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PESSIMISMO LEOPARDIANO

Al centro del pensiero poetico di Leopardi c’è una visione pessimistica dell’esistenza
dell’uomo. Questa visione attraversa tre/quattro stadi che gli studiosi hanno così
suddiviso:
 Pessimismo individuale: nasce dalla sua condizione personale e non viene
superato dal poeta.
 Pessimismo storico: Leopardi sostiene che la condizione di sofferenza
dell’essere umano è dovuta a un’evoluzione storica. Nel corso dello sviluppo
storico sociale l’uomo si è allontanato dalla natura, ha abbandonato gli istinti
e ha rafforzato la ragione. Quindi l’uomo è diventato più consapevole della
propria condizione di sofferenza.
 Pessimismo cosmico: in questa fase la visione pessimistica di Leopardi si
incupisce, il dolore e la sofferenza non appartenevano soltanto all’essere
umano ma a tutto il cosmo, inoltre questa condizione di dolore e di sofferenza
è un dato esistenziale e non storico cioè non dipende da un’evoluzione storico
sociale dell’uomo ma è una condizione che nasce con l’uomo stesso da tutte
le epoche. Quindi mentre nella fase del pessimismo storico Leopardi riteneva
che gli uomini del passato erano stati felici e poi con lo sviluppo storico
avevano assunto consapevolezza del dolore, nella fase del pessimismo
cosmico Leopardi ritiene che anche gli antichi erano infelici, gli uomini
nascono infelice e muoiono infelici.
 Pessimismo sociale: qui Leopardi negli ultimi anni della sua vita non
abbandona la visione pessimistica però in lui si fa strada la speranza che gli
uomini possano reagire alla natura maligna attraverso l’umana solidarietà. La
poesia che meglio interpreta questo pensiero è la Ginestra, un fiore che
cresce sulle pendici del Vesuvio e che è destinata a essere distrutta dalla lava
ma che tuttavia cresce nuovamente con tenacia, resistendo al suo destino.

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