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I patti Lateranensi
Suscitarono aspre critiche anche da esule don luigi sturzo.
Furono sin accordo tra stato italiano, partito fascista e santa sede, stato del vaticano x risolvere la questione
romana 1870 ovvero che separava la chiesa cattolica dallo stato italiano dopo la breccia di porta pia, papa pio
9 si dichiara prigioniero politico dello stato italiano e rifiuta ogni intesa con esso fino a non expedit 1874. I
tentavi di trovare un accordo erano già iniziati nel 1926 e andarono avanti per due anni e mezzo e sfociarono
nell’11 febbraio 1929 data della firma dei patti che prendono il nome dal palazzo del alterano dove vennero
firmati. Le parti fondamentali dei patti sono 3 :
1) trattato internazionale—>i due stati si riconoscono a vicenda
2) convenzione finanziaria—> lo stato italiano si impegna a risarcire la chiesa per l invasione nel 1870, per la
perdita di territori e immobili acquisiti dallo stato italiano
3) concordato—>si regolano i rapporti tra lo stato italiano e quello vaticano, ad esempio si stabilisce che la
religione cattolica fosse religione di stato (gia nello statuto Albertino c’era stato confessionale), che dovesse
essere insegnata nelle scuole di ogni ordine e grado, si sancì il valore civile del matrimonio religioso e si
stabilì la sopravvivenza dell’azione cattolica in cui venne assorbita anche la FUCI (federazione degli
universitari cattolici); quindi di fatto si accetta la sopravvivenza di un organizzazione giovanile cattolica che
fosse indipendente da quella dell’opera nazionale balilla e dai GUF ( gruppi universitari fascisti). Nella
nostra costituzione attuale il concordato è accettato dall’articolo 7 che recepisce questi regolamenti anche se
si chiarisce che eventuale modifica di questo concordato non comporta una modifica costituzionale e il
concordato è stato modificato nel 1984 quando la religione cattolica ha smesso di essere religione di stato.
Mussolini si presenta come colui che dopo 60 anni è riuscito a mettere fine alla questione romana, lo stesso
Pio XI saluta i patti lateranensi come un fatto epocale.
Politica economica
Nell’estate del 1925—> svolta dal punto di vista economico, che determina un forte intervento dello stato
nell’economia (Politica dello stato imprenditore).
Italia doveva diventare un regime autarchico ovvero in grado di provvedere da se alle proprie esigenze.
Il ministro delle finanze De Stefani (politica liberista) è sostituito da Giuseppe Volpi .
Nueva politica è incentrata su 4 punti:
1) Protezionismo—>politica economica che mira a proteggere le merci locali rispetto alle merci provenienti
dall’estero, ad esempio aumentando i dazi doganali=> rapporti internazionali sempre più tesi.
2) Deflazione—> processo contrario all’inflazione, ovvero tenta di combattere l’innalzamento dei prezzi
attraverso la riduzione della domanda => una riduzione dei salari=> rendere più difficile il ricorso al credito
soprattutto degli istituti bancari. Nonostante sia svantaggiosa per i consumatori viene applicata per
stabilizzare la moneta, per impedirne una svalutazione eccessiva.
3) Stabilizzazione monetaria—> attraverso ad esempio la rivalutazione della lira per raggiungere quota
novanta ( 90 lire corrispondessero a 1 sterlina inglese),
4) Interventismo statale—>intervento dello stato nei processi economici, tra i più importanti vi sono: il dazio
sui cereali e la battaglia sul grano, per rendere il paese autosufficiente nella produzione del grano=>
ampliamento delle superfici coltivabili ( attraverso bonifica di zone paludose, ad esempio quella dell’Agro
pontino) e impiego di tecniche più avanzate.
A partire dagli anni 30, con la crisi del 29 che colpì il sistema americano e quindi anche le banche americane
la parola d’ordine del sistema italiano diventa autarchia, ovvero autosufficienza interna raggiungibile
limitando le importazioni e affermando il ruolo centrale dello stato nel sostegno alla produzione. Strumenti
per il raggiungimento dell’autarchia:
- intervento maggiore diretto e indiretto dello stato nell’economia, stato imprenditore.
- Sviluppo dei lavori pubblici ( politica simile adottata in Germania e USA)
- Istituzione dell’IMI (istituto mobiliare italiano) fondato nel 1931 era un istituto di credito pubblico che si
sostituiva alle banche nel dare sostegno alle industrie in difficoltà; e dell’IRI (istituto per la ricostruzione
industriale) fondato nel 1933 diviene l’azionista di maggioranza delle banche in crisi, salvando molte
imprese italiane grazie ai finanziamenti pubblici => acquistò il controllo di grandi aziende italiane come
l’ILVA, le acciaierie di Terni, l’Ansaldo; doveva essere inizialmente provvisoria ma non fu cosi.
Il corporativismo
Linea economica che si pone come terza via al liberismo e al comunismo.
Si incentrava sulle corporazioni (derivano dalle arti dei mestieri nel medioevo) termine che voleva
rappresentare diverse associazioni produttive, far si che l’economia dello stato fosse gestita direttamente dai
produttori in concerto con l’ideale dello stato=> gestione diretta dell’economia da parte delle categorie
produttive organizzate in corporazioni distinte per settori di attività e comprendenti lavoratori e imprenditori.
Enunciate in modo ufficiale nella Carta del lavoro 1927.
Politica estera
Tra gli anni 20 e 30 anche in politica estera ci fu una forte frattura, cambiamento della politica fascista.
Negli anni 20 c’è una situazione poco chiara, l’Italia segue in particolare 3 direttrici:
1) quella dei Balcani—>rafforzarsi all’interno di questa macro-regione, divisa dall’Italia dal mar adriatico,
attraverso accordi frammentari, non organici. Il primo accordo fu con la Jugoslavia 1924 (riprendeva il
trattato di Rapallo del 20) in cui l’Italia rinunciava a parte della zona costiera della Dalmazia, ma
acquisiva la città di Fiume=> vittoria straordinaria che mette fine al mito della vittoria mutilata. Altri
paesi interessati dalla presenza Italiana erano l’Albania, un piccolo stato nato nel 1912 di cui l’Italia
aveva assunto il protettorato durante la prima guerra mondiale e che fu da essa abbandonata nel ’20,
l’Italia stringe in questi anni alcuni accordi con questo stato ma solo nell’aprile del ’39 l’Italia invaderà
l’Albania e la trasformerà in uno degli stati appartenenti all’impero fascista. La presenza italiana
interessa anche la Grecia, con cui l’Italia aveva avuto già tensioni dalla guerra con l’impero ottomano
per la Libia perché aveva portato all’occupazione di alcune isole del dodecaneso, rivendicate anche dalla
Grecia; episodio fondamentale è il bombardamento da parte di alcuni reparti della marina italiana
dell’isola di Corfù, che mise l’Italia in forte tensione con la Grecia ; l’invasione italiana della Grecia
fallito ci sarà poi a ottobre ’40.
2) Mediterraneo—> la retorica fascista lo vedeva come il “mare nostrum” di memoria romana, il fascismo
vuole far si che il mediterraneo torni ad essere esclusivamente italiano, ma cosi non poteva essere perché
la flotta che imperava su questo mare dal 700 era quella inglese.
3) Consolidamento coloniale—> l’obbiettivo fu quello della pacificazione della Libia (conquistata
dall’Italia nel 1911-12) perche dall’invasione italiana in poi la libia non accettò la situazione e diverse
tribu libiche tentarono di scacciare gli italiani, la regione che creò più problemi fu la Cirenaica, che il
fascismo tentò di “pacificare” bombardandola e deportando diverse persone in campi di concentramento
creati sulle coste libiche a partire dal 1923 con il governatore Volpi e poi con i successivi ad esempio
Badoglio e Rodolfo Graziani che portarono avanti la pacificazione della Libia fino al 1930 in maniera
violenta, anche con l’uso dei gas asfissianti. Dopo gli anni 30 la politica fascista cambia il Libia,
addirittura Mussolini si pone come capo dell’islam.
Accordi di Locarno (svizzera) 1925—> siglati tra Italia, Gran Bretagna, Francia, Belgio e Germania,
riguardano i confini stabiliti a Versailles che questi paesi si impegnano a rispettare (in particolare quelli tra
Francia, Belgio e Germania mentre Italia e Gran Bretagna fanno da garanti); questi accordi sottolineano
come l’Italia in realtà non assuma in davvero un ruolo da protagonista.
Già nel 1928 si iniziarono a manifestare sintomi dell’imminente crisi, in particolare tre:
1) Sovrapproduzione—> conosciuta già negli anni ’70 dell’800, l’offerta supera in eccesso la domanda di
beni, ciò accadde perché i beni di consumo alla fine degli anni ’20 avevano generato una capacità
produttiva sproporzionata rispetto all’assorbimento del mercato, molti di questi sono beni durevoli, che
tendono a saturare il mercato; anche il mercato europeo ne era saturo perciò gli USA non potevano
venderli nemmeno lì.
2) Crisi del settore agricolo—> a partire dal 1927 vi fu un crollo dei prezzi del settore agricolo e quindi un
ribasso drastico dei redditi dei ceti rurali, che portò a una contrazione della domanda.
3) Crisi del settore industriale—> perdita del potere d’acquisto dei consumatori che non erano più in grado
di assorbire la crescente produzione industriale, cioè dato che l’economia si basava sul consumo di
massa calando la domanda, cade l’economia.
Inizialmente questi motivi non determinarono un rallentamento dei prezzi dei titoli, anzi essi continuarono a
salire raggiungendo i prezzi più elevati a settembre 1929; evidenziando sempre di più la differenza con
l’economia reale. Fino a che anche gli speculatori iniziano però a vendere i pacchetti azionari, arrivando al
famoso “Giovedì nero” (24 ottobre) in cui vi fu la corsa alla vendita dei titoli azionari, per cui in un solo
giorno vendettero 13mln di dollarii=> titoli azionari vedono cadere il loro valore in modo drastico, il volume
della vendita più alto si raggiunse nel “Martedì nero” (29 ottobre) in cui le vendite raggiunsero 16mln
dollari. La crisi si sposta poi nel mondo reale, determinando la caduta di tutte le società per azioni,
provocando anche decine di suicidi. Il crollo del sistema borsistico non fu la causa ma il sintomo della
situazione del paese.
Causa del “Big crash” era un sistema basato sull’aumento costante della produzione che si scontrò con un
blocco della domanda.
Il “Big crash” provoco una stabilizzazione già a novembre ma nel frattempo patrimoni si dimezzarono
drasticamente.
Gli effetti del crollo della borsa furono drastici, numerose banche fallirono, provocando panico tra aziende e
consumatori perché vi fu un taglio del credito, che provocò disoccupazione fino a 17mln nel ’33, le
campagne furono invase da una serie di vagabondi. Alla periferia delle metropoli nacquero baraccopoli
definite con disprezzo dal presidente Hoover “Hooverville”.
Inadeguatezza della politica liberista repubblicana nell’affrontare la situazione, il presidente si rifiutò di
prendere una misura importante ovvero quella di svalutare il dollaro, togliere il gold standard
l’agganciamento del dollaro all’oro, se l’avesse fatto avrebbe favorito il circolo di moneta perché se si
svaluta un poco la propria moneta è facile che aiuti il rilancio di credito, domanda e investimento, invece fu
preso un provvedimento nel ’30 di maggiore protezionismo che però mise ulteriormente in difficoltà
l’economia. Perdita di fiducia nell’autogestione del mercato, e diede inizio nel ’30 ad una nuova politica
economica lanciata da Roosevelt, New Deal. Il vero volto di questa politica economica basata su una
maggiore presenza dello stato fu l’economista inglese John Maynard.