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IL livello fonosimbolico
Definizioni/preliminari
IL linguaggio musicale è essenzialmente di natura simbolica.
Il concetto di arbitrarietà o di un significato comune per tutti si applica solamente a livello delle
singole note e scompare con la presenza di più aggregati sonori. Tuttavia il linguaggio musicale
presenta dei caratteri affini al linguaggio verbale, come intensità, timbro, durata, ritmo ecc, che
permettono dunque l’applicazione di un significato fonosimbolico. Alcuni dei principali fattori che
determinano una condizione di fonosimbolismo musicale sono: fattori acustici ( grandezza e
piccolezza), fattori articolatori ( ritmo, melodia e dinamica).
Si distinguono tre tipi di fonosimbolismo: l’ecoico, il sinestesico e fisiognomico. o.O
Fonosimbolismo ecoico
Si parla di fonosimbolismo ecoico quando durante una composizione, vengono usate delle proprietà
di tipo acustiche e di tipo articolatorie per esprimere in maniera quanto più fedele possibile
l’oggetto della composizione. Per esempio, in generale, in un composizione vocale, le parti che
tendono di più verso il registro acuto, vengono assegnate a strumenti che naturalmente grazie al loro
timbro sfruttano quel determinato registro ( violini, flauti, chitarre) e viceversa ( bassi, corni).
Andando ad analizzare in maniera più specifica, si nota come oltre all’associazione strumento-
registro, verranno prese in considerazione distinzioni di tipo timbrico tra i vari strumenti usati
all’interno di ogni registro, ad esempio per un suono più nasale ma comunque acuto si userà l’oboe
piuttosto che un flauto ecc.
Fonosimbolismo sinestesico
I suoni possono essere definiti non solo con qualità come altezza e intensità, ma con caratteristiche
che toccano una percezione di tipo sinestesico ( morbido/pesante, opaco/luminoso ecc.).
Nel fonosimbolismo sinestesico si distinguono sei ambiti: le percezioni visive, percezioni tattili,
designazioni spazio/temporali, il movimento e la stasi, le sensazioni termiche, ritmismo e
melodismo.
Le percezioni visive
Nelle percezioni visive ad un suono acuto viene associata un’immagine di un oggetto piccolo, che
diventa più grande quando il suono si protrae verso il registro grave. Analogamente l’immagine
suscitata dallo stimolo sonoro diventa più chiara e limpida con i registri acuti e con maggiore
intensità, e viceversa.
Le percezioni tattili
Nelle percezioni tattili, il suono può essere definito duro, morbido, liscio, rugoso, grazie soprattutto
alle varie articolazioni. I principali suoni che stimolano le percezioni tattili sono di tipo nasale o
timbri di tipo percussivo-esplosivo.
Designazioni spazio-temporali
Il suono può stimolare immagini con caratteristiche di “lontano e vicino” grazie all’intensità, questa
associazione può essere accostata analogamente a sensazioni di intimo/ estraneo, diventando così
uno stimolo di tipo psicologico.
Fonosimbolismo fisiognomico
Quando l’espressività concerne le aree psicologiche.
Libro giannattasio:
concetto di musica in una prospettiva culturale.
Il problema di cui si occupa l’autore all’inizio del primo capitolo è quello di rispondere alla
domanda “ che cosa è la musica”. La prima questione sollevata, è di come nel corso degli anni, la
musica abbia assunto significati diversi, passando da “arte di combinare i suoni in melodia,
armonia, strumentazione ecc” ad “ arte di combinare i suoni in regole ben precise DIVERSE A
SECONDO DEI LUOGHI E DELLE EPOCHE” ( entrambe le definizioni sono prese dal
vocabolario Zingarelli, la prima antecedente al 1967). Gli etnomusicologi affermano che dal
momento che ogni società non è priva di una produzione simbolica attraverso il suono, la musica
può essere considerata come un linguaggio universale che però è soggetta a differenze e ad
influenze tra le varie culture . Secondo alcune ricerche fatte sulle varie musiche delle popolazioni
mondiali, si è notato come queste, talvolta, siano totalmente distanti dal concetto occidentalizzato di
musica. Eppure è nella convinzione di tutti attribuire un unico significato, o il significato della
cultura europea alla parola musica, poiché questa cultura si è diffusa nella maggior parte
dell’Europa e del mondo. Infatti se all’inizio veniva presa come riferimento la scala musicale
“occidentalizzata” considerandola unica e perfetta, ci si è poi accorti grazie alle scoperte di
esploratori e a confronti con società extraeuropee, che in realtà questa affermazione risulta priva di
fondamento a causa delle innumerevoli diversità musicali presenti in tutto il mondo. Questa
diversità è dovuta anche al fatto che nella società occidentale molte regole musicali sono state
tramandate in forma scritta e quindi s coordinate da ben precise regole teoriche, differentemente in
altre società, la tradizione musicale risulta come un atto di pratica ed imitazione tramandato
oralmente. Prima di dare una definizione “larga” del concetto di musica, si devono tenere conto,
dunque, di quali sono i fattori comuni e universali che producono un’ intenzione musicale. Da un
punto di vista generale possono essere definite delle regole di base:
Questo volume viene diviso in due grandi parti: la prima parte ha l’obbiettivo di mostrare
l’influenza che la globalizzazione ha avuto sulla cultura musicale partendo da un quadro generale
europeo e via via confrontandolo con le altre culture. Nella seconda parte invece si parte a ritroso,
cercando di dimostrare come alcune musiche locali, e quindi dei tratti culturali specifici, siano
diventati famosi in tutto il mondo. Il quesito che si pongono nattiez-molino è quello di cercare, al di
la delle differenze culturali, dei tratti universali che indentifichino “la” musica, inquadrando un
momento storico in ui la società non assume dei tratti universali ma tiene appunto conto della
presenza di ogni cultura. Pertanto risulta difficile inquadrare in questo senso il quesito posto
all’inizio, in quanto il pensiero i valori e le pratiche trovano fondamento nella specificità di
quest’ultima e non in principi universali. Nella comparazione tra musica occidentale ed
extraeuropea, ci si è resi subito conto che la prima, considerata da sempre come musica universale,
in realtà non è altro che un sistema fra tanti. Gli etnomusicologi, però, hanno sempre cercato di
evitare di comparare la musica occidentale con quella di altre culture e di cercare dei caratteri
universali tra le due. I motivi sono svariati ma nattiez ne hanno individuato nella letteratura
etnomusicologica, sei. I primi due motivi sono che nella maggior parte delle culture non è presente
una parola che noi intendiamo come musica (quindi occidentalizzata), e ovviamente non si
conoscono il numero esatto di culture presenti nel mondo e ancor meno il numero di lingue
realtmente parlate che viene stimato tra le sei e le otto mila. Nessuna cultura può essere presa come
esempio di tipo universale, perché si può sempre trovare un cadidato migliore, inoltre l’universalità
di una cultura ci dice poco sulla sua specificità. Infine gli ultimi due motivi che contrastano la
ricerca di Nattiez-Molino fanno riferimento al fatto che la musica non può essere separata dal
contesto e quindi dalla cultura in cui è nata, e a causa della sua unicità deve essere analizzata
singolarmente.
Partendo dal primo punto, Nattiez-Molino concordano sul fatto che come non esiste una parola
universale, adatta a tradurre il concetto di musica, allo stesso modo non ne esistono per tradurre i
concetti di letteratura, diritto o economia. Il nostro concetto di musica, è il frutto di una società che
ha organizzato scientificamente le teorie del suono, e pur essendo diversa dalle altre culture, deve
servire come modello di paragone, utile a trovare dei caratteri comuni con le società extraeuropee.
Risulta vero che non si conoscono tutte le musiche presenti nel mondo, ma è altrettanto impossibile
fare un paragone con una conoscenza così ampia, poiché le musiche sono in continua evoluzione.
Il concetto dell’universalità risulta, secondo nattiez, non un ostacolo bensì una condizione
necessaria per lo sviluppo musicale e non è estraneo dalla specificità, come dichiarato dagli
etnomusicologi, in quanto l’una comprende l’altra. La musica come il linguaggio può essere
studiate nelle sue strutture interne per comprenderne meglio i significati utilizzati, e questo studio
può avvenire anche se queste regole musicali vengono decontestualizzati dalla cultura in cui sono
immersi. Ritornando al concetto di fondo su cui si basa questo volume, esiste un argomento molto
forte a favore di valori musicali universali. Questo non significa che un musicista occidentale possa
cogliere da una melodia estranea alla sua dei caratteri comuni, in quanto il messaggio percepito
risulta essere diverso. Ma la ricerca di valori universali non risulta impossibile poiché è già stato
spèrimentato in altri ambiti, dal linguistico allo scientifico, Risulta difficile tale ricerca in campo
musicale poiché ci si trova ancorati ai preconcetti imposti dagli etnomusicologi che non fanno
avviare e progredire la ricerca in questo campo.
Musica e Significato - J.J. Nattiez
Semiologia comparata della musica, del linguaggio e della letteratura
Secondo i linguisti, il linguaggio è un fenomeno con una duplice articolazione:
1. Articolazione costituita di unità dotate di significati: termine “tavolo”= mobile, “topo”=
animale, “rabbia”= sentimento
2. Articolazione caratterizzata dai fonemi, grazie ai quali si distinguono due parole simili ma
diverse: vita e via, pèsca e pésca….