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99-124
che non rispecchia in modo immediato il mondo reale ma d enormemente pii ricca
e latrice di conoscenza rispetto alla piatta riproduzione dei romanzi neorealisti.a
Nonostante questa ricerca sui limiti espressivi del proprio linguaggio
vada a buon fine e si concretizzi rnlarga parte in una serie di prodotti narrativi
riusciti, Calvino continua adindirizzare i suoi sforzi anche nella composizione del
romanzo realista che aveva gid tentato ed abbandonato con la stesura de Il bianco
ueliero e de I giouani del Po.Infatti, fra r11952 e r11954, si colloca la scrittura di
un romanzo rimasto incompiuto, La collana della regina, che lo stesso Calvino
definisce 'faticosissimo' (Lettere, p. a1'a) in una lettera a Mario Ortolani del 7
agosto 1954, e che,in una lettera precedente a Domenico Rea del 15 marzo 1954,1o
scrittore aveva etichettato come 'romanzo realistico-social-grottesco-gogoliano,
una cosa a intreccio complicato che ogni episodio devo rifarlo tre o quattro volte
prima di trovare la 'chiave' giusta' (Lettere, p. 399).
E questa una chiara indicazione del fatto che n ella qwerelle sul neorealismo, o
sul realismo tout court, Calvino non avesse ancora le idee chiare o che, perlomeno,
non si rassegnasse a decretare la morte del romanzo neorealista senza prima aver
tentato di lavorare conpazienza artigiana sul linguaggio, esplorandone appieno le
sue possibilit) e riscrivendo ogni episodio tre o quattro volte, fino a dover accettare
per l'ennesim avoltala propria incapaciti" a scrivere in un modo che non gli risultava
congeniale e che non riusciva pii a riflettere lo spirito dei tempi.5 Sia ben chiaro
che il blocco creativo calviniano nei confronti del cosiddetto romanzo neorealista,
di carattere cittadino ed operaio, non si estendeva ad altre prove letterarie portate
a termine negli anni Cinquanta che pure rientrano, a vario titolo, nel repertorio
del romanzo realista: mi ri{erisco al trittico memoriale de l-ientrata in gwerra
pubblicato per la prima volta in volume nel 1954 e al romanzo La specwlazione
edilizia del1957 che Calvino aveva concepito come capitolo di un ciclo narrativo
di cui avrebbero dovuto far parte La giornata di wno scrutatore) scritto fra r11953
e tI 1,963, e un romanzo rimasto allo stato di ideazione dal titolo Che spauento
I'estate. Queste opere, benchd possano genericamente essere classificate come
opere del filone 'realistico' in opposizione alla sperimentazione sul 'fantastico'
e sul comico che Calvino svolgeva nello stesso periodo, saranno dallo stesso
scrittore etichettate come prove di un realismo di tipo 'neo-flaubertiano', nel caso
de Lientrata in guerra, e'neo-balzacchiano', come accade per La specwlazione
edilizia e La giornata di uno scrwtAtore,6 dove il punto di vista dominante d quello
dell'intellettuale che guarda la realti con distacco e ironia o abbracciandone la
carica negativa ed immedesimandosi con essa. Siamo ciod lontani dal cimento
narrativo nel campo della letteratura neorealista che imponeva all'intellettuale la
creazione di un io narrativo proletario, preferibilmente espressione di un miliew
cittadino e operaio, che si facesse portavoce delle classi sociali meno abbienti e
delle ragioni della lotta di classe.
Ferrara. La panchina di ltalo Calvino 101
sono alle prese con una lettura che mi scombussola tutto: il Lukdcs. Leggilo
subito (l'avrai ricevuto): comincia dalla seconda parte, ti consiglio. Io
da quegli altri due libri non me ne facevo un'idea: credevo fosse un abile
trasformatore di problemi estetici in problemi di storia della cultura. Invece B
il primo - forse - marxista che leggo che parlando di letteratura tocca proprio
la carne e il sangue delle opere, e ti mette davanti problemi da lasciarti senza
fiato. Ma allora i generi letterari sono davvero una cosa importante? Ma
allora I'intreccio dei romanzi E una cosa essenziale? Ma allora... Sono qui
che non capisco pii niente. (Lettere, p. 379)
Tu senti che il mondo d fatto a pezzi, che le cose da tener presente sono
moltissime e incommensurabili tra loro, perd con la tua lucida e affezionata
ostinazione riesci a far tornare sempre i conti. Invece per me scrivere ha
voluto sempre dire partire in una direzione, giocare tutto su una carta, perd
con la coscienza che ce ne sono delle altre, con la coscienza del rischio e
del non riuscire a esaurirmi. Percid il mio scrivere d sempre problematico.
(Lettere, p. 2721
Anche per Calvino, dunque, come per Brecht, la scelta del comico si configura
come un'opzione conoscitiva.
Il passo successivo compiuto da Brecht nella sua estetica d quello di
collegare il piacere dell'apprendimento al piacere estetico e di escludere dunque la
possibilitiL che il divertimento possa essere attinto dalla visione di opere teatrali
che siano 'scientificamente' inesatte, vale a dire che non rispecchino il reale in
maniera veritiera. Viceversa, il piacere estetico e il divertimento sono procurati
dalla visione 'straniata' della realti quotidiana, ciod dalla presentazione in una
luce diversa delle immagini che siamo abituati a vedere ogni giorno e che non ci
soffermiamo realmente a guardare. Come spiega Chiarini (p. 80):
Il piacere che procura I'atte, e nel caso specifico - quello che procura il teatro
non sono dati dalla misura della 'fuga dalla realt)' che l'autore di volta in
volta ci proporrebbe: I'arte, in altri termini, non d un diuertimento perchd
faccia diuergere la nostra attenzione da quelli che sono i concreti problemi
del presente ma al contrario perchd ve la riconduce proponendoli sotto una
luce nuova (ecco la funzionale presenza dello straniamento),'sorprendente',
tale ciod da suscitare il nostro attivo interessamento e da gettare quindi le
basi per una effettiva comprensione di essi.
Le due pir) grandi intelligenze del marxismo mondiale (nel campo dell'estetica,
e forse non solo in quello, non solo del marxismo), tenute fino a ieri
e forse
al margine del mondo comunista ufficiale, Lukdcs e Brecht, non potrebbero
avere ideali pii opposti: Lukdcs, per cui I'arte d'scoperta', il fautore del
'rispecchiamento', il codificatore - con nostro scandalo - dei'generi'; Brecht,
per cui l'arte E'invenzione', il fautore di generi spurii come il'teatro epico'in
cui il costante intervento dell'autore tra I'oggetto della rappresentazione e il
pubblico - deformazione, semplificazione, insomma stile - deve tener sempre
vivo in esso pubblico la partecipazione critica, impedirgli d'immedesimarsi
passivamente nell'azione. (Calvino, Brecht, in Saggi, p. 1302)
inasprita nel corso dell'estate per Ie posizioni di ortodossia 'stalinista' che i vertici
comunisti avevano assunto riguardo alla rivolta degli operai polacchi di Poznari
contro il regime di Varsavia. Calvino era entrato addirittura in aperto conflitto con
Alicata durante una riunione svoltasi il 24 luglio nella sede di Botteghe Oscure,
ed era arrivato ad affermare la necessiti. 'che si dimettano i dirigenti della politica
culturale, e anche i responsabili di quella economica per i gravi errori commessi
negli ultimi annl'.e
In questo clima di disgelo nei rapporti che il partito comunista sovietico
intratteneva con I'Occidente, di condanna degli 'errori' del regime stalinista e
di tensione interna fra intellettuali italiani e partito comunista per la presunta
collusione fra i vertici del PCI e i fautori dell'ortodossia sovietica di tipo
'stalinista', il parteggiare a favore dell'una o dell'altra autoriti in sede di estetica
marxista equivaleva a schierarsi con la fazione dei 'revisionisti' o con quella degli
'ortodossi'.
Come portavoce dell'estetica marxista ufficiale del'rispecchiamento',
Lukdcs poteva considerarsi un caposaldo dell'ortodossia anche se la recente
condanna dello stalinismo aveva spinto la sua ideologia, come afferma Calvino
nell'articolo su Brecht, 'al margine del mondo comunista ufficiale'. A sua volta,
I'estetica del drammaturgo tedesco, bollata dal dirigismo della politica culturale
sovietica di Stalin per il suo 'formalismo'ed'individualismo', era stata osfiacizzata
fino al !956 e non ancora riabilitata dai revisionisti. Nel clima di discussione e
tensione dell'estate 1956, Calvino recupera la poetica di Brecht e prende cosi le
distanze dalla critica marxista ufficiale e dai suoi fautori ortodossi, compreso il
compagno Alicata:
Io sono per Brecht. Pur sentendo tutto il fascino e I'autoriti che la classica
imperturbabrle chiarezza dell'intelligenza diLukS,cs esercita, dal suo empireo
di valori, sono per Brecht, figlio del dramma dello svilimento della 'cultura
di massa', sono per la sua sensibilitd moderna con cui vuol tener acceso
attraverso I'arte la soddisfazione tecnico-produttiva, la passione 'scientifica'
[. . .] per I'inesauribile fantasia d'immagini e di significa ti del Cercbio di gesso
nel Caucaso. E quel primo, sbrigativo assioma della sua estetica; che il teatro
ha per fine il divertimento, che tutti gli assunti religiosi o didascalici o preziosi
o filosofici sono subordinati a quello di divertire la gente, suona come la
professione di fede non certo di un evasivo edonismo, ma della sua moraliti
concreta, del suo'umanesimo'. (Calvino, Brecht,in Saggi,p. 1,302)
Questa formula del 'divertimento' io I'ho sempre intesa che chi deve
divertirsi d il lettore: cid non vuol dire che sia altrettanto un divertimento
per lo scrittore, il quale deve raccontare con distacco, alternando slanci a
freddo e slanci a caldo, autocontrollo e spontaneit), ed E in realti il modo di
scrivere che diL pii fatica e tensione nervosa. (Calvino, Postfazione ai Nostri
Antenati,in RRl, pp. 1,217-18)
Proprio all'altezza cronologica della composizione de La panchina risale un
altro documento della partecipazione calvinian a aIIa querel/e sul realismo che ci
consente di antedatare lo schieramento pubblico di Calvino a favore dell'estetica
brechtiana e quindi di liberare le sue dichiarazioni di poetica dall'impronta di
mrlitanza politica che la contingenza storica del '56 proietta sull'articolo appena
esaminato. Si tratta di una lettera che Calvino scrisse a Pratolini il 22 febbraio
del 1955 in merito alla discussione sul Metello che la critica marxista ortodossa
de Il Contempornneo, con Carlo Salinari in testa, additava come la compiuta
realizzazione di un maturo realismo e come I'esempio da seguire per tutta una
generazione di scrittori italiani che intendessero contribuire alla produzione di
una letteratura socialmente impegnata sul versante realista. La presa di posizione
calviniana, anticipando le critiche che i detrattoridelMetello lanceranno dall'altra
testata ufficiale della critica marxista, la rivista Societd, riguarda quegli aspetti
del romanzo nei quali lo stile di Pratolini scivola nella rappresentazione idilliaca,
nell'apologo dei buoni sentimenti e nella scarsa cura per la tenuta storica dei fatti.
In particolare, Calvino sostiene che 1o scarso manicheismo nella caratterizzazione
Ferrara. La panchina di ltalo Calvino 109
dei personaggi rende poco credibile l'odio contro i padroni, e quindi il passaggio
dall'ideologia anarchica all'ideologia socialista che matura nell'animo del
protagonista: 'Ma questo padrone, perchd I'hai voluto "meno boja"? A me i "meno
boja" non piacciono, non m'interessano. [...] Per me contano solo i "pii boja":
come amici e come nemici. InMetello sono tutti un pd troppo "meno boja": da una
parte e dall'altra' (Calvino, Lettera a Pratolini sul 'Metello', in Saggi, p. Dal.
Calvino rimprovera dunque a Pratolini di aver rappresentato il tema politico
in maniera troppo tenue, priva di mordente, e di aver appiattito il protagonista
del romanzo nello stereotipo dell'uomo medio che 'non mette in gioco dei veri
sentimenti, non crea dei conflitti decisivi' (Calvino, Lettera a Pratolini sul
'Metello', in Saggi., p. 1241), Yattacco all'estetica luk6csiana che si nasconde
dietro le critiche rivolte da Calvino aI Metello risulta evidente nel momento in
cui il Nostro si chiede se Metello possa considerarsi un personaggio 'tipico' e
se, dunque, la sua catattefizzazione in termini di dottrina luk6csiana, abbia
avuto successo. La conclusione d che, nel tentativo di creare il 'tipo', Pratolini d
incappato nei pericoli che tale ruffigurazione comporta, e ciob quello di scadere
nella rappresentazione del personaggio'medio'. A tale appiattimento del discorso
narrativo, Calvino ammette di preferire una scrittura pii provoc atotia:
fatto che m'interessavano solo i padroni "pii boja", era sballato: ne uscirebbe una
rappresentazione della realti meccanica e legnosa, buona in una stilizzazione
alla Brecht, non in una descrizione pii sensibile e attenta della realti' (Calvino,
L ettera a P rat olini sul' Metell o' in S aggi, p. 1 23 8 ).
E interessante notare come I'intervento pubblico di Calvino sul 'caso Metello'
avvenga ad un dnno di distanza dallo scoppio della polemica - che era cominciata
con l'intervento di Salinari nel gennaio del 1955 - e che, pur schierandosi con
la fazione anti-metelliana di Muscetta, Calvino ci tenga ad attenuare il tono
esplosivo di certe sue affermazioni, con la consueta ambivalenza diplomatica
che contrassegna i suoi rapporti con i fautori dell'estetica marxista ortodossa.
I1 dato importante ts che lo scrittore ammette I'influenza brechtiana sul tono e
sul contenuto di certe sue opinioni di poetica, in particolare su quell'accenno ai
padroni 'pii boja' dal quale era scaturita la sua valutazione negativa del libro di
Pratolini. Abbiamo visto infatti che Brecht ammetteva l'uso della deformazione
caricaturale, del grottesco, della parodia, come strumento per ottenere una
rappresentazione pii veritiera della realti attraverso la sua visione'straniata'.
La contrapposizione del personaggio caricaturale, che altrove Calvino definisce
'caso-limite', al personaggio 'medio' discendente dal 'tipo' di matrice lukdcsiana,
d dunque un chiaro indizio della presenza di postulati brechtiani nella poetica
calviniana. Di certo i protagonisti della trilogia fantastica rappresentano dei
casi-limite e, in particolare, il barone che vive sugli alberi incarna I'esempio chiave
di una contrapposi zione alla vita media portato alle estreme conseguenze.
Cid che a noi importa sottolineare a tale proposito ts che il richiamo alla
poetica di Brecht per giustificare il contenuto critico della lettera a Pratolini
scritta nel febbraio del 1955, avalla la nostra ipotesi che le riflessioni di Calvino
sull'estetica del drammaturgo tedesco siano coeve alla composizione de La
panchina avvenuta nei primi mesi del 1955.
Le ragioni dell'adesione di Calvino all'estetica di Brecht non possono
ricondursi unicamente al suo rinnovato interesse per il teatro e alla decisione di
inserirsi nel p anoramateatrale italiano con un'opera ispirata ai criteri di un'estetica
teatrale marxista. Tanto pii che I'interpretazione brechtiana del materialismo
dialettico era mal vista negli ambienti della critica marxista ortodossa. In realti,
le motivazioni profonde della scelta calviniana sono da ricercarsi nell'estrema
liberti espressiva in termini di sperimentazione formale e linguistica che il modello
brechtiano autorizzava nella prassi scrittoria, contro la rigidit) prescrittiva del
canone luk6csiano. Per Brecht il realismo consentiva I'uso della forma 'oggettiva'
e della forma 'fantastica':
Chiunque non sia irretito in pregiudizi formali sa che la verit) pud essere
taciuta in molte maniere e in molte maniere dichiarata, e che lo sdegno
per le inumane condizioni pud esser destato in molte maniere attraverso
Ferrara' La panchina di ltalo Calvino 111
Con questa dichiarazione siamo ormai alle soglie del fatidico 1957 che vede
le dimissioni di Calvino dal Partito Comunista ltaliano, nel quale aveva militato
per oltre un decennio, e la composizione de Il barone rampdnte che segna la
scelta di una maniera letteraria decisamente non-ortodossa rispetto al dirigismo
dell'estetica marxista, se ancora di ortodossia si pud parlare a quest'altezza
cronologica. Sta di fatto che la progressiva uscita di Calvino dai ranghi della
militanza comunista coincide con la sua sempre pii esplicita adesione pubblica
alla poetica di Brecht, in opposizione all'estetica lukdcsiana ufficiale. E ormai
maturata in Calvino la convinzione che per revitalizzarelanarrativa sia necessario
allontanarsi da una precettistica che assume a modello il romanzo realista di tipo
112 the italianist 27 . 2007
poetica brechtiana d, come si ts gid detto, I'atto unico La panchina, opera in versi
musicata da Sergio Liberovici che fu composta nei primi mesi del 1955 e messa in
scena al Teatro Donizetti di Bergamo per la prima volta in occasione del 'Festival
autunnale dell'opera lirica', il 2 ottobre de|1956. Vale la pena sottolineare che la
rappresentazione di quest'operetta si concluse in un fiasco tanto che, come ricorda
lo stesso Calvino in una lettera a Maria Corti del5 luglio 1976,'venne gii ilteatro
dai fischi' (Lettere, p. 1311). E a ben guardare si pud ipotizzare che fu proprio la
contaminazione brechtiana di generi, e ciots il tentativo calviniano di mescolare
elementi 'prosaici, neorealistici, un ubriaco, due passeggiatrici' (Lettere, p. 1311)
con la musica 'convenzionale' di Liberovici e il genere operistico, a causare la
violenta reazrone negativa del pubblico di Bergamo.
Di seguito passerd appunto a dimostrare quali siano gli elementi della
poetica brechtiana che Calvino lascia filtrare nella struttura de La pancbina, a
partire dalla sua genesi fino alla sua realizzazione scenica.
La genesi del testo prevede, secondo Maria Corti,12 la derivazione de La
panchinateatale da un testo narrativo dal titolo analogo che, scritto nel 1955
per la serie di racconti di Marcovaldo, fu pubblicato in volume ne I racconti
del 1958. A questo primo testo narrativo segui una successiva variante dal
titolo La uilleggiatura in panchina che fu inserita nell'edizione scolastica dei
racconti di Marcovaldo pubblicata nel 1963. La preziosa ricostruzione della
Corti sull'interdipendenza fra testo teatrale e testi narrativi, con le relative
varianti nel passaggio da un testo all'altro, non tiene perd in conto la presenza
di un macromodello generativo che si configura come un terzo polo del processo
mitopoietico dal quale ha origine Lapanchina. Mi riferisco alla storia che Calvino
aveva dovuto concepire, e forse anche comporre, per la serie delle Comiche TV,
il cui progetto era stato portato all'attenzione di Sergio Pugliese, direttore della
Rai di Milano, al principio de|1,954, e il cui protagonista, Giliberto, presenta
notevoli affiniti con il personaggio di Marcovaldo che sari poi compiutamente
sviluppato nella serie omonima.l3 L ipotesi che la composizione de La panchina
per la televisione, come fatto progettuale o come testo ibrido che lo scrittore
avrebbe potuto adattare sia per il teatro che per la televisione, preceda la stesura
del libretto teatrale scritto su musica di Liberovici, d confermata da un menabd
ritrovato frale carte di Calvino nel quale lo scrittore aveva preso nota dei lavori
compiuti dal settembre 1954 all'ottobre 1955. Come riporta Mario Barenghi:
teatrale in cui I'altern anza fra recitativo, cantato, e mimo costituisce uno dei tratti
distintivi dell'opera.
Passando all'analisi del testo teatrale in sb, dimostrerd di seguito come
l'influsso della poetica brechtiana sia presente nel testo a vari livelli: a) nella scelta
dell'ambieptazione e dei personaggi come riproduzione del 'teatro di strada',
esempio di primitivo teatro epico; b) nell'uso dell'effetto di 'straniamento'; c)
nell'uso della parodia; d) nella subordinazione del messaggio filosofico-politico
all'idea del'divertimento'.
Partird dunque dall'analisi del contenuto realistico dell'opera, che si concreta
innanzitutto nella scelta dei personaggi e dell'ambientazione, per portare alla luce
le motivazioni ideologiche della scelta calviniana e la sua derivazione da alcuni
concetti chiave della poetica brechtiana. Il tema de La panchina E descrttto da
Calvino in una presentazione per un programma di sala che d stata ritrovata fra
le carte dello scrittore:
angolo di strada' (Brecht, Scritti teatrali, p. 84), dove i passanti che partecipano
casualmente alla vicenda rappresentano degli attori spontanei ed involontari. Per
rendere pii esplicito il parallelism o frala scena teatrale e la scena di strada, Brecht
immagina che la scena in questione sia un incidente e che il protagonista della
vicenda sia un testimone oculare che ha assistito alla dinamica degli eventi e la
riferisce ai passanti rappfesentando 'il comportamento dell'autista o del pedone
investito, o di entrambi, in modo tale che gli astanti possano formarsi un'opinione
sull'incidente' (Brecht, Scritti teatrali,p. B4).
Ebbene, ne La panchina di Calvino, ci troviamo di fronte ad un fenomeno
simile se consideriamo che il ruolo del protagonista, 'l'uomo che soffre d'insonnia',
d essenzialmente quello di testimone oculare che assiste alle varie scene e in alcuni
casi addirittura si astiene dall'interagire con i personaggi-passanti se non in funzione
mimica, come accade nella scena degli innamorati e in quella delle mondane.
Anche dove l'interazione dialogica del protagonista si fa pii intensa, come nella
scena dell'ubriaco e in quella degli operai, le battute non servono ad altro che a fare
da contrappunto all'azione dei personaggi-passanti che sono i veri protagonisti
dell'opera. Dunque 'l'uomo che soffre d'insonnia' si compolta in tutto e per tutto
come 'il dimostratore' brechtiano della scena di strada che, invece di raccontare
la vicenda cui ha assistito agli astanti - il pubblico teatrale -, la illustra con la
sua presenza che produce un effetto straniante e impedisce I'immedesimazione
acritica del pubblico stesso nella rappresentazione. Non bisogna dimenticare,
infatti, che il teatro epico brechtiano ha, in ultima istanza, una finalit) sociale e lo
scopo dell'opera teatrale deve essere quello di indurre gli spettatori a partecipare
criticamente alla vicenda e di formarsi un'opinione sugli eventi. Il 'dimostratore'
della scena di strada e, per uscire fuor di metafora, l'attore del teatro epico,
assolve a tale funzione attraverso l'uso dell'effetto di 'straniamento' che d 'una
tecnica con la quale si pud dare ai rapporti umani rappresentati I'impronta di cose
sorprendenti, che esigono spiegazioni non evidenti, non semplicemente "naturali".
Questo effetto ha per scopo di permettere allo spettatore una critica efficace dal
punto di vista sociale'(Brecht, Scrittiteatrali, p. 15).
Siamo dunque al secondo punto della nostra analisi riguardo ai rapporti di
affinit) e di derivazione che legano La panchina calvrniana ai concetti base del
teatro brechtiano. Leffetto di'straniamento'E uno degli elementi-chiave del teatro
epico di Brecht, e Calvino se ne appropria non solo nel conferire al protagonista
dell'opera il ruolo di contrappunto comico o lirico o semplicemente esplicativo
delle scene che si svolgono intorno alla panchina, ma anche neil'alternanza di
registri espressivi - parlato, cantato, 'parlato con la nota' e 'suono di intonazione
approssimativa' (Corti, p.203) - che scandisce il cambiamento di umori da una
scena all'altra ed anche all'interno della stessa scena. Secondo Brecht, infatti, allo
straniamento della vicenda, e ciod alla resa sorprendente di fatti naturali, devono
contribuire tutti gli espedienti scenici:
Ferrara. La panchina di ltalo Calvino 117
Tutta la vicenda, dal punto di vista del testimone oculare - 'l'uomo che
soffre d'insonnia' - potrebbe configurarsi come un evento comico se la sua
preoccupazione principale non fosse quella di trovare la pace del sonno nella
solitudine del giardino pubblico. Questo elemento di dissonanza impedisce
I'immedesim azione del pubblico nella scena degli innamorati e ostacola la
fruizione del tono lirico-melodrammatico che, dopo I'entrata in scena dell'uomo,
si corrompe e degenera nell'uso di frasi stantie e sdolcinate, accentuando
l'effetto comico.
Da quanto si d detto finora si evince che Calvino abbia seguito I'insegnamento
di Brecht nel realizzare I'effetto di straniamento attraverso una collaborazione
di scenografia -la scena di strada - recitazione e musica, aggiungendo inoltre
I'originale tributo della contrapposizione fra registri stilistici e toni della recitazrone
per creare un effetto parodico e demistificatore'
Lo stesso Brecht incoraggiava I'uso della parodia come mezzo per combattere
l,immedesim azioneed incanalare I'attenzione dello spettatore verso il fine sociale
della rappresentazione. La parodia, come imitazione trasfigurata degli stili del
passato, consente di enfatizzare la funzione dell'arte come mimesi della mimesi,
,-ar.her"ndo dunque la natura fittizra della rappresentazione e valorizzando la
finalit) gnoseologica insita nella commedia in senso lato. Come affetma Chiarini
a proposito dell'uso della parodia nel teatro di Brecht:
L'acme della scena, forse il centro lirico di tutta I'opera, d proprio nella rivelazione
e
dell'ubriaco che il mondo avr) sempre e comunque un suo rovescio, e che la nevrosi
della vita moderna, il tentativo di controllare razionalmente tutti gli aspetti
della vita per mezzo della tecnologia, non riusciri ad eliminare I'irrazionale,
120 the italianist 21 ' 2001
momento in cui, dopo il distacco dal partito comunista e la fine delle polemiche
neorealiste, i1 parteggiare per Brecht doveva ormai perdere quella caricateoretica
eversiva che aveva rivestito per Calvino nella seconda meti degli anni Cinquanta.
Sono questi soltanto alcuni dei percorsi ermeneutici che ci auguriamo possano
essere esplor ati dalla critica calviniana e che si inquadrano nel pii ampio discorso
sul rapporto di Calvino con il teatro e con la teatralit) che io stessa in altra sede
ho affrontato.ls
Note
1 7
L Ca vino, prefazione all'edizione inglese di Our Per un approfondimento della letteratura critica su
Ancestors (Lon*a, Secker & Warburg, 1980), in Ronanzi Luk6cs, si vedano: C. Cases, Su Lukdcs. Vicende di
e Racconti, collezione 'l Meridiani', a cura di M. Barenghi u n' i nte rpretazione (Torino, Einaudi, 1 985); G. Prestipino,
e B. Falcetto, 3 voll. (Milano, Mondadori, 1991), l, 1310. Realismo e utopia. ln memoria di Lukdcs e 8/och (Roma,
D'ora ln avanti fard riferimento ai tre volumi dei Romanzi Editori Riuniti, 2002); G. Bedeschi, lntroduzione a
e Racconti calviniani con Ie abbreviazioni RRl, RR2, RR3. Lukdcs (Bari, Laterza, 1982); A, Leone De Castris, Croce,
Lettere, 1995). Si vedano inoltre: L. Re, Calvino and the L'Europa letteraria, 1 (1960), 28-35.
concentrare la sua azione in un'unitd di luogo, con in questione sulla 'scena di strada' fu scritto da Brecht
scenari essenziali (per esempio un albero, una panchina, nel 1940. D'altronde, le prime traduzioni italiane di
una quinta di casa con finestre) e quasi simbolici. [...] Brecht erano comparse sulla rivista ll Politecnico di
ll protagonista, ultima incarnazione d'una classica Vittorini gid a partire dal 1945. Si vedano gli articoli:
maschera moderna, d il piccolo uomo combattuto tra lo 'La ballata del soldato morto di Bertolt Brecht', //
slancio dei grandi sentimenti e la grottesca miseria della Politecnico, setti nanale di cultura contemporanea di retto
sua esistenza. Passa da r-in mestiere all'altro, sempre da E. Vittorini,10, 1 dicembre 1945, p. 3; 'll canto della
precari e irti di difficoltd [...] b gentile, blandamente merce e del mercante di Bertolt Brecht', ll Politecnico,
ottimista, contemplatore di quel poco di natura che gli 1 5, 5 gennaio 1 946; 'fassalto al quartiere dei giornali',
spunta intorno, ma sempre soprattutto preoccupato di ll Politecnico,28,6 aprile 1946, p. 3. E inoltre, nella
portare qualche soldo a casa e di non saltare troppi pasti versione mensile de ll Politecnico possiamo leggere
visto in precedenza, Calvino aveva dichiarato gid nel 'ltalo Calvino e il teatro'che d attualmente in via di
1955-56 di aver letto gli scrini di Brecht sul teatro che completamento ed al mio contributo su 'La poetica
peraltro in quegli anni venivano pubblicati in rivista teatrale giovanile di ltalo Calvino', l'Abaco, 2-3
Please address correspondence to: Enrica Maria Ferrara' 10 Maretimo Road, Blackrock,
Co. Dublin, Ireland
@ Department of ltalian Studies, University of Reading and Department of ltalian, University of Cambridge