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CAP 37 - Richards Wagner e il dramma musicale

Il Romanticismo oscillava tra due tendenze opposte: da una parte si esaltava la musica strumentale
"pura o assoluta" , dall'altra la tendenza a servirsi di stimoli extra musicali, soprattutto letterari,
abolendo in questo modo la purezza della musica. L'esponente principale di quest'ultima corrente
"progressista" è Listz, che sognava una stretta alleanza tra musica e le altre arti. Gli esponenti
dell'altra corrente musicale più "conservatrice" lottavano per una difesa dei valori della musica
assoluta; il massimo esponente fu Richards Wagner.
Wagner nacque nel 1813 (era coetaneo di Verdi) a Lipsia eseguì con estremo interesse e passione
gli studi letterari e filosofici; la sua formazione musicale è inizialmente una formazione da
autodidatta , prese lezioni di armonia e per soli sei mesi fece studi di contrappunto composizione.
Wagner è interessato ad un teatro che sappia unire in un'unica espressione artistica musica, la parola
e l’azione scenica. È il cosiddetto WOR-TON-DRAM ossia l'opera totale. Egli crede anche che il
fine ultimo dell'opera lirica non sia soltanto quella di dare piacere agli ascoltatori, ma anche di
trasmettere valori morali, di essere portatore di un messaggio etico. Nelle sue opere vengono
esaltati i miti germanici, le figure eroiche e mitologiche di Parsifal, di Sigfrido, di Wotan, delle
valchirie. Epoca delle atmosfere lontane, esprime un vitalismo che potremmo definire quasi pagano.
Esprime il mito tedesco del super-uomo così come viene delineato dal filosofo Nietzsche, che
Wagner incontra e frequenta nei suoi viaggi in Svizzera. Wagner realizza personalmente
all'allestimento delle proprie opere curando ogni dettaglio: è il musicista, regista teatrale ma anche
produttore del libretto delle opere, che poi verrà pubblicato. Quasi tutte le opere di Wagner nascono
su libretti che lui stesso ha scritto.
Dall'età di vent'anni Wagner iniziò a lavorare in città di provincia, come maestro di coro, poi come
direttore musicale. Ma la sua situazione economica era sempre precaria: nel 1839 fu addirittura
costretto a fuggire da riga per sottrarsi ai creditori. Nel 1840 scrisse la sua prima opera importante:
"Rienzi” (1840) redatto in lingua tedesca, che può essere assimilato ad un grand opera di soggetto
storico (il protagonista è Cola di Rienzo, tribuno del popolo romano del trecento) è una grande
opera tragica in cinque atti, mentre tutta la successiva produzione di Wagner sarà in tre atti, tranne
"L'oro del Reno" di quattro scene. Quest'opera segnò una svolta nella sua vita perché l'anno
seguente la sua rappresentazione Wagner fu nominato direttore del teatro della corte di Sassonia a
Dresda. Qui furono rappresentate le successive produzioni definite da lui stesso "opere romantiche":
1-"L'olandese volante" detto anche "Il vascello fantasma" del 1843, è la storia di un olandese che,
avendo maledetto Dio durante una tempesta, è condannato navigare per i mari fino al giorno del
giudizio. La sua unica speranza di redenzione e di trovare una donna che gli sia fedele fino alla
morte. Lo troverà in Senta, che innamorata di lui, si innamorerà gettandosi in mare. Il vascello
fantasma potrà finalmente sprofondare tra le onde e il suo capitano trovare la pace nella morte.
2- "Tannhausen", è il nome del protagonista, ammaliato dal fascino di Venere (amor sensuale che
egli esalta contro i valori dell'amore spirituale). Nonostante un pellegrinaggio di espiazione a Roma
il protagonista non ottiene la sperata assoluzione; ma la morte della sua antica fidanzata Elizabeth,
che ha offerto la sua vita per lui, gli dà la redenzione e una morte in pace con Dio.
3- "Lohengrin" del 1848, tratta allo stesso tema ma da una visione opposta: Elsa non avrebbe mai
dovuto chiedere il nome del suo sposo Lohengrin. Dovendo invece rivelarle la sua identità quasi
sovrumana di cavaliere del Santo Graal, Lohengrin è costretto ad abbandonare Elsa per sempre,
trasportato dalla navicella attirata da un cigno su cui era apparso per la prima volta.

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Wagner scrisse sempre da sé i testi delle sue produzioni teatrali, i soggetti avevano come argomento
antiche leggende, aveva l'ambizione di trattare temi profondi e universali: l'amore spinto fino al
sacrificio può redimere l'uomo dal male, identificato con la vita stessa. L'associazione romantica tra
amore e morte si estende ad una visione più esistenziale, che abbraccia il destino stesso dell'uomo.
La struttura generale è stata definita opera a scene perché l'unità minima fondamentale non è la
singola aria o il duetto, ma la scena, intesa come un blocco temporalmente molto ampio e articolato
in pezzi non chiusi, ma strettamente collegati tra di loro. Per dare continuità musicale Wagner fa
uso dei cosiddetti motivi di reminiscenza.

Nel 1848, essendo coinvolto nei moti rivoluzionari scoppiati anche a Dresda, Wagner era dovuto
fuggire inseguito da un mandato di arresto che si sarebbe potuto trasformare in una condanna a
morte. Listz lo aiutò permettendogli di raggiungere la Svizzera e di stabilirsi a Zurigo. In
coincidenza con il suo impegno politico, Wagner creò una concezione drammaturgico-musicale
veramente rivoluzionaria.
In quegli anni incominciò a lavorare ad un'opera gigantesca un "dramma quadripartito" intitolato
"L'anello del nibelungo". Non è un'opera ma è una tetralogia cioè un insieme di quattro opere:
1-"l'oro del Reno"
2-"Sigfrido"
3-"La Walkiria"
4-"Il crepuscolo degli dei"
Il dramma è scandito in una vigilia e tre giornate. Wagner iniziò a scriverlo nel 1852 e dall'anno
seguente si dedicò a metterlo in musica. Si interruppe nel 1857, dopo aver scritto il secondo atto di
Sigfrido, per comporre un'altra opera "Tristano e Isotta". Nel 1864, proprio mentre aveva gravi
problemi economici, rischiando di nuovo l'arresto, gli si prospettò un inaspettato salvatore: il re
Ludwig II di Baviera, suo grande ammiratore, che sanò tutti i debiti e gli offrì ospitalità presso la
sua corte, dove potè completare "L'anello del nibelungo". Furono così rappresentati nel teatro della
corte di Monaco di Baviera: "Tristano e Isotta" "L’oro del Reno" e "La Walkiria".
Dal 1868 Wagner conviveva con Cosima Listz, figlia illegittima della grande compositore e più
giovane di lui di 24 anni. Cosima, già sposata, abbandonò il marito, portando con sé le due figlie di
cui Wagner era già il padre. Dalla loro unione nacque anche un figlio maschio.
Fu grazie ad un’altra generosa sovvenzione del re Ludwig che Wagner realizzò il suo sogno: la
costruzione di un teatro dedicato appositamente alla sua musica: il teatro wagneriano di Bayreuth,
una cittadina nel Nord della Baviera, che fu inaugurato nel 1876 con l'esecuzione integrale della
"tetralogia". Le rappresentazioni del teatro seguivano quasi un rituale dettato da Wagner per far sì
che il pubblico fosse concentrato solo sul dramma, senza distrazioni. La sala non aveva palchi, i
posti erano disposti su una gradinata semicircolare come gli antichi teatri greci. L'orchestra era
invisibile, collocata in una profonda buca tra il palcoscenico e la platea, intesa quasi come schermo
mistico tra il pubblico (reale) e il dramma (il reale) doveva essere osservato un rigoroso silenzio
(impensabile nel teatro all'italiana).
Dal 1877 al 1882 Wagner compose l'opera "Parsifal". Per alleviare l'angina e l'Ulisse di cui soffriva
Wagner fece molti viaggi in Italia, a Venezia dove morì per un attacco di cuore il 13 febbraio 1883.

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La concezione wagneriana del dramma musicale
Wagner non amava il termine "dramma musicale" perché secondo lui era riduttivo e troppo simile
alla vecchio "dramma per musica". Wagner voleva realizzare "una musica dell'avvenire" di cui
aveva un'idea ben chiara, espressa in vari saggi.
Wagner partiva da una premessa fondamentale:
1-La "musica assoluta" non ha senso, la musica ha bisogno di una "giustificazione" esterna di
carattere poetico, altrimenti rimane priva di senso
2-Beethoven ha definitivamente chiuso la stagione della musica strumentale pura: come Cristoforo
colombo scoprì un nuovo continente, così Beethoven ha, senza rendersene conto, ha portato la
musica al traguardo cui pendeva da sempre: l'unione con la parola. Aggiunge inoltre che il tessuto
melodico di Beethoven finisca in una "melodia infinita"
3-sulla scia della strada beethoveniana, Wagner formula la sua concezione di "opera d'arte
dell'avvenire: il “Wort-Ton-Drama” cioè l'unione di parola-suono-azione ovvero "opera d'arte
totale". Ma parola-suono-azione non hanno tutte la stessa importanza: vi è il primato del dramma
sulla musica e sulla parola. Il fine di tutto è il dramma=azione scenica che si realizza sotto gli
occhi dello spettatore, musiche e parola non sono altro che i mezzi per realizzarlo.
Questa concezione della superiorità del dramma è simile a quella del suo "rivale" Giuseppe Verdi.
Attenzione comunque a non confondere la concezione wagneriana con l'antica "seconda prattica",
cioè il dominio della parola sulla musica, perché in Wagner tanto la parola quanto la musica sono
sottomesse al dramma cioè all'azione scenica. Tuttavia il dramma è costruito sulla musica. Ecco
infatti la tecnica del Leitmotiv, "motivo conduttore". I leitmotiv sono motivi musicali affidati
all'orchestra, associati ad una situazione, un personaggio, un sentimento eccetera. Man mano che
l'azione si svolge, i motivi ritornano, ne appaiono di nuovi, finché tutta la musica strumentale non è
altro che una fitta rete di leitmotiv, che tengono insieme le azioni del dramma. L'orchestra diventa
quasi un doppio delle voci: tutto ciò che avviene sulla scena può essere rafforzato dall'orchestra con
i leitmotiv. L'orchestra raffigura spesso l'inconscio dei personaggi, per esempio un personaggio
può proclamarsi indifferente nei confronti di un altro, ma l'orchestra può sottolineare un turbamento
amoroso, di conseguenza il pubblico comprende che nel personaggio s'è insinuato il germe
dell'innamoramento. Questa tecnica "giustifica", rende necessaria la presenza strumentale, dandogli
un peso drammatico fondamentale.
Poiché ogni leitmotiv viene eseguito molte volte lungo tutta la partitura, esso deve avere una natura
adattabile a qualsiasi contesto armonico , quindi è necessario che esso non sia collegato ad una sola
tonalità, e possa essere interpretato armonicamente in molti modi diversi. Così Wagner fa un uso
davvero notevole del cromatismo.
4-l'adattabilità dei leitmotiv rende necessario l'abbandono delle forme chiuse poiché queste non
hanno l'elasticità necessaria per tale stile drammaturgico. La forma musicale è il risultato della
connessione dei motivi conduttori, che si incastrano tra di loro in una "melodia infinita" che si
snoda senza interruzioni.
5-stile vocale: il declamato melodico. Poiché tutto deve essere al servizio del dramma, il primo
intento è quello di far capire bene le parole. Wagner si serve quindi della declamato melodico,
simile al recitativo. Sono quasi assenti duetti, tersetti, concertati, nei dialoghi le voci prendono la
parola uno dopo l'altro, senza sovrapporsi in un canto simultaneo.

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6-cosa deve raffigurare il dramma? Secondo Wagner "l'umano" cioè la vera natura umana
spoglia dalle convenzioni storiche. Ecco perché i drammi wagneriane in anno per soggetto i miti:
nella mitologia i caratteri umani sono mostrati nella loro essenza più pura e universale.

Contraddizioni di Wagner
Wagner ricercava la "musica dell'avvenire" ma volge lo sguardo al passato verso gli antichi miti
germanici. I suoi personaggi non hanno un vero carattere personale, la loro psicologia è elementare,
senza sfaccettature psicologiche.
Wagner aveva slanci rivoluzionari, idee e socialiste e anarchiche e contemporaneamente aveva
atteggiamenti reazionari (antisemitismo).
L'esaltazione del mito guerriero germanico fornì una facile approvazione da parte del nazismo.
Ancora oggi le musiche di Wagner sono bandite dallo Stato di Israele perché troppo compromesse
con il regime nazista, anche se Wagner era morto cinquant'anni prima.
I drammi di Wagner sono molto pesanti all'ascolto: durano molto di più rispetto alle altre opere,
mancano di melodie come quelle italiane che richiedono una notevole concentrazione, eppure
ebbero un grandissimo successo in tutta Europa. Il "Parsifal" (il nome vuol dire "puro folle")
diventò quasi un culto dei simbolisti francesi.

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