Sistina).
Ci sono due tipi di intervento di restauro:
IMPOSTI VOLONTARI
(art. 21)
10
_______________________________________________________________________________________
11
NAZIONALE INTERNAZIONALE
¾ CIRCOLAZIONE NAZIONALE:
Ascrivibili all’area della tutela, ma connotati da finalità di garantire la fruibilità del bene culturale, risultano
gli istituti disciplinati dal Codice al capo IV, Titolo I, della parte seconda, sotto la rubrica “Circolazione in
ambito nazionaleӮ circolazione dei diritti relativi al bene culturale.
Come abbiamo già detto, la tutela consiste in un insieme di misure volte a contenere i rischi per l’integrità
fisica e simbolica del patrimonio, in ragione di abitudini sociali e comportamenti individuali.
La disciplina della circolazione dei diritti sul bene culturale varia in ragione della condizione giuridica
del bene, che a sua volta in larga misura dipende dalla natura pubblica o privata del soggetto che ne ha la
proprietà e dalla categoria cui il bene va iscritto.
12
15
Nel caso delle alienazioni di beni demaniali nei casi vietati dall’art. 54 o
senza l’autorizzazione ministeriale nei casi ammessi dall’art. 55, o senza
la sussistenza dei requisiti o delle condizioni previste per il suo rilascio
_______________________________________________________________________________________
16
5) Restituzione, 4) Esportazione
nell’ambito dei beni culturali
dell’Unione Europea, dal territorio
di beni culturali dell’Unione
illecitamente usciti Europea (artt. 73-
dal territorio di uno 74).
Stato membro (sez.
III).
¾ CIRCOLAZIONE INTERNAZIONALE:
17
x il regolamento (Cee) n° 3911/1992 del Consiglio: si disciplinò con esso l’esportazione di beni
culturali verso Stati terzi, per evitare che beni usciti illegalmente da uno Stato membro venissero
esportati all’esterno dell’Unione.
x la direttiva 93/7/Cee del Consiglio: si dettarono con essa regole per il recupero dei beni
appartenenti al patrimonio culturale di uno Stato dell’Unione illecitamente usciti dal suo territorio.
Premessa generale: art. 64-bis: principi fondamentali ispiratori ella normativa del Codice in tema di
circolazione internazionale dei beni culturali:
1) Art. 65 (sezione I-bis): beni culturali sottoposti a un generale divieto di uscita definitiva dal territorio
dello Stato: riguarda innanzitutto:
a) Beni immobili indicati nell’art. 10, commi 1-3;
b) Le cose appartenenti a enti pubblici e privati senza fine di lucro, che siano opera di autore
non più vivente e la cui esecuzione risalga a oltre 50 anni, finché non si stata effettuata la
verifica.
c) Le cose a chiunque appartenenti che, pur rientrando nelle categorie indicate all’art. 10
comma 3, ma non ancora individuate come beni culturali, il ministero abbia preventivamente
escluso dall’uscita, per periodi di tempo definiti.
Nb: per i beni culturali e le cose oggetto di divieto di uscita definitiva, o sottoposti ad
autorizzazione (vedi sotto), è possibile l’uscita temporanea dal territorio nazionale per
mostri o altri eventi di alto interesse culturale, a condizione che ne siano garantite l’integrità e
la sicurezza. L’autorizzazione è richiesta all’ufficio competente, che fissa anche il termine
massimo per il rientro.
2) Art. 65, comma 3: autorizzazione per l’uscita definitiva di altre cose con rilievo culturale: esse sono:
a) Le cose appartenenti a privati, singoli e a persone giuridiche con fine di lucro, che siano
opera di autore non più vivente, con esecuzione risalente a oltre 50 anni, e che presentino
interesse culturale;
b) Gli archivi e i singoli documenti appartenenti a privati, che presentino interesse culturale;
c) Le cose rientranti nelle categorie dell’art. 11, comma 1, lettere f,g,h.
Attestato di libera circolazione: l’interessato deve richiedere questo certificato che lo autorizzi a far
circolare quel bene. L’ufficio emette, o nega, con atto motivato, l’attestato, che ha validità triennale.
18
Ingresso nel territorio nazionale delle cose e dei beni indicati all’art. 65, comma 3, si richiede un
certificato che attesti il loro lecito ingresso in Italia.
3) Art. 65, comma 4: rende libera l’uscita definitiva di altre cose con rilievo culturale: esse sono le cose
indicate dall’art. 11, comma 1, lettera d., ossia le opere di pittura, scultura ecc, a chiunque appartenenti,
di autore vivente, o la cui esecuzione non risalga a oltre 50 anni.
4) Artt. 73-74 (sezione II): esportazione dei bei culturali dal territorio dell’Unione Europea: per evitare
che beni fuoriusciti illecitamente da uno Stato membro siano esportati all’esterno dell’Unione, passando
per il territorio di un altro Stato membro dalla legislazione meno rigorosa, il regolamento Cee
3911/1992 (dal quale riprendono gli articoli 73-74 Cod., sezione II) ha previsto che, ai fini
dell’esportazione verso paesi non dell’Unione dei beni culturali indicati in allegato, debba essere
presentata una licenza di esportazione rilasciata dallo Stato membro competente.
5) Art. 75 (sezione III): restituzione, nell’ambito dell’Unione Europea, di beni culturali illecitamente
usciti dal territorio di uno Stato membro e disciplina di reperimento della direttiva Cee 93/7 (succ.
mod.): la restituzione è ammessa:
a) Per i beni che sono appartenenti al patrimonio culturale dello Stato membro, e che rientrino
in una determinata categoria (indicata nella lettera A dell’Allegato A del Codice);
b) Per i beni che fanno parte di collezioni pubbliche.
Illecita è reputata l’uscita dal territorio di uno Stato membro avvenuta in violazione della legislazione di
tale Stato, oppure quella determinata dal mancato tempestivo rientro dopo un’uscita temporanea. In
presenza di questi presupposti, lo Stato richiedente (Stato membro da cui il bene è uscito) può esercitare
l’azione di restituzione nei confronti del possessore o detentore.
Nel conflitto tra Stato richiedente e possessore o detentore del bene, riceve sempre tutela il primo: il
possessore, a condizione che provi di aver acquisito in buona fede il possesso del bene, ha solo titolo a
un equo indennizzo, che lo Stato richiedente deve corrispondere al momento della restituzione del
bene. Se il bene restituito non appartiene allo Stato, il Mibac provvede alla sua custodia fino alla
consegna all’avente diritto, il quale la può ricevere entro cinque anni dalla pubblicazione dell’apposito
avviso nella Gazzetta Ufficiale; decorso il termine, il bene è acquisito dal demanio dello Stato, per
essere assegnato a un museo, biblioteca o archivio dello Stato o di altro ente pubblico.
6) Art. 87 (sezione IV): richiama le norme della Convenzione dell’Unidroit sul ritorno internazionale
dei beni culturali rubati o illecitamente esportati: Convenzione:
x Adottata a Roma nel 1995;
x Ratificata dalla legge 7 giugno 1999, n° 213.
x La Convenzione ha lo scopo di prevedere una disciplina uniforme tra gli Stati aderenti in tema
di restituzione dei beni culturali rubati al legittimo proprietario e trasferiti all’estero e di
ritorno nello Stato di provenienza.
x Art. 87-bis: richiamata la Convenzione Unesco sulla illecita importazione, esportazione e
trasferimento di beni culturali.
_______________________________________________________________________________________
19
Capo VI, Titolo I, del Codice Æ disciplina il rinvenimento dei beni culturali:
b) Sia come attività rivolta al rinvenimento Æ definibile come attività di ricerca Æ art. 88 Æ
oggetto di riserva a favore dello Stato:
Nb: ricordarsi che, ai sensi dell’art. 91, i beni indicati all’art. 10, da chiunque e in qualunque modo ritrovati
(ritrovamento o scoperta), appartengono allo Stato.
______________________________________________________________________________________
Acquisti privilegiati in tema di beni culturali: riferimento a una serie di istituti in forza dei quali lo Stato,
ma anche altri soggetti pubblici e talvolta privati, acquista la titolarità di beni culturali con strumenti giuridici
diversi da quelli previsti dal diritto privato.
Premesse:
1) la titolarità dei beni culturali nell’ordinamento italiano può essere pubblica o privata;
2) lo Stato e gli altri enti pubblici sono in grado, come i soggetti privati, di operare sul mercato dei beni
culturali, rendendosi acquirenti di essi.
20
Tali strumenti particolari assolvono a una funzione mista (può essere di conservazione come di
valorizzazione). Di questi strumenti, il primo, consistente nell’ acquisto a titolo originario a favore dello
Stato dei beni rinvenuti a seguito di ritrovamenti o scoperte, è già stato trattato in precedenza (art. 91). Gli
altri strumenti sono costituiti da:
La prelazione artistica NON è così Æ essa presuppone un contratto già stipulato, e lo Stato ha 60
giorni di tempo per esercitare la prelazione. Durante questi 60 giorni, io ho ancora il mio bene, non lo
posso vendere. Quindi la differenza con la prelazione normale è che qui non c’è l’intenzione di fare un
contratto, perché il contratto già c’è.
La prelazione dei beni culturali consiste nel potere da parte del Mibac, o in caso di rinuncia, di altro
ente territoriale interessato di acquistare beni culturali alienati a titolo oneroso o conferiti in società,
rispettivamente al medesimo prezzo stabilito nell’atto di alienazione, oppure al medesimo valore
determinato nell’atto di conferimento.
Nella prelazione artistica avviene questo: lo Stato (o se rinuncia, un altro ente territoriale, ma comunque
un ente pubblico) ha il POTERE di acquistare un bene culturale alienato (cioè che si vuole vendere) a
titolo oneroso (un bene si può dare via gratuitamente oppure a titolo oneroso, e quindi ricevendo in cambio
un compenso) o conferiti in società, allo stesso prezzo che è stato determinato nell’atto di conferimento
(cioè atto in cui si conferisce il diritto di prelazione) o nell’atto di alienazione (atto finale in cui quel bene è
venduto).
Nel momento in cui si fa la denuncia di quel bene, il soprintendente ne deve dare la comunicazione alla
Regione, alla Provincia e al Comune nel cui territorio si trova il bene, e questi enti hanno 20 giorni di tempo
per fare una proposta di prelazione; il Mibac può allora rinunciare, sempre in quest’arco di tempo di 20
giorni, all’esercizio di prelazione, e con un atto di conferimento la prelazione viene data all’ente
interessato. Sarà allora con quest’ente che avverrà l’atto di alienazione, atto conclusivo, e sarà quest’ente a
dover pagare il precedente proprietario.
¾ L’ ACQUISTO COATTIVO (art.70 Cod.): possibilità per lo Stato o la Regione di acquistare la cosa
in relazione alla quale è presentata richiesta di attestato di libera circolazione.
- L’acquisto coattivo non ha alla sua base una volontà manifestata da parte del suo proprietario di
dismettere la titolarità della cosa.
- L’acquisto coattivo avviene per il valore indicato nella denuncia presentata all’ufficio di
esportazione.
- Modalità: l’acquisto va deciso entro 90 giorni dalla denuncia, con atto da notificarsi
all’interessato; atto che deve essere motivato in rapporto alle esigenze di tutela e/o
valorizzazione che lo supportano.
Per le tre fattispecie espropriative, valgono regole diverse in tema di procedimento e di indennizzo.
_______________________________________________________________________________________
22
Il Titolo II della parte seconda del Codice si occupa della funzione degli istituti di valorizzazione, ed è
suddiviso in questo modo:
ISTITUTI DELLA
VALORIZZAZIONE:
Principi Uso dei beni Principi della Consultabilità dei documenti e degli
generali (artt. culturali (artt. valorizzazione dei beni archivi e tutela della riservatezza
101-105) 106-110) culturali (artt. 111-121) (artt. 122-130)
L’uso da parte dei cittadini dei beni culturali può essere generale (fruizione collettiva) o individuale (uso
individuale).
x Fruizione collettiva: la disciplina della fruizione collettiva varia a seconda che i beni rientrino o meno
negli istituti e luoghi della cultura, e a seconda dell’assetto proprietario.
Art. 101: sono istituti e luoghi della cultura:
- Musei;
Il Codice non dà una nozione né di istituto né di luogo della
- Biblioteche; cultura, ma dalle entità ricondotte possiamo dedurre che essi
- Archivi; siano o contenitori di beni culturali, ( musei) o beni
- Aree e parchi archeologici; culturali essi stessi (cfr complessi monumentali).
- Complessi monumentali.
Museo: struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per
finalità di educazione e di studio. Tale definizione riprende nella sostanza quella contenuta nell’art. 2
dello Statuto dell’Icom (International Council of Museum), adottato nel 1989, ma se ne discosta non
menzionando, fra le attività del museo, quelle di ricerca, e fra i suoi fini, quello di diletto dei visitatori.
Definizione nello Statuto dell’Icom: il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al
servizio della società e del suo sviluppo; è aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le
testimonianze materiali dell’umanità e del suo ambiente: le acquisisce, le conserva, le comunica e,
soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto.
Biblioteca: struttura permanente che raccoglie, cataloga e conserva un insieme organizzato di libri,
materiali e informazioni, comunque editi o pubblicati su qualunque supporto, e ne assicura la
consultazione al fine di promuovere la lettura e lo studio.
Archivio: struttura permanente che raccoglie, inventaria e conserva documenti originali di interesse
storico e ne assicura la consultazione per finalità di studio e di ricerca.
23
Complesso monumentale: insieme formato da una pluralità di fabbricati anche in epoche diverse, che
con il tempo hanno acquisito come insieme un’autonoma rilevanza artistica, storica o
etnoantropologica.
gratuito
Accesso a istituti e luoghi pubblici della cultura
[Ovviamente l’ingresso è gratuito per le finalità di a pagamento
studio e ricerca].
Il Codice lascia ai soggetti proprietari (Stato, Regioni etc) la scelta fra la gratuità e l’onerosità.
Con il d. m. 507/1997, come da ultimo modificato nel 2005, lo Stato ha scelto il criterio del
pagamento del biglietto per l’ingresso a musei, aree e parchi archeologici, e complessi monumentali,
prevedendo la possibilità del libero ingresso solo nel caso di particolari avvenimenti, o quando gli
introiti siano inferiori alle spese di riscossione. I proventi derivati dalla vendita sono destinati a
interventi per la sicurezza e la conservazione degli istituti e luoghi e all’incremento della
valorizzazione del patrimonio culturale.
Le agevolazioni devono essere regolate in modo da non creare discriminazioni ingiustificate tra i
cittadini degli Stati membri dell’UE Æ d. m. 507/1997, art. 4 comma 3 Æ ingresso gratuito a favore
dei cittadini dell’Ue, di età inferiore ai 18 anni, e superiore ai 65, e a gruppi o comitive di
studenti delle scuole italiane e degli altri Stati Ue.
Per i beni dei privati, inseriti o meno in luoghi o strutture espositive o di consultazione, la condizione
normale non contempla il godimento pubblico. Ciò non impedisce che il proprietario possa
spontaneamente consentirlo, ma soprattutto che in determinate ipotesi la fruibilità collettiva costituisca
oggetto di un vero e proprio dovere giuridico:
o Art. 104: soggezione a visita pubblica, secondo accordi presi tra Mibac e proprietario, di
taluni beni ritenuti dal Mibac di interesse eccezionale, nonché delle collezioni.
o Art. 105: Mibac e Regioni hanno il compito di vigilare affinché siano rispettati i diritti di
uso e godimento pubblico (per la collettività).
x Accesso agli archivi: per gli archivi pubblici e privati, la disciplina sulla fruizione incrocia quella sul
diritto di accesso a documenti amministrativi e sulla tutela della riservatezza. Le norme specifiche sono
previste dagli artt. 122-127.
- Principio tendenziale (artt. 122-124-127) Æ libera consultabilità.
- Eccezioni al principio appena enunciato per alcuni documenti negli archivi di Stato e negli
archivi storici degli enti pubblici:
a) Documenti relativi alla politica estera o interna dello Stato, dichiarati di carattere privato; si
possono consultare 50 anni dopo la loro data.
24
x Uso individuale: art. 106: possibilità che lo Stato, o altro ente pubblico, conceda l’uso dei beni che
ha in consegna dietro pagamento di un canone. Richiede però che l’uso individuale del bene sia diretto
a finalità compatibili con la loro destinazione culturale. Un esempio è l’affidamento di un immobile
a un’università perché ne faccia sede di studio, oppure a un comune o un ente privato perché lo esibisca
a sede di rappresentanza.
Altri usi individuali, ma di carattere non durevole, sono l’uso strumentale e precario (utilizzo di un
immobile per manifestazioni culturali, convegni, cerimonie) oppure la riproduzione (fotografica,
cinematografica ecc) del bene culturale.
_________________________________________________________________________________
ATTIVITA’ DI VALORIZZAZIONE
x Principi: i principi attengono in primo luogo alla competenza legislativa, in ordine alla disciplina di
valorizzazione: il Codice articola la competenza secondo un duplice criterio: criterio dell’assetto
proprietario e criterio della distinzione principi fondamentali/norme di attuazione:
- Per i beni culturali di appartenenza statale, spetta allo Stato la competenza legislativa di
principio e svolgimento;
- Per gli altri beni, allo Stato spetta di porre i principi fondamentali e alla Regione spetta la
normativa di attuazione.
_______________________________________________________________________________________
25
Nel Codice, le troviamo al capo I, Titolo I, parte quarta. Ci sono due diversi complessi di misure:
Esempio: Artt. 165-166: se vengono trasferiti all’estero beni culturali, violando le disposizioni in
tema di circolazione internazionale, si prevedono sanzioni amministrative di tipo pecuniario
2) Misure ripristinatorie o alternative: assolvono alla funzione di ristabilire l’ordine fattuale violato, e
tendono a riportare la “cosa” nella situazione anteriore alla violazione.
Esempio: Art. 160: se vengono violati gli obblighi di protezione e conservazione, si prevede la
misura ripristinatoria dell’esecuzione, a carico o comunque a spese del responsabile, di opere
necessarie alla reintegrazione. Qualora la reintegrazione non sia possibile, scatta la misura pecuniaria
alternativa, consistente nel pagamento di una somma pari al valore della cosa perduta o pari alla
diminuzione del valore che la cosa ha subito.
26