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the italianist 27 ' 2007 .

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Calvino fra Luk6cs e Breeht: una lettura


in chiave breehtiana de La panchina di
Italo Calvino
Enrica Maria Ferrara

Fra il 1951 e il 1955, parallelamente alla ricerca di un nuovo linguaggio comico ne


Iluisconte dimezzato e nei racconti di Marcoualdo, Calvino compiva i suoi ultimi
tentativi di scrittura neorealista ispirata ai criteri della poetica comunista ortodossa.
Gii dal 1951 Calvino sieraforzato a terminare 1 giouani delPo neltentativo di scrivere
'il vero-romanzo-realistico-rispecchiante-i-problemi-della-societ)"-italiana',1 ma era
rimasto insoddisfatto del risultato e aveva deciso di rinviarne la pubblicazione. I/
uisconte dimezzato,invece, fu accolto nei'Gettoni'vittoriniani nel1952 e riscosse un
notevole successo di pubblico di critica nonostante l'opera si potesse ascrivere ad un
e
genere fiabesco e non socialmente impegnato.
Il problema che assillava Calvino nei suoi tentativi di romanzo neorealista
posteriori aI Sentiero del1947 era quello della mancanza di sfumature che il
tentativo di aderire alla rappresentazione fedele della realti conferiva al suo
linguaggio. Gi) a proposito de ll bianco ueliero, scritto fra 11 1.947 e 1l 1949,
che rappresenta una forzatura del lavoro calviniano 'nella direzione fiabesca e
caricaturale' e sulla cui mancata pubblicazione peser) il giudizio negativo di
Vittorini,2 1o scrittore lamentava in una lettera ad Elsa Morante del 2 marzo
1950 di sentirsi prigioniero di una maniera: 'sto cercando di scrivere un libro
totdlmente diuerso,ma d maledettamente difficile; cerco di rompere le cadenze, gli
echi in cui sento che le frasi che scrivo vanno a colare come in stampi preesistenti,
cerco di vedere i fatti e le cose e la gente a tutto tondo invece che disegnati con
colori senza sfumature' (Lettere, p.272). La stessa assenza di sfumature, che
Calvino arciva a definire 'grigiore', appiattisce il linguaggio de I giouani del Po
e il risultato stilistico si presenta ancora una volta insoddisfacente: 'Miravo a
dare un'immagine d'integrazione umana; invece mi venne un libro insolitamente
grigio, in cui la pienezza della vita, benchd molto se ne parli, si sente poco: percid
non ho mai voluto pubblicarlo in volume'.3
Lafortunata scelta del Iinguaggio comico nella trasfigurazionefantastica de
lluisconte dimezzato consente invece a Calvino di uscire dagli'stampi preesistenti'
del linguaggio e di alludere ad una realt) ricca di significati stratificati e complessi
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che non rispecchia in modo immediato il mondo reale ma d enormemente pii ricca
e latrice di conoscenza rispetto alla piatta riproduzione dei romanzi neorealisti.a
Nonostante questa ricerca sui limiti espressivi del proprio linguaggio
vada a buon fine e si concretizzi rnlarga parte in una serie di prodotti narrativi
riusciti, Calvino continua adindirizzare i suoi sforzi anche nella composizione del
romanzo realista che aveva gid tentato ed abbandonato con la stesura de Il bianco
ueliero e de I giouani del Po.Infatti, fra r11952 e r11954, si colloca la scrittura di
un romanzo rimasto incompiuto, La collana della regina, che lo stesso Calvino
definisce 'faticosissimo' (Lettere, p. a1'a) in una lettera a Mario Ortolani del 7
agosto 1954, e che,in una lettera precedente a Domenico Rea del 15 marzo 1954,1o
scrittore aveva etichettato come 'romanzo realistico-social-grottesco-gogoliano,
una cosa a intreccio complicato che ogni episodio devo rifarlo tre o quattro volte
prima di trovare la 'chiave' giusta' (Lettere, p. 399).
E questa una chiara indicazione del fatto che n ella qwerelle sul neorealismo, o
sul realismo tout court, Calvino non avesse ancora le idee chiare o che, perlomeno,
non si rassegnasse a decretare la morte del romanzo neorealista senza prima aver
tentato di lavorare conpazienza artigiana sul linguaggio, esplorandone appieno le
sue possibilit) e riscrivendo ogni episodio tre o quattro volte, fino a dover accettare
per l'ennesim avoltala propria incapaciti" a scrivere in un modo che non gli risultava
congeniale e che non riusciva pii a riflettere lo spirito dei tempi.5 Sia ben chiaro
che il blocco creativo calviniano nei confronti del cosiddetto romanzo neorealista,
di carattere cittadino ed operaio, non si estendeva ad altre prove letterarie portate
a termine negli anni Cinquanta che pure rientrano, a vario titolo, nel repertorio
del romanzo realista: mi ri{erisco al trittico memoriale de l-ientrata in gwerra
pubblicato per la prima volta in volume nel 1954 e al romanzo La specwlazione
edilizia del1957 che Calvino aveva concepito come capitolo di un ciclo narrativo
di cui avrebbero dovuto far parte La giornata di wno scrutatore) scritto fra r11953
e tI 1,963, e un romanzo rimasto allo stato di ideazione dal titolo Che spauento
I'estate. Queste opere, benchd possano genericamente essere classificate come
opere del filone 'realistico' in opposizione alla sperimentazione sul 'fantastico'
e sul comico che Calvino svolgeva nello stesso periodo, saranno dallo stesso
scrittore etichettate come prove di un realismo di tipo 'neo-flaubertiano', nel caso
de Lientrata in guerra, e'neo-balzacchiano', come accade per La specwlazione
edilizia e La giornata di uno scrwtAtore,6 dove il punto di vista dominante d quello
dell'intellettuale che guarda la realti con distacco e ironia o abbracciandone la
carica negativa ed immedesimandosi con essa. Siamo ciod lontani dal cimento
narrativo nel campo della letteratura neorealista che imponeva all'intellettuale la
creazione di un io narrativo proletario, preferibilmente espressione di un miliew
cittadino e operaio, che si facesse portavoce delle classi sociali meno abbienti e
delle ragioni della lotta di classe.
Ferrara. La panchina di ltalo Calvino 101

Ebbene, cid che mi propongo di dimostrare in questo saggio d che la


soluzione per uscire dal blocco creativo sulla forma 'romanzd che la crisi
del neorealismo aveva indotto in Calvino doveva scaturire dal teatro e, in
particolare, dalla teorizzazione sul realismo intrapresa da uno dei massimi
esponenti del teatro novecentesco, il drammaturgo tedesco Bertolt Brecht, le
cui opere cominciarono a diffondersi in Italia negli anni Quaranta. Alla poetica
realista del 'rispecchiamento' teorizzata dal filosofo ungherese Gyorgy Lukdcs,
portavoce dell'ortodossia culturale stalinista, che imponeva un sostanziale
immobilismo della forma letteraria a dispetto dell'evoluzione dei contenuti di
realtd descritti dagli scrittori nelle proprie opere, Calvino venne contrapponendo
nel corso degli anni Cinquanta I'estetica dialettica ed eversiva di Brecht,
fondatore del teatro epico. Attraverso I'analisi di alcuni interventi saggistici
calviniani pubblicati fra r11955 e il1956, dimostrerd che la presa di posizione
sempre pii esplicita da parte di Calvino a favore dell'estetica brechtiana dello
'straniamento'contro quella luk6csiana del'rispecchiamento'divenne il segnale
del graduale allontanamento calviniano dal Partito comunista italiano e dalla
sua politica, culturale e non, che culmind nelle dimissioni del 1957. Ladesione
al modello brechtiano troveri una sua compiuta realizzazione scenica nella
prima opera teatrale messa in scena da Calvino nell'ottobre del1956,l'atto unico
Lapancbina. Nella seconda parte di quest'articolo analizzerd appunto quali sono
gli elementi della poetica di Brecht che Calvino lascia filtrare nella struttura della
sua opera in versi, a partire dalla sua genesi fino alla sua rcalizzazione scenica.
Secondo Lucia Re, gi) all'epoca de Il sentiero dei nidi di ragno, Calvino
aveva attinto alla poeticateatrale di Brecht per realizzare uno stile che fosse
pir) duttile e che si prestasse a quella contaminazione di codici linguistici e stili
narrativi cui era improntato il suo primo romanzo neorealista:
Bertolt Brecht (whose work became increasingly well known in Italy in the
L94}'s,chiefly through the efforts ofIlPolitecnico) soughtto create a political
theater for the masses, but he never really obtained the kind of audience
support and interest for which he had hoped. [...] Brecht's'epic'theatre,
his alienation devices (Verfremdwngseffekten) for the defamtliarization of
what is thought to be 'natural' in human beings and history, and his recourse
to a variety of styles, modes of representation, and generic forms reflect a
notion of realism (similar to Calvino's own dialogical intertwining of codes
and modes of discourse) that is much more flexible than Lukdcs's: Reality
changes; in order to represent it, modes of representation must also change.
(Re, pp. 26-27)

La Re contrappone il nome di Brecht a quello di Lukdcs nella sua analisi delle


teorie letterarie che influenzarono gli intellettuali italiani in epoca neorealista e
questa contrapposizione rappresenta i1 nodo cruciale del tormentato percorso che
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dovette condurre il Nostro a liberarsi dalla 'maniera' neorealista per avviarsi in


maniera decisa ed esplicita verso terreni di sperimentazionenarrativa pii fruttiferi
e congeniali. Luk6cs costituiva infatti I'auctoritas critica del neorealismo ufficiale

di stampo marxista, il teorico del rispecchiamento della realti in letteratura che


aveva consentito alla direzione culturale del partito comunista internazionale
di inquadrare le opere neorealiste nell'ambito della dottrina marxista. Ebbene,
la rllDttanza di Calvino a respingere pubblicamente I'estetica lukicsiana B uno
dei fattori determinanti il ritardo nello scioglimento del suo blocco creativo e si
spiega con I'argomentazione della militan za calviniana nelle fila dell'intellighenzia
di sinistra.
L'ambivalenza di Calvino doveva rispecchiare un reale senso di incertezza
rispetto al linguaggio e ai contenuti da utilizzare, vuoi per ragioni di coscienza
riguardo alla necessiti di una scrittura politicamente impegnata, vuoi per ragioni
di osservanz a a criteri di opportuniti editoriali e commerciali. Sta di fatto che fra
la stesura delle prime storie di Marcoualdo e quella de Dentrata in guerra - che
si pud ascrivere al filone memorialistico e quindi ancora, in certo qual modo,
realistico della sua produzione letteraria - si incunea la lettura delle opere di
Lukdcs per le quali lo scrittore si accende di enorme entusiasmo, come testimonia
una lettera a Severino Dal Sasso del23 settembre 1953:

sono alle prese con una lettura che mi scombussola tutto: il Lukdcs. Leggilo
subito (l'avrai ricevuto): comincia dalla seconda parte, ti consiglio. Io
da quegli altri due libri non me ne facevo un'idea: credevo fosse un abile
trasformatore di problemi estetici in problemi di storia della cultura. Invece B
il primo - forse - marxista che leggo che parlando di letteratura tocca proprio
la carne e il sangue delle opere, e ti mette davanti problemi da lasciarti senza
fiato. Ma allora i generi letterari sono davvero una cosa importante? Ma
allora I'intreccio dei romanzi E una cosa essenziale? Ma allora... Sono qui
che non capisco pii niente. (Lettere, p. 379)

Calvino si riferisce al testo di Luk6cs Il marxismo e la critica letteraria, pubblicato


da Einaudi nel 1953, che diventeri uno dei capisaldi dell'estetica realista
comunista ufficiale e sar) utrlizzato come strumento privilegiato nella politica
culturale dirigista fino al 1,955-56 per reiterare la corrispondenza fra realismo
e letteratura comunista. Un ulteriore riferimento alla lettura del Luk6cs si trova
in una lettera a Valentino Gerratana del 30 settembre 1953 nella quale Calvino
affermadi non riuscire pii'a prescindere dalle sue impostazionr' (Lettere,p. 379).
Si tratta di impressioni a caldo che, come vedremo, non troveranno seguito nella
pratica nartativa calviniana e saranno addirittura smentite quando, alcuni anni
pii tardi, 1o scrittore metteri a confronto in alcuni interventi di natura saggistica
f insegnamento di Lukdcs con quello di Brecht.
Ferrara . La panchina di ltalo Calvino 103

Ed in effetti, gii nel 1952, Calvino aveva velatamente preso posizione a


favore della poetica brechtiana contro I'estetica ufficiale del partito comunista
in una lettera di risposta all'interpretazione che Carlo Salinari aveva dato de Il
uisconte dimezzdto. Nella lettera di Calvino a Salinari del T agosto 1952,leggiamo
una dichiarazione apparentemente generica che in realti equivale ad una vera e
propria formulazione di poetica: 'E un racconto come potrei scriverne altri dieci
o venti, e senza molta fatica, se non fossi tutto preso dal desiderio di scrivere cose
che credo pii importanti. E il mio ideale sarebbe di riuscire a scrivere in pari
misura, e magari con pari facilit), cose "utili" e cose "divertenti". E possibilmente
"utili" e "divertenti" insieme' (Lettere, pp. 354-55).
Ebbene, la fusione di intento didascalico e ricreativo d uno dei capisaldi
dell'estetica marxista di Brecht, fondatore del teatro epico, che Calvino poteva
leggere in quegli anni nelle traduzioni che Einaudi pubblicd a pattire da|1.951..
Le polemiche fraLukics e Brecht, che si svolsero a partire dagli anni
Trenta sul concetto di realismo come interpretazione del materialismo dialettico,
erano note alla critica marxista italiana, e non B da escludere che il riferimento
di Calvino alle teorie brechtiane nella lettera a Salinari sia da leggere come
un'indicazione esplicita della presa di posizione che I'autore intende assumere
nei confronti dell'estetica realista ufficiale. Poco importa che un anno pii tardi
Calvino esprimesse entusiasmo per la lettura del Lukdcs nella lettera a Gerratana:
si tratta, evidentemente, di una fase di transizione e di una manifestazione emotiva
che si consuma in un contesto privato, quale quello delle lettere, e non si tramuta
in una presa di posizione pubblica.
In sostanza, alla teoria lukdcsiana del realismo in letteratura come
rispecchiamento del reale attraverso la categoria del 'tipico' di derivazione
engelsiana, dove il 'tipico' rappresenta il tramite fra I'universale della realt)
rappresentata e il singolare della personaliti artistica che vive in un determinato
momento storico, Brecht contrappone I'idea di un realismo dinamico nel quale
la realt) rappresentata E colta dall'occhio dell'artista mediante un meccanismo
che non b di rispecchiamento, bensi di 'straniamento'.7 In termini di pratica
letteraria, il 'rispecchiamento' luk6csiano prevedeva I'adozione di determinati
modelli letterari del passato come esempi di scrittura realista e si configurava
pertanto come un'estetica di tipo prescrittivo che non prendeva in considerazione
la necessiti di un'evoluzione della forma, dello stile o del linguaggio, che fosse
parallela all'evoluzione dei contenuti di realti rappresentati. Come affetma
Chiarini:
Non sembra, tuttavia, che Lukdcs abbia sempre avvertito - dietro le istanze
di rinnovamento formale che si celano nelle 'avventure' di tanta parte della
letteratura e dell'arte moderna - un diverso 'dislocamento' delle strutture
della realt), un maturare ciod di nuovi contenuti che emergono alla superficie
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e premono, per cosi dire, contro I'involucro delle forme tradizionali di


espressione artistica, fino a spezzarlo violentemente e a proporre - come
primo 'remedium'- la distruzione stessa della forma.8

Da questo abito mentale derivava il rifiuto lukdcsiano delle letterature


d'avanguardia e di tutte le forme di espressione letteraria che avrebbero potuto
infrangere I'ordinato sistema dei generi da lui stesso teorizzato che si basava sul
progressivo tentativo di rispecchiamento della totalitd del mondo reale nell'opera
d'arte attraverso la mediazione del singolo artista.
Ebbene, la polemica con Brecht - che Luk6cs accusava di formalismo
ed intellettualismo - riguardava il concetto di realismo e la funzione dell'arte
come educazione e divertimento. Per Brecht, il divenire dialettico della realti
in continua evoluzione imponeva una parallela evoluzione delle forme utrlizzate
dall'artista per ritrarne i contenuti ed una necessit) di guardare alla realti stessa,
non ad archetipi o a modelli formali, per trovare la forma e 1o stile pii adatti alla
sua riproduzione straniata. In tal senso, il drammaturgo tedesco accoglieva nel
repertorio degli stili possibili anche categorie come il 'grottesco', respinte dai
puristi del realismo luk6csiano, e incoraggiava la sperimentazione sul linguaggio
e sui generi come tramite per una rappresentazione dialettica della realt)..
Per tornare a Calvino e al suo riferimento ad una finaliti didascalica e
ricreativa della letteratura nella lettera a Salinari, bisogna innanzitutto osservare
che Brecht predilige la commedia come forma di rappresentazronedrammatica per
lavalenzaconoscitiva insita nel comico, perchd: 'La commedia ammette soluzioni,
la tragedia - no. La commedia rende possibile, anzi necessariamente determina la
distanza e con cid una chiara comprensione dei nessi' (Chiarini, p.22).
Anche in Calvino la scelta del comico B uno strumento per uscire
dall'univociti delf interpretazione del reale ed ampliare il ventaglio delle possibili
veriti cui il linguaggio comico allude. La funzione conoscitiva del linguaggio
comico sari chiarita dal Nostro molti anni pii tardi nell'ambito di un dibattito su
'Grottesco, satira e letteratura' pubblicato sulla rivista Il Caff\ neI 1.967:

Quel che cerco nella trasfigurazione comica o ironica o grottesca o fumistica


d la via d'uscire dalla limitatezza e univociti d'ogni rappresentazione e
ogni giudizio. Una cosa si pub dirla almeno in due modi: un modo per cui
chi la dice vuol dire quella cosa e solo quella; e un modo per cui si vuol
dire si quella cosa, ma nello stesso tempo ricordare che il mondo b molto
pii complicato e vasto e contraddittorio. L'ironia ariostesca, il comico
shakespeariano, il picaresco cervantino, 1o humour sterniano [...] valgono
per me in quanto attraverso ad essi si raggiunge questa specie di distacco dal
particolare, di senso della vastiti del tutto. (Calvino, Una pietra sopra, in
Saggi, pp. 197-98)
Ferrara. La panchina di ltalo Calvino 105

Nonostante questa lucida definizione calviniana risalga ad un'epoca molto


posteriore, gii nel 19501o scrittore aveva individuato il comico come la via maestra
da seguire per 'uscire dalla limitatezza e univociti d'ogni rappresentazione e
ogni giudizio' (Calvino, Una pietra sopra) in Saggi, p. !97). Le tracce di questa
consapevole zza affiorano nella citata lettera ad Elsa Morante su Il bianco ueliero,
libro nel quale lo scrittore trapassa dal'comico' al'caricaturale'con il conseguente
rischio che il linguaggio suoni'tutto un pd in falsetto' (Lettere,p. 271). Le ragioni
per l'utllizzo di tale linguaggio sono perd chiaramente spiegate da Calvino con
un ragionamento che appare molto simile alle argomentazioni fornite molti anni
pir) tardi nell'ambito del dibattito su Il Caffd per spiegare la funzione conoscitiva
del comico:

Tu senti che il mondo d fatto a pezzi, che le cose da tener presente sono
moltissime e incommensurabili tra loro, perd con la tua lucida e affezionata
ostinazione riesci a far tornare sempre i conti. Invece per me scrivere ha
voluto sempre dire partire in una direzione, giocare tutto su una carta, perd
con la coscienza che ce ne sono delle altre, con la coscienza del rischio e
del non riuscire a esaurirmi. Percid il mio scrivere d sempre problematico.
(Lettere, p. 2721

Anche per Calvino, dunque, come per Brecht, la scelta del comico si configura
come un'opzione conoscitiva.
Il passo successivo compiuto da Brecht nella sua estetica d quello di
collegare il piacere dell'apprendimento al piacere estetico e di escludere dunque la
possibilitiL che il divertimento possa essere attinto dalla visione di opere teatrali
che siano 'scientificamente' inesatte, vale a dire che non rispecchino il reale in
maniera veritiera. Viceversa, il piacere estetico e il divertimento sono procurati
dalla visione 'straniata' della realti quotidiana, ciod dalla presentazione in una
luce diversa delle immagini che siamo abituati a vedere ogni giorno e che non ci
soffermiamo realmente a guardare. Come spiega Chiarini (p. 80):

Il piacere che procura I'atte, e nel caso specifico - quello che procura il teatro
non sono dati dalla misura della 'fuga dalla realt)' che l'autore di volta in
volta ci proporrebbe: I'arte, in altri termini, non d un diuertimento perchd
faccia diuergere la nostra attenzione da quelli che sono i concreti problemi
del presente ma al contrario perchd ve la riconduce proponendoli sotto una
luce nuova (ecco la funzionale presenza dello straniamento),'sorprendente',
tale ciod da suscitare il nostro attivo interessamento e da gettare quindi le
basi per una effettiva comprensione di essi.

L'adesione di Calvino a tale poetica, in linea di principio, risulter) evidente


dall'analisi de La panchina che, come vedremo, denuncia una forte impronta
delle teorie brechtiane. Per il momento ci fermeremo ad osservare in che modo
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lo scrittore prenda chiaramente posizione a favore del realismo eterodosso del


drammaturgo tedesco e quali sono le implicazioni politiche e culturali di questo
suo parteggiare.
Nella produzione saggistica e giornalistica di Calvino, o nel suo epistolario,
non esistono riferimenti espliciti alla poetica di Brecht anteriori al 1956, anno in
cui, in occasione della scomparsa del drammaturgo, Calvino pubblica un articolo
commemorativo sul 'Notiziario Einaudi'. In questa sede lo scrittore ammette di
aver faticato ad accettarc quegli aspetti della poetica brechtiana che in un primo
momento gli erano apparsi come meccanici e semplificatori, inadatti a cogliere la
complessiti della vita contemporanea. Ma I'evoluzione del clima storico e politico
lo ha portato a ripensare I'opera di Brecht, in particolare i suoi scritti teorici, e
ad apprezzarne il messaggio di veriti che adesso gli appare superiore all'empirea
chiarezza dell'estetica luk6csiana:

Le due pir) grandi intelligenze del marxismo mondiale (nel campo dell'estetica,
e forse non solo in quello, non solo del marxismo), tenute fino a ieri
e forse
al margine del mondo comunista ufficiale, Lukdcs e Brecht, non potrebbero
avere ideali pii opposti: Lukdcs, per cui I'arte d'scoperta', il fautore del
'rispecchiamento', il codificatore - con nostro scandalo - dei'generi'; Brecht,
per cui l'arte E'invenzione', il fautore di generi spurii come il'teatro epico'in
cui il costante intervento dell'autore tra I'oggetto della rappresentazione e il
pubblico - deformazione, semplificazione, insomma stile - deve tener sempre
vivo in esso pubblico la partecipazione critica, impedirgli d'immedesimarsi
passivamente nell'azione. (Calvino, Brecht, in Saggi, p. 1302)

Il discorso di Calvino ci proietta immediatamente nel vivo del clima


storico-politico in cui si colloca la commemorazione per la morte di Brecht. E
infatti, lo scrittore allude all'allontanamento di Brecht e Lukdcs dal 'mondo
comunista ufficiale' (Calvino, Brecht, in Saggi, p. 1'302), e inscrive dunque le
affiniti di gusto che pii avanti professer) nei confronti dell'ideologia di Brecht
in un giudizio di ordine politico, oltre che culturale. Gid in apertura dell'articolo
aveva lamentato che la scomparsa di Brecht fosse avvenuta proprio in un anno
come il '56 che pii avrebbe necessitato della sua voce, della sua opinione, e subito
dopo aveva affermato di sentirsi pii vicino alle idee del drammaturgo tedesco
proprio in virti delle 'docce fredde della coscienza' (Calvino, Brecht, in Saggi,
p. 1302) che il 1956 aveva portato. Calvino allude qui ai difficili rapporti fra
intellettuali e PCI all'indomani delle rivelazioni compiute da Kruscev nel famoso
'rapporto segreto' sui delitti politici di Stalin. Una folta schiera di intellettuali,
fra cui Calvino, rimproverava al partito di Togliatti di aver rivelato il contenuto
del rapporto con estremo ritardo e, soprattutto, di aver procrastinato l'analisi
ufficiale delle ragioni che avevano determinato i delitti staliniani. La rcticenza di
Togliatti aveva fomentato accese discussioni fra gli intellettuali e la tensione si era
Ferrara . La panchina di ltalo Calvino 107

inasprita nel corso dell'estate per Ie posizioni di ortodossia 'stalinista' che i vertici
comunisti avevano assunto riguardo alla rivolta degli operai polacchi di Poznari
contro il regime di Varsavia. Calvino era entrato addirittura in aperto conflitto con
Alicata durante una riunione svoltasi il 24 luglio nella sede di Botteghe Oscure,
ed era arrivato ad affermare la necessiti. 'che si dimettano i dirigenti della politica
culturale, e anche i responsabili di quella economica per i gravi errori commessi
negli ultimi annl'.e
In questo clima di disgelo nei rapporti che il partito comunista sovietico
intratteneva con I'Occidente, di condanna degli 'errori' del regime stalinista e
di tensione interna fra intellettuali italiani e partito comunista per la presunta
collusione fra i vertici del PCI e i fautori dell'ortodossia sovietica di tipo
'stalinista', il parteggiare a favore dell'una o dell'altra autoriti in sede di estetica
marxista equivaleva a schierarsi con la fazione dei 'revisionisti' o con quella degli
'ortodossi'.
Come portavoce dell'estetica marxista ufficiale del'rispecchiamento',
Lukdcs poteva considerarsi un caposaldo dell'ortodossia anche se la recente
condanna dello stalinismo aveva spinto la sua ideologia, come afferma Calvino
nell'articolo su Brecht, 'al margine del mondo comunista ufficiale'. A sua volta,
I'estetica del drammaturgo tedesco, bollata dal dirigismo della politica culturale
sovietica di Stalin per il suo 'formalismo'ed'individualismo', era stata osfiacizzata
fino al !956 e non ancora riabilitata dai revisionisti. Nel clima di discussione e
tensione dell'estate 1956, Calvino recupera la poetica di Brecht e prende cosi le
distanze dalla critica marxista ufficiale e dai suoi fautori ortodossi, compreso il
compagno Alicata:

Io sono per Brecht. Pur sentendo tutto il fascino e I'autoriti che la classica
imperturbabrle chiarezza dell'intelligenza diLukS,cs esercita, dal suo empireo
di valori, sono per Brecht, figlio del dramma dello svilimento della 'cultura
di massa', sono per la sua sensibilitd moderna con cui vuol tener acceso
attraverso I'arte la soddisfazione tecnico-produttiva, la passione 'scientifica'
[. . .] per I'inesauribile fantasia d'immagini e di significa ti del Cercbio di gesso
nel Caucaso. E quel primo, sbrigativo assioma della sua estetica; che il teatro
ha per fine il divertimento, che tutti gli assunti religiosi o didascalici o preziosi
o filosofici sono subordinati a quello di divertire la gente, suona come la
professione di fede non certo di un evasivo edonismo, ma della sua moraliti
concreta, del suo'umanesimo'. (Calvino, Brecht,in Saggi,p. 1,302)

E pur rrero che Calvino non pubblicd la sua commemorazione di Brecht


su una testata ufficiale come I'Unitd o Il Contemporaneo e che, dunque,
l'eco di queste sue dichiarazioni non dovette allontanarsi troppo dalle pagine
del Notiziario Einawdi. E tuttavia, non si pud far a meno di sottolineare che
I'ammirazione proclamata da Calvino per gli studi teorici e le opere di Brecht
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- fermo restando il carattere politico delle sue dichiarazioni - deve costituire


il segnale di una forte influenza della poetica brechtiana sulla composizione de
La panchina che era stata messa in scena soltanto pochi mesi prima al teatro
Donizetti di Bergamo. Se poi consideriamo che, come ho accennato in precedenza,
si pud ipotizzateuninflusso delle teorie brechtiane sul Sentiero e sulla produzione
neorealista,l0 e se costatiamo qui per inciso che la poetica del'divertimento'come
pratica di un umanesimo non edonista si pud assumere come chiave interpretativa
di tutta la produzione successiva di Calvino - dalla trilogia de I nostri antenati
e dalle Cosmicomiche alle Cittd inuisbili fino al Castello dei destini incrociati e
a Se una notte d'inuerno un uiaggiatore - ci rendiamo conto che l'eco di queste
dichiarazioni calviniane si estende ben al di qua e aldil) della stesura de La
panchina.In particolare, nella postfazione alla trilogia che Calvino pubblicd
neI 1960, si ritrova una menzione esplicita di questa poetica del 'divertimento'
in riferimento ai tre romanzi allegorici, e soprattutto a ll caualiere inesistente,
laddove la dinamica della comunicazione testuale autore-lettore d spiegata da
Calvino secondo una divisione precisa di ruoli per la quale, allo scrittore che
racconta 'con distacco'- o con brechtiano straniamento - corrisponde un lettore
che 'si diverte':

Questa formula del 'divertimento' io I'ho sempre intesa che chi deve
divertirsi d il lettore: cid non vuol dire che sia altrettanto un divertimento
per lo scrittore, il quale deve raccontare con distacco, alternando slanci a
freddo e slanci a caldo, autocontrollo e spontaneit), ed E in realti il modo di
scrivere che diL pii fatica e tensione nervosa. (Calvino, Postfazione ai Nostri
Antenati,in RRl, pp. 1,217-18)
Proprio all'altezza cronologica della composizione de La panchina risale un
altro documento della partecipazione calvinian a aIIa querel/e sul realismo che ci
consente di antedatare lo schieramento pubblico di Calvino a favore dell'estetica
brechtiana e quindi di liberare le sue dichiarazioni di poetica dall'impronta di
mrlitanza politica che la contingenza storica del '56 proietta sull'articolo appena
esaminato. Si tratta di una lettera che Calvino scrisse a Pratolini il 22 febbraio
del 1955 in merito alla discussione sul Metello che la critica marxista ortodossa
de Il Contempornneo, con Carlo Salinari in testa, additava come la compiuta
realizzazione di un maturo realismo e come I'esempio da seguire per tutta una
generazione di scrittori italiani che intendessero contribuire alla produzione di
una letteratura socialmente impegnata sul versante realista. La presa di posizione
calviniana, anticipando le critiche che i detrattoridelMetello lanceranno dall'altra
testata ufficiale della critica marxista, la rivista Societd, riguarda quegli aspetti
del romanzo nei quali lo stile di Pratolini scivola nella rappresentazione idilliaca,
nell'apologo dei buoni sentimenti e nella scarsa cura per la tenuta storica dei fatti.
In particolare, Calvino sostiene che 1o scarso manicheismo nella caratterizzazione
Ferrara. La panchina di ltalo Calvino 109

dei personaggi rende poco credibile l'odio contro i padroni, e quindi il passaggio
dall'ideologia anarchica all'ideologia socialista che matura nell'animo del
protagonista: 'Ma questo padrone, perchd I'hai voluto "meno boja"? A me i "meno
boja" non piacciono, non m'interessano. [...] Per me contano solo i "pii boja":
come amici e come nemici. InMetello sono tutti un pd troppo "meno boja": da una
parte e dall'altra' (Calvino, Lettera a Pratolini sul 'Metello', in Saggi, p. Dal.
Calvino rimprovera dunque a Pratolini di aver rappresentato il tema politico
in maniera troppo tenue, priva di mordente, e di aver appiattito il protagonista
del romanzo nello stereotipo dell'uomo medio che 'non mette in gioco dei veri
sentimenti, non crea dei conflitti decisivi' (Calvino, Lettera a Pratolini sul
'Metello', in Saggi., p. 1241), Yattacco all'estetica luk6csiana che si nasconde
dietro le critiche rivolte da Calvino aI Metello risulta evidente nel momento in
cui il Nostro si chiede se Metello possa considerarsi un personaggio 'tipico' e
se, dunque, la sua catattefizzazione in termini di dottrina luk6csiana, abbia
avuto successo. La conclusione d che, nel tentativo di creare il 'tipo', Pratolini d
incappato nei pericoli che tale ruffigurazione comporta, e ciob quello di scadere
nella rappresentazione del personaggio'medio'. A tale appiattimento del discorso
narrativo, Calvino ammette di preferire una scrittura pii provoc atotia:

Metello B un uomo medio, bravo ma medio, cosi in politica, come in amore:


non mediocre, medio, come ne esistono tanti. E giusto continuare a un
secolo da Flaubert, a cantare gli uomini medi, gli uomini senza scintille, o
con scintille lontane, nascoste, remote? Io sogno sempre una letteratura che
dia pii mordente, pii scintilla agli uomini nuovi che ci stanno a cuore, che
combatta l'adeguamento alla media, che trasmetta fantasia e senso della
complessiti della vita a chi ne ha quotidianamente bisogno nella lotta che
conduce. ( Calvino, Letter a a P ratolini sul' Metello', in Saggi, p. 1241)

Se il richiamo a Brecht e alla sua combattiva ideologia delrealismo dialettico


non risulrasse abbastanza evidente dall'appassionato richiamo calviniano alla
complessitd del reale presente nel brano citato, sari lo stesso Calvino a segnalare
la derivazione brechtiana delle proprie opinioni nell'ambito di una prefazione alla
sressa lettera pubblicata un anno pii tardi dalla rivista Societd.. Nel febbraio del
1.956, infatti, lo scrittore decise di partecipare alla diatriba che ancora infuriava
sul Metello e che vedeva contrapposti due blocchi di critici marxisti con a capo
Salinari e la redazion e de Il Contemporaneo, da un lato, Muscetta e la redazione
di Societd, dall'altro. Nella prefazione alla lettera che Calvino aveva scritto
a Pratolini nel febbraio del 1955, e che faceva precedere al corpo della lettera
stessa, il Nostro affermava di aver ripensato i termini della questione e di non
essere pii tanto convinto di quella tipizzazione manichea suggerita a Pratolini
un anno prima. A questo proposito vien fuori il nome di Brecht: 'In fondo tutto
il discorso che m'era venuto di fare, portato dalla mia impostazione generale, sul
110 the italianist 27 . 2007

fatto che m'interessavano solo i padroni "pii boja", era sballato: ne uscirebbe una
rappresentazione della realti meccanica e legnosa, buona in una stilizzazione
alla Brecht, non in una descrizione pii sensibile e attenta della realti' (Calvino,
L ettera a P rat olini sul' Metell o' in S aggi, p. 1 23 8 ).
E interessante notare come I'intervento pubblico di Calvino sul 'caso Metello'
avvenga ad un dnno di distanza dallo scoppio della polemica - che era cominciata
con l'intervento di Salinari nel gennaio del 1955 - e che, pur schierandosi con
la fazione anti-metelliana di Muscetta, Calvino ci tenga ad attenuare il tono
esplosivo di certe sue affermazioni, con la consueta ambivalenza diplomatica
che contrassegna i suoi rapporti con i fautori dell'estetica marxista ortodossa.
I1 dato importante ts che lo scrittore ammette I'influenza brechtiana sul tono e
sul contenuto di certe sue opinioni di poetica, in particolare su quell'accenno ai
padroni 'pii boja' dal quale era scaturita la sua valutazione negativa del libro di
Pratolini. Abbiamo visto infatti che Brecht ammetteva l'uso della deformazione
caricaturale, del grottesco, della parodia, come strumento per ottenere una
rappresentazione pii veritiera della realti attraverso la sua visione'straniata'.
La contrapposizione del personaggio caricaturale, che altrove Calvino definisce
'caso-limite', al personaggio 'medio' discendente dal 'tipo' di matrice lukdcsiana,
d dunque un chiaro indizio della presenza di postulati brechtiani nella poetica
calviniana. Di certo i protagonisti della trilogia fantastica rappresentano dei
casi-limite e, in particolare, il barone che vive sugli alberi incarna I'esempio chiave
di una contrapposi zione alla vita media portato alle estreme conseguenze.
Cid che a noi importa sottolineare a tale proposito ts che il richiamo alla
poetica di Brecht per giustificare il contenuto critico della lettera a Pratolini
scritta nel febbraio del 1955, avalla la nostra ipotesi che le riflessioni di Calvino
sull'estetica del drammaturgo tedesco siano coeve alla composizione de La
panchina avvenuta nei primi mesi del 1955.
Le ragioni dell'adesione di Calvino all'estetica di Brecht non possono
ricondursi unicamente al suo rinnovato interesse per il teatro e alla decisione di
inserirsi nel p anoramateatrale italiano con un'opera ispirata ai criteri di un'estetica
teatrale marxista. Tanto pii che I'interpretazione brechtiana del materialismo
dialettico era mal vista negli ambienti della critica marxista ortodossa. In realti,
le motivazioni profonde della scelta calviniana sono da ricercarsi nell'estrema
liberti espressiva in termini di sperimentazione formale e linguistica che il modello
brechtiano autorizzava nella prassi scrittoria, contro la rigidit) prescrittiva del
canone luk6csiano. Per Brecht il realismo consentiva I'uso della forma 'oggettiva'
e della forma 'fantastica':

Chiunque non sia irretito in pregiudizi formali sa che la verit) pud essere
taciuta in molte maniere e in molte maniere dichiarata, e che lo sdegno
per le inumane condizioni pud esser destato in molte maniere attraverso
Ferrara' La panchina di ltalo Calvino 111

la rappresentazione diretta in forma patetica od oggettiva, attraverso la


narrazione di favole e parabole, mediante Io hwmowrrl'esagerazione o il suo
contrario. A teatro la realti pud essere rappresentata in forma oggerriva e
in forma fantastica.ll

La poetica brechtiana risolveva, dunque, d'un colpo il dilemma calviniano


sulla scrittura realistica e la sua mancanza di sfumature che aveva indotto Io
scrittore ad interrompere la stesura del romanzo La collana della regina e ad
optare per una ricerca letteraria a pii ampio spettro nella quale trovavano posto il
racconto melanconico-umoristico di Marcoualdorlaletteratura lirico-memoriale
de l-ientrata in guerra, i racconti fantastici della trilogia allegorica e, naturalmente,
il realismo comico dell'atto unico La panchina. L'unico problema, del quale lo
stesso Calvino si rendeva conto, era che le teorie di Brecht erano stare concepite
essenzialmente per la scrittura teatrale e la sua rappresentazione. Gii in occasione
dell'articolo commemorativo pubblicato nel settembre del 1956, Calvino aveva
lamentato quanto fosse facile in Italia non tenere conto delle pagine teoriche
di Brecht 'dato che riguardano una voce minore o minima nel nostro oizzonte
culturale, ciod il teatro' (Calvino, Brecht,in Saggi, p. 1301). Alla fine dello stesso
anno, in un intervento sulle sorti del romanzo pubblicato suila rivista [.Jlisse,
Calvino ripropone la questione in maniera pii ottimistica ed auspica che si possa
tradurre la poetica di Brecht in termini narrativi:

In questi ultimi tempi mi sono affezionato a Brecht, oltre che ai drammi


alle pagine teoriche, che avevo, prima, ingiustamente trascurato. Un Brecht
della narrativa non c'8, purtroppo, e questo suo modo di intendere il teatro
si B continuamente tentati di trasporlo, di tradurlo in altri termini per la
narrativa. A cominciare da quel suo primo, meraviglioso assioma: che lo
scopo del teatro B di divertire. Che si, ci sono nella storia del teatro tutte
le ragioni religiose, estetiche, etiche, sociali, ma a condizione di divertire
la gente. Anche per la narrativa ts lo stesso. E ce lo si dimentica troppo.
(Calvino, Le sorti del romanzo,in Saggi, p. 1514)

Con questa dichiarazione siamo ormai alle soglie del fatidico 1957 che vede
le dimissioni di Calvino dal Partito Comunista ltaliano, nel quale aveva militato
per oltre un decennio, e la composizione de Il barone rampdnte che segna la
scelta di una maniera letteraria decisamente non-ortodossa rispetto al dirigismo
dell'estetica marxista, se ancora di ortodossia si pud parlare a quest'altezza
cronologica. Sta di fatto che la progressiva uscita di Calvino dai ranghi della
militanza comunista coincide con la sua sempre pii esplicita adesione pubblica
alla poetica di Brecht, in opposizione all'estetica lukdcsiana ufficiale. E ormai
maturata in Calvino la convinzione che per revitalizzarelanarrativa sia necessario
allontanarsi da una precettistica che assume a modello il romanzo realista di tipo
112 the italianist 27 . 2007

ottocentesco. E tale convinzione d parallela alla sua disillusione in campo politico


di fronte ai metodi coercitivi e filo-stalinisti che la gestione dei comunisti sovietici
e italiani va adottando in occasione della rivolta ungherese dell'ottobre 1956.In
sostanza, il dissenso calviniano rispetto al dirigismo culturale e al verticismo
politico dei togliattiani si manifesta simultaneamente in questioni di politica
culturale - attraverso il definitivo rifiuto del modello luk6csiano -, e in termini
di militanza politica, con I'uscita dal partito nell'estate del 1957. Nello stesso
intervento sulle sorti del romanzo che contiene I'elogio della poetica di Brecht,
Calvino riconosce l'obsolescenza della poetica di Lukdcs cui addebita in parte la
crisi del romanzo italiano:

Mi capitd il romanzo non poteva


anche di sostenere [nel dopoguerra] che
morire: perd non mi riusciva di farne stare in piedi uno. Fu tutto giusto,
anche sbagliare: tante cose buone ne son nate, ma non ne d nata una nuova
civiltiletteraria. Adesso per convincerci di una intramontabile signoria
del romanzo abbiamo bisogno di leggere Lukdcs, lasciarci prendere dalla
sua classicistica fede nei generi, dal suo nitido senso dell'epica. M4 usciti
dall'Ottocento, il suo ideale estetico s'appanna d'una soffice patina di
noia: non vi ritroviamo il nervosismo, la fretta del nostro vivere, cui hanno
risposto non pii il romanzo costruito, ma il taglio lirico del romanzo
breve, o la novella giornalistica e cruda in cui Hemingway eccelse, come la
perfetta misura della nuova epoca. (Calvino, Le sorti delromanzo,insaggi,
pp. 1512-13)
Di li a poco, una volta maturate a fondo le ragioni del dissenso e definiti i
termini della sua nuova poetica, Calvino scriveri finalmente il romanzo che non
era riuscito a produrre fin dal dopoguerra e che rester) uno dei suoi capolavori
incontestati, Il barone rampante. Quale sia I'influsso che la poetica brechtiana
abbia avuto sulla composizione del romanzo e quali siano gli elementi di teatralit)
che in quest'opera si annidano, d un interrogativo che non pud trovare risposta nei
limiti di questa trattazione ma che si pud auspicare sia affrontato in futuro dalla
critica. Ci basteri qui osservare che Il barone rampante dovette rappresentare la
sintesi di quel processo di riflessione sul linguaggio comico che era cominciato alla
fine degli anni Quaranta e che, attraversolldiuertissement delluisconte dimezznto)
era approdato a quella fusione di linguaggio narrativo comico e comicitd teatrale
che trover) la sua compiuta espressione nella scrittura de Il barone rampante.
L'insegnamento decisivo di Brecht negli anni che separano la scrittura delVisconte
da quella del Barone, e che Calvino riesce a tradurre dal genere teatrale a quello
narrativo, d che sia lecito contaminare codici linguistici e generi letterari per la
realizzazione di un'opera che sia perfettamente fruibile su un piano ludico e che
allo stesso tempo riesca a veicolare profondi significati esistenziali, morali, e
politici. Il terreno di prova utilizzato da Calvino per sperimentare i postulati della
Ferrara. La panchina di ltal0 Calvino 113

poetica brechtiana d, come si ts gid detto, I'atto unico La panchina, opera in versi

musicata da Sergio Liberovici che fu composta nei primi mesi del 1955 e messa in
scena al Teatro Donizetti di Bergamo per la prima volta in occasione del 'Festival
autunnale dell'opera lirica', il 2 ottobre de|1956. Vale la pena sottolineare che la
rappresentazione di quest'operetta si concluse in un fiasco tanto che, come ricorda
lo stesso Calvino in una lettera a Maria Corti del5 luglio 1976,'venne gii ilteatro
dai fischi' (Lettere, p. 1311). E a ben guardare si pud ipotizzare che fu proprio la
contaminazione brechtiana di generi, e ciots il tentativo calviniano di mescolare
elementi 'prosaici, neorealistici, un ubriaco, due passeggiatrici' (Lettere, p. 1311)
con la musica 'convenzionale' di Liberovici e il genere operistico, a causare la
violenta reazrone negativa del pubblico di Bergamo.
Di seguito passerd appunto a dimostrare quali siano gli elementi della
poetica brechtiana che Calvino lascia filtrare nella struttura de La pancbina, a
partire dalla sua genesi fino alla sua realizzazione scenica.
La genesi del testo prevede, secondo Maria Corti,12 la derivazione de La
panchinateatale da un testo narrativo dal titolo analogo che, scritto nel 1955
per la serie di racconti di Marcovaldo, fu pubblicato in volume ne I racconti
del 1958. A questo primo testo narrativo segui una successiva variante dal
titolo La uilleggiatura in panchina che fu inserita nell'edizione scolastica dei
racconti di Marcovaldo pubblicata nel 1963. La preziosa ricostruzione della
Corti sull'interdipendenza fra testo teatrale e testi narrativi, con le relative
varianti nel passaggio da un testo all'altro, non tiene perd in conto la presenza
di un macromodello generativo che si configura come un terzo polo del processo
mitopoietico dal quale ha origine Lapanchina. Mi riferisco alla storia che Calvino
aveva dovuto concepire, e forse anche comporre, per la serie delle Comiche TV,
il cui progetto era stato portato all'attenzione di Sergio Pugliese, direttore della
Rai di Milano, al principio de|1,954, e il cui protagonista, Giliberto, presenta
notevoli affiniti con il personaggio di Marcovaldo che sari poi compiutamente
sviluppato nella serie omonima.l3 L ipotesi che la composizione de La panchina
per la televisione, come fatto progettuale o come testo ibrido che lo scrittore
avrebbe potuto adattare sia per il teatro che per la televisione, preceda la stesura
del libretto teatrale scritto su musica di Liberovici, d confermata da un menabd
ritrovato frale carte di Calvino nel quale lo scrittore aveva preso nota dei lavori
compiuti dal settembre 1954 all'ottobre 1955. Come riporta Mario Barenghi:

Lappunto'LIBEROVICI - (libretto opera "La panchina")'- seguito dalle


parole biffate 'mimo TV-balletto'- appare alI'akezza del febbraio 1955, su
un foglio piuttosto disordinato, ricco di cancellature, e non a caso lasciato
per met) in bianco. Poco sopra del nome di Liberovici, una riga biffata
anch'essa recita 'varie- conferenza Firenze FATTO': e verosimilmente sar)
da riferire al Midollo del leone, presentato alla sezione fiorentina del Pen
114 the italianist 27 . 2007

Club il L7 febbraio di quell'anno. Dopo una facciata bianca, la registrazione


del quaderno riprende nella successiva pagina di sinistra con il mese di
matzo. (Barenghi, Note e notizie sui testi, in RR3, p. 1280)

Leggendo la descrizione di Barenghi ci viene immediatamente da osservare


che, per amore di simmetria, se Calvino avevabtffato la dicitura relativa al testo
della confer enza Il midollo del leone - che fu effettivamente scritto nel febbraio
-, nel biffare la dicitura 'mimo TV-balletto' voleva indicare I'avvenuta stesura
de La panchina come 'mimo TV-balletto' piuttosto che come libretto d'opera. E
chiaro che la presen za di una terza Panchina, scritta per la televisione nell'ambito
della serie delle Comiche TV, si pud soltanto ipotizzare, data I'assenza di notizie
critiche in merito. Ma quello che a noi preme sottolineare, in tale contesto, E che
nella composizione de La pancbina tea:rale confluirono certamente i criteri-guida
che informavano il progetto deIIe Comiche TV e che, dunque, il testo teatrale
nasce all'intersezione fra genere letterario narrativo, televisivo, e teatrale, tanto
da potersi definire come genere 'ibrido' o 'spurio' secondo il concetto espresso
da Brecht nella sua estetica teatrale. Non c'd dubbio, d'altronde, che Calvino
stesse effettuando in questo periodo una cospicua attiviti. di sperimentazione sui
generi letterari nel tentativo, come si d detto, di uscire dall'impasse della forma
neorealista. Si pensi all'incursione nel realismo memoriale de Dentrata in guerra
che pii tardi lo scrittore avrebbe definito'neo-flaubertismo'o all'estenuante lavoro
di scrittura de La collana della regina, etichettato da Calvino come 'romanzo
realistico-social-grottesco-gogoliano' (Lettere, p.399), per non parlare della
scelta del 'fantastico' ne ll uisconte dimezzato che costituisce I'esito di una ricerca
calviniana nei territori del comico e del grottesco. Tutte queste prove di scrittura
si possono considerare come il frutto di una sperimentazione compiuta nel campo
dei generi e degli stili letterari che avrebbe generato risultati pir) o meno riusciti nel
corso degli anni Cinquanta.
Lo stesso Calvino aveva indicato una delle caratteristiche essenziali della
contrapposizione di Brecht a Luk6cs nella teorizzazione di un genere'spurio'
come il 'teatro epico' che il drammaturgo tedesco contrappone alla classica
categorizzazione dei generi di matrice idealistica imperante nella concezione
luk6csiana di realismo. La necessiti di mescolare gli stili e di sperimentare nuove
forme nella rappresentazione della realt) era uno dei tratti salienti del realismo
dialettico di Brecht e tale concezione si affaccia nella composizione de La panchina
teatrale fin dalla sua genesi. E infatti ci troviamo di fronte ad un testo la cui'fabula'
nasce dall'ibridazione di un 'mimo TV-balletto', che essenzialmente doveva
essere composto senza dialoghi, e di un testo essenzialmente diegetico, quale d il
racconto di Marcovaldo. Ed d proprio dalla commistione di questi due generi, con
I'aggiunta della struttu ra tealrale del libretto d'opera in versi - comprendente un
Prologo, cinque scene e due intermezzi - che deriva l'originaliti de La panchina
Ferrara . La panchina di ltalo Calvino 115

teatrale in cui I'altern anza fra recitativo, cantato, e mimo costituisce uno dei tratti
distintivi dell'opera.
Passando all'analisi del testo teatrale in sb, dimostrerd di seguito come
l'influsso della poetica brechtiana sia presente nel testo a vari livelli: a) nella scelta
dell'ambieptazione e dei personaggi come riproduzione del 'teatro di strada',
esempio di primitivo teatro epico; b) nell'uso dell'effetto di 'straniamento'; c)
nell'uso della parodia; d) nella subordinazione del messaggio filosofico-politico
all'idea del'divertimento'.
Partird dunque dall'analisi del contenuto realistico dell'opera, che si concreta
innanzitutto nella scelta dei personaggi e dell'ambientazione, per portare alla luce
le motivazioni ideologiche della scelta calviniana e la sua derivazione da alcuni
concetti chiave della poetica brechtiana. Il tema de La panchina E descrttto da
Calvino in una presentazione per un programma di sala che d stata ritrovata fra
le carte dello scrittore:

Il tema della panchina b la disarmonia, il nervosismo della vita contemporanea.


[...] 'L uomo che soffre d'insonnia' e che vorrebbe ritrovare la pace di una
arcadica natura decide di passare una notte all'aperto su una panchina.
Ma attorno alla panchina si succedono figure di nottambuli, tradizionali
personaggi che non trovano pii neppur essi nella notte il loro regno. Gli
innamorati i cui antichissimi bronci e battibecchi si caricano del nervosismo
dei tempi; l'ubriacone che pare quasi un sopravvissuto; le mondane che
rivolgono agli uomini, pieni di solitudine e di squallore, una patetica
invettiva-ninnananna; il poliziotto con la sua ventata di diffidente sospetto
verso tutti. E infine una squadra di operai che riparano la linea tranviaria
e per cui il senso dei giorni e delle notti d capovolto. In questo susseguirsi
d'incontri, I'uomo sulla panchina non ha potuto chiudere occhio. (Barenghi,
Note e notizie swi testi, in RR3, p. 1279)

Tutte le scene de La panchina si svolgono dunque per la strada, in un piccolo


giardino pubblico, e i personaggi che si alternano nelle varie scene sono tutti
passanti, cittadini della notte, che il protagonista incontra nel suo vagabondare
alla ricerca del sonno e della solitudine. L'intento realistico che Calvino si
proponeva nella rappresentazione di questa tranche de uie risulta dunque chiaro
fin dalla scelta del luogo e dei personaggi che sono lavoratori - come gli operai,
il poliziotto, e le stesse mondane -, o figure archetipiche della notte insonne,
come gli innamorati e l'ubriaco, che acquistano qui valenza realistica per la
loro funzione di passanti. In particolare, la decisione di ambientare la storia in
strada si deve ricollegare alla teorizzazione brechtiana del teatro di strada come
'esempio di teatro epico elementate'.14 E infatti, Brecht spiega neI Breuiario di
esteticateatrale cheper comprendere la novit) della scena nel teatro epico bisogna
immaginare il suo antecedente in'una scena che pud accadere a un qualsiasi
115 the italianist 77 . 2007

angolo di strada' (Brecht, Scritti teatrali, p. 84), dove i passanti che partecipano
casualmente alla vicenda rappresentano degli attori spontanei ed involontari. Per
rendere pii esplicito il parallelism o frala scena teatrale e la scena di strada, Brecht
immagina che la scena in questione sia un incidente e che il protagonista della
vicenda sia un testimone oculare che ha assistito alla dinamica degli eventi e la
riferisce ai passanti rappfesentando 'il comportamento dell'autista o del pedone
investito, o di entrambi, in modo tale che gli astanti possano formarsi un'opinione
sull'incidente' (Brecht, Scritti teatrali,p. B4).
Ebbene, ne La panchina di Calvino, ci troviamo di fronte ad un fenomeno
simile se consideriamo che il ruolo del protagonista, 'l'uomo che soffre d'insonnia',
d essenzialmente quello di testimone oculare che assiste alle varie scene e in alcuni
casi addirittura si astiene dall'interagire con i personaggi-passanti se non in funzione
mimica, come accade nella scena degli innamorati e in quella delle mondane.
Anche dove l'interazione dialogica del protagonista si fa pii intensa, come nella
scena dell'ubriaco e in quella degli operai, le battute non servono ad altro che a fare
da contrappunto all'azione dei personaggi-passanti che sono i veri protagonisti
dell'opera. Dunque 'l'uomo che soffre d'insonnia' si compolta in tutto e per tutto
come 'il dimostratore' brechtiano della scena di strada che, invece di raccontare
la vicenda cui ha assistito agli astanti - il pubblico teatrale -, la illustra con la
sua presenza che produce un effetto straniante e impedisce I'immedesimazione
acritica del pubblico stesso nella rappresentazione. Non bisogna dimenticare,
infatti, che il teatro epico brechtiano ha, in ultima istanza, una finalit) sociale e lo
scopo dell'opera teatrale deve essere quello di indurre gli spettatori a partecipare
criticamente alla vicenda e di formarsi un'opinione sugli eventi. Il 'dimostratore'
della scena di strada e, per uscire fuor di metafora, l'attore del teatro epico,
assolve a tale funzione attraverso l'uso dell'effetto di 'straniamento' che d 'una
tecnica con la quale si pud dare ai rapporti umani rappresentati I'impronta di cose
sorprendenti, che esigono spiegazioni non evidenti, non semplicemente "naturali".
Questo effetto ha per scopo di permettere allo spettatore una critica efficace dal
punto di vista sociale'(Brecht, Scrittiteatrali, p. 15).
Siamo dunque al secondo punto della nostra analisi riguardo ai rapporti di
affinit) e di derivazione che legano La panchina calvrniana ai concetti base del
teatro brechtiano. Leffetto di'straniamento'E uno degli elementi-chiave del teatro
epico di Brecht, e Calvino se ne appropria non solo nel conferire al protagonista
dell'opera il ruolo di contrappunto comico o lirico o semplicemente esplicativo
delle scene che si svolgono intorno alla panchina, ma anche neil'alternanza di
registri espressivi - parlato, cantato, 'parlato con la nota' e 'suono di intonazione
approssimativa' (Corti, p.203) - che scandisce il cambiamento di umori da una
scena all'altra ed anche all'interno della stessa scena. Secondo Brecht, infatti, allo
straniamento della vicenda, e ciod alla resa sorprendente di fatti naturali, devono
contribuire tutti gli espedienti scenici:
Ferrara. La panchina di ltalo Calvino 117

Compito precipuo del teatro d interpretare la vicenda e comunicarla al


pubblico attraverso appropriati straniamenti. E non d l'attore che deve far
tutto, anche se non deve esser fatto senza riferirsi a lui. La 'vicenda'viene
interpretata, prodotta ed esposta dal teatro nel suo insieme: dagli attori, dagli
scenografi, dai truccatori, dai costumisti, musicisti e coreografi. Ciascuno
associa la propria arte nell'impresa comune) senza rinunciare con cib alla
sua autonomia. (Brecht, Scritti teatrali, p. M6)

Ne La panchina di Calvino, lo'straniamento'avviene fin dalla giustapposizione


di un contenuto realistico, che classicamente corrisponde all'uso di un registro
comico basso, al genere dell'opera in versi cui tradizionalmente si addicono modi
di recitazione aulici ed un registro melodrammatico o alto. Tale contrasto fra
forma e contenuto della rappresentazione E utllizzato da Calvino in gran parte
dell'opera, ma soprattutto nella scena degli innamorati e in quella dell'ubriaco,
per demistificare il tono lirico o ludico e per spostare I'attenzione dello spettatore
sul messaggio sociale dell'opera: il tema della nevrosi della vita contemporanea e
del ritmo incontrollabile della produzione cui gli uomini sono costretti.
Nella scena degli innamorati il dialogo-litigio dei personaggi d intessuto
di retorica melodrammatica, con il susseguirsi di ripetizioni, parallelismi e
interrogative retoriche evocanti il linguaggio dei libretti d'opera che Calvino
provvede a demistificare attraverso I'uso straniante del dialogo prosaico - il
battibecco degli innamorati riguarda la necessit) di baciarsi ad occhi chiusi o ad
occhi aperti - e la parodia del linguaggio lirico stesso che si riduce ad una serie
di frasi stantie e luoghi comuni. Inoltre, l'intervento finale dell'uomo che soffre
d'insonnia, che ha ascoltato il dialogo in silenzio nascosto dietro la panchina,
produce un effetto comico che abbassa decisamente il tono del registro aulico e
smaschera definitivamente la futiliti della questione di cui hanno dibattuto gli
innamorati. Leggiamo il passo in questione nella prima scena de La panchina:

LUI Ma cara,io voglio...


LEI Sopraffarmi, importi, annichilirmi,
mentre dici che m'ami... (siede)
LUI Se tu m'amassi non faresti cosi... (siede)
LEI Ma se l'amore d questo...
LUI Ma se I'amore d questo...
LUOMO (rispuntando dallo schienale con tutto il busto)
Ma se I'amore b questo
Vuol dire che stard desto
Ad aspettare il mattin!
LUI Ma, scusi, chi d lei? (Calvin o, La panchina in RR3, pp. 660-61)
118 the italianist 27 ' 2007

Tutta la vicenda, dal punto di vista del testimone oculare - 'l'uomo che
soffre d'insonnia' - potrebbe configurarsi come un evento comico se la sua
preoccupazione principale non fosse quella di trovare la pace del sonno nella
solitudine del giardino pubblico. Questo elemento di dissonanza impedisce
I'immedesim azione del pubblico nella scena degli innamorati e ostacola la
fruizione del tono lirico-melodrammatico che, dopo I'entrata in scena dell'uomo,
si corrompe e degenera nell'uso di frasi stantie e sdolcinate, accentuando
l'effetto comico.
Da quanto si d detto finora si evince che Calvino abbia seguito I'insegnamento
di Brecht nel realizzare I'effetto di straniamento attraverso una collaborazione
di scenografia -la scena di strada - recitazione e musica, aggiungendo inoltre
I'originale tributo della contrapposizione fra registri stilistici e toni della recitazrone
per creare un effetto parodico e demistificatore'
Lo stesso Brecht incoraggiava I'uso della parodia come mezzo per combattere
l,immedesim azioneed incanalare I'attenzione dello spettatore verso il fine sociale
della rappresentazione. La parodia, come imitazione trasfigurata degli stili del
passato, consente di enfatizzare la funzione dell'arte come mimesi della mimesi,
,-ar.her"ndo dunque la natura fittizra della rappresentazione e valorizzando la
finalit) gnoseologica insita nella commedia in senso lato. Come affetma Chiarini
a proposito dell'uso della parodia nel teatro di Brecht:

L invito a soffermar si sul rnediwm della parodia d dettato anche da una


considerazione che ulteriormente precisa e circoscrive l'ambito entro cui
prende concretamente corpo quell'atteggiamento: dalla considerazione,
ciob, che la'citazione'sostituita all'invenzione, la'memoria'come strumento
principale della creazione, insomm a I' anamne sl al posto dell' entusiasnt o
[...] operano sopfattutto entro la dimensione del comico. Non E da oggi,
del resto, che le possibiliti di un'arte veramente moderna vengono spesso
ridotte nei limiti di una trascrizione ironica e giocosa di quei problemi ed
eventi che richiederebbero, secondo i precetti della trattatistica 'classica" la
scelta di strumenti formali diversi (drammatico-tragici). (Chiarini' p. 17)

Leffetto parodistico assolve dunque ad una funzione conoscitiva mediante la


demistificazione'straniante'di stili e registri della comunicazione divenuti obsoleti
e la conseguente ricerca, da pafte dello spettatore dell'opefa rappresentata, di
quale sia il 'vero' stile che veicola il 'vero' significato dell'opera' Nel caso de
La panchinala parodia si appunta sugli stilemi e sul registro della tradizione
lirico-melodrammatica, come abbiamo visto nella scena degli innamorati' e la
fecondit) del suo uso ai fini didascalici si pud esperire nella scena successiva, quella
dell,ubriaco. Nella trans izrone frale due scene, 'l'uomo che soffre di insonnia' riesce
finalmente a sdraiarsi sulla panchina nel tentativo di addormentarsi ma la sua pace
ha breve durata perchd nel giardino irrompe la figura di un ubriaco. Quest'ultimo
Ferrara . La panchina di ltalo Calvino 119

di sfogo a quella che I'uomo definisce'sbornia filosofica'perchb dalla costatazione


che la panchina B'doppia', l'ubriaco si inoltra in una vaneggiante discussione sulla
duplicitiL o molteplicit) delle cose, arrivando alla conclusione che soltanto I'uomo
d 'uno', in opposizione a ogni altra cosa che 'pud esser doppia I triplai quadrupla
/ quintupla' (Calvino, La panchina, in RR3, p. 662).I commenti dell'uomo che
soffre d'insonnia conferiscono a tutta la scena unavalenzacomica che E accresciuta
dall'improvviso effetto parodico suscitato dalla decisione dell'ubriaco di mutare
la'sbornia filosofica'in'sbornia lirica'e diutllizzare intal senso un brano del
Trouatore per dimostrare la sua abilit) canora. Ne vien fuori un duetto lirico nel
quale sia I'uomo che I'ubriaco si dedicano alla storpiatura parodica della pii alta
tradizione lirico-melodrammatica ai fini di preparare il pubblico allo spettacolo
di un altro tipo di lirismo che d quello del monologo finale in cui l'ubriaco diviene
'simbolo dell'irrazionale contro cui invano cercano scampo le impotenti ragioni
della tecnologia'(Corti,p.219). E infatti, dopo aver esaurito la'sbornia lirica'
e aver tentato inutilmente di smaltire la 'sbornia politica', prima di rassegnarsi
ad uscire di scena dietro le insistenze dell'uomo che rivendica il diritto al sonno,
I'ubriaco si esibisce in una rivendicazione del suo diritto ad abitare la notte e ad
incarnare il cosiddetto 'rovescio del mondo':

E che notte la notte


B

Senza I'ubriaco? Caccialo


E la notte rimane
Senza il suo pii fedele
Testimone. [...]
Caccialo,
cacciala rana, il grillo, caccia la luna
e I'ubriaco da strada, ll sozzo
s chiamazzatore s olita r io,

caccia noi che abitiamo


il rovescio del mondo!
E credi
Che il mondo non avri pii un rovescio?
Caccia il brivido di questa voce irragionevole
Che si perde sguaiata!
Altri brividi avrar, akre ragioni
Si perderanno
Per le tue strade senza luna! (Calvino' La panchina, in RR3, pp. 664-65)

L'acme della scena, forse il centro lirico di tutta I'opera, d proprio nella rivelazione
e

dell'ubriaco che il mondo avr) sempre e comunque un suo rovescio, e che la nevrosi
della vita moderna, il tentativo di controllare razionalmente tutti gli aspetti
della vita per mezzo della tecnologia, non riusciri ad eliminare I'irrazionale,
120 the italianist 21 ' 2001

simboleggiato appunto dalla notte e dai suoi abitanti. Ueffetto comico-parodico


della scena nella sua fase iniziale ha dunque ceduto il passo ad una riflessione
pensosa e drammatica che costituisce il messaggio storico-filosofico dell'opera e
il tentativo calviniano di straniare 'i processi socialmente influenzabili' (Brecht,
Scritti teatrali,p. 131),ciod di mutare quegli aspetti del vivere sociale che appaiono
come immutabili perchE ormai divenuti familiari agli occhi degli spettatori. Non b
un caso che proprio nella formul azione di tale messaggio, che risponde alla finaliti
pedagogica del teatro epico, si ritrovino, come affermaMaria Corti, echi retorici
dell'opera brechtiana: 'Si osservi che diverso grado di nobilt) retorica assume la
repetitio (caccialo, caccialA ranA, caccia la luna, caccianoi, caccia il briuido) che,
lungi qui dal librettismo melodrammatico, richiama se mai in un contesto cantato
sulla scena esperienze formali dell'espressionismo brechtiano' (Corti, p.21,9),
In effetti, a paftfte da questo momento, e ciob dalla formulazione del
messaggio 'serio' del testo, si registra un abbassamento del livello comico, quasi
che le scene successive siano finalizzale ad approfondire i contenuti emersi nel
monologo dell'ubriaco, fino allo scioglimento finale dell'opera che coincide
con l'avvento del giorno e con il capovolgimento del messaggio stesso in chiave
comico-parodica. E infatti, nella scena successiva' quella delle passeggiatrici,
Calvino tenta ancora di suscitare la risata attraverso la mimica e il dialogo delle
donne che ammiccano all'uomo che soffre d'insonnia e disturbano per I'ennesima
volta il suo sonno. Mal'utllizzo del realismo, nella lappresentazione di un tema
sociale scottante come quello della prostituzione, serve a deviare I'attenzione del
pubblico dal tono scanzonato delle mondane allo spettacolo della solitudine e
dello squallore cui le donne devono quotidianamente assistere, e prepara il terreno
per la scena successiva, quella degli operai, 'in cui poetico e teatrale vengono
a identificarsi' (Corti, p.220). Non esiste infatti alcuna intenzione comica
nella descrizione della quarta scena in cui compaiono gli operai di una squadra
notturna che ripara le rotaie del tram. Lo stesso 'uomo che soffre d'insonnia'non
manifesta alcun fastidio per I'intromissione degli uomini nell'agognata quiete del
giardino pubblico e si mostra, invece, solidale nel prendere atto della fatica e del
ritmo insensato cui il lavoro notturno costringe 'gli operai-gnomi / che preparano
il giorno / e che ogni alba inghiotte' (Calvino, La panchina, in RR3, p. 668).
La scena degli operai pub considerarsi un esempio di realismo e di letteratura
sociale in senso stretto, con il dialogo fra I'uomo che sta per cominciare la sua
giornata lavorativa - dopo la lunga notte insonne - e la squadra notturna che sta
per smontare. L'incontro fortuito fra questi lavoratori della notte e del giorno d
punteggiato di domande curiose e di impulsi solidali fra gli uni e gli altri, e il tono
serio del dialogo induce il lettore a considerare risolto il dilemma fra i binomi
oppositivi giorno-notte ,razionalitd-hrazionalite, stress della vita quotidiana-pace
della vita notturna, grazieal reperimento della razionalit) e dell'etica lavorativa nel
cuore della notte ad opera della squadra notturna di operai. L'opera sembrerebbe
Ferrara ' La panchina di ltalo Calvino 121

cosi indirizzarsi al suo finale scioglimento in un clima di seriet) pensosa e di


conciliazione fra opposti che prelude ad una pace ritrovata. Di contro, questo
messaggio lirico del testo sari smentito nella quinta scena dalla notizia finale
che 'l'uomo che soffre d'insonnia' apprende dalle pagine del giornale mattutino.
Secondo.questa notizia un gruppo di scienziati ha trovato infatti il modo per
uccidere la notte ed accrescere, pertanto, la produttivit):

STRILLONE Il giorno ha ucciso la notte.


E I'ultima notizia di stanotte!
D'ora in poi non pir) sosta
Nel mondo ci sar)!
Terremo gli occhi aperti
In continuiti!
UUOMO (assonnato, compra il giornale; legge)
Riunitosi a Toronto
Un congresso di scienziati
Dice che si spreca al mondo
Troppo tempo per dormir.
Con opportuno assetto
Termo-radar-nucleare
S'otterr), abolito il letto,
doppia produttiviti.
(sbadigliando) Il giorno ha ucciso la notte... (Calvino, La panchina, in
RR3, p. 671)

Dalla necessiti di lasciar convivere il mondo e il suo 'rovescio'- che era


emersa nel monologo lirico dell'ubriaco -,allapossibiliti di una loro conciliazione
nella scena del dialogo con gli operai, si b passati all'annuncio paradossale del
trionfo della tecnologia e della razionalitd mediante I'annichilimento della notte
e dei suoi aspetti irrazionali cui I'ubriaco aveva inneggiato come necessari per
il completamento del mondo. Questo finale comico e paradossale risponde
ad un altro dei fattori fondamentali che secondo I'estetica brechtiana devono
caratterizzare il teatro epico, e cioi che la finaliti prima dell'opera teatrale sia il
divertimento. Se l'intento di Calvino ts quello di portare il suo pubblico a riflettere
su una tematica seria ed attuale, B pur vero che, attraverso I'avvicendarsi di scene
e di opinioni espresse dai personaggi de La panchina, lo scrittore pud ritenere di
aver espletata la propria missione. Luso del comico nella scena finale ha dunque
una funzione catartica ed allegerisce il testo dall'enfasi sul contenuto realista e
sul messaggio filosofico che la seconda met) dell'atto aveva accentuato. Come
afferma Maria Corti:
122 the italianist 27 . 7007

In generale Calvino regista di una pendolariti fra la soluzione ludica e


B
quella che in fondo si pud definire la serieti del messaggio; benchd egli sembri
a volte indietreggiare di fronte alla seconda e traslocare nel diuertissement o
nell'evasione, tuttavia le motivazioni ideologiche sottese ai contemporanei
racconti, la denuncia contro la citti come luogo del vivere infelice passano
a questa gri.ziosa piice. (Corti, p. 220)

La costatazione che Calvino sembri 'indietreggiare' di fronte alla 'serieti del


messaggio' non sorprenderi alla luce dell'analisi da me compiuta in precedenza
nella quale ho portato alla luce come uno dei punti-chiave della poetica brechtiana
cui Calvino mostra di aderire d il primato de1 divertimento rispetto all'intento
didascalico del messaggio, di qualunque natura esso sia. Si ricorderd infatti
che, nel gi) citato intervento dello scrittore su Le sorti del rorfl.anzo) Calvino
riconosceva il fascino dell'estetica brechtiana in 'quel suo primo, meraviglioso
assioma: che lo scopo del teatro d di divertire. Che si, ci sono nella storia del teatro
tutte le ragioni religiose, estetiche, etiche, e sociali, ma a condizione di divertire la
gente' (Calvino, Le sorti del roma.nzo,in Saggi, p. 1514).
Mi auguro dunque di aver mostrato in maniera esaustiva come I'influsso
della poetica brechtiana abbia agito sulla composizione de La panchina calviniana
in maniera preponderante sia per quanto concerne l'aspetto formale, sia dal punto
di vista del contenuto o del messaggio che l'opera stessa si proponeva di indirizzare
al pubblico degli anni Cinquanta. Dalla scelta dell'ambient azione e dei personaggi
- che imita l'esempio del teatro epico primitivo o 'teatro di strada' - all'uso del
meccanismo di straniamento e dell'effetto comico-parodico a fini conoscitivi, fino
alla subordinazione del messaggio filosofico-politico all'idea del 'divertimento',
questa prima operateatrale di Calvino sembra applicare in maniera essenzialmente
fedele i criteri-guida della poetica brechtiana.
Se accettiamo inoltre che I'adesione di Calvino alle teorie brechtiane non
debba considerarsi un fenomeno isolato e circoscritto alla pratic ateatrale ma che
debba essere interpretata bensi come una presa di posizione politico-culturale
dotata di una progettualiti che si estende all'ambito narrativo e si propone come
alternativa al modello narrativo ufficiale del romanzo lukdcsiano, b evidente che
si aprono alla critica calviniana una serie di ipotesi interpretative suggestive e
feconde. Basterd alludere in questa sede alla possibilit) di rintracciare elementi di
teatralit) tout court o di teatraliti 'epica' brechtiana in senso stretto nella narrativa
calviniana degli anni Cinquanta, in particolare nella trilogia de I nostri antenati.
Si pud essere inoltre tentati di applicare il modello di analisi da me utilizzato su
La pancbina ad alcune delle storie di Marcoualdo che, come abbiamo accennato,
erano state originariamente concepite per la televisione come mimi o balletti.
Sarebbe poi interessante cercare di analizzare come si evolva la poetica teatrale
calviniana in relazione all'estetica brechtiana a partire dagli anni Sessanta, nel
Ferrara . La panchina di ltalo Calvino 123

momento in cui, dopo il distacco dal partito comunista e la fine delle polemiche
neorealiste, i1 parteggiare per Brecht doveva ormai perdere quella caricateoretica
eversiva che aveva rivestito per Calvino nella seconda meti degli anni Cinquanta.
Sono questi soltanto alcuni dei percorsi ermeneutici che ci auguriamo possano
essere esplor ati dalla critica calviniana e che si inquadrano nel pii ampio discorso
sul rapporto di Calvino con il teatro e con la teatralit) che io stessa in altra sede
ho affrontato.ls

Note
1 7
L Ca vino, prefazione all'edizione inglese di Our Per un approfondimento della letteratura critica su

Ancestors (Lon*a, Secker & Warburg, 1980), in Ronanzi Luk6cs, si vedano: C. Cases, Su Lukdcs. Vicende di

e Racconti, collezione 'l Meridiani', a cura di M. Barenghi u n' i nte rpretazione (Torino, Einaudi, 1 985); G. Prestipino,

e B. Falcetto, 3 voll. (Milano, Mondadori, 1991), l, 1310. Realismo e utopia. ln memoria di Lukdcs e 8/och (Roma,

D'ora ln avanti fard riferimento ai tre volumi dei Romanzi Editori Riuniti, 2002); G. Bedeschi, lntroduzione a

e Racconti calviniani con Ie abbreviazioni RRl, RR2, RR3. Lukdcs (Bari, Laterza, 1982); A, Leone De Castris, Croce,

2 Lukdcs, Della Volpe: Estetica ed egemonia nella cultura


Si veda l. Calvino, lettere 1940'1985, collezione'l
del novecento (Bari, De Donato, 1978). Sulla vita e le
Meridlani', a cura di L. Baranelli (Milano, Mondadori,
opere di Brecht e sul teatro epico, si pud far riferimento ai
2000), p. 247.D'ora in avanti fard riferimento a
seguenti testi: C. Molinari, Bertolt Brecht(Roma, Laterza,
quest'opera con l'abbreviazion e Lettere.
1996); F. Ewen, Bertoh Brecht: La vita, I'opera, i tempi
3
B. Falcetto, Note e notizie sui testi, in RR3, p. 1342.
(lVilano, Feltrinelli, 1970); W, Benjamin, Understanding
a
A proposito della scelta del comico in Calvino, si veda il Brecht (Londra, NLB, 1973).
testo a cura di B. Falcetto e L. Clerici, Calvino & il comico 8
P. Chlarini, Brecht, Lukdcs e il realismo (Bari, Lalerza,
(Milano, Marcos y Marcos, 1994).
1983), p. 61.
s
Sulla storia della letteratura neorealista e sulla
'g
N. Ajello, lntellettuali e PCI 1944-1958 (Bari, Laterza,
collocazione del primo Calvino in questa etichetta
1997), p. 39s.
letteraria si vedano: B. Falcetto, Storia della narrativa
10
5i veda il citato testo di Re, pp. 26-27.
neorealista (Milano, Mursia, 1992); G. Luti e C, Verbaro,

Dal Neorealisno alla Neoavanguardia (Firenze, Le


r1
B. Brecht, 'Popolaritir e realismo', a cura di P. Chiarini,

Lettere, 1995). Si vedano inoltre: L. Re, Calvino and the L'Europa letteraria, 1 (1960), 28-35.

Age of Neorealism: Fables of Estrangernenl (Stanford, r2


M. Corti, 'Un modello per tre testi: Le tre "Panchine"
Stanford University Press, 1990); G. Falaschi, Negli di ltalo Calvino', tn ll viaggio testuale (Torino, Einaudi,
anni del neorealismo,in ltalo Calvino. Atti del Convegno 1978), pp.201-20.
intemazionale (Firenze, 26-28 febbraio 1987) (Milano, 13
5ull'ideazione e la poetica delle 'Comiche TV', si veda
Garzanti, lgSB), pp. 1 13-40; E, Bolongaro, /talo
M. Barenghi, Note e notizie sui testi tn RR3, pp. 1261-62.
Calvino and the Conpass of Literature (Toronto, Toronto
ln particolare si legga il brano nel quale Calvino esprime
University Press, 2003).
le finalite che si propone con il progetto delle 'Comiche
6
Queste definizioni sono riportate dallo stesso Calvino TV' dal quale si evincono facilmente le somiglianze f ra la
nel corso di un'intervista rilasciata a Roberto de scenografia delle 'Comiche TV' e quella de La panchina
Monticelli nel 1959 in L Calvino, \aggl2voll., a cura di e fra i protagonisti delle rispettive opere: 'Devono essere
M. Barenghi (Milano, Mondadori, 1995), ll,2122'23. qualcosa di mezzo tra i lazzi d'un Arlecchino (non a caso
D'ora in avanti fard riferimento al primo volume dei Saggi avevo pensato di scegliere come interprete l\larcello
calviniani con l'abbreviazioni Saqqt, lVoretti) e le gags del cinema muto. 0gni comica deve
124 the italianist 27 ' 2001

concentrare la sua azione in un'unitd di luogo, con in questione sulla 'scena di strada' fu scritto da Brecht

scenari essenziali (per esempio un albero, una panchina, nel 1940. D'altronde, le prime traduzioni italiane di

una quinta di casa con finestre) e quasi simbolici. [...] Brecht erano comparse sulla rivista ll Politecnico di

ll protagonista, ultima incarnazione d'una classica Vittorini gid a partire dal 1945. Si vedano gli articoli:

maschera moderna, d il piccolo uomo combattuto tra lo 'La ballata del soldato morto di Bertolt Brecht', //

slancio dei grandi sentimenti e la grottesca miseria della Politecnico, setti nanale di cultura contemporanea di retto

sua esistenza. Passa da r-in mestiere all'altro, sempre da E. Vittorini,10, 1 dicembre 1945, p. 3; 'll canto della

precari e irti di difficoltd [...] b gentile, blandamente merce e del mercante di Bertolt Brecht', ll Politecnico,

ottimista, contemplatore di quel poco di natura che gli 1 5, 5 gennaio 1 946; 'fassalto al quartiere dei giornali',

spunta intorno, ma sempre soprattutto preoccupato di ll Politecnico,28,6 aprile 1946, p. 3. E inoltre, nella

portare qualche soldo a casa e di non saltare troppi pasti versione mensile de ll Politecnico possiamo leggere

Lo chiamerei Giliberto.' un profilo di Brecht a cura di Vito Pandolfi nel quale si


analizzano con dovizia di particolari gli elementi del
14
B. Brecht, Scritti teatrali (Iotino, Einaudi, 1962), p. 84.
teatro epico brechtiano e i criteri-guida della sua poetica
Si pud ipotizzare che questo famoso brano sulla 'scena
V. Pandolfi, 'Fisionomia di Bertolt Brecht', ll Politecnico,
di strada', pubblicato nella prima edizione degli Scrltti
31-32, luglio-agosto 1946, pp. 63-64.
teaffall brechtiani del 1962, sia stato letto da Calvino
1s
in fase di preparazione del volume. Come abbiamo Mi riferisco alla mia tesi di dottorato dal titolo

visto in precedenza, Calvino aveva dichiarato gid nel 'ltalo Calvino e il teatro'che d attualmente in via di

1955-56 di aver letto gli scrini di Brecht sul teatro che completamento ed al mio contributo su 'La poetica

peraltro in quegli anni venivano pubblicati in rivista teatrale giovanile di ltalo Calvino', l'Abaco, 2-3

prima di essere raccolti nel volume einaudiano. ll saggio (2003-2004),17s-98.

Please address correspondence to: Enrica Maria Ferrara' 10 Maretimo Road, Blackrock,
Co. Dublin, Ireland

@ Department of ltalian Studies, University of Reading and Department of ltalian, University of Cambridge

1 0. 1 179I 026 1 43 407X 1 903 5 5

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