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SNN mortis causa

Lez. 1

25705/2022 - parte tre

La regola è, se delibero obbligazioni convertibili delibero un aumento a servizio. Ovviamente


Ci sono delle eccezioni, mettete caso che io ho già delle azioni proprio in portafoglio, 20.000 euro di azioni
proprie in portafoglio, e voglio emettere un prestito obbligazionale convertibile che sulla base del rapporto
di cambio numerico di valore darà vita, qualora tutti gli obbligazionisti convertibili convertissero, darà
diritto all’attribuzione di 20.000 euro di azioni, della società. E allora non devo aumentare il capitale, perché
tanto quei 20.000 euro di azioni ce li ho già, c’ho delle azioni proprie in portafoglio, utilizzo quello. Quindi
questo vi dimostra che, la regola è che se delibero un aumento, un’emissione di obbligazioni convertibili in
azioni, la regola è l’aumento del capitale a servizio. Ma questo aumento di capitale a servizio potrebbe non
essere necessario, cosi come non è necessario se c’è procedimento indiretto di emissione: se io alfa spa,
emetto obbligazioni convertibili non della alfa spa ma della beta spa, la alfa spa non farà un aumento di
capitale perché non sono azioni della alfa spa, saranno azioni della beta spa. E allora potrebbe essere che la
alfa spa le azioni della beta spa, come spesso accade, già ce le ha, e quindi per la beta spa è del tutto
indifferente quest’operazione, perché se dovessero convertire gli obbligazionisti, io c’ho già le azioni della
beta spa e le darò agli obbligazionisti, che hanno convertito. Ben potrebbe essere invece che la alfa società
emittente del prestito obbligazionale convertibile, non ce le ha le azioni della società in cui devono essere
convertite le obbligazioni e allora si deve metter d’accordo con quella società con la beta spa, e deve dire
“guarda che alla scadenza ci potrebbero essere 100.000 obbligazioni da convertire in 50.000 tue azioni
quindi tu devi necessariamente deliberare un aumento di capitale a servizio della mia emissione”, poi
perché lo fanno, come lo fanno, ci saranno dei rapporti interni con la società emittente e società
deliberante l’aumento (diciamo cosi), e queste saranno accordo contrattuale che prevederà degli obblighi
reciproci, diritti reciproci e cosi via dicendo.
Quindi regola, aumento del capitale a servizio, eccezioni sia nell’ipotesi di conversione in azioni proprie sia
dell’ipotesi di conversione con un procedimento indiretto, quindi conversione in azioni di un’altra società.
Quali sono le caratteristiche della conversione? Abbiamo della conversione, equivale alla sottoscrizione
dell’aumento del capitale, nel momento in cui converto sto trasformando il mutuo in partecipazione
societaria, sto quindi sottoscrivendo l’aumento di capitale a servizio e deciderò i titoli azionari sulla base del
rapporto di cambio. Come, quando, perché devo convertire, lo stabilisce la delibera di emissione del
prestito, il regolamento del prestito; è vero che il legislatore prevede delle clausole di default ma nessuna
società rimetterà la regolamentazione del prestito a quelle che sono le clausole di default del legislatore. Ci
sarà un regolamento del prestito e nel regolamento del prestito sarà anche detto come, quando e chi potrà
convertire, quindi delle scadenze temporali, degli obblighi a carico dell’organo amministrativo della società
emittente e cosi via dicendo. Quindi, attenzione: è sempre il regolamento del prestito che stabilisce le
modalità della conversione al pari delle modalità della regolamentazione dell’intero prestito.
Ora, ragazzi, viene la parte più complicata. L’obbligazionista convertibile è obbligazionista, quindi creditore,
finché non converte, se scade il termine e non ha convertito rimane creditore e deve avere la restituzione
del valore nominale delle obbligazioni, lì dove invece converta diventa socio, ha diritto alla attribuzione
delle azioni. Attenzione: ma che differenza c’è nei confronti del mercato tra obbligazione semplice e
obbligazione convertibile? C’è una differenza fondamentale, sono due strumenti finanziari differenti.
Nell’uno, il sottoscrittore prende d’esame che ne so il periodo di durata del rendimento, il tasso di
rendimento, eventuali altri (diciamo così) vantaggi, altri diritti o facoltà che derivano dalla sottoscrizione
dell’obbligazione. Al pari delle obbligazioni ordinarie, anche nelle obbligazioni convertibili accade ciò, ma
attenzione, il sottoscrittore farà attenzione e quindi valuterà anche la possibilità di convertire quindi è
evidente che il rapporto di cambio è fondamentale perché io che sono l’investitore e che inizialmente ti do
il capitale di credito, ho preso in considerazione quale sarebbe nell’ipotesi di conversione la mia
partecipazione sociale e quindi anche il mio peso in società in assemblea, rispetto al patrimonio e cosi via.
Ne consegue che se medio tempore, cioè nelle more della conversione, cambia qualche cosa, e quel
qualcosa che cambia incide anche sul mio diritto potenziale, perché se io ho sottoscritto un aumento di
capitale, scusate, ho sottoscritto delle obbligazioni convertibili, sulla base del cui rapporto di cambio io
subentro in una società che ha un c.s. di 100.000 di due socie al 50 %, subentro con l’attribuzione di azioni
per 50.000 euro, io ho già preso in considerazione che entrerò in una compagine sociale paritaria, avrò lo
stesso peso degli altri soci, la stessa porzione di capitale degli altri soci. Se nelle more della conversione, si
riduce il c.s., si aumenta il c.s. io andrò ad entrare in una società in cui o avrò meno peso o avrò più peso,
ma sicuramente in una società la cui conformazione della compagine sociale è diversa da quella che avevo
preso in considerazione. È per questo che il legislatore pone degli strumenti a tutela del prestito
obbligazionario convertibile, tutela che normalmente è a favore degli obbligazionisti convertibili ma che
potrebbe essere anche a favore degli altri soci, a seconda del tipo di operazione che si viene a determinare.
Partiamo dalla più semplice: l’aumento a titolo oneroso.
È evidente che, se nell’esempio che ho fatto io, due soci originari che avevano 50.000 e 50.000 fanno
aumento di capitale da 100.000 a 200.000 e versano 50.000 euro ciascuno, quando l’obbligazionista
converte doveva essere socio di 50.000 su 150.000 (1/3) diventa socio di 50.000 su 250.000 quindi non più
un terzo ma 1/5, riduce la sua partecipazione e il suo peso in assemblea. Questo è illegittimo. Proprio per
questo il legislatore dice, nel 2441 che è la norma fondamentale del diritto di opzione, che se vi sono
obbligazioni convertibili il diritto di opzione dell’aumento di capitale a titolo oneroso spetta anche agli
obbligazionisti convertibili in concorso con i soci sulla base del rapporto di cambio. Nell’esempio che ho
fatto io, se c’è l’aumento di capitale, il diritto di opzione di quell’aumento di capitale spetta in generale ai
soci in proporzione alla partecipazione e spetterà sulla base del rapporto di cambio che io ho posto nel mio
esempio paritario, anche proporzionalmente agli obbligazionisti convertibili. Se io ho aumento di capitale
per 100.000 euro io quei 1000.000 euro dovranno essere suddivisi 1/3, 1/3, 1/3. In questo modo.,
attribuendo il diritto di opzione in sede di aumento oneroso, anche agli obbligazionisti convertibili, in re ipsa
il legislatore ha tutelato gli obbligazionisti convertibili, perché possono esercitare il diritto di opzione e
mantenere quindi intonso la proporzionalità, se non optano se non esercitano il diritto di opzione allora
l’avranno fatto scientemente. Attenzione, esercitano il diritto di opzione in quanto obbligazionisti
convertibili, ci potrebbe essere addirittura l’ipotesi in cui esercitano il diritto di opzione per l’aumento di
capitale quindi diventando soci, e poi non esercitano il diritto alla conversione, e quindi si vedranno
restituiti gli importi versati all’epoca della sottoscrizione delle obbligazioni perché non c’è una correlazione
stringente tra i due diritti. Una cosa è il diritto di opzione dell’obbligazionista convertibile in sede di
aumento oneroso del capitale sociale, una cosa è il diritto alla conversione. In entrambi i casi, sono due
diritti separati, che possono o non possono essere esercitati.
Quando poi andremo a parlare in maniera un po’ più specifica del 2441 e del diritto di opzione sappiate che
sebbene ci sia qualche dubbio in dottrina, sin ritiene in genere che anche il diritto di opzione spettante
all’obbligazionista convertibile possa essere oggetto di esclusione o di limitazione nei limiti del 2441 che
andremo a studiare. È molto più complicato attenzione, queste sappiate che tutti gli anni faccio un’ipotesi
di aumento gratuito in presenza di oc, di queste obbligazioni convertibile, e lo faccio ormai da quasi
vent’anni e anche i ragazzi che studiano da otto nove anni me lo sbagliano, è abbastanza complicato. Non
mi aspetto che comprendiate subito. Avremo modo poi di discuterne perché io poi faccio sempre una
lezione di approfondimento il secondo anno, di discuterne, di darvi alla mano proprio delle clausole che vi
faranno capire le differenze e i vantaggi/svantaggi di una tecnica oppure un’altra. Per il momento dovete
capire che anche l’aumento gratuito comporta una sperequazione nei confronti degli obbligazionisti perché
nel caso che io vi ho fatto prima, quindi capitale 100 due soci 50.000 e prestito obbligazionario con un
rapporto di cambio per 50.000, se io prendo le riserve e le porto a capitale, anche in quel caso se lasciamo
le cose cosi l’obbligazionista avrà diritto a 50.000 e si troverà in una società con 250.000 euro di capitale e
non con 150.000, quindi la sua proporzionalità scende da 1/3 al 20%. Né più né meno come per l’aumento
oneroso. Solo che nell’aumento gratuito vedremo non c’è il diritto di opzione. Il legislatore quindi non può
dire tu devi esercitare il diritto a prenderti una quota pagando, perché quello è l’aumento oneroso. Qua è
un aumento gratuito. L’aumento gratuito è self executing, si esegue da solo, è una mera operazione
contabile. Se io i soldi dalle riserve si mettono a capitale. E allora cosa succede? Come fa il legislatore a
tutelare l’obbligazionista convertibile? Modificando il rapporto di cambio.
Il 2420 bis dice che nei casi di aumento di capitale mediante imputazione di riserve, il rapporto di cambio è
modificato in proporzione alla misura dell’aumento. Che cosa vuol dire. Che se io ho portato 50.000 euro di
riserve a capitale proporzionalmente io ho diritto ad una modifica del rapporto di cambio tale che ho diritto
anch’io a 50.000 euro in più di azioni. La modifica del rapporto di cambio è lo strumento perequativo
stabilito dal legislatore, modificando il rapporto di cambio in proporzione all’aumento gratuito la posizione
di socio potenziale obbligazionista convertibile, rimane tutelata. Vedete che l’articolo dice è modificato il
rapporto di cambio, che cosa vuol dire che il rapporto di cambio non è che può essere modificato
volontariamente. Il rapporto di cambio più che modificarsi si adegua, la modifica è automatica perché è una
modifica che deve necessariamente tener conto dell’aumento gratuito e il rapporto di cambio si modifica
automaticamente tenendo conto di quella proporzionalità dell’aumento gratuito. Per questo più che una
modifica è proprio un adeguamento. Naturalmente che cosa accade, tenete presente che noi stiamo
parlando di prestito obbligazionario convertibile, e quindi a monte rispetto al rapporto di cambio prevede
delle azioni che devono essere attribuite, sulla base di una delibera di aumento di capitale a servizio.
Mentre per l’aumento a titolo oneroso il problema non me lo sono posto, perché abbiamo detto che sono
due diritti completamente scollegati, se aumento a titolo oneroso il capitale l’obbligazionista convertibile
c’ha il diritto di opzione, esercita il diritto di opzione, fa il conferimento, diventa socio, la delibera di
aumento di capitale rimane sempre la stessa. L’emissione di prestito obbligazionario convertibile rimane
sempre lo stesso. Il rapporto di cambio rimane sempre lo stesso, perché questo aumento di capitale non è
andato ad incidere sul rapporto di cambio in quanto è stato dato già il diritto di opzione all’obbligazionista.
Lo esercita, bene; non lo esercita, cavolacci suoi. Nel caso dell’aumento gratuito no.
Nel caso dell’aumento gratuito, siccome si modifica automaticamente il rapporto di cambio, e si modifica, si
ritiene pressocché pacificamente, favorevolmente all’obbligazionista convertibile in modo da adeguare la
sua partecipazione sociale a quella aumentata a seguito di aumento gratuito, è evidente che bisognerà dare
all’obbligazionista convertibile in sede di conversione o più azioni, o azioni con valore nominale superiore.
Ne consegue che quel rapporto di cambio, aumentando a favore dell’obbligazionista convertibile,
determina e deve determinare anche una modifica dell’aumento di capitale a servizio, perché siccome
abbiamo aumentato gratuitamente il capitale portando riserve a capitale, dovrò aumentare
simmetricamente la partecipazione che spetterebbe all’obbligazionista in sede di conversione, e vuol dire
che io devo avere più capitale perché gli devo dare più azioni. Quando modifico, quindi, l’aumento, il
rapporto di cambio devo modificare conseguentemente anche l’aumento a servizio che si accresce. Come
faccio quindi io, a seguito dell’aumento gratuito, a garantire l’obbligazionista, modificando il rapporto di
cambio e aumentando il capitale, l’aumento di capitale a servizio? Due tecniche.
Complicato, me ne rendo conto…tanto poi ne riparliamo, non vi preoccupate, è normale che sia così, si
continuano a dire anche dopo tre anni, noi andiamo avanti incominciamo a capire un po’ alla volta, magari
siamo fortunati e qualcuno di voi capisce tutto, ma che ci sia qualcuno che non capisca nulla o che capisca
poco, è certo. Ci torneremo, faremo una lezione unica con clausole alla mano e con penna e foglio per farvi
fare i calcoli, vi dirò mettendo delle cifre cosa è giusto e cosa è sbagliato quindi…state tranquilli.
Le due tecniche sono: doppio aumento, e aumento in parte accantonato.
Doppio aumento.
I soci vogliono, nel mio esempio, abbiamo detto capitale 100.000 euro, due soci al 50%, e abbiamo una
delibera di aumento di capitale per 50.000 euro, quindi in sede di conversione il terzo, quello che diventerà
socio sarà il terzo socio con 50.000 euro su 150.000 (1/3 per ciascuno), i soci attuali (non quello potenziale
obbligazionista che per il momento non ha voce in capitolo) vogliono aumentare gratuitamente il capitale
portandolo a 200.000 euro. Se facessero soltanto l’aumento di capitale, andremo a pregiudicare gli
interessi dell’obbligazionista convertibile che si troverebbe sulla base di un rapporto di cambio già
prefissato, socio per 50.000 in una società con capitale di 250.000. L’abbiamo già detto. Allora cosa dice il
legislatore? È modificato, cioè si adegua, è automatica la modifica del rapporto di cambio. Poi naturalmente
nella clausola che riporterete vi farò vedere tutto. Ed è modificato in modo tale da far si che siccome gli altri
hanno avuto 50.000 euro ciascuno anche lui deve avere 50.000 euro. Quindi non avrà più i 50.000 originari
ma avrà 50 + 50 in modo tale che se converte, prima era socio di 50 su 150, dopo sarà socio di 100 su 300.
Non sarà cambiato nulla. Il rapporto di cambio sarà adeguato a questa situazione, il problema è che devo
prendere 50.000 euro di azioni in più e non ce le ho, da dove le prendo? La tecnica del doppio aumento
dice: lì dove il prezzo versato dall’obbligazionista in sede di sottoscrizione delle obbligazioni è tale che sulla
base del rapporto di cambio si venga a creare un plusvalore, un sovrapprezzo, io utilizzerò quel
sovrapprezzo appostandolo in una apposita riserva, per poter coprire poi l’aumento del capitale a servizio
della maggiorazione dovuta alla modifica del rapporto di cambio. Quindi che cosa faccio? I due soci originari
vogliono aumentare il capitale di 100.00? e io lo aumento di 100.000 e gli do le azioni per 100.000, il
capitale passa da 100.000 a 200.000 immediatamente deliberato e integralmente eseguito perché aumento
gratuito. Loro si prendono quello che devono avere. In questo caso il rapporto di cambio si modifica
automaticamente perché abbiamo detto è un adeguamento, si modifica quindi il rapporto di cambio. A
questo punto che cosa faccio. Prevedo che quello che sarà il sovrapprezzo azioni in sede di conversione,
perché abbiamo detto il rapporto di cambio in questo caso è tale che nel momento in cui vado a convertire
e mi danno le azioni, io avrò determinato un surplus, un sovrapprezzo, rispetto al valore nominale delle
obbligazioni, quel sovrapprezzo lo metto in bilancio e lo faccio diventare una riserva da conversione, sarà
una riserva (?) cosicché se gli obbligazionisti convertono, prendo quei soldi e copro la differenza diciamo tra
il primo aumento di capitale deliberato a servizio e la maggiorazione nel secondo. Lì dove non convertono,
quella riserva da conversione ritorna riserva disponibile. Quando convertiranno, a quel punto farò una
seconda delibera di aumento di capitale: da 200 a 300, quindi aumentando l’aumento a servizio da 50 a
100, e utilizzerò la riserva da conversione. Se converto. Se non converto, no. Questa è la prima tecnica, a
mio parere anche abbastanza comprensibile e intuitiva. La seconda tecnica è un po’ più complicata, è quella
dell’aumento in parte accantonato.
Che cosa significa aumento in parte accantonato?
Nell’esempio che io voglio fare, modifico un attimo le cifre senno non ci troviamo, tizio e caio che sono i
soci originari che hanno 100.000 euro, 50 per ciascuno, vogliono aumentare il capitale di 150.000 euro,
quindi loro vorrebbero 75.000 euro ciascuno. Non posso fare il doppio aumento, perché il rapporto di
cambio obbligazione-azione non è tale da consentirmi il sovrapprezzo. Quindi che cosa posso fare? Visto
che dovrò sempre e comunque garantire la copertura del capitale sociale? Mi prendo una parte delle
riserve che devo portare a capitale e le destino agli obbligazionisti convertibili quindi nell’esempio che ho
fatto, tenendo presente che il rapporto di cambio comunque si modifica automaticamente e si adegua, io
devo fare in modo che non ci sia una sperequazione con gli obbligazionisti convertibili, anziché dare
150.000 euro, aumentare il capitale e dare 150.000 euro ai soci, io aumento comunque di 150.000 euro ma
sulla base del rapporto di cambio modificato, darò ai soci solo la parte che gli spetta, nel caso di specie
100.000 euro, e 50.000 euro, che sono quelli che spetterebbero all’obbligazionista convertibile in caso di
aumento, la accantono attraverso l’accantonamento della relativa riserva. Io per portare 150.000 euro a
capitale devo avere 150.000 euro di riserva, di questo 150.000 di riserva 100.000 le utilizzo subito per
emettere le azioni a favore dei soci che si prenderanno i loro 100.000, le altre 50.000 euro di riserve le
metto da parte, le accantono, diventerà una riserva targata??, riserva per la conversione, me le metto da
parte, cosi come ho messo da parte i soldi degli obbligazionisti quando hanno sottoscritto, e li utilizzerò solo
e soltanto qualora convertano. A quel punto, quell’aumento di capitale per 150.000, sarà eseguito per
intero. In caso contrario, in realtà quella riserva da conversione anche in questo caso ritorna disponibile.
Quelli di voi che hanno compreso sufficientemente, va bene; quelli che non hanno compreso, lo
ripeteremo; quelli che hanno compreso tutto, non so quanti forse pochi, ma quelli che hanno compreso
tutto, si renderanno anche conto se lo vogliono andare a scrivere che la seconda tecnica che noi definiamo
(e cosi anche nel testo) e definiscono tutti, la più semplice, in realtà potrebbe creare una serie di problemi
giuridici e pratici di cui però prenderemo atto non quest’anno, ma l’anno prossimo quando faremo una
intera settimana con delle lezioni specifiche dedicato all’aumento gratuito in presenza di prestito
obbligazionario convertibile. Questi sono aumento oneroso e aumento gratuito.
Per la riduzione per perdite, è evidente che si tratta di una riduzione nominale quindi anche in questo caso
è il rapporto di cambio che si modifica proporzionalmente ala riduzione e quindi niente si può fare in
questo caso se si subisce un danno, lo subiscono gli obbligazionisti alla pari di come lo subiscono
ovviamente i soci, quindi questa modifica sfavorevole del rapporto di cambio corrispondente alla perdita
che hanno subito gli azionisti ne più e ne meno, anche se qui una parte della dottrina ritiene che in questa
modifica del rapporto di cambio prevista dal legislatore debba essere addirittura una modifica favorevole
perché sarebbe giusto secondo questa tesi, ma è una tesi minoritaria, che gli obbligazionisti in quanto soci
potenziali subiscano un pregiudizio sulla base di un’attività che loro non hanno potuto dominare, che non
hanno contribuito ad eseguire, e quindi una sorta di pregiudizio ingiusto per il socio futuro e giusto per il
socio presente, ma voi sapete che più volte abbiamo parlato del principio di parità di trattamento tra soci,
presenti e futuri, ne consegue che la maggior parte della dottrina ritiene che in questo caso il rapporto di
cambio si modifichi automaticamente ma in senso sfavorevole agli obbligazionisti. Mentre nel caso di, e
questo vale anche nel caso ovviamente di azzeramento del capitale e qui l’unico problema e che se io
azzero il capitale, azzero anche il rapporto di cambio, e quindi ci si chiede che cosa accade agli
obbligazionisti convertibili, checché ne dica parte della dottrina ci sono tre tesi, la tesi dominante (sto
andando un po’ più veloce perché altrimenti non abbiamo il tempo per fare il caso), la tesi dominante è che
si azzera diritto di conversione, gli obbligazionisti convertibili diventano obbligazionisti semplici ma avranno
sempre e comunque un diritto di opzione per la ricostituzione del capitale, diritto di opzione da calcolarsi
sulla base del vecchio rapporto di cambio che in questo caso si dice abbia una sorta di reviviscenza.
Nel caso invece di riduzione reale, abbiamo il 2445 sappiamo c’è il diritto di opporsi, che quindi gli
obbligazionisti convertibili hanno il diritto di opporsi in quanto creditori, in caso contrario finche non sono
scaduti i termini per la conversione, la società non può deliberare la riduzione volontaria perché è evidente
che la riduzione volontaria vada in danno degli obbligazionisti convertibili, salvo che a questi non sia stata
data la possibilità di convertire anticipatamente, che cosa significa? Il diritto di anticipata conversione
consente all’obbligazionista convertibile, pima che si deliberi la riduzione reale, di partecipare perché è
diventato socio, e di votare contro o votare a favore, ma in ogni caso di avere in sede di riduzione
volontaria, in quanto socio, il rimborso del capotale del valore nominale. Parificandosi quindi anche a tutti
gli altri soci. Quindi conversione anticipata, importantissima questa conversione anticipata, è una facoltà,
vuol dire che se convertono anticipatamente hanno la possibilità di agire come soci e se non convertono
dovranno subire quelli che sono gli effetti della riduzione reale e in maniera a questo punto consapevole
perché non hanno esercitato quello che era il diritto alla conversione anticipata che il legislatore gli riserva.
Cosa accade se non convertono? Si ritiene pacificamente che diventino obbligazionisti semplici, ordinari
cioè perdano il diritto alla conversione. A differenza di quello che, invece, il legislatore prevede invece per la
fusione, in cui si dice espressamente che in caso di mancata conversione anticipata, agli obbligazionisti
vengono garantiti i diritti equivalenti, ove per diritto equivalente si intende il diritto alla conversione, quindi
si ritiene che in caso di fusione gli obbligazionisti non diventano obbligazionisti semplici ma rimangono
obbligazionisti convertibili. Attenzione, la possibilità di convertire anticipatamente, si ha anche nell’ipotesi
in cui la società emittente vada a modificare le norme riguardanti la ripartizione degli utili perché in questo
caso si va ad incidere sui diritti del singolo obbligazionista convertibile. Per norme di ripartizione si
intendono non soltanto le norme statutarie e ma anche, per esempio, l’emissione di azione, una categoria
speciale di azione privilegiata degli utili. Per le altre operazioni straordinarie, per la trasformazione si ripete
ovviamente quello che abbiamo detto per le obbligazioni semplici e cioè se si trasforma in una società che
non può detenere obbligazioni, ovviamente si avrà o la novazione in mutuo ordinario, o l’estinzione
anticipata con restituzione.
Anche per la fusione e la scissione è previsto il 2503 e quindi il diritto all’opposizione, gli obbligazionisti
convertibili al pari degli obbligazionisti ordinari sono creditori e quindi possono opporsi, in caso contrario se
non si oppongono, è data come per la riduzione volontaria la facoltà di esercitare anticipatamente il diritto
alla conversione così partecipando fattivamente alle operazioni straordinarie. In questo caso attenzione,
quelli che convertono diventano soci e partecipano alla delibera di scissione, o di fusione, quelli che non
convertono, se non convertono la società ovviamente potrà deliberare la fusione e la scissione, in questo
caso siccome la norma, come vi ho anticipato dice che agli obbligazionisti che non convertono devono
essere garantiti diritti equivalenti, si ritiene che gli obbligazionisti convertibili in questo caso anche se non
convertono non perdono il diritto alla conversione e rimangono obbligazionisti convertibili. Anche in
costanza di fusione, quindi, o di scissione. Anche in questo caso voi dovete fare la differenza come abbiamo
fatto velocemente prima, a seconda che la fusione sia una fusione per incorporazione e l’emittente sia
l’incorporata o l’incorporante, ovvero a seconda che nella scissione la scissia venga meno o persista e cosi
via dicendo. La cosa interessante in sede di fusione e scissione, è che vedremo anche la fusione e la
scissione hanno un rapporto di cambio, perché in sede di fusione e scissione si determina un rapporto di
cambio per stabilire le azioni di una società che devono essere attribuite ai soci dell’altra, sulla base di quale
rapporto numerico di valore debbano esser (non si capisce). Quindi quando c’è una fusione che tra una
società e un’altra, e una di queste abbia anche un prestito obbligazionario convertibile emesso, e allora il
rapporto di cambio della fusione deve tener conto anche del rapporto di cambio del prestito
obbligazionario convertibile; in questo caso si ritiene che si tratti di doppio rapporto di cambio, quindi che
debba tener conto non soltanto degli interessi dei soci partecipanti alle operazioni di fusione e scissione ma
anche degli interessi degli obbligazionisti convertibili che dalla fusione o scissione possono subire dei
pregiudizi.
Null’altro c’è da dire per quanto riguarda le obbligazioni convertibili. Vi prego di ripetere con calma quello
che abbiamo detto di cercare di comprendere quanto più possibile quello che abbiamo detto. Tenete
presente che la prossima settimana è di ferie, di pausa quindi potrete e potreste utilizzare la prossima
settimana per andare a meglio ripetere quelli che sono gli argomenti un po’ più ostici, tra questi le
obbligazioni convertibili, oltre che magari ripetere o anticiparsi quelle che sono le operazioni sul capitale,
che andremo a breve a trattare.
C’è rimasto un po’ di tempo, no in realtà ma ce lo pigliamo, per vedere quali potevano essere le soluzioni
della traccia. Vediamo
Tizio, Presidente del consiglio di amministrazione della Alfa Spa con sede in Roma e capitale 100.000, ha
convocato per oggi, e quindi vi ho già detto quando abbiamo corretto l’altro caso che dovevate dare per
presupposto una clausola statutaria che prevedesse il potere di convocazione anche in capo al singolo
membro del cda, ve l’ho rimesso e mi aspetto che ovviamente nei vostri elaborati ci sia. Abbiamo detto
quindi che tizio ha convocato per oggi presso la sede legale, nel presupposto che la sede essendo a Roma, il
notaio sia di Roma e non ci sia problema per la convocazione all’interno del comune, mediante
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale la scorsa settimana; la traccia vi sta dicendo che la convocazione è
fatta la scorsa settimana sulla G.U., ma noi sappiamo che per le spa la pubblicazione deve essere fatta
almeno 15 giorni prima della data dell’adunanza, dell’assemblea, quindi questa è irregolare, ed è irregolare
anche la convocazione. Ne consegue che l’assemblea non si può tenere sulla base della convocazione
irregolare: quindi l’unico modo per poter tenere questa assemblea sarà quello di verificare se ci sono gli
estremi per la totalitaria, e adesso andremo a vedere strada facendo. Quindi o c’è la totalitaria o non si può
celebrare l’assemblea.
Naturalmente la totalitaria ci sarà, altrimenti vi sareste dovuti alzare e andare via. Adesso vediamo.
In primo luogo, sin intende ridurre il capitale a seguito del recesso di mevio, socio paritario insieme a tizio
caio e sempronio, quindi tizio caio sempronio e mevio avevano 25.000 euro ciascuno, mevio ha effettuato il
recesso, c’è già stato e lo dobbiamo dare per scontato lo dice la traccia, dobbiamo soltanto ridurre il
capitale a seguito del recesso di questo socio. Il recesso è di un’importanza fondamentale, lo tratteremo
venerdì. Qui semplicemente dobbiamo dire soltanto che, dato che per presupposto che mevio abbia gia
esercitato il suo recesso, dobbiamo fare una riduzione del capitale, vedremo, che nel caso di specie la
riduzione del capitale per recesso si intende una riduzione non nominale e pertanto con applicazione 2445
ad effetti differiti del termine previsto per l’opposizione dei creditori, quindi sempre che non ci sia
l’opposizione dei creditori. Come scriverlo, poi lo vedremo giovedì mattina.
Tizio rende noto all’assemblea che la società al momento non ha riserve patrimoniale, fatta eccezione della
riserva legale di 25.000 euro, quindi abbiamo solo la riserva legale, pertanto al fine di raccogliere capitale
fresco propone di deliberare l’emissione di prestito obbligazionario per 300.000 euro. E non lo posso fare il
prestito per 300.000 euro, perché già così non ho il limite del 2412 perché c’ho il capitale di 100, 25 di
riserva legale, per due 125 sarebbe 250. Non vi nascondo che qui però, visto che voi fate la riduzione di
capitale per recesso di mevio e quindi riducete il capitale da 100.000 a 75.000, è vero che quella riduzione
non è immediatamente efficace perché c’è il termine per l’opposizione dei creditori, ma è anche vero che lì
dove non ci dovesse questa opposizione, il capitale sarà fissato in 75.000 e oggi tener conto dei 25 di mevio
significherebbe, nel caso in cui non ci fosse opposizione ,poi dover necessariamente andare ad agire sul
prestito obbligazionario per violazione del 2412 quindi sicuramente opportuno tener conto di questa
riduzione e quindi calcolare ai fini del 2412, 75.000 di capitale e 25.000 di riserva legale. E quindi emettere il
prestito obbligazionario semplice non per 300.000. poi naturalmente giovedi mattina che varemo più
tempo parleremo anche dell’eventualità di adottare una soluzione differente.
Saggio di interesse all’1%, e che dubbio c’è, capitale rivalutabile rispetto al rapporto di cambio euro/dollaro
statunitense, quindi è proprio l’ipotesi della obbligazione indicizzata non soltanto dell’interesse ma anche
del capitale anzi in questo caso soltanto del capitale. Abbiamo visto prima che a seconda della diversa tesi a
cui aderite, potete decidere di farlo o di non farlo, la tesi che sembrerebbe predominante da la possibilità di
indicizzare anche il capitale quindi avreste potuto tranquillamente farlo.
L’emissione di un prestito obbligazionario convertibile ad un prezzo pari a 50 % valore nominale, il prestito
obbligazionario convertibile è di 200.000 voi non sapete il rapporto di cambio, non sapete quale sarà l’
importo delle azioni che saranno attribuite in sede di conversione quindi dovete fare una delibera di
aumento di capitale, a quel punto a meno che non presupponiate un rapporto di cambio numero 1 a 1
numerico e di valore, senza inserirei il valore del capitale sociale deliberato, del caso in cui abbiate
presupposto ma io dico sempre di non dare per presupposti dati che la traccia non vi da, se non è
strettamente necessario, abbiate presupposto un rapporto di cambio 1 a 1 ovviamente la delibera di
aumento di capitale a servizio dell’emissione del prestito obbligazionario convertibile sarà e sarebbe stata
di 200.000. Si tratta di un aumento, di un prestito obbligazionario convertibile con disaggio e quindi a
questo punto o la tesi di Giannelli, valore 200.000 non posso emettere azioni per un valore superiore a
100.000 quindi l’aumento a servizio non può superare i 100.000, oppure do per scontato che ci siano delle
riserve e il disaggio lo copro con riserve, qui riserve non ce ne ho lo dice la traccia quindi posso soltanto
aderire a Milano e dire che siccome il credito da rimborso per gli obbligazionisti è di 200.000, il rapporto di
cambio dovrà essere tale che non dovrò emettere azioni per un valore nominale superiore a valore
200.000. Prestito obbligazionario indiretto, giusto per farvi capire come si fa a deliberare un prestito
obbligazionario con procedimento indiretto, ma nulla quaestio.
Si intende altresì prevedere un consiglio di amministrazione composto da un numero di membri variabile
da 1 a 5, qui vi avrei chiesto lo avete fatto? E voi mi avreste dovuto rispondere si, no. No, non si può fare.
Non esiste un cda che possa essere da 1 a 5 membri, ma ameno da 2 a 5 membri perché un organo
collegiale non può essere da un solo membro quindi monocratico. E non mi potete dire che si tratta di
amministratore unico perché questo non è quello che chiede la traccia, quindi avreste dovuto fare la
richiesta in subordine, 2 membri con voto determinante del presidente questo non si può fare, perché il
casting vote nel caso di collegio sindacale a due membri è illegittimo quindi nessuna delle due richieste
della traccia poteva essere soddisfatta. A questo punto avreste potuto fare più o meno quello che volevate
sulla base di una presunta volontà alternativa della traccia, dele parti.
Ancora, si vorrebbe espungere dal vigente statuto sociale la clausola compromissoria, ma sempronio ha già
preannunciato che intende votare contro. Norma che dice che ci vogliono almeno i 2/3 del capitale, e allora
qui se date per presupposto che non c’è più la quota di mevio perché è receduto ed e stato ridotto il
capitale, il capitale sarà soltanto di tizio caio sempronio, 75.000 euro, 25.000 euro ciascuno; visto che
sempronio vota contro abbiamo soltanto diciamo così io 2/3 del capitale, e 2/3 del capitale sono sufficienti
quindi la delibera poteva essere assunta.
In ogni caso sempronio vorrebbe chiedere per tale punto un rinvio dell’assemblea a data da destinarsi, con
il consenso del socio caio. Non ci può essere rinvio visto che siamo in una totalitaria, adesso lo vedremo. E
quindi se si trattasse di opposizione lo potrebbe fare sempronio da solo, se si trattasse di rinvio sempronio
e caio rappresentano più di 1/3 del capitale sociale e quindi lo potrebbero chiedere il rinvio ma il rinvio non
si può chiedere perché non è una convocata visto che la convocazione è irregolare, ma è una totalitaria.
Infine, si vorrebbe introdurre statutariamente una clausola di prelazione, anche se detto argomento non è
riportato all’ordine del giorno. E qui, non so se voi lo avete fatto o meno, ma se lo avete fatto avete
sbagliato. Perché e vero che siamo in una totalitaria e quindi l’ordine del giorno in pratica è come se non ci
fosse e lo posiamo fare al momento, ma è anche vero che dopo vi dirà la traccia che c’è un socio che ha
votato per corrispondenza e se ha votato per corrispondenza è presente in assemblea e si da per presente
una fictio iuris quindi vale per la totalitaria ma avrà votato comunque sulla base dell’ordine del giorno
determinato che era quello della convocazione errata e non si poteva modificare quell’ordine del giorno
perché altrimenti il voto di colui che vota per corrispondenza dovrebbe considerarsi invalido.
E vediamo. Il candidato, tenuto conto che il cda è composto attualmente da tre membri ma un consigliere è
ammalato, chissene frega perché è presente la maggioranza dell’organo amministrativo quindi ai fini della
totalitaria va bene. Tenuto conto che un sindaco effettivo ha comunicato di non poter intervenire, anche in
questo caso c’è la maggioranza dell’organo di controllo mi basta, non è necessario e non è nemmeno
dovuta la presenza di un eventuale sindaco supplente il quale non interviene per la mera assenza,
interviene soltanto per l’impossibilità definitiva a effettuare le proprie funzioni di un sindaco effettivo.
È assente il revisore dei conti, e chissene frega perché abbiamo detto che il revisore dei conti è organo
esterno e non vale ai fini della totalitaria.
Caio è assente ma nel rispetto di quanto previsto per lo statuto ha fatto pervenire il suo voto per
corrispondenza cartacea, e quindi se ha votato per corrispondenza non è assente ma per fictio iuris è
presente, è assente fisicamente ma è presente ai fini del quorum costitutivo e deliberativo, quindi ci sono
tutti i soci che rappresentano l’intero capitale sociale. Ma come vi ho detto l’ipotesi per corrispondenza,
tralaltro cartacea, ve l’ho aggiunto perché magari si potrebbe dire che per corrispondenza è fatto seduta
stante in una chat contestuale, non è così, è cartacea quindi non posso modificare l’ordine del giorno
perché il voto per corrispondenza tiene conto di un ordine del giorno e quell’ordine del giorno in questo
caso non è modificabile perché caio non è presente fisicamente e quindi è per la totalitaria valida
esclusivamente l’ordine del giorno che è indicato nel voto per corrispondenza.
Ok, non c’è altro da dire, se non abbiamo sforato un po’ come sempre. Ragazzi, continuo a dire che mi
dispiace di non aver potuto esaudire i vostri dubbi, richieste, ma c’è sempre il forum e comunque in ogni
caso giovedi mattina nel correggere l’atto e fare la tecnica redazionale potremmo tornare, velocemente, su
queste questioni e toglierci dubbi in più. Naturalmente lo strumento principale è e resta il forum. Mi
aspetterò in questo caso molte più domande di quante ce ne siano state di solito proprio perché non ho
potuto soddisfare le vostre richieste in corso d’opera. Va bene? Cioa ragazzi, buona serata a tutti, anzi no,
buona giornata a tutti perché per me ormai sono le 9 passate (di sera) per voi in realtà dipende quando
seguirete questa lezione in differita. Buono studio a tutti e ci vediamo giovedì mattina, ciao!

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