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Temi e forme della letteratura italiana Di Giovanna

Programma: dal 600 all 800. Testi Giano Bifronte nello specchio del presente
(appendice anche solo 25 pag). Girolamo Busoni (novelliere). Giano divinità italica
e i romani la veneravano, raffigurato con una testa e con due facce contrapposte.
Rappresentava inizio/fine, passato/futuro.

1 sezione (600). In cui si aprla dei caratteri della narrativa barocca. Estrosa
sperimentazione e rapporto agonistico con la tradizione (TEMA). 600: una delle
soglie della modernità;

GIANO: personaggio che riflette sulla sua condizione, percorso autoanalitico, con il
quale va indietro nel tempo, come uno specchio. C’è il bisogno di ripercorrere il
proprio passato! Particolarità nuova di poter tornare alla sua infanzia e adolescenza,
periodi in cui si trova il TRAUMA. INFANZIA: tappa non considerata prima perché
c’è il progetto del futuro divino (Beatrice, Paradiso). Punto autobiografico: l’autore
farà sapere che nel romanzo c’è molto di se, lo fa sapere al lettore e si stringe questo
patto. Sa di narcisismo.

Importanza del romanzo di Busoni: che ci annuncia nuove visioni letterarie, culturali
dell’uomo (sdoganare il discorso dell’io). Novità rispetto al passato e rispetto al
romanzo di età barocca che aveva preso una strada diversa.

Busoni: sperimentatore di tipologie romanzesche nuove!!ROMANZO


PSICOLOGICO, ROMANZO DI COSTUME, ROMANZO AUTOBIOGRAFICO.
Anticipa gli aspetti del romanzo futuro.

Fotocopie: passi di età barocca / novelle seicentesche sfatando il mito della novella
barocca, in realtà anche nella novella ci sono tratti moderni.

Metamorfosi della novella (genere italiano) elementi che dialogano con la


tradizione, con quella barocca si chiude .

Alcuni autori hanno atteggiamento di sfiga, antagonista alla novella. Ex: 100 novelle
amorose c’era quasi un modello che voleva a mo di sfida quella di boccaccio. Poi
nell’800 la novella cercherà modelli fuori dall’Italia, dalla tradizione europea.

I generi letterari cambiano.

Saggi prof: alchimie letterarie. Alcune novelle che dirà prof- offrire metodi diversi
da usare sul piano metodologico. Impostazione storicistica: E’ importante ricostruire
la genesi storica-culturale del testo. Occorre lavorare come critici, porsi delle
domande. Capire l’ideologia di un autore, la sua visione della realtà. Capire che
dietro all’autore c’è una tradizione. Notare il riuso di certe forme di modelli
letterari occorre vedere come sono trattati, come è stata recepita, imitatio ma anche
aemulatio.

In base al tipo di approccio ai modelli, capiamo l’ideologia dell’autore!!

Critica variantistica quando di un testo ci sono varie stesure (sia pubblicate che no),
si può fare una critica.

Autore vuole comunicare la sua visione del mondo. C’è una parte segreta nel testo in
cui c’è il pensiero profondo dell’autore. Nel testo dobbiamo trovare elementi che ci
dicono la psiche dell’autore  SPIE LINGUISTICHE che ci fanno capire.

Italia nel tempo ha avuto vari stati (differenze culturali tra i vari stati, differenze
sensibili tra zona e zona).

600 letteratura venetaarea libertina, movimento che possiamo trovare solo qui che
si oppone al pensiero dominante della chiesa di Roma. Letteratura italiana
demoralizzata dalla chiesa. C’è il bisogno di riaffermarsi. A Venezia il governo si
difende dalla chiesa (per il primo 600). Solo in veneto si sviluppa un pensiero e
cultura che si scaglia con le ideologie della morale ortodossa. Nel veneto si sviluppa
un atteggiamento diverso. (necessità di guardare al quadro della letteratura italiana).

INIZIO SPIEGAZIONE PROGRAMMA:

Nuove visioni del mondo presenti in età barocca. Stereotipo del 600: decadenza
culturale che non si regge più. Novella che apre alla modernità. Ciò che resiste è
l’immagine di un secolo molto tormentato, di crisi, pervaso da senso di ANGOSCIA,
MORTE, PRECARIETA’ motivo per il quale il 900 riprenderà i temi barocchi,
perché anch’essa è un’epoca di crisi.

600: secolo tormentato:

 Frammentazione politica: periodo di dipendenza dagli altri stati europei.


 Periodo di controriforma (escludendo venezia che riesce a resistervi)
 Meno forte del potere, controlli.

Di conseguenza la condizione dello SCRITORE VARIA prima protetto dai


mecenati, ora cammina da solo, autonomo.

Realtà storica che condiziona e angoscia gli uomini!! (Manzoni propone un quadro
più violento: carestie, epidemie, guerre che devastano popolazioni). C’è
SENTIMENTO DI PRECARIETA’.
Ci sono più fattori che devastano gli uomini:

“italia calamitosa” furie che escono dall’inferno a tormentare l’umanità. Figura pelle
e ossa: immagine della carestie, che con la falce rappresenta la morte—immagine
dell’italia.

In questa situazione di crisi storiche vi sono le SCOPERTE SCIENTIFICHE: non c’è


più uomo l centro del cosmo. Percepita una mancanza del centro dell’esistenza. Con
il cannocchiale è tutto da scoprire, ma non c’è entusiasmo e volontà di scoprire!

Ciò che prevale è SENSO DI SMARRIMENTO E ANSIA smarrimento per


l’identità perduta e smarrimento di fronte a una realtà illusoria che sfugge
(opposizione realtà/apparenza).

Nel passato avevano controllo di questa frammentarietà. Frattura ricomposta, senno


ritrovato (Ariosto).

Barocco: letteratura che vuole andare oltre, che allarghi il repertorio tematico,
inseguire la molteplicità della realtà che sfugge. Periodo molto più contraddittorio e
complesso , da un lato vertigini, desolazione degli individui, dall’altro lato bisogno di
ricomporre la frattura.

2’ lezione.
Riflessione sulle metodologie, approccio, che avremo modo di capire nella pratica.

Scelta di un romanzo barocco in una riflessione di narrativa barocca per cogliere


aspetti della modernità, titolo del volume della prof (Giano Bifronte) tipologia del
personaggio che non ha riscontro nel presente del Brusoni ne nel passato, quel
personaggio c’è grazie alle esperienze dell’autore all’interno di un gruppo di
intellettuali all’interno di un accademia che risente di caratteristiche di un romanzo,
ma tipologia nuova perché c’è crisi interiore del personaggio, scissione interiore,
con volti diversi non presenti nel tempo, perché c’è nella tradizione (novella di
Andreuccio di Perugia, novella con processo interiore che si svolge molto
rapidamente, in cui si colgono occasioni e schivano pericoli in una notte solo).

Temperie barocca che ci presenta una società in preda a smarrimento nella realtà, con
impotenza conoscitiva, motivo per cui il novecento ha desiderato il 600, la crisi
interiore del 600 si affianca a una spinta volontaria (atteggiamenti di sfida,
autoaffermazione che si contrasta con gli elementi di smarrimento leggibili nella
società e letteratura barocca, mondo molteplice).

Fattori che spiegano questa crisi, fattori anche esterniItalia che si impoverisce,
sotto il potere straniero. Repubbliche di Venezia Venezia resiste alla cultura della
controriforma, ma gli intellettuali di non sono così liberi, di certo hanno
atteggiamento critico verso il potere ecclesiastico, ma le classi dirigenti non possono
essere contrastate, nonostante atteggiamento libertino. Fattori di peste, epidemie,
guerre del 600 hanno ripercussioni sul senso dell’esistenza, sulla rappresentazione
dell’io che si confronta con qualcosa che lo può schiacciare, in più la controriforma
ripropone il senso della vanità dei piaceri, c’è ripresa di controllo della morale
tradizionale. LA CONDIZIONE INTERIORE è smarrimento per umanità è perduta,
un mondo che è sottoposto a metamorfosi, estremamente vario, questo caos,
movimento diventa il volto di una realtà che da origine a diverse aree di pensiero. Le
verità assolute sono messe in crisi. Contesto di crisi, in cui le nuove scoperte
tecnologiche, astronomia toglievano centralità alla terra; scienziati con teorie
copernicane precedenti al 600, ora iniziano a circolare e quindi affermano che l’uomo
NON è più al centro!!

Scrittore Fu mattia Pascal (1904) apre novecento primo testo con concezione
relativistica, con crisi del soggetto (tema PERDITA DI IDENTITA’). Premessa
storica a questo romanzo c’è umorismo (cosa è l’umorismo per Pirandello? umorismo
è cogliere tragicità dell’uomo restituendone attraverso le forzature espressionistiche
dello stile), storia in cui c’è tutta la crisi dell’io, cerca la soglia della modernitèà che
trova allo sconcerto dell’uomo che non è più centrale, uomo essere piccolo,
insignificante. Il 900 capisce il 600. Dice Pirandello900 epoca di smarrimento che
senso ha la letteratura? Che valore ha? Dice nel testo del Fu mattia Pascal:”
Maledetto sia Copernico, perché con lui sono volate tutte le certezze, la vita umana
quasi non ha più senso!” senso di perdita che l’uomo patisce nel 900. Pirandello dice:
Copernico ormai tutti ci siamo adattati alla concezione della nostra piccolezza! Che
valore hanno le notizie.

Barocco: contrapposizione tra Angoscia e volontà di autoaffermazione. Volto vario


del 600 che troviamo anche in Caravaggio: angosciato visione di lui che si appoggia
al segno ricco di contraettorietà delle ombre, luci e la grandiosità delle chiese
barocche che vogliono riconquistare la loro egemonia. La vita si brucia in un attimo.

Sonetto di Giuseppe Battista (autore pugliese, di cultura campana): essendo


brevissima la nostra vita non dobbiamo altronde procurar perpetuità che dallo
scrivere (titolo)  Scrittura che può salvare l’esistenza che si brucia in un attimo.
Concetto di durata della vita dell’uomo che lascia concetto che la scrittura rimane,
concetto classico (di Orazio). Vani sono il piacere, l’ozio, tutto questo è pericoloso,
non da nulla, porta a morte, solo la scrittura è l’arma che da perpetuità, da bisogno di
libertà, scrittura fantasiosa del barocco, rottura delle regole.

Metafora che segna due immagini (quella rappresentata e quella che è scelta per
principio di somiglianza) che raddoppiano la realtà (il lettore può vedere due realtà
quella reale e quella non). Antitesi è contraddizione di due immagini.

Giano bifronte: due aspetti che fanno a pugni tra loro, in contrapposizione.

Il Catalogo il barocco ama catalogare, ha il piacere del repertorio di immagini, di


procedimenti, di contaminazione e ibridazione di generi, quindi è CATALOGA—si
cita, si enumera per possedere!! Il romanzo del Busoni concerna una identità
seppur siano morti. Ambivalenza è stato oggetto di riflessione del personaggio:
elementi autoanologici che vanno alla ricerca di quel malessere che si ha nell’infanzia
e adolescenza. Il lettore canone della poesia barocca è poesia! Bizzarro è un
termine che domina nelle poesie barocche. Territorio anticlassico per le bizzarrie, le
stranezze! Il classico ricerca misura, il barocco è anticlassico! C’è elemento di
autobiografismo del testo (giano bifronte) perché autore ci dice in modo bizzarro. Il
discredito del gesto auto rappresentativo precedentemente aveva condanna perché
narcisistico. Testo di Busoni—inventore di forme romanzesche inedite anche in
un’epoca che il romanzo frequenta molto, non solo in ambito straniero, ma anche in
Italia ci sono centinaia di romanzi del 600, perché è un genere capace di guardare la
molteplicità e questa condizione dell’uomo.
Venezia editoria importanza, c’è pubblico nuovo che si afferma che guarda il
romanzo con desiderio, pubblico ampio e composito.

Carattere dello sperimentalismo, giuochi formali non gratuiti parola BRACCI.


Sperimentalismo di questa epoca che vuole raggiungere pubblico allargato. Romanzo
di Brusoni nonostante infiltrazioni di elementi di generi altri, ci sono altri romanzi
che hanno sovrapposizioni di generi che fanno si che risultino ibridi.

Visione della morte diversa tra medioevo e baroccoNella scrittura barocca non
c’è spazio per vedere cosa c’è dopo la vita!! Tema della morte, angoscia esistenziale
che è presente nel medioevo. Scrittore barocco allarga i confini, da spazio a
molteplicità, è un’orgia di vita che copre l’orrore della morte. Concezione della morte
diversa nel medioevo e nel barocco. L’uomo si sente dolorosamente solo
sentimento del vivere e visione della morte. Morte descritta negli scritti: tragica,
sepoltura, polvere, scheletro, immagini della fantasia barocca della morte!

Teatro dell’immortalità il Rinascimento.

Autore Ciro di Pers: autore che scrive la lunga lamentazione dell’Italia colpita da
calamità che provengono dall’infermo portando l’orrore. Tema dell’orologio:
“L’orologio da rote” ricondurre all’idea della morte, del tempo che porta alla morte
senza che il barocco veda altro, dopo la morte vede solo la tomba, non altro. Autori
compongono molto sull’orrore. Morte che inghiotte. “Il Mal di pietra” Morte vista
anche dentro di sé perché autore soffriva di calcoli nello stomaco. Morte che è
rappresentata da queste pietre, i calcoli. Immagine bizzarra barocca, autori che
cercano novità estrema, che altri autori non hanno detto. Sentimento di morte molto
forte.

Fortuna che aiuta i personaggi e finisce bene, riprende i poemi cavallereschi.


Romanzi che hanno evasione fantastica, immaginaria. Tendenze evasive.

Storia dove l’individuo si qualifica come essere, figura storica che esemplifica il
potere della fortuna, figure che mostrano la presenza della fortuna.

Sui capovolgimenti di valori, ne parla il teatro inglese eroe che comprende gli
stravolgimenti dei valori. Gli autori del 600 scrivono molto. Autori della
dissimulazione: dissimulazione unico strumento di salvezza per vivere in questo
mondo crudele. Visione di angoscia, una risposta ne danno gli autori dell’ambito
libertino: Ferrante con “il corriero svaligiato”; Brusoni ricerca la possibilità di
costruire una scienza del viver4e, spendibile nel privato; ricerca della libertà come
bene primario con le armi della dissimulazione, protagonista è uomo che nella vita
pratica erotismo, è un gran seduttore, ma non perché posseduta dall’eros. Brusoni:
libertà è ricercata ma c’è qualcosa che lo blocca! Contraddizioni interiori. Brusoni è
autore italiano che si proietta verso…

Opera che aggredisce i vizi della chiesa. Uno dei libertini che non fanno così. Brusoni
è libertino laico, l’aspetto della libertà. Nei personaggi di Brusoni nel periodo della
maturità vi è bisogno di libertà in ambito etico, nel campo dell’eros; per cui
nell’opera della trilogia, quella più importante, il protagonista è un seduttore, ha un
catalogo, ma con atteggiamento meno distruttivo rispetto a Don Giovanni, è un
Casanova ma più raffinato, gentiluomo e invece Casanova (700) è un avventuriere;
libertà rivendita e difesa con strumenti della simulazione, la realtà non permette la
libertà ma l’uomo superiore se la prende con la scienza del vivere. Per l’orestilla,
protagonista della trilogia, il protagonista è un giovane che si conquista la libertà, c’è
inadeguatezza nel comportamento perché c’è qualcosa di interiore che blocca la
libertà, non la rende possibile. Libertà come diritto umano porta i libertini a
considerare innaturali le norme del comportamento umano che riguardano l’ambito
della sessualità, morale. Per i libertiniConflitto tra norma tradizionale e libertà
umana! Tematiche frequentate dal Brusoni!! Da qui iniziamo a capire cosa è il
libertinismo!!

Temperie barocca--- due generi sembrano congeniali all’uomo dell’età barocca:

1. il teatro
2. il romanzo

Teatro: l’immagine del mondo una continua metamorfosi, spettacolo illusionistico,


segnato da precarietà dove domina la finzione, la quale ci riporta al teatro (finzione);
il teatro si adatta alla visione del mondo del barocco.

Romanzo: anche ha caratteri barocchi, corrisponde alla percezione dell’infinita


varietà della molteplicità delle forme del mondo. Genere che si adatta alla visione di
un 600 alle porte della modernità. Il romanzo barocco italiano ha stentato a
riconoscere. C’è una fioritura di romanzi straordinaria. Anche nel recupero del
barocco in cui è presente la critica del 900, prima è stata recuperato il genere della
lirica, del teatro, ma il recupero del romanzo è databile nelle seconda metà del 900
(1960 offerti 3 romanzieri italiani: Brusoni, Marini, Rugoni in una grande
antologia dedicata alla prosa a cura del critico Raimondi (che si occupato del 600) ).
Poi vi sono stati veri critici, tra cui a fine 800 scuola storica ha avuto merito di aver
affrontato repertori, di aver schedato 1891: Albertazzi presenta un numero notevole
di romanzi, distinguendo filoni con atteggiamento erudito, prestando fede a stereotipi,
con interesse storiografico recupera gli autori, con atteggiamento anche moralistico
che per esempio ha per la trilogia di Brusoni, che per Albertazzi è immorale per via
delle tante donne che ha etc. Poi ci sono altri critici che hanno cercato di distinguere
filoni, Albertazzi distingue 5 filoni: Eroico-galante (eredita materia dei poemi
cavallereschi e li adatta in prosa), di costume (si riferisce a Brusoni), romanzo
politico, romanzo morale, romanzo storico. Questi confini sono permeabili però,
perché in alcuni casi si mischiano, non ci sono confini netti. Raimondi, critico,
distingue due poli: intrigo-situazionale (poemi cavallereschi) e polo realistico
(romanzi che affrontano realtà). Altri critici parlano di altri poli.

900 riconosce il 600 come qualcosa di vicino, a differenza delle altre epoche che lo
vedono lontano e oscuro.

Romanzo nel 600 in tutta Europa, in tutte le nazioni con ruolo egemonico e anche in
Italia, con una differenza sono identici gli inizi e il procedere dell’affermazione del
genere (in italia una fioritura impetuosa e molti di questi romani riconoscono
riedizioni, stampe quindi significa che il pubblico è ampio, alcuni romanzi hanno 20
ristampe); colpisce la concentrazione a partire dal romanzo che da inizio al romanzo
in italia: l’Eròmena di Gian francesco Biondi, che percorre le plaghe europee, è del
1624 ed è il primo volume di una trilogia e da inizio ai romani! Fino ad arrivare a La
peota smarrita della trilogia di Brusoni (1662), è una gondola e peota è il termine
locale che usa Brusoni; c’è quindi FIORITURA DEL ROMANZO che si concentrano
in questo periodo. Nasce e si sviluppa come nelle arti parti dell’Europa, però a
differenza dell’Europa dove la fortuna del romanzo continua ininterrotta nei secoli, in
Italia dopo quella data si assottiglia di molto e il genere sembra non più di moda,
diventa effimero, quasi va in declino. Come mai in Italia il romanzo perde
importanza?

Occorre considerare anche la ridistribuzione geografica (sempre per il romanzo):


nel sud non c’è pressoché il romanzo!! Sono pochi. Quindi dove si sviluppa il
romanzo? Zona centro settentrionale e VENEZIA (patria del romanzo), poi anche
GENOVA quindi le due repubbliche marinare, quindi c’entra anche la borghesia.
Romanzo in Europa è un genere della borghesia. Il mare dominava, dominava il
commercio. (Studi storiografici dimostrano che l’Italia è ancora florida nella prima
parte del 600, porto di Venezia tra i porti più frequentati). Il romanzo è quindi un
genere più fruibile. Centro settentrionale: BOLOGNA città universitaria in cui si
sviluppa il romanzo.

Sviluppo del romanzo dovuta anche al tipo di formazione culturale: per quanto
riguarda Venezia ci sono accademie che creano un pubblico, decade l’ambiente di
corte a favore delle ACCADEMIE. L’accademia degli incogniti è il centro della
sperimentazione del romanzo e della novella, investono su questi generi di
intrattenimento. Fondatore dell’accademia degli incogniti è Francesco Loredan
aristocratico, accademia in collegamento con editori, incoraggia attività dei
romanzieri, li propone ai tipografi, c’è progetto di stampo libertino di rinnovamento;
romanzi in aerea veneta sono particolari perché sono comuni nel procedere nelle
forme ma il progetto ideologico è libertino, critico, c’è battaglia culturale. Il
romanzo e novella si prestano a tutto a intrattenere il pubblico allargato che si vuole
divertire ma anche battaglie culturali, soprattutto nella prima fase del libertinismo.
Romanzo a cui ci rifaremo inizialmente che rifà alla libertà dell’individuo e ciò che la
minaccia e troveremo un tema forte: EDUCAZIONE, modelli morali che una società
propone, quindi è un luogo anche di battaglia con incontro il modello educativo
tradizionale.

Boccaccio ha anche una storia del romanzo. Ci sono dei romanzi ma non c’è moda
del romanzo come nel 600. I contemporanei vedevano il genere nuovo: nella
prefazione di Giovanni Battisti Mancini il romanzo è visto come genere nuovo,
genere al vertice, genere visto già contaminato con altri. Romanzi hanno chiave
allegorica, allusioni alla realtà storica, Brusoni invece preferisce il rispecchiamento
del costume contemporaneo ma anche lì riguarda sempre un approccio alla storia. Il
romanzo ha elementi della poesia e del poema cavalleresco (più alta forma). Genere
molto diffuso che pensiamo sia amato da un pubblico allargato perché:

 accontenta il pubblico, no c’è forma standard ma ci sono più filoni comunicanti


tra loro; si va verso il pubblico, si accontenta il pubblico.
 non è un solo pubblico di colti, aristocratico perché quella forma mista, ibridata
che gli fa inglobare caratteri, elementi di altri generi, ci sono vari generi nel
romanzo. Brusoni ingloba anche fatti storici. Nell’ Orestilla c’è anche una sorta
di riflessione del manuale di comportamento.

La voracità del testo che prende da tutti i generi rispecchia anche una voracità del
pubblico, pubblico affamato di saperi, colto e desideroso di cultura. Modalità del
romanzo che asseconda un pubblico che vuole sapere di storiografia, filosofia,
letteratura però non è in grado di arrivarci ai generi veri e propri, non erano magari in
grado di leggere un trattato di filosofia, volevano che fossero mediati e lo avevano dal
romanzo. Romanzo quindi non ha normativa letteraria, lascia liberi gli scrittori e
forse anche per questo ha novità.

Romanzo alessandrino, materia amorosa, mille peripezie dei protagonisti, vicende


che ci sono nel romanzo 600 mischiati però con altri caratteri.
Come si disperde il pubblico del romanzo?:

crisi che colpisce l’Italia a metà; Venezia perde prestigio ed egemonia perché perde
possedimenti nel Mediterraneo, la perdita di Creta creò problemi nel controllo del
Mediterraneo. Quindi Venezia perde colpi perché anche le manifatture europee
riescono a imporsi sui nostri prodotti italiani. Quindi nostra borghesia non riesce a
svilupparsi e avere potere economico e di conseguenza politico e non riesce ad avere
un sistema rappresentativo che da lei dipende. E nei romanzi prevale spesso ancora
un’ottica aristocratica, soprattutto in quelli cavallereschi. Alcune fasce del romanzo
sono formate dai colti che derivavano dalle accademie, dalla aristocrazia, ma poi
anche pubblico nuovo formato dai borghesi, degli artigiani, degli studenti (a
Bologna), pubblico anche forse femminile ovvero aristocratiche (1 volume
riferimento a una lettrice).

Nel primo 600 la società non è cristallizzata, compaiono figure sociali, c’è
rimescolamento!

Qualità letterarie del romanzo: non gli fa acquisire altro pubblico. E sul pino culturale
il Barocco è seguito da un barocco meno forte e poi dell’Arcadia—che portava verso
il classicismo. Il barocco era molto promosso dall’accademia degli incogniti e chiude
perché il fondatore muore, il libertinismo tramonta, Venezia ha problemi e deve
avvicinarsi alla Chiesa.

Siamo il centro e poi diventiamo periferici e i modelli per il romanzo seicentesco


arrivano dalla Francia, dalla Spagna romanzo cavalleresco, spagnolo.
Romanzo libertino è il romanzo che si afferma. Romanzo libertino cosa è? Libertino
perché differisce dal punto di vista ideologico dalle altre tipologie di romanzo del 600
di bologna etc. a venezia ci sono dei filoni letterari che altrove non si erano
evidenziati. Il libertinismo si sviluppa a venezia perché c’è pensiero culturale e il
motivo è che aveva finalità di far si che l’opinione pubblica accettasse la politica,
venezia per decenni aveva mandato avanti politica di autonomia giurisdizionale,
evitando restrizioni in ambito culturali, censure che altrove la chiesa riusciva a
imporre perché essa era legata alla potenza spagnola che in italia era in una buona
parte del territorio. Venezia vedeva questa potenza come problema, limite, così lascia
che a Padova ci sia un filosofo che aveva tradizione medievale, accademico, lo lascia
nonostante le proteste dalla chiesa, filosofo che si muove con cautela anticipando i
libertini. Città del divertimento, costumi liberi, molte cortigiane, era un luogo
inclinante a libertà morale; politica di contenimento della chiesa e autonomia
culturale portò a un momento DI SCONTRO IDEOLOGICO, con rischi di
trasformazione 1605 eletto papa Paolo V, portato all’affermazione della
controriforma, della potenza della chiesa, il quale chiede che a Venezia vengano
abrogate leggi (legge che vietava costruzione di chiese e conventi se non con
permesso del SENAto, altre leggi che erano mirate ad evitare una espansione della
chiesa a Venezia), venezia inoltre non ammetteva che i reati gravi da parte di
ecclesiastici venissero assegnati a tribunali ecclesiastici, ma a tribunali come tutti gli
altri e ci fu un episodio in cui ecclesiastici vengono incarcerati. Ma venezia non cede
di fronte alla chiesa che minaccia di colpire la repubblica con la scomunica dei capi
politici. Venezia risponde ignorando ma con un documento in cui si ristringono sul
piano ideologico e comincia una GUERRA DELLE SCRITTURE, un cui intellettuali
veneziani prendono il via attaccando potere del papa, argomentazioni. I gesuiti
quando la questione si calma con il re di Francia 1607 che media tra venezia e la
chiesa, venezia accetta di reintegrare alcuni ecclesiastici ma non i gesuiti, e la chiesa
non perseguita più chi si metta con venezia. C’è anticlericalismo paragonato a quello
del periodo del risorgimento quando chiesa era ostacolo. Importante per capire
questo fenomeno di pensiero rintracciamo in molte zone di Europa, ha avuto
possibilità di diffusione solo nel VENETO, ovvero la più laica. Ci sono motivi
storici perché avviene questo. Il LOREDANO è capo della accademia degni
incogniti centro culturale di allora, apre nel 30 e chiude nel 60 ma il gruppo esiste
anche prima, passato questo momento caldo di scontri poi questa cultura laica si trova
anche nei romanzi, novella….

Dopo la risoluzione dela controversia, venezia promuoverà cultura laica,


anticonformista ma con modalità oblique, i temi sono toccati e coperti (atteggiamento
di nicodemismo). Posizioni prima dello scontro sono più accese, perché poi venezia
quando si accorge di avere come nemici non solo gli spagnoli, ma anche i turchi che
minacciano i possedimenti nel mediterraneo capisce che dovrà avere alleati (per la
guerra di creta) e quindi cercherà di avere dialogo con chiesa e con la spagna e le
opere sono meno forti.

Accademia di libertini, dell’incogniti/ LIBERTINISMO:

Novellieri, romanzieri del 600 Brusoni (sperimentazione nuovi che anticipa futuro)
accademia di libertini: aristocratici, ecclesiastici, aristocratici che però sono
personaggi poco amati dalla chiesa, alcuni sono frati) brusoni è un frate sfratati,
alcuni religiosi come antonio rocco che non crede all’immortalità dell’anima quindi
persone non proprio religiose, poi ci sono anche figure irregolari, avventurieri,
letterati che toccano temi sconvenienti..

Scrittori hanno atteggiamento di cautela  incogniti (il nome fa capire che hanno
atteggiamento che vela), accademia mostra le acque del Nilo (impegno di segretezza
xk il fiume africano era un mistero geografico per gli uomini del 600 che non
sapevano da dove si originasse). Questa accademia che aveva pensiero eterodosso
che fuori deve apparire cifrato, nascosto. Rifiutano i dogmi e verità, mantengono
aperta la ricerca. Mappa del pensiero libertino si ha ricorrendo a scritti di avversari
del libertinismo: Giraud (?) gesuita francese 1622 pubblicato a Parigi che scrive:
dottrina curiosa, strampalata, folle degli spiriti dei libertini, Campanella altro frate
domenicano che scrive testo che voleva schedare le posizioni condannabili alla
teologia. Emerge la SOVRANITA’ DELLA NATURA nel campo morale, fisico
ogni fenomeno per i libertini va spiegato naturalisticamente. Teoria religione vista
come modo per tenere sotto controllo il popolo utilizzando il terrore, dogmi, regole,
morale, per questo la chiesa vuol combattere libertinismo. Religioni viste come
COSTRUZIONI UMANE con finalità politiche. Libertinisti si appagano di un
pensiero critico che non vuole modificare la realtà politica, sociale. Atteggiamenti di
aristocratici che on vogliono portare alla ragione perché è pericoloso dare cultura al
popolo. Chi ha spessore intellettuale, chi è élite sul piano culturale riesce a capire le
menzogne del potere. La stessa orestilla indirettamente attacca l’educazione
tradizionale fondata su tabù, ma non c’è esplicito attacco, è implicito (orestilla
appartiene al periodo di declino del libertinismo, che lei chiama Strategie di
resistenza: salvare il libertinismo).

CULTO DELLA RAGIONE nel libertinismo: la ragione che riconsidera, è


riproposta, nella ragione però sentiranno anche i limiti. Quindi valorizzano il dubbio.

Attuale dibattito sul libertinismo a livello europeo: fenomeno forte in francia,


inghilterra… studiosi sono divisi se considerare questo pensiero del libertinismo
come momento fondamentale x lo sviluppo del moderno pensiero laico, catena che
porterà all’illuminismo, oppure negarlo recuperando idee che c’erano già nel
medioevo, rinascimento. Chi vede il libertinismo proiettato verso il futuro dice che è
basato sulla tolleranza, apertura mentale, cosa che si trova nei libertini. Questo
sentirsi spiriti forti, liberi dai dogmi sviluppa un atteggiamento individualistico. La
concessione in italia del sapere: non voler portare al popolo il sapere. Da una parte
vogliono allargare il pubblico, dall’altra parte no. Non omogeneo il libertinismo.

Libertinismo erudito: riscoprono, recuperano autori antichi e moderni che avevano


una dannazio memori, recuperano filosofi dell’antico scetticismo; scetticismo,
concezione di valorizzazione della ragione, vista con i limiti.

1544 termine libertino usato con accezione diversa, in un funclub di Calvino (x


chiesa era nell’ambito delle eresie), calvino se la prende con 2 gruppi (il più
pericoloso è quello dei libertini) libertino: deviazioni per credenti che sbagliano
molto.

1545 Calvino pubblica un trattato fantastique furiene ituel secondo libro in cui dice
che li considera una setta a sé e li divide in 2 gruppi (dissoluti, visionari) e i libertini
avrebbero comportamenti che privilegia il comunismo (rendono comuni donne e
beni). Visione di matrimonio spirituale, fondata su comunanza dell’animo.

Anche da altre lettere in cui calvino comincia a tirare fuori atteggiamento scelte:
uso dell’allegoria, ci andiamo a spostare verso un nuovo modo eterodosso di
intendere.

Una figura vicina a Calvino, Sarell comincia ad usare il termine di libertino 


ATEO. QUINDI in pochi anni il termine passa ad indicare un versante di
pensiero laico (seconda parte del 500).

LOREDANO: aristocratico, uomo politico che ebbe ruoli alti, fondatore degli
incogniti, rendeva abile la politica culturale, elabora un progetto ideologico culturale
e ideologico omogeneo con gli intellettuali, egli popone genere romanzo e novella.
Autore che per i critici: esempio massimo di doppietta, nelle sue opere denigra il
potere come luogo di violenza, nelle sue opere se la prende con la chiesa nelle sue
forme velata, opere però religiose, devote. La sua presenza nell’ambito del romanzo,
scrive in proprio. L’opera che contribuisce ad affermare il romanzo LA DIAMEA:
romanzo dell’eroico galante, eredita temi dal poema cavalleresco adattandolo alle
tematiche presenti, insieme ad elementi del romanzo avventuroso alessandrino. Segue
però anche modello di George Berkley, che pubblica romanzo satirico 600 in latino,
con allusioni polemizza la chiesa, gesuiti e fa riferimenti alla storia contemporanea.
Questo romanzo circola e Loredano lo fa proprio (anche Biondi, Brusoni). Loredano.
Biondi erano storici quindi avevano interesse alla storiografia. Romanzi che avevano
struttura labirintica, macchina complessa, groviglio. Romanzo da leggere nelle
fotocopie: parla di un viaggio in cui personaggio parla del regno della fortuna,
riferimento alla curia papale come luogo dei vizi (mi condussi nel regno della
fortuna…) Amor al contrario è ROMA, quindi tutto quello a cui si riferisce è la corte
di roma, enumera i vizi dei religiosi. Chiave allegorica è frequente nel romanzo.

Biondi infatti nella sua trilogia: soprattutto con il primo. Biondi era personaggio
avventuriere della penna del 600, che si sposta da un luogo all’altro, approda alla
corte inglese per timore di essere coinvolto nelle guerre francesi, figura di storico!!
Atmosfera favolose, romanzo di avventure, guerre, amore, cavaliere, un po’ di tutto,
scenario che si muove, struttura del viaggio: ciò che troviamo nel romanzo.

Fotocopie che da parlano di: tema della forza dell’amore, di come si compone un
romanzo (racconti nel racconto), romanzo che si caratterizza per romanzo che ingloba
tratti di altri generi! Fotocopie che parlano di romanzo barocco dove ci sono scenari
ampi. Biondi “EROMENA”: re di Mauritania ha due figli maschi che non vanno
d’accordo, uno di questi fugge, il padre così si addolora e impone al figlio maggiore
di andare via e ritornare solo quando torna il fratello. Poi si parla del fratello minore
che viaggia con un vascello nel mare mentre si allontana dalla Mauritania. Il Brusoni
ha ambientazione che ci porta a Venezia, perché è ambientato ad Atene ma ci sono le
gondole, era la Venezia dell’aristocrazia, del tempo. Nella trilogia poi ambienterà a
Venezia. Abbiamo una geografia che si è ristretta, no che la fortuna porta un tizio a
naufragare, a viaggiare, c’è ambiente riconoscibile e contemporaneo. Ritorniamo
all’eromena: Conosce la Marchesana di Sassara e i due si innamorano romanzo in
cui c’è amore represso poi i due confessano l’amore e l’adulterio… ammiraglio sa del
tradimento della moglie con un principe dallo schiavo (coppie di amanti poi uccisi
dall’uomo tradito). Romanzo barocco che si complica: pagine che ci danno idea del
romanzo. Romanzo tradotto in numerose nazioni, circolò in Europa. Tema
dell’ONORE. Opinione libertini ridimensionano l’onore, gli tolgono validità, tema
che troviamo nel brusoni, non sono in Inghilterra, codice dell’onore combattuto dai
libertina perché è contrario alla legittimità dell’eros, sia perché contrario alla ragione,
in quanto l’onore di una persona è determinata dal comportamento di un altro (per i
libertini non è razionale il fatto che l’onore è data da un altro).
Romanzo barocco che differisce dalle tipologie romanzesche in uso del tempo che
non contemplano le caratteristiche romanzeschi che avranno un futuro nelle stagioni
romanzesche successive.

Opera, come la trilogia, di Brusoni: approdo di una ricerca consapevole (brusoni ha


forte coscienza letteraria e lo si vede nell’Orestilla carica di tensioni, rispetto alle
opere del tempo e al gusto del pubblico del tempo), brusoni è scrittore che è
sperimentatore, di lui non si conosce con sicurezza la data di nascita (1614 anche se
c’è qualcosa che la anticipa al 1611) e non si sa di morte perchè l’ultima fase di vita è
malinconica, finisce di fare letterato e rimane solo storico, va a Torino per diventare
storiografo dei Savoia, lo attirarono per correggere i giudizi negativi dati sui Savoia e
lui però decise di farlo per costrizione ma forse era anche accomodante come
persona, le ultime lettere le danno in miseria e poi torna a Venezia e non si sa più
nulla; sappiamo che all’inizio viaggia e ha diversi modelli ideologici, vita
avventurosa come la sceneggiate di entrate e uscite dal chiostro, esce per tre volte dal
convento per poi uscire un anno prima dell’Orestilla definitivamente, vive qui fase
calde del libertismo e entra nelle grazie di Loredano, partecipa a pubblicazione di
opere collettive degli incogniti. Quindi identità che ha a che fare con queste idee,
nelle prime opere del Brusoni che non riuscì a pubblicare, era manoscritta, la
pubblicò solo dopo con il nome “amori tragici”. Romanzo allegorico, c’è
ambientazione finto romana ma in realtà tutto ci porta verso i conventi dell’epoca
crea immagine della chiesa con corruzione, immagine negativa della chiesa, nel
convento dice che accade di tutto, amore lesbico, si fanno entrare dentro gli amanti—
romanzo scandalistico, manda avanti l’anticlericalismo, amore erotico,
monacazione forzata (il primogenito prendeva tutto e le ragazze venivano mandate
al convento, si parla della violenza della donna, obbligate a essere monache, tema
importante toccato anche da Ferrante, tema presente in un romanzo in cui vi è una
monaca presa da amore lesbico), pensieri del libertinismo, quindi è romanzo tra
polemica serie e elementi scandalistici per attrarre il pubblico.

Il libertinismo disegna una parola della cultura veneziana perché l’impulso alla
provocazione antidogmatica poi viene ritirato a causa del fatto che Venezia cerca
alleanze anche nei nemici, perde potere.

Brusoni vive i 2 tempi del libertinismo e opere maggiori si hanno nella fase finale
calante del libertinismo. ORESTILLA opera principale in cui si abbandonano
alcune posizioni, non si può polemizzare ancora con la chiesa, si conservano però
delle cittadelle assediate per difendere il territorio libertino perché lo spirito di questi
autori è libertina. Opera con sfondo libertino che è implicito e il lettore deve
percepirla anche se non è espressa, romanzo esempio di Brusoni che inventa,
romanzo di costume, costume mondano in cui c’è riflessione sulle caratteristiche di
un modello da mettere in pratica in quella società. Orestilla conserva però
impalcatura che rinvia a certa tradizione del romanzo barocco, perché dislocano
geograficamente la vicenda, anche nel filone storico si scelgono figure dell’impero
romano, sembra ambientato nell’antica Grecia (collocazione geografica e
cronologico), però poi in realtà ci si trova nel mondo veneziano, romanzo di costume,
mondano, quindi in maniera impropria Orestilla ci offre il radicamento del
costume contemporaneo (trilogia ambientato nell’anno in cui viene pubblicato),
ufficialmente c’è però la rappresentazione della antica Grecia. La narrazione seria da
sempre estrometteva la quotidianità, qui invece è centrale, quotidianità di un giovane
protagonista nella sfera mondana della conversazione, divertimenti, sfera mondana.
In questo contesto l’avventura convive sulla scia dei romanzi barocchi (testi proposti
come naufragio nelle isole disabitate, le guerre…), l’avventura c’è ma è
ridimensionata alla quotidianità di eleganti svaghi, conversazione.
Ma perché c’è questa presenza della quotidianità? Per due motivi:

1. L’ elemento autobiografico. Sono romanzi autobiografici, l’autore stipula un


patto autobiografico (letto è informato della storia, lo sa tramite l’estro). Opera
si lega con la vita dell’autore. Vuole proiettare sé stesso, leggere di sé nelle
pagine letterarie, per questo la contemporaneità è necessaria! Si vuole
rispecchiare nella letteratura per questo c’è contemporaneità. Autobiografismo
è elemento nuovo, non è frequentato in passato, è parte della modernità!
Autobiografia: Sbalzi fantasmatici dell’anima (paure..).
2. Canalizzare principi del libertinismo. Ha bisogno di contesto contemporaneo
per affermare le idee.

È anche romanzo psicologico quello del protagonista è caso di scissione interiore,


siamo al di là delle tipologie del personaggio. Personaggio vuole essere in un modo
ma non lo è. Romanzo nuovo che vuole entrare all’interno del protagonista. Questo
conflitto interiore non lo troveremo mai.

1652 data del romanzo è un unicuum nella letteratura europea, anticipatore di filoni
dei romanzi futuri, però presenta temi (del romanzo barocco) che sono organizzati
tenendo conto del gusto e aspettative del pubblico dell’epoca, della poetica del tempo
che poneva al centro il canone della meraviglia (enfatizzato per renderlo BIZZARRO
e per presentare tematica dell’apparire, dell’essere con cui si ambigua percezione del
reale, così è anche nel barocco). Romanzo lungo che ci da immagine per moltissime
pagine non veritiera del personaggio, dopo 400 e passa pagine si sa che quel
personaggio, di nome FILITERNO, di 26 anni circa, amante delle conversazioni,
figura centrale nelle compagnie, non è seduttore come appare all’inizio. Una
rivelazione del personaggio ad amici in cui confessa che c’è blocco psicologico
dentro di lui che non gli permette di avere rapporti completi con le donne,
personaggio vergine che ha blocco sessuale, il creduto seduttore che invece è vergine
(APPARENZA-REALTA’) IMPRONTA BAROCCA: crea illusioni ottiche che
poi ci da la rivelazione (situazione enfatizzata).

È quindi romanzo psicologico, autobiografico oltre che di costume (romanzo


nuovo).

Tutta la costruzione del romanzo si presenza come un’inchiesta sulle cause di questo
trauma; il personaggio è portatore di libertà, sembra che Brusoni gli abbia trasferito
elementi del libertinismo nel personaggio; il protagonista quando parla fa riferimento
alla libertà, anche sessuale da una parte sfera intellettuale, dall’altra psicologica
dove c’è questo blocco!

La novità quindi è:

1. Il tema del romanzo.


2. Creazione di percorsi che fa si che il lettore seguendo la parola del personaggio
raggiunga l’origine del trauma! Il personaggio parla dell’infanzia e della
situazione familiare che gli fa capire da dove deriva il trauma.
3. Struttura di un’inchiesta che porterà il personaggio al tema dell’infanzia e
dell’adolescenza (tematiche nuove). Il personaggio scava dentro sé per capire il
trauma. per gli autori il passato l’infanzia non contava, Brusoni invece dice che
è importante!

Romanzo quindi che mette in luce questo caso di ambivalenza che ha il personaggio
all’interno di sé. Poi però il personaggio scavando dentro sé e avendo trovato
l’origine del trauma, riesce e comincia a maturare! C’è però percorso incompiuta, per
cui il romanzo in modo meno macchinoso, c’è sperimentazione in cui il personaggio
cerca di superare il trauma tramite l’amore con la donna (Orestilla).

Romanzo presenta miscela di elementi presi dalla realtà e elementi funzionari, c’è
anche componente fantasmatica proveniente dalla sua mente. Brusoni ci avvisa.

Orestilla, donna che è stata sposata ma è vergine: elementi bizzarri.

Brusoni quando pubblica l’Orestilla è grande d’età, quindi recupera il passato perché
il giovane ha 26 anni (come Giano Bifronte?).

Sta leggendo Degen?.


Degen dice: È racconto riflessivo in prosa, l’autore deve fare capire il tema, deve
prendere il tratto autobiografico (che è il titolo).

Patto autobiografico di Brusoni (con la scrittura)

Toccare aspetti della vita privata: autobiografia moderna. Nel 700 ci saranno
autobiografie meno mirate alla vita pubblica, magari legate alla carriera lavorativa
etc, poi si ci sposta sulla vita privata. Quindi questo anticipa gli aspetti più nuovi: vita
privata, sfaccettature labirintiche della mente.

Rintracciare luoghi testuali dove gli autori segnala ai lettori la matrice autobiografica.
Brusoni è estroso, barocco, non lo dice subito, ma nel tempo e lo da in tre luoghi
(prefazione in modo chiaro, Nei sogni di parnazio (opera successiva all’orestilla), nel
3 romanzo della trilogia), premessa all’Orestilla in cui si rivolge al lettore
(Appendice, quindi si deve leggere ma non è obbligatoria tutta 25-30 pagine, leggere
anche la prefazione e le pagine del racconto X intitolato lontane memorie e una
rivelazione).

Tratti autobiografici che Brusoni presenta in tre testi: prefazione in modo chiaro, Nei
sogni di parnazio (opera successiva all’Orestilla) e nel 3 romanzo della trilogia (La
Peota smarrita).

Nei sogni di parnazio: Sogni della dimensione lirica, personaggio che si chiama come
quello dell’Orestilla che sognando va nell’oltretomba e vede altri personaggi storici e
della sua famiglia, in quest’opera si parla dell’Orestilla;

Nella peota smarrita: personaggi si qualificano come lettori dell’Orestilla.

In questi 3 c’è matrice autobiografica.

(Nella trilogia viene chiamato Filiterno come Glisomiro … quando ci sono episodi
della sua infanzia) personaggio che parla dei suoi sogni nei sogni di parnazio.

Viaggio nel mondo dei morti dove Filiterno incontra anche i propri parenti i quali
hanno come cognome Brusoni (narcisismo), per cui Filiterno visto dai lettori come
controfigura del Brusoni.

Nei sogni di Parnazio filiterno incontra il proprio padre (Francesco che è lo stesso
nome del padre di Brusoni, così anche la madre porta il nome della madre di Brusoni
ovvero Lucrezia Marteucci).

Nell’Orestilla la madre è responsabile della situazione psicologica del figlio e si


chiama Lucrezia.
Nella peota smarrita ci sono personaggi che conoscono l’Orestilla. Panfilo parla con
l’amico Giacinto del romanzo che ha letto. “dice: avendo letto nell’Orestilla”
autocitazione fatta da Brusoni all’interno (è un narciso!). Brusoni lega Filiterno e
Glisomiro con filo autobiografico protagonista dell’Orestilla è Glisomiro. Filiterno
usato quando parla da giovane.
Brusoni ha bisogno di soldi per vivere, è anche traduttore di opere delle lingue
dell’epoca, traduce un’opera di un cappuccino francese di un’opera in latino
pubblicata a 600 di tematica morale, Brusoni aveva tradotto l’opera in italiano con un
suo pseudonimo (Urbano Glisomorino che l’anagramma di Girolamo Brusoni)
segnale che consente di capire ai lettori che quel personaggio abbia tratti di
autobiografia.

Sogni di Parnazo (opera successiva all’Orestilla perché Michiel era vivo) incontro
con il poeta Michiel nell’oltretomba e Filiterno parla con lui dell’Orestilla e altre
opere, dove secondo Michiel, Brusoni avrebbe parlato di persone vicine con cui
avrebbe avuto relazioni di amori ma sarebbe stato autore menzognero, quindi avrebbe
velato la natura della relazione. Filiterno in questo passo è dato come autore
dell’Orestilla (quindi c’è coincidenza tra autore di un’opera, personaggio di un
romanzo e la voce narrante)!! Michiel da informazioni sull’Orestilla.
Brusoni nella premessa continua che nell’opera ci sono elementi finzionali e anche
autobiografici. Poi ci dice che ad un certo punto, l’autore è scontento di sé narratore
per ver fatto nell’Orestilla qualcosa che gli fosse strappata dal gusto dell’epoca (il
motivo lo dice nella Peota Smarrita, non qui) quindi l’autore scrive qui è ha scritto
sbagliando tutto (scontento del Brusoni che si ha anche nella premessa). Però invece
Michiel dice che l’opera vale, che lui l’ha apprezzata.

Nei sogni di Parnazio, Filiterno incontra anche l’amico scomparso che gli dice di
parlare per contrastare chi parla della non verità.

(Aspetti della parte romanzesca che dice che non servono).

A Brusoni il gusto presente lo ha condizionato.

Paratesto:
In quale momento del suo percorso umano e intellettuale Brusoni avverte questo
bisogno di ricordare e andare indietro nel tempo e mettere a fuoco le fasi della
costruzione della sua identità culturale, fasi dello sviluppo della sua personalità, con
una prospettiva che ricerchino le motivazioni di atteggiamenti passati (approccio che
deve essere spiegato). Orestilla del 52 coglie il Brusoni in un momento particolare,
può avere sensazione di approdo coerente, perché l’anno precedente aveva abbandona
l’inchiostro perché era diventato monaco. Se consideriamo il momento particolare
della vita culturale di Venezia, quella fase storico culturale poteva essere una
minaccia percepita da Brusoni, perché negli anni dell’Orestilla siamo nella fase
calante del libertinismo. Brusoni adatta battaglie culturali molto evidenti.
Successivamente Brusoni incrocia passaggio della guerra contro i turchi e la paura di
Venezia che porta a divergenza veneta a ricercare nuove alleanze contro i turchi, così
rivede i suoi rapporti con stato pontificio e gli spagnoli maggiore tolleranza:
Loredano impone una linea che ridimenziona commenti critici e delle posizioni
eterodossi, scrittori incogniti di allineano e mettono in pratica le buone regole, anche
Brusoni fa così (sogni di Parnazio già di vede che distanza le posizioni degli ateisti).
Minaccia per quella che è l’identità di Brusoni una situazione di reale disagio,
perché è scalpita la propria identità una delle motivazioni che porta Brusoni a
ripensare alla ricostruzione intellettuale ribelle e nel metterla al fuoco nell’Orestilla,
tira fuori come questa sua maturità si sia realizzata con molta fatica perché era stato
facile la lezione del libertinismo, sul piano privato non facilmente si è aperto a questa
visione. Questo forse è senso vero dell’Orestilla—>scollamento che c’è nel
protagonista, sul piano privato è impacciato e invece non lo è sull’altro fronte, fa si
che Filiterno sia contradditorio come personaggio e il senso di questa scissione
interiore del protagonista richiama SIMBOLICAMENTE percorso traviato della
ricerca di identità dell’autore, anche se poi si avvierà una risoluzione.

Romanzo che cominciamo a analizzare: premessa in cui Brusoni si lagna con se


stesso di aver ambientato in un’epoca lontana una storia che lo riguarda e presuppone
un ambiente presente. Questa maschera è dovuta alla moda del tempo ( in italia e
anche in Francia stavano venendo fuori romanzi appartenenti a tipologie di romanzo
eroico storico, ambiente lontani, nei quali si riflettevano elementi contemporanei—
forse da qui la scelta di Brusoni di fare così ma anche la sua volontà di velare la
politica culturale, le posizioni libertine, voglia di proteggere sfondo in cui la cultura
libertina c’è), poi nella trilogia c’è ambientazione contemporanea. Romanzo è
confezionato in adesione al canone della meraviglia (Barocco), per cui questa
ambivalenza dell’identità di Filiterno è rivelata a metà, ed è sorpresa per il lettore,
che aveva avuto illusione ottica nel vedere rappresentato il personaggio. Nella prima
metà del testo volutamente abbiamo una visione sbagliata del personaggio, cosa
voluta, illusione voluta nel lettore (immagine unitaria del personaggio, uomo
avventuriero, libero). Brusoni fa modo che con le parole del nemico di Filiterno si
abbia l’immagine di lui: ”gioca spietatamente, consuma nei suoi capricci, amici
eretici” (individui che provengono da mondo considerato eresie dalla Chiesa,
oppure considerati appartamenti a quel pensiero che ci rinviano agli incogniti).
Discorso pericoloso che Brusoni lo fa dire al nemico di Filiterno, personaggio poco
affidabile. “mantiene alcuni piaceri, amica da buon tempo, sta sempre occupato o con
donzelle o dame maritate con scandalo” ( quadro di uomo dissoluto). Amico di
Filiterno ribatte ma non smentisce, le riformula virtù della liberalità, del donare, di
ricchezza, dice che spende, ma spende perché è signore liberale. Quando parla
dell’accusa dell’eretico, l’amico dice che intanto eretici fa riferimento ai non
religiosi;
Nel testo emerge profilo libertino di Filiterno per i salotti che frequenta, sia per le
idee, per le sue conversazioni. Filiterno professa idee eterodosse. Rinvio agli
incogniti di nuovo: e infatti altrove c’è personaggio femminile: filiterno si è
dimenticato di dire che le donne non hanno anima gli incogniti avevano fatto
tradurre in italiano un opuscolo che già in Germania (1595 a Francoforte stampato in
latino) era una cosa contro le donne, si sosteneva che le donne non avevano accesso
alla vita eterna perché non avevano l’anima, ma era parodia che voleva criticare certe
scorrette operazioni esegetiche che alcune sette anfitrinitari, esempio di folle
interpretazione; testo che aveva già provocato polemiche. Gli incogniti lo fanno
tradurre: le donne non sono all’altezza degli uomini e non hanno anima-> testo che
aveva provocato in Italia il fatto che non avevano capito si trattasse di parodia e gli
incogniti volevano proprio creare questo, far in modo che ci fosse questa cosa e
nascono alcune risposte come: La donna difesa, oppure la monaca anche pubblica che
le donne siano come gli uomini etc…

Questa idea sulle femmine data da Filiterno fa capire che non siamo nell’antica
Grecia ma a Venezia nel bel mezzo di provocazioni, libertinismo. Dama che assisteva
alle riunioni degli incogniti senza parlare (negli accademici non c’erano donne però si
concedeva che partecipassero senza che parlassero) inserimento del riferimento
alla partecipazione delle donne con incogniti. Di solito le fanciulle nobili erano
educate in convento, quindi se sta dama era non educata la colpa era della monaca.

C’è ambiente in cui circolano idee pericolose. Ci sono riferimenti al


presenteepisodio in cui compaiano senatori tra cui senatore Isidoro in cui si pensa
sia Loredano, senatori che vanno a trovare Filiterno che si trova in pericolo di
incarceramento, e riesce a evitarlo per questo intervento (richiama Brusoni che era
stato incastrato ma poi si mossero i suoi amici) metafora: guadare a ponente e
tenere gli occhi a Levante personaggio nasconde il suo vero personaggio ma non
tanto da evitargli guai; direttive, proteggere per proteggere bagaglio eterologico e
ortodosso. Isidoro dice a Filiterno: dice la metafora e dice anche che non tutti gli sono
amici, gli dice di stare attento, sembra che Isidoro risenta del mutato cambiamento
dei tempi in cui vive l’Orestilla. Per quanto riguarda erotismo: idee di Filiterno
esposte con ampiezza maggiore, sembrano rappresentare un personaggio che non è
così realmente. Le sue idee in campo ortodosso: descritto come un camaleonte
amoroso, anche sui comportamenti, che cambia sempre donna Filiterno che aveva
celebrato la molteplicità degli amori che si concedeva. Filterno che si professa come
amico delle donne per le su idee di lealtà, non inganna le donne anche se non si
professa con nessuna, dice di amare le donne e fa una specie di catalogo in cui
sembra commosso sul piano affettivo ( che non c’è nella trilogia), si innamora
realmente e soffre, c’è coinvolgimento affettivo, ha tante relazioni con donne,
relazioni fatte di gentilezza non mai con gesti: io so amar davvero e credo che si
possano servire diverse dame con diversi interessi ( amare tante donne con sfumature
diverse: catalogare in modo barocco), catologo in cui c’è anche amore neoplatonico
che è riproposto da ticino a Firenze fine 400, concezione come contemplazione
dell’amore nelle donne, amore puro che conduce Dio tramite la contemplazione.
Nella concezione neoplatonica però c’è esclusività non si possono amare più donne.
Qui questa concezione è alterata (concezione alterata del neoplatonismo).

LETTORE: con queste affermazione della prima metà del romanzo non ha chiara
idea di come è realmente il personaggio.

La meraviglia barocca si ha in una conversazione durante la quale Filiterno ha


rievocato di una dama, ripresa del periodo dell’infanzia e la figura della madre
(appendice), racconto decimo (madre figura determinante che determinano blocco
psicologico nel figlio), riprende figura della madre, celebrandone le virtù, è un
momento nuovo tematicamente, temi nuovi non era famoso parlare di queste cose nei
romanzi. Poi ricordo il ruolo che la madre aveva svolto nel regolare i rapporti tra
Filiterno e la sposa da qui sappiamo che era sposato ma non aveva mai consumato
ed erano giovanissimi entrambi. Matrimonio casto come era voluto dalla madre:
rapporto con la madre con battute ironiche. Rise Filiterno: se non avessi paura che mi
rivelasse qualcosa che provoca stupore, non occorre che mi diciate altro, già me l’han
detto le vostre signore. Per avere con loro relazione che non vada oltre. Si crea
immediatamente ossimoro: è creduto seduttore ma è vergine—ciò è amato dal
barocco e Brusoni marca molto questo aspetto. Nell’Orestilla c’è anche simmetria:
matrimonio non consumato. C’è forzatura, Brusoni rende iperbolica questa
situazione seguendo gusto barocco, creare quello stupor del barocco, forzata in
direzione dello strano, unicità, bizzarria. A questo punto Brusoni sa di aver
immerso nel suo romanzo un ingrediente dell’erotismo: c’è mancanza di questo, è
ingrediente è ripresa per il piacere del lettore. Poi c’è conversazione tra il conte e
Cotugno, che sanno discorso che riprende situazione psicologica e viene
documento ciò che è già stato detto. Conversazione tra queste donne: otto mesi che
Filiterno mantiene Perpetua, che ha portato via al marito geloso, che non ha mai
toccato mai ed è quasi rapporto fraterno o paterno. Lo stesso Albina donna che
mette in atto stratagemmi per attirare l’uomo, eppure lui mai l’ha toccata. C’è enfasi
di questa situazione! Ci sono altre donne nominate qui: Maddalena e Ottavia,
bellissime che tiene in suo potere come domestiche, sono bellissime ma non
risvegliano niente in lui. Sono accompagnatrici. Le porta con sé. Poi spiega perché
(c’è oralità molto e ci sono espressioni venete). Gli da fastidio le parrucche di queste
donne o non sono graziose, o non sanno discorrere, ci sono le motivazioni per cui non
le tocca. Personaggi trattano questo caso come un caso di virtù perseguita
volontariamente, poi sapremo da Filiterno stesso che scaverà dentro di sé, capirà che
il motivo di questo comportamento è diverso da questo, per gli altri però dipendono
da un senso di virtù. È scelta consapevole, voluta ma in realtà non è volontario questa
cosa e poi lo sapremo via via. Si tratta di VOCI
Episodio in cui: Lui cade malato e una donna vuole pettinarlo, la donna si stupisce e
vorrebbe attenzioni da lui che non ha, è caso strano che non vuole neppure farsi
toccare capelli da donne. (voce della donna che si rivolge a Filiterno).

Immagine che da un lato ci sia: teatralità barocco Perpetua: mi vesto come


personaggio d’uomo e tu da donna (mi fate fare la parte di uomo perché io insisto e tu
come una donna ti ritrai);

Vorrebbe praticare amore ma non ci riesce. Poi Filiterno analizza sé stesso e la sua
educazione familiare (madre personaggio da spiegazione di questo). Infanzia e
rapporto con la madre: radice del suo blocco psicologico.

Lettore piano piano tramite particolari arriva a questo.

Ci sono 3 livelli: 1Filiterno riflette su sé, sulla sua storia e arriva a un punto di
valutazione severa che penalizza la sessualità; 2poi c’è Brusoni che capisce il suo
personaggio perché riversa la sua esperienza e riversa episodi suoi (rapporto con
madre che è contorto), livello più profondo; 3 livello ancora più profondo che
sfugge allo stesso Brusoni  inconscio che parla e sfugge allo stesso Brusoni.
20/10/2021

Romanzo Orestilla di brusoni ci restituisce quell’immagine ambigua della realtà


percepita dagli uomini di quel tempo: immagine metamorfica del reale, ambigua che
mette in difficoltà gli strumenti conoscitivi umani, cosicché la realtà si mostra come
APPARENZA e con ritardo la realtà viene tardi, c’è scorrimento di prospettive
erronee, cambiamenti improvvisi dell’immagine del reale presentata ovvero
personaggio che ha problemi e ci appare questo solo dopo  immagine fine a metà
romanzo e poi realtà cambia volto. Prima interpretazione data da uno degli amici di
Filiterno dopo che la sua vera realtà viene fuori: lettura arbitraria alla luce di quello
che viene rivelato dal personaggio, i due personaggi tendono a ritenere che si tratti di
una scelta volontaria di Filiterno, un picco improvviso ottenuta da una virtù di
eremita piombato in un ambiento di liberi costumi della Venezia del tempo
INTERPRETAZIONE che si rivela non veritiera, perché il protagonista indagando su
sé stesso rivela al lettore e c’è la ricerca della verità dello stesso personaggio, c’è la
rappresentazione di una realtà la ragione viene usata anche se in modo
problematico e il testo ci fornisce idea di come una ricerca verso la verità è condotta.
Filterno dice molto ma il lettore può andare automaticamente avanti rispetto a
Filiterno perché Brusoni offre delle tessere che il lettore può usare se riesce,
magari tornando indietro e riprendendo tessere passate, della vita passata di
Filiterno (MATERIALI TEMATICI su cui il lettore può tornare se vuole cercare la
verità) testo esempio di sperimentazione che non ha riscontro in altri romanzi
europei, però ci fa sentire l’ora storica, come in ogni testo letterario, non capiremmo
nulla dell’opera se non guardassimo anche l’aspetto storico!! Il testo non poteva che
nascere in quel periodo storico. Chiave storica che occorre sempre avere quando
esaminiamo un testo, un film, qualsiasi cosa. Però non basta questa chiave. Lo
scrittore immerso nella storia, Brusoni è immerso.

Ritorniamo alla lettura del testo:

Momento specifico del testo quando Filiterno si trova ferito e ha necessità di essere
medicato e questo provoca imbarazzo perché deve spogliarsi, imbarazzo ricondotto
alla sua genesi: io di mia madre ho potuto ereditare anche qualche figura delle virtù
dell’anima, tra queste un sudore come di donzella (riportarsi sempre A UNA
NATURA FEMMINILE); c’è stato impegno di Filiterno di sbloccarsi ma non c’è
riuscito, c’è pudore, rapporto difficile con il proprio corpo, comportamento della
madre ha poi determinato questi atteggiamenti.
Poi parla anche dell’ambiente libero dei comportamenti erotici che caratterizzava
l’ambiente veneziano episodio di libertinage dei suoi amici che fa sì che si
cristallizzi questa sua difficoltà. I suoi amici vogliono indurlo a comportamenti più
liberi con l’aiuto della cortigiana, la quale si spoglia e lui la vede nuda e si sconvolge;
innamorati di quelli che ha provato hanno carattere platonico, sentimentale. Sa che
c’è un difetto in lui quasi naturale, però anche per via della madre.
Poi c’è: Topos del personaggio fedele che ha grande amore e resiste alle altre
donne. (Marini stampo anticonformista e questo topos è giustificato con lui) nella
prospettiva di Brusoni è imperfezione e difetto questo topos!! In Brusoni matura,
nella trilogia si avrà personaggio maturo, autonomia delle regole ma anche saper
vivere, manuale sulla scienza del vivere, modello comportamentale, una istituzio che
arriva in quel testo. Qui invece viene fuori che quell’atteggiamento è un difetto, il
personaggio ha tutte le doti mondane di chi sa stare in società, ha cortesia, dote
comportamentali, ma gli manca qualcosa, è modello comportamentale che dovrà poi
essere sanato! Infatti quando protagonista acquisisce consapevolezza, egli comincia a
smussare questi atteggiamenti, ma maturazione poi non ci sarà rimandata a romanzi
successivi che non ci furono, romanzo poi verrà saldato nella trilogia, come se fosse
un percorso che riguarda l’autore (percorso di natura autobiografica). Glisomiro è
protagonista della trilogia

Timidezza di Filiterno che lo blocca, il testo ci presenta altre tessere e deve essere il
lettore a capire. C’è episodio che si riferisce alla sua adolescenza, percorso di
studio, addestramento delle virtù, lui poi torna a casa e ha incontro con la
madre freddezza della madre e atteggiamento per cui il naturale impulso di
abbracciare la madre trova una BARRIERA, c’è freddezza materna, c’è la
madre che censura il contatto con il figlio, lo carica di atto sbagliato, atto incestuoso,
censura, una sorta di DIVIETO che avrà conseguenze in Filiterno! Episodio in cui
giovane l’abbraccia e voleva semplicemente darle un bacio e la madre lo rimprovera
per averlo fatto! Crea dei sensi di colpa nel figlio e crea in lui il TABU’ DEL
CORPO FEMMINILE, divieto che si estenderà e le altre donne sembreranno sostitute
della madre e quindi avrà il divieto (questo sentimento di divieto e che lui prova si ha
in varie parti del testo). C’è TRAUMA PSICOLOGICO in Filiterno e la genesi di
questo è stato proprio questo rapporto con la madre! Questa madre era anche austera
con le stesse serve quando le sentiva parlare di amore, le rimproverava.
La madre non sopportava delle cose che il testo elenca: racconti amorosi, vovelle
amorose (siamo nel ’52 con l’Orestilla e nel ’51 si era compiuta l’operazione
editeriale durata dal 41 e poi ’51 che aveva visto molti degli incogniti nella
pubblicazione di una raccolta delle novelle, con l’ultima parte delle novelle, si arriva
a 100 novelle, richiama Boccaccio non solo come modelle, ma anche modello da
superare, 100 novelle amorose degli incogniti era titolo finale dell’opera collettiva di
quest’accademia degli incogniti, novelle amorose e anche le novelle di Brusoni aveva
questo titolo, e pubblica nel ’55 l’Orestilla delle novelle amorose 1 .
Filiterno dice che c’era stato cesura forte quando la madre lo aveva scoperto mentre
leggeva un romanzo in una giornata santa, anche il romanzo era scelta trasgressiva
per la madre perché c’era erotismo (scelta di ribellione al modello materno). Un’altra
volta lo sentì leggere una satira del suo maestro contro le persone religiose, glielo
tolse di mano e strappò. La madre pensa che il figlio si stia avvicinando a una
miscredenza, morte spirituale e ha la paura di questo!

Sovrapposizione della figura della madre sulle altre donne: si era innamorato e
sposato con una ragazzina più grande di lui Lisaura, e in quei tempi questo non era
visto bene, ma Filiterno dice e parla del vantaggio di essere più grande la donna,
perché la trova più materna e protettiva e ricorda i momenti dell’infanzia in cui
questa donna lo aveva preso in braccio perché più grande di lui e c’è disapprovazione
della madre perché parla dell’amore iniziato dalle fasce non può che finire nella
sepoltura. Filiterno non riesce a liberarsi di questo volersi presentare come bambino,
lui era sicura che la donna lo avrebbe amato ricordandosi di averlo preso in braccio
da piccolo (figura materna perché lo abbraccia e quindi la ama perché la vede come
figura materna). IMMAGINE: visione di inerzia maschile, sessuale.

La madre si sovrappone alle donne incontrate da Filiterno (gioco di specchi, una


cosa che invece è un’altra cosa tipica del Barocco, specchio nella quale anche
Narciso si rispecchia, topos della letteratura barocca) questo consente a Brusoni di
parlare di questo contenuto come giuoco barocco della scrittura!!
Episodio del testo: Lucrezia, sua madre, era perfettissima e ogni cosa era meraviglia,
quando il matrimonio con Lisaura fu stipulato nelle carte aveva 14 anni e lui ne aveva
12, poi nei 27 anni madre di cinque figli e dice “Lucrezia come mia sposa” e “Lisaura
come mia madre” [complesso edipico: amore verso la madre trova via di
affermazione e appagamento a livello verbale, desiderio verso la madre viene
smascherato attraverso giuoco barocco, attraverso questa affermazione di
Lucrezia come mia sposa]. Quindi viene espresso questo ma viene nascosto nel
testo.

1
Novelle amorose che
nel ’63 diventeranno “le curiosissime novelle amorose”, quindi
novelle amorose era quella coltivata nell’ambiente amorose, perché potevano essere
libere, parlare liberamente di tematiche considerate troppo forti), qui novelle amorose
di cui parla la madre fa riferimento a quel genere di novelle degli incogniti.
Episodio che spiega matrimonio non consumato: lui dice che la causa è la madre.
Dice che fa questa scelta di non prima dei 18 perché aveva paura dell’eros, normale
sessualità del matrimonio è vista come qualcosa di pericolosa e questo pensiero lo
aveva avuto ed era sostenuto anche dalla madre e dai medici! Idea dell’eros. Lucrezia
a sostegno di questa posizione impedisce l’ingresso di Lisaura nella stanza in cui c’è
il giovane marito e la giovane si lamentava di vederlo di meno di quando erano
spostati, quindi la madre li controlla, impone loro distanziamento. Poi muore
giovanissima donna. La presenza e influenza della madre entra anche in altri aspetti
della personalità che il testo mette in rilievo, c’è fragilità psicologica, conservata in
età giovanile, nel presente del testo, Filiterno ha qui 26 anni. I genitori di Filiterno
erano troppo ansiosi e gli trasmisero questo e venne allevato con delicatezza e
protezione e bastava una piccola emozione o arrabbiatura per farlo diventare fragile.
Questi non erano temi del romanzo: scavo psicologico e personaggio con
debolezze e fragilità novità del romanzo, nuove tematiche, è originale!!!
L’episodio in cui si parla di una lettera che crea troppa emotività, emotività accesa di
Filiterno e dei suoi amici.

Elementi in Brusoni: ingredienti avventurosi, narrativa, mostri interiori che


minacciavano l’eros.

In 3 racconti e raccontati da lui stesso ai suoi amici per intrattenerli, sono racconti
compiuti cosicché si ha sensazione che il romanzo si contamini con la novella
“riprende Boccaccio”. Momento in cui viene fuori forma di ROMANZO MISTO
romanzo che si contamina con tanti generi, in questo caso con la novella!

Vediamo questi racconti con inserti novellistici presenti nel romanzo: ci sono
pericoli in queste uscite notturne quando incontra delle donne e soprattutto nei 3
racconti posti in sequenza, ma nell’appendice ne troveremo 2 (1 e 3), si ha sempre lo
stesso schema sembra che la donna possa scaturire reazione amorosa, ma la donna
poi fa si che Filiterno sia spettatore di donne altrui, è come se si rintracciasse nel testo
uno schema edipico, come lui che guarda. La prima di questa novella ci pone caso di
manipolazioni letterarie, episodio in cui Filiterno uscito di notte viene chiamato e
invitato a entrare in casa che non conosce, tema era già stato oggetto di una sua
novella “gli inganni alla chitarra” una delle sue prima novelle e poi aveva inserito
nella raccolta di novelle nel romanzo. In realtà studi hanno mostrato che era
traduzione e riscrittura di un episodio di un romanzo spagnolo (nel 600 romanzi
stranieri penetrano anche), romanzo del 1623 di Alonzo Jeronimo de Salas romanzo
“Don Diego de Noche”, romanzo che aveva incontri vari, personaggi abbandonati
poi, in uno di questi incontri non è altro che argomento de quindi è stato accusato
anche di plagio. “gli inganni alla chitarra” è materia su cui l’autore ha lavorato
per reinserirla nell’orestilla rimaneggiata!  è una riscrittura, personaggio
spagnolo comunque è molto strano, bizzarro che esce solo di notte, invece nella
novella qui è giovane ambientato in inverno, mentre nell’altra versione è d’estate.
Giovane che passeggiava solo chiamato da una donna a salire in casa e lui va, scena
modificata nell’Orestilla però è la stessa cosa ma c’è differenza perché Filiterno viene
da un momento di riunione con amici, non è solo. Filiterno però ha blocco, non ha
desiderio di salire, è timoroso quindi questo è revisionato. Ma in realtà si tratta di un
equivoco, si tratta di una donna che aspetta manate, nell’orestilla invece la donna che
lo fa salire in caso credendo che fosse l’amante e Filiterno entra in casa. Nel caso
spagnolo, qui l’equivoco è che sta suonando una canzone che sembrava essere il
segnale con il quale amante e donna si erano accordati, nel romanzo invece
l’equivoco è che Filiterno e l’amante della donna hanno lo stesso nome. Il pericolo
viene da un lato ridotto nell’Orestilla, perché nella spagnola il pericolo è in casa
perché trova parenti maschi della donna che vogliono ucciderlo pensando fosse
l’amante e in più poi mentre scende di casa incontra il vero amante. Nell’Orestilla
non ci sono i parenti maschi. Filiterno come il protagonista spagnolo sono spettatori
di amori altrui! Questo schema di Filiterno che incontra nella notte sono espressioni
di paure nell’eros. Testo dell’orestilla molto più manipolato!  DI QUESTA
RIPRESA DEL TESTO SPAGNOLO SE N’E’ ACCORTA LA PROF, Passaggio dal
romanzo spagnolo ala novella al romanzo lei vista la genesi.

Filiterno da dimostrazione di avere delle doti, soggetto che agisce bene in società,
doti che dal punto di vista civile sembrano costituire basi per modello
comportamentale.

Nella 2 storia donna ferita e il protagonista non lo capisce, gli da qualcosa, donna
ferita in fuga da casa di amante che non vuole sposarla. Anche qui pericolo. In questa
scena in cui uomo vuole uccidere l’ex, viene ferita la donna e a terra c’è sostanza che
è sangue e da Filiterno viene considerata come pericolo accostarsi a un ipotetico
amore che sfugge che poi porta al pericolo.

Nel 3 racconto strana figura di donna in preda a isteria, è stata abbandona da uomo.
Associazione del pericolo ancora una volta alla donna. Donna isterica che addirittura
vuole ferire un altro uomo, lei non ragiona. Filiterno interviene per appacificare e
vuole accompagnarla a casa ma lei rifiuta perché ha già appuntamento con un altro
uomo e Filiterno li vede. Così qui non entra in relazione amorosa con donna, è
rifiutato. Anche se lui non era interessato ma era per cortesia. Il suo vedere la donna
con un altro mostra il triangolo edipico.

Schema sempre quello: notte, avventura amorosa, pericoli.


Alchimie letterari volume:

continuare a parlare del tema del romanzo barocco: moda del romanzo si presenta
come fioritura, fortuna del genere riconosciuta dai contemporanei, ma da noi il
fenomeno dopo decenni di successi riconosce una parabola. Non c’è più quella forza
del genere romanzo, tanto che sembrerebbe quasi che vi sia un anello mancante,
sembra che non vi siano modelli da parte del romanzo barocco. Si interrompe il
dialogo. Non saranno più modelli per i romanzieri che verranno. In realtà alcuni studi
recenti mostrano come una conoscenza di alcuni romanzi dell’età barocca vi sia in
autori successivi e sembrerebbe che da quel deposito sia partito i Promessi Sposi.
Molti elementi fanno pensare che Manzoni abbia ripreso temi dei romanzi dell’età
barocca, cambiandone lo spirito. E questi studi che hanno dimostrato ciò si
indirizzano al romanzo veneto. Ha rintracciato un suo studio nei rapporti interessanti,
non abbiamo presenza di testi nella biblioteca del Manzoni, si tratta di congetture che
hanno una certa consistenza. La stessa introduzione ai promessi sposi manoscritto
che poi adatta perché quel testo non potrebbe essere riadattato ai contemporanei.
Testo infarcito di tutti i gusti retorici del tempo e lo rende depositario di una
prospettiva aristocratica che presenta come inferiori quei protagonisti umili (falso
testo con prospettiva razzista poi sostituita con concezioni illuministiche che
rimandano nel suo orizzonte ideologico). Oggetto in un saggio avanza l’ipotesi che
Manzoni abbia ricavato alcuni episodi da un testo di Pace Pasini e in particolare
“historia del cavalier perduto” episodio in cui una donna di nome Luciana è rapita
da un individuo strappa cuori che la sa portare in un castello dove c’è una figura di
una donna Agnese (nome della mamma) e questi bravi che rapiscono Luciano hanno
nomi coloriti che ricordano l’inventività onomastica che fa si che i bravi che
rapiscono la povera Lucia dà dei nomi particolari all’inizio del capitolo 20esimo. Poi
ci sono altri episodi. Poi abbiamo un altro critico che identifica in un romanzo della
sua trilogia un episodio che potrebbe avere riscontro nei Promessi Sposi perché c’è
concatenazione di sequenze. Un’altra congettura che riguarda il 3 episodio della
trilogia di Brusoni. Una novella che presenta concatenazioni che riguardano la notte
degli imbrogli dei Promessi Sposi, ora si tratta di un altro episodio dei promessi sposi
che si ritiene possa essere nato in seguito a lettura della Peota Smarrita Lucia dopo
la guarigione nello scenario di morte decide di rinunciare al sogno matrimoniale e
fare il voto a Dio. Poi il parroco induce Lucia a rinunciare all’essere suora. Questo
episodio può essere nato come rielaborazione della Peota Smarrita voto di castità
annullato perché interviene Glisomiro. Romanzo contaminato dalla novella
momento narrativo principale nel quale si incastrano questi racconti potrebbe creare
nel lettore la forma del novelliere incorniciato, dove c’è cornice e i racconti; qui
Gligomiro e amici e un personaggio racconta un racconto romanzo sembra
concatenarsi.

Un tocco di quotidianità, dell’ordinaria vita dei personaggi normale novità


della narrativa Brusoniana, elementi di modernità nel Brusoni. E questo racconto e
personaggi che raccontano: rapporto interrotto perché si preoccupano del meteo e
smettono di raccontare, poi di nuovo si interrompere per cenare e poi ricominciano di
nuovo a raccontare. Racconto nel racconto è immerso in un romanzo di costume,
romanzo di quotidianità. Racconto che sembra richiama certe sequenze, connessioni
dell’episodio manzioniano. C’è riflessione di insofferenza, scenario di morte,
turbamento e malessere che porta alla castità che interrompe il matrimonio,
situazione che poi è ripensata perché interviene Glisomiro che induce a eliminare
quel voto. DUBBI della prof sulle somiglianze tra questo e il romanzo manzoniano
che poi ha annullato non è l’unico personaggio a fare sto voto, ma sono 4 (Barocco
ama i giochi di specchio); lo scenario di morte c’è ma è una tomba dove 4 giovani si
ritrovano perché a causa di un avvelenamento (non indirizzato a loro) che stanno così
male da apparire morti e sono realmente seppelliti, si risvegliano poi in un luogo
orribile però poi vengono salvati e tirati fuori sono in condizioni precarie fisicamente
e psicologicamente e indotti a rinunciare alle spose (qui il matrimonio c’è già, non
come nel Manzoni) e c’è Glisomiro al posto di Frate dei promossi sposi e convince i
4 grazie al suo prestigio e autorità sociale. Però alla fine usa anche argomentazioni
religiose. Nel discorso di Glisomiro di abbandonare il proposito sbagliato entrano poi
parole che hanno corrispondenza col testo manzoniano; poi la parte del discorso in
cui parla con principio di autorità, in quanto nobile, questa parte potrebbe appoggiare
l’ipotesi perché sembra scatenare una vis polemica. Discorso in cui parla ad
Alfonzetto e altri giovinetti usciti dalla tomba (descrizione della tomba in cui non si è
visto rapporto coi promessi sposi, ma questo tema del sepolto vivo riprende
ossessione di morte nel mondo barocco). Al primo posto c’è autorità del nobile se
avete fatto…io l’annullo..io proibisco (nobile può imporsi). Non vi è lecito separare
dalle mogli..voi non potevate offrirvi la volontà di un altro. Manzoni: voi non
potevate…

Poi alla fine del flusso di Glisomiro. Essere una moglie santa e allevare i figli
secondo la fede cristianaSpiegazione di ciò che Brusoni faceva dire a Glisomiro.

3 argomentazione che compare dopo quando gli stessi personaggi dicono a


Glisomiro che la loro decisione era stata suggerita dai monaci, di lasciare il mondo e
rinchiudersi in convento: fummo consigliati di fare un voto a dio. Manzoni fa dire a
Fra Cristoforo: non vi siete mai consigliati…
Prospettiva di Manzoni con cui presenta Padre Cristoforo che presenta il voto
sembra nascondere una vis polemica: un nobile non può imporsi sul fatto religioso
per Manzoni, c’è continua riproposizione della stessa cosa a Fra Cristofero.
Romanziere pesante, con ripetizioni, si ripete come bisogno di correggere Brusoni.
Non è Fra Cristoforo che dice io ti dico, ma la Chiesa dice. Io posso perché la chiesa
decide. Bisogno di Brusoni di correggere la fonte l’alchimia letteraria indicare le
manipolazioni estremistiche che vede da un lato la riutilizzazione di materiali
tematici (voto di Lucia), la rivisitazione, ma il tema riceve anche ninfa muova che
viene dalle tensioni religiose. P.87

Altro saggio di cui parla la prof:

Parlare della novellistica tema nuovo.

Se c’è l’età barocca ha aspettato tempo per essere recuperata, la novellistica anche
dopo. Critici che nell’ultimo 25ennio hanno recuperato sessione della letteratura
italiana hanno rivisitato il discorso critico della novella, della quale prima o non si
parlava o se ne parlava in modo riduttivo. Alcuni critici che partecipano nel recupero
del romanzo, avevano parlato della novella con una crisi, novella non capace di
creatività ma troppo legata alla tradizione (parlavano di crisi della novella).

Riflesso dell’immagine caotica della realtà. Intenzione dell’autore di accontentare


anche il gusto del pubblico e autori si preoccupano di ciò e parlare di tematiche per
richiamare lo stupor del lettore. C’è nuovo modo e si comincia a riscoprire.

Loredano è una figura fondamentale per la cultura veneta, aveva relazioni europee
notevole; questa autore infatti fu molto tradotto in Europa. La Diamea fu molto
tradotta, Anche l’Adamo fu molto tradotto, con 4 edizioni tutte nel 40. L’Adamo fu
tradotto nel 51 traduzione polacca e qualche anno fa uno studioso polacco l’ha
studiata. Nel 57 traduzione spagnola, nel 59 traduzione inglese. Nel 1967 con una
ristampa anastatica è stata ristampata in Inghilterra la traduzione seicentesca
dell’Adamo, in cui c’è introduzione in cui si trovano corrispondenza nel paradiso
perduto di Milton che è successivo (Hilton avrebbe ripreso da luoghi testuali
dell’Adamo di Loredano).

1 novella di Loredano episodio fondamentale della novella 600ecentesca ovvero


opera collettiva: la pubblicazione di Cento Novelle Amorose opera che fu pubblicata
per tappe, 41-43-51 sono pubblicate queste a tappe e poi riunite. La prima novella è
di Loredano in quanto fondatore dell’Accademia e scrittore di grande successo.
Novella di apertura, offre il racconto barocco e offre direttrici di come scrivevano
questi incogniti ed era celebrazione dell’operazione di questa accademia.
Vecchia immagine della novella era in crisi. Invece questa novella ci rende la nuova
visione del mondo. Se è vero che la novella è stata sempre un genere aperto. I due
aspetti: ibridazione estremistica, un’alchimia, per cui si trovano accostato il
COMICO e il TRAGICO. Novella inizia in modo serio, intensità di amore, poi
sfocia in una situazione con abbondanza di elementi materici; scena centrale di
commedia improvvisamente si muta in tragedia e segue una scena articolata del tutto
tragica. Elementi distruttivi che finiscono per travolgere i 4 personaggi della novella,
sono pochi e tutti e 4 sono travolti dal destino violento, distruttivo, con gioco di
contrapposizioni, in cui muoiono i due personaggi maschili e non gli altri 2
femminili. (Sermini autore del 400 ha qualche novelle in cui c’è questo tragico e
comico), ma non con questo tono, ampiezza e immediato cambiamento. Ci fa capire
come la realtà muta velocemente; gusto del mutare e gusto illusionistico tipico
barocco per cui la novella poi sembra provocare nel lettore un’alterazione percettiva,
in cui il lettore è portato a vivere la scena teatrale, da effetto di gustare il lettore la
novella e questo si ha tramite l’autonomia, spazio dato ai personaggi, ovvero i
personaggi si immettono con discorsi diretti, con toni accesi da dare quasi la
sensazione di essere personaggi in scena. È effetto voluto, c’è lessico teatrale!

Suicidio di una serva che si suicida per rimorso, è anche responsabile e qui il testo
dice così: Aleria che nella rappresentazione di questa tragedia, soffrì e si uccide.
Rappresentazione e tragedia: sono parte del lessico teatrale.

Autore vuole dare teatralità a un testo novellistico! Autore ha voluto contrapporsi


a determinati scrittori della tradizione che avevano parlato di certe tematiche.

Effetto sorpresa: cambio da commedia a tragedia. Ma inizialmente c’erano tonalità


della passione tra due figure. Testo del Loredano non aveva titolo, ma per praticità
Corrieri ha coniato il titolo “Incendio”, perché un incendio favorisce la conoscenza
dei due ragazzi “Deadora” e “Lovanio” la casa di lei va in fuoco e lui va in soccorso e
si conoscono e innamorano per questo. Incendio è occasione dell’incontro e ha
valenza metaforica: fuoco rappresenta l’amore e prefigura la tragicità, i risultati
catastrofici dell’amore. (Si mandano due lettere contaminazione del genere
epistolare nel racconto). Pag. 13-17 Tonalità comiche poi: Deadora per vedere
l’amante sfrutta una serva che distrae il padrone mentre i due amanti si incontrano.
Poi la serva si innamora di Lovanio e approfittando di un momento in cui la donna
ritarda, l’uomo poi dopo qualche tentennamento cede alla serva (cambio tematico di
tradimenti). Deadora li scopre i due e ha reazione di GELOSIA, urla e aggredisce la
serva (clima da commedia). Questo rumore sveglia il marito che scopre tutto e così
improvvisamente c’è clima di tragedia perché il marito Gelasio. Improvviso cambio
di atmosfera. Legge pagina 19 tragico che diventa tragico terribile tradizione
medievale dei racconti e propone alla moglie un patto terribile dicendole che le vorrà
salvare la vita e le propone di prendere l’arma e strappare il cuore all’amante, però la
donna colpisce e uccide il marito. [E in uno di questi racconti della Lucernia (autore
barocco) c’è un racconto in cui una donna in presenza dei fratelli è costretta a
uccidere bimbo nato da un tradimento]. Deadora prima di colpire il marito finge di
essere pentita e fa un lungo discorso (teatralità) anche Gelasio parla prima di morire
contro di lei. ATMOSFERA CUPA, la vicenda poi si libera verso l’eroico, il sublime,
in cui i personaggi cambiano volto. Lovanio prima di morire parla di amore nei
confronti della donna, chiede di perdonarlo, clima di sublime, rimpiange ciò che ha
fatto, momento cupo. A questo clima sublime contribuisce Deadora perché morto
Lovanio lei non vuole più uccidere e quindi si uccide, ma anche lei prima di uccidersi
come protesta contro la sorte crudele che l’ha privata dell’innamorato, c’è bisogno di
ritrovarsi con l’amato (effetto teatralizzato del testo).
3 sono stati travolti da tragicità e rimane l’ultimo atto, in cui i toni alti si smontano e
il gesto della serva avviene in solitudine, il personaggio si impicca e si isola dagli
altri (ricordo di un passo dei vangeli, di Giuda che si impicca in solitudine). Dramma
della coscienza, si svolge in silenzio. Conclusione: sentenza moralistica in cui il
Loredano parla degli esiti nefasti dell’amore, ma il senso reale del testo non è questo.
Da questo si può comprendere…che gli affetti impuniti.. però quando Lovanio si era
arreso alla serva la novella dice che non sarebbe stato lecito se non avesse accettato
(concezione libertina degli incogniti) e la moralistica è ipocrita.

La forza degli impulsi erotici, anche se i cambiamenti obbediscono all’istanza dello


stupor e l’immagine della realtà umana è sconfortante, nessun personaggio ragiona. Il
principio di piacere per i libertini va protetto, mentre questi personaggi non sono in
grado di impostare le loro esistenze. Testo COSTRUITO PER OTTENERE
STUPOR. C’è testo di Brusoni che sembra riprendere lo stesso schema (serva…) ma
Brusoni modifica tutto.
27-10

Oggi finisce il 600 per poi iniziare 800.

Novela di Loredano per dare un altro esempio che riprende Brusoni il quale opera
rivisitazione di un testo di qualche anno successivo, ci sono molti indizi. Altro
esempio di lavoro critico, approccio di natura ipertestuale. Studio della scrittura
libertina dal punto di vista storicistico, ambiente del Veneto e ciò che attiene alla
storia, i rifletti della politica in campo veneto (impostazione storicistica per
comprendere il testo è ciò che abbiamo fatto prima!); poi abbiamo vista aspetto della
genesi dell’Orestilla, perché la scrive, in quale aspetto della vita la scrive e aspetto
psicologico e bisogno di pensare questo, abbiamo visto aspetti più profondi che
provengono da sfera profonda, a volte c’è inconscio e manco l’autore ne è
consapevole. Ora la prof vuole continuare da qui e partire da un’osservazione di un
critico del Barocco, studioso che opera a Genova Quinto Marini nel considerare il
diverso identikit dell’intellettuale seicentesco che spesso molto di più del passato è
legato a un’accademia che opera nella diffusione dei testi, egli dice cose interessanti
sul mutato identikit dello scrittore. Quinto Marini parla quasi sempre collegato ad
una accademia e necessita di seguire una scrittura che non sia nell’angolo segreto
della sua casa, ma in mezzo all’ambiente culturalmente vivace, dove si hanno scambi
culturali… Però Brusoni ha profilo alto di scrittore, ha una propria visione, c’è
specificità in lui, inventa psicologie inedite perché vuol trasferire visioni ed ha anche
un suo vissuto personale, ha forte personalità e in questo giuoco/ dialogo che Brusoni
ha, cercheremo di trovare relazione ipertestuale tra la novella “Incendio” (titolo della
novella coniato da Corrieri) e la novella “Il servo fortunato” di Brusoni.

La novella “Incendio” occupa posizione importante che celebra l’eccellenza


dell’accademia e offrire il programma letterario che sembra unificare gli intellettuali
di questa accademia, è testo che offre vie di un progetto nuovo rispetto alla tradizione
novellistica (novella è genere reso alto da Boccaccio), novella nasce come genere
minore in Italia tanto che con “novellino” di cui non si è salvato il nome dell’autore,
con Boccaccio invece reso elevato il genere. Gli Incogniti vogliono superare
Boccaccio, Loredano implicitamente dà con il racconto linee che sembra dare nuova
percezione del racconto: tutta la novella barocca fa parte della “giornata italiana” che
dura per secoli, c’è un legame con questi, poi con l’800 questo genere si reinventa e
ha nuovi caratteri, ma il 600 mantiene ancora modello costitutivo della novella
italiana (la novella è genere italiano che poi si diffonde, che ha come contesta la vita
quotidiana, luogo pubblico). Novella il sorprendete per i secoli dal 200 al 600 è
elemento costitutivo di cui non si può fare a meno! Deve essere qualcosa di originale,
sorprendete! Ma il sorprendente barocco fa andare verso il BIZZARRO,
ANOMALIA, lo piega a enfatizzare l’elemento di meraviglia e stupor nel
lettore. Il testo del Loredano ha queste caratteristiche, per questo è il primo
testo, inaugura, è genere aperto a contaminazioni, c’è un’ibridazione più
accentuata (comico-tragico change improvviso). Lo stupor barocco
testo sembra trasformarsi in scena teatrale, ma il sorprendente è anche
nella psicologia (Deadora che polemizza con la serva).
Il sorprendente che mira verso un bizzarro, meraviglia nel Loredano che inaugura
cento novelle amorose, novella che implica progetto comune e diventa oggetto di
attenzione per gli altri, tanto che un caso di riuso dello schema narrativo dello stesso
Canovaccio lo troviamo nel Brusoni.

Brusoni “Il servo Fortunato”

Nella seconda edizione le chiamerà le novelle “le curiosissime novelle amorose” per
l’inserimento della meraviglia. Il servo fortunato è nella linea di Loredano, novella
che ricerca lo stupor. Dialogo non agonistico, di distanza e fastidio come abbiamo nel
Manzoni, qui la relazione di Brusoni con Loredano è un’aemulatio certa, che
riconosce l’eccellenza del modello però nello stesso tempo si riconosce nel Loredano
colui che stimola la creatività altrui, Brusoni afferma la sua identità con delle
modifiche e non manca la parodia del Brusoni che non è distruttiva ma tocca, anche
se poteva permetterselo per il rapporto che aveva con Loredano. Brusoni ironizza sui
picchi eroici di quei personaggi, essi vengono abbassati da Brusoni. La trama è simile
a quella di Boccaccio, ma riprende Loredano coppia di amanti di cui lei è sposata,
c’è triangolo che diventa quadrato perché una serva si infila nella relazione e provoca
reazione nella dama che reagisce per via della relazione tra amante e serva e questa
reazione ha effetti tragici (riprende schema, trama di Loredano amore ancillare che
guasta amore tra amanti che produce conseguenza).

Brusoni riprende trama ma poi cambia, ha modifiche: le due donne pagano per le loro
azioni, c’è variatio nel testo che consente a Brusoni di esprimere la sua specificità, e
l’istanza modellizzante di Brusoni, si salvano i personaggi che fanno una scelta di
vita sana, invece chi agisce inconsciamente e maldestramente e con atteggiamenti
distruttivi ha un esito negativo. Quindi in Loredano finiscono tutti male per via della
cecità nella previsione dei loro atti, mentre in Brusoni si salva chi non agisce
inconsciamente e con atteggiamenti distruttivi.

Testo Brusioniano ideato proprio avendo di fronte il testo del Loredano e lo si capisce
perché: nel Loredano c’è il fuoco, l’incendio è sfruttato come elemento occasionale;
Brusoni capovolge questo elemento che diventa l’acqua.
Loredano fuoco, Brusoni acqua. Acqua qui è fonte di forte per i personaggi
femminili, acqua è il contrario del fuoco, ma ne mantiene la simbolicità del fuoco,
che porta all’elemento della nascita dell’amore e prefigura anche la fine dei
personaggi, fine tragica.

Nella parte iniziale del testo c’è elemento acqua, contrapposto al fuoco di Loredano:
PERSONAGGI REVISIONATI DA BRUSONI (schema dei personaggi scarno in
Loredano, qui si complica e si hanno anche personaggi minori che compaiono
all’inizio e alla fine). L’estrazione sociale dell’amante è diversa dal Loredano (figlio
del conte), è invece nel Brusoni un servo (cambio di status dell’amante nei due
autori). Deadora diventa qui una nobile donna lussuriosa, questa passione che non
ha aspetto sentimentale, lei non ha amore, sentimento, è solo amore carnale, solo
rapporto erotico (amore sentimento in Loredano, amore passione in Brusoni), il
marito invece è aggressivo, segue codice dell’onore in Loredano, invece nel Brusoni
è un uomo buono, che non sospetta il male, è mite. La serva: Aleria ha poi momento
di scrivi, qui in Brusoni la serva inizialmente è simile a Aleria, ma è donna
vendicativa, viene licenziata per l’atto e poi si vuole vendicare.

C’è anche elemento del viaggio (servo che va a Venezia dopo che il suo padrone
malato sta male) all’inizio con elemento picaresco iniziale. Servo che compie
un’imprudenza, invitato da salire in casa dalla nobil donna, sale ed è imprudente
perché la donna è sposata, poi c’è anche elemento narcisistico in lui che si compiace
della sua bellezza (che fa pensare ad Andreuccio di Perugia).

Elemento dell’acqua perché c’è l’acqua? Per due motivi:

1. La novella, amore trasgressivo, si svolge a Venezia. Il servo si muove, viaggi e


poi arriva a Venezia e cammina per le strade di Venezia, fatta d’acqua. Acqua
è tratto distintivo di Venezia. Però si parla anche delle viuzze labirintiche di
Venezia (labirinto da idea di perdersi, pericolo). Elementi di acqua e labirinto:
pericolo. Acqua sarà assassinata poi nel canale, quindi acqua elemento
pericoloso, mortale nella novella.
2. Acqua che richiama l’elemento fisiologico. Mentre il servo fa la pipì, la nobil
donna lo osserva mentre va in bagno, tocco che porta alla nascita poi
dell’amore tra i due.

Storia continua e viene poi intralciata dal fatto che la serva interferisce. Elemento
comico che c’è nella novella, amore che avviene nell’armadio perché la donna
quando può va da lui. E l’amore con la serva avviene proprio in questo armadio.
Brusoni è molto attento alla psicologia. Se in Loredano l’amore di Lovanio con
Aleria: c’è amore perché la serva Aleria è troppo bella, qui invece l’amore con la
serva è dovuta al rapporto di potere nella sessualità: perché con la padrona il servo è
sottomesso, la donna può impostare l’amore secondo i suoi desideri, mentre con la
serva è lui che domina, si sente più libero sul piano erotico. (Aspetto psicologico che
tiene considerazione del rapporto di potere sul campo sessuale).

C’è sempre gusto della teatralità nella novella. Poi compare la donna che vede il
tradimento con la serva e c’è reazione: finge di essere indignata, schifata dalla serva
per ottenere dal marito il licenziamento della serva e mettere fuori la rivale. La serva
poi troverà la morte assassinata per la propria incoscienza. Il servo riesce a scappare e
non vuole più tornare, ma questo non significa che il personaggio si avvia a castità e
quindi non si ha autocensura per via del comportamento sbagliato. La trasgressione
è legittimata da Brusoni, ma il principio di piacere deve essere accompagnato
con il principio di realtà, si deve proteggere con strumenti di prudenza o
previsione secondo il comportamento di Brusoni. Per lui si può parlare di storia di
formazione. La donna non ha nessuna lezione di vita perché si darà ad altri modi
clandestine finché si farà scoprire, ma il marito non è in grado di capirlo (non c’è
codice di onore per lui, ma viene considerato dai parenti di lui che decidono di
uccidere la nobile donna attraverso un liquido velenoso (elemento acqua) e anche lei
muore.

Quindi la novella da un lato è meno pessimistica di Loredano (nella sua muoiono tutti
perché l’umanità non sa reagire, non sa proteggersi), in Brusoni la novella fa
distinzione: ci sono due gruppi di persone (i prudenti, i miti) e le due figure (la serva
e la donna una che continua con amori clandestini e l’altra che non tiene conto del
suo ruolo sociale debole e imprudentemente pensa di distruggere la donna ma invece
muore lei).

Qui c’è la visione di vita di Brusoni.

Modelli del 600: il quadro si arricchisce. Con la novella di Brusoni il dialogo si


svolge in questo contesto letterario degli Incogniti che dialogano, hanno elementi
comuni che dialogano. Riguardano però anche la nostra tradizione.

Altra novella del Brusoni: dimostra come questi scrittori nonostante si vogliano
presentare come innovatori, Brusoni vuole aprire la raccolta delle sue novelle e tutte e
due le aprono con un testo: “Gli amori tragici” lui parla degli amori infelici,
l’uomo e gli impedimenti in questo testo, il volere familiare che li separa, quando si
rivedono, capitano in uno scontro di 2 aristocratici. C’è amore infantile, poi ragazzi e
poi adulto. Novella è nella meraviglia barocca. Muoiono quando si baciano, storia
tragica per motivi ne che riguardano malattia o elemento dell’assassinio. 4 novella
degli amori tragici del Decameron: si innamorano da ragazzini, vengono separati
perché hanno status sociale diverso. L’intensità del dolore fa si che lui muore, perché
la donna decide di rimanere con l’uomo che aveva sposato e lei quando va al funerale
muore nel vederlo morto. Caso in cui la morte dei due è ravvicinata, morte per
dolore, sentimento acutissimo che non viene retto, è strazio morale. Il Brusoni riversa
questi elementi, morte per dolore qui lì diventa morte per gioia. C’è resa iperbolica
di ciò che è sorprendente: tipico de gli autori barocchi. Si va verso il bizzarro,
incredibile, mostruoso. Brusoni fa coincidere questo rendendolo più iperbolico.

Tema dell’assenza della libertà dei figli c’è in Brusoni nella novella di cornice di
Boccaccio (Novella ottava, Giornata 4—Brusoni e Salvestra in gli amori tragici).

effetto sorprendente, poiché è la forte emozione del ritrovarsi a stroncare i due

contemporaneamente (anche se la giovinetta è ferita, perché coinvolta in uno

scontro armato provocato dalla rivalità di due Baroni).

Si può leggere fra le righe una segreta allusione alla metempsicosi (“quasi

che quell’Anime semplicette si fossero altrove riconosciute”). Potrebbe essere

solo una frase fatta, ma potrebbe essere un passaggio cifrato che riporterebbe

al piacere dei libertini ‘incogniti’ si sfiorare teorie eterodosse per un gusto

provocatorio che sa poi ben cautelarsi. La metempsicosi, reincarnazione

avversata dalla teologia cristiana è utilizzata dai libertini per attaccare i dogmi;

la mente del gruppo era Padre Rocco che non credeva nell’immortalità

dell’anima. Al di là della straordinarietà del sintagma “nuovi mostri d’Amore”

riferito ai due protagonisti, al di là della volontà dello stupire, lo sdoganamento

della passione infantile si lega vagamente anche a quella curiosità indirizzata

alle manifestazioni molteplici del ‘naturale’ che si fa strada nel Seicento. E si

intravede un barlume di una diversa concezione della vita umana che

successivamente porterà, anche in letteratura, alla valorizzazione della prima

stagione del’esistenza, precedentemente tralasciata perché vista come età improdutti


03/11

800 dialogo con la grande tradizione del genere si interrompe con i testi 800,
atteggiamento agonistico degli autori barocchi verso la tradizione però non viene
interrotto nel 800, e lo si vede analizzando alcuni temi: Brusoni di “Amori tragici”
per avere consapevolezza del fatto che un tema boccacciano “morte per forte
emozione” rivisitata nel Brusoni e passata al filtro del canone della meraviglia, tema
che viene enfatizzato verso il bizzarro, da qui innovazione barocca, e novella 600 non
è a rimorchio passivo del passato anche se il 600 costituisce l’ultima pagina.

Cosa avviene nel 800? Come mai sparisce questo dialogo?


La novella si rifonda attraverso il nuovo dialogo con altri modelli che non sono
italiani (già nel 600 c’erano apporti dei modelli stranieri). Il 700 è epoca di crisi della
novella, periodo di mediocrità perché per il 700 che è secolo riformatore, anche
rivoluzionario per alcuni versanti, la letteratura è investita di funzione attiva, la
letteratura deve contribuire alla modificazione dell’esistente, i lumi devono
illuminare attraverso i testi letterari e contribuire a modificare. Genere novella è
percepito come genere evasivo, ma all’intrattenimento si affianca un compito
modellizzante, modelli di cortesia, pubblico che vuole anche recepire modelli più
raffinati di vita, comportamentali (anche Boccaccio). 700 sembra quindi secolo meno
forzato, letteratura piacevole, nel 600 le accademie avevano ruolo nella diffusione e
sperimentazione della novella (accademia degli incogniti), nel 700 le accademie
sembrano voler conseguire risultati di utilità, propongono cose divulgative, impegno
intellettuale differente, vogliono diffondere un sapere, letterato ha molte competenze
intellettuali; il romanzo si presta molto alle esigenze di un pubblico molto allargato,
non ne risente, ma la novella ne risente. Il 700 contribuisce con il predominio di
scritture che hanno ruolo DIVULGATIVO, DI CRITICA, proposte per LA
SOCIETA’, gli intellettuali hanno competenze culturali, linguistiche, scientifiche, la
novella quindi cambia e si arriva a una trasformazione completa nel 800.

800 rinnovamento del genere novella genere che a volte viene chiamato
“racconto” al posto di novella. Il primo 800 vede prevalenza della novella in versi,
non erotica, novella che predilige tematiche sentimentali, tra tonalità patetiche e
tragiche, gli amori, il sentimento e passione che si scontra con il reale. Interferenze
tra il versante del romanzo novella prende versanti storici e riprende la storia, storia
sentimentale, tragica. Quando questa novella in versi, romantica comincia a cedere il
passo alla novella in prosa (che poi diventerà prevalente)? Si afferma con la
ricchezza delle RIVISTE, infatti si avverte che una rivista si diffonde di più se
include testi narratici, così si da spazio alla novella in prosa (prima c’era il romanzo
d’appendice, pezzi di romanzi pubblicati che portavano a comprare per sapere il
pezzo successivo), ma spazio della novella è più breve, finisce in una puntata. Anche
Verga scrive novella perché esortato a scrivere per riviste, ci sono stimoli esterni che
portano alla diffusione della novella.

Novella in prosa ventaglio articolato, si presenta con varie tipologie, pluralità di


sottogeneri; continua per un certo periodo il filone SENTIMENTALE, ma poi
attraversando vari momenti si presenta il rapporto di argomento sociale versante
imponente, con una prima fase romantica, poi diventa studio sociale. Genere si
presenta inizialmente con caratteri di intervenire nel campo degli scrittori, questi si
propongono finalità di sollecitazione dei lettori e delle classi dirigenti nel considerare
certe tematiche, si scelgono inizialmente ambienti poveri, della campagna racconto
filantropico- sociale perché scegli uno strato sociale basso con finalità di agire a
favore delle classi disagiate per aiutarle, quindi si trattano tematiche campagnole e
tematiche affrontino problemi sociali; qui c’è il REALISMO, componente che si ha
con studio del passato e anche contemporanea. Ci saranno classi anche urbani. Nella
fase romantico l’oggetto viene visto come depositario di ideali nel reale (elementi
sentimentali disturbati dall’appartenere a classi diversi). Al popolo vengono date
virtù che portano al contrasto con la corruzione delle città. Nella campagna si
conservano i valori, nella città c’è corruzione. Finalità è filantropica condizioni
disagiate dei contadini che vogliono impietosire il lettore per far si che
l’individuo intervenga, quindi finalità di migliorare e aiutare la vita del popolo,
finalità di indurre il borghese a evitare di schiacciare il popolo che è depositario
di valori!! Su questo filone interverrà il NATURALISMO. Verga riuscirà ad
attraversare questo filone spingendolo sul piano formale, non ancora tematico, verso
una visione pessimistica che esclude il miglioramento, poi abbandonerà il modello
filantropico- sociale scegliendo la poetica dell’impersonalità del naturalismo.

Racconto dell’800 con pluralità di genere, presenta anche un genere opposto per
tematiche a quello filantropico-sociale, c’è ad esempio il RACCONTO
FANTASTICO introduce nella rappresentazione quotidiano un elemento
inesplicabile che porta inquietudine, disorientamento nel lettore che si trova ad
esitare. Il perturbante è spesso elemento che potrebbe avere la sua genesi in qualcosa
di sovrannaturale, elementi mortuali. Nel racconto lessicale ci sono modelli stranieri,
per il racconto fantastico anche, recupera dalla Germania soprattutto da Hoffman,
modelli inquietanti. Nella fase di declino alcuni autori riprenderanno fasi fantastiche
ipotizzando che ci siano leggi scientifiche a cui ancora la scienza non è arrivata.

Oltre al filone fantastico, c’è un’altra sezione: NARRAZIONE UMORISTICA,


PARADOSSALE, dove il racconto con la realtà è umoristico, quindi non viene da
una lettura fondata, c’è grande soggettività dell’autore che parla delle situazioni un
po’ strane, anomale, realismo intaccato dalla soggettività dell’autore e dagli umori
dell’autore.

Fase della SCAPIGLIATURA momento breve ma fondamentale che si ha dopo


l’Unità di Italia, due tre anni dopo il ’61, letteratura scapigliata, area riconoscibile che
vede un improvviso scollamento rispetto alla realtà, uno scontento che pervade la
società italiana, investe l’autorappresentazione degli scrittori, ruolo che ritengono di
non avere più nella cultura italiana, quindi c’è insoddisfazione negli scrittori che non
si aveva fino all’unità di Italia. All’indomani dell’unità la fiducia che avevano fa i
conti con la realtà e inizia ad esserci delusione che però si traduce negli scapigliati in
qualcosa di forte, si sentono molto estranei e hanno un malessere che porta a
ribellione, come anche il loro nome sembra avere questa ribellione. Milano sede di
chi vive questa solitudine. Sono i giovani che si sentono estranei e si sentono ribelli
nei confronti dei padri. Ci sono qui tratti romantici, la scapigliatura era titolo del
romanzo del ’62 che parlava della rivolta massiniana che aveva coinvolto giovani che
vengono presentati come giovani irrequieti, tormentati, in contrapposizione ai ricchi,
c’è disgusto-fastidio per questo movimento da cui si sentono tagliati fuori, esclusi.
Per capire la scapigliatura si deve tener in considerazione fattori: DELUSIONE
POST-UNITA’ (fattori italiani) e UN MALESSERE DEGLI SCRITTORI IN
AMBITO EUROPEO (e fattori europei): scrittori che percepiscono estraneità, in città
cui c’erano città che diventavano metropoli e creavano condizione alienante della vita
in città).

Considerando i fattori italiani, in ambito italiano, dopo l’unità i nuovi ceti dirigenti
hanno tradito gli ideali che si pensava di ottenere con l’unità, quindi c’è delusione
(addirittura Carducci parla di questa delusione, corruzione dei ceti dirigenti, Carducci
scrive per morte del patriota Vincenzo Caldesi e mostra la sua grande delusione). E
questo stato d’animo di delusione era tipico del tempo, e gli scapigliati sono giovani
che si sentono sradicati, non considerati, emarginati, avvertono il deperimento della
funzione tradizionale dello scrittore. Questi scrittori danno di sé un’immagine fragile,
consapevoli che la funzione dello scrittore nella società sembra venire meno, da qui
emarginati per via della loro identità persa. Stretta relazione con la funzione della
letteratura e con intellettuale che in una nazione come la Francia in cui fattori storico
sociali era avanzata c’è una riflessione sulla PERDITA DI AUREOLA di
Baudelaire letteratura che ha perso la sua aurea, il suo valore nella società, perché
il capitalismo ha invaso anche il mondo della letteratura, c’è il mercato del libro in
cui la creazione diventa prodotto da vendere e ciò condiziona il lettore che è costretto
a rimodellarsi, non è più libero perché deve scrivere ciò che si vende (nel mondo
barocco c’era anche questo mercato ma gli scrittori barocchi si sentivano non
oppressi, non vengono molto condizionati). Qui invece gli scrittori sono
insofferenti, si sentono obbligati a scrivere seguendo le istruzioni del mercato e
se lo rifiutano si sentono marginalizzati. Quindi lo scrittore o si adegua o si sente
emarginato. Immagine dello scrittore associata a prostituta, ovvero colei che vende il
proprio corpo e così si sentono loro, si sentono anche associati al clown.

Baudelaire è un modello degli scapiglianti per la rappresentazione di


loro stessi e scrive PERDITA DI AUREOLA:
testo in cui il poeta si ritrova a dialogare con un amico in un bordello (immagine
dell’artista scompigliata) e racconta l’esperienza avuta nel mondo cittadino (tema
dell’alienazione nel mondo urbano). Poema in prosa che ha però caratteristiche
dell’apologo in cui c’è rappresentazione dell’artista nella modernità. Tematiche della
vita frenetica delle città, in cui la sua aureola è scivolata nel fango. Un poetastro:
colui che si atteggia, poeti non più capaci di rappresentare la modernità, che non
hanno capito la realtà che li circonda. Decadimento dell’io. Testo importante perché
la condizione dello scrittore è questa in cui c’è polemica della società e il lettore
diventa un nemico perché lo obbliga a scrivere in un modo preciso. La scapigliatura
riprende il tema del disagio: scrittori consapevoli del disagio e si vedono inquieti e
sono desiderosi a ritornare a qualcosa che sanno di non poter avere, conoscono la
realtà e da qui scrivono provocazioni per il lettore. Tema del macabro e sconcertante
e scissione interiore. Scissione scrittori che si sentono scissi e hanno un dualismo
interno.

Dualismo è infatti titolo di un testo del 1877 di Arrigo Boito in cui c’è disagio e
sensazione di vivere in un mondo in cui i padri hanno tradito i valori. Arrigo boito
esponente della Scapigliatura italiana, movimento letterario che si affermò in Italia
settentrionale a partire dagli anni Sessanta dell'Ottocento e che vide tra i suoi
esponenti oltre al Boito anche personaggi di spicco della letteratura italiana
dell'epoca, come ad esempio Emilio Praga.
Lo scopo della poesia è quello di porre in contrasto due aspetti dell'uomo che sono tra
di loro antitetici e non conciliabili: la parte angelica e quella diabolica. Questa
contrapposizione serve per far comprendere la natura ambigua dell'uomo.
Il lettore è nemico. Si comprende come il Boito, nella lirica, voglia rigettare tutte le
cose brutte legate ai nuovi ideali, per tendere verso un concetto di arte che realizzi il
concetto di bellezza ideale, però considerando che quest'ultima sembra non esistere,
l'unica cosa che il poeta può fare è descrivere la realtà, la verità.
Tematiche: città metropoli, la perdita di aureola e il nuovo ruolo dello scrittore,
nuovo ruolo della letteratura rapporto con la società e i lettori.

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Perdita di aureola analisi è un poemetto in prosa che forma parte della raccolta
‘Spleen de Paris’ del 1869. Qui il simbolista francese denuncia una problematica
ormai radicata nella società moderna riguardante gli artisti, che subiscono un
processo di massificazione e borghesizzazione. Il primo perché l’artista diventa uno
della folla, la seconda perché i valori borghesi entrano a far parte della società
moderna e costringe l’intellettuale a fare della propria arte merce. In questo senso
l’artista perde la sua aureola, cioè perde di sacralità vedendo cadere i valori
tradizionali che prima lo elevavano rispetto alla folla. Baudelaire fa un parallelo tra la
figura del poeta e quella della prostituta (la donna vende il suo amore come il poeta fa
con il suo lavoro). L’arte deve sedurre il pubblico con tecniche artificiali che fingono
naturalezza e spontaneità, in modo tale da ricevere applausi e denari dagli spettatori.
In questo modo l’opera deve iniziare a tenere in conto delle esigenze del pubblico.
L’artista stesso subisce un declassamento, sentendosi ora marginale e provando un
profondo disagio. Nasce il personaggio del ‘poeta maledetto’ che si identifica con gli
emarginati sociali e i “diversi”.

La scapigliatura La Scapigliatura è un movimento di avanguardia che nasce nelle


due città italiane più avanzate a inizio anni ‘60, ovvero Milano e Torino. Ciò che
accomuna i suoi esponenti sono: una vita spericolata dovuta a un ribellismo
giovanile, la protesta antiborghese e anticonformista, il lettore visto come un nemico
e il mercato come una minaccia per l’arte, il rifiuto della tradizione (elemento
avanguardistico), l’interartisticità quindi unire tra loro diverse arti.Il nome
“scapigliatura” viene assegnato da Cletto Arrighi ed è l’equivalente di bohème e
indica tutti gli artisti che non si riconoscono nei valori borghesi. Tra i principali
esponenti, vi sono Emilio Praga, i fratelli Boito, Ugo Tarchetti e Giovanni
Camerana.Caratteri principali:
Rifiuto della tradizione e dei movimenti precedenti;

Tematiche spesso bizzarre e stravaganti: 1. Temi dell’orrore, del mistero, il momento fantastico,
visionario e onirico (romanticismo tedesco);2. Tema della morte nascosta dietro la figura
femminile, del peccato, della caducità e del degrado della vita moderna (Baudelaire);

Questi temi anticiperanno il Decadentismo (mistero e ignoto) e il Verismo (realismo/critica alla


modernità);

Soluzioni linguistiche sperimentali, espressionistiche, grottesche e aperte al confronto con il


dialetto;
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Alfiere Nero novella 1877 di Arrigo Boito (scrittore al centro, il cui fratello Camillo
è anche autore scapigliato e saranno amici di Verga, Capua e si riuniranno, sono
figure importanti) Arrigo era figura importante anche nella musica, scrisse per
Verdi libretti di opere famose, ma fu anche musicista in proprio e scrisse opera
importante per la storia della musica “Libretto e Musica” noto che fu all’avanguardia
ai tempi.

Aveva passione per gli scacchi e nell’alfiere nero ci sono due giocatori in una partita
di scacchi che si contrappongono anche per il colore della pelle e dell’abbigliamento
(bianco e nero) e si contrappongono anche per “razza” che prima era termine usato.
Uno appartiene alla razza padrone e l’altra a una razza schiava, che ha subito la
violenza della storia. Tuttavia il dualismo più affascinante del testo non è quello
esterno (bianco vs nero), ma quello che si svolge. Ognuno dei due potrebbe rinviare a
categorie dell’animo, come se lo scrittore scapigliato avrebbe inserito in queste figure
la sua scissione, il suo dualismo interiore, il vero dualismo è la psiche, queste due
categorie (ordine e caos) che possono ribaltarsi e scambiarsi. La partita degli
scacchi è scontro tra l’ordine e il caos, alfiere nero aveva fascino, sconvolge il
giocatore nero, dominato da una furia, il caos quindi contro il bianco, l’ordine, partita
più organizzata del bianco, invece il nero muove gli scacchi in modo disordinato e
vince. La furia del nero rivela la violenza che i bianchi hanno suscitato nei neri.

Ci troviamo questi 2 personaggi: inizia con chi sa giocare a scacchi, vengono


presentati i due personaggi, il bianco che è l’intelligente, con dei bernoccoli nel
cranio, bianco ha capacità razionale, tutto vestito di bianco; poi il nero, con labbra
grosse, ha astuzia e tenacità. Come si è arrivati alla partita di scacchi? In un albergo
di lusso in una città svizzera e descrive il contesto, con conversazione degli ospiti in
albergo che hanno pregiudizi su quel nero che è anche ospite dell’albergo. Si dice che
il nero venga dalla Jamaica, nelle conversazioni di questi ospiti dell’hotel si parla del
razzismo nei confronti del nero, in contrapposizione c’è un altro ospite che parla bene
e difende il nero e parla della sua storia e dice che poi quello eredita una fortuna e
diventa ricco che però alla fine si ammala di una malattia del 800 ed era lì per fare la
cura e viene detto che ha un unico parente in Jamaica. Da questa conversazione si
hanno notizie su una rivolta di schiavi neri in Jamaica che si scagliavano contro gli
inglesi e si dice che forse quel fratello fosse morto in questa rivolta. Ambiente in cui
si sente poi dire “Mai”, giovane che bianco che per sostenere che un odio e dice cose
di sé e sulle sue esperienze. Da qui vediamo presentato un personaggio che era
contradditorio, inizialmente si era presentato come personaggio impegnato per lottare
contro la schiavitù, lottava per la libertà dei neri (novella che non ha più a che fare
con quella barocca, siamo in un nuovo mondo letterario con queste tematiche), dice
che aveva lottato e gli aveva detto “liberati i vostri fratelli”; nessun schiavo nero
riusciva a colpire quel bersaglio nero e il capo degli schiavi gli chiarisce il motivo per
cui nessuno lo colpiva, perché aveva la faccia nera, se avesse avuto faccia bianca lo
avrebbero colpito, così viene cambiato da nero in bianco e viene colpito (da qui
l’odio, si vede il nero e nessuno poteva batterli perché hanno radicato in loro un tale
odio che ha fatto sì che ci fosse barriera tra neri e bianchi). Il protagonista bianco
però da idealista e colui che vuole libertà degli schiavi, dimostra anche lui di avere
pregiudizi: mi sono reso conto che i neri non hanno diritto di libertà, ha pregiudizio.
Ma poi c’è una signora che contrasta queste idee razziste e lui controbatte; cercavo
l’uomo nero ma non trovai che la bestia. Poi compare personaggio giocatore nero,
invitato cortesemente dal bianco (contraddittorio nel dire e fare) a giocare a scacchi e
il nero accetta. Comincia la partita bianco era bravissimo e si era arricchito
giocando e vincendo. Prima parte c’è sistemazione degli scacchi, nero sceglie pezzi
neri e bianco i bianchi, ma un pezzo degli scacchi del nero si rompe, l’alfiere dei
neri si rompe, il bianco prende cera scaldata e riattacca i pezzi, effetto visivo è che
alfiere nero avrà nella linea del collo una linea rossa (evoca la testa decapitata, come
la violenza degli inglesi con gli schiavi). Il pezzo dell’alfiere con quella linea crea
furia nel nero perché è come se motivasse il nero a vincere contro il bianco, come a
simboleggiare la lotta contro chi li aveva maltrattati e fatti schiavi!!

La partita sembra una battaglia vera e propria, c’è molta descrizione. La partita avrà
un’atmosfera che simboleggia altro, gioco in cui vi sono atteggiamenti ossessivi; ad
un certo punto il bianco sembra quasi annoiarsi, è senza passione, a differenza del
nero. Bianco gioca perché vuole continuare il nero a giocare, le prime ore del gioco
sono di attacco, ma poi c’è il finale “il fuoco era incominciato…i bianchi facevano la
vendetta dei bianchi e i neri dei neri”, il nero fa tutto per non sacrificare l’alfiere nero
che da fascinazione sul nero che si chiama Tom, viene spiegata dalla voce narrante,
l’alfiere nero aveva una sorta di ruolo ipnotico su Tom. Partita che dura fino all’alba
e poi si conclude con scacco matto e vince Tom. A questo punto c’è esito imprevisto
della novella perché il bianco sembrava annoiato e non voleva quasi vincere, George
Anderson (il bianco) si alza di fretta prende pistola e lo spara, filo sangue scorreva sul
volto nero e tingeva di rosso il collo. L’uomo preso da violenza e distruttività poi
realizza cosa aveva fatto e sbianca. Tom muore in cui pronuncia delle parole: “Dio
proteggi i neri”, muore alzando le parole della libertà, la sua vittoria, quindi
l’uomo che ha ideali e virtù, al contrario del bianco che è irrazionaleESITO
INATTESO. Libertà attraverso vittoria e le parole di Tom. Arrivando a New York
George si presenta come assassino, la coscienza che emerge; il tribunale lo assolse
perché era nero l’assassinato (giustizia ai tempi), perché si era denunciato solo,
perché si scoprì che il nero morto era fratello di un uomo ricercato. Ma alla fine c’è
metamorfosi di George prima era un vincente, un gentleman, ora i rimorsi lo
mangiano e comincia ad autodistruggersi e non riesce ad avere più rapporto
razionale con la realtà, non riesce più a giocare e non vince più “alfiere nero
visto da Tom come fantasma quando gioca” e da qui è emarginato! Così diventa
ultimo.

George assomiglia ai personaggi emarginati a cui si immedesimano gli scapigliati.


Quindi in questa novella c’è dualismo: colori, razze, caratteri, caratteristiche si
ribaltano, lo stesso George cambia. Immagine degli scapigliati: disadattati,
malessere dentro, senza identità definita, generazione che non si ritrova nel presente,
con forse senso di colpa perché sono dei giovani che hanno ucciso le ideologie dei
padri (simbolicamente riprende l’uccisione di George).

Due racconti: un testo di Tarchetti è uno dei narratori più interessanti degli
scapigliati, scrive il romanzo “Fosca” in cui il protagonista è preso da 2 figure
femminile diverse (una normale, una malata che ha fascino perverso, magrissima).
C’è vicenda strana, dualismo in questo amore. Pochi racconti riusciti sono i
“Racconti fantastici” del 1869 altro testo in cui c’è malessere e tema della morte.
Autore muore giovane. Genere del racconto fantastico è tema studiato dalla critica.
L’elemento del racconto fantastico è la costruzione che serve per offrire ai lettori
un’ambigua visione, il testo obbliga i lettori a esitare tra il razionale e il non. Il primo
racconto di Verga, non era un vero e proprio racconto fantastico ma sfiora il territorio
del fantastico. Iniziamo con un testo dei racconti fantastici “un osso di morto”, c’è
voce narrante coincide con il protagonista che racconta di sé, c’è io narrante e quindi
la soggettività può modificare i fatti per la interpretazione. Comincia a raccontare di
una vicenda personale, di aver fatto amicizia con prof di patologia clinica Federico
M, viene consigliato ad assistere alle sue lezioni di anatomia per migliorare il
disegno, il narratore acconsente e assiste. La paura dei morti, della morte che ha è
incoerente perché poi va ad assistere ad un’autopsia e chiedere delle ossa. Poi
sappiamo che il prof muore ma il protagonista conserva le ossa che poi decide di
seppellire, tranne una rotella che invece tiene. Altra stranezza: dice di aver conosciuto
un uomo che faceva spiritismo (il protagonista ha paura di morte però decide di
assistere a spiritiche), e vuole mettersi in contatto con lo spirito dell’amico morto, e si
mette in contatto, che scrive attraverso quell’uomo ciò che dice lo spirito.
Insufficienza del metodo scientifico gli viene affidato il compito di chi divide il
mondo dei morti e dei vivi e rivela l’esistenza di un sovrannaturale. Parole del morto:
quell’osso che gli ha dato apparteneva a un altro morto Pietro che vorrebbe. Il
protagonista così atterrito da quella risposta glielo restituisce. Così lo spirito chiede
come la restituzione deve essere fatta. Il protagonista dice di essere impaurito e
sconvolto appare al lettore perché avrebbe nella notte ricevuto la visita del morto.
Con il vino vuole riprendersi. Testo no ci sembra portatore di verità: chi beve troppo
alcool non è lucido. C’è attesa inquietante data da spiriti, candele, anche i verbi non
sono casuali “sembrare, parere”, non soo verbi che danno sicurezza su quello scritto
(la rotella pareva muoversi). Poi compare visivamente il fantasma. Vicenda comica.
Poi con il rumore si svegliò. Si dovrebbe trattare di un puro sogno tutto ciò. Ma ciò
detto alla fine riprende quanto detto all’inizio, poi sente suono e vuole aprire
portinaia così pensa sia un sogno, ma poi vede al tavolino un laccio nero (che era
stato messo dal fantasma per legare le ossa al posto della rotula che non aveva) al
posto dell’osso che lui aveva nel tavolo legame tra mondo dei morti e vivi perché
c’è il nastro nero quindi non si tratta di un sogno, il fantasma c’è stato davvero.
Testo particolare che racconta fatto aperto alle due interpretazioni: una che si tratta
solo di un sogno (realtà), oppure incontro realmente con il morto (fantastico). Si rifà
al romanticismo.
[L’Alfier nero è considerato tra le migliori opere di genere fantastico dell’Ottocento italiano. Il
termine “fantastico” è un calco della parola francese “fantastique”. Il genere fantastico, che si deve
a Hoffmann e giunge in Italia grazie agli scapigliati, unisce la realtà al soprannaturale, il reale al
meraviglioso, e quindi prevede che il racconto resti molto vicino al dato di realtà e non porti
esclusivamente al mondo del meraviglioso. In generale, gli scapigliati seguono i modelli della
letteratura fantastica europea in maniera piuttosto statica, ma con delle eccezioni, come quella
dell’Alfier Nero, nel quale Boito riesce a unire i temi principali del fantastico offrendo però una
chiave di lettura diversa.Il dualismo che caratterizza il racconto è messo in evidenza dall’immagine
della scacchiera con la quale esso si apre. L’incipit è quindi incentrato sull’immagine di una partita
a scacchi (che, se guardata in prospettiva, è emblematica) e sulla categorizzazione dei due
personaggi principali.]

Cominciamo con “Un osso di morto” di Iginio Ugo Tarchetti (1839-1869). Il racconto presenta una
situazione surreale: un morto visita l’appartamento del narratore (di cui non conosciamo il nome)
per reclamare la sua stessa rotula. Sembra un sogno, ma la mattina dopo la rotula, che il narratore
usava come ferma carte, è effettivamente sparita. La storia non può che attirare l’attenzione di un
appassionato dell’insolito: un caso del tutto paragonabile si sarebbe svolto a Torino nel 1946, come
racconta il Giandujotto di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo (ma come spiegano i due autori, i dubbi
sono parecchi, e la storia sembra ricalcare una diffusa leggenda metropolitana).Per un occhio
scettico è interessante, oltre all’arrivo del (per altro civilissimo) fantasma, anche l’episodio di
scrittura automatica descritto nel racconto dove il protagonista viene informato della visita notturna
dello spirito.Ugo Tarchetti apparteneva alla corrente letteraria degli Scapigliati; nata a Milano, è
considerata un’avanguardia in campo letterario. La particolarità degli Scapigliati è l’aperto
contrasto con il classicismo-romantico italiano che nella nostra penisola non si è sviluppato
autonomamente rispetto alle radici classiche. Giacomo Leopardi (1798-1837) ed altri intellettuali
italiani ci spiegano perché. A livello di generi letterari Iginio Ugo (nome preso in onore di Ugo
Foscolo) Tarchetti è il più sperimentale degli Scapigliati, e si ispira anche ad Edgar Allan Poe.
15-11-2021

Poco prima della morte, scrive un racconto LA LETTERA U IGINIO UGO


TARCHETTInon proprio fantastico, ma è semmai un racconto fantasticizzato perché la
voce narrante (il protagonista) è in preda a un’immagine stravolta reale e crea un effetto
fantasticizzato. Narratore protagonista che parla di sé, narrazione che parla di sé quindi è meno
attendibile, non è narratore onnisciente perché c’è soggettività. Testo degli scavigliati tema della
pazzia: c’era già nei racconti osso di morto, narrazione capace di non dare certezze; nel caso
dell’alfiere nero di Boito anche qui il tema della patologia mentale, alterazione, era proposto
alternativamente dai 2 protagonista fino a diventare patologia che crea emarginazione sociale.
DISAGIO DI SCRITTORIscapigliatura fa riferimento a un contesto in cui intellettuale non
ha più status sicuro, sente che la letteratura è scaduta in società, l’arte perde privilegi e
funzioni e ciò crea disagio e delusione negli scrittori!! Il tema della follia, disagio e malessere qui
accentuato, la parola è concessa al folle che parla.

L’angoscia viene scatenata da un fatto che non ha consistenza, è un segno grafico, ciò la lettera U
che terrorizza la voce narrante protagonista, quindi il lettore prima che venga il fatto chiarito.
Soggetto che parla utilizzando la lettera U con un lessico afferente al campo semantico del
TERRORE (infatti comincia con u u u); angoscia che sembra paralizzare il soggetto narrante è
enfatizzata dalle dimensioni della u. In certi momenti del testo compare la u. Il racconto chiarisce
che ha parlare è un pazzo, che sembra ossessionato dalle dimensioni di un fantasma (effetto del
fantastico nel lessico e nel testo), inoltre vi è pazzia che si traduce in solitudine, emarginazione
sociale. Si racconta che già da bambino viene emarginato per queste sue ossessioni, lui cerca di
convincere gli altri della pericolosità della lettera u, quindi il testo presenta continuamente la
condizione in cui il personaggio si rivolge al lettore, come s ifa nel teatro! Continuo rivolgersi agli
altri significa che lui non percepisce gli altri che rispondono, quindi sembra confermare la sua
emarginazione e solitudine! Parte angosciante che poi quando comincia a parlare della sua vita,
storia si hanno coloriture comiche-umoristiche racconto con atmosfere angosciate.
Il lettore si può interrogare sulla genesi della follia e il testo immediatamente non da spiegazioni;
solo vedendo nei segreti del testo si potrebbe capire che questa proiezione dell’autore ha depositato
qualcosa di rimosso che ritorna in forme alterate. Si hanno indizi sul secondo nome di Tacchetti:
quei momenti del testo in cui la materia tragica sembra avere coloriture umoristiche-comiche, così
che il racconto che sembra fantastico, paradossale, ha caratteristiche umoristiche che comprendono
anche il filone umoristiche (anche parte della scapigliatura). Comico: autodifesa dell’autore nei
confronti delle fobie, angosce; il comico permette di toccare questa materia angosciante elementi
comici nel testo sono: lui finisce in manicomio perché vorrebbe strozzarla quando le suggerisce il
nome, altro indizio del coinvolgimento dell’autore è: lettera che Tarchetti scrive alla fidanzata, la
sua paura verso la U si ha a 7 anni a scuola, in cui a 6 anni va a collegio e si separa dalla famiglia e
nella lettera c’è spiegato questo trauma dell’abbandono che forse ritorna, ma non è certo.

C’è ANGOSCIA GENERAZIONALE E POI AUTORI AGGIUNGONO CONTENUTI


SCAPIGLIATURA.

Giovanni Verga avrà contatto anche con questi. Primi racconti è del 73 ma anche da adolescente
scrive romanzi. Il primo racconto è X che precede la stesura di Nedda. X è un testo che nelle
tematiche e in versanti trae suggestioni dalla narrativa della scapigliatura.
NEDDA di Verga è racconto filantropico-sociale, e ha nuova concezione del racconto, la
condizione disagiata dei ceti contadini, questi sfruttati nel meridione soprattutto, c’è andamento
catastrofico sulla trama, quando Verga verrà a contatto a Milano con la poetica naturalistica allora
aderisce a questa visione del racconto che si costruisce sulla base di un rifiuto, Verga con una
innovazione stilistica darà voce rivoluzionario che non era ancora nella tradizione naturalistica,
perché capisce che il problema del realismo era l’affermazione di qualcosa che sia davvero
concreto.

Chi parla è un narrante popolare che condivide i parametri di valore, di giudizio, i modelli
linguistici, prospettiva e linguaggio con i personaggi di cui parla qui è sperimentazione
verghiana che si ha in ROSSO MALPELO, 73’, in cui Verga si rappresenterà con un volto
diverso all’inizio Verga era scrittore attardato perché viene da Catania che era in ritardo rispetto a
Milano, è ideologicamente indietro, era inizialmente uno scrittore romantico che ha valori di amore
e patria da proporre al lettore, che ritiene che il lettore debbano assorbire il suo msg, la sua prima
opera è AMORE E PATRIA, non pubblicata. Anche gli altri due romanzi sono quelli di uno
scrittore che era romantico. Temi che gli scrittori scrivono pensando al presente. Una prima crisi
sarà quando a partire da una peccatrice, questi romanzi testimonieranno di una crisi del mondo di
verga, entra in crisi la mitografia; si parlerà di passioni non più autentiche, la grandezza delle parole
non si avrà nei fatti. Si andrà sempre più logorando il bagaglio di Verga. In questa crisi di Verga, il
mondo dell’amore non ha posto nel mondo. Romanzo EVA di Verga in cui testo è preceduto da
una prefazione è un manifesto scapigliato!! Contesto che ci fa capire il disagio verghiano che
anche il testo attraverserà, con cui si inaugura il fatto di essere autore di novelle. Romanzo ci fa
capire come condivida con gli scapigliati il malessere per via dell’impatto con la modernità. La
visione della società che ha nella prefazione chiarisce come Verga parli di una società in cui
contano affari, denaro, piaceri, corruzione profonda che tocca i suoi lettori i quali sono i suoi
nemici. La Prefazione a Eva può essere considerata un vero e proprio manifesto poetico in cui
Verga esplicita la sua concezione dell’arte. L’autore si rivolge direttamente al pubblico, ai lettori,
(Eccovi una narrazione) annunciando che il suo romanzo racconta la realtà com’è o come potrebbe
essere; per questo è una narrazione vera e non ha importanza se i fatti narrati sono accaduti davvero
oppure no (sogno o storia poco importa). La vicenda della ballerina Eva e dell’artista Enrico Lanti
interessa direttamente i lettori (vi appartiene, è frutto delle vostre passioni) perché è ambientata
nella società borghese in cui anche loro vivono e a cui appartengono; una società ipocrita dove
durante le serate di gala, nei teatri illuminati a gas, le madri possono sfoggiare senza pudore abiti
indecenti e i padri hanno l’opportunità di guardare con cupidigia le ballerine, cercando così di
nascondere dietro un innocente svago le loro inconfessabili passioni:

“Eccovi una narrazione – sogno o storia poco importa – ma vera, com'è stata e come potrebbe
essere, senza retorica e senza ipocrisie. Voi ci troverete qualcosa di voi, che vi appartiene, che è
frutto delle vostre passioni, e se sentite di dover chiudere il libro allorché si avvicina vostra
figlia – voi che non osate scoprirvi il seno dinanzi a lei se non alla presenza di duemila spettatori e
alla luce del gas, o voi che, pur lacerando i guanti nell'applaudire le ballerine, avete il buon senso
di supporre che ella non scorga scintillare l'ardore dei vostri desideri nelle lenti del vostro
occhialetto – tanto meglio per voi, che rispettate ancora qualche cosa.”

L’arte si limita a rispecchiare la realtà – continua Verga – perciò è ingiusto avercela con lei.
Nell’antichità i greci, che credevano nell’amore, ci hanno lasciato immagini della dea Venere, che
incarna questo sentimento; noi lasceremo ai posteri lo sfrenato ballo del cancan riprodotto sulle
scatole dei fiammiferi. Nei tempi passati l’arte era ritenuta un’ espressione di civiltà, oggi è
considerata una cosa del tutto inutile, un lusso per persone che non hanno voglia di lavorare e
vivono in modo disordinato (scioperati). Oggi la civiltà, governata dalle Banche e dalle Imprese
industriali, si identifica con il benessere materiale, con il godimento che viene dal cibo e dal sesso
(la tavola e la donna) e prova antipatia per tutto ciò che non è concreto (positivo) e quindi per ogni
forma d’arte:
I greci innamorati ci lasciarono la statua di Venere (qui il sublime dell’arte greca); noi lasceremo il "cancan" litografato
sugli scatolini dei fiammiferi. Non discutiamo nemmeno sulle proporzioni; l'arte allora era una civiltà, oggi è un lusso:
anzi, un lusso da scioperati. La civiltà è il benessere; ed in fondo ad esso, quand'è esclusivo come oggi, non ci troverete
altro, se avete il coraggio e la buona fede di seguire la logica, che il godimento materiale. In tutta la serietà di cui siamo
invasi, e nell'antipatia per tutto ciò che non è positivo – mettiamo pure l'arte scioperata – non c'è infine che la tavola e la
donna. Viviamo in un'atmosfera di Banche e di Imprese industriali, e la febbre dei piaceri è la esuberanza di tal vita.

Non accusate l'arte, che ha il solo torto di avere più cuore di voi, e di piangere per voi i dolori dei vostri piaceri. Non
predicate la moralità, voi che ne avete soltanto per chiudere gli occhi sullo spettacolo delle miserie che create, – voi che
vi meravigliate come altri possa lasciare il cuore e l'onore là dove voi non lasciate che la borsa, – voi che fate
scricchiolare allegramente i vostri stivalini inverniciati dove folleggiano ebbrezze amare, o gemono dolori sconosciuti,
che l'arte raccoglie e che vi getta in faccia.

Questo grido furioso del lettore che non avrà possibilità di incidere nella realtà. L’arte piange per i
dolori, il lettore non deve dare le proprie lacrime, qui l’elemento del pathos e soggettività del lettore
è ancora presente! Tono polemico con lettore ci fanno dire che nel ’73 Verga era uno scrittore
scapigliato. Ci mostra impossibilità dell’autenticità dei sentimenti amorosi, e il fallimento
tocca sia l’impossibilità dell’amore in una società che pensa solo al denaro e anche dell’arte
che è persa. Ballerina rinvia a immagine dell’artista che si adegua ai gusti volgari del pubblico
(relazione con l’avvilimento dell’arte!).

X  PRIMA NOVELLA DI VERGA. 1974 la Riccardi si accorge che questa è la prima, perché
viene pubblicato in un volumetto senza data, è dell’autunno e invece Nedda nel Febbraio. Quindi
novella non ha avuto grandi critici perché non era considerata la prima novella. I pochi critici
avevano notato quasi tutti che il Verga sembra amalgamare materiali tematici afferenti a filoni
differenti nel filone 800ecentesco, ovvero si accostavano materiali di varia natura (erotica,
sull’amore, tematiche del filone del fantastico); altri critici si rivolgono a singoli elementi del testo
dando l’idea che il testo non è coerente, amalgamato. Voce narrante in cui protagonista prova a
interrogarsi sulla genesi dell’amore e ne ricava considerazione che finiscono per assodare che la
precarietà tocca tutti gli amori (l’amore ha scadenza, finisce). La voce narrante racconta di un
amore suo che ha le sue caratteristiche: fantasie che si hanno perché quella donna è una sconosciuta
che il soggetto maschile incontra in una festa in maschera in un teatro, la sconosciuta si presenta
molto elegante e ciò che colpisce l’uomo è la mascherina nera che copre il viso e quindi il contesto
crea attrazione, quando il soggetto maschile torna a casa è preso da visioni della donna, da
immaginazioni. Poi il mistero rinasce ma al secondo appuntamento è stanco e poi così si chiude la
storiella. Nell’ultima parte entra elemento funebre in cui novella sembra prendere carattere
fantastico; ricezione di lettera nera, come segno di morte, recatevi al cimitero e cercate una lapide
con su scritto X, lui così va al cimitero quindi vede la x e quindi la donna è morta e l’inquietante sta
nel fatto che c’è lettera scritta! Tema morte e relazione tra morto e vivo. Novella suddivisa:
Prologo, poi storia d’amore (avventura erotica), terza parte. Testo che da inquietudine.
Conclusione della novella è spiazzante perché la psicologia di lui sembra cambiare e soggetto
sembra travolto in mondo angosciante, è esperienza che lo turba, il soggetto voleva consumare
storia d’amore. Freddo: sente freddo e rappresenta l’incontro con la morte contrario al calore
dell’amore. Genere fantastico: fa rientrare una materia segnale dal divieto

Visione della prof sulla novella X buio è visione della donna che poi morirà. Linea è inquietante
perché colora in modo necrofilo questo amore, quindi per quanto verga abbia voluto depurare
questa novella. Elemento necrofilo.

17-11-21

’76 era la seconda edizione della novella che aveva eliminato, parte finale della
novella ha imprevisto. Di fronte alla tomba della donna, c’è turbamento,
coinvolgimento dell’io narrante e nella prima edizione c’era sotterranea cesura,
perché amore verso una defunta scopriva qualcosa che poteva essere letto come
necrofilo, da qui la correzione del testo sostituendo questa versione del testo con
quella tessera “mi parve di guardare...”, la memoria che ricrea l’immagine
dell’incognita che è immersa nel buio e richiama il mistero, fa rinascere l’amore.
Complessità che già gli scapigliati avevano, l’enigma fa rinascere l’attrazione erotica
che porta il ricreare di quel corpo attraente. Una situazione che non modifica la
situazione ma lo rende più vago. Censura questa attrazione. Questa variante del testo
“un immenso buio” porta la prof a vedere che le volte in cui l’immagine femminile
era in un’immagine buio, scattava la seduzione, era come un riproporsi del mistero. Il
buio è attrazione fisica e psicologica, della fantasia e sensi dell’uomo, invece luce
è diminuzione dell’amore e fine di questo. Catena che rafforza l’enigma, la morte
quindi è l’enigma al massimo, c’è linea necrofila la storia nell’incoscio funziona
come attivazione di una pulsione necrofila. Genere fantastico consente l’affermazione
di contenuti vietati dal codice, considerati tabù. Verga può toccare questi temi perché
c’è moda nel tempo la necrofilia circola nelle opere del tempo e degli scapigliati
(Tarchetti nel “Fosca” dove il protagonista è attratto da 2 donne, una solare e bella e
l’altra è malata nell’animo e corpo, è magrissima, attrazione per il mortuario in una
tematica erotica è già presente in testi verghiani “Peccatrice” dove il protagonista
è attirata da Narcisa che poi morendo sembra richiamare il cadavere più che donna
viva e il protagonista ne ha attrazione malata per lei). La donna malata è oggetto di
desiderio quindi è della tradizione scapigliata e induce il Verga a trattare questi temi.
Tigre reale protagonista che è attratto da quel corpo morente.

Il testo ci da informazioni sul linguaggio si rifà a un campo semantico.

Il testo si rifà a dimensione censurabile protagonista descritto inginocchiato presso


la tomba e si auto descrive e da immagine del personaggio maschile che sembra
entrare in quell’atmosfera mortuale “coi ginocchi per terra, la polvere”, sembra
inghiottito in sfera mortuaria, funzione di autoannullamento (autodistruttività segreta
messo in relazione col malessere dello scrittore che è rivelabile dalle LETTERE).

In Eva c’è disagio, non è riconosciuto il suo ruolo che mette al centro altro e non
l’individuo, e c’è sentimento di marginalizzato e poi c’è questione del Verga che nel
trasferirsi prima a Firenze e poi a Milano, luoghi dove riuscirà ad aggiornare i suoi
territori culturali, è mosso da aspirazione letterari e allontanamento dalla sua terra
viene visto come tradimento dalla sua famiglia nei confronti della terra e ciò gli crea
sensi di colpa in lui e non è inoltre facile affermarsi in quel mondo nonostante il
successo di Tigre Reale (che aveva ricevuto un rifiuto e di dover essere revisionato e
ciò crea ansia di prestazione letteraria in lui) e Eva.
In X la donna morta sembra far riaprire quell’attrazione che Milano sembra avere su
di lui: individuo si sente trascinato in questo caos e che però con quei sensi di colpa
diventa anche luogo della colpa e quindi l’oggetto del desiderio si muta
improvvisamente in figure che richiamano sfera mortuaria e Milano luminosa,
affascinante si tramuterebbe in luogo di morte. Ciò si intuisce in questi processi di
identificazione dello scrittore nei confronti di narratore protagonista. Lettere del 74’,
poco dopo X, scrive a Capuana invitandolo a venire a Milano, p.25, poi nella lettera
parlerà di Babilonia. In quei mesi il Verga scrive e pubblica un racconto che ci
consente di presentarvi un esemplare d’ambietazione rusticale: NEDDA.

NEDDA 2 racconto. Verga mette da parte tematiche degli amori passionali, sentiti
da personaggi eccezionali e sceglie un inedito che è della plebe meridionali sfruttate
dai padroni. La scrittura: è tipica dei racconti sociali, tradizione tardo-romantica
toccati dagli scapigliati, scrittura si adegua a intenti moralistici che caratterizzavano
questa tipologia di racconto mostrare sofferenza degli umili per colpire il lettore e
indurli a intervenire per cambiare e cercare soluzioni. Quindi Verga coltiva ancora
quel ruolo che non rinuncia al proprio protagonismo, concezione attiva della
letteratura, la letteratura capace di agire nel reale, colpire il lettore per agire. La voce
narrante non è distante dal lettore (come si avrà nel naturalismo, realismo e nel Verga
successivo) ma interviene nel testo per commentarlo per chiarificare perché quel
mondo è lontano dai lettori borghesi e così inserisce note per spiegare quel mondo e
personaggi e in più inserisce commenti indignati nei confronti dello sfruttamento
delle coltivatrici nei campi delle donne e anche inserisce commenti nei confronti
delle regole, ipocrisia regole sociali che ad esempio condannano la trasgressione
erotiche (Nedda è lavoratrice che poi conosce l’emarginazione perché donna madre e
così interviene l’autore con atteggiamento paternalistico ne parla a favore e la difende
e difende la categoria di queste perché è un filone che ci fa capire come sia mutato il
codice della novella dal barocco in poi). Novella barocca: racconta il sorprendete.
Qui non c’è sorprendente, perché Nedda parla dello sfruttamento quotidiano orribile.
Lo scrittore prende posizione, non si nasconde, difende.
Non c’è elemento consolatorio, mondo popolare come depositario di valore. Questa
novella in parte rientra nella tradizione e in parte anche tematicamente sembra
risentire di letture che forse erano del Naturalismo francese. Nella parte iniziale di
Nedda manca quel prologo dove possiamo trovare un momento introspettivo.

Da un lato la novella si qualifichi come filantropico-sociale e dall’altro sembra


alterare la scrittura del reale rendendola più dura e frustando quelle intenzioni di agire
nel reale.
Vi è una prima presentazione della protagonista. Storia offerta come documento
sociale richiamato dalla memoria, vi è associazioni di immagini e riaffiora nella
memoria un ricordo lontano della voce narrante della sua adolescenza passata in
Sicilia e si apre un contesto che è casolare in cui si trovano le lavoratrici dei campi e
in questa parte compare Nedda che è presentata e sembra richiamare altri modelli non
filosofici-sociali, è presentata come stravolta dalle fatiche, non la bella contadina
sfruttata, qui il corpo di lei è segnato dalla fatica. In verga il narratore rende
immediata una polemica “si rovinavano la vita e non venivano pagate niente”. È
quasi deforme la figura di Nedda qui (modello naturalistico ha inciso). Il filantropico-
sociale si proponeva il compito di migliorare il reale, la visione verghiana invece è
molto pessimistica (sfruttamento umano). Episodio in cui Nedda riceve paga
dimezzata perché nei giorni precedenti c’era stata pioggia e non avevano lavorato,
allora Nedda che ha condizione disagiata con madre morente, di fronte a quella paga
dimezzata si mette a piangere, il figlio del padrone di fronte a questa sofferenza della
donna vorrebbe darle quei soldi (padrone più umano possa migliorare condizione
dipendenti ma poi questa ipotesi è annullata). In quella società ci sono regole
mercantili che non danno possibilità di fare benevolenza, quindi la benevolenza di un
padrone più umano deve far conto alle regole che c’erano, non potevano far nulla
perché interesse di quella classe che difende i propri privilegi e non può andare
contro a questo. Quindi la letteratura NON può agire sulla realtà! La voce
narrante non è interna ma è narrante che ha cultura. Da momento catastrofico sembra
ci sia momento di pausa, illusorio e l’amore di Nedda con Ianu questo si avvicina
una sera cantando in siciliano.
Due registri espressivi: 1 è il linguaggio letterario, alto del narratore e 1 in cui c’è
dialetto siciliano. C’è il livello culturale del narratore diverso dai personaggi e c’è
anche distanza linguistica. Italiano che si apre al dialetto, ci sono due universi
linguistici. La voce narrante presenta al pubblico borghese la canzone di Ianu,
spiegando la cadenza della lingua siciliana dovuta alla presenza araba che ha avuto
influenza nei suoni “una sera Nedda aveva da poco spento il lume e voce che cantava
con cadenza orientale”…dialetto visto come macchia di colore, qualcosa che si
distingue dal resto del testo che ha linguaggio colto del narratore.
Poi vi è la parte in cui vengono date indicazioni sulla paga: 20 alle donne senza
minestra e 30 agli uomini.
Emarginazione di Nedda in quando donna madre. Ella aveva dimostrato qualità
morale non avendo abbandonato il neonato dopo che il Ianu era morto sul posto di
lavoro. Non si sente in cuore di abbandonare la figlia eppure le comari la criticano
per averla tenuta perché lo giudicano come gesto di chi non ha senso di colpa e vuole
quasi sfidare la società era stata chiamata ipocrita dalle comari voce narrante in
quel punto prende difese di Nedda e interviene e porta nel testo prospettiva morale,
giusta.

In quel testo che sembra apparente abbandono del Verga, quelle storie di passioni non
autentiche, torbide che coinvolgevano figure. Verga ha corpo epistolare imponente, in
queste lettere cosa sorprende? È testo importante e avrebbe dovuto essere
soddisfazione per Verga. (P. 34 in poi). Nelle lettere successive ha atteggiamento
negativo nei riguardi di questo testo, presentato come lavoro dovuto a momento
occasionale, il Verga in queste lettere e in modo ossessivo vorrebbe convincere gli
altri che non ci sia nessun trascorso o coinvolgimento personale nella novella che
però ha ambientazione siciliana. Scrive lettere continuamente alla famiglia, dice che
novella ha avuto successo, nelle lettere che seguono p. 31-32.

Il poco coinvolgimento, infelicità nonostante il successo del testo ha portato


riflessione: i critici dicono che Verga forse in quel momento aveva altri progetti
letterari e quindi gli sembrava deviazione momentanea il toccare tematiche basse del
Nedda, altri critici dicono che Verga si era inserita nella dimensione rusticana che
risultava invecchiata.

Ossessività del discorso che è una negazione ha convinto la prof che in questo testo si
riaffiorava una materia profonda che metteva alla scoperta ciò che era considerato
tabù. La prof ha analizzato la parte iniziale, il prologo di Nedda, in cui la voce
narrante sembra richiamare l’autore. I luoghi dell’Etna ricordano l’infanzia di Verga
e questo prologo inizia con ricordi che riguardano il vissuto del narratore, dunque per
la prof presentava tratto autobiografico. Però per la prof questo testo ripercorresse
le fasi di costruzione dell’identità dell’autore dal passato al presente e che in
forme simboliche mettesse allo scoperto le contraddizioni, desideri segreti,
ambivalenze, rifiuti, materia intima che fa pensare realmente a un
AUTOBIOGRAFIA concentrata, il prologo ha estensione limitata però presenta un
percorso di vita e di formazione dell’io.

Così la prof ha analizzato il prologo di Nedda si è accorta che fosse costruito in 3


blocchi, ognuno dei quali presentava al centro un’immagine di fiamma. All’inizio c’è
un ricordo remoto, la voce narrante nell’inizio del prologo richiama momento lontano
della sua vita e questo blocco iniziale riparte dalla fiamma, che si trova anche quando
l’io narrante si presenta vicino al caminetto (un’altra fiamma che per associazione
richiamerà un’altra fiamma), ci sono 3 momenti dal passato, presente e recupera
nuovamente il passato. FIAMMA elemento che rappresenta casa-adolescenza,
fiamma del focolaio, rappresenta immagine che invia all’ambiente del focolaio
domestico, rievoca il rapporto che l’io passato ha con l’ambiente familiare; quindi il
focolaio domestico deve essere esteso al rapporto dell’io. Il richiamo del ricordo
passato che lo porta a ricordare le lavoratrici della fattoria del vino, lo porta a
un bisogno profondo di ritrovare contatto con quell’identità passata legata alla
terra d’origine!

Analisi prologo Nedda:

viene fuori autobiografia concentrata, autobiografia è una delle forme del discorso
dell’io che ha delle caratteristiche. Caratteristiche autobiografia:

 fatto in 1 persona solitamente


 scorrimento temporale regolare (dall’adolescenza va passando per arrivare allo
stadio presente, dal passato all’io)
 carattere retrospettivo (la narrazione)
 autobiografo si distingue dal diario perché seleziona i fatti, non abbandona
nella descrizione come nel diario ma cerca quei fatti che sono chiave.
 Io narrante vuol capire quale sia il senso della propria vita.

Questi elementi li troviamo tutti nel prologo di Nedda, si parte dal passato più remoto
e si arriva al presente. C’è cambio verbale di tempi improvvisamente (indicativo
passato-presente), c’è auto-ritratto in cui l’io narrante vuole mostrare immagine di
pienezza, di identità raggiunta. Parti rappresentate da fiamma, mostra ambivalenza,
c’è tensione che segnano questi momenti del passato, presente, del ricordo del
passato. Questi tratti di vita interiore sono ricavabili se si riesce a intuire cosa queste
immagini rappresentano, perché la prima parte presenta da tutte immagini che sono
simboli e rivelano sensi di vuoto, fastidi, carenze dell’identità. C’è bisogno di dire,
ma anche di non rivelare, per coprire, c’è imbarazzo e bisogno di velare un contenuto
profondo! C’è ambivalenza fiamma vista come capace di far intuire la voce del
narratore, da un lato sono sottolineati aspetti positivi dell’ambiente familiare, ma al
testo stesso crescendo si avranno rifiuti, quell’ambiente familiare positivo è visto
come ambiente opprimente, per questo poi ci sarà allontanamento dalla famiglia.
Ironia sulle virtù dell’ambiente familiare. Focolaio: uggioso, noioso, dispotico che
rappresenta l’ambiente familiare. Quindi già emergono atteggiamenti di rifiuto e
opprimente come ambiente familiare. Come Giuda quando bacia Cristo= immagine
iperbolica per esprimere che quell’ambiente familiare non gli consente di affermarsi e
esprimersi liberamente. Bisogno profondo di un diverso progetto di vita. Uso di verbi
“non conoscevo, non comprendevo, non avevo” riferirsi a quando era in famiglia e si
doveva maneggiare il fuoco, simbolicamente rappresentano che il vivere in famiglia
era segnato dalla mancanza di esperienza e quindi di essere sé stesso e scoprire i suoi
desideri e progetti di vita. Immagine del fuoco sembrano connotazione del mondo
nuovo in cui si è messo, c’è colore, movimento, in contrapposizione a quel fuoco
familiare che è noioso, uggioso. Lo spostamento in un mondo diverso è
importante ed è espresso nel testo simbolicamente termini dell’ozio rappresenta
scelte di vita che sembrano in contrasto coi valori della tradizione. Momento di
autorappresentazione, una sorta di autoritratto nella autobiografia, c’è stacco creato
da cambiamento di tempo verbale perché autore vuole segnare questo stacco che ha
fatto sì che avesse trovato appagamento e libera rappresentazione di sé. Però c’è
contraddittorietà, perché questo percorso che sembra concluso in realtà, c’è
contraddittorietà della rappresentazione di sì e della doppia vita interiore.

Senso di vuoto e malessere che si contrappone al raggiungimento del suo obiettivo di


vita: frattura intesa come una parte di sé che va via, ma c’è qualcosa della sua vita
intima che sfugge. Possibilità autodistruttive che lo farebbero invecchiare, si passa da
visione positive a sensazione di rischi che da l’allontanamento da casa, c’è interiorità
irrequieta, incompiutezza dell’io, incertezza. (Verga era molto riservato e esprime
sensazioni di malessere in modo velato. Nell’ultima parte del prologo richiamo del
caminetto in cui il lettore percepisce che il passato gli è necessario! Ma il narratore
non vuole pienamente riconoscere l’importanza di quel passato che invece voleva
rimuovere e costruire una vita nuova lontana dal mondo familiare! Fiamma
gigantesca, immenso focolaio: immagini iperboliche che affermano che l’identità
presente non può prescindere dal passato, quel mondo siciliano gli serve!! Si è
incompleti senza il passato. Noi siamo il nostro passato. Scrittore riservato nelle
lettere insiste con il linguaggio simbolico.

22-10
PROLOGO DI NEDDA Riflette sulle condizioni disagiate degli umili unirsi alla
pietà del narratore, vista la soluzione di tecnica narrativa scelta. In realtà lo scrittore
attraverso distanza minima tra sé e narratore riesce a mettere a fuoco una storia
intima che procede per strati, riesce a individuare i momenti di svolta della propria
esistenza e poiché quel tema lo imbarazza predispone delle velature (se un termine ha
una somiglianza simbolica straordinaria, concedersi possibilità di esplorazione del
mondo). Storia restituita dai simboli attraverso un processo di trasferimento delle
proprie esigenze alle cose, alle connotazione che la fiamma, caminetto dà
(simbolismo: trasferimento di sensazioni all’oggetto, è un metodo per ridimenzionare
quella nudità che a noi appare evidente, riusciamo a estrapolare dal testo le angosce
nella prima fase quando si parla del rapporto familiare mondo sano, di valori e una
sensazione di soffocamento, privamento), poi la fase del presente che l’autore
vorrebbe per assicurazione sia attraversato da disagio, vuoto interiore, angoscia.
Immagini, sensazioni che fanno venire possibilità di vita lontana dal mondo familiare.
Dunque quel ricordo che emerge per certi versi è sottovalutato volontariamente, in
realtà il lettore pensa sia salvezza ed è elemento che consente al narratore-autore una
ricomposizione interiore, prendere coscienza di sé in cui passato e presente si
fondono, le radici del passato non sono eliminate ma fanno parte di un presente. Se
interpretiamo questo prologo, c’è discorso dell’io profondo, ma in realtà qui c’è vita
interiore, in cui affida questa visione a un personaggio simbolico.

Saggio: primo lavoro della prof di un convegno a Macerata. Se in questa divagazione


che ci restituisce molto della vita interiore, l’autore avesse toccato dei tabù nel
testo si sono depositati materiali dell’inconscio, qualcosa di oscuro che era dentro di
sé e l’inconscio vuole tirare fuori qualcosa che è represso, non emerge e lo fa nella
scrittura, la scrittura è luogo dove agisce l’incoscio.
Saggio della prof che fa analisi con taglio psicoanalitico. Immagine che assimila a un
antro il focolare linguaggio iperbolico, il comico usato nel presentare la situazione
è un modo di contrabbilanciare qualcosa di oscuro, toccare qualcosa di oscuro.
Immagine iperbolica dell’antro affumicato antro è accezione cupica della caverna
(antro racchiude elementi di vitalità, è protettivo ed è presente in molte civiltà
passata, in riti in cui l’elemento della morte incontra la vita), l’antro è anche luogo di
orrore, immagine quindi che da cupezza. In testi verghiani successivi a Nedda ci sono
immagini di caverne, talvolta anche in rapporto al focolaio e c’è elemento della
morte, luogo in cui i morti abitano. Rosso Malpelo, il più famoso, ha tematica vicina,
sfruttamento di un lavoratore più povero, c’è luogo sotterraneo e una cava in cui ci
sono cunicoli in cui i minatori scavano e spesso ci lasciano la vita, come il padre di
Rosso Malpelo. (Realismo rosso malpelo). Immagini delle caverne come terra dei
morti, caverna della cava funzionano come terra dei morti! Fantasticheria:
novella che prepara i Malavoglia perché ci sono personaggi, ambiente che lo
anticipano e tra questi c’è un vecchietto che vorrebbe morire in un cantuccio vicino al
focolare (la sua casa), desiderio e amore per la casa data da immagine di cantuccio e
focolare, quindi i termini ricorrono assieme e esprimono immagine della morte.
Pane nero: novella in cui c’è carattere inquietante, dove c’è immagine del focolaio, ci
sono 3 fratelli in cui il più povero vive l’esperienza della morte della madre a cui
assiste in solitario, in cui c’è immagine della morte della madre. Festa dei morti
luogo della caverna, sottostante a una cripta della chiesa (dove si seppellivano i
morti), la cripta è in collegamento con la caverna che ha apertura sul mare e la
novella parla di una leggenda in cui nel giorno dei morte in questa caverna i morti
scenderebbero giù e si intratterrebbero. Precedente stesura, La camera del prete in
questo contesto in cui i morti banchettano insieme, c’è particolare di un vivo che era
andato in questo caverna per un’avventura non preoccupandosi di questa leggenda
nera e i morti lo avevano afferrato e donato alla morte questa parte richiama il
prologo di Nedda (tirato per un piede dai morti), in Nedda dice a poco a poco
avrebbero tirato per i piedi, c’è stessa immagine in Nedda come nella Camera del
prete. In Nedda c’è il modo scherzoso che copre e il focolaio tira e il focolaio 
nell’incoscio verghiano la casa non sia solo luogo della famiglia, ma anche dei morti
della famiglia, ovvero di un culto dei defunti che il suo allontanamento ha tradito a
questo (allontanamento: tradimento al culto dei morti), ma questo non può essere
detto e quindi il Verga tocca questo tema in modalità velata. Secondo la prof un filo
mortuario dall’Antro affumicato dei morti possa essere continuato nella storia di
Nedda. Filo mortuario attraversa la novella Nedda: dalla morte della madre, c’è
tematica funebre. C’è anche elemento fobico in Nedda: la casa di Nedda dove la
madre sta per morire e il viaggio dalla fattoria alla casa è ricco di paura di Nedda, le
ombre, le tenebre, immagine del buio che crea paura, terrore e si avvicina alla casa.
Momento in cui muore la mamma: altro elemento fobico. C’è filo mortuario in questa
novella in cui si parla dello sfruttamento dei campi e c’è in vari episodi, come il fiore
dell’innamorato preso da dove lei aveva preso il Garofolo per la tomba della madre
(elementi); altro elemento fobico: dopo il rapporto erotico con Jano che avviene fuori
dalla casa, dal quale nascerà la bimba e lui muore prima per via della malaria. Parte
finale in cui c’è l’immagine di Nedda emarginata la ragazza si chiude in casa per
via dei rifiuti, emarginazione immagine di un uccelletto che va al suo nido
immagine della casa prima associata alla morte, nella parte finale è un nido luogo
gelido dove la bimba muore e quando la donna si accorge che è morta, la mette sul
letto dove c’era sua madre e la depone in ginocchia e la bimba è frutto del suo corpo
e collocata nel letto della madre e deporla lì risulta una sorta di riunione con la madre.
La morte rappresenta come unica salvezza da questo mondo: Nedda prega la vergine
ringraziandola di aver fatto morire la figlia perché la vita è dolore e la morte è l’unica
salvezza! Casa diventa luogo della salvezza, un nido. L’orrore così passa al
mondo, l’orrore è nel mondo, non nella casa. Se prima si fuggiva dal nido, dalla
casa perché oppressiva e perché era luogo dei morti, ora invece in questo
racconto c’è bisogno di ricongiungimento, voglia di ritorno alla casa!

Verga in questo ha ansia, malessere e la risposta incoscia è la voglia di morte, ritorno


al culto dei morti.  FINE NEDDA

Fase del Grande Verga: ROSSO MALPELO:

Verga si trasforma, diventa capace di innovazione tecnica e espressiva, usando


strumenti che non c’erano, diventa un maestro, un autore innovativo. In Nedda ancora
è un po’ ricco di imperfezioni, Rosso Malpelo è un capolavoro. Il testo è privato di un
esplicito messaggio autoriale, in Nedda invece lui esplicita in maniera diretta ciò che
pensa. Quindi in RM c’è tramonto della figura dell’autore nel testo. L’autore aveva
msg, visione da comunicare, qui invece l’autore si fa indietro, perché c’è impegno a
utilizzare metodi di conoscenza scientifica della realtà. Qui c’è concezione che
l’intervento dell’autore e quindi il tasso di soggettività altera la realtà, che invece
deve essere scientifica! Quindi si passa a SCRITTORE REALISTA che presenta
documenti, figura che si associa allo scienziato NUOVO RUOLO DELLO
SCRITTORE.

La visione pessimistica di Verga però diventa più forte perché ora ha base scientifica.
Realismo sociale.
Cosa porta Verga a questa nuova poetica e a queste scelte che lo
avvicinano al realismo e naturalismo?
 Importanza del biennio: Verga si ritrova in un gruppo formato da Capuana che
con amici di aria scapigliata, gruppo di amici che si trova a discutere sulla
nuova narrativa moderna e in particolare ebbe rilevanza uno stimolo la lettura
di Capuana che lo presentò come capolavoro, ovvero la forma inerte al
progetto, ovvero la novità era vista come la soluzione, se un pezzo narrativo
trattava di ambiente umili, anche il linguaggio doveva abbassarsi a quel livello
e così viceversa con ambienti più alti. Questa visione di Capuana nella
recensione Assomoir di Zola, convince il Verga tanto che in una lettera invia a
Salvatore, un amico, preannuncia il ciclo “La Marea”. Verga è stato
influenzato da Capuana nell’adesione al verismo.
 La questione sociale diventa essere al centro del dibattito pubblico. Era uscita
anche un opera di.. Orientamento della destra, e dall’inchiesta in Sicilia prende
materia RM lavoro minorile dove i due sociologici avevano espresso la
brutta posizione dei bimbi nel lavoro e in quel periodo la Destra aveva anche
presentato una proposta di legge sulla diminuzione delle ore di lavoro ai minori
(oggi c’è divieto). C’è insieme di sollecitazioni e anche un contesto politico
che muovono Verga a parlare di quelle tematiche. La libertà dell’uomo in
realtà non c’è.

Rosso Malpelo l’autore diventa narratore anonimo che appartiene al mondo


popolare di cui condivide il linguaggio, l’uso delle immagini e anche la prospettiva
dell’ABBRUTTIMENTO DI QUEL MONDO. Siamo di fronte a un mondo popolare,
in cui chi parla appartiene a quel mondo e ha tratti sconcertanti. Rosso Malpelo in cui
si presenta il ragazzino e il narrante mostra ostilità nei confronti di questo
personaggio che invece in Nedda era difeso, l’autore provava pietà, qui invece
l’ottica stessa del narrante mostra emarginazione del ragazzo e lo fa attraverso ostilità
e il narratore gli attribuisce una malvagità collegandola a una spiegazione: la
spiegazione della malvagità viene collegata all’aspetto fisico, ovvero la malvagità era
collegata a una credenza, cioè il colore rosso dei capelli. C’è STRANIAMENTO
ROVESCIATO quello che è strano che una madre non chiami figliolo il figlio ma
tipo strano, viene considerato normale. Il racconto viene condotto dalla prospettiva di
uno degli aguzzini di Rosso Malpelo. Opera che non segue una prospettiva
dell’autore, che ovviamente non accetta questa malvagità nei confronti del bimbo, ma
il narrante segue la prospettiva dell’aguzzino. La conclusione poi della novella è
ovvia conseguenza di condizione di sofferenza, emarginazione del personaggio e
tutto questo è già visibile all’inizio. Anche l’elemento dei capelli Rossi sembra
elemento cromatico con valenze simboliche, sembrano richiamare il destino, c’è
relazione come se il rosso fosse un dannato, che segnala come dalla cava non possa
liberarsi.

Ribaltamento della tradizione della ricezione del testo C’è una tradizione
narrativa in cui il lettore si fida del narratore che sa, lo guida, MA qui il lettore si
trova in condizione di spaesamento, di non dover approcciarsi a un testo in cui è
mostrata una realtà in cui per capirla occorre capovolgere la vicenda. Quindi Verga
presuppone un lettore che faccia da sé, sia autonomo! Il lettore deve capire a
prescindere delle valutazioni del narratore!!  ribaltamento della tradizione della
ricezione del testo. La voce narrante continua a insistere sulla malvagità di RM e
continua a considerare normale ciò che non lo è.

24-11-2021
Cambia il rapporto autore-lettore. Autore fa si che il lettore abbia criticità in Rosso
Malpelo, il lettore deve essere critico, deve entrare nel testo. La voce narrante, lui
appartiene a quel mondo, mondo della cava, sei minatori che sembrano depositari di
una malignità elemento sconcertante. C’è lavoro minore e non c’è soprattutto
solidarietà da parte dei colleghi di Malpelo e che lui sia solo, c’è accanimento nei
suoi confronti, nel bimbo orfano questa non solidarietà è insolita per il lettore
dell’800. Emarginazione, cattiveria, esclusione su RM è determinata da una
convinzione che si appoggia a una credenza popolare, fantasiosa e diffusa. La
correlazione tra dato fisico, capelli rossi e la presunta malvagità. Un pregiudizio che
viene ribadito con una determinazione, perché questo giudizio di malvagità e
stranezza del personaggio è presentato anche sintatticamente, con modalità che
rendono immodificabile quel giudizio. Aveva i capelli rossi perché era un ragazzo
malizioso. Però il testo dal punto di vista tecnico è costruito complessamente, non c’è
solo questo filtro della voce narrante (i fatti sono presentati dalla sua prospettiva), il
testo ad un certo punto consente all’ottica di RM di penetrare nel testo questo
punto di vista di RM col discorso diretto, e non si tratta di un punto di vista, il
personaggio umile e perseguitato finisce per accettare la logica dei suoi aguzzini, in
lui vi è convinzione che quelle sono le regole della vita e società, quindi non ha
alternativa se non accettare la realtà. IMMAGINE DEL MONDO TOTALIZZANTE
E IMMODIFICABILE è escluso un punto di vista alternativa a questa immagine
del mondo (che invece c’è in Nedda). Tecnica che esclude il punto di vista dell’autore
è segnale della sfiducia di Verga di poter con la parola letteraria, è entrato in crisi il
protagonismo degli intellettuali, anche se con il verismo il Verga assume ruolo dello
scrittore-scienziato-sociologo. RM è debole per i capelli rossi e per la condizione
sociale, dall’essere ORFANO soprattutto (perde il padre nella caverna, l’unico che lo
proteggeva). La madre di RM è disamorata.

Prospettive in RM -Prospettiva travolgente della voce narrante, che è un aguzzino


di RM. Poi c’è -voce narrante di RM e poi c’è -punto di vista sotterranea dell’autore,
infatti Verga entra nel testo attraverso inserimenti particolari che di fatto smentiscono il
punto di vista della voce narrante, inserisce elementi che fanno si che il lettore
giudichi il testo in modo diverso rispetto a quanto scritto.

EPISODIO MORTE DEL PADRE momento cruciale della vicenda, perché


l’episodio richiamato della voce narrante ripropone la voce narrante che giudica in
modo colpevolizzante i comportamenti di RM. Ma l’evidenza dei fatti e il giudizio
dato, è significato come è descritto. C’è episodio relativo alla morte del padre in cui i
gesti di RM sono indicativi della sua sofferenza, del suo dolore e lui non ha fame e il
cibo poco che ha lo da al cane (l’unico con cui ha relazione). Ma questo fatto è
interpretato negativamente dalla voce narrante, dicendo che il ragazzino è cattivo.
Testo pag. in quei giorni era più cattivo del solito e il pane lo buttava al cane. La
morte del padre è un momento importante negli svolgimenti della vicenda e anche
interferisce nella tecnica narrativa. C’è svolta in RM, perché l’esperienza terribile del
padre che aveva visto morto, sembra dargli una lucidità intellettuale, che lo distingue
(l’unico elemento che lo distingue dagli altri), capirà le leggi di quel mondo (capisce
che è la società cattiva, non è lui come la società voleva fargli credere, assume
consapevolezza di sè), è l’unico a comprendere la logica di quella società e sembra
avere quasi un essere intellettuale, un filosofico, una persona che comprende e gli
altri no. Però non ci saranno differenza perché il suo punto di vista è sopraffatto dalla
logica di quel mondo.

Cambiamento del profilo di RM dopo la morte del padre. Prima era definito come
personaggio senza parola, anzi assomigliava all’animale. La prima immagina di RM
visto accanto al padre che aveva accettato quel lavoro pericoloso, anche sul padre si
scaricano cattiverie dei personaggi, ma lui appare rassegnato, lavora senza reagire,
mentre il bambino ha già atteggiamenti più aggressivi e antagonistici perché non è
Nedda. Malpelo aveva un disagio anche quando reagisce alla morte del padre è un
personaggio che sembra essere un primitivo 78-86. Dopo la morte del padre comincia
a venire fuori la parola, le parole sembrano che confermano la presentazione del
personaggio fatta dall’autore, perché sono aggressive, sembra essere diventato più
aggressivo, sembra sfogare la rabbia anche nei riguardi dell’essere che sembra essere
il più debole: ASINO usato nel trasporto, trattati malissimo, scena in cui picchia
asino riga 96-99. Cattiveria che lo porta a picchiarlo. Ma questo senso significa altro,
perché se si guarda dopo, quando M avrebbe citato la sua visione del mondo, quando
avrà capito che vita è male assoluto e morte è positivo, qui è un augurio, gli augura
all’asino di morire per finire questa sofferenza, per porre fine al dolore, quindi in
realtà lo vuole bene all’asino, lo fa per il suo bene. La morte del padre porta allo
scoperto certe ambivalenze della personalità di RM.

Questa ambivalenza, questo amare il padre e da un lato rifiutarne l’esempio si


complica, non ha nessuno ora che lo ami in ambito affettivo e quando nella cava
arriva un ragazzino. Nel momento in cui arriva in questa cava un ragazzino chiamato
Ranocchio che non poteva fare quel lavoro, zoppicava per questo chiamato
ranocchio, ragazzino debole e malaticcio, è una figura a cui RM si lega, il ragazzino è
l’unico dei compagni di lavoro prova qualcosa, il rapporto con il ranocchio fa si che
venga Malpelo protegge il ragazzino e gli insegna a vivere, quindi sembra rivestire un
ruolo paterno, morto il padre sente il bisogno di riprodurre il ruolo paterno nel
ragazzino, però la modalità con cui si relazione con il bimbo è quello di insegnargli a
vivere al mondo, in cui vi è violenza, e per abituarlo a rispondere alla violenza
comincia a picchiarlo. Quindi Malpelo esprime una violenza che è dentro che si
esercita su quel ragazzino, cerca di insegliargli a vivere al mondo, gli dice che la
violenza è quasi un obbligo per abituarlo a rispondere alla violenza del mondo, il
modo in cui lo ama è violento, è una violenza che esercita con funzione didattica di
insegnargli a vivere al mondo e lo picchia anche quando gli sembra rassegnato o
debole come era il padre, quindi è come se colpisse il padre. Quando lo picchia gli
dice BESTIA, 125. Lo picchia quando lo vede debole, ricopre il ruolo del padre, lo
vuole proteggere. In certi momenti però RM non reagisce alla violenza, come se
avesse un oscuro senso di colpa (non è amato dalla madre e pensa sia colpa sua, non è
riuscito neppure a salvare il padre). Riga 123 la voce di Malpelo con discorso
diretto penetra nel testo. 130 anche RM accetta quel mondo, sa che non c’è mondo in
cui non c’è violenza. Asino va picchiato 136. C’è aggressività a questi atteggiamenti
masochistici e quando viene picchiato non si limita, gli sembra ovvio. RM non faceva
mai carezze alla madre e per questo non era voluto bene, il testo quindi da sempre
colpa a RM. Il ranocchio si asciugava il sangue dalle narici e dalle orecchie anche
lui accetta le regole, sa che non c’è mondo di solidarietà, dove non c’è violenza.
Malpelo voleva dire al ranocchio: l’asino l’ha picchiato perché non può picchiare lui.

Il momento culminante di questa lucidità mentale per cui Malpelo ha capito di quel
mondo (cosa che rifiuta la voce narrante), anche il ritrovamento dei resti torna nel
cadavere del padre e anche gli oggetti dei morti è un segno di affetto quando
nell’usare gli oggetti del padre ha atteggiamento di legame.

L’evento morte del padre e del ritrovamento dei resti segue il passo del racconto in
cui la parola di M sembra articolarsi in forma compiuta, le parole sono semplici ma la
concezione che si ricava è quella materialistica di Verga che le affida al personaggio
a cui si affida e a cui ci si immedesima. Momento filosofico di M quando
accompagna Ranocchio a vedere in un burrone il cadavere dell’asino che era morto:
riga 264-275: Vedi quella cagna nera che non ha paura perché ha più fame degli
altri, costole grigie, l’asino grigio se ne stava…e se non fosse mai nato il non
nascere, il non essere mai stato è concezione filosofica, leopardiana, è la cosa
migliore, è questa la voce di Malpelo che non vede alternative se non la morte, non ci
sono alternative, quando vede il padrone lo indica come responsabile della morte del
padre, lavoratori che rischiano la vita per una vita migliore DEI LAVORATORI, qui
c’è concezione politica ma non sviluppata. In Sicilia i fasci siciliani, la rivolta
contadina, ma qui siamo nel ’78 quando pubblica il racconto nelle due edizioni, poi
ristampato nell’80 e poi nel ’97 si avrà un’altra edizione correggendolo e rendendolo
più coerente alla POETICA DELL’IMPERSONALITA’. Quindi non ci sono
alternative al mondo, quindi o si reagisce con la violenza o forse la cosa migliore
sarebbe la morte o non essere nati. Nelle successive parti del testo questo scavo
psicologico nella parte interiore di Malpelo avviene in modo diverso: c’è la voce di
RM e a partire da questa fase comincia a venire fuori una PULSIONE DI MORTE,
funzione di morte, atteggiamento autodistruttivo, desiderio di autoannullamento
esplicitata dalle sensazioni di RM, che sembrano recepite dal testo o la voce narrante
dà spazio attraverso discorso libero il pensiero di RM o ne assorbe le sensazioni. Il
mondo oscuro della caverna, terra di morti, RM sente la presenza dei morti in quel
luogo. Comincia anche contrapposizione figurativa. Da un lato si vede che ci si
riferisce al luogo sotterraneo, dei morti, dall’altro c’è il paesaggio fuori la cava che
sembra simboleggiare e restituire la violenza del mondo, della vita, il paesaggio di
fuori è il paesaggio mero del paesaggio della cava (è il paesaggio catanese). Il mondo
di fuori non attrae, non è di bellezza, è apocalittico, perché deve rappresentare quel
mondo della cave. Da qui scatta il desiderio di morte di RM. Della cava RM, lo
porta a desiderare la morte ma ha anche un’attrazione. Dal verso testo pag. 209, rigo
275 a 295 noi sentiamo il pensiero di morte, RM quasi non ne ha coscienza, ma le
immagini fanno percepire il desiderio suo di morte. Quando si parla di morte,
Ranocchio pensa che è un mondo in cui si può vivere. Visione della morte di RM di
trascendenza versi 304-308.

Poi muore Ranocchio e quindi viene meno l’unico affetto che lo tiene in vita. Morto
Ranocchio RM non ha più nessuno, la madre si è sposata e la sorella se n’è andata. È
solo così desiderio di morte si farà più forte e si fa complessa, è determinata da
molteplicità di fattori: accanimento (bimbo maltrattato ed è solo), ha anche lucidità
mentale (la vita è dolore e solo la morte lo libera).

C’è complessità, Verga si allontana da Manzoni e altri che chiariscono i problemi


interiori dei personaggi, Verga va oltre lo scavo psicologico dei personaggi, ha un
altro modo, scava la psicologia attraverso gesti, parole, sensazioni dei personaggi e
anche simboli dati dal paesaggio. Il lettore deve cogliere questi elementi e capirlo
singolarmente, deve essere maturo.

Riga 381-401: Dunque Malpelo fa esattamente quello che il padre aveva compito
modo di congiungersi con lui, così accetta un lavoro pericoloso, esplorare un
cunicolo che avrebbe fatto risparmiare tempo nel lavoro, nessuno voleva andare per il
pericolo. Prese arnesi del padre: non è un caso, è volontà di ricongiungersi con il
padre, dato dagli atteggiamenti, ma anche il fatto che si trova nel luogo del padre.
Accettare lavoro pericoloso: valenza del suicidio!
Trionfo del realismo per via del racconto degli eventi, viene tutto da sè ma la
conclusione sembra avere valore leggendario, come se l’elemento fiabesco si
scontrasse con la fine di RM. Finisce: RM diventa figura leggendaria, fantasma,
anche da morto RM sembra minaccioso e aggressivo, anche l’ultima immagine lo fa
apparire con pericolosità, immagine rosso-grigio, la sua esclusione si ha anche nella
fine quando lo si immagina alla fine da morto. Capelli rossi: segno di esclusione e
cattiveria, pericolosità, occhi grigi che fa pensare all’asino, quindi quando muore
offre come vittima, comparabile con quel essere che era vittima nella cava, che era
l’asino.  Capolavoro di Verga!!

Approdo di Verga al Verismo Verga con le poche che dice non lo fa in saggi,
recensioni, ma le affermazioni più chiarie sue le troviamo i, testi letterari, in lettere,
in prefazioni. Lettera prefazione ALL’AMANTE DI GRAMIGNAaspetto
dedicatoria, inviata salvatore Farina, personaggio importante della letteratura del
tempo, in cui chiarisce la sua poetica, anche vi sono elementi del naturalismo,
definito documento umano, in cui vi è nozione dell’impersonalità, presentata con la
visione estetica di Flaubert, c’è impersonalità come strumento di perfezione artistica,
c’è condizione di autore latitante, esigenza della tecnica della regressione.
Impersonalità lo avvicina molto a Flaubert. Verga e la poetica nuova che parla di
scienza del cuore umano. Idea di un progetto narrativo di studio sociale, che
attraversa la società e una funzione della scrittura in cui lo SCRITTORE NON DEVE
GIUDICARE.

Visione pessimistica di Verga che emerge nei testi, che appoggia sui principi della
lotta per la sopravvivenza darwiniana e della selezione naturale. Al mondo umano
vengono applicate le leggi che valgono per gli animali. Il comportamento umano con
il bisogno di lottare per sopravvivere, società in cui ognuno lotta contro l’altro.
Visione pessimistica che porta Verga a vedere la realtà immodificabile. C’è visione,
anche la concezione del progresso, nonostante il movimento della storia, questa
visione viene modificata e guardata negativamente nella prefazione ai Malavoglia.
Critica del progresso, smascheramento della continuazione della storia. Verga avrò
sguardo pessimistico e continuerà ad esplorare aspetti della realtà che completeranno
una casistica di orrore sociale. Il testo che vedremo:

Fase veristica, ma se RM presentava una visione arbitraria ed eticamente riprorevole,


in questa direzione in cui un racconto gestito in una ottica violenta. Racconto di
qualità che appartiene a una fase successiva, che appartiene alla raccolta
VAGABONDAGGIO, raccolta di Verga in cui c’erano racconti sul tema del
colera malattia endemica. Questa novella è pubblicata in Vagabondaggio, ma un
bozzetto era pubblicato prima dell’87, nell’84 in un opuscoletto con finalità di
beneficenza, comitato di beneficiato da italiani che volevano trovare fondi per il
colera. Uno scienziato del tempo aveva trovato e giornali lo avevano pubblicato.
Questo testo nell’84 aveva il titolo di UNTORI, ma corrisponde solo all’ultimo
episodio della NOVELLA QUELLI DEL COLERA, ovvero episodio che racconta di
omicidio di poveri che erano stati scambiati per untori, ovvero responsabili del
contagio e così uccisi. L’estremistica utilizzazione dell’artificio della
REGRESSIONE in questo testo determina una visione arbitraria e violenta dei fatti, i
narratori di QUELLI DEL COLERA racconta i fatti aderendo a questo pregiudizio,
imputando a degli untori la diffusione terribile del colera; questa adesione a una
credenza di questi “untori” fa si che la voce narrante non sia toccata dagli eventi
terribili, ovvero dall’uccisione di questi untori, ma anzi la legittima perché evita così
la diffusione tramite l’uccisione dei responsabili. Poi la novella viene ampliata con
episodi e solo alla fine verrà collocata la strage degli zingari detti untori. Raccolta
chiamata VAGABONDAGGIO perchè? È chiamata così perché un’immagine che
serve a rappresentare visione di vita che procede senza meta, connota la precarietà
dell’esistenza. Il viaggio ha una meta, un procedere secondo un progetto, il
vagabondaggio invece la visione di andare qua e la, che fa dell’esistenza un percorso
senza meta. In quelli del colera, ci sono dei vagabondi che arrivano da fuori, i
presunti untori in questa novella sono le figure considerate diverse, diverse perché
vengono da fuori. Narratore è anonimo e popolare e lo si vede dal linguaggio e dalla
chiusura mentale, figura che racconta una vicenda di 50 anni prima, ci dà idea di
personaggio che nel tempo non ha cambiato idea, continua a mantenere la credenza
degli untori che però la scienza negli anni aveva chiarito. Racconta della situazione
che si era creata, del panico che vi era ed era contagioso. I fatti vengono rievocati con
una tensione come se quella paura permanesse nella memoria. Questi untori vengono
presentati come figure terribili, crudeli, contaminano attraverso l’acqua, l’ostia
consacrata con cui muore il prete, oppure in certi modi di comunicare attraverso
contrattazione, come nell’offerta del tabacco. La collettività minacciata comincia ad
avere ostilità verso chi viene fuori, è diverso. Chi viene fuori= diverso, non della
comunità. Il NARRANTE è agitato nel raccontare. Il Verga qui sta assumendo
visione competitiva con Manzoni, il quale aveva anche parlato degli untori, parlando
però anche di sofferenza, con una narrativa tradizionale, segue l’etica. Nel costruire
questo testo ribalta in modo appariscente la narrativa. Secondo la voce narrante è
stato sbagliato incendiare i capannoni di questi presunti untori, perché è come se
avessero in caso eliminato le tracce. Ultimo episodio LA STRAGE: avrebbero
trovato le tracce delle cose con cui l’unzione avviene. Ci troviamo il narratore che
dice che l’uccisione di alcune persone era qualcosa di necessario, doveva avvenire. In
UNTORI, la situazione è la stessa ma la visione è diversa, il bozzetto dell’84 è
condotto in maniera tradizionale, inserito in un opuscoletto, c’è tradizionale
impostazione in cui c’è autore che preannuncia già cosa avverrà. Il saggio si trova in
la dimensione dell’io c’è la critica. Tra questi zingari vengono uccisi anche una
donna con in braccio il bimbo, scena terribile, in UNTORI  la giovinezza dinanzi a,
coi grandi occhi di terrore… C’è pietà qui nella descrizione della voce del narrante,
la donna ha paura. In QUELLI DEL COLERA, non c’è pietà invece, giovinezza qui è
giovane, è lei qui che fa paura, immagine cruda in cui la folla non ha pietà, ma c’è
oscuro senso di colpa, arginata. C’è rimorso, ma Verga non può far apparire questo
perché la nuova tecnica scrittura non permette di scavare nell’animo, mentre in
Untori c’è pietà. In quelli del colera c’è una conclusione che non c’è in Untori però
se erano davvero innocenti, perché la vecchia non aveva previsto come andava a
finire? La vecchia doveva prevedere la strage perché è lei che leggeva le mani,
mondo popolare a cui appartiene la voce narrante che credeva in queste cose; questa è
la prova che questi erano untori, perché se la vecchia non aveva previsto questo,
allora non era vero che sapeva leggerle, quindi era vero questo ed era prova che
permetteva loro di non provare rimorso perché quelli erano davvero untori
(autodifesa della voce narrante).
Verga utilizza il MONTAGGIO, LA REGIA. Quando questi popolani si
insospettiscono perché zingari si avvicinano al paese, si trovano di fronte a questi che
erano affamati, poveri che chiedono il pane. Il contagio aboliva il pane a questi
diversi, che vengono da fuori. Però secondo la voce narrante questi in realtà fingono,
COMMEDIA nel senso che non hanno davvero fame. Episodio; in cui uno zingaro
si avvicina in cerca di cibo e viene ucciso perché gli abitanti di quel paesello lo
ritengono un untore, figura che si accontentava dei rifiuti, resti di cibo e il cadavere di
questo vicino ai resti di cibo non cambia opinione, perché loro non ci credono, quindi
mostra come sia VIOLENTA QUELLA COLLETTIVITA’. Verga vede
IMMUTABILE la società violenta e diffidente verso chi viene da fuori e chi sta più
basso socialmente parlando. Le autorità civili e religiosi non riescono a moderare la
violenza, ma anzi nel caso del sindaco asseconda i ragionamenti della folla e
scaccia i diversi e gli affamati. Verga inserisce particolari e rientra all’interno del
racconto attraverso la regia del racconto, nel caso del poveraccio ammazzato vicino il
munnizzaio, ma anche quando racconta del fervore religioso che nasce in quei giorni,
in cui la società si stia rigenerando nell’occasione del colera.
C’è un particolare in una scena in cui i santi vengono tirati fuori (immagine di culto
idolatrico nato solo perché hanno paura) quindi i peccatori sembrano convertirsi,
rinunciare ai loro vizi! Conclude con un presunto convertito VITO SGARRA che
vorrebbe convertirsi e questo personaggio è messo lì proprio perché deve far
emergere contraddizione in quanto il personaggio con incubi che però è il primo
che da il via al linciaggio che si scaglia con madre con bimbo quindi Verga
demistifica racconto in cui la voce narrante vorrebbe far vedere che la società si
sta rigenerando. Novella terribile raccontata con poetica del realistico.

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Novella della quale c’è saggio in alchimie letterarie: appartiene alla fase veristica
ARTISTI DA STRAPAZZO, nella raccolta Vagabondaggio dell’87 che nel 85
aveva avuta prima stesura nel giornale “della domenica”, c’è radicale riscrittura tra i
due testi pubblicati, ci sono stessi personaggi ma enormemente diversi, quindi ci sono
due stesure diversissime (85-87) il tema ci riporta a tematica dello scadimento
dell’arte nella società moderna, capitalista, demolitrice del valore e privilegi
del’arte-artista. Processo degenerativo di cui Verga aveva parlato nella prefazione di
Eva, però arte senza aura, artista da strapazzo, non riconosciuto, senza ruolo, anche se
nel Verismo ci sarà nuovo ruolo dell’arte-artista. Verga in Eva aveva parlato di
questo processo con atteggiamento polemico tipico degli scapigliati, adesso il tema è
trattato e messo al centro nel titolo da un Verga che va avanti nonostante il fiasco
(insuccesso) dei Malavoglia. Tema lo tratta con gli strumenti del verista, ovvero
con impersonalità, anche se inizialmente non lo si vede perché è applicato a
ambienti non popolari, in cui vi è lessico scorretto e si capisce distanza con Verga
con in RM, qui i personaggi invece sono tanti, sono artisti che hanno una minima
cultura quindi il narratore che è in rapporto con quel mondo potrebbe confondersi, ma
non è comunque l’autore, non è Verga perché se Verga parlasse del problema
dell’arte non lo farebbe così quindi c’è scarto.

Riscrittura della novella artisti da strapazzo (87) porta a un testo del tutto diverso
conclusione nella 1 stesura il personaggio si suicida perché in miseria, c’è tono serio,
mentre nella 2 stesura il suicido è soppresso, c’è cambiamento nella vita sentimentale
del protagonista, situazione erotico-sentimentale resa in chiave grottesca perché a
parlare è il precedente amante, non il nuovo amante. Quindi da qui si capisce il nuovo
amore della protagonista. La 1 stesura è novella di cronaca, con andamento
catastrofico, ci sono due eventi: il primo è della resa di questa donna Assunta a cui
non è stato rinnovato l’ingaggio come cantante soprano quindi qui c’è prima
cedimento e qui si da senza amore a un cantante tenore, il secondo è poiché non ha
lavoro e decide di suicidarsi; invece la 2 stesura elimina questo finale tragico e punta
sullo squallore quotidiana, misera quotidianità con difficoltà senza arrivare alla
tragicità del suicidio. C’è possibile resistenza in una società in cui ognuno si muove
per la lotta all’esistenza, c’è interrogazione sul fatto se è possibile la semplicità
dell’amore, c’è anche scavo psicologico più profondo nell’animo della protagonista e
nell’animo del maestro di musica, pianista, innamorato di Assunta ma nel racconto è
costretto a rinunciare a lei perché è costretto a stare con una donna che lo mantiene e
quando lo lascia questa, potrebbe dar via a una relazione con Assunta, mini relazione.
È una novella più problematica questa, il corso è più complesso per il lettore che
dove far qui sempre da sé, c’è però parola diretta e gestualità dei personaggi, quindi
attraverso questo si può guardare dentro l’animo, ma è problematica come novella,
tanto che sembra ci sia anticipazione di percorsi successivi della letteratura. Nella
prima stesura la conclusione è semplice, non pone problema al lettore, in quanto ci
mostra la diagnosi data dal medico che ha fatto autopsia al cadavere, qui il lettore non
deve riflettere, capisce il perché del suicidio, protagonista è in presa a disperazione,
perché l’unico modo di campare era fare prostituta, mantiene legame con racconto
sociale ancora perché c’è contrasto tra ragazze e il povero cadavere morto per la
miseria. Nella seconda stesura invece la conclusione è diversa, il marito Gennaroni
che si era dato al commercio, in un caffè trova il nuova amante di Assunta e gli si
rivolge col discorso diretto dal quale il lettore capisce che i due amanti stanno
assieme, c’è tono grottesco, si finge geloso ma non lo è, poi dice “a buon rendere”
non sono in collera con te, mi hai liberato di un peso amoroso, e a buon rendere
significa che è in debito con lui e se ha bisogno di liberarsi di qualche donna lui c’è,
quindi c’è visione dell’amore non autentica, superficialità delle relazioni
amorose. C’è dubbio in cui c’era accantonamento d’amore ma questi due amanti
sembravano provare sentimenti, a differenza di Assunta con il marito in cui il marito
era annoiato, anche nella seduzione Gennaroni era un commediante, come se
fingesse, dopo averla corteggiata. I due racconti sono simili nella prima scena,
in cui c’è esibizione dei cantanti e domina un filtro grottesco, per far capire dove
sia caduta l’arte! C’è qualcosa che ci fa capire che i due personaggi siano diversi, il
lettore non si aspetta di questa rivelazione l’amante lasciato si incontra con Assunta
in cui lui era stato capace di rivelare il suo amore per lei, però Assunta è incinta
anche se lei appare sciupata, non incinta questo esprime anche che il suo amore non
era autentico, quindi c’è fragilità e perdita di bellezza che esprime proprio l’amore. A
buon rendere è conclusione aperte! Sul futuro forse il lettore pensa che i due
amanti verranno separati, ma il lettore non può sapere perché nel dialogo Gennaroni
sta muto, non difende l’amore oppure perché qualcosa si sta rompendo in questo
legame ed è chiaro che quell’amore è precario, eccezione in una scrittura veristica
dove la verità è sempre chiara anche quando la realtà è scritta diversa, mentre in
questo caso c’è un piccolo particolare, lo stato di questo unione tra questi due
personaggi. La prof ha usato metafora come se verga avesse messo un primo
mattone che non varcherà prima smagliatura che sembra aprire la via agli autori
che verranno dopo.

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