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Nell'esercito romano Geno Pisone era famoso per l'eccessiva ed assurda severità. Una volta un suo
soldato tornò all'accampamento senza il commilitone con il quale era uscito. Subito Pisone,
acceso d'ira, ordinò che fosse giustiziato, come se avesse ucciso il compagno. Uno sfortunato
soldato, dunque, non avendo potuto trovare i commilitoni, fu trascinato fuori dell’accampamento
per il supplizio. Ma quando stava per porgere il capo al carnefice al cospetto di tutti, giunse
un commilitone sano e salvo. Subito il centurione ordinò al carnefice di riporre nel fodero la
spada. Poi entrambi i commilitoni con grande gioia dell’esercito furono condotti a Pisone. Il
quale discese furente dallo scanno e subito ordinò che fossero uccisi non solo i commilitoni ma
anche il centurione poiché NON aveva eseguito gli ordini. Pisone così motivò la sentenza: “ l’uno
deve essere ucciso perché era già stato condannato, l’altro perché fu per il commilitone la causa
della pena; il centurione perché non obbedì al comandante”.