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Giovinezza[modifica 

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Nato il 13 maggio 1792 a Senigallia con il nome di Giovanni Maria Battista Pietro Pellegrino Isidoro
Mastai-Ferretti, fu il nono figlio di Girolamo (membro della famiglia dei conti Mastai-Ferretti) e Caterina
Solazzi. Venne battezzato lo stesso giorno di nascita nel Duomo della città dallo zio canonico Angelo
Mastai Ferretti. Ricevette la cresima il 9 giugno 1799 dal cardinale Bernardino Honorati, vescovo
di Senigallia, e la prima comunione il 2 febbraio 1803. Compì gli studi classici nel celebre collegio dei
Nobili di Volterra, diretto dai padri scolopi, dal 1803 al 1808; gli studi furono comunque sospesi per
improvvisi e ripetuti attacchi epilettici, causati da un pregresso trauma cranico riportato in un gravissimo
incidente in cui incorse cadendo in un torrente nell'ottobre 1797.
In quegli anni, fu spesso ospite a Mondolfo dalla sorella, andata in sposa a un rampollo della nobile
famiglia Giraldi della Rovere, dilettandosi con buoni risultati nel gioco del pallone col bracciale assieme
ad altri ragazzi del luogo. Nel 1812, la malattia gli fece ottenere l'esonero dalla chiamata di leva
nelle Guardie d'onore del Regno d'Italia. Dal 1814 fu ospite a Roma dello zio Paolino Mastai Ferretti,
canonico di San Pietro, e qui proseguì gli studi di filosofia e di teologia nel Collegio Romano.
Nel 1815 entrò a far parte della Guardia Nobile Pontificia ma, a causa del suo male, ne fu presto
dimesso. Profondamente amareggiato, in quell'occasione conobbe un giovane Vincenzo Pallotti che lo
consolò e gli vaticinò il pontificato[3]. Lo stesso anno si recò in pellegrinaggio a Loreto dove
incontrò papa Pio VII il quale voleva ringraziare la Madonna per la propria liberazione da Napoleone.
Quando il giovane Mastai Ferretti gli confidò la malattia che da anni lo assediava, il pontefice gli disse:
"Crediamo che questo crudele male non vi tormenterà mai più"; in effetti, dopo tale visita col Papa, non
ebbe più attacchi epilettici e attribuì la guarigione alla grazia ricevuta dalla Vergine di Loreto[4].
Dopo la caduta di Napoleone Bonaparte, tornò a Roma al seguito di Pio VII e frequentò l'Università
romana. In questo periodo fu seminarista e si prodigò presso il "Tata Giovanni", un ospizio per i ragazzi
abbandonati che ricevevano un'educazione, un'istruzione e imparavano un mestiere. Fu tra questi futuri
falegnami, sarti, calzolai che cominciò il suo apostolato per i poveri che lo segnerà sempre nella sua
vita.
Essendo guarito dalla malattia, poté continuare i suoi studi. Il 5 gennaio 1817 prese gli ordini minori, il
20 dicembre 1818 venne ordinato suddiacono e il 6 marzo 1819 diacono. Il 10 aprile 1819 fu
ordinato sacerdote dal cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata, vescovo di Senigallia. Celebrò la
prima messa il giorno dopo, giorno della Pasqua, nella chiesa del "Tata Giovanni", sant'Anna dei
Falegnami, tra i suoi poveri. Si dedicò all'apostolato nella sua città natale e contemporaneamente fu
direttore del "Tata Giovanni", a Roma.
Dichiarò di non volere cariche ecclesiastiche e professò nel terzo ordine francescano, nella chiesa
romana di San Bonaventura al Palatino dove si ritirava a pregare. All'interno una lapide in marmo
ricorda la professione del futuro Pontefice.
Dal luglio 1823 al giugno 1825 fece parte, per volere di papa Pio VII, di una missione diplomatica
in Cile, guidata dal delegato apostolico Giovanni Muzi. Si può dire quindi che il futuro Pio IX fu il primo
papa ad aver messo piede nelle Americhe[5]. La missione giunse a Santiago del Cile il 5 marzo 1824.
Qui però la delegazione si trovò di fronte a un duro governo anticlericale che la osteggiò con ogni
mezzo. Durante il soggiorno in Cile Mastai Ferretti si prodigò per gli ammalati e per amministrare
i sacramenti. Diede conforto e aiuto a un ufficiale inglese protestante, gravemente malato. Il 19 ottobre
la missione lasciò il Cile. Il mese successivo giunse a Montevideo, capitale dell'Uruguay. Qui rimase
per due mesi e mezzo. Successivamente partì per l'Italia, dove giunse nel giugno 1825[5]. Mastai
Ferretti si fermò per alcuni mesi nella nativa Senigallia. Poi papa Leone XII gli conferì l'incarico di
dirigere l'ospizio di San Michele a Ripa, dove si accudivano anziani, ex-meretrici e giovani abbandonati.

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