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Mil
LA

CMLTA CATTOLICA

ANNO QUABANTESIMOSETT1MO

Beatus populus cuius Dominus Deus eius.


PSALM. CXLffl, 18.

VOL. VI.
DELLA SERIE DECIMASESTA

V
2>

ROMA
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via di Bipetta, 246

1896
- 9
FEB 1957

PBOPBIETA LETTERARIA

Bom, Tip. A. Bafani, Via dels* 8.


LEZIONI BELLA PROVVIDENZA
AGL'ITALIANI

Se si raccogliesse insieme tutto quello che nel decorso mese


tsi e stampato per la Penisola, e pel mondo, intorno alle scia-

guratissime condizioni della nuova Italia e se ne distillasse


Tessenza, si avrebbe quest' unica conclusione, che infelice essa
-everamente, e forse, per piu rispetti, la piu infelice delle na-
zioni infelice dentro di s6
;
infelice fuori di se ; infelice nella
;

sua politica, infelice nella sua milizia, infelice nelle sue finanze ;
infelicissima nel suo presente, piu ancora che nel suo passato,

<e,che peggio e, infelicissima per quello che del suo futuro puo
presagirsi. Nel canto di questa elegia, amici e nemici si sono
accordati. Cio che si e letto od inteso fra noi d' iroso, di lu-

gubre, di disperato, non occorre nemmeno rammentarlo. Ma


per quanto ci e stato dato di leggere nei fogli e nei periodic!
di Germania, di Francia, d'Inghilterra, di Spagna, degli Stati
Uniti d' America e d'altronde, noi non ci siamo incontrati nel-

Tespressione di un sentimento, che fosse piu vivamente pale-


sato, di quello della compassione, non sempre pur troppo scom-

pagnato dallo scherno e dallo spregio. A tale siamo giunti,


dopo trentasei anni di quella, che si e usato chiamare rigene-
razione, risurrezione, rinnovazione del bel paese !

E le cause ? Innumerevoli se ne
sogliono addurre dalla
turba dei sapienti e degP insipienti del liberalismo, i quali, a
maniera del caae, si fermano a guardare il sasso tiratogli ad-
dosso, e non la mano che 1' ha tirato. Di cause immediate e
6 LEZIONI DELLA PROVVIDENZA

tutte umane della continua serie di effetti all' Italia pernicio-


sissimi, risalendo dal marzo 1896 al principio del 1859, si

puo tessere una lunga fila. Ma pochi, ancora fra i cosi nomi-
nati benpensanti, sorgono a quella prima e potissima, che tutte
le altre compr.ende, perche tutte e ciascuna ha indirizzate e
indirizza a raggiungere i suoi fini: vogliamo dire alia Prov-

videnza, che regge dei popoli, e colla clemenza e


i destini

colla giustizia, rimunera o punisce le nazioni.


Noi gia, nel cominciare di quest'anno, ragionando di quello
che definimmo flagello eritreo, indicammo questa cagione, o
radice di calamitosissimi frutti, in quella maledizione che,

temporalmente pure, tra i cattolici, non si separa mai dalle


censure e dalle scomuniche della Chiesa, a quel sedeant su-
per eum, cioe sopra il maledetto dalla Chiesa, o persona, o
popolo, o Stato che sia, omnia maledicta, tutti i mali numerati
nel Deuteronomio *.
Le quali maledizioni pero non sarebbero venute, se non si

fossero provocate coll'esecuzione di un disegno, in apparenza

politico, ma in sostanza irreligioso, che doveva porre Htalia,


non solo fuori dell' ordine, ma contro 1' ordine dalla Provvi-

denza di Dio voluto ;


e per conseguente la doveva esporre alia

condanna di tutto cio che si edifica contro Dio, che e la ine-


2
vitabile distruzione : isti aedificabunt et ego destruam .

II.

Ci consentano i lettori, che noi rimettiamo loro sotto gli


occhi quello che scrivemmo diciassett' anni or sono, allorche

pubblicammo ed illustrammo, nel nostro periodico, col titolo


Pio IX e Carlo Alberto, la corrispondenza tra questo glorioso
Papa e lo sventurato primo Re del ramo di Carignano-Savoia,
che lo stesso Santo Padre ci confido, affinche, a tempo oppor-

tune, ce ne fossimo valsi, non meno in servigio e difesa della

1
c. xxxix, 20.
*
Mai. 5, 4.
AOL' ITALIANI 7

Santa Sede, che ad ammaestramento degl' Italiani. Pare a not


proprio il caso di ripetere : haec meminisse iuvabit.
Conviene riportarsi colla memoria al 1848, dopo il giro del
Gioberti, predicatore in Toscana e nelle terre pontificie di
fusioni col Piemonte, e dopo sanguinosi rivolgimenti di mag-
i

gio in Napoli. In quelle contingenze il Papa Pio IX, al quale


era stato offerto dalle sette il primato politico di tutta Y Ita-
lia, se si fosse contentato di farsi ladrone di troni, giudico di
scrivere al re Carlo Alberto, quale campeggiava allora,
il

prima delle sue disfatte, in Lombardia contro gli Austriaci,


per metterlo in suiravviso delle trame, che si ordivano a con-
vertire la nazionalita in unitd, con la sparizione dei singoli
Stati dalla Penisola.

Questa lettera spesso Pio IX rammentava, anche appresso i


fatti del 1859 e del I860; e piu volte manifesto il desiderio che a

tempo suo fosse pubblicata, quale argomento certissimo del suo


sentire intorno al benessere delPItalia, e di cio ch'egli aveva
preveduto sino dal 1848, e seguitava a prevedere; onde soleva
dirla una lettera profetica. E profetica fu in verita :
giac-
ch6 tutto in Italia induce a credere, che si compira, come in
parte si 6 compito, quanta allora egli, scrivendola, prenunzio.
Essa ha la data del 13 giugno 1848.
Maesta
Li affari d' Italia si vanno complicando, ed io mi credo
in dovere di fare una parola a V. M.
Yi e un partito che
fatica incessantemente, per ridurre
Una 1' che vuol dire, per la totale distruzione della
Italia ;
il

Penisola. Si parla con efflcacia di unire la Toscana al nuovo

Regno Uno. I tentativi anarchici di Napoli potrebbero tendere


allo stesso scopo. Forse in Bologna stessa si disseminano eguali
principii. Un Regno
d' Italia Uno e cosa impossibile ad otte-

nersi; e dall'altra parte i tentativi di una tale Unita servono


mirabilmente a spianare la via ai desiderii repubblicani ;
ed
e, credo, contro i
disegni della Provvidenza.
Dopo cio, 6 ben vedere quali altre ferite potreb-
facile di
bero farsi ai dominii della Santa Sede e noi siamo disposti
:
8 LEZIONI BELLA PROVVIDENZA

a sostenerne i diritti, con tutti i mezzi che sono suggeriti dalla


giustizia.
In questo stato affliggente di cose mi rivolgo alia cono-
sciuta sua religione ;
affinche voglia adoperare quella influenza
che sua alta posizione le dk diritto di avere, procurando di
la

risparmiare all' Italia i mali gravissimi, che sarebbero prodotti


dai tentativi di un sistema assolutamente inapplicable. V. M.^
nella molta sua perspicacia, non puo non vederli ed il suo
cuore eminentemente pio e religioso non puo non deplorarli.
II disegno, aggiungevamo noi a questa trascrizione del
testo autografo della minuta, da Pio IX accennato a Carlo Al-

berto, e che questi giammai per fermo non avrebbe secondato,


falli nel 1848. Ma undici anni dopo fu ripreso a calorire, sotto

gl' influssi del Mazzini e coll'appoggio di Napoleone III; e tocco


al Papa Pio IX sopportarne le amarissime conseguenze, fino al
giorno in cui, passati ben sette anni di prigionia nel Vaticano,.

lascio la terra e volo al premio eterno. Ghiunque pero abbia


senno e cuore puo dire, se Pesecuzione di un disegno, che

seguita a mostrarsi impossibile, nella sua stabile durazione,.


abbia o no recati alP Italia quei mali gravissimi, che Pio IX

previde ; e se sopra tutto abbia o no spianata la via ad altro r


che flnirk di portare la distruzione nella Penisola, gik moral-
mente e materialmente ridotta ad un abisso d' ignominie e di
j

miserie. Queste cose noi stampammo, a commento della succi-


tata lettera, Panno 1879 \
Or da allora in avanti forsech^ i mali gravissimi non sono
peggiorati? Forsech6 la distruzione civile e sociale della Pe-
nisola,con quella delle cosi dette isiituzioni, non e proceduta
a grado a grado sempre innanzi, sino alPorlo delPanarchia,
cio& del caos, nel quale oggi la nazione avvilita e fiaccata si

trova pericolante?

III.

Alia parola di Pio IX si accompagna quella costante e


immutabile delPeccelso Successore suo, Leone XIII. II quale>
1
Civilta Cattolica, Serie X. Vol. X. pag. 404-405.
AGL' ITALIANI 9

per non allegarne altre testimonianze assai, ia un solenne suo


discorso, il 4 marzo 1879, ai giornalisti cattolici di tutto il
mondo, convenuti in persona, o per rappresentanze, ai suoi
piedi, disse formatamente Proclamate che le pubbliche cose
:

d' Italia non potranno prosperare giammai, n& godere stabile

tranquillita, finche non si sara provveduto, come ogni ragione


richiede, alia dignita della Sede Romana e alia liberta del
Sommo Pontefice. II che era, dopo il fatto, un confermare
il giudizio che, prima del fatto, ne aveva espresso il suo Pre-
decessore : che cioe, Tassetto pretesosi dare alP Italia e contro
Tordine della Provvidenza, imperocche include di necessita,
oltre 1'oppressione dei diritti del Papato, il finale inceppamento
della sua liberta, nella Citta stessa che Iddio ha preparata e
stabilita in Sede ai Successori del Maggior Piero.
Cio premesso, come postulate storico e giuridico inconcusso,
il resto delle calamity che ban battuta 1' Italia nel corso di

questi trentasei anni, e quelli in ispecieche piu fortemente


r hanno percossa negli ultimi venticinque, ha il legittimo suo
ooncatenamento di effetto con causa primaria, nel lume dei
dettami della filosofia cristiana e del cristiano buon senso :

dettami e buon senso, che si compendiano, nel motto fatto ri-


sonare anche da Adolfo Thiers alle orecchie del Corpo legis-
lativo di Francia: Qui mange du Pape en meurt.
E su questo punto capitalissimo vorremmo noi che si fis-

sasse davvero Tattenzione di tanti Italiani, i quali sono come


imbalorditi nelPosservare che, dopo le pene, gli affaccenda-

menti, le rivolture, gli sforzi, i


dissanguamenti di ben sette
lustri, questa Italia, che si e creduto di rinnovare da cima a
fondo, perduto piu ed il meglio del suo antico, non ha di
il

nuovo se non rovine, che sempre, Puna piu luttuosa dell'altra,


si rinnovano.
Che serve stillarsi il cervello a indagarne le ragioni in
questo o in quel partito, in questo o in quel corpo di Ministri,
nelle debolezze di questo, o nelle pazzie di quell'uomo politico
-che ha tenuto in mano il Potere e dominate il Parlamento, o

Tonda mobile della pubblica opinione ? II filosofo pensatore sale


10 LEZIONI DELLA PROVVIDENZA

le cause istrumentali o se-


piu alto nelle sue ricerche. Sopra
condarie, che alia lor volta rivestono la natura di effetti, inve-

stiga le principal! e si studia di rimontare sino a quella, che

le altre tutte produce e governa. Or questa, si voglia o non

si voglia, e la suprema: e Dio stesso che, colla mirabile sua

Provvidenza, ogni cosa crea, dispone, muove ed avvia allo


scopo che si e proposto, e giusta quelle leggi che ha deter-
minate ; e formano un ordine, il quale all' arbitrio delP uomo
non soggiace, ed indarno 1' uomo ardisce di sconvolgere o
turbare :

Che giova nelle fata dar di cozzo?

Ebbene, 1'ordine di Provvidenza che Dio ha fermato in


Italia, collocandovi la Sede del Capo della Chiesa, suo Vicario
in terra, acciocche d'indi liberamente vi reggesse i popoli

cattolici, si e voluto rompere, col costituirvi uno stato di cose

che, violando la liberta di questo Capo, offendeva pur quella


del popoli che della Chiesa fanno parte. E per riuscire a tale
stato di cose e mantenerlo, si e rotta nelF Italia una guerra
flera e pertinace a tutto quanto vi e di sacro ;
anzi della legale

persecuzione alia Chiesa ed ai diritti suoi e del Papato, si &


fatta come una permanente istituzione ;
la quale di necessita &
sottostata e sottost a quelle censure, pur della Chiesa, che
in se racchiudono le piu terribili fra le maledizioni.
Come dunque negare o mettere in dubbio, che politica-
mente 1' Italia si e stabilita, non solo fuori dell'ordine della
Provvidenza, ma altresi contro di esso? E posto cio, come
ripromettersi che 1' Italia abbia da scampare dagli effetti della

legge punitrice dei popoli e degli Stati, che le censure della


Chiesa si sono attirate sopra?
Qui non si tratta di credere o non credere alia efficacia

della legge di giustizia divina : si tratta di sapere, se una legge


tale sia, o non sia. Ma dato che sia, gli effetti suoi hanno Fatto,
si abbia poi o non si abbia fede nel suo vigore. Se non che
1'esistenza di questa legge e comprovata dalla storia di tutti
i secoli cristiani, in quel modo che la storia medesima ne com-
AOL' ITALIANI 11

prova Fefficacia, dai primi Gesari bizantini del quinto secolo,


ai due napoleonidi del secol nostro.

Con ragione dunque il


Papa Pio IX prenunzio, avanti una
ostituzione di cose in Italia, che sarebbe stata contro Pordine
della Provvidenza, i mail gravissimi che alP Italia stessa ne sa-
rebbero derivati: e noi abbiamo udito il 17 marzo 1896, venti-
inque anni dopo la cattivita del Papato in Roma, il nuovo pre-
sidente del Consiglio dei Ministri dover mestamente dichiarare
al Parlamento, raccolto nella medesima Roma : Si direbbe

quasi che tutti i mali, che da lunghi anni travagliano la na-


zione,si sieno a un tempo resi piu dolorosi e molesti, produ-

cendo un grande malessere ed un grande sconforto. E perche?


Perche, di male in male, si e venuto ad una catastrofe mili-
tare in Africa che ha prostrata la potenza d'ltalia e ad una
,

!
effervescenza popolare che minaccia 1'edifizio eretto sopra
,

la costituzione delle cose, che Pio IX sentenzio contraria al-

Pordine della Provvidenza.

IV.

Sarebbe superfluo presentare il quadro dei danni inestima-


bili, che PItalia ha patiti e seguita a patire, da che e stata messa

fuori e contro di quesf ordine. II fine, piu o meno occulto, del-


Pimpresa fu Pannientamento del Papato, in quanto fosse pos-
sibile a conseguire ma per certo lo stremamento della vigoria
;

sua nel mondo. Questo ebbe in mira la setta, motrice delP im-
presa e goditrice dei frutti suoi, che sono stati Poro, il sangue
e Ponore della nazione.
Ma due argomenti coi quali sedusse il popolo italiano e
i

si e via via ingegnato di allucinarlo ed abbagliarlo, affinche


inpace si lasciasse divorare nella vita e tradire nella coscienza,
sono stati quelli della prosperitk materiale e della civile gran-
dezza. Italia, tu sarai ricca, fortunata, possente, invidiata

1
Dichiarazione del marchese di Rudini alia Camera, il giorno 17
marzo 1896.
12 LEZIONI BELLA PROVVIDENZA

e gloriosa fra le nazioni della terra, se, incatenato il


Papa
nella sua Roma, e rinnegatane la santa e salutare Paternita^
ti prosternerai al Moloch della nuova liberta e della nuova ci-
vilta e, coll' incenso delle tue adorazioni, gli offerirai in vit-
tima la fede degli avi-tuoi e Panima de' tuoi figliuoli!
Turbe non poche, inebriate da si pompose promesse ed
ammaliate, si aggiogarono al carro trionfale del Moloch e si
lasciarono trascinare :
ma, fatto non lungo viaggio, dove sona
ite a parare? Qual e 1'Italiano che non sorrida di pieta, alia
dimanda del come, dal 1859 in quassia prosperata PItalia, e
del come si sia rivelata grandiosa nelPEuropa? Miserabilita
universale, emigrazione, pellagra, fallimenti, scioperi, debiti^
sparizione di ogni moneta metallica, agricoltura abbandonata^
fame che estenua in ogni contrada la popolazione. E la terza

Roma che, dopo imprigionatovi il


Papa, doveva rifulgere piu
splendida e sontuosa della prima dei Gesari edella seeonda
di Leone X a rassomigliare in gran
e di Sisto V, e ridotta

parte ad una bombardata, secondo che un labbro augusta


citt

Pha qualificata, e convertita in un albergo di miseria, in un


ricovero di mendicita, dove i cenci e la disperazione passeg-

giano, a guisa di scheletri o di ombre in un cimitero. E la

grandezza civile e la potenza guerresca? Politicamente, di fuori,.

si fc manifestata nelle servitu, prima a Napoleone III e poi alia

Germania; di dentro, ad una confusione di gare, di rivalita, dr

frodi e di ladronecci, che hanno toccato Papice nel saccheg-


giamento civile della Banca romana; e poi, ha scritto Paltra
giorno Edoardo Scarfoglio, nel distruggere tutto quanto nel

paese era di buono e di alto, la ricchezza ed il gusto delParte,.


il pensiero e la giocondita, e d'una terra che pur, nelle mag-
giori infelicita. sue, conserve sempre un'aria di nobilta e di

grandezza, fare un asilo della piu sciatta volgaritk


i
.

E quanto alia gloria della potenza militare, ed ai fulgori


della decantata epopea nazionale, che ha rinnovata PItalia,.
il medesimo scrittore cosi liberamente ragiona :
Gonquisto

1
Giornale H Mattino di Napoli, num. 14-15 marzo 1896.
AGL' ITALJANI 13

Punitk a traverse una serie di sconfitte e di vittorie, dovute


dopo aver ottenuta la Venezia, in premio
allo aiuto straniero; e

d'una disfatta, ed essersi assisa sul Campidoglio quasi senza

combattere, non poteva avere che una molle idea della guerra.
Che cos'era pel popolo italiano la guerra? Una serie di grandi
razzie garibaldine, di battaglie francesi, nelle quali il re d'ltalia

conquistava i
galloni di caporale, e di proficue disfatte. Tren-
t'anni di grandi manovre e di dispute bizantine sul parasitismo

dell'esercito, non ban certo conferito a far piii virile la nostra

gente *. Quindi, corrente il marzo di quest' anno 1896, si e


dovuto sentire e leggere che, nel conserto delJe grandi Potenze
europee, faceva la figura di maggiore fra le Impotenze.
1' Italia

E per qual ragione? Perche senza denari, senza credito, senza


uomini di Stato e di guerra, senza esercito, o piu tosto con
un esercito cbe, da solo e privo del braccio altrui, non regi-
strava nelle sue bandiere, se non Dogali, Amba-Alagi, Makalle,

Alequa e Porribile rotta di Abba Carima. Maligne esagerazioni,


a dir vero, ma che pure hanno offesi gli occhi di quanti Italiani
sono stati costretti a leggerle in fogli stranieri. Se non che i
mail gravissimi che tormentano la sciaguratissima Italia, perche

messasi contro 1'ordine della Provvidenza, sono gik per se cosi


enormi, che I'amplificarli, a dileggio, piu che villania, e cru-
delta.

V.

Pero una lezione ben solenne la Provvidenza vindice di


Dio ha teste data agP Italiani, dei quali coloro che non arri-
vano ad intenderla, converrk dire che sieno senza intelletto,
pecore matte, secondoche Dante li denominerebbe.
Gome la giustizia di Dio, in pena della violenta cattivita,
nella quale teneva il Romano Pontefice, spinse Napoleone I,

fondatore di un Impero contro ordine della Provvidenza, verso


1'

1 ghiacci della Russia, e Ik incontro 1' inciampo della sua ca-

duta ;
cosi la giustizia medesima, fino da dieci anni, ha spinta,
1
ivi.
14 LEZIONI DELLA PROVVIDENZA

senza che ne sapesse il perche, PItalia legale, ancor essa co-


stituitasi contro quell' ordine, verso le cocenti sabbie e i dirupi

dove ha pure incontrato uno spaventoso castigo,


dell' Eritrea,

del quale si possono ora predire le conseguenze, ma si


non
vede essere pena esemplare della ignobile prigionia, in cui da
oltre venticinque anni serba il
Papa dentro la sua Roma.
E intorno a cio sono da notarsi due non casuali partico-
larita. La prima che, a teatro del flagello, ha scelta quella

costa del Mare Rosso, che bagna la terra in cui Faraone te-

neva imprigionato e servo il popolo di Dio. La seconda che,


in quel modo che la folgore lampo, nello stesso la
segue il

punizione ha seguita la sacrilega gazzarra, con cui quest' Italia,


nel settembre scorso, ha baldanzosamente festeggiato il giu-
bileo della presa di Roma al Vicario di Gristo.
Non diciamo casuale la prima, stanteche molta similitudine
passa tra il Faraone d'Egitto, tiranno del popolo d'Israele, ed
il Faraone italico, ossia la setta, co' suoi sicofanti e la caterva

degli adepti e ligi suoi, che ripongono la gloria della loro


Italia nella conculcazione dei Ghiesa e del Papato.
diritti della

Senza che puo asserirsi che questo Faraone opprime ancora


il
corpo del popolo di Cristo, giacche, nell'oppressione della
liberta del Capo del corpo, resta pure oppressa quella delle
sue membra.
Non diciamo casuale la seconda, stanteche tra i codardi
oltraggi al Padre Santo della Ghiesa in Roma e le sciagure
che ne sono susseguite agli autori, si e osservato un tal nesso
di causa con effetto, che ha dato negli occhi di
tutti; ond'e
che, fra due equinozii, del settembre e del marzo, allo
i

svolgersi dj/tali sciagure, si udiva comunemente esclamare :

- Ecco i bei frutti delle feste


pel 20 settembre II Papa ha !

implorato la misericordia pe' suoi ingiuriatori, ma Dio, prima


di usarla, vuol prendere le sue vendette.

Che piu? Si 6 fatto pubblico questo riscontro, che cioe pro-

prio il giorno 20 settembre, nel quale il Faraone italico assor-


dava Roma de' suoi urli di gioia infernale, la verga eletta da
Dio a flagellarlo, il Negus Neghesti, Menelik bandiva la sua
AGL' ITALIANI 15

grida di raccolta ai Ras delF Impero, affinche chiamassero alle


armi le loro genti e si accingessero a quella guerra, che do-

veva immergere 11 Faraone in un lago di sangue e di umi-


liazioni.

Ben si sa che la relazione di causalitk fra questo intrec-

cio di fatti non si palpa colle mani, ne si misura col metro:


si sente pero nel fondo della coscienza cristiana, la quale ha
strappato dalla bocca e dalla penna altresi d'uomini che si

vantano scredenti, la confessione che usci gia dalla bocca dei


maghi del Faraone egizio: Digitus Dei est Me! qui e il dito

di Dio, quel dito che per tanti anni si e bestemmiato e de-


riso.

E come non riconoscere, colla demagogica Italia del po-


polo di Milano, il castigo di Dio, nel subito precipizio di Fran-
cesco Crispi, dalla sommita del Potere nel nulla, fra Tesecra-
zione e gli scorni della intera Italia? Di quel Francesco Cri-

spi che, sei mesi innanzi, appunto il 20 settembre, dall'alto

del Gianicolo, in cospetto delP idolo di Giuseppe Garibaldi e


dei Reali di Savoia, con petulanza non superata se non dalla
insania, intimava, nel nome di Dio, al Papa Leone XIII di cur-
var la fronte al Faraone italico, minacciandolo, se restio, di
ceppi piu pesanti catene ? Chi lo ha fulminato a
piu stretti e di
un tratto e spazzato via, col suo codazzo, dalle aule del foro
agonale ? Certo nessuno ha detto II caso. Bensi si e detto
:

che il fulmine si e sprigionato dalle mani del Negus, vittorioso


in Abissinia.
Ma il Negus che altro e stato ed e, pel Faraone italico,
se non una delle piaghe, colle quali Iddio lo percuote, ut di~
mittat populum suum, acciocche renda in liberta il popolo suo,
nella persona del Capo della sua Chiesa ? E se il Faraone ita-

lico proseguira ad avere cor induratum, il cuore ostinato, non


e forse a temere che Iddio, per indicia maocima, con altri piu
formidabili colpi, non ostendat suam, non riveli lamanum
sua mano, siccome la rivelo al Faraone d'Egitto *?

1
EXOD. VIII, 4-19.
16 LEZIONI BELLA PROVVIDENZA

VI.

II Papa Leone XIII, passate le indegne baldorie del set-


tembre, pel giubileo della breccia di Roma, spedi, F8 ottobre
vegnente, al Gardinale suo Segretario di Stato, quella cosi no-
bile e sapiente lettera, intorno a tali indegnita, la quale tutti

ricordano e riscosse le lodi del mondo incivilito. La lettera con-

teneva ammonizioni di salute all' Italia ed il Pontefice le in-

dirizzava, non al Faraone, cioe alia setta ed ai settarii, pa-


droni del campo ed oppugnatori delle istituzioni e delle ere-
denze cristiane ;
ma
senno pratico di quegF Italiani, ai
al

quali tuttoche immuni dai legami della setta, ne ciechi se-

guaci delle sue dottrine, fa velo la passione politica. Or a


questi dava egli a divedere quanto sia opera perniciosa e
stolta contrastare ai veraci disegni della Provvidenza , osti-

nandosi a volere in Italia uno stato di cose, ripugnante alia


liberta dovuta al Capo della Chiesa. non profittevole se non
alle mene di fazioni audacissime : e lo dava a divedere nei
mali che tribolano la Penisola e nel pericolo d'altri piii fu-

nesti che le sovrastano.

Andati non ancora sei mesi, i fatti hanno commentata que-


sta lettera, nel modo piii luculento e lagrimevole che aspettare
si potesse. L' opera contrastante i veraci disegni della Prov-
videnza in Italia, a lume di mezzogiorno, e apparsa per-
niciosa e stolta in sommo grado ; poiche, dalla parte ap-
punto della Provvidenza, le & scrosciato sopra un improvviso
turbine di calamita, attratto dalle stoltizie sue, che si e fatto
sentire persino ai raacigni dell'Alpi ed ai sassi dell'Apennino.
A proposito delle immani calamita e stoltizie dell' impresa
eritrea, noi abbiamo udita gente popolare dire : Ecco che
Dio rende quello che si e fatto al Papa ! I fucili, rubati al Papa
e regalati agli Etiopi, sparano ancora, e sparano a vendicare
il maltolto al
Papa. Giusti giudizii di Dio! E similmenta
abbiamo inteso osservare, che come' a Castelfidardo, ad Ancona
ed alia Porta Pia di Roma, il numero esorbitante degli assa-
AGL' ITALIANI 17

litori fiacco il valore del difensori ;


cosi ad Amba-AIagi, a Ma-
kalle e ad Abba-Carima, la fiumana straboccante delle falangi
scioane involse e travolse prodi schiere dei nostri poveri
le

giovani soldati, che, a migliaia e migliaia, vi son caduti dal


piombo e dal ferro macellati.
Ne si reputi a superstizione di plebe questo spontaneo ri-
scontro di casi con casi e questo ricorso a somiglianze, che

tengono del meraviglioso. Chi ha scienza di storia, sa che le


leggi della superna giustizia non vanno disgiunte da ironie
tremende. Basti il ricordo di Napoleone I, cui fu fatto scon-

tare, dalle Potenze d'Europa, con un quinquennio di desolata

cattivita nello scoglio di S. Elena, il quinquennio della dura


cattivita, nella quale la prepotenza sua aveva tenuto il Papa
Pio VII in Savona ed in Fontainebleau.
Ad
ogni modo gl'Italiani, ai quali principalmente Leone XIII
rivolse la sua parola, che fu Teco della fatidica, scritta gia. da
Pio IX Carlo Alberto, in cio che sta loro davanti agli
al re

occhi, hanno di che meditare, per deporre il velo della pas-


sione politica , che ne annebbia la vista. Le catastrofi eritree,
che hanno scosso dalle fondamenta Pedificio, costrutto in Italia

contro Fordine della Provvidenza, hanno, dentro il


paese, aperta
la via del trionfo alia fazione audacissima , che del rovi-
nante ediflcio agogna al possesso. I barbari vincitori di fuori,
hanno portnta la vittoria ai barbari, gik sconfitti di dentro.
1 socialisti d' Italia scambiano gli allori cogli Etiopi dello Scioa.
Illudersi che giova? La bandiera, che si sognava dovesse
sventolare gloriosa sopra il conquistato padiglione del Negus

Neghesti, giace ora abbassata a' suoi piedi. In vano si tenta


di mutar nome alle cose. A nulla servono i sotterfugii, coi
quali si vorrebbero mostrare dall' Italia proposti i
patti di pace,
che dal Gesare etiopico sono imposti. Menelik, colla spada
vittoriosa in mano, li
detta; e 1' Italia, colla spada rotta in mano,
li accetta. Questa e la dolorosa verita, spoglia d'ogni favoloso
ornamento.
Tutti lo sentiamo, pur troppo, rattristati pel tanto sangue,
fatto pazzamente versare dal fiore della gioventu nostra, e con-
Seri* XVI, vol. VI, fasc. 1099. 2 23 nwzo 1896.
18 LEZIONI DELL A PROVVIDENZA AOL' ITALIANI

fusiper Pavvilimento della patria che se n'e raccolto Dio ha :

raggravata la sua mano sopra P Italia, come la raggravo gia


sopra PEgitto, immisit manum suam super Aegyptum : e ne
la tristezza,ne Pumiliazione ci debbono accecare al segno,
che non lo riconosciamo, ed insieme non iscorgiamo il modo
di vederla alleggerita e placata. Ci consola anzi che un rag-
gio di luce principii ad entrare ancora nella mente di chi non
la vorrebbe vedere e, vedendola, quasi la prende a gabbo.
Se 1' Italia non deve far la guerra, se deve chinar la

schiena davanti al primo barbaro che 1' ha battuta, tanto vale


neutralizzarla, abolir Pesercito e la marina e affidarci all'am-
ministrazione del Papa, che almeno ci dark la pace con tutto
il mondo, un' influenza coloniale dieci volte piu vasta di
quella
inglese, e trovera nel Yangelo i rimedii ai morbi che trava-

gliano il
corpo sociale.
Cosi ha scritto e stampato Edoardo Scarfoglio *, forse piu

per celia che per da vero. Ma se da questo suo voto, o da


questa sua deprecazione, si levi la celia e si ritenga il vero,
siavrk tutto cio che occorre, perche P Italia, rientrata nelPor-
dine voluto dalla Provvidenza, respiri; e da nazione la piu
flagellata dall'ira di Dio, ridiventi la piu favorita dalla sua
bonta.

1
11 Mattino di Napoli num, cit.
LA NORYEGIA
E UNA COKSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE

I.

Ai nostri lettori, gik da gran tempo accostumati a pellegri-


nare col pensiero in nostra compagnia per varie region! della
terra, non tornera discaro che noi adesso gPinvitiamo a se-

guirci fino in Norvegia, dietro la scorta di Mons. J. B. 0. Fallize,


Vescovo di Elusa e Yicario Apostolico di quella iperborea
regione.
La Norvegia non e un paese straniero a noi cattolici ; poi-
che la fede nostra vi germoglio e crebbe, qual pianta rigo-
gliosa e felice, per opera del suo apostolo Anscario, Yescovo
di Amburgo, e in seguito merce lo zelo del santo re e martire
Olao, il
quale vi chiamo dotti e operosi monaci inglesi a colti-
varla. Neppure quella regione puo dirsi straniera a noi italiani;
dacche vennero que' valorosi Normanni, i quali, deposta
di Ik

a pie della croce la ruvida scorza del barbaro e quella nativa


ferocia, che aveali resi il flagello dell'Europa, scaldaronsi al
sole della civilta cristiana ;
e poscia, mescolando il loro sangue
col gentil sangue latino, fondarono tra noi, come avevano fatto
in Inghilterra e in Francia, parecchi principati e un florido
regno in Sicilia, di cui tuttora rimangono chiare e gloriose

vestigia.
Ma venne, ai tempi della riforma luterana,
la patria loro

trascinata anch'essa cogli altri popoli scandinavi e germani


nelFinfausta ribellione contro la Chiesa; finche decretata nel
16 luglio del 1845 dalla Costituzione Norvegiana la liberta di
coscienza, i missionarii cattolici, i quali prima vedevansi cola
asserragliato il
passo alle loro corse apostoliche, vi poterono
20 LA NORVEOIA
novellamente penetrare e riprendervi le loro interrotte e frut-

tuose fatiche. La loro opera svolgevasi lentamente, ma con


promessa di piu felici success! per Pavvenire. Fra le altre

fondazioni, Mons. Fallize aveva, non ha guari, in Ghristiansand


una cappella,,una scuola, il presbiterio e la casa delle
edificata

Suore. Senonche queste umili dimore in legno, che rammen-


tavano lo stato della primitiva Chiesa, andarono indi a un anno
a fuoco e fiamma nel famoso incendio che ridusse in cenere
una gran parte della Egli non cadde di cuore per questo
citta.

sinistro, ma volse tosto Panimo a rialzare dalle ancor fumanti


ruine i distrutti edifizii, e non piii di legno, com'erano per
P innanzi, ma di solido granito, unica pietra che cola si trovi,

difficilissima a lavorarsi. Al che gli vennero in aiuto, oltre alia

propagazione della fede, generosi benefattori, i


quali gli cedet-
tero perfino gratuitamente larghi tratti di terreno ;
cotalche al

presente egli quivi possiede nel cuore stesso della citta un


immenso quartiere, che divise a mezzo, assegnandone una meta
alle Suore per edificarvi un grande ospedale con intorno un
bel giardino, e Paltra meta riserbo alia missione, innalzandovi

sopra un'elegante cappella e un ampio presbitero con salotti

spaziosi per le scuole, e il tutto bellamente cinto di piante e


di fiorite aiuole. Cotesto quartiere & ora uno de' piu belli e
vistosi di Christiansand. Egli e vero, peraltro, come dice
l
Monsignore nella sua relazione ,
che tutto ancora non e pa-
gato; ma il buon Dio condurra a capo Popera sua. E noi
siam certi che non gli fallira la speranza, dacche chi in Dio

confida, non e mai deluso.


Fin dal mese di febbraio dell' anno scorso tutte coteste

opere erano state recate a fine. Non si tosto le Suore si fu-


rono allogate nell'ospedale, che questo, avvegnache avesse le
pareti ancor fresche e gocciolanti acqua, fu subito pieno di
malati, riputandosi gli stessi medici protestanti felici di poter
affidare alle Suore i loro infermi. Laonde fin d' allora i letti

di quell'ospedale erano tra i detti medici oggetto di disputa;


1
Une tournte pastorale en Norvege. Relation, aux Missions Catholiques.
Ghristiania, 1895.
E UNA CORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZB 21

e i giornalisti protestanti levavano a cielo la carita delle Sucre.

L'eloquenza di questa muta predica dara a conosoere a quel


popolo, meglio d'ogni discorso, ove sia la vera Chiesa di Gesu
Cristo, la cui tessera gloriosa fu e sara sempre la carita.

Una cosa sola ancor mancava alPospedale e alia cappella,


ed era la benedizione della Chiesa; ed a compiere appunto
questo rito mosse il zelante Mons. Fallize alia volta di cotesta
citta, accompagnato da un giovane prete. Noi ne seguiremo i
passi, compendiando la sua relazione di 117 pagine scritte in
francese con molta eleganza e brio ma ; prima ci si consenta
di gittare una rapida occhiata su quella regione, cosi lontana

da noi e si poco conosciuta, o di certo non apprezzata quanto


pur meriterebbe.

II.

La Norvegia, che i latini denominavano Nortmannia, e


uno de'regni piu iperborei dell'Europa settentrionale, ed ha
una distesa di 1986 chilometri sopra una larghezza media di
men che cento chilometri al Nord e di quattrocento al Sud,
con una superficie di 316,694 chilometri quadrati e una popo-
lazione indigena che supera di poco il milione. E una regione
montuosa solcata per lo lungo da un'aspra catena di monta-
gne, che i
geografi moderni appellano Dofrine, o semplice-
mente alpi scandinave, e che la partono dalla Svezia. Dove
questa giogaia rispiana, e lungo le coste, il paese e tutto in-
tersecato da bracci di mare e da baie, le cui acque, ingolfan-
dosi tra le gole di altissime rocce slanciantisi la piu parte a

picco, addentransi fino a cento chilometri nelle terre, e poi


diramansi in un prodigioso numero di canali marittimi, cola
chiamati fiords ; i quali o sboccano ne' laghi, a cui diedero
origine, o fecondano le campagne e agevolano il commercio.
Questi sono collegati tra loro e coi laghi merce ponti di solida
e bella costruzione, sui quali corrono ferrovie e agevoli strade
che coprono di una rete tutto il piano.
Tra i tanti golfi, i quali, insenandosi nella riviera norve-
gese, aprono un ampio ricovero ai bastimenti, primeggia per
22 LA NORVEGIA
la sua importanza quello di Cristiania. L'approdo pero a questo
e ad altri porti e assai pericoloso, sia per lo spesseggiare degli
isolotti e degli scogli ciechi o a fior di acqua, di che e tutta

sparsa e disseminata la riviera, sia ancora per le frequent! e


sformate tempeste che si scatenano su que' mari e i banchi di
ghiaccio trasportativi dall'impeto de' marosi o dalle correnti
polari che battono la costa. Viaggiasi tuttavia cola phi per
acqua che per terra, specialmente nelPinterno del paese, dove
a ragione dei tanti golfl e canali, che tutta incidono, come di-

cemmo, la contrada, le vie terrestri danno larghissime e in-


terminabili volte,costeggiando i flanchi delle montagne, so-
spese con mirabile ardimento e maestria sopra paurosi abissi
che loro adimansi a pie', e fanno rabbrividire di spavento il
viaggiatore.
Le montagne hanno in piu luoghi le radici e i dossi sel-

vosi e ricchi di pascione e le vette biancheggianti d'eterne nevi


e ghiacci; e sono cosi serrate insieme che non lasciano negli
intervalli se non angusti valloncelli, o precipitose lacche e bur-

roni. Dalle loro cime avvallano numerosi fiumi e torrenti, che


spesso precipitano di balzo in balzo in pittoresche cascate, il

cui vaporoso polviscolo ai raggi del sole riverbera tutti i co-


lori delPiride.

II clima e salubre ma freddo, perche la Norvegia giace per


due terzi nella parte settentrionale della zona temperata e pel
restante nella zona glaciale; onde la temperatura e in ragione
della sua latitudine geografica, con questo divario pero che le
nevose montagne rendono questa parte assai
di verso oriente

piu rigida di quella volta ad occidente, ove Paria e addolcita


dalla prossimM del mare, le cui acque vengono temperate dal
gulfstream, calda corrente, che dal golfo del Messico spin-
gendosi fino alle regioni polari, vi addolcisce la
rigidezza
delle acque e dell'aria, e reca alle terre spoglie di vegeta-
zione il
provvidenziale tributo del legno fluttuante. A oriente
de' monti, i,
ghiacci sono piu forti, piu alte le nevi e di piu
lunga durata; e a occidente, piii frequenti le nebbie e le pioggie
e piii tempestosi i venti. Sulle coste parimente regnano i geli ;
E UNA CORSA APOSTOLIGA DI MONS. FALLIZE 23

ma quivi ancor piu presto si sciolgono ;


e nello scioglimento
1'aria carica di vapori e le acque stagnant! rendono le costiere
meno sane delle alte region!.

III.

La Norvegia non ha, a vero dire, che due stagioni, 1'inver-


nale e Testiva, la prima lunghissima, breve e assai calda la
seconda. In questa il sole accarezza quell'iperborea regione
fino a rimanere sull'orizzonte 18 ore e mezzo, nella parte me-

ridionale, e ore 21 nella mediana. Nella parte poi settentrio-


nale della Norvegia per piu settimane il sole non tramonta
mai. Senonche con egual misura la lascia poi vedovata nel
verno, in cui i
giorni piu corti sono dove di cinque, dove di tre
ore solamente, e nella regione piu boreale per parecchie setti-
mane il bell'astro non degna affacciarsi sul balzo di oriente.
Tuttavolta 1'orrore delle lunghe notti vi & di frequente fu-

gato da uno de' piu luminosi e incantevoli spettacoli della na-


tura, qual e quello delle aurore boreali, non che dalla straor-
dinaria chiarezza della luna, i cui argenti niun velo di vapori

appanna.
Nel piu fitto delle tenebre vedesi a un tratto biancheggiare
Porizzonte come allora che albeggia, poscia apparire un
grand' arco luminoso in cielo, che poggia a smisurata altezza,
e dolcernente scende fino a posare sulla terra o sul mare.
L'arco risalta e spicca dal cupo fondo del cielo con una tinta
ora argentina, ed ora di dolce zaffiro o di fiammante piropo,
dal cui centro e dagli orli sprizzano lampi e scintillii di ru-

bini, di crisopazii, di
smeraldi, di giacinti intramezzati da dar-
deggiamenti e guizzi di luce si sfolgorante che 1'occhio non
la sostiene.

Indi 1'arco si svolge in un grandioso


padiglione di luce, co-
ronato d'oro e drappeggiato di porpora o d'indaco
volgente al
rosso, con in mezzo un gran disco di vivo argento, che saetta
strali di bianchissima luce dal vertice dorato. A que' riflessi le
terre e i mari di mille tinte incoloransi, e i
ghiacciai river-
24 LA NORVEGIA
berano tutte le luci di che la natura pinge ed abbella le gemme,
i fiori e le nubi investite dal sole. E un giorno in mezzo alia
notte, ed un giorno di paradiso.
Altri spettacoli ancora quivi compensano i brevi giorni e
le lunghe vernata; poiche gli obbliqui raggi del
notti della
sole o delle aurore boreali illuminando i ghiacci, vi destano

prismi che raggiano tutti i colori delPiride, trasformando per


talguisa quella regione in un incanto di luci le piu brillanti
e svariate del mondo, che figurano palagi, castelli e torri di

smeraldi, topazii, rubini, zaffiri, tutto in somma un mondo


fatato.

Vi sono inoltre frequenti gli aloni o anelli colorati,


che coronano bellamente la luna, i parelii, o soli addop-
piati, e i
parasileni, o lune parimente addoppiate; cotalche

par che Dio quivi si piaccia di sfoggiare la sua grandezza e


munificenza, quando appunto vi sembra piu desolata e morta
la natura.

IV.

I paurosi fenomeni delPatmosfera, come tuoni e fulmini,


non turbano che assai di rado i
placidi sonni de' Norvegesi.
La madre terra non e loro avara de' suoi prodotti ; poiche
se il suolo e in piu luoghi roccioso, o sabbioso, ovvero co-
perto di paludi, nella parte meridionale e assai fertile' e nei
dintorni di Bergen ubertosissimo. Essendoche nella state la

lunghezza de' giorni, compensando la breve durata della sta-


gione, vi conduce prestissimo a maturitk le biade e i frutti.
Tuttavolta il difetto di un sistema di coltura piii acconcio al
clima, e talora ghiacci prematuri ed altre cause fanno spesso
i

mancare i ricoHi, e riducono gli abitanti a grandi distrette,


massime nella regione settentrionale, ove questi sono non di
rado costretti a cibarsi di una pasta fatta con la scorza amara
del pino.
Oltre la biada coltivansi in alcuni luoghi orzo, avena, le-

gumi, pomi di terra, lino, canape, luppoli, cumino, piante tin-


E UNA CORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE 25

torie, e nella parte meridionale eziandio parecchie piante frut-

come meli, peri, ciliegi, castagni e perfino albicocchi.


tifere,
Immense foreste imboscano le montagne, ove giganteggiano
pini, frassini e abeti di si gran corpo che forniscono agli abi-
tanti uno de' piu lucrosi traffic! del paese. Su pel declivi delle
medesime, nelle valli e nelle isole verdeggiano in piu luoghi
ricchi pascoli, ove allevasi di molto bestiame. II selvaggiume

parimente, come renne, cignali, armellini, castori, lepri e lontre,


vi abbonda da per tutto ; e i laghi, i fiumi e il mare sono si

ricchi di pescagione, che le acque suppliscono allo scarso ali-

mento che dk agli abitanti la terra.


Non bastando il suolo arabile in Norvegia al bisogno degli

abitanti, non vi si veggono per le campagne villaggi, ma sol

cascine isolate e caseggiati, ciascun composto di varii corpi di


fabbrica appartenenti a un istesso padrone. Essi sono di legno,
ma spaziosi, agiati e dentro mobiliati con un lusso che niun
supporrebbe in quelle solitudini. Attorno aU'ediflzio principale,
abitato dal signore del luogo, o dal suo affittuario, raggrup-

pansi le casine de' domestici, le rimesse delle vacche, le stalle


de' cavalli, 1'ovile, i
magazzini di legname e quanf altro e al
bisogno in luoghi solitari e spesso distanti piu leghe fra di

loro, in ciascuno de' quali 1'uomo dee bastare a se stesso.


II complesso di cotesti edifizii arieggia a un villaggio, av-
vegnache tal non sia, ed e circondato da campicelli assiepati

e messi a coltura o a foraggio per Pallevamento del bestiame,


che e una delle principali ricchezze del paese. Piu oltre s'af-
foltano macchie e boschi, anch'essi chiusi da folte siepi o stec-

cati,ove pascola nella primavera 1'armento, che poi nella state


va su pe' monti alle profumate pascione alpine, germogliate ai
tepori di un sole che in quella breve stagione non abbandona
mai 1'orizzonte; ne ritorna al chiuso che alia caduta delle
nevi. Nella state si fabbrica colassii queU'eccellente formaggio
cotanto ricercato in commercio; e nelle foreste si abbattono
i
pini, i frassini e gli abeti, che poi nella vernata sono con
somma agevolezza trainati giu pe' ghiacci fino ai depositi o
cantieri, donde vengono navigati in ogni parte del mondo.
26 LA NORVEGIA

y.

La campagna in Norvegia non e come tra not coltivata da


coloni o da braccianti, ma da afflttuari a vita, chiamati cola

husmand, a'
quali proprietario cede 1'uso e il frutto del suo
il

podere non a prezzo di denaro, ma a patto di tante giornate


di lavoro. L'affittuario vi costruisce la sua casa, e coltiva in
suo capo, o a suo profitto, il terreno, con diritto di tagliare
per suo conto una parte del legname nelle foreste e di far
pascolare un numero determinato di greggi o armenti nel po-
dere del suo Signore. AlPaffittuario defunto succedono d'ordi-
nario nel godimento di questi diritti la sua vedova e i suoi

figli, e cio non in virtu della legge, ma di una lodevole co-

stumanza nata dall'ingenita bonta di quel popolo. Di qui la

agiatezza delFaffittuario o mercante di campagna, che vien ri-

guardato come signore; e ne ha veramente, come ci attesta


M. r Fallize, la grandezza d'animo e un'ospitalita che non co-
nosce misura. Voi, dic'egli, potete battere a qualunque porta,
e siete sicuro di trovarvi mensa imbandita e letto apparec-
chiato.
83 la Norvegia non offre gran campo all' agricoltura per
la scarsezza di terreni arabili, Toffre tuttavia alPindustria mi-

neraria che vi prospera, merc& capitali stranieri e nazionali.


II paese e ricco d'ogni fatta minerali: argento, oro, nikel,
rame, ferro, e ferro magnetico, piombo, cobalto, arsenico,
cromo, allume, sale, amianto, alabastro, granito e marmo di
finissima grana da rivaleggiare con quello di Carrara, per nulla
dire delle pietre preziose, come agate, granate e ametiste. Non
faceva difetto alia Norvegia che il
petrolic, -ma anche di que-
sto si e scoperta teste una sorgente nelF Andaeen, e alia
isola
mancanza di carbon fossile si supplisce, almeno in parte, con
la torba. L' industria adunque mineraria non meno della fore-
stale e della pastorizia e fonte di ricchezza pel paese.

Ma ben maggiore Norvegia ritrae dalle acque ;


profitto la
poich& fiumi, canali, laghi e mari, tutto vi & assai pescoso,
E UNA GORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE 27

e per forma ch'ella sola puo rifornirne gran parte del mercati
di Europa ;
sue coste brulicano di aringhe, merluzzi,
dacche le

salmoni, e vengono di frequente visitate ancor dalle balene e


dalle foche. Ora di soli merluzzi in salamoia il commercio

Norvegese esporta in media un venticinque milioni alPanno,


oltre a infinite numero aringbe secche, salate e pigiate in
di

botticelle, che i suoi ottomila legni mercantili sbarcano in tutti


i
porti.

VI.

Nonostante tanta abbondanza, la Norvegia non arricchisce

gran fatto ;
e la ragione di cio sembra essere il manco di
economia e il lusso sfrenato che vi regna. Gonsumasi oggi

quanto ieri si e guadagnato, ne pensa aH'avvenire. I bisogni


si

poi fittizii e le esigenze del lusso sono una voragine senza


fondo, che ingoia le ricchezze delle piu agiate famiglie, tra le
quali sono assai comuni i fallimenti.

Arrogi ancora il gran numero degli spostati; poiche appena


avvi campagnuolo, il quale non ambisca di mandare il suo
figliuolo in citta a frequentare le scuole superior! per ivi lau-

rearsi in qualche facolta.


L'istruzione primaria in Norvegia e si diffusa, che non tro-
vasi neppur nelle campagne chi non sappia leggere, scrivere
e conteggiare e cotesta coltura e dovuta sia all'educazione di
;

famiglia, in cui i
genitori ammaestrano essi stessi i figliuoli,
massime nelle lunghe notti invernali, sia al gran numero di
scolari che frequentano le scuole comunali, nonostante il
lungo
cammino che debbono spesso percorrere per arrivarvi, sia fi-
nalmente per un'assai commendevole industria usata dal Go-
verno, il quale manda ogni anno per le provincie maestri am-
bulanti, incaricati di sorvegliare 1'istruzione de' fanciulli e di

compiere anche quella degli adulti. Essi insegnano agli hus-


mand Tarte d'intagliare maravigliosi lavori in legno, alia mo-

glie di lui quella di lavorare tessuti e ricami finissimi, ai cam-

pagnuoli secreto di que' delicatissimi lavori in filigrana, che


il

occupano le loro lunghe notti invernali, cose tutte che poi


28 LA NORVEOIA
messe in commercio, accrescono il ben essere delle famiglie;
e ai medesimi e ai pescatori i moderni ritrovati o perfezio-
namenti introdotti nell'arte o mestiere di ciascun di loro.

Aggiungasi a tutto questo la moltiplicita de' giornali che


corrono per tutto il paese, chiamato pero da M. r Fallize YEl-
dorado del giornalisti, lo svegliato ingegno e il vivo desiderio
che hanno i Norvegesi d' imparare, la vaghezza de' viaggi,

ne' quali sulle loro ottomila navi essi visitano ogni angolo della

terra; e si potra far ragione del grado di coltura di questo

popolo, a cui neppur manca il mezzo di darsi a studii supe-


riori nelle principal! citta, e specialmente in Cristiania dotata
di un' Universitk e di parecchie scuole e accademie.

La sua lingua e un dialetto dell'antico idioma scandinavo,


che partecipa delle lingue germanica, svedese e danese, come
altresi Porigine di questo popolo, riguardato qual ramo scan-

dinavo della gran famiglia germanica o germano-celtica. II suo


stesso tipo e 1' indole sua ne rivelano 1'origine ; poiche il Nor-

vegese e ben aitante della persona, di bianca e rosata carna-

gione, capelli biondi, occhi cilestri, membra robuste, e si vegeto


e sano, che un centenario non si dice decrepito, ma solo inabile
a grandi lavori.
Egli e d'animo franco, d' indole mite, e di semplici costumi,
assai ospitaliero, amante della veritk e profondamente religiose.
La sua maniera di vivere e quale piu innanzi la descrivemmo ;

la sua religione era gik la cattolica ed ora e la luterana, a cui


senza volerlo, e senza quasi saperlo, venne trascinato da principi
stranieri suo governo e monarchico costituzionale, con un
;
il

proprio parlamento, sotto lo scettro del Re di Svezia, a cui


il
Congresso di Vienna nel 1814 voile unita la Norvegia.
E tanto basti aver qui accennato di cotesto paese e de' suoi

abitatori, sia
per appagare la dotta curiositk dei nostri lettori,
sia per seguire con maggior conoscenza de' luoghi e delle
persone la corsa apostolica di M. r Fallize, il quale ci forni
molte delle notizie da noi piu innanzi accennate.
E UNA CORSA APOSTOLIGA DI MONS. FALLIZE 29

VII.

Ed ora mettendoci con viaggio alia volta di Chri-


lui in

stiansand, non si smarrisca d'animo il lettore al vedere cotesto


coraggioso Vicario Apostolico in cammino nel piii crudo rigore
della stagione. II missionario non bada n& a freddo n& a caldo,
ne a venti n6 a procelle, n6 a pericoli di terra n6 di mare. Egli
dice con S. Paolo Charitas Dei urget nos; e tolto il breviario
sotto il braccio e appeso il crocifisso al collo, avviasi, senz'altro,

ove il suo dovere lo chiama o la caritk lo sospinge.


Un viaggio in febbraio, scrive I'istesso M. r Fallize, ne'paesi
del ghiaccio e un affare molto serio. Pei grandi viaggi lungo

le coste noi non abbiamo in Norvegia altro che il mare poiche


;

le grandi strade fanno giri impossibili; e non 6 dato a tutti


di poter passare intere settimane in vettura o in islitta con un

freddo cbe spacca le rocce. E adduce in seguito la ragione


di coteste interminabili giravolte delle strade maestre, ed e

quella appunto che abbiamo piu innanzi indicata, cio6 Pinfinita


moltitudine dei fiords o canali marittimi, che tagliano per ogni
verso pianure e la costiera.
le

E
qui egli nota che senza questi canali e senza i laghi
il paese sarebbe una landa deserta, dove che con essi e per
essi non solamente possiede le piu belle vie di comunicazione

e i migliori porti di Europa, ma oltrepassa eziandio in bellezza


i
sogni piu arditi del viaggiatore.
Nell'estate poi il viaggio per mare offre un incanto senza
pari. Anzitutto trovasi a bordo delle navi ogni agiatezza che
si possa mai desiderare e le persone sono di squisita amabilita

e cortesia. Inoltre il mare nella bella stagione 6 sempre calmo;


e siccome il Yapor postaleavvolge quasi sempre tra una
si

selva d'isolotti, che spesseggiano lungo le coste da Cristiania

tempeste non giun-


ftno alle regioni piu boreali, le stesse rare

gono a battere la nave. Anche nelle notti d'estate, notti punto


oscure in questi paraggi, puossi a tutt'agio, assisi sul ponte,
vagheggiare gli stupendi paesaggi, che ad ogni svolto della
30 LA NORVEGIA
nave per questo laberinto di golfi si scoprono. A dritta e a
manca vi sovrastano in capo ora montagne e rocce levantesi
a ora foreste di abeti, ed ora graziose casine di pastori
cielo,
e pescatori, dipinte con tutti i colori dell'arcobaleno e coronate
di verdi pratelli smaltati di fiori; e in quella che le vacche
e i montoni pascolano in riva al mare, le barche peschereccie
volteggianvi d'attorno pe' campi, in capo a' quali entrasi in un
piccolo porto di mare, ove buona parte della popolazione si
affolla sul molo per appagare la sua curiosita o salutare gli

amici.
Ma nel nostro interminabile inverno tutto cambia d'aspetto,
massime lungo la costa orientale. Mentre il gulfstream impe-
disce che il mare e anche i fiords della costa occidentale ge-

lino, da Cristiania in giu, fino alia Norvegia meridionale, tutti

i fiords e tutti gli stretti e passaggi fra le isole sono abbar-


rati da serraglie di ghiaccio; e solo a costo di grandi sforzi
certe barche speciali (armate di congegni da fendere il
ghiaccio)
pervengono a tenere aperto un canaletto che apra alle navi
1'uscita dal porto. I legni a vela non osando affrontare i pe-

lunghi alle volte fino a cm-


ricoli di cotesti angusti passaggi,

quanta chilometri, sono condannati al riposo; e solamente le

navi a vapore, le quali padroneggiano i loro movimenti in


guisa da non dare di cozzo contro quelle barriere di ghiaccio
di parecchi metri di spessore, o sono assai forti per romperne

o cessarne da se i massi distaccati e galleggianti, possono


tenere il mare.
Alia sopraddetta difficolta se ne aggiunge un'altra, e sono
le lunghe notti del nostro inverno.

VIII.

Cosi egli, e noi, senza qui ripetere quanto abbiamo accen-


nato piu sopra di coteste notti invernali, teniam dietro al ze-
lante Prelato, il quale in compagnia di un suo giovane amico
e della Superiora provinciale delle Sucre di S. Giuseppe par-
tito a mezzanotte dalla capitale, fe' rotta alia volta di Christian-
E UNA GORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE 31

sand. Non appena, dic'egli, eravamo usciti dal porto di Cri-


stiania, che sentimmo a ogni momento la nave dar crolli e
scricchiolare in tutte le sue giunture, e questo spaventoso stro-

scio, prodotto dalPurto de'ghiacci, non ci lasciava velare gli


occhi al sonno. Verso 11 mattino solamente abbiam potato

prendere il largo; ma quivi ancora i


ghiacci distaccati dal
fondo dei fiords e fin cola trabalzati dalP impeto delle tem-
peste, ci accompagnavano. Di tratto in tratto ci abbattevamo
in qualche striscia d'
acqua libera, che rifletteva come spec-
chio il sempre dorato del nostro inverno, ma non serviva
sole
ad altro che a permettere al Vapore di prendere un novello
slancio per forzare una nuova barriera di ghiaccio. Felice-
mente per noitempo era tranquillo! Molte fiate ho io
il

veduto in mezzo alle tempeste, onde 1' inverno e si prodigo


in Norvegia, massi di ghiaccio bolzonati dall'uragano con-
tro le navi, urtarle con forza inaudita e scuoterle e crol-
larle tutte fino al fondo della chiglia, in quella che i flutti
invadevano il
ponte e incontanente gelavano, per Pacutezza del
freddo, fino a parecchi piedi di altezza, di guisa che la ciurma
non poteva attraversare il ponte senza rischio della vita. In
questi frangenti ho imparato ad ammirare il sangue freddo
e lo spirito di sacrifizio dei nostri bravi marinai norvegesi.
Veggonsi sovente dal capo alle piante come cristallizzati dal

gelo con la barba, i


capelli e gli abiti coperti di ghiacciuoli,
starsene le lunghe non aprir
ore immobili al loro posto, e
bocca che per dire agli atterriti passeggeri non esservi peri-
colo di alcuna sorta, anche allora che il legno minaccia di dare
alia banda sotto il
peso delle acque gelate, ond' e aggravate
sul ponte.
Ben comprende che in tempo de'ghiacci la nave deve
si

tenere Palto mare, e non puo entrare che ne' porti assai ricchi
per mantenere aperto un canale. Quanto agli altri porti, vi
si spediscono la posta e le mercanzie in treggia fino al limite
de' ghiacci, trasformati in uno scalo provvisorio e nonostante
;

la distanza che vi corre spesso di parecchie leghe, i curiosi


del luogo e soprattutto i biondi giovani d'ambo i sessi or sui
32 LA NORVEGIA

patini, ed ora sulle slitte vi accorrono da ogni banda per sa-


lutare la nave. Dove poi ha un canale, aH'avvicinarsi di quella
al porto, veggonsi ai due lati far siepe i Norvegesi, giovani

e vecchi, e prendersi bel tempo patinando, sollazzo a cui tutti

si danno con passione,.

IX.

E qui il Prelato viaggiatore, colto il destro di una sosta


del Vapore in Arendal, da un cenno di questa graziosa citta

di circa 7000 abitanti, la quale spiegasi in anfiteatro sul porto,


ed e celebre pe' suoi cantieri di costruzione, i cui legni mer-
cantili navigano su tutti i mari del globo. Egli esprime il suo

ardente desiderio di fondarvi una missione e stabilirvi le Suore


di carita, che tante volte vi furono invitate. Imperocchfc la
citta & metropoli di una popolosa provincia vasta quanto un
dipartimento francese, dove nulla ancora si & intrapreso per la

propagazione della fede, e i pochi cattolici che 1'abitano, sono ab-


bandonati a se stessi. Stringe adunque il bisogno di provvedervi :
ma come, se il zelante Vicario apostolico Fallize scarseggia di

mezzi, e pochi che ha, neppur bastano a sopperire alle piii


i

stringent! necessita delle missioni da lui altrove impiantate ?


Gi giova tuttavia sperare che la Propaganda di Roma, coadiu-
vata dalPOpera della Propagazione della Fede di Lione, possa

venirgli quanto prima in aiuto.

Rimessosi egli in mare, riprese la sua rotta verso Chri-


stiansand ;
e gia scopriva da lungi i due fari del molo,
quando
senti a un tratto un urto tremendo che scosse tutto il naviglio.
Comprese tosto che a cagion delle tenebre il pilota non aveva
imboccato il canale, ma
Vapore sopra una saraci-
lanciato il

nesca di ghiaccio con manifesto rischio di mandarlo a picco. E


si sarebbe esso infatti al flero cozzo fracassato o partito a mezzo,
come a tante altre navi era intervenuto, ove non fosse stato
foderato di ferro. Merc6 la sua brava corazza resistette all'urto
r

scio, e indi a poco, infilato il canale, di6 tranquillamente fondo


in porto.
E UNA GORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE 33

Nonostante 1'ora tarda, tutti i cattolici del luogo, col loro


parroco alia testa, erano sullo sbarcatoio in attesa del Vapore.
II Prelate, appena messo pie a terra, venne da loro accolto a

festa e condotto a mo' di trionfo alia canonica di recente

edificata.

La domenica seguente, 24 febbraio, era il giorno destinato


alia benedizione della cappella e dell'ospedale, e fu una festa

per tutti gli abitanti e im vero trionfo per la cattolica Chiesa. La


cappella molto innanzi alia funzione era gremita non gik di cat-
tolici, che sono pochi, ma di protestanti, tra quali il Gover-
natore della Provincia, il Sindaco della citta, il Prefetto di

polizia, le altre autorita e ogni ordine di cittadini, desiderosi


di attestare al Vescovo il loro rispetto e ai cattolici la loro

simpatia. Che mutamento di scena dal giorno in cui il


prete
cattolico era, sotto pena di morte, sbandeggiato dalla Nor-
vegia! Cotesto rinsavimento della pubblica opinione ha qual-
che cosa di prodigioso!
I protestanti non meno dei cattolici accolsero con animo
attento e benevolo le parole del Vicario Apostolico,
il
quale con
la sua robusta eloquenza espose e confuto gli errori del prote-
stantesimo, terminando il suo dire con una calda perorazione,
in cui scongiurava i
protestanti a volersi unire a noi in una
preghiera a Dio, acciocche riconduca la Norvegia al seno di sua
madre, da cui T astuzia e la violenza di principi stranieri ave-
vanla strappata. Quest' invito fe' si profonda impressione nel-
1'uditorio, che il Governatore dopo la funzione disse a Sua
Eccellenza Monsignore, noi pregheremo con voi, afflnche ab-
:

bia il suo compimento la preghiera di Gesu Cristo ut unum


tint; e s'io mal non m'appongo, non andra oltre a un secolo
che questo voto si adempia. Gosi parla un protestante ; ne
diverso dal suo e il sentimento del popolo, che e nella sua

maggioranza protestante di nome e cattolico di cuore. Onde


non e a meravigliare il suo concorso alia cappella cattolica,
ilfavore con che accolse le parole del Prelato, ripetute poi
con benevoli commenti dalla stampa cittadina, il devoto rac-
coglimento che mostro durante il divin sacrifizio, celebrato
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1099. 3 24 marzo 1896.
34 LA NORVEGIA

da S. E., e la calca con che affollossi cola alle funzioni del po-
r
meriggio, e accompagno poscia M. Fallize alia visita e bene-
dizione delPospedale, vivamente commossa, non meno degli
infermi, dallo spettacolo della carita cattolica. Si corono la

festa con la solenne benedizione del SS. Sagramento, preceduta


da un commovente discorso di S. E. in lode della carita e di

quelle angeliche creature, le quali in se stesse ne incarnano


P ideale evangelico, votandosi per amor di Dio e del prossimo a
una vita tutta di sacrifizio, che comincia dal momento in cui,
dato un eterno addio al mondo, alia famiglia, alia patria, a
.

quanto P uman cuore ha di piii caro quaggiu, corrono a chiu-


dersi nel lacrimevole ostello del dolore e della morte ne ;
ter-

mina che in quell' istante supremo, in che logore dalle fatiche


e dalle veglie, consunte da infermita spesso contratte nelP as-
sidua assistenza di malati contagiosi, o anche barbaramente
uccise da quelli stessi che lor dovevano la sanita e la vita,

volano con Peletto spirito a bearsi in Dio.


Terminate le funzioni di chiesa, furono i
magistrati della
cittk invitatia un modesto desinare, in cui essi, avvegnache
protestanti, brindarono alia salute del Santo Padre; e il Go-
vernatore ringrazio il Vicario Ap. di essere venuto a dimorare
tra loro, e a fondarvi una Missione e un ospedale. A quante
speranze cosi belle disposizioni non debbono aprirci il cuore !

Da Christiansand il zelante Pastore mosse alia volta di

Stavanger, ove pur c' invita ad accompagnarlo, e noi lo faremo


di buon grado.
II viaggio e assai arrischiato, perche convien costeggiare
con nave una delle piu orribili e pericolose riviere della
la

Norvegia, irta di rocce denudate dalle tempeste che pescano


con due capi in mare, aprendo tra Puno e Paltro un seno,
anch'esso mal fido pei tanti scogli ciechi o a fior d'acqua,
di che e tutto disseminato, ne' quali non e a dire
quante
navi sorprese dalle tempeste o dalle nebbie, quivi assai fre-

quenti, vengono a fracassarsi. E quel che e peggio, smontando


quivi le rocce a piombo, gP infelici naufraghi neppur possono,
nuotando, afferrare a salvamento la spiaggia; e pero, ove non
E UNA GORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE 35

sieno soccorsi a tempo dalle barche di salvataggio, che, grazie


alGoverno e a private societa, vi stanno sempre sulP ancora,
miseramente periscono.
Prelato pote tuttavolta approdare felicemente al porto di
II

Ekersund, cittaduzza di soli tre mila abitanti, donde in due ore


diferrovia pervenne a Stavanger, attraversando un verodeserto;

poiche il cammino ch'egli tenne, corre tra immensi massi erra-


tici digranito precipitati dalle montagne, e sbocca in una pla-
nizie sterpigna e paludosa, ove pascono raagri armenti.

La sua popolazione, come generale la norvegese, e


in

assai religiosa, ma pietista, in mezzo alia quale non fu dato


ancora alia Mission cattolica di poter fermare sua stanza
per difetto di mezzi e di sacerdoti. Eppure questa cittk non
conta meno di 25,000 abitanti, ed e una delle citta marittime

piu importanti, dove convengono da ogni banda i


viaggiatori
curiosi per visitare 1' immenso ghiacciaio Folgefonden e il
pit-
toresco lago di Suldal.
E doloroso il pensare che in un' immensa distesa di terre
non vi abbia un sol prete cattolico, e che il
piu vicino, chiamato
per telegramma, disti da Stavanger una giornata di mare.
M. r Fallize al suo arrivo in questa cittk ando in traccia dei
coadiuvato in quest' apostolica caccia da un buon foto-
cattolici,

grafo protestante, di cui aveva fatto conoscenza a bordo; e


giunse dopo faticose ricerche a trovarne in numero sufficiente
per formar quivi il nucleo di una missione. Ma il buon Vicario
Apostolico non aveva preti da mandarvi; e cosi dopo avere
fatto del suo meglio per ricondurre le smarrite pecorelle al-

1' ovile del buon Pastore, videsi di nuovo costretto a lasciarle


in mano Provvidenza ; e parti con le lagrime agli occhi,
alia

profondamente addolorato di dover abbandonare a s& stessa


questa antica citta episcopale, la cui superba cattedrale cat-
tolica e tuttora in piedi einvoca il suo Pastore. Senonche non
ando guari che il
Signore lo consolo e di un modo maravi-
viglioso come appresso vedremo.
GLI HETHEI-PELASGI
IsTEL

LA MACEDONIA

SOMMAR10: La Macedonia detta prima Ematia. Suoi confini e suoi popoli.


La leggenda Titone e Placia e del loro figlio Ematione. Perche la
di

Macedonia fu chiamata terra di Khettlm. Se i Macedoni furono Greci,


come asserisce Erodoto. L' idioma macedone fu pelasgico. Se la lingua
de' Pelasgi sia perita e come si potrebbe, in parte, rintracciare. Me-
todo da seguire, difficolta e modo di superarle. La Calcidica. Origine
del suo nome. I suoi popoli metallurgist! furono Hethei-Pelasgi. II

monte Atos e le sue citta. Delia priorita di tempo nell'occupazione


del mondo greco-orientale ed italiano, se debba concedersi agli Arii
ovvero agli Hethei-Pelasgi. Gli Aborigeni della Sabina e del Lazio.

La regione, di cui prendiamo a trattare in questo capitolo,


non e altrimenti la Macedonia dell' eta di Filippo o di Ales-

sandro il Grande, smisuratamente vasta ;


si bene quella molto
ristretta del tempo degli Hethei-Pelasgi, la quale portava il
nome di Emathia e di Macetia e fu parte della Tracia auti-
chissima. I suoi confini pertanto non si possono con certezza
assegnare, ma solo con qualche probabilita, la quale peraltro
in tanta lontananza di tempi ci dovrebbe bastare. Strabone
scrive che F Ematia fu abitata dagli Epiroti, dagli Illirii, ma
la parte maggiore dai Bottiei Gretesi e da' Pierii Traci ;
i Bot-
tiei oriundi da Greta sarebbero venuti sotto la condotta di
Bottone, e i Traci dalla Pieria e da' luoghi vicini all' Olimpo.
Altri popoli, cioe i Peonii, occuparono paese presso PAxio,
il

gli Edoni e i Bisalti il rimanente fino allo Strimone. Di tutti


l
costoro divennero signori gli Argeadi e i Calcidesi Euboici .

1
STRAB. VII, Fragm, 11.
GLI HETHEI-PELASGI NEL CONTINENTS ELLENIGO 37
L' Ematia, considerata ne' suoi limit! geografici, ebbe a set-
tentrione la Pelagonia e la Migdonia; a mezzodi la Tessaglia;
a oriente la Pieria e il seno Termaico e ad occidente 1'Adria-
tico *. Vero e che i poeti usano il nome di Ematia per tutta
2
la Macedonia, la Tessaglia e la Farsalia . Poiche dell' origine
-del nome Ematia, come Emathos, di Macedone, di fratello di

Macetia e di Macetta o Macessa scrivemmo altrove 3 non porta ,

il pregio di ripetere il gia detto. Quello che qui dobbiamo


provare si e che Macedoni furono tribu hetheo-pelasgiche
i

dell'Ematia, la quale ebbe fin dal principio due nomi, ma po-


scia fu piii nota con quello di Macedonia.
Gli antichi ci dicono che Ematia fu cosi chiamata da Ema-

tione, figlio di Titone e dell'Aurora, e fratello di Memnone,


ambedue generati in Etiopia. Titone poi figlio di Laomedonte
che fu figlio d' Ilo, da cui la citta d' Ilio, ebbe per moglie Pla-
4
cia, figlia di Atreo o Catreo . II significato della leggenda mi-
tologica non e oscuro. L' Aurora che per amore rapisce Titone
o, secondo altri, Gefalo, rappresenta 1' Oriente, e gli Etiopi, dove
essa si trasferisce e vi genera Ematione, rappresentano i
po-
poli khamitici insieme e delPAsia, fra' quali gli He-
dell' Africa

thei-Pelasgi. Titone, infatti, ebbe per moglie Placia, figlia di


Atreo o Catreo, il che vuol dire lui essere stato signore di
Placia, la quale fu cittk pelasgica della Misia Olimpica, dove
fino al tempo di Erodoto si parlava Fidioma pelasgico; e d'altra

parte, in Atreo o Catreo che dicesi padre di Placia, si riconosce


il nome degli Hethei, essendo 'Aipsu? figlio di Pelope, (X)ai-
p-'jc col suffisso -p- di appartenenza. La leggenda di Pelope,
figlio di Tantalo, ci conduce alle piu antiche memorie della
Lidia preistorica confusa spesso dagli antichi con la Frigia,
5
dove trovammo gik gli Hethei e i loro monumenti . Donde e

1
PLIN. H. N. IV, 10, 17.
Cf. VERG. (Zeorg. I, 492; OVID. Met. 15, 825; Luc. Phars. I, 694 e
passim.
3
DE CARA, Gli Hethei-Pdasgi, VoL I, p. 403, 405.
*
A*POLLODOR. Ill, XII, 11, 4.
6
Cf. DE CARA, o. c. p. 654.
38 GLI HETHEJ-PELASGI

lecito conchiudere che le primitive tribu dell'Ematia e pero


della Macedonia, furono tribu di origine asiatica e della fa-
miglia hetheo-pelasgica.
Alia stessa conseguenza si viene sicuramente per altra via.

Imperocch6 i Macedoni son chiamati Khettim e la terra loro,

come si ricava dal Libro I, cap. I de' Maccabei, terra di Khet-

tim = Macetia, dove Ma significa terra, paese, e ceti & = Khet-


tim *. Qui si puo domandare donde i Maccabei conobbero la

Macedonia nome di terra di Khettim. E primamente


sotto il

si noti che questo nome nel Lib. I, cap. I, de' Maccabei &
scritto :
capo VIII, 5, dello stesso Libro, KITI&OV.
Xeneteifx, e al
La terra dunque de' Khettim o de' Kitii e la Macedonia del
tempo di Alessandro il Grande e di Perseo, perciocch6 1'uno
e detto il Macedone e che usci dalla terra di Khettim, e Faltro

che fu pure Re dei Macedoni, e chiamato Re de' Citii o Gitiei.


L'assioma di Giuseppe Flavio, da noi altrove discusso 2 , e che
gli Ebrei, col nome di XeOlji, significavano tutte le isole e la

maggior parte delle citta lungo il mare:... vfjaoi IE TcSaai, xai TO.

3
TtXefa) TWV Tiapa GaXaaaav -)($i\L 6716 'Eppafwv 6vo[ia^iat . Ora 1'an-

tica Ematia, non fu isola ne ebbe cittk


Macedonia, che fu 1'

lungo il mare Mediterraneo, e


percio il suo nome non poteva
esser compreso in quello di Xs0i|jt, dell'assioma flaviano, e
molto meno che questo nome sia stato preso dall'isola di Cipro,
detta XeOtfia, da cui, come penso Giuseppe, furono appellate le
isole tutte e la maggior parte delle citta lungo il mare. Laonde

se la Macedonia o Macetia si chiamo cosi, cio& terra o


paese
de' Khettim o Getii o Citii, non deve la sua denominazione ad
altro se non alPessere stata abitata in tempi preistorici, da'figli
di Khet ciofc dagli Hethei-Pelasgi, e non gia da' Kettim, figli
di lavan, come scrisse Giuseppe.
Ne si vuol trascurare un'osservazione molto utile al nostro

scopo, e che vieppiu conferma 1'origine hethea de'primitivi Ma-


cedoni. Ci fanno sapere gli antichi, fra' quali Erodoto, che

Cf. DE CARA, o. c. p.
1
428, sfeo.
2 DE CARA, o. c. p. 58 e segg.
3
FLAV. I. Ant. lud. I, 6, . I.
NEL CONTINENTE ELLENIGO 39

tra' popoli della Macedonia v' erano i Brigi, che poi trasmi-

grati d' Europa in Asia, si dissero Frigi. 01 & ^puyes, &$ Ma-
*s86vs Xlyouai, IxaXsuvio Bpfyss XP^ VOV Saov EGpawcr/foi ^6vT$ au-
VCLXO: laav Maxe86ac. [Aia[3avT Se i? TTJV 'Aafyv a[Aa -qjx^ * al
TO ouvojAa (jLEil^aXov i; Opuya? *. Ora, come fu da noi dimostrato,
non sono Brigi che passano d' Europa in
i Asia, si bene i Frigi
che primi vanno ad abitare le contrade de' Brigi, e la tras-
formazione de' nomi" non e altrimenti quella che ci da Ero-
doto, ma la contraria. I Frigi si mutano in Brigi, non vice-

versa. Senonche i Frigi della Macedonia primitiva cioe della


Ematia, non furono semplicemente auvotxot, cio6 coabitanti,
viventi insieme con gli Ematii, ma loro fratelli, perche della
2.
stessa famiglia hetheo-pelasgica, come scrivemmo altrove Di

che conseguita essere stati i primi Macedoni o Macetii veri


popoli hethei, cio che da noi si doveva provare.
Un fatto abbastanza curioso narratoci da Erodoto ci di-

mostra chiaramente che 1'opinione comune de' Greci teneva


i Macedoni non esser Greci, si bene barbari o mezzi barbari;
laddove Erodoto dice che i Macedoni erano veramente Greci
di origine e che prove nel seguito della sua storia.
ne dara le

Cio riconobbero, secondo lui, i Magistrati che preseggono a' ludi


olimpici e ne fanno osservare le leggi. Imperocche, desiderando
Alessandro, figlio di Aminta, prender parte a' solenni giuochi
e percio recatosi ad Olimpia, i Greci, co' quali doveva con-
correre nello stadio, lo vollero escludere dicendo non essere
questa tenzone de' Barbari ma de'Greci. Senonche Alessandro,
avendo dimostrato ch'egli era Argivo di origine, fu giudicato
Greco 3 Ora noi siamo di parere che 1'argomento di Alessandro
.

non era in se stesso valido anzi provava contro di lui, e che se


i
Magistrati glielo dovettero passare per buono furon mossi da
ben altre ragioni che non quelle di natura etnografica. Gli
Argivi, infatti, non furono primitivamente Greci, perche Argo,
onde si chiamarono, non fu greca citta ma pelasgica. Se Omero

1
HERODOT. LXXIII.
VII,
*
Cf. DE CARA, c. p. 627 e
o. seg-g.
3
HERODOT. V, XXII.
40 GLI HETHEI-PELASGI

da il nome di Argivi a Greci e quello di Argo alia citt&


tutti i

del Peloponneso, al Peloponneso e a tutta la Grecia, non lo


fa per ragioni etnografiche ma, come opino Strabone, per la
chiarezza di Argo: Stimo, egli dice, la gloria di questa citt&
(Argo) essere stata la causa del chiamarsi gli altri Greci da
lei Pelasgioti, Danai ed Argivi. Oijiai 8'5-ct xal TleXaaytwia?, xx
Aavaouc, warcep xal 'Apyefous, if) So^a Tf^ TioXewc; TauiTjc;
arc' adifjs
f

xal TOI> yXkouc, 'EXXr)va$ xaXelaSac Trapsaxeuaasv


1
. II nome stesso
di Argo, "Apyos, dichiarava Forigine non greca di Alessandro,.
perciocche apyo? in signiflcato di campo, rceBiov, non e altri-
menti greco, comeche usato da' Greci moderni del tempo di
Strabone. Omero infatti non ha neppure una volta adoperato
questo vocabolo apyo? per campo. Strabone crede che sia nome
di origine macedonica e tessalica 2 Pelasgica cittk eziandio .

la dimostrano Farce di nome Larissa e la serie de' primi


3
Re del Peloponneso : Foroneo ed Ezeo , padre di Licaone,.

Pelasgo, figlio di Agenore, Tantalo, Pelope, Atreo, ed altri.


Quando dunque Alessandro, a fin di provare lui esser greco
di origine, si appello a'Re argivi che furono Pelasgi e pero
Barbari nelP opinione de' Greci, non solo non provo nulla, ma
provo il contrario e confermo la veritk del diritto di esclusione
invocato da' concorrenti giuochi olimpici. a'

che 1'idioma degli antichi Macedoni non fu greco;


Si sa poi

perciocche nel dialetto macedone si trovano molti vocaboli


tessalici ed arcadici ed anche latini, il che si spiega ottima-

mente da cio che Tessali, Arcadi e Macedoni erano della stessa


famiglia pelasgica, come
popoli pelasgi furono i Sabini e i
4
Latini Di che noi stimiamo che 1'idioma pelasgico non sola-
.

mente non e del tutto perito, ma che se ne potrebbe eziandio


raccogliere e ricuperare una buona parte. L'opera certamente
non sarebbe facile ne d'un solo, ma domanderebbe gli sforzi

1
STRAB. VIII, VI, 9.
2
STRA.B. 1. c.
3
DE CARA o. c. p. 321, dove si prova Teguaglianza fra Ai^stog ed
HetJiaeus.
k
Cf. 0. MILLER, Dorians, Vol. I, p. 3 della trad, ing-lese.
NEL CONTINENTE ELLENIGO 41

di molti e soprattutto andrebbe incoraggiata con premii, come


usa in Francia dove i lasciti per concorsi di si mil genere sono

una dovizia e del continue si accrescono.


Ecco ora quali sono le nostre considerazioni intorno la
realta dell'idioma pelasgico non affatto estinto, e il modo di

raccoglierne in parte almeno, le sparse membra.


I popoli hetheo-pelasgici, come gia fu discorso da noi, pos-
sederono, tempiin intorno al Ponto, PAsia
antichissimi, le terre
Minore, la Piccola Armenia, la Siria, la Tracia e tutte le con-
trade che poi si chiamarono con nome generale la Grecia ; le
isole delPEgeo, una gran parte d' Italia e della Sicilia. L'idioma
loro anche dopo le invasioni arie si parlava al tempo di Ero-
doto, in alcune citta delPEllesponto, della Galcidica, deirilliria
-e in altri luoghi. N6
Pelasgi ridotti alia condizione di popoli
i

sottomessi e conquistati dagli Arii cessarono percio di usare


la propria lingua fra loro, ma con questa dovettero altresi

imparar quella degli Arii. Ora 6 noto che molti nomi di citta,
di monti, di fiumi, di divinita, di feste e di assai altre cose
restano e perpetuano anche sotto
si la signoria de' conqui-

statori, che pur d' idioma diverso, non li mutano ma li conser-

vano e li fan propri. Laonde dove troviamo Arii col loro idioma
in paesi che furono prima de' Pelasgi, non puo fare che voci
pelasgiche non si sieno infiltrate nelP idioma ario,
avvegnachk
prendendo, conservata la radice, forma e fattezze convenevoli
alia natura del nuovo linguaggio. Se nelle nostre province
d' Italia, dove per piu o meno tempo dominarono
Alemanni,
Frances! e Spagnuoli, vivono tuttora parecchi vocaboli delle
costoro lingue, a maggior ragione ne sarebbe restato un piu
gran numero, anzi la lingua italiana si sarebbe guasta e cor-
rotta con voci e modi non suoi, se qualcuno de' tre ricordati

popoli fosse qui rimasto flno confondendosi per


a' di nosfri,

maritaggi gF Italici con gli Alemanni ovvero co' Francesi o


gli Spagnuoli. Gio posto, qualora si volesse scoprire, a cagion

d'esempio, quali sieno i vocaboli alemanni introdottisi nella


nostra lingua, basterebbe che un italiano, buon conoscitore
della lingua tedesca, toltosi in mano il nostro Dizionario, see-
42 GLI HETHEI-PELASGI

verasse dalle voci italiche quelle che tali non sono, si bene
tedesche.
Ma il caso non sarebbe lo stesso per la ricerca di vocaboli

pelasgici nella lingua greca. Imperocche la sola conoscenza


del greco, del sanscrito e, in generale, degP idiomi indoeuropei
non gioverebbe a sceverare gli elementi pelasgici da' greci,
essendovi nel greco di molti nomi
semitici entrativi con le

lunghe relazioni commerciali de' Fenicii co' Greci. Farebbe


percio mestieri che il lavoro di eliminazione (ci si permetta
questo vocabolo) trattandosi della lingua greca, fosse affidato
a glottologi periti nelle due famiglie di lingue arie e semitiche
o siro-arabiche. NelParmeno converrebbe ben distinguere Fan-
tico ovverosia il non ario dalPario, e di pari ne' dialetti asiani,

frigio, licio, misio, cario, pisidico, licaonio e cappadoce. Col me-


desimo criterio si dovrebbero studiare il latino, Tosco, Pumbro
e i rimanenti dialetti antichi italici, come per la Grecia il tes-

salico, il macedone, il tracio, il beotico, Pepirotico o albanese,


Pargivo, Parcadico e quelli delle isole dell' Egeo. Con Paiuto
di tutti i vocaboli non greci, ne semitici tratti fuori da' singoli

idiomi greci, asiani, armeni ed italici si darebbe opera alFin-


terpretazione dell'etrusco, delle iscrizioni lemnie, licie per la
parte non aria, e alle altre ultimamente trovate in Italia e a
Greta. Non poca utilita si avrebbe parimente dallo spoglio
de' lessici, che ci hanno conservato voci di particolari dialetti

antichi, come quello di Esichio, di Fozio, di Favorino, PEti-


mologico Magno e gli Scolii che accompagnano ed illustrano
le opere de' greci scrittori, specialmente de' poeti.

L' impresa da noi qui proposta e il metodo che si dovrebbe

tenere nel metterla ad effetto, potra parere a taluno sover-


chiamente vasto e difficile, e noi non sapremmo negarlo. Ma
dobbiamo altresi confessare che la difficolta non e insupera-
bile e porta il
pregio che essa sia superata. Molte quistioni
di etnografia, di storia e di filologia dipendono dalla soluzione
di questo problema, d' un idioma antico, non semitico e non
indoeuropeo, del quale si veggono in Oriente ed in Occidente,
dove piu dove meno sparsi gli avanzi, e resta ancora ignoto
NEL GONTINENTE ELLENICO 43

nelle iscrizioni d' una delle piu illustri nazioni, 1' etrusca. II

lavoro, come dicemmo, non puo fornirsi da uno solo o da due,


ma e di quelli che richiedono la cooperazione di molti e il
favore speciale d'una nazione. Quel che ora si fa in Oriente
dalla Francia, dalla Germania, dall' Inghilterra e dalPAmerica

per le esplorazioni dovrebbe fare per lo


archeologiche, si

studio de' dialetti gia ricordati, ne' quali sono tuttora vivi gli
element! dell' idioma pelasgico. II secolo XIX, ch' e in sul chiu-
dersi, restera memorabile nella storia letteraria per il decifra-
mento della scrittura geroglifica delPEgitto e della cuneiforme
assira ;
ma P idioma etrusco, benche la sua scrittura sia nota,
rimane tuttora muto. Al secolo che terra dietro al nostro, sara

probabilmente concessa la gloria di aver dato P interpreta-


.zione certa della lingua etrusca. Ma, salvoch& non si scoprano
di lunghe iscrizioni bilingui, Punica via che si vuol battere

per la soluzione del problema, 6 quella da noi indicata. Che


se per indicarla abbiamo fatto questa digressione, non ce ne

duole, ne deve parer disdicevole cosa a'lettori che lo storico


degli Hethei-Pelasgi si studii di indagarne e di far che s' in-

daghi da altri il costoro idioma. Ritorniamo alia Macedonia.


Una regione degna di essere qui ricordata fra le piii anti-

camente abitate dagli Hethei-Pelasgi 6 la Gaicidica, quale la

puo dirsiappartenere egualmente alia Tracia e alia Macedo-


nia. Alcuni, infatti, P attribuiscono alia Macedonia ed altri alia
Tracia, conciossiache, come fu da noi gia notato, una gran
parte delP antica monarchia macedone si costitui con le suc-

cessive annessioni e conquiste de' territorii che la chiudevano


dentro gli stretti confini delP Ematia. La Tracia, che vastis-
sima fu nelP eta piii lontane e comprese anche P Ematia o
Macedonia, venne di poi nel corso de'secoli divisa in parec-

chie provincie o regioni libere, ciascuna con proprio dominio


e con proprio nome. E dunque mestieri, nel trattar la geografia
storica della Tracia, distinguere i tempi. Per noi la quistione

essendo puramente etnografica, poco monta che le stesse con-


trade sieno state stanza de'Traci e poscia de'Macedoni, per-
44 GLI HETHEI-PELASGI

ciocche si gli uni come gli altri appartengono alia medesima


famiglia di popoli, cioe a dire agli Hethei-Pelasgi.
II nome di Calcidica, XoXxtStx-^, e dato alia grande peni-

sola che giace a mezzodi della catena del monte Cissus, Kca-

SGS, oggi Khortiatzi, fra il golfo Termaico e lo Strimonico.


Essa s' avanza nel mare Egeo prendendo la forma d' un gran
tridente o forcina a tre rebbii, che sono altrettante penisole
co' nomi di Acte, 'Axirj5 Sitonia, StOwvia, Longos, e Pallene,
IlaXXyjVTj, Kassandhra; la prima, la piu orientale, termina al
monte Atos, sorgendo a picco dal mare fino all' altezza di
circa 6400 piedi. La piu occidentale e Pallene e fra 1' una e
1'altra e Sitonia. Donde i due golfi, il
Singitico fra la prima
e la seconda, e fra questa e la terza il Toronaico o Meciber-
neo. II nome di Calcidica le viene dalF antichissima citta di
Calcide, XoXxfe, Egripo o Negroponte, nell' Eubea, da cui mos-
sero i colonizzatori della penisola che fii cosi denominata Cal-
cidica. Stefano di Bisanzio, scrivendo delF origins del nome-
XaXxfe, ci fa sapere F opinione d' alcuni, che i XaXxtSeT?, Cal-
cidesi, sieno stati chiamati dalFessersi vedute presso loro la
prima volta, officine di fabbri ferrai :
Tive? os XaXxtSeis cpa?t.
l
xXyjOf^vat 6ta T& ^aXxoupyela Tipwiov Trap 'auioT^ 6cp6fjvai . Strabone-
riferisce che Cureti furono appellati Calcidesi, perciocche nel-
i

FEubea primieramente vestirono armi di bronzo, x a


2
Le ^ -

quali cose conferma Eustazio nel commento a Dionigi : Si sa r


cosi egli, che nella Calcide Euboica vi sono miniere di ferra
e di rame ed ottimi fabbri ferrai; ne solamente quivi furona
vedute le prime officine di lavori in bronzo, ma
quivi altresi
i Cureti e Giove primi indossarono le armi di bronzo 3 .

Cio posto, crediamo poter tirare legittimamente queste con-

seguenze: che i
popoli primitivi della Calcidica che furono i

Traci, e quelliche dopo loro vi migrarono e le diedero il


nome, cioe gli Euboici di Calcide, erano Hethei-Pelasgi. Dei
Traci qui non 6 d' uopo discorrere, avendo noi dimostrato al-

1
STEPH. B. s. v.
2
STRAB. X, III, 19.
3
EUSTATH. in Dio. PERIEG. 764.
NEL CONTINENTE ELLENICO 45

trove la loro origine hetheopelasgica, e per i Calcidesi essa

si fa manifesta dalP arte della metallurgia e dalla loro affi-

nita co' Cureti, metallurgist! anch'essi ed Hethei-Pelasgi, come


fu pure fatto chiaro da noi scrivendo di Greta. D' altra parte
PActe quasi che tutta fu abitata da' Pelasgi Tirreni di Lemno
dagli Edoni o Sitoni che, come ve-
*
e di Atene ;
la Sitonia

demmo, erano Hethei, e la Pallene, finalmente, ha la mede-


sima origine, essendo cosi chiamata dall'eroe eponimo Pallene
2
che fu figlio di Siton o, secondo altri, Oton . Questi stessi
3
luoghi furono di Cadmo e poi di Taso suo consanguineo , e
Cadmo e Taso sono Hethei. Un' altra conseguenza di rilievo
si e che le citta fondate da' Galcidesi in Italia ed in Sicilia,

non debbano essere considerate come citta greche etnografi-


camente, ma soltanto per la lingua. In ragione di stirpe, i Gal-

cidesi essendo Pelasgi, comeche usassero P idioma ellenico,


anche le loro colonie d' Italia e di Sicilia furono di schiatta

pelasgica, non greca. Tucidide ci faceva sapere che i Pelasgi


della Calcidica, conservavano la loro lingua e parlavano ezian-
dio quella de' loro coabitanti di greca origine e di favella greca.

Quindi Cuma, Reggio, Napoli, Zancle, Nasso, Taormina per


cio stesso che furono colonie calcidesi, non furono di origine
aria ma
pelasgica come i loro fondatori. La lingua per se
non indica ne attesta la schiatta.
De' monti della Calcidica non abbiamo ragione di far lungo

discorso, ma diremo quello soltanto che strettamente si attiene


al nostro soggetto.
II monte Atos, "A0w?. "AGwv, oggi "Aytov "Opo$, Monte Santo,
s'innalza fra il golfo Singitico e il mare Egeo sul confine
estremo della lunga penisola della Calcidica. Omero lo ricorda
a proposito di Hera che si ferma sulla sua cima nella fuga
dall'Olimpo verso Lemno :

1
THUCYD. IV, 109, 4.
*
Cf. DE CARA, c. c., p. 408.
3
Cf. DE CARA, o. c., p. 407.
46 GLI HETHEI-PELASGI

'E$ 'AB6(o S'lrci TIOVTOV


4
ATJJJWOV S'sbacpcxave .

Erodoto lo descrive e lo dice abitato dagli uomini, ot

vov UTT' le sue citta sono Dium, Olophyxus, Acro-


dvOpwraov :

2
thoon, Thyssus, Gleonae Goteste citta peraltro sono da Tuci-
.

dide chiamate (xixpa TioXc'qxata, cittaduzze, abitate nella massima

parte, da gente pelasgica, da quei Tirreni cioe che antica-


mente ebbero sede in Lemno e in Atene e parlano due lin-
3
gue Qaesto testo rilevantissimo di Tucidide fu da noi ripor-
.

tato e commentato altrove 4 a fin di provare che 1' idioma pe-


lasgico non era altrimenti greco, ma khamitico, mercecch^
per semitico non fu tenuto, nonch& dimostrato da veruno. Que-
sto fatto del bilinguismo de' Tirreni Pelasgi della Galcidica ci
deve far riflettere sulle condizioni identiche degli altri Pela-
sgi che vivevano e coabitavano con popoli greci in tanta parte
del mondo antico greco-orientale, nell'Asia Minore, nelle isole

deiFEgeo, nella Tracia, nella Macedonia, nella ,Tessaglia, nel-


1' Attica e nel
Peloponneso. Di che nasce un'altra quistione di
capitale importanza, quella della priorita di tempo nell'occu-

pazione di tutte le ricordate regioni, isole e citta, se dobbiamo


concederla agli Arii ovvero agli Hethei-Pelasgi tanto in Oriente
quanto ne' paesi delPOccidente e specialmente in Italia. Dalla
soluzione di questo problema dipende la verita intorno le ori-
debba agli Arii venuti in Italia
gini della civilta nostra, cioe se si

prima degli Hethei-Pelasgi, ovvero agli Hethei-Pelasgi venuti


in Italia prima degli Arii. La quistione, posta in cosi chiari
termini, 6 una quistione di cronologia e noi crediamo di po-
terla sciogliere per una via non battuta finora da altri, non
per mancanza d' ingegno, ma di un criterio assolutamente ne-
cessario, ignoto loro per 1'addietro ed a'presenti mal noto.
Siffatto criterio e la conoscenza de' Pelasgi con
dell' identita

1
HOM. II. XIV, 29.
1
HERODOT. VII, XXII.
3
THUCYD. IV, CIX.
4
DE CARA, o. c. p. 640, 641.
NEL CONTINENTS ELLENIGO 47

gli Hethei, popoli non Arii, ma


khamitici con idioma proprio
ed arti proprie, massimamente le architettoniche e le metal-
lurgiche. Ed ecco la nostra dimostrazione.
E un fatto storico incontrastabile che la massima parte
delle contrade, delle citta, de' monti e de' flumi dell' Asia Mi-

nore, delle isole dell'Egeo, della Grecia settentrionale e me-


ridionale e finalmente, dell' Italia meridionale e centrale con-
servarono nel corso de' secoli i loro nomi primitivi, e uoi chia-
miamo ancora queste regioni, citta, monti e fiumi con gli stessi
nomi onde furono conosciuti e chiamati da Omero e da tutti i

piu antichi scrittori greci. Cotesti nomi restarono, quasi tutti,


specialmente i piu celebri, invariati e nella forma medesima
onde furono dati la prima volta. Le mutazioni fonetiche non
valsero a modificarli o trasformarli di qualita che non sieno

piii riconoscibili. I nomi infatti di moltissimi popoli dell'Asia

Minore, Lelegi, Dardani, Frigi, Misi, Carii, Licii, Calibi, Cau-


coni, Licaonii, Golchi ed altri, e quindi i nomi de' paesi che
da loro si appellarono, vissero sempre da' tempi di Omero fino
a' di nostri. II simile si dica de' monti Tauro ed
Amano, e dei
flumi Scamandro, Sangario, Lico ed Oronte. NelFEgeo i nomi
di Imbros, Cipro, Samo, Lesbo, Taso, Tera, Lemno, Carpato,
Itaca, Greta ed altre ;
e in esse quelli delle citta piu chiare,

Amatunte, Pafo, Curio, Citio, Idalia, Cidonia, Gortinia, Cetea,

Sitia, Gnosso, Licasto. Passando sul continente ellenico tro-


viamo i nomi di Tracia, Macedonia, Ematia, Tessaglia, Beo-
zia, Arcadia, Acaia, Attica, Laconia, e quelli delle cittk di La-
rissa,Tebe, Orcomeno, Atene, Micene, Tirinto, Argo ed altre,
con quelli de' monti Emo, Rodope, Parnasso, Pindo, Ato, Ci-
terone, Eteo, Taigeto, e de' fiumi Strimone, Nesto, Peneo, Ce-
fiso ed altri. Si aggiungano i nomi d'llliria, Dardania, Cao-
nia, Acarnania, Tesprozia, co' nomi de' loro
ed altre molte
monti e fiumi. Gio sia detto della Grecia per sommi capi e
senza venir a' particolari che vi si richiederebbe un volume.
Yeniamo all' Italia meridionale e centrale. Essa ci dk le

antiche regioni co' nomi di lapigia, Messapia, Peucezia, Dau-


nia, Brettia, Lucania, Piceno, Umbria, Etruria, Lazio, Sabina,
48 GLI HETHEI-PELASGI

Sannio, ed altri; e i nomi delle citta di Otranto, Lupie, Uria,

Canosa, Siponto, Larino, Reggio (Rekion), Medama, Atina lu-


cana e Atina campana, Casino, Venafro, Isernia, Tarracina, Cir-
cei, Sezze, Signia, Norba, Cora, Alatri, Ferentino, Yeroli, Ar-
pino, Tivoli, Curi, Reate, Catilia, Issa, Tarquinia, Cortona, Sa-
turnia romana ed etrusca, Gosa, Ruselle, Volterra, Yetulonia,
Fiesole, Todi, Adria abruzzese e Adria veneta, Padova. I nomi
de' principal! fiumi sono Esi, Tronto, Aterno, Tiferno, Tebro,

Ofanto (Aufido), Grati, Siri, Bradano, Sarno, Yolturno, Arno.


Nomi di monti piu noti: Gargano, Yesuvio o Yesvio, Apen-
nino.
I nomi da noi ricordati nonche esser tutti, sono appena un
picciol numero, ma de' piu importanti per la soluzione del pro-
blema propostoci ch'e, senza dubbio, cronologico insieme ed
etnografico. Ora il nostro ragionamento e questo. Tutti i nomi
riferiti di regioni, citta, monti e fiumi dell'Asia Minore, delle
isole dell'Egeo, della Grecia e dell' Italia, sono nella massima
parte i
piu antichi che si conoscano, ma sono altresi nelle loro
radici i
piu oscuri ed impenetrabili
aH'indagine etimologica.
Tutte le prove fatte fin qui da valorosi glottologi, particolar-
mente dal Gurtius, vennero meno, conciossiache egli stimasse
doversi interpretare siffatti nomi con 1'aiuto delle lingue indo-
europee, mentre d'indo-europeo non hanno che la sola forma
e terminazione greca o latina, perciocche non altronde ci sono

pervenuti, massimamente i nomi geografici d'Asia e di Gre-


cia, se non dagli antichi storici, poeti e geografi greci o che
usarono greco idioma. II significato, ch'era 1' importanza, resta
tuttora ignoto.Gertamente se quei nomi fossero stati dati alle
regioni, citta, monti e fiumi da popoli arii e di lingua aria,
noi gl' intenderemmo con 1'aiuto de' molteplici idiomi indo-
europei.
Se dunque cotesti nomi interpretati per via di radici arie
non danno verun significato, o se lo danno per qualcuno, piu
o manco vago ed incerto, per tutti gli altri la chiave non apre,
la conseguenza che legittimamente ne discende e che i nomi
non sono arii e pero non furono dati dagli Arii. Ma essi, come
NEL CONTINENTS ELLENICO 49

dicevamo, sono i nomi originarii o certamente i piu antichi


che gli Arii ritennero e conservarono, dunque i popoli che
primi posero que' nomi non erano Arii. Dunque i primi che
occuparono regioni e che fondarono le citta che portano quei
le

nomi furono popoli di stirpe e di lingua diverse dalla stirpe


e dalla lingua degli Arii. Dunque i
primi o almeno i
piu an-
tichi popoli d'Asia, dell'Egeo, della Grecia e della maggiore
e piu illustre parte dell'antica Italia non furono gli Arii.

Ora, esclusi gli Arii, non e mestieri che ci si domandi chi


furono quei popoli che occuparono e denominarono nel loro
idioma, le contrade e cittk delPAsia Minore e delPisole del-
FEgeo, attesoche nel 1 Volume di questo lavoro e nella prima
parte del 2 che veniamo scrivendo e pubblicando nel nostro
Periodico, abbiamo gik provato che quei popoli furono gli
Hethei-Pelasgi, come similmente proveremo della Grecia e
della nostra Italia meridionale e centrale, compresa 1'Etruria.

paese degli Eneti con Padova


DelPItalia settentrionale, salvo il

ed Adria, noi non abbiamo in animo di ricercare le origini,


perciocche il nome a quelle terre in tempi
d'ltalia fu esteso

storici e per cosi dire recenti. Gli Hethei-Pelasgi, secondo noi,

non posero piede nelle regioni alpine e subalpine; se vi fos-


sero andati, un qualche avanzo di mura pelasgiche ce ne fa-
rebbe fede, come ce Fattesterebbe di pari qualche nome di

origine pelasgica; cio che non si e finora notato.


Un'altra applicazione del principio dianzi posto, crediamo

potersi fare in riguardo de' cosiddetti Aborigeni, de' quali par-


lano gli scrittori romani e greci considerandoli quali primitivi
abitanti del Lazio e prima che prendano il nome di Latini,
lasciato quello di Casci. Alcuni opinano che cotesti Aborigeni
sieno autottoni, altri che sieno stranieri venuti da lontanissimi

paesi, ed altri flnalmente, ch'essi costituivano la parte non


pelasgica de' popoli latini, co' quali si unirono e formarono col
tempo una sola gente, Latini, ed ebbero una sola lingua
i

mista di voci arie e pelasgiche diverse totalmente dalle gre-


che. Noi, al contrario, avvisiamo non esservi stati popoli col
nome di Aborigeni nel Lazio e nella Sabina, dalla quale sareb-
Serie XVI, vol. VL, fasc. 1099. 4 24 marzo 1896.
50 GLI HETHEI-PELASGI NEL CONTINENTE ELLENICO

bero usciti per fare il


conquisto del Lazio, e che cotesti Abo-
rigeni non furono che gli Hethei-Pelasgi, primi o piu antichi
abitanti della Sabina e del Lazio. II nome infatti di Aborigeni,
secondo altri, Aberrigeni, non puo essere un nome primitivo
di popoliperciocche nome astratto e indeterminate e di radice
manifestamente aria, laddove i nomi delle tredici citt di questi
stessiAborigeni o Aberrigeni, tramandatici da Dionigi d'Ali-
carnasso che li cita da Varrone, non sono nomi arii si bene

pelasgici, come di arte pelasgica sono gli avanzi delle mura


che in esse si veggono, e pelasgiche di nome e di costruzione
sono eziandio le citta delLazio che ancora esistono. La somi-

glianza pertanto fra le citta pelasgiche della Sabina e del Lazio


non altro prova se non che i
popoli della Sabina e del Lazio
appartenevano alia stessa famiglia ed esercitavano le stesse
arti. Che i Latini sieno stati colonie de' Sabini Aborigeni non
e provato ne si puo provare, mercecche i Pelasgi del Lazio
non necessariamente dovevano venire dalla Sabina, ma pote-
vano venirvi parimente per la via del mar Tirreno ovvero per
terra, dalla parte de' Marsi ovvero dalle contrade a mezzodi
del Lazio, sedi anch'esse de' Pelasgi. Ma ondunque si vogliano
far venire queste prime e piu antiche genti d' Italia, certa-
mente non furono arie, si bene hetheo-pelasgiche. Gli Arii vi

verranno piu tardi dal settentrione d' Italia, non per recare la
civilta che nel Lazio era antichissima, ma per prendervi parte

e ammirarne le opere meravigliose. I terramaricoli, piccole


tribu senza nome al mondo, che si dicono in possesso della civilta

medesima della Roma primitiva e autori dell'etrusca, sarebbero


antichi italici e i nostri gloriosi antenati. Essi uscivano dalle
loro capanne, che di case in pietra non seppero, e le loro citta
edificavano sopra rialti di terriccio difesi d'argini e di fosso.
A riscontro di siffatte citta e della Roma primitiva costruita su
questi modelli, il Lazio mostrava gia da secoli le superbe citta
pelasgiche di Norba, di Cora, di Alatri, di Ferentino, ed al-
che all'occhio del terramaricolo dovettero parere Topera
trettali,

non di mortali si degli dei. Ma di cio sara detto a suo luogo,

quando, volte le spalle alia Grecia, dirizzeremo la prora a' patrii

lidi.
i

LA DONNA NELLE INDIE ORIENTALI

v.

Intorno la natura della educazione femminile, che pratica-


mente e il punto piu importante del presente argomento, diro
fin da principle senza timore di errare, che in generale 1' edu-
cazione moderna, tanto favorita anche qui nell' India, ha preso
una piega non buona o certo non solida. Ed eccone in breve
le ragioni.

Primieramente 1' elemento religiose non fa parte sostanziale


delFeducazione, e ad ogni modo non e Felemento religioso
vero. Ci potrk essere qualche cosa di religioso, ma non quello
che deve essere e che solamente puo produrre salda e ferma
vi

educazione. Tale elemento, dove pure s' introduce, rimane nei


termini piu vaghi, e lascia libero ognuno di seguire quel che
crede bene, non quello che 1' esistenza di un Essere Supremo
impone.
In secondo luogo Feducazione, che si vuol impartire, e preci-

puamente secolare, come trovo scritto nel periodico indiano piu


sopra citato Le nostre donne, egualmente che gli uomini,
:

richiedono un' educazione assolutamente pratica e mondana 2 .

D' altra parte qual altra educazione possono promuovere i

poveri Indu, poiche essi non credono ne alia loro religione,


ne alia nostra. Di fatto la loro educazione e semplicemente
secolare e civile ;
le manca Fanima, e tutta si riduce ad este-
riorita,che danno un po'di lustro alia donna, lasciandole il
cuore come era prima. Anzi questo sarebbe ancora il minor
male ; che le fanciulle escono da cosiffatta scuola vane e su-
perbe che muovon pieta.

1
Vedi quaderno precedente
e la nota apposta a pag 665. 1
.

2
Nella pratica le scuole governative non danno nessuna istruzione re-
ligiosa, e credo che anche nelle altre scuole, non dirette dai missionarii, non
si insegni relig'ione.
52 LA DONNA
In terzo luogo Peducazione, che sivuol cosi impartire, non
e per nulla acconcia alia donna ;
la quale dalla natura stessa

e fatta casalinga, e quindi bisognosa di tale educazione che


la perfezioni ne' suoi propri ufficii. Si desidera invece ch'ella

partecipi della educazipne propria dei giovani, onde parlai nella


prima mia corrispondenza a codesto periodico della Civilta Cat-
tolica *; quindi si desidera che le fanciulle indiane sostengano gli
stessi esami di matricolazione, F. A., B. A., M. B. (Primo Esame
nelle Arti, Baccelliere nelle Arti, Baccalaureate in Medicina),
pe' quali presentano i giovani. Nel fatto non mancano giova-
si

nette che si sottomettono a questi esami ma fortunatamente, ;

il buon senso impedisce che il numero delle medesime sia


2
grande, almeno per F. A., B. A. ed M. B. .

Da cio si scorge che, quantunque non si dica apertamente,


la tendenza di una tale educazione e di eguagliare il sesso

debole al sesso maschile, pervertendo cosi 1'ordine ammira-


bile della natura.
In quarto luogo il cattivo avviamento della educazione fem-
minile apparisce da questo, che, sebbene qui in India la me-
scolanza dei sessi nelle scuole non si spinga molto per le non

poche difficolta che s' incontrano, pure si favorisce e si vedo


assai di buon occhio, giudicandola produttrice di grandi beni.

Di fatto, affermano che fra gli Eurosiani e gl'Indiani Oriental i


(East- Indians) si dovrebbe promuovere ;
si dovrebbe inveco
soltanto raccomandare agli indigeni, senza soverchia insistenza,
se questi proprio vi si riflutano. Affinche non si creda che io
esageri le cose, tradurro alcuni passi del Journal of Educa-
tion, periodico indiano, assai letto nella Presidenza di Madras.
Esso scriveva in questi termini nelPagosto del passato anno:
Io sentii dire e potei vedere coi miei occhi che le giovani di
una High School (scuola alta e quindi di giovani adulte), se sono
educate coi ragazzi, hanno piu dignita, tranquillita e padronanza
di se stesse, che non quelle sono educate con ragazze
le quali

solamente ; perche i
ragazzi, essendo insieme colle ragazze, im-
1
Vedi nostro quad. 1084 del 17 ag-osto 1895, pp. 501-510.
2
lb., pag. 502.
NELLE INDIE ORIENTALI 53

parano da esse un salutare ritegno nel loro tratto... Queste pa-


role vengono dalla bocca di Miss Page, ma da tutta 1'intonazione

dell'articolo s'intende che lo scrittore le fa sue. Poscia quest! con-

tinua. I promotori della coeducazione del sessi ci dicono che

ovvio della separazione dei medesimi si e favorire 1'igno-


1'effetto

ranza e la rusticita mutua che 1'educazione dovrebbe ammae-


;

strarli nella faoilita delle relazioni tra loro e nella cognizione


del mondo, e che il riunire insieme i sessi raffina i
giovani e
invigorisce le fanciulle. Non si creda tuttavia che tutti sieno
di questo parere. Anche in cio il buon senso prevale in molti,
e la commissione di educazione dell'anno 1882 diede questo re-
scritto Le scuole miste, eccettuate le infantili, in generale non
:

sono adattate a questo paese (India) non si deve incoraggiare


;

che ragazze frequentino le stesse scuole dei ragazzi, salvo nei


le

luoghi dove le scuole delle fanciulle non si possono mante-


nere.
Finalmente piega della presente educazione si conosce
la falsa

dal frutto che essa reca, ed e che le ragazze sono obbligate


ad imparare una quantita di cose che loro non servono a nulla,
e poi non hanno tempo d'imparare a cucire e a cucinare;
sicche, quando si maritano, non sanno preparare un po' di cibo
o aggiustare il vestito ai loro mariti. In prova di cio rechero
un fatto, accaduto pochi mesi sono. II compianto Mons. Ve-
scovo Pagani m'aveva incaricato della direzione d'una scuola
di giovanette cristiane che stava per aprirsi. Ora i genitori

delle fanciulle mi pregarono di fare si che le loro figliuole

imparassero anche un po' di cucina, il cucito ed altri simili


lavori, in guisa da riuscire poi donnine savie e tali da poter

guidare e governare la propria famiglia. lo promisi per parte


mia che avrei fatto il possibile; ma come mantenere la pro-
messa se i
programmi governativi comandano un mondo di
cose e le povere monache appena trovano tempo da insegnare
le piu important! tra le prescritte? Questo e certo, che uno dei
lamenti piii comuni in queste missioni e che le fanciulle, edu-
cate secondo moderno, sanno tante e tanto belle
il sistema
cose, eccetto quelle che dovrebbero sapere. Or la cagione del
54 LA DONNA

grave sconcio non si deve attribuire alle maestre, ma bensi al


sistema stesso che non risponde, per quanto si cerchi di adat-
tarlo nella pratica, al vero bisogno delle fanciulle.

VI.

Rispetto ai mezzi che usano per Peducazione femminile,


si

il primo e principale promotore della medesima e il Go-


verno, quale a questo fine adopera tutti i mezzi che stanno
il

in sua mano, senza offendere nessuno. In primo luogo esso

non lascia passare occasione, di cui non si approfitti in maniera


non ufficiale, a fine di meglio raggiungere si nobile intento ;
offre quindi alle fanciulle molte agevolezze, anche in confronto
dei maschi. Un potente mezzo di favorire 1'educazione sono i

cosiddetti scholarships, come gli chiamano qui, ossia stipendii


e aiuti pecuniarii, offerti agli studenti piii diligenti e phi va-
lenti per imprendere e continuare gli studii. Ora gli stipendii per
le giovanette sono sempre superiori a quelli dei giovani. Gosi,
a mo' d'esempio, il codice recentissimo ha il seguente spec-
chietto di stipendii, per il corso secondario (superiore al corso

elementare) e per il corso universitario.

Corso secondario Ragazzi Stipendio Ragazze Stipendio


inferiore 6. 9.

Corso sec. sup. 12. 18.

Collegio iunior 14. 21.

Collegio senior 20. > 30*

Inoltre la dove nel codice scolastico si propongono le con-


dizioni per gli stipendii da distribuirsi, si fa spesso una distin-
zione in due classi, per ragazzi e per ragazze, e quest' ultime
sono sempre le meglio favorite. Cosi la frequenza alia scuola
per i giovanetti deve essere di venti almeno per le fanciulie ;

bastano dieci. Parimente 1'etk delle ragazze ha privilegii lad- :

dove i
ragazzi, se passano Teta dei 12, 15, 18 e 20 anni non
hanno stipendii, per le ragazze basta l'et di 13, 16, 19, 21 anni.
Ma e superfluo addurre altri esempii, dappoiche tutto il codice
e in favore delle ragazze. Inoltre, se si tratta di aprire scuole

per fanciulle, si offrono speciali agevolezze, sia nelle condizioni


NELLE INDIE ORIENTALI 55

apposte ai nuovi istituti, sia negli aiuti pecuniarii che per av-
ventura occorressero. Cosi, quando a Mangalore si apri la scuola
Vittoria per le Indiane, il Direttore della pubblica istruzione
stimo onore suo di presiedere all' apertura. Pochi anni fa, per
favorire T istruzione delle donne, il Governo diede speciali ispet-
trici alle scuole femminili, mentre prima queste erano visitate

dagli ispettori.
Un altro mezzo potente per diffondere 1' educazione e 1' isti-

tuzione delle training schools, cioe delle scuole normali per

donne, a fine di formare maestre, approvate dal Governo. Quivi


s'insegna la pedagogia; e perche la teorica sia confortata dalla
pratica, ciascuna training school ha congiunta una scuola,
detta practising school, nella quale vanno ad insegnare per
turno e a tempi determinati le ragazze della training school,
a fine di mettere tosto in pratica i precetti che man mano vanno

imparando intorno ai metodi d' insegnamento. Percio queste fu-

ture maestre fanno le loro lezioni alia presenza della maestra,


la quale poi le chiama in disparte e fa loro conoscere i difetti

commessi durante la scuola. Vi e in Mangalore uno di tali isti-

tuti. AI presente se ne sono formati parecchi altri nel Mofassil,


cioe fuori della capitale, nelle varie cittk e paesi della Presi-
denza. In Mangalore, oltre il cattolico affidato alia direzione
delle monache, v' ha pure un protestante. istituto La nostra
scuola cattolica fu fondata solo cinque anni fa, quando cioe si

mandarono tre monache a Madras per essere istruite nella

training school del Governo; queste ottennero il diploma,


ritornarono e poterono istruire altre ragazze per diventare
future maestre. E chiaro, che questo mezzo di natura sua e
assai acconcio a diffondere 1' educazione femminile.

VII.

Gio non ostante i frutti nella realtk non rispondono agli


sforzi. Faro solo una domanda ; qual e la frequenza delle fan-
ciulle indiane alia scuola ?

Stando alPultimo resocontodel direttore della Pubblica Istru-


zione, fra piu di 35 milioni di abitanti della presidenza di Madras,
56 LA DONNA
le ragazze che hanno 1'eta per andare a scuola sono 2,701,657
e di queste soltanto circa 106,000 la frequentano, dovecche i

ragazzi scolari ammontano a 750,000. Qui nel nostro South


Canara (Canara meridionals) la popolazione e 1,056,081 e gli
scolari sono circa 21,000, laddove le scolare sono solo 2,547;
a queste si dovrebbero aggiungere alcune altre delle classi piu
alte, che pero tutte assieme sono molto poche. Da questa sem-

plice somma si puo conchiudere che il numero delle giovanette


che vanno a scuola, sopra Tintera popolazione, e di molto in-
feriore a quello che altri potrebbe a buon dritto aspettarsi.
Se poi distinguiamo le giovanette cristiane dalle non cri-
ancor piu manifesta la sproporzione. Almeno qui
stiane, si fara
in Canara, e credo esser cosi anche in altri distretti, la maggio-

ranza delle scolare e cristiana, sebbene la popolazione non cri-


stiana sia di gran lunga superiore, cioe di piu di un milione

d'abitanti, dovecche i cristiani non sono piu di settantadue mila.

Dunque la gran maggioranza delle ragazze Indu non vanno a


scuola !

Qui, per esempio, in Mangalore, ci si diceva che se apris-


simo una scuola per le giovanette Indu, queste non avrebbero
piu difficolta di frequentarla in gran numero, e ci si dava quindi
speranza che cosi per mezzo delle giovanette bene inclinate,
avremmo forse potuto convertire anche i pagani Indu. Ma il
fatto ciha amaramente disingannati. Pochi anni or sono fu
aperta la scuola Yittoria, raffidammo alle monache del con-
vento di S. Anna, ed essa procedette sempre regolata in modo
da dare alle giovanette Indu quella vera educazione, che puo

renderle propense al bene. Parimente un anno fa la comunit&


dei Konkani (pagani) di Mangalore apri un' altra scuola per
le giovanette della loro casta. Ma ne 1' una n& Faltra di

queste due istituzioni puo vantare la frequenza, che si sperava.

VIII.

Terminero esponendo brevemente il


programma dell'edu-
cazione femminile, il
quale spargera luce anche sui punti che ab-
biamo svolto fin qui.
NELLE INDIE ORIENTALI 57

Bisogna distinguere il
programma di quest! due ultimi anni
da quello degli antecedent!. II presente e calcato quasi per in-
tero sul programma per i
giovani. Almeno nelle class! alte,

voglio dire, delle matricole F. A., B. A., non v'e nessuna diffe-

renza. Nelle class! inferior! c'6 questa difFerenza che, sebbene le

giovanette ed giovani mirino ad ottenere la matricola, pure,


i

trattandosi di scegliere per gli esami inferior! tra le materie


dette optional, altre sono riservate alle giovanette, altre ai gio-

vani, altre infine sono comuni. Gosi, p.


e., il lavoro d'ago (fancy

needle work) e Peconomia domestica si riservano alle fern-

mine, mentre la misurazione e Tagricoltura si riservano ai ma-


schi. Invece il
programma antico differiva alquanto da questo ed
erameno irragionevole: cioe laragazza passava successivamente
i suoi esami, di Primary, Upper Primary, Special Upper Pri-
mary, Middle School come i ragazzi, colle piccole alterazioni
l
,

pero accennate sopra ; poi, se la giovanetta voleva perfezionarsi


ulteriormente, poteva attendere ad un corso speciale per donne
che terminava coll'esame detto Higher Examination for Women
e la finiva, se pur non voleva presentarsi per la matricola: che
non era proibito. Questo corso conteneva le seguenti materie :

1) inglese, 2) una lingua volgare, 3) aritmetica, 4) geografia,


e poi due a piacere dei seguenti optional subjects: a) geometria
e algebra, b) fisica, c) chimica, d) botanica, e) geologia, f) astro-
nomia, g] storia inglese, h) storia della letteratura inglese e

i) lavoro d'ago, cioe tagliare, lavorare di panno flno una bella


camicia alia europea, una giacchetta d'uomo e di donna alia
indiana ed un sottanino.
Come si vede un programma era
piu ragionevole; che
tal

la giovanettapoteva scegliere lavoro d'ago e un po' di fisicail

molto elementare od altra simile materia. E notisi che il lavoro


d'ago dovrebbe essere obbligatorio in tutte le scuole di donne.
Ma ora questo programma fu abolito e le povere giovanette
devono rompers! il cervello con Euclide, coll' algebra, colla
meccanica, e via dicendo. Aggiungasi che ora si suole insegnare

Di queste different! class! s'e


1
ragionato nella Civ. Catt. quad. cit.

pag. 502 seg.


58 LA DONNA NELLE INDIE ORIENTALI
alle ragazze anche il drill, che 6 quanto dire gli esercizii mi-
litari.

Agli sforzi del Governo nel promuovere 1'educazione della


donna si associano di buon grado anche i preti cattolici e spe-

cialmente i missionarii europei. Ma il clero cattolico anzitutto


cerca di distruggere le tendenze pericolose della educazione mo-
derna e secolare, adattandosi bensi, per necessita, al sistema go-
vernativo, fin dove e necessario, ma
poi aggiungendo dai tesori
della Ghiesa cattolica quanto le circostanze permettono. Inoltre
i missionarii per quanto possono, aprono scuole per
stessi,
aiuto cosi dei cristiani come dei pagani. Gia ho detto che la
scuola Vittoria fu aperta dalla nostra missione mangalorese
con ispese non piccole. La missione poi ha procurato di perfezio-
nare le scuole che gia esistevano per le giovanette cristiane ;

tanto che la scuola del convento di S. Anna in Mangalore, per te-

stimonio della ispettrice oVernativa Miss Garr, si considera


come la prima della Presidenza. Ultimamente la nostra missione
ha riordinato e quasi direi rinnovato Paltra scuola parrocchiale

per le giovanette. Giascuna di queste due scuole, e segnata-


mente quella di S. Anna, e frequentata da molte fanciulle

cristiane e da parecchie pagane. In fine i missionarii pren-


dono cura, per quanto le circostanze permettono, dell' educa-
zione delle giovani pagane, coll' impartire loro una vera e soda
educazione. Quando si convertono le famiglie pagane alia re-

ligione cattolica, i missionarii cattolici si studiano d' istruire

con diligenza anche maggiore le figlie delle famiglie conver-


tite, come si pratica nel nostro catecumenato Jeppoo in Man-
di

galore. Se il Signore ci concedera di cominciare le missioni


fra i
pagani in una scala piu larga, speriamo
di poter far molto

piu per la educazione delle giovani e cosi fornire alia societa


spose amorevoli e fedeli, madri di famiglia vigilanti e solerti,
insomma, che, avendo reso men travaglioso col loro
cristiane
mite ingegno il terrestre viaggio ai loro cari, passino a rice-
verne guiderdone immortale in una patria migliore.
RITA
STORIA DI IERI

PREMONIZIONE.

A scrivere oggiracconto di un avvenimento contempo-


il

raneo, che faccia crollare il capo per incredulita ed anche am-


mirare la fantasia dello scrittore, non e piu necessario ricorrere
alle finzioni del romanzo ;
basta seguire le realt della storia.
GPintrecci piu bizzarri di casi, il
raggruppamento piu strano
di vicende e lo scioglimento piii inaspettato di nodi li
porge
Posservazione vigile dei fatti, quali, sotto i nostri occhi, si svol-
gono, a traverso il succedersi tumultuoso delle passioni, degli
errori, dei tradimenti, dei delitti e delle follie di un mondo, che
e, gran parte, seriza Dio, senza fede, senza leggi; quantun-
in

que poi da mostre di una Provvidenza meravigliosa illuminate.


Chi nel suo mezzo vive od opera e vi studia le condizioni

degli animi, Pabbuiamento degli intelletti, la perversione delle


coscienze, le gare, le ansie, gli usi, i costumi, gli spassi, tra il di-

lagamento di miserie d'ogni sorta, non abbisogna


poeta di farsi

per riuscire romanziere; n'ha d'avanzo di far si storico per riu-


scire poeta.

Questo pensiero ci e venuto alia mente, nel licenziare per


le stampe il racconto che or si principia a pubblicare: ed e
il pensiero stesso di un filosofo, che, del suo tempo, diceva
leggersi favole che parevano storie, e storie che parevano
favole.
Cio che, raramente forse, fu vero nel secolo suo, e dive-
nuto comunemente vero nel nostro. E Paverlo, a maniera di
premonizione, ricordato, non tornera per avventura inutile a
chi, leggendoci, dimandera: --Ma si contan favole, o si con-
tano storie?
La risposta e bell'e data.
60 RITA - STORIA DI IERI

CAPITOLO PRIMO.

Ogni rosa ha la ma spina.

I.

Tu, Claudia mia, sei proprio la piii fortunata delle donne!


Nulla ti manca per esser felice. Hai un prodigio di marito,

che, passati ventisei anni di matrimonio, ti seguita ad amare


come il giorno in cui t'ha sposata. Due flgliuoli, fiori di bel-
lezza e di bontk. Sei ricca, sei sana, sei santa, stimata e ben-
voluta da tutti. Non hai dispiaceri, non rimorsi, non pene di
cuore. La state vivi lontan dai rumori e dal soffoco della citta,
alParia pura di queste colline, in un soggiorno ombrato e fio-

rito, che e un paradisino di delizie. Beata te, cbe sei nata sotto

una buona Stella ! II cielo davvero ti e stato propizio ! A volte,

quando, nelle mie tante angustie, penso a te, parmi che tu in


te accolga Pideale della felicitk, possibile a godersi in questo
mondo.
Cosi, con interrotti sospiri di amichevole invidia, sfogava ad
una signora di etk provetta i suoi sentimenti un'altra piii gio-
vane signora, nelPassidersi che facevano insieme al rezzo di
un bosco, dopo passeggiato alquanto pei pergolati del giar-
dino di una villa sontuosa. E Tasolare di un carezzevole ven-
ticello, a quell'ora, che era la meridiana, ai raggi di un sole
ancor cocente, non e dubbio che, piu che al passeggio, invi-
tava alia quiete. Ne miglior posto le due signore avrebber po-
tuto scegliere, per riposare ed aprirsi a vicenda liberamente
il cuore ; avvegnache, ad aprire il suo, si mostrasse piii pronta
e facile la giovane, che non la piu anziana ed invidiata Claudia.
Tu dici bene; rispose questa, adagiandosi in un rustico
sedile, appoggiato al tronco di un grosso platano. Sarei in-
grata a Dio, se non riconoscessi le prosperitk che mi ha con-
cesse. Le riconosco e gliene rendo grazie ogni giorno. Tu

pero, Virginia, non m'invidiare. Credi, che non tutto quello


GAPITOLO PRIMO. OGNI ROSA HA LA SUA SPINA 61

che riluce e oro. Per tutti la vita e un intreccio di spine e

di rose. Chi piu, chi meno, ognuno ha le sue punture.


- Ma tu dove le hai, o le senti ? Ne si
veggono, ne s' in-
dovinano. Debbon essere spine molto morbide e punture assai
miti. Le mie invece, sto per dire che le porto in fronte.

Oh, lasciamo andare queste malinconie Tu ingrandisci !

il mio bene ed esageri il tuo male. Pur troppo si e tutti cosi :

non raai contenti di quello che si ha.


Se tu non fossi contenta di quello che hai, meriteresti
di avere quello che ho io: un marito sempre duro, bambini

sempre malati, discordie in casa, disgrazie che, a cascarci

addosso, Tuna non aspetta 1'altra. Non fosse altro, tu sei con-

solatissima nei flgliuoli : e ti si avviene, che hai saputo alle-


varteli a perfezione.
- Questa
poi non e lode mia. A Marco ed a me tocca sol-

tanto quella di averli messi nelle mani di chi ce li ha tirati


su beae. Ci costo assai lo staccarceli da casa, Aldo a nove e
la Rita ad undici anni. Questa, suo padre non finiva d' indursi a
levarsela d'attorno. Pareva che gli si schiantasse il cuore. Che
finalmente mi desse retta e si risolvesse, io 1' ho avuto in conto

di una grazia speciale della Madonna di Lourdes.


Ma il sacrifizio vostro oh, il bel compenso che ha ri-

cevuto !

- La nostra
Si, e vero. gratitudine a quei buoni Padri del
collegio, che ci hanno educato ed istruito Aldo, sark eterna.
Di questo figliuolo non si possono fare se non elogi. Egli e
la speranza di suo padre, 1'
allegrezza di sua madre, la perla
del nostro casato.
E la bellissima e graziosa Rita? Io mi figuro ch'ella debba
essere la tua gioia. Ah, se la mia piccola Giuseppina diven-
tasse piu tardi come lei, avrei per nulla tutte le tribolazioni
he soffro ! Non
direbbe che tanto ingegno, brio e spirito
si

si possano accoppiare con un'indole cosi amabile. A discor-


rere seco, vi sembra di trattare colla piu Candida e gentile
delle colombe. Claudia mia, quanto tu devi alle Madri che te
T hanno cosi formata! Gia, da per tutto godono fama di sper-
62 RITA - STORIA DI 1ERI

tissime educatrici. Sanno formare 11


cuore; e questo 6 tutto:
il cuore & 1'uomo.
II cuore ti so dir io, Virginia, che i buoni Padri me
lo hanno formato bello ad Aldo.
E le buone sue Madri, forsechS non lo hanno formato
bello anche alia Rita?
Non dico di no. Esse pure le sono adoperate intorno.
si

Ma, cugina mia, formare il cuore 6 molto: 6 piu pero cor-


reggere naturale carattere, che spesso tiranneggia il cuore.
il

Or in quest' arte i buoni Padri sono maestri. L' ho toccato con


mano. Aldo, col crescer degli anni, sotto la cura de' suoi edu-

catori, cosi veniva migliorando d'indole, che per me era un


incanto. Se tu Pavessi conosciuto piccino! Pareva un orsac-
chiotto: aspro, stizzoso, arrogante, manesco, intrattabile. Suo
padre era sgomento. Nel collegio, a poco a poco, ce lo hanno
n'

Coi principii della pietk soda e col battere il punto del


rifatto.

vincere s6 stesso e del raffrenarsi, per P amore di Dio e della


Madonna, ce lo hanno
com'e: vivo, sensibilissimo, di
ridotto

prima impressione ma poi padrone sempre di se. Quando mai


;

in famiglia avremmo potuto domarlo a tal segno ? Si dica quel

che si vuole: ma, per me, benedetta Peducazione di questi col-

legi! Avessi avuti dieci figliuoli, tutti e dieci li avrei dati ai


Padri !

II.

II colloquio delle due signore qui resto rotto, per la ve-


nuta improvvisa della Rita, la quale, in elegante abito e cap-
pellino da passeggio, con un giulivo sorrisetto, salutata la Vir-
ginia, sottovoce disse alia madre : La Tullia & arrivata ;
il

legno & pronto; dunque si va.

Dove ?
Al Pino.
ho pur detto stamani, che questa non era giornata
Ti
da o da gite e ti conveniva tener compagnia alia zia
visite, ;

Virginia, che sta con noi cosi poco; parte domattina!


CAPITOLO PRIMO. OGNI ROSA HA LA SUA SPINA 63

Ma la zia Teresa, la Bice, PAnnetta, mi aspettano. Si

promise loro che oggi, senza meno, sarei andata. Yengono altre
loro amiche, mie compagne di convitto, per le grandi partite
di Croquet, con premii americani. Mancar di parola non si puo.
Si promise ! lo veramente non promisi nulla. Tu da te,

al tuo solito, ti mettesti innanzi e promettesti.

Rita mia, che secreti hai tu ora colla mamma? le di-


mando in aria scherzevole la Virginia.

Niente di secreto, zia. Rammento alia mamma un im-


pegno che si e preso.
- E dalli coll' impegno sclamo ! la madre un po' bruschetta.
Tutto da se, Paltro giorno, senza che io aprissi bocca, si obbligo
di andare oggi alia villa del Pino, per divertirsi colle due
cugine, figliuole della Teresa. Ed ora pretende di andarvi, e

lasciarti qui sola con me, per tutta la serata.


- Oh, se e per codesto, lasciala pur andare, ne ti dar
pensiero di me !

- Gara mi
zia, scusi tanto: la sua visita non era saputa;
rincrescerebbe di fare, la al Pino, una figura non bella.
Te la risparmiero io la figura non bella; soggiunse la
madre. E presto fatto. Mando subito ilcocchiere, con un mio
bigliettino di scusa alia Teresa.
No, Claudia, te ne prego, non privare, per cagion mia,
la Rita di un gradito suo divertimento; ripiglio la Virginia.

La quale, accortasi che la giovane arrossiva mortificata, si rizzo

tosto, Pabbraccio ed accarezzandola in viso : Rita mia, le


disse, tu devi fare sempre figura bella: bella nel mantenere
le tue promesse, e bella nel comparire come sei. Con quanto
garbo ti sai vestire! Va
dunque, carina mia, e divertiti. La
mamma te ne da la licenza, per amor mio. Dico bene, Claudia?
- Ad un
patto pero, soggiunse questa alquanto risentita;
ed e che sara tornata per 1'ora del desinare.
-
Mamma, siate sicura che faro il possibile per esser
tornata.
- II ? Devi esser tornata, ti dico.
possibile
RITA - STORIA DI IERI
64

E se la zia Teresa mi ritiene? Se le cugine, percb& non


parta, mi rinserrano a chiave in un salotto?

0, sai? chiamami la Tullia.


Non occorre. lo le riferiro 1'ordine vostro.
Ho capito! Virginia, abbi pazienza un momento; ed in
cio dire la madre a un tratto si alzo e, presa la Rita per un

braccio, passo nel piazzale, ov'era la carrozza ferma e pronta,


e con tono imperioso :
Tullia, soggiunse, resta inteso cbe,

prima delle sette, sarete di ritorno. Ditelo da parte mia alia


signora Teresa. Non ammetto pretesti. La signorina deve desi-
nare stasera qui, con sua zia Virginia.
Sara puntualmente obbedita, signora ; rispose la Tullia.
Rimessa che si fu al suo posto, sotto il platano, la Claudia r
che mal dissimulava la patita alterazione Perdonami, disse :

alia Virginia, questa scenetta. Se non facevo cosi, la Rita ci


sarebbe tornata in villa a due ore di notte. Quando ella e in

quella casa, pare proprio che smemori, che perda la testa.


Si sa, e ragazza ! La trova compagne delFeta sua la :

gioventii ama i suoi pari. Qua, sempre sola con te, un pochino
sideve annoiare. Noi, da giovani come lei, volentieri ci spas-
savamo, colle parenti e colle amiche. Non te la pigliar tanto,
Claudia ! Se la tua Rita non ha altri demeriti che questo, puoi

ringraziar Dio.
La Claudia tacque, e con bel garbo cerco di sviare il ra-
gionamento. Pure chi ne avesse scrutato 1'occhio ed il sem-
biante, vi avrebbe letto qualche cosa altra, che le labbra non
esprimevano, ma dentro le amareggiava il cuore. E la Virginia,

che se n'era avvista, si penti fra se di averla prima, poco a


proposito, magnificata per la piu felice delle donne e tento, ;

con destra curiosita, di levarle di bocca la pena che pareva


tenesse chiusa nel petto. Fu pero indarno. La madre, amorosa
e prudente, si guardo dall'appannare in un menomo che il buon
nome della flgliuola, con inutili confidenze ad una cugina, la

quale non aveva nessun titolo di entrare a parte delle sue


materne tristezze.
Di fatto la sua parentela colla Virginia era assai larga;.
CAPITOLO PR1MO. OGNI ROSA HA LA SUA SPINA 65

e dicevano cugine cosi per dire. Questa poi viveva lontano,


si

regione dell' Italia ; di rado tra loro si vedevano,


in tutt'altra

e questa volta era per caso, di passata, al suo ritorno dai

bagni di mare; e il domani ripartiva, per raggiungere il ma-


rito, che 1'aspettava in una vicina citt ne si sapeva quando ;

piu si sarebbero incontrate. A


che pro dunque scemarle il
buon concetto in cui ella teneva la Rita, con biasimi i quali, ri-
feriti avrebbero potato nuocere alle pratiche
altrove ad altri,

che allora secretamente si conducevano, per collocarla?

III.

La signora Claudia, in quel tempo, era sui quarantasette


anni, e per verita, come 1'altra parente, quasi invidiandola,
aveva detto, sino allora era stata prosperata di molto. Poche
croci aveva portate e, tranne
sempre dolorosa di
la perdita

due bambini in fasce, queste poche erano state leggiere. Di


lei, nobile fanciulla da marito, i congiunti e gli amici solevan

dire, ch'ella era un partito ricco di dote e di doti. Ed e certo


che di quelle di natura e di ottima educazione era fornita a
dovizia.
A vent' anni fu menata sposa dal signor Marco, giovane
patrizio di una illustre e popolosa citt dell'alta Italia, in tutto

pari suo e degno di lei. da Dio nei


Quest'unione fu benedetta
figliuoli, due soltanto dei quali erano sopravvissuti ai primi,
Teobaldo e Rita, minore questa di quattr'anni all'altro; ed ol-

tre cio, nella costante affezione mutua ed in quella concordia


di pensieri e di sentimenti, che e-il vincolo di pace delle fa-

miglie, e di due fa un cuore solo, duo in corde uno ; siccome


ebbe loro augurato il Vescovo, che ne aveva benedette le

nozze.
Teobaldo, ovvero Aldino o Aldo, come per vezzo fu poi
chiamato, era cresciuto robusto, vivace, studioso e costumato
quanto desiderare si potesse. Alle cure dei maestri, che nel
collegio si erano adoperati ad ammorbidirne il naturale ruvido
e selvatico, aveva corrisposto piu di quello che si sperava. La
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1099. 5 27 marzo 1*696.
66 RITA - STORIA DI IERI

signora Claudia ascriveva la formazione di questo bello e buon


frutto a merito del Padri essi per 6 attestavano, che il frutto
:

n& bello ne buono sarebbe riuscito, se la madre non gli avesse


inseriti nell'animo puerile quei semi di pietk e di santo ti-
more di Dio, che tanto erano loro giovati a correggerne la

impetuosa baldanza.
II giorno nel quale, dopo ottenuta negli esami rultima li-

cenza, Aldo fu ritirato dal collegio, il Rettore, accomiatandosi


dai genitori suoi, disse loro :
Signori, coll'aiuto di Dio, noi
abbiamo cercato di fare la parte nostra. A nove anni, essi ci
han dato mani Aldo, innocente e buono: a diciannove
nelle

anni, innocente e buono lo rendiamo loro. Pensino essi a te-


nerlo da conto, a preservarlo dalle corruttele del mondo.
Queste parole s' impressero nel vivo del cuor della madre,
la quale, oltrech& religiosissima, era delPanima del figiiuolo
sopra modo gelosa. Nei mesi delle vacanze le rammento spesso,
cogli occhi molli di dolci lagrime, al signor Marco; e puo
dirsiche conferirono a fargli prendere la risoluzione di non
mandarlo altrimenti a proseguire gli studii in una universita,
dove giovane sarebbe stato esposto a pericoli di piu ma-
il

niere. -- Tanto e tanto, insisteva ragionando la madre, il no-


stro Aldo non avra bisogno di una professione, per vivere da
pari suo: & figiiuolo maschio unico. Non credo che potra e
vorra essere awocato, o medico, od ingegnere, od impiegato
del Governo. Troppo avra da fare, se avra voglia di condurre
bene patrimonio che gli sara lasciato. Quando si dovra am-
il

mogliare, se avra giudizio, come si spera, potra ancora pre-


tendere una dote conveniente. Facciamogli dunque studiar legge
in private ; teniamolo con noi, sotto
gli occhi nostri. Che im-
porta, se non prendera titolo e laurea di dottore ? Egli ha un
bel titolo di nobilta. Basta che sia istruito e sappia bene il
fatto suo. Tu intanto lo puoi introdurre pian piano nelPam-
ministrazione delle cose tue, mettergli in amore la campagna,
e dargli piu tardi la condotta delle lucrose officine, che hai
stabilite laggiu lungo il flume.
Al signor Marco, uomo assegnato e previdente, non sa-
GAPITOLO PRIMO. OGNI ROSA HA LA SJJA SPINA 67

rebbe rincresciuto che Aldo si abilitasse ad una professione,


posto pure che non la dovesse esercitare. La regola del pro-
verbio Impara 1'arte e mettila da parte gli pareva savia,
:

in tempi come i
presenti, nei quali avvengono tantf capitom-
boli e cadimenti di famiglie opulentissime. Molto piu che di
sola entrata delle terre diviene difficile campare da signore,
per che sempre aumentano, e per le rendite che sem-
le tasse

pre scemano. Ma considero che il buon avviamento dato al-


1'industria di prodotti agricoli, in certi suoi possedimenti, la

quale gia fruttava bene e prometteva di fruttare piu nelPav-


venire, avrebbe potuto essere, in ogni caso, per Aldo una sor-

gente di vantaggi, superiore ai lucri di qualsifosse altra pro-


fessione. Per questo si arrese a secondare il desiderio della

consorte: ed figliuolo fu trattenuto in casa ed applicato agli


il

studii di legge e di ragioneria, per quel tanto che gli andava

a genio ed alle mire del padre si confaceva.


N& si ebbe cagione di pentimento. Aldo si conserve cri-

stiano, morigerato, alieno dalle dissipazioni e dalle compagnie


licenziose; divento cosi amante dell'agricoltura che, dopo
e
tre anni, comincio a menare vita piu da fattore di campagna,

che da gentil giovane di citta. La madre dentro n'era conso-


lata, e Aldo era proprio il suo gioiello, 1'occhio del cuore suo.
Piu innanzi talora gli tocco il tasto del prendere moglie.
Ma, scherzando, egli rispondeva sempre:
- -
C'6 tempo, c'e

temp^! Mamma, non abbiate fretta di farvi entrare in casa


una nuora. Prima mettete a posto la Rita; e poi mi sceglie-
rete voi la sposina. Dalle vostre mani Faccettero a chius'occhi.
Che dici, figliuol mio? Tu te Thai da scegliere da te.

A te deve piacere, non a me.


Ed io vi dico che, se piacera a voi, piacera anche a me.
Voi non mi potrete proporre altro che bonta sopraffina e bel-
lezza.

Ed aggiungi ancora dote ; perch& di sola bonta e bel-


lezza, in questa terra, non si vive.

Si, tutto quel che volete. Ma ora pensate a maritar bene


68 RITA - STORIA DI IERI

la Rita. Questo preme. lo vo pei ventisei: ma la Rita va pei


ventidue. Pensate a lei che e tempo.

IV.

La Rita era nata il fausto giorno dell'Annunziazione di Maria

Vergine, che e il venticinquesimo di marzo. La signora Claudia


Febbe in conto di un dono della Madonna, e voile che in ogni

modo la bambina quel giorno medesimo fosse battezzata, coi


nomi per primo, e di Rita, per secondo. E Maria si
di Maria,

chiamo fino ai sette auni. Se non che, ad evitare scambii di


persona con un'altra Maria, sua coetanea, di un casato dello
stesso cognome, ma di ramo diverse nella citta, il signor Marco
amo meglio che fosse denominata Rita, che era il nome del-

Tava materna, la quale avevala tenuta al battesimo.

Sino dalF infanzia, questa figliuolina si mostro di un tem-

peramento placido e dolcissimo, che le appariva nel volto


sempre sorridente e nell'occhio pieno di soave gaiezza. II si-

gnor Marco n'era pazzo d'amore; ed alle volte, paragonando


la natura forastica di Aldino colla mite graziosita della Rita,
diceva celiando alia mogiie : Tu mi hai messi in casa un
angelo e un diavoletto.
Pero non ostante questo umore di tortorella, senz' ira e
senza fiele, ne' suoi capriccetti, ella dava segni d' invincibile

tenacita ; salvoche, invece dei pianti e delle bizze, usava gli


attucci e le carezze : ma quel che voleva, lo voleva. II si-

gnor Marco la chiamava la sua sirinetta, perche a' suoi vezzi


non sapeva resistere, e finiva sempre col concederle ancor
quello che la madre le negava.
Tra per questa tenerezza, che col tempo sarebbe nociuta
al bene della figliuola, e perche ella si mostro subito d' inge-

gno perspicace assai e svegliato, la Claudia si studio di persua-


dere ilmarito a chiuderla, come Aldo, in qualche convento in
cui, con una eccellente istruzione, avesse pure educazione solida
e squisita. Di ragioni ne recava molte. Marco pero, che ne
ammetteva il
peso, ripugnava al distacco di questa figliuoletta,
GAPITOLO PRIMO. OGNI ROSA. HA LA SUA SPINA 69

della quale si deliziava; e s'ingegnava di procrastinarne 1'allon-


tanamento. Essa era gik nei dieci anni, ed aveva imparato
ilmeglio che s' insegna nel quinto corso elementare, e parlava
speditamente il francese e Pinglese, qaando al padre, riavutosi
da pericolosa bronchite, fu dai medici consigliata la cura delle

celebri acque di Cauterets nei Pirenei. La signora Claudia colse

a volo quest'occasione, per proporgli di accompagnarvelo colla


Rita, la quale potrebbe cosi fare la sua prima Gomunione nel
rinomatissimo Santuario di Lourdes, posto alle falde di quella
catena di montagne. La proposta piacque e fu eseguita.
II giorno quindici di agosto, sacro alFAssunzione della Beata

Vergine, la Rita, che, con gran fervore, vi si era apparecchiata


nel ritiro di un convento di suore, messa in candidi veli e

inghirlandata di flori, dentro la Rasilica, fu per la prima volta


comunicata da un Yescovo degli Stati Uniti d' America e la :

sera, cosi vestita e adorna com'era la mattina, con un bel cero


in mano, nella Grotta dell'Apparizione, ai piedi della mirifica
statua delP Immacolata, rinnovo le promesse del suo battesimo
e consecro a Maria, assistita dal predetto Vescovo, dal padre
si

6 dalla madre, che si disfaceva in lagrime di pia gioia.


L'angelica bellezza di questa creatura, inginocchiata davanti
la bianca Vergine de' Pirenei, ed il suo divoto atteggiamento

commossero gli astanti, che nella Grotta erano affollati. Vi ebbe


un signore che, dopo contemplatala cogli occhi in pianto, disse
ad un suo vicino Se io dovessi dipingere una sant'Agnese
:

in gloria, vorrei ritrarre quella fanciulla.

Rientrati nelPalbergo, la Rita salto al collo della madre e,


tenendola strettamente abbracciata Ah, mamma, le diceva
:

col singhiozzo mamma mia, come sono contenta di aver fatta


;

in Lourdes la mia prima Comunione Lo debbo a te e stato


! :

un tuo pensiero. Sai ? Ho pregato tanto, tanto la Madonna per


te Che posso fare, per mostrarti
! di piii la mia gratitudine?
- Esser buona davvero e ubbidiente, figliuola mia.
Lo saro. Vedrai, mamma mia, che io saro la tua consola-
zione, emi faro degna di essere anche sempre figliuola della
Madonna.
70 RITA - STORIA DI IERI

Ma se vuoi fare un gran piacere alia Madonna ed a me r


vuoi tu che ti suggerisca una cosa?
Di' pure. Per la Madonna e per te, faro ogni cosa. Voi
siete le due mie care mamme.
Ecco, dimanda tu a tuo padre che, per regalo della tua
prima Comunione, ti" metta al piu presto a fare i tuoi studii
in un convitto di signorine, che gP indichero io, e dove tu
starai come in un paradiso.
Perche non glielo dimandi tu ?

Perch6 sta bene, che tu gliene mostri il desiderio, come


frutto delle belle grazie, che Gesii e la Madonna ti hanno fatte
in questo giorno.

Mamma, credi tu che questo piaccia proprio alia Ma-


donna ?

Si, Rita mia; molto, molto!


E come lo sai ?

Goine lo so? La Madonna me lo ha detto al cuore, la,


nella Grotta, mentre tu le leggevi il belPatto di tua consecra-
zione a lei.

E come ti ha detto?
Mi ha detto, che gradirebbe tanto di'vederti in quel

convitto, che e un giardino, dove le bambine crescono come


odorosi gigli, cari al suo cuore, e che io ti faccia chiedere

questo favore a tuo padre.


Oh, allora glielo chiedo subito, avanti la processione colle
flaccole e gli diro che lo prometta alia Madonna
;
!

La signora Claudia non finse punto ad arte colla figliuola:


ma affermava di essersi in verit sentita P ispirazione di cost

parlarle, e di essersela sentita come con lei si era espressa*


Marco poi poteva, in quel giorno, alia sua Rita negare la grazia?
Egli cedette e da buon cristiano, qual era, fece il sacrifizio

chiestogli alia Madonna; e la Rita, due mesi appresso, entro


lietamente nel convitto, dalla madre gi& divisato.
GAPITOLO PRIMO. OGNI ROSA HA LA SUA SPINA 71

V.

II convitto era de' migliori che si abbiano in Italia, retto

da signore religiose, in faraa di educatrici solerti e di valenti


maestre. Otto anni vi passo la Rita, la quale, fino dal principio,
si feceammirare per la prontezza e facilitk nell'apprendere,
6 per Tamore e Pattitudine sua ad ogni sorta di studii. Nelle
scuole riportava costantemente le prime lodi ed i primi premii.
Coll' ingegno suo versatile, riusciva bene, non pure nelle varie

discipline di lettere e di scienze, ma nella musica altresi, nel

disegno e nei lavori d'ago e di ricamo, i piu complicati e sot-


tili. A dir breve, nel profitto niuna delle compagne 1'ebbe mai

superata.
Quanto poi i rari talenti suoi le guadagnavano di concetto,
altrettanto i non men rari altri suoi pregi le conciliavano di

affetto; in ispecie Pamabile mitezza del suo naturale, rispon-


dente alle grazie dell'aspetto avvenentissimo, del gaio favel-
lare e della leggiadra personcina, cbe pareva ideata da un

Angelico da Fiesole.
Per giunta, si mostrava semplice di modi e niente, nel suo
trattare, orgogliosa. Oltre cio, era d'anima illibata, pia e pro-

pensa alia divozione, particolarmente a quella della Beata Ver-


gine, della quale sapeva di portare il nome, che,
dopo tornata
da Lourdes, voile da se riprendere, usando sempre dipoi dirsi
e sottoscriversi, com'era stata nominata nel battesimo, Maria
Rita.
Se non che la vaga rosa aveva la sua spina. Alia mente
acuta ed al cuore gentile si accompagnava in
lei, per tempera-

mento di natura, un cervellino


sua pianta si ostinato, che si
di

piegava, ma non si rompeva. La sua non era caparbieta iraconda,


calcitrosa, arrogante ; era testardaggine blanda, melliflua, ca-
rezzante. Come da bambinuccia, da giovinetta, con lei,
cosi

quando ella si era fitto nel capo un giudizio, una voglia, ne si


vinceva, ne s'impattava. ElPera flessibilissima negli espedienti,
irremovibile nella volonta. Non assaliva, ne insolentiva tut- :
72 RITA - STORIA DI IERI

t'altro ! Prendeva anzi aria di difendersi, di scusarsi, di per-

suadere con ragioni, che sapeva presenlare acconcissime ai


suoi intenti. E poi era sempre cosi garbata, rispettosa, man-

sueta, ed all' affascinante parola univa tali mosse di occhio, di

viso, di gesto, che, anche alle sue maestre, il contrastarla tor-


nava difficil parte. Percio la solevano rassomigliare ad una

manina di ferro inguantata di raso.

Assai le avvedute madri si adoperarono a correggerla, am-


monendola che riconoscesse questo suo capitale difetto, si vin-
cesse ed abbassasse la superbietta che, alia fin fine, della sua

piacevole caparbiaggine era radice. La piu affezionata di loro


spesso le ripeteva, sorridendo: Rita, Rita, cuore tenero e
testa dura!
Ed essa, alia sua volta, ricambiandole il sorriso, le pigliava
la mano, gliela lisciava, gliela baciava, se Paccostava alia
fronte' esoggiungeva :
Eccole, Madre, la mia testa : me
1'ammorbidisca lei!
caso fu che, da questo lato, 1'educazione sua resto im-
II

perfetta, massimamente perche ella non si rese mai ragione


di tale vizio del suo naturale carattere, non parendole grande
sconcio il veder le cose in modo diverse dagli altri ; tanto-

piu che, se ella voleva sodo quello che s' impuntava a volere^
non le sembrava mai di volere il male. Magra scusa di uno
spirito annebbiato da eccessiva presunzione di se.
La signora Claudia, piu tardi, si lagnava a torto che le
Madri avessero mancato di formarle la figliuola, come nel col-
legio le era stato formato Aldo: e gik qualche cenno di la-
mento aveva dato, nel suo parlare della Rita, con la signora
Virginia. Non considerava ella, che Aldo era di tempera ben
altrimenti manevole che la sorella, e dove la materia resiste,.
non vi ha magisterio di educatore che possa.
Povera signora ! La cugina le faceva il panegirico delle
sue felicita ;
mentr'ella aveva 1'animo traboccante di un'ama-
rezza, che penava a celare : e la Rita appunto, che dall'altra
le era lodata quasi celeste colomba, era allora il tormento del
suo cuore.
GAPITOLO PRIMO. OGNI ROSA HA LA SUA SPINA 73

Questa benedetta figliuola era tornata in casa da due anni,


e si avviava pel ventiduesimo dell'etk sua. Gosi il padre come
il fratello, non vedevano Fora bene allogarla al quale ef-
di ;

fetto venivano tastando il terreno, per trovarle un partito che


soddisfacesse. La madre tuttavia si mostrava fredda, e piu
fredda si dava a conoscere la Rita. Pel signor Marco e per

Aldo, questa freddezza di lei appariva strana, in una fanciulla


della condizione sua. Se talora il padre o il fratello gliene git-
tavano la un motto, volgeva loro
ella, col suo risolino solito,

gli occhi pietosi, poi li chinava, soggiungendo Oh, che :

fretta avete voi due di mandarmi via di casa! Per ora non
ci pensate!
Per ora !
replied una volta sdegnoso
padre ; questo il

per ora quanto ha egli a durare? Gli anni passano anche per
te i buoni
:
partiti sono come la fortuna, che va pigliata pei
capegli. che ti frullerebbe nel cervello 1' idea di farti suora?
Da quest' idea dovresti esser lontana le mille miglia !

La Rita, strette nelle sue le mani del padre : non ne


avere il timore !
riprese a dire con uno scroscio di riso ;
1'Or-

dine delle suore, tra le quali potrei entrare, ha da nascere


ancora ! Tu fa come la mamma, che ne di partiti, ne di suore

non mi ragiona mai.


Ed era vero. Ma la Rita non ne indovinava il perch e.
R1VISTA BELLA STAMPA

i.

ANTONII BALLERINI e Soc. lesu Opus Theologicum Morale in Bu-


sembaum Medullam absolvit et edidit DOMINICUS PALMIERI ex
eadem Societate. Editio secunda in nonnulis aucta et emendata.
Prati, Giachetti, 1892-1894. Sette volumi in 8 gr.

Appena nel 1889 vide la luce il primo volume di quest'opera


veramente magistrate del chmo P. Antonio Ballerini, noi I'annun-
ziammo pubblico promettendo di fame una rivista, come prima ne
al
!
fosse compiuta la stampa L'avere tanto differito il mantenere la pro-
.

messa,mentre dall'una parte ha messo al cimento la pazienza di tanti e


tanti che, aspettando, piu e piu volte ce la ricordarono per lettera, dal-
Taltra ha messo fuor di dubbio che il giudizio da noi allora da-
tone non fu esagerato. Per verita, non era appena comparso il se-
condo volume, e si dove incominciare una seconda edizione. Tanto
favore 1'
Opus Theologicum Morale aveva incontrato presso i dotti !

E ove si ponga rnente che 1'edizione, di ben 7 grossi volumi, era


stata fatta di parecchie migliaia di copie, che il
Compendium del

Grury-Ballerini si continuava a vendere in numero di piu di un mi-


gliaio di
copie all'anno; ognun vede qual plebiscite sia stato
questo in favore di quell' uomo, che senza dubbio fu de' piu insigni fra
i Dottori della Teologia morale nel secolo XIX. Per altra parte il

nome del Palmieri (non meno illustre di quello del Ballerini) che
qua e la riempiva le lagune lasciate dall'Autore, godeva, in siffatte

materie, la fiducia di tutti, e giustamente. Per lo che noi crediamo


di potere asserire che se lo studio della Teologia morale in questi
ultimi 40 anni ha progredito e va dando, la Dio merce, cosi bei

frutti; se non in tutto, per certo in gran parte si deve all'innusso


benefico esercitato su di esso dal Ballerini, il quale colle sagge ri-

1
Vedi i Quaderni 952, 1023, 1036, 1038, 1040, 1063.
RIVISTA BELLA STAMPA 75
sposte, date agli innumerabili Yescovi e Teologi che, specialmente
dall'estero, lo consultavano ne' casi piu intrigati colla voce, per ben
;

25 anni fatta adire dalla cattedra nell'UniversitaGregoriana, e cogli


scritti, moltiplicati senza numero e sparsi da per tutto, ha ottenuto di
guadagnarsi, se non il cuore, ben pero la mente di tutti gli studios!

della verita. Non e quindi fuor di luogo 1'osservazione fatta dal


Periodico Les Etudes, che cioe: amici e contrarii riconoscono in lui,
nel Ballerini, un Moralista eminente da aversi in conto di Maestro
della Scienza morale i .

Or bene un effetto tanto fuor dell'ordinario vuolsi ripetere dall'in-


gegno non comune dell'autore, dalla sodezza di dottrina, dal senno
pratico assai fine, dalla forza di raziocinio, dall'imparzialita di giu-
dizio, dalla critica inesorabile, dall'erudizione immensa. Questi sono i
caratteri dell'
Opus Morale del Ballerini, caratteri, davanti ai quali una
mente desiderosa della verita e non travolta dalla passione rimane presa
e soggiogata. Quel po' d'acre che si ritrova per avventura qualche volta
nel suo stile, e noi confessiamo di buon grado non essere pregio
ma difetto, appartiene al modo non alia sostanza, e si deve al na-
turale delTuomo, vivo anzi che no; si deve all'amore ardente per
la verita, all' innata lealta d'animo, all'evidenza della dottrina difesa
e talvolta ancora agli attacchi non sempre giusti ne sempre cor-
tesi 3 ed e certo che trova o scusa o compenso nel pregio intrin-
;

seco dell' opera.


Che poi1'
Opus Morale contenga una sostanza veramente preziosa
apparisce evidentemente da questa breve analisi.
Primieramente, la dottrina proposta dal Ballerini e quella stessa
dei Dottori e Teologi cattolici antichi, e specialmente di S. Tommaso,
nelle cui Opere egli si mostra versatissimo, e dai principii del quale

sogliono d'ordinario prender le mosse le sue perentorie dimostra-


jzioni.Essa non e nuova; egli stesso Tha dichiarato apertamente
e ripetutaniente, e la tessitura stessa del suo discorrere e ragionare
lo dimostra ad evidenza, essendo moltissimi e prolissi i brani dei

Dottori che cita; e dunque la dottrina de' Maestri piu accreditati,


incominciando dall'Angelico fino a S. Alfonso de' Liguori. Aggiungi
che il piu delle volte la sua polemica s'aggira precisamente intorno
all' investigare con critica
sagace quale fosse la mente dei Dottori

1
Etudes Religieuses. Paris, Retaux-Bray. XXVI. Anne'e. T, XLVIII.
Pp. 140-142.
2
Baata che il lettore ricordi per poco la polemica che il Ballerini ebbe
a sostenere contro i Bosminiani.
76 RIVISTA
da questo o quel teologo citati eppero il piu ed il meglio del suo
;

lavoro altro non e, pud dirsi, che un'esposizione esatta della loro

opinione. Questa prerogativa del Ballerini fu messa in luce dal


chmo P. Palmier! nella sua Prefazione stampata in fronte al I Yo-
lume. Et primo quidem, A. Ballerini, dice, in toto opere illud sibi
constantissime proposuit ut Theologiam Moralem ad veteres et puris-
simos fontes revocaret, unde profecta est, eamque idcirco exigeret
secundum magisterium summorum Theologiae luminum, et prae-
sertim S. Thomae, cuius doctrinam qualibet in quaestione, quam
S. Doctor attigit, fideliter refert. Cosi pure degli altri Dottori non
dubitavit integros textus et bene longos recitare, ut quid illi senti-

rent, apertum esset, atque eorum potius quam suis verbis contexta
tractatio Maiorum turn doctrinam turn demon strationis methodum
luculentius exhiberet
l
. E continua dicendo che non raramente il

lavoro del Ballerini si


rassomiglia a quello del in qualche modo
Petavio conchiude poi osservando molto giustamente
;
Professus :

est ipse non semel se nihil novi dicere, quod nempe iam a Scholae

Magistris nee falsitatis argui potuit: id tamen


dictum non fuerit,
non prohibuit quominus subinde diceret nove 2 .

Lo stesso confessarono que' dotti che delTOpMs Morale diedera


un pubblico giudizio per le stampe. Cosi il periodico THE 3IoxTH
appunto per questa prerogativa dice che il Ballerini nella scienza
morale compie e perfeziona I'eclificw. In secondo luogo, continua^
possiamo rassicurarci della solidita e cattolicita della sua dottrina :
primo, per la fedelta con cui egli usa i criterii approvati dalla
Chiesa nel trarre le conclusioni... ;
secondo (e qui cita il giudizio-
del Palmieri) perche il Ballerini adopera una nuova maniera d'in-
culcarci la vecchia verita, o piuttosto si direbbe meglio che le sue
straordinarie doti lo hanno reso capace fra molti illustri suoi con-
temporanei, di gittare una particolare luce, tutta sua propria, sul
campo intiero delle sue ricerche 3 . Un altro periodico, il LITERA-
RISCHER HANDWEISER, dice : Tutto il libro e uno spicilegio di un
numero indefinite di Autori, cui detti illuminano le questioni del
i

Busembaum 4
. II raccogliere in uno tante citazioni ci mostra

1
Opus Theologicum Morale. I. p. VII.
'
Ivi.
3
The Month. London. Ottobre 1889. Vol. LXVIL p. 278-282. Si vegga.
anche il quaderno del giugno 1890. pp. 276-281.
v
Literarischer Handweiser. 1889, n. 493, p. 723.
DELLA STAMPA 77
1'acuto critico *. La stessa osservazione farmo la LINZEB QUARTAL-
SCHEIFT 2
,
FUR KATHOLISCHE THEOLOGIE 3 LES ETUDES
e la ZEITSCHRIPT .

KELIGIEUSES poi scrivono L'un des traits caracteristiques de son


:

enseignement etait la predilection avec la quelle il revenait aux


vrais Princes de la Theologie, et par dessus tout aux principes et
4
aux th6ories de S<* Thomas .

In secondo luogo quello che rende prezioso VOpus Morale e U


metodo di critica irreprensibile, che il Ballerini us6 sempre e con
tutti gli Questo egli costantemente osservd
scrittori. yim argu- :

mentorura, quae ab aliis profemntur, expendere, seposito partium


studio et invidia 5 E in eo studium suum impense collocavit ut
.

quid quisque dixerit, sincere referret ac falsas seu minus idoneas


aliorum citationes emendaret 6 Ad ottener questo scopo cosi ne-
.

cessario, e non poco difficile, il Ballerini era aiutato dalla cono-


scenza che aveva di tutta la bibliografia moralistica 7 .
L'impar-
zialita di giudizio, senza la quale e impossible la buona critica, era
in lui dote singolarissima. Essa si riduce tutta skYest est, non non;
ed il metterla in pratica con inflessibile severita non indica disi-
stima ovver disprezzo per questo o quel Dottore, si bene e segno
d'un amore lealmente operoso per, la verita, e segno di rettitudine
nella ricerca del vero. Sottoscriviamo pienamente in cio al giudizio

portato dall' ottimo periodico, LES ETUDES, che scrivono : Son respect
etait grand pour les Docteurs anciens ; mais, usant de son droit de
Theologien, il faisait librement la critique de leurs opinions, de leurs

arguments, des autorites par eux alleguees, eussent-ils nom Suarez,


Lugo, ou meme S.* Alphonse de Liguori; il ne les regardait pas
comme scientifiquement infaillibles,etil ne pensait point que le dernier
mot de la Th6ologie morale consistat uniquement a reproduire leurs
decisions et a trouver bonnes toutes leurs raisons 8
E la natura delle
.

cose richiede proprio cosi. Per yerita, quando si argomenta dall'au-

torita, tutto sta nel dimostrare che i Dottori dicono veramente quello
che si crede che dicano, quello che si riferisce e conduce all'og-
getto della conclusione che si vuol dimostrare. Per questo e necessa-
rio in prima indicar bene 1'oggetto della conclusione ; poi determinar
bene la competenza dell'autore ;
non enim perinde est, osserva
giustamente il
Palmieri, pro aliqua amplectenda opinione siye auctor

1 2 3
1890, v. IV, p. 915. RAUCH. Innsbruck 1891, IV, p. 778. Ivi
k "
p. 724. Tom. XLVIII, p. 141. PALMIERI nella Prefazione, vol. I,
6 7
p. VIII. Ivi. Zeitschrift filr katholische Theologie, an. 1889, IV,
8
p. 715 seg. Etudes Rtligieuses, 1. c. p. 142.
78 RIVISTA
*
tibi sit S. quindi determinar bene il
Antoninus, sive Antcine,... ;

senso delle parole, non solo conie vengono prese communemente, ma


eziandio come sieno intese da questo o quel Dottore particolare, la cui
autorita s'invochi ; appresso presentar bene il valore delFaffermazione
o negazione, per esempio se espressa con un certo, evidens est ecc.,
o piuttosto con un forte, videtur, probabiliter dicer em... e cosi di se-

guito. Or bene questo lavoro, ben detto dal Palniieri opus emen-
dationis 2 che apparisce dalla prima aU'ultima pagina di ciascuno
,

dei sette volumi dell' Opus Morale, costituisce I'immensa fatica e


addimostra la inesorabile critica del Ballerini ;
e 1'aversela a male
in vedendo cadere a terra, como per incanto, certi castelli fondati
suir arena, manifesterebbe non altro che Vegoismo nella scienza, il

quale incaglia la sincera ricerca della realta, 1'amore per la verita.


CM a queste due doti preziose accoppii 1' acuto, robusto e pro-
fondo ingegno che il Ballerini, a detta di tutti, possedeva, compren-
dera di leggieri come prerogativa singolare dell' Opus Morale sia
il disciplinar la mente del lettore. Infatti lo studio del Ballerini
awezza la mente alle seguenti cose a risalire ai proprii principii nelle
:

svariate conclusioni; a considerare le question! sotto il loro vero

punto di vista; a sceverare il sostanziale dalTaccidentale, il


prin-
cipale dal secondario, il certo dalP incerto, secondo i varii fonti da
cui il
teologo argomenta : 1'autorita della Chiesa, della ragione, dei

Teologi; a tener conto di tutto quello che puo chiarire, corrobo-


rare, o infermare il punto discusso o II che facendo
controverso.

egli conduce la mente del lettore con raziocinio stretto, inflessibile,

limpido fino alle ultime conseguenze logiche; la sorregge a tener


sempre vero
di ed mira
unico scopo del Moralista che e il punto
il

pratico, distinguendo bene il consiglio dalT obbligazione, le ragioni


sufficient! per consigliare, ma
per obbligare; la di-insufficient!

rige a non perder mai di vista 1' essenziale, che e la salute eterna
delle anime. In questo modo lo studio del Ballerini, secondo noi,
forma un Moralista acuto, erudito, solido ed imparziale.
Ne noi siamo soli a cosi giudicare del Ballerini. Grande pure e la
stima in cui e tenuto dai piu dotti Teologi de' giorni nostri. II Lehmkuhl
dice che 1' Opus Morale contiene vastam eruditionem summumque
3
acfuumen ;
ed altrove : con breve esame delle ragioni (il
Balle-
4
rini) divide con acume e chiarezza il
probabile daH'improbabile .

1
Vol. I, p. VIII. Ivi.
3
Theologia Moralis. Herder, Friburgi Brisgoviae, ed. VI, pag. 801.
fc
Linzer Quartalschrift, 1890. IV, p. 915.
DELLA STAMPA 79
L'illustre Mgr. Gennari, oggi Assessors del S. Uffizio, chiama il

suo lavoro classica opera postuma*. II Palmieri, il cui giudizio


:

fine ed imparziale e a tutti noto, dopo aver ricordato i Principi


della Teologia, S. Tommaso, Lugo, Suarez, S. Alfonso, prosegue:
Coetum Magistrorum, qui iam de re moral! optime sunt me-
tot

riti ingreditur nunc Antonius Ballerini, cum honore et laude, nisi

totus fallor, excipiendus 2 II Card. D'Annibale nella terza edizione


.

della Snmmida, della quale il


primo volume vide la luce poco
avanti alia pubblicazione del primo volume delTOpws Morale, par-
lando del Gury soggiunge Quern consultissimis adnotationibus lo-
:

cupletavit P. A. Ballerini S. J. praeclara eruditione, et acuto in-


3
genio, nulliusque merito addictus iurare in verba magistri .

Ne minore e il
pregio in cui tengono il Ballerini i
periodic!
scientific! d' Italia, di Francia, di Germania, d' Austria, d' Inghilterra.
La SCUOLA CATTOLICA di Milano nel salutare il primo volume
Opiis Morale dice:
dell' II nome del P. Ballerini... era divenuto

mondiale e la sua autorita in fatto di Teologia morale era presso


4
tutti assai grande .

L' UNIVERSITE CATHOLIQUE parlando delle principal! recent! pub-


blicazioni teologiche date alia stampa in Eoma, Francia, Germania,
incomincia dicendo La plus importante, croyons nous,
: est 1' OPUS
THEOLOGICTTM MORALE du celebre P. Ballerini 5 .

II POLTBIBLION lo dice Un travail d'une tres haute valeur,


:

destine a prendre place dans toutes les biblioth6ques theologiques ,

soggiurigendo che les tresors de science et d'experience qu'il avait


amasses ne devaient pas etre aneantis 6 .

LES ETUDES RELIGIEUSES scrivono che pochi contemporanei sono


oggi celebri nelle scuole di Teologia come il P. Ballerini e che
il suo Opus Morale est une oeuvre vraiment magistrale 7 .

II MONTH dice che il Ballerini non fu secondo a nessuno dei


suoi contemporanei nella conoscenza della filosofia, dei Padri, e
come mostrano le parecchie sue opere. Egli
degli scrittori scolastici,
era un consumato giurista civile e canonista
8
.

Consultazioni Morall ecc. Napoli, Artigianelli 1893, p. 270.


Vol. I, p. VII.
Summula Theologiae Moralis. Romae, Propaganda 1889. Pars. I, p. 12,
n. 84.

Quad. 198, giugno 1889.


LYON. Vilte. Nouvelle Serie. Tom. XIV, p. 603.
Paris. Janvier 1890 p. 29.
e
XXVI. anne'e Tom. XLVIII. pp. 140-142.
Ottobre 1889 vol. LXVII. pp. 278-282.
80 RIVISTA
II LITERARISCHER HANDWEiSBR chiama Y Opus un' opera corn-
pita con una gagliardia da gigante, ricco tesoro, vasto e sodo la-
voro i .

LA ZEITSCHRIFT FUR KATHOLISCHE THEOLOGIE chiama


il
Ballerini, pro-
fondo ed acuto filosofo, conoscitore del Diritto canonico, confessore
assiduo, professore di Teologia morale per tanti anni nel Collegio
rornano, coiisultato as'sai, uomo di studio severo e assiduo, che co-
nosce tutta la bibliografia inoralistica e che pone ogni questione
nella sua vera luce 2 L' Opus Morale rende
. un servigio singolare
alia scienza teologica non solo, nia anche alia vita pratica (la quale

naturalmente deve essere animata da quella).... ;


e 1'opera di Teologia
morale piu vasta che sia comparsa in questo secolo opera che in ;

arnpiezza e solidita si collega e si riallaccia meritamente coi grandi


3
trattati di Teologia morale dei secoli scorsi .

I nostri lettori gia sanno come il Kettore Magnifico d'una delle

piii illustri Universita d'Europa, nell'annunziar la morte del Balle-

rini ai suoi colleghi, lo chiamd il LUGO de' nostri tempi.


Kechiamo da ultimo il giudizio di uno dei piu rinomati Teologi

moderni, e versatissimo in tutto lo scibile teologico. II chmo P. Hurter


nel tomo III del suo Nomendator cosi parla del Ballerini Mora- :

princeps hoc aevo extitit Antonius Ballerini.


listaruro. fere Parlando
delle sue note al Gurr, le dice eruditissimae sed sat acres.... eae
continent eruditionis thesaurum, produnt singularem iudicii sagaci-
tatem et saluberrime promoverunt solidum Theologiae Moralis stu-
dium. Ostendunt enini levitatem tot ratiuncularum quibus tarn facile
uti solebant Theologi Moralistae ad statuendas suas opiniones, osci-

tantiam in citandis auctoribus, levitatem in tractandis quaestionibus


raoralibus: hinc auctor censeri debet gravissimus, qui numquam
sine magna utilitate consulitur. IS Opus Morale lo dice Opus
plane egregium. E conchiudeErat Ballerini non solum egregius
:

magister, sed et in casibus solvendis valde practicus, confessarius


4
expeditus, pauperum praesertim pater sollicitus .

Abbiamo dunque nel Ballerini un Maestro sommo che insegno


e colla dottrina e colFesempio, che mentre con sana critica disci -

plina la mente alia speculazione, indirizza con prudenza non ordi-


naria ed addestra nella pratica. II suo norne nella storia della Teo-

1
Anno 1889 n. 493. pp. 722-724.
2
Anno 1889. Vol. IV. p. 715.
3
Anno 1891. v. IV. p. 778.
k
Nomendator. Editio secunda. Tom. Ill, pp. 1445-1446.
BELLA STAMPA 81

logia Morale non morra; ma restera


sfavillante di luce benefica, che

servira di guida e d' incoraggiamento per coloro che con solido


studio, con severa critica, ed aniino leale, seposito partium studio
danno con tutta diligenza alia ricerca della verita.
et invidia, si

Ora, poche parole sul P. Palmieri (presentemente Teologo della


S. Penitenzieria) che nello scrivere 1' Opus Morale del Ballerini pud
direPars magna fui, avendone egli scritta una parte non piccola.
Tomato 1'illustre Teologo dall'Olanda in sulla fioe del settembre
del 1887, ebbe dai Superiori 1'uffizio di pubblicare gli scritti balle-
riniani sulla Teologia morale e si pose all' opera di tutta lena, tra-
;

vagliandovisi per cinque anni. Poiche, que' sette volumi che ora
noi vediamo, non erano gia un' opera del tutto finita (quale il Bal-
lerini da lungo tempo meditava) ma solarnente e semplicemente que-

gli scritti, ch'egli recava in iscuola e su cui faceva le sue splendide


lezioni al Collegio romano ; scritti, pero, che egli preparava per la
futura Opera morale. II Palmieri dunque, oltre ad aver quasi rim-

pastata tutta quella materia verificando e confrontando ogni cosa,


ha scritto trattati interi e interi capitoli di suo. In fatti, (per lasciare
le cose minori), nel II volume son del Palmieri il trattato de Sexto

praecepto et de Decimis; nel III de Servitutibus , de Testamentis


ecc.; nel IT de Statibus particularibus ; nel de Indulgentiis et Y
suffragiis, de Ordine,, de extrema undione; nel YI de dispensatio-
nibus matrimonialibus ; e nel YII de Suspensione et Irregulari-
tate. Le quali giunte 9^ Opus morale del Ballerini sono, a giudi-

zio di tutti, non inferiori in merito alle altre parti dell'Autore

principale.

II.

La Palestina d'oggi studiata e descritta nei suoi Santuarii e nelle


sue localita bibliche e storiche dal P. DOMENICO ZANECCHIA del-
V Or dine dei Predicatori ex professore di teologia nella scuola
di studii bibliti in Gerusalemme. Roma, tip. del Genio civile,
1896, Yoll. due in 16 di complessive pagg. 926.
-- Prezzo L. 8.

Se havvi al mondo paese che meriti di chiamare a se lo studio

degli storici, 1'attenzione dei fedeli, la curiosita dei viaggiatori, questo


e certamente la Palestina, nella quale si sono svolti i piii grandi
avvenimenti del mondo, e tuttavia se ne conservano i monumenti.
Non e quindi a far meraviglia che, segnatamente da mezzo secolo
in qua, questa terra privilegiata siasi presa a studiare con diligenza

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1099. Q 27 marzo 1896.


82 RIVISTA
ed ardore sempre crescente. Che ai giorni nostri, quando si ragiona
di fatti gravi, non si ama piu prestar fede cosi alia cieca a leg-
gende piu o meno in voga, ma si vuol saggiare ogni cosa a norma

di sana critica, e pero si vengono con lodevole gara moltiplicando


studii e ricerche nel campo della storia e dell'archeologia.
La
qual sana critica alle leggende di Palestina deve rigorosa-
mente applicarsi anche per questo motive particolare, che, come tutti
sanno, se la tradizione s'era ivi mantenuta schietta e genuina fino
al principio delle Crociate, da quell'epoca in poi in molte cose fu
perturbata, intorbidata, e non poco perdette di sua purezza. In
questo secondo periodo, dice 1'egregio Autore, bastava che un in-

dividuo, tenuto dal popolo in conto di sapiente, avesse emesso il

suo parere sopra alcune localita, in modo speciale su quelle da lui


acquistate, perche subito cominciassero nuove tradizioni contrarie a
quelle che esistevano gia da secoli, non piu nel popolo (che, per
differ enza di religione o per altro motive, non aveva alcun interesse
a conservarle) ma nelle relazioni di antichi scrittori, le cui opere

preziose giacevano sotto la polvere delle biblioteche (p. IV).


Tornava dunque al tutto necessario il rimettere in luce le tra-
dizioni antiche, liberandoleda quello strato di tradizioni fantastiche,
che era lor sovrapposto nel medio evo ; e per far questo con si-
si

curezza, bisognava intraprendere uno studio piu accurate della Bibbia


nelle fonti ebraiche e nelle greche, esaminare le iscrizioni antiche,

disseppellire, per mezzo di ben diretti scavi, le sotterrate rovine del


passato, giovarsi insomma di tutti i sussidii dell'archeologia; che
cosl e non altrimenti sarebbesi messo un suggello d'autenticita al-
meno su quei luoghi, che giustamente si credono stati testimonii di

biblici o storici awenimenti.


Or questo appuntq da mezzo secolo si sta facendo da molti dotti
delle diverse parti d'Europa, sono ultimamente aggiunti
a cui si

alcuni membri del clero secolare e di quegli Ordini regolari, che


hanno stanza a Gerusalemme il centro
poi di questa attivita stu-
:

diosa del clero e presso i KR. Padri Domenicani, che hanno ivi

aperto una scuola di studii biblici, sul luogo santificato dal sangue
del protomartire S. Stefan o.
In questa scuola fu teste per due anni professore di teologia
il ch. P. Zanecchia, nel. qual tempo non
passare occasione
lascid
di studiare la Palestina,
percorrendola su e giu nelle province della
Giudea, della Samaria e della Gfalilea; ed ora ci presenta in que-
st'
opera il frutto di quegli studii e di quei viaggi, quale poteva
aspettarsi da un uomo ben versato nella teologia, nella bibbia, nella
BELLA STAMPA 83

storied, nelle lingue oriental!, e forse assistito all'uopo dagli altri


dotti suoi confratelli.
Inconiincia egli dunque con alcune nozioni general! sulla Pa-

lestina, sui popoli antichi che 1' abitarono,


sulla presente sua popo-

lazione mista di Turchi, Ebrei e Cristiani, sui costumi che ivi sono
in vigore, e sui luoghi storici che s'incontrano tra Giaffa e Geru-
salernme. Appresso ci offre in settantacinque pagine un bel com-

pendio della storia di Gerusalemme dalla sua fondazione fino al


Congresso eucaristico stato ivi recentemente tenuto, e quindi la
descrizione di essa e de' suoi immediati dintorni. Poi viene giu
descrivendo a mano a mano tutto il rimanente della Giudea, della
Samaria, della Galilea, con brevita e chiarezza, sceverando le cose
vere dalle false, e le certe dalle probabili. Di che quest' opera, oltre
all'essereuna eccellente guida nel pellegrinaggio di Terra Santa,
tornera utilissima a tutti gli studiosi della Sacra Scrittura, e for-
nira insieme ai fedeli d' ogni condizione una lettura assai istruttiva
ed attraente.

Quanto a noi, francamente diciamo che ben di rado abbiamo


letto un libro con tanto piacere come questo; e ciauguriamo di
vedercelo presto tornar dinanzi in altra edizione, non solamente
fregiata al par di questa delle due piante di Gerusalemme e delle
carte topografiche della Giudea, Samaria e Galilea 1 ma ornata altresi ,

di fototipie o incision! che ci mettano sott' occhio i principali Luoghi


Santi in queste pagine cosi bene descritti.
A proposito de' quali ci piace chiudere questa breve recensione
col bell'elogio, che il ch. Domenicano fa dei PP. Minori Osservanti.
Si deve, egli dice, alia benefica influenza delle scuole e alia co-
stanza di quest! figli di S. Francesco nel mantenersi per tanti secoli
fermi vicino ai celeberrimi santuarii del Cristianesimo, ad onta degli
assalti e delle persecuzioni alle quali piu volte sono andati soggetti,

se in Palestina si trovano alcuni indigeni che parlano italiano, se


vi sono ospizii per alloggio dei pellegrini, e se si possono tuttora
uffiziare i santuarii e celebrarvi la messa in rito latino. Sono percid

meritevoli di grande elogio e della pubblica riconoscenza (p. 32).

1
L'A. ha fatto anche eseguire una grande carta topografica dell' in-

tera Palestina, che si vende separatamente al prez^o di L. 2,50.


BIBLIOGRAFIA l

BATTISTA FLORINDO. Nuova crestomazia di sacri carmi latini,


antichi e moderni, raccolti per le scuole del Seminarii dal Cav. Flo-
rindo Battista K. Provveditore agli studi in riposo, con note di
Mons. Gualtiero Giamagli Arciprete della Cattedrale di Ancona.
Volume primo. Sacri carmi antichi. Angri, stab. tip. Battistino
Yescovile, 1895, 8 di pp. 223. L. 3.
Noi abbiamo tante volte lodato i irae. Noi dunque facciamo plauso al-
classici greci e latini e raccoman- 1'emerito Provveditore agli studii, che
datone vivamente lo studio, che non ha compilato giudiziosamente questa
cadremo certamente in sospetto di raccolta di carmi, tolti da una ven-
avversarli, se ora annunziamo con tinad'antichiscrittori sacri, mettendo
onore la presente Crestomazia di in fronte ad ogni carme un cenno
sacri carmi latini In un'operad'arte
.
biografico dell'autore, (il qua! cenno
la forma & molto, e questa, nel caso pero potrebbe qua e la essere piu
nostro, va imparata dai classici del critico) e a piedi alcune note este-
gentilesimo ;
ma la forma non & tutto, tiche e filologiche di molta utilita.
chfc parte principalissima e il con- A tutta poi la raccolta e fatto prece-
tenuto, la sostanza, il pensiero ; e ri- dere, oltre la bella prefazione del

spetto a questo, diceva giustamente compilatore, un magistrale discorso


il Tommaseo, & piu verita in una pa- del professore Enrico Casti, intito-

ffina cristiana che in dieci dei Gen- lato Gl'inni sacri al cospetto della
tili. Ne puo dirsi mancar del tutto storia e dell'arte ,
che vivamente
alia sacra innodia dei Padri della invoglia del libro.
Chiesa la stessa forma poetica: se Aspettiamo con desiderio il se-
non vi e
1'eleganza di Virgilio e condo volume, che conterra i eacri
d'Orazio, vi e un calore, uno slancio, carmi latini moderni, 1'edizione del
una efficacia che non teme confront! ; quale ci auguriamo che riesca meno
e noi udiremmo volentieri quali poe- scorretta e piu elegante della pre-
sie 1'antichita pagana possa contrap- sente, che tale ei richiede ai tempi
porre al nostro Stabat Mater e al Dies nostri.

1
Mota. opuscoli, annunziati nella Biblio gratia, (o nelle Riviste
I libri e gli
della. stampa) Civilta Cattolica
della non puo 1'Amministrazione assumeie
,

in nessuna maniera 1'incarico di provvederli, salvo che i detti libri non sieno
indicati come vendibili presso la stessa Amministrazione. Cio vale anche per gli
annunzi fatti sulla Copertina, del periodico.
L'AMMINISTRAZIONE.
BIBLIOGRAFIA 85
BECCARIA P1ETRO. Letteratura italiana ad uso de' Ginnasi e
Licei. Edizione ritoccata ed accresciuta il terzo. Torino, tip. Sa-

lesiana, 1895, 16 di pp. 640. L. 3,30.


Lo scopo delPAutore e stato quello menti. A dir il vero, a noi sarebbe
d'iniziare i
giovani alia Letteratura piaciuto che 1'Oratoria fosse stata
italiana per via di quesiti e risposte messa innanzi alia Poetica, ed ancbe
intorno ad essa. La materia e distri- avremmo amato qua e la, special-
buitain quattro libri,ne'qualisitratta mente nella seconda parte, tra i di-
della Grammatica, della Filologia, versi quesiti un legame piu stretto,

della Poetica, della Oratoria italiana. che lasciasse scorgere meglio 1'or-

Nella Grammatica si spiega 1'Orto- dine e il processo della trattazione.


grafia, 1'Ortologia, 1'Etimologia, la Ma in compenso, questo libro non ha
Sintassi. La
Filologia comprende 275 nulla della consueta freddezza e noio-
quesiti intorno ad altrettanti voca- sita didascalica: e scritto con una
boli o frasi o costrutti, che sono sag- leggiadria ed una vivezza che invo-
giati se siano o no di buona lega glia a leggere, e noi crediamo che
italiana. La Poetica insegna prima a tutti gli studiosi gli faranno buon
fare i
versi, poi le poesie nei prin- viso; quindi non ci sara bisogno di

cipali lor metri. Nell'Oratoria flnal- difendere questo povero topolino


mente si parla del discorso, delle sue dall'ugne de' gattoni (p. 5).

parti e dei varii generi di componi-

DE BEAUREPAIRE DE LAUYAGNY comtesse. - Saint Albert de


Messine de 1' Ordre des Cannes. Paris, P. Tequi, 1895, 16 di

pp. 292.
S. Alberto (f 7 agosto 1306) nato de Beaurepaire mette in bella vista il

di nobile prosapia in Sicilia, illustr6 raccoglimento di spirito ed il disprez-


1'Ordine Carmelitano colle austerita zo dei beni terreni di S. Alberto. Le
e coi miracoli. Ora che il culto del- notizie di questa vita sono attinte a

1'oro, come osserva la scrittrice, e fonti sicure, tra le quali sono da


giunto al grado d'idolatria, e conso- annoverare i Bollandisti. La lettura
lante ed istruttivo dare un'occhiata a di questo libro e attraente per una
quegli eroi di Gesu Cristo,che pas- certa aurea semplicita di narrazione
sarono tutta quanta la vita nella mor- e per bonta di edizione, accresciuta
tificazione, nella preghjera e nel sa- da molte incisioni.
crificio. A questo fine la S. a contessa

DELFINO. La Critica del Dialogo S. Paolo di Giovanni Bovio


r
pel Prof. Giuseppe D. Delfino. Reggio- Calabria, 1895, 8 di pp. 41.
II Dialogo del Bovio e una far-
passa per filosofo e non sa mettere
ragine di error! filosofici, teologici insieme un argomento che non zop-
e storici, sgabellati con sicumera non sara lieto di vedersi stu-
pichi,
olimpica e senza riguardi per la lo- diato e ritratto al naturale nelle
gica. Di che indignato il filosofo ca- dotte pagine del Delfino. E il caso
labrese Dr. Delfino, gli da un car- di dire Mulier incidit in virum.
:

piccio di santa ragione. II Bovio che


86 BIBLIOGRAFIA
DE NEGRI FRANCESCO aw. Discorso giuridico sulla storia po-
litica con un accenno a quella dell'Europa. Pisa, tip.
d' Italia

Yalenti, 1896, 8 di pp. 62. Cent. 80.


Checche sia delle divisioni razio- i limit! dell'ordine
etico, non meno
nali, delle definizioni e delle appli- naturale clie cristiano; e fa vedere

cazioni che ingegnoso.. Autore fa,


1' che in sostanza cardine della vera
in questo suo discorso, del diritto, giustizia politica e sociale resta sem-
certo e che egli si contiene dentro pre il cattolicismo.

DURSO. Yedi LEZIONL


FINALI C. Cristoforo Colombo e il viaggio di Ulisse nel poema
di Dante con lettere di F. Tarducci e una prefazione di G. Fran-
ciosi. Cittd di Castello, tip. S. Lapi, 1895, 16 di pp. XII-76.
Cent. 80.
II senators Finali nell'Ulisse dan- ciosi, e si dichiara pel primo noi ;

tesco intravede il
grande navigatore dal canto nostro diciamo che questo
e scopritor di terre Colombo : il Tar- libretto e un bellissimo documento
ducci dissente da lui e vigorosamente di sapere e di cortesia, e puo ser-
sostiene un'altra interpretazione: ter- vir di modello a tutte le dispute let-
zo fra cotanto senno entra il Fran- terarie.
a
GAETANI GIUSEPPE. - - I
Mississipiani. 2 edizione. Roma, tip.
G. Bertero, 1895, 16 di pp. 60. -- L. 1,00.
II famoso scozzese Giovanni Law presente lavoro passate in rassegna
sotto la Reggenza di Filippo d'Or- ed esposte coi loro foschi e tetri co-
leans die nuova vita alia Compagnia lori. Perci6 la lettura ne e piacevole
d'Occidente, che quindi prese nome ed istruttiva. Credetelo; die' egli,
di Compagnia delle Indie, a fine di al disagio economic vi hanno con-
usufruire le ricchezze della Luisiana, corso in parte le nazioni armate, il
corsa dal fiume Mississipi. troppo sciupio di danaro, le specu-
I partenevoli od azionisti che si lazioni improduttive, il poco rispar-
vogliano dire, vi fecero colle loro mio ma quello
e la poca previdenza;
frodi inaudite grossi guadagni e sif- proprio che lo determina, e ii per-
fatti affaristi ne andarono col nome vertimento del senso morale... giu-
di Mississipiani. La narrazione dei stizia o liquidazione della societa mo-

raggiri dei Mississipiani del secolo derna.I capitalist! che hanno gua-

scorso e parte preliminare all'espo- dagnato illecitamente ed i parassiti


sizione dei fallimenti fraudolenti dei di tutte le specie sono ora i veri

Mississipiani moderni di Francia, d'l- padroni del mondo: lo hanno sfrut-


talia, d'Austria-Ungheria, dell'Ame- tato, lo hanno ridotto un deserto, ed
rica del Sud e di altri Stati. L'Au- ancora brame non sono sa-
le loro

tore non contenta di semplici af-


si zie... danno premi a chi da in
si

fermazioni, ma ogni cosa lumeggia mano alia giustizia un brigante o a


coi fatti particolari; le frodi dei for- chi uccide nn lupo: quali briganti
nitori dell'esercito e deH'armata, de- peggiori e lupi piu famelici dei Mis-
gli appaltatori delle opere pubbliche sissipiani antichi e moderni ? (pa-
e dei banchieri, ed infine le solenni gina 57-58).
assoluzioni dei medesimi sono nel
BIBLIOGRAFIA 87

GAUDIANO LEONARDO can. dott. prof. Contro 1'abuso del diffe-

rire notevolmente il Battesimo. Capua, tip. Campano, 1895, 8 di


-- L.
pp. 136. 1,00.
L'abuso incominciato ad intro- luppa la dottrina cattolica del pee-
dursi a Capua (e Dio volesse che non cato originate e della necessita del
altrove) di differire ai fanciulli no- battesimo; prova che la note vole di-
tevolmente il battesimo, fu occasione lazione di questo e riprovata dalla
che il ch. A. prendesse a combat- legge naturale, dalla divina e dal-
terlo con questo libro. Dopo dimo- I'ecclesiastica mostra le ragioni che
;

strato che e un rampollo del Mas- debbono indurre i


genitori a solle-
sonismo e del Razionalismo, atterra citare il battesimo dei proprii figli.

gli argomenti su cui si appoggia, E un libro scritto con dottrina, con


cioe che i
genitori son liberi di opi- chiarezza, con calore, e tratto tratto
nare come lor piace intorno al bat- con un certo colorito oratorio e poe-
tesimo dei proprii figli, che non e tico, che forse ad alcuni parra sover-
bene privare il fanciullo della sua chio, ad altri invece rendera piu gra-
liberta religiosa, che non accade ver- devole la lettura: andrebbe diffuse in
sargli in testa un po' d'acqua che tutti que' luoghi, e non sono pochi,
non val nulla ed anzi potrebbe dan- ne' quali e invalso il detto abuso.
neggiarlo nella salute. Ci6 fatto, svi-
GIAMPAOLO F. mons. Dialogo sul rispetto alle chiese e sulle
condizioni per bene ascoltare la Santa Messa. Preghiere e Indul-

genze. Siena, tip. S. Bernardino, 1895, 16 di pp. 42. Cent. 10.


Yendibile in Eipalimosani presso 1'Arciprete D. Nicola Minadeo.
GOMEZ D'ALCALA PEDRO. Alonso Cano. Storia spagnuola. Edi-
zione illustrata con 12 incision!. Genova, Fassicomo, 1895, due voll.
in 32 di pp. 182-190. -- L. 1,40.
GRAZIANO don GIOVANNI. L'avvenire. Canto. Vercelli, tipo-
grafia Coppo, 1895, 16 di pp. 32.
GROSSO AMBROGIO, arcipr. Tre rimedi efficaci ai mali present! .
Moneglia (Genova), Amministrazione del Periodico La Buona Se-
mente; Milano, Unione cattolica editrice ambrosiana, 1895, 16 di
pp. 128.
tre rimedi, dei quali si parla in
I gioiello di libro spirituale per pratica
questo libretto, sono la confessione, istruzioneeper leggiadriadiedizione.
la comunione e la verginita. E un
GRUBER P. HERMANN S. Le Positivisme depuis Comte jusqu'a
J.

nos jours. Traduit de 1'allemand par 1'abbe Ph. Mazoyer du Clerge


de Paris. Paris, P. Lethielleux libraire-Miteur, 16 di pp. 528.
II ch.Autore, avendo scritto il noto uscl dalle molteplici penne di quegli
volume intitolato Augusto Comte fon-
: scrittori che gli si diedero a disce-
datore del positivismo, la sua vita e poli. Affine di dare alcun ordine alia
la sua dottrina, nel presente espone immensa materia del suo argomento
con somma diligenza le varie forme, divise 1' opera in due parti nella :

sotto cui il positivismo si estese e prima mette in mostra la doppia fa-


88 BIBLIOGRAFIA

lange positivista costituitasi in Fran- e termina con una conclusione la


cia, 1'una dei dissidenti capitanata quale e una stringata e piena con-
dal Littre", 1' altra degli ortodossi con futazione del positivismo. All'Autore
a capo il Laffitte. A queste due ag- di questo scritto si puo meritamente
giunge la terza ortodossa formatasi applicare giudizio dato da Catullo
il

nei paesi fuori della Francia special- alia storia perduta di C. Nipote, che
mente in Inghilterra. Nelia seconda Ausus... omne aevum tribus explicare

parte pone sott'occhio in primo luogo chartis,


- Doctis, luppiter! et labo-
lo svolgimento del positivismo indi- riosis in quanto che con felice ardi-

pendente in filosofia, e poscia lo svol- mento entro un volume non lungo


gimento del medesimo fuori della ciha esposto 1'ampio sviluppo sto-
cerchia filosofica. Dei moltissimi au- rico-filosofico del positivismo dal suo
tori positivisti, che cita, espone i prin- fondatore fino a noi.
cipii e vi appone un saggio critico,

HEUSER HERMAN I. Chapters of bible Study (Introduzione po-


polare allo studio delle sacre scritture) New York: The Cathedral
Library Association, 1895, 16 di pp. 182.
Quest'interessante operetta mette riputati scrittori, e mentre abbella
in luce una serie di letture sulla le sue pagine con le loro autorita,
Sacra Scrittura, fatte 1'anno scorso sparge luce assai viva suirargomento
nella scuola cattolica estiva di Platts- che ha per le mani. Questo suo me-
burg negli Stati Uniti. II ch. Autore todo, congiunto con una chiara e po-
e professore di S. Scrittura nel Se- sitiva dimostrazione di cio che deve
minario Arcivescovile di Overbrook tenersi intorno 1'autorita ed il senso
con la competenza
presso Filadelfla, e della S. Scrittura, fa di questo libro
che puo bene aspettarsi da un tale un manuale popolare pe' credenti
uomo svolge tutti que' punti piu so- cristiani. I cattolici^non v'e dubbio,
stanziali in tale materia chedevono per lo meno implicitamente ammet-
essere conosciuti non pure da ogni tono quanto devono intorno la parola
cattolico, ma da ogni persona che si ispirata di Dio. Pero generalmente

professa religiosa, specie in un tempo essi non sanno dar pronta ragione
dove tanti discorrono della Bibbia al momento opportuno di quegli ar-
e nondimeno pochi sono pronti a ren- gomenti e di quei principii, che ser-
derne retta ragione. La dimostrazio- vono a confutare gli errori correnti
ne e sempre solida ma popolare in- e che sempre aiutano gli uomini di
sieme e letteraria. II Autore per
ch. buon volere nella ricerca del vero.
illustrare il suo soggetto dai punto II manuale del Heuser pare scritto

di vista letterario, storico e lingui-


apposta a questo fine.

stico, s'appoggia costantemente a' piu

LAVAL J. A. cure de Thouars. Notre monde terrestre. Son com-


mencement, son milieu et sa fin, suivi des Mondes celestes et
de leurs habitants. Tonneins, impr. GL Ferrier, 1895, 8 di pp. 32.
Fra le molte questioni che il dei quali 1'uno la poneva a dirittura
rev. Autore agita nel presente opu- nell'a. 1908,1'altropoi nell'a. 1921. No-

scolo, quella della fine del mondo tiamo ch'egli presuppone vera la pro-
egli la scioglie col dire che 6 Ion- fezia di S. Malachia (vedi la Civilta
tana abbastanza, contro due anonimi, Cattolica, quad. 1084, pag. 430-443).
BIBLIOGRAFIA 89
Parlando poi della durata straordi- del 19 marzo 1899, domenica di
naria del pontificate di 17 Papi, sog- passione ed antivigilia della festa
giunge: Leone XI22, dovendo rag- di S. Giuseppe. Si finisce coll'asse-

giungere almeno la media dei tre ul- rire che i mondi celesti probabil-
timi regni (di Pio VI, Benedetto XIV mente sono abitati.

ed Urbano VIII), non vnorira prima

LEZ10N1 CATECHISTICHE sulla missione spirituale delle Piccole


Sucre dei Poveri. Traduzione dal francese pel teol. Filippo Durso.
Andria, tip. Terlizzi, 1895, 16 di pp. 72.
Oltre la cura del corpo de' po- sto fine nobile, sono divisate nel pre-
veri vecchi, le piccolo Sucre nanno sente libretto minute e pratiche istru-
ancbe sollecitudine deH'anima dei zioni.

medesimi. A meglio raggiungere que-

LONGO BARTOLO comm. aw. Pel primo Congresso nazionale


mariano in Livorno cinque Yoti concernenti il secondo terzo e
quarto tema. Valle di Pompei, scuola tip. Bartolo Longo, 1895,
16 di pp. 45.
Ecco i cinque voti per la riu-
:
per gli spiritual! Esercizii in prepa-
nione delle chiese dissident! alia razione alia festa del Rosario: per
unita cattolica sotto gli auspicii della la propaganda del culto di Maria
Vergine di Pompei :
per la propaga- nelle prigioni. Faccia la Vergine che
zione del santo Rosario: per ravvi- questi voti del suo zelante divoto
vare la recita delVAngelus Domini: vengano coronati di buon successo.

MARCELLING DA CIYEZZA M. 0. Suor Maddalena M. del Cuor


di Gesft (al secolo Carlotta Rosa Arnaldi) Madre Priora delle Car-
melitane Scalze nei Santi Pietro e Marcellino di Roma. Firenze,
tip. Ariani, via Ghibellina, 53-55, 1896, 16 di pp. 204.
In Maria Maddalena del Cuor di a p. 158, e che sia cosi, chiunque si
Gesu ebbe la gloriosa Madre Teresa faccia a leggere queste pagine re-
una vera e degna figliuola il Mo- ; stera pienamente persuaso e ne andra
nastero de' Santi Pietro e Marcellino santamente edificato. La quale let-
un esemplare di virtu perfetta; e il tura, oltre che utilissima, e resa pia-
Carmelo uno splendore novello, de- cevole dalla valente penna dell'Au-
stinato com'e a rifulgere di perenne tore, chiarissimo per non pocbi altri
e sempre nuova gloria, per averlo lavori di maggior lena. Elegantissima
fatto monte a se diletto il Signore. 1'edizione.
Cosi sta scritto, a modo di chiusa,

MEMORIE di un Pellegrino del primo pellegrinaggio maltese a N. S.


di Lourdes, 1895. Malta, tip. del
Malta, 1895, 8 di pp. 60.
La descrizione del viaggio e dei gine e il contenuto del presente opu-
luoghi di Lourdes, 1'elenco dei pel- scolo. E insieme una memoria ed un

legrini ed un grazioso inno alia Ver- elogio della pieta de' Maltesi.

MESTRINER M. C. prof. Elementi di storia letteraria italiana ad


90 BIBLIOGRAFIA

uso delle scuole secondarie. Verona, Padova, Fratelli Drucker, 1895,


16 di pp. 272. L. 2,75.
Lo scopo propostosi dall'Autore colo, e in ogni secolo, prima di par-
e quello di fornireuna guida e come lare degli autori e dei loro scritti,
un prontuario di cognizioni alia gio- si da un' idea generale delle condi-
ventu studiosa, ed anche a quei mae- zioni civili, religiose e politiche della
stri che desiderano raccolti in brevi societa, come di quelle che natural-

pagine piu accertati della no-


i fatti mente dovevano molto influire nello
stra letteratura; e questo scopo a noi spirito degli scrittori. I giudizi in-
pare che sia stato felicemente rag- torno a questi generalmente son giu-

giunto. Tutte le notizie storico-let- sti, come accertate le notizie storiche,

terarie che sono prescritte dai pro- almeno dei principal! di loro. Si e
grammi, e molte altre non prescritte anche avuto cura di dare alle donne
ma utilissime, qui sono raccolte ed letterate un posticino un po' piu am-

esposte con sufficiente larghezza. La pio di quel che si soglia da altri loro
materia e distribuita secolo per se- accordare.
MONCADA CARLO CRISPO. La Biblioteca Yaticana e mons. Isi-
dore Carini. Ricordi. Palermo, tip. Davy, 1895, 16 di pp. 50.
11 Moncada
nel presente opuscolo fine parla del catalogo dei codici
da contezza della biblioteca vaticana arabi, che il Carini fece compilare
e dei lavori fattivi da mons. Isidoro all'Autore.
Carini e dal P. Francesco Ehrle; in
MORI GIUSEPPE Sac. II Rosario in Terra Santa. Quadri biblici
illustrati. Roma, tip. Poliglotta della S. C. di Propaganda Fide,
1896, 8 di pp. 704.
Scopo dell'Autore e stato quello dolorosi, gloriosi. Le incisioni sono
di fornire ai fedeli un potente aiuto nulla meno di trentacinque, cavate da
per formarsi una esatta composizione fotografie prese sul luogo. Le dichia-
di luogo nella recita e meditazione razioni poi che fa Tegregio A., cosi
del santo Rosario, mettendo loro sot- dei fatti, come dei luoghi (di tutte
t'occhio, rappresentati in tanti qua- le quali noi non intendiamo farci mal-
che in quello
dri, i fatti misteriosi levadori) sono ricche di erudizione
son rammentati, non che i santi luo- antica e moderna, ma esposta in ma-
ghi in cui avvennero, e gli uni e gli niera allettante, non opprimente.Sif-
altri illustrando con ben acconce de- fatti pregi intrinseci all'opera, con-
scrizioni. A tal fine, recatosi in Terra giunti agli estrinseci della nobile
Santa, ha scrutato ivi ogni cosa, ha edizione, c' inducono a credere che
interrogato la tradizione, ha consul- questo lavoro storico critico tornera
tato i dotti del paese ;
e cosi n'e accetto, non solo ai parroci, ai pre-
uscita quest'opera, divisa in quattro dicatori, ai direttori di confraternite
parti. La prima va tutta in premesse e di altri somiglianti istituti, ma an-
sul Rosario, sulla Confraternita del che a tutti quei fedeli a cui stanno
Rosario, sulla Terra Santa, su Naza- molto a cuore i
luoghi di Terra Santa
reth, sul Santuario del Pater, ecce- e la divozione del Rosario, tanto rac-
tera. Le tre seguenti descrivono 1'un comandata ed inculcata dal nostro
dopo I'altro i fatti e i
luoghi relativi Santo Padre.
alle tre classi di misteri, gaudiosi,
BIBLIOGRAFIA 91

NOYELLI NAZARENO. Saggi poetici. Castelplanio, tip. Romagnoli,


1895, 16 di pp. 68. Cent. 50.
si pare in questi versi medesimi, da
No, non faremo a questo libretto
il viso deH'arme, come sembra te- cui traspira un'anima Candida, mi-
mere nella prefazioncella il modesto te, informata a buoni studii, benevisa

Autore venticinquenne. Igiovani van- ad Apollo, e promettente, in non Ion-


no incoraggiati, quando non sono al- tano avvenire, non che flori leggia-
tezzosi; e che tale egli non sia ben dri, frutti sapor iti.

NUO VE Maria venerata sotto il titolo dolcissimo


glorie di Advocata
nostra nella chiesa collegiata di Provenzano in Siena. 29 giugno-
2 luglio 1895. Firenze, tip. A. Ciardi, 1895, 32 di pp. 112.
Cent. 20.
Con questo titolo il presente li- Curia Arcivescovile di Siena, nel

briccino, di 112 pagine, racconta tre quale, fra gli altri testimonii, ha de-
miracolose guarigioni operates! in posto con giuramento anche il me-
Siena, nella Casa madre delle Sorelle dico curante. Noi invitiamo gP in-
dei Poveri, il 29 giugno e 2 luglio creduli ai miracoli a leggere e stu-
del 1895, per 1' intercessione di Ma- diare queste paginette, intorno alle
quali niun sofisma e possibile. Al
1
ria SS. venerata ivi sotto I invoca-
zione di Advocata nostra, nella chiesa tempo stesso poi eccitiamo quanti
detta di Provenzano, della quale si hanno zelo per la fede e per la glo-
celebrava in quei giorni il terzo Cen- ria della Madre divina a propagarle,
tenario di fondazione. La narrazione acciocche si tocchi con mano che
e semplicissima e condotta colla mas- nella nostra Italia ancora Maria fa
sima veracita in ogni minima circo- bei miracoli, e che Ella e sempre
stanza. Nell' appendice e riferita la pur oggi quella tesoriera dell' Onni-
diagnosi medica delle malattie, da potenza di Dio, che e stata in tutti
cui le tre inferme furono risanate, ed i secoli del Cristianesimo. Maria heri
il certificate autentico del regolare et Jiodie, ipsa et in saecula.

processo fatto dei tre prodigii dalla

OPERA DEI CONGRESSI e Comitati cattolici in Italia. Sezione


Giovani del Comitato Diocesano di Yenezia II vessillo sociale .

Venezia, tip. Nodari, 1895, 16 di pp. 48. Cent. 50. Dirigersi


alia Sezione Giovani suddetta, S. Maria Formosa, 5254. Venezia.
In questo opuscolo si tratta della della sezione dei Giovani del comi-

inaugurazione solenne del vessillo tato diocesano di Venezia.

PERISTERO FAUST1NO. -- Nei Giardini della


Leggenda. Edizione
riccamente illustrata. Genova, Fassicomo e Scotti, 1895, 32 di
pp. 163.
Belle e buone leggende che spar- graziosa e la stampa. Ottimo regalo
gono cari pensieri e invitano a virtu. alle famiglie.
Sono anche scritte assai benino, e

PIETRA GIOYANNI, sac. Le anime gementi del Purgatorio. Discorsi


BIBLIOGRAFIA

per quattro novene. Pavia, tip. del Priv. Istit. Artigianelli, 1895,
16 di pp. 452. -- L. 3,25.
I discorsi della prima novena ver- si vogliano persoddisfare
all'esigenza
sano su i patimenti dei fedeli defunti differente degli uditori, alia cui ca-
nel purgatorio ; quelli della seconda pacita, gusto e bisogno, deve adat-
novena sono tratti dalle parabole e tarsi il banditore della divina parola;
si osservi Timbarazzo in cui
dagli insegnamenti del Vangelo; i se- quando
guenti sono intorno la condizione ed trovasi spesso il parroco, a cui d'or-
i difetti varii delle anime purganti, dinario fa difetto il tempo a prepa-
sicche sono raggruppati sotto il titolo rarsi i suoi discorsi corrispondenti

di Viaggio attraverso il Purgatorio ; per semplicita, brevitk e praticitk al


gli ultimihanno per soggetto i varii suo desiderio e bisogno; credo non
sentimenti che deve destare in noi del tutto si possa chiamare inutile
la vista del camposanto. L'esposi- essa pubblicazione, la quale, senza
zione delle veritk cristiane e sem- pretesa di novita, di eleganza e di
plice, chiara ed adatta aU'intendi- erudizione, mira ad ofFrire ai parrochi
mento del popolo. Potrk sembrare, un mezzo a predicare con qualche
dice 1'Autore, inutile o superflua la varietk di svolgimento, popolarita di

presente pubblicazione dopo tante forma e sana dottrina, la causa im-


altre in simile argomento; ma quando portantissima delle anime purganti
si rifletta quanta varietk di sermoni (pag. 7-8).

PONZO FRANCESCO can. Avviamento per le Societa Operaie Cat-


toliche.Istruzione, Educazione, Coraggio cattolico. Mondovi, tip.
C. A. FraccMa, 1895, 8 di pp. 84.

PROFILET abbe. Robinet De Plas, officier de la Marine franpaise.


Paris, Tequi editeur, 1895, 16 di pp. 316. Fr. 2,00.
II presente libro e la biografla di religiose esemplare. Possa la lettura
un ufficiale della marina francese, di questo libro riuscire, se non di
che, salito in essa ai piu alti gradi, uguale, almeno di simile utilita a co-
vi rinunzi6 e termino i suoi di nella loro che lo leggeranno. Osserviamo

Compagnia di Gesu. Le notizie bio- cio che nota 1'abbate Profilet, che
grafiche sono molte ed attraenti e cioe la presente biografia e cavata
provengono dagli appunti e dalle me- dall' opera del P. Mercier S. L, inti-
morie del Robinet. La lettura di libri tolata: Marin et Jtsuite.
buoni fece del dissipato officiale un
ROCCA D'ADRIA. Come diventa Parroco d'azione cattolica. (Let-
si
a
tera ad un giovane sacerdote). 2 edizione notevolmente accresciuta.
Torino, tip. F.
m di pp. 88. -- Cent. 40.
Canonica, 1896, 16
Questo libro porta in fronte let- rocchiani. II ch. Auto re, mosso dal
tere commendatizie degli Arcivescovi suo ardente zelo pel bene morale e
o Vescovi di Torino, Vercelli, Tor- materiale delle nostre popolazioni,
tona, Ivrea, Alba, Saluzzo. specialmente rurali, traccia al gio-
E un opuscolo prezioso che ogni vane parroco uno stupendo pro-
parroco dovrebbe avere a mano per gramma d'azione, tutto acconcio a
giovarsene nelle sue relazioni coi par- guadagnarsi l'animo de'parrocchiani,
BIBLIOGRAFIA 93

ad estirpare gli abusi, a promuovere introduzione delle Suore per aiuto

ii bene e a far prosperare e tiorire


in degl'infermi, del Comitato Parroc-
brev'ora la parrocchia. Dapprima gli chiale, della biblioteca circolante,
il modo di attrarre a se della societk operaia, dell'asilo pei
suggerisce
i fanciulli e per mezzo
geni- loro i bambini, dove la donna costretta al
nolle mis- lavoro consegna nel mattino alle
tori, come appunto faceva
sion! S. Francesco Saverio e fanno suore il suo pargoletto per ripigliarlo
in generate i missionarii. Poscia gli la sera. Addita il modo di moraliz-
addita le Industrie dausarsiper avere zare Tofficina, di venire in aiuto della
tra migliori terrazzani dei valenti
i plebe per mezzo del Segretariato del
cooperatori alle opere del suo zelo. popolo, cioe di un ufficio dove gli
Quindi prende a trattare di queste, operai trovino aiuto e consiglio pei
xsominciando dalle opere che piu di- loro affari privati senza spesa, di un
rettamente si attengono al bene spi- tribunale d'arbitrato per dirimere pa-
rituale della popolazione, e venendo cificamente le cause tra privati, del-

giu flno alle istituzioni cattoliche 1'istruzione religiosa nella scuola Co-
ordinate al vantaggio materiale ed munale* della Cassa rurale per aiuto
economico della medesima. Parla del- de' contadini e del concorso alle Urne

I'Oratorio festive per togliere la Do- amministrative.


menica i fanciulli dalla strada, ri- Raccomandiamo caldamente a
crearli onestamente ed istruirli, della tutti,massime al giovane Clero, la
Congregazione de' Luigini, di quella lettura di questa pregevolissima ope-
delle Figlie di Maria e delle Madri retta
cristiane. E in seguito tratta della

ROSATI LUIGI Manuale di spiegazione del Catechismo mag-


sac.

giore coinpilato a comodo dei catechisti sulle tracce dei migliori


autori. Trento, tip. Artigianelli, 16 di pp. XH-296; 312; 464.
L. 6,00. Yendesi presso 1' Editore in Trento.
moltiplicarsi de' manuali per
II del Breviario (esempii, di cui egli
le spiegazioni del catechismo non e intende poi fare un volumetto sepa-
inutile ; poicb.6 ognuno reca seco rato). L'A. ha attinto, com 'egli confes-

un'impronta speciale, sia nella ma- sa, alle miglioriopere catechistiche,


teria, sia nell'ordine e metodo di trat- come a quella delFOberer e del
p. es.
tazione. I tre volumi, che qui indi- Deharbe. Col presente manuale egli
chiamo ai lettori, sono eccellenti. ha reso un ottimo servizio a tutti
L'Autore ha preso per testo il Cate- coloro che devono spiegare la dot-
chismo maggiore in uso nella dio- trina cristiana alia gioventu, i
quali
cesi di Trento, e ad ogni breve ri- con esso, si pu6 dire, hanno il pane
sposta di quello fa seguire la spie- bello e affettato. Non resta che por-
gazione verbale e dottrinale con op- gerlo ai bambini. Ed oh quanti non
!

portune applicazioni pratiche e cita- bambini ne avrebbero bisogno a' no-


.zioni di esempii della Scrittura o stri tempi!

ROTELLA GIACOMO. Cremazione o Inumazione? 2 a edizione ri-


veduta e aumentata. Gatteo, tip. dell' Istituto Fanciulli poveri,
1895, 16 di pp. 264. L. 2.
Torna in luce questa operetta, lettori (Ser. XV, vol. II, pag. 102), e
che noi gia annunziammo ai nostri torna, non solo riveduta ed aumen-
94 BIBLIOGRAFIA

tata, ma altresi confortata dalle let- vivacita tratta uno degli argomenti
tere commendatizie dell'Arcivescovo piu importanti ai giorni nostri, e che
di Spoleto e del Vescovo di Cesena, per6 di bel nuovo caldamente rac-
e dai favorevoli giudizii dei princi- comandiamo tanto piu che si vende
;

pali periodic! o giornali cattolici. I ad assoluto vantaggio dell'Istituto


quali suffrapfi furono molto ben me- Fanciulli Poveri di Gatteo.

ritati da un libro, che can sodezza e


SALLUSTIO PIETRO, caporal maggiore volontario di 1 anno. Cuor
di madre. Firenze, tip. Bucci, 1895, 16 di pp. 32.
II Sig. Sallustio tratteggia nel sublime Taffetto di madre. Vi spic-
presente opuscolo alcune scene ma- cano sentimenti di vero cristiano.
terne, a fine di mostrare quanto e
SASSOLI DE' BIANCHI FILIPPO. Alcune considerazioni su i
prin-
cipii fondamentali de le scienze naturali. Parte prima. Chimica.
Bologna, tip. Monti, 1895, 8 di pp. 24.
Annunziamo con singolare insi- non sia per capire la distinzione dei
stenza questo scritto e lo additiamo due principii costituenti ogri corpo ;

studiosi della buona il comune cioe e il


agli filosofia. differentiate, e le
Sono poche pagine, marivelano un condizioni del rimanere il
primo e
pensatore di merito non comune sorgere il secondo nella sintesi, e la
neanche fra i maestri. L'indagine legge del limite della divisibilita e
circa i principii fondamentali della la risoluzione della materia fino al

Chimica s'aggira di fatto sulla trita detto limite come disposizione ultima
questione della costituzione ultima alia composizione di una nuova so-
dei corpi, della quale, ancor nel senso stanza ecc. Quindi la spiegazione dei
scolastico, sembrava essersi detto ne- fenomeni della valenza, dell'isomeria
gli ultimi anni quanto v'era da dir- e allotropia.

ne. Che se il frutto del persuaderne Ripetiamo che queste pagine si


chi piu ne abbisognava non rispose leggeranno con profitto anche dai
alia bonta intrinseca delle dottrine maestri, e si desiderera che il ch.
e delle dimostrazioni, non e forse er- Autore prosegua ad illustrare con
rato 1'ascriverne in parte la cagione simile studio le altre Scienze Natu-
a due difetti non rari ad incorrersi rali,come mostra di promettere.
da taluni : 1'uso cioe di formole non Vuole pero la lealta che non
abbastanza intese ne abbastanza spie- omettiamo due osservazioni riguar-
gate, e rinsufficiente risguardo ai danti nou la sostanza della dottrina
fatti e alle leggi messe in sodo dalla ma il solo lato letterario. La prima

scienza moderna. II Sassoli schiva e che nelle ultime pagine, per di-
perfettamente 1'uno e 1'altro scoglio: fetto certamente di correzione nelle
senza professarsi ligio per nessun'si- bozze, si legge piu d'una sentenza,
stema, discute le opinioni moderne di cui ci e riuscito impossibile d'in-
con termini del nostro tempo; e le dovinare il senso (V. p. e. a pag. 21).
sue conclusion! adatta ai canoni della L'altro appunto si riferisce alPinso-
Chimica moderna, di cui si mostra lita ortografia usata dai ch. Autore
appieno e non superficialmente co- nel dividere vocaboli composti, che
noscitore. Non vi e chimico il quale come si pronunziano cosl si sogliono
BIBLIOGRAFIA 95
scrivere congiunti in uno: ad esem- testo modo di notazione, di cui si

pio le parole perche, intorno, appunto pavoneggia certa poesia moderna,


ecc., specie poi le proposizioni, con- ma, la Dio merce, rifiutato general-
glutinate nella lingua nostra cogli mente in prosa: diciamo pero sol-
articoli coal che ne e alterata per- tanto che quei continui iati frastor-
sino la forma, dicendosi p. e. co in nano il pensiero del lettore, come
cambio di con, nell' aggregate coi, farebbero altrettanti ciottoli sparsi
colle. II Sassbli invece scrive per che, sulla sua strada; ed e tanto maggior
a punto, in torno, e c<) i, co le, de noia quanto piu belle e protonde sono
ne le e cosl via. Or noi non ci
le t le cose che egli sta per avventura

metteremo qui a sostenere, secondo leggendo.


1'avviso nostro, 1'incongruita di co-
SCURANI PKOSPERO prev. La chiesa parrocchiale del SS. Sal-
vatore in S. Teresa di Reggio nell'Emilia. Notizie storiche. Reggio
nell' Emilia, tip. degli Artigianelli, 1895, 16 di pp. 32. Cent.
50. Si vende a beneficio dell'Istituto degli Artigianelli,
11 rev. D. Prospero Scurani dap- tica chiesa di S. Salvatore fu ridotta

prima da alcune nozioni generali Pa. 1828 a casa privata. Stando al


sulle chiese di Reggio, poi descrive Compendia della Visita di Mons.
le varie parti della chiesa di S. Sal- Picenardi, il titolo di questa chiesa
vatore, la Vicinanza ossia Congre- era la Dedicazione della basilica di
gazione del capi di famiglia intenti S. Salvatore in Roma (p. 10). In fine
a soccorrere poveri della Vicinia,
i v'e 1'elenco e le memorie dei par-
il decadimento della parrocchia per rochi di S. Salvatore (cominciando
opera del giansenista Francesco III dalla meta del secolo XVI) e di Santa
d'Este (a. 1757) e d' Ercole III. (a. Teresa, tra i quali troviamo Sforzani
1783), finche parrocchia fu tra-
la Cherubino de' Parolari (f 1563), ec-
mutata nella chiesa di Santa Teresa cellentissimo maestro dioriuoli, anche
(a. 1786); che da la ragione del
il lui cumulator beneficiorum. Queste
titolo: La chiesa parrocchiale del San- notizie sono state prese con diligenza
tissimo Salvatore in S. Teresa. L'an- dai cronisti e dagli archivii patrii.
SERYAIS La Table Eucharistique et ses
P. convives. Ou sont les
convives? Qui les a disperses? Comment les ramener? Paris,
P. Tequi, 1895, 16 di pp. 86.
In questo libretto 1'Autore di- stolato laico. II rev. Servais intende
scorre le cagioni dell' abbandono e continuare su questo soggetto im-
della nausea della mensa eucaristica, portante. E veramente, a giudicarne
i
deplorevoli effetti e i rimedii. E una dal presente saggio, e da augurarsi
lettura assai dilettevole, tanto piu sieno per uscire dalla sua pennaopere
che v'e encomiato e confortato 1'apo- profittevoli alle anime.
SERTO DI FIORI a Maria Immacolata. Venezia, tip. Patr. gia Cor-
delia, 1895. 8 di pp. 66.
E questo il XLI serto annuale, sie italiane e latine, di vario merito
che a pie' della Vergine Immacolata come di vario metro, ma tutte olez-
depongono i giovani veneti, bella- zanti dei profumi della pieta.
mente intrecciato di prose e di poe-
BIBLIOGRAFIA
STAZZUGLIA AUGUSTO. Yindiciae Syllabi Pii IX, auctore A.
Stazzuglia, Ripanae Ecclesiae canonico, S. Theologiae doctore ac
professore. Liber septimus qui extenditur a Prop. usque ad LY
LXIY. Neapoli, ex typis Priore, 1895, 8 di pp. 611-716.
Di questa opera del ch. Profes- esaminate e svolte con la medesima
sore abbiamo gia piu volte parlato accuratezza di concetti, che riluce
annunziandone i primi sei fascicoli. nell'esame da lui fatto delle prece-
Aggiungeremo solo che quello qui dent! Proposizioni. Rinnoviamo dun-
annunziato ci conferma nel favore- que all'illustre Autore le nostre con-
vole giudizio che di essa formammo gratulazioni, augurandoci di veder
fin dal principio. Le nove proposi- presto compiuta questa sua opera,
zioni del Sillabo (LV-LXIV) riguar- dal cui studio tanta utilita possono
danti la separazione dello Stato dalla sicuramente ripromettersi i cultori
Chiesa e gli errori circa la morale delle scienze sacre e delle sociali.
naturale e cristiana vi si trovano

STERZA ANDREA sac. II Socialismo. Odia ilPrete e perche. Brevi


conferenze. Parma, tip. della Provincia, 1895, 16 di pp. 52.
Cent. 30.
Le conferenze qui annunziate potente ed insieme amoroea protettri-
sono sei. L' argomento, che vi si ce dei deboli e degli oppressi. Dalle

svolge, e una confutazione della ca- inique leggi, che governarono il mon-
lunnia, colla quale si cerca dai capi do pagano di Grecia e di Roma relati-

del socialismo di accendere nel cuore vamente ai bambini, alia donna, al po-
del popolo rancore ed odio accanito polo,messe a confront colla condi-
contro il prete e con lui contro la zione legale, in cui si trovano al pre-

religione cattolica. prete, secondo-


II sente i bambini, le donne e il popolo
ch6 essi vanno gridando nelle loro per opera della Chiesa, egli mette in.
congreghe e nei loro giornali, se la chiaro lanera calunnia sparsa dai capi
intende coi ricchi a danno del po- socialisti contro il prete e la religione.
polo, e la religione e lo stromento Nella sesta conferenza fa vedere, che
che usa per isfruttarlo. II prete, si il fine di tanta iniquita si e di al-
lontanare il popolo dal prete ed averlo
risponde, si accosta al ricco per ra-
gione del suo ministero ma si acco-
;
imbestiato alia mano quando torna
sta pure al popolo e con maggiore loro utile, traendolo con promesse
predilezione. Questo nella prima e se- impossibili a mantenersi. Lo stile e
conda conferenza nella terza, quarta
:
chiaro, popolare legge tutto 1'opu-
;
si

e quinta il ch. A. annovera i beni re- scolo con piacere la diffusione riusci-
;

cati dalla religione alia societa, quale rebbe certamente vantaggiosa.

II Socialismo e i Santi Padri della Chiesa. Parma, tip. Fiaccadori,


1895, 16 di pp. 112. Cent. 45.
Die' occasione a questo opuscolo predica fatta una carica a fondo con-
una corrispondenza del giornale so- tro il socialismo, si soggiungevano

cialista, che si stampa in Vicenza. alcune insolenze e si faceva appello


Essendosi detto in essa, come il pre- all'autorita dei santi Padri, in favore
dicatore quaresimalista aveva in una del bistrattato socialismo. II ch. Au-
BIBUOGRAF1A 97
tore racconcia in prima il linguag- Scendendo poscia in particolare alia
gio in bocca al corrispondente, mo- dottrina dei medesimi Padri intorno
strandolo o ignorante o di mala fede alia proprieta, reca molti tratti, rica-

dalle gravi inesattezze, onde sono vati dalle loro opere, ne chiarisce il

piene aippe le sue citazioni. Indi, senso genuine e prova quanto a


,

fatto un confronto tra i principii pro- sproposito siano citati dai socialisti.
fessati e proclamati dai socialisti e Questo opuscolo puo essere utile ai
quelli seguiti e predicati dai santi socialisti per farli ricredere, ed an-

Padri, fa toccare con mano, come i che a quelli che si occupano della
primi facciano a calci coi secondi. quistione.
- II Comunismo
dell'antica Sparta, della primitiva Chiesa e del Pa-

raguai sotto la direzione dei Gesuiti. Parma, tip. Grazioli, 1895,


16 di pp. 156. Cent. 50.
Recate le obbiezioni e gli esempii, toria, ma volontaria degli individui,
che i
tolgono daH'ordina-
socialisti e che lo spirito, ond'era
governata,
mento dell'antica Sparta, dalla Chiesa era di tutt'altra natura da quello del

primitiva e dai Paraguai sotto la di- socialismo presente. Da ultimo da la


rezione dei Gesuiti, PA. risponde con storia delle Riduzioni del Paraguai,
un vero trionfo di ragioni. Dell'antica indica la testimonianza degli scrit-

Sparta descrive le leggi ed i costumi tori, che le hanno vedute coi pro-
e ne addita le gravi magagne. Inol- prii occhi, riferisce le lodi date da
tre dimostra, come i nostri sociali- uomini chiari in ogni scienza e con-
sti non saprebbero acconciarsi a quel futa le accuse, di che le gravarono
duro reggimento, in cui lo Stato era alcuni per ignoranza ed altri per ma-
tutto, e Pindividuo e la famiglia lignita. Ci congratuliamo col ch. Au-
nulla. Quanto alia primitiva Chiesa, tore del suo zelo, della forza e dello
colle testimonianze degli atti degli stile popolare, che adopera nel suo

apostoli e con quelle dell'apostolo Btringente argomentare cosi in que-


alia mano dimostra, che quella spe- sto,come negli altri suoi opuscoli.
cie di comunismo non era obbliga-
STRAZZULLA V. sac. prof. Studio critico sulle iscrizioni cristiane
di Siracusa. Ricerche di Filologia e di Archeologia cristiana. Si-

racusa, tip. Norcia, 1895, 16 di pp. 116. L. 2,00.


IIrev. Autore comincia coll'espo- pronunzia, che ora 6 erasmiana, ora
sizione di una scelta e copiosa no- e reuchliana (par. V). Gli altri para-
tizia bibliografica di opere antiche graft risguardano il signiflcato sim-
e mode me intorno le iscrizioni cri- bolico della nomenclatura cristiana,
stiane di
Siracusa, notizia ch'egli i carmi epigrafici, le iscrizioni latine,

addita non gia ad pompam, ma a isostantivi, gl'idiotismi, Pespressione


prova del fondamento su cui real- degli affetti, le famiglie di padroni e
mente si basa il suo lavoro. Nel pa- di servi, i
segni simbolici, le necro-
ragrafo III e IV si esaminano le forme poli di Siracusa cose che si leggono
:

doriche e latine dei norni proprii nelle con vero diletto, perchfc sono svolte
epigrafi cristiane; se ne osserva la esattamente.
TINELLI GIRO mons. La Enciclica Leonina 8 dicembre 1892 e
la pastorale dell' Episcopato pugliese pubblicata in gennaio 1893.
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1099. 7 2S marxo 1896.
98 BIBLIOGRAFIA

Ricordi e pensieri. Seconda edizione accresciuta. Bari, tip. Avel-


lino, 1895, 16 di pp. 76. L. 1,00.
YAAL (De) ANTONIO mons. Valeria. Dalle catacombe al trionfo.
Racconto storico. Trad, dal tedesco del cav. Domenico Valentinelli.

Trento, tip. Monauni, 1895, 16 di pp. YI1I-376. L. 3/00.


II presente racconto di Mons. de periodo dell'epocadelle persecuzioni.
Waal per pu6 es-
la parte storica A ci6 s'aggiunga che PAutore ha
sere considerate, come una conti- scritto sul teatro medesimo degli av-
nuazione della FaMola: esso mette venimenti da lui narrati, dopo avervi
sott'occhio al lettore 1'ultimo e su- passato la maggiore e miglior parte
premo sforzo del paganesimo soste- della sua vita; sicche n'e venuta
nuto da quell'obbrobrio deH'umamta, fuori un'opera, fondata sulla verita
che fu 1' imperatore Massenzio, con- storica, come pare evidente dal te-
tro la religione di Cristo, ed il fi- sto e dalle annotazioni, ragionan-
nale trionfo di questa per opera di doci dei primi cristiani, della loro
Costantino. Perci6 il lavoro del de fede, della loro pieta, dei loro usi e
Vaal ha sopra quello del Wiseman patimenti ed infine delle loro lotte
il vantaggio d' illustrare due
epoche, guisa che la let-
e dei loro trionfi, in
o almeno il passaggio da un'epoca tura riesce dilettevole assai, istrut-
all'altra, cosa che non si pu6 fare tiva e proficua airanima cristiana.
senza presentare di entrambe se non La traduzione in generale e buona;
altro la flsonomia, laddove il Wise- 1'edizione poi, abbellita da molte in-
man illustra, senza uscirne, un solo cisioni, invoglia a leggere.
VALENTINELLI. Yedi YAAL (De).
YALENTINI Yenceslao. II patrimonio di Fisimbo e Filidio Marabot-
tini nobili orvietani. Orvieto, tip. E. Tosini, .1895, 4 di pp. 48.
I Marabottini, oriundi d'Arezzo, che vanti Orvieto. Di questi due per-
traslocatisi in Orvieto, ivi crebbero sonaggi ragiona il signor Valentini,
in breve ad altissimo stato, e nel prima di mettere sotto gli occhi del
secolo XY erano gia dei maggiori cit- lettore il pingue lor patrimonio, il
tadini e di gran parentado. Da que- che fa pubblicando un lungo e mi-
sta casata uscl Fisimbo nato il 14 Feb- nuto documento, scritto dallo stesso
braio 1590; e stato piu volte gonfalo- Filidio, finora inedito ed ora cavato
niere della sua patria; e da lui nacque, dal solaio del palazzo del Comune,
nel 1610, Filidio, d'altissimo ingegno a consolazione degli amanti delle pa-
emaraviglioso sapere, e per6 avuto in trie memorie.
conto del letterato forse piu illustre
YALLACE LEW. Ben-Bur, ossia i giorni del Messia. Prima ver-
sione italiana per Alfonso Maria Galea. Modena, tip. deH'Inima-
colata Concezione, 1895, voll. 2 in 16 di pp. 364; 344. L. 2,50.
L'opera, che annunziamo, e un ro- tore Augusto, dopo una vita di crudeli
manzo, il cui racconto si svolge in patimenti e di ambasce, arriva final-
Oriente ed in particolare in Pale- mente ad intendere che il regno del
stina ed in Siria. Ben-hur, un prin- Messia non era terrestre e si con-
cipe di Giuda al tempo dell' impera- verte. L'Autore vi narra la vita di
BIBLIOGRAFIA 99
Gesu Cristo e vi descrive con isfog- belli intrecci : la traduzione & buona
gio gli usi e le dottrine orientali. II e fornita di note. Noi sappiamo che
mal costume, la corruzione, 1'avari- questo racconto in Inghilterra e in
zia edlatrocinio, che allora dila-
il America ha avuto grande successo, e
gavano da per tutto, vi hanno na- gli auguriamo ugual favore anche
turalmente il lor posto. La narra- in Italia.
zione corre facile, varia e piena di

VITA della ven. M. Anna Margherita Clement prima superiora del


Monastero della Visitazione di S. Maria di Melun. Torino, G. Spei-
rani, 1895, 8 di pp. 248. L. 3,00.
La V. Anna Margherita Clement personaggi di Roma, i
quali ne fu-
nacque 1'ano 1593 a Cle>on, piccola rono assai ediflcati e le tennero in
citt della Franca Contea. Subito do- gran conto, come dimostra 1'appro-
po la morte di questa grande serva vazione che diede al libro il dotto e
di Dio, si procur6 di raccogliere e pio Bona, poscia Cardinale. La vita
di ordinare le notizie necessarie a fu scritta dal R. P. Agostino Galice

compilarne la vita. In meno d' un in latino e ne fu tradotta una gran


anno esse furono spedite a Roma e parte in volgare 1'a. 1686. Oltre la
consegnate al Rev. P. Giovanni Ago- vita havvi nella fine di questo libro
stino Galice, barnabita, il quale per una raccolta di alcune disposizioni
piu di trent'anni aveva diretto nello che la Venerabile propose nelle ul-
spirito la Religiosa. Questi, assai oc- time sue solitudini, ed un elenco di
cupato in altre faccende, pot6 dare grazie e rivelazioni avute dalla me-
finita la vitasolo dopo nove anni. desima. Nella vita di questa serva
Durante questo tempo, egli fece ve- di Dio assai cose incontrera il let-
dere le suddette notizie a parecchi tore da imitare e da ammirare.

ZANOTTO FRANCESCO. Gli eroi di Roma. Romanzo storico in


versi. Terza edizione ritoccata dalPAutore. Roma, Desclee, Le-
febvre et C., 1895, 16 di pp. 332. L. 2,50.
nostri lettori gia conoscono que-
I nostri, nei quali sono ormai passate
sto bel lavoro per la notizia che ne di moda le riviste dei campi di Marte,
demmo nella ser. XII, vol. Ill, p. 596. gli eroi delle battaglie e le avven-
Qui aggiungeremo soltanto che il ch. ture cavalleresche, quali si hanno
Autore in questa terza edizione lo nelle epopee di tipo classico, noi cre-
ha notevolmente migliorato e nella diamo che con vivo piacere si guste-

tessitura e nello stile. I caratteri dei ranno le qui descritte battaglie men
personaggi sono coloriti con qualche clamorose, e gli affetti magnanimi
si, ma piu domestici ed intimi,
nuova circostanza e resi piu spiccati: che
di maggior luce risplende partico- sono proprii del romanzo moderno;
larmente Flavia, che sostiene le parti tanto piu che i personaggi che pri-
di protagonista, e ci conduce ad am- meggiano in questo poema son veri
mirare la gran lotta rappresentata eroi di Roma ,
come quelli che
da un lato dal pontefice e martire col sacrifizio del sangue diventarono
Stefano I e dall'altro da Valeriano e a un tempo martiri della vera fede,
Marciano, persecutor! della Chiesa della patria, della civilta. Potra es-
nascente; il verso 6 qua e la piu tor- sere questo un utile e gradito regalo
nito e piu elegante la frase. Ai giorni alia gioventu d'ambo i sessi.
CRONACA GONTEMPORANEA

Roma, 1-15 marxo 1896.

I.

COSE ROMANE
1. II triplice anniversario di Leone XIII: Pelezione, il di natalizio e 1'inc*-
ronazione. 2. Suo discorso ai Cardinal!; gravi parole suir apostasia

di Ferdinando di Bulgaria. 3. Morte del Card. Mauri, Arcivescovo di

Ferrara. 4. Decreti delle Congregazioni romane : La scomunica mag-


giore contro unsacerdote.

1. 20 febbraio, il 2 marzo e il 3 dello stesso mese furono tre


II

giorni solenni pel S. P. Leone XIII. Nel primo, ricorrendo 1' anni-
versario della sua elezione, egli entrava nel 19 anno del suo ponti-
ficato nel secondo, celebrando il suo di natalizio, compiva 1'86 anno
;

di vita nel terzo si festeggiava solennissimamente nella Cappella Si-


;

stina la sua incoronazione. In questa festa dell' incoronazione (come


si celebra ora dopo le vicende del 1870) il S. Padre si riveste degli
abiti pontifical! nella sala dei paramenti con in capo il mistico tri-
regno. Salito in sedia gestatoria, comincia la sfilata del corteo, che,
attraverso la sala ducale e la regia, gremita di persone, recasi lenta-
mente alia Cappella Sistina. Tutta la Corte papale, i Cardinali ed i

grandi Prelati fanno corona al Pontefice. Entrato il Papa nella Cap-


pella e giunto dinanzi all'altare, s' inginocchia per alcuni istanti al
faldistorio, e quindi, andato ad assidersi sul trono, comincia la Messa
pontificale, che fu celebrata in quest'anno dal Card. Serafino Yannutelli.
II valentissimo maestro della Cappella pontificia, il Comm. Mustafa, fece

eseguire per la prima volta la Messa Assumpta est Maria del Palestrina,
la quale fu interpretata con gusto veramente artistico e degno della
faina che meritamente gode la Cappella papale. Le tribune e la Cap-
pella riboccavano di gente.
2. II 2 marzo recossi il Collegio de' Cardinali a fare ossequio al

S. Padre per le due ricorrenze accennate qui sopra, ossia del giorno
natalizio di lui e della sua incoronazione. II Card. Monaco La Valletta
parlo a nome de' suoi eminentissimi colleghi, ricordando specialmente
il ristabilimento della gerarchia cattolica nella nazione de' Copti. II

S. Padre nella risposta, accennato alia sua avanzata eta e ripetuto


il motto di S. Martino Non recuso laborem, tocco due punti :
quello
della detta gerarchia cattolica tra i Copti e quello dell'apostasia di
Ferdinando di Bulgaria. A
questo si fece strada appunto dopo avere
CRONACA CONTEMPORANEA 101

espressa la sua gioia per le primizie dell'unione delle chiese dissi-


dent! con la romana unione, disse, i cui frutti, se non da lui, si
;

vedranno in eta non lontana. Quanto all' apostasia del Principe di


Bulgaria (di cui narrammo la storia nel quad. 1097, p. 613) Leone XIII
pronunzio queste gravi parole : Pur troppo in questi giorni venne
a funestarci il fatto, ahi !
quanto lagrimevole, di chi dimentico della
solenne parola evangelica, Quam dabit homo commutationem pro anima
sua ?, fece miserando getto non men della propria che dell 'anima
d'un innocente, anteponendo ragioni di politica umana alia
figlio

dignita della coscienza cristiana e alle ragioni sacrosante di Dio.


Deh il Padre celeste, nell' infinita sua clemenza, dall' intimo del
!

cuore lo supplichiamo, illumini e richiami a salute gli erranti ne ;

permetta che il tristissimo esempio turbi od intralci, come che sia,


1' opera santa che caldeggiamo della pacifica diiatazione del suo regno

sulla terra.
3. Era cominciato da pochi momenti il giorno 12 di marzo, e il

Card. Egidio Mauri de' Predicatori, Arcivescovo di Ferrara, finiva san-


tamente la sua camera mortale nella sua citta arcivescovile, confor-
tato da tutti i Sacramenti. Era egli in Ferrara da soli 17 mesi, e
aveva gia dato anima e vita a molte opere cattoliche, di cui vedeva
oramai i
primi frutti. II Card. Mauri, (scrive Filippo Crispolti, suo

scolare ed amico) era Yescovo sempre, dalla primissima mattina quando

s'alzava, fino a che non andava a riposare; nessuna distrazione di


pensiero interrompeva 1'opera sua, opera che dai piu alti studi an-
dava fino alia piu minuta pratica del bene. G-li stessi ritagli di tempo
che dedicava apparentemente a ricrearsi passeggiando o conversando,
erano continuazioni di lavoro, perche la sua mente e il suo animo
teneva sempre fissi in un punto. Nella
vita egli osservo rigidamente
le regole claustrali,per quanto glielo consentiva 1'esser Vescovo. Ma
risecando a se stesso quasi il necessario, c'era in lui anche un' idea
di tesoreggiare. Egli voleva serbare il piu possibile dei suoi redditi

episcopali per arricchire i poveri, i Seminarii, tutte le opere che vi-


veano nel territorio della sua carita. Si direbbe che il beneficare gli
fosse tan to piu caro, quanto piu gli costava sacrifizi. La parte del
euo ufficio in cui egli toccd la cima fu il magistero. Teologo profondo
e insieme scrittore di rara eleganza, le sue pastorali e le sue omelie
erano, a quanto mi affermava un Prelato che conosce tutti i Yescovi
italiani, un avvenimento per 1'episcopato... Quello stesso Prelato mi
diceva che la sua pastorale sulla Mortificazione cristiana & citata come
modello di letteratura episcopale... E quale connubio tra il pensiero
e la forma Un altro personaggio ecclesiastico, che e meritamente te-
!

nuto fra i primissimi scrittori d' Italia, mi diceva Nessun Yescovo :

scrive bene 1'italiano come lo scrive Mauri. II Card. Mauri era nato
102 CRONACA
a Montefiascone, il 9 decembre del 1828. A 28 anni entro nell'Or-
dine Domenicano alia Quercia; tra i suoi confratelli esercito alti uf-
fizii ed ebbe fama tra i primi predicatori d' Italia. Create Vescovo da

Pio IX nel 1871, resse varie diocesi quella di Eieti in Sabina quella
:
;

di Osimo e Cingoli e finalmente quella di Ferrara. Leone XIII 1'aveva


fatto Cardinale, il 18 maggio del 1894.
4. DECRETI DELLE CONGREGAZIONI ROMANE. II giorno 23 marzo ci

fu comunicato direttamente dalla S. Suprema Congregazione del S. Uffi-


zio il seguente decreto, con cui si scomunica il Sac. D. Paolo Miraglia,,
di cui parlammo gia in questo periodico. La scomunica dovrk avere
effetto, se entro quindici giorni egli non si sottomettera. Sappiamo che
il 18 marzo, un messo della Curia piacentina presento il decreto al
detto Sacerdote. Ecco il decreto. Decretuwi Sanctae Romanae et Univer-
salis Inquisitionis Feria IV, die 5 Februarii 1896. Apostolicae Sedi
.

certo innotuit Paulum Miraglia presbyterum dioecesis Pactensis in Si-

cilia, sed a pluribus mensibus in dioecesi


Piacentina, proprio Ordinario
non probante, degentem, vexasse et vexare isthic clerum per oblocutiones
typis quoque editas et etiam traducendo ad tribunalia laicorum plures
egregiae notae presbyteros; cum vero ob alia plura typis edita, minime
probanda et pervicaciter asserta, prohibitus fuerit ab Ordinario loci a cuius-
cumque sacri ministerii exercitio, non modo non resipuisse, aut erratorum
veniam petiisse, sed et vexillum rebellionis contra eumdem loci, ubi ipse
moratur, Ordinarium erexisse et in maiora scandala praecipitem proruisse,
profanam scilicet mensam in profana quadam aula collocando, ibique con-
ciones, invito Episcopo, habendo, sacrosanctum Missae Sacrificium sacrilege
peragendo, sanctissimam Eucharistiam adeo sacrilege confectam distribuendo
et imo SSmi Dfii Nostri PAPAE LEONIS XIII licentiam talia infanda patrandi
mendacissime iactando. Sacra igitur Congregatio S. Romanae et Univ. Inqui-
sitionis, ne a suo munere deficiat, neve salus animarum ex humsmodi scan-
dalis gravissimo ac certo exponatur periculo, cum praedictus sacerdos
Paulus Miraglia ex praecedentibus exhortationibus et salutaribus minis ac
poenis nihilo melior effectus fuerit, sed obstinatior evaserit, veteribus su-
pradictis nova ac graviora scelera cumulando, atque idcirco ex nota, ma-
nifesta et explorata censurae violatione, incidisse in irregularitatem perpe-
tuam ac interdictionem a sacrisfaciendis, a qua nonnisi auctoritate Apostolica
liberari valeat:eumdem ipsum sacerdotem Paulum Miraglia per praesentes
admonet, ut cesset a populo Dei conturbando et resipiscat, et veniam ab
Episcopo petat, huiusque pareat mandatis, et ad saniora consilia revertatur,
immania quoque scandala reparando: quern in finem ipsi statuuntur pe-
remptorie quindecim dies ab huius decreti notitia decurrencU, quorum primi
quinque pro prime canonico monitionis termino, alteri quinque pro secundo,
alteriquinque pro tertio decernuntur: quibus inutiliter elapsis, excommu-
nicationem maiorem ipso facto incurrat. Atque hoc decretum eadem S. Con-
gregatio mandat intimari ipsi Paulo Miraglia efficaci et tuto modo, affigi
publice in Sacrariis Civitatis et Dioecesis Placentinae, et notificari Ordinario
Placentino et Ordinario Pactensi. Datum Romae die, mense, et anno su-
pramemoratis. L. *Jt S. los. MANCINI, S. Rom. et Univ. Inquisitionis Notarius*
GONTEMPORANEA 103

II.

COSE ITALIANS
1. Vittoria degli Abissini sugli Italian! ad Abba G-arima presso Adua.
2. Narrazione della battaglia: gl' Italian! ricacciati dentro gli antichi
conflni; perdite, morti e prigionieri. 3. Particolarita narrate da chi

fu presente. Cause prossime e remote della disfatta.


4. 5. Tumult!

ed agitazioni in Italia contro la guerra d'Africa e i suoi autori.

6. Riapertura delle Camere e caduta del Ministero di Francesco Cri-

spi. 7. II nuovo Ministero con a capo il Di Rudinl. 8. Amnistia pei

condannati dai tribunal! militari della Sicilia e della Lunigiana.

1. Le facili predizioni, fatte da noi e da quanti consideravano spas-


sionatamente le cose (fin da quando accadevano le facili vittorie di
Coatit e Senafe) si sono pur troppo avverate con grave vergogna del
Governo d' Italia. Vogliamo dire della piena disfatta dell'esercito co-
loniale del Gen. Baratieri in Africa, accaduta il 1 marzo di questo

anno, ad Abba Garima vicino ad Adua nel Tigre. La bandiera trico-


lore degli uomini della rivoluzione italiana s'e dovuta ripiegare di-
nanzi a tutto 1'esercito abissino, e lasciata una striscia di sangue ad
Amba Alagi, a Makalle e ad Adua, ha dovuto ritirarsi in Asmara den-
tro gli antichi confini, donde s'era mossa sull'altrui paese. La ban-
diera di Porta Pia ha trovato colaggiu dinanzi a se non solo il di-
ritto, ina il diritto sostenuto dalla forza. Con che 1'Imperatore abis-
sino ha raggiunto felicemente il suo duplice intento, il militare e il

politico :
sciogliendo, cioe, il corpo del Gen. Baratieri, costringendolo
ad una precipitosa fuga; e riconquistando all'iinpero tutto il Tigre.
Kimane bensi, fino al punto in che scriviamo, il forte di Adigrat, ma
esso e gia circondato dagli Abissini e quindi moralmente nelle loro
mani. Narriamo ora brevemente la battaglia campale di Abba Garima,
che restera fainosa nella storia della colonia italiana in Africa e tra ]e

battaglie degli Europei nelle colonie.


2. Gen. Baratieri da quasi tre mesi (cioe fin dal 7 decembre
II

passato, quando avvenne


la sua prima sconfitta all'Aniba Alagi) s'era
verameiite diportato con qualche senno, simile a quello di Fabio il
temporeggiatore. In fatti, s'era dovuto accorgere facilmente che aveva
a fare con un esercito di circa 100 mila armati, ben provvisti di vi-
veri, e combattenti per la loro indipendenza e nel loro paese; i quali
avevano dato saggio, non solo di valore personale e fierissimo, ma di
accorgimento e tattica ammirabile. Ma il temporeggiare e buona cosa,
quando 1'esito felice dipende solo dal tempo. Pur troppo il temporeg-
giare del Generale italiano non era cosi fatto; era un'inazione for-
zata proveniente da molte cause dal numero de' nemici e tali ne-
:
104 CRONACA
mici, che potevano facilmente accerchiarlo dal paese dove egli era,;

paese avverso agl' Italian! per le fucilazioni e incendi fatti da quest!


contro gl' indigeni ribellati dalla mancanza di viveri e dalla difficolta
;

di approvvigionamento, aggirandosi attorno a! post! di rifornimento le


bande de' ribelli Sebath e Agos Tafari. Poste le quali cose (a cui si
'

possono aggiungere le difficolta d'una ritirata, 3 impazienza naturale


di risolvere una condizione infelice e, chi sa, qualche tacito rimprovero
da Roma) la sera del 29 febbraio il Baratieri decise pel 1 marzo seguente
di attaccare campo
il abissino. II tacito rimprovero del Governo pud ve-
dersi in un telegramma del Crispi, in cui si diceva al Baratieri che
quella non era guerra, ma tisi militare, o tesi militare, come altri lesse,
a scusare il Crispi. E da aggiungere pero che anche gli altri General!
ed ufficiali pratici dell 'Africa, diedero al Baratieri lo stesso consi-
glio (non pero tutti), quello cioe di tentare 1'attacco. Ma e chiaro-
dalle circostanze che era un consiglio preso dalla disperazione, piu che
dalla ragione poiche trattavasi o di perire di fame, o di ritirarsi ver-
;

gognosamente, o di tentare a qiialunque costo la sorte clelle armi. Se


alia decisione influisse la imminente destituzione del Baratieri stesso,
non consta, anzi sembra da escludersi. Ad ogni modo quella decisione
era 1'ultimo errore che restava a commettersi. Le forze del Generale
italiano erano circa 19 mila uomini. Trovavasi egli co' suoi ad Entiscib,
non lungi dalla conca di Adua, ove era accampato 1'esercito abissino.
La conca KAdua e cinta d'ogni intorno da una corona di creste roc-

ciose, ed Abba Garima e un luogo che si trova appunto sulla linea da


Entiseid ad Adua, all'entrata della conca. II disegno del Baratieri era

questo: Sorprendere, la mattina del 1 marzo, con un avanzamento


de' suoi di la delle gole, campo abissino; e impegnatolo nella lotta
il

nelle vicinanze delle gole stesse, far coronare le alture dal resto dei
suoi per fulminare di lassu i nemici, che necessariamente avrebbero

inseguito gl'Italiani nella ritirata. La mattina dunque del 1 marzo, dopo


molte ore di marcia, anzi tutta intera la notte, arrivarono tre colonne di
15 mila uomini complessivamente sotto le indicate creste : la colonna
degl' indigeni del Gen. Albertone a sinistra con quattro batterie da mon-
tagna la colonna del Gen. Arimondi con due batterie al centro, e la
;

colonna del Gen. Da Bormida con quattro batterie alia destra. La bri-
gata del Gen. Ellena con batterie a tiro rapido era rimasta in riserva a
Debra Damo, ed i battaglioni del D'Ameglio, dello Stevani e del Brusati
erano piu lungi in il fuoco la brigata degl' indi-
altri posti. Aperse
geni dell 'Albertone, corpo piu valente
il dell'esercito coloniale, avan-
zandosi in una delle gole. Ma gli Abissini furono desti e pronti a re-
spingere 1'attacco, piombando addosso alia colonna delP Albertone con
tutte le loro forze anzi eseguirono essi, per conto loro, il piano del
;

Baratieri, occupando prontamente le alture in una estensione di 12


GONTEMPORANEA 105
chilometri. Di la gli Abissini, difesi e nascosti dalle irregolarita delle

rocce, aprirono un fuooo di fucileria non interrotto,


e la colonna del-

1'Albertone fu disfatta e quasi distrutta. Sia che egli si sia avan-


zato troppo oltre, sia che non si fosse esattamente informato delle di-
stanze di tempo e di luogo, la brigata dell'Arimondi, piti prossima a
quella Albertone, si trovo nell' impossibility di accorrere, accerchiata,
a sua volta, da nemici che da ogni parte accorrevano. E come le due
prime brigate, cosi quella del Generale Da Bormida che tentava il

terzo passaggio, e quella del Generale Ellena che si teneva indietro


in riser va, vennero avvolte, bersagliate da un nemico numericamente
molte volte superiore. Anche le batterie poco poterono servire, atteso
la ristrettezza e 1' inegualita del luogo. Talche, dopo qualche tempo,

gl'Italiani dovettero ripiegare, inseguiti poi anche


nella fuga dai ter-
ribili Amahra e dalla cavalleria dei Galla, che spazzavano il terreno
dinanzi a loro. La ritirata, benche al principio fosse fatta con qual-
che ordine, alia fine divenne talmente confusa per un timor panico
onde furono sorpresi molti bianchi, che invano gli ufficiali tentarono

impedirla con la rivoltella alia mano. ISEsercito italiano nel n.* 28,
cosi scrive Piuttosto che un vero e proprio combattimento, 1'azione
:

si risolse adunque in un grande e generale sbandamento, il quale non


pot& essere frenato, ed impedi di dare esecuzione agli ordini impar-
titi, o di modificarli a momento opportune.
II Generale Baratieri sog-

giunge che le truppe nere fecero prove migliori e combatterono colla


solita tenacia. Gli eroi degli Abissini furono in quella tremenda

giornata i soldati di Ras Makonnen e Ras Alula, i quali diedero prova di


quel valore personale, soldatesco, irresistibile che non teme la morte, e
che e tutto in un paese dove s'infrangerebbe la tattica europea me-
glio ordinata, molto piu una mal preparata con pochi combattenti, sfi-
niti dalla marcia di una intera notte. Gl'Italiani rifuggitisi dopo la
sconfitta dentro le antiche frontiere della colonia, e specialmente ad
Asmara, lasciarono nemici un 70 cannoni e parecchie munizioni.
ai

Un conto approssimativo fa ascendere a circa 12 milioni di lire le


perdite degl'Italiani in armi, munizioni, provviste, quadruped] e vet-
tovaglie. Dei dispersi e da narrare ancora, come essi, attraversando
i paesi circostanti, ribellatisi agl'Italiani, dovettero sostenere varii
scontri coi ribelli e una buona parte incontro cosi morte nella fuga.

Quanto al numero de' morti, de' prigionieri e de' dispersi, ecco quanto
narra V Italia militare, ed e un giornale dipendente dai Governo. Pre-
sero parte alia battaglia 5 Generali, di cui due sono morti (Dabor-
mida e Arimondi), uno e prigioniero (Albertone), due sono reduci
(Baratieri ed Ellena). Yi presero parte 7 colonnelli, dei quali due
morti (Airaghi e Eomero), uno prigioniero (Rava), quattro reduci (Ya-
lenzano, Brusati, Stevani, Ragni)... Complessivamente hanno preso
106 GRONAGA
parte alia battaglia novemila Italiani, e ne tornarono solo tremila, del
quali molti feriti ; i prigionieri Italian! sono solo quattrocento. Ne con-
segue che cinquemila seicento Italiani, su novemila, sono morti in com-
battimento o di ferite sul campo. Aggiungendovi le perdite de' sol-
dati neri cene andiamo quasi su diecimila morti. Cosi Vltalia mi-
litare. Le notizie posteriori poi, nonche diminuire tali numeri, li hanno-
piuttosto accresciuti.
3. Le seguenti particolarita della battaglia di Adua sono tolte dall' Africa
italiana dell' 8 dimarzo e da una lettera del Tenente Augusto Vaccari che
scrive ad un amico le sue vicende durante la battaglia. L 'Africa italiana
1

narra cosi. EfFettuata la marcia, mentre si studiavano le posizioni, si inizifr


il combattimento all'estrema sinistra, combattimento cbe divenne subita
vivacissimo e sostenuto dalle artiglierie. Per quasi tre ore il combattimento
fu lasciato continuare senza che si avesse notizia di ci6 che succedeva, e-

senza inviar truppe in sostegno della colonna Albertone. Finalmente verso


le 9 4 /a il Generale Baratieri dnva le seguenti disposizioni Alia brigata :

Da Bormida che procedesse sulla destra ed andasse ad occupare una posi-


zione avanzata; alia colonna Arimondi che si portasse al colle retrostante
all'altro di Chidane Maret in attesa di ordini; alia riserva, infine, del Ge-
nerale Ellena, che si ammassasse sul colle di Rebi Areni. II quartier ge-
nerale intanto si portava in testa alia brigata Arimondi. II Generale Ari-
mondi non ebbe che il tempo di mettere in posizione la batteria Loffredo
e far spiegare sulla destra un reggimento bersaglieri, e gia vedeasi tutta.
la colonna degli indigeni (Albertone) ritirarsi di corsa, vivamente inseguita
dal numeroso corpo scioano. cavalieri Galla erano gia frammischiati alle
I

file dei nostri ascari, tirando lanciate e sparando colpi, che facevano strage

nelle nostre truppe indigene. La nostra artiglieria taceva; era gia quasi
tutta in mano
degli Scioani. Non si vedevano che le fumate degli spari del
nemico. Solo alia batteria Loffredo fu dato aprire il fuoco contro questa massa
irrompente. Vi fu un breve momento di sosta, che permise ai nostri ascari
di sfilare sotto la posizione occupata dalla batteria; ma tosto gli Scioani
ripresero piu accanitamente 1'inseguimento, girando una parte sulla sinistra,
rivolgendosi i piu contro la posizione tenuta dalla brigata Arimondi. E qui
il fuoco di fucileria e di artiglieria divenne vivissimo. Le batterie a tiro
rapido erano state chiamate d'urgenza. Invano le truppe della brigata Ari-
mondi tentavano spiegarsi perfino gli zaptiS ed i servi del quartier gene-
;

rale erano entrati in linea. Invano si tento resistere all'invadente massa


nemica La marea scioana batteva a grandi ondate montava, montava impla-
!
;

cabile su per il colle, decimando i nostri, impossibilitati a spiegare la loro


azione. Momento terribile La brigata Damorbida, intanto, alle dieci circa,
!

aveva trovato contatto col nemico, col quale aveva impegnato combatti-
mento. Essa si sostenne molto bene, e la massima parte delle sue forze
spiegava la dove maggiormente ferveva la lotta. Ebbe attacchi e contrat-
tacchi brillantissimi, arriv6 persino a poche centinaia di metri dagli atten-
damenti scioani. Per un momento ufficiali e soldati credettero sicura la
vittoria, e entusiasti sventolarono i fazzoletti in segno di esultanza. Ma
ahim& ! le altre colonne, incalzate dal nemico sempre piu da vicino, non
GONTEMPORANEA 107
poterono piu tenere le loro posizioni. Incominciarono a dare indietro le ;

artiglierie caddero in mano del nemico, il quale occup6 immediatamente


il colle e incominci6 a bersagliare di colpi fatali i nostri in ritirata, dall'alto
in basso. La brigata Da Bormida, disfatta la nostra sinistra, si trov6 anch'essa
a contatto delle truppe scioane preponderanti, incalzanti il colle dove essa
aveva trovato posizione. Fu impegnata seriamente la nostra artig-lieria, la
nostra fucileria; invano tutti fecero prodigi di valore, resistendo sino a quasi
sera all'irrompente e sempre crescente massa scioana. E le riserve anch'esse,
che eseguivano spostamenti per sostenere la brigata Arimondi, furono tra-
volte nella disastrosa ritirata. La battaglia ormai era perduta. Cos! Y Africa
italiana. II un razziatore famoso, com'egli si chiama
Tenente Vaccari poi,
(che anche gl'Italiani colaggiu mancanza di viveri facevano razzie di
in
bovi e capre come gliAfricani) cosi narra di se stesso in una lettera,stampata
nel Resto del Carlino. Dopo esser tomato dalla preda di 300 capi bovini
e 400 capre, dice Dove eravamo noi, cioe al magazzino ed alia dipen-
:

denza del mio capitano, era il comando di tappa, che comprende tutti i
servizi de' viveri, della sanita e della posta. Con noi era pure il noto Felter,
:

nostro ambasciatore presso Menelik. Si facevano previsioni, si sperava, si


temeva, quando verso le 10 del mattino del 1 marzo cominciarono ad affluire
i primi feriti per farsi medicare. Alle nostre domande rispondevano con un
mesto crollo di capo e nel loro fantastico linguaggio i miei dicevano: Scioani
essere catir, catir come sabbia (molti, molti come i
granelli di sabbia).
Temevamo che susseguivano porta-
gia per le nostre sorti. Gli altri feriti

vano nuove sempre piu desolanti,ed allora, fatti armare i nostri militi,demmo
ordine di procedere al carico delle salmerie, che si esegui rapidamente. Alle
14 circa un Tenente al galoppo venne ad avvertirci che gli Scioani avan-
zavano e che i nostri si ritiravano precipitosamente. Noi incolonnammo il

parco de'buoi e de' muli, e cominciammo la ritirata incalzati dai fuggiaschi.


Non avevamo ancora fatti 400 metri, ossia non eravamo ancora usciti dal
piazzale dove era costituito il magazzino, che un tremendo fuoco a ripeti-
zione ci prese sul fianco sinistro da un'altura sovrastante. L'attacco inatteso,
inesplicabile, fece terrorizzare quelli che gia fuggivano e non valsero le
minacce a frenarli. Si estrassero le rivoltelle, si fece fuoco addosso a chi
promuoveva il disordine, ma non ci fu verso di tenerli. Eravamo 7 ufficiali

contro 2 o 3 mila soldati ed ascari. Qui comincio la debacle, la lotta per


1'esistenza, si produsse una confusione indescrivibile e che ricordero sempre
in mia vita. I buoi inferociti scorazzavano per la colonna; i muli cercavano
di sbarazzarsi dal basto, galoppando e scompaginando le file; i fuggiaschi
colla sciabola tagliavano le corde dei basti, buttavano il carico a terra, pur
di inforcare una cavalcatura e salvarsi. Un vero orrore. 11 fuoco continuava...
e nel mattino, verso circa le ore 5 giungemmo ad Adi-Caie, dove trovammo
8. E. Baratieri, che faceva colazione, e dove ricevemmo la notizia dell'ar-

rivo di Baldissera in Africa. Da qui sembra apparire la colpa del Baratieri


in esser fuggito prima degli altri, molte ore prima che la battaglia finisse.
4. Se noi narrassimo che le cause della sconfitta di Adua furono non
una di quelle disgrazie, che possono incogliere qualsiasi piu valoroso eser-
cito, ma un complesso di errori politici e militari mescolati a ignoranza e
108 CRONACA
menzogna, alcuni non lo crederebbero. Ma che la cosa sia cosi e tale sia
giudicata da chi legge, rechiamo in mezzo fatti e testimonial) ze. II pub-
blicista Mercatelli, che e pur ligio al Governo, cosi scrive da Massaua, dopo
una visita al Baratieri, il 12 marzo : Torno ora dall'averlo visitato. L' im-
pressione che ne ho riportata e triste e dolorosa. Baratieri si trova acca-
sciato nel fisico e nel m-orale, ed oppresso dal dolore. Mi ha detto che da
oltre tre settimane non poteva dormire per la soverchia tensione dei nervi,

che agiva in modo deprimente, specie nelle gambe, cosicch& anche adesso
mal regge in piedi.
si Gli ultimi casi, afferma che hanno finito di stre-
marlo....Fu, egli dice, un momenta di debolezza e di follla, al quale ho ce-
duto. Come ritirarsi senza vergogna t Riconosce purtroppo che le conse-

guenze sono state terribili per 1'Italia e per la colonia.... La decisione di


attaccare gli Scioani era, secondo lui fatale, trovandovisi spinto a prenderli
da ogni lato ; e le spinte venivano (come accennammo, e il Baratieri in-
dica assai chiaramente): dalla rivolta del paese ove egli trovavasi, dall' in-

tercettamento de'viveri e dalla impossibility morale o fisica della ritirata.

Or dopo la disfatta di Amba Alagi e dopo la perdita di Makalle, e il numero

stragrande degli Abissini venuti a combattere, come e che il Cornando mi-


litare della colonia non capi nulla di nulla ? Alia follia dell' ultima deci-

sione, confessata dal Generale in capo, sono da aggiungere queste altre


cause : numero degP
il piccolo Italiani appetto agli Abissini, il che e come
voler comperare un magazzino di stoffe preziose con pochi soldi (e questa

era cosa nota prima della battaglia) la stanchezza de' soldati, obbligati
;

a battersi con nemici fierissimi, dopo tutta una notte di marcia e, per
giunta, a ventre vuoto Pessere stato il corpo d'operazione della colonia for-
;

mato di soldati raccolti qua e la dalle guarnigioni d' Italia, sconosciuti tra
loro e dai capi, ed essere stati per lopiii giovani che da poco tempo erano
sotto le armi ;
combattere con un esercito, che difen-
Paver dovuto essi

dendo le sue terre, era reso altiero da due solenni vittorie. Agli errori mi-
litari e politici aggiungansi i morali, quali sono primo, la mancanza del :

diritto in chi voleva togliere secondo, la mala fede


altrui la sua terra ;

onde Ministero, per restare in seggio, e i giornali venduti, mentirono


il

quasi sempre in tutta questa faccenda africana. Mentirono cioe quando af-
fermavano che il clero abissino era favorevole agl'Italiani che a Coatit e ;

a Senafe fossero riportate gloriose vittorie essendo state piccole scara-


si

mucce ;
che la fuga di 70 chilometri dell'Arimondi dopo Amba Alagi fosse
una ritirata, e che la compra capitolazione di Makalle fosse una gloria. Fi-
nalmente, per salire dalle cause immediate ad una causa piti alta (a cui
ci danno diritto le analogic storiche e gP insegnamenti cristiani) ricordino
i lettori che la bandiera umiliata cosi in Africa, air Amba Alagi, a Makalle
e ad Adua, e quella stessa che combatte il Papa a Castelfidardo, ad An-
cona e a Porta Pia. Pareva che Dio si fosse dimenticato ma, non era ;

spento appena Peco festosa del venticinquesimo anniversario delle imprese


rivoluzionarie in Italia, celebrato a scorno del prigioniero del Vaticano fin
sotto le sue finestre, ed ecco muoversi tutta PAbissinia contro la stessa
bandiera. JMcono, ma non possiamo esserne mallevadori, che la data del
manifesto di Menelik che invitava il suo popolo a difendere, in nome della
CONTEMPORANEA 109
Trinita e di Maria Yergine, 1' indipendenza della patria, corrispondesee al
20 settembre ; e che molti fucili usati all'Amba Alagi, a Makalle e ad Abba
Garima fossero i fucili tolti ai soldati pontificii, regalati e venduti poscia
agli Abissini. Se cio fosse, che tremenda ironia della storia sarebbe
ella mail L-ti*
mal animo, piu o meno latente, contro la dissennata guerra d'Africa
5. II

scoppid, come una fiamma sinora soppressa, alia iiotizia della sconfitta san-
guinosa; e furono messe fuori piu apertamente tutte le accuse che gia
erravano di bocca in bocca contro gli autori della inutile e vergognosa
guerra. E lo scoppio fu universale, eccetto, s'intende, i pochi che in Africa
pescavano i loro guadagni: cio sono gli alti personaggi, che di la inten-
devano trarre gloria al loro nome coloro, che cosi sarebbero rimasti al
;

potere i fornitori che facevano i loro grassi affari, e pochi fuor di posto
;

che in lidi lontani speravano cambiar fortuna. Ma la maggioranza degli


Italiani si dichiaro contro gli autori della detta guerra. Narriamo qualche
episodic di queste tumultuose agitazioni. Da Pavia, il 3 marzo, dovevano
partire certi artiglieri per 1'Africa. Si prese quest'occasione per protestare,
e dalla folia numerosa fu deciso di non farli partire. Invasero quindi la
stazione della ferrovia. I sibili e le grida, le apostrofi, le imprecazioni contro

Crispi, il Governo ed
andavano a ripercuotersi contro la tettoia, pro-
altri,
ducendo un frastuono indescrivibile. Yennero tolte le assi che servono pel
passaggio dei viaggiatori fra le rotaie, e ammucchiate attraverso ai binari
per arrestare il treno, e si svitarono dai traversini alcuni pezzi di rotaia,
interrompendo la linea. I soldati intanto, circuiti, arringati in tutti i
modi,
se ne stavano silenziosi e tristi. Ad un ufficiale che voleva opporsi, fu
spezzata la spada. Il drappello de' soldati intanto fu preso in mezzo dalla
folia, che per porta Cavour entro in citta. Allora la dimostrazione divenne

magnifica e commovente. I balconi, le finestre erano gremite di donne,

vecchi, fanciulli, e alia vista dell' immenso corteo che racchiuddva in mezzo
i dieci soldati col loro berrettone rosso, il sacco sulle spalle ; le donne

gridavano, battevano le mani, le signore sventolavano i fazzoletti, le grida


assordanti, gli evviva andavano al cielo. Pareva che un esercito vincitore
facesse il suo ingresso trionfale in citta, e invece non erano altro che dieci
soldati che non si voleva andassero a morire inutilmente e senza scopo.
Dimostrazioni simiglianti avvennero in quasi tutte le citta d' Italia; e in
tutte si gridava: Abbasso Crispi! Abbasso i deplorati! Abbasso i ladri ! e

altre cose che il Fisco non ci permette di registrare. Col capo del Governo,
primo autore delle disgrazie africane, erano associati i giornalisti compri
e partigiani della guerra, come la Tribuna di Roma, che ebbe le vetrine
rotte e fracassate. A Milano la dimostrazione contro gli autori della guerra
africana fu piu grande e terribile, che altrove, e per le milizie accorse a
frenare i
tumulti, v'ebbero parecchi feriti e anche un morto, un tal tipo-
grafo, Carlo Osnaghi. che tardando ad ubbedire allo squillo della tromba,
che intimava lo scioglimento della folia, spinto, non si sa bene, dalla calca,
si trovo trapassato dalla baionetta d'un soldato, e poco dopo mori. Tra gli
altri fatti contrarii all'impresa africana e da registrare quello dell'emigra-
zione de' coscritti, di coloro che temevano d'essere richiamati e mandati in
110 CRONACA
Africa e anche di alcuni gia sotto le armi. Telegramrni dall'Austria annun-
ziavano, gli scorsi giorni, che il Trentino era pieno di disertori italiani.
L'istesso mandano a dire da Parigi. E interrogate della fuga rispondono
colla voce del buon senso, che non si volevano fare uccidere per difendere
un suolo che non e la loro patria. E poi anche de' Principi di Casa Savoia,
niuno e finora andato a combattere colaggiii !
Dopo quests dimostrazioni
popolari, fatte per lo piu contro gente legale e penne vendute di giorna-

listi, s' e veduto in costoro un cambiamento di linguaggio, che e da notare.


Hanno detto, cioe, che questa era Vora della canaglia
; laddove, quando
questa stessa folia, aizzata da loro, gridava contro
Papa, fischiava i pelle- il

grini, e ricorreva alle mine e al pugnale, era allora detto il popolo sovrano,
ovvero il popolo che insorgeva come un sol uomo, ovvero opera di popolo,
e simili. E bene osservare questa differenza di linguaggio, ora che i fischi
e gli abbasso toccano altri che non sono i cattolici.
6. II 5 marzo, giusto dopo campale d'Africa, si dovevano
la sconfitta

riaprire le Camere, prorogate appositamente dal Crispi per non aver noie
dai deputati, che pur s'erano mostrati tanto a lui docili e ligi, mandan-

dogli buono anche la questione sulla sua moralita, dal Cavallotti impugnata.
Ma cosl era fisso, pare per insistenza del Saracco, il quale minacciava di
dimettersi, se ancora piu lungamente si tenesse chiusa la rappresentanza
nazionale, che e Potere sommo in un regno costituzionale. Ma quel giorno
fu 1'ultimo per la sovranita dell'antico cospiratore. Diecimila vite umane,
mandate da lui ad essere uccise ad Abba Garima, pesavano per la sua
coscienza ; pesava la ignoranza e T impreparazione del Generale da lui pre-

posto alia guerra; pesavano i milioni tolti alia


gente per mantener la sua
gloria pesava come una vergogna, la rivelazione dell' impotenza militare
;

d' Italia dinanzi all'Abissinia. II popolo, per6, s'era rivoltato contro di lui,

come vedemmo, con una universale indignazione. E riapertasi la Camera,


il 5 marzo, il Crispi e i suoi subalterni, non interrogata neppure la volonta
della Camera, dovettero dare le loro dimissioni e il Re senz'altro le accetto.
Ecco tutta un silenzio pro-
la tornata di quel giorno. S'alzo il Crispi tra
fondissimo e disse : Ho Camera che il ministero
1'onore di annunziare alia
ha rassegnato le sue dimissioni a sua maesta il Re. Sua maesta il Re le
ha accettate. Queste ultime parole suscitarono un applauso lungo, frago-
roso, assordante. Tutta 1'estrema sinistra, quasi tutta la destra e oltre una
meta della sinistra, si alzo in piedi plaudendo e piu di trecento deputati ;

gridarono in coro Viva il Re! Abbasso Crispi! Lo spettacolo fu grandiose.


:

Parve allora che un incubo fosse tolto dall' intera nazione e la gioia si ;

manifesto coi fischi popolari che accompagnarono il Crispi a casa fin sotto le
sue flnestre. Ai soldati e alle guardie accorse rispondevano i popolani Che :

state 11 ? A difendere quelli che vi rubano ? Noi siamo fratelli, non dovete
venire contro di noi. Sono loro (i Ministri) che vi fanno anna infaccia a
li neri. Ve manneno pe carnaccia a Menelicche. E a un questore che
diceva, : Un popolo civile non fischia, gli risposero :
Gia, paga solo le

tasse..; e giu Viva Milano! Viva Pavia ! Abbasso Crispi! Abbasso i tra-
:

ditori! Cosi cadde il Crispi e cadde per vera volonta di popolo, non per
interessati voti di camorre legali. E dopo che egli ebbe dato saggio di si
CONTEMPORANEA 111
poco senno nell'impresa africana e sacrificato al capriccio diecimila vite, e
davvero meraviglia udir vantare il forte ingegno, il rapido sguardo da
poterne formare un uomo di Stato e anche (chi il crederebbe ?) 1'uomo
superiore nel fango settario e che egli per6 tornera
,
Son giudizii .

un momento di distrazione.
proferiti forse in Col Crispi caddero due altre
cose, o meglio, una cosa ed un Generale. La cosa e la festa civile
del 14 marzo, almeno per quest'anno. Infatti il Popolo romano annunzio:
Causa la situazione in Africa, Sua Maesta il Re, con delicate pensiero,
ha partecipato al presidente del Consiglio ed ai ministri della guerra e
marina essere suo desiderio, cbe la prossima ricorrenza del suo gene-
tliaco (XIV marzo) non sia considerata come festa civile; quindi nessuna
rivista e nessuna altra manifestazione pubblica. E cosl fu. Alcuni hanno
osservato che dopo aver dichiarata festa civile il 20 settembre, quei signori
sono stati costretti a non celebrare un'altra festa civile gia preesistente.
11 Generale caduto, non fisicamente per i fucili abissini, ma moralmente, e

state il Baratieri, il quale 6 ora a Massaua aspettando un processo che si


fara contro di lui; che molte accuse pendono sul suo capo, specialmente
quella d'esser fuggito prima degli altri.
1. II Re diede al Gen. Ricotti 1'incarico di costituire il nuovo Mini-

stero. II Ricotti si mise all' opera, cedendo al March. Di Rudinl la presi-


denza. Ecco i nomi e gli ufficii de' nuovi Ministri. Presidenza del Con-
siglio eMinistero dell'Interno, on. Marchese Di RUDINL Guerra, on. ge-
nerale cav. CESARE RICOTTI MAGNANI. Marina, on. BENEDETTO BRIN.
Esteri, on. ONORATO CAETANI Duca di SERMONETA. G-razia, Giustizia e
Culti, on. GIACOMO GIUSEPPE COSTA; Finanze, on. ASCANIO BRANCA.
Tesoro, on. GIUSEPPE COLOMBO. Lavori pubblici, on. COSTANTINO PERAZZI.
Istruzione pubblica, on. EMANUELE GIANTURCO. Agricoltura, Industria
e Commercio, on. Conte FRANCESCO GUICCIARDINI. Paste e Telegrafi, on.
PIETRO CARMINE. II Di Rudinl e nato a Palermo nel 1839. Successe gia

al Crispi il 31 gennaio 1891, ed il 5 maggio 1892 ebbe a successore il Gio-

litti. II Gen. Ricotti e nato a Borgo Lavezzano (Novara) nel 1822. Fu Mi-
nistro della guerra al tempo della presa di Roma; egli e quindi uno degli
autori della breccia di Porta Pia. II Colombo e deputato di Milano; ha
56 anni, ed e insigne ingegnere. G-iacomo Costa, Avvocato generale erariale,
ha 59 anni, 6 dotto giureconsulto ed eloquente oratore. Ascanio Branca e
nato a Potenza nel 1840. Costantino Perazzi e nato a Novara il 1862. Ema-
nuele Gianturco e giovane di 39 anni, professore di diritto ed illustre Av-
vocato. Di costui, dice la Lega Lombarda, che e la piu simpatica figura
del nuovo ministero. Dotato di un ingegno fortissimo, di una rapidita di
parola che supera quella di Bernardino Grimaldi ed e molto piu simpa-
tica, egli nella vita politica ha fatto una rapidissima camera. Era un

povero giovanotto quando venne a Napoli dal suo oscuro paese delle pro-
vince meridional!. Sonatore di mandoline, capit6 in casa di Pasquale Sta-
nislao Mancini. Comincio a leggere, a studiare e divenne avvocato. Bene-
detto Erin ha 62 anni ed e deputato di Torino. Francesco Guicciardini ha
43 anni. Pietro Carmine e noto per i lavori e le relazioni fatte alia Camera,
tanto che era detto Carmine relatore. Onorato Caetani ha poco phi di 50
112 CRONACA.
anni. Gia Sindaco di Roma 6 uno
de' piu noti gentiluomini romani ed e
d'indole tutta romana, anche col suo liberalismo ed anticlericalismo. Fi-
lippo Crispolti cosi lo descrive. Egli ha una coltura larga e svariatissima,
acquistata per eredita in una casa dove 1' arguzia e la passione per le cose
dell'intelletto sono tradizionali ha pel suo nome, per le sue parentela una
:

notorieta europea e quindi otterra senza sforzo dagli ambasciatori delle po-
tenze quella considerazione che molte qualita acquisite difficilmente rie-
scono a dare; ha un ingegno in cui 6 entrata al disopra delle innegabili
qualita positive, una qualita negativa preziosa, 1' assenza della rettorica.
Per lui due due fanno quattro, e non si & mai arreso a quella specie di
e

fantasia, cos\ cara ai patrioti, per cui due e due riescono a far cinque. Questa
e stata la ragione per la quale comincio a veder di mal occhio Crispi, anche

prima di diventargli avversario per la questione morale secondo lui Crispi


:

e una testa incapace di qualunque calcolo esatto. Per la stessa ragione fu

sempre opposto a Baccelli al quale affibbio un'altra delle sue terribili de-
finizioni. II Caetani fu promotore del monumento a Giordano Bruno. An-

che in cio egli die' mostra di una cotale bonomia sarcastica propria dello
spirito romano. Un giorno (continua il lodato pubblicista) che il Caetani
assisteva con un Consigliere cattolico ad un seggio elettorale politico per
un'elezione assai importante e che gli elettori scarseggiavano egli disse:
Ecco come sono gli Italiani, per una cosa seria, come questa, non si inco-
moda nessuno; per una corbelleria come quella dell'inaugurazione della
statua a Bruno ci corrono a migliaia. E il Consigliere nostro rispose: Ha
ragione; ma se non sbaglio, alia corbelleria di Bruno contribui piu lei, per
esempio, che io. Caetani si mise a ridere e dov6 convenirne.
8. II 14 marzo fu pubblicato un decreto di amnistia pei condannati dai

tribunal! militari della Sicilia e della Lunigiana, ed uscirono i famosi De Fe-


lice Giuffrida dal maschio di Volterra, Barbato da quello di Pallanza e
Garibaldi Bosco da quello di Paliano; anzi i primi due passarono su-
bito dal carcere al trono, ossia andarono a sedere a Montecitorio come

legislator! d' Italia. II Giuffrida, uscito dalla stazione ed entrato in Roma


fu portato sulle spalle dagli amici tra un popolo immenso che lo fe-

steggiava. Questi fatti davvero fanno perdere il senso morale alia gente,
la quale non intende piu nulla, e dice tra se: costoro erano malfattori
o no se malfattori, perch6 ora sono messi sul seggio del comando ? Se no,
;

perche furono mandati in galera? N6 si pu6 dire: Sono emendati. Poiche


il Giuffrida, e con lui
gli altri, ha detto chiaro, che se & entrato socialists
in carcere,ne e uscito socialista il doppio. Ma lasciamo ai fllosofi i ragio-
namenti. Dicono che ascendessero a 120 quelli che in quel giorno dal car-
cere uscirono a rivedere le stelle.
CONTBMPORANEA 113

III.

COSE STRANIERE
AUSTRIA-UNGHER1A (Nostra Corrispondenza). 1. A Vienna: sconfttta
del liberalismo nelle elezioni municipal!; prima nomina del D. Lueger
r

a borgomastro; primo scioglimento del consiglio comunale nuova se- ;

gnalata vittoria del partito antiliberale ;


rielezione del D. r
Lueger a
borgomastro ;
conferma
rifiuto della
sovrana, e nuovo scioglimento del
consig-lio municipale. 2. II nuovo gabinetto Badeni: fisionomia della

Camera alia sua riapertura; violentissime discussioni sull'affare Lue-


ger; scissura nel circolo Hohenwart, e costituzione del nuovo gruppo
cattolico popolare; adesione al nuovo partito; proroga della Camera.

1. Le ultime elezioni del municipio di Vienna, nelle quali il par-


tito giudaico-liberale, da tanti anni padrone assoluto del campo, ri-
mase soccombente e per poco disfatto, checche sia per av venire in
appresso, segnano una data storica della piu alta importanza, non solo
nella cronaca della capitale, ma anche nella storia della monarchia
austriaca. L'incanto del liberalismo, dopo ventisette anni di domina-
zione tirannica nella capitale, creduto invincibile, e stato rotto nel
maggior centro di sua potenza ed attivita ecco il primo effetto della
:

vittoria antisemitica. Dal trionfo finale siamo ancora lontani, poiche


molti e formidabili ostacoli restano ancora da abbattere e da superare ;

ma laprima battaglia campale, per quanto a lungo debba durare la


guerra, e stata vinta, ed il primo effetto della vittoria non puo essere
distrutto. Yeniamo ai fatti.

Nel maggio D. r Lueger, capo del partito antisemita ed


p. p. il

antiliberale nel parlamento, nella dieta provinciale dell' Austria infe-


riore e nel consiglio municipale Viennese, riusci eletto con 65 voti
viceborgomastro di Yienna. In mezzo alia generale costernazione del
r
partito liberale il borgomastro (sindaco) liberale D. Griibl diede le
sue dirnissioni, lasciando cosi la somma delle cose nelle mani del
D. r Lueger, il quale la accetto con un discorso-programma assai mo-
derato e conciliante. Pochi giorni dopo il D. r Lueger veniva eletto

borgomastro; ma non avendo raccolta che la maggioranza dei voti

puramente legale, non voile accettare la nomina, ed il Governo, me-


glio per motivi politiciche per arnministrativi, sciolse il consiglio co-
munale, affidando la gestione degli affari ad una giunta presieduta da
un commissario governativo. Tantosto incomincio 1'agitazione eletto-
rale, accompagnata da dimostrazioni frequenti, talvolta tumultuose, in
tutti i 19 quartieri della grande citta, e prolungatasi fino al 16 set-
tembre, al quale per guadagnare tempo il Governo voile differita 1'ele-
zione. La lotta nel terzo corpo degli elettori impegnossi con accani-
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1099. 8 28 marzo 1896.
114 GRONAGA
mento; straordinaria I'affluenza alle urne, e 1'ansieta degli animi fino
a battaglia finita. Ambidue i partiti misero in opera tutti i mezzi di
cui poterono disporre uomini e donne, col distintivo antisemitico del
;

garofano bianco all'occhiello, percorrevano tutti i quartieri della ca-


pitale, per eccitare gli elettori a presentarsi alle urne ;
uno squadrone
volante di velocipedisti, e circa 1500 carrozze facevano il servizio di

galoppino da un estrenio all'altro della citta. La polizia, tutta in armi,


ebbe un bel da fare a mantenere 1'ordine ammirabile del rimanente
;

la disciplina, ed in generale contegno fermo e calmo degli elettori


il

antiliberali di fronte alle insidie dell'oro giudaico ed alle pressioni

degli awersarii, che non lasciarono intentato alcun mezzo per pro-
vocarli, e mettere a romore il campo elettorale. La vittoria rimase
agli antisemiti, che piantarono la loro bandiera sulle due rocche prin-
cipali del nemico, credute inespugnabili, la Leopoldstadt dove i
figli trovansi in maggioranza, e il primo distretto della
d'Israello
Stadt o citta interna, centro del liberalismo e dell' alta finanza

giudaica. Incredibile fu 1' entusiasmo della popolazione per questa

prima vittoria, seguita ben presto da due altre nel secondo e primo
corpo, dove agli antiliberali venne fatto di strappare ai liberali quin-
dici nuovi seggi. Per tal modo essi si assicurarono la maggioranza
assoluta con parecchi voti d'avanzo, riducendo i liberali ad una mi-
noranza impotente. Fra i nuovi eletti spiccano alcuni ecclesiastic!, e
laici clerical! della piu bell'acqua. Notevole an che il fatto, che grande
numero di maestri e di impiegati civili e militari, appartenenti al
IE corpo (che a detta dei liberali accoglie in sS 1'eletta dell' intelli-

genza cittadina) votarono in senso antiliberale, ad onta d'un dispo-


tico editto, mandate dal conte Kielmansegg, capo del G-overno prov-

visorio, a tutti gli impiegati dello Stato, per distoglierli dal favorire
La disfatta dei liberali fu compiuta, tan to da superare
gli antisemiti.
di lunga mano ogni piu triste previsione dei loro partigiani, gia sco-
rati prima del combattimento. II giubilo della popolazione sali al

colmo, e gli organi liberali non poterono far altro, che sfogarsi in
piagnistei interminabili per la sconfitta toccata, che uno di essi chiamo
il" Sedan degli Ebrei. La notizia della vittoria antiliberale fu
accolta con plauso immenso anche nelle province, dove i cattolici in

questo primo atto di potente riscossa contro il liberalismo salutarono


1'aurora d'una nuova ra di riforma cristianamente civile.
L'intervallo che passo da questa elezione alia nomina del nuovo
borgomastro venne sfruttato dalla stampa officiosa dell'Ungheria, spal-

impedire la conferma so-


leggiata dagli organi liberali viennesi, per
vrana della nomina del D. r Lueger a borgomastro, ancor prima che
questa venisse proposta. Anche corse voce, che il ministero ungarese
avesse strappato di que' giorni al Badeni, capo del nuovo gabinetto
GONTEMPORANE A 115
austriaco, la promessa, che il Lueger non otterrebbe poi la sanzione

sovrana alia sua nomina. E


questa notizia, nonostante le pin solenni
smentite de' due Govern!, non cesso e non cessa di trovare credenza
presso quanti conoscono la profonda avversione della camorra masso-
nica dell'Ungheria contro il Lueger, per la campagna, che egli solo
in tutta la Camera austriaca seppe intraprendere e sostenere in questi
ultimi anni contro la preponderanza magiara nell' impero e contro la
rinnovazione imminente del cornpromesso decennale coH'Ungheria, in
forza del quale 1'Austria deve contribuire alle spese comuni nella in-

giusta proporzione del 70 /


. Nondimeno il consiglio comunale Vien-
nese eleggeva di nuovo il 29 ottobre con 93 voti sopra 137 votanti
Lueger a borgomastro. E questi in un discorso-programma assai
r
il D.

lodato per saggia moderazione, dichiaro di accettare la nomina, quando


ottenesse la sanzione sovrana. Alia sua uscita dal palazzo municipale
egli fu accolto da una moltitudine plaudente di circa quarantamila
cittadini, e dovette essere preso in mezzo dalle guardie, perche non
rimanesse soffocato nella ressa che facevangli d'attorno i suoi am-
miratori.
Se non che la conferma sovrana fu attesa indarno per molti giorni,
in mezzo ad una generale e vivissima tensione degli anirni. Final-
mente il Governo annunzio, che 1'Imperatore non accordava la desi-
derata conferma alia nomina del Lueger, intimando al consiglio co-
munale di passare alia nomina di un altro. E poiche nella tornata
del 13 novembre venne rieletto un'altra volta il Lueger, e questi ebbe
accettato la nomina, il Governo sciolse senz'altro il consiglio con un

decreto, nel quale tirava dentro imprudentemente a sua giustificazione


il nome di S. M. 1'Imperatore, e la direzione degli affari comunali venne

di bel nuovo sino a nuove elezioni affidata al commissario governativo


D. r Friebeis. Non si pud descrivere 1' esacerbazione suscitata nella
cittaclinanza da questo procedere del Governo, il quale pur troppo
cominise il grosso errore di tirare in mezzo la'Corona in questa lotta
dichiarata fra Governo e popolazione, col pericolo, anzi coll'effetto di

compromettere 1' autorita della Corona e della dinastia, menomando


altresi la riverenza e 1'affetto, finora non mai venuti meno nella ca-

pitale e nelle province verso la persona di S. M. Francesco Giuseppe.


Ke seguirono dimostrazioni clarnorose dinanzi al Parlamento e fin
presso alia stessa residenza imperiale, col soli to codazzo di arresti e
d'altre miserie, mentre d'altra parte davasi niano senza indugio alia
nuova agitazione elettorale, la quale minaccia nuovi guai per il giorno
non lontano delle elezioni municipal!.
Questi fatti, che misero lo scompiglio per mesi e mesi nella capitale,
ebbero un'eco potente in tutta la monarchia, e massimamente nelle
discussioni del Parlamento, riconvocato il 22 ottobre, al termine delle
116 CRONACA
vacanze estive. E qui, prima di entrare nella relazione degli atti del
Parlamento nella sessione autunnale teste chiusa, giovera riprendere
in mano il filo interrotto della cronaca politica, rifacendoci breve-
inente dalla nomina del Badeni a presidente del nuovo ministero, ap-
pena accennata nelle passate corrispondenze.
2. A' primi di ottobre il nuovo gabinetto era costituito come
gia
segue: presidente il conte Casimiro Badeni, polacco, di famiglia ric-
chissima, d'antica progenie italiana, governatore della Gallizia, in
fama di uomo dalla mano forte ;
ilbarone Gautsch, ministro del
culto e dell'istruzione, gia noto per i suoi sentimenti liberali, sin da

quando occupava lo stesso ufficio nel ministero Taaffe il polacco ca- ;

valiere Bilinski alle finanze; il barone Grlanz-Eicha al commercio; fi-

nalmente conte Gleispach alia giustizia, e il conte Ledebur-Wi-


il

cheln all'agricoltura, ambedue in farna di buoni cattolici. La condi-


zione de' principali partiti alia riapertura della Camera era la seguente :

predominanti per numero, e per loro stretti rapporti col nuovo ga-
i

binetto, i
Polacchi, sempre compatti fra di loro, non ostante il mi-
scuglio di credenti, cattolici, scismatici, ebrei, atei settarii, e radicali,
tenuti insieme unicamente dall' interesse nazionale il partito te- ;

desco liberale, scisso in due per la secessione dei nazionali irreden-


tisti, ed assottigliato per dimissioni de' suoi membri piu illustri, e

quasi ridotto allo sfasciamento da discordie intestine, aggravates! dopo


il capitombolo della famosa coalizione ;
il circolo Hohenwarth, piu
presto feu dale e governativo che conservative, ingrossato dai cattolici
delle province alpine, piu veramente legati al suo corso politico che
sorretti nell'attuazione del loro programma religioso-sociale, eppero
da un pezzo malcontenti e riluttanti alia mano della loro guida, per
quanto consumata in tutte le arti diplomatiche e parlamentari i ;

Giovani-Czechi, sempre ostinati nelle loro pretese nazionali, e pronti


a sostenerle all'uopo eon mezzi estremi, per nulla aminansati dalla
cessazione dello stato d'assedio imposto due anni fa alia citta di Praga,
e levato dal Badeni, con larga concessione di amnistia e d'altri favori

politici, alia vigilia della riapertura della Camera, per ingraziarsi a

quella gente implacabile; finalmente gli antisemiti, o antiliberali,


forti delle recenti vittorie riportate sul campo municipale, e del cre-
scente favore popolare accattivatosi nella capitale e nelle province,
pronti anzi smaniosi di combattere colla foga d'un partito riforma-
tore, risoluti di portare la lotta agli estremi contro gli oppugnatori
delle loroprime conquiste.
In condizioni cotanto difficili per crearsi una maggioranza il pre-
sidente Badeni presento il 22 ottobre alia Camera il nuovo gabinetto
extraparlamentare, esponendo il suo programma che fu accolto in
generale con favore.
CONTEMPORANEA 117
Nonostante che la Camera avesse ad occuparsi tosto del bilancio per
il 1896, e di molte altre gravi question! pendent! queHo che la oc- ,

cupd maggiormente fu 1'affare della conferma sovrana negata al Lue-


ger, e lo scioglimento del consiglio comunale Viennese, per il quale
il Badeni, come abbiamo
detto, concito imprudentemente contro di se, ed
indirettamente contro la casa imperiale, le ire della maggioranza cit-
tadina di Vienna affezionatissima al suo Lueger, aprendo la porta ad
un conflitto, del quale nessuno pud prevedere tutte le conseguenze
in un prossimo avvenire. Per compenso, magro compenso, il Badeni

guadagnossi le simpatie del partito tedesco liberale, e d'una parte del


circolo Hohenwarth, i quali, schierandosi a fianco del gruppo polacco,
fornirono al nuovo presidente una maggioranza provvisoria contro i

primi assalti della opposizione. Questa infatti non tardo ad aprire le


ostilita e nella tornata memorabile dell'8 novembre il Badeni, sfidato
;

a giustificare il primo atto infelice del suo reggimento, dovette accet-


tare la sfida, ne si puo dire certamente che egli ne sia uscito inco-

lume, poiche la sua giustificazione non appagd alcun partito.


Avvenuto in questo mezzo lo scioglimento del consiglio inunici-
pale, per la rielezione del Lueger a borgomastro, piu sopra nar-
rato, gli antisemiti tornarono alia carica piu furiosidi prima,
accusando il Badeni di avere conculcato i diritti deH'autonomia co-
munale, e di aver provocato per soprassello la pacifica popolazione

Viennese, colla consegna della guarnigione nelle caserme, ordinata il


giorno della pubblicazione della repulsa sovrana contro il Lueger, per
far fuoco sulla cittadinanza in caso di una sommossa. II Badeni nego
il fatto; ma
piu rimasero convinti, che egli abbia giocato di pa-
i

role per cavarsela, e che il fatto nella sostanza sia vero. Tuttavia
anche gli antisemiti uscirono un po' malconci da questa seconda batta-
glia campale, per le parole di qualche loro oratore contro il Badeni,
cotanto brutalmente intemperanti, da alienare 1'animo delle persone

piu benevole verso il loro partito, e da compromettere seriamente la


stessa loro causa, ovenon sappiano contenersi meglio in avvenire.
Conviene aggiungere tuttavia, che nell' ultimo scorcio della sessione
parlamentare, grazie a' consigli amichevoli che non mancarono al
Lueger, contegno degli antiliberali apparve assai piu moderate
il
;

purche sappiano serbarlo anche nelle discussion! future, soprattutto


nella imminente lotta elettorale. D'altra parte e un fatto, che il modo
di agire ed anche di parlare, tenuto dal nuovo ministero contro gli

antisemiti, fu tale, da dover credere che esso abbia preso sopra di


se 1' incarico di sterminare addirittura questo partito, cotanto inviso
a' giudei ed a' loro alleati o mancipii di
qua e di la dal Leitha.
La Camera, dopo aver appro vato il bilancio in discussione generale,
e votato con dibattimento particolare i
primi capitoli, venne prorogata
118 GRONAGA
per le promessa del Badeni, che appena sara
feste natalizie, colla
riconvocata verso i verra presentato il nuovo
primi di febbraio, le
disegno di riforma elettorale, gia bello e stampato, ed appro va to dal-
1' Imperatore per la presentazione alia Camera. Prevedesi fin d'ora,

che la discussione di questo disegno di legge avra per effetto quasi


sicuro lo scioglimento, della Camera, la quale del resto, col termine
dell'anno corrente, trovasi agli ultinii sgoccioli del periodo legislative.
A compire la cronaca dell 'ultima sessione parlamentare manca
ancora 1' episodic principale, che vuole essere narrate a parte ed nn
po' distesamente. Trattasi infatti d'un avvertimento, di grande conse-
guenza per 1'avvenire, non solo della vita parlamentare e politica, ma
anche religiosa de' cattolici in Austria la costituzione d'un nuovo
:

circolo parlamentare e centro d'azione politica, col titolo di parti to


cattolico popolare Questo avvenimento
. non riuscira del tutto inat-
teso ai lettori della Civiltd Cattolica, i
quali abbiano tenuto dietro con
qualche attenzione ai fatti ed ai giudizii, raccolti nella passata corrispon-
denza, intorno al circolo Hohenwarth, al suo carattere ed al suo in-
dirizzo, piu diplomaticamente governativo, che risolutamente cattolico.
Di fatto notavansi da molto tempo in quel circolo gli indizii sempre
piu gravi d'una discordia intestina ed in particolare il malcontento
;

de' suoimembri cattolici andava crescendo a vista d'occhio, nonostante


la visita fatta al Yaticano dal conte Hohenwarth, e dal D. r Kothrein
suo fido sostenitore. Troppe volte i detti deputati cattolici, volendo
levare la loro voce per propagare i loro principii, e il programma di
azione cattolica affidato alia loro coscienza dagli elettori, ebbero le
mani legate e tappata la parola in bocca dalla maggioranza cosiddetta
conservativa del circolo e del suo capo troppo ligio al Governo. Fi-
nalmente il dissidio, che covava da qualche anno nel secreto del circolo,
scoppio in aperta scissura. II primo sintomo si fece palese il giorno
8 settembre, quando i deputati barone Dipauli, Dott. Ebenhoch,
barone Morsey, e Dott. Fux, contro lo statute del circolo e la
volonta del loro capo , apposero le loro nrine all' interpellanza
del Dott. Pattai antisernita, nella quale invitavasi il Badeni ad
esporre i
motivi, per i
quali egli aveva
consigliato Impera- all'

tore il rifiuto alia conferma della nomina del Lueger. In questa


circostanza il valoroso deputato cattolico Dott. Ebenhoch giustifico la
sua firma all' interpellanza con un eloquente discorso, nei quale,
encomiate le doti ed i meriti personali del Dott. Lueger, dimostro
che il
G-overno, per il suo atto inconsulto ed ingiusto contro di esso,
erasi meritato biasimo generale dei cattolici, non ostante che il
il

Vaterland, e pochi altri organi minori dell' Hohenwarth, sostenessero


il Governo nella sua bollo con info-
politica ostile agli antiliberali ;

cate parole 1'oppressione dei giudei nelT Ungheria, e le vergognose


CONTEMPORANEA 119
pressioni esercitate dal loro Governo sulla Cisleitania, abbassata al
grado di vassallo del regno giudaico ungarese. In appresso, dopo avere
nel circolo Hohenwarth difesa la loro liberta di coscienza contro i pa-
ragrafi dello statute,avendo i detti deputati favorevoli alia causa del
Lueger presentato una nuova interpellanza circa lo scioglimento del
consiglio comunale Viennese, senza il permesso della maggioranza del
circolo, rimasero senza piu esclusi dal circolo stesso, e si accinsero
tantosto a formare un nuovo gruppo indipendente. Questo venne di

fatto, costituito il 25 novembre p. p., col titolo di circolo del par-


ti to cattolico popolare composto di nove membri, sotto la presidenza
del barone Dipauli (tirolese di origine italiana) e col seguente pro-

gramma difesa dei principii cattolici conservativi piena indipen-


:
;

denza dal Governo affermazionc del carattere nazionale tedesco giu-


; ;

stizia verso le altre nazioni. Questa preferenza quasi esclusiva, data


alia nazione tedesca nel nuovo circolo, se non verra tolta di mezzo
in appresso, sara pur troppo un ostacolo all'entrata dei deputati cat-
tolici non tedeschi nel nuovo gruppo, il quale altrimenti potrebbe

costituire il primo nucleo per la formazione di un centre cattolico


sul fare del germanico, sinora da tanti anni indarno sospirato in
Austria. Per ora il nuovo circolo conta 15 membri, tutti di nazione

tedesca; fra questi tutti i Tirolesi, meno due, cio& Dott. Kathrein

vice-presidente della Camera, e 1'abate benedettino Treuinfels, sem-


pre fedeli all' Hohenwart, sei deH'Austria superiore, due soltanto degli
otto Stiriani, uno del Salisburghese, e due del Yorarlberg, riservata
1' appro vazione dei loro elettori. Ad organo del partito fu scelto il
Linzer Volksblatt diretto dal Dott. Ebenhoch.
II circolo Hohenwarth
anche dopo questa secessione, rimase
,

forte di una quarantina di membri, quasi per meta appartenenti al

grande possesso feudale della Boemia. Al nuovo circolo cattolico, il


quale partecipo la sua costituzione a tutti i Yescovi austriaci, perven-
nero tosto dalla capitale e dalle province numerosi indirizzi di adesione,
di giornali, di societa (fra queste una di Graz contro i
deputati stiriani
rimasti coll' Hohenwart) ;
il Yescovo di S. Polten (S. Leopoldo) mando
per lettera al barone Dipauli approvazioni ed incoraggiamenti il Cardi- ;

nale Arcivescovo di Yienna benedisse di gran cuore alia nuova im-


presa. Dalle dichiarazioni date dal suo capo nella discussione del
bilancio fecesi manifesto, che il nuovo partito, senza confondersi con

quello degli antiliberali, o antisemiti, o cristiani scciali, ed anzi ripro-


vando certi eccessi ed intemperanze di questi ultimi, le quali e lecito
sperare cesseranno col tempo, appoggera gli antiliberali in tutto quello
che riguarda la lotta contro il capitalismo giudaico-liberale, e la
riforma cristiana della societa.
I pochi organi delle cosiddette Mildere Tonard ,
ossia del par-
120 CRONACA
tito cattolico di sostegno meno energico e piu remissive verso il Gro-

verno, deplorarono 1' indebolimento cagionato al Circolo Hohenwarth


dal distacco del nuovo gruppo cattolico popolare. E parlando in ge-

nerale,non si puo negare che fra i cattolici sia sempre desiderabile


la massima unione. Nondimeno, chi vorrebbe condannare come una
dannosa scissura la separazione compiutasi nel seno del Circolo Ho-
henwart, nelle condizioni in cui S avvenuta ? Che cosa impedisce che
i secessionist, gruppo Dipauli si riuniscano con tutti gli altri
del
cattolici della Camera, in tutte le votazioni d' interesse cattolico ?
non e un nuovo e grande vantaggio per tutti, che sia finalmente
spun ta to anche nella Camera austriaca un partito cattolico dalla voce
e dalle mani libere, e non legato a nessun altro partito, e indipen-
dente da ogni governo nella sua azione? L' illustre domenicano, Pa-
dre Weiss, il cui giudizio in questo caso non pud apparire sospetto,
sono gia parecchi mesi, scriveva nel Linzer Quartalschrift (articolo :

Un'ora al Yaticano ) a proposito della coalizione promossa dall'Ho-


henwart, queste precise parole E ora di farla finita col sistema
:

fin qui seguito, che e la negazione di ogni sistema voglio dire di ;

quel sistema, col quale si cerco di contentare tutti, senza contentare


nessuno, poiche si voile chiudere nel medesimo sacco conservatismo
e liberalismo, radicalismo e assolutismo, cristianesimo ed anticristia-
nesimo, Dio e Belial. Manco male il palese signoreggiare delle Logge
e dell'Anticristo, piuttosto che questo sistema di mezzi termini. Fa
d'uopo avere chiarezza di principii e risolutezza nell' applicarli in

pratica. E il Magyar Allum, 1'


organo piu anziano de' cattolici un-
garesi (adesso ne abbiamo un altro fondato dal partito popolare cat-
tolico dell'TIngheria col titoloLa Costituzione) alia prima notizia della
comparsa nuovo
del Circolo parlamentare austriaco, si espresse in
quest! termini Miglior
: fortuna non poteva capitare alia buona causa
in Austria di questo dissolvimento del Circolo Hohenwart, il quale

gia per tredici anni fece da valletto al ministro Taaffe, e poscia da


manuale alia fabbrica della famosa coalizione peccato soltanto che ;

questo fatto non sia avvenuto molto tempo prima d'ora.


Delle elezioni dietali, e de' lavori delle Diete presentemente convo-
cate per la sessione annuale nelle singole province, sara trattato nella

prossima corrispondenza.

MUSS ICO INostra Corrispondenza). 1. Incoronazione di Nostra Sig-nora di


Guadalupa. 2. La morte di un ministro di Stato. 3. L'XI Congresso
internazionale di Americanist!.

1. L' avvenimento messicano di maggiore importanza, non gia so-

laniente dell' ultimo trimestre dell' anno 1895, ma di tutto 1'anno e


di molti anni indietro, e stato la incoronazione di Nostra Signora di
CONTEMPORANEA 121

Guadalupa. Secondo la tradizione, riportata diffusamente nel nuovo


Uffizio Guadalupano, nei primi giorni del decembre 1531, died
anni dopo la conquista di questa terra per parte degli Spagnuoli,
appari la Yergine Maria ad un indigene chiamato Giovanni Diego,
promettendogli speciale protezione per la gente della sua stirpe eel
incaricandolo di dire al Yescovo, Don Fra Giovanni Zumarraga, che
era sua volonta fosse eretto in quel luogo, distante una lega da que-
sta citta, un santuario in onore del suo Sacro Nome. E per provare
che ella era veramente la Madre di Dio, gli lascio dipinta la sua
immagine sopra una tela chiamata ayate. Rapidamente propagd la
si

devozione alia santissima effigie dal titolo di Guadalupa, e da quel-

1'epoca ai nostri giorni e andata sempre crescendo. La sacra imma-


gine fu prima venerata in un modesto eremo, dopo in una cappella
di maggiore ampiezza, finche al termine del 1709 fu aperto al pub-
blico sontuosissimo e ricchissimo tempio d'ordine dorico, nel quale
il

oggidi imploriamo la sua clemenza. Nell' anno 1737 la SS. Yergine


sotto il titolo di Guadalupa fu dichiarata Patrona della Nuova Spa-

gna ;
nelP anno 1751 prese possesso di quel santuario, a maggior de-
coro del culto, una Collegiata di canonici secolari, presieduta da uno
di essi col titolo di Abate, e per ultimo il Papa Benedetto XI Y con-
cesse nel 1754 Uffizio e Messa propria con rito doppio di prima classe
ed obbligatorio in tutto il territorio messicano.
Yenendo oraai nostri giorni, nell'anno 1886, il defunto Arcive-

scovo Don
Pelagio Antonio de Labastida ebbe la felice idea d'ineoro-
nare con solennita la miracolosa immagine. Si mise d'accordo con gli
altri metropolitan! di questa Chiesa messicana, e fece con essi la do-
manda alia Santa Sede, che benignamente acconsenti. Non mancd chi
facesse notare in questa circostanza che il coro della collegiata, col-
locato secondo il costume spagnuolo nella navata centrale, all' estre-
mita opposta al presbiterio, riduceva
notevolmente la capacita del
tempio, e non occupava luogo che gli competeva secondo il costume
il

delle altre chiese. Si risolvette, prima di far uso della grazia ponti-

ficia, di togliere il coro e collocarlo dietro 1'altare maggiore ; per far


cio fu pero necessario demolire 1'abside, alia quale era appoggiato 1'al-

tare, e prolungare da questo lato le tre navate del tempio. In questo


lavoro e nel dare altra forma anche al presbiterio e cambiare tutte
le decorazioni interne si sono impiegati nove anni ed alcune centi-
naia di migliaia di pesos. II danaro e stato raccolto durante questo
tempo dal sacerdote D. Antonio Plancarte, incaricato di cio e dell'ese-
cuzione dell' opera dal suo venerando ssio, detto illmo signer Laba-
il

stida, e nominate dalla S. Sede, in premio di tanti buoni servigi,


abbate di quel capitolo.
Si pote infine stabilire per il giorno 12 dello scorso ottobre la
122 GRONACA
tanto desiderata incoronazione, alia quale furono invitati tutti i Vescovi
non solo della Nazione Messicana, ma bensi di tutta I'America. Pre-
cedette la festa una novena di funzioni che celebrarono nove delle
nostre diocesi. Alia incoronazione, che fu solennissima e commovente,

presero parte oltre quaranta Yescovi, riunione non mai sognata per
questa terra del Messico. Ognuno dei rimanenti giorni del mese fu
solennizzato con funzioni da alcune delle altre diocesi messicane, o
da associazioni pie o da corporazioni ecclesiastiche di questa capitale ;

dimodoche, tenendo con to del priino del inese, nel quale si fece il
trasporto della sacra Immagine, e del giorno due, nel quale fu con-
sacrato il tempio restaurato, officiando oltre il nostro Yescovo altri
dodici Prelati nei rispettivi dodici altari delle cappelle, risulto dedi-
cato a questa grande solennita tutto il mese di ottobre, che per la

pieta del nostro Beatissimo Padre Leone XIII e il mese del santo Ro-
sario. La devozione di cui fece mostra il popolo messicano, che di
per se e devoto, formo 1'ammirazione e lo stupore dei Yescovi e degli
altri Ecclesiastici venuti dagli Stati Uniti, dove il freddo del tempe-

ramento e il furor degli affari uccidono in fiore pianta tanto delicata.


I pellegrinaggi di tutto il paese anche dalle regioni piu remote furono
numerosi ed entusiastici. Deve notarsi che per alcuni si dovettero
percorrere a piedi od in cattive cavalcature lunghissime e scabrosis-
sime strade quello di Chiapas, per esempio, impiego quaranta e piu
;

giorni per arrivare al Santuario. Eipeto che il nostro popolo ha fama


di pio ;
in questa occasione pero supero ogni aspettativa. Yoglia la
Madre di Dio una volta ancora aver pieta di noi e convertire alia
penitenza i pochi empi e i molti peccatori della nostra patria, prepa-
rando in questo modo giorni migliori per la nostra oppressa Chiesa.
La prolungata oppressione, della quale e vittima questa Chiesa
Messicana, deve pure manifestarsi chiaramente anche in mezzo a tante
universal! allegrezze. II pellegrinaggio di Puebla de los Angeles, che
venne in ferrovia, portava come gli altri i vessilli delle diverse cor-
porazioni. La stazione della ferrovia dista circa 200 metri dal San-
tuario orbene, basto che i pellegrini spiegassero i loro vessilli in
;

questo corto tragitto perche fossero condotti avanti all'autorita civile


del luogo e multati di 50 pesos. Solo nel Messico capita di vedere in
mezzo a tanta pieta cinismo tanto oppressive.
2. Nella mattina del tre ottobre si sparse per la citta colla rapidita

del lampo la notizia della inaspettata morte del Sr. D. Emanuele Ro-
mero Rubio, Ministro del Groverno dal 1 decembre del 1884. Era
suocero del Presidente D. Porfirio Diaz; a tale circostanza egli tio-

vette sia questo posto di Segretario di Stato, come anche la partico-


lare influenza che esercitava suH'animo del Presidente. E pero da sa-

persi che egli appartenne come Ministro di grande influenza anche al


CONTEMPORANEA 123

governo di Don
Sebastiano Lerdo de Tejada rovesciato dalle baionette
di Don Porfirio, ed il quale accompagno nella sua caduta fino al-
1'esilio. Aveva prima parimente appartenuto al governo di D. Benito
Juarez. La sua poderosa e malefica influenza nella politica del paese
data dai suoi primi passi nella camera della vita pubblica. Benche
educato nel Seminario sotto gli auspicii di eminenti ecclesiastici, fino
al termine della sua camera di avvocato, non appena abbandono le

scuole, si affilio al partito liberale come membro attivo. In questo si di-


stinse fino alia morte come campione delle idee e delle azioni piu spinte.
Pochi uomini ha avuto il Messico, piu tenaci persecutor! della Chiesa,

con laquale si propago la voce che al momento di morire si era riconci-


liato tanto che gli venne data sepoltura ecclesiastica. Pura illusione
;
!

Gl' incaricati delle sue orazioni funebri (sic) nella Camera dei Deputati,
convertita in cappella ardente magnificarono in modo superlativo i me-
riti della sua vita liberale, non tocca dal minimo alito d' incoerenza poli-

tica; e per di piu il deputato sig. Pineda, segretario particolare del


di reintegrare il buon nome liberale del suo
defunto, si die' premura
padrone, pubblicando una lettera nella quale affermava categorica-
mente non essere inter venuta riconciliazione alcuna colla Chiesa, essere
soltanto accaduto che, stando in agonia 1' infermo e compietamente fuori
dei sensi, la famiglia chiamo un sacerdote che gli amministro 1'Estrema
Unzione. E come se dicesse poco questa autorevole e non smentita prova
d' impenitenza massonica, in memoria ed onore del massone insigne Don
Emanuele Romero Rubio, la Massoneria Messicana tenne una seduta il
giorno 3 decembre nel fabbricato nazionale chiamato ex-Aduana, nel
quale trovasi istallata la loggia Alpha. La cerimonia fu presieduta da
Porfirio Diaz, che vi assiste col suo carattere ufficiale di Presidente
della Repubblica, facendo gli onori di ordinanza una compagnia del

battaglione degli Ingegneri. Cinque Fratelli .*. pronunciarono discorsi


nello stile della setta. La Massoneria per tanto ha soltanto parole di
benedizione sulla tomba di quest'uomo politico. I Cattolici deplorano
la sua triste sorte ma nel vederlo scendere nel sepolcro si sentono
;

come sollevati da un molesto peso.


3. Mentre si stavano celebrando le feste della incoronazione nel San-
tuario di Guadalupa, 1' XI Congresso Internazionale di Americanisti

apriva le sue sessioni in questa antica capitale degli Aztechi. II Con-


gresso precedente aveva avuto luogo in Stocolma, dove per il presente
fu designata la nostra metropoli messicana. Quivi accorsero alia meta di
ottobre i cultori dello studio delle antichita americane dall'antico e
nuovo continente, benche fu relativamente esigua la concorrenza de-
gli Americanisti stranieri. Di questi i piu eminenti furono Don Giusto

Zaragoza di Madrid ed il Dr. Seller di Berlino. Le sedute durarono


per lo spazio di una settimana, e furono in esse presentate moltis-
124 CRONAGA
sime memorie, eke in parte furono lette e presentemente si stanno
stampando in tutta la loro integrita. In una di esse che & opera di
D. Mariano Barcena, che passa per il primo dei nostri pochi geologi,
si dava conto di scoperte sull'uomo terziario, fatte nelle nostre re-

gioni. Di cid che a questo riguardo dice la memoria e del fonda-


mento che ha, faro una relazione in modo da render la di pubblico
dominio. Un altro lavoro fu letto, nel quale davasi importanza alia
scoperta di orme umane, impresse nella lava vulcanica rassodata,
esistente in grande quantita in questa valle di Messico e proveniente
dalle ultime grandi eruzioni dei nostri crateri. Cio prova, come dice
la memoria, che in quei tempi preistorici esisteva gia 1'uomo in que-
ste regioni. Ne la scoperta e nuova ne legittima la deduzione. Infatti

gia il marchese di Nardaillac nel suo libro Le Probleme de la vie >

(Paris 1893) dice a pag. 196, riferendosi ad orme somiglianti impresse


pure nella lava sulle rive del lago Managua (Nicaragua) II est pro- :

bable que depuis 1'arrivee de 1'homme dans ces regions, les alluvions
et les coulees volcanique se sont succede; mais une des empreintes
observees est celle d'un pied chausse d'un mocassin ;
ce n'est done
pas aux hommes prehistoriques que nous pouvons la faire remonter?
Come di consueto le sedute del Congresso furono allietate con in-
termezzi di banchetti e gite, In quest' anno il XII Congresso si riu-

nira all'Aia (Olanda).

IV.

COSE VARIE
1. II messale di S. Agostino di Canterbury. 2. La persecuzione relig-iosa
nella Repubblica dell' Equatore. 3. La produzione della lana in Italia.

1. // Messale di S. Agostino di Canterbury. L' illustre scrittore in-


glese Orby Shipley, M. A. dell'Universita di Cambridge, gentilmente
rispondendo ad una nostra richiesta, ci in via i seguenti ragguagli in-
torno la scoperta di tin nuovo Manoscritto del Sacramentario di S. Grre-
gorio Magno.
Or sono tredici anni, compilando per incarico del Governo bri-
tannico un volume di memorie nazionali, il signer Martin Eule,
graduate e M. A. della medesima Universita di Cambridge, ebbe a
scoprire un libro manoscritto della Messa, il quale, ove le ragioni che
si adducono per la sua autenticita vengano confermate, avra importanza

non lieve per gli studii liturgici. La scoperta fu in certo modo fortuita,
6 sebbene due o tre studiosi inglesi 1'avessero gia esaminato ed anzi
uno di loro lo citasse, non sospettarono neppur da lontano la ric-
chezza del tesoro che il signer Rule sostiene di avere tratto in luce.
Sine dalla meta del decimosettimo secolo, il celebre maestro di litur-
CONTEMPORANEA 125

gia Dom Menard, aveva afferinato che 1' Inghilterra conservava come
aveva certamente ricevuto il vero testo del Sacramentario di S. Gre-
gorio Magno, giacche, diversamente dalla Gallia e dallaG-ermania,
1'In-

ghilterra aveva accettato il Sacramentario del grande


Pontefice ancor

prima della sua dipartita dal soggiorno terreno. II Menard d'altronde,


desiderava di possedere un documento, il quale vuoi per la scrittura,
vuoi per il testo fosse valevole a ricondurre storicamente il liturgista,
attra verso i tempi di Adriano e di Carlomagno, sino ai giorni dello
stesso S. Gregorio. Ora il signer Rule dichiara appunto di aver rinve-
nuto, nella Biblioteca del Corpus Christi College di Cambridge, un
Messale manoscritto, copiato circa nel 1099, il quale porta non equi-
voche impronte di affinita, se non d' identita, con quell' inestimabile
gemma il Sacramentario gregoriano. Sul manoscritto
liturgica, che e
stesso signor Rule forma il seguente giudizio, che & frutto di oltre
il

due lustri spesivi intorno di lavoro e studio.


Pel corso di cinquesecoli, il Messale ha dovuto naturalmente, eccet-
tuato canone, accrescersi in tutte le sue parti costituenti e svilup-
il

parsi nella struttura (due aspetti questi, che 1'autore studiasi di elu-
cidare con cura) mentre nel manoscritto, quale ci e pervenuto, il
;

testo verbale anch'esso steso minutamente trovasi modificato e


volto a forma ora migliore ed ora peggiore. Ma, nel suo minimum
irriducibile, per quanto riguarda le Messe di origine gregoriana, il
signor Rule crede, e ne adduce parecchie ragioni, che il manoscritto
del Corpus Christi College non sia purainente derivato da uno dei Mes-
sali recati in Inghilterrada Agostino e dai suoi monaci nell'anno 597,
ma sia una trascrizione diretta ed immediata della copia adoperata
dallo stesso S. Gregorio, vale a dire del proprio suo Sacramentario,
e di mano del Pontefice medesimo corretta sul manoscritto.
Le argomentazioni del signor Rule, sebbene egli non le clas-
sifichi in tal guisa, sono di cinque sorta, secondoche attinte a fonti :

1 storiche, 2 archeologiche ed ecclesiastiche, 3 gramma ticali, 4 li-


turgiche e 5 d'arte grafica o sticometrica. Le fila di queste cinque

categorie d'argomenti vanno a convergere ad un solo punto, ad un fatto


liturgico, la cui verita, se provata ed ammessa, basterebbe a sorreg-
geiii tutti e ciascheduno. Questo fatto potra certo essere ancora im-
pugnato e confutato; ma
non si concede, non sara possibile spie-
se

gare le parecchie indisputabili verita raccolte dalle sue cinque fonti


dal signor Rule a conforto della sua tesi. Gli argomenti sono trattati
e svolti con vigore, con esattezza scientifica, senza intemperanti e
sperticate esagerazioni, bench& non senza una vena di modesto en-
tusiasmo, che tutti li colorisce e riscalda. Principiano col fatto rico-

nosciuto, che, tra il 732 ed il 766 deli' era cristiana, i Messali o al-
cuni dei Messali (poiche di piii libri parlano le storie) portati ai lidi
126 GRONACA
di Kent da Sant'Agostino, furono adoperati nell'Abbazia del SS. Pietro
e Paolo di Canterbury, da Egberto Arcivescovo di York. Questa no-
tizia stprica costituisce il punto di partenza della dimostrazione, la

quale termina poi con 1'argomento sticometrico, mediante il quale il


signor Martin Eule riesce a leggere, attra verso la pergamena del Corpus
Christi College di Cambridge, il Messale stesso di S. Gregorio, in essa
trascritto nell'undecimo secolo; mette quindi sotto gli occhi dell'atto-
nito lettore quante colonne contenesse una pagina del Messale di
S. Agostino, quante linee la colonna, e quante lettere la linea.
Le ricerche grammaticali ed archeologiche del signor Rule non
sono meno delle altre rile van ti ma io non posso qui esporle, conten-
;

tandomi di mentovare una sola sentenza liturgica che 1'autore formula


con un misto singolare di trepidanza e di balda fermezza. Imperocche
egli sposa I'opinione arditissima, comeche possibile, anzi probabile,
essere manoscritto del Corpus Christi College copia di una preesi-
il

stente edizione del Messale, compilato personalmente da S. Gregorio r


laonde esso presenta un testo del Sacramentario piu puro di quelli,
onde fu coinposta 1'autorizzata versione Pio- Clementina. L'autore pensa
che, siccome le due grandi edizioni liturgiche del Sacramentario Gre-
goriano pubblicate sotto gli auspicii del Pamelio e del Muratori sono
dai periti reputate migliori per riguardo al testo, che non le altre
due stampate dal Eocca e dal Menard, cosi questo nuovo manoscritta
del Corpus Christi College si raccomandera alia preferenza dei dotti,
come quello che ancor meglio delle altre due famiglie di testi rispec-
chia, anzi riproduce il piu mature pensiero di S. Gregorio. se non
pure il suo testo definitive. E questa una seria afferinazione, che-
esercitera 1'acume critico degli studiosi e degli intenditori del Mes-
sale ;
mi prendo la liberta di richiamare con premura la spe-
ed io

ciale attenzione sull' importante argomento. Qui ripetero sol-


loro
tanto un'osservazione dell'autore. Confrontando il manoscritto del Cor-

pus Christi College col testo pameliano, che offre con esso i caratteri
della piu stretta parentela, il Rule enumera fra i due non meno di
ottanta variazioni, entro i limiti del solo Proprium de tempore; ed e in-
dotto a concluderne che il suo testo gregoriano rappresenti meglio

d'ogni altro 1'mltima revisione del santo Pontefice.


I brevi cenni suesposti sono desunti da lettere e da articoli, ve-
nuti in luce nel Tablet di Londra ed in altri giornali, coll a firma
del signor Rule medesimo. II testo del Messale di S. Agostino, quale
esiste a Cambridge, ed una lunga introduzione di circa 200 pagine,
ora quasi completata (ch' io ho avuto il permessu di leggere in buona

parte nelle bozze) sara pubblicata in bella edizione dalla Cambridge


University Press. L' opera verra distribuita ai sottoscrittori proba-
bilmente entro il mese d' aprile, e messa in pubblica vendita nel
maggio. Quando sara di pubblica ragione, e dopo la necessaria pon-
GONTEMPORANEA 127
derazione, speriamo di poter formare un giudizio piu sicuro e sere-
namente imparziale di questo interessante libro, lavoro monumentale
di un uomo, il quale, sono lieto di saperlo, e uno scienziato e litur-

gista cattolico (oh! ne avessimo un maggior numero!), entrato in


grembo alia Chiesa di Roma da circa 26 anni.
Se il signor Rule riesce a provare la sua tesi con soddisfazione
della critica illuminata dalla vera fede e dalla scienza liturgica, sem-

pre colla dovuta sommissione alia suprema Autorita, la sua scoperta


avra ben poche altre che la pareggino nell' importanza, e non ne avra
forse alcuna che la superi.
2. La persecuzione religiosa nella Repubblica dell' Equator e. Le no-
tizie dalla Repubblica dell' Equatore fino alia fine dello scorso gen-
naio, sono sempre peggiori che la rea setta e omai padrona assoluta
;

di quel disgraziato paese. Gia narrammo (Quad. 1096 del 15 febbraio,

p. 505 e segg.) che Mons. Yescovo Schumacher dov& abbandonare il


territorio equatoriano, ove gli scherani del governo di Alfaro lo cer-
cavano a morte egli insieme a' suoi sacerdoti e giunto a Tuquerres
;

(Colombia) dopo aver attraversato aspre montagne e fiumi profondi,

passando le notti al sereno, con lo stomaco vuoto e le vesti a bran-


delli :
quattro soldati tra quelli che lo accompagnavano, sono morti
di stenti. La setta, furibonda nel vedere il Prelato sfuggire a' suoi
artigli, si sfogacon le piu esose denigrazioni contro di lui, accusan-
dolo di aver portato via dalPEquatore grandi somme di danaro, egli
che e parti to senza aver seco un centavof
Dopo il Yescovo, viene ora pei religiosi e per le suore la volta di
prender la via dell'esilio, non avendo omai piu sicura la vita. Stanno
per partire le Suore della Provvidenza, alle quali il Governo ha tolto
la scuola, il pensionato e 1'orfanotrofio ;
e forse terranno lor dietro le
Suore di S. Yincenzo continuamente molestate nel loro spedale, ospizio
e brefotrofio. Ai Fratelli delle Scuole Cristiane si fa una guerra in-
degna di atroci calunnie, cercando di eccitar contro di loro la pleba-

glia; onde, una sera, il console francese crede necessario di chiedere


al Governo per la casa dei Fratelli una guardia che gli venne rifiu-
tata. Intanto si era fatto 1'accordo che varii soldati, travestiti da con-
tadini, avrebbero di notte tempo assalito la casa suddetta; ed il Go-
verno ipocritamente mandava ad avvertire i Fratelli, la sera del 17
gennaio, che il popolo era eccitatissimo contro di loro, e li invitava
a recarsi nella caserma della polizia per loro sicurezza Ma i religiosi !

si guardarono bene di mettersi in bocca al lupo: undici di loro si

rifugiarono presso il console francese; gli altri si ritirarono presso


varie comunita. II console ha sporto vive lagnanze all' Alfaro, capo
del Governo, il quale gli ha risposto che vedrebbe, che cercherebbe,
ma che nulla puo farsi contro la volonta del popolo sovrano. E la
commedia del popolo sovrano continua ad esser recitata dai settarii
128 CRONAGA GONTEMPORANEA
con maggiore sfacciataggine cosi, 11 24 gennaio, una turba di fa-
la :

cinorosi, condotta da un certo Andrado, si rec6 alia casa di Alfaro,


chiedendo a grandi urli 1'iminediata espulsione dei religiosi. Alfaro
tenne consiglio coi ministri, e poi rispose con grande solennita rin-
graziandoli delle loro manifestazioni e promettendo di soddisfarle ap-
pena sara possibile. La turba seguito a schiamazzare imprecando al-
1'Arcivescovo, al clero, ai religiosi quindi, circa 300 persone prece-
;

duti da una banda musicale, misero a girare per la citta, da un


si

convento all'altro, urlando le piu sconce e feroci invettive. L'Alfaro


e consorti, per rendersi arnica la plebe, ban pubblicato un bando che

sopprime tutti i debiti dei conciertos verso i loro padroni (giova sa-
pere che gl'indiani di una hacienda sono quasi sempre pieni di de-
biti verso il loro padrone, anche per causa della loro ben nota indo-

lenza); ed hanno nominato generale un indiano di Riobamba, inve-


un generale dell'esercito. Yicino
stendolo di tutte le attribuzioni di
a quella citta sono state assalite varie tenute, e poi spartite fra i

caporioni demagoghi vi e adunque un pieno comunismo. Ed intanto


:

i radicali insistono nel chiedere al Governo la cacciata dei Gresuiti e


degli Ordini affini , Lazaristi, Redentoristi, Oblati, Salesiani.
3. La produzione, della lana in Italia. Dal fasc. LIX, degli Annali di
Statistica dal Ministero di Agricoltura, industria e commercio, ulti-
mamente pubblicato, togliamo seguenti notizie circa la produzione
le

della lana e l'allevamento degli ovini.


L'AMNISTIA DEL 14 MARZO
E IL DELITTO POLITICO

I.

Uno de' primi atti del nuovo Ministero Rudini-Ricotti fu

la proposta a Re Umberto di usare, in tutta la sua ampiezza


a favore de' condannati politic! della Sicilia e della Luni-

giana, il diritto di grazia inerente all'autorita suprema e a


lui concesso espressamente dallo Statute del Regno. Gosi,
in forza di un Decreto di amnistia del 14 del decorso mese
di marzo, uscirono dal carcere, insieme con altri centoventi.

De Felice Giuffrida, eletto deputato di Roma; Barbato, eletto


deputato di Milano; Bosco, eletto deputato di Palermo, e Yerro;
tutti equattro capi notissimi de'moti rivoluzionarii che turba-
rono la Sicilia sul cadere delPanno 1893, e condannati il 30 mag-
gio 1894 come nemici della Patria, rei di cospirazione con-
tro lo Stato e eccitamento alia guerra civile *. E poiche
di

1' amnistia (in quanto essa si distingue dalP indulto e dalla


semplice grazia, due altre forme parziali del potere sovrano
di clemenza) ha questo di proprio, che copre col velo dell'oblio

idelitti commessi, non solo estinguendo Pazione penale, ma fa-

cendo cessare altresi Pesecuzione della condanna e tutti gli


2
effetti penali di essa , ne conseguita essere i reduci da' reclu-

1
La sentenza del Tribunale militare di Palermo fu da noi pubblicata
nel quaderno 1056 del 16 giugno 1894, pag. 750.
2 stesso che fu oggetto
Secondo i giuristi 1'amnistia risale al fatto
dell'mcolpazione, ne toglie la criminalita, ne cancella tutti gli effetti e
tutte le conseguenze; essa annulla inoltre tutte le condanne pecuniarie,

quali sarebbero le spese, impedisce, in caso di delitto susseguente, le pene


di recidivita, e non necessita la riabilitazione. L'amnistia, in breve, non e
soltanto il perdono, il perdono leale, integrale, ma e il perdono insieme e
la dimenticanza, il che esclude altresi la sorveglianza speciale della polizia.
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1100. 9 6 aprile 1896.
130 L'AMNISTIA DEL 14 MARZO

sorii di Volterra, di Pallanza e di Paliano, liberi sotto ogni

rispetto; di guisa che possono, ove mai


passata loro ele- la

zione fosse combattuta, tentare di nuovo la fortuna delle urne


elettorali e, come tanti altri patriotti dell' istessa farina, sedere
anche sui banchi di Montecitorio quali legislator! della Na-
zione.
La che per questa loro liberazione e stata
soddisfazione

espressa da tutta la stampa della Penisola, anche da quella


ligia al caduto Ministero, e piu che altro le festose e popo-
lari dimostrazioni, con le quali gli amnistiati furono ricevuti
per tutto, massime in Milano, Roma, Napoli, Palermo, Mes-
sina e Catania *, mostrano con sufflciente chiarezza
qual sia
Fopinione che prevale nel pubblico intorno al loro operato, vo-
gliamo dire, che un atto, riguardato e punito dal Godice ora vi-
gente come un detestabile delitto contro la Patria, & lodato ed
applaudito come eroismo di virtu e di coraggio cittadino. Donde
segue che il malfattore legale e tenuto in conto di eroe po-
polare, e il. recluso della giustizia e onorato qual martire
della tirannide!
Non cerchiamo se Tamnistia del 14 marzo abbia aperto
un periodo di pace e di oblio come con la Tribuna hanno
,

preteso altri giornali, essendo noi ben convinti dell'opposto;


ne cerchiamo se essa sia stata, come afferma la Nuova Anto-
2
logia un atto di savia politica e di prudente rispetto alle
buone idee liberali , potendosi di cio seriamente dubitare nelle
presenti condizioni vogliamo piuttosto brevemente
d' Italia;

indagare le ragioni delPaccennata pubblica opinione, ricor-


dando e ribadendo anzitutto quei concetti e quei principii etico-
sociali, la cui ignoranza o non curanza e, a parer nostro, la
causa prima e principalissima del pervertimento morale, che
tutti gli onesti hanno deplorato nelle dimostrazioni de' passati

giorni.

1
Vedi La Tribuna, nn. del 16-28 marzo 1896.
2
Fascicolo del 15 marzo 1896, pag-. 389.
E IL DELITTO POLITICO 131

II.

L'ordine sociale non e diverse dalFordine morale, ne e da

questo disgiunto o separabile esso n'e soltanto una parte spe-


;

ciale. L'ordine morale e piu ampio e piu comprensivo, riguar-

dando tutti gli attiumani e imponendo all'uomo 1'adempimento


di tutti i suoi doveri, non solo di giustizia, ma altresi di ca-
rita. L'ordine sociale invece riguarda per se il solo ordine
esterno, e, provvedendo alia sua sicurezza ed al suo svolgi-
mento, si limita alia tutela del rigoroso diritto della societal e
de' suoi membri : di quel diritto, cioe, la cui violazione puo
esternamente conoscersi, valutarsi e andar quindi soggetta al
sindacato e al castigo dell'autorita civile. A siffatta violazione,
e a questa soltanto, i giuristi sogliono applicare il nome di
sebbene ogni delitto sia una
delitto; onde, nel loro linguaggio,

colpa morale e percio un vero peccato, nondimeno non ogni


colpa morale e un delitto.
In altri termini, il delitto e sempre un male nell'uno e
nell'altro ordine, ed e tale, che in ogni caso costituisce, non solo
un disordine morale, ma
un grave disordine sociale.
altresi

Sotto questo doppio aspetto adunque il fatto, onde furono accu-


sati e convinti i Socialist! ora amnistiati, essendo un vero de-

litto, non puo essere se non detestato e abborrito.


II delitto inoltre, qualunque esso siasi, importa sempre due
elementi egualmente necessarii a costituirne Pessenza, Timpu-
il fatto ingiusto e dannoso
tabilita cioe dell'agente e 1'uno e :

morale o soggettivo, Faltro materiale od oggettivo. La quale


verita viene espressa nella ben nota formola comunemente
accettata da' giuristi : II fatto ingiusto disgiunto dalla volonta
non e imputabile; la volonta disgiunta dal fatto ingiusto non
& punibile *. Ora dal fatto ingiusto, diverso secondo la di-
versita del diritto offeso e del modo, diretto o indiretto, in

1
Chi desidera uno svolgimento di questc nozioni qui brevemente ac-
cennate consult! il TAPARELLI, Saggio teoretico di diritto naturale, nn. 790-

793; I'AUGIAS, Del Potere civile, Sez. IV, tit. I, cap. 5, art. 2.
132 L'AMNISTIA DEL 14 MARZO

cui esso riesce dannoso al bene pubblico, si desume appunto


quella qualita del delitto che ne costituisce il carattere diffe-
renziale e ne determina, in gran parte, la gravith. Ond' e
che, come attesta il Pellizzari in una sua recentissima opera 4 ,

in quasi tutti i codici penali, non escluso quello d' Italia del

1889, i delitti si trovano rettamente divisi e classiflcati se-

condo la loro qualita : delitti contro la patria, delitti contro la


sicurezza dello Stato, delitti contro il buon costume, delitti contro
la persona, delitti contro la proprieta, eccetera. Nella quale
dassificazione il legislatore, come ognun vede, ha voluto pro-
cedere ordinatamente da' delitti, che piu largamente offendono
la societa, a quelli de' quali 1'offesa risulta minore, e da' de-

litti, il cui danno sociale e immediate, a quegli altri in cui esso


e mediate. I primi sono designati col nome di delitti politiei,

gli altri con quello di delitti comunL


Stando dunque alia sana filosofia, confermata in questo caso
dalla sentenza de' legislatori di tutto il mondo civile, i piu

gravi delitti sono appunto i delitti politiei. Tra questi poi bi-

sogna giudicare gravissimi quelli che sono contro la Patria.


nessun altro delitto piu di questi colpisce direttamente la
Infatti

societa nella sua stessa esistenza, nella sua integrita, nella sua
forza ;
nessun altro come questi 1'offende in cio che costituisce il

suo universale e vitale vantaggio, la tranquillita cioe delPordine


pubblico, in cui e riposto il suo fine prossimo e donde dipen-
dono la conservazione e lo svolgimento de' mezzi richiesti al
perfezionamento fisico e morale de' suoi membri. In questo
senso volentieri sottoscriviamo a quella parte della Relazione
2
del Ministro la quale riguarda gli articoli
Guardasigilli ,

105 e 106 del Godice penale, applicati dal Tribunale militare


di Palermo all'on. De Felice ed a' suoi complici 3 In un or- .

1
II Delitto e la scienza moderna. Treviso 1896, pag. 371.
8
Relazione a M. il Re del Ministro Guardasigilli (Zanardelli) per
S.

I'approvazione del testo definitivo del Codice penale, Napoli 1890, pag. 103.
3
La sentenza del Tribunale militare condanno Ton. De Felice a di-
ciotto anni di reclusione, alPinterdizione perpetua da' pubblici ufficii, a tre
anni di sorveglianza speciale, alia confisca degli oggetti sequestrati, e alle
spese del dibattimento.
B IL DELITTO POLITICO 133

dinamento civile e libero, dice la Relazione, siffatti delitti

hanno una gravitd, che giustifica le piu severe sanzioni, poiche

con essi si attenta al supremo bene del cittadino la Palria.

III.

Che cosa e Materialmente riguardata, e la terra


la Patria ?

che udi i primi nostri vagiti, dove respirammo le prime aure


di vita, d'onde ci vennero le prime cure e traemmo i primi
elementi della nostra sussistenza e della nostra educazione intel-

lettuale e morale, e dove lo spettacolo della natura s'aperse


la prima volta a' nostri sguardi. Un aifetto istintivo ci lega
a lei, preferendola ad ogni altra terra. Persino le stirpi nomadi

provano un affetto di tale natura, e 1'Arabo beduino ama il suo


inabitato deserto non men di quello che ami
nostro alpino le il

sue Alpi. Ma considerata formalmente, la Patria e quella parte


del genere umano, che a noi e piu strettamente congiunta
per comunanza di stirpe, di dimora, di lingua, d' indole, d' in-
teressi; in una parola, ell'e come 1'ampliazione della stessa
nostra famiglia. L'affetto che ad essa ci stringe, come quello
che ci vincola ai nostri genitori, e non solamente istintivo, ma

deliberate; fl perch6 1'amor patrio elevasi all'altezza di una


vera virtu e sopra di lui cade altresi il
precetto divino :
Diliges
proximum tuum, sicul teipsum ; e con forza tanto maggiore,

quanto piu strettamente ci sono prossime le persone che quel-


Faffetto riguarda.
Che se la legge stessa di natura, come sapientemente in-
segna Leone XIII, ci comanda di amare e difendere spe-
cialmente la societa nel cui seno vedemmo la luce, e di amarla
tanto che ogni buon cittadino non dubiti di dare per la patria
il sangue e la vita non dovranno dirsi mostri umani e
*
,

ribelli anche alia natura coloro che odiano la Patria? E che

1
Civitatem in qua editi susceptique in hanc lucem sumus praeci-
pue diligere tuerique iubemur lege naturae usque eo, ut civis bonus vel
mortem pro patria oppetere non dubitet. ENCYCLICA Sapientiae christia-
nae del 10 gennaio 1890.
134 L'AMNISTIA DEL 14 MARZO

altro fanno in tutto il mondo i Socialist!, alcuni de' quali

abbiamo veduto 1'altro giorno in Italia amnistiati dal Re e

applauditi dal popolo? Essi, sparsi da per tutto e tra s6 legati


co' vincoli d' iniqua cospirazione, ormai non cercano piu 1' im-
punita nelle tenebre d'occulte conventicole, ma apertamente e
a fidanza, usciti alia luce del* giorno, eccitando i
popoli alia
guerra civile e fomentando I'odio tra le diverse classi sociali,

si studiano di rovinare le basi stesse di ogni civile convivenza.


Sono costoro quelli che, al dire delle sacre Scritture, contami-
nano la came, disprezzano le dominazioni, la maesta bestem-
miano 1 e nulla rispettano, nulla lasciano intero di quanto
;

venne dalle leggi divine ed umane stabilito per I'incolumita e


il decoro della vita.

I delitti dunque contro la Patria, quali sono quei de' So-


2
cialisti , costituiscono tale violazione dei sentimenti scol-

piti nella coscienza di ognuno, che non v'e passione che li

possa giustificare ; essi hanno un carattere cosi odioso, univer-


sale e assoluto che meritano, sotto qualsiasi forma di govern o
e sotto qualsivoglia organamento politico, 1' abbominio di

tutti gli onesti e la severa repressione presso tutti i


popoli
veramente Greci pe'reati politici avevano Fostracismo ;
civili. I

i Romani parimente consideravano quali scomunicati i delin-


quent! contro la Patria, essendo 1'
aquae et ignis inter dictio,
una delle pene stabilite contro di essi dalla Lex Julia; nella
legislazione latina poi, non che ilfatto, ma Panimo stesso di

attentare alia Patria era tenuto come alto tradimento: Per-


duellionis reus est qui hostili animo adversus rempublicam
3
est animatus .

1
IUD., Epist., V, 8.
2 Si vegga quel che ne serisse Leone XIII nella sua memorabile Enciclica
Quod Apostolici muneris del 28 decembre 1878, in cui tratta degli errori
de' Socialisti.
3
ULPIANO, p. II, D. 48, 4. Vedi anche CARELLI negli Appunti al Codice
Pcnale, Torino 1889, pp. 322 e 328; PBLLIZZARI, op. cit. pag-. 375.
E IL DELITTO POLITICO 135

IV.

Se non cbe il tristo abuso che hanno fatto e fanno tuttora i

partiti liberali, detti costituzionali,


del sacro nome di Patria e

stato purtroppo una delle prime ragioni del pervertimento


morale da noi poc'anzi deplorato negli avvenimenti de'passati
giorni. Essi hanno il malvezzo, non solo di confondere la Pa-
tria con lo Stato, riferendo a danno di quella ogni altera-

zione di questo ;
ma altresi d' identificare la Patria col pro-
prio partilo politico, considerando i vantaggi di questo come
i vantaggi di quella. Cosi il patriottismo
soli e gli essenziali

e divenuto una sorgente di lucri, un mestiere privilegiato da


esercitarsi in un modo o in un altro, a seconda del proprio

tornaconto, o di quello del partito politico o settario, di cui cia-


scuno forma parte. La stessa Tribuna ha dovuto piii d'una
volta condannare il
monopolio del patriottismo, particolar-
mente quando chi lo esercita se ne vuol conferire da solo il
brevetto assoluto ed esclusivo, bollando per nemico della pa-
tria, opposto e contrapposto al patriotta, chi non la pensa ad
un modo, a differenza di chi cerca propagare una di versa dot-
*
trina Che anzi, uno degli appunti fatti dal Pellizzari al no-
.

stro nuovo Cod ice penale che riguarda i delitti contro


in cio

la palria, e precisamente quello di dimostrare troppo chiara-


mente la preoccupazione del legislatore di colpire un partito
extra-costituzionale, per il
quale la Patria potrebbe essere cosa
2
ben differente dallo Stato o dalla forma di Governo .

1
La Tribuna num. de' 29 giugno 1892. Si vegga a questo proposito
1'articolo Del Patriottismo in Italia, pubblicato nel nostro quaderno 1015,
pp. 25-36.
1
Op. cit., pag. 374. Anche il CARELLI (Op. cit., pag. 319) osserva, e
con ragione, cbe il tentative di modificare la unitk della
Patria, nel senso
cbe desiderano i repubblicani federalist!, rari in Italia, o i clerical! papi-
eti (sic), puo considerarsi un reato contro la
organizzazione politica, con-
tro le forme di Governo, non mai un reato contro la Patria. Questo si e
detto o potra dirsi tutto al piu per figura rettorica ma senza bisogno
:

di larga dimostrazione, non e esatto dal punto di vista giuridico II .

LOMBROSO per6, in una sua nota a questo testo, dicbiara che, la mag-
gioranza degli antropologi criminali non divide (sic) le idee dell'Autore.
136 L'AMNISTIA DEL 14 MARZO

Cio posto, qual meraviglia che i Socialist! si reputino an-

ch' essi soli e genuini patriotti, quando, imitando i loro avver-


sarii liberali, operano secondo Yideale di una Pa-
giudicano e
tria di loro privata ed esclusiva fattura ? Qual meraviglia, che,

pervertito nella mente del popolo il vero concetto di Patria,


i Socialisti trovino ammiratori e seguaci principalmente tra
gli artigiani e gli operai, i quali, oppressi dal fisco e dalle

tasse, stanchi di combattere contro la miseria, avendo per av-


ventura preso in uggia il lavoro, si lasciano assai facilmente
sedurre dall' ideale de' beni altrui, proprio della Patria socia-
lista ?

II Carelli, scrittore liberale e anticlericale, e coerente a' falsi

principii del suo partito, e mostra come questo concorre al


sovvertimento delle idee popolari, quando asserisce de' delin-
quent! politici, che non possono dirsi malfattori
i
Essi, nella .

sua opinione, tratti da passione sia folle, sia sconsigliata, s' in-

gannano, e vero, nella scelta de' mezzi, si lusingano di com-


piere una santa missione, s' illudono nel credere che gl' inte-
ressi della Patria non possono promuoversi se non co' loro

principii ; ma, al tirare de'conti, essi non ledono alcun senti-

mento giusto ; ne fanno solo una cattiva applicazione. E


quale, di grazia, sarebbe un tal sentimento ? 11 desiderio, ri-

sponde il Carelli, di fare alia loro Patria il maggior bene

possibile
2
Ma
questo, ripigliamo noi,
. non basta a giustificarli.
II desiderio di fare a chicchessia un qualsivoglia bene non e
un sentimento giusto se non quando e ordinato ne e ordinato, ;

quando il bene che si desidera altrui si vuole ottenere, come


di fatto vogliono i Socialisti, per mezzi ingiusti, sconvolgendo
3
la tranquillita dell'ordine . Senonche queste verita elementari

1
Appunti al nuovo Codice Penale, Torino 1889, pag. 320.
1
Ibid.
3
Giova qui ricordare la dottrina cattolica, la quale proibisce a' pri-
vati d' insorgere a proprio talento contro i loro Governanti, anche quando
questi esercitano la pubblica potesta a capriccio e oltre misura. Si quan-

doque contingat temere et ultra modum publicam a Principibus potesta-


tem exerceri, Catholicae Ecclesiae doctrina in eos insurgere proprio marte
non sinit, ne ordinis tranquillitas magis magisque turbetur, neve societas
E IL DELITTO POLITICO 137
delPetica razionale e cristiana sono state anch'esse obliterate
da' liberal!, pe' quali pur troppo non ha piii alcuna forza il

principio morale : Non sunt facienda mala ut eveniant bona !

V.

La stampa d' Italia, come sopra accennammo, ricordando


durante gli scorsi giorni la glorificazione popolare degli amni-
stiati del 14 marzo, la chiama sintomatica e significante .

Anche il nostro Cronista, commentando saviamente, com' egli


suole, i fatti contemporanei, osservava a proposito de' loro
recent! trionfl *, che questi fanno davvero perdere il senso
morale alia gente, la quale non intende piu nulla, e dice tra
se: costoro erano malfattori o no; se malfattori, perche ora
sono messi sul seggio del comando? Se no, perche furono
mandati in galera? In questo dilemma si suppone evidente-
mente, e non a torto, che la moralitk delle azioni umane, in
quanto esse sono oneste o turpi, degne di premio o di pena,
non sia una cosa mutabile e diversa, come diversi sono i tempi
e i luoghi, e mutabili sono gF ingegni, le inclinazioni e le abi-

tudini degli uomini ; si suppone cioe, che quella moralita, come


non dipende dalle leggi umane, cosi in nessuna guisa dipenda
dal proprio tornaconto ovvero dall'opinione de' popoli. Tale

pero non e la sentenza de' liberali. Usi a chiamare bene il


male e male il bene, essi non esitano nel proclamare che
quella medesima azione, la quale e giudicata oggi malvagia
e turpe, e come tale manda Puomo che Pha commessa in
galera, possa domani essere giudicata virtuosa e onesta, e come
tale fare ascendere quell' uomo anche a' phi alti onori.

Noi non esageriamo. Si legga infatti quel che scrive del


delitto politico uno de' corifei del liberalismo moderno. II

delinquente politico, cosi il gik citato Garelli


2
, segue una con-

maius exinde detrimentum capiat LEONE XIII . nell' Enciclica Quod apo-
stolici muneris., del 28 dicembre 1878.
1
Quad. 1099 del 4 aprile 1896, pag. 112.
*
Pag. 320.
138 L'AMNISTIA DEL 14 MARZO

dotta che oggi la maggioranza condanna, ma che domani po-


trebbe essere forse giustificata e glorificata perfino. Glori-

ficata, s'intende da coloro le cui raenti sono gik guaste e i

cuori corrotti dalP errore e dalla licenza liberalesca. I criterii

poi da seguirsi da'- Social isti saranno quelli stessi che furono
per lo passato seguiti da' liberal!, nel condurre anche all'apice
del potere antichi delinquenti politici e antichi reclusi a gran

pezza peggiori del recentemente amnistiati. E certamente dolo-


roso ricordare che e stato appunto in forza di tali falsi e
il

perniciosi criterii, che si e resa possibile nella nostra Italia


perfino Fapoteosi di regicidi e di volgari assassini, erigendo
monumenti, offrendo corone, e bruciando incensi a' Giro Me-
Agesilao Milano, a' Felice Orsini,
notti, agli a' Moncasi, a' Monti
e Tognetti e ad altri assai!
Sul monumento eretto dalla Citta di Modena a Giro Me-
notti, reo di aver attentato alia vita del suo Principe, si legge
incisa a grandi caratteri la seguente iscrizione: Scuola at
l
nepoti, le opere degli avi ! Se cotesti scellerati eserapii, che
sono la negazione concreta di ogni principio di moralita, ven-
gono proposti all' imitazione del popolo, qual meraviglia che
questo plaudente e delirante porti in trionfo i nemici della
2 *
Patria

VI.

Non v'e tiranno piu spietato della logica; e pero e stato

sempre considerate quale assioma di alta prudenza il detto di

Sant'Agostino : Muta antecedentia si vis vitare sequentia. Am-


La statua di Ciro Menotti, in marmo di Carrara, tiene stretta colla
1

sinistra mano la bandiera della rivoluzione, mentre la destra abbassata fino


all'anca strings il pugno minacccioso verso il gia palazzo de' Duchi di Mo-
dena, sul quale palazzo si affissa pure lo sguardo cupo e truce del tradi-
tore. Oltre la citata iscrizione vi e anche la seguente A Ciro Menotti ed
:

ai promotori della liberta d' Italia ; Vittime del CONCETTO MAGNANIMO. Le


parole Concetto magnanimo sono sottosegnate nella lapide istessa !

*
Cosl son chiamati Ton. De Felice ed i suoi complici nella proposta
fatta al Re dal Ministro Crispi, di decretare lo stato d'assedio per tutte le
province della Sicilia. Vedi il nostro quad. 1047 del 3 febbraio
1894, p. 369.
E IL DELITTO POLITICO 139

messi i falsi principii liberal!, di cui abbiamo gik dato un cenno,


quelli segnatamente che riguardano il delitto politico, giusti-

ficabile e degno di premio quand' esso risponde a' vantaggi


della setta o del proprio partito, non e possibile evitare ne il
pervertimento del popolo, ne le conseguenze che i Socialist!
con rigorosa dialettica ne derivano in proprio favore.
Eccone un esempio. Nella gia citata Relazione del Mini-
stro Zanardelli al Re si legge, che V idea, la quale tiene il
reato politico essere un reato fittizio, un atto innocente o anche
meritorio, pub giustificarsi soltanto di fronte alia illegittimita
o alia tirannia de' passati ordinamenti. Ora e chiaro che non
v'e ragione alcuna perche cio basti a giustificare i
passati de-
litti politici de' liberali e de' settarii, e lo stesso non possa o
non debba bastare a giustificare i recenti delitti politici dei

Socialist!; non essendovi ragione al raondo per cui a' liberali

moderni debba apparire illegittimo o tirannico il reggimento


degli antichi Principi italiani, per esempio del Re di Napoli
o del Romano Pontefice, e non possa o non debba apparire
illegittimo o tirannico a' Socialisti il
reggimento de' liberali

moderni sotto un Re costituzionale.


Ad ogni modo i Socialisti, fondandosi sulla predetta idea
del delitto politico e sull'esperienza fattane da' liberali, pos-

sono ricordare oggi le parole che a proposito della condanna


de' loro capi scriveva, nel maggio del 1894, la liberale Cor-
rispondenza Verde: Sono trascorsi poco piu di trent'anni
dacche il Papa Re, i Borboni e gli altri Principi d' Italia con-
dannavano a morte o alia galera il fiore del patriottismo ita-
liano (!) ;
ma i condannati d'allora (fra i quali si trovava S. E.
Von. Crispi, CollaredeW Annunziata) sono i Ministri e i grandi
uomini d'oggi... Vedremo forse prima che sieno passati i di-
ciotto anni (della condanna dell'on. De Felice), chi sara in

carcere e chi fuori, chi sara in piedi e chi a terra. Queste


parole, dopo gli avvenimenti delle ultime settimane, hanno
oggi una forza ben piu sintomatica e significante di quella

che avessero quando apparvero per la prima volta nella Cor-


rispondenza Verde. Due anni infatti non sono ancora trascorsi,
140 L'AMNISTIA DEL 14 MARZO

dacche i tribunali militari del Crispi condannavano i


caporioni
del Socialismo a lunghi anni di reclusione per aver fatto contro
il suo Governo quello stesso che egli fece contro il Governo
de' Borboni, e gik ii vediamo fuori di carcere e in piedi ,

applauditi e festeggjati in ogni dove, presentarsi perflno alia


Camera de'Deputati e prestare il giuramento, come rappre-
sentanti del popolo ;
mentre il loro terribile avversario, quel
fiore del patriottismo italiano ,
che si e decantato essere
Francesco Crispi, spazzato dalPonda della pubbli-ca indigna-
zione, tra i fischi e gl'insulti della piazza e della Camera e
forzato a rinunziare al suo mandato di Ministro, ed e minac-
ciato altresi di venir posto in istato di accusa!

VII.

Come galera a cui fu condannato il Crispi da' Borboni


la

di Napoli non servi a correggerlo, cosi neppure sono serviti i

reclusorii di Volterra, di Pallanza e di Paliano ad emendare


i De Felice, i Bosco, od i Barbato. Essi hanno immediatamente

ripresa la propaganda socialista, dichiarandosi viepiu confer-


mati nelle loro idee e ne' loro propositi. Nella pena stessa
a cui furono condannati, essi hanno trovato il loro premio;

poiche elPe la loro patente di patriottismo e il loro diploma


di benemerenza, per salire a nuovi onori e a nuovi trionfi.
Lo stesso dicasi delPamnistia. Per gente che si crede in-
giustamente colpita, 1'amnistia, come acconciamente avverte
un egregio scrittore 1
,
non e un atto di clemenza, ma di

giustizia, e purtroppo di giustizia tardiva. A'Socialisti con-


dannati chi per dieci, chi per quindici, chi per diciotto anni
di reclusione, i liberali hanno un bel dire: Voi ci dovete essere

grati, perche vi abbiamo abbonati otto, tredici, sedici anni della


vostra pena. I Socialisti loro risponderanno : Esservi grati, noi ?

1
Nel Cittadino di Geneva, num. del 18 marzo 1896.
E IL DELITTO POLITICO 141

Ma voi liberal! piuttosto dovreste inginocchiarvi a'nostri piedi,


e domandarci perdono d'averci tenuto per due anni a mar-
cire in un carcere umido e malsano, in una cella fredda e

desolata, lontano dalle nostre case e dalle nostre famiglie.


Esservi grati, noi? Ma pregate Iddio, che non arrivi il mo-
raento, a noi propizio, di attuare pienamente le nostre idee, per
mezzo della rivoluzione sociale, e allora vedrete che specie di

gratitudine sar la nostra!

In tal guisa, dilagando sempre piii nella nostra Italia

Pempieta teoretica e pratica, come il reclusorio, che doveva


correggere il cosi Pamni-
malfattore politico, lo fa peggiore ;

stia a lui concessa, che doveva pacificare gli animi, diventa

nelle mani di uomini facinorosi una nuova arma, per conti-


nuare nella loro opera distruggitrice di ogni vera civilta e
liberta! Chi non ricorda gli effetti
generosa amnistia, della
concessa da Pio IX, negl'inizii del suo Pontificato, ai ribelli
ed ai settarii della Carboneria e della giovane Italia ? Questi
effetti medesimi vediamo oggi riprodursi. Allora il beneficio
delPamnistia si rivolse contro il
Papa che la largi : ora si ri-

volge contro il Potere che Pha data. Allora il liberalismo set-


tario volto il beneficio in danno del benefattore ora : il socia-
lismo lo volta in danno del liberalismo, che dalle vittorie del
Negus e stato costretto a liberare i prigionieri di Francesco
Grispi.
A tanti mali non v' e che un solo rimedio, il ritorno cioe
de' governanti e de' governati agli eterni principii di verita e

alle immutabili norme della rettitudine e della giustizia. Fa


mestieri che tutti si persuadano non essere perfezionamento
civile il
procace disprezzo d' ogni legittimo potere; non essere
libertk quella che, per modi disonesti e deplorevoli, si fa strada
con la sfrenata diffusione di idee sovversive, con lo sfogo di
1
ogni rea cupidigia, con la impunitk de delitti contro la Patria.
Tali cose, giustamente condannate da Leone XIII come false,
inique ed assurde
i
, non possono condurre P umana famiglia

1
ENCYCLICA, InscrutaWi Dei del 21 aprile 1878.
142 L'AMNISTIA DEL 14 MARZO E IL DELITTO POLITICO

a perfetto stato e prospera fortuna, poiche il peccato immi-


serisce i popoli
4
;
ma forza & che, avendoli corrotti nella mente
e nel cuore, traggano col loro peso a ruina, sconvolgano ogni
li

ordine ben costituito, e cosi, presto o tardi, conducano a gra-


vissimo rischio la condizione e la tranquillitk pubblica.
Per la qual cosa 1'Augusto Pontefice, fin da' principii del
suo Pontificato, a' popoli ed a' Principi sbattuti da fiera pro-
cella, addito porto ove sicuramente raccogliersi; ed in nome
il

della loro propria salute e di quella dello Stato, con ogni


istanza ii scongiuro che accogliessero ed ascoltassero come
maestra la Chiesa, tauto benemerita della pubblica prosperita
de' Regni persuadessero che le ragioni della religione e
;
e si

delPimpero sono si strettamente congiunte, che quanto vien


quella a scadere, tanto si scema dell' ossequio de' sudditi e
della maesta della legge. Facciano dunque i nostri liberali

il cammino a ritroso ;
ascoltino la Chiesa, ridonino ad essa

quella condizione di liberta, nella quale possa dispiegare i


suoi benefici influssi, e si convinceranno, che essa sola pos-
siede tanta virtu per combattere la peste del Socialismo, quanta
non ne possono avere ne le leggi penali, n& 1'azione coattiva dei
tribunali e delle armi.

8
PROV. xiv, 34.
LA STORIA NATURALE DELLE PIANTE
SEOOLO

V.

La Botanica vecchia e le piante curiose. Cannibali, mostri,


trabocchetti e sirene fra i
vegetali! La Dionea. La Dro-
sera. L'Apocino. La Sarracenia. La
Nepente. Le innocue
celie ddrAristolochia. La Vallisneria. L'Utricolaria. H De-
smodio. II sonno delle piante. / fiori elettrici. Fenomeni
termici.

Del paro colla Botanica utile ne va la curiosa, fatta per

quei moltissimi che nella Storia Naturale delle Piante non ap-
prezzano se non i fenomeni piu peregrini e strani e leggen- ;

doli nei trattati moderni, corredati da osservazioni di Natura-


listi un profano li credera di leggieri scoperti nel
recenti,
nostro secolo, mentreche sono anch'essi in buona parte un
lascito dei nostri padri. Cosi e delle manovre delle piante cac-

ciatrici, dei maravigliosi moti della Vallisneria, del sonno delle


Piante, dello svolgimento di calore in taluni fiori, eccetera.
Ai di nostri il Darwin ed altri hanno data celebrita alia

Drosera, alia Dionea e consorti, discutendo se quelle piante


si nutrano in verita degl'insetti che acchiappano: e ad essi
dobbiamo la provata che le foglie,
conclusion e abbastanza
uccisa e decomposta la preda mediante il succo che distillano,
assorbano di fatto quella specie di chilo, come altre (quelle
p. e. dei pelargonii) assorbono 1' ammoniaca dell'aria o della

pioggia senza che pero un tal nutrimento sia loro necessario,


:

onde solo accidentalmente e come a dire per lusso e ghiottor-


nia diventano carnivore.
1
Vedi Quad. 1098 del 21 marzo 1896, p. 653 SB.
144 LA STORIA NATURALE DELLE PIANTE
Moderna e altresi la scoperta come della pepsina (Schwann
1839) cosi della sua presenza in moltissimi vegetal!, dai Bat-
terii e dai Funghi fino ai semi di veccia e di lino: e la Ca-
rica Papaya L. o Albero del mellone, in ispecie, ne produce
in tanta copia, che da essa la estraggono per gli usi medici-

Fig-. 1. a Nepenthes ampullacea b Sarracenia purpurea c Drosera ro-


tundifolia d Dionaea muscipula e Darlingtonia. (Dal Manuale di
Botanica del SORDELLI).

nali, come dallo stomaco dei vitelli. Ora di questo succo ap-
punto si le piante carnivore
avvalgono per istemperare con
digestione esterna (come fanno i serpenti ed altri) le loro

prede.
Con queste nuove particolarita si e quindi chiarito il
punto
della digestione; ma quello della caccia e del diverso tenore
con che ella si effettua dalle varie specie, era stato notato e
NEL SEGOLO XIX 145

descritto dai nostri vecchi cosi bene, che lo troviamo consa-


crato dal Linneo nel nome stesso della Dionaea muscipula.
Le truculente imprese di questa assassina vegetale sono gia
note ai nostri lettori. Le riferimmo discorrendo per incidente
del moti di reazione flsiologica, a cui sono da attribuire si-

milmente le manovre delle Drosere, dei Fisianti e degli Apo-


cini; mentre le Aristolochie e le Nepenti e le Sarracenie figu-
rano come trappole inerti, sebbene ugualmente insidiose e mi-
cidiali.Riportiamo (pag. 144) in effigie un gruppo di tali piante,
in cui la stranezza delle forme risponde alia stravaganza dei co-

stumi, proprii a ciascuna. Nella Dionea ciascuna foglia si al-

larga, alia estremita superiore, in un disco irto di peli sulla

superficie e piu ai lembi, le cui due meta sono mobili lungo


il nervo mediano, come due
imposticine che vi fossero ma-
stiettate; e al posarvisi un malavveduto insetto, si serrano di
scatto cosi prestamente, che appena mai falla che egli non
resti preso alia stiaccia ;
e piu egli si dibatte, e piu fortemente

quella si restringe, fino a soffocarlo, per ismaltirlo poi come


fu detto.

In altro modo pro-


cede la Drosera o
Rosolida, pianticina
che s' incontra in Ita-
liaancora, nei luoghi
paludosi, e vi conta
cinque specie affini,

di tre generi, appar-


tenenti alia famiglia
delle Droseracee. La
Drosera o Rugiadosa,
Fig. 2. Fogiie di Dionea. come indica ezian-
dio il nome latino di Rossolis, cioe Ros soils o rugiada del

sole, ha riportati quei bei titoli per 1'aspetto delle sue foglio-
line ricoperte di peli rossi, terminati ciascuno in vetta da

una minuta ghiandola, da cui geme un limpido umore, simile


Seri* XVI, vol. VI, fasc. 1100. 10 6 apriU 1896.
146 LA STORIA NATURALE DELLE PI ANTE

alia rugiada; se non che questa ai raggi del sole svapora, e


Pumore invece della Rosolide sotto ad essi si mantiene e si
rinnova. Cio vale con poco divario della Drosera rotundifolia
e della longifolia, e di tutte insomnia le nostrane. A tutta la

generazione degP insetti che


sogliono vivere intorno alle
acque morte, quelle goccio-
line cosi limpide su quelle
fogliette variopinte hanno a
parere una tavola imbandita
per benefizio del pubblico, e
non sono mai pochi gFim-
prudenti che applicano al
caso le massime dei socia-
listi: inmal punto pero.
L' intruso non s'e posato ap-

pena sulla foglia, che si

sente impigliato in una pa-


nia da non ne spegnare ne
Fig. 3. Foglia di Drosera (ingrandita al
quadruple).
{ ^ ^ }Q al Q ^
/ non bastasse, tutti i
peh
d' intorno, come se avessero vita propria e cognizione, gli si

ripiegano sopra ad avvinghiarlo e intriderlo della loro bava


mordace, che gik mezzo affogato lo avvelena e non ancora
morto lo concuoce.
Diverse ancora e lo stile tenuto contro agPimportuni pre-
datori dall'Apocino (Apocynum androsaemifolium L.), arbusto
delP America boreale, a cui fa riscontro il
piii recente Phy-
sianihus, o Arauja albens Mart. Zucc., del Brasile. Ambedue
portano la trappola non nelle foglie, ma nella corolla del flore,

che, all' introdurvi


i ladroncelli la
proboscide o la testa o la
vita, si
restringe a un tratto flnche soffocati non cessino di

dibattersi, e allora soltanto si riallarga, pronta a ricominciare


con chiunque rinnovasse la prova.
NEL SECOLO XIX 147

Accanto a queste trap-


pole che coi loro moti di
reazione si raostrano non
gi sensibili, come Tani-

male, ma viventi, come e


ogni vegetale, vi sono altre
piante da cui gl'insetti son
presi, ed anche divorati al
modo che s'e detto, senza
che v'intervenga nessun mo-
Fig. 4. Apocynum androsaemifolium. vimento loro, per mero ef-
(Dalla Botanica ricreativa di GIU- fetto della loro artificiosa
SEPPE RODA ').
struttura.
Fra queste va nominata in primo luogo la Sarracenia, di

cui Linneo distingue tre specie, tutte e tre dell' America,


il la

purpurea, la flava e la rubra, a cui il Michaux aggiunge la

variolaris. Grescono spontanee cola nei luoghi paludosi; ma


non v' e or to botanico di rispetto che non ne coltivi qualche
campione per ornamento e per curiosita, attesa la strana con-
figurazione delle foglie e le tinte incantevoli e le sfumature
di verde, rosso carico e bianco di che si colorano nel fondo,
nei lembi, nelle nervature. E non sono che trabocchetti insi-

diosi, dove la cupidigia dei piccoli predoni a lungo impunita


finisce con trovare il suo gastigo e
tomba. Perocche quelle
la

foglie col crescere si ravvolgono ciascuna intorno a s& stessa


in forma di cartoccio, a cui non manca neppure un prolunga-

mento a modo di coperchio, il qual minacci di chiudersi sopra


alia conserva dell'umor zuccherino che ne riempie il fondo e :

sembra dire Chi ne vuole, si spicci, che mo' si chiude (V. sop.
:

Fig. 1. b). Come resistere a tante seduzioni? Mosche, scara-


faggetti, formicole, qualunque ladroncello s'abbatte a passare
di la, infila la porta, e giu pel pozzo fino a intingere il muso

1
GIUSEPPE RODA, Botanica ricreativa 1895, p. Paravia 8 di pp. 294
con 290 incisioni. L. 5. 00. 11 ch. Autore, cbe e dei piu insigni Fioricul-
tori d'ltalia, ci ha raccolte ed esposte in istile gradevole le curiosita della
Natura vegetale.
148 LA STORIA NATURALE DELLE PI ANTE

nel laghetto dello sciroppo. Ma quando poi, sazio e rimpinzato,


si volge al ritorno, allora senza essere Virgilio ripete in sua

favella il lugubre verso : Facilis descensus Averni, difflcilis

reditus.

Lo scender neH'Avemo e cosa agevole


Che notte e di ne sta 1'entrata aperta :

Ma tornar poscia a riveder le stelle,


Qui la fatica e qui 1'opra consiste.

Se n'accorge troppo tardi il prigioniero il quale nello scen- ;

dere non pose mente alia selva di acuti peli ond' e guernita
la gola del cartoccio, e sono tutti inchinati verso il fondo ;

sicche non impacciano chi discende, ma a chi vuol risalire

oppongono un anello insuperabile di punte rigide ed aguzze.


Quindi e raro il caso di qualche piii gagliardo insetto, a cui
venga fatto di pure aprirsi la strada a riveder la luce : i
piu,
sflniti e disperati si lasciano cadere nella pozza, dove Pumore
male agognato distempera come quello della Rosolida e li
li

converte in nutrimento della satanica seduttrice. Grande le-


zione all' uomo, che nel sentiero della vita incontra tante
infide Sarracenie, animate e inanimate, neglette dai Botanici
ma troppo note ai Moralisti!
Alia Sarracenia si associa oggidi, per la somiglianza del-

1'apparato predatore, la celebre Nepenthes distillatoria ed altresi


abbiamo date piu sopra (Fig. 1 a,
la Darlingtonia, le cui effigie

e).
La prima specialmente e famosa per la bizzarra confor-
mazione delle foglie che confondono ogni analisi, e per Puso
delPurna in cbesi terminano e serve primieramente a ripor-
;

visiuna provigione di acqua, di che la pianta abbisogna, e


ogni urna ne puo contenere fino a mezzo litro, protetta an-
cora, per allentarne P evaporazione, da un coperchio che na-
turalmente si chiude e si riapre a seconda del bisogno. II
viandante poi riarso dal sole del Madagascar, patria che e
della Nepente, si disseta a quelle urne, benedicendo la pianti-
cella che sembra offrirgliele, e maledicendo forse, invece di
compatirli, gP infelici insetti, i cui cadaveri nuotano e si di-
sfanno nel liquido traditore.
NEL SEGOLO XIX 149
Torciamo lo sguardo da quest! che perfino nella forma si

rivelano come mostri, dell' innocente progenie di Flora. Una


cacciatrice, degna di figurarvi per la delicatezza dei procedi-

menti, e VAHstolochia o, come volgo dice, Aristologia. Essa


il

non solo porge ai medici il farmaco, onde ebbe dal Linneo il


primo nome (che il secondo non ba senso) ; non solo allontana
le serpi velenose, come fu piu sopra accennato; ma, forzata
dalla necessita ad imporre agP insetti, che la visitano, le mo-
lestie e il batticuore di una prigionia, lungi dal divorarli cru-
delmente come le sue sanguinarie sorelle, li ridona invece,
cessato appena il
bisogno di loro, ad una liberty tanto piu
gradita quanto doveva essere piu insperata.
Prendiamo 1'esempio d&lYAristolochia clemalitis, una delle

quattro specie nostrane classificate dal Linneo. Ommessa la

descrizione del fiore la cui struttura e rappresentata qui presso


in immagine, convien sapere cbe,
in questo genere, per una di quelle
varieta biologiche, ond' e si ricca
la natura cosi animale come vege-
tale, gli stimmi che hanno a rice-
vere il polline, e le antere che lo
somministrano, non giungono a per-
fezione al tempo medesimo. Gli
stimmi sono gia pronti, e le antere
stanno tuttora chiuse. Si capisce
essere questo un dei casi, in cui
dovra intervenire la corporazione
degF insetti paraninfi per rendere
possibile la fecondazione. Sia adun-
que per un'attrattiva particolare o
sia perche altri insetti di maggior
Fig. 5. Aristolochia clematite.
corpo non passerebbero agevol-
mente per la strozzattura del calice, fatto sta che 1'ufficio di
servire PAristolochia se lo assumono per proprio certi minuti
moscherini neri e pelosi, a foggia di piccole Silocope. Ma se
la Natura accetta i costoro servigi, non pare che si fidi
pero
150 LA STORIA NATO RALE DELLE PI ANTE

tanto della loro accuratezza, da non voiersene assicurare per


altra via. Percio al fiore della nostra Aristolochia armo inte-

riormente una spazzola di peli rivolti in dentro, nel


la gola di

modo che gia conosciamo, onde i moscherini, poich& sono


dentro, non trovano phi il verso di uscirne; e non e raro il
vedersene fino a otto o dieci che si aggirano affannosamente
nel loro carcere tentando invano lo scampo.
bestioline non sospettano alle mille miglia i
Le povere
disegni che ha formati su quel loro incarceramento la Natura.
Primieramente, se esse, come talora accade, provengono da
un altro fiore che avesse maturo il polline, in quel tramenio
che fanno Ik dentro, ne impolverano a tutto agio gli stimmi
gia maturi. Intanto che cio avviene, pero, il fiore continua la
sua evoluzione. Gli stimmi si disseccano, si svolgono le antere,
e gP insettucci passandovisopra s' impolverano, pelosi come
sono, di nuovo polline. Ma a che pro se hanno a fare cola
dentro la morte del Conte Ugolino? Non dite: che di tali fe-
rocie sara capace si quelPorco della Nepente, o quella sirena
infida della Sarracenia, ma una nobile Aristolochia non mai. Ed
ecco, infatti, ottenuto 1'intento, quasi ad un tratto inaridiscono
e si
raggrinzano peli che asserragliavano il canale, fino
i

a non restare di essi che una traccia di minuti puntolini neri.


In pari tempo il fiore s' inclina, e pure in quelle contrazioni
delP appassimento, ripiegandosi 1' estremita linguiforme sulla
bocca del fiore, vi lascia da ambe le parti un varco, donde escono
Tun dietro 1'altro alPaperto i
prigionieri, infarinati, trionfanti,
piii che mai incorreggibili e imbaldanziti a ritentare simili

avventure.
Vha certi Naturalisti che, descrivendo queste mirabili ri-

spondenze di mezzi e di fini, le registrano fra i fenomeni di

adattamento. L'adattamenio v'e senza dubbio. Ma si domanda


se esso debba attribuirsi al caso, o se un' armonia complessa si

ed elegante non richiegga evidentemente una Intelligenza or-


dinatrice. Si domanda altresi se possa concepirsi un fiore d' Ari-

stolochia, sguernito prima di peli, o guernito di peli non ca-

duchi a tempo opportune, ovvero tale che avvizzendo si rin-


NEL SECOLO XIX 151

chiudesse in seno i suoi paraninfi; e che poi, per via di


adatlamento,si appropriasse a mano a mano tutti i requisiti
contrarii:oppure si abbia a ritenere per evidente che un tal
congegno di parti e di attitudini usci qual e dalle mani del
Creatore. In verita metterebbe conto, che invece di gittar la
cotesta generica parola di adattamento, ci si divisasse, dalla pri-
mitiva alia presente, tutte le forme per le quali pote passare,

per mera ipotesi, FAristolochia con le altre sorelle gia nomi-


nate e colle parecchie non meno maravigliose per la struttura
o pei moti; fra le quali si celebra a ragione la Vallisneria
spiralis, descrittaci gia dal Linneo.
Essa pure e nostrana e vive nelle acque tranquille; ma
nel Regno di Flora non ha emula che la superi per copia e
varieta di movimenti graziosi se non 1' Utricolaria. Premet-
tiamo che la Vallisneria e pianta dioica, val quanto dire, pei
profani, che i
pistilli e gli stami sono

impiantati sopra fiori distinti. Ora la

pianta, svolgendosi sul fondo e cre-


scendo colle foglie immerse nelPacqua,
i soli fiori
pistilliferi, sorretti da uu

lungo stelo attortigliato a spirale,


che si svolge secondo Foccorrenza,
salgono ad affiorare sul pelo del-

Facqua, volgendosi colla bocca verso


la corrente, se alcun poco ve n'ha.
I fiori staminiferi, al contrario, fissati
a un breve gambo, si rimangono
Fig. 6. Vallisneria spiraie. prigionieri presso al fondo, e non di
rado a considerevole profondita. Come
si operer la fecondazione fra due termini cosi separati? Non si
pensi alPamminicolo ormai volgare dei paraninfi alia Natura :

non mancano compensi inaspettati. Vedete quello sciame di fioc-


chi bianchi, simili ad uno stuolo di farfalle
acquatiche, che
salgono dal fondo e si affollano intorno ai fiori pistilliferi?
Sono i
prigionieri di or ora che, giunti a maturita e provan-
dosi alia fuga, hanno sentito spezzarsi come per incanto il
152 LA STORIA NATURALE DELLB PIANTE

ceppo del loro picciuolo, che in tempo opportune infradicio;


ed ora venuti a galla volteggiano sullo specchio dello stagno,
recando il polline fecondatore ai pistilli che 1'aspettano. In
poco d'ora la fecondazione e compiuta; e mentre le corolle

pellegrine, incapaci pramai di sopravvivere, si vanno a sper-


dere qua e la. i gambi a spirale, dal canto loro, contraendosi

per legge misteriosa, attirano sott'acqua i flori fecondati, per-

che il frutto se ne maturi nell'elemento che gli si confa. A


questo meccanismo di parti e di funzioni cosi collegate e di-

pendenti a vicenda, applicate, se vi basta Panimo, la supposi-


zione di un adattamento successivo.

Applicatela a quell' automa graziosissimo dell' Ulricularia,


che per complessita di manovre da bene i
punti all' ammirata
Vallisneria: applicateli ai misteriosi palpiti del Desmodium
gyrans. LT Utrlcularia, sia poi la vulgaris o la nana, descritte
ambedue dal Linneo, trae il nome da certi otricelli onde ha
guernite le foglie: ed eccone il mistero, com'e spiegato da
un botanico che s'e proposto di sopprimere dalla Scienza il

nome di Dio, quando non v' accenna con insinuazioni blasfeme !


.

Le Utricolarie, vegetando sott'acqua, ne avviene che la mag-

gior parte delle foglie v' intristiscono e si riducono a un ciuflb


di nudi filamenti. Or che aveva a fare in tali condizioni una

povera pianticina, le cui foglie agognano, come tutte le altre,


di respirare le aure tiepide e riscaldarsi ai raggi vitali del

sole ? Come poteva


fiorire in un'acqua diaccia e sopra un fondo

fangoso, senza luce per isvolgersi, e senza calore per menare


a maturita il seme? A tutte queste bisogne 1' Utricolaria ha
trovato il suo compenso e con che sforzo d'arte e d' imagi-
:

nazione! Alia base di ciascuna delle sue scarne foglie ella s'

fatto un otre e Yha raccomandata ad un sottile pedicello.


L'otre di forma ovale restringe alia cima, dove s'apre una
si

boccuccia coronata da filetti diramati ; mentre 1' interno & tutto


irto di peli biforcuti di aspetto strano ;
e nasconde, presso la

bocca, una piastrina, vera valvola mobile che si chiude di


sotto in su secondo le circostanze. La macchinetta & montata,

GRIMARD, La plante.
1
NEL SEGOLO XIX 153

non resta che vederla operare. Premettiamo che se PUtricu-


laria nella stagione brutta si teneva ferma al fondo dello sta-

gno, cio proveniva dalla precauzione da lei presa d' empire


i suoi otricelli di un liquido gelatinoso piu pesante dell' acqua.
Ma ecco sopraggiunge la primavera: e 1'ora di uscire dal
ritiro invernale e qui entrano in azione i misteriosi peli del-
:

1' otricello, che, comunque si facciano, caso e che, essendo or-


gani destinati a tale ufficio, convertono in gas il
liquido dive-
nuto oramai inutile; tutti gli otricelli si gonfiano, e tirata da
quel sistema di palloncini P Utricolaria sale a pavoneggiarsi
fra le piante acquatiche consorelle. Quivi fiorisce a suo agio
nelP estate, e porta a maturita i suoi frutti. Segue Pautunno
colle sue rinfrescate, colle nebbie, colle miuacce del verno.
La nostra Utricolaria non ha aspettato neppur tanto. Al primo
scorrubbiarsi della stagione gli otricelli aprirono ciascuno la
sua valvoletta, sicche gasse ne sfiato, e al posto suo rientro
il

F acqua che i peli forcuti resero piu pesante con un loro di-
stillato; sicche tutto il sistema affondo da capo, e la nostra

pianticina sta gikdormendo tranquillamente sul fondo dello


stagno, per ricominciare lo stesso verso al risorgere della

stagione.
II Grimard non lascia di avvertire che egli non attribuisce
intendimenti ed artificii alle piante se non per metafora : ma
tal metafora appunto percio riesce possibile e gradita, perche
e evidente, in questi esseri maravigliosi per organismo e per

manovre, 1'artiflcio e la rispondenza dei mezzi e dei flni; e


vuol dire la direzione di una intelligenza conoscitrice del Buono
e del Bello. Cotesta Intelligenza si vorrebbe ella far dimen-
ticare, da prima colle diversioni di una metafora e poi col dichia-
rare che non si parla se non in metafora? Saranno scambietti
da gabbarcisi qualche piccolo incredulo: chi non ha perso il
ben delPintelletto, ravvisando nelPistoria dell'Utricolaria, d'ac-
cordo col Grimard, compensi trovati, capilavori d'arte e d'im-
maginazione , precauzioni prese, leggi idrostatiche avute di
mira, organi fabbricati in rispondenza ad uno scopo e collegati
in sistema, funzioni complesse ordinate ad effetti svariati: ne
154 LA STORIA NATURALE DELLE PI ANTE

conchiude che tutto il lavorio mentale a cio richiesto, poiche


non e dell' Utricolaria, e di un altro fuor di lei, di Golui in-

somma che le diede di essere quello che ella e, e qual e.


Di tutt'altro genere sono i misteriosi moti del Desmodium

gyrans DC, o Hedysarum oscillans di Linneo. Avendoli gia


descritti in altro proposito, serve che qui ne rinfreschiamo la
memoria. Questa pianta, afRne alia nostra cedrangola od erba
di Spagna, ha, come il composte di tre fo-
trifoglio, le foglie
liole non che le due laterali non
;
se
arrivano a un quarto della mediana.
Sono queste due alucce a cui s'ap-

propria 1'epiteto d' oscillanti. Peroc-


che levato il giorno, tostoche si sen-
tono inondar dalla luce, entrano come
in un tripudio di festa, che mai non
rista, movendosi a rapidi stratti in
su e in giu e di flanco, e quasi esul-
tando sul loro pedicello, mentre la
foglia mezzana essa pure si rizza
verso il sole, quando lo vede, e illan-
7. Desmodium gyrans.
gu idisce e ricade egli si na-
.

quando
sconde. II Desmodio fu scoperto nel Bengala da una viag-
giatrice inglese, Lady Monson, sullo scorcio del secolo passato.
II Gornut (& 1652) noto fino dai suoi tempi il comporsi
che fanno le foglie delFacacia al cadere del giorno: al qual
fenomeno, che variamente si manifesta in molte altre specie
col raccogliersi o ricascare o storcersi sui loro picciuoli le foglie
i fiori, si diede il nome di sonno delle piante: e sarebbe
stata giustizia il lodarne per contrapposto la veglia notturna
per quelle non poche, che, schive e ritrose, chiudono di giorno
1 loro fiori ne si
aprono se non nel segreto della notte, nella
compagnia delle stelle, a imperlarsi di rugiada. Cos! vediamo
fare nei giardini ai Gonvolvoli rampicanti e ai Gelsomini di
notte e al Geranio notturno (Pelargonium triste Ait.), coi suoi

modesti florellini verde giallo a macchiette brune: e ad


di
altre. Ma la fama, ciarliera al solito ed ingiusta, s' incapriccio
NEL SECOLO XIX 155
a magnificare 11 sonno delle civett61e mondane piu che le

poetiche veglie delle pudibonde vestali. Alia quale ingiustizia,


per esser giusti, puo aver dato occasione 1'avventura occorsa
al Linneo, quando, entrato a caso di nottetempo nella sua serra,
ci vide maacare con suo rincrescimento un magniflco fiore di
Loto, a lui molto caro. Del che rammaricandosi egli la mat-
tina seguente col custode, questi per risposta lo meno a rive-
dere il suo loto, spanto come prima pomposamente sullo spec-
chio delFacqua. La sera il flore si rincappuccio, rinvoltato nelle

foglie piu vicine, per dormire secondo il solito, fra due guan-
ciali. Ma questa volta c'era il Linneo ad osservarlo : e di qui
mosse la serie di osservazioni, che misero in sodo e in luce
i
il fenomeno del sonno delle piante .

II fenomeno delle scintille elettriche procedenti da fiori,

oggi ancora appoggia a poche osservazioni. Lo attesta per


si
2
propria esperienza il Berthoud , citando come idonee a pro-
durlo, oltre al Tropaeolum mains o Gapuccinella, la Calen-
dula officinalis o Fiorrancio, il
Giglio (Lilium bulbiferum L.),
il Girasole o Elianto annuo, e
la Tagetes erecta e la patula,

*
Appuntando che sogliono varie piante crepuscolari o not-
le ore, in
turne espandere i quasi destarsi dal sonno, ne fu composto il se-
fiori e

g-uente orologio botanico, che non deve scambiarsi con un cronometro.

Ore 5 pom. Gelsomino (o Bella) di notte (Miralilis Jalapa L.).


6 Geranio notturno (Pelargonium triste Ait.).
7 Hemerocallis fulva. L.
> 8 Ficoide notturna (Mesembrianthemum dolabriforme L.).
9 Nyctago (Mirabilis) longiflora L.; del Messico.
10 Campanella di giardino (Convolvulus purpureus L.).
11 Behen bianco e Bubbolino (Silene inflata L.).
12 Cactus grandijlora L.
1 ant. Cicerbita (Sonc/ius L.) di Lapponia.
2 Barba di becco Tragopogon pratensis L.
3 Terracrepolo (Picridium L.).
4 Campanella delle siepi o Vilucchio magg*. (Convolvulus L.).

1
Histoires et Romans des Vtgttaux. Paris, Paul Dupont Rue Jean-Jac-
ques Rousseau 41. Pag. 207.
156 LA STORIA NATURALE DELLB PI ANTE

il Papavero Ma 11 fatto fu notato per la prima volta


orientale.

dalla Elisa, flgliuola che era del Linneo; e si legge da lei de-
scritto fra le Memorie dell'Accademia di Stoccolma.

llinnalzamento del calore nel tempo della fioritura era


gik stato osservato nel 1791 dal Lamarck sul Gichero, Arum
maculatum. La madre del naturalista Hubert avendo poi sen-
tito descrivere dal figliuolo i flori del gichero, aggruppati

sopra un asse comune e ravvolti, come lo vediamo spesso lungo


le siepi, da un foglio verdastro a guisa di cartoccio; essa,

incontratolo a tentone colla mano, perocche era cieca, ebbe


a dare uno strido, parendole che scottasse. E cosi doveva sem-
brarle, poiche 1' Hubert, applicatovi per quell' incidente il ter-

mometro, vi riscontro una temperatura di 44, mentre Paria


intorno non ne misurava che 20. Si potrebbe seguitare a lungo;
ma questi accenni bastano a dimostrare come la Botanica
yecchia ci desse illustrata non meno la parte curiosa che
Putile della Storia naturale delle piante.

VI.

I cataloghi delle piante, vecchi e nuovi. II numero Male delle

piante Le conquiste del secolo XIX. 1 cataloghi


esistenti.

regionali compilati in Italia. I botanici italiani moderni.

Chi con segreta compiacenza ovvero rincrescimento pen-


sasse che Poperositk cosi varia e feconda dei secoli piu recenti
non avesse lasciato al nostro se non una scarsa materia di con-

quiste nel campo della Botanica, puo cominciare a disingan-


narsi pel solo specchietto che qui riportiamo, riguardante non
altro che il numero delle piante registrate dai naturalisti an-

teriori, a cominciare da Ippocrate a Linneo, e da quest'ultimo


i
in poi flno ai nostri di .

1
V. SACCARDO. 11 numero delle Piante (Atti del Congresso Internazio-
nale Botanico 1892).
NEL SECOLO XIX 157

ET! AUTORE NUMERO


c. 460 a. C. Ippocrate 234
c. 370 Teofrasto 500
c. 50 d. C. Dioscoride 600
c. 60 Plinio 800
1650 Bauhin 5,266
1704 Ray 18,000 (comprese le varieta)
1775 Linneo ........ 8,851 (di cui 7,778 fanerogame)
1807 Persoon, Syn. Plant. . . 20,000 fanerogame
1824 ss. De Candolle, Prodrom. . . 30,000 fan.
1841 Steudel, Norn. Bot., II. ed. 78,000 fan.
1845 Lindley, Veg. Kingd. . .
79,387 fan.
1885 Duchartre 125,000, di cui 100,000 fan.

II qual numero, tenendo conto delle Monografie pubblicate dal


Durand, dall' Hooker col Baker, e da altri, sale pel 1892 a
131,104.
In ispecie, per rispetto alle crittogame, il De Toni, nella
sua Sylloge algarum, da 12,178 specie non registrate ancora
il numero ne era
nel 1849, onde da quell' anno in poi raddop-
piato. Saccardo poi, nella sua Sylloge fungorum, enumera
II

39,663 specie di quella divisione, fra le quali sceverando le


non computate da altri, il numero totale s' innalza a 166,225.
Dopo il 1851 il numero dei Muschi si e raddoppiato, e quello
delle Fanerogame e delle Felci e cresciuto del 5 Risultano %
pertanto da cio 105,231 Fanerogame e 68,475 Crittogame in :

tutto 173,706 specie.

Funghi, secondo il Saccardo, offrono tuttora la speranza


I

piu abbondante di messe, poiche, contandosi a pocbe centinaia


nel principio del secolo, erano saliti nel 1862 a 12,000, ed ora
se ne contano intorno a 40,000. La perfezione a cui s' e recato
il
microscopio e il suo uso apre da questa parte un campo
ci

che era inaccessibile ai nostri maggiori, e dove stanno pure

appiattati, infinitesimi per dimensione e quasi inflniti di nu-


mero, gli agenti piu attivi nelP economia della Natura organica.
Computando ora
i varii element! di
probability si puo con-
getturare a un dipresso che delle Fanerogame non restino a
scoprire che 15,000 specie; e delle crittogame, circa 170,000 :
158 LA STORIA NATURALE DELLE PI ANTE

onde il numero del vegetal! toccherebbe i 400,000; a


totale

compiere qual novero


il tuttavia occorrerebbero le indagini

e i riscontri di ancora un mezzo secolo per lo meno.


Riteniamo intanto che, computate, per larghezza, in 10,000
le specie riconosciute e descritte dopo il Rinascimento dai bo-
tanici dei tre secoli precedent!, il secolo XIX ha accresciuto
in piu che 17 tanti cotesto patrimonio, recandolo a circa
174,000 specie.
All' accumulamento questo ricco bottino concorsero in
di

singolar modo i
compilatori delle Flore proprie di ciascuna
regione o provincia o territorio, anche ristretto. Per non dire
che dell' Italia, il Caruel conta flno a 400 le opere di tal ge-
nere pubblicatevi dal Rinascimento in poi *. Fra queste va an-
noverata in primo luogo la Flora italica del Bertoloni, uscita
in luce dal 1833 10 volumi; poi la nobilissima
al 1855, in

Flora italiana del Parlatore, che vi raise mano, tuttora giovane


di primo pelo, nel 1848, e seguito a lavorarvi per 30 anni,

senza arrivare tuttavia oltre a un terzo del cammino. Per for-


tuna della botanica, essa viene continuata dal prof. Caruel.
Assai lodata 6 inflne la Flora italiana di G. Arcangeli, per
Parte con che seppe rendere accessibili ad un pubblico piu
esteso i tesori vegetali della penisola: nel 1894 ne era gia
uscita la seconda edizione pei tipi del Loescher.
Ad esempio delle flore provincial! ricordiamo pel Piemonte,
che gipossedeva la grande Flora pedemontana (1785), 1' Her-
barium pedemontanum del Golla (1833-37), ed altri scritti

minori del Parlatore e del Gesati. Per la Lombardia v' 6 la

Flora Ticinensis di Nocca e Balbis (1816-21); il Prodromo


aliaFlora Valtellinese del Massara (1834) il Prospetto della ;

Flora della provincia di Bergamo (1853) e simili scritti del ;

Gomolci per la provincia di Gomo, del Zersi per le piante va-


scolari della provincia di Brescia, ed altri.

1
Memoria letta dal socio Prof. Teodoro Caruel nell'adunanza ordina-
ria del 6 settembre 1885, della R. Accademia Economico-Agraria dei
di

Georgofili di Firenze. Dello stato presente delle nostre cognizioni sulla


flora d' Italia.
NEL SECOLO XIX 159

Meglio ancora esplorato fu il Veneto per gli studii del Pol-


lini, del Pirona, del Saccardo e del Visiani. II Passerini (1877)

die lo spoglio della flora parmigiana; il Gibelli e il Pirotta

(1888), della modenese.


La Liguria ebbe una lunga serie di mietitori botanici. I

loro manipoli furono radunati dal De Notaris, insieme coi suoi

proprii, nel Repertorium Florae ligusticae. Cosi il Camel ci


diede la. Flora toscana e la Statistica botanica toscana (1860-
1871) ;
Tenore
napoletana,
il la il Moris la sarda, il Gussone
la sicula e altre numerose.

Che se, non ostante una si lodevole operosita, 1' Italia non
possiede ancora una flora sua propria cosi compiuta per ogni
parte, come ne hanno a cagion d'esempio 1' Inghilterra, la Sviz-
zera, il Belgio, la Francia e Germania, essa non manca
la

in compenso di esimii botanici che nell'uno o nelPaltro ramo


di questa scienza oramai tanto suddivisa compariscono con
onore fra i loro colleghi stranieri. Cosi TAb. Castracane che
si reputa maestro maestri per rispetto alle Diatomee;
fra i

cosi Saccardo,
il Bizzozero, il Massalongo, rinomati per le loro
il

osservazioni sui Funghi ; il Sodiro per le Crittogame vascolari ;


il Piccone, il De Toni, il Trevisan, 1'Ardissone e lo Straforello
ed altri,chiari pei loro studii sulle Alghe; e il Caruel, il Beccari,
il
Delpino, e piii altri, il cui nome suona con lode fuori dei con-
fini d' Italia oltre ai monti e al mare.
LE LOGGE ISRAELITICHE SECRETE
PIENAMENTE ILLUSTRATE

I.
Origini delle logge israelitiche.

Fu scritto per alcuni indagatori delle origin! della masso-


neria, che la famosa setta fosse un arcano lavoro dei giudei,
insieme congiurati contro la Ghiesa cattolica. Gosi ne penso
Leo Taxil, tra i
piii recenti scrittori di cose massoniche, e
cosi parecchi altri. II vero si e che la prima fonte di veleno
satannico derivato alia massoneria e la dottrina occulta di Fau-
sto Socino sanese, la quale ispiro la fratellanza satanista dei
Rosacroce, coi suoi gradi settarii secretissimi. Questa poi
contamino Muratori in Inghilterra,
le confraternite di Liberi

e le tramuto in logge frammassone. II che viene dimostrato


con document! nuovi e irrefragabili da Miss Diana Vaughan
nelle sue Memoir es 9
la quale su questo particolare ha un trat-

tato che farebbe onore a qualsiasi storico piu erudito. II nu-


mero He stimato gradito e sacro al diavolo; pero 11 erano i

gradi della setta dei Rosacroce, 11 o un multiple, 22,33, ecc.


e sempre il numero legale dei socii nelle assemblee palladi-
che e sataniste.
Certo i
giudei furono dei primi a salutare, come 1'aurora di
un bel giorno, Tapparizione della massoneria, nel 1717, quando
essa per la prima volta comincio a tenere le sue conventicole
e ad ammettervi degli adepti non era possibile che il popolo
:

deicida non odorasse subito Todio accanito che vi regnava


contro Gesu Cristo. E pure vero che il Rito, detto Scozzese
antico ed accettato, e un intruglio di gradi vecchi, compicciato
dai giudei in America sul fine del secolo scorso. Ne daremo
un cenno piu avanti. Di la venne, ossia ritorno in Europa, e
LE LOGGE ISRAELITICHE SECRETE PIENAMENTE ILLUSTRATE 161
sul principio di questo secolo e vi si diffuse un po' per tutto,
segnatamente in Italia ;
senza arrivare tuttavia mai alia flori-
dezza del Rito dell' Area o Arco reale, che, radicatosi nell'In-

ghilterra fin dal 1771, invase la razza anglosassone nei due


emisferi, ed eil
piu numeroso ancora ai nostri giorni. I giudei
videro con infinita soddisfazione prendere piede cotali associa-
zioni, le favorirono e ne furono favoriti, a poco a poco vi

parteciparono in gran numero e non tardarono a dominarle.


Di che non ancora paghi, fondarono societa e riti massonici
loro proprii ; e, dispersi come sono, per tutta la terra si strin-

sero in tale comunella d' interessi colla massoneria, che al


presente ben si puo dire che le logge israelitiche e le mas-
soniche d'altri riti formino un solo esercito di cospiratori con-
tro la religione di Gesu Cristo. Ecco cio che dimostreremo con
fatti e document!.
Come altre volte notammo, geloso oltremodo e il secreto

giudaico, e de' fatti della loro massoneria appena e mai che


apparisca un cenno nella stampa. E se s' incontra, non e per
lo piuopera di giudei. Anche nelle piu intime corrispondenze
massoniche le loro logge sono classificate tra le logge secrete,
che non ammettono visitatori, tranne alcuni pochi e scelti
satanisti di alto affare a cio destinati. Con tutto cio noi ci rin-

fidiamo di dare sufficiente contezza delle logge, dello spirito e

delPopere loro. Gia ci precorsero studiosi investigatori agitando


la face. Abbiamo in questo stesso periodico pubblicati preclari

studii su questo argomento del nostro compianto collega, P. Giu-

seppe Oreglia. Piena opera di monsignor Leone


di luce e 1'

Meurin, il quale nelle ime viscere della massoneria trova la


Cabala giudaica, come informante la setta massonica, e fonda-
mento e ragione delle sue pratiche e de' suoi riti '. Eduardo
Drumont stese in due grossi volumi una requisitoria tremenda
contro le male opere d' Israele moderno. Chi non ha letto con

raccapriccio la sua France juive e la France juive devant

MEURIN, La Franc-Maconncrie, Synagogue de Satan; Parigi, 1893,


1

E anche tr. in ital. Siena, 1895. Libro profondo, destinato a chi


8 di p. 556.
ha conoscenza della storia antica, e brama studiare da dotto.
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1100. 11 8 aprile 189C.
162 LE LOGGE ISRAELITICHE SECRETE

I' opinion? II valoroso antisemita non tralascia di osservare il

pieno accordo, anzi la congiura perpetua della massoneria


1
col giudaismo a danno del cristiani . Cosi avesse egli ultimate
il
promesso lavoro sulla Europe juive ! Gerto e, per noi, che
la Italia, la
Germania, Ungheria, la Russia, 1' la Polonia non
sono dalla massoneria giudaica meno devastate che la Fran-
cia. Nominiamo poi con rispetto e riconoscenza il recente libro
2
del De la Rive, Le Juif dans la Franc-Magonnerie , tutto un
tessuto di document! di ottima lega, e che dimostrano 1'azione
malefica della razza giudaica confusa colle nazioni cristiane,
e non mai fusa con esse, anzi nemica ed eccitatrice della per-
3
secuzione contro la Ghiesa cattolica . Con questi ed altri co-
piosi presidii storici entriamo ne' segretumi massonici e giu-
daici, voluti a noi contendere dalle logge israelitiche.

II. Primi saggi di alleanza giudaico-massonica.

Sebbene i giudei non diedero i


primi fondatori della mas-
soneria comunemente conosciuta per tale, furono dei primi ad
amicarsela. e a guadagnarne le grazie. L'empio F/. Tolland
patrocino la naturalizzazione dei dispregiati figli di Abramo,

1
DEUMONT, La France juive, Parigi (1885), 2-16; La France juive de-
vant I'opinion, ivi, 1886, 16 di p. 430.
2 DE LA RIVE, Le Juif dansla Franc-Maconnerie, Parigi, Pierret, 1895,
16 di p. 430 Eccellente lavoro, che vorremmo vedere in tutte le biblio-
teche del popolo, delle famiglie, e delle persone colte. E per lo studio della
Massoneria una raccolta di document! di un valore grandissimo, avendo
1'Autore fatto tesoro specialmente delle pubblicazioni giudaiche e masso-
niche. In questo articolo noi ce ne approfittiamo largamente ; e serva esso
quasi di una rassegna letteraria per far conoscere al pubblico italiano
il bel libro del nostro amico.
3
Ai quali scrittori si potrebbero aggiungere otto o dieci altri, illu-

stranti le dottrine ed
della sinagoga, attentatorii alia vita e alia
i riti

roba dei cristiani PRANAITIS, Christianus, in Talmude judaeorum. Pietro-


:

1
burgo, 1892, 8 di p. 132 NEOFITO, ex Rabbino, II sangue cristiano ne riti
;

ebraici. Prato, 1893, 8 con splendide note del P. Giuseppe Ore-


di p. 100,

glia, S. J.; LAURENT, Relation historique des affaires de Syrie, 1840-1842, ecc.
Parigi, 1846 ; e simili, che 1' industria dei kakam giudei fa seomparire
dal commercio.
PIENAMENTE ILLUSTRATE 163
come cittadini inglesi. Cio nel 1715. Ma invano per allora:
solo una passeggera emancipazione si concesse loro molti
anni dopo. Intorno a quel tempo (1754), non paghi i
giudei di
affigliarsi alle logge dei Rosacroce, e poi alia gik sorta mas-
soneria, vollero raffazzonare questa societk a modo loro ed :

ecco il F.\ Martinez Paschalis, ebreo portoghese, fondare in


Francia un rito speciale massonico, gli Eletti Cohen ossia eletti
sacerdoti. In questa congrega trasfuse la corruzione gnostica
e la rabbia della Cabala satannica e i Cohen si perpetuarono
:

sino ai giorni nostri, satanisti e gnostici come nella loro

origine.
Altra impresa giudaico-massonica e durevole fu il riordi-
namento del cosi detto rito Scozzese antico ed accettato. Sul
fine del secolo scorso il rito massonico piu comune era stato
trasportato neH'America inglese. Varii giudei, tra i quali il
dotto ed accanito cabalista F.\ Mose Holbrook (che tra poco
ci tornerk innanzi) misero mano ad ebraizzarlo. Ne accrebbero
il numero dei gradi sino a 33, o tre volte 11, che 6 il numero

reputato piu caro a Satana. Altri storici pretesero che i giu-


dei non fecero altro che accrescere il numero dei gradi del
rito di Herodom ; altri che la proposta venisse da Federigo il

Grande, re di Prussia. II certo 6 che i figli d' Israele rimpol-


pettarono a loro talento i trentatr& gradi che vennero poi co-
munemente accolti, sotto il nome di rito Scozzese antico ed
accettato ;
America ne vendettero a grande
e che gli ebrei in

guadagno a chi voile


le patenti pagarle.
Egli e certo pure che nelle iniziazioni a questi gradi e
nelle rimanenti pratiche del rito 6 un'orgia di giudaismo sfac-
ciato. Tutto vi sente Podio a Gesii Cristo e alia sua Chiesa,
le storie drammatiche, che formano T insegnamento ai candi-
dati, sono bibliche, ma travisate perfidamente da mitologie
talmudiche e cabalistiche le parole di passo, e quasi sacra-
;

mentali, sono egualmente ebraiche. Questo ghetto versato nella


massoneria, vige e trionfa sino al presente, ove piu ove meno,
nelle logge di tutti quanti i riti delle massonerie dei due emi-
sferi. Vi ha certamente molta parte, ora espressa ora dissi-
164 LE LOGGE ISRAELITICHE SECRETE

mulata, la venerazione di oggetti osceni e innominabili tra le

persone oneste ;
ma cio sempre come parte del culto di Sa-
tana, che la gradisce, e in odio al Cristo di Dio che la divieta
col suo: Non fornicare.
Cosi nacque massone e giudaico il
primitivo Grand'Oriente
del rito piii diffuso se non piu numeroso. Ebbe culla a Char-
leston nella Carolina del Sud, e ne fu di fatto primo Gr.\ Mae-
stro il giudeo F/. Isacco Long, il 31 maggio 1801. II generale
F.\ Alberto Pike, succeduto poi a suo tempo, affermo che le

principal! massonerie del mondo odierno erano figlie di questo


primo Grande Oriente, e ne diede la figliazione o albero ge-
nealogico in una Istruzione del Supr/. Cons/, di Charleston
ai 23 Supc/. Cons.*. Confederati del Rito Scozzese; affermo ,

che tutti i Gr.\ Orienti e le Madrilogge degli altri riti mantene-

vano con Charleston relazioni di amista. fraterna ; per le quali

ragioni esso non si perito di assumere il titolo di Sommo Pon-


1
tefice della Massoneria unwersale : titolo che fu accolto e ri-

conosciuto da tutte le massonerie ;


ma forse, piii che per la
principalita del seggio di Charleston, per la immensa influenza
da lui acquistata col satanismo palladico.
Imperciocche opera del Pike fu la fonda-
la principale
zione di un novello ordine massonico, cui egli chiamo dei
Re Teurgisti Ottimati, e che va sotto il nome di Palladismo.
In questo voile piu che nelle altre massonerie, esplicito e so-
lenne il culto di Satanasso e vi aduno il fior fiore dei mas-
:

soni e delle massone di ogni rito, bramosi di convolgersi nel


2
fango del satanismo piu empio e piu laido Gli diede 1' ultima .

mano il 20 settembre 1870, quando la massoneria entrava


trionfante in Roma. Al presente si puo calcolare a circa un
milione il numero dei satanisti palladici sparsi per tutto il

mondo, e passati, dopo 1'effimero pontificate del


Mackey, sotto
la verga pastorale del Papa Adriano Lemmi. Ognun vede la

1
Vedi Ricoux, L'existence des loges defemmes. Parigi, Tequi, (1891), 16.
*
Ivi, si legga, a pag. 64 e Begg., il testo di questa famosa Istruzione
o Bolla storica e dommatica del Papa luciferiano. Non vi si pud piu sfac-
ciatamente proclamare la bonta e divinita del diavolo, e il culto di forni-
cazione con cui si deve onorare. E cio nell' anno 000889 della Vera
Luce !
PIENAMENTE ILLUSTRATE 165
irresistibile preponderanza nel governo massonico e Timmensa
influenza che pote esercitare il Pike, con si numeroso esercito

di adepti facienti parte di tutte le corporazioni settarie. Ma


anche in questa fondazione del Pike ebbero la parte piu im-
portante gli ebrei massoni ;
e il palladismo e giudaico nel-
I'ime sue viscere. I riti fondamentali il Pike gli ebbe dal vec-
chio giudeo F.-. Holbrook, cabalista consummato e satanista ac-
canito ;
i cantici infami pei triangoli ossia logge palladiche il

Pike li scrisse in ebraico talmudico, come 1' intero corredo


della nomenclatura e delle parole rituali. Non deve dar mara-
viglia, se lelogge israelitiche militano sotto Palta dipendenza
e protezione del Papa luciferino, e sono reputate logge sorelle,
nella stessa maniera che le logge dei satanisti FF/. Odd Fel-

lows, come diremo a suo luogo.


Mentre la mano giudaica rimaneggiava liberamente i riti

e i
gradi massonici in
America, in Europa le si opponeva
Pinsuperabile dispregio che i
popoli provavano per la loro
stirpe. Nel convento, ossia assemblea internazionale, tenutosi
-a Wilhelmsbad nel 1781, da massoni d'ogni pessima risma,
Illuminati del Weisshaupt, Martinisti, Rosacroci ed anche parec-
<chi giudei, fu preso il partito di escludere dalle logge i cir-

concisi. Ma Teffetto fu parziale ad alcune logge tedesche. Gia


gl'israeliti erano riuniti in una loro massoneria tedesca, detta

Lessingbund, viva anche oggidi, carne ed ugna coi palladisti lu-


Questa societa ebbe istitutore un giudeo, G. Efraimo
-ciferini.

Lessing, celebre letterato, preteso filosofo, empio certamente e


accanito massone. In Francia e un po' per tutto, il giudeo
trovo protettori e difensori massoni, e fraterna accoglienza.
II suo odio a G. Gristo, e i suoi danari lo rendevano simpa-
massoneria, come viceversa la massoneria per lo stesso
tico alia

motivo riusciva simpatica ai giudei. Erano fatti per intendersi


e accomunarsi s' intesero e accomunarono.
:

NelFimmane cataclisma della rivoluzione francese, che tutto


desolo con atroci devastazioni e delitti esecrandi, dinastia,
Chiesa, Stato, famiglia, nobilta, finanze, studii, istituzioni one-
ste ; solo Israele, puntellato dai peggiori framassoai e piu fe-
roci demagoghi, compri dall'oro giudaico, non solo non per-
166 LE LOGGE ISRAELITICHE SECRETE
dette nulla, ma ne usci rassicurato, emancipato, pareggiato
nei diritti cittadini ai francesi, di cui flngeva di accettare la

nazionalita, che di fatto non ha mai accettato, fuorche negli


utili. II decreto dell'Assemblea nazionale fa firmato da Luigi XVf
il 13 novembre 1791 Napoleone I lo confermo nel 1808. Que-
:

sta dolorosa istoria e bene compendiata dal De la Rive, nello

Juif, pp. 35-138, e piu ampiamente nel Drumont, La France


juive, eprima del
Drumont, fu dottamente discussa e com-
mentata dalla Civilta Cattolica, negli studii sulla massoneria
giudaica, sopra citati.
Napoleone I fu dai giudei e dai loro de-

legati solennemente gabbato e forse voile esserlo. Ne' tempi


:

di ribellioni e di catastrofi politiche, il giudeo che spesso vf

spese il suo danaro, ad intento di pescare nel torbido, il giudeo


sempre vi sfrutta la comune miseria, e dalle
sciagure citta-
dine esce incolume, anzi n'esce favorito e ricco. Nella rivo-
luzione del 48, chi scrive queste righe udi co'suoi orecchi il'

panurgo Camillo Cavour, proclamare nelle Camere al palazzo


Carignano in Torino, con voce tra di scherno ai cattolici e di

trionfo massonico : Israele contento.


E bene che giubilare. Mentre la Chiesa
Israele aveva di

cattolica nel Parlamento italiano veniva derisa e svillaneg-

giata, mentre era con violenze turchesche depredata, depaupe-


rata, spogliata, schernita, il Ghetto trionfava, infrangendo i
legami secolari che limitavano le sue usure e il saccheggio

della pubblica fortuna ; Israele, in merito delle sue eterne

concussioni, conquistava, non la galera meritata, ma il piena


possesso dei diritti civili ; prendeva F abbrivo ad invadere i
beni stabili, fondi sterminati nelle citta e nelle campagne, cat-
tedre nelle universita, ilgiornalismo cotidiano, impieghi gelosi
in tutti i dicasteri, e con questo Foro del popolo e il predo-
minio nella finanza e nella politica. I circoncisi in Italia sono
un pugno di non ben cinquantamila, non ben quindicimila
toltine le donne e i fanciulli ;
e voi li trovate per tutto spa-

droneggianti la ricchezza pubblica, i contratti di forniture di

Stato, le
imprese lucrative, banche, i ministeri. Ma & le

vero che non sono soli all'opera, hanno seco a proteggerli e


favorirli quanti fiatano massoni in Italia ; perch& non vi &
PIENAMENTE ILLUSTRATE 167

forse un solo israelita in Italia, adulto e libero di se, che non

frequenti le logge massoniche riconosciute, o quelle esclusiva-


mente israelitiche, o, il
piu spesso, le une e le altre a un
tempo
medesimo. Non senza grande previdenza, Adriano Lemmi ago-
gnando primi onori massonici, credette utile barattare il bat-
ai

tesimo colla circoncisione. Al presente i suoi principal! agenti


di governo secreto della massoneria italiana e del palladismo
universale sono precipuamente scelti in seno agli amici figli

<TIsraele.

III. 1 FF. Bnai Berith massoni occulti.

Notabile e caratteristico e il
perpetuo maneggio de' giudei
neH'affratellarsi, fondersi e immedesimarsi il piu possibile cogli
adepti della massoneria; ma nel tempo stesso non subirne la
legge, si bene governare a piacimento loro le logge e i

<rrand' Orienti. A questo scopo hanno fondate logge separate,


<jhe riserbano alia loro nazione, mentre poi essi individual-
mente invadono le logge comuni, e spesso vi tengono il maz-
auolo di venerabili, e reggono a bacchetta i protestanti e i
cattivi cattolici. Oltre il Lessingbund, numerosa massoneria in
Alemagna, e altre societa minori in Francia, la razza giudaica
:mostro il suo maggior potere nella famosa associazione del
Beni Berith o Bnai Berith (Figli delTAlleanza\ la quale si
sparse per tutto il mondo, -accogliendo sotto la sua bandiera
i dispersi figli di Giuda. La prima loggia di Bnai Berith si

&perse a New York nel 1843. In breve gli Stati Uniti si popo-
larono di logge giudaiche, PInghilterra e la Germania ne
videro pullulare per tutto con la facility onde si propagano i

funghi malefici. Cosi il De la Rive (p. 253), da cui togliamo


molte notizie giudaico-massoniche.
In Francia sotto Luigi Filippo e sotto Napoleone III, i favori
'della corte si profondevano sopra Israele, che se ne giovava

per fondare seminarii giudaici, ospizii, rifugi, scuole di rab-

bini, patronati per la gioventu studiosa, opere di beneficenza,

s' intende, sempre pei soli connazionali. Tutte le vie dei gua-
dagni e degli onori erano aperte ai giudei: essi, impercetti-
bile frazione del popolo francese, tenevano le banche piu Heche,
168 LE LOGGE ISRAELITIGHE SECRETE

prendevano d'assalto gl'impieghi piu lucrosi, penetravano net.


parlamento, sedevano nel senate, scalavano i seggi del mini
steri di Stato. Non e a dire se essi trovassero accesso nelle

logge dei varii riti vigenti in Francia : nel rito di Misraim


erano ricevuti a gala ; anzi, questo rito erasi per loro specials
servigio o ristorato o fondato nel rito francese e nello scoz- :

zese affine, loro non si teneva portiera. A mantenerli nel vero


spirito di massoni giudaici, la Gran Loggia dei Bnai Berith
di Nova York spediva loro regolarmente fratelli di alto grado r
i
quali sovente visitavano ciascuna loggia israelitica e vi te-
nevano conferenze.
Sembra tuttavia che il
puro deismo panteistico, in voga
allora nelle university tedesche e francesi, si facesse strada tra
imassoni Bnai Berith, osserva il De la Rive (p. 264), e che questa
apostasia contribuisse non poco a meglio fonderli colla mas-
soneria francese, la quale visibilmente pencolava verso il
deismo naturale, o panteismo degli adoratori della Natura. Noi
crediamo che cio sia vero, ma siamo d'avviso che i Bnai Berith
massoni giudei vincessero in acume i massoni francesi, e che r
come avveniva nel giudaico Lessingbund, scorgessero benis-
simo che sotto il dio Natura si celava il dio loro simpatico r
il dio Lucifero. II che ai talmudisti e cabalisti non poteva dispia-
cere : era il dio della cabala, era il dio degli occultisti, in
altre parole, il Dio buono Lucifero. Diremo tra poco le ragioni
della nostra opinione. Altro indizio della fede luciferiana del
massoni Bnai Berith 6 in questo, che essi, al pari dei massoni
giudei del Lessingbund e di altri Ordini massonici certamente
luciferiani, decretarono di formare stretta alleanza col Palla-
dismo, devoto a Lucifero.
L'alleanza della massoneria Bnai Berith col Ponteflce della
massoneria luciferiana ebbe luogo solennemente nel 1874. Per
quanto i FF.*. massoni di varii paesi allargassero le braccia ad
accogliere nelle loro massoni Bnai Berith, come ogni altro
file i

circonciso, rimaneva pure qua e cola una certa avversione contro


il giudeo,
quasi fosse uomo notoriamente vile e vivente di
turpe guadagneria; alcune madrilogge di Allemagna non si
erano mai degnate di far buon viso ai giudei, come neppure
PIENAMENTE ILLUSTRATE 169

si degnano al presente, quando la guerra antisemitica e venuta


ad esasperare il secolare odio contro la razza eminentemente
usuraia e sfruttatrice dei battezzati. Ora premeva ad Israele
<li torre di mezzo questo increscioso inciampo al suo libero
pa-
tullarsi nelle logge di ogni rito e colore, cosi a Berlino, come
jper tutto altrove.
A tale intento si penso di ottenere un'autorevole bolla di
riconoscimento massonico e di affigliazione legittima al piu
celebre seggio della massoneria, che era incontrastabilraente
il Grande Oriente di Charleston, dove le antiche ingerenze

giudaiche non erano mai cessate, e che trovavasi preseduto dal


Sommo Pontefice Alberto Pike, riguardato come capo orto-
dosso dalle massonerie di tutti i riti, gran cabalista e nel
cuore suo giudeo che i giudei. Si concertarono tra loro
piii
1

le grandi logge Bnai Berith d' America, d Inghilterra, di Ger-

mania, e d'accordo col loro Grande Oriente, sedente nel Tempio


di Melchisedecco ad Amburgo, delegarono il massone Armando
L6vy a trattare col Pike. Fu infatti segnato tra le due potenze un
concordato, che riconosce ampiamente le logge dei Bnai Berith
per ortodosse in massoneria, legittime, indipendenti, privilegiate.
Questo fatto viene narrato dal De la Rive, one modestamente
cita Margiotta nel suo Adriano Lemmi. E noi sappiamo
il

positivamente che quest'ultimo scrisse sopra document! intimi


e preziosi, communicatigli da mano sicura, che non vogliamo
nominare. II concordato e sottoscritto dal Limmud Ensoph
F.*.

(Alberto Pike) che prende titolo di Gran Maestro Conserva-


tore del Palladio sacro, Sommo Pontefice della massoneria
universale, agente come Capo supremo dell'Ordine, ma dopo
raccolto Fassenso unanime del Serenissimo Gran Collegio
dei Massoni emeriti. Armando Levy si nomina F.\ Nathaniel
Yelup-Abiachaz, 33.'. Luogotenente, Grand' Assistente e sovrano
delegate del Gran Direttorio centrals (palladico) di Napoli,
Membro d'onore ad vitam del Sublime Concistoro Federale
dei Bnai Berith d'Allemagna, agente come mandatario gene-
rale di questo Concistoro e di quelli di America e d' Inghil-

terra, le diverse federazioni dei Bnai Berith avendogli conferiti


pieni poteri, riconosciuti regolari. L'accordo e definitive, in
170 LE LOGGE ISRAELITICHE SECRETE

nome Massoneria della Perfetta iniziazione (palladismo


dell'Alta

satannico), dopo invocato il Santo Nome del Nostro Divir*


Maestro (Lucifero).

IV. Societa pubbliche del massonismo giudaico.

massoni giudei non potevano augurarsi, n& ottenere piu


I

plena ed assoluta conferma della loro massoneria, sebbene


questa loro costasse un duro tribute annuale di presso che due
milioni di lire. Con tutto cio non valsero a forzare le porte
di certe logge tedesche, barricate dalla cocciutaggine dell'an-
tisemitismo politico, sordo ad ogni rimostranza francese. Per
tutto altrove sono i ben venuti nelle massonerie d'ogni rito~

Moltiplicarono i loro istituti di credito, le imprese commercial^


in Francia; con che si rinfrancano dell' imposta annuale. E come
la Francia, cosi fu da loro sfruttato ogni altro popolo, governato
coi principii massonici. Divenivano ogni di piu audaci e temera-
riamente prepotenti e aggressori della fede cristiana e del po-
polo che la professa. Bisogna vedere i loro continuati trionfi
nello Juif del De la Rive, e piu ampiamente nella France Juive
delDrumont, e nelle opere antisemitiche pubblicate in Russia
ed Germania. Qui e impossibile dare pure un breve cenna
in

invasione costante del giudaismo in tutti i paesi retti da


dell'

governi massonici loro amici e schiavi. Quanto all'Italia, do-


minata, dal 1848 in qua, dalla massoneria, affermiamo perche
lo sappiamo, che, se un qualche Drumont italiano scrivesse con*
buoni documenti 1' Italia giudaica, farebbe impallidire la France
juive del Drumont francese.
Nel 1860 piu loro non bastava la possente massoneria dei
Bnai Berith, forse perch6 accentrata nel Patriarcato di Am-
burgo, terra tedesca, e sopra tutto perch6 le sue logge dove-
vano per loro costituzione fondamentale, e riconosciuta dal
Pontefice Alberto Pike, restare al tutto secrete. Fondarono in
Francia YAlleanza universale israelita, con intento pari a quello
dei Bnai Berith,ma da procacciare liberamente, alia luce del
sole, quello di distruggere il fanatismo. Gosi 1'annunziava un

giornale, I'Univers Israelite, portavoce del giudaismo. I figlr


PIENAMENTE ILLUSTRATE 171

'd'Israele zelavano T an^antissement du fanatisme, glorificandosi


della liberta ottenuta ai giudei nel Marocco, in Persia, in Siria, in

Grecia,nelle province Danubiane, in Isvezia. Lo cita il De la Rive,

p. 248. Del restosapeva da tutti a quale scopo mirino le logge


si

e che cosa intendono i massoni, tanto giudei, quanto mali cri-


stiani, sotto il nome di fanatismo. In questa Alleanza cosrao-

polita calarono massoni giudei d'ogni nazione, i piu ricchi,


i

i piu intraprendenti, i piu facinorosi, e ne fu primo Gran Maestro


il famoso F.*. Adolfo Isacco Cremieux, famoso
per la tradito-
resca sua condotta contro Luigi Filippo giacche nel 1848, egli
;

fu, forse, il principale strumento a rovesciare dal trono quel-


Pinfelice monarca, ingenuo protettore della razza giudaica.
Le imprese dei massoni delP Alleanza israelita, non possono
aver qui luogo. Ma non e da tacere della prepotenza del loro
Gr.\ M.\ Adolfo Cremieux nel 1870, allorche, salito al potere
coll'altro mezzo giudeo, Leone Gambetta, tra le ruine fumanti
della patria, colse il destro di regalare a' suoi correligionarii
delP Algeria il titolo e i diritti di cittadini francesi. Fu Patto

piu ingiusto, piu antipolitico, piu odioso che potesse compiere


ilpreteso Governo della difesa nazionale. Si trattava di circa
trentamila giudei, covanti nel lezzo delle usure e dei merci-
monii piii disonorati, uomini che nulla avevano operato per
la patria francese, uomini vilipesi dai mussulmani, col nomi-
gnolo divenuto appellative popolare di carogna, di cane, di figlio
di cane. Or siffatti arnesi, maledetti anche nel Gorano, mal-

grado il loro dispregio universale, venivano di punto in bianco


esaltati e preferiti alia popolazione turca ed araba, pel solo
arbitrio brutale d'un frammassone giudeo. Quali disastri e quali

vergogne della Francia ne seguissero, vegga chi vuole nelle


storie del tempo. Ma i massoni giudei, compreso il Cr6mieux,
ne uscirono, come sempre dalle nazionali sciagure, piu lisci e
piu fortunati che mai, a invadere impieghi, onori, ogni appar-
tenenza del Governo francese e YAlta Banca, specie di so-

cieta fondata dai Rotschild, allo scopo che tutti indovinano


facilmente.
Nella massoneria poi possono oggidi quello che vogliono:

logge e Grandi Orienti, e Gran Consigli di 33.*. sono a loro devo-


172 LE LOGGE ISRAELITICHE SECRETE
zione. II Gran Patriarcato giudaico di Amburgo, che da prima-
chiese umilmente la sua conferma al Sommo Ponteflce di Char-

puo dire che signoreggia il debole


leston, invertite le parti, si
e impoverito Sommo Ponteflce presente, Adriano Lemmi, che
e sua creatura. Niiino ignora che questo gia Gran Maestro
della Massoneria italiana, e gia Sovrano Direttore esecutivo,
sotto il Pontefice Pike, della Massoneria universale luciferiana r
era caduto in grande dispregio de' suoi colleghi e soggetti,
tanto italiani, quanto palladisti della massoneria mondiale. Egli
sara candido come un armellino, ma non si e mai giustificato
nettamente al cospetto del mondo dalle imprese ladresche e

dalle ignominie impostegli pubblicamente a voce e a stampa.

Quindi le accuse violente che giravano per le logge, e ben


anco sui giornali profani. Con tutto cio nel Convento interna-
zionale palladico, tenutosi in Roma nel 1893, per creare un nuovo

papa luciferiano, tanto egli seppe maneggiarsi, dicono, con oro


e raggiri, e colla massoneria giudaica dominante dal Tempio di
Melchisedecco in Amburgo, che parve vincere la prova su
tutti i
punti capitali, per conquistare Aveva la tiara pontiflcale.

ottenuto che il debole Pontefice Mackey, succeduto immedia-


tamente al primo Papa Pike, rinunciasse al trono a cui era
salito col beneplacito de' cardinali americani, intendi i Serenis-
simi Maghi eletti del Gran Consiglio di Charleston; ottenne,
in secondo luogo, che il Sanctum Regnum, ossia il Seggio
centrale della massoneria luciferiana, si trasportasse a Roma;
ottenne da ultimo, contemporaneamente, di essere egli stesso
eletto Pontefice.

Ma non
senza asprissima lotta di molti elettori che
cio fu

protestarono non lo riconoscerebbero mai, ed empierono le


logge e il mondo profano di oltraggiose accuse contro la lealta
del nuovo pontefice. Andavano fino ad accagionarlo di avve-
lenamenti di piu elettori contrarii, di frodi inescusabili, di
falsit^i ignominiose, di eresie dottrinali, capi tutti che infer-

mavano la sua elezione. La burrasca imperverso si minac-


ciosa, che il
povero Lemmi, se non era pilotato dai sempre
fedeli massoni giudei, correva rischio di totale naufragio. In-

fine, secondo il
beneplacito dei piloti, si salvo con gettita
PIENAMENTE ILLUSTRATE 173

parziale del contento di godere solo una misu-


carico: si

rata e fissa pensione, invece di raestare liberamente nella cassa


del Sanctum Regnum, bagattella di molti milioni di dollari

annovali; ammise che I'amministrazione di questa rimanesse


a Charleston, e indipendente, e fece altre concessioni, che in
parte abbonirono gli avversarii. Restarono altri piu accaniti ri-
belli, tra cui militava, 1'ora mite donzella cristiana, Miss Gio-
vanna Maria Raffaella Yaughan, e allora fierissima e potente
Maestra Templaria Sovrana. II Lemmi confida tuttavia di pa-
cificarli col benefizio del tempo, colle amnistie, e forse con
altriargomenti. Intanto egli rimane sempre un povero Papa,
diminuito nel temporale, scaduto di riputazione, si che gli fu
forza recentemente di smettere la Gran Maestranza della Mas-
soneria italiana. Egli sente che la stessa tiara papale della
Massoneria luciferiana capo gli vacilla. Povero Lemmi
in sul r
.

Noi nol crediamo ne migliore ne peggiore de' pretendenti che


sono in voce di dovergli succedere, il Bovio, il Garducci, il
Nathan e siamo perfettamente indifferenti per la sua caduta
;

o pel suo trionfo. Solo i massoni, e specialmente i massoni


giudei vi sono interessati.

V. Che si fa nelle logge israelitiche secrete.

Ma tarda di porre termine a questo saggio sulla mas-


ci

soneria giudaica, squarciando da ultimo il velo che copre le

pratiche ordinarie delle loro logge secrete, e in verita impe-


netrabili per lo piu ai profani e perflno alia plebe delle altre
massonerie. Queste hanno per costume costante di non le no-
minare nelle loro relazioni e nei giornali, nella guisa stessa
che per pudicizia mai non fanno menzione delle logge fem-
minili, tranneche per certe tenute bianche ossia per le feste
massoniche miste di impudenti o di sciocche signore profane.
E innanzi tutto i massoni giudei professano qualche reli-
gione nelle loro occulte adunanze? Certo non si attengono alia
legge mosaica. II Talmud e la peggior Cabala sono i codici
in onore presso i
giudei, che non sono anche passati airindif-
ferentismo, o al razionalismo, esercitando operosamente un
culto solo, quello del vitello d' oro. Naturale frutto della Ca-
174 LE LO&GE ISRAELITIGHE SECRETE

bala e la tendenza all' occultismo. E si sapeva da gran tempo


che il Dio della Cabala e Lucifero
sapesse puo ;
e chi nol
vederlo dottamente dimostrato dal Meurin nelP insigne opera
da noi sopra citata. La parola occultismo e una voce acca-
demica per non rinfacciare rozzamente ai suoi seguaci la goe-

tia, o magia nera, o stregoneccio, o culto di Satanasso. Si sa

egualmente che alia stregoneria fornirono sempre, e forni-


scono anche oggidi numerosi adept! i traviati flgli di Abramo.
Mirabile a dirsi! Cio avviene in sul finire del secolo dei lumi,

in seno alle piii Europa e fuori. Piu masso-


culte nazioni di
nerie onorano del nome di Maghi i loro graduati; abbiamo
sulla scrivania un grosso volume impresso quest' anno a Parigi,

pieno di stregonerie empie ed oscene, in voga a Parigi e nella


Francia e non vi sono tutte leri, passando per Firenze, un no-
: !

stro amico, colto fiorentino, ci accertava constare a lui come


in una certa via (e ce la nomino) negozianti ebrei facessero
commercio di oggetti di malefizio. In fatto di superstizioni i

giudei furono sempre, da Mose a noi, facili e corrivi. Ne ci


fa maraviglia che gravi autori, come il Gougenot des Mous-

seaux e il De la Rive che lo cita, accusino le logge israelitiche


di pratiche occultiste o, diciamo noi, di stregonerie.
Ma possediamo indizii vie piii certi e dimostrativi. In esse

fiorisce il culto di Satanasso, e se non tutti i fratelli Bnai


Berith lo professano apertamente, vi e almeno in grande onore,
e i loro capocci 1' accettano a man baciata. Se questo non fosse,

perche mai logge le israelitiche secrete avrebbero chiesto il

battesimo d'ortodossia legale al Sommo Ponteflce del Lucife-

rismo, mentre potevano riceverlo egualmente legale da qual-


siasi Grand' Oriente nazionale di America, di Germania, d' In-
v

ghilterra? Vi era indubitatamente un secondo fine latente: si

voleva una consacrazione solenne al dio Cabala, e un d*>lla

legame luciferino, che santificasse Israele massonico e il ren-


desse sacro al cospetto deH'Alta Massoneria, tutta, ove piu ore
meno, dedicata al culto di Satana. E affinche questo secondo
fine apparisseagli adepti giudei, nel concordato stesso, ove
noi riferimmo le proprie parole, vi e una adorazione ed in-
vocazione esplicita di Lucifero, al quale si da il titolo di No-
PIENAMENTE ILLUSTRATE 175

stro divin Maestro. L' inviato del Bnai Berith sottoscrisse que-
sta formola satanica a nome del mandanti, non meno che
il Pontefice del luciferismo, Alberto Pike: atto gravissimo, e

impossibile ad avvenire, se non esisteva una comunanza d' idee


dommatiche tra le societa contraenti, e una comunanza pub-
blica e dai socii incontrastata. Abbiamo adunque un documento
autentico e perentorio che ci rivela la fede delle logge israe-
litiche secrete.

Si aggiugne che 1' interiore governo di queste logge viene

a confermare e illustrare la gia evidente nostra deduzione. La


magna charta, che le costituisce ed organizza, e il decreto del
Gr.\ Or/, di Charleston, sollecitato dalle logge stesse, e stipulate
solennemente come Concordato definitive. Lo riferisce il Mar-
giotta, suidocument! sopradetti ed e la piu compiuta descri-
;

zione che noi abbiamo dell' ordinamento delle logge israeliti-


l
che . Vi si riconosce per legittima la confederazione giudaica
dei Bnai Berith, le si accorda piena indipendenza pei fratelli
e le sorelle sotto il regime supremo del G/. Oriente, che siede
nel tempio di Melchidesecco ad Amburgo avranno
;
rituali loro

proprii, nessuna graduazione di adepti, tutti eguali di un solo


grado; nessun nome alia loggia, un semplice numero d'ordine,
e basti la esistenza stessa della confederazione giudaica deve
;

avvolgersi nel piu impenetrabile secreto; nei cataloghi delle


altre massonerie mai non se ne fara menzione. Le logge israe-
litiche sono dispensate dal ricevere volontarii visitatori di

qualsiasi grado di altre massonerie, eccetto due volte 1' anno


alcuniMaghi eletti dal palladismo, e qualche altro d' alta sfera,
sempre palladico e satanista. In ricambio di tanti privilegi
P erario Charleston imponeva una contribuzione ai massoni
di

ebrei del 10 per cento delle loro contribuzioni personali (come

notammo, quasi due milioni di lire); quanto al venire essi stessi


ricevuti nei triangoli palladici, era la cosa piu agevole : bastava
che chiedessero la iniziazione al palladismo : cio che avveniva
di continue, essendo ben pochi i massoni giudei, che non te-

nessero un piede nella loggia ebraica nazionale, e un altro


in qualche triangolo palladico.

1
MARGIOTTA, Adriano lemmi, chef supreme, etc. sopra cit., pag. 225
e sgg.
1 76 LE LOGGE ISRAELITICHE SECRETE PIENAMENTE ILLUSTRATE

Gio posto, & superfine ricercare che cosa si faccia nelle

logge israelitiche secrete. Vi si fa presso a poco cio che si

fa nelle consimili logge sataniste affigliate al palladismo, come


sono quelle degli Odd Fellows. Vi si pratica lo spiritismo, il
satanismo, e in generale P occultismo e vi si trattano gF inte-
ressi dellarazza giudaica. Sono le logge dei Bnai Berith quelle
che hanno portato Adriano Lemmi al soglio pontificio, son esse
che lo salvarono, quando pericolava, e che tuttavia lo pun-
tellano nelle adunanze degli ebrei, in quelle dei palladisti e
dei mali cristiani frammassoni.
Ma il
maggior lavoro di loggia e il
proprio d'ogni giudeo :

far danaro. Vediamo spesso gli sformati guadagni di questa o


di quellabanca israelitica, di questo o di quell' impresario di
opere o di forniture pubbliche. e per contrario sciagure im-

pensate di potenti e doviziose famiglie, o di imprese che pro-


mettevano bene : sono cose predisposte e prevedute dalla mas-
soneria giudaica, la quale eredita le spoglie agognate. Fiorisce
tra gli ebrei una istituzione loro propria, detta il Kahal. Con-
siste nel distribuire che si fa in distinte porzioni i
quartieri
della citta, compresovi persone e cose ;
le porzioni si mettono
come all'incanto, e il giudeo che ne acquista per danaro una,
ottiene il diritto esclusivo di sfruttarla colle proprie arti, gli

altri debbono astenersene e aiutare proprietario di quei


il

fondo. Ecco che cosa e il Kahal. Si dice che il pagamento


della porzione, o lotto, si fa al Concistoro. Ma noi crediamo
che nelle logge, impenetrabili ai cristiani, il Kahal fiorisca

rigoglioso. E questo spiega in gran parte P odio antisemitico


dei popoli che, tosto o tardi si accorgono di essere vittime sa-

crificate al Kahal del Concistoro giudaico e della loggia secreta.


Ma
questo capitolo delP azione delle logge israelitiche ci
porterebbe a interminabili particolari. Finiamo, o piuttosto tron-
chiamo. Si ricordino i nostri cortesi lettori, che le logge se-

crete israelitiche contano ben 500 mila fratelli, e che la no-

stra infelice Italia, & lavorata da ben 109 delle loro logge
proprie, senza contare che gli ebrei popolano largamente tutte
le altre logge dei cattivi cristiani.
RITA
STORIA DI IERI

CAPITOLO SECONDO.

Non parere, ma essere.

I.

Si era alia fine del decembre di quelFanno, nel marzo del

cui successive la Rita compirebbe il suo ventunesimo. Quasi


strenna del Natale e del Capodanno, al signer Marco, da due
diverse Tuna dopo Taltra, erano venute due splendide
citta,

proposte di matrimonio per la figliuola la prima poi gradi- :

tissima anche ad Aldo, perch6 era di un caro suo compagno


di collegio, per nome Eugenio.
Che si fa ? domando il padre dubitoso alia Claudia. Gredi
tu che ne abbiamo da parlare subito alia ragazza?
-
No, Marco. Dai retta a me. Tu rispondi a ciascuna delle
due lettere, che massima, come si suol dire, piace
il
partito, in
assai e speri, fra qualche tempo, di dare una risposta determi-
;

nata. Gik sono due le chieste vi e da scegliere. Finch& non si


:

e scelto per una, non si puo accettare o ricusare Paltra.

Sta bene ;
ma intanto, per nostra regola, bisogna pure
avere il sentimento della Rita. Si tratta di lei, ed ella piu di
tutti ha da avere voce in capitolo. Non ti par giusto?
Giustissimo, se fosse sperabile di cavarne un costrutto. Ma
ella tornera a dirti, che c' e tempo da pensarvi ;
e poco o nulla
vorra saperne.
-
Te lo figuri tu. Ma non lo crederei. Per sino a tanto che
si e stato sulle generali, e le si e discorso alto alto di darle ma-
Strie XVI, vol. VI, fasc. 1100. 12 8 aprile 1896.
178 RITA - STORIA DI IERI

rito, capisco che ella non si sia mostrata calda e desiderosa di


uscir di casa. Ora pero non si batte piu la campagna : si viene
al caso concrete, ai particolari. Si hanno le
proposte chiare, i
nomi, i cognomi, i titoli, gli stati del patrimonio, i buoni prin-

cipii delle famiglie : si ha tutto, in somma, davanti agli occhi.


Ed m' immagino che la Rita, in saper le cose per filo e
io

per segno, mutera impressioni. Alia stretta dei conti, e dovere


nostro darle notizia delle richieste che ci sono fatte per lei,
A noi tocca brigarci di accasarla bene.
Tu parli del nostro dovere. Troppo so, che la cura del buon
collocamento dei figliuoli e obbligo dei genitori. Tuttavia ci e un
altro obbligo ;
ed e quello di guardarsi dalP ingannare e dal tra-
dire prossimo. Or non parrebbe a te nero tradimento metter la
il

Rita, qual e al presente, in una famiglia cristiana? Darla in

isposa alPuno o alPaltro dei giovani, cosi cattolici e religiosi,,


come sono due pei quali
i ci si domanda la sua mano ? Io ne
avrei rimorso gravissimo di coscienza. Tu sai pure quanto

questa figliuola si e rautata, da quella che ci torno dal con-


vitto. Testereccia vi ando, e testereccia n' e rivenuta. Pazienza !

Almeno e rivenuta divota e pia! Ma ora? Ora per me sta che


ella ha perduta la fede.

Via, codeste poi sono esagerazioni belle e buone Di' che !

la Rita si e svagata e si e raffreddata nelle cose di religione;

passi. Ma
da questo ad aver perduta la fede, ci corre!
Eppure, Marco, io, che P ho avuta sempre vicino a me,
e con agonia di cuore ho seguito il suo rilassamento nella

pieta, io ti dico che ella e a un tal punto, che mi fa tremare.


Te ne ho avvisato piu volte io era inquieta, ma da un anno :

in qua patisco un supplizio, perche non la riconosco piu. E,

quel che e peggio, di questa sua lenta perversione, non ho


mai potuta scoprire Porigine; e si, che P ho custodita e invi-
gilata sempre con cent'occhi! Io proprio non mi so racca-
pezzare. Questo e un mistero che mi toglie ogni pace, che mi
avvelena la vita.

Dunque a che ti atterresti tu ? A lasciar dormire ogni


cosa? Questo non si puo.
GAPITOLO SEGONDO. NOX PARERE, MA ESSERE 179

Mio suggerimento e, che tu risponda come ti ho detto ;

che si prenda un pochino di tempo. II tempo ci dark consiglio.


signor Marco defer iva molto ai pareri della consorte,
II

provveduta e savia quindi per allora la compiacque ed avverti


:

Aldo, che delle chieste, o proposte, venute per lei, colla sorella
non avesse fiatato. Cio non ostante gli sapeva duro il tener
osi a dondolo i richiedenti, e non afferrare tosto una delle
occasioni si belle, che la Provvidenza gli porgeva di assicurare

la figliuola.

Di questa egli era tenerissimo: e troppo forse glielo dimo-

strava; tanto che ella sapeva di averne in mano il cuore, e


quasi a posta sua girarlo. II che non era della madre, la quale,
bench& 1'amasse quanto il padre, tuttavia non glielo dava troppo
a divedere, con debolezze, che sono sempre di scapito alPauto-
rita dei genitori. Da ci6 veniva il
rimprovero, che a volte la
Rita zuccherosamente le faceva : Tu mi vuoi bene, ma non
quanto il babbo* Egli mi pare piii mamma di te.
Perche te le da tutte vinte, eh ? Ed io non ti voglio bene,
perche non mi lascio prendere alle tue smancerie? Ah, Rita,
verra giorno in cui benedirai tua madre di aver fatto il
pos-
sibile,per rompere un poco la tua caponaggine !

Ma io, mamma, ti benedico sempre, anche quaudo mi


scontenti e, colle tue riprensioni, mi mortifichi Io non so che !

sia voler male. Voglio bene a tutti figurati poi se Io voglio


:

a te ! E in cio dire, abbracciava la madre e le chiedeva un

bacio, che questa mai non


negava. le

Al padre poi, in conclusione, il parere della moglie non


dispiacque, poiche, nel breve indugio che si prendeva, egli si
assuefarebbe all' idea penosa di allontanare da se quella
figliuola, che era pur sempre il cuore del suo cuore.

II.

Aldo non ignorava la mala contentezza della madre, per

Io spirito troppo poco religioso della sorella. Ma, portandole


egli grande affetto, la compativa, la scusava e, bisognando,
180 RITA - STORIA DI IERI

ne pigliava ancora le difese colla Claudia; la quale, in udirlo


perorare la causa della Rita Bene sta, soggiungeva, e mi
:

place che tu mostri tanta affezione a tua sorella Vorrei pero .

che tu ti provassi a convertirla.


Egli sorrideva,- si stringeva nelle spalle ed usava dirle:
Mamma, datevi pace. Trovate alia Rita uno sposo buono e
di suo gusto e vedrete che ella tornerk piii pia di prima.
;

Si pensi dunque com'egli si rallegrasse in risapere, sotto


secreto, appena giunte le due lettere, che, dei chiedenti la
mano della Rita, uno era Eugenio, amico suo, poteva dirsi,
dalla puerizia. La giudico una grazia del cielo, impetrata dalle
orazioni di sua madre, che egli stimava donna santa ;
e con

ragione.
Se non che forte gli rincrebbe, che ella avesse indotto il

padre a soprassedere alquanto, nel dare piu determinativa ri-


sposta, ed a nascondere per allora la cosa alia sorella. Ma
sopra tutto lo afflisse il timore di coscienza, o lo scrupolo, che
la madre aveva tirato fuori, e poteva mandare la partita a

monte. Perocche sua intenzione sarebbe stata di subito persua-


dere la Rita, quando niente avesse avuto in contrario, a preferire
Eugenio, che per lui sarebbe stato come un fratello onde gli ;

sarebbe parso che ella, maritandosi, non fosse nemmeno uscita


dalla famiglia. Tuttavia colla sorella egli fu circospetto e serbo
il voluto silenzio.
Due giorni dopo il Natale, entrato egli nel salotto della
-
signora Claudia, con una lettera spiegata in mano
-
Mamma, :

ecco una bella consolazione per te le dice tutto giulivo. Sai ?


!

Eugenio mi ha scritta questa lettera confidenziale, in cui mi


apre il cuor suo, proprio da fratello. E lunga son due fo- :

glietti ma vale
;
tant'oro Senti come da tutte
! le parti, d'onde
le ban cercate, si sono avute in casa sua informazioni mera-
vigliose della Rita; cominciando da quelle della Madre supe-
riora del convitto. Sono elogi invidiabili, delPingegno, dell' istru-

zione, delPabilita, della grazia, delle virtu di lei. Mamma, non


f insuperbire ;
ma Tavere una figliuola cosi stimata e lodata,
CAPITOLO SBCONDO. NON PARERE, MA ESSERE 181

e grande onore per te ! Cio detto, le si mise a leggere la

lettera.

La madre, con segni di vivo commovimento, ne ascolt6 la

lettura, terminata la quale, asciugandosi gli occhi, soggiunse:


Aldo mio, in queste informazioni e molta parte di vero.

Alia nostra povera Rita il Signore e stato largo di doni. Ma


le si d troppo delPangelo. Di bellezza, via, non puo negarsi,
non manca : Dio P ha fatta bella. Ma di bonta ?

Or che le manca per esser buona ?

meglio, figliuol mio la pieta e, son per dire, la fede.


II ;

Tu, Aldo, che sei proprio buono e giudizioso, te la sentiresti


tu di sposare una ragazza, com' e la Rita ?

E perche no?
Senza religione ?
Ma la Rita non ne e senza. Va pure in chiesa !

Non basta Pandare in chiesa. Ci vuole il resto.

Ma la Rita e un fiore di onesta. Tutti la rispettano,


tutti ne dicono bene ;
ella e riserbatissima ne' suoi portamenti :

e un giglio immacolato !

Nonti dico il contrario. Per questo verso, io, che P ho

sempre con me, posso chiamarla un angelo. Ah, perche si e


tolta dal cuore la custode piii sicura dell' innocenza, che e la

religione ? Aldo, credilo, che tua madre notte e giorno se ne

strugge di dolore. E tu, se vuoi essere sincero, devi confes-


sare che anche tu te ne duoli.
Certo, la Rita era piu religiosa, quando usci dal con-
vitto. Nelle pratiche di devozione si e rattepidita ;
e me ne di-

spiace anche perche, in una ragazza, la religiosita e un orna-


mento prezioso : e divenuta mondanetta, gelosa di comparire
e di fare bella flgura nei vestiti. Che vuoi, mamma ? Ella e
cosi vistosa e che ogni cencio le da grazia
carina, e le ;

amiche le dicon troppo, che e la piu elegante signorina della


citta e la piu bella. Io- lo so. Pure ti potrei giurare, che, dalle
sue labbra, come non ho mai intesa una parola meno che con-
veniente, cosi non ne ho mai intesa una meno che cristiana.
182 RITA - STORIA DI IERI

Sia; con te si riguarda non con me. Di tanto in tanto:

mi vien fuori con certe proposizioni, intorno ai misteri della .

fede, con certe frasi che sanno di eresia e di bestemmia. Mi


danno il ribrezzo !

Sark per punzecchiarti, per farti dire, per celia.


E ti par egli, che le veritk della fede ed il culto di

Dio sieno materia da celia? Con te, Aldo, non sono mai en-
trata in questo argomento : non ti ho voluta screditare la so-

rella, che ami tanto. Ma in questo momento, in cui si ha da


risolvere un suo matrimonio, con un giovane cattolico e per

bene, bisogna che si parli a cuore aperto, con franchezza.


Non so se tu 1' hai avvertito : tua sorella, da un anno, non si
accosta quasi piu ai Sacramenti; si e allontanata dal confes-
sore, che ella venerava ; non legge piu libri di religione, nem-
meno Annali di Nostra Signora di Lourdes, che prima si
gli

divorava; delle orazioni temo che ne dica ben poche, o non


ne dica piii punto. Tu avrai notato che al Rosario, che diciamo in
famiglia, spesso manca, o arriva tardi e si mette a gingillare
fuori della porta dell' oratorio Madonna ha perduta, lo ;
alia

temo, ogni divozione ella che ne porta il nome


;
ella alia ;

quale, appena fu nata, la consecrai, come consecrai te, figliuolo

mio ella a cui, come a te, ho istillato col latte 1' amore a
;

questa Madre celeste ella a cui feci fare la prima Comunione


;

nel Santuario di Lourdes ! Ti dico il vero, Aldo :


questa sua
indivozione alia Yergine santa, mi fa gelare il sangue ; mi
mette paura che ella abbia a finir male. Aggiungi la sua na-
turale caparbieta, coperta dall' ipocrisia di un'amorevolezza se-
ducente....

Mamma, non mi dire ipocrita la Rita ! Non e, non e :

ella e di animo schiettissimo !

quel suo fare


Bene, non sara ipocrisia, sark natura ;
ma
affettuoso e colombino, e quel suo ragionare melato, nascon-
dono una durezza di testa, che non la spezzerebbe il ferro. Ella
e cosi radicata e fissa nei suoi pareri, che non la smuovereb-
bero i buoi. Or a te basterebbe il cuore di accompagnare, per

tutta la vita, una tale ragazza con un giovane leale, virtuoso,


GAPITOLO SECONDO. NON PARERE, MA ESSERE 183

timorato di Dio, com' e F amico tuo ? Potresti farlo senza ri-


morso ?
S'intende che, avanti di prendersi, si dovranno conoscere
tra loro.
E quando Eugenic si sia avvisto, che elja non fa per
lui, oh, il belPonore che ne verra a lei ed alia nostra casa,
se garbatamente egli rompe le pratiche e si ritira ! Tua sorella
andr& per le bocche di tutti, giacche tutti amano le chiacchiere,
ed anche Faltro partito, che per lei ci. e offerto, andra in fumo.
Aldo mio caro, se Dio non ci aiuta, il maritare la Rita vorra
essere per noi un osso duro, ma duro molto a rodere.

Eppure ell'ha talenti e qualita, che e un tesoro! Pare


proprio un assurdo! Ma, in somma, qual e dunque la con-

clusione ?

- E che tuo padre e tu alia Rita non diate sentore di


nulla. A giorni tentero io qualche cosa e vorrei sperarne bene,
;

se le potessi toccare il cuore nella fibra della religiosita. Ma


si e cosi travolta, che io non ardisco troppo sperare. Ah, po-
vera me! Chi me 1'avesse detto! Ed il peggio e, che non so
a che apporre il suo traviamento. Phi ci penso, piu mi con-
fondo. Delle amiche ne ha poche, e sono tutte migliori di lei.
La Tullia, che 1'assiste nella pittura e Faccompagna spesso al

passeggio, e fidatissima. Sospetterei delle cugine, colle quali,


in campagna, si e addomesticata di molto.
La Rice e F Annetta, ?

-
Appunto.
Oh, smetti il
sospetto, che sarebbe temerario ! Esse
avranno potuto invaghirla un poco della mondanita, di mode
e di divertimenti, perche sono leggerine. Ma sono buone e

religiose, e la zia Teresa, da questa parte, ne ha cura. Io so


come si vive al Pino, Festate e Fautunno. Ogni mattina la messa,
ed ogni sera il rosario. La sola cosa che non mi finisce, e che

la zia ammette nella sua villa, con troppa famigliarita, gente


che pbco mi va a sangue per esempio, un certo giovane che
:

io so essere un cattivo arnese. Egli e un moscone, che io non


184 RITA - STORIA DI IERI

lascerei ronzare intorno alle sue figliuole. Ma, in sostanza, la

religione vi e, si pratica e si rispetta.

Chi dunque puo avermi sviata la Rita? Chi mi ha assas-


sinata quelPanima? sclamo allora la Claudia; e scoppio in un
pianto dirotto.
Aldo accostatosi a lei e giratole al collo il braccio: Po-
vera mamma! soggiunse, intenerito a quel suo pianto; fatti
animo ! La Madonna ti consolera. Tu lo meriti, perch& ci hai
insegnato a volerle bene.
Tu, si; rispose ella singhiozzando; tu le vuoi bene. Ma
quella disgraziata di tua sorella?
le vuol bene non lo mostra, ma glielo vuole.
Ancor essa :

Faccia Dio che sia vero! riprese a dir ella; ed appres-


sata alle sue labbra la fronte del figliuolo: Aldo mio, seguito
a dirgli ; tu sei Tunica gioia che mi resti al mondo !

III.

Non e a credere che la Rita, benche cosi amorevole e


gentile, avesse 1'animo di facile accesso e fosse di umore com-
pagnevole e bramosa Per Popposto, ella era assai
di sollazzi.

riguardosa nel dare confidenza, o nel prenderla con chi si fosse,


anche delle sue pari; e, fuorche coi piu stretti parenti, non
trasmodava punto in atti e mostre di quelPaffettuosita, alia
quale era, per natura, inclinatissima. Stava e sapeva stare con
tutti a segno e a modo. Propendeva poi alia ritiratezza, allo
studio, alPoccupazione ed usava dire che di passare il tempo
;

da sola, non annoiava mai. Ella era cosi destra in tante cose,
si

e di mente cosi apprensiva e comprensiva, che Fapplicarsi a


lavorini di mille specie e Pattendere ad instruttive letture,

per lei, piu che fatica, era diletto.


La signora Claudia le aveva assegnato un quartierino ac-
canto al suo, vagamente arredato, luminoso, con flnestre che
guardavano nel giardino: e si era ella contenta di abitarvi,
che lo chiamava il romitorio delle sue delizie, il suo regno.
Perche la servisse, aveva cavata da un orfanotrofio una buona
CAPITOLO SECONDO. NON PARERE, MA ESSERK 185

e semplice fanciulla, di nome Lea, educata dalle suore e for-


mata a bello studio per cameriera; alia quale la Rita aveva
posto amor grande e la trattava con tale discrezionej e dol-

cezza, che ella soleva dire il cuore della sua signorina esser
fatto di zucchero e di miele. Niente, in somma, la madre aveva
omesso, per rendere alia figliuola il
soggiorno domestico ge-
niale e giocondo.
Al disegno la Rita s' era mostrata ben disposta, flno da
piccoletta. Nel convitto vi si era fatta abilissima. Rimessasi
in casa, desidero vivamente di perfezionarsi nell'acquerello.
Prima, n'ebbe lezioni da un vecchio pittore, che in quest'arte
la porto molto innanzi. I suoi saggi, sopra carta bambagina,

pergamena e porcellana, parevan fatti col flato. S'invoglio quindi


di passare avanti e di miniare sulPavorio. Allora la Claudia,
che niuna cosa ragionevole negava a questa figliuola, chiamo
ad assisterla la mano piii delicata e perita che fosse nella

citta; la signorina Tullia, nel minuto acquerellare cosi valente,


che le opere sue, in piu mostre pubbliche di arte, avevano
ottenuta la medaglia d'oro.
Costei, nata di nobil casato, ma
decaduto, era ancor gio-
vane sui trenf anni, e viveva sola colla madre, esercitando la
sua professione e quella di maestra. Le sembianze aveva poco
attraenti, ma 1' ingegno accortissimo e, nel garbo e nella soa-
vita dei modi, rassomigliava alia Rita : della quale, a mano a
mano ch'ella seco piglio dimestichezza, piu che maestra, di-

vento arnica. E la Claudia, a cui questa signorina era stata


messa in ottima opinione e Paveva sperimentata irreprensibile
e di maturo giudizio, le aggiunse 1' incarico di
accompagnare
la figliuola, quand'ella non poteva condurla con se, alia pas-
seggiata.
Dopo qualche mese di prove diligenti e felici, alia Rita sorse
un grazioso pensiero : e fu di copiare, sopra ovalini d'avorio,
i ritratti in fotografia del padre, della madre e del fratello, i

quali, dentro accconce cornicette di ebano, sarebbero stati da


lei offerti loro, per istrenne delle feste natalizie. Le tre minia-

ture, fatte in secreto, col concorso della Tullia, riuscirono di


186 RITA - STORIA DI IERI

mirabile somiglianza e freschezza. Ma, per essere venute tardi


le cornici, commesse altrove, il regalo non si ebbe pronto, se
non Pultimo delPanno.
La Rita ne send un pochino di dispetto, perche la vigilia

del Natale, dal padre- e dal fratello aveva ricevute le strenne ;

ed ellanon aveva potato ricambiarle colle sue, certamente


inaspettate. Se non che piu la punse, che la madre non le
avesse regalato nulla. Gliene dolse, ma dissimulo la puntura.
Ignorava ella che la strenna della madre le era mancata,
per la ragione stessa, per la quale a lei ed agli altri era man-
cata la sua. II regalo, fattole preparare, non era arrivato alia
Claudia, prima del giorno in cui arrivarono a lei stessa le leg-

giadre cornicine.
Innanzi che giungessero le sopra mentovate lettere di ri-

chiesta della mano della Rita, e dal padre e dalla madre si

entrasse nelle perplessita, che allora appunto li angustiavano,


la signora Claudia si era divisato in mente di fare alia figliuola,

pel Natale, un dono che le desse occasione di toccarle il cuore.

Immagino quindi di farglielo bello, ricco ed espressivo. II con-


cetto fu tutto suo; e glielo ispiro amore ingegnoso di madre.
Mando pertanto ad un bravissimo gioielliere di Firenze la
commissione di lavorarle, al piu presto, un braccialetto d'oro,

cesellato, corso in giro da colombe, due delle quali, nel mezzo,

reggessero col becco uno scudetto, contornato di zaffirini, e


portante di niello il motto : Non parere, ma essere. II lavoro
indugio ad arrivare, ma arrivo eseguito con isquisitissima fi-

nitezza.

IV.

II 31 decembre, terminata la colazione, mentre ancora tutti

erano raccolti a tavola, la Lea entro con un vassoio coperto


di seta rossa, e garbatamente lo presento alia sua signorina.
La quale, sollevato il velo, mostro le tre galanterie che vi

erano sotto, e porse a ciascuno la sua. I quadretti colle mi-


niature furono accettati, come puo credersi, con infinite signi-
ficazioni di meraviglia e di gradimento.. Oh, quante finezze e
congratulazioni ebbe, in quel momento, la Rita dal babbo, a
CAPITOLO SECONDO. NON PARERE, MA ESSERE 187

cui gocciolavano gli occhi per tenerezza, dal fratello e dalla


mamma !
Questa, poco dopo, tiratala seco per la mano, la in-
trodusse nel suo salottino, dicendole Che avrai tu pensato
:

di me, che non ti ho ancor data la strenna del Natale?


- Ho temuto che tu fossi
disgustata meco e n'ero dispia- ;

centissima.

No, Rita mia, non e stato per questo. II regalo, che ti


volevo fare, non mi era ancora giunto. L'ho avuto stamani, ed
ora te lo do. Prendilo, con un mio bacio. Te lo d piu il cuore,
che la mano di tua madre.
In cio dire, le mise avanti Pastuccio, in velluto azzurro,
che la Rita, con aria gaudiosa, afferro, baciandole focosamente
la mano, e soggiungendo :
Grazie, mamma mia, mille grazie!
Poi, apertolo :
bello, bellissimo ! esclamo. Come sei
buona con me, cara mamma! e non si tenne che non Pab-
bracciasse.
- Guardalo: ti piace? riprese a dire Paltra.
Oh, quanto !
Questo e un capolavoro d'arte ! Donde
viene ?

- Da Firenze e ho fatto fare


apposta per te.
: 1'

Proprio per me? Che bella idea!


Tu, ne comprendi tu il senso ? Hai lette le parole dello
-

scudo?
- Forse lo comprendo, forse no. Tu, mamma, spiega-
melo tu.

Ecco Pidea della mamma, che in questo braccialetto ti


e manifestata. I tuoi adulatori ti
ripetono spesso, in viso, che
tu pari una colomba, una creatura di cielo. lo ho inteso di

esprimere prima il
complimento, cioe quello che dicono che
tu pari; e poi la realta, cioe quello che tu devi essere dav-
vero. Non parere soltanto, nota bene, ma essere, come leggi
nello scudetto. Rita mia, devi nelPanima tua essere colomba
e zaffiro : avervi la docilitk colombina e la pietk celeste : essere
colomba nel capo e zaffiro nel cuore. Questo e il voto di tua
madre, Paugurio di Capodanno, che ella fa a te, insieme con
mille altri di ogni tuo bene, di ogni tua felicita.
RITA - STORIA DI IERI
188
La figliuola capi tutto, si commosse e, ribaciata con impe-
tuoso affetto la mano della madre: Ti prometto, mamma,
soggiunse, che io, dal canto mio, faro quello che potro per
contentarti. Ma io posso ben poco: il mio naturale e piii forte
di me.
Tu devi che puoi, e chiedere a Dio quello
fare quello
che non puoi. Pensi tu che noi possiamo nulla, contro il na-
turale, senza Paiuto di Dio? Per questo ti ho dati i zaffiri,
che, nel linguaggio del lor colore ceruleo, ti dicono :
Rita,
occhio e cuore al cielo! Domani si entra nell'anno nuovo.
Puo essere anno risolutivo di cose important! per te. Avrei
caro che tu Io principiassi bene.
In qual modo?
Inzaffirando 1' anima tua, col fare le tue devozioni. Da
un pezzo tu non le fai piu. Rita, riconoscilo; tu hai smesse
buone pratiche
tutte le di pieta che usavi, quando uscisti dal

convitto. Non me Io puoi negare.


Oh, tutte no !

Per esempio, dici tu, mattina e sera, le tue orazioni?

Sempre: quelle che mi hai insagnate tu, quand'ero pic-

cina, non le lascio mai.


E medaglia delle figlie di Maria ?
in dosso porti tu la

Giammai, ne di giorno, ne di notte, me la sono levata


dal collo. Vuoi vederla ? E slacciatasi davanti, la trasse fuori,

appesa alia catenina d' argento ; e la mostro alia madre. La


quale, dato un sospiro di gioia, la prese fra le dita e divota-

mente se F accosto alia bocca, con esclamare :


Ah, Rita,
questo mi consola, perche mi prova che tu ami ancora la
Madonna !

Certo che F amo !


0, che mi pigli tu per paterina ?
A dirti il vero, dubitavo che tu avessi conservata la
fede. In sentirti proferire alle volte certe sentenze, in vederti

quasi nauseata delle cose di religione, io me ne affliggeva


dentro di me; e, benche non te ne parlassi, temeva che la
tua fede si fosse spenta.

Mamma, la fede io la conserve. Ma forse non e come


CAPITOLO SECONDO. NON PARERE, MA ESSERE 189
la tua. Tu hai una fede da monaca. Che vuoi? Crescendo negli

anni, collo studio, coi ragionamenti, si formano certi giudizii,

vengono nel pensiero difficolta, dubbiezze, che so io?


- Ma perche non farti schiarire la mente, da chi e capace
d'illuminarti? Avevi quel santo e dotto vecchio di Mousignor

Biagio, che tu stimavi tanto e ti regolava con tanta tua sod-


disfazione la coscienza. Tu gia da parecchio tempo lo hai la-

sciato. Perche?
Perche non mi andava piu. E poi, a confessare me non
si domanda un gran teologo. Io non voglio mai fare del male,
e credo di non farlo. I miei peccati li
posso dire anche a te.
Gik tu ora mi hai mezzo confessata. Seguita a interrogarmi :

10 schiettamenteti diro tutto, tutto, fuorche una cosa, che e


11 secreto del mio cuore, che non e peccato, e non dico a
nessuno. Ma, se non te la posso dire oggi, un giorno te la diro.
Io non voglio sapere, ne i tuoi peccati, ne i tuoi secreti.
Tienli per te, purche tu apra con chi devi, in confessione.
ti

Cio che preme, Rita mia, e quello che ti ho espresso nella


mia strenna: che tu abbia docilitk di mente e pieta di cuore.
Adunque, per tornare al punto, domani principierai tu P anno,
come io ti ho detto di desiderare?

Si, volentierissimo. Domattina andremo insieme alia


chiesa della Madonna, e Ik faro le mie divozioni. Voglio farle
con te, e scaldarmi il cuore vicino al tuo.

Ma le farai spontaneamente, o solo per compiacere me?


Con tutta la possibile spontaneita.

Ah, Rita mia diletta, quanto bene mi fa questa tua pa-

rola ! ripiglio la signora ; la quale, rizzatasi, si strinse al petto


la figliuola, con dirle : Tu fai rivivere tua madre !

La sera, ragionando di cio col marito : Io termino Panno


piii La povera Rita e meno irreligiosa
tranquilla; concluse.
che io non sospettassi. Per ora possiamo contentarci. II giorno
dell'Epifania penso che converrk darle notizia delle richieste
venute. Intanto io staro piu che possa con lei, e cerchero di

disporla pel meglio. Dio, lo spero, ci aiuterk!


RIVISTA DBLLA STAMPA

i.

DUERM (Yan) CHARLES S. J. Un pen plus de lumiere sur le

Conclave de Venise commencements du Pmtificat de


et sur les

Pie VII. 1799-1800. Documents in6dits extraits des archives de


Yienne. Louvain, Ch. Peeters; Pahs, Y. Lecoftre, 1896, 8 di
pp. 700.

IIpresente lavoro del P. Duerm racchiude document! assai


1
important!. II Consalvi nelle sue Memorie ed il Mauiy nella sua.
2
Corresp&ndance con Luigi XYIII ci hanno ritratto la condotta

del Cardinale austriaco Herzan nel conclave di Yenezia a colori


foschi. II R. P. Duerm conferma che in ci6 1' Herzan non e stato

punto calunniato, e le prove le ha rintracciate negli stessi scritti


del Cardinale, scritti confrontati diligentemente dal Padre con quelli
del Maury e del Consalvi ed illustrati con brevi e succose osser-

vazioni, ove sagacia non comune.


appare Dopo aver ascoltato r
dic'egli, le rivelazioni del Cardinale romano e del Cardinale fran-

cese, era mestieri udire lui stesso, il Cardinal Herzan, che dal fondo
del monastero di S. Giorgio mantenne una corrispondenza assai fre-

quente col suo Governo. Percio" noi abbiamo interrogate gli archivii
di Yienna, a fine di. prendere ragguaglio, cogli scritti official! alia
mano, della violenza che il Gabinetto imperiale adopero verso il
conclave ed il nuovo Papa e dell'azione
personale che dispiegd il
Cardinale Herzan sotto 1'ispirazione del barone di Thugut, 1'onni-

possente primo ministro dell' imperatore Francesco II. II presente


volume e il frutto di questo lavoro d'investigazione.
La parte che 1' Herzan prese nel conclave di Yenezia, era in
3
qualche modo gia nota, prinia della presente pubblicazione : ma.

1
J. CRETINEAU-JOLY, Memoires du cardinal Consalvi avec une introduc-
tion et des notes. 2 e Edition, Paris, H. Plon, 1866.
2
Correspondance diplomatique et Mtmoires inedits du cardinal Maury
(1792-1817). Lille, Societe de Saint-Augustin, 1891, 2 vol. in 8 di pp.
LXXI-516 ; 576. Vedi la rivista del nostro periodico (ser. XV, vol. X, pag.
716-721).
8
Die Intriguen des osterreichischen Cardinals Herzan bewirkten die
Verzogerung der Wahl und die Umgangnahme von Bellisomi (Gl'intrighi
del Cardinale Herzan fecero si che si differisse 1'elezione e non si pensasse
RIVISTA BELLA STAMPA 191
ora tutta quella sceua che per poco non fini in tragedia, ci si pre-
senta davanti viva e reale in tutti i suoi particolari, e per dippiu
insieme con essa ci si palesa un caposaldo, a fine di meglio deter-
minare a chi si debba il merito di avere
distrigato la grande fac-
cenda dell'elezione libera e pronta d'un Papa.
Come e chiaro per se*, la forza ed il pregio di questi document!
si possono dal lettore dedurre soltanto dalla lettura ordinata ed intera

dei medesimi; pure non crediamo fuor di proposito accennare qui


<li volo alcune particolarita, massime per coloro che non avessero
la detta opera ovvero agio di percorrerla.
Tra le carte dell'Herzan, conservate negli archivii imperiali di
Yienna, hawi uno scritto, a quanto pare, della mano d' uno dei
secretarii ordinarii del medesimo senza data e segnatura. Lo scritto

contiene : I. le sagge derogazioni, che Pio YI


in quei tempi torbidi
dovette fare alle regole ordinarie per 1'elezione del Papa: II. una

lunga lista di Cardinal i con indicazioni delle qualita di ciascuno a


potere essere eletto Papa. Seguono due lettere scritte nel 1798 da
Mons. Luigi Kuffo, nunzio a Yienna, a Thugut, contro 1'occupazione
di Roma da parte del Direttorio. Lo stato delle cose era tale alia morte
di Pio YI (a. 1799) che illuogo piu adatto alia riunione del future
conclave fu giudicato la citta di Yenezia, ove il sacro Collegio

avrebbe goduto delle buone disposizioni dell' Imperatore di Germa-


nia, Francesco II, e, lontano dai tumulti rivoluzionarii, non gli sa-
rebbe mancata la quiete necessaria. I Cardinali, riunitisi nella citta
delle lagune, si studiarono di cattivarsene vieppiu Fanimo; e, poiche
tra gli uomini di Stato, da cui era intorniato 1'imperatore France-
sco, ve n'aveva di quelli che, imbevuti dei pessimi principii di
Giuseppe II e del Kaunitz, avrebbero menomata la liberta dell'ele-
zione del Papa, la diplomazia romana con una lettera del sacro

Collegio al medesimo Sovrano ne sventd e prevenne i maneggi. Che


il timore dei Gardinali fosse assai fondato, se ne veggono subito le
prime prove nelle istruzioni peculiari del 26 novembre dell' a. 1799,
provenienti dal Gabinetto di Yienna e dalla fucina di
(pag. Thugut
21-32). Codeste istruzioni sono dirette all'Herzan, affinche nell'ese-
guire gli ordini imperiali adoperi tutta la sua esperienza e prudenza
ed in particolare il suo zelo inconcusso, e ragguagli fedelmente la
corte di tutto ci6 che sia per avvenire in conclave. In una istru-
zione secreta, consegnata al medesimo prelato, e imposta 1'eeclu-

piu al Card. Bellisomi), JOSEPH Cardinal HERGENROTHER, Handbuch der allge-


meinen Kirchengeschichte. Pritte Auflage Freiburg in Breisgau, dritter Band,
:

s. 697.
192 RIVISTA
siva assoluta e formale elezione di qualsiasi Cardinale spagnuolo,
all'

sardo, napoletano, genovese e francese; nominatamente ai Cardinali


G-erdil, Caprara, Antonelli, Maury ed a quelli della casa Doria, che
e quanto dire pressoche a tutti i porporati (pag. 26-31). Le mire
della Corte di Vienna nella scelta del future Papa erano dirette ad

assicurarsi, per quanto fosse possibile, il tranquillo possesso delle tre


Legazioni, acquistate dopo la battaglia della Trebbia, nella ritirata
dei Francesi inutile dirlo, a cio richiedevasi un Pontefice che a
;

favore degli Austriaci o confermasse la cessione iraposta a Pio YI,


owero non vi si opponesse, nel caso che 1' antico stato di cose
ritornasse. Questo e il giudizio del gran diplomatico, il
Consalvi,
sin dalT anno 1812, durante il suo esilio a Reims , giudizio riscon-
trato esatto dai presenti documenti. Yienna credette che il Cardinal
Mattei nel trono di S. Pietro sarebbe piegato ad appagare le sue
si

cupidige, e perciO fece di tutto per farlo eleggere Papa, riserbando


questa dignita al Cardinal Yalenti, ove il Beniamino fosse sfavato
(p. 98).

Ognuno pud intendere chiaramente che siffatte istruzioni colla


lista delle disorbitanti esclusioni, recate dalTHerzan al conclave, ove
sifece attendere troppo (12 decembre 1799), dovevano produrre i frutti

deplorevoli della dilazione e dell'incertezza nell'elezione del Pastore,


allora piu che mai necessario a reggere la Chiesa universale. Infatti il
prelato austriaco, dacche mise piede nel monastero di S. Giorgio,
il piu segretamente che pote, si diede a informare di ogni menoma
cosa di ciascuno scrutinio, con frequenti e lunghi ragguagli (per lo
piu scritti in volgare italiano) il suo Thugut. Che piu? Benche il
Cardinal Bellisomi fosse suddito di sua Maesta, benche venisse sti-

niato da tutti presenti per vita esemplare e gran prudenza, ed


i

avesse gia ricevuto 21 voti, sicuro di arrivare ai 24 richiesti, pure


1'aulico Herzan tanto brigd, che, cedendosi alle sue istanze, si so-

spese verso la seconda meta di decembre 1'elezione imminente del


Bellisomi, e si die luogo a interminabili rigiri ed inoperose sedute
con pericolo grave di non conchiudere nulla, come era intervenuto,
a gran danno della cristianita, nel medio evo (pag. 24; 47 49; 51). ;

Durante una tale sospensione 1' Herzan si valse della sua qualita
d'ambasciatore imperiale, perche falh'sse 1'elezione del Bellisomi e
vi riusci ma allo stesso tempo si formo tale scissura nel sacro
:

Collegio che sino al mese di marzo molti disperarono di potere riunire


su di un qualsiasi Cardinale la pluralita legale de' voti che gli uni :

Mdmoires du cardinal Consalvi, I, 238.


DELLA STAMP A 193
coll' Herzan davano. i loro suffragi a] Cardinal Mattel, gli aitri, allo

scopo di escludere candidate delk, corte Viennese, si accostavano,


il

destreggiandosi, or a questo prelato, or a quello. I rapporti officiali,


spediti dall' Herzan in quel tempo a Vienna, lo addimostrano troppo
cortigiano, ed indulgente, la qual cosa e un obbrobrio per un principe
della Santa Chiesa basti dire che 1'astuto Thugut fece a fidanza colla
:

debolezza di carattere del vecchio prelato (pag. 110-124). Indarno il


Cardinal decano, 1'Albani, gli diede nna forte e vibrata risposta,
dicendogli che la raccomandazione del Cardinal Mattei era riputata
da molti colleghi come lesiva della liberta d'elezione, e perciO sarebbe
annullata. L' Herzan fa sapere al ministro Viennese che allora 1'Al-
bani era di cattivo umore, attesoche tutto il suo favore per il Mattei
si riduceva ad un semplice consiglio, ad una sollecitudine pa-
terna (p. 71).
conclave, protratto sino a] 15 febbraio, aveva mal corrisposto
II

alle speranze della corte che 1'ospitava, quando si venne di nuovo

a promesse splendide ed a minacce aperte. Ormai le lettere di Vienna


riboccano di bile. Percid 1' Herzan dove spedire a Vienna la lista
dei Cardinal! che avevano benefici negli Stati italiani, posseduti da
Sua Maesta (pag. 184)! La Memoria del Cardinale Antonelli, che
il P. Duerm chiama un capolavoro di abilita e destrezza italiana,
diretta all' Herzan, affinche cessasse dalla resistenza, fa spedita da
questo al ministro Thugut, e pare fosse celata all' Imperatore per opera
del medesimo ministro, che, secondo una nota aggiunta dal Consalvi
ai suoi scritti, diresse solo, all' insaputa del suo Sovrano, le mosse
contro la liberta del conclave (p. 151-156). Finalmente il Cardinal
decano Albani propone il 10 febbraio all' Herzan di abbandonare i

Cardinal! Mattei e Bellisomi ed attenersi ad un terzo, scelto dai due


opposti partiti; con cid la malaugurata candidatura del Mattei era
bella e seppellita. Dopo il ripiego, proposto dall' Albani, 1'elezione
del Papa prese bensi buon avviamento, ma dovette passare per la

pruova del fuoco; poiche, non ostante le alternative e le sorprese,

onde era bersagliato sin dal 19 febbraio


1'
Herzan, questi non rimise
mai dalTaizzare sua piccola schiera a scegliere un candidate favo-
la
revole al suo Sovrano. Iddio pero mandd a vuoto le mene degli
awersarii per modo che il 14 marzo i medesimi dovettero assistere,
colmi di ridicolo e di confusione, alia solenne elezione del Papa
nella persona del Chiaranaonti, elezione convenuta e stabilita parec-
chi giorni prima segretamente, senza che essi neppure ne sospettas-
sero. L'animo del lettore, che abborre dai raggiri, a tale scioglimento
del dramma, respira e gode che, non ostante le diverse passioni,

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1100. 33 10 aprile 1896.


194 RIVISTA
onde alcuni del sacro Collegio erano animati, Iddio aveva compiuto
la sua opera e dato alia Chiesa un miovo Pontefice.
Un'altra impressione riceve chi si fa a leggere queste pagine,
ed 6 la meraviglia che fosse eletto improvvisamente a Pontefice un
Cardinale, che quasi sino ai primi di marzo era rimasto dimentico
ed abbandonato, il Chiaramonti. In qual maniera awenne dunque
questa elezione ? La risposta sia del P. Duerm, che in cid ha potuto
penetrare addentro ai document!.

Paragonando tra loro le diverse versioni su i


maneggi ultimi
del conclave, lasciate dai Cardinal! Consalvi, Maury ed Herzan,
torna men difficile scernere la parte dei principal! attori. Purche il
lettore si contenti di non vedervi (negli scritti dell' Herzan, del Con-
salvi e del Maury) se non do eke e scritto, queste tre relazioni non
solamente non ci danno veruna differenza essenziale, ma anzi esse

concordano, si chiariscono, si spiegano e si compiono a vicenda. I tre


Principi della Chiesa hanno esposto, ciascuno in maniera propria,
alcune particolarita dei fatti che avvennero negli ultimi giorni del
conclave. Tra essi il Consalvi, benche non fosse ancora Cardinale,
per una fiducia tutta speciale che gli torna ad onore, fu il meglio
informato di questa abile combinazione indurre la minoranza a sce-
:

gli&re il Papa nel seno della maggioranza. Tuttavia il Cardinale romano


non credette bene pubblicare il nome di colui che ebbe la fortuna
di proporre 1'ingegnoso compromesso. II Maury indovino il piano
di campagna che pose fine alia baruffa elettorale, ma non fu ammesso
a partecipare al secreto delle operazioni. Nemmeno 1' Herzan pote"
conoscere i maneggi speciali che diedero un termine al conclave. II
Maury e T Herzan tutto d'un tratto si videro innanzi un avveni-
mento che si compiva a loro insaputa e lo subirono tutti e due come
nna specie di necessita. Le Memorie del Cardinal Consalvi ci forni-
scono sull' inventore dello scioglimento finale del dramma alcuni dati
che e mestieri non perdere di vista. II Cardinale, di cui e questione,
apparteneva alia minoranza, cioe al partito del Mattei, non tanto di
sua volonta, quanto per cagioni estrinseche, alle quali credette dover
cedere; era d'una perspicacia d'ingegno raro, d'un cuore eccellente e
da lungo tempo era divenuto uno degli amici del prelato segretario *.
L'Albani, il Consalvi, 1'Antonelli, il Maury, il Braschi non ebbero
tale complesso di qualita. Non vi e per ventura in esse, come si
indicate piu sopra (p. 231), il ritratto del Cardinal Dugnani? La ra-
gione per cui il Consalvi ha ravvolto nel silenzio e nell'obblio il nome
del suo amico, non deve forse cercarsi nelle compiacenze eccessive che
il Cardinal Dugnani ebbe per Napoleone I ?

1
Memorie del CONSALVI. I. 263; ib. 268.
DELL A STAMPA 195
II P. Duerm continua a dire che
comparire in pubblico le
al

Memorie del Consalvi, tradotte in francese, 1'asserzione del Cavaliere


Artaud di Montor che ogni cosa riferi al Consalvi i e quella di
Mons. Pietro Baldassari che fece merito della buona riuscita del
conclave al Cardinal Albani 2 si dileguarono, ed invece nella versione
francese delle medesime Memorie del Consalvi s'insinud un altro
3
errore, prima in una nota e poi piu sotto nello stesso testo che ,

cio& il Maury condusse a termine 1' elezione del Papa ! Errore


grande, eppure seguito da parecchi Tedeschi e Francesi. Cosi altre
allegazioni rispetto al conclave, prive di fondamento, prendono il

posto delle favole, come presso il d'Haussonville 4 il Weiss 5 Leo-


, ,

6 7
poldo von Ranke il Petruccelli della Gattina
, Mcodemo Bianchi 8 , ,

9 10
Maurizio Brosch ed Enrico Geffcken In certi punti pero, bisogna .

pur confessarlo, ancora non si e fatta piena luce: percid nasce natu-
rale il desiderio che si facciano altre indagini negli archivii di Roma,
di Napoli e di Madrid e che si pubblichino in volgare italiano le
Memorie del Consalvi.

Questa e la prima parte dei document! che risguarda il conclave


di Yenezia: la seconda parte dei medesimi, tra i quali hawi non
poche lettere autografe di Pio YII all' Imperatore Francesco LI, al-
1'Herzan ed a Thugut, concerne prima gli sforzi inutili del Thugut
per indurre il nuovo Pontefice a recarsi a Yienna, e cosi (credeva
lui !) averlo docile ai suoi biechi disegni; in fine la durezza e la non-

curanza del Governo di sua Maesta 1' Imperatore di Germania verso


il Papa nel suo solenne incoronamento e nel viaggio alia Citta

Eterna, che non servi ad altro che a far meglio risaltare la gran-
dezza d'animo, la mitezza e la saggezza di Pio YII e dei suoi mi-
nistri. Sono rilevanti le manifestazioni del Thugut (pag. 311 seg.) e
del re di Sardegna (pag. 353) rispetto al ristabilimento della Com-
pagnia di Gesu, soppressa da Clemente XIY, il
quale ristabilimento,
secondo gli atti dei primi giorni del pontificato, era gia cosa con-
chiusa 1'a. 1800. Non poche delle piu belle parti di questi document!

1
Histoiredu pape Pie VII, I, chapitre V. Revue d'Histoire diploma-
tique. Annee 1894, 437 et suivantes.
*
Relazione delle avversitd, e dei patimenti del glorioso papa Pio VI.
Vol. I, 414, Roma, tip. di Propaganda Fide, 1889.
8 er
Tome 268 (note) et 271.
I ,

4 m * edition.
L'jZglise romaine et le premier empire, I, Paris, 1870, 3
8 6
Lehrbuch der Weltgeschichte. Die Staatsverwaltung des Kardinals Con-
7 8
salvi. Histoire diplomatique des conclaves, torn. IV. Storia della di-
9
plomazia europea in Italia, 6, nota 3. Geschichte des Kirchenstaates, II.
10
Staat und Kir che, 350.
196 RIVISTA

risguardano la storia del douiinio temporale del Papi, storia che


Autore ha illustrate colle sue Vicissitudes politiques du pouvoir
1'

temporel des Papes. Cosi la storia, frugando ne' piu riposti nascon-
digli delle passioni timane, ne scopre i
vituperii, e, ministra della
giustizia divina, flagella di santa ragione chi si discosto dalla via
diritta dell'onesta e della virtu cristiana ;
ed allo stesso tempo mo*
stra che nelle gravi vicissitudini di questa bassa e tempestosa regione
una mano occulta e provvida mena gli uomini piu ritrosi la, dove
essa intende.

II.

Sac. AMBROGIO SALA. L'Ideale Cristiano nell'odierno malessere


sociale. Torino, tip. Salesiana, 1895, 8 di pp. 210. L. 2.

Fu felicibsimo il Brunetiere in quella sua frase famosa la :

scienza ha fatto bancarotta. E notisi che egli parlava della cosi


detta scienza moderna, cioe di quell' affastellarnento di opinioni e
di aforismi, destinato, sotto il mentito nome di scienza, a soffocare

.qualsiasi influsso della fede soprannaturale, cosi nell'ordine teore-


tico come nell'ordine pratico.

Questo conato settario (ormai tutti devono riconoscerlo) e inte-

ramente fallito; perocche, nel fatto, la celebrata scienza moderna

mostrossi del tutto impotente. Per la parte speculativa, essa ap-


prodo allo scetticismo universale, che e quanto dire alia distruzione
d'ogni certezza e quindi d'ogni scienza. Ugualmente, ed anzi peg-
gio sfortunata fu la scienza moderna riguardo alia parte pratica;
perche, in luogo d'avviare le societa umane, come avea promesso
e giurato, ad un assetto nuovo, tutto felicita e grandezza, le scon-
volse da capo a fondo, trascinandole al compiuto sfacelo.

n ch. Autore del libro, che qui con molto piacere annunziamo,

prende particolarmente a disamina questo secondo aspetto pratico


della rivoluzione settaria. Presupposto il fatto innegabile, perche a
tutti evidente e da tutti sentito, del malessere onde la societa mo-

derna e afflitta in ogni sua appartenenza, 1'A. ne va indagando la


causa vera e reale, e la trova nelTopposizione sistematica ziridmle
cristiano.
Che cosa e codesto ideale cristiano? Sentiamolo dall' Autore

naedesimo : Per ideale cristiano (scrive egli) si vuole intendere


quel complesso di tutte le verita razionali-rivelate, di tutte le isti-
tuzioni coordinate alia mente, al cuore, all' operativita dell' uomo
individuo e sociale, come dalla Chiesa cattolica sono apprese e pra-
ticate e di cui Gesii e 1' Autore (pag. 9). Posta la qual defini-
BELLA STAMPA 197

zione, che, pure con alcun difetto di forma, riesce nella sostanza

plena ed abbastanza esatta, e agevole argomentare come diametral-


niente opposto all' ideale cristiauo sia il liberalismo, il quale non

per altro fine fu messo al mondo, e vive e si dibatte continua-


mente, che per distruggere 1' impero sociale di quelle verita e di
quelle istituzioni cattoliche.
E ben vero che non il liberalismo soltanto, ma anche 1' anar-
chismo ed il socialismo si propongono di riparare al malessere la-

mentato col riporre 1'umano consorzio sopra basi diverse dalle an-

tiche. nostro A. pero rettamente osserva, 1'anarchismo ed il so-


II

cialismo essere una filiazione logica del liberalismo, che, inteso


nella sua astratta e generale significazione, e proprio il sistema ge*
neticodegli altri due grandi errori. Abbattere il liberalismo val
dunque tanto quanto scalzare il fondamento vitale d'ogni forma di
anarchia e di socialismo. Laonde chiaro quanto poco coerenti
si fa

sieno con se medesimi i


liberali, che pretendono, pur salvando i
efficacemente ai socialisti ed agli anar-
proprii principii, di opporsi
chici. E, per dirla solarnente di volo, e quindi evidente qual grosso
abbaglio prendesse sin dai primordii della sua vita ufficiale il Mini-
stero Rudini nel proclamarsi ad un tempo decisaniente liberale e
risolutamente conservatore ; perocche 1'uno dei due termini fa a cozzo
coll'altro. poi come se Faggiusteranno.
Yedremo
Intanto, per tornare al libro che ora ci occupa, il Sala, nella
prima parte, atterra e stritola, con inoppugnabile raziocinio, Fanar-
ohisrno del pari che il socialismo ed il liberalismo.
Anarchismo e socialismo sono, a un dipresso, nel fatto una cosa
medesima, come sarebbe a dire zuppa e pan molle ; perocche i due
sistemi tornano, per diversi metodi o strade differenti, ad una guerra
in permanenza contro Fordine sociale. Esser questo il termine del'
1'anarchismo non ha bisogno di prova, bastando sola la sua for-
mola radicale n& Dio, ne padrone a schiantare dalle fondamenta il
consorzio civile. Ma ci6 non appare men vero per riguardo al so-

cialismo, preso nella sua essenza di opposizione alia proprieta indi-


viduale e privata, ove riflettiamo che un tale sistema non puo fi-
nalmente non trascinare allo sbrigliamento di tutte le prepotenze ed
all' insediamento di tutte le tiranuidi. sia il socialismo autoritario e
di Stato dei collettivisti seguaci del Marx, o sia il socialismo fe-
derativo e nichilista degli individualist! seguaci del Batounine, con-
siderate bene e vedrete che quella conseguenza e sempre ine vita-
bile nel socialismo. Quindi viene ad inferirsi che anarchismo e so-

cialismo, messi su dai forsennati sconvolgitori dell' ordine sociale


198 RIVISTA
cristiano, col troppo facile pretesto di riparare alle ingiustizie ed-

ai malanni nostri, accrescono invece questi a dismisura, e per di

piu li rendono irrimediabili.


Tutto ci6 rapidamente e lucidamente espone 1'egregio Autore
in una quarantina di pagine, che comprendono i capitoli primo e
secondo della prima parte: ma poi si fa, con piii minuta analisi r
a sviscerare le malignita del liberalismo, in parecchi paragrafi del
capitolo terzo.
L'essenza de] liberalismo e giustamente riposta nell'esclusione
del soprannaturale da tutte le appartenenze dell'umano consorzio,
ossia nel laieismo, il quale a parole sembrerebbe voler soltanto-
astrarre da Dio e dalla sua rivelazione nel governo della societa,.
ma realmente e di fatto e 1'uno e 1'altra
avversa. Ne, scrive l'A. v

potrebbe essere altrimenti; giacche il cristianesimo ha tanta parte


nell'uomo, in tutte le sue potenze, che non puo essere considerate
come estraneo, come forastiero da nessuna istituzione sociale che
sorga al suo fianco. Potrebbe esserle un ausiliario, un amico cosi
il non curarlo non
prezioso, che pud ascriversi che ad ignoranza.
o ad odio. L' ha detto G. C. espressamente qui non est mecum, : .

contra me
est. Molto piii che il soprannaturale e tutt'altro che acol-

tativo: obbliga il private e il pubblico, 1'individuo e la nazione.


Ora la violazione abituale, sistematica di un obbligo implica 1'odio
dell'obbligo stesso (pag. 59). Ma la cosa essendo cosi, come pu6
il liberalismo provvedere effettivamente al malessere della societa
moderna ? E per raziocinio e per esperienza troppo ovvio e pal-
pabile che il
liberalismo, colTesclusione del cristianesimo, fa getto
di tutti i freni contro il male e di tutti i motivi efficaci per il.

bene, inaridisce la sorgente del benessere sociale, sguinzaglia tutte


le passioni e tutti gli appetiti piii ruinosi, nel punto medesimo
che si spoglia del diritto intrinseco, vero, morale di governare, che,
ben lungi dal fondarsi in un soggettivismo qualsiasi individuale
o collettivo, si radica in Dio padrone di tutto e superiore a tutto.
, Jslel liberalismo logicamente non pud dunque prevalere che la forza
bruta del numero o della spada. Quindi in esso non liberta ma.
tirannide ;
non eguaglianza, non fraternita, e neppure patriottismo ;
.

ma solamente partiti che si accaneggiano e si awicendano coll' in-

ganno e colla forza al potere. L'utile particolare degli individui e


delle fazioni, ossia 1'egoismo per fine, la violenza poi per mezzo: ecco
il liberalismo! N
quel po' di bene che esso fa, od a cui dicono,
fors'anche sinceramente, d'aspirare alcuni liberali, deve ascriversi,
al sistema liberale ma piuttosto all'educazione, a cio che ora chia-
;

mano Tambiente, ed alle tendenze delTanima naturalmente cristiana..


BELLA STAMPA 199
Yi sono del liberal! che spaventati dell' opera stessa delle loro
'mani ora invocano Dio. Ma o questo e un Dio cervellotico, e rica-
diamo nell'arbitrio soggettivo poc'anzi accennato; o 6 il Dio vivo
*e vero, autore della rivelazione e della Chiesa, e allora bisogna
andare difilato sino al Papa ed al potere temporale, condannar ciofc

tutte le idee e tutti i fasti cosi 'nefasti del liberalisino.

n Sala tratta opportunamente altresi qaesto punto del potere

temporale, che e punto di primaria importanza, nella condizione


presente di cose, sfatando i sofismi di quei liberali piu annacquati,
i quali pretenderebbero di rimaner cattolici pur negando, in nome

del principio di nazionalita, il diritto del Papa ^d essere sovrano

temporale. bella pretensione davvero Le instanze in contrario


!

'(scrive egli) si eludono tutte osservando, che se la societa fosse


come dev'essere, non sarebbe necessario nessun umano presidio alia
Chiesa: le e invece necessario (o al suo Capo per lei, che $ lo stesso),

perche" la societa, tutt'altro che quale dev'essere, e eminentemente


disorganizzata, irta di mali e di disordini, nemica di Dio e della sua
religione. I liberali oppongono un diritto controverso, circoscritto
ad un regno, non equamente vindicate il diritto del Pontefice al-
:

1' incontro e inconcusso, cattolico nella' sua estensione e nel suo

oggetto e inteso alia suprema delle cause, alia causa delTordine e del
bene universale (pag. 78). E continua dimostrando quanto esi-
ziale sia stata alia moralita pubblica la lotta scandalosissima del
liberalisino italiano contro il Papa, principalmente per 1'intima

connessione sua colla fra mmassoneria, intesa senz'altro ad abbattere


il potere spirituale.
D. liberalismo non e soitanto un'eresia, e tutte le eresie. Esso
^quindi, conchiude il Sala, e la negazione della morale, del diritto,

della giustizia sociale; ne, per conseguenza, pud esservi speranza


di salute fuorche nel ripudiarlo sinceramente per rifarci all'ideale
cristiano.

Dopo che 1'A. ha aperto 1'adito alia seconda parte positiva


di
del suo lavoro che consiste nel rappresentare 1'ideale cristiajio in
atto di por riparo al malessere della societa e di procacciarne il be-

nessere. Cosi in questa seconda parte come nella prima il ch. A.


prosegue invariabilmente col medesimo metodo espositivo e didattico,
benche si mostri alieno dalla pompa vana delle frasi, sempre molto
convincente. Egli si e proposto di condurre alia verita gli av-
versarii dibuona fede laonde nel suo ragionamento va innanzi
:

sereno, quasi se ne stesse dimesticamente conversando a tu per tu


con un amico, di pensare bensi contrario al suo, ma benevolo e di-
sposto anche a dargli ragione, ove gli riesca persuaderlo. Questa
200 RIVISTA
santa e calda intenzione di persuadere traspare ad ogni pagina; e

pero non lascia il Sala d'incalzare 1'errore vigorosamente in tutti i


suoi ripari, di rilevarne tutti i sofismi e le sottigliezze, di metterne
a nudo le contraddizioni, di ribatterne trionfalmente le obbiezioni,

perche piu non abbia via alcuna di scampo. Ma in far tutto ci6 si
guarda bene dal dar a divedere la menoma velleita di schiacciar

I'avversario; nel che, a parer nostro, e uno dei pregi principal!


del suo scritto. Per questo e per 1'uso moderate e savio del me-
todo esperimentale, tanto in yoga ai di nostri nella nuova genera-
zione educata a procedere per via di fatti, anziche di principii astratti,
crediamo che il presente volume potra riuscire molto fruttuoso e
farsi leggere con grande utilita e piacere, nonostante una certa ne-

gligenza di lingua e di stile, che sarebbe pur stato bene evitare.


Delia seconda parte diciamo sol poche cose, citando anziche po-
nendovi del nostro.
II malessere della convivenza umana proviene dai vizii dell'uomo,
dalla sua cupidita, dalla sua ingiustizia, dalla sua inumanita, dal suo

egoismo. Or dunque, dice il ch. Autore, si distruggano queste idre


che awelenano ogni bene Ed ecco appunto dove sta 1'efficacia del-
!

1'ideale cristiano.Esso che e il perfezionamento della ragione na-


turale, che e eminentemente filosofico, non insegue il nemico alia

periferia,
ma va difilato al centro, non si limita ad amputare i rami
dell'albero infetto, ma ne risana la radice. Sapendo che dal cuore
vengono gli smodati desiderii, la turpe ingordigia, 1'albagia del po-
tere, gl'intenti disumani, lo purifica occupandolo della divina carita
e per essa deH'amore dei fratelli (pag. 101). Non si nega punto
ai socialist! che le istituzioni debbano mirare allo svolgimento di
tutte le attivita umane in ciascuna delle condizioni sociali. Ma a
tale intento non fanno ostacolo, siccome coloro pretendono, ne il
capitale ne la privata proprieta. Bisogna soltanto che i rapporti
tra il capitale e il proletariate, tra il
capitale e il lavoro, tra il la-
voro e la inercede, tra il ricco e il povero, tra la borghesia e 1'in-
digenza sieno meno tesi, piu equi, piu umani che non siano al pre-
sente. Come si pud venire a capo di questo? Col far affluire per
le arterie sociali la vita cristiana (pag. 133).
E qui il ch. Autore prende ad illustrare parecchi mezzi atti a
far affluire nelle arterie sociali la vita cristiana, naturalmente pre-
supponendo tutti quegli altri che sono stabiliti dallo stesso divina

Legislatore del Cristianesimo, come a dire la predicazione, i saera-

menti, la pubblica professione dei consigli evangelici, la gerarchia


ecclesiastica, e che rimangono in tutti i tempi i primi e i piu efficaci.
BELLA STAMPA 201
Egli discorre delle Casse rurali, notando opportunamente, come
auche noi gia facemmo in piu d'un articolo, che per adattarsi allo
scopo e guarentirsi cosi da ogni intrinseco pericolo di deviazioni,
come da qualsiasi esteriore attentato, esse devono essere impregnate
da spirito sinceramente cristiano e cattolico intuttoil loro organamento
e nella loro vita. Discorre del giornalismo cattolico qual tramite neces-
sario di restaurazione cristiana, e lo yuole intransigents, cioe, tutto di
un pezzo e senza palliativi o transazioni o fornicazioni coll'er-
rore. Perocche quanto piu 1'uomo sta attaccato alia verita ed alia
giustizia, e la difende e propugna non solo per se, ma anche per
gli altri, tanto piu promuove 1'ordine, il benessere sociale. Yiceversa
nol promuove, ma anzi lo rimuove quando e inquauto colla
verita diffonde anche 1'errore, colla giustizia anche F ingiustizia,
come fa il transigente (pag. 144).
Di questa intransigenza santa e salutare il Sala vuol rawi-
sare uno dei campioni nella Oivilta Cattolica, delle cui beneme-
renze tesse il panegirico. Noi gliene siamo cordialmente grati, pur
riconoseendoci inferior! di molto alle sue lodi ;
e facciamo voti che
i fogli cattolici tutti si conformino alle massime cosi bene espo-
ste dal Sacerdote Sala, per rispondere degnamente al loro grande

mandate, cui certo sarebbero irnpari, se, affine d'ammodernarsi, come


ora si dice, si tramutassero in un repertorio di notizie piu o meno
genuine, le quali si tagliano colle forbici e si uniscono colla gomma, o

prendessero lo stile bolso che tanto garba ai liberal! moderati.

Con un commento della Enciclica Rerum Novarum del regnante


Pontefice Leone XIII, ed alcune bellissime considerazioni sull' influsso

benefico della scienza e dell'arte cristiana, e poi della divina Euca-


ristia,per la grandezza intellettuale e morale del mondo, il nostro
Autore termina quindi la sua opportunissima trattazione, della quale
iioi pure conchiuderemo la rivista, dicendo che ci piacque assai e

vivamente desideriamo che si diffonda. Pur tuttavia 1'avremmo ve-


duta volontieri compiuta con un capitolo sopra 1'ordinamento dei
cattolici nei Comitati dell'Opera dei Congressi, tanto necessaria
a far affluire, come ottimamente scrive il Sala, per le arterie so-
ciali la vita cristiana in questa nostra Italia. II silenzio circa
tale materia e una lacuna che speriamo sara colmata in un'altra
edizione; perche dopo le reiterate raccomandazioni del Pontefice,
dopo le insistenze di tanti insigni Yescovi, e inipossibile dubitare
che quell' organismo non sia il mezzo piu pratico e concrete ordi-
nato da Dio nei tempi presenti per la restaurazione cristiana del
nostro paese nell'ordine soprattutto politico e civile.
202 RIVISTA

III.

E. P. BAINFEL de la Compagnie de J6sus. Les contresenses bibli-


ques des predicateurs. Paris, Lethielleux, rue Cassette, 10, 1895,,
16 di pp. 164.

Y' ha parecchi tra i predicatori moderni, dal labbro de' qaali


raro e che si ascolti una citazione della Sacra Scrittura. Siccome
la Bibbia e antichissima ed essi vogliono andar in voce di moderni r
cosi le fan riverenza, ma la mettono in disparte e la rilegano a-
muffir ne' musei tra gli altri codici della veneranda antichita. Qual-
che cosa di meglio hanno essi trovato per farsi udir volentieri e
conciliare alle loro parole autorita hanno trovato le sentenze di un.
;

Montesquieu, di un Yoltaire, di un Franklin, di un Mazzini, di una


Madama Stael, di un Napoleone a S. Elena; e col ricco corredo
di siffatte citazioni e d'altre ancor piu fresche e rugiadiose, ben pos--
son essi passarsi dei rancidumi della Scrittura.
!Ma, viva Dio, non tutti i predicatori sono poi di tal tempra. I

piu di loro pensano ancora che nulla muova tanto le anime quanto
una sentenza, una frase della Scrittura, e che sia proprio questa
quella parola di Dio che penetra come spada a due tagli nel piu-
vivo del cuore. Oonvien perO badar bene di" non citarla a sproposito.
Non sono pochi coloro i quali, purche 1'applicazione sia comoda ed.
ingegnosa, non si dan poi molto pensiero se sia anche giusta ed

esatta. Y' ha certi testi principalmente cui e toccato proprio di-


sdetta e sono stati sui pulpiti assai maltrattati. Senza badare al

contesto e al senso originale, si sono presi cosi da se secondo quello


che suonano a prima vista, si e fatto dir loro tutt'altro da cid che
aveva inteso lo scrittore ispirato, e quel controsenso passando di

bocca in bocca, di pulpito in pulpito, ha come acquistato diritto di


cittadinanza, cosi che la moneta falsa e divenuta moneta corrente.
Aporre dunque un qualche riparo a siffatto inconveniente si &
accinto 1'Autore di questo libro. Premette che 1'uso dei testi biblici
sul pulpito in senso accomodatizio e lecitissimo, come mostra il
fatto dei santi Padri e della Chiesa, ma che ai giorni nostri vi si

richiede particolare esattezza, atteso le cresciute esigenze dei fedeli


non piu cosi semplici come una volta. ed anche il pericolo d'esser
OELLA STAMPA 203
-colto in fallo da qualche eretico od incredulo che stesse li in agguato;
e cid premesso, egli stabilisce alcuni principii per ben regolarne la
pratica, e sono i seguenti:
1. Non dare per parola di Dio quella che non e tale, ne
attribuirle un senso che non ha. Per esempio, il cognovit bos pos-
sessor em suum et asinus praesepe domini sui (Is. 1. 3), e bensi un
testo scritturale, ma non ha nulla che fare colla culla di Betlemme;
il suo significato e un come apparisce dalle parole seguenti:
altro,
Israel autem me non cognovit. Parlando dunque della capanna di

Betlemme, ben si potranno usare quelle parole come ornamento, ma


non mai come prova per dimostrar vera la tradizione, per altro
rispettabilissima, del bue e delTasinello ivi presenti.
2. Traducendo o interpretandOj distinguere il senso conse-
quente dal letterale. E noto il bel testo d' Isaia Qui sperant in :

Domino, mutabunt fortitudinem (40, 31). II senso diretto e pren- :

deranno nuovo vigor e. Quei predicatori dunqne e quegli ascetici che


insistono su quel mutabunt, o in forza di esso pretendono provare
che noi colla confidenza cambiamo la nostra forza si debole colla
forza infinita di Dio, esprimono un' idea bella, un' idea che e an-
che contenuta implicitamente nel testo, ma hanno torto nel dare a
quel mutabunt un senso che non e il suo.

3. L' applications accomodatizia dei testi va fondata sul


senso letterale, non mai sopra un controsenso, ne sopra un testo

mozzato. Piu volte furono applicate alia Yergine Immacolata quelle


parole quaeretur peccatum illius et non invenietur (Ps. 9. 15). In-
:

vece quel versetto dice Contere brachium peccatoris et maligni :


:

al peccatore, di cui il
quaeretur... Dunque quell VZ^^s si riferisce
-

fino a non lasciarne


-Signore perseguita e annienta le opere malvage,
alia Yergine sara ben fatto ? Sotto una
yestigio applicar questo
:

-statua di S. Giuseppe posta all' ingresso di una vigna noi abbiamo


letto : Posuerunt me custodem in vineis (Cant. 1. 5) ma dopo quelle :

parole seguono nel sacro testo queste altre : vineam meam non custo-

divi. Fu dunque giudiziosa quella applicazione, che alia mente di

un lettore un po' perito richiamava siffatta seconda parte, bench^


soppressa ? Similmente, spesso si
parole omnia in
citano quelle :

figura contingebant illis (1. Cor. 10), per dimostrare


che agli Ebrei
totte le cose aceadevano in figura, mentre il testo dice haec autem :

omnia, i fatti simbolici di cui aveva allora parlato. Quella genera-


lizzazione & ella legittima ?
204 RIVISTA
4. Non farsi lecite certe liberta e facexie, che sarebbero inno-
centi trattandosi di citazioni profane. Contro questa regola si
pecco-
molto spesso dai predicatori priina del Concilio di Trento ; ma ora r
grazie a Dio, simili abusi sono rari. Una di tali profanazioni sarebbe
se all'amor malvagio si applicassero le parole dette da Gresu alia
Maddalena : Remittuntw ei peccata multa, quoniam dilexit mid-
turn (Luc. 7. 47).
E per evitare tutti gli accennati difetti nell'uso della Bibbia T
rimedio semplice ma efficacissimo e questo: Nello spiegare e nel-

Vadattare, sempre e da per tutto tener dinanxi alia mente il senso

letteraleed il contesto.
Dcpo queste regole generali, 1'Autore spiega le principali partico-
larita dilingua e d' espressione che si trovano nella nostra Yolgata, la
qaale essendo in gran parte traduzione dall' Ebraico, usa molte parole
in 'senso piu ebraico che latino. Cosi verbum molte volte significa, non

parola, ma cosa, fatto. Virtus vuol dire forza, miracolo, eser-

tito, e rare volte Mortificamur non e mortificarsi, ma


virtu.
esser messi a morte.
Veritas dinota spesso fedelta, giustizia.
Similmente sancttis, sanctifico piu spesso si prendono per la eon-
sacrazione a Dio, che per la santita propriamente detta. Infer-
nus, inferi non indica ordinariamente il carcere dei dannati, ma il
sepolcro. Peccatum non e solo il peccato, ma anche la pena o-
la vittima del peccato, ed anche la concupiscenza. Confiteri or-
dinariamente e lodare. Rationabilis vuol dire piuttosto spirituale
che ragionevole. Anima e spesso vita, persona. Eccetera, eccetera.
E quello che si e detto delle parole, si dica ancora di frasi in-

tere, che nel latino della Yolgata debbono intendersi in un senso


diverso dall' ordinario si dica similmente di molti ebraismi nella
;

costruzione delle parole, come sarebbero i seguenti. II genitivo in-


vece donde virga directionis invece di directissima*
dell' aggettivo,

II femminile pel neutro, donde haec facia est mihi, imam petii
a Domino in luogo di hoc e di unum. In corde et corde locuti
sunt, a significare doppiezza, e non (come alcuni pessimaniente in-
tesero) il colloquio intimo e cuore a cuore. Odio habere per 'mi-
nus diligere. Non omnis invece di nullus. I verbi inipiegati
in senso avverbiale, come conversi sunt et tentaverunt Deum, in-
vece di rursus tentaverunt. per 1' ablativo, quindi multi
II dativo

dicunt a^iimae meae invece di de me. Quanti abbagli si evitereb-


bero dai predicatori, se tenessero sempre sott' occhio queste elemen-
tari nozioni bibliche!
BELLA STAMPS 205
Finalmente 1'Autore ci offre un largo catalogo del testi biblici .

abusati. Spigoliamone alcuni.


Damihi animas, cetera tolle tibi (Gen. 14, 21). spesso citato E
a mostrare la grande stima che dell'anima fa il Signore, e che
dobbiamo fare anche noi. Invece e il re di Sodoma che, dopo un
combattimento, dice ad Abraino : Lascia a me le persone e tieni
per te le spoglie.

Ducunt in bonis dies suos, et in pitncto ad inferna descendant.


(lob. 21, 13). Sembra fare buon giuoco a chi predica contro la vita
niolle, che poi va a finire all' inferno. Invece vuol dire Yi SODO :

degli ernpii a cui tutto sorride dalla culla alia tomba, nella quale
discendono senza dolori, senza ambasce.
Diminntae simt veritates a filiis hominum (Ps. 11, 2). Si cita
a piu diversi propositi, ma il vero senso e questo: Sono divenuti
rari i fedeli, i giusti, in mezzo agli uomini.
Cum sancto sanctus eris... et cumperverso perverteris (Ps. 17, 26).
Si usa ogni giorno per inculcare la fuga dei cattivi compagni. Ma
il senso vero e questo: Coi buoni sarai buono, o Signore, e coi cat-
tivi cattivo, cio& severe.
In meditatione mea exardescet ignis (Ps. 38, 4). Non il fuoco
dell' amor di Dio si accendera nella rnia meditazione, come spiegano
molti ascetici ;
ma il fuoco dello sdegno nel ripensare al male che
trionfa.

Ad Deum qui laetificat iuventutem meam (Ps. 42, 4). Qui non
si tratta gioventu naturale, quella parola va presa in senso
della

figurato, e il testo significa: Dio, gioia dell'anima mia, quand'ella


si sente giovine, ardente. Allora quel iuventutem sta bene anche

in bocca ai vecchi.

Ego iustitias iudicabo (Ps. 74, 3). Non vuol dire che Dio giu-
dichera le opere buone, ma che giudichera giustamente.
Manum suam misit ad fortia et digiti eius apprehenderunt
fusum (Prov. 31, 19). Quanto bene si presta a celebrare le donne straor-
dinariamente virili, le Pulcherie, le Catarine da Siena, le Giovanne
d'Arco Peccato perd che a quel fortia corrisponda nelF ebraico una
!

parola significante qualche cosa di simile al fuso. Non abbiamo qui


dunque una contrapposizione, ma una ripetizione, di quelle tante
5
che s incontrano nei versetti biblici, la seconda parte de' quali spesso
non e altro che una riproduzione dell^ prima sotto altra forma. Ci6
non ostante noi non oseremmo condannare un' applicazione che fon-
2Q6 RIVISTA DELL A STAMP A
dasi sulia Yolgata. Non sarebbe cio sufficiente per un cmtroversi-
sta, ma per un predicatore bastante.
Ordmavit in me charitatem (Cant. 2, 4). Non si riferisce alia

carita ben regolata, ma vuol dire : Ha schierato in ordine (come di

battaglia) contro di me 1' amore,


per conquistarsi T amor mio. E come
una lotta d' amore.- Idea sublime e poetica.
Salutem ex inimicis nostris (Sue. 1, 71). Piace a molti il ser-
virsi di queste parole per significare che Dio ci salva per mezzo
degli stessi nostri nemici, che cava il male dal bene: ma il testo

vuol dir solo che Dio ci salva dai nemici nostri.


Arrestiamoci qui. Ma prima notiamp due cose. L'una,
di finire
che quando una idea suggerita da un testo e buona, e raro che
non sia stata usata o da qualche S. Padre o dalla Chiesa; allora
dunque si potra appoggiarla alia loro autorita, ma perO non darla
come parola di Dio, se tale non e realmente. L' altra, che le cita-
zioni o applicazioni bibliche fatte a sproposito non sogliono essere
molto nocive ai fedeli, perche, quantunque un testo non sia invo-
cato opportunamente, 1'idea pero, la dottrina suol essere buona
e retta.
Ma se questa ultima considerazione e" consolante pei fedeli, non
debbono peraltro abusarne i maestri in Israello e trarne occasione

E un grande aiuto a tale studio


di trascurare lo studio della Bibbia.
troveranno certamente nel libro che abbiamo esaminato, libro che
^ tutto succo di buona esegesi biblica, esposta con singolare preci-
sione e chiarezza, e che noi facciamo voti sia presto tradotto in

lingua italiana a maggior comodo dei nostri predicatori. Sara per


essi un ottimo manuale.
SCIENZE NATURALI

L'anno e il giorno nei mondi planetarii. II giorno nel mondo di Venere,


secondo lo Schiaparelli. Recenti conferme del Tacchini e del Perrotin.
Un giorno lungo 225 giorni. 2. Ancora del raggi Roentgen. Schema
dell'assetto nell'adoperarli. 3. Analisi scotoscopica. Applicazione al
saggio dei diamanti veri e falsi; e dei congegni esplosivi. 4. Un
Giona moderno a confronto col vero Giona biblico.

Da parecchio tempo TAstronomia tace; certo non fa parlare di


1.

se. Cid non vuol dire che ella stia in ozio, e non ci prepaid forse
anche qualche sorpresa clamorosa. Intanto essa non rista dall'altro
lavoro non meno importante, che e di assodare con accurati riscontri
le scoperte gia annnnziate per innanzi dai loro an tori, ma che abbi-
sognano del suffragio autorevole degl'intendenti per venire ammesse
nel codice della Scienza. Solo in seguito a una tale conferma esse
principiano ad aver corso e valore, e di li comincia propriamente la
vita, se non 1'istoria, d'una scoperta. A questo titolo possiamo
ora
rifarci sulla nuova determinazione della rotazione di Yenere, pubbli-
cata dallo Schiaparelli nel 1890 e confermata con recenti osserva-
zioni dal Tacchini a Roma
e dal Perrotin in Francia. Egli e un punto
che interessa non solo gli austeri analizzatori della meccanica celeste,
ma niente meno gli amatori dell'Astronomia fisica ed amena.
Abituata oramai a considerare i pianeti, non come fiammelle va-
ganti nel firmamento, ma come altrettanti mondi, di cui conosciamo,
colla distanza, la di versa grandezza e persino il peso, e la misura del
calore e della luce che ricevono dall'astro centrale, 1'Astronomia fisica
si occupa di rappresentarci alia mente e all'imaginazione le condizioni

di ciascuno di quei mondi, diverse fra se e differenti tutte da quelle


del nostro mondo terrestre. Un esempio se n'ha nella durata dell'anno,
determinato da una rivoluzione intera intorno al Sole, che per un abi-

tante di Mercurio (se ve n'e in quella fornace) si compie in 88 giorni ;

BU! mondo di Yenere in circa 8 mesi su quel di Marte in 687 giorni


;

o quasi due anni nostrani, col conseguente raddoppiamento dei rigori


208 SGIBNZE
invernali gia accresciuti per la maggiore distanza dal Sole, e del ca-
lori estivi. Poi viene il mondo colossale di Giove col suo anno inter-
minable che ne fa quasi 12 dei nostri e peggio quello del malinco-
;

nico Saturno che ne divora 29 e quello di Urano dove con 84 anni


;

si e tuttora bambini di un anno e per ultimo quello di Nettuno, che


;

non rivede S. Silvestro se non in capo a 164 anni nostrani, siech&


cola ogni bambino di 7 anni ha piu tempo che il nostro famoso Ma-
tusalemme.
Alia quale diversita nella durata degli anni fa riscontro e talora
contrapposto la durata del giorno, procedente per ciascuno di quei
mondi, come pel nostro, dal rotare che egli fa intorno al proprio asse,
esponendosi partitamente ed involandosi airilluminazione dei raggi
solari. Perocch& gli altri pianeti altresi rotano intorno a se stessi, ed

hanno percio i loro giorni e le notti, come la Terra. Per chiarirsene


basta avere gli occhi occhi, ben inteso, da astronorni, ed istrumenti
:

astronomici, ed abilita. Nel rimanente, il metodo & il medesimo che


si terrebbe per accertarsi quaggiu del rotare di una palla qualsiasi :

fissare coll'occhio un punto sulla superficie, e notare se dopo un dato

tempo egli si e spostato e in che verso e di quanto. Trattandosi di mondi


cosi lontani e, che e peggio, involti ciascuno nel velo di una sua
densa atmosfera, ognuno intende come 1'indizio delle macchie prese
a termine di confronto riuscisse per se infido, e quante cautele occor-
ressero per accertarsi ogni volta che gli spostamenti osservati nel man-
non del mantello, bensi del corpo che lo porta. Cosi
tello sono proprii,
fu determinata dall'Herschel e riconfermata con nuove osservazioni
dall'Hall di Washington ]a durata del giorno per gli abitatori di Sa-
turno (se ve ne fossero) in 10 ore e 15 minuti e per quei di Giove
;

in 10 sole ore: sicche il lunario di la, oltre 1'intreccio dei 4 mesi


simultanei dovuti alle 4 lune di quei mondo, ha la particolarita di con-
tare 10,455 giorni, poca cosa a rispetto di quei di Saturno che ne
conta 25,000.
Or qui cade intaglio la scoperta dello Schiaparelli. Convien dire
che pianeta Yenere, benche a noi vicinissimo, torna assai difficile
il

ad osservare, in ordine al determinarne la rotazione, a motivo del den-


sissimo e tumultuoso oceano di vapori che gli leva intorno coi suoi
ardori il Sole. Percio non si ebbero mai per pienamente sicure le

determinazioni datene dal Cassini nel 1666, dal Bianchini nel 1726
e dal De Vico nel 1840, che s'accordavano nel dare al giorno di Ye-
nere la durata di circa 24 ore. Nondimeno parve una grande no vita
quando lo Schiaparelli, direttore dell'Osservatorio di Brera in Milano.
celebre gia per le sue scoperte intorno alia relazione delle stelle ca-
denti colle comete, e per le nuove osservazioni sul pianeta Marte,
usci ad annunziare che nel mondo di Yenere, come pure in quello
NATURAL! 209
di Mercuric, la durata del giorno uguaglia semplicemente quella del-
1'anno. Quei due pianeti seguirebbero a riguardo del Sole lo stesso
tenore che la Luna a riguardo della Terra, intorno alia quale il
nostro satellite gira, tenendo sempre rivolta a lei la stessa faccia.
Cosi una mela, conficcata all'estremita di un regolo rotante intorno
a un pernio, guarderebbe sempre il centro con lo stesso emisfero, e alia
fine di ogni corsa avrebbe compiuta appunto una vertigine intorno
a se stessa.
Conseguenza immediata di tal legge di moto sarebbe che un
emisfero del mondo di Venere non vedrebbe mai sole, n& saprebbe
che sia giorno, immerso sempre nelle gelide tenebre di una notte
cimmeria; e 1'emisfero opposto, invece, non avrebbe mai un istante
di rifrigerio dall'ardore incessante dei raggi solari. Immaginatevi il
nostro vecchio continente, a mezza via tra il Capo Verde e le isole
Salomone, immerso in una notte eterna, salvo due spicchi crepuscolari
ai due lembi; e per contrario il Continente Americano col Pacifico
sottoposti senza posa alia sferza quadruplicata di un sole canicolare :

tale e principio della distribuzione del calore nel mondo strano di Ve-
il

nere: una caldaia, o fornace che sia, e una ghiacciaia,addossate 1'una al-

1'altra, con un'atmosfera che, circolandovi di sopra, deve perpetuare


in quell' astro, cosi giocondo in vista e sorridente, tifoni, nubifragii,
diluvii e finimondi di scariche elettriche, da non saperceli noi raffi-

gurare.
Tutto e che lo Schiaparelli nelle sue osservazioni non abbia tra-
veduto il che potendosi, senza ingiuria ancora di un pari suo, rite-
;

nere per possibile, i piu circospetti fra gli astronomi si sono ristretti
a prender nota della sua asserzione aspettandone dal tempo la conferma.
E questa sembra ora venuta in buona forma da due parti : dalPOsser-
vatorio del Collegio Komano e da quello del monte Mounier in su quel
di Nizza, a 2741 metri sul livello del mare.
II primo, come e no to, apparteneva ai Gesuiti, spogliatine ed espul-

sine dal liberale Governo italiano, non appena ebbe chiusi gli occhi il
P. Secchi. Ora ne e direttore il Prof. Tacchini. Questi, nel novembre del-
1'anno decorso!895,intraprese in circostanze favorevoli uno studio sulla
rotazione del pianeta. Le macchie maggiori, che gia si veggono ritratte
nei vecchi disegni, e simulano dei continenti o dei mari, apparivano
assai distinte, e quindi piu facile a discernerne lo spostamento, che,
nella ipotesi di una rotazione di 24 ore, doveva rapidamente mani-
festarsi. Ma fu al contrario; che presi in 6 ore 4 disegni a intervalli
di 2 ore 1'uno dall'altro, le macchie anziche avere percorso un arco
di 90, apparvero dal principio alia fine sensibilmente immote. II so-
migliante avvenne per uno screzio luminoso, osservato il 1 di set-
tembre sul lembo interno del corno, di quei di, sottilissimo. Non solo
Sorie XVI, vol. VI, fasc. 1100. U 10 aprile 1896.
210 SGIENZE

dopo due ore, ma per parecchi giorni appresso si mantenne nella


medesima postura. Da cio conchiudeva il Tacchini la rotazione di
Yenere dover essere lentissima, e la computava di 224,7 giorni, uguale
alia durata della rivoluzione siderale, come aveva premmziato lo Schia-

parelli.
Perrotin dal canta suo, direttore che e dell'Osservatorio di Nizza,
II

nella stagione invernale, quando la citta si riempie di forestieri accorsivi


al dolce clima del mezzodi, non ha dubitato di mettersi ad albergo
fra le nevi e i
ghiacci del monte Mounier per chiarirsi una volta del
dubbio che 1' aveva per parecchi anni vessato. Le osservazioni da lui
tentate nel 1890 e nel corso del 1895, 1'avevano condotto alia sol&
conclusione del dovere, la rotazione di Yenere, soverchiare di molta
le 24 ore. L'aria asciutta e limpida dell'Osservatorio alpino lo favori
nella sua degna impresa ed egli, impiegati circa tre mesi, dal di-
:

cembre al febbraio 1896, ad esaminare e ritrarre piu specialmente i


contorni del pianeta, trovandoli ognora identici con leggerissimi divarii r
scese dal monte con la conclusione che Yenere ruota intorno a 86"
stessa in circa 224 giorni; come appunto avevano asserito lo Schia-

parelli ed Tacchini. Sicche a voler anche tener sospeso il giudizio,


il

poiche non v'e premura di pronunziarlo, non v'e dubbio che egli gia,
inclina all'accettazione di cotesta no vita quanto curiosa, poiche tra-

sporta fra i pianeti una legge di moto che credevamo propria del
nostro satellite, altrettanto capitale per la conoscenza delle condizioni
fisiche in che versa il mondo di Yenere.
L'andazzo seguita pero ad essere pei nuovi raggi del Roentgen^
2.
Non v'e gabinetto di Fisica, dove non si siano voluti vedere alia prova r
ne v'e per poco un fisico di vaglia, che in questi due mesi non abbiali
voluti studiare sotto un aspetto o sotto un Lasciamo a quei dotti
altro.

certe loro question! sull' essere p. e. i


raggi Roentgen piuttosto di ori-
gine anodica che catodica. sulla loro polarizzazione, sull'azione reci-
proca fra essi e I'elettricita. II pubblico fino dal primo giorno capi
una cosa, nella novita annunziata cio& le fotografie prodotte da quei
;

raggi. Di queste s'interessa anche oggi, e convien confessare che in


esse consistono tuttora i risultati piu important! della scoperta. Ab-
biamo usato, come gli altri, il termine di fotografie; ma sia detto fra,

parentesi e a voce sommessa, a noi parrebbe che non dovendo il greco


servire per nominare le cose a rovescio di quei che sono, quelle ima-

gini s'avrebbero oramai da domandare non gia fotografie che vuol dire
effigie o stampe a luce, ma scotografie cioe stampe ad ombra o ad oscu-
rita; tanto piu che oggimai i raggi x si denominano e con ragione-
raggi oscuri.E basti 1'avere spesa qiiesta gocciola d'inchiostro per una
questione che non vale di piu. Yeniamo alle nostre fotografie scoto
grafiche.
NATURALI 211
Tanto per soddisfazione del lettori a cui nella passata Appendice
non avessimo resa abbastanza intelligibile la propria maniera, onde i
la riportiamo qui
raggi Roentgen impressionano le lastre fotografiche,
in figura, secondo 1'ottimo Cosmos di Parigi. (N. 576, 8 fevr. 1896,
p. 301). Vi si vede il rocchetto generatore della corrente, i due elet-

trodi, positive e negative dentro al tubo conico del Crookes, la ca-


duta dei raggi x sul]a mano, che e posata sopra una scatola chiusa,
>entro cui & riposta la lastra sensibile. I raggi, come e chiaro, arri-
vano alia lastra attraversando la mano, se non in quanto siano inter-
cettatida qualche sostanza a loro impenetrable, quali sono le ossa :

e di queste si trovera stampata 1'effigie in chiaro sul negative e in


ombra sul positivo che da esso si ricavi i .

processo qui sopra rappresentato rimane sempre il medesimo


II

nella sostanza e non varia se non nelle accidentalita, secondo le


condizioni del caso: donde si rileva che le sue applicazioni non
sono a pezza cosi facili ne cosi estese come si seguita tuttora a

4
II contrario avverra, come e evidente, se Pombra della mano sia ri-
cevuta non sopra una lastra fotografica, ma sopra un diaframma tbsfore-
scente che fu il principio delle esperienze del Roentgen. Nell' immagine
;

passegg-era che cosi si ottiene, le ossa, intercettando


i
raggi eccitatori della
foeforescenza, saranno rappresentate da una macchia oscura: il positivo,
per cosi dire, & ottenuto immediatamente. Di qui 6 nata al Prof. Salvioni
1'idea, lodata ancora all'estero, del suo crittoscopio. Esso consiste in un
canocchiale a scatola, chiuso davanti da un foglio fosforescibile, e munito
di una lente in foco, dalla parte opposta, dove si applica 1'occhio. 11 resto
s'intende. E un'operazione spiccia che dispensa dalle lungaggini dello svi-
luppo fotograflco, al quale si potra ricorrere quando e nel modo che si

vorra, dopo avere premesso 1'esame crittoscopico.


212 SCIENZE
supporre e ad insinuare con annunzii di piu apparenza che realta.
In ispecie per 1'indagine medica di corpi estranei, p. e. di proiettili
incarcerati nei tessuti, o di deformazioni delle ossa, e cMaro che
Tombra potra dare indicazioni abbastanza nette, se la parte sottoposta
al cimento dei raggi non sia di molta grossezza e nell' interne suo non
v'abbia diversi ordini di sostanze opache sovrapposte le une alle altre,
come sarebbe p. e. nella cavita toracica a motivo delle costole e della
spina dorsale, e nel cranio a motivo della doppia sua parete. Percio
le scotografie presentate fin qui alle Accademie e al pubblico rappre-
eentano in genere o la classica mano, o pesci o ranocchi o tibie o
radii, tutti oggetti sottili e di poca complessita nel contenuto osseo ;
e se si e parlato dell'osservazione di un femore, egli era pero il fe-
more di un bambino di 8 anni. Quanto all'esame delle parti molli
interne, finora di positive, se non la fretta, che mo-
non v'e nulla
strano gli osservatori, di pubblicare i riuscimenti ottenuti, quantunque
imperfetti e poco utili nella pratica, per assicurarsi quella che dicono
priorita. La priorita vera pero se la potra arrogare soltanto chi ci
offriranuovi metodi, confermati da risultati veramente serii: il che
speriamo con fiducia che avvenga.
3. Alle diagnosi mediche la scotoscopia e venuta ad aggiungere
le sue analisi chimiche. Un primo saggio ce ne hanno offerto il Buignet
ed il
Gascaut, professori di Fisiea a Eouen ed eccone il modo ed
:

il principio. Abbiamo gia notato che la trasparenza ai raggi x varia


secondo le varie sostanze. Laonde se fosse possibile determinare per
ciascuna sostanza il suo grado di trasparenza e vi fosse modo di va-
lutare esattamente 1'intensita deU'ombra che essa gitta, determinate
questa avrebbe nei casi particolari un criterio per conchiuderne
si

immediatamente alia natura del corpo esperimentato. Possediamo gia


spettroscopica quinci innanzi possederemmo in sussidio o in
1' analisi ;

ricambio di quella, 1' analisi scotoscopica.


In pratica la cosa e molto piu complessa e incerta che non paia
enunziandola cosi generalmente, ma pure v'e caso in cui ha risposto
assai bene, ed e quello del confronto delle gemme vere e delle con-
traffatte secondo che hanno sperimentato i due suddetti fisici. A detto
;

loro non v' e ora cosa piu facile che il riconoscere il diamante vero
dal falso. Basta metterli alia prova scotoscopica. Un diamante falso,

composto, come e, di silicati e di sali metallici, produce un'ombra


intensa; il vero, constando di puro carbonic, che e fra le sostanze
piu trasparenti ai raggi oscuri, gitta un'ombra leggerissima. E il me-
desimo criterio pud applicarsi alle altre pietre preziose, come il giacinto,
il rubino, lo smeraldo. La gemma genuina e ognora piu trasparente

che le imitate.

Non meno curiosa, e d interesse ancor piu capitale per chi ha da


!
NATURALI 213
giovarsene, e la prova ideata dal Girard e dal Bordas, al laboratorio
municipale di Parigi. Avviene di quando in quando che i chimici
quivi impiegati ricevano 1' incarico di esaminare plichi o recipient!,

sospetti di contenere materie esplosive ; e, quando cio sia, pericolosis-


Bimi a maneggiare, e piu ancora ad aprire pei congegni insidiosi che-
vi sanno disporre in ispecie gli anarchisti. Quindi & sorta spontanea-
mente al Girard 1'idea di provare se 1'esame scotoscopico si prestasse
a determinare il contenuto di tali involti tuttora intatti. Incomincio

pertanto dal ricostituire il famoso libro inviato gia all'Imperatore di


Germania or sono tre anni, contenente una carica di polvere e di
proiettili. E di fatto la scotografia rivelo fedelmente la scatola appiat-
tata fra fogli del libro. Le palle, i chiodi, le polveri, a quanto pare,
i

non vennero a discernere, se non quando si saggid coi raggi x la


si

scatola presa da sola, il che in piu di un caso pud bastare. Proce-


dendo infine all'esame delle jDolveri, si pote dal grado della lofo im-
permeabilita determinare persino la loro natura e composizione che ;

e un esempio, e certo non dispregevole, di vera analisi scotoscopica.


Non e quindi maraviglia che si cerchi di chiarire e determinare
il piu precisamente che sia possibile, il grado di attitudine scotogra-
fica proprio di ciascuna sostanza. Per questo riguardo il Meslan ha

pubblicato un certo numero di osservazioni nuove e curiose, che do-


vranno menarsi a compimento. II carbonic, non solo allo stato puro
e cristallino, quale si vede nel diamante, ma nei suoi composti an-

cora, quali sono i corpi vegetali, foglie, frutta, legno, carbone, &
singolarmente diafano ai raggi x. II solfo invece, il selenio, il fosforo,
il iodio agiscono come fortemente opachi. Le materie organiche, etere,

acidi, corpi azotati, sono diafani, ma perdono in trasparenza e s' in-


torbidano, per cosi dire, al mescolarvisi uno dei citati minerali. Con-
forme a ci6 vediamo, nell'effigie della famosa mano, indicati appena
da una leggiera penombra i muscoli, composti di carbonic, idrogeno,

ossigeno, azoto; e le ossa invece pei loro sali minerali, delineati con
ombre vigorose.
E qui, per non tediare chi delle novita scientifiche non gusta
tanto la discussione quanto le conclusioni di comune intelligenza,
trasmetteremo i cento altri particolari di questioni circa la natura

dei raggi x, e all'esistenza di altri raggi di simile efficacia ma d'altro

genere, che costituirebbero secondo il Le Bon una luce oscura; e poi


degli artifizii onde 1' impressione sulle lastre sensibili si ottiene ora-
mai in pochi minuti primi ed anche secondi, dove non bastava una
posa di mezz'ora delle quali particolari ta, chi v'ha interesse, e in-
:

formato dai periodici scientifici.


4. II caso di Giona inghiottito da un cetaceo, e da lui rigettato
vivo, il terzo di, sul lido, fu miracoloso senza dubbio e per tale si
214 SGIENZE
da. Si suppone dunque gia che fosse naturalmente pos-
il fatto non
sibile, e il mettere in rilievo, come si fa
dagl' increduli, i varii capi
pei quali era naturalmente impossibile, servira a determinare in che
consistesse il miracolo e di qual grado egli fosse, ma a nient'altro;
e meno che mai a conchiuderne che il fatto non e credibile. La
regola e generale e tanto chiara che non dovrebbe essere necessario
di rammentarla, e pure bisogno c'e specie per sostegno di certi pu-
il

silli di mente non meno chedi fede. Yiceversa poi giova ricordare

che, col progredire dello studio e dell'osservazione della natura, le pre-


tese impossibility tendono in genere piuttosto a svanire, tantoche si
corre pericolo di dare nell'eccesso opposto di ridurre i miracoli a fe-
nomeni rari, se si vuole, ma naturali. La verita sta nel mezzo. Esem-
pio. non s'e rinnovato ai giorni nostri il fatto di Giona, almeno
quanto al
capo precipuo un uomo
ingoiato vivo da un ceta-
dell' essere

ceo, Essere durato vivo dentro lo stomaco del medesimo e tuttora


vivo e gagliardo esserne uscito dopo forse 30 ore? Lo racconta il Co-
smos (n. 580 p. 420 s.) e lo riporta come non incredibile il Parville,
benche con la riser va che ci mettiamo noi pure, del desiderarvisi
maggiore autenticita di testimonianze. E vero che a questa si pud
supplire poi per indiretto col moltiplicarsi le relazioni, che di simili
eventi sogliono uscire da varie parti, quando v'e chi ne da il primo

esempio.
Eacconta adunque il Cosmos che la nave baleniera Star of the

Jfiast, trovandosi nelle acque delle isole Malvine, spedi due schifi in
caccia di un maestoso cetaceo, che si scorgeva a qualche distanza.
II mostro fu fiocinato e ferito a morte. Mentre si dibatteva perd
nell'estrema lotta, uno degli schifi ne toccd un colpo di coda che lo
capovolse. Accorso 1'altro schifo, raccolse i marinai caduti in mare,
salvi tutti, eccettuati due, dell' uno dei quali si ripesco il cadavere,
1'altro essendo scomparso, e ritenendosi che fosse andato al fondo.
Morto frattanto il cetaceo, se ne accosto il corpo alia nave e si pro-

cedette all'opera del tagliarlo a quarti, nella quale operazione si spese


un giorno e una notte. Finalmente si arrivo allo stomaco del mostro
e quello ancora si apri. Ora si pensi alia maraviglia dei pescatori,

quando in quel gran sacco, fra la poltiglia degli altri cibi ingeriti,
trovarono svenuto bensi ma tuttora spirante James Bartley, che cosi
si chiamava il loro compagno dianzi scomparso.

Si ebbe gran pena a farlo rinvenire, e per piu giorni egli fu in

preda ad accessi di pazzia furiosa, che non gli lasciavano dir parola
assennata. In capo a tre settimane tuttavia ricuperd 1'uso della ra-
gione, e potS soddisfare alia giusta curiosita dei colleghi.
< Mi ricordo chiaramente, disse egli, del momento in che la balena

mi fece volare in aria. Ricaduto nell'acqua, mi sentii, dopo un istante,


NATURALI 215
chiuso in un canale scivolante, le cui contrazioni mi sospingevano
ad affondare piu e piu. Questa sensazione non durd che un momento :

poi mi trovai in uno spazio pill largo, e girando le mani a tentone


capii che ero stato inghiottito dalla balena e che stavo dentro il suo
stomaco. Potevo respirare ancora, ma con molta difficolta. Soltanto

provavo 1' impressione d'un calore insopportabile e mi parve che an-


davo ad essere lessato vivo vivo.
L'orribile pensiero dell'essere condannato a morire nel corpo della
balena mi spaventava, e 1'angoscia era aumentata dal silenzio del
mio sepolcro. All 'ultimo perdei conoscenza.
Lo spavento provato in quell' incontro dal pescatore fu tale che
al ritorno in Inghilterra fudovuto consegnare ad un manicomio ma ;

la sua salute non ebbe a soffrirne sensibilmente, e soltanto si notava


la sua pelle rincotta e quasi conciata per 1'azione del succo gastrico.

Aggiungeva poi il capitano dello Star of the East, che i casi in cui
i cetacei infuriati inghiottiscono uomini, non sono rari; ma essere
questa la prima volta che ne vedeva uno uscir vivo da un cimento
cosi arrischiato.
Ora per ritornare al confronto di questo fatto (supponendolo anche
accertato) con quello di Giona, il lettore osservera primieramente come
i pescatori stessi nel dare il nome di balena ad un grosso cetaceo ca-
pace d'inghiottire in un solo boccone un uomo e polpi e pesci di di-
mensioni anche maggiori, non hanno gli scrupoli della gente di studio,
che sogghigna, sentendo parlare di un Griona ingoiato dalla balena.
Alia fin fine il significato dei vocaboli dipende dall'uso e se nell'uso
;

dei pescatori il nome di balena corre anche con significato generico,


non si pud riprendere come d'uno sbaglio chi si conforma al loro lin-

guaggio. Del resto a tutti e noto che il testo biblico non nomina la
balena ma un gran pesce, piscem grandem, che e la versione del greco

XTjio? dei Settanta.


Osserviamo ora una differenza sostanziale fra il caso dei due se-

polti vivi. Per tutti e due la difficolta del reggersi in vita proveniva
in modoparticolare sia dalla mancanza d'aria sia dall'azione dei succhi
gastrici. Se il fatto del Bartley e vero, dovremo ammettere per espe-

rienza positiva che nello stomaco di un cetaceo, insieme coi gassi che
si svolgono nella digestione dei cibi inghiottiti, vi sia una quantita

baste vole di aria atmosferica, la cui presenza cola e tanto piu espli-
cabile in quanto i cetacei sono propriamente mammiferi a sangue caldo r
usati di risalire ogni poco a galla per respirare nel quale atto 1'aria,
;

come si reca ai polmoni, cosi pud recarsi allo stomaco se occorra. Al


Bartley poi, caduto poco stante in deliquio, dovette essersi alien tata
x

eziandio la respirazione.
A questo primo inconveniente dell 'aria si aggiunga Fazione for-
216 SGIENZE NATURALI
midabile dei succhi dello stomaco d'un tal mostro, capaci di disfare
e concuocere le masse coriacee di polpi giganteschi, ed altri boc-
coni di simile resistenza. Ne lo scender vivi in quel bagno offre
contro la sua mordacita il menomo vantaggio
poiche, occorrendo ad
;

ogni momento il caso che le prede di quei giganti siano da loro tran-

gugiate vive, il suceo digerente deve essere dotato di tanta efficacia


che le uccida prontamente.
Come dunque pote il nostro Giona moderno scamparla senza mi-
racolo? Pote perche la prova fu di brevissima durata. La bestia
quando lo inghiotti, si dibatteva nell'agonia di li a poco era morta :

e fredda, e il suo stomaco cessd dallo spandere i succhi mordent! che

pure in pochi minuti avevano gia alterata la pelle dell' involontario


inquilino. Per la bocca poi del grande cadavere, galleggiante, e va-
riamente mosso e pigiato, pote essere trapelato gift nella cavita dello
stomaco qualche nuovo alito d'aria respirabile.
II vero Giona, invece, ebbe a passare nella sua tomba, che insieme

era bagno mordente e crogiuolo, tre giorni e tre notti, tribus diebus
et tribus noetibus, dice il sacro Testo. Restringasi pure questa durata

ad uguagliare il tempo della dimora del Salvatore nel sepolcro pas- :

seremo sempre le 24 ore. Altro che i pochi minuti a cui si riduce,


rispetto ai punti principali, la prova sostenuta dal Bartley !

Quindi non solo non sottoscrivereinmo a cid che fu scritto, certo


senza riflessione, daun autore, che egli cioe dopo 1'avventura del
Bartley cominciava a creder vero il fatto di Giona Profeta ma nean- ;

che accetteremo quell 'altra espressione, cioe che oramai non v'e
nessuna difficolta ad ammettere il racconto biblico, come vero letter-
ralmente > e non soloallegoricamente. Se la difficolta consisteva in
cio che il fatto di Giona importava un gruppo di miracoli, ella sus-
siste tutta intera oggi, come Faltrieri. L'errore e di riguardare la
presenza di un miracolo come una difficolta, e come una ragione suf-
ficiente per abbandonare il senso letterale dei racconti e interpretarli
allegoricamente. Introdotto un tal criterio, dove ci menera la logica?

Al vangeio dello Strauss.


GRONAGA GONTEMPORANEA

Roma, 16-31 marzo 1896.

I.

COSE ROMANS

1. I rovesci Italian! in Africa, il Papa e la questione romana. 2. Parole


di Leone XIIIsulle present! condizioni d'ltalia. 3. La questione dei

cappellani nell'esercito; la febbre gialla sulla nave Lombardia e morte


edificante del Comandante Olivari. 4. 25 anniversario della fonda-
zione della Voce della verita. 5. Decreti delle Congregazioni romane :

decreto sulle Suore mendicanti.

1. Dopo i rovesci toccati all'Italia in Africa, piu d'uno (intendiamo


de' liberali), guardando il passato e confrontando le rosee speranze
d'allora colla vergogna presente, ha esclamato : Per cogliere questi
irutti era e metteva proprio conto cacciare il Papa,
dunque necessario
il Re di Napoli e gli altri Principi della penisola? La polizia di quei
Governi era forse piu vergognosa di quella del Crispi? I loro tribu-
nal! di guerra erano forse piu feroci di quelli istituiti nella Sicilia e
nella Lunigiana? II domicilio coatto non e uguale al carcere duro?
E i brogli parlamentari, nei processi sulla moralita e sui furti ban-
carii messi in tacere, sono forse da meno delle cosi dette tirannie dei
despoti? allora si sperperavano milioni per la gloria di un solo,
Ne
togliendoli dalle borse de' cittadini. Questo dice in sentenza un
giornale liberalesco del Belgio, La Re forme. E in Italia ripete quasi
1'istesso Edoardo Scarfoglio nel Mattino: Se 1'Italia... deve chinar
la schiena davanti al primo barbaro che 1'ha battuta, tanto vale neu-
tralizzarla, abolir 1'esercito e la marina e affidarci all'amministrazione
del Papa, che almeno ci daraja pace con tutto il mondo, un'influenza
coloniale dieci volte piu vasta di quella inglese, e che trovera nel Yan-
gelo rimedii ai morbi che travagliano il corpo sociale...
i bianco

Yecchio, che stai in Yaticano e guardi e mediti questi bassi e scempi


fatti d'ltalia, oh quanto piu di Giulio II e di Pio IX vedi tu pros-
simo il compimento del sogno concepito dai Papi nel Rinascimento e
218 GRONAGA
accettato dagl'Italiani nel 1848 Benche ammettiamo che il Mattino
!

dica cio, polemizzando contro chi condusse 1'Italia alia rovina, e non

per amore al Papa, pure la confess! one non e meno significativa.


La guerra combattuta dagl'Italiani in Africa ha fatto scoprire ai pen-
satori un altro lato della gran questione romana. Da Roma (centro del

cristianesimo, donde il Papa si sforza di riunire tutti i cristiani nel-


1'unita della Fede) S intimata guerra ai cristiani d' Abissinia sia pure ;

che 1'intimo non venga dal Yaticano, ma dall'a/fr-o trono che s'e vo-
luto erigere di fronte al Yaticano. Ma la guerra vien da Roma, e gli
Abissini molto facilmente nell'odio contro coloro, che vennero ad usur-
pare le loro terre, travolgeranno insieme Yaticano e Quirinale, Cappuo
cini e soldati. Quanto ai PP. Cappuccini e alle Suore di S. Anna,
che lavorano nell' Eritrea al pacifico conquisto della Fede, secondo
recenti notizie, pare che niuno sia perito nella disfatta di Adua.
2. Quello che poco fa udimmo dire a mezza roce dai liberali

stato compito ed asserito dal Papa con I'autorita che gli viene dal suo
alto officio. In un colloquio avuto da lui, non e molto, col Card. Fer-
rari, Arcivescovo di Milano, e pubblicato poi da questo in una sua
lettera ai suoi diocesani, Leone XIII parlo a lungo delle ultime vi-
cende d'ltalia. Con pennellate da maestro (dice il Card. Ferrari) mi
pose sott'occhio lo stato in cui si trova presentemente il Yicario di

Cristo, e 1'infelice condizione della patria nostra condizione deriva-


:

ad oltranza contro del Papa e della Chiesa.


tale dalla guerra ingaggiata
Si credeva di farla prospera e felice, cosi venne a dire il venerando

Yegliardo, questa Italia, muovendo guerra al Papa e spogliandolo della


sua sovranita temporale; ma, invece, dal di che colla violenza gli si
comincio per
tolse 1'indipendenza e la liberta e lo si rese prigioniero,

questa povera nazione una serie di piu gravi calamita, le quali an-
cora continuano, ne si sa quando potranno terminare. Un dissidio pro-
fondissimo divide gli animi; la mano di Dio sembra aggravarsi ogni
giorno piu su questa Italia, e, purtroppo sara sempre cosi, finche al

Papa non sua liberta ed indipendenza, e gli sia dato


sia restituita la
di esercitare la salutare sua influenza in pro di tutta la nazione. Quanto
si troverebbe bene 1'Italia, soggiunse, se si ascoltasse il Papa, che solo
pud ancora preservarla da altre, e chissa quante sciagure L'influenza !

del Papato porterebbe la ristorazione in ogni ordine di cose. Piu non


sarebbero necessarii tanti corpi di armata, i quali, stando, come suol
dirsi, sulpiede di guerra, fanno risentrre (toltone e non sempre, lo
spargimento del sangue) alia nazione tutte le conseguenze di una guerra.
Potrebbero cosi ridonarsi all'agricoltura tante e tante braccia; ed ag-
giungendovisi la diminuzione di gravosissime imposte, sarebbe conve-
nientemente risolta la qiiestione agricola ;
il commercio fiorirebbe sempre
pit, e cesserebbe o almeno diminuirebbe assai I'emigrazione degl'Ita-
CONTEMPORANEA 21 9*

iani, laquale torna a questa nazione e di danno e di disdoro... Del


esto ben poco ci vorrebbe. Oh! venissero dal Papa, e si convince-
ebbero che egli non & mosso da ambizione ne da bramosia di domi-
tare, quando domanda e reclama la sua liberta ed indipendenza e

[uanto puo bastare a sostenerla e tutelarla decorosamente. Giova, sog-

fiunse il Papa, che talicose sieno ognora piu conosciute e ripetute

pesso, perchS ognuno intenda quello che vivamente desidera e vuole


1 Papa pel bene della Chiesa e dell' Italia ancora. Ma, sebbene tutto
piesto oggi assai manifesto, pure, continuo il Pontefice, non si
si a

ruol tener conto degl' intendimenti pacifici del Papato. Si moltipli-


jhino pure le calamita di giorno in giorno, cio nulla importa, purche
d continui accanitamente la guerra contro la Chiesa ed il Papa. Per
iltro, non dimentichiamo le catacombe, dove il Papa & stato in altri
;empi : anche
la si erigera il trono pontificale, e sara sempre il solo
she vacillera mai, perche gli sta mallevadrice una promessa, che
non
ion e della terra, ma del cielo. Cosi il Pontefice al Card. Ferrari.
3. Un tema che tocca la religione e la patria, un Rappresentante
pontificio e un Ministro del Governo d' Italia, non lo crediamo del
iutto estraneo alle Cose romane. Si tratta, cioe, del grave fatto acca-
luto nave italiana L.ombardia nelle acque di Rio de Janeiro
sulla
ael Brasile, ove per la solita incuria e ignoranza di chi siede al Go-

7erno, trovarono la morte ben 131 Italiani ossia 5 ufficiali, 9 sot-


;

toufficiali e 117 tra caporali, marinai, cannonieri, fuochisti, eccetera.


Sono i numeri autentici pubblicati dal Ministero della marina. Quanto
all'assistenza religiosa, a cui lo stesso Governo, non pensa neppur per
sogno, essa fu supplita dall'Incaricato d'affari della S. S. E in generate,
per quel che riguarda la parte religiosa, purtroppo le milizie italiane di
mare danno poco edificante esempio pel mondo, sempre per colpa di chi
presiede alia cosa pubblica. Quando, 1'anno scorso, il naviglio italiano

tornando da Kiel, passo per i porti d' Inghilterra, fu uno scandalo


per gl'Inglesi, non vedere in esse niuna pratica di religione. L'istesso e
avvenuto quest' anno in Oriente. Un tale Ireneos da Smirne cosi ne
scriveva a un giornale. Ci si dimandava meravigliati perche 1'Italia,
che e cattolica, non ha alcun cappellano e non fa alcuna funzione
religiosa a bordo delle sue navi, mentre la Francia, 1'Austria, la Russia
ha i suoi cappellani? Ed ho saputo una cosa che m'ha stupito assai,
che cioe marinai, sottoufficiali, ufficiali e vorrei dire anche alcuni
ufficiali superior! profondamente cattolici si trovano imbarazzati nel
soddisfare ai loro sentimenti religiosi. Tutte queste cose e altre ancora
che vi scriverd forse un altro giorno, facevano dire agli abitanti di
Smirne, schiettamente cristiani, che PItalia era una potenza diretta
dalla setta dei framassoni ed ecco, mi faceva osservare un Greco
;

Paltro giorno, perchd gPItaliani non sono quel che potrebbero essere,.
220 GRONAGA
perche sono lungi da Dio e non rispettano il loro Capo religiose che
e il Papa. Dopo ci6, ecco 1'avvenuto nella Lombardia insieme colla
morte edificante del suo Comandante, il genovese Olivari. La febbre
gialla e un terribile flagello della costa brasiliana. I casi sono mici-
diali e non di rado fulminanti. Ma in niun modo quest'anno si e svi-

luppata con maggior violenza quanto sulla nave Lombardia, una co-
razzata italiana ancorata sul porto di Rio de Janeiro. Da qualche
tempo il Governo italiano aveva inviato a Rio questa grossa nave da

guerra allo scopo di far valere certi suoi reclami per alcuni indennizzi
che esso pretende da quel Governo per danni, dicesi, recati a sud-
diti italianidurante la rivoluzione. Imprudenza maggiore non poteva
commettersi, perche e sommamente pericoloso, per navi europee, sta-
zionare a lungo, durante Testate, nel porto infetto di Rio de Janeiro,
ed infatti nessuna nazione vi nianda, in questi mesi i suoi legni, o,
se pur ve li manda, non ve li fa rimanere piu di due giorni. Comun-
que sia, & avvenuto ci6 che si prevedeva. II 10 febbraio scoppio im-
provvisamente il morbo fatale a bordo della nave e in poche ore il nu-
mero de' colpiti ascese a 62 e a poco a poco crebbe, talche ne morirono
131, come dicemmo. Edificante e stata la morte del Comandante Oli-
vari, uomo di 48 anni, uno degli ufficiali piu stimati della marina ita-
liana. Onesta a tutta prova e professione aperta della religione erano due
sue ottime qualita. Tutte le domeniche, poi, il buon Comandante andava
alia chiesa del S. Cuore, ove Monsignor Gruidi & solito dir la Messa,

e, dopo averviassistito, entrava nella sacristia per presentargli i suoi


ossequii. La
notte dell' 8 febbraio, essendo 1'Olivari ospite della Lega-
zione italiana, tutt' a un tratto impallidi, e, lamentandosi di un forte
mal di testa, si ritiro nella sua camera. Alia mattina del lunedi pen-
sava tornare a Rio, ma quando il servo andd a svegliarlo, lo trovo
con una febbre ardentissima e tutto disfatto nel volto. Avvisato il
Minis tro, questi mando
subito pel medico, il quale, non appena lo
ebbe suo stato gravissimo, anzi senza rimedio. II
visitato, dichiaro il

Comandante aveva portato seco da Rio il germe della febbre gialla,


che, rimasto per due giorni in incubazione, si rivelo, al terzo, nella
forma piu micidiale. Appena egli si accorse della gravezza del male,
prego il Ministro che mandasse a chiamare Monsignor Guidi,
il
quale
accorse immediatamente. povero infermo, come lo vide, lo ringrazio
II

di essere andato. Forse egli temeva che il Rappresentante della Santa


Sede avrebbe rifiutato di entrare nella residenza del Rappresentante
del Governo italiano. L' infermo, ricevuti tutti i Sacramenti della Chiesa,
mori con sentimenti di cristiana rassegnazione, volendo che fossero
presenti il Ministro e tutti gli Legazione. L' Olivari era
official! della
stato allievo del Card. Gotti nelle matematiche.
4. H giornale cittadino La Voce della Verita, che a lato dell' Osser-
CONTEMPORANEA 221
vatore Romano, rappresenta si bene in Roma la causa romana e cat-
tolica,compie, 1'8 aprile, il 25 anniversario della sua fondazione.
E un fatto importante, che non vogliamo omettere di fare osservare,
questo della perse veranza de' cattolici romani nella difesa de' diritti
della verita. La Voce da 25 anni ha conservato intatti i suoi principii,

migliorata 1'edizione, ed & ormai divenuta un'effemeride che ha pian-


tato bene le sue radici ed & considerata nelle fainiglie e ne' circoli,
ove regna ancora il Cristianesimo, una lettura necessaria per chi
vuol vedere il lato retto e giusto degli avvenimenti che si svolgono
nella vita contemporanea in Roma. (Hi scrittori della Civiltd Cattolica
offrono in quest'occasione i loro ossequii agli egregi amici della Voce,
molto piu (e lo ricordiamo con piacere) che alcuni de' nostri colleghi
contribuirono anch' essi, ne' primordii, alia vita del novello giornale,
come Curci, il Cornoldi e 1'Oreglia. II S. P. Leone XIII ha voluto
il

anch'egli in questi giorni dare agli scrittori della Voce un bell' atte-
stato di stima con questo rescritto : Veritatis libera voce et invicta,

pergite strenui pro religione et patria, infestis temporibus, propugnare;


pergite, dilecti filii, oculis in summam Veritatem cupide intentis Ex
aedibus Vaticanis, die V aprilis MDCCCXGVI Leo PP. XIII.
5. Decreti delle Congregazioni romane. Trascriviamo qui per
comodo Sacerdoti la parte dispositiva d' un recente
de' Yescovi e

decreto, pubblicato dalla Congregazione de' Yescovi e Regolari. sulle


Suore che raccolgono le elemosine. II decreto ha la data del 27 inarzo
del 1896 ed e sottoscritto dal Card. Yerga, Prefetto della detta Con-

gregazione.
I. In votorum simplicium Institutis opus quaeritandi
eleemosynas alum-
nae non aggrediantur nisi in spiritu fidei, quod stipem non sibi quaerant
sed ipsi Christo lesu, memores verborum eius: Quamdiu fecistis uni eat
his fratribus meis minimis, mihi fecistis. Praeterea Ordinaries locorum,
etiamsi eorum territoria pertranseant, obsequio, reverentia et devotione pro-

sequantur tamquam parentes et patronos, quos adeant cum fiducia pro con-

silio, auxilio ac praesidio in qualibet necessitate. II. lisdem votorum sim-

plicium Sororibus non liceat eleemosynas quaerere sive intra dioecesim in


qua ipsae resident, sive extra, sine licentia Ordinarii loci respectivae resi-
dentiae. III. Stipem quaesiturae extra dioecesim
respectivae residentiae
licentiam obtinere insuper debent ab Ordinario lodi in quo eleemosynam
quaeritare desiderant. IV. Nihil tamen impedit, quominus Superiorissae,
nulla petita licentia, ad sublevandam domuum vel piorum operum, quibug
praesunt inopiam, possint eleemosynas undequaque sponte oblatas accepto
habere, vel etiam per literas impetrare ab honestis ac benevolis personis
quibuscumque, usquedum a legitimo superiore rationabiii ex causa non pro-
hibeantur. V. Ordinarius loci, in quo extat domus Sororum quaeritare
volentium, licentiam eis non concedat: 1 si de vera domus vel pii ope-
ris necessitate sibi non constet 2 si quaeritatio commode fieri possit per
;

alios ab ipsomet Ordinario desig-nandos. Si autem necessitati occurri valeat


222 CRONACA
per quaeritationem in loco, in quo Sorores resident, vel infra propriam dioe-
oesim, Ordinarius licentiam eisdem non impertiatur eleemosynas colligendi
extra dioecesim. VI. Utraque licentia tradatur gratis et in scriptis, in qua.

quilibet Ordinarius leges et conditiones imponere poterit, quas pro locorum


temporum et personarum adiunctis magis opportunas in Domino iudicave-
rit.Licentia vero Ordinarii piae Sororum domus contineat literas vel com-
missorias ad parochos aliasve prudentes personas pro Sororibus quaeritan-
tibus intra dioecesim, vel commendatitias ad Ordinaries aliarum dioecesium
pro Sororibus extra propriam dioecesim quaeritantibus. In literis commis
soriis mandetur parochis aliisve probis person is, ut consiliig, et meliori qua

possunt opera, praesto sint Sororibus, earum agendi rationem invigilent et


si quid in eis minus rectum rescieverint, statim ipsi Ordinario referant. la
commendatiis exorentur Ordinarii locorum, ut in sua quisqne dioecesi So-
rores ad quaeritandum admissas protegat ac adiuvet ac si sibi subditas eas
haberet. VII. Quisque loci Ordinarius sorores ex aliena dioecesi adve-
nientes ad eleemosynas colligendas non admittat, nisi prius eaedem licem-
tiam proprii Ordinarii sibi exibuerint. Sororibus vero eiusmodi licentiam
exibentibus ipse suam, si lubeat, impertiatur licentiam quaeritandi in pro-
autem Sorores, etiamsi utraque licentia praeditae, in elee-
pria dioecesi. Ubi
mosynarum quaestu male se gerant, statim in propriam domum eas redire
Ordinarius iubeat, opportunisque etiam mediis, si opus fuerit, compellat.
VIII. Superiorissae, praesertim extra locum ubi domus babent, numquam
ad eleemosinas quaerendas mittant Sorores, nisi binas aetate et animo ma-

turas, intra dioecesim non ultra mensem, extra dioecesim non ultra duos
menses, et semper ea pecuniae summa instructas qua, inopinato quocum-
que casu cogente, possint statim domum redire. Sorores quaeritantes sem-
per et ubique ea, qua decet, modestia eniteant, virorum familiaritatem et
germones inutiles caveant clamores, tabernas aliaque loca incongrua evi-
:

tent; nee in domibus longiorem moram faciant, quam sit necessarium pro
expectandis eleemosynis. Singulae numquam incedant, neque ab invicem
separentur, nisi necessitate impellente. Iter facientes, si commode fieri po-
terit, utantur via ferrea; sedquantum possunt, de nocte neque ab uno
loco diecedant, neque ad alium perveniant. De suo adventu future praemo-
neant ilium, cui datae sunt Episcopi literae eique cum pervenerint se si-
;

stant precesque adhibeant, ut intercedat pro invenienda hospitalitate apud


aliquod pium foeminarum institutum, vel saltern apud aliquam honestam
mulierem, nunquam vero in domo ubi possint in aliquod periculum offen-
dere. Matutinas ac vespertinas preces non omittant quotidie de mane ali-
:

quam ex vicinioribus ecclesiis petant, ibique Sacro assistant singulis heb-


:

domadis Poenitentiae et Eucbaristiae sacramentis reficiantur. Ante solis or-


tum et post occasum eleemosynas per loca non quaeritent. Elapso tempore
ad quaeritandum eis praefixo, sine ulla mora ad propriam Superiorissam
recto tramite remigrent. Eleemosynas numquam arroganter vel tamquam
debitas postulent, sed breviter et bumiliter sua et piorum operum expo-
sita inopia, siquid sponte offeratur accipiant, secus patienter divinae Pro-
videntiae confidant. Alias normas opportunas, quae a propria Superiorissa
dari poterunt, adamussim observent.
GONTEMPORANBA 223

II.

COSE ITALIANS

1. Politica africana del nuovo Ministero, 140 milioni per 1'Africa, sconfitta
del Crispin!. 2. Stato degli animi in Italia dopo la rovina africana ;

pro e contro la pace. 3. Che cosa dicono i reduci ed i feriti della

condotta della g-uerra e della ferocia dei nemici. 4. Varii processi

g-overnativi. 5. Un duello fra due legislator!. 6. II viaggio del-

1' Imperatore e dell' Imperatrice di Germania attorno alle coste d' Ita-

lia : incontro col Card. Sanfelice a Napoli.

1. II 17 marzo s'aperse di nuovo 1'aula di Montecitorio e il nuovo


Ministero espose i suoi disegni sulle cose africane. Innanzi tutto il
Presidente del Consiglio, il March. Di Rudini, e gli altri Ministri
furono generalmente bene accolti, come galantuomini a tutta prova.
A questo siamo oramai col liberalismo che e gia molto 1'aver che
fare con gente umanamente onesta, ossia che rispetta il settimo e
Pottavo comandamento della legge. A cid allude vano molto spirito-
samente gli scrittori delY Italia del popolo, facendo 1'elogio del nuovo
Ministero. Tanto s' era abbassata nella mente di tutti 1' onorabilita
de' Ministri per gli scandali passati II nuovo Capo del G-overno,
!

dunque, rivolgendo di primo acchito il suo discorso sulla cosa che piu
premeva, che e la grossa faccenda africana, su di essa espose questi
concetti. Primo, rinunzia ad ogni tentative di riconquistare il Tigre.
Se anche il Negus (disse il Di Kudini) ci offrisse il Tigre, noi lo
respingeremmo come un dono esiziale ai nostri interessi, poiche coloro i
quali immaginano di trovare nel Tigre il dominio, la gloria e le ric-
<;hezze, non sanno davvero che cosa sia V Etiopia o lo sanno anche
troppo, tentando spingerci scientemente ad un' impresa che consume-
rebbe senza profitto vicino o lontano tutte le nostre energie. Noi non
dobbiamo, o signori, cercando 1' ignoto, indebolire o perdere la nostra
posizione di grande potenza in Europa. Cos! il Presidente del Consi-

glio. In questo primo punto ci si vede un poco dell'uva acerba della

volpe di Esopo ma non fa nulla


;
il discorso e saggio.
: II secondo

punto, aifermato dal Di Rudini, & I'abbandono del protettorato sull'Abis-


sinia; e di ci6 diede due buone ragioni la prima, perche uno degli
:

articoli, riguardante appunto il protettorato, era equivoco (a cui si

poteva aggiungere che quel trattato non fu accettato da Menelik e


se anche fosse stato accettato, dopo cinque anni era gia scaduto) la ;

seconda, che 1' interesse dell' Italia non lo permette. Ed in fatti osti-
224 GRONACA
narsi a proteggere chi non vuol esser protetto e come metterei a

pelare gratuitamente un gatto od accarezzare una tigre e oggimai le ;

famiglie de' diecimila morti ad Abba Grarima sanno quanto costa quella
protezione, se non lo sanno i Fascia della politica. Poiche quello che

per quest! son parole, per quelle e sangue. La terza cosa detta dal

Capo del Governo e la dimanda di 140 milioni per sopperire alle spese

della guerra fatta e alle urgent! neeessita del presente. La quarta e


la proposta d'un trattato di pace onorevole coll' Abissinia. II centro
di gravita delle cose proposte, come e facile
immaginare, si porto
sulla questione de' denari, dovendosi qui metter mano alia borsa, ed
era la cosa piu urgente, da deciders! da! deputati. Tutti moralmente
eran pronti ad accordare al Minis tero la somma desiderata, anzi si
noto la sua lealta, che faceva un brutto riscontro colla proposta pre-
cedente del Crispi che per la grossa guerra d'Africa dimando solo
venti milioni, salvo a spenderne il quadruple senza il consenso del
Parlamento. Ma la questione del concedere i detti milioni divenne
piu grave, di quel che .sembrava, per il troppo zelo dei deputati cri-
spini capitanati dal Sonnino.
Anzi un loro sbaglio frutto una splen-
dida vittoria al Di Eudini e la sconfitta del crispismo nella Camera*
Ecco il fatto. II Sonnino con un abilissimo discorso persuase il Mi-
nistero a dimandare il semplice voto per i milioni richiesti (nel che
anche i Crispin! avrebbero votato favorevolmente) lasciando da parte
il voto di fiducia al nuovo Ministero. II Di Eudini con un lodevole
disinteresse accetto la proposta. Ma il crispino Fortis, non contento
di questo poco onore pel suo sopraccio, tese la corda crispina piu di

quel che doveva, sfidando il Di Eudini a dimandare un voto di fidu-


cia. Quest! accettd la sfida, e separandosi da quelli dell'estrema sini-

stra, che volevano il richiamo delle milizie dall'Africa, mostro che alia
fin fine le trattative di pace col Negus erano state cominciate anche
dall'antico Ministero. Cattivatasi cosi alquanto la benevolenza anche
dei Crispin!, era facile in quelle congiunture che la maggioranza della
Camera col voto de' credit! unisse anche la fiducia nel nuovo Mini-
stero, come avvenne. La qual votazione evidentemente fu una piena
maggioranza si ligia al Crispi, che a! tempi del
disfatta di quella tal
costui comando, avrebbe appro vato anche il taglio della testa senza
discutere. Tanto era servile! In fatti, implicitamente e rea della
morte di diecimila vite, lasciate macellare inutilmente ad Abba Ga-
rima. Ora nel famoso giorno del 21 marzo molt! di costoro, se non
tutti, convertitisi a un tratto, passarono al servizio del nuovo Mini-

stero, il quale raccolse ben 219 voti favorevoli, oltre 72 astenuti, i


quali evidentemente stanno in benevola aspettativa. I sopravvissuti al
disfatto crispismo furono soli 119. Talche il Crispi, che evitd il voto

politico il 5 marzo, -ebbe la condanna il 21 dell' istesso mese.


CONTEMPORANEA 225
punto che riguarda la pace col vincitore Menelik d il pun to
2. II

in quest! giorni piu discusso in Italia. In cio il Di Rudini stesso

(checch& ne pensi dentro suo cuore) ha dimostrato piuttosto vel-


il

leitache risoluzione. Ma quelli che fanno la voce grossa contro la


pace, atteggiandosi a eroi sulla pelle altrui, sono i partigiani del Crispi
e altri, desiderosi di gloria senza fatica. Costoro hanno lanciato la
frase che fa impressione a chi non pensa, ed hanno detto : La pace
i un disonore, e un
impotente a vincere. Osserviamo in
dichiararsi

prima che quelli che discorrono cosi son quelli stessi, che quando si
parlava d'onore e di moralita (ai tempi delle gravi accuse del Caval-
lotti contro il Capo del Governo) rispondevano : L' onore e la moralita
non entrano. Son quelli stessi che, pronti a gettare i milioni in
c'

Africa, non vedono nessun disonore per 1' Italia che a Palermo vi
sieno 20 mila mendicanti, che a Torino (citta delle piu agiate) ve
ne sieno 5 mila e che nella sola Sardegna in dieci anni sieno stati
messi all' asta per conto dello Stato 27 mila fondi immobili cose :

tutte che ci narra la Nuova Sardegna nel n. 72. In queste cose nes-
suno di costoro che predicano contro la pace vede alcun disonore o
manco di dignita. Ma lasciamo questo e discorriamo in altro modo.
Un discepolo di Socrate, uscendo da una cattiva casa, vide il suo mae-
stro e fe' atto di nascondersi per vergogna. La vergogna, gli disse
allora Socrate, non e uscir di la, ma entrarvi. Ecco la risposta a questi
predicatori della
guerra. La vergogna e il disonore non e ora nella

pace, conseguenza degli errori fatti si bene nel metodo prescelto di


;

far la guerra senza utilita, senza diritto, senza mezzi logistici, senza

preveggenza, con pochi soldati stanchi e affamati contro un popolo


bellicose. Ecco la vergogna. La pace al piu richiama in mente tal

vergogna, non e essa vergogna. La gloria bisogna saperla guadagnare,


e quando e perduta, come e nel caso nostro, 1' unico modo di ricu-
perarla e :
primo, punire i rei della sconfitta, se ci sono (come pur
troppo sembra), e poi non commettere nuovi errori. Un' altra frase,
che parimente non ha valore per chi pensa, e stata messa luori da
quei che non vogliono la pace e sembra appunto lo scrupolo del
;

tarlo, che, dopo avere roso un crocifisso, si arresto quando giunse alia
croce. Dicono, dunque, che e indecoroso per il Re Umberto mettere
la sua sottoscrizione vicino a quella dell* Imperatore di Etiopia, che
e un brigante E il verbo dei signori della Tribuna. Yedremo,
.

anche qual sara il Ministro che avra il coraggio di chiedere ad un


soldato, ad un Principe di Casa Savoia, al Re d' Italia, di porre la
propria augusta firma vicina a quella di un brigante, capo degli
eviratori dei soldati italiani !
Dunque Menelik, perche vittorioso, si
appella ora brigante; prima pero era il piu gran galantuomo del
mondo. In fatti, nel trattato d' Uccialli non ci fu niuna vergogna il

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1100. 15 11 aprile 1896.


226 GRONAGA
vedere le due sottoscrizioui regali messe vicine. Quindi il D. Chi-
sdoite ebbe buon giuoco in rimbeccare cosi pudibondi della Tribuna.
i

Ma credete che il pubblico sia smemorato ? La gente ricorda bene


che foste voi, i qtiali avete portato trionfalmente a Roma uno di quest!
briganti, uno di questi capi d'eviratori, come elegantemente vi espri-
mete : che gli avete reso onori sovrani ;
che lo avete provvisto di
carrozze di gala e di bottiglie di
sciampagna lo avete trascinato, ;
che
per una settimana, da porta Pia al Quirinale, che avete posto, non
la firma, ma la mano sua preeso quella d'un principe di casa Savoia. >
Cosi il D. Chisciotte. Ecco come sono gli animi in Italia riguardo alia

pace ;
e si ricordi il lettore che queste che a prima vista sembrano
discussioni filosofiche, non sono in realta che un quadro storico dello
stato psicologico degl' Italiani dopo la sconfitta di Adua.
3. II ritorno de' feriti dall'Africa e 1' arrive di molte lettere private for-

niscono tanti preziosi particolari del vero stato delle cose nell'ultima guerra,
che ai tutto debbono conservarsi per ammaestramento storico. La difficolta
e solo nella scelta e nel metter da banda quel che vi potesse essere di
esagerato. all'arruffata materia. E per primo sia
Diamo un qualche ordine
la parte direttiva e amministrativa della guerra. II pubblicista Mercatelli,
presente alia battaglia, dopo la caduta del Baratieri parla nella Tribuna del
30 marzo senza reticenze. Le titubanze ed incertezze prima della battaglia
erano assai, specialmente per mancanza di viveri, di cognizione dei luoghi e
delle forze nemiche. II nemico era disprezzato e i nuovi ufficiali venuti non

facevano che sognar vittorie. L' ottimo Felter che aveva recato le prime
notizie sulle forze degli Abissini, era quasi messo in canzonatura. Qualcuno
gli batteva sulle spalle e diceva ridendo Dunque sono proprio ottantamila ?
:

II Generate Albertone, uomo audace ed ardito diceva: Appena saremo loro ad-

dosso, scapperanno. Ma le condizioni morali e material! dell'esercito erano

pessime. Reclutato in fretta, dice il Mercatelli, e malamente vestito, peg-


gio calzato, era stato trasportato sull'altipiano dalla sola forza dell'entusia-
smo. Due mesi passati a portar sassi, costruire muretti e cambiare campi,
marcie disastrose per raggiungere il nemico, ed inazione completa una volta
a contatto, variazioni quotidiane della razione, e da ultimo diminuzione non
indifferente della stessa, due mesi di borcutta, d' acqua cattiva e di tensione
di spirito, avevano logorato insieme alle scarpe e al vestito anche 1'entu-
siasmo e che erano giunti pieni di fede e di ar-
la disciplina. Gli ufficiali,

dore, stavano al loro posto adesso per amore del dovere e per ispirito di
sacriticio, sempre pronti a dare la vita, come 1' hanno data, ma sfiduciati
del risultato finale. I servizi, che a furia di buona volonta e di lavoro, si

erano andati organizzando meno male, tornavano a deperire. Come non vi


erano scarpe per i soldati, molti dei quali andavano scalzi, come scarseg-
giavano i viveri per truppe e per ufficiali, come mancava il chinino per i
febbrieitanti, cosi non v' erano chiodi e ferri per imuli, non cuoio per le
bardature, non spago per le piccole riparazioni di selleria. I capitani di ar-
tiglieria davano la testa contro le roccie per mantenere in buono stato di
mobilita le batterie di manovra ; quanto alle colonne di viveri e munizioni
CONTEMPORANEA 227
andavano come potevano; il parco era montato su cammelli. Prova di questo
disordine e il fatto che il giorno del combattimento non si poterono portare
ohe novanta colpi per pezzo, tutto compreso. II resto, flno ai centotrenta
tutto compreso, e non e gran cosa, era rimasto a Sauria. Viveri, compresi
quelli di riserva, se ne sarebbero avuti fino al giorno 2, essendosi, per otte-
nere questo risultato, ridotte ancora le razioni. I muli restavano spesso
senz'orzo; piu spesso ne avevano meno del necessario. Un soldato, scam-
pato alia morte, cosi scrive alia sorella (e lo pubblica la Leg a lombarda)
Non puoi imaginarti dispiacere che provo di essere venuto in questa
il

terra a patire fame e sete, a far tutti i giorni 30 chilometri su per le mon-

tagne e dormire in su la terra e mangiare una volta al giorno. 11 primo


marzo abbiamo attaccato il combattimento alle 5 di mattina ed abbiamo
continuato fino alle 10 di sera, sempre in mezzo al fuoco; dopo abbiamo
incominciato a ritirarci, perche il nemico era troppo, ne si poteva resi-
stere, dappertutto si vedevano sortire Scioani come le formiche e correre
eome gli animali. Generale Ellena, di ritorno dall'Africa, in un collo-
II

quio con uno scrittore deintalie, disse che arrivato cola per ordine del
Ministero, il Baratieri fu imbrogliatissimo a metterlo a posto, e da questo
e da altri indizi 1' Ellena s' accorse del disordine che regnava. Aggiunse di

piu: II Baratieri non si occupava di niente, non dava mai alcun ordine.

Tutto veniva disimpegnato da quattro o cinque ufficiali del quartier gene-


rale che avevano saputo imporsi a Baratieri, indebolito di corpo e di spi-
rito per la vita che conduceva a Massaua. (II Crispi sapeva benissimo in
che condizioni si trovava Baratieri a Massaua e ne fece anzi la confidenza
a parecchi deputati. Pure lo mantenne a capo dell'Eritrea!) Cosi VltaUe
testualmente ne noi vogliamo aggiungerci nulla del nostro.
; Ora un
cenno di quello che raccontano i feriti sulla battaglia stessa e sulla ven-
detta degli abissini contro gl'invasori delle loro terre. Nel cuore della notte,

precedente al 24 marzo, giunse a Napoli il Sumatra con 250 soldati, di cui


111 feriti, il resto malati. Lo spettacolo dello sbarco, fatto al lume de' fa-
nali, fu veramente ferale e faceva un triste riscontro collo spettacolo della
partenza fatta al suono delle bande. Or le parole di que' feriti e di altri
ritornati dalle ambe africane sono raggi di luce ammaestratrice. Un soldato
narra cosi La ritirata fu per noi fatale. In quelle gole di monti gli
:

Scioani ci bersagliavano facilmente e fu la che morirono i piu. Quando noi


vedemmo le artiglierie perdute, rompemmo gli otturatori. Le donne scioane,
mentre gli uomini si precipitavano sui pezzi, rubavano i muli. Ci sono vo-
luti quattro giorni per giungere ad Adi Caie, sempre ferocemente inseguiti
dalle bande disertate che si mostrarono con noi piu feroci degli stessi
Scioani non lasciandoci un minuto di tregua. Un altro soldato disse: <c I ca-
daveri erano tutti denudati, avevano ventre, nel basso, reciso da un sol
il

taglio. Come durante il combattimento, cosi durante la ritirata, i medici


erano presi specialmente di mira e freddati. Essi si difesero con atti di
eroismo inauditi, ma alia fine venivano sopraffatti dal numero. Tre ufficiali
medici, assaliti mentre curavano dei feriti, furono trasportati lontano, semi-
vivi, verso Adi Caie, e gettati sopra dei roghi accesi per le alture, in segno
di esultanza per la vittoria. Inoltre sopra i feriti gli Abissini compierono
228 CRONAGA
vere barbarie come decapitazioni ed altre mutilazioni, ed esportando sulle
lance e fra i denti orrendi trofei di vittoria. Qui yotest capere capiat. Ulte-
rior! notizie pero fanno risalire ai Galla ed ai ribelli, non all'esercito del

Negus, quelle sevizie. Un ufficiale flnalmente, in una lettera, cosi descrive la


tattica abissina. Sai come combatte il nostro nemico? A gruppi di tre,
di cinque, di dieci; ognuno spara per suo conto senza alzo piazzato: i

proiettili vanno lo stesso a posto, e questione di inclinazione deH'arma.


La direzione del combattimento e data precedentemente ed ognuno tende al

raggiungimento dello scopo. Voci modulate, suoni lugubri di corno servono


a apingere, a frenare, a dirigere. Gente lesta, pronta, rapida si cela, ap-
pare e scompare, servendosi di tutto per farsi scudo. Noi invece a masse
quasi, sempre in vista, spossati, affranti ed afjamati. Con tale nemico, in
simil terreno, saremo sempre distrutti, credilo. Cosi la lettera. Tutto
ci6 sia detto a insegnamento storico, a cui aggiungiamo solo che il valore
personale de' soldati, che certo non e mancato nell' infelice giornata del
1 marzo, sara sempre inutile senza savia direzione tattica e logistica (come
chiamano 1'approvigionamento e il trasporto di viveri e munizioni). Tra
1
Generali, il caduto Arimondi, amatissimo da tutti, die prove di vero valore.
4. La vita dell' Italia legale & piena di scandali. Non si finirebbe
raai se si dovessero fare tutti i
processi. Ecco alcune altre cause cri-

minali che fanno giro della penisola. Prima, e la sottrazione del


il

document! daH'archivio di Stato rispetto alia resa di Makalle e alia


ultima fase della guerra. II Capo del Governo lo disse in piena Ca-
mera de' deputati; cioe che dall'archivio i passati Ministri avevano
fatto bellamente scomparire i documenti accennati. Benche il buon
Rudini poi al Senato si rimangio la parola per timore di dispiacere
a qualcheduno, a cui egli laudabiliter se subi&cit. Tutti pero son per-
suasi che delle due affermazioni la prima era vera. La causa di quella

scomparsa la trovano alcuni in cid che non


si vogliono far conoscere

i
patti della resa di Makalle, patti quali non sarebbero stati osser-
i

vati. Ed ecco una prima causa criminale. La seconda e contenuta nel


processo contro il Gen. Baratieri, che pare si fara a Massaua. La
terza e quella sulla compera de' grani per 1' Africa. Qui i fornitori
hanno fatto, a quanto pare, grassi guadagni a carico dello Stato e i
costui official! si son lasciati gabellare, colpevolmente o no, non sap-

piamo ancora. Quanto a questi grani, narriamo, come saggio, che la


Commissione d'inchiesta, fatto un conto dei danni recati all'erario
dall'acquisto dei 33 mila quintali, comperati dal Yannicelli, trova che
furono 68 mila lire circa, pagate piu del dovere, cioe circa lire 2,06
per quintale. Ci sarebbe poi una quarta causa, quella dei muli; ma
non ci consta della verita. Essa e anche amena, se e vera. Perche"

1'omciale della commissione giudicasse giovani, sani e robusti i muli,


si sarebbero tratti alcuni denti superflui ai muli vecchi, e quindi si
sarebbero pagati oltre il dovere.
GONTEMPORANEA 229
Sia fine a queste gloriose geste governative con la narrazione
5.

d'un duello tra due legislator! il gia Ministro della guerra Mocenni
:

e 1'on. Barzilai. II duello & punito dal Codice penale italiano ma ;

quella e lettera morta. Quando si dice una menzogna, per saper la

verita, le cosi dette regole della perfetta cavalleria insegnano che bi-

sogna sciabolarsi a vicenda; salvo poi a saperne dopo, quanto se ne


sapeva prima. L'ebreo Barzilai, in una tornata alia Camera disse che
il Ministro della guerra, Mocenni, gli aveva confidato, come era sua

intenzione richiamar il Baratieri dall' Africa, ma che non gli fu pos-


sibile per intrighi parlamentari. II Mocenni
nego aver lui cid
allora

asserito; e il Barzilai, di rimando: Menzogna, Lei mente per la


gola. Che occorreva fare allora ? Non altro che esaminare il pro e il
oontro della cosa per dare un giudizio. Cosi i due interlocutor! si sa-
rebbero mostrati ragionevoli. Ma, non signore: si sfidarono a duello.
Sciocco ed inetto inetodo anzi ridicolo per ottenere lo scopo E cid !

con tanta gravita che ne fu fatto un rogito formale con testimoni di


ambe le parti, che erano quattro legislator! italiani. Lo consegnamo
alia storia, come monumento delle goffaggini umane. La scrittura e
di questo tenore I
quattro
:
dopo accurate esame della
r app resent an ti,

questione, ritenuta I'


impossibility, di risolverla altrimenti che con le
armi (?), di comune accordo hanno stabilito che lo scontro avra luogo
domani, arma, la sciabola, con guantone, senza esclusione di colpi, e
non avra termine se non dopo ferita che, a parere dei medici assi-
stenti, renda impossible la continuazione del combattimento. Alberto
Casale Ahssandro Modestino Imbriani-Poerio Gino Vendemini.
E piu sotto :
Roma, 22 marzo 1896. I sottoscritti dichiarano che
nella partita d'armi fra Ton. Mocenni e Ton. Barzilai, questi riporto
al primo assalto una ferita incisa lineare cutaneo-muscolare nella re-
gione auricola-parotidea destra. L'on. Mocenni riportava una scalfit-
tura all' ipocondrio destro. La lesione riportata dall'on. Barzilai e stata
tale da impedire la continuazione dello scontro. Doit. Vincenzo Mo-
rini Dott. Felice Santini. Oramai ognuno puo sapere chi dei due
disse la verita.
6. L'Imperatore di Germania, Guglielmo II, insieme coll'Impera-
trice, sua consorte, e i due figliuoli maggiori, stanno facendo, mentre
scriviamo, un giro marittimo attorno alle coste della nostra Italia sulla
nave Hohenxollern. Da Genova, ove arrivarono il 24 marzo, giunsero
a Napoli, il 25; da Napoli presero porto a Palermo e di la a mano
a mano giungeranno a Yenezia, il 13 aprile, come dice 1'itinerario.
L'arrivo a Napoli e 1'incontro col Card. Sanfelice ha senza dubbio
importanza storica e quindi e degno d'essere raccontato. II 30 marzo,
due carrozze con dentro PImperatore, 1'Imperatrice, il Conte di Billow
e il piccolo seguito, passando per via
Caracciolo, via Toledo, si reca-
230 CRONACA
rono alia Certosa di Camaldoli, sulla superba coliina che dominaNapolL
IICard. Sanfelice eravisi recato qualche tempo prima per ricevere
gli ospiti imperial!.Quel luogo era il chiostro abitato gia dal Card. San-
felice, quando era semplice monaco benedettino, e vedesi ancora la
siia cella. Dal primo incontro sulla porta dell'eremo, narra il Cor-
riere di Napoli, i due uomini (che rinnovano dopo due secoli, quella

poesia cristiana del' medioevo donde la civilta ha tratto le sue piu


dirette ecaturigini) si piacquero mutuamente di una simpatia imme-
diata e profonda. Gia, com'ebbe scorto 1'Arcivescovo, 1' Imperatore
toltasi di dosso la mantellina, ando premurosamente a lui, offrendogli

toeto, nel salutarlo, una sua fotografia. Assai commosso da tali dimo-
strazioni di cordialita, il Card. Sanfelice, che all'austerita dello spirito-
congiunge quella soave dolcezza di cuore che e tra le sue piu eminent!
qualita, fece al Sovrano un'accoglienza di padre tenerissimo. Tutto-
d'altronde concorreva a dar carattere d'intimita aH'avvenimento so-
lenne : il luogo, il piccolo numero delle persone, la rozza semplicita-

del cenobio, la natnra stessa dei due personaggi, che pareva si fossero
conosciuti da lungo tempo. L' Imperatore, 1'Imperatrice e i Principi
restarono oltre un'ora alia Certosa, senza, si pud dire, che la visi-
taseero. II nostro angelico Arcivescovo esercito sopra di loro il suo-
fascino immancabile e Ohiglielmo II, su cui questo fascino opercK
:

naturalmente in misura maggiore, si trattenne quasi tutto il tempa


a discorrere piano con lui. Sedevano: 1'Arcivescovo nel mezzo, a si-
nistra Imperatore, a destra 1'Imperatrice, che assisteva al colloquio,,
1'

partecipandovi, tratto tratto, con atti del capo e con sorrisi.... L'linpe-
ratore, interrogando e ascoltando le risposte, mostrava
sempre piu
d'essere sollecito d' interrogare e soddisfatto, e compiaciuto e lieto
di ascoltare. Egli era intento : i suoi acuti occhi azzurri eran piu che
mai vigili. Spesso egli fu visto sobbalzare in quei suoi scatti irrepri-
mibili che lo scotono quando lo penetri 1'entusiasmo o la commozione*
Ed era supremamente bello quello sfondo di quadro d'altri tempi, a
cui la nobilta delle figure, 1'espressione dei volti, 1'armonia delle
attitudini e perfino la tonalita dei colori dava una composizione e un-
rilievo maravigliosi. Gli spettatori, quasi muti al colloquio, furono

compresi di stupore e di diletto.... I poveri monaci, veramente sem-


plici e veramente pii, non si trattennero di offrire agli augusti visi-
tatori il loro cibo e la lorobevanda; e a un tratto presentarono al-
rimperatore e all'Imperatrice di Germania, come avrebbero presentato-
a un qualunque forastiero, in piatti rustici e in massicci bicchieri
di vetro, della frittata e del vino. Poi, 1'Ospite che seppe essere alia
Certosa la cella dell' Arcivescovo, voile vederla, e scortavi una foto-
grafia di lui, e da Lui firmata, scrisse sotto quella veneranda firma
il suo nome. E 1' Imperatrice imito immediatamente 1'esempio del
GONTEMPORANEA 231
:Sovrano. II Card. Sanfelice nell'accomiatare S. M. alia porta della

oella, narrano che dicesse Spero che un giorno ritrovero Y. M.


:

in un sito migliore e per ora prego Dio che V. M. veda la verita,


come la vedo io II giorno appresso i due personaggi si rividero a
3
bordo delP Hohenzollern per espresso desiderio dell Imperatore e il
Oard. Arcivescovo fu ricevuto con gli onori dovuti al suo grado di
Principe della Chiesa.

III.

COSE STRANIERE
3FRANCIA (Nostra Corrispondenza). 1. La politica estera, 1' Inghilterra e la
Germania; le relazioni con la Russia per risguardo all'Armenia e al-
1'Abissinia. 2. II richiamo del sig. Lefebvre de Behaine, la politica

*di Leone XIII e le tendenze del Governo francese; la quistione del


Concordato; atti di persecuzione, resistenza delle Comunita religiose
alia tassa di accrescimento. 3. Le faccende Arton, Saligoux, eccetera.

4. Assalti al Presidente della Repubblica,

Gli avvenimenti che accadono in lontane regioni son sempre quelli


che determinano il raggrupparsi delle potenze; e, cid ch'& piu no-
tevole, la stessa cosa riproducesi per le piu disparate cagioni. Nella
<3ina e nel Giappone si sono riunite la Russia, la Francia e la Ger-
mania in opposizione all'Inghilterra. Nell 'Armenia le quattro potenze
si sono trovate sul medesimo cammino, facendosi notare 1' Inghilterra

per le difficolta, da lei suscitate contro la Turchia. Nel Transvaal la


condizione era ancor piu spiccata e ricisa la Francia unanime ha fatto
:

plauso ai rallegramenti che 1' Imperatore Ghiglielmo mando al presi-


dente Kruger per la vittoria delle milizie del Transvaal contro i fili-
bustieri inglesi del dottor Jameson. Quivi sono piu espliciti gl'inte-
ressi dei due paesi. La Francia possiede quasi un terzo delle miniere
aurifere del Transvaal, e la Germania e specialmente rappresentata
da coloni e mercatanti, che tosto presero le armi per combattere coi
Boeri contro In ricambio hanno ottenuto la cittadinanza
gl' invasori. ;

la qual cosanon manchera di rafforzare 1'elemento tedesco, special-


mente poi per mezzo di nuovi immigranti. Come si e poscia risaputo
i Tedeschi di Pretoria avevano domandato, mediante loro Console,
il

all' impera tore Guglielmo di essere aiutati energicamente dalla Ger-


mania. Ad modo
& certo che il Transvaal, come la vicina Re-
ogni
pubblica d'Orange, non potra scampare all' invasione dominatrice del-
Telemento inglese, se non mediante una forte immigrazione tedesca,
olandese, francese ecc., eccettuatane P inglese. L'entusiasmo per 1'im-
peratore Guglielmo ed il Transvaal non stato durevole. Ben presto
232 CRONAGA
siamo ritornati verso 1' Inghilterra, la quale non ha mancato di fare im-
promesse alia Francia e di fare la voce grossa contro la Germania.
L' Inghilterra che non fa mai nulla gratuitamente, ha ottenuto in
questa occasione un trattato che le assicura la sponda sinistra del
Mekong e che impedisce alia Francia di metter piede a Bangkok e
nella zona attinente. Di piu 1'Inghilterra acquista 1'esclusivo possesso
della penisola di Malacca, la quale, oltre i vantaggi proprii, costitui-
sce una posizione strategica di somma rilevanza perche domina e mi-
naccia pur anche 1'Indo-Cina francese. Ond'e a prevedere che que-
sto trattato incontrera forte opposizione alia Camera. Non e quindi a

stupire che giornali gravi non abbiano seguito questo movimento a


pro dell' Inghilterra. La politica molto avveduta di Guglielmo II, fa-
Torita dagli eventi e dalle circostanze, la logica dei fatti e degl'in-
teressi ci traggono e sospingono ad un accordo colla Germania, al-
meno poi ad una politica alia sua, conchiudeva specialmente il Ra-
dical. Altri giornali, riconoscendo impossibile siffatta alleanza, non
hanno mancato di asserire, che, accadendo un conflitto fra la Ger-
mania e F Inghilterra, la Francia non dovrebbe in verun caso parteg-
giare con 1' Inghilterra e restringersi ad una neutrality benevola verso
la Germania. Queste deduzioni hanno un valore soltanto teorico, poi-
che la politica della Francia non entrera si presto in un periodo at-
tivo : ma rileva sempre tener nota di siffatte manifestazioni dello spi-
rit'opubblico. popolo desidera che gl' interessi della Francia sieno
II

anzitutto tutelati esso conserva una tal quale diffidenza verso 1' In-
;

ghilterra, che e stata spesso Pemula fortunata, e non sempre scru-


polosa, della Francia. Ma da questo a mettere in oblio i torti della

Germania, ci corre molto certamente.


In Abissinia sembra che la Russia voglia trovarsi concorde colla
Francia. I suoi giornali si schierano energicamente dalla parte del re
Menelik anzi si annuncia che fra breve lo Czar palesera con un atto-
;

pubblico il suo intendimento di prendere 1' Abissinia in sua tutela.


Questa pero non potrebbe essere molto efficace, perche la Russia manca
dei modi agevoli a recare saldo appoggio all'Abissinia. La Francia ha
vecchie attinenze in Abissinia, ed ha sempre mantenuto relazioni ami-
chevoli con Menelik, il quale, da quanto ci eonsta, e cristiano. II suo
predominio potrebbe dunque ricondurre tutta 1'Abissinia in seno alia
Chiesa cattolica, ed aprire di tal guisa un'era d' incivilimento e di
possanza per quel paese. II nostro Governo dunque fara buona cosa
a conservare le sue relazioni con Menelik ed oppugnare 1' influenza
russa. C'e bisogno di smentire 1'accusa delle gazzette italiane, che
la Francia abbia fornito d'armi ed aizzato Menelik contro 1' Italia?
II nostro Governo da gran tempo non si e occupato affatto dell'Abis-
sinia. Con una politica piu destra e piu energica si sarebbe giunti
CONTEMPORANEA 233
probabilmente a fare dell'Abissinia la base dell' influenza francese nel-
1' Africa orientale e centrale, ed a stringere relazioni commercial! e

d'altra specie ancora con quel paese atto a costituire un Impero cri-
stiano. L'Abissinia e fornita di efficaci ordinamenti guerreschi, che,

perfezionati all'europea, potrebbero farla addi venire potenza formida-


ble. Menelik tiene al suo comando 150,000 uomini molto prodi, co-
raggiosi e devoti, la cui sobrieta e resistenza alle fatiche ed alle pri-
vazioni vincono tutto quanto se ne conosce in Europa. Grl'Italiani
hanno acquistato il merito di aver tolta Massaua, Kassala ed altri luoghi
ai Musulmani, ma non mi pare che sieno stati destri nella loro politica
verso Menelik. Egli ed i suoi abissini, avvezzi a combattere i musul-

mani, stupiscono al veder giungere dall'Europa dei cristiani, dei fra-


tellinella fede, per combatter loro e soggiogarli. Combattendo i musul-

mani, 1' Italia ha tratto dal fiioco la castagna per 1' Inghilterra, che
cosi trovasi un po' fuori d' impaccio dal lato di Chartum. Comunque

sia, la conquista dell'Abissinia richiede sacrifizii tali, che F Italia non


e in grado di sostenere. Bisogna desiderare almeno che la sua im-
presa non agevoli alia Russia d' impiantarsi in Abissinia e cosi chiu-
dere quel paese al cattolicismo.
2. Da gran pezza nessun avvenimento politico-religioso ha destato

si grande impressione in tutta la Francia, come il repentino richiamo

del conte Lefebvre de Behaine, ambasciatore presso la S. Sede. Tutti


si sono incontanente ricordati che la Francia aveva un grande e ge-
neroso amico in Yaticano, quale non ha cessato mai di darle prova
il

E si e detto che mal si rispondeva


della sua amicizia con atti efficaci.
a queste cortesie, richiamando I'Ambasciatore che deve avere contri-
buito a questi atti benevoli, col quale, il venerando Yegliardo del
Yaticano aveva preso consuetudine da lungo tempo. Ha conturbato
questo richiamo, perche ci si e veduto 1' indizio di un mutamento
nella politica; e gia si parlava dell'abolizione del Concordato. Senza
correr tanto, bisogna pero riconoscere che la minaccia deH'abolizione
non produce piu tutto Feffetto bramato. A furia di sentir sempre
ripetare questa minaccia, i cattolici vi han fatto 1'orecchio ed hanno
preso a disamina 1'effetto che verrebbe dalla sua attuazione. Dopo i
tanti colpionde furono percossi senza esserne feriti, i cattolici sono
gia apparecchiati a quest' ultima prova. Non tengono piu tanto al
concordato, dacche i
governanti cercano di falsarlo, di liberarsi dagli
obblighi che loro impone e di aggravare quelli dei cattolici. Per essi
il Concordato e uno strumento di opposizione. I cattolici non daranno
certamente la spinta all'abolizione, ma la temono tanto meno in quanto
si apparecchiano a vederla succedere essi p ^ssono sfidare le ire dei
:

loro nemici. Mettano pure in pratica le loro minacce, sopprimendo


il Concordato e il bilancio dei culti ;
la Chiesa per questo non perira ;
234 CRONACA
ma lo Stato, rompendo patto, non avra piu alcun diritto sulla
il
Chiesa,,
sulle nomine ecclesiastiche e sulle tante istituzioni, fondate e man-
tenute dal clero e dai fedeli. La Chiesa si costituira in societa indi-

pendente, la generosita dei fedeli supplira al bilancio dei culti; ma,


clero e fedeli saranno liberi d' impegnare la lotta politica. Qualsiasi
Governo dovra fare- i conti con essi, non ha forse dovuto il Govefno-
della Germania protestante fare i conti colla minoranza cattolica, sal-
damente ordinata per la lotta politica ? Perehe non c' e da pensare
neppur un momento a disconoscere la Chiesa cattolica in Francia. La
lotta riaccendera lo zelo, fara ringiovanire le sue forze. La persecu-
zione costringera i ad unirsi per la comune difesa.
cattolici La disgrazia
spaurire dalla minaccia della soppressione
stata di esserci lasciati
del Concordats, dovecche solo i governanti debbono aver timore di

questa soppressione. Si e fatto rimprovero, nei giornali bene infor-


mati, al sig. Lefebvre de Behaine di non avere respinto, ma invece
ascoltato e trasmesso a Parigi le lamentanze del Sommo Pbntefice per

risguardo alia legge sulle associazioni, intesa a togliere di mezzo tutte


le associazioni religiose. Altrove si crede che 1'Ambasciatore sia stato
richiamato, per non essere riescito a far accettare dal Papa le nomine
ai vescovati vacanti proposte dal Governo.
II 12 gennaio, due giorni prima dell' apertura del Parlamento,
il primo ministro sig. Bourgeois venne sponendo in un pranzo a Lione
il programma del suo Ministero. Egli asserisce che trovo i repubbli-
cani scissi e talvolta sconfortati (quand'egli venne al governo), gli
official! tentennanti ed alcuni di essi trascinati a fare la- politica

di reazione, che si e chiamata la politica di rannodamento per ri- ;

guardo agli officialiha preferito ammonirli che colpirli. Egli ha~


ridonato la fiducia e rimessa 1' unione nel partito repubblicano.
II sig.Bourgeois dichiara esplicitamente guerra agli aderenti (ral-
e percio anche alia Chiesa. Minaccia il bilancio dei culti, che
lies),

generalmente e considerate come principale elemento del bilancio mo-


narchico nel linguaggio dei repubblicani. Dunque il bilancio dei culti
deve far le spese delle riforme sociali, delle impromesse ai socialisti

contenute in questo programma. Per la tassa sulla rendita non c'&


da sperare che sia sancita quest'anno. Ci sono in Francia 10 milioni
di elettori, dei quali 7,500,000 pagano le tasse dirette (personale r
mobiliare, porte e finestre), le quali debbono essere sostituite dalla
tassa sulla rendita. Ma questa gravera soltanto un milione e mezzo di

cittadini, per che ogni rendita al disotto dei 2,500 franchi andra esente
dalla tassa, che e dell'l al 5 per cento dai 2,500 franchi di rendita
ai 50,000. Le persone daccio asseriscono che, invece dei 150 milioni

registrati dal ministro per le finalize nel suo bilancio, la tassa sulla
rendita non fruttera 110 milioni. Ad ogni modo la prudenza dette-
GONTEMPORANBA 235
di Bon avventurarsi cosi alia leggiera nella riforma tributaria.
.Nel 1895 le riscossdoni sono rimaste di 70 milioni al di sotto di quanto
.siera previsto; e similmente avverra nel 1896; con questo ehe le

spese crescono ogni anno, laddove i risparmi che il sig. Doumer ottiene
nel suo disegno di bilancio pel 1897 sono piu parventi che effettivi.
J tre ultimi anni ci lasciano gia uno scoperto di 540 milioni, che bi-
^sognera ben presto liquidare. Del rimanente, I'estrema sinistra, che
si e costituita a partito governativo sotto il presente Ministero, ha piu
smania prebende che di riforme. Esso ha mandato suoi delegati al
di

sig. Bourgeois, per ammonirlo di por mano alia purgazione del per-
sonale. II sig. Bourgeois ha loro promesso che nel prossimo movi-
mento di prefetti, due o tre di questi, specialmente odiati dai partiti

estremi, rimarranno sul lastrico. C'e" molto a temere che, essendo inat-
tuabili le divisate riforme, tutto lo sforzo dei partiti estremi si rivol-

gera contro la Chiesa. Sono questi partiti, che hanno proposto e for-
:mulato la legge sulle Associazioni, e che spingono all'intera esecu-
zione della legge sulle fabbricerie delle Chiese. Ancor qui di recente
-Hons. Goullie Arcivescovo di Lione ha dovuto esporre al Ministro pel
che quest' ultima legge non e attuabile, e domandare che la si
'Cuilti,
faccia ripremdere a disamina da una Commissione mista, di delegati
del Governo e delegati dei Yescovi. Al medesimo intento hanno scritto
al Ministro i Yescovi di Montpellier, di Annecy e di Nevers. Di questi

giorni una commissione presieduta da un protestante, il sig. Monard,


direttore dell' igiene e della pubblica assistenza nel Ministero per 1' in-

terno, sta discutendo una proposta di legge sull' assistenza pubblica,


che assoggetterebbe tutte le opere di carita alia stretta vigilanza
della potesta civile. S'impone loro specialmente 1'ispezione officiate
quasi sconfinata, la dichiarazione, coll' indicazione dello scopo, delle
fonti di rendita e dei loro membri, il registro delle persone sus-
sidiate, sotto la sanzione di notevoli ammende. Di tal guisa la
carita diverrebbe punibile, un pubblico
Un' opera a pro de-
delitto !

gl' infermi potrebbe essere punita ed anche fatta cessare se da pane


ad un poveretto, che ha la disgrazia di star bene, o se essa gli da
ricovero invece di lasciarlo morir di freddo per la strada. Siccome le

opere ^i carita e di beneficenza sono nella massima part religiose,


o istituite e dirette da solerti cattolici, la nuova legge ha dunque
preso di mira la Chiesa nelle sue opere piu giovevoli, anche sotto
1'aspetto politico in questi tempi di crisi sociale. Si vede chiara la
successione degli assalti contro la Chiesa. II bilancio dei culti e stato
diminuito di 8 milioni, e non somma piu che a 42 milioni in tutto.
Quindi le chiese cadono in rovina. Nella festa della Candelora, una
volta della chiesa di Monlevrier e rovinata durante le sacre funzioni
uccidendo cinque persone e ferendone altre cinque. Per mancanza di
236 CRONACA
mezzi la fabbriceria avea potuto restaurare sola la meta della chiesa.
Le Comunita che pagano gia la tassa di manomorta, sono state
*
gravate della tassa sui lucri . e della tassa di accrescimento,
. . .

che le mandano in rovina. Colla legge sulie fabbricerie, lo Stato si


fa padrone delle scarse rendite delle parrocchie. La legge sull'assi-
stenza pubblica dara tutte le opere di carita in balia del Governo.
II laicizzamento della istruzione pubblica ha costretto i cattolici a
spendere circa 40 milioni all'anno per mantenere le scuole cattoliche
(nel 1892 erano 14,406 con 1,365,886 alunni). Dal 1879 al 1892 le
scuole cattoliche hanno guadagnato 620,707 alunni, e le pnbbliche
ne hanno perdu to 264,930. Le istituzioni pnbbliche di beneficenza
sono messe al servizio dei partiti che stanno al governo, e lavorano
in generale contro i cattolici. Yuolsi notare un fatto rilevante a :

dispetto di tutti gli sforzi delle pubbliche autorita e dei loro servi-

dori, la maggior parte delle Comunita religiose ricusano di pagare la


tassa di accrescimento. Gli officiosi confessano che sopra dieci milioni
circa di arretrati (deU'ultimo decennio) domandati dal fisco, sono stati
ricusati poco meno di sette milioni. Finora non ci sono state esazioni

per decreto di sequestro. II fisco si & tenuto pago di accendere ipo-


teca sulle proprieta fondiarie. Certamente, non sara piccola briga
mettere in vendita le masserizie e le case di qualche migliaio di Co-
munita che per la maggior parte esercitano an che opere di
religiose,
punti della Francia. Ne nascerebbe senza dubbio un
carita, su tutti i

commovimento generale. Speriamo che il buon esempio dato dalla


maggior parte delle Comunita religiose dara buon frutto, e animera
i cattolici a difendere energicamente i loro diritti, la liberta della
Chiesa e le sue opere.
3. Quando giunse al potere il Ministero Bourgeois-Kicard, secondo

una deliberazione della Camera che volea si facesse luce intera sulle
frodi delle ferrovie meridionali, avea promesso di rnettere in chiaro
tutte le bricconate di questi ultimi anni e fame punire i colpevoli.

Quindi e che le inchieste, le perquisizioni domiciliari e le ricerche si


son venute moltiplicando. Nel mese di novembre il famigerato Arton
fu catturato a Londra, merce gl'indizii forniti da Parigi. Ma finora i
tribunali inglesi non hanno concesso 1'estradizione 2 L'Arton^che cre-
.

devasi senza mezzi pecuniarii, e difeso da avvocati, che hanno un ono-


rario di venticinquemila franchi ed ancor piu nello stesso tempo si e
:

avuto notizia che un impiegato di Parigi, il sig. Giorgio Lefebvre, ando a

1
La parola francese qui usata dal nostro Corrispondente non e leggi-
bile. Non sappiamo se ebbia voluto scrivere commerciaux o communei
o qualche cosa di simile. N. d. D.
8
L'Arton fu consegnato nel mese d\ febbraio.
CONTEMPORANEA 237
trovare Arton e la sua famiglia, promettendo danaro e scampo da qual-
siasipena, se voleva consegnare la lista degli uomini politic! che eb-
bero denari del Panama, come pure il registro degli cheques ecc. In-
terrogate intorno a cio alia Camera il sig. Richard ministro per la giu-
stizia, ha confessato che il sig. Lefebvre si era assunto 1' incarico
di farsi
indicare dall' Arton il nascondiglio delle sue carte compromettenti, ben
inteso per gli chequards, delle quali il Governo aveva risaputo 1'esi-
stenza. Egli desidera di aver in mano quelle carte per la sua opera
di giustizia. Dopo 1'Arton si catturd, a Parigi questavolta, un tal

Saligoux, che aveva intinto il becco nel Panama, come anche il si-

gnor Dupas, che, qual impiegato, era stato spedito a Venezia nel 1892
per contra ttare coll 'Arton la consegna delle dette sue carte. II Dupas
ha raccontato poco dopo tutta la faccenda in un opuscolo, senza essere
disturbato. Ed ora e imprigionato coH'accusa di aver dato ricetto a
un malfattore. La cosa e tan to singolare, che non puo a meno di
suscitare violente censure. Poscia si e imprigionato una filza di per-

sone, giornalisti piu o meno, che avrebbero estorto danaro ad un gio-


vane dissipatore, Max Lebaudy, che, nel breve periodo di cinque anni
ha sciupato abbastanza scioccamente da 17 a 18 milioni, e che e morto
aH'ospedale militare. Non parlo d'altre faccende meno clamorose ma :

il fatto sta, che si e finite coll'imbrogliarsi e dimenticare gli affari

principali. La pubblica opinione e sconcertata. Cosi neppure si e ba-


dato quando allora i giornali rilevarono che il giudice sig. Rein-

pier, incaricato d' inquisire sulle ferrovie meridional! sarebbe stato so-
stituito da un altro giudice istruttore, il sig. Le Poittevin. TJn gior-
nale officioso ne ha dato la versione il sig. Rempler non era d'accord
:

col sig. Ricard ministro per la giustizia, per quel che concerne 1'av-
viamento da darsi alia sua inchiesta. Finora avevamo sempre creduto
che il solo indizio da darsi ad una inchiesta fosse quello che adduce
allo scoprimento della verita. Tutto cio produce pessimo effette nel

pubblico che diffida e teme di essere ingannato. A dir breve, si dif-


fida un poco della giustizia adesso, vedendo questo garbuglio e que-
st'imbroglio delle faccende; e si richiamano a mente i process! del
Panama, che furono veramente una canzonatura. Intanto il gior-
nale La France pubblicava in novembre un elenco di 104 uomini po-
litici che hanno riscosso cheques dal Panama. L'elenco fu dichia-

rato falso; il sig. Labussiere, che fu gia deputato. mosse querela

per diffamazione contro la France. Ed ecco che il sig. Loubares, ap-


pal tatore della France, assevera con giuramento che quando si pubblico
il celebre elenco, il sig. Lalou
proprietario del detto giornale, avrebbe
ricevuto 30,000 franchi dal sig. Bourgeois, ministro per 1'interno, ed
altrettanta somma dal sig. Loekroy ministro per le finanze. Alia Ca-
238 CRONACA.
mera i due ministri hanno smentito il sig. Loubares, ma non si sono
curati di farlo processare per falsa testimonianza.
4. Non pud passarsi in silenzio una quistione piu delicata gli :

assalti, o calunnie, contro il Presidente della Repubblica. In un ar-


ticolo avvalorato da molti document!, il Figaro (19 gennaio) ha pro-
vato che da cinque anni in qua la brutta faccenda del Panama
non solo e stata 1' incubo di tutti i Minister!, ma ha distrutto il prin-
cipio di ogni progresso effettivo, di ogni riforma, di ogni migliora-
mento materiale e morale, nell' animo delle persone oneste del Par-

lamento, dei ministri piu probi e meglio disposti, e dello stesso


Presidente della Repubblica. Se il sig. Felice Faure e ancor libero
abbastanza da farsi capace della giustezza di questa osservazione: se ha
il coraggio di scrollarsi di dosso 1' incubo, liberandone anche noi,

riacquistera in breve il suo sorriso e la sua popolarita dei primi


giorni. Altramente, si
compia il II Figaro non e il solo
suo destine !

che ha rilevato che, dopo avere soffocato la faccenda del Panama,


non si governa piu per il bene della Francia, ma per rassicurare e
guarentire gli uomini parlamentari compromessi, per vendicare le
indiscrezioni commesse. Insomma il Panama ha conquassata la mac-
china governativa. Inoltre si sono messe in giro indiscrezioni ed ac-
cuse contro la famiglia del Presidente. Si sono trovate persone che
hanno accusato il sig. Felice Faure di avere protetto, quando era
sottosegretario di Stato e poi ministro della marina, certi imbroglioni
d'affari, che avrebbero saputo cattivarsi la sua fiducia. Insomma il
Presidente non e piu al riparo da sospetti e da calunnie pericolose,
che tornano piu nocive delle colpe vere; tanto piu che difficilmente
si possono combattere e confutare. L avviamento dell' opinione pub-
?

blica e cattivo non solo pel Presidente della Repubblica :


quasi tutti
gli uomini posti in alto ne sono piu o nieno tocchi.

GrERMANIA (Nostra Corrispondenza}. 1. 11 venticinquesimo anniversario


della fondazione dell'Impero. 2. Le relazioni estere, i progredimenti
e le ricchezze della Germania; i suoi lati deboli. 3. II Centro e il
dissolvimento del partito conservators. 4. II bilancio della Prussia e
gl'insegnanti. 5. La propaganda protestante e la Chiesa. 6. II nuovo
codice civile. 7. Uno sciopero colossale. 8. Disegno imprudente.
9. Faccende protestanti.

1. Invece dell' anniversario deila erezione della Prussia a regno


(17 gennaio 1701), si e testeggiato quest' anno ai 18 gennaio il 25
anniversario della proclamazione del nuovo Impero tedesco a Ver-
sailles il 18 gennaio 1871. Anche a Berlino la festa e stata del tutto
officiale, consistette principalmente in una radunanza dei ministri e
delle dignita la inattina, susseguita da un banchetto officiale anch'esso
CONTEMPORANEA 239
nel castello reale. L'adunanza del mattino fu preceduta da un officio

religiose cappella del castello pei protestanti e da


nella una Messa
cantata a S. Edvige pei cattolici. Ben e vero che la stagione non si
porgeva guari a festeggiamenti all' aria libera. E stata esclusa perfino
la stampa dalle solennita officiali non si conosce la via di renders!
;

nella sua allocuzione di quella mattina assi-


popolari. L'Imperatore
curo che atterrebbe la promessa fatta dal suo grand' avo Guglielmo I,
di proteggere costantemente Impero e delle sue membra,
i dritti dell'

di tener salda coll'aiuto di Dio la pace e P indipenden/a della Ger-


mania. Promise inoltre di procacciare il bene della nazione, di isti-
tuire una legislazione uniforme, di assicurare una giustizia rispettata,
come altresi 1' educazione della gioventii nel timore di Dio e nella
devozione verso la patria, e di rafforzare i legami che uniscono in-
sieme i popoli tedeschi. Al banchetto della sera, Guglielmo II parld
delP opera del grand' avo e di suo padre, ai quali fu dato di attuare

cio che i nostri avi sperarono, cio che la gioventii tedesca aveva bra-
mato Impero, del che noi possiamo ralle-
e cantato, di ristabilire 1'

grarci. Ma
questo obbligo di conservare quanto si e acquistato.
ci fa

L' Impero tedesco e addivenuto un Impero universale (Weltreich); in


tutte le parti del mondo vivono migliaia di nostri compatriotti il ;

capitale, 1'industria, la scienza tedesca varcano 1'Oceano. Si contano


a miliardi i prodotti della Germania che corrono i mari. Tocca a voi,
signori, diaiutarmi e congiungere questo Impero esteriore all 'Im-
pero abbiamo
;
doveri anche verso i nostri compatrioti di fuori. > Tutti
hanno inteso che il discorso imperiale volea riuscire all'aumento della
potenza marittima. Laonde si trattd di un aumento straordinario del-
1'armata, che il principe Clodoveo de Hohenlohe, cancelliere dell'Im-
pero, non voleva proporre al Reichstag, tenendosi gia sicuro che sa-
rebbe respinto. Non v'e che dire la Germania e talmente gravata di
;

spese pel suo esercito (ora si domandano, fra 1'altre cose, 180 milioni per
costruire nuove caserme) che essa non pud pensare a mantenersi una
armata di prima classe, che possa emulare quella dell' Inghilterra o
della Francia. Per giunta, gli otto milioni di Tedeschi emigrati dimo-
rano per la maggior parte negli Stati Uniti d' America, ove hanno
ottenuto la quali ta di naturali. Parimente al Brasile i quattrocento-
mila o cinquecentomila Tedeschi sonosi fatti naturali di quel paese,
e la maggior parte di essi e nata la; non pud dunque trattarsi di

aggiungerli alia madre patria in altra maniera, che median te rela-


zioni di commercio od altre assai frequenti. Ma dopo la faccenda
del Transvaal, nella quale tutta la Germania e stata unanime col-
1'Imperatore, si e capito che anzitutto si tratta di mettersi in grade
di difendere i paesi amici contro
1'aggressione dell' Inghilterra.
Poi, c' e un' altra cosa, di cui non si parla affatto. Fra pochi anni
240 CRONACA
la giovane regina di Olanda sara in eta nubile 1' Inghilterra si stu-
:

diera di farle prendere un inarito, che sia seel to da lei, uno de' suoi
protetti ;
la Germania si opporra certamente all' instaurazione di una
dinastia ostile, ligia all' Inghilterra, in Olanda, la quale altro non e
che il delta del Reno, il fiume nazionale della Germania. Si tratta
inoltre delle colonie olandesi, che 1' Inghilterra agogna sempre, ben-
che ricca a dismisura di sterminati possedimenti oltre mare. Ove
fosse minacciato lo statu quo presente, la Germania cerchera di assi-
curare per se il possesso dell' Olanda e delle sue colonie ed in tal ;

easo dovra fare i conti coll' armata inglese. Con 1' Olaada e con le
sue colonie la Germania acquisterebbe vantaggi economici e strate-
da far contrappeso all' Impero coloniale dell' In-
gici di si alto valore,
ghilterra.Per cagione di questi eventi, che possono nascere in ri-
sguardo all' Olanda, la Germania da appoggio dappertutto alia poli-
tica coloniale della Francia ;
il che tien vivo il contrasto secolare
coll' Inghilterra. La Francia ha buone ragioni di procacciarsi una con-
dizione prevalente nel Mediterraneo, ove gia fece sua 1'Algeria e la
Tunisia. Com' e ben naturale, e contraria affatto all' occupazione del-
1'Egitto da parte dell' Inghilterra, e si giovera di qualunque occa-
sione per costringerla a sgomberare da un paese che e la chiave del-
PAsia e delle Indie. Tuttavolta non mi sembra probabile che in questi
ultimi giorni la Francia abbia suscitato la questione dell' Egitto, seb-
bene si riferisca che il Sultano, istigato da essa, abbia chiesto lo
sgombero. Non e giunto ancora il momento per un' azione di questa
specie. L' Inghilterra uscira dall' Egitto soltanto allora che avra contro
di se, non la Francia sola, ma si ancora la Russia, la Germania e

PAuBtria-Ungheria. Di presente la Russia e in buone relazioni con la


Germania, e lo czar Nicole II, tutto assorto dalle prossime solennita
della sua incoron azione, non ha alcuna fretta di suscitare una grossa

quistione estera. Per ora gli basta Pesito propizio ottenuto in Bul-
garia, merce la politica fiacca e malaccorta del principe Ferdinando.
Non occorre rilevare che le gazzette russe non fanno mistero che il

principe Ferdinando, coll' abbandono del figlio Boris allo scisma, ha


ottenuto soltanto una dilazione di qualche tempo. La Russia non con-
sidera come assestata la quistione bulgara. Anche per cagione del-

PEgitto, e costretta P Inghilterra a tenersi in buoni termini con la


Germania e con le altrepotenze della triplice. L' esaltamento pro-
dotto dalla questione del Transvaal si e pel momento dileguato. Nel

resto, come rilevava il sottosegretario sig. Marschall al Reichstag, le


relazioni officiali coll' Inghilterra hanno continuato ad essere soddis-
facenti.
2. L'luaperatore, nella suddetta festa, riscontro i progress! fatti dalla
Germania dopo la istituzione delP Impero e a gran ragione, perche
;
CONTBMPORANEA 241
la Germania, nel risguardo economico, e addivenuta la terza potenza
del globo, e non la cede ad altri che all' Inghilterra ed agli Stati
Uniti d'America. La sua marineria mercantile viene subito dopo
quella dell' Inghilterra similmente in fatto di costruzioni navali. II
;

nostro commercio di esportazione tocca i 9 miliardi, dovecche la Fran-


cia arriva ai 7 solamente. La Germania ha 45,000 chilometri di fer-
rovie, ed incassa ogni anno 2 miliardi la Banca dell' Impero ha
;

un giro d' atari per quasi dugento miliardi di franchi. Dopo 1' Inghil-
terra e gli Stati Uniti Americani, la Germania e la nazione che pro-
duce maggiore quantita di carbone e di ferro le sue miniere ed i ;

suoi opificii metallurgici forniscono prodotti per 3 miliardi, e danno


lavoro e pane a 2 milioni d'uomini. In quanto alia produzione dello
zucchero la Germania sta in prima fila e giunta a ritrarre il 13 per
;

cento di zucchero dalle barbabietole, laddove la Francia sino a questi


ultimi tempi non ne ritraeva che il 5 o il 6 per cento,
Nella produzione dell' alcool del pari la Germania primeggia, sia
per la quantita come per la qualita. In Ispagna come in Francia $
preferito 1' alcool tedesco, per cagione della sua schiettezza, per fame
liquori prelibati e rinforzare i vini. L'agricoltura tedesca gareggia nella
fecondita con la belga e 1'inglese. In Baviera si raccolgono 25 ettolitri
di grano per ciascun ettaro ; in Assia fino a 35 la media di tutta la;

Germania e di 24 ettolitri, Francia, a cui re-


contro 17 o 18 in
stiamo inferior! unicamente nell'orticultura e negli alberi da frutta.
La Germania possiede 4 milioni di cavalli la Francia 3 ha 19 mi- ;
:

lioni di bestie cornute. Uno


ha riscontrato che la Germania
statista
e in possesso di almeno 17 miliardi di valori finanziarii esteri, che
le rendono frutto. La Francia ne ha di piu certamente; si parla di
25 a 30 miliardi tuttavolta io credo, contrariamente ad una stati-
:

stica, non ha guari pubblicata, che la ricchezza e la sestanza della


Germania deve notevolmente accostarsi a quella della Francia ;

salvoch& qui da noi va ripartita sopra 51 milioni e mezzo di abi-


tanti, e in Francia su 38 milioni. La nostra popolazione aumenta
ogni anno di quattro o cinquecentomila persone quella della Francia ;

di 50 a 60,000 in media da
quindici anni in qua. Uno statista fran-
cese sig. Bertillon, asserisce che il popolo tedesco e costretto a
il

spendere 4 o 5 miliardi di piu, ogni anno, per la sua procreazione,


in confronto del
popolo francese: questo dunque e in grado di fare
maggior risparmio e godere maggior agiatezza di noi. Eppure non si
deve vivere troppo malamente in Germania, poiche vi dirnorano 600,000
forestieri di ogni paese.Dopo la Francia, la Germania e quella che
novera maggior numero di stranieri, e, quel che piu monta, gli stra-
nieri si vengono prestamente assimilando alia popolazione indigena.
II territorio della Germania si stende per 540,500 chilometri quadrati ;

Serie XV, vol. VI, fasc. 1100. 16 11 aprile 1896.


242 GRONAGA
quello della Francia per 536,400: la densita della popolazione vie d
93 abitanti per chilometro quadrate, e in Francia di 71. Nel risguardo
materiale ed economico la G-ermania dunque si e di molto avvantag-
giata dopo la sua unificazione; le leggi e gl'istituti hanno favorito
questo svolgimento. Ma le cose vanno altrainente nel risguardo reli-

gioso e morale. II popolo cattolico ha resistito alia persecuzione, ma


il cosi detto Kulturkampf e stato cagione di guasti a cosi dire irre-

parabili, perche ha incoraggiato con leggi ed istituti tuttavia vigenti y


1'incredulita, 1'irreligione, tutte le ree dottrine e tutte le male passionu
Le defezioni sono state ragguagliatamente poche fra noi, ma i danni
e le rovine sono stati tanto maggiori presso i nostri fratelli separati
da noi, dove si professa la negazione di tutte le verita cristiane dalla
maggioranza delle cattedre teologiche e da un numero di pastori che
va crescendo. Le scuole, la letteratura, le arti, la stampa, lavorano
al medesimo intento pad dirsi che il protestantesimo adesso e caduto
;

per la maggior parte nel razionalismo e nella compiuta incredulita;


per confessione degli stessi suoi autorevoli rappresentanti, esso non &

piu che un vasto campo di rovine. Si conservano ancora, per 1'abi-


tudine presa, i
principii cristiani ma lo straordinario dilatamento del
;

socialismo fra le popolazioni protestanti e la prova palpabile dei pro-


gressi della dissoluzione del protestantesimo. (jli sforzi, che fa 1'im-
peratore Ghiglielmo per tener salda la fede, ottengono qualche cosa,
ma non han potuto infrenare 1'andazzo del pervertimento. II Kultur-
kampf ha recato 1'effetto di un premio a tutti gli elementi malvagi r
di un incoraggiamento al male.
II Governo ha dovuto accettare il concorso di tutte le corruzioni r
e da ultimo ne & stato preso anch'esso la corruzione ha invaso i suoi
:

officiali, gia intaccati dall'agiotaggio e dalle malversazioni della Borsa*


Lo sfarzo, le male passioni d'ogni sorta hanno incancrenito molti strati
della popolazione ; parecchie volte 1' Imperatore ha dovuto provvedere
ad infrenare lo sfarzo, la passione del giuoco e via dicendo negli of-
ficiali delle milizie. Arrogi all'abuso della ricchezza e dei godimenti r
1'abuso della potesta. II principe Bismarck con la sua naturale per-

spicacia disseun giorno: c siamo troppo governati Ma non fu ca- .

pace di operare consentaneamente. Egli appunto fu quegli che esagero


la podesta ad arbitrio degli officiali, che ne moltiplicd il numero e
le categoric in modo spaventoso. Noi siamo divorati dalla burocrazia ?
di cui sopportiamo le vessazioni innumerevoli e specialmente inutili
alia pubblica cosa. Un
antico officiale, il sig. de Massow, condanna per
cosi dire irremissibilmente tutte le nostre pubbliche amministrazioni r

che, a suo avviso, sono addietro di un secolo e si logorano a fare scar-


tafacci nauseanti. Con quell 'ordinamento pratico, razionale, che esiste
nelle grandi officine industrial! dei privati, si spiccierebbero le faccende
CONTEMPORANEA 243
?

dieci volte piu presto e con minor numero d impiegati di quelli d'adesso.
La burocrazia stradale e tuttora alia posta coi suoi cavalli e colle sue
cattive strade di un secolo fa, mentre il mondo gia si serve della
.ferrovia e della luce elettrica. La giustizia si perde nella sofistica e
uegli artificii per sentenziare delitti dove non ce n'e, allo scopo di

igiungere a condanne politiche che inaspriscono tutti. La corruzione


e 1' irreligione, 1'arbitrio del Governo e le vessazioni della giustizia,
frutti delKulturkampf, han fatto crescere il numero degli scontenti
e spianata la via al socialismo. E, quel ch'e peggio, nessuno da vista
di conoscere 1'origine del malanno che ci corrode. Avremmo gran bi-
tsogno di maggiore liber ta per fare il bene. I cattolici domandano la
diberta della carita e dell' insegnamento cristiano, merc& rammissione
di tutti gli Ordini e le Opere religiose. I protestanti chieggono la li-
berta per istituire una facolta di teologia ortodossa e credente, per far
argine alia incredulita che si viene propagando dalle facolta official!.
A noi farebbe d'uopo piu liberta di associazione e meno regolamenti
segretarieschi del lavoro e della industria. Ci vorrebbe 1'abolizione della
cuola obbligatoria che & il brodo onde si nutre il socialismo. Ci vor-
rebbe 1'abolizione di tutte le leggi eccezionali che tuttora esistono a
danno dei cattolici, dei Polacchi e dell'Alsazia-Lorena, le quali poi non
eono certamente una prova di accortezza dei nostri governanti. Costoro
sono tuttavia troppo ligii alle costumanze dei governatori degli Stati
-piccini, che reputano di doversi occupare di dar arma a tutto e a
i popoli in tutte le circostanze della vita. La Ger-
tutti, di regolare
mania e addivenuta un Impero grande e potente, ma i suoi ministri
ed officiali sono rimasti piccoli impiegati, dambelle di pelle (usate dai
medesimi impiegati nel loro lavoro) secondo la espressione pittoresca
dei nostri vicini di ponente. La Germania & uno Stato misto, con
.20 milioni di cattolici di fronte a 31 milioni e mezzo di protestanti ;

<ma i Governi sono rimasti esclusivamente protestanti con tutta la


<grettezza e la piccineria e tutti i pregiudizii
proprii del protestante-
-simo. L' idea militare e il sentirnento della potenza rude e materiale
/han predominio nei nostri governanti, i quali non sanno fare giusta
estimazione dei beni piu alti, il diritto e la giustizia, la religione e
la Chiesa. ,

3. Addi 13 gennaio il sig. Trimburn del Centro fu eletto a Colonia


con 11,888 voti sopra 21,805 votanti. Ai 15 di maggio 1895 il sig. Greiss,
che poscia e morto, non aveva raggiunto gli 11,000 voti. Si e dunque
fatto un guadagno di mille voti, mentre tutti gli altri partiti ne hanno

perduto 1200. Le elezioni di JPassavia, di Aschaffenburg, di Moers-Rees


.edi Ehingen dimostrano del pari un aumento di voti a pro dei nostri
candidati. Cosi il Centro prosegue a dimostrarsi il piu vigoroso e
compatto partito dell' Impero. Quindi che certi politicanti continuano
244 CRONACA
nei loro sforzi per disgregarlo cercano anzitutto di far nascere una
;

scissura, mettendo innanzi gl'interessi agricoli per trarsi dietro le


nostre societa rurali. Benche" certi cattolici si lasciano tentare, la con-
dizione del Centre non e vulnerata in nessuna delle sue circoscri-
zioni. Per converse, il grande partito conservatore, gia scemato di
numero, e minacciato. ,11 sig. Stoecker, predicatore della Corte, e stato
messo fuori dal Comitato d'ufficio del partito, per cagione della sua
politica. Lo Stoecker si e fatto sollecito di costituire co' suoi parteg-
giatori un partito conservatore, favorevole ai miglioramenti social!.
V e gia un piccolo partito del socialismo protestante conservatore,
con sette pastori a capo. II 18 febbraio la lega agraria, in una grande
adunanza a Berlino, si e costituita in partito
indipendente dagli altri
conservatori. Esso chiede soprattutto un energico ordinamento econo-
mico per mantenere il prezzo del grano ad un saggio medio sufficiente.
Di tal guisa il novello partito si schiera contro il Governo che ha
respinto monopolio del commercio del grano, richiesto dal partito
il

conservatore, e questo si trova cosi scisso dal nuovo partito agrario.


Rileviamo tuttavolta che il discorso del trono per 1'apertura del Land-
tag prussiano, il 15 gennaio, promette sussidii per i monti fru-
mentarii che sieno istituiti dalle societa.

4. II sig. Miquel aveva chiesto 1'anno scorso


ministro per le finanze
nuovi balzelli per coprire un disavanzo di 60 milioni. Ma in cambio
di un disavanzo e' & una piccola eccedenza attiva, in grazia del natu-
rale aumento dei redditi. II bilancio del 1887 presentato al Landtag,
fa ascendere i redditi a 5,939,258,170 marchi (+ 38,504,380) dei quali
27,645,950 dai demanii (possidenze rurali) e 62,308,000 dalle foreste;
158,271,300 dalle tasse dirette, 68,718,500 dalle tasse indirette,
82,476,800 dal lotto dello Stato; 121,313,400 dalle miniere e saline,
1,027,173,190 dalle ferrovie, eccetera. Ben si vede che sopra 1 miliardo
e 930 milioni di redditi, vi sono soltanto 227 milioni di tasse. Le
spese ordinarie sommano ad 1 miliardo e 859 milioni e mezzo ;
le

straordinarie a 79 milioni e tre quarti. II bilancio dell' Impero che


ascende ad 1 miliardo e 500 milioni viene alimentato dai redditi delle
dogane, delle tasse di consume (sullo zucchero, sull'alcool ecc.), delle
poste e dei telegrafi, e viene compiuto merce le quote dei varii Stati.
La principale delle leggi sottoposte al Landtag intende a ordinare ed
accrescere 1'assegno ai maestri. Essa tenne molta resistenza da parte
delle grandi citta, alle quali accolla nuovi sacrifizii. II Centro e i
conservatori combattono del pari la legge, perche essa non da assetto
alia condizione legale delle scuole e non ne guarentisce il carattere
religioso; il che favorisce 1'onnipotenza e 1'arbitrio del ministero e
de' suoi officiali. II sig. Bachem ha riscontrato che il 22 gennaio il
Governo aveva fatto esplicito divieto a' suoi officiali ed impiegati di
CONTEMPORANEA 245
assistere alle esequie del Cardie ale Melekers, morto a Roma, ma
jiel
quale ha voluto possedere la salma 1'antica sua diocesi, e 1'autorita
proibi ai fanciulli delle scuole comunali di frequentare la scuola di
cucito delle Suore della Provvidenza.
5. La legge contro i Redentoristi fu abrogata gia da parecchi anni,
ma fino Governo non ha licenziato que' Religiosi a far ritorno
ad ora il

alle loro antiche case. La legge contro i Gesuiti mantenuta tut-


tavia in vigore, non ostante le reiterate decision! del Reichstag in
lor favore. Nel corso dell'ultimo decennio le spese per la Chiesa pro-
testante vennero accresciute di 1,946,873 marchi quelle della Chiesa ;

Cattolica di soli 53,842 marchi. II Governo tira innanzi ad escludere


i cattolici da tutti i maggiori impieghi pubblici. Tra gl' impiegati di

grado inferiore v' e un decimo appena di cattolici. I ministri hanno


risposto sempre che non si presentavano mai Candida ti cattolici capaci !

Ma, da cinquant'anni e piu, i cattolici hanno fatto sperienza; e non


si fanno piu a chiedere pubblici impieghi, perche gia sanno di aver
poca probability d'essere accettati e di ottenere promozioni. I ministri
non han potuto risponder nulla a questi richiami. Solamente il mi-
nistro per la giustizia ha riscontrato che il 34 per cento dei giudici
sono cattolici, il che corrisponde all' incirca alia proporzione fra cat-
tolici, e protestanti. II sig. Bosse, ministro pei culti, ha rigettato la
domanda di un ginnasio cattolico in Berlino, ove sono 36 i ginnasii
protestanti, benche vi sieno 200,000 cattolici sopra 1,700,000 abi-
tanti. Egli ha dichiarato che il Governo non istituira piu ginnasii cat-
tolici o protestanti, ma soltanto ginnasii misti, i
quali in atto pratico
sono protestanti. All' incontro Governo si adopera a protestantizzare
il

i
ginnasii cattolici, benche sieno mantenuti da fondazioni cattoliche.
Quindi e che ha messo professori protestanti nei ginnasii di Santa
Maria a Posen, a Braunsberg, a Roessel, a Coblenza, a Culma, eccetera.
Ben si vede dun que che il Governo
prussiano, come i Governi degli
altri Stati tedeschi, continua con asprezza la sua opera di protestan-
tizzare i cattolici. E siccome non v' e liberta d' insegnamento, non
torna guari possibile istituire ginnasii cattolici indipendenti. I ginnasii
protestanti e misti non sono acconci in verun modo ad apparecchiare
candidati al Sacerdozio: da cio proviene che le cerne pel clero sono
gia molto pericolanti in molte diocesi. II Cardinale Kopp Yescovo di
Breslavia nella sua pastorale per la Quaresima eccita nel modo piu
incalzante a giovare le vocazioni religiose, mediante una educazione
cristiana e il buon esempio della pieta. Adesso v' ha solamente 1100
sacerdoti nella sua diocesi, che ha tre milioni d'anime; oltre 500 par-
rocchie e vicariati sono vacanti per mancanza di preti. II zelante
prelato ha costruito nuovi collegii, (i cui alunni frequentaiio i
gin-
nasii esistenti), ed ha ampliato il suo Seminario maggiore. Gli e dato
"246 CRONAGA
il eonforto di vedere che il numero degli aspirant! al sacerdozio e piu

grande che mai, e questo da speranza di riempiere col tempo i vuoti


del clero. Delle 858 parrocchie della diocesi di Colonia 17 sono prive
di danaro; di 176 parrocchie seeondarie ne sono vacant! 45, e dei 779
Yicariati ed aitri benefizii ecclesiastic! ve n' ha 393 senza titolare;
di 1813 cure ecc. ne sono prive di titolare 455.
6. II Reichstag ha preso a disaminare il disegno del nuovo Codice
civile (Btirgerliches Gesetzbuch) che deve sottentrare ai diversi Codici
ora vigenti in Germania. L' Episcopate della Baviera ha protestato
contro alcune parti di questo Codice, quelle specialmente che con-
cernono il matrimonio e la proprieta ecclesiastica. II Centro combatte
anch'esso del pari queste parti del Codice, come anche quelle che si
riferiscono alia liberta ed ai diritti delle Associazioni. Su questo punto
il Centro sara padrone della maggioranza coi progressist! e i sociali-

st! . II Consiglio federale, cioe i


Govern!, dichiarano che non cede-
ranno in questa quistione; essi vogliono 1'arbitrio, 1'onnipotenza della

pohzia contro le associazioni religiose. Yi sono ancora altre parti molto


discutibili Codice e opera dei giureconsulti, degli uomini
perche il

della professione, che non vanno d' intesa col sentimento popolare per

riguardo al diritto e alia giustizia. E opera dotta, ma artificiale e


spesso indigesta, che risponde solo vagamente, e molto vagamente,
ai bisogni vita pratica. I giureconsulti li lavorano nell'inte-
della
resse proprio. Dalla Riforma in poi i Principi hanno distrutto il dritto

popolare e consuetudinario a vantaggio del dritto romano, merce cui


i impadronirono di tutti i dritti a tutto loro vantaggio. II Codice
novello conferira all'unificazione esteriore e materiale della Germania,
di che unicamente si occupa il Governo di Berlino. Dell'unione dei
cuori e degli animi mediante la liberta e 1'equita, non si prende nes-
suna cura ;
non si conoscono che due forze d'unione : 1'esercito e il

corpo degl' impiegati. Conviene sperare che, per opera del Centro, al
nuovo Codice si faranno grandi modificazioni prima che sia accettato.
7. Sulla meta dello scorso febbraio, i sarti, gli operai e le operaie
di Berlino, 100,000 in complesso, si misero in isciop'ero e cosi anche ;

quelli di Erfurt, di Dresda e d'altre citta. Lo sciopero percio e du-


rato meno di una settimana, i padroni o fabbricatori di Berlino hanno
concesso un aumento di 10 a 30 centesimi sui prezzi che pagavano
per le varie categorie di vestimenta, da essi fabbricate. Quindi si $
xipigliato con ardoreil lavoro, per poter eseguire a tempo le commis-

sioni per la prossima estate. Non e no to dappertutto che Berlino $


senza dubbio una delle citta, ove si fabbrica la maggiore quantita di
vestimenta. Yi ha officine vastissime, ove si apprestano mantelli e
giacche per per uomini, per garzonetti e fanciulle.
le signore; altri
Molte societa fanno lavorare anche in varii luoghi di provincia. Ber-
CONTEMPORANEA 247
lino manda fuori vestimenta per 150 o 200 milioni e ve n'ha d'ogni ;

foggia e fazione, e si spediscono in tutte le parti del mondo, persino


in Francia ed a Parigi. I fabbricatori sono quasi tutti ricchi, o stanno

per diventare ;
non pochi di essi sono ebrei. Molte operaie non arri-

vavano finora a guadagnarsi 10 settimana; gran numero di


lire la

esse gittavansi al malcostume, non bastando loro il lucro del lavoro


onesto. Quindi innanzi si andra un po' meglio per questo capo. E grave
danno che dieci o dodici mila tra mogli e figliuole di officiali ed im-

piegati governativi facciano concorrenza alle operaie, costrette a vi-


vere delle proprie fatiche.
8. Sempre si ha la pretesa di combattere il socialismo con gli stessi

spedienti, che lo fecero nascere. II regno di Sassonia ha la piti fasti-


diosa e incornoda legislazione sulle associazioni e radunanze pubbliche f
ed i suoi officiali ne usano ed abusano con tutto 1'arbitrio, di che sono
capaci. Ne deriva che il socialismo ha guadagnato in Sassonia mag-
gior terreno che per tutto altrove. Adesso si vuol mettere la corona
all 'opera nefasta con una dissennata legge elettorale gli elettori sono ;

ripartiti in tre classi, secondo il loro patrimonio :


ogni classe nomina
un numero eguale di elettori di secondo grado, i
quali, alia lor volta
nominano deputati. Si fa con to che i socialisti potranno conquistarsi
i

la maggioranza solo nella terza classe, la quale poi sara sopraffatta


dalle altre due classi, e cosi i socialisti rimarrebbero esclusi dalla Ca-
mera. Ma fin d'ora la proposta di questa legge elettorale ha suscitato
un'agitazione formidabile, e da questa socialismo ritrae novella forza,
il

non pure in Sassonia, ma nella G-ermania tutta quanta.


9. II sig. Zahn, pastore di una piccola parrocchia, si e fatto iscri-
vere qual professore libero nella universita di Tubinga due volte la ;

settimana si reca cola per ferrovia a far lezione, per offerire ai teo-
logi della facolta protestante un insegnamento ortodosso, ispirato alia
fede in Dio ed alia Redenzione. perche tutti i professori in officio sono
razionalisti e increduli. II sig. Zahn ha 30 o 40 uditori. Un pastore
narra piangendo, che in capo a un anno suo figlio aveva perdu ta la
fede, studiando a Tubinga; una vedova si lamenta della stessa scia-
gura toccata a suo figlio, e invece di pastore e diventato ingegnere.
Sono esempii, che si contano a centinaia ed a migliaia. II sig. Weiz-
saecker, professore a Tubinga, insegna che Gesu non ando a Gerusa-
lemme a farsi uccidere secondo il sig. Haering, il Cristo non e morto
:

in olocausto per la Eedenzione: secondo


il sig. Gottschuck, devesi

sopprimere ogni autorita alia Chiesa. E cosi via via, tutti i profes-
sori di codeste facolta! II Deutsche Adelsblatt rileva che nelle altre
facolta di teologia protestante della G-ermania, le cose non vanno punto

meglio. Specialmente a Gottinga, Marburgo e Giessen, impera la dot-


trina del sig. RitschL, il quale non credeva piu neppure in Dio. A
248 CRONACA
i Pfleiderer e socii segupno vie consimili. Na-
Berlino, gli Harnack,
turalmente la Bibbia e battuta in breccia e spogliata di qualsiasi auto-
rita oggimai non e piu che una compilazione senza lume di scienza
;

ne garanzia di origine, non merita piu veruna credenza. Intanto il


sig. Harnack ha fatto una dichiarazione : il Vangelo di S. Matteo e
del tutto cattolico, nol si puo negare, esso conferma tutte le dottrine
della Chiesa romana ; quindi il sig. Harnack fa ragione che esso de-
v'essere stato interpolate, falsificato Nella funzione religiosa al ca-
!

stello imperiale di Berlino, pel 25 anniversario della ristorazione del-

1'Impero tedesco, il sig. Faber predicatore di Corte eosi conchiudeva


il suo sermone Noi giuriamo di bel nuovo fedelta all'Imperatore ed
:

all'Impero fino alia morte. Morituri, Caesar, te salutant. Questa bassa


adulazione pagana ha riscosso il biasimo universale. Sopra 42,809 bam-
bini nati a Berlino nel 1894, non furono battezzati che 7246; di 15,569

matrimonii, ne furono benedetti in Chiesa soltanto 6232.

INGHILTERRA (Nostra Corrispondenza). 1. Le difficoltk sorte contro 1'In-

ghilterra nel campo interriazionale. diplomazia e sen-


2. Giustizia,

timento popolare. 3. Armamenti, federazioni ed alleanze. 4. II lievito

che opera per la riunione delle Chiese.

1. Le molteplici ed universal! perturbazioni dei calami tosi tempi ,


colle gravi e minacciose cause di litigii che si chiudono in seno, ren-
dono dura 1' opera di un corrispondente nella scelta dei temi da
trattare.Ma, quali pur siano i pericoli sovrastanti alia quiete del
mondo, non abbiamo speciali ragioni di lagnarci dell' interna tran-
quillita dell' impero britannico, nelle isole, nei continenti e nei
mari che abbraccia. Gli elementi di conflitti si rimescolano soltanto
fuori di questo gran corpo. Le relazioni colla Germania si rassere-
nano a vista d'occhio, e le minori nubi salite all'orizzonte dal Vene-
zuela e dal Transwaal sembrano diradarsi, restringersi e rientrare
nella cerchia di una sperabile pacificazione. E stato ora distribuito

Un voluminoso Libro Azxurro, ove sono esposte le ragioni dell' Inghil-


terra nel dissidio col Venezuela, il quale non manchera certamente
di contrapporvi le sue; e, cid fatto, se prevarranno in ogni cosa i
dettami del senno e della moderazione, non sara piu troppo lontano
un equo componimento. II Governo di Caracas fonda le sue argomen-
tazioni sullo stato delle cose in origine, allorche la corona di Spagna

signoreggiava su quelle contrade. Altri possessor!, tuttavia, succes-


sero in processo di tempo, tra i quali furono in parte gli Olandesi
della Compagnia delle Indie Occidentali > dal 1580, soppiantati di
tempo in tempo dai Francesi, finche le dette contrade vennero asse-
gnate all' Inghilterra dal Congresso di Vienna nel 1814. Anche il
litigio del Transwaal ha perduto gran parte della sua primitiva acer-
CONTBMPORANEA 249
bita. Dopo tutte le dispute, e duopo convenire essere il porno della
contesa piccino e leggiero. La superficie del suolo si estende a 112,700
miglia quadrate; ma non alimenta che una popolazione di circa 800,000
anime, di cui 90,000 soltanto sono bianchi. La storia del Transwaal,
inoltre, non risale oltre i 56 anni, dovendo quello Stato la propria
esistenza aU'emigrazione dalla Colonia del Capo di un certo numero
di afflttaiuoli olandesi, malcontent! deH'amministrazione. II Capo, si,
vantava i coloni neerlandesi, condottivi dalla loro Compagnia delle
Indie Orientali ,
sino dal 1652, ed era rimasto nelle loro mani fino
al 1796, di un nerbo di truppa inglese,
anno in cui venne in potere
che dovette restituirlo Batavi nel 1803, per riconquistarlo nel 1806,
ai

sinche nella pace generale del 1814 non venisse regolarmente ceduto
all'Inghilterra. Adunque, gli affittaiuoli Neerlandesi, segregatisi dalla
Colonia del Capo nel 1840, stabilironsi primieramente a Natal, ove
li raggiunse in breve la crescente dominazione inglese. Ma, piuttosto

che assoggettarvisi, il maggior numero di Boeri abbandond di nuovo


le sue sedi, e, mettendo fra gl' Inglesi e se i fiumi Limpopo e Waal,
fondd la Repubblica Sudafricana, riconosciuta nel 1854 dalla Gran-
brettagna come Stato libero e indipendente. Questo ebbe dapprima
a sostenere frequenti e moleste lotte coi Cafri, ond'era circondato, e
quivi pure nel 1877 s' intromise il braccio inglese, quale protettore
degli indigeni; se non che i Boeri, preparata pazientemente per tre
anni la ribellione, pugnarono con tanta lena e tenacia, che nel 1881
la potenza britannica si ritiro dalle loro terre, accontentandosi'del titolo
di alta sovranita, titolo modificato nel 1884 in guisa da serbare all' In-
ghilterra il diritto soltanto di soprastare alle relazioni del Transwaal
col mondo esterno, eccettuato lo Stato libero e indipendente di Orange.
Quest' ultimo copre 48,326 miglia quadrate di superficie, e conta una
popolazione di 207,503 anime, di cui 77,716 sono bianchi.
2. L'azione giudiziaria teste iniziata contro il dottor Jameson,
sir John Willoughby e imputati dell'incursione nel Transwaal,
gli altri
sbarcati nei lidi d' Inghilterra poche settimane or sono, tiene alquanto
eccitate le nostre popolazioni perch, non essendo peranco stata con-
;

cessa una regolare e degna condizione di vita politica e sociale ai


nostri numerosi connazionali nella Repubblica Sudafricana, il sen-
timento popolare si e" volto in favore dei prigionieri, e non senza fatiea
le autorita riescono a contenerlo. E ben vero che gli accusati, posti
in provvisoria liberta sotto cauzione, adoperano grande prudenza,
fuggendo con molta cura tutto cid che potrebbe dare incentivo alle
manifestazioni degli affetti delle rnoltitudini a loro riguardo. Devesi pure
aggiungere che sir Cecil Rhodes, altro beniamino del popolo, e ripar-
tito alia volta dell'Africa Australe, ove d'ora innanzi avra per coope-
ratore il conte (earl) Grey nella direzione della Chartered Company.
250 GRONACA
Si cerca, insomnia, quanto e possibile, di evitare le rumorose manife-
Presidente del Transwaal, e stato, in questo
.stazioni. II signer Kriiger,

mezzo, invitato a visitare 1' Inghilterra, per conferire col nostro Go-
verno sui provvedimenti piu acconci ad appagare i giusti voti dei
nostri emigrati nella Repubblica ed a pacificare, per il comune loro

bene, le diverse classi degli abitanti. Ma si ritiene poco probabile che


il signor Kriiger abbia il coraggio di corrispondere, contro le opi-
nioni del maggior numero dei suoi Boeri, al cortese invito ed alle pro-
poste conciliative del gabinetto britannico. In ogni caso, egli potrebbe
fare assegnamento bensi sull'osservanza dei doveri ospitali da parte
delle autorita, ma non certo su cordiali accoglienze popolari, essendovi
ancora troppe oscurita da diradare e troppi nodi da sciogliere per
ristabilire amichevoli e fiduciose relazioni fra la Granbrettagna ed il
Transwaal. L'agitazione degli animi era stata considerevole in sulle
prime, a motivo specialmente del telegramma spedito dall' imperatore
Guglielmo al Presidente Kriiger e del contegao che sembrava pren-
dere la Germania. Ma, da quando si e veduto il Governo disporre
1'aumento della nostra potenza navale, per non essere impari ad al-
cuna evenienza, ed il primo lord deH'ammiragliato, signor Goschen,
sottoporre alia Camera dei Comuni una serie di disegni intesi a tale
scopo, non si sono piu ndite certe intemperanze o vivacita -di lin-
guaggio. Sotto 1' impero della legge del 1889, si sono messe in co-
struzione ed in parte finite non meno di 105 navi da guerra, mag-
giori e minori, con 62 controtorpediniere : aggiungendovi ora un'altra
ventina di navi ed una sessantina di controtorpediniere, si formera
un'armata meravigliosa, equipaggiata da circa centomila soldati di
marina. Volgendo il pensiero ad una simile forza, 1' Inghilterra si
.sente tranquilla e sicura di se, come pure dei suoi vasti dominii e
commerci. Cid spiega ilrasserenamento degli spiriti prima conturbati.
3. Altro segno de' tempi $ la sollecitudine colla quale i Governi
delle diverse colonie australiane si sono accordati a costituire un
esercito comune, tanto per assicurare la difesa generale di quel con-
tinente, quanto per recare un valente contributo alia forza comples-
.siva dell' impero. Determinazioni di tal genere si devono sempre con-

templare con grande interessamento, cosi per se stesse, come per lo


stato delle cose internazionali di cui danno indizio triste interessa-
;

mento, pero, non iscompagnato dal doloroso stupore che le nazioni


civili,dopo diciannove secoli di cristianesimo, siano ridotte ad armarsi
fino ai denti le une contro le altre e a non sognare altro che stragi
e rovine Qui pure i giornali ed i crocchi politici sentonsi trascinati
!

dalle incertezze d ogni momento, e fors' anche dalla contagione uni-


3

.versale, a ragionare senza posa delle alleanze che si potrebbero con-


trarre con maggior vantaggio, per non trovarci soli in momenti di
CONTEMPORANEA 251
pericolo. Molti Inglesi conservano un sentimento di parzialita, o de-
bolezza che dir si voglia, verso 1' Italia ma, allo spettacolo de' suoi
;

compiangono, la cbiamano tapina e sfor-


errori e rovesci africani, la

tunata, la dicono perfino divenuta un nuovo fattore di generale con-


fusione ed un impaccio per gli amici. Ben pochi si danno cura di
esaminare coscienziosamente le ragioni di tale decadenza dell' Italia,
che per se stessa, per la sua storia e per i molti preziosi doni onde
I'ha adornata la divina Provvidenza, non pud a meno di cattivarsi i
cuori di tntte le persone intelligent e colte, e che potrebbe godere-
di nna Sono ragioni che germogliano da
vita prospera e gloriosa !

un grande ceppo comune, religioso e morale ma la parte maggiore, ;

la perversa del mondo, si ristringe a notarne gli effetti, aggiungendovi


la propria disistima, lo sdegno o la noneuranza. La Chiesa soltanto,
vera Madre e Maestra di tutti i
popoli, osserva i mali per compian-
gerli e, se e possibile, risanarli.
4. Non si pud dire certamente che la Lettera Apostolica di Sua.
Santita Ad Anglos non abbia lasciata una traccia profonda ed incan-
cellabile nello spirito di questa nazione ;
che anzi, piu trascorre il
tempo, e piu estese, piu vivaci, piu serie divengono le pubbliche di-
squisizioni sui modi onde ottenere la riunione della divisa cristianita.
Molti protestanti inglesi hanno tentato e tentano tuttora di scoprire
la via la meta bramata; e per lo piu vagheg-
onde raggiungere
giano sistema
il latitudinario, ch'essi chiamano comprehensive, inteso
ad attenuare, per quanto e possibile, le dissidenze ed a far tollerare
le diversita che non si possono comporre e sopprimere. Singolare
spettacolo e il vedere come siffatta propensione si manifest! special-
mente nella Chiesa stabilita d' Inghilterra, la quale, nelle menti di
non pochi suoi autorevoli interpreti. sembra lusingarsi di possedere
appunto nelle sue eterogeneita ed innumerevoli scissioni i necessarii
requisiti per raccogliersi in grembo 1'intera cristianita Tale idea e" !

stata esposta con grande pompa in una pubblica conferenza dal dottor

Gore, che fu il primo direttore della Pusey House, donde usci per
avere incespicato sullo scabroso cammino della critica scritturale'r
eenza perdere percio 1' idoneita ad occupare un pingue canonicato nel-
1'abbazia di Westminster. II Gore non manco di cantare all' orecchio
della Chiesa anglicana molte dure verita, sopra tutto per essersi desssi

piu di qualsiasi altra dimenticata di predicare il Yangelo ai poveri ;


ma, in ultima analisi, addito in quelle inestimabili e stupende atti-
tudini ad applicare alia cristianita la panacea di un miracoloso cat-
tolicismo liberale Tale idea seduce evidentemente quegli stessi scrit-
.

tori ecclesiastici anglicani, che dissentono in determinate dottrine dal


Gore e che sembrano avere presa la penna per combatterlo. Taluno,

anzi, amplifica vieppiu il suo disegno latitudinario, e lo arnplifica al


252 GRONAGA
segno, che maniera perderebbe quasi del
la cristianita riunita alia lor
tutto il carattere di cristiana Ma e
buono, intanto, che il lievito
!

open : si puo sempre sperare che la Provvidenza -ne voglia trarre


infine effetti di salute !

IV.

COSE VARIE
1. II Vescovo coadiutore di Sion ed il nuovo principe Abate Benedettino
di Einsiedeln. 2. Pel credito agrario nell' Italia meridionale. 3. La

giurisprudenza babilonese. 4. II Calendario russo. 5. Cenno ne-

crologico.

1. // Vescovo coadiutore di Sion ed il nuovo principe Abate Benedettino

di Einsiedeln. II venerando Vescovo di Sion, Mons. Jardinier, non po-


tendo piu adempiere, per la grave eta, gli officii dell'Episcopato, ottenne
che gli fosse dato per coadiutore Mons. Abbet, che gia da quindici anni
era curato di Sion. Mons. Abbet nello scorso anno veniva scelto, fra
i tre candidati
proposti dal Capitolo di Sion, dal Gran Consiglio del
Cantone, il quale gia dai tempi di Giulio II e del Card. Schinner,
gode di questo privilegio, per concessione pontificia. II Papa, dopo le
debite formalita, nomino Mons. Abbet vescovo ausiliare di Sion, ed
il 2 febbraio, fra solenne pompa, coil' intervento di mons. Dernaz Ve-
scovo di Losanna e Ginevra, di Mons. Haas Vescovo di Basilea-Lu-
gano, di Mons. Zardetti gia Vescovo di Bukarest, di Mons. Bourgeois
Prevosto del Gran S. Bernardo, e di altri personaggi del clero e del
laicato, veniva consecrato Vescovo da Mons. Paccolat, abbate di San
Maurizio e Vescovo di Betlemme. Erano presenti alia festa tutte le
autorita civili e giudiziarie. II 5 dec. p. p. il celebre Monastero be-
nedettino di Einsiedeln era in grande festa per la nomina del nuovo
principe Abate Colombano Brugger. II novello Prelato di Einsiedeln
nacque a Basilea il 17 aprile 1855. Dopo entrato nell'Ordine Bene-
dettino, e fattivi i santi voti, nel 1879 fu ordinato sacerdote. Nel
chiostro ebbe gli officii di Professore di Grinnasio e Maestro di mu-

sica, fmche nel 1894 fu eletto Decano. I giornali della Svizzera tutti
si felicitarono per la saggia scelta, e vedono nell' Abate Brugger, un
intelligente e degno successore dell' Abate defunto P. Basilio Oberholzer.
Pel credito agrario nell'Italia meridionale. Nel nostro fascicolo
2.

del 1 febbraio, parlando del successo ottenuto dai cattolici in materia


di credito agrario in Italia, accennammo al disegno del Sig. Michele

Modugno di dar vita permanente ad un tentative di Banca agricola,


che egli aveva fatto nel 1893 con buona riuscita. In questo scorcio
di tempo, 1'utile disegno ha trovato ottiina accoglienza nelle Puglie
e a Napoli, ove hanno firmato come promotori del nuovo istituto i
GONTEMPORANEA 253
piu cospicui personaggi dell' aristocrazia cattolica, i quali sino ad ora
si erano sistematicamente astenuti dal partecipare a qualsiasi eombi-

nazione finanziaria. Sappiamo intanto che & intenzione del Sig. Mo-
dugno e degli altri suoi cooperatori che la Banca agricola del mez-
zogiorno abbia sede in Roma, Napoli e Bari ed il successo gia ot- ;

tenuto a Napoli e a Bari lascia prevedere che anche qui il nascente


Istituto trovera appoggi e adesioni.
3. La giurisprudenza babilonese. Nel British Museum di Londra e
ora esposta una serie di tavolette di terracotta le un quali recano
note vole schiarimento sugli usi giudiziarii, la procedura tribunalizia
e le leggi che vigevano nell'antica Babilonia le quali cose formano :

tutto un eomplesso che spesso non teme confronto con la legisla-


il

zione mosaica e nemmeno con la romana. Quella citta ebbe i suoi


giudici particolarmente nominati, per lo piu sacerdoti o scrivani giu-
risperiti, i quali sia ne' templi come presso le porte della
citta ascol-

tavano e risolvevano in pubblico dibattimento le cause recate loro


dinnanzi da certi indizii pud persino argomentarsi i'esistenza di tri-
;

bunali di scabini o giurati. Nelle piccole cause la sentenza di costoro


valeva come definitiva nelle piu gravi cause penali od in quelle ci-
;

vili nelle quali era questione di qualche ragguardevole possedimento,

restava al condannato il diritto di appello al supremo tribunale, com-

posto di sei giudici, resident! in Babilonia: davanti questa corte i

giudici stessi potevano rinviare le cause che lor sembrassero alquanto

complicate e che eglino non ardivano risolvere. Le parti dovevano


ordinariamente difendersi per mezzo di avvocati ;
ma nel caso di po-
verta potevano di per se stessi condurre direttamente i proprii affari.
Se un testimonio non sapeva scrivere, egli doveva convalidare la
sua deposizione mediante tre impronte fatte coll'unghia del pollice
su di una tavoletta d'argilla ancor tenera la quale sottoscrizione ve- ;

niva poi ratificata da un perito calligrafo, in caratteri cuneiformi, per


mezzo di una formula rassomigliante a quelle in uso oggidi. Proprieta,
matrimonio, eredita, sohiavitu erano da minuziose leggi regolate. I fan-
ciulli, e segnatamente i figliuoli, venivano riguardati sino alia morte
dei genitori come loro debitori. Da tal dekito essi potevano riscattarsi
quanto al padre, non gia quanto alia madre; ed ogni tentative di-
retto a tal fine, per esempio il rifiu tarsi ad assistere la madre, ve-
niva punito, come un misfatto, col bollo a fuoco. Su di una delle
tavolette Se un uomo dice al suo genitore tu
esposte, si legge : :

non sei piu mio padre, egli deve sborsare a questo una somma di
danaro secondo i suoi mezzi che se invece egli vuol separarsi dalla
:

sua genitrice dicendole tu non sei pift mia madre, esso dovra in
:

pena sborsare una forte somma, perdera i suoi diritti civili, e sara
bollato a fuoco in sulla fronte. Tre altre tavolette recano gli atti di
254 CRONACA
un processo portato dinanzi al supremo tribunals babilonese, 1'anno 9
del regno di Nabonid (539 a. C.). Parte civile erasi costituita la ve-
dova di un uomo della biblica citta di Sippara (Sepharim), mentre
essa era oriunda di Borsippa. Con la dote di lei il marito aveva com-

perato un piccolo possedimento ed essendo il matrimonio rimasto in-


;

fecondo, i due coniugi aveano adottato un ragazzo. Poco prima della/


morte del marito, eglino presero un prestito ad ipoteca, non ancora,
saldato quando mori il consorte. Dopo la morte di questo, il suo fra-
tello maggiore si fece innanzi quale erede, a nor ma della legge babi-
lonese, non essendo nato alcun figlio dal matrimonio e cosi prese ;

possesso del terreno. La vedova si costitui parte civile presso il tribu-


nale di Ghilla ;
ma il giudice locale rinvid la causa alia corte supremo-
di Babilonia, ove la donna insieme al figlio adottivo comparve alia,

presenza de' suoi giudici. Costoro decisero a favore della vedova, la.
quale era riuscita a provare ehe il terreno era stato comprato col suo
denaro, e che il fanciullo era stato adottato con tutte le forme legali.
Come narrano gli atti del processo, la donna comparve senza avvo-

cato, e condusse da se 1'affare; il che offre un importante schiari-


mento sulla condizione muliebre o, come dicono oggi, snlla questione-
femminile, nell'antica Babilonia.
4. HCalendario russo. In data 20 gennaio scrivono da Pietroburgo
alia Koelnische Volkszeitung: La questione dell' introduzione del ca-
lendario gregoriano si discute da vario tempo in Russia. La differenza
tra il vecchio e il nuovo stile dal 1900 in poi non sara piu di
12 giorni, sibbene di 13; onde al partito della riforma si uniscono
i superstiziosi, qui numerosissimi, i quali non vogliono sapere di
questo numero infausto*. La grande maggioranza degl' istruiti e
segnatamente dei dotti e degli uomini d'affari, stanno per la intro-
duzione della riforma e discutono le varie proposte per attuarla. Fra?
queste, il giornale tedesco S. Petersburger Herold ne presenta una r
consistente nell'omettere il giorno intercalare (29 febbraio) negli anni

bisestili, e cid per due volte, ossia nel corso di 48 anni se questa pro- ;

posta fosse accettata fin da quest' anno 1896 e subito applicata, lai
differenza tra il vecchio e il nuovo stile verrebbe a cessare il 1 marzo

1944; onde in quel giorno potrebbe entrare in vigore il calendario


gregoriano. Altri giornali propongono di ridurre a 30 giorni i mesi
che anche nel calendario russo ne contano 31, cominciando dal gen-
naio o dal marzo 1898 ;
e cosi alia fine del 1899 si otterrebbe il

pareggio tra il calendario giuliano e il gregoriano. Mnalmente v'e


un partito c radicale che preferisce di venire addirittnra a un salto
di 12 giorni i
quali verrebbero nominalmente soppressi nella vita del?
popolo russo. E degno di nota il fatto che il piu pregiato e diffuso
dei giornali di qui, I'umciosa Nowoje Wremja, difende calorosamente
CONTEMPORANEA 255
questo radicale rimedio. Si capisce di leggeri, essa scrive, quanto

<(la
due calendar!!) valga ad intralciare i computi com-
differenza del

mercial!, e quanto incomodo rechi nei viaggi dall'O vest verso 1'Est;
chi, per esempio, dalla Francia si dirige verso il Giappone (in ambedue
quest! paesi vige il calendario gregoriano), nell'attraversare la Russia
cade in una fossa di tempo di cui la muraglia occidentale ed orientale
e alta di 12 giorni intieri E gia da molto che sono stati riconosciuti
!

gl' inconvenient! di questa fossa


di tempo; e si fecero divers! tentativi

per colmarla ma questi


;
riuscirono sempre a vuoto per il vano timore
-one una riforma del calendario potesse irritare la superstizione, il
malumore, il fanatismo della plebe. In verita, tale timore non e imma-
ginario, imperocch& la grande massa del popolo russo vive secondo
il sole ma la gente colta che ognor piu cresce di numero, ben
;

eomprende quanto sia vergognoso di stare indietro agli altri di 12


lunghi giorni e di riserbarsi il privilegio di essere e di venir giudi-
-cati ignorant! e superstiziosi. La riforma dei libri liturgici fatta dal
Nikon, ha purtroppo creato il Raskol (lo scisma nella Chiesa uffi-
<dale russa) peraltro giova notare che, non ostante *P ingiusta ed
;

imprudente persecuzione degli scismatici il Raskol sempre piu appa-


risce e si dissecca; e naturalmente tanto prima appassirebbe quanto

piu diminuissero le persecuzioni. Evidentemente, la riforma del ca-


lendario, in questi tempi di estese relazioni ed interessi internazio-
nali, e di concentrazione delle scienze, delle art! e delle industrie,
e cosa meno urtante che non sia stata 1'anzidetta riforma dei libri
iiturgici, per un popolo rozzo, cui una muraglia della Cina sembra
separare dalle class! superior!. Ci pare altresi inutil cosa 1'escogitare
<;erte fasi di transito dal vecchio al nuovo stile basterebbe solamente
;

di fissare un termine di mezz'anno alia trascrizione delle obbligazioni

private secondo la norma governativa, e poi cominciare senz'altro il


nuovo computo annuale. Riportando questo passo della Nowoje
Wremia, vorremmo avvertire che questo non va riguardato come il
segno di una tendenza ad una generale riforma ed una accettazione
delle idee occidental!, per uscire dall' isolamento del rigido e semi-
barbaro russismo. Solo una speciale persuasione dell' impossibility di
continuare col vecchio calendario, e del danno che questo reca alia
Russia, ha potuto condurre a favorirne la riforma fuori di questo :

riguardo speciale ed utilitario, piuttosto propensi a risalire il


si &

corso della russa per ravvivarne e rinnovarne i fasti. Per


storia

esempio, la stessa Nowoje Wremja che pur tanto saviamente parla


dell'anzidetta riforma, fa la bizzarra proposta di cambiare i titoli

degl'impieghi dell'amministrazione civile, e di ritornare alia nomen-


clatura del tempo anteriore a Pietro il Grande: la Nowoje Wremja
ne ha gia compilato un elenco cornpiuto !
256 CRONACA CONTEMPORANEA
Cenno necrologico. II 29 del p. p. novembre morto nell' eta di
5.

62 anni, munito de' conforti religiosi, nel suo castello di Ellischau, uno
de' piu celebri uomini di stato austriaci, il conte Eduardo Taaflfe, gia
ministro nel 1870, e presidente del ministero dall' agosto 1879 al novem-
bre 1893, nel quale egli cadde sul note disegno di riforma elettorale, per
1'opposizione del conte Hohenwarth, prima suo amico, e per tanti anni
suo fidissimo Acate. Veramente straordinaria ed insuperabile fu 1'abi-
lita spiegata dal Taaffe nel barcamenare Ira gli scogli tempestosi delle

avverse nazioni nde si compone il mosaico cisleitano, e nel destreg-


giarsi in mezzo parlamentari durante il suo lungo
al cozzo de' partiti

reggimento. Tuttavia egli non riesci a spegnere 1' incendio degli odii
nazionali, tutt' altro ; parve anzi gettasse olio sulle fiamme, lusin-
gando tutti senza accontentare nessuno.
Salito al potere con un programma governativo, se non peggioro
la triste eredita delle
leggi anticattoliche, lasciategli dai precedent!
ministeri liberali, ben poco egli fece per rimediare colle necessarie
riforme legislative al male nella sua radice. Sistema di governo egli
non ebbe, quando per tale non vogliasi gabellare un opportunismo

sconfinato, senza principii e senza energia, costretto di vivere inde-


corosamente alia giernata, ed a furia di piccoli ripieghi. Esso potra
forse trovare una scusa nelle difficolta veramente eccezionali che qual-
sivoglia uomo di Stato deve necessariamente incontrare dal governo
di questa vasta monarchia, cotanto eterogenea nel suo composto, per

religioni, per lingue, per nazioni, per tradizioni, per vecchi diritti

storici, per nuove aspirazioni e va dicendo. Ma quello che niuno


.

potra mai giustificare appieno nel reggimento del conte Taaffe e la


trascuranza de' principii superiori del vero e del giusto nel governo
dello Stato, e 1' opportunismo corruttore che riduce il Parlamento ad
un luogo di traffico, ottundendo il senso morale nella coscienza pub-
blica, ed obliterando un po' alia volta il carattere degli uomini, chia-
mati a parte del governo della pubblica cosa. Senza dubbio sarebbe
ingiusto trattare alia pari 1'austriaco Taaffe, opportunista e gioseffino
fin che si vuole ma non massone, coll' italiano Depretis, padre del
famoso trasformismo, del quale la povera Italia sta ora godendo i

frutti avvelenati. Non puo


negarsi tuttavia che il sistema demoraliz-
zatore del Taaffe non abbia dato una forte spinta alia decadenza del
Parlamento austriaco, e che la sua proposta di riforma elettorale,
messa fuori nel momento della sua caduta, abbia, salvo le intenzioni,
tutta 1'
apparenza della freccia del Parto, scagliata nella fuga a col-
pire i ministeri che hanno tenuto dietro al suo fino ad oggi.
I CATTOL1CI ITAL1ANI
IE L'OIEo^ ]P IR, IE S IE 1ST T IE

I.

Tristissima per ora presente, nella quale si e


T Italia e 1'

raccolta insieme ed aggravata 1' eredita dei trentasei anni di


misfatti e di corruttele, che 1'hanno preceduta. Mai, come in

quest' ora, malcontento vi e stato piu universale, ne vi


ne il

sono stati
piu minacciosi i
pericoli dello sfacelo.
La somma delle cose e in mano di un Governo, che si
vorrebbe fosse riparatore dei mali immensi, nei quali questa
Italia affoga ma pur troppo vacilla tra due disfatte, cui esso
;

6 inetto a porre un riparo : Tuna interna, che ne ha svigoriti

gli ordinamenti politici e sociali ;


Faltra esterna, che ne ha
fiaccato il credito militare. II socialismo, vittorioso di dentro
nelP audacia de' suoi capi rimessi sul candelabro, e il Negus

vincitore di fuori dell' esercito eritreo, hanno aperta una si


profonda voragine sotto le fondamenta dell' edifizio tirato su
dal 1859 al 1870, che i suoi inquilini temono di vederselo da
un giorno all'altro diroccare sul capo. Percio gridano aiuto ed
invocano il soccorso dei cattolici, affinche 1' edifizio e gl' in-
- -
quilini salvino, sotto il
pretesto di salvare la patria. Venite
a noi, dicon essi, e dateci una mano. Cessate di formare una
massa di gente exlege ; componetevi in poderoso partita ed
entrate nelle screpolate mura della casa, che oggi con noi ri-

covera la patria. Voi ci potete portare puntelli e catene, brac-


cia ed ingegno, che della casa impediscano lo sfasciamento.
Dal che si ricava che nell'ora presente, 1' Italia di fatto e

piu che mai divisa in tre parti : nella legate, che va sotto
nome di sabaudista, e il liberalismo
comprende
d'ogni grado
e colore, fino al democratico; nella socialistica, che accoglie i

radicali, i
repubblicani, i socialist! delle varie scuole e da la
Serie XVI, vol. VJt fasc. 1101. 17 20 aprile 1896.
258 I GATTOLICI ITALIANI

mano agli anarchic!; nella cattolica, che si tien ferma alle

storiche tradizioni ed alia fede della patria e sta in tutto col

Papa, del quale propugna la indipendenza, come bene neces-


sario, non meno alia religione che alia pace nazionale.
Da se sola, la legale si sente mancare pian piano il terreno
sotto del piedi, ne ha forza di vincere la socialistica, ch'essa

ha creata, nutrita, cresciuta e favorita sino al punto nel quale,


non avendo questa piu bisogno di essa, le si e rivoltata contro
ed aspira ad inghiottirla con tutte le sue istituzioni. Quindi,
per sua salvezza, implora il concorso della cattolica, che sinora
ha spregiata per avversa, ed a cui ha fatta guerra, non si po-
trebbe dire se piu fiera od ipocrita e le offre una tregua, per ;

tener fronte viribus unitis alia socialistica, di amendue acre


nemica.

II.

E da ringraziare il cielo, che la parte liberalesca abbia


finalmente riconosciuto come la schernita massa exlege dei
cattolici possegga piu di essa virtu da salvare la patria, nelle
distrette odierne, le quali non e da negare che si socialmente
e sipoliticamente ne mettono a cimento 1' esistenza.
Tuttavia i cattolici, che nel socialismo veggono pur troppo
il pericolo delFordine della societk e delFordine delle istitu-

zioni, distinguono al tempo stesso il dover loro verso la pa-


tria, per rispetto a quest'ordine duplice e diverse. Considerano
essi che altro e concorrere a salvare P ordine sociale nell' I-

talia, ed altro concorrere a salvarvi F ordine politico. Nel


primo e un fondamento necessario ;
nel secondo una mutabile
contingenza. Nel primo s,ussiste 1' Italia reale ;
nel secondo si

asside la legale.
Or qual dovere puo stringere i cattolici, a farsi conservator!
delP Italia legale? L' unico, indiretto e negative, di non usare
mezzi per la sua distruzione. Perocche, posto ancora
illeciti

che a bene della gene-


la distruzione dell'ordine legale torni

ralita del paese, per cui e un disordine mascherato di ordine,

cio non ostante non e mai permesso ricorrere a quello che e


E L'ORA PRESENTS 259

male, affinche ne venga il bene. Percio i cattolici non adope-


rano contro 1'ordine legale, avvegnachfc oppressive del loro
diritti, le armi che adoperano i socialist! non congiurano in :

secreto, non si ribellano all' aperto, non tumultuano per le

piazze, non insidiano col pugnale o colla dinamite, non pre-


dicano la rivolta, non aizzano a guerre fratricide. L' osser-

vanza dell' ordine essenziale alia societa e loro prescritta da


Dio e dalla Chiesa : e siccome quest' ordine non puo esistere
senza un' autorita che lo regga ;
cosi e prescritta insieme la

soggezione a tale autorita, sia pure solo di fatto, sia pure il-

legittima, sia pure malvagia,. ogni qual volta richiede atti non
opposti alia coscienza naturalmente e cristianamente onesta.
Questa e la dottrina che insegna, cogli Apostoli, la
cattolica,

potesta sociale venire da Dio; doversi star soggetto a questa


potesta, benche in mano di discoli, qualora non comandi cose
da Dio vietate, poich in tal caso a Dio si ha da obbedire e
non all'uomo.
Se non che da questo, che e un osservare 1'ordine cardi-
nale della societa, a parteggiare per la forma politica, o per
le civili istituzioni in cui quest'ordine e stabilito, corre divario
grande : ne si potranno mai obbligare a confondere i cattolici

le due cose, pretendendo che si facciano partigiani di una

determinata forma politica, per amore dell'ordine sociale, fuori


dei casi in cui la salvezza, od il maggior bene della societa

esigessero che il cattolico la sostenga : caso pero che fra noi,


nelP Italia, non si avvera.

III.

Dichiarato cosi questo punto, 1'mvito ai cattolici di entrare


nell'ediflcio delsabaudismo, per aiutare i liberali a tenerlo in
piedi, da un lato e ozioso, ed e ridicolo dall'altro.
Che sia ozioso, gia da negli occhi di chi sappia (e chi non
lo sa?) che ragioni di ordine altissimo impediscono ai catto-
lici di formarsi in partito politico militante; tale essendo la
volonta del Pontefice sommo, i cui diritti e la cui autorita an-
260 I CATTOLICI ITALIANI

tepongono a tutte le giuridiche finzioni del liberalismo: ne sopra


cio vale la spesa che si entri a disputare. II fatto e che, nulla

ostante iltempestare delle implorazioni e delle seduzioni, la


massa cattolica, per ora, seguita, come in passato, a rimanere
sotto la disciplina del Papa, nazionalissima per la patria, benche
exlege al Governo ; paga di venirsi ogni giorno piu e meglio
rafforzando, per comporre grande esercito di riserva, che
il

salvi Pltalia reale dagl'inflniti malanni cagionatile dall'Italia

legale.
Che poi 1'invito sia ridicolo, appare dalle condizioni in cui

Tedifizio si trova, cadente piu per difetto capitale nelle fonda-

menta, che pel pelo che da ogni banda fanno le sue mura.
Gredono i liberali che noi cattolici di tanta ruina diamo la

colpa alle istituzioni; e su tal presupposto si ostinano ad accu-


sarci di exlegi, perche nemici della patria. Ma lasciando stare
che noi, in ogni caso, non passiamo buona Pidentitk fra la
patria e le istituzioni, giammai non abbiamo addossata proprio
a queste una tale colpa. Esse di lor natura, guardate in

sono adiafore ossia idonee a partorire il bene od il


astratto, ;

male, secondoche sieno informate da principii retti o malvagi,


e bene o male adoperate.
Non neghiamo che, data la condizione dei tempi nostri, esse
pur troppo servono d'istrumento validissimo alle sette o fa-

zioni, per tiranneggiare i


paesi e per introdurre la domina-
zione dei pochi sopra tutti, convertendo, con nome di liberta,

in legale il
piii iniquo dei despotismi. Fra i mille, ne sta in
esempio guerra eritrea, che politicamente, eco-
la disastrosa

nomicamente e militarmente ha prostrata Tltalia. Chi Fha vo-


luta? chi 1'ha impresa? chi 1'ha guidata al mal fine in cui la

vediamo? Legalmente si dira la nazione, perche le istituzioni

giustificano questo titolo colorato: ma, di fatto, si deve dire


che autori e promotori ne sono stati i pochissimi, i quali, per
le mire loro d'interesse o d'ambizione settaria, Thanno imposta

alia nazione; ed a suo dispetto, han levato a lei di bocca


1' ultimo tozzo di pane, e dalle vene il
sangue piu vigoroso
a' suoi figliuoli.
261

Pensano altri che noi cattolici incolpiamo delle ruine gli


uomini, abusatori delle istituzioni: onde si figurano che se altri

uomini si avessero, se in Italia sorgesse un partito, come lo

chiamano, conservatore, il
piu dei guai sparirebbe. Per questo
non finiscono di augurarlo ; ed all'ora presente, in cui si opina
che le redini dello Stato sieno nelle mani di galantuomini, piu

che mai sospirano che la gente cristiana e proba si faccia


innanzi, e dia loro di spalla per venire a capo di una salva-
zione.
Tuttavolta anche in cio e grande abbaglio. Si ammette che
gli uomini sono parte potissima del bene o del male d'ogni
forma di Governo. Ma piu che gli uomini, sono i
principii i

quali 1'avvivano e ne regolano lo svolgimento. Sia pure che


il Ministero odierno in Italia sia di galantuomini : e questo il

meno che in un paese civile si possa desiderare ;


ed il solo
menarne vanto, prova in qual grado di abbassamento sia stato

fin quipaese legale sommerso.


il

Ma, senza cio, che possono le migliori e piu sane volontk


del mondo, contro la ferrea prepotenza della logica? E dell'ini-

quita, nell'ordine etico e giuridico, quello che della falsita, nel-


1'ordine dialettico. Come da false premesse scendono per neces-
sita false conseguenze; cosi da principii eticamente e giuri-
dicamente iniqui non possono per se venire, nell'atto pratico,
se non inique operazioni. Ed ecco perche Gamillo di Gavour
ebbe a sentenziare che, per fare 1'Italia nuova, bisognava met-
tere in disparte la morale; e Vincenzo Salvagnoli ebbe a pro-
ferire 1'assioma che, per governarla, bisognava mettere in di-

sparte la verita. Da uno Stato che exprofesso rinnega morale


e verita, quale potenza d'uomini puo fare scaturire il bene vero
della buona e vera civilta?

IV.

Si domanderebbe che i cattolici si presentassero alia soglia


del rovinante edifizio, per fare che ? Un miracolo. Ricorriamo
ad un' altra allegoria. Si vorrebbe che essi curassero un orga-
262 I CATTOLICI ITALIANI

nismo viziato. E cio possibile? Ora il natural vizio organico


deir Italia legale e appunto nei principii del liberalismo, ond' e
costituita. Fino a tanto che quest! sussistono, la cura e dispe-
rata, ne v' e abilita di galantuomi che valga a sanarlo, in

quella guisa che non vi ha perizia di medico, che basti a gua-


rire un disordine ingenito al cuore od al polmone. Come un
disordine di tal sorta conduce inevitabilmente alia morte, cosi
il liberalismo, inoculato nel corpo politico di una societa, o

piu presto o piu tardi, deve infallibilmente svilupparvi la can-


crena del socialismo; stanteche in quel modo che la morte e
necessario effetto di un vizio organico nel corpo umano, in

quello stesso il socialismo, nel corpo politico, e necessario effetto


del liberalismo. Lo ripetiamo: la prepotenza della logica e
ferrea, e insuperabile.

Eppure un grandissimo numero di coloro, che affrettano


col desiderio il nascimento di un cattolico conservatore
partito
nella Penisola, e di quelli che vorrebbero intatto il sistema
etico, giuridico e sociale del liberalismo. Vengano i buoni
cristiani, dicono essi come gik il sofista Ruggero Bonghi; e
sieno i ben venuti fra noi! Pero a un patto, che intendano
essere, per un lungo corso di avvenimenti, incancellabili le
condizioni della societa moderna : s' acconcino alia liberta che
non possono togliere.
che equivale a un dire coperto: sieno si conservator!,
II

quanto lor pare e piace; ma conservator! dei nostri fatti in-


cancellabili, compiuti in virtu del diritto nuovo e dei neces-
sarii nostri principii di rivoluzione. A questo patto, saranno
abbracciati e baciati da tutti i liberal!. Ma i valentuomini non

si avvedono che, in tal caso, i conservatori diveciterebbero


tanto liberal!, quanto i liberali sono conservatori. I socialist!

altresi accetterebbero, a questo patto, colle braccia aperte, il


concorso dei liberali. E come no, dato che i liberali passas-
sero a lavorare direttamente per conto loro, conforme gi
indirettamente lavorano, colla graduale distruzione di Dio, delia
famiglia e della proprieta, coll' ateismo di Stato, colla dissa-
crazione del matrimonio e colle rapine fiscali?
E L'ORA PRESENTE 263
Altro e che un gruppo d' uomini o un partito si accomodi,
in quanto e lecito, a fatti rei, che non e in halia sua disfare,

e tolleri i rei principii che non ha vigore di abbattere, col-


1' animo pero di migliorare le cose a poter suo ; ed altro e
che si dia a consolidare gli uni ed a tener saldi gli altri. Se
non andiamo gente che pensa air antica e sta col
errati, la
diritto antico ed immutabile del decalogo, piglia nome di con-

servatrice, attesoche mira a conservare ragione pubblica e


la

privata di questo santo diritto. Ma se un giorno, colla scusa


dell' essere incancellabili e necessarii, si mettesse a parteg-
giare pe' fatti e pe' dettami ad esso opposti, pare a noi che
farebbe un singolare scambio di conservazione: abbrucerebbe
cioe quel che prima adorava, e adorerebbe quel che prima
abbruciava. In una parola, di conservatrice del diritto di Dio,
voltando a questo le spalle, si farebbe conservatrice del pre-
teso diritto della rivoluzione. E posto cio, si avrebbe il bel-
T utile di vedere, per 1' intento di dare un termine ai guasti,
cresciuto 1'esercito dei guastatori.
Non abbiamo dunque noi ragione di chiamare ridicolo 1' in-

vito ai cattolici di entrare, nelF ora presente, dentro le crol-


lanti mura
delP edificio legale, per isforzarsi d'impedirne lo
sfasciamento ?

V.

S' insiste pero, soggiungendo : Voi cattolici, col vostro


rimanervene in disparte, fra tanto precipitare di uomini e di

cose, spianate la via al trionfo del socialismo e per questo :

riguardo vi diportate da nemici piu della patria, che delle


istituzioni legali.

Rispondiamo in primo luogo che, come si e dimostrato,


Tintervento dei cattolici, desiderato dai liberali, nell'edifizio,
non gioverebbe nulla a salvarlo, ma potrebbe ritardarne
al piu
11
diroccamento; per la grande ragione che non si salva dalla
ruina una costruzione, la cui magagna principale e nelle fon-
damenta.
264 I CATTOLICI ITALIANI

Rispondiamo poi secondo luogo che, per metter paura-


in

ai cattolici ed al volgo, non si hanno da esagerare le cose. II


socialismo cresce e si dilata si, nelP
non e ancorItalia, ma
prossimo al suo trionfo. pericolo piu imminente non e, fra
II

noi, quello di una rivoluzione o di una evoluzione sociale; &


quello di una rivoluzione o di una evoluzione politica, i cui

segni precursori sono succeduti con grande rapidita, mas-


si

simamente dopo che la pazza impresa d' Africa, escogitata per


allontanarne Tavvenimento, ha sortito 1'esito funesto e vergo-

gnoso che si lamenta.


Ne accade indicare con particolarit questi segni. Basta
osservare lo stato degli animi, o 'effervescent a popolare, se-
1'

condoche la detfniva il marchese Di Rudini, il 19 marzo, nel


Parlamento, suscitatasi appresso Pimmane disastro di Abba-
Carimi baldanza acquistata dal partito radicale, ed il suo
;
la

sopravvento nella stima della moltitudine; 1'audacia con cui i


partigiani del federalismo democratico espongono i loro
pre-
sagi e le loro speranze; e finalmente il furore col quale da

piu lati, ancor da quello d'onde meno si aspettava, si e ten-


tato di caricare le piu terribili responsabilita delle nazionali
sciagure sopra chi, per diritto, dev'essere il massimo deglVn?-
sponsabili. Di maniera che si e detto e si e scritto che il Negus
Menelik, colla sua vittoria di Adua, ha fatto piu danno all' Italia
politica, di quello che Tabbia fatto all'esercito del povero Ba-

ratieri,che pure vi e rimasto prigioniero, trucidato e disperse.


.Or in cio e il vero pericolo delFora presente, piu assai
che nel socialismo, il quale per certo gran vantaggio ha ri
cavato dalla vittoria del Negus; ma Tha ricavato, non tanto
per virtu sua propria, quanto per quella che il malcontento e
F indignazione generale del popolo gli hanno recata. E se i

nostri liberali sabaudisti vogliono essere sinceri, debbono con-


fessare che il loro invito ai cattolici per soccorso, concerne la
causa degP interessi politici loro, e non quella degP interessi

sociali della nazione; dei quali si valgono, come di un man-


tello, da mettersi o da riporsi, secondo il variare delle sta-

gioni.
E L'ORA PRRSENTE 265

VI.

Adunque eziandio che 11 dovere della disciplina non lo im-

ponesse, ogni savia regola di prudenza esigerebbe che i cat-

tolici si astenessero da mosse politiche, le quali li


impegnas-
sero a favorire piu tosto Tun partito che Taltro. L'ora pre-
sente non richiede da essi un'azione, che sarebbe tanto nociva
al bene comune, quanto intempestiva; ma richiede un piu ga-

gliardo preparamento neiraspettazione. L'ora presente non e


per anco Fora loro. Se 1' Italia, raffazzonata dal liberalismo
senza di essi e contro di essi, si scompiglia, tal sia di chi Tha
in questo modo raffazzonata. Si lasci che gFingordi de' suoi
ruderi se li litighino fra di loro, e per goderseli si divorino
tra se stessi. Gosi campo il si
sgombrera sempre meglio, per
un ordinamento consentaneo alle giustizie, alle tradizioni ed
#i bisogni nazionali. Grande errore sarebbe che, col pretesto
di frapporsi ad un trionfo rimotamente futuro del socialismo,
i cattolici rinforzassero, col loro concorso, la esosa tirannide
del liberalismo.

Essi, per grazia di Dio, serbano le mani nette dalle ini-

quita, che flnora hanno subissata F Italia in un mare di guai


e d'ignominie. La loro bandiera e immacolata, e fra i
raggi
del sole che la illumina dal Vaticano, attira gia gli sguardi,
e cogli sguardi consola speranze del nostro popolo. I libe-
le

rali stessi presentono che la bandiera dei cattolici ravvolge

nelle sue pieghe le sorti avvenire della patria. Voi, radicali,


scriveva Taltro giorno Tun d'essi, credete che il discredito
delle istituzioni vi giovi, e vi preparate a raccoglierne 1'ere-

dita; ma non vedete che il sentimento pubblico piglia altra


via, e procede verso un Capo augusto, coperto da una Tiara,
che non e Femblema dei vostri sogni ? ]

Ebbene, i cattolici custodiscano intemerata la loro bandiera.


ne s' illudano che possa sventolare sopra edifizii politici, eretti

1
Corriere della sera di Milano, num, del 9-10 aprile 1896.
266 I CATTOLICI ITALIANI

apposta per umiliarla. Tengano sempre ferma dinnanzi a git


occhi la legge storica, la quale, dal tempo della caduta del-

I'lmpero romano in giu, governa i destini dell' Italia: ed e che,


nella Penisola, nulla mai di politicamente solido si puo costi-

tuire, fuori degPinflussi e, peggio, contro gl'influssi del Pa-


pato. D'onde si deduce che, ancora politicamente parlando,.
per disposizione di Provvidenza, il Papa, che ha la Sede in
Roma, e il
Capo augusto coperto da una Tiara eletto a
predominare nelP Italia. Percio, sotto questo rispetto, la Roma
dei Papi e stata e sara la citta Capitale d' Italia; giacche in

essa, e perche Roma dei Papi, se ne racchiudono le sorti. Dal


che si ritrae altresi, che qualsiasi politica antipapale e pure
politica antinazionale; siccome a luce di mezzogiorno lo pro-
vano questi ultimi trentasei anni di storia contemporanea, nei
quali tanto tra di noi si e distrutto di nazionale, quanto si e-

studiato di sradicarvi di papale.

VII.

Non potete negare, insistono altri liberali, che il socia-

lismo per PItalia si allarga; e che la vostra inerzia conferisce


alia sua propagazione.

Che il socialismo, per le varie regioni della Penisola, si


allarghi, sarebbe follia negarlo. Se ne gloriano del continue i

giornali suoi portavoce, e chi vive in commercio col minuto


popolo, lo tocca con mano; sebbene questo socialismo, nei
cervelli volgari, sia piu tosto un ammasso d'idee confuse, sug-
gerite da un odio mal ragionato e da disperazione, che non un
sistema di principii, che dia unita alia turba de' suoi seguacL
Ma avviene proprio ai liberali il piangere sopra questa
si

dilatazione, ed il lamentarsi dei cattolici che non lafrenano?


Si osservino i semi, d'onde e germogliato il socialismo nostrale,
e se ne guardino gli spargitori ed i coltivatori.

Uno di questi semi e per certo Peducazione irreligiosa ed


immorale, detta laica, in opposizione alia cristiana. Ma chi ha
267
introdotto questo metodo di educare il popolo, e chi lo ha dif-
fuse e da tanti anni lo sostiene, come un progresso della ci-

vilta, se non il liberalismo?


Un altro 6 lo spregio ai diritti sacri della Chiesa. Ma chi,

piii del liberalismo, lo ha inculcato alia plebe, colla voce e col-

1'esempio? La confisczione dei beni ecclesiastic}, non e forse


stato il massimo degli scandali che si potesse dare, a perdi-
zione del diritto di proprieta? Se i socialisti agognano ad im-
padronirsi del Potere, per applicare alia borghesia liberalesca
la legge di confisca, che questa ha inventata contro il patri-

monio della Chiesa, qual & il liberate che possa dar loro torto,
e non confessare che e un render pane per focaccia?
Un terzo seme e la corruzione del costume, sciolta da ogni
freno. Ma chi ne ha nobilitata la licenza, sollevandola ad eser-
cizio di giuridica liberta, se non il liberalismo, che, nato dalle
corruttele, nelle corruttele ha riposto il secreto della sua du-
razione?
Un quarto seme & 1'esorbitanza dei tributi, la mostruosita
delle sevizie fiscali e la dilapidazione della pubblica fortuna;
cosi che PItalia e ridotta ad essere economicamente la piu pi-

tocca delle nazioni. Ma di chi il merito di questo immane la-

trocinio, se non del liberalismo, che, dopo essersi sforzato di


togliere Dio dal cuore, ha strappato il pane dalla bocca delle no-
stre misere popolazioni?
Da ultimo, a non voler andare troppo per le lunghe, non
sono state per sorte semi pestilenziali di socialismo tutte le
brutture, le ladrerie e le scelleraggini di tanti uomini che, colle
mani grondanti sangue e lagrime di popolo, hanno preteso di

tenere alto il vessillo del liberalismo e della patria rigenerata ?

L'altra sera, nel Gampidoglio, qualche consigliere liberale


oso gridare, a scorno dei consiglieri cattolici di Roma: Non
vo ma noi siamo italiani, perch& noi abbiamo fatta 1' Italia.

Si, fu loro ben risposto ;


Tavete fatta e poi ve la siete
mangiata.
Voi non siete stati con noi nei campi di battaglia, per
la patria ;
fu soggiunto :
268 I CATTOLICI ITALIANI
-
Ma noi non siamo stati neppure coi vostri a saccheg-

giare le banche, per la patria : si sarebbe potuto giustamente


replicare.
II men male che liberal!
possan fare, quando rampognario
i

i
promotori del socialismo, e di abbassare la fronte
cattolici di

e di picchiarsi il petto, ripetendo un mea culpa senza fine.

YIII.

I cattolici molto bene sanno, che delle due inerzie, la po-

litica e la morale, questa e incomparabilmente piu perniciosa


di quella. L' operosita politica, disgiunta dalla morale o ad essa
contraria, non serve o pregiudica. In vece 1' operosita morale,,
comeche separata dalla politica, e ricca sempre di efflcacia.
Sia pure che i cattolici si tengano in quella, che piace chia-
mare inerzia politica. Ma chi pud rimproverare loro di tenersi

nell' inerzia morale ?

Noi godiamo i bei frutti dei trentasei anni di operosita po-


litica dei liberali. Ci stanno davanti gli occhi, ed avvelenano
tutta la vita nazionale. I cattolici troppo tardi si sono riscossi,
e vero, per opporre un rimedio alia morale dissoluzione, che
P operosita politica del liberalismo ha recata al paese. Ma tanto
la loro operosita non e sterile di effetti, che gia appare la
sola temuta dal socialismo, la sola la quale ingerisca fiducia
che del socialismo possa frastornare il trionfo. E questa &
si

quell' azione, che piu che mai i pericoli dell' ora presente ai
cattolici dimandano. Si stia nell' inerzia politica, lasciando che
i morti del liberalismo seppelliscano i loro morti. II perseve-
rare in questa inerzia torna un operare; ed e il vero caso
deWinertia sapientia, che risparmia le forze proprie e debi-
lita quelle dell' avversario. Ma in quel cambio
raddoppii si

P azione morale, che di rimbalzo influisce non poco nelle con-


dizioni altresi politiche della nazione.
Tutti d'accordo e da per tutto, i cattolici smascherino le
menzogne e le turpitudini del liberalismo, le nequizie della
setta in cui esso si annida e si concentra, le malvagita sue,
E L'ORA PRESENTE 269

Je sue ruberie, le sue oppression!, le sue fallacie, gP inganni


suoi. Facciano la luce e la spandano colla voce, colla penna,
in pubblico ed in private : e con in mano la storia, o meglio
la cronaca di quest' ultimi sette lustri di suo despotismo, met-
tendo innanzi nomi, date, fatti, cifre, testi, sfrondino di ogni

frasca le sue imposture. E


converse poi presentino il Papa
qual gloria pura, storica ed unica delP Italia, ancora di sua
salvezza; e ne propugnino la indipendenza nella sua Sede, come
necessaria alia indipendenza stessa della Penisola, e sfatino i

bugiardi con cui questa verita si tenta di offuscare.


sofismi
Ed insieme non si.stanchino di far conoscere ai colti ed agli
incolti la bellezza di quel cattolicismo, che per tanti secoli ha
felicitate le generazioni precedent! la nostra, la sua santita,
1' attitudine sua a conciliarsi con tutte le forme di civile reg-

^imento, e 1' idoneita sua a procacciare ogni bene sociale.


Ma allo spargimento indefesso della luce, debbono unire
T attivita, nelP ordinarsi a gruppi, a legioni, ad esercito disci-

plinato. Aprano asili e scuole, con istitutori cattolici: fondino


associazioni di giovani e di adulti, di uomini e di donne; cir-

coli, societa di mutuo soccorso, casse rurali, opere di confe-


renze e di catechismi comitati parrocchiali e regionali e com-
;

missioni elettorali, accalorando tutti affinche partecipino alle


urne amministrative e si astengano dalle politiche durino co- ;

stanti, pazienti, concordi. Seguano P impulso dato dal Papa


Leone XIII, cogli atti suoi, tutti inducenti alia fede, provata colle

opere, non solo di pieta e carita privata, ma di pubblica utilita.

Per questa maniera finiranno col sopraffare ed il liberali-

smo, il
quale insidiosamente cerca attirarli a se, per farsi di

loro uno scudo oontro il socialismo; ed il socialismo, che li

avversa, per paura che afforzino il predominante liberalismo.


Gosi, fra i due nemici di Dio, della Chiesa e della patria, usci-
ranno essi i vincitori, perche sorretti dal Papato, cui unica-
mente son date divine promesse di vittoria contro nemici, che
gli han preso il temporale per annichilarne lo spirituale.
GLI HETHEI-PELASGI

LA TESSAGLIA

SOMMARIO: Origine del nome Tessaglia. Divisione di essa fatta per do-
minii da Omero.- Altre division! degli antichi. Citta della Pelasgiotide.
II radicale Kpav-. Citta della Tessaliotide Kispog o Kfepov. Hsipsatat
:
;

Ktepov e KtGpov, esame d'un passo di Teofrasto, non ben inteso dal Pape-
Benseler. Arna e la rad. Apv- pelasgica, non aria come supponesi nel
Worterbuch del Pape-Benseler. <MpaaXo non e Ftia, come opina il
Leake. L' Estieotide - 1 Perrebi. Altre citta della Tessaglia. Esame del
nome di Pialia, pelasgico, non ario. II Pelio. Eginio e la rad, Mf-. Nomi
con questa radice semplice e col suffisso -r- ed -1-. Dodona e Giove Do-
doneo, Pelasgico, FwvatOa e Kaivatog. Congetture su quest'ultimo nome.
I Tesproti. La Ftiotide. Greci, Achei ed Elleni primitivi non furono arii.

Del nome della Tessaglia scrissero variamente gli antichi.


Aleuni nome primitivo fa Pirrea da Pirra
dicono che il ;

altri Emonia da Emone e Nessonide da Nessone, figlio di


1
Tessalo, e finalmente Tessalia da TessalOj . OsaaaXca e lo stesso
che OenaXia, e OstiaXca sta per XexraXfa, nome composto da
quello de' Xenoc o XercaTo'. Hethei, e il suffissso -X- di appar-
tenenza. Quindi BeiTaXia, sottintendendo x^pa o yrj, terra, paese,
2
signiflca paese o terra degli Hethei . La riprova e nell'identita
fra Tessaglia e Pelasgia, come v' e identita fra Hethei e Pe-

lasgi. Non v'e in effetto cosa piii certa di questa, che la Tes-

saglia anticamente fu posseduta da' Pelasgi. Apollodoro (Fragm.


174) scrive: La Tessaglia fu detta prima Emonia; ed ebbe
anche altri nomi: Kal aXXa? 5e eax^v ovofxaaca;. Aggiunge che
1
STRAB. X. I, II.
8
Cf. DE CARA, GHi Hethei-Pelasgi, Vol. I, p. 449.
GLI HETHEI-PELASGI NEL CONTINENTS ELLENICO 271

fu chiamata Pirrea da Pirra, moglie di Deucalione e cita i

versi di Riano:

Iluppav or/rcoT, nrjv ye TcaXofotepoc xaXeeaxov


AeoxaXitovos arc' ap^day]; aX6)(oto.
8* eaOit a<p' Al'|Aovo, ov

Fecvaio cpepiaiov UIGV 6 5'au TSXS OeaaaXov


ToD B'a7i6 OeaaaXdrjV Xaol [Asie'fy^avto.

Le prische genti la chiamaron Pirra,


Da quella Pirra che nel tempo antico
Fu di Deucalion fida compagna.
Poscia da Emon, fortissimo rampollo
Di Pelasgo, fu detta Emonia. Emone
Genero quindi Tessalo e da lui

La nomarono i
popoli Tessaglia.

Omero divide questa regione in died parti o signorie, pren-


dendone alcune dall' Etea, dalla Locride e dalla Macedonia *.

Noi daremo la divisione piu comune e meno incerta, com'e,


senza dubbio, questa di Omero, per dominii di Eroi del tempo
troiano, dominii che mutarono col mutare de' tempi e de' loro
possessori. Anche la divisione in Tessaglia superiore ed infe-

riore porge difficolta per la stessa regione de' confini. Apol-


lodoro nel citato frammento 174, dice: Dividesi (la Tessaglia)
in quattro parti: Pelasgiotide, Tessaliotide, lolcide, Ftiotide.

Aiaipelia: 8e sic, [lepT] liaaapa* nsXaayiGiitv, OsaaaXtwitv, 'IwXxTxcv,


OOLWTLV.Questa divisione non deve giudicarsi seconde le regole
della dialettica, la quale vieta che il tutto diviso in parti v'entri
come parte. Se dunque trattasi di noverare le parti o contrade
della Tessaglia, questa non deve poi darcisi come una delle

Geograficamente pero la divisione di Apollodoro si vuole


parti.
ammettere perciocche la Tessaliotide, che nel principio fu un
tutto limitato, poscia crebbe per 1'aggiunta d'altre parti, Tlolcite,
la Ftiotide e la Pelasgiotide, le quali anch'esse formavano un

1
HOM. 11. II, 681 e segg.; Cf. STRAB. IX, V.
272 OLI HETHEI-PELASGI

tutto da se, ma tutte riunite alia Tessaliotide vennero deno-


minate Tessaglia. Cio che si e detto della Tessaliotide si po-
trebbe dire parimente della Pelasgiotide, la quale per Omero
significa tutta la Tessaglia sotto il nome di Argo Pelasgico :

1
Nuv aO TOI>, Scrarot *cb
nAaaycy.bv "Apyo; svatov .

Strabone divide anch'egli la Tessaglia in quattro parti, ma


in luogo dell' lolcite, pone La Pelasgiotide
1' Estiotide. abitata
da' Pelasgi, si stendeva a mezzodi del Peneo e lungo il lato
occidentale del Pelio e dell' Ossa, chiudendo dentro il distretto
chiamato pianura Pelasgica, la cui citta capitale fu Larisa. Fra
le altre cittk della Pelasgiotide che noi crediamo portar nomi
2
pelasgici furono :
Elatea, Mopsio, di cui scrivemmo altrove ,

Girton o Girtona, Scotussa (=Cot-ussa), Amyrus, Armenium,


Sycurium, Suxo6ptov e Suxuptov = Su-xouptov. (Cf. Koupcov, citta in

Cipro ; monte e cittk in Etolia (Acarnania); Koupiot, popolo della


Sabina; Kouprjs e Kouprjie?, i Cureti di Greta e di Acarnania),
Cranon. II radicale di questo nome e Kpav-, la forma intera

Kpavwv, Kpdcvtov, presso Tito Livio (Lib. 42, c. 64) Crannona,


con doppio Da
Stefano sappiamo che Cranon, Kpavwv, fu
n.

citta della Pelasgiotide, dell'Acarnania, fondata da Cranone,

flglio di Pelasgo; e Granion, Kpaviov, una delle quattro citta

di Cefallenia; Granea, Kpavsca, regione degli Ambracioti; Gra-

nae, Kpava^ isola Laconica posta davanti a Giteo; Cranae,


Kpavayj nome dell' Attica e di Atene. Da Re Granao Cranides,
citta delPonto Eussino. Aggiungi Cranides, Kpr^v^, citt della
Tracia, Cranaide Kpava'fe, antico demo dell' Attica; Crana, Kpavyj,
citta di Arcadia. Tutti questi nomi ricordano luoghi abitati

dagli Hethei-Pelasgi e sono anteriori alia dominazione ariana.


Di che la radice loro deve tenersi per non greca, ma per

hetheo-pelasgica, cio& khamitica, ed e una da aggiungere alle


non poche altre che siamo yenuti notando dal principio di
questo lavoro.
*
HOM. IL II, 681 ;
Cf. STRAB. VIII, VI, 5.
9
DE CAR A, o. c. p. 675.
NEL CONTINENTS ELLENIGO 273

La Tessaliotide e formata dalla pianura del la Tessaglia e


dal corso flume Peneo; e poi cosi chiamata
superiore del
da' conquistatori Tessali. Le sue citt che stimiamo d'origine
antichissima e ante-ellenica, sono: Peiresiae, Gierium Pierium =
e Pharsalos. Quantunque si dica da Stefano (s. v. 'Aorsptov) e

dagli Scoliasti che Peiresiae sia il nome posteriore della citta


di Asterio, noi opiniamo che i due nomi sieno egualmente

antichi comecchfe soltanto quello di Peiresiae nel corso del

tempo restasse in uso. deve intendere nelF ipotesi che


II che si

si tratti d'una sola e medesima citta e non di due citt& diverse


sebbene vicine e di simile che non 6 impro-
postura, cio
babile: mercecche di Asterio sappiamo da Apollonio Rodio
J

che sorgeva presso il


congiungimento delPApidano con TEni-
2
peo ;
e dall'autore degli Orfici ,
ne' pressi della confluenza
de' due fiumi teste mentovati. Omero ricorda Asterio e i bianchi
vertici del Titano:

3
O'i T'
lyov 'Aailp-cov Ttiavoco TS Xsuy^a y.aprjva

Strabone 4 e
gli Scoliasti di Apollonio pongono quegli il monte
Titano presso Arna, e questi Peiresiae regione o citta, presso il
monte Fillio : To H 8e Iltpsata x^pa, y)
Se <J>i>XXe?ov, opo? Maxeooviag.
C

::6X^ % ^XXeibv- Di che conseguita doversi mettere


iyT^? ^ v T
in dubbio T identificazione di Asterio con Peiresiae, che non si

sa bene se fu nome di regione o di citta, o Tuno e Taltro in-


sieme. AlHncertezze del luogo si vogliono aggiungere quelle
del nome che ci forme seguenti Hetpeatal,
si presenta sotto le :

nstpeaLTj, Ilstpaaca, Iltpeata. In questa variet^ di forme per cio


che spetta alle vocali avemmo un esempio in ITpaiao?, con le
varianti 5
:
Ilpaao;, Ilpiaiao^, Hpiavao? e Ilpoacc; . Si noti
di Greta e Ilsppafoiov o Espaiaiov (cf. ITcppaLpo: e
1
APOLL. RHOD. I, 35.
2
ORPHIC. Argon. 164.
3
HOM. II. II, 735.
v
STRAB. IX, V, 18.
''
Cf. DE CARA, o. c. p. 417, 614; L. HOLST., Not. et castig. in STEPH. B.
De Urbib., p. 251.

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1101. 18 20 aprile 1S96.


274 GLI HETHEI-PELASGI

ap. HOM.) = IlepouT'a, var.


Peuting. Ikpuaia, Pirusio (Tab.
segm. IV d) Perusia e Perusium.Perusium o Perusia, citta
umbro-etrasca. Si puo dunque conchiudere il nome di Peresia
Pirasia, citta o regione della Tessaliotide, esser nome pela-
'

sgico. medesimo si dica di Asterio, Aarlptov, la cui etimo-


II

logia non e da cercare nel greco aar/jp, astro, Stella, ma in


Astarte Istar =
Rhea, la Grande Madre, la dea degli He-
thei-Pelasgi. Stefano di Bisanzio scrive che il nome fa data
alia citta da Asterio, quale, secondo altri, e chiamato Aste-
il

rione ;
ma cotesto Asterio o Asterione e un pelasgo argonauta,,

flglio di Gometa '.

Kfepos, Kfepov e Ktlptov, altra citta della Tessaliotide, 6 nota


nella storia anche sotto il nome di ILsptov, per lo scambio
2
della gutturale x nella labiale K. Tito Livio la chiama Piera
3
Plinio Pieria e fu identificata con Arna, "Apvrj, oggi Mala-
ranga. Teofrasto peraltro, stando al Pape-Benseler, invece di
Kfepoc; o Kfepov la chiamerebbe Ki'0pov. Ma nel luogo citato non
v'e nulla che indichi questa sostituzione di Kt'Gpov a Kfepov.
Teofrasto parlando de' luoghi dove son piu frequenti le gelate,
ne' campestri cioe, piu che su' monti, perciocche qui 1'aere &
piu sottile e mobile, reca alcuni esempii, e per primo quello
di Kithro in Tessaglia, nelle cui vicinanze gela fortemente, es-

sendo il luogo concavo e uliginoso: Tfjc is yap OsnaXta?


Kt'Opov jJtaXcaS' wg ecTieTv IXTCYJ^'S Sariv 6 8e 1671:0? xolXo? xal
La radice de' nomi KtGpov e Kfepov non 6 la stessa, e percio
1nomi sono diversi in Kt'Opov la rad. e Kc0-, e in Kfepov non
;

v'e la dentale aspirata che fa parte della radice in KfOpov.


In quanto al nome di Arna, "Apvyj, identificata con Kfepov,
opiniamo essere pelasgico. Imperocche riscontriamo la rad. Apv-
in parecchi nomi, la cui origine non 6 greca "Apv-oc, flume :

dell'Etruria; "Apv-yj, Arna, oggi Givitella d'Arna, citta umbro-


etrusca; "Apv-a, antico nome di Xanthos nella Licia; "Apv-at r

1
Cf. L. HOLST. o. c. p. 54.
1
T. Liv. Lib. XXXII, 15.
3
PLIN. H. N. IV, 8, 15.
*
THEOPHR. De Causis plant. V, 14, 4.
NEL CONTINENTS ELLENICO 275
citt& nella Calcidica Macedonica; 'Apv-eal, piccola cittk della

Licia; "Apv-aia, cittk della Tracia, fonte in Arcadia; "Apv-Tj, citta


della Beozia; "Apv-caaa, citta dell' Illirico, dell'Eordea macedo-
nica, oggi Ostrowa; "Apv-waaos, La mitologia ciRe de' Misii.

da *Apv-7], nome d'una ninfa nutrice di Nettuno; della madre


e, secondo altri, della figlia di Eolo; della madre di Beoto.
Nel Worterbuch del Pape-Benseler, 1'etimologia di tutti i nomi
qui riportati & quella di "Apv-o?, agnello; genitive da Lamm,
una rad. Apv-, del cui nominative fa le veci d[ivo^. Ora con-
verrebbe provare che i nomi etruschi di Arno e di Arna, i

licii, i
tessali, i traci, gl'illirii, i beotici da noi riferiti, sieno
nomi greci, acciocche possano signiflcare agnello o agnella o
qualitk appartenenti a questo animale, cio che non sara fa-
cile per il flume Arno di Etruria e delPArna di Licia. Tutti
i nomi che hanno per radice Xux- e sono una dismisura, come
si puo vedere dal saggio che ne demmo al trove *, il Curtius
seguito sempre dal Pape-Benseler, li
spiegava col greco Xux-o$,
lupo, ovvero con luc-, luce. L'etimologia trattata cosi, cioe dire
senza tener conto della storia, dell'etnografia e della crono-
logia, e un semplice passatempo e null'altro.
Pharsalos, OapaaXog, oggi Fgrsala (ia 3>epaaXa) fu citta pe-

lasgica in tempi lontanissimi, tanto che gli antichi geografi


distinsero tra la Pharsalos del tempo loro o nuova Pharsa-
2
los, e la Palaepharsalos, cio& Tantica . II Leake, considerando
che il nome di questa citta non si ode per la prima volta se
non dopo le guerre persiane, e che d'altra parte, qui non vi
fu altra citta antica, conchiuse il nome della citta in eta re-

motissima essere stato Phthia, capitale della Ftiotide 3 Senon- .

che il nome Pharsalos non essendo greco, e il silenzio d'una


cittk di questo nome
dopo le guerre persiane potendo es-
fin

sere accidentale, noi non abbiamo obbligo di darle un nome


altro da quello che porta. Che poi il nome per noi sia pela-

sgico, ci e prova la qualita deH'acropoli dove stette Pharsa-

1
DE CARA, o. c. p. 666, 667, 668.
2
STRAB. IX, V, 6.
3
LEAKE, Northen Greece, Vol. IV, p. 484.
276 GLI HETHEI-PELASGI

los, costruita con mura ciclopiche, e la costruzione sotterranea

nel mezzo dell'acropoli, al tutto simile al cosidetto Tesoro di


Atreo che si vede a Micene. Se dunque la costruzione della
citta antica fa pelasgica, il nome altresi di Pharsalos lo te-
niamo per pelasgico. La citta sorgeva a' confini della Ftiotide,
sulla riva sinistra dell'Enipeo. L'acropoli, come moltissime
acropoli pelasgiche di Grecia, delle isole e d' Italia, era di
forma quasi triangolare con due vertici rocciosi spianati in
cima e uniti fra loro da basso ponte.
L' Estieotide, 'Eaiiaiams e lanaiGm?, abitata dagli Hethei-
Pelasgi, fu la parte settentrionale della Tessaglia col Peneo a
mezzodi, e si stese a occidente sino al Pindo occupando pa-
rimente i
passi dell'Olimpo. Fu sede de' Perrebi, Ilsppaiffct,

gente guerriera, la quale anche in tempi storici conserve pa-


recchie citta forti su' monti. Omero li ricorda a Troia col ti-
*, cioe fermi, costanti in guerra.
tolo di (JtV7iTcX[Aoi ie npaij3o
Intorno le origini dei Perrebi gli autori sono discordi. Stra-
bone scrive che un di la signoria de' Perrebi giunse flno al
lago Bebeide a mezzogiorno del Pindo, ma che ne furono scac-
2
ciati dalla mitica stirpe de' Lapithi . Altri avvisarono che tutta
T Estieotide fu probabilmente de' Perrebi in tempi antichi, ma
che ne dovettero sloggiare per 1' invasione de' Tessali Tesprozii
3 4
e ricoverarsi a' monti. Strabone ed Erodoto flnalmente, ci
fanno sapere, quegli che, secondo alcuni autori, 1'Estiotide si
chiamo Doride, e questi che i Dori una volta abitarono in que-
sta contrada, a pie de'monti Ossa ed Olimpo.
Chi voglia formarsi un chiaro concetto de' popoli e delle
regioni che vanno sotto i loro nomi, deve considerare pri-
mieramente che la varieta e diversita di cotesti nomi e
de' paesi che li portano, non sono segno di varieta e diversita
di stirpe ;
come di pari, i
paesi che in un dato tempo furono
abitati e posseduti da un popolo, non sempre continuarono a

1
HOM. 11. II, 749.
2
STRAB. IX, V, 19.
3
STRAB IX, V, 17.
4
HERODOT. I, LYI.
NEL GONTINENTE ELLENIGO 277
restare sotto la sua signoria, ma specialmente ne' tempi piu
antichi mutarono spesso di abitatori comecche non sempre di

nome. Di qui la nessuna concordia di opinioni negli scrittori

che trattarono di geografia e di etnografia delFantica Grecia,


ovverosia de' popoli primitivi che poscia furono compresi sotto
il nome
generale di Greci o di Elleni, tuttoche nel principio
di stirpe non aria e piu tardi di stirpe mista.-Noi dunque rico-
nosciamo ne' popoli o tribu della Tracia, della Macedonia, della
Tessaglia, della Tesprozia od Epiro, della Beozia, come pari-
mente dell'Attica e del Peloponneso, varie divisioni della grande
famiglia degli Hethei-Pelasgi con nomi diversi di Hethei, di
Lelegi, di Traci, di Macedoni, di Tessali, di Beoti, di Attici, di
Argivi, di Laconi e somiglianti. Altri di costoro li vediamo
dati all'agricoltura, altri alia guerra ovvero al ladroneccio e
alia rapina ;
e dove che questi invadono le terre degli altri e
crescono in potenza, quelli, al contrario, passano nella condi-
zione de' vinti e de' sottomessi. Ma quali ch'essi sieno di nome
e di stato, sono tutti originariamente Hethei-Pelasgi. I Lapiti
infatti, che guerreggiano e mettono al bando i Perrebi, al dir
di Simonide, citato da Strabone, vissero un tempo insieme pro-
miscuamente co' Perrebi, aval's oixelv, e gli uni e gli altri son

chiamati da lui Pelasgioti :


SttAawY]<; Ileppaiffobg xal AaTuOa?
xaXel Tobg IleXaayuIrcas arcavias \ Eglino occupavano le terre
volte ad Oriente intorno a Girtone e le foci del Peneo, e FOssa
e il Pelio e il
paese nelle vicinanze di Demetriade, e le citta
che sono alia pianura, Larisa, Crannone, Scotussa, Mopsio,
Atrace, e quelle che son presso alle paludi Nessonide e Be-
beide. Altri luoghi tenuti da' Perrebi furono sulle montagne

dell'Olimpo e a Tempe, come Cifo (K6cpo$), Dodona e ne' pressi


del Titaresio. Omero ne parla in que' versi :

i is

Oi Tcepl AwowvTjV 5ua)(i|jLpov otxf


2
[oc i']^{icp' Jjiepi6v TtiapY^acov spy' Iveptovio .

1
STRAB. IX, V, 2
*
HOM. II. II, 741.
278 GLI HETHEI-PELASGI

.... gl'intrepidi Perrebi,


Che alia fredda Dodona intorno posta
Avean la stanza, e Fopere ne' campi
Che il Titaresio dolcemente irriga.

A Dodona, Cifo e Titaresio si vogliono aggiungere fra le


citta e
popoli pelasgici della
Tessaglia, Mopsio, Crannone,
Atrace, Scotussa, Larisa, gli Etici (ATOixes) annoverati fra' Tes-
sali, ma tanto antichi che presso loro si rifuggono i Centauri

scacciati da Piritoo dal Pindo; i


Magneti che diconsi fonda-
tori di Magnesia sul monte Sipilo e di Magnesia sulle rive del

Meandro; i
Dolopi tra' monti Timfresto o FOtrys; gli Etei,
OiTaiot, sulle montagne intorno all' Eta e nell'alta valle dello

Sperchio, ed i Ftioti nella parte meridionale della Tessaglia.


Citta antiche sono similmente nell' Estieotide o Perrebia :
Pialia,

Pelinneo, Aeginio, Tricca, Feca o Fecado, Festo, Farcadon o


Parcadon, Ciretie, Itome, Azoro, Pitio, Lapato, Gonno o Gonni,
Falanna, Orte; nella Tessaliotide Tetidio o Testidio; nella Pe-
lasgiotide, Argissa ed Elatea, e nella Ftiotide, Tebe, Eretria,
Iton, Larisa e Falara.

Larisa,Mopsio, Girton, Festos, Farcadon, Eretria, Elatea,


furono da noi ricordate ovvero illustrate nel 1 volume e nella
prima parte del aggira intorno F isole dell'Egeo. II
11 che si

nome di lauaiams o 'Eauatums si fa venire dalla citt dell' isola


Eubea, 'la-ufata, detta piu tardi Oros, e che equivarrebbe ad
"laii'a = e
Eai:a = Vesta. Istieia era sulla costa dell' estremita
settentrionale dell' isola e aveva a dirimpetto la Tessaglia. Noi
siamo di parere che il nome di Istiotide o Estiotide non passi
dalla citta di Istiea euboica in Tessaglia, e che 1'eguaglianza
c
con loTia o Eau'a, Vesta, di Istiea non e altrimenti provato
si bene soltanto asserito. In effetto i primi abitanti dell' Eubea

furono gli Abanti che Aristotile, citato da Strabone chiama l


,

popoli traci cosi denominati dalla citta de' Traci^ Abae.


II nome dunque di Istiea, se antico, dovette essere un
nome trace e introdotto nell' Eubea da' Traci venuti dalla con-
'
STRAB. X, I, 3.
NEL CONTINENTE ELLENICO 279
trada tessalica, la quale portava lo stesso nome; ovvero piu

probabilmente, da' Traci-Sciti od Hethei che appellavansi e


sono noverati da Plinio popoli Sciti piu celebri, mettendoli
fra'

insieme eon gli Edoni, gli Asei e gli Etei *; il che conferma

la instability gi nota de' conflni della Tracia e della Scizia


occidentale con quelli della Macedonia e della Tessaglia; con-
ciossiache gli Edoni e gli Etei sarebbero Sciti-Macedoni i primi,
e Sciti-Tessali i secondi, il che vuol dire aver noi con piena
ragione, mostrato che gli Sciti intorno al Ponto erano Hethei,

Hethei i Traci ed Hethee tutte le tribii che sotto diversi nomi


popolarono le contrade che chiamiamo Macedonia, Tessaglia,
Beozia e via dicendo.
Pialia, HcocXsta, EtaX^a, Piera di Livio (XXXII, 15) citta nel

settentrione delFEstiotide, che alcuni riconoscono nell'odierna

Sklalina, sorse a pi6 del monte Cercetio, 6:16 TO Kepxe-ct&v


2
5po ,
del quale scrivemmo nel 1 volume, p. 525. II radicale
maX - = Tuap = maa
- - e per noi pelasgico : esso ci da i nomi
di Pialia, EiaXsta, citta tessalica e percio pelasgica; di Piala,
3
EtaXa, luogo nell'interno del Ponto Galatico ; Pialae, popolo
4
scitico ricordato da Plinio ; Etap-yjvacoL, popolo della Mesia
Inferiore a' confini della Tracia ; Piaso, Eiaaos, Re de' Pelasgi
5
in Tessaglia, padre di Larisa dov'era venerato ; Piasti, Eta-
6
aiat, popoli del Ponto e Piasti, Etaorai, gente macedonica .

Quanto abbiamo notato del radicale TuaX - = map = - Ticaa -,

puo dirsi del radicale Tutep-, anch'esso pelasgico, perciocche tutti


i nomi formati con esso
riguardano monti, fiumi, citta ed esseri
astratti o mitologici preellenici e percio pelasgici. Gli etimo-

logisti che ne' nomi della Grecia non vogliono veder altro se
non che nomi arii, interpreterebbero tutti i nomi da noi qui

1
PLIN. H. N.VI, XVII.
2
STEPH. B. s. v.
3
PTOL. 5, 6, 9.
4
PLIN. H. N. VI, XVII, 19.
5
STRAB. XIII, III, 4 dove Piaso & detto Principe de' Pelasgi nella La-
;

risa Fricornide, la quale peraltro fu cosi chiamata dal 3>pcxiov opos della
Locride. Cf. NIC. DAM. fr. 19 ; Sum., s. v.
6
STEPH. B. s. v.
280 GLl HETHEI-PELASGI

citati, con la rad. m- e non come noi, da un radicale ra

Laonde Pialia, Piala, Pialae, Piarensii, Piaso, Re de' Pelasgi


e i rimanenti, comeche nomi traci, macedonici, scitici, dovreb-
!
bero spiegarsi col grasso (map) col concime (maafia), con la,

pinguedine (-WTYJ?), o metaforicamente per la fertilita, essendo


Tr'aXov Xwuapov. Ma qui come sempre, si suppone che in Gre-
cia, prima de' Greci non vi sieno stati altri popoli non greci
n& di greco idioma. Cotesta supposizione e falsa perche la

storia dimostra il contrario. So noi finora non possiamo dare


il vero significato de' nomi con radice pelasgica, ben possiamo
tuttavia negar il valore delle spiegazioni che di questi nomi
ci si propongono, togliendole da radici greche. Che cosa signi-

fichi Piasos V ignoriamo ;


ma che i
parenti di questo Re pe-
lasgo preistorico, detto padre di Larisa, lo chiamassero il
grasso o il pingue, quasi fosse stato greco e figlio di Greci,
ci vuole per crederlo ben altra fede che la nostra non e.

Pelinneo, IleXivvaTov, o Pelinna, IllXtvva, citta tessalica e,

secondo Stefano, ftiotica, le cui rovine oggi si veggono presso


Gordhiki. Nella stessa Tessaglia e con la medesima radice
pel- che teniamo, senza dubbio, per pelasgica, abbiamo il
monte Pelio, Ilr^ov, dor. IlaXiov, e IKXtcv. II nome e antichis-
simo e noto ad Omero. Fu sede de' Centauri e de' Giganti, ai

quali si ascrive soprapposizione dell' Ossa all' Olimpo, e


la

dell'Ossa al Pelio per dare la scalata al cielo. Connessa con

questo monte selvoso e la leggenda degli Argonauti, percioc-


ch& il legname per il loro naviglio fu tagliato nelle sue fo-
reste. Alia favola de' Giganti allusero Omero e Virgilio, que-

glida suo pari, e questi da imitatore, ma in questo luogo non


molto felice:
'
2
"Oaaav ITU 'OuXufiTuw [Jtepiaaav 0[iev, afoap ITU "Oaay]
tv
Il^Xtov eivoot'^uXXov,

1
Esichio, sotto la voce Tuap, scrive TO xpat-ciatov, cisap, Tispa?, rciaXov.
:

Ora xpoci'.aTov non puo connettersi in verun modo, con la significazione di


una rad. 7:1- di Ttlap. Fortezza, signoria, potenza mai si accordano col

grasso e con la pinguedine.


2
HOM. Odys. XI, 315.
NEL GONTINENTE ELLENIGO 281

Sovrapporre tentar 1'Ossa all'Olimpo,


All'Ossa il Pelio di frondose chiome,
Perche la via del ciel libera fosse.

Ter sunt conati imponere Pelio Ossam


l
Scilicet, atque Ossae frondosum involvere Olympum .

Attesa la qualita. degli abitatori mitici del Pelio, Centaur i


e Giganti, nessuno mettera in dubbio 1' antichita preistorica
delle tribu cheprime occuparono. sappiamo
1' E d' altra parte,

che la Tessaglia fu nel principio sede degli Hethei-Pelasgi, e


come parimente notammo altrove, i
Giganti della favola fu-

rono gli antenati degli Hethei di Hebron.

Eginio, AtyiVov, oggi Erkinia. citta de' Timfei, che sono


variamente posti nella Tessaglia, nella Macedonia e nelP E-
piro. Strabone dice Eginio a confine con 1' Eticia e con
2
Tricca . Stefano scrive :
Tupt-f TJ, opo? OsoTupumxov ;
xal Tujjupata,

TudXis
3
. Ma sotto il nome di Tesprozia s' intende 1'
Epiro. Lo
stesso autore dice Eginio citta degP Illirii :
Afyiviov, TioXcs 'IX-
4
Xopi&v, u>s Sipajtav. Livio 1'
assegna alia Tessaglia e Giulio
Cesare scrive che Eginio stava di fronte alia Tessaglia \
Non e difficile intendere le cause di queste diversita, qualora
si pensi alia ragione de' tempi e delle vicende de' paesi e
de' popoli. Abbiamo ricordato Eginio non per se stesso, cbe
non ebbe mai fama nelP antichita, ma perch6 il lettore notasse
la radice del suo nome A'.y-wov, radice sommamente feconda

e certamente non greca, quantunque moltissimi nomi di forma


con - si
greca siano composti essa. Imperocche la rad. Aty
presenta in nomi personali e locali d'eta mitica o preistorica
quando e dove la lingua greca non era usata e non poteva
percio fornire radici. La forma poi di questa radice quale

dovette esistere nel principio, non fu col dittongo ma con la

1
VERG. Georg. 1, 281.
1
STRAB. VII, VII, 9.
3
STEPH. B. s. v. TOficpv].
*
T. Liv. Lib. XXXII, 15.
5
J. CAES. Bell. Civ. Lib. III.
282 GLI HETHEI-PELASGI
-
semplice vocale a od rj,
e piu probabilmente suono ay (Cf.

A^ovi'g e Aavia). Esichio, Etimologico Magno 1' e in generate

gli antichi scrittori stimarono che il significato di questa ra-


dice sia dato dal greco AT, aiyos, capra, e da Alys;, i

grand! flutti, [isyaXa y^aTa *. Ma con la capra e con F onde


non si
possono spiegar cose, le quali non hanno veruna rela-
zione neppur metaforica con esse. Quando, infatti, si dice che
il mare egeo, afyaicv TdXayo;, fu cosi cognominato, secondo
Suida, da Egeo, Re dell' Attica e figlio d' Inaco, si dovrebbe

provare che Egeo ed Inaco sieno di stirpe greca e del tempo,


in cui la lingua greca parlavasi in Grecia. Ora con Egeo ed

Inaco siamo in piena eta preistorica e in parte altresi mitica;


o che e lo stesso, ci troviamo al tempo dell' invasione primi-
tiva degli Hethei-Pelasgi nell' Attica e nel Peloponneso.
Ed in vero, Inaco, padre di Egeo, e figlio delFOceano e di

Teti, padre di Foroneo e d'lo, Re d'Argo. D'altra parte, ab-


biamo che Foroneo, figlio d'Inaco o del flume Inaco, fu padre
di Gar che diede il nome alia Garia 2 di Litto, antichissima ,

3 4
citta di Greta ;
di Taso, di Pelasgo e di Agenore .
Dionigi
d'Alicarnasso poi ci dice che Fantico nome d'ltalia fu Foronia 5
.

Dopo le quali cose, manifestamente apparisce che al tempo di


Egeo Fidioraa greco non pote esistere, si bene il pelasgico, e
percio la rad. aiy- o ay- non e altrimenti di greca origine,
benche compaia in greci vocabili, sia perche molte voci pe-

lasgiche passarono nel greco idioma, sia perche tra la rad.

pelasgica e la greca si abbia somiglianza fortuita di suono.


II vero significato dunque della rad. aiy- o ay- ci e ignoto, e

questa verificazione non e senza utilita, come non e senza uti-


lita losbandire certe etimologie date per certe e di greca ori-
gine, doveche tali non sono. Si metta dunque co' lupi ed i
picchi
gia scoperti e snidati, anche la capra. Val meglio ignorare che
sapere il falso.

Cf. L. HOLST., Not. et Castig. in STEPH. B. p. 12.

PAUS. I, XXXIX, 5, 6.

PARTHEN. EROT. I.

HELL AN. fr. 37.


Dio. HALIC. II, 49.
NEL CONTINENTE ELLENICO 283

Stefano, corretto qui dall'Holstenio, scrive AEyal, : rc6Xet TioXXaT

ia?, MaxsSovtag ecc. Le altre citta di questo nome con la

rad. oay- noverate da lui sono :


Aiyac nella regione Mirinea del-
FEolide; Aiyai, nella Lidia, nella Locride, nell'Etolia e nell'Eubea.
AiyoTov rceXayos e Atyalov TueStov OUVOCTCTOV ifj Kippa, il campo Egeo
presso Cirra, citta antica a pie del Parnasso, sacra ad Apollo.
Afyav, promontorio delPEolide, detto poscia Cana Cane (KAvrj,
e

Kavat). Nomi che alia rad. aiy- aggiungono i suffissi r ed Z.\

ATyetpa, citta dell'Acaia; la regione fu chiamata AfytoXov da


Egialeo ed ATyiov. Per Omero Egira e Trcepijafy *. II nome di
ATyetpa, secondo Eustazio, fu imposto da Iperete, figlio di Li-
caone. ATyscpo?, citta della Megaride. Afyc&Xeiov, Eroo di Egialeo
a Pege nella Megaride. Gli Eroi che portarono il nome di Egialeo
sono: Egialeo, figlio di Eeta, Re de' Colchi 2 ; Egialeo, uno degli
3
Epigoni ed Eroe degli Egialei, tribu in Sicione ; Egialeo, figlio
d'Inaco, Re d'Argo, dal quale TAcaia, Argo e Sicione e il Pe-

loponneso ebbero il nome di AEyiaXeia o AiytaX6^. AtyfaXos o

AtytaXot,spiagge e terre de' Paflagoni o presso il Ponto. AiyiaX6$,


citta della Tracia presso lo Strimone. ALytaXrj, citta di Amorgo.

ATyiXa ed AfyiXov, fiume p^lla Laconia. Alytva, una delle Cicladi.


Di nomi con la rad. ne potrebbero citare moltissimi
aiy- se

altri, ma li lasciamo nella penna per cessare la noia a' let-


tori. Siffatti nomi certamente non son tutti preistorici, ma ve
n'ha tanti fra' citati, non solo preellenici, ma d'eta eziandio

mitica, da rendere assurda Tarianita della rad. aty- onde sono


composti. D'altra parte, come s'e potato vedere, si collegano
con luoghi abitati dagli Hethei-Pelasgi e con Eroi hetheo-

pelasgici.
TpixxTj, Tpfxxa e oggi Trikkala, cittk della Tessaglia
Tpforj,

Estieotide, presso il fiume Leteo, ricordata da Omero 4 figlia ,

del Peneo : &nb Tpfrourjs, T^? H^vetoO 0uyaip6?; patria di Esculapio


che v'ebbe un tempio antichissimo e famosissimo.

1
HOM. n. n, 573.
a
Dio. Sic. IV, XLV, 2.
3
HEEODOT. V, LXVIII.
*
HOM. II. IV, 202, TpbtYj; 11 II, 729. Tpbocrj.
284 GLI HETHEI-PELASGI

Fra le cittk della Tesprozia od Epiro merita d'essere ri-


cordata Dodona, Aw56vr) o AcoSwv (SOPH. Track. 172), celebre
per Toracolo del Giove pelasgico, di tutti il piu antico nell'El-
lade. Cotesto Giove non e altrimenti il greco, ma il pelasgico,
cioe Set, e Dodona fu sede de' Pelasgi. Achille 1'invoca col ce-

lebre verso:

ZeO ava Atooawafe, IleXaaycTd, TH]X6it vaiwv,

Giove sovrano Dodoneo, Pelasgo,


Che lontano hai la sede e nella fredda
Dodona imperi.

Gli antichi critici supposero due essere state le Dodone,


una nella Tessaglia, nel distretto di Perrebia presso TOlimpo,
e nelPEpiro, nel distretto di Tesprozia.
1'altra

Stefano, citato Filosseno che cosi opinava, dice che male


2
opinava, xaxwg Oltre 1'epiteto di Dodoneo, Stefano riferisce
.

quello di Kacvalo;, di Ftovaco?, e di BcoBwvaTo?: T6v E Aa)5a)vatov,


Kaivalov. ZyjvoSoioc & ypa^sc TcovaTo?, l~el Iv AwBwvir] Ttparcov
3
i[AavTi>To, aXXot s yp&pouai Ba)5(ovaT . Per noi quest' ul-
timo epiteto non ha importanza; quello di FwvaTo; deve leg-
gersi Orjywvalo;. come afferma lo stesso Stefano; resta il primo
KaivaTo;, intorno al quale si potrebbe far qualche non inutile

congettura. II De Pinedo in questo luogo scrive : Mentem Ste-

phani in his sic accipiendam esse existimo, videlicet, lovem


Dodonaeum dictum fuisse etiam Bodonaeum, vel ab urbe Do-
done, vel a Bodone, cuius noster meminit in BwStovyj; quare
pro Katvatov, si tibi placet, leges Bw^wvaTov Ma nella illustra-
4
.

zione del Frammento di Stefano si legge :


"EX^ov xal vaTov, e

ilDe Pinedo nota che questo luogo e corrottissimo Est :


locus,
ut qui maxime corruptus, sed non prorsus occisa est res. E

1
HOM. n. xvi, 233.
2
STEPH. B. s. v.
3
Id. ibid.
v
TH. DE PINEDO, in vers. STEPH. B. p. 249, n. 26.
NEL GONTINENTE ELLENICO 285

perche? perche Stefano nell'Epitome ci da la vera lezione,


cio& KaivaTov.
Giove Pelasgico invocato da Achilla fu Saturno cioe Set,
II

dio degli Hethei-Pelasgi. E detto da Omero Dodoneo dal laogo


della sua foresta delle querce fatidiche o dal fiume Dodone. II

nome poi di Ceneo, Katvafo;, gli puo similmente competere se


si ammette, (e non v'e ragione di rigettarla), Peguaglianza fra
Kaiv- e XYJV-, e pero fra KaivaTog e XyjvaTo?. In questo caso il

nome XrjvaTos si puo attribuire al dio pelasgico Saturno sotto


il
rispetto locale e sotto il
rispetto etnico. XVjv, infatti, e luogo
nelle circostanze dell'Eta in Tessaglia, oiipea iwv Ofrattov (HERO-
DOT. VII, CGXVII). Etea si chiamo il distretto meridionale della

Tessaglia, ed Etea la citta. Per coloro dunque,


quali tengono i

due essere le Dodone dove Giove pelasgico, una


fu 1'oracolo di
in Tessaglia e 1'altra in Tesprozia ovvero nella Molosside o

nell'Epiro, che sono tutte con diversi nomi la stessa regione,


ben pote Giove dirsi Kheneo, Xyjvaco?, perciocchk questo nome
gli sarebbe venuto da luogo abitato dagli Etei Hethei Pe- = =
lasgi. prenda il nome etnicamente, X7]vafo e lo stesso
Se poi si

che Cananeo da Khena Xva Khenean =


Cananea. Ma, se- =
condo Suida, i Xercalbi rappresentano pure i Gananei, come fa

1'Aritico Testamento, dove tutta la Cananea e detta tutta la


terra dell'Hetheo *. A proposito di Misone, uno de' sette Sa-
pienti, la cui patria era posta da taluno nella Laconia e da
tal altro nella Etea, provammo che i due nomi di Cananei e
di Hethei si scambiano Tun 1'altro, e che Misone fu chiamato
Eteo od Hetheo, e Kheneo, mercecche XTJV, Xyjva o X^vac ed
sono due nomi antichissimi d'una citta medesima 2 .

Alia Tessaglia furono ascrittr gli Etici, AtOtxes, gli Atamani,


e i Talari, T&Xapeg, genti epirotiche. In ATOtxe? e in
le rad. Ac0- ed A0- = (X)i0- e (X)a0- e 1' essere al-

tresi popoli della Tessaglia o dell'Epiro o Tesprozia, terre


pelasgiche, li dimostrano Hethei. La Tesprozia, Osaiupama o

1
Cf. DE CARA, o. c. p. 463.
2
Cf. DE CARA, Gli Hethei-Pelasgi nelle hole dell'Egeo, Cipro, Civ. Catt.
Ser. XVI, Vol. I, fasc. 1070, p. 148-149.
286 GLI HETHEI-PELASGI

OeoTCpwTis, fu terra di Pelasgi. I Greci considerarono i


Tesproti
barbari cioe non Greci al pari de' Macedoni, de' Tessali e de-

gP Illirii, mentre fra quest! popoli fu somiglianza d' idioma e


di costumi, specialmente nel taglio de' capelli e nelle vesti.

D' altra parte Tesproto, OsaTipwio? fu figlio di Licaone *


e, se-
2
condo Igino, di Pelasgo Re dell' Epiro cioe della Tesprozia.
,

Lo stesso Giove Dodoneo pelasgico, perciocche Dodona era nel


paese de' Tesproti, fu detto eziandio Tesprotico. La Tesprozia
porto il nome di Molossia MoXoaoia o MoXonta sotto Molosso
o Molotto, figlio di Pirro (Neoptolemo) e di Andromaca.
Ci resta a dire della Ftiotide. OOiGtas, una delle quattro
Tetrarchie tessaliche, chiamata anche Ftia, O0a, che sivuole
3
essere stato 1' antico nome di tutta la Tessaglia ,
della citta
sua capitale presso il corso dello Sperchio, e dell'Ellade 4 V'eb- .

bero regno Deucalione, Ellene, Peleo ed Achille. Dicesi chia-


mata Ftia da Ftio, O0ib$, figlio di Nettuno e di Larisa 5 dal ,

quale avrebbe tolto il nome la cittk e la contrada di Ftia. Ftio,


6
secondo altri, fu figlio di Acheo, padre di Ellene ;
fratello di
7
Pelasgo e di Acheo . Da questa si de- varietk di genealogie
duce primieramente Paffinita degli Achei co' Pelasgi; e secon-
damente, che gli Ftioti, i Tessali e gli Achei furono popoli
primitivi della famiglia pelasgica. Quando poi si dice che Ftio
e
fu padre di Ellene, si vuol significare soltanto che EXXg fu
nel principio un distretto e una citta di questo nome nella
Ftiotide tessalica, donde poi in tempi storici, il nome di Elleni
si diffuse per tutta la Grecia. Al tempo di Omero Greci sono i

nominati Danai, Achei od Argivi. Aristarco rigetto come


spurio il verso 530 del II delF Iliade, dove si ha il nome di
Pan-Elleni. E qui giova notare che Aristotile riconosce 1'Ellade
antichissima presso Dodona e 1'Acheloo, e che in questo di-

APOLLOD. Ill, 8, 1.
HYGIN. f. LXXXVIII.
Dio. Sic. IV, LXXII.
Schol. APOLL. RH. I, 416.
Dio. HAL. I, 17; St M. 793, 12; STEPH. B. s. v. 3>0ia.

STEPH. B. s. v.

Schol. 11. II, 681.


NEL CONTINENTE ELLENIGO 287

stretto abitarono i Selli, ministri del Giove Dodoneo, e un po-


l

polo chiamato Greci, non Elleni Dal fin qui esposto discen- .

derebbe una conseguenza storicamente vera, ma, in apparenza,


contraria alia comune opinione, che cioe gli antichissimi po-
poli detti Greci o Grai, non furono Arii ne di stirpe ne di
linguaggio; che tali non furono gli Achei della Ftiotide e che
finalmente, neppur i
primitivi Elleni della Tessaglia si potreb-
bero considerar come Arii. Imperocche mal
confondono stirpe si

e linguaggio, e gli Ateniesi che, secondo Erodoto, erano Pe-

lasgi, non poterono diventar Elleni -Arii se non per il mutato


idioma.
Questo gravissimo problema non e stato sciolto finora, che
noi sappiamo, con soddisfazione de' dotti, ed e, di natura sua,
difficilissimo perche si dovrebbe provare quando in Grecia si

comincio a parlar greco, e se il greco idioma vi fu introdotto


da popoli venuti d'Europa ovvero d'Asia, dove prima che in
Grecia v' era stato portato. E
certo intanto, che in tempi prei-
storici 1'Asia Minore comeGrecia fu abitata da barbari, da
la

genti cioe che non parlavano greco ed erano di stirpe kha-


mitica, Hethei-Pelasgi, divisi in tribu, ciascuna col suo nome

particolare di Lelegi, di Carii, di Tessali, di Macedoni e somi-


glianti. Tra il III e II millennio nell'Asia Minore e nella Grecia
vediamo regnare una civilta, una lingua e una scrittura che
e tutta propria de' popoli ricordati, preistorici e preellenici. Di
che segue che in questo spazio di tempo nell'Asia ed in Grecia
o non erano ancor penetrati gli Arii, o se gia v' erano, non
si fecero scorgere ne per arti ne per potenza, e quindi la loro

lingua non pote diffondersi. I piu antichi nomi locali e per-


sonali nelle terre d'Asia e di Grecia, dimostrano chiaramente
che F idioma primitive non fu 1'ario si bene il khamitico. Se
dunque a un dato tempo compaiono nomi locali e personali
d' origine i)n piu khamitica ma aria, dobbiamo ammettere
che popoli arii abbiano invaso 1'Asia e la Grecia. Eglino per-
tanto non vi poterono entrare se non dalla parte orientale
dell' Asia Minore e dalla occidentale del Ponto, discendendo
1
ARISTOT. Meteor. 1, 14.
288 GLI HETHEI-PELASGI NEL CONTINENTS ELLENICO
dal Caucaso e dal Caspio e diramandosi lungo PEmo e il Da-
nubio, donde era facile occupar il settentrione della Grecia, cioe
la Tracia, P Illirio, la Macedonia, la Tessaglia e le rimanenti
contrade fino a tutto il
Peloponneso. Anche P Italia vide ve-
nire dal Settentrione e dall'Oriente i suoi Arii primitivi, la cut
civilta fu quella drelle terremare e delle palafltte, illustrata ai
di nostri con tanto ardore e meritata autorita, dal Prof. Pigorini.
Cio posto, come si potrebbe dubitare che i popoli greci

primitivi e contemporanei de' Pelasgi dell' Ellopia, cosi detta


da Omero, scalzi, zazzeruti, dor-
dagli Helli o Selli ricordati
menti sulla nuda terra e ministri di Giove Dodoneo, non fu-
rono Arii? come riputeremo Arii i
popoli dell'Ellade anti-
chissima che fu tessalica e percio pelasgica? I nomi dunque
primitivi e preistorici di Greci, di Elleni e di Achei non sono
nomi di genti arie e d'ario idioma, conciossiache Greci, El-
leni ed Achei tanto per le loro genealogie, quanto per i
paesi
che in origine abitarono, sieno preariani e pero pelasgi ; atte-
soche le loro genealogie e le contrade in che vissero nel prin-
cipio, rivelano, quelle la loro parentela co' Pelasgi, e questi
furono antichi possedimenti pelasgici. Vedremo a suo luogo,
se fra cotesti popoli pelasgici fin dalle prime migrazioni da
Oriente in Occidente vi sieno stati degli Arii, comechS in
picciol numero, bilingui e gia. da lunghi anni pelasgizzati.
Lo studio da noi posto nella Tessaglia preistorica, tuttoche

rapido, non potendo noi far di ciascuna contrada compite mo-


nografie, e nondimeno piu che bastevole al nostro istituto di

provare che la Grecia primitiva fu sede degli Hethei-PelasgL


Vero e che dove, oltre la tradizione troviamo altresi i monu-
menti, la dimostrazione e, senza dubbio, piu valida, ma mo- i

numenti soli senza la tradizione, che


proverebbero ? Nulla.

potranno ricercare e trovare, mentre la tradi-


Essi, peraltro, si
zione rimane sempre, perche fortunatamente essa ha pre-
scritto.
LA NORVEGIA
E UNA COKSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE

Dopo quella prima visita fatta, otto anni sono, a Stavanger


Mgr Fallize stava sempre sulFavviso per cogliere il destro di
fondarvi una missione cattolica, com'era suo ardentissimo de-

siderio; e Dio glielo porse nel 1893 quando meno se Paspet-


tava.

Egli era a Bergen allora che per telegramma fu chiamato a


battezzare un neonato a Saetersdal, luogo quinci lontano pa-
recchie giornate di viaggio. Quanto costa talora al Missiona-
rio un battesimo in quelle regioni vedovate di sacerdoti!
Mgr Fallize non esita un istante, monta sopra un piccolo
vapore, attraversa 1'
Hardangerfiord, il
piu celebre dei fiords

per 1'orrida sua maesta e bellezza, e mettesi per quel labe-


rinto che aggirasi in fondo a una gigantesca spaccatura di

montagna, nel cui vivo masso le acque apertasi con lento la-
vorio in piu luoghi 1'uscita, diramansi in cosi vasti canali da

potervi ancorare qualsivoglia flotta per grande che sia. Ad


ogni virar di bordo del vapore per que' meandri del fiord gli
si aprivano d' innanzi nuovi mari e nuovi orizzonti coronati di

ridenti poggi, di ville e masserie, ombreggiate da selve di


abeti, del cui verde cupo rivestonsi i dossi delle montagne fino
alia regione de' ghiacci eterni, e donde con grande scroscio
avvallano infinite cascate d'acqua. II Vapore ad ogni tratto
dava fondo ora a destra, ora a manca, innanzi a cittaduzze
riviere, come suol fare quello che solca le acque del no-
stro lago di Como, e ad ogni sosta veniva salutato da quei
Serie XVI, vol. VI, fmsc. 1101. 19 22 aprile 1896.
290 LA NORVEGIA
buoni e ingenui paesani con Pagitare de' cappelli e delle bian-
che pezzuole.
In capo a 12 ore di navigazione Mgr Fallize approdo ad

Odde, ch'egli onora del superbo titolo di Eldorado de' visita-


tori stranieri; i
quali non 1' abbandonano che alia caduta
delle nevi. Ivi si avvenne in tre nobili Francesi, che gli fe-

cero festose accoglienze, lietissimi di poter assistere il di

seguente, ch'era domenica, al divin sacrifizio. Rimessosi in


viaggio, e lasciato da banda il magnifico ghiacciaio di Buarbre,
che rende aria di un' immensa cascata di ghiaccio frastagliata
da sporti e speroni di roccia, si mise per un sentieruzzo che
serpeggia a pi& di un'aspra giogaia di monti, ingombro qua
e Ik di massi franati con le acque; e giunse a tre grandiose

cascate, le quali di balzo in balzo precipitando riversano al-

trettante Humane nella riviera, levando intorno a se un fltto

nebbione che colorasi di tutte le tinte delP iride.

Lungo il cammino egli fu graziosamente ospitato in tutte

le masserie, ove fe' sosta, ripagando Pospitalitk di quella brava


gente colPistruirla intorno alia vera Ghiesa di Gesii Cristo. II

che eragli tanto piu agevole, quanto piu svegliato e in essa


F ingegno, e piu vivi sono il desiderio d' imparare, Pamor del
vero e il sentimento religioso. La strada, che il Vicario apo-
stolico seguiva, attraversatauna lacca paurosa, monta per
Perta fino a un angusto sbocco che apresi tra due stagliate e

repenti rocce, a pie delle quali cova un lago nero come Porco.
La sola vista dello stretto e periglioso passo mette i brividi ;

ma Pimperterrita guida sferza il cavallo, che ben conosce


la sua via, e la corre a un fiato.
Guadagnata la cima, il Prelato sosto in riva a un lago di
montagna alPaltezza di oltre a 1030 metri. Quindi disceso per

Popposto versante pernotto in un albergo; e il di seguente voile


rimettersi in viaggio, non ostante il dissuadernelo che faceva

Palbergatore, il
quale prevedeva prossima una bufera di neve.
E guai a lui se questa Pavesse colto nel passaggio di una
spaventevole lacca, ove la strada, che corre pe' flanchi di-

rupati del monte, pende sospesa sulla bocca di un abisso che


E UNA CORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZB 291

d le vertigini a chi viadima lo sguardo! Ma, come Dio


voile, giunse sano e salvo a Naes; pero non fa vero che vi

potesse trovare una guida che tutti i paesani si rifiutarono di


;

scortarlo per quelli alpestri gioghi, ove pochi di innanzi eransi

perduti tre cacciatori. E cosi il buon Missionario fu costretto,


mal suo grado, a interrompere il viaggio e a tornare a Sta-
vanger; dove Iddio aspettavalo per compensarlo del suo apo-
stolico zelo. II premio fu che al suo ritorno il
Municipio di-

vise in lotti alcune aree di terreno nel recinto stesso della


citta, state un tempo proprietk della Ghiesa cattolica, e misele
in vendita a cosi vil prezzo, che Mgr Fallize affrettossi ad

acquistarne una per fondarvi una chiesa e un ospedale.


Poscia parti alia volta di Porsgrund a 195 chilometri da
Gristiania, e fuvvi ricevuto a festa
suo piccolo gregge.
dal
Visito quivi la moderna cappella piu ampia di quella, che per
lo innanzi aveva aperta generosita di due coniugi
ai cattolici la

irlandesi, e quindi la scuola, e 1'ospedale, alia cui fondazione


avevano concorso eziandio i protestanti.

XI.

Partito di colk in ferrovia, venne costeggiando lago Far- il

risvand, irto di una selva di mille isolette imboschite di abeti


che specchiansi nelle sue acque chiare e limpide come cri-

stallo.Spettacolo maraviglioso, ma sfuggevole per le troppo


frequenti gallerie che e d'uopo attraversare. Passo quindi per
Laurvik e per Drammen cittk considerevoli, nella seconda
delle quali egli diviso d' innalzare una cappella con limosine
raccolte dal Rev. Yang in un suo viaggio pel Belgio ; e giunse
flnalmente a Cristiania, ov'era ansiosamente aspettato.
La capitale norvegese non ha che 175000 abitanti, ma
per bellezza gareggia con le piu rinomate citta d'Europa. Essa
siede a pie' di una collina verdeggiante di abeti, che levasi
con dolce pendio, e curvasi in forma di anfiteatro fino all'estrema
punta settentrionale del suo fiord, il quale nei pressi della citta
allargasi e si dirama in una infinita di piccoli canali. Su per
292 LA NORVEOIA
Terta selvosa del colle corrono bei viali con qua e col sbocchi
e riuscite che mettono roccMo per un'ampia distesa di terra,
su cui siede la citta co' suoi sobborghi, e un gran tratto di
mare tutto sparso d' isolotti boscosi, in vetta a' quali e su pei

loro dossi siedono ,deliziose ville coi loro giardini. In mezzo a


coteste isole serpeggiano con mille giri e rigiri i fiords corsi
di continuo da un barchereccio minuto da
traffico, da trasporto,
da pesca o da sollazzo, che brulica intorno ai vapori e ad altre
navi di maggior corpo qua e cola ancorate. A quest'incantevole
quadro fa degna cornice una catena di monti biancheggianti
di nevi, e da mirabile risalto un cielo che nelle notti estive,
in cui il sole ascondesi appena sotto Forizzonte, manda riflessi

di varii colori
degradanti in vaghissime sfumature di luce.
Ha ben r
ragione M. Fallize di dire che ivi allora non si desi-
dera piii ne Napoli, n& i Dardanelli.
Cristiania e residenza del Re quando visita il suo reame,
sede di un parlamento proprio, chiamato Storting, e di una
universitk fiorente. Ha bei cantieri di costruzione navale, un

naviglio di quattrocento legni, un commercio di cento milioni


d' importazione sopra trentacinque di esportazione, e spiega
un lusso strabocchevole accanto a un proletariato che va ingros-
sando le file degli anarchici e dei socialisti. La licenza de' co-
stumi e P empieta non sono quivi cosi sfrontate come in altre
capitali di Europa, e questo e pregio non solo di Gristiania

ma di tutta la Norvegia. Tuttaviaprotestantesimo vi ha me-


il

nato guasti assai, tanto che M. r Fallize non dubita affermare


essere ivi le conversioni piu malagevoli che in paese pagano.
Ora pero vi si manifesta un principio di ritorno alFantica fede ;
e non sono rari tra i
teologi protestanti coloro che ripudiano
le dottrine luterane, pregano e fanno pregare per Tunita della

Ghiesa, e adopransi a sbarbicare dal popolo gFinveterati pre-


giudizii contro la Chiesa madre. Onde a ragione M. Vicario
r

apostolico nutre buone speranze per 1'avvenire, e non dubita


di affermare che quando i
popoli scandinavi intelligent!, ener-
gici e dal cuore cosi vasto come il loro mare, rientreranno
in seno alia Chiesa, ne saranno la forza e la gloria. Frattanto
E UNA GORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE 293

in Cristiania salutar possiamo primi albori di un era novella.


i

Ivi sorge il
piu splendido tempio gotico della citta, la Chiesa
<ii S. Olao, costruita nel 1856 con le largizioni della cattolica
regina Giuseppina e di alcune famiglie della capitale, dove,
grazie al concorso dell' opera apostolica, fondata da alcune
dame della citta e della societa di canto, celebransi con bel-
Tapparato e molta solennita le feste. I protestanti vi accorrono
a centinaia, dapprima attrattivi dalla curiosita, e poscia dal
loro sentimento religioso, di cui e manifesto indizio il
raccogli-
inento e la devozione, con la quale assistono ai divini uffizii.

Cominciano a segnarsi anch'essi con croce; comprano la

un libro di
preghiera con
e di cantici in lingua norvegiana, e

esso uniscono la loro voce da principio tremante, poi sempre

piu ferma, al canto dei cattolici; e terminati i divini uffizii, vanno


di celatoad inginocchiarsi innanzi al SS. Sagramento. Sol dopo
parecchi mesi ed anche anni, chieggono di^essere istruiti ed
.ammessi nel seno della cattolica Ghiesa.
Accanto al tempio sorge in mezzo a un bel pometo il

presbiterio, ove menano vita comune col Vescovo e il suo se-

gretario anche il Parroco e i giovani sacerdoti che vi fanno


il tirocinio del loro apostolato, imparando la lingua e i costumi
del paese. E cotesto apostolico collegio non trova per parte
del Governo verun intoppo, neppur quello dei pubblici balzelli, i
una legge, altrettanto saggia quanto morale, scemano
quali, per
a misura che cresce la famiglia; donde viene Paumento gra-
duale della popolazione.
II detto edifizio 6 fiancheggiato dall'ospedale, i cui letti sono

disputati da tutti i inedici della citta: le Suore di S. Giuseppe


di Ghambery lo fondarono e lo servono e
Monsignore e tutto
;

in opera di ampliarlo e di erigere fuor della citta una casa


pei convalescent!. E qui non lasceremo di riferire cio che egli
conta siuTorigine di cotesto ospizio di carita, ed e, che da
principio la Superiora con altra Suora givano raccattando per
le vie ossa di animali, con la vendita delle quali sostentavano
alcuni poveri infermi. Di che non & capace la carit di Gesu
Cristo Di fronte al Presbiterio sorge il Collegio delle Suore, ove
!
294 LA NORVEGIA
si educano le fanciulle, il Noviziato per quelle che aspirano
allo stato religioso e FAsilo che ricovera i flgliuoletti poveri dei
cattolici dispersi, mantenuti a spese della Missione. E perche
r
nulla manchi alia cultura del gregge affidato alle cure di M.
Fallize, allato al Collegio grandeggia un vasto fabbricato con sale
destinate alia lettura, alle conferenze, alle . riunioni di varie
societ^ cattoliche e ad onesti ricreamenti, tra quali un tea-
trino, ove si danno recite a benefizio dei poveri e della mis-
sione. Vi vengono anche i
magistrati della citta per onorare
con la loro
presenza la solenne distribuzione dei premi, PA1-
bero del Natale ed altre feste di famiglia. Annessa ad una delle
dette sale e la stamperia, ove si pubblica un giornale cattolico
fondato da Monsignore, libri di scuola e di preghiera e fogli
volanti. A cagione delPampiezza della citta, che si stende lungo
le due rive del fiord, venne eretta nelP opposta banda della
riviera una cappella succursale sotto il nome di S. Helvard, con
la casa pel Parroco e un'altra per le Suore grige di S. Eli-

sabetta, le quali hanno per istituto di curare gF infermi nelle

loro abitazioni. Esse sono, non altrimenti che quelle di S. Giu-


seppe, amate dalla popolazione oltre ogni dire.
Da Vicario Apostolico mosse alia volta di Ber-
Cristiania il

gen, visitando tra via altre due stazioni, fornite anch'esse di


chiesa, scuola e ospedale, finche pervenne alia famosa valle
dell'Hallingdal. Non sara qui fuor di luogo il riportare alcune
particolarita da lui notate nella sua relazione circa la popo-
lazione di questa vallata. Essa si dispaia non poco dalle altre

del regno sia per Pindole sua ardente e risentita, onde fre-
quenti vi sono i duelli a coltello, che dir si possono quasi sco-
noscluti nel rimanente della Norvegia, sia per la foggia del
vestire tutto all'antica e assai vistosa nelle donne per la fu-
sione de' colori rosso, violetto e azzurro, e pei guernimenti a
ricamo e i tanti vezzi, onde esse si accingigliano. Anche nel
culto si ama cola la pompa; e pero i ministri protestanti indos-
sano, come noi, i sacri apparati durante quella ch'essi chiamano
Messa, ed adottano gran parte della nostra liturgia in un col
canto e Paccorapagnamento dell'organo. II
qual costume, come
B UNA GORSA APOSTOLIGA DI MONS. FALLIZE 295
r
osserva M. Fallize, rimonta ai tempi della riforma, quando la
resistenza opposta, durante un secolo, dai Norvegesi all' inva-
dente luteranismo costrinse i ministri di quella setta a trave-
conservando Pantico apparato e le cerimonie
stirsi in agnelli,

del culto cattolico per dare a intendere al semplice popolo


one nulla era di mutato; e sol dopo piu generazioni ardi-
vi

rono confessargli che esso aveva bel bello mutato di religione.


Monsignore giunse a Bergen febbricitante per cagione del
repentino e brusco abbassamento di temperatura, che nel pas-
saggio per le gole de' monti, ove ad ogni tratto fiumi d' acqua
dirupano nella riviera, da trenta gradi era scesa a cinque.
Bergen e una delle principali cittk della Norvegia, popo-
lata da cinquanta mila abitanti, fondata ed eretta in Vescovato

verso la fine del secolo XI. Non ostante la sua boreale lati-
tudine ha un cielo si mite che la temperatura ben di rado vi
discende sotto lo zero; onde il suolo rivestesi di una ricca
flora nutrita da abbondanti pioggie, che i vapori del gulfstream,

condensati al contatto de' inonti, presso che ogni di vi river-


sano. II popolo e gaio, spiritoso, vivace piu che non sieno in
generate i Norvegesi, e punto ostile ai cattolici, i quali fin
dal 1876 vi hanno una bella Chiesa col suo presbiterio, scuole
6 un convento di Francescane che curano i malati a domicilio.
L'antica cattedrale e la Chiesa di S. Maria, benche in mano
ai protestanti, si conservano nel primiero stato; vi si veg-
gono anche oggi una statua della B. Yergine e le pitture
de' Santi, cosa in vero mirabile e di felice augurio !

Da Bergen Monsignore salpo verso Trondhiem, P antica


capitale della Norvegia, toccando P isoletta di Selie, celebre
per la morte di S. Sunniva patrona di Bergen, vergine reale,
*di patria irlandese, la quale colk rifugiatasi con altre vergini
per non volere andare a marito, come il padre esigeva, al-
Pappressarsi di un'orda di pagani, furenti di libidine, impetro
da Dio che la volta della grotta, ov' erasi con le compagne
ricoverata, piombasse lor sul capo e le seppellisse.
Di Ik il
Vapore, su cui egli viaggiava, approdo a varie citta,
fra le quali merita singolare menzione Molde, a cui affluiscono
296 LA NORVEGIA

nella state i
viaggiatori attrattivi vuoi dalla mitezza del clima y
perche la citta, avvegnacche giaccia a 62, 41' gradi di latitu-

dine Nord, e tuttavia difesa a settentrione da una catena di

monti; vuoi allettati dalla floridezza del suolo, onde viene de-
nominata pe' suoi jigogliosi rosai la citta delle rose, e piu
che altro ancora dair incantevole vista che si gode sulle sue
alture, donde Focchio, passeggiando un ampio e ridente oriz-

zonte, si spazia sulle verdi pianure e sul lago per una distesa

di 18 chilometri, e vagheggia le superbe ramificazioni del Mol-


defiord.
II Yapore die finalmente fondo a Trondheim (Drontheim) citta

di 25,000 abitanti, culla del regno norvegese, il cui vero fonda-


tore fu S. Olao, ucciso nella battaglia di Stiklestad dai nemici
del cristianesimo, e onorato come santo dal suo popolo ;
il

quale prese a pellegrinare alia sua tomba, ne ri-


fin d'allora

stette da questo suo romeaggio se non quando, ai tempi della

Riforma, venne da mani sacrileghe il corpo del santo re in-


volato e sepolto, Dio sa dove, o anche distrutto. La cattedrale,.
che porta il suo nome, e superba e puo gareggiare con le piu
belle chiese di Europa. Lo Stato e il Municipio non perdonano
a spesa per condurre innanzi i restauri del piu bel monumento
della Norvegia e corre voce tra il popolo dover esso servire^
;

restaurato che sia, ai cattolici e non ai protestanti. Dio lo


faccia !

Frattanto il cattolicismo vi progredisce a passo lento, ma

sicuro, ed ha una bella chiesa col suo presbiterio, scuole ben


fornite, un grandioso ospedale di S. Elisabetta, e due chiese sue-

cursali, Tuna delle quali sorge sul suolo consacrato dal sangue
di S. Olao. In questoluogo avvenne, tre anni or sono, un singo-
lare fenomeno, che fu cagione di un terribile disastro. Una notte
i
poggi che costeggiano la riviera, avvallando a un tratto, spro-
fondaronsi in un mare di fango, trascinando seco le case che
si levavano sul dosso con la morte di 115 persone. II di se-

guente una voragine indicava il Inogo del disastro, che tra-


sformossi ben tosto in un lago, il quale, allargandosi, inghiotti
altre terre, e ristette Hon guari lungi da un podere apparte-
E UNA CORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE 297

nente alia Missions A 40 chilometri da Trondheim fu edificata


in riva al gran lago Selbo una casa di esercizii, ove di tempo
in tempo si raccolgono i Missionarii e ne profittano anche i

paesani di col ;
i
quali accorrono ne' di festivi alia cappella,

cattolici e protestanti alia rinfusa, ascoltano la santa Messa e


il sermone, e Pascoltano con tanta avidita, che Mons. Fallize
puo lor predicare per un'ora e mezzo la mattina e per altret-
tanto spazio di tempo la sera, senza tema di stancarli, anzi
sicuro di riceverne un rendimento di grazie per averli a lungo

pasciuti del pane della divina parola.

XII.

Ma e tempo omai che seguiamo a volo il zelante Pastore


nella sua corsa apostolica pel Nordland e la
Lapponia. Egli
<ia Selbo fe'ritorno a Trondheim, ove imbarcossi nella state

per regioni piu boreali della Norvegia. Chi viaggia cola in


le

questa stagione ha sempre d' innanzi a se nuovi spettacoli


-di natura. La luce, il colore e la trasparenza dell'aria sono
tutt'altra cosa che nel rimanente d'Europa; e la fauna di
mare, e anche in parte quella di terra, sembra moltiplicarsi
sui passi suoi. E quel che e piu maraviglioso, gli uccelli e i

quadrupedi, all'entrare del verno, cangiano di colore, dive-


nendo bianchi come la neve. A Brdne, porto di mare, stor-

meggiano le barche pescherecce; poiche ivi e la gran pesca


delle aringhe. Quando queste avvicinansi alia spiaggia a folti

branchi di milioni e milioni, annunziate dagli uccelli pescatori


e dalle balene che ne fanno preda, spedisconsi da ogni parte
telegrammi per darne avviso alle navi, e domandare alle sta-
zioni marittime tonnellate di sale. Tosto navi a vapore e a
yela vengono a golfo lanciato, e imprigionano con un' immensa
rete il numeroso branco che sempre piu si affolta sulla super-
ficie del mare. La massa di cotesti pesci e si compatta, che
se un navicello si facesse ad attraversarla, ne verrebbe sol-

levato, e Tocchio che la contemplasse, rimarrebbe abbagliato


298 LA NORVEGIA
dal riflesso delle loro squamme d' argento. In una sola retata
si pescano milioni di aringhe, che, deposte subito sul lido,
vengono sventrate, salate e chiuse in botticelle. Anche la terra

presso le foci dei fiords offre di tratto in tratto lo spettacolo

di magnifiche foreste, di grassi pascoli, di campi verdeggianti


di avena e di patate ;
e presso Mo, quello di un campo di neve
lungo 55 chilometri sopra 16 di largo, che tutto indorasi ai
riflessi del raggio solare.
Un tiro di falconetto a prua del vapore avvisa i
passeg-
geri che si entra nel mar glaciale sotto il circolo polare
a 66, 30", regione ove il sole non sorge mai nel verno, ne mai
tramonta nella state. Verso la sera del secondo giorno di
Tiaggio il
Vapore tocco la citta di Bod&, ov'e un'antica chiesa
cattolica, nel cui presbiterio alloggio nel 1796 Luigi Filippo esule
dalla Francia. Era celebre il luogo per 1' impetuosa corrente
del Saltstrem prodotta dal flusso e riflusso del mare, ed ora

Jo e maggiormente per miniere di ferro e d'argento. Poscia


le

costeggio le isole Lofoten, nude e brulle, ma rinomate per la


pesca de' merluzzi di cui formicola da gennaio ad aprile quel
braccio di mare, che le parte da terra. Ivi nel tempo della

pesca danno fondo fino a cinque e sei mila barche montate


da oltre trentamila pescatori ;
i
quali nel cuor del verno vi sof-
frono disagi e traversie di mare spaventose pe' venti aquilonari
1
onde sono di frequente tempestati que paraggi. Una provvida
legge inibisce in
tempo di pesca lo spaccio di liquori alcoolici,
e nelle feste anche quello di qualunque liquore inebbriante ; la
qual legge trova un valido appoggio nella societa di tempe-
ranza gi& propagatasi in tutti i comuni.
Era mezza notte, e 1'astro del giorno da settentrione ver-
sava un torrente di luce, onde tutta la natura ai varii riflessi
colorivasi di ostro, di violetto, d'aranciato e d'azzurro, offrendo-
alFocchio una danza, una gaiezza, un diletto infinite. II Vapore
indi a poco imbocco una stretta gola che s'apre tra due falde
di monte levantisi a picco con le creste cosi vicine tra loro
che raggio di sole mai non vi flla per entro, cotalchk 1'acqua
sottostante negreggia come V inchiostro. II rimbombo di una
E UNA GORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE 299

cannonata, il fischio della vaporiera e il rombazzo delle ali di

mille uccelli marini, che spaventati a quel romore, qua e 1

stridendo si aggirano, ti rintronano gli orecchi.


II Vapore pote appena virar di bordo nell'uscire da quella
stretta, ed allargatosi in mare, passo verso il meriggio da-
van ti %\YOfoten fiord, ove ha ricche miniere di ferro magnetico
e cave di svariati marmi, e guadagno 1'ancoraggio di Hardstad
nelF isola Kinde. In quella piccola citta fu nel 1893 eretta una
cappella cattolica dedicata a S. Sunniva ; poiche la splendida
chiesa, che nel medioevo serviva al culto, oggi e in mano ai
protestanti, i
quali peraltro furono abbastanza cortesi da con-
servare gli altari e le bellissime sculture e pitture di santi,
end' era adorna.

XIII.

Di la ilVapore fe' rotta verso Tromse, la Parigi del Nord,


situata a 69, 38', nell' isoletta di questo nome, citta di 7000
abitanti, ma posta a si benigna guardatura di cielo che la
terra vi e ubertosa piu che nol comporti la latitudine in cui

giace, ed e inverdita da piante di betulla e da campi smaltati di


minuta erbetta e di fiori. Avvi una bella chiesa erettavi nel 1860
<^on la sua casa parrocchiale e una fiorente scuola frequentata
dai fanciulli della citta e dai bimbi de' Laponi. Questo popolo,
il piii settentrionale d' Europa, vi conta una numerosa colonia

di pastori, che menano a pascolare ne' dintorni della citta le

ioro greggi di renne, dalle quali, vive e morte, ritraggono


quanto fa lor bisogno alia vita. Infatti le renne aggiogate alle
Ioro slitte trasportanli a grandi distanze, delle proprie pel-
licce li vestono, li calzano e ne coprono le tende, con le carni
e il latte li nutrono, con le corna preparano Ioro tazze, bic-
chieri ed altri utensili, e con le interiora filamenta e corde.
Cotesti animaliinsomma sono la provvidenza di quella povera
gente, che non e ancora uscita dalP infanzia della civilta. Le
renne sono somiglianti in tutto ai cervi, si pascono di un musco
o lichene bianco, che nel verno sanno scavare sotto la neve ; e
300 LA NORVEGIA
sono di lor natura randagie, perche debbono andare in cerca da
per tutto delFalimento onde costringono i loro padroni ad
;

essere nomadi anch'essi. Malagevolmente si addomesticano ;,

e fa d'uopo che il fido cane


tenga a freno, e qaando
le il

padrone le vuol mugnere o aggiogare, gliele conduca.


I Laponi, come altresi i Finni, sono i
piu antichi abitatori
della Norvegia, e conservano il
tipo della stirpe mongolica r
onde derivano. I primi soprattutto sono di piccola statura,
faccia tonda, color giallognolo, fronte bassa, occhi piccini e
tagliati a sghembo, naso camuso, grosse labbra, bocca larga r
forti mascelle, mentre i secondi o i Finni non si distinguona
da quelli di tipo caucaseo che per Pobliquita degli occhi. I
Laponi vivono accampati sotto povere tende e rotonde, che
hanno una bassa porticina difesa da una pelle di orso bianca
e un'apertura al sommo, per la quale entra il giorno ed esce
il fumo. Essi sono cristiani buccia a buccia, a
cagione dell'igno-
ranza e della licenza de' costumi ma i loro figliuoli educati ;

alia scuola cattolica promettono una generazione novella piii

istruita e piu morale.


Data la cresima a molti di loro e visitate le scuole, Mon-
signore si rimise in viaggio ;
e attraversata una serie di stretti
di gran bellezza pei giuochi della luce, approdo all'isola di

Skaare, nell'istesso tempo che vi arrivava uno dei Vapori ba-


lenieri traendosi dietro a rimorchio una balena di 16 metri di

lunghezza. Non era delle piu gigantesche; poiche avvene di


25 e ancor di 30 metri. Pesava 65,000 chilogrammi, e poteva
quindi dare 27,000 chili di lardo e per conseguenza circa 22,000
di olio e 1,500 di barbe, conosciute sotto il nome di ossi di
balena.
Anche i bimbi sanno che la balena e un mammifero, il
quale
dopo 18 mesi di gestazione da in luce un balenotto e lo allatta

per un biennio; e che cotesto immane cetaceo spalanca una vora-


gine di bocca per farvi entrare con Pacqua pesciatelli e mol-
luschi, e poi la rinchiude ingoiando la preda e rigettando in
alto zampillo Facqua per le narici o un foro che ha sulla testa.
Ma quello che non tutti sapranno si e il modo che oggi $
E UNA CORSA APOSTOLICA DI MONS. FALLIZE 301
r
tiene nel darle la caccia, descrittoci da M. Fallize nella re-

lazione del suo viaggio, ed e il seguente. Appena il getto d'acqua


ne rivela ai pescatori la presenza, la nave baleniera le si ac-

costa, e avutala a tiro, sparaun cannone carico non a palla


ma con un arpione raccomandato a una lunghissima corda
ravvolta attorno a un cilindro girante. In capo alFarpione e
una bomba carica materie esplosive (forse di dinamite) a
di

cui e attaccata una fialetta piena di un liquido che al minimo


urto piglia fuoco e incendia la bomba. La balena colpita si som-
merge, ma in quello stante scoppia la bomba e 1'uccide. La
morta torna a galla, viene attaccata alia barca e trascinata al

porto, ov'e fatta a pezzi. Non sempre pero riesce ai balenieri


ilcolpo; poiche avvenne, pochi anni sono, che una balena, so-
lamente ferita, si rivolse contro la barca e vendicossene, urtan-
dola di si gran colpo mandolla a picco.
ne' fianchi che

Da Skaare Monsignore recossi ad Alien attraversando il


Lyngenfiord di una bellezza cosi incantevole, ch'egli lo ap-
pella il
tempio da colonne di granito in basso,
di Dio suffulto

di ghiaccio in cima, che quand'e rischiarato dai raggi obbliqui


del sole notturno riverbera tutti i toni e mezzi torii: e sfuma-
ture di luce che la natura possa ma.k:presentare all'occhio o im-

maginare la fantasia di un pittore. La terra stessa di Alten


nel cuore della Laponia vestesi di una flora che in quella la-

sembrerebbe impossibile. II Prelato vi fu accolto dai


titudine

Laponi a suon di campana e di tromba e con lieti


cattolici

osanna.

Egli vi cresimo molti fanciulli ed adulti; e onoro di sua


presenza la scuola, ove sono educati i piccoli Laponi. Poverini !

Gran parte dell'anno studiano lume


una lampada e tre-
al di

mano di freddo, perche leggermente vestiti, con una tempera-


tura di 20 e fin 30 gradi sotto lo zero. Oh se i buoni cattolici
de'nostri paesi mandassero loro di che rimpannucciarsi, quanto
merito si acquisterebbero innanzi a Dio, e
quanto affetto di

sarebbero corrisposti da que' cari bimbi cosi buoni e ricono-


scenti verso i loro benefattori M. r Fallize visito le loro fami-
!

glie, i cui padri erano alia caccia delForso bianco e della


302 LA NORVEGIA
foche nello Spitzbergen, onde ritraggono il sostentamento per
le loro famigliuole, e largheggio con queste in limosine il
piu
che poteva.

XIV.

Poscia salito a bordo del Vapore Nord salpo alia volta di


Hammerfest, quinci distante 12 ore di viaggio. E questa la citta
piii settentrionale del mondo e Fultima stazione della missione

norvegese. All'apparire del Vapore, la bella chiesa saluto da


lungi il suo Pastore col suon festoso delle campane; e i cat-
tolici col loro Curato alia testa accorsero al porto,
per fargli
una cara e lieta accoglienza. Tosto ch'egli ebbe messo pie a
terra, furongli tutti d'attorno, come i figli al padre; e dopo
leprime condussero processionalmente alia chiesa,
caldezze, lo
ove egli diresse loro parole di ringraziamento e di esortazione.
La cittk sorta nel 1890 dalle sue ceneri, e piii bella di prima,
ma situata in capo al mondo e a 70, W
di latitudine boreale

non ha d'intorno che squallide terre e nude rocce spoglie


d'ogni vegetazione. L'aria poi vi e impregnata delle malsane
esalazioni che mandano di continue le molte fabbriche di olio
di balena e di fegato di merluzzo; onde gli abitanti suoi sono
pallidi e sparuti. Eppure ivi contenti vivono per amore di Dio

missionarii e suore nate ne' piu ridenti paesi di Europa, uffi-


ziano la chiesa, fanno scuola e servono un ospedale modello.
Non e da tralasciare un ricordo che segnala quella citta
agli scienziati, ed e che ivisorge una colonna commemora-
tiva della misura di una parte del meridiano terrestre fatta

dal 1816 fino al 1852.

Qui terminano con la corsa apostolica le principali notizie


forniteci da M. r Fallize nel suo libro piii innanzi citato. Basta
il poco che accennammo a far comprendere la fruttuosa opera
di cotesto zelantissimo Vicario apostolico, antico alunno del
Collegio Germanico in Roma, e il molto piu che da lui e le-

cito sperare, ove non gli vengano meno i necessarii sussidii

di missionarii e di mezzi per mantenerli. II campo in cui esso


E UNA GORSA APOSTOLIC A DI MONS. FALLIZE 303'

lavora & tutt'altro che infecondo : riconosciuta alia Mission cat-


r
tolica la personality giuridica, abolito, apreghiera di M. Fal-
lize, un articolo della legge che vietava a un vescovo straniero

di possedere beni immobili in Norvegia, lasciata alia nostra

Chiesa libera la nomina ai posti ecclesiastici, i cattolici affran-


cati dalleimposte per la Chiesa dello Stato, riconosciuti i ma-
trimonii di questi, celebrati innanzi al loro parroco, guarentito
Pesercizio pubblico del culto cattolico, mandata a dimostra-
zione di onore la milizia urbana in gran tenuta di gala a fare
corteggio al SS. Sagramento nella processione del Corpus Do-
mini, e lasciata ai sacerdoti cattolici la libertk della parola
non pure in chiesa, ma in ogni luogo. A
questo proposito conta
M. r Fallize che un d'essi, volendo dare un corso di conferenze,
ottenne dal Municipio di Molde la sala comunale e dal Pre-
ietto di Aalesund tanto favore che voile presentarlo egli stesso

al Decano de' Ministri protestanti, col quale combino il modo,


il
tempo, il
luogo, delle conferenze, aggiungendo poi il Decano
una raccomandazione al nostro Missionario, e fu di sradicare

dal popolo i
pregiudizii contro la Chiesa cattolica, raccoman-
dazione da questi accettata di gran cuore. E il piii bello fu
che il sacerdote cattolico fe' le sue conferenze avendo da un
lato il Prefetto e daH'altro il Decano del clero protestante!
L'unico avanzo delle antiche leggi ostili alia Chiesa e quello
che vieta alle Congregazioni religiose, massime ai gesuiti, lo
stabilirsi in Norvegia ma anche questa e sul punto di venire
;

abrogata.
E cosi la Chiesa cattolica, ricuperata la sua piena liberta,
vedrassi un giorno novellamente rifiorire sulla terra de' prodi
Normanni.
DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI
E BELLA LORO. AUTORITA CONTRO LA RELIGIONE

Nei nostri quaderni del marzo 1895, lo ricorderanno i let-


tori, abbiamo proposto e risoluto un quesito morale letterario

intorno ai pregi degli scrittori malvagi, cioe se e quanto il


loro merito artistico sia da lodarsi; e abbiamo risposto che

no, ordinariamente non convien farlo, o almeno e da farsi con


grande moderazione, e cio per le molte ragioni che ivi ab-
biamo addotte, confutando altresi le obbiezioni che sogliono
piu frequentemente mettersi in campo.
Quelle ragioni, com'e evidente, si attagliano egualmente a
tutti gli scrittori malvagi, o trattino essi di lettere ovvero di
scienze; ma siccome gli esempii, che noi allora adducemmo,
erano tolti quasi tutti dalla schiera dei letterati, cosi non e
mancato tra i nostri benevoli lettori chi ci esprimesse un vivo

desiderio, che da noi si aggiungesse qualche parola risguar-


dante in modo piu diretto gli scienziati. E volentieri il faremo,
ripigliando in mano quelPargomento, non per ridire il gia detto,
ma per compirlo svolgendolo sott'altro aspetto, non meno utile
a considerarsi del precedente.
Innanzi tutto avvertiamo che la parola scienziati, ovvero

sapienti, da noi qui si prende in un senso assai largo, cioe in


quanto significa quelle persone che si sollevano sopra il volgo
per una certa cultura ed istruzione, profonda o superficiale non
monta, che loro acquista credito e li mette in voce d'uomini
dotti.Per conseguenza a questa classe appartengono, non so-
lamente coloro che hanno stampato libri scientific!, ma i sa-
DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI 305

cerdoti (com'essi amano chiamarsi) d'Astrea e quelli d'Igia,


cioe magistrati, gli avvocati ed i medici di maggiore nomi-
i

nanza; vi appartengono i luminari della scienza, cioe i pro-


fessori, se non dei ginnasi o del licei, almeno delle universita,

massime quelli che s'inoltrano impavidi a brancolar fra le te-


nebre delPantichita, o si sprofondan sotterra a scavarvi gli
avanzi delle eta preistoriche, o vanno alia cerca d'altre cose
recondite e assai rimote dalla cognizione comune dei semplici

mortali; vi appartengono i padri della patria, cioe i


deputati,
i senatori, e molto piu i ministri di Stato; vi appartengono in
fine tutti quelli che sono considerati come i maggiorenti del-
Tintelligenza e il flore degl'ingegni.

Ora egli e innegabile, ci scrivono i sullodati benevoli, che

in questa classe dipersone ve n'ha parecchie, per le quali la


religione non e certamente ne il primo dei loro pensieri, ne
il supremo dei loro amori: o non credono punto, o credono
male, foggiandosi una fede a lor modo che torna in nulla. E
non e a dire il danno che questa o miscredenza o fede falsa
d'uomini tali reca al volgo, usato a guardarli dal basso all'alto,
e a scoprirsi dinanzi a loro il
capo. Qualunque asserzione esca
dalla lor penna o dalla lor lingua contro la religione, se non
e subito un crollo alia fede dei semplici, e per lo meno una
nebbia che sale ad ingombrarne la mente e vi stende la fredda
ombra del dubbio. L'ha detto il professor tale, Tha stampato
il tale scrittore di
quei che vanno per la maggiore; che si
ricerca di piu ? La loro parola sembra un quinto vangelo, mi-
nacciante di sostituirsi agli altri quattro. Non sarebbero dunque

utili alcune pagine a disinganno di questi illusi, a conforto di

questi pusilli?
Si, utili le crediamo noi pure, e pero le scriviamo ben di
buon grado. Esamineremo dunque se quella specie di fede cieca

che mostra d'avere in quei sapientoni il volgo (e quanti no-


biliappartengono al volgo degrintelletti!) esamineremo, di-
ciamo, se sia o no ragionevole, e se quindi torni scusabile quei
patirne ch'ei fa scandalo nella fede.
Serie XVI, vol. VI, fast. 1101. 20 22 aprile 1896.
306 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

II.

Per non cader nelPerrore del nostri general! d' Africa, che
affrontarono gli Abissini senza conoscerne esattamente ne il
numero 116 il valore, noi cominciamo dal domandare: Quanti
son essi questi sapienti irreligiosi?
Sappiamo bene che, a sentir certuni, sono quasi tutti co-
loro che hanno qualche cultura. Guardate, essi dicono, i pro-
fessori delle universita, i
deputati del Parlamento, i
capi del
Governo mirate perfino
: le borgate e i castelli : se vi e qualche

persona meno volgare, come il sindaco, il medico, il farma-


cista, voi vedrete che si distingue dagli altri anche per irre-
ligione; e questo pensiero fa correre per le loro vene come
un brivido di spavento. Ma e poi esatto quel calcolo? Non vi
sarebbe qualche esagerazione ?
II D'Alembert, nel suo elogio di Bernouilli, cosi scriveva:

lo potrei con tutta facilita presentare la lista di quei grandi

uomini, che hanno risguardato la religione come 1'opera di


Dio; lista capace di sbalordire, anche prima d'essere esami-
nata, tutti gli spiriti retti, ma sufflciente almeno a chiuder la

bocca ad una folia di congiurati, nemici impotenti di verita


necessarie al mondo, che i genii phi grandi hanno credute,
rispettate e difese. Cosi scriveva nel secolo scorso uno dei

piu celebri razionalisti; e si noti che la lista, di cui egli parla,


comincerebbe dai Giustini Filosofi, dagli Origeni, dagli Ago-
stini, e venendo giu pei Tommasi, i Bonaventura e gli Ali-

ghieri, scenderebbe fino ai Bossuet ed agli altri sapienti dei

secoli moderni, e cosi verrebbe a mostrare raccblti sulla no-


stra fede i suffragi di tutti i secoli e degli uomini piu vene-
randi. Nel nostro secolo poi, anzi nei giorni nostri, senza uscire
d'ltalia e senza toccare gli scienziati teologi, agevol cosa sa-
rebbe il far vedere alia testa degli archeologi un Giambattista
De Rossi, in prima fila degli astronomi e fisici un Angelo Secchi;
a corifei degli storici un Gantii e un Balan ; dei filosofi, un Libe-
ratore e un Ausonio Franchi ravveduto; dei poeti un Manzoni
E DELLA LORO AUTORITA GONTRO LA RELIGIONS 307

e un Zanella; e cosi via via discorrendo per gli altri rami della
iatellettuale cultura, tornerebbe assai facile il far notare in cia-

scuno di essi non pochi astri scintillanti di doppia luce vivis-


sima, di scienza insieme e di fede
l
. Ma piuttosto che scendere
a minuti ragguagli, giova tenerci nella sfera piu nobile delle
considerazioni generali, astraendo da ogni riguardo di luoghi
e di persone. Invece dunque di soffermarci a particolari indi-
vidui, daremo un'occhiata ad intere categorie.
Noi chiediamo primieramente E egli poi vero che : tutti

quegli uomini colti, che all'esterno si mostrano avversi alia

fede, sieno tali realmente anche nel cuore? Sarebbe un mal


conoscere il mondo il
persuadersene si di leggeri. E noto che il

Montesquieu, in sul confine della vita esortato a ritrattare molte


proposizioni de' suoi libri offensive della religione: Oh! disse,

s'egli e per cotesto, io non ho certamente da penarvi molto ;

perche quelle proposizioni mi venner giu dalla penna, ma non


dal cuore il mio cuore e stato sempre cristiano, ma la mia penna
:

ha dovuto pagare il suo tributo alle inclinaziont del secolo, ai


- - Gosi
capricci della moda, al genio dei lettori. egli, e quanti

Montesquieu nel mezzo nostro! Quanti uomini colti vediamo


anche oggi sul letto dell'agonia ritrattare le proposizioni lan-
ciate un giorno contro la religione I dotti del cristianesimo, !

i
sapienti nostri, oh! questi no davvero che non si veggono
mai abiurare in morte la loro fede, o dubitarne anche solo;
ma i
sapienti del mondo li vediamo spesso in quei momenti
pentirsi di non aver creduto abbastanza, e rinnegando il loro

passato, invocare colFultimo sospiro il Dio delle scienze che


avevano disconosciuto. Perche questo ? Perche quella loro mi-
scredenza non aveva profonde radici nelFanimo, ma galleggiava
alia superficie dello spirito ; perche fors'anche riducevasi tutta
ad una esteriore apparenza. Con tutto il vantar che si fanno

1
Chi voglia conoscere i sapienti religiosi che illustrano le altre na-
zioni,legga lo ZAHM, Scienza cattolica e scienziati cattolici, Geneva, Fas-
sicomo, 1895, e dovra stupire a tanta fioritura di dotti credenti, germo-
gliata principal mente dopo il rigoglio che ha preso il razionalismo.
308 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

a plena bocca le profonde convinzioni, queste ben di frequente


non van piu giu della bocca.
Cio che muove non pochi fra gl'istruiti a parlare ed ope-

rare in un senso poco religioso, talora e una certa vanita di

passare per belli mostrarsi superior! a quei che si


spiriti, di
chiamano pregiudizii del volgo, di far vedere che san tenersi
al livello deWaltezza dei tempi; vanita simile a quella d'Ero-

strato, che brucio il tempio di Diana per la smania che aveva


di farsi un nome ;
vanita che, per quanto sia puerile in se stessa,
sa signoreggiar non di meno anche certe persone gravi, nelle

quali cheta cheta mette radici senza che esse neppure 1'av-
vertano.
Altre volte la molla segreta che regola il sistema della lor
vita e peggio ancora che vanita, e vergognosa paura prove-
niente da vile rispetto umano. Quello scienziato, quel profes-
sore d' universita, quello scrittore che tante volte ha fatto parlar
di se i
giornali e i
periodici, non si vede mai alia chiesa nem-
men per Pasqua: lo giudica un uomo senza religione,
il popolo
ma forse invece gli manca proprio la religione, gli manca
non
solo il coraggio di professarla. Se mi vedono in chiesa a far
come gli altri, diranno che sono anch'io un uomo del popolo;
e allora dove va quel lustro di riputazione scientifica che con
tanti sudori mi sono acquistato? Se mi trovano a predica in

mezzo alia folia, io faro la stessa figura che 1' ultima donnic-
ciuola ;
io che debbo insegnare non imparare, distribuire non
ricevere luce e consigli: dunque tali luoghi non fan per me,
perche io non sum sicut ceteri hominum (Luc. 18, 11). Con
questa chiave si spiegano molti misteri, e si capisce, per esem-
pio,perche mai qualche professore nella cittk dove insegna
non va mai a Messa, fuori di quella non mai vi manca e si- ;

milmente perche qualche signora e signorina assai nota nei


suoi libri si mostra meno religiosa di quel che e.
Per altri infine motore non ultimo e 1' interesse. Come 1' in-

teresse in certe circostanze fa molti ipocriti, cosi in circc-


stanze contrarie fa molti empii. Massimamente in quei tempi
calamitosi, in cui la ruota volubile della fortuna porta in alto
E BELLA LORO AUTORITA CONTRO LA RELIGIONE 309
la irreligione, e le afflda il timone della pubblica cosa, e la
rende arbitra delle sorti del popoli a lei soggetti; allora le

persone comprendono che a salire in qual-


piii colte di leggeri

che fama, a raggiungere una cattedra d' universita, o un di-


ploma accaderaico, o un seggio di parlamento, e necessario
anzitutto fuggire ad ogni costo il nome aborrito di clericale ;

percio, per farsi largo nel mondo, bruciano anch' essi, ipocriti

deirempiet, il loro grano d'incenso dinanzi all' ara della do-


minante irreligione. Come recentemente il Principe Ferdinando
immolo allo scisma 1' anima del figlio suo per mantenersi sul
trono bulgaro, cosi essi immolano alia miscredenza 1' anima
propria per una cattedra od uno scanno, colla sola differenza
che colui lo disse aperto, costoro non hanno il coraggio di
confessarlo, forse perche serbano ancora un resticciuolo di
lodevole erubescenza.
In che dunque risolvesi per molti e molti la loro irreli-

gione ? Non e il frutto di un intimo convincimento, e 1' effetto


d'una ignobile servilita; non e 1'omaggio prestato a cio che
credesi vero, e il quanto v'ha di piu sacro, im-
sacriflzio di

molato air idolo ora della vanita, ora dell' interesse, ora d' altro
ignominioso rispetto umano. E chiaro dunque che dalle schiere
degli uomini irreligiosi, sui quali 1'obbiezione si fonda, tutta
la categoria di costoro conviene aflfatto sottrarla, perche le

serve d'impaccio non di rinforzo: orsu, sottraetela tutta, e stu-

pirete al vedere di quanto quelle file rimangono assottigliate.

|
III.

Non puo negarsi pero che, dopo fatto questo diffalco, resta
pur sempre un certo numero di persone colte, che non solo
air esterno, ma nell' animo ancora osteggiano la religione. Bene:
sia pure che sulla loro irreligione non cada dubbio; ma il
dubbio non potrebbe muoversi invece sulla loro istruzione ? Si
dice che passano per persone colte ma, di grazia, in che con- ;

1
siste la lor cultura ?
perche ve n ha di piu generi di quei che
figurano come sapienti.
310 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

V ha di quelli che sembrano persone molte istruite, perche


stanno in un posto che suppone molta istruzione; ma spesso
non 11 merito li ha portati lassu, sibbene i raggiri, i
maneggi,
le protezioni: si trovano, & vero, sopra un piedestallo d'oro,
ma non lasciano d' essere statue di stucco. La loro dottrina si

riduce. ad una parvenza, cio6 a quella che puo venir loro data
dalla toga di magistrate che indossano, o dal berretto dotto-
rale che torreggia sulla lor zucca ;
e pero ti richiamano alia
mente quel grave professore di cui parla il Pignotti, al quale
un mattacchione di scimmiotto domestico un bel giorno gioco
un brutto tiro:

(Hi rapi la parrucca, e in conseguenza


Tutta la maesta, mezza la scienza.

V ha degli che appaiono molto istruiti, anzi biblioteche


altri

ambulanti, perche, come suol dirsi, sanno una carta d' ogni
giuoco hanno, cioe, un'infarinatura d'ogni cosa, un amalgama
:

indigesto di cognizioni superficial!, senz'ordine, senza esattezza,


senza profondita. Saccenti piii che sapienti, ban quel monco
sapere che spesso e peggiore delP ignoranza, talche si puo
scrivere sulla lor fronte a modo d' epigrafe Un poco di tutto :

e niente di buono.
Altri in fine non hanno neppur questo: tutta la suppellet-

tile delle loro cognizioni e quella che si vende per cinque cen-
tesimi al foglio nelle gazzette; ma si fan forti per una sicu-

mera portentosa con cui si atteggiano a dottori de rebus omni-


bus et de quibusdam aliis, e per una vena anzi un profluvio
di parole sonanti come le cataratte del Nilo, con cui ti stor-

discono e non ti lasciano nemmeno il tempo di respirare : ma


intanto il volgo, che misura i gradi della dottrina dal numero
delle parole, spalanca gli occhi e la bocca, ed esclama trase-
colato: Che area di sapienza! E tu che ne dici, o lettore?
Che si che tutti costoro nel consesso dei sapienti non vi

stanno altrimenti che per indebita usurpazione. Fuori dunque


gP intrusi, che troppo e giusto e cosi vedremo una seconda
;

volta diradarsi le schiere di coloro che possono dirsi con ve-


E DELLA LORO AUTORITA CONTRO LA RELIGIONE 311

rita sapient! ad un tempo e irreligiosi. Di che resta dimostrato


quel che dianzi abbiamo asserito, cioe che il numero delle
persone su cui 1' obbiezione si fonda, e di gran lunga esage-
rato; perche fa d' uopo sottrarne due grandi categorie: la ca-
tegoria di quelli, ne' quali e reale la cultura dello spirito, ma
piuttosto apparente 1' irreligione ; e la categoria di quegli al-

tri, in cui viceversa e reale 1'


irreligione, ma apparente la
cultura *.

Anzi una terza classe e da sottrarsene ancora, una classe


che forse avremmo dovuto nominar per la prima, perche nu-
merosissima insieme e nobilissima, quella cioe degli ecclesia-
stici. Che questa categoria sia religiosa non occorre dimo-
strarlo;che poi in essa vi abbiano moltissimi dotti (e qui
parliamo di scienze umane) si fa palese da una semplice osser-
vazione. Non avvi nessuna delle scienze umane che tra' suoi

cultori non conti molti ecclesiastici. Letteratura, filosofia, sto-

ria, linguistica, archeologia, matematica, scienze naturali, tutti


insomma i rami dello scibile umano son coltivati da molti di
loro e non di rado con insigne successor; anzi non v'ha classe
di dotti, come medici, avvocati, matematici, militari o simili, che
possa vantare un egual numero d' uomini illustri in qualche
scienza estranea a quella della loro particolar professione,

1
A questo proposito ci e tomato alia mente un frizzo d'Aristofane nella
sua commedia Le Nuyole .

Strepsiade Che bella cosa e la sci'enza! Sai?


Giove non c'e.
Fidippide Davver? Chi regna dunque?
Sir. Regna il turbo, che lui balz6 dal trono.
Fid. Favole!
Sir. E cosl proprio.
Fid. Chi 1'ha detto?
Str. Capperi, il nostro Socrate di Milo,
E Cherofonte, quei che delle pulci,
Quando saltano, i
passi ad uno ad uno
Sa misurar.
Fid. E tu si stolto sei
Da credere a tal gente tai panzane?
Str. Ehi, come parli? I sapienti nostri
Impara a rispettar.
312 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

quanti ne offre la classe degli ecclesiastic!. Ebbene, tutti co-


storo sono allo stesso tempo altamente dotti e profondamente

religiosi: ecco dunque una terza grande categoria da sottrarsi


dal numero dei sapient! che son di scandalo a! pusilli, quella

degli uomini dotti delF altare e del chiostro. Oh quanto vuoto


si e fatto nelle file dell' esercito nemico ! Oramai non puo far

piu paura se non ai conigli.

IV.

Rispetto a quei sapienti che


rimangono dopo questa tri-
plice sottrazione, resta ora a bilanciarne 1' autorita. Li abbiamo

numero, riduciamoli ancora al loro giusto


ridotti al lor giusto

peso: abbiamo veduto quanti sono, vediamo quali.


Affinche di qualchepeso potesse essere la loro autorita
contro la religione, e chiaro che anzitutto sarebbe mestieri
che della religione avessero fatto uno studio serio, spassionato
e, come oggi dicono, coscienzioso ;
altrimenti che forza puo
avere il
personale lot fatto del rifiutare una fede che non
conoscono bastevolmente? Orbene, questa sufficiente cognizione
della fede e proprio quella che manca in generale a tutti co-
storo. Quando mai pensarono essi a studiare un po' seriamente
la religione? Da fanciulli impararono forse un poco di cate-
chismo, da adulti lo scordarono interamente e non ci pensa-
rono piu: pensarono alle scienze umane, pensarono alia politica
e alle rivoluzioni, pensarono a fare la patria (prima la privata,
s'intende, e poi la comune), pensarono a pescare nelle altrui
acque anche a costo di farsi deplorare, ma a studiare la re-
ligione non ci pensarono piu. L'insigne astronomo Arago,
allorche sul letto di morte si senti da un amico rivolger qualche

parola su quel gran mondo che s'apre al di la della tomba:


Oh !
disse, la e questa per me non mi sono
un' incognita di cui

occupato mai : lasciate che affronti ad occhi chiusi la soluzione


di questo oscuro problema; lasciate che mi slanci bendato o

negli abissi del nulla o negli spazii di un avvenire che non co-
nosco; lasciatemi morire in pace. Cosi egli,e di questi Araghi in-
E BELLA LORO AUTORITA CONTRO LA RELIGIONE 313

dolenti e addormentati nel sonno dell'apatia religiosa, son piene


le accademie e gli atenei. Se dunque tutti costoro non
veggono si

ne professare ne praticare la religione, qual maraviglia? Dor-


mono. Che forza puo avere contro la fede la loro testimonianza ?
Dormientes testes adhibes? direbbe qui S. Agostino: vere tu
ipse dbdormisti, qui scrutando talia defecisti (Super Psalmos).
Ma hanno ingegno. E che importa, se non r hanno* mai
applicato ad argomenti di religione? Hanno dottrina. E che
monta, se versa intorno a materie affatto disparate da quella
di cuiparliamo ? La loro scienza tutta profana e una scienza
monca, perche manca del suo vero principio e del vero suo
fine:manca del principio, perche initium sapientiae timor
Domini (Ps. 110) ed essi da Dio prescindono: manca del fine,
che dovrebbe essere la gloria del Creatore, cui naturalmente
deve prefiggersi la creatura ragionevole nell'esercizio delle sue
facolta, ed essi neppur vi pensano: ma, quel che piu fa al caso

nostro, manca di ogni competenza a giudicare le dottrine altis-

sime della religione. Come e giusto 1'adagio, Peritis in arte


credendum est ; giusto deve essere anche Fopposto, Imperitis
in arte credendum non est; il che corrisponde al proverbio
italiano, Ne sa piu il matto in casa propria, che il savio in
casa altrui.

Ed entrano proprio in casa altrui certi scienziati, quando


si mettono a dottoreggiare sopra e contro la religione senza
averla studiata mai. Quel tale e Poracolo dei giureconsulti,

quell'altro uno statista di primo ordine, o un insigne archeo-


logo, ovvero un fisico che strappo alia natura e mise a nudo
gran parte de' suoi misteri ; si, ma i misteri della fede e le
altre verita religiose erano cose troppo volgari per la loro

alta intelligenza, e quindi non pensarono mai a studiarle, ma


solo a combatterle. Sentendoil
proprio incontrastato valore in
quella determinata scienza profana, si credettero con cio solo
fortiugualmente per giudicare di religione, come se quella
scienza conferisse loro una specie d'infallibilita universale. E

qui consiste una differenza sostanziale tra essi e quei nostri

dotti ecclesiastici che parlano delle loro scienze profane. I nostri


314 J)EI SAPIENT! IRRELIGIOSI

parlano delle scienze loro dopo averle profondamente studiate, e


ne son prova i libri poderosi che stampano ; costoro invece invei-
scono contro la fede e religiorie nostra senza conoscerla, e lo
fan chiaro loro solenni spropositi detti e stampati.
i

La qual cosa, se dalPuna parte mostra la presuntuosa au-


dacia di quest! dotti, dall'altra mette in luce la portentosa
imbecillita. di coloro, che si lasciano abbagliare dallo splendore

di certi nomi, e dicono: io sto con loro, io mi rimetto al loro

giudizio! Tu ti rimetti al loro giudizio? Ma essi, per quanto


sieno illuminati in altre materie, in religione son ciechi; e se
un cieco prende per guida un altro cieco, dove andranno ambe-
due a finire? Questi grandi esploratori del mondo fisico, del
mondo chimico, del mondo astronomico, sono affatto stranieri
al mondo teologico, al mondo delPaltra vita, non ne capiscono

nemmen la lingua; e allora quali sicure informazioni ti puoi


riprometter da loro ? In fatto di religione tu ti rimetti al giu-
dizio di quelli che non la conoscono ? Ma quando hai un membro

cancrenoso, ricorri forse ad un insigne avvocato? E se hai


una lite, fai capo ad un valente chirurgo? E se la casa mi-
naccia di rovinarti sul capo, ti rivolgi ad un astronomo ? Perche

dunque, diceva S. Girolamo, in materia di scienza sacra ti


rimetti al parere di chi e tutt'altro che teologo ? Ogni profes-
sione ha i suoi maestri : hdbet unumquodque propositum prin-
cipes suos.

V.

Ma petulanza di questi sapienti, che vogliono metter


la

bocca in quello che non conoscono, trova poi in se stessa il


meritato castigo, cioe nei madornali grand porri che fa lor
prendere. Appena metton la falce in questa messe che non e
loro, se la danno sul piede in modo da far pieta: tu li vedi

avvolgersi in un labirinte di parole strane e inintelligibili, dire


e disdire, negare e concedere, attribuire alia Chiesa quello che
non ha mai insegnato e i suoi veri insegnamenti mostrare di
E DELLA LORO AUTORITA GONTRO LA RELIGIONE
i
315

non conoscere, scambiare i dogmi colle eresie e le obbiezioni

colle dottrine, cosicche non di rado ti viene sul labbro : costui

non sa nemmeno quel che si dica. Ne brameresti un esempio ?

Eccolo.
II Simon, filosofo razionalista, stato anche
celebre Jules
Ministro della istruzione pubblica in Francia, nella sua opera
intitolata la Religions Naturale, a pagina 358, la dove pre-

tende d'esporre Vopinione della Chiesa Cattolica sopra se stessa,


dice fra le altre le parole seguenti. Secondo la Chiesa Cat-
tolica T Eucaristia e un sacramento misterioso, nel quale il

cattolico riceve il corpo di Gesu Cristo mangiando del pane.


Ora quest'ultima parola, mangiando del pane,non manifesta ella
una ignoranza della dottrina cattolica, che non si trova neppur
nel fanciullo che frequenta il catechismo del suo parroco ? Pro-
vatevi ad interrogar quel fanciullo se nelPostia, dopo la con-

sacrazione, v'e piii il


pane :
Signor no, egli vi dira subito, non
c'e piu pane, ma
corpo di nostro signor Gesu Cristo.
solo il

Come dunque colui viene ad affibbiare alia Chiesa una goffag-


gine si madornale, anzi una pretta eresia, da lei stessa con-
il nome ftimpanazione? Ecco
dannata sotto dunque un gran
filosofo, un grande statista, un professore della Sorbona, un
membro delFAccademia, un Ministro della istruzione pubblica,
che avra, se si vuole, molta dottrina in altri rami, ma con-
giunta con altrettanta ignoranza della dottrina cattolica. Ed
uomini di questo genere li credi scarsi, o lettore ? Oh aveva !

ben ragione Pillustre Inghirami delle Scuole Pie di dire che,

fra i
personaggi d'ogni colore e d'ogni paese da lui co-
tanti

nosciuti ne' suoi lunghi viaggi scientifici, nessuna cosa gli aveva
fatto tanta meraviglia, quanta il gran numero di sapientoni che
non sanno il catechismo. E se nol sanno, noi insistiamo pur

qui, se nol sanno, perche si seggono a scranna e


atteggiano si

a protoquamquam, trinciando decisioni a destra e a sinistra


sulle materie piii delicate ? E gli altri perche credono a questi

dottori senza dottrina? Non e questo un dar prova di presun-


zione i
primi, i secondi di pecoraggine? E non tornerebbe a
316 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

proposito il rammentare agli uni il Sulor, ne ultra crepidam,


agli altri il dantesco Uomini state non pecore matte ? 4

VI.

E finqui not abbiamo parlato della religione e della fede


come se fosse una scienza meramente speculativa ; ma in
realtk essa e ben altro : non 6 tanto un negozio d' intelletto

quanto di volonta ;
non ha per oggetto principale di soddi-
sfare la mente, ma soprattutto di riformare il cuore.
Or chi non sa che il cuore non si arrende si facilmente,
e che sa sollevare una foltissima nebbia ad oscurare le verita

anche piu fulgide, se il loro splendore gli torna grave e mo-


lesto? II Malebranche soleva dire che perfino le verita geo-
metriche troverebbero impugnatori, se il cuore fosse interes-
sato a rifiutarle ora il cuore, dove sia traviato e corrotto,
:

ha troppo interesse nel rifiutare la fede, perche trova in essa


la sua condanna; qual maraviglia dunque che si mostrino
avversi alia fede certi cotali, che mentre per ingegno sono
aquile, per costumi non sono altro che corvi ? E scritto che
in malevolam animam non introibit sapientia, nee hdbitabit
in corpore subdito peccatis (Sap. 1. 4). Gome la colomba noe-
tlcanon trovo dove posare il piede tra il lezzo e la melma
lasciata in terra dalPuniversale diluvio, cosi la sapienza vera,
e per conseguente la fede, non puo attecchire in un cuore che
trova guasto e corrotto dalle passioni.
Ben comprende il lettore che noi qui non possiamo, per
piu ragioni, citar nomi di persone recenti e molto meno di
viventi : ma consulti le biografie degFincreduli passati, e nella
loro condotta morale troverk subito la spiegazione della lor
miscredenza. Troverk di Voltaire, che fin da fanciullo fu un

1
Si avverta che qui parliamo in generate dell'autorita dei sapienti irre-
ligiosi, non dei punti particolari in cui la scienza pretende di avere trovato
in fallo la fede. Quanto a questi vedi la nostra trattazione critica intorno
la Storia del conflitto fra la religions e la scienza di Gugliemo Draper.
Ser. IV, vol. I, p. 1 4^-421-676, eccetera.
E BELLA LORO AUTORITA GONTRO LA RELIGIONE 317

figlio cattivo, ribelle al padre, il


quale dov6 perfino allonta-
narlo da se; da giovine fu un libertino e venne licenziato da
una ragguardevole casa per cagione appunto del suo liberti-
naggio come cittadino fu un rissoso che si guadagno piu
;

volte ora schiaffi or ferite or bastonate; come suddito fu un


ribelle che due volte venne rinchiuso nella Bastiglia in somma ;

tutta la sua vita che una catena d'iniquita. Trovera di


non fu

Rousseau, che fu ladro fin da ragazzo, che fu mostro d' ingra-


titudine verso un' insigne benefattrice, che meno per venticin-

que anni vita scandalosissima, che popolo di suoi figli lo spe-

dale dei trovatelli. Trovera di Diderot, di d'Alembert, di La


Mettrie e degli altri filosofi d'allora, che il lor Mecenate Fe-
derico II Re di Prussia, il quale molto bene conosceva i suoi

polli, aveva buon concetto che disse un giorno queste


di loro si

parole penso
: che
lo una provincia la quale meritasse d'esser
punita severamente, dovrebbe darsi a governare a costoro. Dei
non voler parlare, ma nulla c' impedisce
viventi ripetiamo di
d'accennare almeno sulle generali un certo fatto, che vediamo
ripetersi frequentemente. Gome va egli che incontriamo si

spesso preti spretati e frati sfratati, che ora da certe cattedre


universitarie bestemmiano apertamente quel Dio, che per tanti
anni avevan lodato nel coro al suono degli organi e dei sal-
teri ? Qual nuova scoperta o qual talismano ha potuto operare

nella lor mente si gran mutazione, da veder nero quel che


finora avevano veduto bianco, da trovare falsit& e bruttura
dove prima non iscorgevano che lo splendore del vero? Cer-
cate la donna, e li troverete la taumaturga operatrice di quei
portenti.
Dopo cio noi non abbiamo bisogno di dimostrare che uomini
di tal natura,
qualunque esser possa il lor valore scientifico,
non potranno aver mai nessun peso d'autorita contro la fede.
Carichi di tanti vizii, come potrebbero professare ed amare
una religione, che altro non ha per loro fuorche minacce e
condanne ? N6 gia con questo vogliamo dire che per converse
tutti i credenti siano virtuosi, ma si noti la differenza. Quando
un credente, massime poi se dotto, non vive conforme alia
318 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

sua religione, co' suoi stessi disordini ci rende piu sicuri della
sua fede, perche, se non rigetta una religione che lo condanna,
bisogna ben dire che ne sia profondamente convinto. Ma nel-
Pincredulo signoreggiato dalle sue passioni la sua scostuma-
tezza ci spiega abbastanza la sua miscredenza :
per secondare
le scorrette tendenze, E libilo far lecito in sua legge, e assai
piu comodo non creder nulla. Di tale opposizione la fede non
dee dolersi, ma rallegrarsi : 1'avere a fronte tali avversarii e

per lei una gloria, non minore di quella del contare tra i suoi

seguaci il flore della intelligenza e della virtu.


Vero e che non tutti i
sapienti avversi alia religione pos-
son tacciarsi di costumi corrotti ;
ma allora invece son gonfii
di se medesimi, secondo quella divina sentenza che scientia
inflat(i. Cor. 8); e in qualche modo puo loro applicarsi quel
che fu detto delle gianseniste monache di Porto Reale: Pure
come angeli, superbe come demonii. Quella che rifiuta la fede
non e la sapienza, e la superbia. Si avverta che la fede e un

atto delP intelletto, ma imperato dalla volontk e tutto in- :

sieme un dono di Dio che muove a credere le verita rivelate


e un atto virtuoso delPuomo che alle verita da Dio rivelate
presta Passenso ; e per 6 due sono i fattori della fede, la grazia
di Dio e la libera cooperazione delPuomo. Ora la fede, ad

entrar nei superbi, da ambedue queste parti incontra ostacolo :


dalla parte di Dio, del quale e scritto che la sua grazia piu
largamente concede agli umili che ai superbi, e dalla parte
delPuomo, che e piu disposto a respingerla. Dateci il piu gran
dotto del mondo; se egli e umile, sara un dotto credente come
un Tommaso d' Aquino : dateci Puomo piii zotico che sia sulla
terra ;
se e superbo, scotera il
capo dinanzi alia fede, come
il mulo scuote le orecchie dinanzi alia soma. Ma siccome la

superbia piu facilmente alligna negli uomini di qualche conto,


ecco il perche piii facilmente in loro si trova P irreligione ;
e di rincontro, se fede trova nel basso popolo,
maggiore si

non maggiore ignoranza, e perche avvi mag-


e perche siavi

giore umilta. Eppure non bisognerebbe dimenticare che tutti


siam popolo dinanzi a Dio i dotti son popolo, i ricchi son
:
E BELLA LORD AUTORITA GONTRO LA RELIGIONE 319

popolo, i
grandi son popolo guai a que' pigmei miserabili che
:

voglion fare i
giganti; Dio solo 6 grande!

VII.

Concludiamo. Quando si obbietti contro la religione quel


fatto, che nella maggior parte delle persone piu colte v'e poca
fede, e notrisponderemo cosi. Quanto al numero: certe per-
sone son veramente colte, ma la irreligione che ostentano e
piu nelPesterno che nelPinterno: viceversa altre persone son
veramente irreligiose, ma la cultura che mostrano & piu appa-
rente che soda e reale avvi poi una terza categoria, quella degli
:

ecclesiastici, che presenta invece bellamente congiunte molta

religione e molta istruzione; e cosi tutte e tre queste classi

dovendosi sottrarre, ne conseguita che quel numero 6 molto


esagerato. Quanto al peso di quei che restano, cio& di quelli
che accoppiano realmente una vera irreligione ad una vera
cultura, si
qualche materia son grandi dotti,
noti che, se in
nella scienza della religione sono spesso grandi ignoranti, e

quindi la loro autoritk non 6 di nessun peso inoltre, la reli- :

gione non 6 negozio meramente speculativo, ma soprattutto di


cuore e di opere, e se il cuore 6 corrotto, chiude 1'accesso
alia verita religiosa che 6 tutta pura e che lo sgomenta: di

piu, la fede suppone un animo docile che la riceva, ma sovente


nelle persone di qualche istruzione trova invece 1'orgoglio che
la respinge. II
per credere, deve sormontare le difficolta
dotto,
che a gara e 1' incomprensibilita dei misteri che
gli affacciano
umiliano la sua ragione, e 1'arduitk della morale cristiana che

crocifigge la carne e lo spirito, e il rispetto umano che ar-


rossisce alia taccia di clericale, e 1'interesse che teme o di
non conseguire o di perdere posti lucrosi ed onorevoli percio,;

se crede, mentre tutti i motivi terreni


congiurano a distornar-
nelo, non puo esservi indotto da altro che dalla veritk della fede:
al contrario il dotto miscredente nel non credere trova il tor-
naconto delPorgoglio, del senso, dell' interesse, di tutte le pas-
sioni, e percio la sua miscredenza trova in queste una facile
320 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

spiegazione donde si fa manifesto che piu vale in favor della


:

fede Fautorita di un dotto credente (e ne abbiamo tanti!) che


contro di essa quella di molti increduli. E sotto questi colpi
di martello a che si riduce quella decantata obbiezione, che

e per molti una pietra di scandalo? Ad un pugno di polvere


che il vento si porta seco.
Se alcuni dotti non credono, tal sia di loro; non la fede

abbisogna del lor suffragio, ma essi del suo presidio. La fede,


anche senza la scienza, ci salva come Lazzaro ma tutta la ;

scienza dei Salomoni moderni non li salvera dalla sorte del-

PArcangelo precipitato.
Allorchk costoro da Dio si allontanano, Iddio ritirato in se
stesso se ne resta con tutta la sua gloria, ma essi cadono ro-

vescioni a terra, come i soldati del Getsemani.


Quando ingom-
brano nebbia dei loro dubbii e dei loro sofismi,
la terra colla

da quella nebbia restano anch'essi accecati, ma il cielo al di


sopra di quella oscura nuvola non perde nessuno de' suoi
splendori; e la fede, immota a quei colpi che a lei non giun-
gono, esce poi da quel turbine bella di nuova luce, incoronata
di nuovo alloro.

Intanto (per tornare cola donde abbiamo preso le mosse),


siccome Puomo e naturalmente portato ad inchinarsi in ogni
cosa alPautorita di coloro che sente predicare dotti e sapienti,
guardiamoci noi dal prodigar troppe lodi ai nemici della reli-
gione. Se parlarne bisogna, si parli, ma con moderazione e
colle opportune riserve, per non accreditarne, lodando scon-
sigliatamente ingegno e dottrina, altresi le eleganti bestem-
mie. Tradire la verita non si deve; ma molto meno si dee
tradire, ancorchS senza proposito deliberate, Tanima e la co-

scienza di chi ci ascolta.


Le quali cose fin qui discorse riceveranno un'ampia con-
ferma dall'esame che faremo di un dotto libro recentemente

stampato; ma lo riserviamo ad altro quaderno.


EITA
STORIA DI IERI

CAPITOLO TERZO.

Chi piu guarda, meno vede.

r.

Come si e osservato, il gran timore della signora Claudia, che


la figliuola fosse a dirittura caduta nell'abisso dell'incredulita,

passava il segno e tanto il marito, quanto Aldo, con ragione


;

tacciavano le sue travagliose apprensioni di fantastiche, o di esa-

gerate. No, la povera Rita, secondoche ella ebbe poi a ricono-


scerlo e a dirlo Fultimo giorno di quell'anno, era meno irre-

ligiosa di quel che la madre si fosse immaginato.


II timore fu scusabile, perche, secondo il bel detto del poeta

latino,

Res est solliciti plena tinioris amor:

chi ama teme ;


e la Claudia cosi amava la figliuola ed il bene
dell'anima sua, che, per salvarla, avrebbe data la vita: inoltre

perche il timor suo era nutrito da apparenze, le quali pote-


vano ingannare nel grado, non nel fondo della verita. Avve-
gnache sia certo che non ogni lucciola e fiamma, conforme, a
questo proposito, le diceva il signor Marco ; tuttavia non e men
certo che, a chi non legge nel cuore, le cose non sono come
sono, ma come si veggono. Or gli occhi della madre, rispetto
alia religiosita, vedevano poco di buono nei portamenti della
Rita.
Serie XVI, vol. VI, fuse. 1101. 21 23 aprile 1896.
322 RITA - STORIA DI IERI

Per di piii vuol sapersi che, tra madre e figliuola, era amore
saldissimo, ma non
confidenza pari all'affetto. II cuore della

figliuola, plan piano, s'era chiuso airocchio della madre. Essa


non ammetteva contraddizioni ; le sopportava, con serenita di
sembiante e eon pacatezza di atti e di parole non si adirava :

punto mai; simulava anzi di cedere: ma poi durava fermis-


sima ne' suoi sentimenti. Come si e avvertito, era questo il vi-

zio radicale del suo carattere di natura: orgoglio remis-


sive di fuori, ostinato di dentro. Ella, ancor quando vi era, non
pativa di confessarsi dalla parte del torto. La ragione, in ogni

cosa, era sempre sua. Sapeva tacere e sapeva sopra tutto

sedurre.
La madre che, pur troppo, si era avvista del poco o niun
profitto di emendazione, ricavato dalla figliuola nelFeducatorio,
da principio si era proposto di fare, o tentar ella di fare, cio
che erroneamente supponeva non si fosse fatto dalle maestre
sue educatrici. Si mostro pertanto verso di lei dolce ed agra,
blanda e severa: dolce nel corrispondere alle sue amorevo-
lezze; agra nel resistere alia sua testardaggine: blanda nel
concederle quanto ella potesse giustamente desiderare severa ;

nel riprenderla, ad ogni cenno ch'ella desse d'intestarsi nelle

opinioni, o voglie sue. E dacche la Rita si manifestava pia e


divota, la Claudia, tutta religione, si valeva degli argomenti
della pieta, per muoverla a vincersi, ad arrendersi, a sotto-

mettersi a' suoi pareri e voleri.


Se non che la Rita sentiva profondamente i contrasti, i
rimbrotti, le ferite che le venivano dalla madre: prendeva si
aria umile e compunta, e ricambiava le mortifi cazioni con ca-
rezze : ma in se stessa si crucciava, e talvolta da s6 sola sfogava
lagrime, che in presenza di lei ripugnava a versare. In tutto
si sforzava di spuntarla, ma coi vezzi, o colle ragioni, non

co'dispettucci, o col pianto. La Rita proseguiva sempre ad essere


la manina di ferro in
guanto di raso, che era stata defmita
dalPamorosa sua maestra di :
ferro, si piega e
perche questo
non si spezza ed ella a piegarsi
:
adattava, a spezzarsi non mai.
si

Di qui, in tante minime congiunture del vivere domestico


CAPITOLO TERZO. CHI PIU GUARDA, MENO VEDE 323

e dello star la discrepanza del gusti, i dispa-


sempre insieme,
reri, contraggenii,
i che alia madre porgevano il destro di
contrariare la figliuola, e questa mettevano al punto di dovere

assottigliarsi il cervello, per trovare gli artifizietti della vit-

toria. Non si trattava di fatti gravi, ma per lo piu di bagat-


telle e di piccolezze, delle quali per altro la madre teneva
conto; giacche, in materia di educazione, anche il
poco val
molto ed ogni pruno fa siepe.

Alia Rita poi, per non esser vinta, di rado falliva 1'appoggio
del padre ed il favore del fratello, i
quali parevano non avere
altr'occhio in capo che lei, ne altro desiderio che di farla con-

tenta. II che dispiaceva alia Claudia ;


ed ella talora in bel modo
se ne lagnava ; che, per eccesso di affezione, eglino impedivano,
a danno della Rita, Topera della sua materna solerzia. La quale,
nelPintendimento di lei, mirava piu oltre di quello a cui il
padre ed per avventura guardassero.
il fratello

La Rita, pensava seco stessa la madre, toccava allora i di-

ciannove anni. Da un giorno alPaltro, poteva capitare la buona


opportunita di collocarla. Ma con quale sicurezza di esito fe-

lice siintavolerebbero le pratiche, posto il naturale suo cost


stranamente pertinace ? Se non metteva mano per tempo a re-
primersi ed a correggersi, o la figliuola non troverebbe ma-
rito o, trovatolo, con tutte le altre sue belle doti, recherebbe seco

al marito ed alia famiglia, nella quale entrasse, i semi di mille


discordie e di mille guai. Che se mentre si cercava il partito a lei
conveniente, ella per caso, di sua fantasia, si fosse incapricciata
di un altro, che alia sua condizione non si confacesse, quale
forza di tanaglie le strapperebbe piu dal capo questo chiodo?
Ecco pensiero che stimolava la signora Claudia, pavida e
il

sollecita piu dello stato futuro, che del presente della sua Rita ;

e le suggeriva le industrie, le cautele e talvolta i rigori, che


con esso lei adoperava.

Se non che, per mala sorte, cio fu senza frutto. Al termine


del primo anno, da che la Rita era tornata in casa, non pure
non si era altrimenti corretta, ma era anzi un pochino peg-
giorata ;
in quanto che alia madre conservo sempre, si, la ri-
324 RITA - STORIA DI IERI

verenza e 1'amore, ma menomo la confidenza. Di atti osse-


quiosi e carezzevoli le era larga, ma di prove di flducia filiale

erale diventata ogni di piu avara. IImaggior suo detrimento


pero fu, ch'ella piglio a noia la divozione, la quale vedeva
servire alia madrearma, per combatterla ed umiliarla; e
di

tanto se ne alieno e via via nella sua pratica s'illanguidi, che


la ridusse a poco, e questo poco adempiva piii per usanza,
che per intimo attraimento del cuore.
Sbaglio forse la signora Claudia la misura, col troppo ri-
chiedere dalla figliuola, col troppo garrirla, col troppo saziarla
di esortazioni e di ammonimenti? Ovvero non considero che
essa, in quella eta sua, non era piu come una tenera pianti-
cella, che agevolmente si raddrizza a senno di chi la coltiva ;
ma doveva trattarsi da adulta e, conforme le andava dicendo
Aldo, conveniva prenderla meglio pel suo verso?
Se non che quale esser potesse questo, non si sa posto
;

che quanto alPammollire nel capo, non


ella, si voleva lasciar
prendere per nessun verso.

II.

Nell'appartamentino abitato dalla Rita, dietro la sua camera,


correva un andito, il cui usciolo metteva in un'ampia sala,
detta il salone dello zio Paolo, perche vi era raccolta la son-
tuosa mobilia, lasciata in eredita. al padre del signor Marco, da
un prozio di tal nome. I mobili, seggioloni, canape, armadii,
consolle, tutti erano foggiati ghiribizzosamente, con intagli in
oro, sopra tinta aerina, su lo stile del regno di Luigi XY.
Dalle pareti pendevano otto ritratti di buon pennello ad olio,
in isfarzose cornici dorate. Sopra gli alabastri delle consolle si
ammiravano stupendi vasi del Giappone e della Cina. Dei tre

armadii, che ornavano quella sala, due compagni, spaziosi ed


alti, mostravano negli scaffali, a traverse i cristalli delle im-

poste, una varieta di tazze, di statuette, di gingilli in porcel-


lana di Sassonia e di Sevres ;
il terzo, men grande, era chiuso
GAPITOLO TERZO. CHI PIU GKJARDA, MENO VEDE 325
<la sportelli dipinti con foglie e bacche di lauro, che inghir-
landavano due stemmi gentilizii.
La sala era in tutto fuori d'uso, tranne alcune contingenze
d'insoliti ricevimenti; ma si custodiva quale museo d'arte e
storica memoria di famiglia. L' ingresso nobile aveva per una
larga porta, che si teneva sempre serrata. L'usciolino invece,
-che vi si apriva dal corridoio dietro il
quartiere della Rita,
era secreto e per comodo dei famigliari, che ogni tanto vi
entravano, a darvi aria e spolverarne i mobili e il pavimento.
La Rita riguardava quel salone come una giunta al suo quar-
derino e, stagione bella, volentieri vi si spassava con
nella

-qualche arnica che fosse venuta a visitarla, o si piaceva di


starvi seduta, leggendo e lavorando alia luce del sole che ne
inondava Tambiente. Piu voltesi era sentita vaghezza di sapere

-checosa nascondesse Tarmadio sempre chiuso, e ne aveva


ancora forzata un poco la serratura: ma invano, che la stan-
ghetta reggeva forte. Un giorno che, alia sua presenza, vf si
levava la polvere, da un listello in alto, cased giii per caso
una chiave, che ella si affretto di raccogliere.
Rimasta sola, la mise nella toppa e con fatica, perche irrug-

.ginita, ebbe aperto Tarmadio. Esso era a palchetti, fittamente


-stipati di volumi di vario sesto, tutti di lingua francese, rile-

gati alPantica, in pelle o rossa o color tane, filettati e con le


coste in oro.
I
piu trattavano di storia di guerre nel Palatinato e nelle
Fiandre, ai tempi di Luigi XIV, di arte militare, di nautica e
di geografia.Ma nel palchetto di mezzo, e piu alia mano, era
una fila di libercoli, stampati in eleganti edizioni elzeviriane
nell'Olanda ed in Francia ; e formavano collezioncine, o anto-

logie, scelte dalle opere dei giansenisti e dei filosofl increduli


dei due ultimi secoli precedenti il nostro ;
il fior fiore del-

rempieta.
La Rita, data un'occhiatina alia ignorata biblioteca, fermo
la sua curiositk sopra il
palchetto di questi libriccini, an-
-cora intatti e custoditi si lustri, che parevano pur usciti
allora dalle mani del rilegatore. Per buona ventura, non ve
RITA -
326 STORIA DI IERI

n'era alcuno di argomento lubrico, il


quale potesse offenders
il candore della sua mente. L' incauta fanciulla, impossessatasi
della chiave, si gitto avidamente sopra questo pascolo velenoso.

Per qualche settimana, ella divoro in secreto una farraggine


di sofismi, di arguzie blasfeme e di errori abbaglianti, che le
conturbarono 1'anima e gliela empirono di dubbii a lei inso-

lubili, di viluppi e di confusioni, circa i raisteri della fede, il

libero arbitrio, la vita futura, i Sacramenti, il culto, Tesercizio


delle virtii cristiane. La sottile perfidia con cui in quelle pa-
gine era trasformato, disformato, o deriso il domma, Tartificio

degP inganni, i lenocinii dello stile, il brio de' frizzi, onde vi


si satireggiava tutto cio che a religione divina appartiene, da
una parte la invogliavano di leggere, ma dall'altra le davano
scandalo e scrupoli penosi.

Quantunque ella si fosse tanto rattepidita nelle cose della

pieta, pur non di meno serbava intera e fresca la memoria


delle sante
massime, impressele nel cuore, dei salutari am-

maestramenti, ascoltati mentre viveva nel convitto, e delle


buone risoluzioni che aveva prese e notate ne' suoi foglietti di
ricordi spirituali. Rammentava in ispecie una conferenza udita,.

durante il ritiro delle alunne, rultimo anno che cola aveva

passato. Questa riguardava i


pericoli di perdere il frutto della

sana educazione, ricevuta in quel caro asilo, al tornare che


esse avrebbero fatto in seno alle loro famiglie. Assai bene si
risovveniva del pericolo appunto delle letture, alia fede od al
costume perniciose; e come il Padre, che ragionava loro,
avesse lor inculcato il detto dello Spirito Santo: Figliuolo,
non far cosa veruna senza consiglio ;
e raccomandato che
nulla, nulla mai avessero prima non fossero
letto, se state as-

sicurate, da chi poteva consigliare il si od il no.


Intorno a che le si rinfrescava la memoria delPesempio,.
recato dal Padre, d' un imprudente fanciulla di alto casato,
da lui conosciuta quale si era guastata nella fede, frugando
;
la

per la libreria domestica e mettendo mano a libri, simili a


quelli della cui lettura essa allora si pasceva e rammentava :

1' altro, dal medesimo narrato, di una gentilissima donzella


GAPITOLO TERZO. CHI PIlJ GUARDA, MENO VEDE 327

che, imparata nei romanzi Tarte di sfuggire ai dolori della


vita col suicidio, a vista del padre, che quei romanzi pazza-
mente le somministrava, in un bosco, si era stilettato il cuore,
morta cadendb ai piedi suoi.

Or dentro se la Rita provava acuto rimorso, perche di

seguire F inteso ammonimento aveva fatto il proposito ed in- ;

tanto, di suo capriccio, satollava la curiosita, su quei volu-


metti, riboccanti d'irreligione e di eresie. quale rimorso la II

strazio sopra tutto, al venirle sott'occhio un capitolo del Vol-

taire, in beffe e scherno della Beata Yergine, Madre di Dio.


La Rita ne inorridi, butto via il libro, e si determine a svelare
la storditaggine sua a ciii, per obbligo di coscienza, il doveva.
Promise di attenersi alle prescrizioni che le furono date, e
giuro aliaMadonna, che mai piu non avrebbe aperto quell'ar-
madio maledetto. Anzi fece di piu. Per conformarsi alle pre-
scrizioni avute, mise la chiave in mano della madre, che, sa-

puto qual sorta di libri chiudesse, ne fu sgomenta; e pallida


di terrore: che! li avresti tu mai letti, per tua disgrazia?
la interrogo.

La Rita, non volendo a lei mentire, ne confessare Ferrore,


pronta rispose Ho giurato alia Madonna e giuro a
:
te, che,
per nessuna cosa del mondo, li toccherei.
La signora Claudia, cosi turbata com'era, non sospetto
nulla del passato ; respiro e fatta subito togliere dalParmadio
quella fila di libri, la gitto nel fuoco.
Per fermo, la
povera giovanetta riparo alia meglio lo spro-
posito commesso, e dimostro alia Madre celeste com'ella si
tenesse ancor sempre per sua. Ma il veleno tracannato le si
diffuse nello spirito e glielo penetro, con impression! e germi
di dettami torti e di fallacie, che il retto e cristiano giudizio
delle cose le alterarono.
II danno pero sarebbe stato di non compenso, se
difficil

non le fosse sopraggiunto alle costole un mai demone ad ag-

gravarlo che
; peggio e, un mai demone, messole, senza vo-
e,

lerlo, alle costole dalla madre.


RITA - STORIA DI IERI
328

III.

La signorina Tullia che, il secondo anno dopo ch'ella era


uscita dall'educatorio, le fu data a maestra di pittura, non era
altrimenti la pasta da fame ostie, che pareva e godeva ripu-
tazione di essere :
ma, tanto astuta nel simulare, quanto abile
nel dipingere, Farte, la divozione, la misurata compostezza del

modi, la grazia e la saviezza del discorso, tutto indirizzava


all'unico suo fine dell'interesse proprio e del guadagno. Del-

1'onesta, anche per un certo punto di decoro, ell'era gelosa,


n'era in buon odore e ne aveva un valido presidio nella di-
savvenenza del volto, ed qualche difettuositk della gracile
in

persona. Di religione nel cuore non aveva briciolo; di fuori


pero ne mostrava piii che non bastasse, ad acquistarsi credita
di pia ed a rassicurare le famiglie, che le davano entratura
ricamo
(

in casa, per lezioni di disegno, o di alle loro fanciulle.

Da per tutto nella cittk se ne aveva stima, se ne diceva un


monte di bene: ne vi era signora di conto, che non vedesse
di buon occhio le amichevoli relazioni delle giovani figliuole
colla contessina Tullia.

Qual meraviglia dunque che la Claudia, intese le si belle


lodi che se ne facevano, la chiamasse vicino alia sua Rita e
gliela abbandonasse nelle mani ? L'esperienza che da principio
ne fece, viemeglio la persuase che, pel senno, per la pietk e per
Pavvedutezza, le poteva dormire col capo in grembo; tanto
colei, sotto maniere ipocrite, seppe coprire lo spirito suo, si
dica cosi, massonico ; avvegnache non sia provato che al corpo
della setta, per accattarsene il favore, avesse dato il nome.
A
breve andare, la Rita pose in costei la confidenza che
aveva tolta alia madre. I sangui fra loro due si affacevano, i
genii e le nature s' incontravano, erano Tuna per Taltra due
favi di miele. La Tullia si guardava, in ogni menomo che, di
contrariarla : essa era sempre del parere di lei; tutto in lei

encomia va, talenti, bellezza, coltura; in tutto le dava ragione,.


le assegnava il
primato. Con queste adulazioncelle e colle blan-
CAPITOLO TERZO. CH[ PIU GUARDA, MENO VEDE 329

dizie, se laseppe indolcire a tale, che del cuore di lei, inge-


nuo pur sempre e semplice, ebbe la chiave ed acquisto il pos-
sesso. Ella ne divento 1'amica, la consigliera, la custode dei

giovanili secret!. A poco a poco ella guadagno per se, nel-

ranimo della Rita, quello che la signora Claudia vi aveva per-


duto. Or, cio non ostante, in quella che cosl rubava quasi Paf-
fetto della figliuola alia madre, essa piu che mai fioriva nelle
grazie di questa. La quale spesso la invitava a mensa, e
Testate non meno di tre volte per settimana la voleva nella

villa, a passare la giornata con la Rita; e la colmava di cor-


tesie e di regali.
La Tullia pero in ogni cosa procedeva guardinga di se e
cautissima, sopra modo sollecita di non arrischiare i vantaggi
che il suo posto le recava, e di non nuocere alia buona sua
fama di religiosita. Quindi hulla mai colla Rita le sfuggiva di

bocca, che potesse sapere d' irriverente alia fede, o d' indevoto.
Ma, dandosi anzi aria di dissiparle dalla mente, or una dub-
biezza, or una difficolta, che Faltra le accennava, delle tante
-che le ree letture, prima fatte, vi avevano seminate, bel bello,
sottilissima cora'era d'ingegno, gliele veniva a crescere, o a
ribadire.
Alia sua signorina erano stati consigliati libri di opportune
.antidoto al tossico, ingeritole nello spirito dalla lezione degli al-
tri pessimi. La madre, ignara del vero perche, ma fidata nella

grande autorit& di chi aveva dato alia figliuola il


consiglio,
tosto glieli aveva provveduti; e ve n'erano, oltreche dei no-
strali, dei francesi, degl'inglesi e dei tedeschi, essendo la Rita
<conoscente di piu lingue. E la Tullia malignamente la distoglieva

dal leggerli e ne la svogliava, colla bene orpellata scusa del-


Tessere libri poco adatti alia sua capacita, troppo astrusi e
piu fatti per confondere, che per istruire chi a studii severi
non si era applicato. In quella vece gliene levava alle stelle
altri, innocui, si, ma di puro diletto, di tema leggiero, senza
sapore o succo di cristianita, buoni anco pei turchi, o pei pa-
gani.
330 RITA - STORIA DI IERI

Di feste e divertimenti spesso e volentieri,con subdola malizia,


le ragionava, mettendogliene vaghezza piu che ella non avesse :

ma, sotto pretesto delParte, piu la invogliava del lussi e delle

mode, e rappresentavale il garbo e la grazia, che da questa


o quella foggia di abito, da questo o quel colore di una stoffa,
da questa o quella acconciatura del capo, la sua svelta e venusta
personcina acquisterebbe. D'onde poi si aguzzava nella Rita
la brama delle ammirazioni, pel suo buon gusto e per Fele-

ganza sua nel vestire.


Questo perfido lavorio non e da stupire, che viepiii stor-
cesse le idee nella testa della giovane Rita, ne falsasse il giu-
dizio e rinvigorisse 1'orgoglio, che tanto aveva in lei fatto di

presa. E pensare che la signora Claudia si struggeva 'dalla


pena di non potere scoprire chi, o dove fosse il guastatore
delPanima della figliuola ! Aveva in casa, fra i
piedi, la tradi-
trice ;
e punto non se ne addava ! Quanto e mai vero che, a
volte, chi piu guarda, meno vede!
Talora ella prudentemente si spassionava colla Tullia, e la
pregava che, giacche la Rita pareva portarle tanto amore,.
cosi delP affezione sua si servisse per iscuoterla, e farle pra-
ticare piu e meglio la pieta : che questa le stava a cuore so-
pra ogni cosa, solendo ella dire, che una ragazza senza reli-

gione non vale nulla, ne a nulla di buono puo riuscire.


E la furba, atteggiandosi ad umilta, con vocina untuosa,.
le rispondeva : Che vuole ? Colla sua signorina bisogna an-
dare a rilento. Se nonsi muove da se, poco gradisce di essere

mossa. Ella m' insegna, che questo punto della coscienza e de-
licato assai. Se non me Tapre da se, io non ho titolo, ne veste,

per entrarvi, con consigli e con eccitamenti. Debbo usarle ri-


guardi infiniti. Essa e bonina tanto e dolce ed amabile quanto
;

puo esserlo una creatura umana ;


ma di facile non si arrende.
Resiste coi sorrisi,ma resiste. Ella, signora mia, conosce me-
glio di me
quel suo caratterino, che si puo paragonare ad un
bastoncello di ferro, in fodera di velluto.
Pur troppo lo so esclamava sospirando la Claudia.
!

Faccia pero ella, signorina Tullia, quello che e in poter suo;


GAPITOLO TERZO. CHI PIU GIJARDA, MENO VEDE 331

non la urti, ma colga la palla al balzo tutte le volte che le


verra.
E la fece venire e la colse davvero, quando, presso le feste

del Natale, avutesi dal signer Marco le perlettere di chiesta

la Rita, la madre, senza dar sentore del perche, incalzo forte


acciocche avesse veduto di suggerire alia figliuola,
la Tullia,

he conveniva principiar bene F anno, accostandosi ai Sacra-


mend. Dal tono del suo parlare, la scaltra volpe sospetto che
la signora q,ualche ombra avesse concepita di lei. Or, a farla
subito disombrare, si destreggio con tale accortezza, che la

Rita ne fu persuasa e condiscesei Ne ella si piego per secondi


fini ;
bensi di volonta propria. Onde non s' inflnse, allorche
consent! alia proposta fattale dalla madre, dopo che le aveva
offerto il ne disse bugia, affermando che
braccialetto ;
di spon-

taneissimo suo moto Favrebbe contentata.

IV.

I primissimi dell' anno furono, per la signora Claudia,


giorni phi sereni e rallegrati da qualche luce di speranza.
L' amore di madre le dipingeva la Rita gik tornata, o in via
di tornare, a quel meglio, che ella tanto aveva desiderato; non

indegna percio delle belle proposte, che si era sul punto di


notificarle.

La vigilia del di stabilito per dargliene parte, che sarebbe


stata la festa dell'Epifania, a mezza mattina, le occorse di en-
trare nel quartiere della figliuola, la quale era in quel momento
occupata altrove. Intanto che, fattala chiamare, Faspettava, si
fermo nel gabinetto, a canto una cui finestra essa era solita lavo-
rare di pennello. Gittato per caso Focchio sopra un tavolinetto,
vi scorse, tra alcuni fogli e cartoncini, il ritratto in fotografia

della Rita stessa: ma da lei cosi finitamente colorito, nelFabito,


nel viso, negli occhi, nella capigliatura, in
ogni minutezza,
che era proprio dessa viva e spirante. Intorno intorno poi, a
guisa di fregio, vi correva una ghirlanda di edera, nel fondo
332 RITA - STORIA DI IERI

chiusa da un nastrettino, che portava scritto in francese: Je


meurs ou je m* attache; cioe Muoio ove m'aggrappo .

La signora, per osservarla meglio, prese in mano la leg-


giadrissima miniatura, quand' ecco, da sotto uno scaccolo di
earta che la ricopriva e si era smosso, apparire un'altra ft>

tografia, a met& solo dipinta. Questa rappresentava un bel-


lissimo giovane, signorilmente vestito, e sottovi, miniato a me-
raviglia bene, un mazzetto di myosotis, fiorellini detti comu-
nemente Non ti scordar di me , col motto : Ben ama, chi
non oblia.

A quella doppia vista, a quei simboli dell'edera e dei fiori,


a quei motti, essa allibi. Or mentre si teneva nelle mani i due
ritratti e con occhio tremante li fissava, rientra d'improvviso>

nel gabinetto la Rita. La quale, scorte le due fotografie nelle


mani della madre, da un grido e le balza al petto, sclamando:
- che
Mamma, fai ? e tenta di strappargliele dalle mani.
Che fo? rispond' ella con calore, e tirando a se le foto-

grafie. Cerco di spiegare Penimma di questi ritratti.


-
Oh, enimma! Non riconosci tu il mio?
II tuo, si. Ma quest' altro ? E messoglielo davanti : di chi

e questo? le chiede.
Come ! Non lo ravvisi ?

lo, no.
- E un signore, col quale, mesi
di fa, pranzammo, aven-
docelo in mezzo, tu alia sua destra, io alia sua sinistra.
La madre, un poco sovrapensiero, soggiunge: - - Io>
stata
non arrivo a richiamarmelo in mente. Ma, alle corte, come
Thai tu avuto? Perche lo dipingi tu?
Mamma, non e ancor tempo di dirlo. Te lo diro poi.

Che poi ? Rita, ora, ora devi dirmelo. Tua madre ha


diritto di saperlo.
- La persona non si puo tenere secreta. Non rammenti
tu la giornata, che passammo insieme al Pino, per la festa
della zia? A tavola, fra noi due, era questo giovane signore,,
che fu si gentile con noi, e fece anche un grazioso brindisi a
te e a me. Non ti ricordi ?
CAPITOLO TERZO. CHI PI ft GUARD A, MENO VEDE 333
-
Ah, il signer Livio ?

-
Appunto.
E com'e venuto questo suo ritratto nelle tue mani?
-
Me 1'offerse egli.
- E tu 1'accettasti ?
- S'intende: e
gli promisi il mio, miniato da me, com'egli
ne mostro desiderio, ed io gli doveva.
- La sciocca che tu sei ! Ma dove e quando mai, una si-

gnorina tua pari, se ha un granello di giudizio in testa, si


rende a scambiare la fotografia con un giovane, che ella co-
nosce appena? Ma cio e contrario a tutte le convenienze, ad
ogni decoro!
-
Mamma, non ti adirare. Se si 6 fatto, vi e stata la sua

convenienza, e vi & stata la sua ragione.


E quale ragione ? dimando con forza la madre, sbarran-
dole gli occhi in faccia.
La Rita chino i suoi, piglio dolcemente le mani della Claudia
nelle sue, vi appresso le labbra e poi a bassa voce le mormoro:
Per ora non te la posso dire. A suo tempo la saprai. Gia
ti assicurai Paltro giorno, che a te mi sarei potuta confessare,
che ti avrei potute dire tutte le cose dell'anima mia, eccetto

una, che ti avrei pero detta piu tardi, ed era il secreto del
mio cuore. Ebbene, il secreto 6 codesta ragione.

Ragione che tu hai scritta qui, nel nastrino, sotto il tuo


ritratto Je meurs
: oil je m' attache ; non e vero ?

-
Ahi, mamma, tu 1' hai indovinata !
replied la Rita che,
diventata rossa di porpora, strinse al suo il volto della madre,

per nascondere nelle guance di lei la fiamma delle sue, e le


sussurro nell'orecchio :
Giurami, che non lo dirai a nessuno;
che non mi tradirai!
La signora Claudia si sciolse con veemenza dalle sue brac-
cia, la respinse da se, butto sul tavolino le fotografie, si lascio
cadere in una seggiola e, mandate un sospiro, si
coperse il viso
colle mani, sclamando : Povera me ! Poveri noi !
RIVISTA BELLA STAMPA

PELLIZZARI VALENTINO. 11 delitto e la scienxa moderna. Saqqio.


7y
Treviso, L. Zoppelli editore, 1895. Un vol. in 8 di pagg. 456.
L. 8,00.
I criminalist! in Italia sono divisi in due scuole: elassica e

positivista. fondatore della prima e


LL il
Beccaria, della seconda
di data recente C. Lombroso. Molto nuinerosi sono i discepoli
della prima e un grosso nodo si
;
e pure aggregate intorno alia
cattedra della seconda. Pro e contro sono usciti grossi volunii del-
1'una e delPaltra. I principii fondamentali, onde muovono sono di
natura sostanzialmente diversa :
giacche la elassica ha per base la
liberta umana, e da questa deduce la imputabilita e la gravita del
delitto ;
la positivista pone a suo fondanientola fatalita, di guisa che
1'uomo riesca tale nel suo operare, quale fatalmente fu naturato in
grembo della madre: il delitto quindi essere un nome, non darsi
in natura. Tali essendo le loro dottiine non si da mezzo: la vittoria
dell'una e la estinzione dell'altra.
II Pellizzari sta
per la scuola elassica, salvo rispetto al nietodo.
Egli divide la sua trattazione in quattro lunghissinii capitoli. II prirno
eintitolato: Un dualismo teorico; il secondo: II delitto; il terzo:

E%iologia e patologia del delitto; il quarto : / risultati scientifici


e il diritto
positivo. Cotesti
quattro capitoli si possono rassomigliare
a quattro ampli quadri, in ciascuno dei quali campeggi luminoso

1'argomento indicate nei titoli, ed ai lati siano figurate a vivi tocchi


quelle quistioni che servono a dare niaggior risalto all'argomento
ed a torre le ombre, oscuranti lo svolgimento della tesi. II ch. Au-
tore precede a passo lento, ma sicuro. Si vale dei nuovi lumi della
scienza moderna, nia con senno. ~N"on altrimenti che i
positivisti
muove egli pure dal fatto, ma
secondo ragione, sollevandosi cioe
dall'analisi alia sintesi, e da questa traendo le sue conclusion!
scientifiche. II suo saggio si mostra un lavoro ineditato ed eru-

dito, condotto con buono spirito e con diritto ragionare. Potrebbe


alcuno qua e la dissentire in qualche punto o su qualche quistione,
come suole accadere nelle opere di vaglia, e forse E. Ferri tacciarlo
invano di ecclettismo, ma non piu oltre. Dal canto nostro, non con-
sentendoci lo spazio di una rivista un'ampia esposizione, ci conten-
teremo di sfiorare alcuno dei sommi capi.
H ch. Autore nel capitolo I ci presenta in certo modo lo stec-

cato, in cui giostrano le due scuole, ci disegna il terreno, ci nomina


RIVISTA BELLA STAMPA 335
i
duel, ci indica le clue insegne e ci qualifica le armi. La pugna
s' inizia circa il metodo spiccatamente diverse nelle due scuole.

Imperocche la classica si fonda sopra due assiomi, che non si discu-

tono, se non col sindicato della ragione. La positiva invece si fonda


sul fatto, onde attinge principii e conclusion! sue proprie. Laonde,
essendo duplice 1'oggetto del diritto penale, cioe, delitto e delrn-
quente, la scuola classica si occupa del primo, e la positivista uni-
camente del secondo. La prima nel concetto del delitto ammette

quale fondamento le giuridicita dei rapporti legali e percio non iscorge


in esso un semplice fatto qualunque, ma una violazione dei diritti

giuridici altrui ,
cio degli uomini associati. Indi trae il suo primo
assioma. Al pure determinata Ja pena, la quale consegue
delitto e

siccome riparazione dell'ordine giuridico perturbato. Di qui il secondo


assioma. La scuola positiva per 1'opposto considera il delitto come
un ente di fatto, prod otto necessario della volonta; causato da un
variabilissimo numero di fattori Del cui studio esce qual parte della
.

nuova scuola Yantrapologia criminale, la criminologia, la sociologia

criminale. In cotale studio si notomizza 1'uomo normale (onesto)


e il delinquente, si
appuntano le differenze, si applicano tutti i vasti
metodi sperimentali colT intento di ricavarne il tipo ed i caratteri
del deliquente. Ed ecco a che e riuscito con tutti cotesti apparati la
detta scuola: a definirvi, che il deliquente e un'anomalo, che il fatto
dell'anomalia e un fatto patologico, un movimento psichico anormale
in corpo ammalato . Tolta di mezzo per questa via colla liberta
la imputabilita e la responsa]?ilita, per quale motivo si dovra sog-
gettare alia pena lo scellerato ? Per la difesa della societa. I delin-

quenti sono da rassomigliarsi alle bestie feroci o grandemente nocive:


delle quali se alcuneuscendo dei loro covi appaiono nelle vicinanze
di qualche borgata, gli abitanti dando loro la caccia o le uccidono,
o le fanno rinselvare. Non altrimenti la societa deve operare coi

malfattori, o confinarli in qualche isola, o sopprimerli, come scriveva


un cotale, cioe spegnerli colla morte. Nella scuola positiva non si

conosce la
punizione giuridica, non si conosce 1'emendazione, non si

conosce la espiazione 1'uomo eguagliato alia bestia e incapace del-


:

1'una e dell'altra. Dal detto fin qui il motto che leggesi nella in-

segna della scuola classica si e : liberta ; quella della scuola posi-


tivista: necessita fatale.

Yisto il
fondamento, su cui fermano
il
piede le due scuole con-
tendenti, veggiamone ora le qualita delle loro armi. II ch. Autore
ce le dipinge qualificandole dai loro caratteri. II carattere sped-

fico della scuola classica consiste nel considerare 1'ordine giuridico


336 RIVISTA
di per se, come un sistema di rapporti connatural! alia societa, che
vengono turbati dal delitto, e reintegrati colla punizione del delin-

quente. Carattere solido, immoto a qualunque urto, perche ricavato


dalla natura stessa dell'uomo. Non cosi, secondo 1'autore, e da ra-
gionare del caratteri letterarii. Questi, messo da banda il sistema
seguito fino qui, dovrebbero pigliare forma di piu ampio svolgi-
inento. Quanto alia scuola positiva il carattere specifico, che prirneg-
gia in tutto il suo insegnamento, si e il metodo positive, su cui
e tutto lavorato. Ma nel condurre questa opera sua sventuratamente

inciampa in quattro difetti capitali. I quali sono: 1 misera scar-


sexxa di esperimenti, e percio conclusioni che nulla conchiudono ;

2 connessione presunta dei fatti osservati, base balenante e con-


traria alia natura del metodo positive; 3 supposizioni nelle sue
prime mosse, price di fondamento e contrarie alia realita dei fatti
rispetto al diritto in genere, ed al dintto penale in ispecie, e per-
ciO i suoi argomenti rimangono campati in aria; 4 quattro sup-

posti a prori, che tutto il male della peggiore scuola insaccano.


Figuratevi, che suppone la morale relativa che
si ;
sisuppone bello
e provato il darwinismo e 1'evoluzione biologica; che si suppone
Tatavismo in piena attivita a loro servigio che ;
si suppone Pecclet-
tismo in religione e si nega il libero arbitrio.
Che vi pare di cotesti ragionatori, dai cui cervelli germogliano
simili argomenti ? Oh ! se I'Astoifo delT Ariosto salisse un'altra volta
al mondo della luna riferirebbe certamente di essi sfumati

Che molto piu maravigliar lo fenno


Molti, che egli credea che dramma manco
Non dovessero averne, e quivi denno
Chiara notizia, che ne tenean poco ;

1
Che molta quantita n'era in quel loco .

E come no, quando voi leggete in un libro dell'Ardigo, che


la liberta esemplicemente una somma degli istinti e in un altro ,

di E. Ferri che il libero arbitrio e una pura illusiane sogget-


2
Hva ? Yedete stranezza di fenomeno ! Le migliaia di generazioni,
che vissero fin qui,
soggiacquero infelici a tanta illusione.
Scoperta
magnifica dei due citati professori e di altri socii positivisti !

II ch. Autore combatte 1'assurdo della morale relativa, ne chiarisce

il
concetto, da la genesi.del diritto, e mette in limpida mostra la
parte sostanziale, che gli tocca nella quistione giuridica penale.
1
Orlando furioso, c. XXIV.
2
R. ARDIG<>, La Morale dei positivisti, pag. 82; E. FERRI, Sociologia

criminale, pag. 42.


DELLA STAMPA 337
A scanso di torta interpretazione ci si consenta una osserva-
sdone. L'Autore afferma, che tutta la ///////>//>//// della rea azione di-
pende dalla legge. Qui, secondo noi, si cela un equivoco. Cio che
e ginridico, come indica la Yoce, deve essenzialmente fondarsi sul

(jinre o diritto. Suppongasi, che un Governo divieti e punisca come


rea un'azione conforme il
giure del cittadino o della coscienza. Si
potra dire, che tale divieto esca fondato sul diritto ? Maino. Alle leggi
del codice penale in tanto si conviene la qualifica di giuridiehe, in
quanto il
legislatore esercita nel formarle il suo diritto, che e di

guarentire i cittadini contro il delitto. Nel caso supposto non garan-


tisce, ma ne offende il diritto, e percio il divieto non e giuridico,
ma semplicemeute legale.
Nel secondo Capitolo il campo e tenuto dal delitto studiato sotto
la sua forma giuridica. Innanzi tratto il ch. Autore confuta una fisima
del Lombroso, al quale venne in capo di mettersi alia ricerca, se
mai nella vita pre-urnana esistano ed appaiono fatti analoghi al

delitto... quasi fossero la forma Fembrione della forma delittuosa ,

da svolgersi poscia nell'uomo malfattore venutagli in eredita dalla


sua nobile prosapia bestiale. Indi, avendo dichiarato in qual modo
si possa conoscere in certe passioni ardenti fino dalla giovinezza non
conibattute, una tal quale specie di embrione dei delitti, si fa al suo
tema precipuo. Arrecate le definizioni del delitto date da parecchi scrit-

ne formola una secondo la sua opinione. Qui ci tro-


tori e criticatele,

viamo con dispiacere in disaccordo su due punti: circa la origine della


morale, e circa la definizione accennata. Quanto alia prima tre
cose, se male non ci apponiamo, egli afferma: 1 che le norme di
essa non sihanno, ne dalla ragione, ne dal sentimento, ne dalla
legge; 2 che dall'armonia universale degli esseri si deduce la obbli-
gazione della legge 3 che il criterio della morale sta nella desti-
;

nazione fun \ionale degli organi animali, rispetto all'individuo e


negli organi socmli rispetto alia societa. Si, non vi e dubbio, le
norme della morale non sono da ricavarsi ne dal sentimento, ne
dalle leggi. II farlo sarebbe lavoro inutile ; giacche il
primo e cosa
vaga, le seconde debbono essere un riverbero delle norme suddette.
S'interroghi invece la ragione, e questa rispondera, che le norme
della morale non sono altro che
prescrizioni o leggi, a cui 1'uomo
deve uniformare suo operare in ossequio al suo fattore, donde
il

provengono. Kispondera ancora, che Dio manifesto i suoi intendi-


menti alFuomo, anzi che glieli scolpi nella natura stessa in
quelle
tendenze od impulsi, che lo muovono ad operare. Or fra
queste la
prima, che cade nella sua apprensione, essendo la tendenza al bene,
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1101. 22 3 aprile 1&96.
338 RIVISTA
ne consegue il
principle fondamentale della morale, il quale e: bonum
est faciendum, malum est fugiendum. Ma il
bene, al cui conquisto
si deve tendere, e il bene illimitato, e il bene infinite; dunque a
questo T uonio e obbligato, secondo 1' intento del suo creatore, vol-
gere la sua niira e drizzare i suoi passi colla sua libera volonta.
A questa tendenza capitale seguono le tendenze particolareggianti le
norme sopraddette della morale. Difatti nell'uomo vi e la tendenza
alia conservazione ed
miglioramento del suo essere, indi i do-
al

yeri individuali. Yi e la tendenza alia propria riproduzione, ossia al

coniugio. e di qui i doveri della famiglia. Yi e la tendenza alia

cognizione di Dio, e della societa, e quindi spuntano i doveri verso


Dio e i doveri sociali. E siccome tutto ci6 che avversa od impe-
disce il
conseguimento del sommo bene e male ;
cosi e necessario,
che 1' intelletto sia regolatore e lucerna dell'umano operare nella
direzione delle tendenze motrici *. Da questo apprende come la mo-
si

rale sia una e comune a tutti gli uomini. Tale per fermo non sa-
rebbe, se si mettesse alia merce dei fatti, onde il
pedagogo dovesse
dedurla, owero si dovesse ritraiia dall'armonia universale, o gittarla
in balia degli organismi sociali. Nulla diciamo del criterio della
morale posto nella destinazwne funzionale degli organi animali,
in quanto che questa deve essere nell' uso corretta dalla ragione.
Se la morale e una e comune a tutti gli uomini, come accade
che siano riputati doverosi e meritorii in un luogo e in un
tali atti

dato tempo, e in altro luogo e tempo diverse siano condannati quali

scelleraggini ? Due sono i motivi. Motive precipuo si e il traviamento


degli uomini e dei popoli datisi brutalmente in braccio delle passioni :

1'altro laragione umana suoi errori specialmente


limitata, e quindi i

nel trarre le conseguenze da' primi principii. Di qui il grande van-

taggio recato dalla rivelazione alia umanita in quanto ella afferma e


rischiara quelle verita, che sono pure oggetto delle filosofiche disqui-
sizioni. Si asserisce dall'A. con altri giuristi, che la legislazione penale

presso gli ebrei fondavasi sulla vendetta, e quello che e il peggio, in


prova della mutazione di un delitto in atto meritorie e viceversa se-
condo luoghi, tempi e popoli, riferisce ad esempio, che rincesto
i

presso gli ebrei poteva essere doveroso, quando ai nostri tempi presso
di noi e abbominevole e stimato degno di pena. Due infelicissime as-

serzioni Non vi e amore paterno cosi fino, che Dio non abbia in
!

cento e cento modi messo in opera per iscampare il popolo giudaico


dalle pene sancite o minacciate alle ebraiche abbominevoli reita. Leg-

1
Of. S. TOMMASO, Summa 1, 2, q. XCIV, art. II.
BELLA STAMPA 339
gansi i profeti Geremia ed Isaia. Le parole divine erano alle volte
molto severe e le pene sancite oontro i delitti assai gravi, ma le une
e 1'altre si convenivano alia natura del popolo giudaico, ne erano

senza temperament!. E 1'incesto? La reita dell'incesto provenendo


da una grave legge positiva, chi non sa, potersi ottenere la dispen-
sazione della medesima, quando occorre un motivo parimente grave?
Or tale motivo vi era per 1'appunto, proveniente dal sacro diritto delle
famiglie. La dispensa quindi e il dovere imposto dal divino legis-
latore erano giustificati. Con cid la reita, ond' e rivestito 1'
incesto,
veniva a cadere. E quindi tale esempio non prova 1'asserto del-
1'autore.
Su la fine del capitolo ci da la seguente definizione positiva
del delitto in questi termini: II delitto e un fatto umano contrario

al senso sociale d'una collettivita, eke nell'idea della collettivita


stessa si oppone al bene pubblico, commesso volontariamente in
opposizione alia volonta sociale espressa nella legge.
Questa definizione, secondo il nostro parere, aprirebbe il varco alle
leggi penali piu inique. Non furono tali parecchie di quelle de-
cretate dalla collettivita rappresentativa durante la republica della

grande rivoluzione in Francia? Non furono tali quelle sancite dai Ce-
sari contro i cristiani? Non sarebbero tali quelle, che sancirebbero
i socialist! contro ogni possesso ed acquisto di proprieta privata,
quando pervenissero ad pubblici poteri ? Eppure in tutti
afferrare i

cotesti casi si tratterebbe di atti umani contrarii al senso sociale


di nnn collettiritd, si verificherebbero le altre circostanze notate
nella riferita definizione. E d'onde questo ? Dall' essersi obliati i

principii della morale e del diritto degli associati; indi la ingiu-


stizia delle leggi penali sopraddette. Affinche sia meglio chiarita
la nostra asserzione, rechiamo qui cid che dice un profondo pen-

satore italiano II nemico della


: societa nelF ordine morale e il

delitto, ilquale essendo disordine sociale e essenzialmente distrut-


tivo della societa. Sebbene dir si possa delitto ogni colpa, 1'uso
dei giuristi suole applicare questo vocabolo alia colpa che lede
altrui nel rigoroso diritto. Colpa io dico, cioe atto morale pro-
dotto da libera ed illuminata volonta, che lede, cioe nocivo ad
altrui nel rigoroso diritto, vale a dire in tale diritto, la cui viola-
zione pud esternamente conoscersi e valutarsi esattamente e pero
va soggetto alia correzione e castigo della societa. Una tal colpa e
disordine; giacchd lede il diritto conseguenza dell'ordine, e disor-
dine sociale, giacch& lede i dritti altrui, cioe di uoniini associati.
Dal che ne consegue, che 1' autorita pritieipw dell' ordine sociale....
340 RIVISTA
e naturalmente incaricata, obbligata di opporsi al delitto e
campare
dai suoi assalti la societa i Supponete, che Vatto umcmo in que-
.

stione non essendo punto lesivo della societa, sia invece 1'esercizio
di un diritto, di un dovere di coscienza non sara in tal caso un ;

delitto cotesto atto, sibbene sara delitto quello, onde il


legislatore
sancisce la legge punitiva contro di esso.
Nel terzo capitolo vi si presenta un fiero assalto con tutta 1'arte
della logica e del buon senso contro gli argomenti del positivismo
in cerca di un delinquente nato, di un delinquente tipo. Si espon-
gono, si chiariscono, e si mettono a nudo tutte le magagne delle

quali sono tocchi.


Nel capitolo prinio si sono indicate, in questo sono

ampiamente provate. Seguire 1'Autore in cotesto erudito e ragionato


lavoro per la nostra rivista sarebbe cosa soverchiamente lunga. Con-
tentiamoci di un saggio. I positivisti hanno sottoposto a tutte le misure
antropometriche gl'infelici galeotti, gli hanno misurati vivi e rnorti, in

tutti i versi e sotto tutti gli angoli e tutti


rispetti, capacita e configura- i

zione del cranio, peso e volume e forma del cervello, e Fampiezza o la


hanno studiato la forma della dentatura, la ma-
ristrettezza della fronte,
niera del palato, le mascelle se risentite, o no, le orecchie, se bene o

male contornate, se distese o rialzate, la statura, il peso ed il por-


tamento della persona, e cento altri appunti cosifatti. Tutti cotesti

valentuomini messisi all' opera formarono tabelle delle loro misure.


II ch. Autore ce li medesime in mano.
fa tutti sfilare dinnanzi colle

Tu vedi il Lombroso a capo con un grosso manipolo in mano, il Marro


colle sue, il Ziino colle sue, il
Yirgilio, il
Mengarini, il Giacomini,
il Bonn, la dottoressa Tarnowsky ed altri ed altri colle loro. Ogni
tabella hascritto in fronte il suo titolo in questa tu leggi capacita :

cranica, in quella circonferenxa ed indice cefalica, nell'altra peso


e statura, caratteri anormali e va dicendo. E una bella parata della
scienza positiva. Quale fu 1'esito di tanto lavoro pazientissimo e fa-
ticosissimo per edificare un monumento scientifico in onta della na-
tura? Fu un sorriso di scherno della stessa natura. Messe a con-
fronto le une colle altre tabelle si trovo, che non batteano punto, e
che le une contraddiceano alle altre. Di guisa che il Lombroso, dato un
lungo sospiro dovette dire me lasso : AM
Pur troppo da questo !

cumulo di misure non emerge che ben poca cosa. Ci cade qui in
mente quella novelletta di messer Boccaccio, in cui si conta di Calan-
drino, che va in cerca della pietra Eltiropia nel Mugnone. La beffa
per lui faticosissima e dolorosa, come e noto, riusci ad ingombrargli
di inutili sassi la casa, e non al ritrovamento della pietra Eli-
1
TAPARELLI, Saggio teoretico di airitto naturale, n. 790, 791.
BELLA STAMPA 311

tropia, che non esisteva. Noi non solamente approviamo,


ma lo-
diamo altamente gli scrutator! della natura, purche non cerchino
in essa la Elitropia, ossia la scienza di ci6, che la stessa natura
a cliiare note dice non esistere. Chi cerca nella struttura del-
1'uomo la causa della delinquenza e non nella libera volonta tra-
sviata dalle passioni, egli cerca la pietra Elitropia. Non vi e
dubbio, la vivacita delle passioni, i mali eserapi domestic!, la falsa

educazione, le ree costumanze della societa pervertita e la stampa


coiTompitrice ed altre circostanze hanno influsso sull'uomo nel
suo pervertimento, ma non sono cause necessitanti al nialfare.

L'uomo, se vuole,
pu6 influsso, e pervertito ria-
resistere al loro
versi. Giulio Cesare, secondo Plutarco, era uno scapestrato in Koma ;
ito all'esercito e presone il comando si fe modello di retto vivere

militare ai snoi soldati. Si purghi, in quanto e possibile, la so-


cieta dalle malefiche influenze, si dia ai giovani una sana educa-

zione, e s' innestino nel loro animo i forti principii e gli esempi inse-

gnati e proposti dalla religione, come nota il ch. Autore difendendo


i sacerdoti, che si dedicano alia santa opera, contro la calunnia del
Sergi; ed il delitto diverra per lo meno assai piu raro di quello,
che e al presente.
Siamo al quarto ed ultimo capitolo. Ivi si descrivono i risulta-
menti della scienza rispetto alia legislazione penale. Affine di met-
terli in mostra egli percorre le varie legislazioni moderne dei codici

penali, e nel percorrerle appunta or su questo ed or su quelParti-


colo le sue osservazioni critiche. Scrivendo egli in Italia si trattiene
un po' a lungo sul nuovo codice penale zanardelliano, al quale da
su varii punti or lodi ed ora biasimi. Che se il nostro parere in
ci6 non sempre e d'accordo con quello del ch. Autore, e piena-
mente uniforme la, dove afferma non bastare alia reintegrazione
dell'ordine morale turbato la pena, ma essere ancora necessario,
che la cura si estenda al miglioramento morale del reo. E qui il

ch. Autore, disprezzando i derisori di ci6 che spetta alia religione,


cita e loda le sue istituzioni e in modo particolare quella parte
del diritto canonico, che contiene la legislazione penale tutta in pro
della emendazione dei delinquenti. Ne riescono inutili le insipienze
della scuola positi vista giacche, egli soggiunge
; Ogni giorno che :

passa ci offre lo spettacolo di nuovi trionfi della disprezzata sa-


pienxa e ci promette il e percio che noi conse-
trionfo supremo. Ed
criamo la vita a cooperare per quel trionfo nella palestra delle batta-
glie intellettuali. Bene !
BIBLIOGRAFIA

AA. di S. P. II Maggio di Maria. Nuovissimo mese di


maggio
Opere del P. Paolo Segneri. Milano, tip. Arciv. G-.
estratto dalle

Agnelli, 1896, 16 di pp. 64.


-- Cent. 30.
Copie 12 L. 3,00.
ALFONSO (S.) MARIA DE' LIGUORI.
- - Yisite al SS. Sacramento

ed a Maria SS. per ciascun giorno del mese. Treviso, tip. Istituto
Mander, 1896, 32 di pp. 96. Cent. 15. Copie 100 L. 12.
ANNALI di Statistica. Statistica industriale. Fasc. LYIII. Notizie
sulle condizioni industrial! della Provincia di Modena con una
carta stradale e industriale. Roma, tip. GK Bertero, 1895, 8 di
-- L. 1,50. Yendibile in Roma Ui
pp. 62. presso i F. Bocca.
ARTUSIO VALENTINO, sac. Studio critico sugli inni del Bre-
viario romano. Alba, tip. Paganelli, 1895, in 16.
II ch. Auto re si place grandemente S. Ambrogio e di S. Gregorio e
dell'innologia della Chiesa; ne parla quelli che loro si possono attribuire
anzi con entusiasmo come si scorge con maggior sicurezza; la sentenza
da queste brevi pagine, scritte con che fa Claudiano Mamerto autore
buona lingua, con bell' ordine e con dell'inno della Passione Pange lingua
una certa vivezza oratoria. Pccato, gloriosi (col seguito Lustra seas qui
che nel piu e nel meglio del suo iam oramai sfatata e 1'inno
peregit] e
lavoro egli si muova sopra nn ter- ritorna aVenanzio Fortunato la ;

reno che piu non regge, e mostri di sequenza Victimae paschali va ascrit-
non conoscere il progresso che il ta non a Notkero ma a Wipone, cap-
vero studio critico degli scrittori va pellano delFImperatore Corrado II e
facendo in queste materie. Cosl p. e. via via; giacche e cosa ben facile
non v'ha piu dubbio che S. Ilario continuare negli appunti, quando il
non sia autore d' inni ecclesiastici, fondamento critico di un lavoro non
sebbene rimanga incerto se il Beata regge. e quando perfino lo stesso

nobis gaudia gli appartenga; si sono modo di parlare e di citare gli au-

gia ben definiti gli inni autentici di tori rivela la pressoche niuna pra-

1
Nota. I libri e gli opuscoli, annunziati nella Biblioffrafia (o nelle Riviste
della staznpa) della Civilta Cattolica non puo 1'Amministrazione assuraere
,

in nessuna maniera 1'incarico di provvederli, salvo che i detti libri non sieno
indicati come vendibili presso la stessa Amministrazione. Cio vale anche per gli
annunzi fatti sulla Coper tin a del periodico.
L'AMMINISTRAZIONE.
BIBLIOGRAFIA 343
tica nelle ricerche erudite. Anche la breve ma sugosissima ed erudita
senza ricorrere ai bellissimi studii dissertazione che leggesi nel tomo I
(per citarne alcuni piu alia mano) della Bibliothtque Liturgique, pub-
del Kayser, del Dreves, del Morin, blicata dal Can. Ulisse Chevalier e
del Batiffol, del Baumer, del Bar- da noi grandemente raccomandata
denhewer, che piii o meno diretta- agli studiosi nel nostro quad. 1069
mente trattano di questo argomento, del 5 gennaio 1895, pag. 81.
basterebbe al ch. Autore consultare
ASIOLI L., NEDIANI T. sac. 1
La Madonna del fuoco. Ricordo del
Pellegrinaggio Diocesano 1896. Brisighella, tip. Servadei, 1896,
32 di pp. YIII-104.
Veneratissima a Forll e nei din- nostri. II lavoro e fatto con erudi-

torni e la Madonna del Fuoco, della zione, con diligenza, con amore, e
quale due colti sacerdoti ci offrono (cosa non frequente nei libri di questo
in questo libro le Memorie, ripigliate genere) con buona lingua,
dal secolo XV e condotte fino ai di

ASSISI nel II Congresso italiano del Terziari di g. Francesco. 10, 11,

12, 13 ottobre 1895. Assist, tip. Metastasio, 1895, f. di pp. 20.


Cent. 50.
E un numero unico, illustrate, nore Priori, Vescovo di Assisi, e varii
che contiene 1'omelia di Mons. Nica- scritti intorno a S. Francesco.

BACIG-ALUPI. Discorso dommatico morale e storico del S. Rosario,


del Sacerdote Carlo Bacigalupi Dottore in S. Teologia ecc., con
clichiarazioni. Genova, tip. della Gioventu, 1896, 8 di pp. 40.
Le giunte fanno uscire il presente centemente da Roma ai sacri oratori.
discorso dalla cerchia che gli asse- II ch. Autore, non contento di atte-

gna il suo semplice titolo, e fra esse nervisi fedelmente, ne fa ricordo as-
merita particolar lode il richiamo sai opportuno ed efficace nella Pre-
delle eccellenti norme inculcate re- fazione.

BILLUART C. R. 0. P. Summa Summae S. Thomae, sive com-


pendium Theologiae dogniatico-speculativae iuxta mentem et tra-
mitem Doctoris Angelici, ab ipso auctore editum et per Lectorem
S. Theologiae in Seminario episcopali clavarensi in pluribus emen-
datum et notis illustratum nee non novis adiectis actualitatis the-
sibus ad hodiernam Scholarum exigentiam accommodatum. Genuae,
typis archiepiscopalibus, 1894-95, voll. 4 in 16 di pp. comples-
sive X-1508. -- Ciascun volume di circa 400 pp. L. 2,50. Pel
Seminarii sconto del 20 .
/

Come appare dal titolo, il testo cavano nel Billuart, sono stati con
del Billuart e modificato o corretto ogni diligenza inseriti. Le question!
in modo che risponda alle esigenze del materialismo, del trasformismo e
della scuola teologica moderna. Nuo- di altri errori comuni a'giorni nostri,
ve tesi e nuovi trattati, come quelli sono svolte con maggiore ampiezza,
d$ Religione e de Eccle&ia che man- mentre si trovano o interamente sop-
3-44 BIBLIOGRAFIA
presse o notevolmente modificate quanti sogliono essere gli anni di
quelle trattazioni riguardanti punti Teologia. II 1 Vol. contiene i trat-
controversi nelle stesse scuole cat- tati de Deo Uno, de Deo Trino, e de

toliche, quali sono la prescienza dei Deo Creatore. II 2* i Trattati de Pec-


futuribili, 1' efficacia della grazia e cato originali^ de Gratia e de Incar-
la predestinazione. Su tutto cio, il natione. II 3 i Trattati de Religione,
ch. Prof. Gattelli, a cui^siamo grati de Ecclesia e de Fide. II 4 i Trat-
per questo lodevole servigio reso ai tati de Sacramentis in genere e dei
buoni studii, ha seguito scrupolosa- singoli in specie. Chi volesse prima
mente le tracce del Billuart, imitan- veder lOpera, puo richiederne anche
done la chiarezza e seguendone il un solo Volume. Rivolgersi alia Li-
metodo puramente scolastico. breria Arcivescovile, Piazza Nuova,
L 'Opera e divisa in 4 Volumi, N 43, Genova.
BOUMAN R. S. J. De
Gelukzalige Bernardinus Realino. Prie-
ster der Societeit von Jezus. Brugge, Desclee, de Broivwer et C.

1895, 8 di pp. 216.


Questa vita del B. Realino, scritta e un'ottima compilazione fatta dal-
in linguafiamminga, 6 assai prege- 1'A. sulle vitepiu recenti del Beato.
vole, non per cose nuove che ag- Alia bonta dell'edizione aggiungono
giunga alle conosciute, ma perche pregio varii disegni in zincotipia.
BREV1ARUM ROMANUM ex decreto SS. Concilii Tridentini resti-
tutum, S. Pii V. Pont. Max. iussu editum, Clementis VIII, Ur-
bani VIII et Leonis XIII auctoritate recognitum. Editio torna-
censis nona post typicam. Toi'naci Nerviorum, sumptibus et typis
Soc. S. loannisEvangelistae, Desclee, Lefebvre et Soc. Pontif.
Editorum, 1895. 4 Vol. in 16 (16X9 4 2 ). /

Questo nuovo Breviario della ce- spazio possibile. L'edizione e in rosso


lebre casa Desclee, Lefebvre e C 1 e nero, ornata in ogni tomo di nu-
stampato su vera carta indiana, so- merose incisioni, del tipo gia noto
lidissima e perfettamente opaca e di della casa Desclee. Secondo il desi-
ultima edizione. Ogni volume di circa derio od il bisogno, si ha col supple-

1100 pagine non ha piu che da 18 a 20 mento proprio dei PP. Carmelita-
millimetri di spessezza e, legato, non ni,Agostiniani, Lazzaristi e Gesuiti.
pesa se non 360 grammi. Non ostante Sciolto si vende L. 24; legato poi si
la piccolezza, il carattere ne e grosso puo avere a diversi prezzi che vanno
e di bell'occhio e nitido, ed inciso dalle L. 38 alle L. 85.
a,pposta perche occupasse il minore
CALVANO SALVATORE M. S. I. I Quattro Libri del Santo Van-
gelo ordinati cronologicamente e dichiarati nel senso letterale se-
condo i Padri e i Dottori della Chiesa. Parte I. Napoli, stab. tip.
Pierro e Veraldi, 1896, 8 di pp. 156. L. 3,00. Vendibile in
Napoli, presso la tip. editrice, presso 1'Ufficio della CiviUd Catto-
lica, via Pignatelli 34 e presso i principali librai.
Nel commentario letterale di tutto pubblicando, il sacro testo dei quat-
il Vangelo che il ch. Autore vien tro libri ordinato cronologicamente
BIBLIOGRAFIA 345
e posto per intiero nel nostro idioma rico, un mito; o almeno un perso-
e dichiarato in tutte le sue parti naggio storico, si e dotatd pure di
con esegesi facile e quasi diremmo rare doti, ma nonpiu che umano.
popolare. Gli avvenimenti narrati da- Fare dunque conoscere a' suoi let-
gli Evangelisti sono illustrati oppor- tori i genuini fatti e le vere dottrine
tunamente dalla storia del tempo, dell'Evangelo; dimostrare la divinita
dalle profezie e da' riti della Sina- del Redentore e Maestro de' popoli,

goga. Quella che qui annunziamo illustrando tutto ci6 che egli insegno
e la prima delle sei parti in cui sara o impose, che promise o minaccio e
divisa 1'Opera e tratta della Vita di quello che egli fece e soffrl pel ge-
Gesu Cristo, in XXIV Lezioni, co- nere umano, ecco il nobile ed il solo
minciando dalla concezione del suo scopo avuto in inira dalPAutore nel
Precursor? fino al trigesimo anno dare alia luce questo suo lavoro. Ri-
della sua eta. Siffatte opere oggi piu servandoci a discorrere piu diffusa-
che mai sono, non solo utili, ma ne- mente de' suoi meriti, quando tutta
cessarie, poiche, come rettamente av- 1'Opera sark compiuta, volentieri ne
verte il ch. Autore, oggi piu che mai raccomandiamo questa piima parte ai
i nemici della verita si adoperano a nostri lettori laici e al giovane clero,
tutt'uomo ad adulterare in ogni loro il quale trovera in essa abbondante

scritto quel Libra divino, a travi- materia onde istruirsi e pascere poi
sarne il concetto, a metterne in con- della divina parola i fedeli che sa-
traddizione le parole, ad irriderne i ranno alle sue cure commesse. Con
dommi e censurarne i
precetti. Nella questo pero non intendiamo sotto-
loro perversa opinione il Gesii di cui scrivere a tutte le sentenze proposte
parlano gli Evangelisti non e il Fi- o difese dalP Autore.
gliuolo di Dio, ma un ideale chime-

CASTRONOYO GIUSEPPE sac. prof. Discorso su 1'arte e 1'aspi-


razione cristiana. Girgenti, tip. Montes, 1896, in 8.
E una buona confutazione della che tra 1'arte e 1' aspirazione cri-
carducciana bestemmia, affermante stiana v'6 odio.

CHEROT P. H. S. J. La conversion d'Augustin Thierry. A propos


du centenaire de sa naissance, celebre le 10 novembre 1895 (10
mai 1795 - 10 mai 1895). Extrait des fitudes, 15 octobre et 15 no-
vembre 1895, augmente de pieces justificatives, precede d'une lettre
de Mgr. Perraud eveque d'Autun. Paris, Y. Retaux editeur, 1895,
in 8.
In oocasione del centenario della di S. Sulpizio, del P. Gratry e di Sua
nascita di Agostino Thierry, e sorta Eccellenza Mons. Vescovo Perraud.
di nuovo la questione, se veramente Cio nonostante,i razionalisti,
segna-
Thierry s'6 convertito. Chi legge 1'ar- tamente Ernesto Renan e G. Bonnet,
ticolodel P. Cherot(15 ottobre), non hanno fatto le estreme forze per ab-
trovera piu di che dubitare su ci6. II buiarlo. Dopo la pubblicazione del
fatto e confermato da sicure testimo- primo articolo, la stampa ha divul-
nianze del sacerdote Hamon, parroco gato altre ragioni speciose, che il
346 BIBLIOGRAFIA
P. Cherot ha confutato in un altro pure 1'ombra del dubbio rimanesse
articolo (15 novembra) affinche nep- nei lettori di buona fede.

COLOMIATTI EMMANUELS, mgr. Idea della Facolta legale pon-


tificia, eretta da S. S. Leone XIII nel ven. Seininario metro-

politano di Torino. Discorso. Torino, Derossi ed., 1895, 8 di

pp. 28.
Abbiamo a suo tempo annunziato titoli che, se anche non verranno
1'avvenimento importante della fon- riconosciuti dal Governo ostile alia
dazione di questa Facolta. Ora annun- Chiesa, saranno pero validissimi per
ziamo questo Discorso, come un mo- tutti gli effetti ecclesiastici, e pel
numento storico, in cui e minutamente vantaggio proprio dei laureati, sia
descritto, in qual modo siasi ottenuto avendo a patrocinare nelle Curie ve-
al splendido privilegio dall'Arcidio- scovili, sia per consigliare in materie
cesi di Torino, come
disposto sia miste chi a loro ricorresse. Crediamo
Finsegnamento del Gius Civile ana- che e Vescovi e Vicarii generali, e
logamente al Gius Ecclesiastico, in Magistrati, e Direttori di istituti edu-
quanti anni, e sotto la disciplina di saranno lietissimi di conoscere
cativi,
quanti professori ; e ci6 in iscuole ac- lagrande opera fondata da Leone XIII
cessibili al clero e al laicato, per nel Seminario di Torino, primo ed
riportarne legittimi titoli di baccel- unico esempio in Italia.

Here e di dottore in ambe le leggi:

CORONA GIUSEPPE sac. Eicordi soavi o la Madonna dei Bianchi


di Fosdinovo in Lunigiana. Discorso detto per la Nativita di Maria.
S. Pier d' Arena, tip. Salesiana, 1895, 16 di pp. 48.

D'ALENQON P. EDUARDO Archivista Generale Cappuccino. - - La


Yen. Serva di Dio Maria Lorenza Longo. Cenno biografico inedito.
Napoli, stabil. Festa, 1896, 8 di pagg. 30. Yendibile presso 1'Au-
tore, Roma, Yia S. Nicola da Tolentino, 74. Cent. 75.
Ben degna d'essere conosciuta da dovi alcuni appunti critici, pieni d'eru-
tutti & la fondatrice di quelle pie e dizione e di sagacia. Vogliamo poi
venerabili Suore che sono le Cap- sperare che, come prima abbia sco-

puccine; e per6 siamo riconoscenti vatonegli archivii altre notizie,vorra


al ch. P. D'Alencon, che ha fatto di darci a dirittura, scritta per disteso,
pubblica ragione la biografla, finora la vita della Serva di Dio, la quale

inedita, statane scritta prima del 1600 sara letta certamente con amore e
dal P. Bellintani da Said, premetten- con profitto.

DE GENNARO SERAFINO march, aw. --La S. Sede. Studio di


Dritto Canonico e di Polizia Ecclesiastica. Napoli, tip. Savastano,

1895, 8 di pp. YIH-312. Dirigersi all'Autore, Napoli, via Atri 3.


Armomzzare insieme la cono- lo scopo prefissosi dall'Autore in

scenza del diritto canonico e delle questo volume ben meditato e ben
leggi emanate, in materia ecclesia- condotto, con grande chiarezza di
stica, dal potere civile, per norma e idee, precisione di forme teologiche
regola di chi se ne deve giovare & e giuridiche e bonta di dottrina. Puo
BIBLIOGRAFIA 347
dirsi che, in quest'argomento, e un quisto il 20 settembre 1870, vi e
volume che tien luogo di molti; e esposta in modo che scioglie tutti i
mentre servira ai membri del clero, sofismi de' legulei politicanti, i quali
sara utilissimo ai laici, che della tentano svisare perfino quella larva
Santa Sede, de' suoi diritti e delle di liberta sovrana, che al Sommo
sue prerogative amano istruirsi fuori Pontefice si gloriano di avere lasciata
d'ogni pregiudizio. La trattazione, fra colla legge detta delle guarentige.
le altre, della sovranita pontificia vi Rallegrandoci col dotto Autore noi
e splendida, e quella pure dello stato vivamente ne raccomandiamo 1'opera
legale in cui ora si trova in Roma, degna di diffusione.

occupata dal Governo che la con-

DE HOJEDA P. MAESTRO DIEGO. La Cristiada. Yida de Jesus


N. con un prologo de D. Francesco Miquel y Badia. Edicion
S.
monumental esplendidamente illustrada, con cromolitografias, copia
de los celebres cuadros de Murillo, S. Del Piombo, Rubens, Rafael,
P. "Verones, Tintoretto, Tiepolo, Tiziano, etc. etc. y con profusi6n
de dibujos intercalados originales, de pellicer, riquer, Climona y
otros, y precedida de un prologo por D. F. M. y Badia. Barce-
lona, L. Gonzalez y Comp. editores, 1896, in f. (fascicolo primo).
Una delle opere piu splendida- Religione, alle lettere, alle arti e alia
mente impresse ed illustrate che ci cattolica Spagna. Qui vedra il lettore
sia dato divedere in questo secolo, con nitidissimi tipi riprodotte e con
che pur tante ne conta, e quella che immagini cromolitogranche di gentil

qui annunziamo ai nostri lettori. La- fattura (copie di celebri dipinti) rap-
sciando da banda per ora il merito presentate le scene principal! del
intrinseco dell' opera, gia nota al poema o i tratti piu important! della
mondo letterario, qual e la Cristiade vita di Nostro Signore. Da questo
deH'insigne poeta spagnuolo Hojeda, primo magnifico saggio, che ci
e

questo solo diremo che la nuova edi- offre la Casa editrice del sig. Gon-
zione della medesima non poteva riu- zalez e C. 1 di Barcellona, il mondo
scire piu degna del sublime soggetto letterario e cristiano potra trarre un
che contiene, dell'alto Personaggio felice pronostico della buona riuscita
a cui e dedicata (Leone XIII) e del- di un' Opera,che sara quinci innanzi
1'illustreCasa editrice, la quale con uno de' preziosi ornamenti, onde si
tanta fatica e spesa ha intrapreso un arricchiscono le biblioteche pubbli-
lavoro di grande utilita e onore alia che e le private.

DE LA RIYE A. Le Juif dans la Franc-Maconnerie. Parigi, Libreria


Antimassonica A. Pierret editore, (rue Etienne-Marcel, 37), 1895,
7
16 di pp. XII-430. Prezzo, per I Italia, 4 fr.
E uno dei libri fondamentali per innanzi tutto al clero che per suo
coloro che vogliono conoscere la ufficio deve istruirsi dei pericoli a
storia vera della vera Massoneria. cui sono esposti i fedeli. II ch. Autore
Noi lo proponiamo a chi insegna la chiama questo suo lavoro eccellente
storia moderna,ai president! d'istituti Etude prliminaire. Dio vo-
e finite,

educativi, ai lettori di libri serii, e glia che presto egli possa darci altre
348 BIBLIOGRAFIA

opere somiglianti. Questa fa il paio Vorremmo dare un sunto dello


con quella pubblicata da lui nel 1894, Juif, ma la strettezza dello spazio
La Femmeetl'Enfant dans la Franc- d'un cenno bibliografico nol consen-
Maconnerie universelle. Stesso ri- tendo, ne parleremo a migiior agio
gore storico, stessa copia di docu- e in piu opportuna occasione.
menti irrefragabili.
DE OLIVART (Marques). Del aspecto internacional de la cuestion

romana. Libro II.IV. Madrid, Fernando Fe, Barcelona, li-


III.

breria Barcelonesa, 1894-95, 8 di pp. XVI -248; XII-224; XVI-274.


Di quest' opera insigne gia dem- che a confermare il favorevole giu-
mo un cenno fin d'allora che apparve dizio che allora ne demmo, e che i

in luce il primo volume. Ed ora che nostri associati lessero a pagina 339
il ch. A. fa di pubblica ragione gli del volume X
della serie decima
altri volumi, ne' quali sviluppa
tre quinta, e altrove.
ampiamente il suo tema, non abbiamo
DE ZETTIRY ARRIGO prof. II Brasile e il secondo congresso geo-
grafico italiano tenuto in Roma dal 22 al 27 settembre 1895. Roma,
tip, Bertero, 1895, 8 di pp. 100.
E una comunicazione, fatta al Le osservazioni del Prof. De Zettiry
suddetto congresso e corredata di sono bensi frutto della propria espe-
note illustrative e d'allegati. Essa rienza, ma un po' troppo favorevoli
comunicazione e in difesa ed in lode* alle condizioni present! del Brasile,
del suolo e delle colonie del Brasile, del cui incivilimento ed agiato vi-
tutto all'opposto di cio che riferi il vere si deve dire: Ancora c'e che ire.
Prof. Scalabrini nel congresso g-eo- Osserviamo che i
gesuiti ed il pa-
grafico di Genova (a. 1892) e che pato non convertirono mai, come
si

Kcrissenell&Rassegna Nazionale\\ sa- 1'Autore afferma, in sordi e potenti


cerdote Colbacchini (16 marzo 1895). avversarii del Brasile (p. 37).

DONDI A. can. Notizie storiche ed artistiche del Duomo di Mo-


dena, raccolte ed ordinate dal can. Antonio Dondi coll'elenco dei
codici capitolari in appendice. Hodena, tip. deirimmacolata Con-
cezione, 1896, 8 di pp. VIII-304. L. 5,00.
Questo libro, come indica il ti- stri, nelle carte e pergamene del-

tolo, non e una storia dell'unico mo- 1'archivio capitolare (p. VI). Tutti
numento medievale; ma potra non riconoscono 1'importanza artistica del
essere inutile a chi vorra dettarla in tempio di Lanfranco, il quale, non

avvenire; giacche trovera in esso il ostante le non poche modificazioni,


lettore un'ordinata raccolta di quante ad esso recate da molti secoli, pure
notizie storiche ed artistiche sulla e da noverare tra quei monumenti
modenese venne dato all'au-
basilica coevi che piu conservano
d' Italia,

tore d' incontrare, dalla" sua fonda- delle antiche forme: sicch6 coloro,
zione fino a tempi piu vicini, nelle che amano il decoro d'un tanto mo-
stampe e cronache, in libri mano- numento, dovrebbero procurare colle
scritti ed in ogni maniera di memorie loro oblazioni di tornarlo alio stato

consultate, e segnatamente nei regi- primitivo. L opera


1
dei ristauri fa sin
BIBLIOGRAFIA 349
dall'a. 1875 promossa e condotta in- a santa gara di donazione.
nanzi in tutta la nave maggiore e Quanto al valore del libro, la co-
nell'intera cripta di S. Geminiano, da pia delle notizie e veramente grande.
sua Eccellenza Mons. Giuseppe Gui- Rispetto ai document!, gli eruditi vi
delli de' conti Guidi, e sebbene con- desiderano maggiori indicazioni e
tinuata con premura dal presente pa- schiarimenti. Alia presente raccolta
store Mons. C. Borgognoni, pure pro- si e data la forma di repertorio al-

cede lentamente, atteso la mancanza fabetico, perche cosl parve di age-


di cooperazione. Speriamo che le fe- volare agli studiosi la ricerca delle
ste centenarie della benedizione della notizie, ed anche perchfc men difficile
prima pietra e della dedicazione del rendevasi all'autore il compito as-
duomo (1899; 1906) e le present! me- sunto (p. ib.^.

morie valgano a ridestare gli animi


FINI PELLEGRINO, can. La manna del Seminarista, ossia corso
di meditazioni per tutti i giorni dell' anno, proposto ai giovani
cherici sulle tracce dell'aureo libro di Paolo Segneri La manna
dell'anima . Siena, tip. editrice S. Bernardino, 1896, due voll. in
16* di pp. 440; 496. L. 6,00.
Sono meditazioni brevi, pratiche, tolta dal Segneri, ma 1'Autore vi ha
non prive d'unzione, utilissime, non fatto riduzioni ed aggiunte opportune
solo ai seminaristi, ma anche ai sa- al ceto ecclesiastico. Buona 1'edizio-
cerdoti e ai religiosi. La materia e ne, mite il prezzo.
FOSCI GIUSEPPE, sac. L' Arpa del Deserto. Firenze, tip. Baroni
e Lastrucci, 1895, 16 di pp. 226. -- L. 1,50. Presso 1'Autore,
Parroco di Modanella presso Rapolano, provincia di Siena.
Non sonera al deserto quest'arpa, sata via Noi per6 avremmo amato .

o almeno non sonera alle sole fiere che, nella parafrasi della Cantica, o
che vi dimorano: anche i
passeg- si omettessero alcuni tratti, o almeno

geri che traversano quelle nrene si si spiegassero con noticine opportune

fermeranno a quel suono, che fara a toglierne il pericolo, di cui po-


loro dimenticare per qualche mo- trebbero tornare a piu d'un'anima.
mento La noia e il mal della pas-
FOSCOLO UGO. Poesie liriche scelte, con prefazione, note e appen-
dice per cura del sac. Michelangelo Grancelli prof, nel Seminario
vescovile di Verona. Torino, tip. e libr. Salesiana, 1895, 16 di
pp. XXXII-90. Cent. 80.
Sono nove sonetti, un'ode, un'epi- cronologica intorno ai Sepolcri del
stola, un inno, Sepolcri, e alcuni
*' Pindemonte (dei quali pure qui si
frammenti delle Grazie, cio& il meglio offre un largo commento), ha bene
delle non molte liriche foscoliane gia meritato delle buone lettere e fatto
note. Ma nuovo 6 il lavoro illustra- cosa utilissima alia gioventu. Ci 6
tive del professor Grancelli, quale il
poi piaciuto il vedere i belli ammo-
con una erudita prefazione, con accu- nimenti che ha saputo trarre dalla
rate note dichiarative, e con una vita del Foscolo, e 1'osservare come
specie di dissertazionesullaquestione 1'amor di patria, che il bravo common-
350 BIBLIOGRAFIA
tatore ha comune col Pindemonte, versi del Veronese:
non Pabbia indotto a tradire la verita Ma il giovinetto che
que' sassi guarda,
e la giustizia col preferire lettera- Venir da loro al cor sentesi un foco,
Che ad imprese magnanime lo spinge,
riamente VEpistola di esso al Carme
del suo amico. Ci sembra pero che si lascino di lunga mano indietro
in un punto (p. 64) la sua penna sia questi del Foscolo:
corsa macchinalmente a scrivere il A egregie cose il forte ammo accendono
L'urne de'
contrario quel che 'forse voleva
di f orti ?

dettare la mente. Dopo aver detto, Non e qui scambiato, per distrazione,
e con ragione Dov' e nel Pinde-
: ilnominativo coll'accusativo, o non
monte la maestosa gravita del verso doveva usarsi in modo passivo il
e la concisione del pensiero, che tro- verbo lasciare, che fu usato in at-
viamo nei sepolcri di Ugo ? cosi tivo?

prosegue chi non sente


: come questi
FRANgAIS GABRIEL. - - Le complot franc-maponnique et le droit
d'accroissement. Nouvelle edition. Paris, Maison de la Bonne
Presse, 8, rue Frangois, 16 di pp. 122.
Dimostrato che lo scopo della con- spedali e dai ricoveri: congiura con-
giura de' Frammassoni, che sono in tro gli operai, laicizzando P officina :
Francia al potere (e similmente in congiura contro il Clero e gli Or-
Italia),e quello di scristianeggiare dini religiosi, preparandone la distru-
la nazione, si tracciano le linee mae- zione: ultimo atto della congiura, de-
stre del lor disegno. Congiura contro nunzia del Concordato, soppressione
ilpotere cristiano, proclamando lo del bilancio dei culti, chiusura delle
Stato senza Dio: congiura contro chiese, cessazione del culto. Si chiude
1'insegnamento cristiano, volendo la con un'appendice sulle Congrega-
scuola laica: congiura contro 1'eser- zioni e sul diritto d' accrescimento.
cito, laicizzando la caserma: congiura E un libro tutto nervo e splendore
contro la famiglia, introducendo il di verita:bisognerebbe diffonderlo a,

divorzio congiura contro gl'infermi


: centinaia e migliaia di copie.
ed i poveri, sbandendo le suore dagli
GL B. F. Meinorie della vita apostolica del P. Andrea Michelini della
Compagnia di Gesu, fondatore del Monastero del Corpus Domini in
Forli, scritte da G. B. F. Siena, tip. S. Bernardino, 1896, 16 di

pp. XIH48. L. 1,20.


II P. Andrea Michelini, insigne delle virtu del P. Andrea suscito in

per santita di vita e per dottrina, molti il desiderio che si scrivesse di

nacque in Bologna 1'a. 1733. A 18 lui una qualche memoria. I religiosi


anni di eta vesti 1'abito della Com- della Compagnia di Gesu tentarono
pagnia di Gesu in Novellara. Fu mis- in vano di farlo, distoltine dalle vi-
sionario a Tine in Grecia. Ritornato cende di quei noti tristissimi tempi.
in patria, ripiglio il suo apostolato Finalmente le religiose del Corpus
in Forli e si dedic6 particolarmente Domini, prima che cessassero di vi-
al bene spirituale e temporale del vere quelle antiche religiose, che o
monastero delle religiose del Corpus avevano conosciuto il Padre o n'ave-
Domini. Ivi mori 1'a. 1814. La fama vano inteso dire dalle consorelle che
BIBLIOGRAFIA 351
trattarono con lui, misero in iscritto A ci6 ba ora supplito con amore e
alcune particolarita, e, chiamato a diligenza un Religiose della Com-
se Pa. 1866 il santo sacerdote Al- pagnia. Tuttavia cbi si fa a leg-
berto Mazzanti della diocesi di Bo- gere queste memorie vedra una certa
logna, lo pregarono perche volesse sproporzione di notizie fra la vita cbe
stendere una monografia del loro be- il servo di Dio men6 nella casa re-
hefattore. II Mazzanti annul: ma il ligiosa, e quella cbe men6 in mezzo
uo scritto, non ostante Pabilita ed al secolo : ma ci6 deve attribuirsi alia
il buono spirito dello scrittore, man- confusione di tutte le cose della Com-
cava pareccbie cose cbe solo si
di pagnia, che fu prodotta dalla sop-
possono avere dalla maggiore cogni- pressione deH'Ordine, e non poco alia
zione delle cose della Compagnia e rivoluzione francese che mise a soq-
da ulterior! ricerche in altre fonti. quadro molti archivii (p. XI).
GARNERI G. B., prof. La Chiesa cattolica e la Riforma protestante
in Inghilterra. Torino, tip. Giacinto Marietti, 1895, 16 di pp. 96.
Mosso dall'esempio del Sommo terra siasi introdotta e mantenuta la

Ponteflce, cbe recentemente ba cbia- Riforma, e quali conseguenze ne siano


mato i dissident! Inglesi all'unita seguitate. E un libro sodo, utile e
della fede, Pegregio A. ba pubblicato piacevole insieme, perche tes- e un
questo libro a fine appunto d'age- suto di fatti storici, che si leggono
volarne il rltorno. In esso egli espone coll'avidita d'un romanzo: sarebbe
la verita storica con tutta sempli- da diffondersi largamente a cautela
cita, e mostra ad evidenza da chi, dei cattolici, a disinganno dei dissi-
percht, con quali mezzi nell'Inghil- dent! inglesi, ad istruzione di tutti.

GIAMPAOLO F., Mons. Yescovo titolare di Cariopoli. Piccolo mese


del S. Cuore di Gesu. Seconda edizione con 1'aggiunta per ciascun

giorno di giaculatorie, praticbe, esempii e canzoncine. Siena, tip.


S. Bernardino, 1895, 16 di pp. 130. Cent. 25. Dirigersi al
sig. Arciprete Nicola Minadeo, Sagrestia di Ripalimosani (Molise).
GIANNUZZI G., prof. Dei Sepolcri. Carme di Ugo Foscolo con la
versione in esametri latini. Lecce, tip. Garibaldi, 1895, 16 di

pp. 40. L. 0,50.


/ Sepolcri di Ugo Foscolo, se non rebbe chiamato contento, a piu forte
sono proprio i
piu bei versi sciolti ragione che di quello del Borgno,
che siano usciti dalla penna d'uno del quale si mostr6 soddisfatto, ben-
scrittore come dice il prof. Gian- che non sia scevro di solecismi e
nuzzi, indubitatamente sono tra i piu d' errori di prosodia. Solamente noi
belli ed ispirati al piu alto classici- avremmo amato qua e la maggior
smo. Ben consigliossi egli dunque di concisione, uguale almeno a quella
voltarli in esametri latini, ritentando dell' originale. Ne recheremo due
la prova gia fatta dal Borgno, dal esempi.
Bottelli, dal Graziani, dal Musone, e non
Sol chi lascia eredita d' aft'etti

da altri, i lavori de' quali lasciavano Poca gioia ha dell'urna.


a desiderare non poco. Del suo noi Qui post se nulhtm monumentutn et pignus
[amoris
crediamo cbe il Foscolo stesso si sa-
Liquerit, ille parum tumnlo Jaetetur et urna.
352 BIBLIOGRAFIA
Non sempre i sassi sepolcrali a' tempi} Ma questo difetto, se pur 6 tale, ha
Fean pavimento. He agl'iucensi avvolto
un compenso: il nobilissimo carme
De' cadaver! il lezzo i supplicant!
6 piu chiaro nella traduzione latina
Contamino.
Atra pai'lmento non semper saxa fuere
che nell' originate italiano.

Ftinereusque lapis templis, nee thuris odor't


Pestlferi graoeolens immixtct cctdaveris aura
Orantum infecit nares.

GRANCELLI vedi FOSCOLO.


ISOARD, Mgr Eveque d'Anneey. Le systeme du moins possible et
demain dans la societe chretienne. Paris, P. Lethielleux, libraire-
editeur, 18 di pp. 346. Fr. 3,50.
Leggesi nel santo Vangelo, come civili in quanto vi si accompagnano
N. Signore, avendo visto il sacro i
cattolici; il suo i fieri e le corone,
tempio convertito in piazza di mer- onde si adornano i cataletti. Sentono
cato, afferrato un flagello, tempe- il fischio del flagello sul loro capo
stasse di terribili colpi profanatori
i certi conferenzieri, certi predicatori,
dicendo : il tempio essere casa di che si astengono dal rammentare nei
orazione e non una ladronaia. Mon- loro sermoni le massime eterne, e
signor di Annecy, acceso del mede- quelli che fanno la via del cielo
simo zelo e fatta della penna una ga- tutta cosparsa di rose, senza poi no-

gliarda frusta, nella presente sua minare 1'annegazione di se, la pugna


opera la mena a tondo, percotendo contro le passioni. Viene pure la
e ferendo senza pieta tutti gli abusi loro volta ai giornali, ai teatri e via
e le reita, che incontra sul suo cam- di questo metro.
mino, incominciando dal santuario. La cagione
tanti guai e da di

Diciotto sono i capi, in cui e diviso Monsignore posta nella teorica del
il libro e tutti diciotto assestano menopossibile per acconciarsi alia qua-
gravi colpi sul capo dei rei. II suo lita dei tempi. Intorno alia esten-
ha la noncuranza delle leggi eccle- sione di questo scritto, alia teorica,
siastiche circa la profanita delle mu- alia sua spplicazione ed ai fatti ri-
siche e degli apparati; il suo i ma- feriti, essendo il libro scritto per la
trimonii di gran lusso, e special- Francia, non vi apponiamo alcuna
mente i misti il suo le sepolture
; parola.

KANNENGIESER A. Ketteler et 1'organisation sociale en Alle-

magne. Paris, P. Lethielleux, 1895, 10 di pp. XVI-360. Fr. 3,50.


Lo scopo che si propone il ch. Au- bro, e da ognuna di esse risuona
tore si 6 quello di provare coi fatti quale conseguenza organizzazione : !

alia mano come una solida organiz- organizzazione Nella prima il ch.
!

zazione delle forze cattoliche riesca Autore ci dipinge la nobile figura


a conseguire dei cospicui vantaggi. di Mons. Ketteler, a cui si devono
I fatti sono
presi dai mirabili esempii gli inizii ed il progresso della po-
che ha dato e da tuttavia al mondo tente organizzazione dei cattolici al-
quella parte cattolica dell' impero lemanni. Nella seconda ci descrive
germanico, che sotto il nome di il Congresso tenutosi in Magonza
centru siede in Parlamento. Cinque nel 1892 e grandi van-
ci indica i

sono le parti, in cui e diviso il li- taggi che se ne colsero. Nel terzo
BIBLIOGRAFIA 353
ci da la organizzazione dell'Asso- setta imperante. Si miri il centre
ciazione popolare (Volksveretn), che tedesco perchfc stretto dai vincoli
;

quale falange incrollabile oppose si di una solida organizzazione, esso


al fiero assalto del socialismo, bra- riusci a tener testa nel Parlamento
moso di annientare 1'azione cattolica, agli avversarii e conseguire piu di
sua terribile avversaria. Nella quarta una palma nelle gravi lotte che ebbe
ci espone la maniera e la forma onde a sostenere. Gli avversarii, con varii
fu costituita V Associations dell'inse- assalti e con varie arti, tentarono di
gnamento sociale. Nella quinta rife- infrangere la sua unita. Ma indarno.
risce il frutto raccolto da tale asso- Rimasero cor unum et anima una
ciazione. Conclusione : i cattolici si rispetto alle difese del cattolicismo,
associno, si ordinino in una schiera il cui spirito si e quello di unificare

pronta alia pugna contro gli avver- e non mai dividere. Organizzazione
sarii del cattolicismo. La organizza- adunque, organizzazione ma ani- ;

zione & Parma


potente, che rimane mata e sorretta dal vero spirito cat-
a loro per non essere sopraffatti dalla tolico.

KEMPIS TOMMASO. Della Imitazione di Cristo. Libri quattro tra-


dotti in lingua italiana da un Veronese (Antonio Cesari). Firenze,
G. Barbera editore, 1896, 32 p. di pp. 468. -- L.
2,25.
LISI SEBASTIANO, sac. prof. Cento esempi per il mese mariano.
Terza edizione. Giarre, tip. del Predicatore
cattolico, 1895,
16 di pp. 280. L. 3,00. Rivolgersi alia Direzione del Predi-
catore cattolico Giarre.
Alia stessa Direzione, per lire otto mese mariano ;
il Rosario di Maria e
si avranno, oltre il libro suddetto, i i
bisogni della societa moderna, 31
tre seguenti: La Nazarena, Nuovo discorso.
mese mariano; Fioridi Nazaret, altro
MAGANI FRANCESCO, Mons. Degli scritti di Mons. Isidoro Ca-
rini. Estratto dalla Scuola Cattolica. Milano, tip. Ghezei,
1896, 8
di pp. 71.
Quanta eredita d'affetti ha la- di questi equivocibellamente corona
sciato Monsignor Carini! Ecco un con due lettere private dello stesso
altro suo amico, il dotto Vescovo Carini, che tolgono ogni dubbio su
di Parma, che prende ad illustrarne questa materia. Ci piace riportarne
gli scritti, dividendoli in sette ca- alcune gravi parole. Liberale io?
tegoric. Poi, verso la fine, purga ma son giuochi di parole. 11 libera-
P amico dalla taccia di liberaleg- lismo e la grande eresia del secolo,
giante, datagli, die' egli per un importando Gesii Cristo messo fuo-ri

po' non saprei bene se di malevo- della vita pubblica. Ora, nella mia
lenza, d'invidia, di gelosia, o fors'an- meechinita, questo liberalismo 1'ho
che per qualche equivoco fp. 67); sempre combattuto (p. 70).
e le giustissime spiegazioni ch'ei da

MESE (Nuovo) di maggio ad uso delle Religiose, cornpilato da una


a
povera Suora. 2 edizione. Napoli-Roma, tip. Festa, 1896, 32 di
pp. 288. Cent. 40.

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1101. 23 25 aprile 1896.


354 BIBLIOORAFIA
MESE di maggio. Richiamo del cristiano alia Fede e alia Peni-
tenza, ossia brevi considerazioni sulle
parole e i
apparizioni, le
simboli svelati dall'Iminacolata a Lourdes con esempi di fatti pro-
digiosi ivi awenuti. Seconda edizione. Modena, tip. dell'Imm. Con-
cezione, 1896, 32 di pp. 144. Cent. 40.
Libro dalla esperienza dimostrato utilissimo.
MILANO SACRO,*waia, : Stato del Clero della citta e diocesi di Mi-
lano per 1'anno 1896. Milano, tip. G. Agnelli, 16 di pp. 356.
L. 1,50.
MISSIONS (La) Francescana di Terra Santa nei recenti casi d'Ar-
menia. Roma, coi tipi del giornale II Tempo, 1896, 8 di pp. 40.
Sono descritti gli atroci fatti di la Fede predicata dai suoi ministri

Aintab, di Marasc, di Donkale, di Mu- (p. 37). Splendida 1' edizione e bel-
giukderesi, di Jenigekal6, e in par- lamente illustrata. La narrazione e
ticolare la morte del P. Salvatore da quella stessa, che noi nel volume
Cappadocia. E una pagina gloriosa precedente, p. 751, abbiamo detto
nella storia della Chiesa, la quale, d'avere ricevuto da testimonii ocu-
se nel P. Salvatore conta un mar- lari, e di serbare per un altro qua-
tire di piu, nelle popolazioni morte derno. Ma la presente pubblicazione

per Gesu Gristo pu6 mostrare quanta ha prevenuto e res superflua la


forza ebbe nell' animo di quelle genti nostra.

MIYART GEORGES, prof. L'homme. Traduit de 1' anglais par M.


J. Segond. Paris, P. Lethielleux, 1895, 16 di pp. 398. Fr. 3,50.
Attendiamo il secondo volume prima di parlarne.
OLMI GASPERO, sac. -- Yita di S. Francesco d'Assisi. Yeglie cri-
stiane. Quinta edizione adorna di quindici incisioni in Rame. Ge-
nova, G. Fassicomo e Scotti editori, 1896, 32 di pp. 126. Cent. 60.
Caro il libro, belle le incisioni, mite il prezzo.
PIZZICARIA PIETRO d. C. d. G. Brevi memorie della contessa
Giuseppina Acquaderni-Rossi. Bologna, tip. Arcivescovile, 1896,
'16 di pp. 64.
Questa Giuseppina, figlia del cele- di madre, ben meritava d' esser te-
bre conte Giovanni Acquaderni, pel nuta viva nella memoria dei posteri,
candore ingenuo dell' animo, per la come ha fatto 1'egregio P. Pizzicaria
schietta pieta, e per altre doti non po- con queste pagine scritte con ele-
che resasi uno specchio, prima di gio- gante semplicita ed -amore.
vinetta e di figlia, poscia di sposa e

POLETTO GIACOMO. - -
Yersi e traduzioni poetiche. Auditore, tip.
Sartori, 1896, 16 di pp. X-380. -- L. 3,50.
Varie d' argomento e di metro si nuova, perche 1' autore fu educate
presentano al pubblico queste poesie alia vecchia non vi trovera nep- ;

del ch. Mons. Poletto, nelle quali il pure le elzeviriane sudicerie, le im-
lettore non trovera certamente le magini briache e i versi zoppicanti
alte ispirazioni e le finezze dell' arte e le sgrammaticature, onde i libri
BIBLIOGRAFIA 355
di certi cigni del nuovo Parnaso sono parer nostro, le terze rime, in cui si
bellamente riboccanti (p. IX) ;
ma sente il celebre illustratore di Dante,
invece eletti pensieri esposti in buona e chiaro si pare il
lungo studio e
forma, e qua e la 1* estro vero che illungo amore Che gli ban fatto
vivamente scintilla. Primeggiano, a cercar lo suo volume.

RAFFO GIROLAMO d. C. d. G. - - Vita del serafico giovinetto Santo


Stanislao Kostka, novizio d. C. d. G. Genova, stabilimento Arma-

nino, 1895, 16 di pp. 150.


Caro librino, scritto con semplicita grafie rappresentanti diverse azioni
elegante : un' appen-
v' e poi infine del Santo. Sara questo dunque un

dice contenente la narrazione di una bel regalo per la gioventu, e non


recente grazia meravigliosa del San- costoso, essendo messo al prezzo di
to, una lettera del Ven. P. Lancizio
L. 1,50.Avvertiamo inoltre che per
sulla divozione ad esso, quattro can- cinque lire se ne avranno tre copie,
zoncine ad onor suo e varie pre- piu un esemplare del Canzoniere di
ghiere. Elegante altresi 1'edizione, S. Giuseppe, scritto dal medesimo Au-
se non nella copertina, certamente tore, e per ordinazioni maggiori si
nella carta avorio, nei caratteri el- avranno agevolezze sempre piu lar-
zeviriani e nelle sedici cromolito- ghe.

SAINT-ELLIER di).(D. L. L'ordine del mondo


fisico e la sua

causa prima, dietro la scienza moderna del D. L. di Saint-Ellier.


Traduzione del D. r Domenico Andrea Renier. Chioggia, tip. di Lo-
dovico Duse, 1894, 8 di pp. 347. L. 2,50.
Quest'opera, citata piu spesso in senza essa, delle cause seconde. Come
Francia sotto il nome gentilizio del- appendice 1'Autore espone una serie
1'Autore, che e il p. Lodier, d. C. d.jG. di nuovi studii sull'ordine fisico nei

merita un posto distinto fra i libri varii regni della Natura, e sulle ori-

cbe svelano le miserie della falsa gini della vita.


scienza e mettono in luce 1'accordo La copia e la varieta dei fatti,
moderna ela Fede.
fra la scienza vera 1'abbondanza delle citazioni e la per-
Nella prima Parte si danno raccolti spicuita e calma della discussione
in sei quadri e altrettanti capitoli le spiegano il favore onde quest' opera
ordinatissime maraviglie del Mondo viene letta in Francia; e 1'egregio
siderale e poi, pel nostro
; globo, Traduttore merita riconoscenza per
quelle del Regno minerale, del ve- la fatica che si prese di renderla

getale e dell' animale, e infine un accessibile al pubblico italiano. Una


riassunto dell'ordine universale. Se- finitezza maggiore si sarebbe potuta

gue nella seconda Parte 1'esposizione desiderare nella versione per la parte
del Principio ordinatore giusta i varii letteraria; ma pur cosi egli e un
sistemi e la loro discussione. Nella libro che dev'essere accolto a fe-
terza e raccolto un vero arsenale di sta nelle biblioteche circolanti, e in
testimonianze di specie
scienziati, quelle dei Seminarii e delle canoni-
di moderni, in riconoscimento della che, anzi di ogni famiglia colta.
Causa prima e della insufficienza,
356 BIBLIOGRAFIA
SCHERILLO GIOVANNI, can. Nuovo mese mariano su i terni del
P. Muzzarelli, aggiuntovi le ore di Maria Desolata e sette copiosi
schemi per celebrare i suoi Dolori con appendice di due discorsi
sulla parte che ha Maria nelle feste dell'Ascensione e della Pen-
tecoste. Napoli-Roma, tip. Festa, 1896, 16 di pp. 448. L. 3,00.

SEGOND. Vedi MIVART.


VITA compendiosa della ven. Anna Maddalena Remusat propagatrice
della divozione al sacro Cuore di Gesu, Religiosa professa della
Yisitazione S. Maria nel 1 Monastero di Marsiglia. Roma, 1895,
presso 1'Agenzia libraria del Cav. Federico Melandri, Yia Giulia,
n. 10. 16 di pp. 105. Cent. 30.
La Ven. Remusat fu come una mente di questa Venerabile e del
seconda B. Alacoque nella divozione Vescovo Monsignor di Belsunce, che
al a. Cuore, e la sua vita si legge eccitavano a ricorrere ad esso tutti
con particolare interesse, anche per- i
Marsigliesi. Presso la medesima
che va connessa strettamente colla Agenzia libraria si trova anche ven-
terribile peste che desolo Marsiglia, dibile la Vita copiosa, 8 di pp. 640
e coll' insigne grazia ottenuta allora con ritratto, L. 2,50.
dal divin Cuore, per opera principal-

YEGEZZI PIETRO, can. Poesie sacre e d'occasione. Lugano-Men-


drisio, tip. Traversa, 1885, 16 di pp. 154.
Poesie spontanee, popolari, affettuose, che molto si prestano ad esser
messe in musica.

ZAMBALDI G., sac. Fiammifero del Divino Amore, cioe breve rac-
colta preghiere dei Santi. S. Vito al Tagliamento, tip. Polo,
di
-- Cent. 20.
1895, 32 di pp. 64. Dirigersi all'Autore in Por-
togruaro.
ZAMPINI G. M., prof. I Morali di San Gregorio Magno a educa-
zione del Clero giovine. Testo volgare del buon secolo. Parte prima.
Studio di uomini e di cose. Torino, tip. e libr. Salesiana, 1895,
16 di pp. 168. Cent. 60.
Ecco un libro assai commende- da Zanobi da Strata e da Don Gio-
vole per tre capi. Pel testo, che e il vanni da San Miniato, e ridotta alia
fiore dei Morali di S. Gregorio Magno, sua vera lezione dal Filippino Bar-
ne' quali i caratteri e i costumi de- tolomeo Sorio: pei commenti, ora fi-
gli uomini sono con tanta esattezza lologici ed ora estetici, che con buon
descritti e dipinti con si proprii co- gusto ed erudizione vi ha fatti a pie

lori, che non lasciano luogo ad in- di pagina il professor Zampini. Per
vidiare i classici del paganesimo per : tutti e tre questi capi lo raccoman-
la volgarizzazione, fatta nel secolo diamo alia gioventu studiosa.
d'oro, in maniera semplice e schietta,
CRONAGA GONTEMPORANEA

Roma, 1-15 aprile 1896.

I.

COSE ROMANE
1. ^Oratorio del S. Cuore de' PP. Barnabiti in Roma; premiazione annua
degli alunni. 2. I pellegrini di Limoges e dell'Aquitania in Roma;
1'altare di S. Marziale, apostolo dell'Aquitania, in S. Pietro. 3. II

Consiglio di Roma e le ire de' radicali a cagione d'un funerale pei morti
d 'Africa. 4. Funerali pel Principe D. Agostino Chigi. 5. Decreti
delle Congregazioni romane. 6. Appunti storici.

1. Nel pomeriggio del 9 aprile, nella superba sal a papale del pa-

lazzo della Cancelleria, abbiamo assist! to con intima soddisfazione ad


una di quelle feste della gioventii che allietano il cuore e lo confor-
tano nella speranza di men triste avvenire. Era la solenne premia-
zione annna ai giovani componenti I' Oratorio del S. Cuore, diretto dai
PP. Barnabiti. E ne parliamo ben volentieri, non tanto per descri-
vere quella festa scolastica in se, quanto per far conoscere questa
bellissima tra le opere cristiane e cattoliche di Roma. Sulla parete
di fondo dell'immensa sala campeggiava 1'effigie del divin Cuore di
Gesu 1' Oratorio) in mezzo a ricco padiglione di
(dal quale s'intitola
seta, edsuoi piedi s'ergeva maestoso il palco pei giovanetti pre-
a'

miati. Tutt'intorno facevano bella corona e gaio splendore numerosi

lampadari. II programma della festa era stato assai ben composto e


venne eseguito a perfezione. Yogliamo qui notare soltanto alcuni
punti che meglio ci fecero apprezzare il gran bene di quest'opera,
promossa con tanto zelo dai RR. PP. Barnabiti. Oltre le tre sonate
di violino eseguite con meravigliosa finezza dalP illustre Comm. prof.
Federico Consolo di Firenze, ci piacque soprammodo il bellissimo
garbo e la modesta insieme e franca sicurezza nella recita di scelti
componimenti, prova manifesta dell'amorosa e sag-
fatta dai giovani:

gia istruzione degli esperti educatori. Ci piacque assai ancora la


buona esecuzione dei pezzi di canto da parte dei cori, tutti composti
358 CRONACA
di giovanetti dell' Oratorio indizio pur esso di bene disciplinata for-
:

mazione in un esercizio cosi acconcio ad ingentilire ed allietare in-

sieme 1'animo ingenuo del fanciullo. Non vogliamo infine tacere del
modesto contegno del giovanetti che, non alieni dalla gioviale e romo-
rosa vivacita dei piccoli Romani, sapevan contenersi, quand'era d'uopo,
al cenno dei Padri che gli assistevano. Onorarono di loro presenza la

bella festa S. Em. Revma il Card. Mertel e molti illustri Prelati,


nonche numerose famiglie di scelti invitati e di parenti dei giovani, che
tutta stipavano quell' aula vastissima. I PP. Barnabiti fondarono

quest' Oratorio nel 1880 e coll'andar; degli anni prospero esso ognora
piu sotto la valente direzione del P. Baravelli coadiuvato da' suoi reli-
giosi confratelli, sino a raggiungere nell' ultimo anno la bella cifra
di 270 frequentanti Sono tutti giovani di onorate famiglie, le quali
.

meritamente rallegransi nel vedere i loro figli profittare di si van-


taggioso mezzo per la formazione religiosa. L giovanetti si adunano,
alia mattina delle feste, nella chiesa di S. Mcola a' Cesarini per le

pratiche della Congregazione. II giovedi poi nel pomeriggio si raccol-


gono nella casa dei PP. Barnabiti in via de' Chiavari a ricevervi per
un'ora 1'istruzione catechistica, e quindi vanno accornpagnati dai me-
desimi Padri a luogo di onesta ricreazione. Yi si coltiva pure il canto
in apposita scuola per quelli che vi hanno attitudine. E secondo queste
tre divisioni, pieta e modestia, istruzione catechistica e scuola di

canto, vennero distribuite le medaglie nella premiazione: le quali

medaglie furono quest' anno con munifica bonta regalate dal S. Pa-
dre stesso, che conforto sempre di sua altissima approvazione 1'opera
dei PP. Barnabiti. Si abbiano dunque la sincera riconoscenza dei Ro-
mani i benemeriti figli del B. Zaccaria; e rimanga il iatto ad esem-
pio, degno d' imitazione, in ispecie dove pur-
nelle maggiori citta,

troppo non si puo aver sempre in mano quella compiuta educazione

dei giovani, come si ha ne' convitti. Simiglianti Oratorii vi suppli-


scono assai bene, posto che le moderne leggi non lasciano al clero
quasi niun'altra liberta. E vi suppliscono si bene, che con questi
quasi si ottiene quel frutto che con i convitti si vuol principalmente
ottenere dal clero stesso.
2. Un numeroso pellegrinaggio daH'Aquitania e venuto in questa
prima meta di aprile in Roma, con a capo Mons. Renouard, Yescovo
di Limoges. I pellegrini erano circa 200. Scopo della loro visita in
Roma, oltre il venerare la tomba degli Apostoli e offrire i loro osse-

quii al Papa, era anche assistere all' inaugurazione dell' altare di San
Marziale, apostolo dell'Aquitania, nella basilica di S. Pietro. Sono i
figli che si congiungono con istrettissimo nodo di fede ai loro padri.
II giorno 12 aprile, domenica in albis, i pellegrini dell'Aquitania com-

pierono i loro voti, recandosi al mattino nella basilica vaticana a


CONTEMPORANEA 359
prostrarsi avanti 1'altare di S. Marziale loro patrono, dove era esposto
il grandiose nuovo quadro in musaico, come pure il ricco reliquiario
da Durante la Messa, celebrata dal
essi offerto al Capitolo vaticano.
Yescovo di Limoges, accostaronsi alia mensa eucaristica e cantarono
niottetti ed inni, e in ispecie uno in onore di S. Marziale, loro apo-
stolo nella fede. II 14 poi essi furono accolti da Leone XIII nella
sala Ducale in Yaticano, ove il S. P. prima celebro la Messa. Yi assi-
stevano principalmente i detti pellegrini della diocesi di Limoges e del-

1'Aquitania. Erano anche presenti, Monsignor Pietro Rougerie, Yescovo


<ii Painiers, e Monsignor Antonio Carrie, Yescovo titolare di Dorileo,

Yicario Apostolico del Congo francese inferiore, nonche circa altre


seicento persone appartenenti alle piu alte classi sociali ;
tra cui an-
che alcune famiglie protestanti, che il Papa benignamente ammise.
Dopo la Messa, segui 1' udienza. II Yescovo di Limoges parlo in nome
^ditutti'al Papa, al quale presentd pure un ricco reliquiario di San

Marziale, destinato al Capitolo vaticano. Yogliamo no tare nella ri-


sposta del Papa un'espressione di giusto dolore, quando disse Di- :

sgraziatamente i malvagi sembrano trionfare, mentre la disunione


continua tra i buoni esprimendo quindi con accento di paterno
;

rammarico il timore di non vedere quaggiu verificati i voti ch'egli


innalza al cielo per la felicita della Francia. Ora, e da dire qual-
che cosa piu particolareggiata sul nuovo altare di S. Marziale in San
Pietro. Uno studio su questo punto, pubblicato d&ll' Analecta Juris
pontificii, ci servira di guida. L'apostolo dell'Aquitania, S. Marziale,
aveva fin ab antico un altare nella basilica costantiniana. Distrutta

questa per dar luogo alia nuova basilica di Michelangelo, disparve


1'altare di S. Marzialee quando nel 1626 Urbano YIII consacro la
;

nuova basilica, niuno degli


altari recava 1' imagine di questo Santo. II

Capitolo di S. Pietro allora fe' istanza al Papa che, quanto era possi-
bile, fossero conservati gli antichi titoli agli altari e che quindi si
rimettesse anche quello di S. Marziale. Si^trovo giusta la dimanda, e
il 25 maggio del 1627, la fabbrica di S. Pietro commise al pittore
G. Antonio Galli, detto Lo Spadarino, il quadro di S. Marziale, che
nel 1634 fu messo al suo posto. Esso rappresenta S. Marziale che ce-
lebra la Messa e Santa Yaleria in ginocchio offrendogli (per un sup-
posto miracolo) la sua testa separata dal tronco. Or, sotto il pon-

tificate Pio YII, il Capitolo vaticano penso di sostituire alle


di

pitture su tela, che erano nella basilica, altrettanti quadri in mu-


saico. E appunto in quel tempo Pio YII aveva fatto eseguire in
musaico un quadro rappresentante le .stimrnate di S. Francesco, che
-egli voleva regalare a Cesena, sua patria. Ma, impedito per i rivol-

gimenti seguiti, ii Capitolo di S. Pietro mise quel musaico all' altare


<di S. Marziale. Ed ecco, la seconda volta, sparito il
quadro di San
360 GRONAGA
Marziale dalla basilica Yaticana. Ora finalmente, per una proposta
del presente Yescovo di Limoges, rifatto in musaico dallo Studio
de' musaici in AT aticano 1'antico quadro di S. Marziale dipinto gia
dallo Spadarino, fu rimesso nella basilica vaticana. Esso e costato
la bella somma di 60 mila lire. Fu cominciato I 8 maggio del 1893 1

e finite decembre del 1895. Sotto al quadro leggesi questa


il 31
iscrizione : Leo XIII P. M.
SS. Patronis Altare restituit Mu-
sivo ornavit Firminus Eenouard Ep. Lemovicensis MDCCCXCV.
II quadro di S. Francesco sara collocate nella cappella del Sacramento
dinanzi la tomba di Sisto IY.
come ognun sa, sta nel togliere la Keligione dalla
3. II liberalismo,

vita pubblica, almeno in cio esso consiste in gran parte quasi che ;

la Religicne cessasse di essere obbligatoria quando gli uomini si riu-


niscono in societa. Or, essendo la maggioranza degl'Italiani battez-
zati cattolicamente, ne segue una lotta contimia e sorda tra coloro
che vogliono esser logici e sono i cattolid e tra coloro che sono illo-
gici i liberali. Questi si vantano tanto d'aver dato unita all' Italia, e
non si vergognano poi d'aver messo la scissione nelle menti. Un frutto
di questa disunione che regna nell' Italia unita s'e visto, il 13 aprile,
nella tornata del Consiglio romano in Campidoglio. E fu un vero scan-
dalo ;
ma i cattolici tennero alto 1'onore cristiano. Adunque, dopo che
alcuni Consiglieri ebbero fatto 1'elogio de' morti Eomani ad Abba
(rarima, come del Tenente Partini, del Principe Agostino Chigi e
forse di altri dopo avere stanziata la somma di diecimila lire per le
;

famiglie povere de' defunti e de' feriti; s'alzo il Conte Soderini e-


fe' un'altra proposta. Essa era il fiore del buon senso cristiano, in

quanto che al piccolo aiuto de' corpi e alia breve lode passeggera

voile aggiungere 1'aiuto per le anime. lo mi associo, diss'egli, alia

proposta della Giunta. Certo, e il meno che possiamo fare per le fa-
niiglie di coloro che sono morti cosi eroicamente. Ma questo non mi
pare che basti. Dopo aver pensato, diro cosi, alia parte materiale per
i
vivi, dobbiamo pensare a quella spirituale per i morti. Essi hanno
dato la vita per difendere un ideale, sul quale ci sarebbe certo molto
da discutere, ma cio non toglie che questo ideale 1'abbiano difeso nel
modo piu nobile, sacrificando per quello, valorosamente, la loro esi-
stenza. Noi abbiamo un debito verso di loro, e questo debito propor-
rei di scioglierlo nelmodo migliore, facendo celebrare un funerale
nella Chiesa di Aracoeli, che, a quanto credo, e di patronato comu-
nale. Se non erro, lo stesso fu fatto per Dogali. Non chiedo che la
cosa si faccia con molto lusso^ perche le finanze del nostro Comune
non lo consentono, e perche vorrei che si togliesse il meno possibile
dalla somma destinata alle famiglie dei caduti. Basta un funerale mo-
desto e decente ;
cosi avremo mostrato alle famiglie dei morti in Africa,
CONTEMPORANEA 361
che non dimentichiamo le anime del loro cari e che cerchiamo com-
memorarle nel modo che riputiamo il piii efficace. La nobile pro-
posta del Soderini fu dapprima con certa tranquillita e poi con ir-

ruente virulenza impugnata da alcuni anticlerical! e anticristiani. II

Soderini rispose con pari tranquillita e forza. Sono dolente, disse


egli, di non poter accettare la proposta delPegregio collega Carancini,

ne diro subito il motivo. Se ho bene inteso il suo ragionamento,


esso riduce a questo Al Consiglio sono rappresentate diverse con-
si :

fessioni religiose noi le offenderenimo coll' appro vare la proposta di


;

an funerale cattolico. Veramente, qui al Consiglio, credo ci siano po-


chissimi che abbiano una credenza religiosa diversa dalla nostra, ed
ssi, ne sono quasi sicuro, sarebbero gli ultimi ad avversare la mia

proposta, giacche anche per loro e ugualmente sacro il culto dei morti.
Ma vi ha qualche altra cosa da aggiungere noi siamo qui i rappre- :

sentanti della cittadinanza romana ora, sui sentimenti della mag-


;

gioranza sua non vi e dubbio possibile; i Romani sono nella loro

grande maggioranza cattolici. E


qui i radicali cominciarono a ne-
gare e a interrompere. Signori, continue 1'oratore, nessuno di noi
v' interrompe quando parlate mi pare che abbiamo diritto alia stessa
;

liberta di parola. Invocate sempre la liberta, ebbene lasciatela anche


a noi ;
la liberta non puo essere il monopolio di nessuno ;
cosi al-
meno 1'intendo io. I Romani professano dunque,
nella loro maggio-

ranza, la Religione cattolica, apostolica, romana, ed io non so in che


cosa noi offenderemmo i sentimenti loro. Del resto, nelle citta piu
important! d' Italia, a Milano, Torino, Napoli furono celebrate, per
cura dei Municipii, funebri onoranze; ed a nessuno venne in mente
che con cio si offendessero i sentimenti degl' Italiani. Anzi la se-
conda volta che cio si ripete, giacch& per Amba Alagi fu fatto il me-
desimo. E increscioso che Roma arrivi 1' ultima, e che non siasi gia
prima pensato a far questo. Qui non c'entra alcuna quistione poli-
tica, e sarebbe davvero tempo che, dietro il nome di Dio, non si
cercasse piu di mettere secondi fini che proprio non vi sono. L'avve-
nire e per chi crede in Dio, non per chi Io nega e i soldati che sono ;

morti cosi coraggiosamente laggiu, sono morti invocando il nome di


Dio. Leggete le loro lettere, o quelle dei loro compagni, e vedrete
che, in quasi tutte, si parla di Dio, e s'invoca sulP Italia e sui figli
suoi la protezione di Dio, del nostro Dio. Per conchiudere, io trovo
che la discussione possa restringersi a questi termini Voi dite che :

i sentimenti della maggioranza del Consiglio sarebbero feriti da que-


sta proposta; ebbene poniamola ai voti, e dal risultato della vota-
zione vedremo quale sia in proposito 1'animo del Consiglio. Dopo
queste nobili e schiette parole comincio la violenza. Dapprima il Sindaco
si rifiuto di far la votazione, anzi crede inconveniente il fame for-
362 CRONACA
male proposta. Ferrari, noto scultore del Giordano Bruno, user
II il

a dire che le parole del Soderini offendevano il sentimento d'lta-


liani. Ma che offesa !
quegli rispose, noi siamo italiani anche not
e piu di loro. Noi abbiamo
fatta 1' Italia, soggiunse il Ferrari.
L'avete fatta e ve la siete rimangiata, grido allora il Yespignani.
II Sindaco a far cessare. la lotta minaccid di sospendere la tornata e

il Soderini si riserbo di presentare formale proposta del funerale,

iscrivendola, come dicesi, all'ordine del giorno. Non facciamo altri


commenti ad una di queste luttuose scene che 1'anticristianesimo of-
ficiale del nostro secolo ha fruttato al mondo. In Roma poi, centro

del Cristianesimo, la cosa e stridente. E poi ci dissero che Roma di-


venterebbe Sede rispettala del Sommo Pontefice, e poi ci ripetono che
la conciliazione e possibile. Ah che non e la questione sola d'un
palmo va per la maggiore pote
di terra! In fatti, un' effemeride che

stampare in Roma che la proposta della Messa pe' defunti era uno
sfruttare i disastri nazionali, ed era la gran parola lanciata dal Fer-
rari in Campidoglio. Un altro foglio pure gridava: Chi vuole la Re-
ligione, se la paghi ; quasi che non ci fossero mille cose che pochi
vogliono e tutti pagano, p. es. la guerra d' Africa, vedere un Impe-
ratore, eccetera. E la Riforma finalmente: In Campidoglio si sono
udite le improntitudini dei Consiglieri clericali contro 1'unita ita-
liana. E 1'improntitudine fu la proposta d'un funerale. Dal che si
vede per la millesima volta che cosa intendano i liberali per patria.
4. II 10 aprile si celebro in S. Maria del Popolo il solenne fune-
rale del Principe diFarnese D. Agostino Chigi, giovane di 38 anni,
che andato volontariamente in Africa incontro la morte nella battaglia
di Abba Garima. In quella chiesa e la cappella gentilizia della eccel-
lentissima Casa Chigi. La chiesa era tutta da cima a fondo sontuosa-
mente parata a lutto. Nel centro, dall'alto della volta, sormontato da
una corona da Principe, scendeva un ricco padiglione che faceva da
baldacchino al catafalco circondato da innumerevoli ceri. Tutto attorno
al catafalcoerano disposte bellissime corone. La chiesa della Madonna
del Popolo del resto e acconcissima a queste lugubri cerimonie, es-
sendo ivi raccolte le piu belle tonibe del rinascimento, che vanti
Roma, tombe in cui gli estinti sono distesi sulla bara in pace, espri-
menti cosi il vero valore delle cose umane di fronte alia morte. II
tempio era affollatissimo per ogni ordine di persone, nobili, borghesi
e militari accorsi. Anche gli eminentissimi Macchi ed Hohenlohe assi-
stevano da un coretto. D. Agostino Chigi apparteneva a quei pochi
della nobilta romana che si sono piu o meno accostati alia Corte
del Quirinale. Quindi tra le corone nel suo funerale notavasi una
mandata dalla Regina. II giovane Principe pero era religioso, ed
GONTBMPORANEA 363
essendo a capo d'un istituto d'educazione aveva fatto quanto poteva
per conservare in esso come maestre le Suore, e queste stesse non
avevano che a lodarsi di lui. II Principe Agostino Chigi era nato ad
Ariccia il 29 luglio 1858, e come primogenito dovea ereditare 1'alta
carica di Maresciallo del Conclave, onde Papa Alessandro YII voile
decorata la sua famiglia. Di lui si diceva quello che e avvenuto a
D. Marcantonio Colonna, il quale si riaccosto al Yaticano: Lasciate
che passi qualche anno ancora e vedrete che riprendera le tradizioni
di casa sua. Ma la morte ha troncato la trama delle cose umane.
5. DECRETI DELLE CONGKREGAZIONI ROMANE. 1. Intorno alle pro-
cessioni del SS. Sacramento insieme colle imagini e reliquie di Santi.
Fu interrogata la Congregazione de' Riti se, fuori della festa del Corpus
Domini, sia lecito in onore di Maria Yergine e de' Santi recare in
processione il SS. Sacramento, e se all'istesso tempo potessero recarsi
nella stessa processione le imagini o reliquie de' Santi. E la Congre-

gazione, colla data del 31 gennaio del 1896, ha risposto di si alia


prima parte della dimanda (purch il tutto si faccia col consenso del
Yescovo) e di no alia seconda, cioe quanto al recare insieme col Sa-
cramento le imagini o reliquie di Santi (Acta S. Sedis, marzo 1896,
-- 2. Circa il canto di preghiere e d'inni in lingua volgare
p. 503).
durante la Messa. Da Ozieri, in Sardegna, fu proposto il dubbio, se
dai fedeli, durante la Messa, secondo un'antica usanza (da alcuni anni

perd interrotta) potessero cantarsi in lingua volgare preci ed inni in


onore de' Santi di cui celebrasi la festa. II Card. Aloisi-Masella, Pre-
fetto de' Sacri Riti, ha risposto
31 gennaio 1896: Affermativa-
cosi il

inente nelle Messe private (sempre col consenso vescovile), e negati-


vamente nelle Messe solenni ossia cantate, secondo 1'artic. 7 e '8
del regolamento della musica sacra, non ostante qualsiasi altro de-
creto precedente. (/w, p. 504). 3. Per la rinnovazione delle sta-
zioni delle Via crucis E no to come per mettere in una chiesa od
.

altro luogo pio le stazioni della Via crucis si richiedano alcune for-
malita, senza le quali ogni erezione e nulla, cioe la deputazione del :

sacerdote che deve erigere le dette stazioni, il consenso del Yescovo


o Prelato religioso e il consenso del Rettore delle chiese o luoghi pii,
e tutte queste cose per iscritto e non altrimenti, sotto pena di nullita.

Ora, & stato dimanda to alia Congregazione delle indulgenze E egli :

necessario tutto cio, quando le stazioni dovessero rinnovarsi, quale


ctte sia la ragione? II Card. Steinhuber, Prefetto della detta Congre-
gazione, ha risposto, I'll gennaio del 1896, non esser necessarie tutte
le menzionate formalita, bastando la benedizione d'un Sacerdote a cio

deputato, anche solo a viva voce, come si deduce dalle parole della
risposta (Anal, eccl., febr. 1896, p. 69). 4. Indulgenze a coloro che
364 GRONAGA
prendono promossi dalla
parte ai pellegrinaggi Gioventu cattoliea ita-
liana Sono queste contenute in un Breve del Papa, concesso il 23
.

marzo del 1896. Esse si ridueono a tre specie primo, indulgen/a ple- :

naria a chi confessato e comunicato preghera per 1'intenzione del Pon-


tefice nella chiesa che e scopo del pellegrinaggio secondo, due altre- ;

simili indulgenze plenarie tra 1'anno (nelle feste dell'esaltazione ed


invenzione della Croce) colle solite condizioni per coloro che reche-
ranno sotto le vesti nel petto la croce ricevuta officialmente ne' detti
pellegrinaggi terzo, indulgenza di duecento giorni a chi, recando la
;

detta croce, recitera contrito un Pater, Ave e Gloria (non piu d'una.
volta al giorno). 5. Elenco delle materie che studiansi nell'Univer-
sitd teologica di Padova. Ai nostri parlammo gia di questa Uni-
lettori

versita. Ora
piace pubblicare qui 1'elenco delle materie che sono*
ci

1'oggetto degli studii teologici, elenco determinate daU'eminentissimo


Card. Mazzella, Prefetto della Congregazione degli studii. Esso pud-
servir di norma a tutti i Seminarii e in generale per gli studii del
clero. Bichiamiamo 1' attenzione specialmente sui corsi dLell'Apolo-
getica sacra, dell' /storm eccksiastica e anche della Teologia pastorale,
10 studio delle quali e necessarissimo a' nostri tempi. In quell'uni-
versita dunque vi sono dieci cattedre di Teologia cosi distribute :

/. Studii biblici (Introduzione, Ermeneutica, Archeologia, Esegesi, Lingua


ebraica e greca); IL Teologia dommatica; III. Teologia morale; IV. Teo-
logia pastorale; V. Diritto canonico e matrimoniale ; VI. Sacri Riti;
VII. Sacra eloquenza; VIII. Storia ecclesiastica ; IX. Apologetica Sacra;
X. Spiegazione della Somma di S. Tommaso
(Anal, eccl., ivi, p. 72).
6. APPUNTI STORICI. 1. Principi in Vaticano. II 4 aprile il S. Pa-

dre riceve S. A. R. il Principe Enrico di Prussia accompagnato dalla


Principessa sua consorte, dal Ministro di Prussia presso la S. Sede
11 Conte Billow e da alcuni dell'Ambasciata. II giorno 7 il medesima

S. P. riceve S. A. Imperiale il Principe Eugenio Eomanowski Duca


di Leuchtemberg, accompagnato dal Ministro di Russia presso la Santa
Sede, il sig. Alessandro Iswolsky. 2. A
S. Croce in Gerusalemme*
II venerdi santo la basilica di S. Croce in Gerusalemme in Roma fu

scopo un numeroso pellegrinaggio per venerarvi il legno della


di
S. come commemorazione dell'ottavo centenario della
Croce, indetto
prima crociata. La processione di penitenza, ivi fatta la sera stessa r
fu numerosissima. Precede va il lungo corteo la Croce, portata dal
Principe Marcantonio Colonna, Duca di Marino, assistente al Soglio

Pontificio, presidente del Comitato per 1' YIII centenario della prima
crociata; intorno al presidente procedevano i componenti il comitato,
tutti portanti un cero. Seguivano poi numerosissirae le associazioni

cattoliche, rappresentate tutte da molti membri. Durante lo sfilare


della processione si udirono frequenti grida di Viva la Croce /Anche
CONTEMPORANEA 365
la Regina Margherita si trovd presente al passaggio della processione.

3. Te Deum in S. Pietro. Questo solenne Te Deum per 1'anniver-


sario della incoronazione del Papa, e che dovea can tarsi il giorno
stesso della notizia della disfatta di Abba Garima, per un delicate
sentirnento fu trasferito e cantato il 12 aprile. Esso fu cantato a voce
clipopolo e riusci assai solenne, assistendovi un circa ottomila per-
sone, non ostante un dirottissimo temporale che imperverso nelle ore
pomeridiane sulla citta.

II.

COSE ITALIANS
1. Combattimento a Mocram e a Tucruf contro i Dervisci una piccola :

vittoria seguita da una sconfitta. 2. Nomina d'un Commissario re-

gie per la Sicilia. 3. Convegno delPImperatore di Germania col Re

Umberto a Venezia. 4. Monumento al Duca di Galliera in Geneva.

5. Appunti storici.

1. Nonera ancora spenta 1' eco della battaglia di Adua contro


s'

gli Abissini, ed ecco ai primi d' aprile giunger notizie d' una nuova

battaglia, non contro gli Abissini, ma contro i nemici occidentali del-


1'
Eritrea, cioe i Dervisci; ma anche questa, tutto sommato, e stata
disgraziatamente perduta. Non sappiamo se ne saranno contenti i cosi
detti guerrafondai. Yogliono la guerra, e non sanno vincere. Narriamo
brevemente il fatto. Ogni mese giunge a Kassala e ne riparte una
grossa carovana pel rifornimento di viveri e munizioni. Or questa
volta, atteso il movimento dei Dervisci attornianti Kassala (altri ne-
mici che si sono creati i nostri padroni, togliendo loro quella citta)
era stato dato ordine al Colonnello Stevani di proteggere contro i
detti nemici 1' uscita della carovana. E il 2 aprile in fatti, occupate
le alture del monte Mocram da un battaglione d' indigeni, questi ven-
nero assaliti da circa cinquemila Dervisci, sotto il comando degli
Emiri Nurangara e Ahmed Fedil. Lo Stevani, conosciuto lo scontro,
usci subito all'aiuto del battaglione, e sorprese il nemico che aggre-

diva, mettendolo in fuga verso Tucruf, ne' suoi trinceramenti. Cosi la


carovana pote agevolinente proseguire la sua via. Nel combattimento
che durd quattro ore, cioe dalle 5 alle 9, le perdite dell' esercito co-
loniale furono di un centinaio tra morti e feriti, tutti indigeni, oltre
due ufficiali italiani, solamente feriti. E questo primo fatto d'arme fu
certamente favorevole al Colonnello italiano;
cosi quello del ma non
giorno seguente. giorno appresso, dunque, il 3 aprile (reso forse
II

troppo fiducioso dell' esito fortunato del di innanzi) egli voile tentare
1'offensiva. Usci to quindi lo Stevani nuovamente da Kassala, si diresse
contro le boscaglie e i trinceramenti de' Dervisci a Tucruf. E fu un
366 GRONAGA
solenne errore ; Dervisci, stando nel loro terreno e nelle
perche i

loro trincee, respinsero vittoriosamente le milizie del Colonnello ita-

liano, obbligandolo a ritornare a Kassala, dopo aver lasciato sul campo


una diecina di ufficiali italiani, tra morti e feriti, e circa trecento
Ascari. Nello scontro, il Colonnello italiano aveva ai suoi ordini 2500

fucili con quattro cannoni, e i Dervisci 5000 fucili e 600 cavalieri.


II Generale Baldissera, informato di questi fatti, richiamo subito la
colonna Stevani ad Agordat, a oltre 100 chilometri di qua da Kassala.
L'ordine repentino prova che il Generale in capo non era dell'avviso
di dover assaltare il nemico. G-li ufficiali italiani morti nel combat-
timento di Tucruf sono quattro Umb&rto Partini, romano Augusto
:
;

Benetti di Massa Giuseppe Stella di Triora (San Remo)


;
Gaetano di ;

Salvio di Maddaloni (Caserta). Pochi giorni dopo pero (ignorasi il


perche) i Dervisci abbandonarono spontaneamente quelle trincee, che
furono incendiate dagl' Italiani Ed ecco altre vittime sacrificate
non si sa a qual bene poiche Kassala e in una regione infelicissima,
;

circondata da deserti stenninati o da montagne aride e rocciose. A


meglio illustrare quel che diciamo, ricordiamo al lettore due cose :

primo, che Kassala fu occupata dal Baratieri, quando, ritornato alia


colonia dopo la vittoria dell'Arimondi ad Agordat, voile far qualche
cosa per offuscare la gloria del subalterno (Civ. Gait., fasc. 1060,
pag. 493) secondo, che essa costa all' Italia un milione e inezzo di
;

lire all' anno in tempo di pace.


2. Le cause, che produssero in Sicilia i moti d' insubordinazione
di due anni fa, sono rimaste, pur troppo, piu o meno, quali erano
allora. II Crispi, uomo che ama piuttosto fare sfoggio di se che' ri-
niediare coll'occulto e paziente studio ai mali, mando bene soldati a
domare col piombo le affamate popolazioni cacciando in galera i cosi
detti capi del movimento; ma la mala pianta degli abusi, delle in-

giustizie e delle camorre municipal! era rimasta come prima. Ora il


nuovo Capo del Governo, il March. Di Rudini, dopo aver ottenuto

dal Re 1'amnistia ai condannati, ha volto 1'animo a sradicare, quanto


e possibile, i detti
abusi, per mezzo d'una saggia amministrazione. E
siccome gran parte delle ingiustizie, onde si soffre in Sicilia, proviene
dalla scarsa informazione che si ha dal Governo centrale di Roma e
dalle lentezze secretariesche, egli ha ottenuto dal Re la nomina d'un
Commissario regio per tutta la Sicilia, per lo spazio di un anno,
affinche possa presiedere alle desiderate riforme. Tal Commissario sa-
rebbe una specie di Ministro di Stato, dipendente dal Ministro del-
1' interne a lui, in fatti, sono devolute tutte le attribuzioni de' varii
;

Ministri.A questa carica fu nominato il Conte Gio. Codronehi} nato


ad Imola nel 1841. Egli e stato gia Prefetto di Napoli e di Milano,
ed e Senatore del regno. La nomina del Codronchi a Commissario
CONTEMPORANEA 367
civile e a Ministro segretario di Stato senza portafoglio e del 5 aprile.
Eccetto gli avversarii del presente Ministero, tutti, generalmente, lo-
dano, come saggio, 1'atto del Governo, e certo esso e qualche cosa
di meglio, a sanare la piaga, di quello che fosse lo sfarzo teatrale
dello stato d'assedio, le palle di piombo e le pistole de' carabinieri.

Eppure, a sentire gli amici del Crispi, pare che la nomina del Com-
missario civile in Sicilia sia, ne piu ne meno, che scindere la Sicilia
dall' Italia e il divenire dell'isola una nuova Irlanda. La sede del
Commissario e a Palermo. L'articolo 4 del regio decreto dara ai let-
tori una qualche idea dell'opera salutare che intraprendera il Com-

missario. Esso e di questo tenore.


Art. 4. E data facolta al regio Commissario di ordinare ispezioni in
tutti gli uffici amministrativi e politici
delle dette province. Egli prov-
vedera a una revisione straurdinaria dei bilanci provincial! e comunali,
affinche le spese tutte, comprese le obbligatorie, siano proporzionate alle
forze contributive delle province e dei comuni. Dovra. inoltre, a fine di
assicurare un'equa ripartizione dei tributi locali, rivedere i
regolamenti
provincial! relativi ai tributi stessi di tariffs dei dazi addizionali e comunali
e i ruoli delle imposte comunali. La revisione dei bilanci, delle tariffe e
dei regolamenti suddetti e la compilazione dei ruoli potranno essere affidate
a commission! speciali, scelte nei modi che il R. Commissario stimerk piu
opportuni, secondo le varie esigenze locali. Le decision! di tali commission!
earanno definitive.
3. II giro attorno alle costiere d'ltalia, fatto dall'Imperatore e dal-
1'Imperatrice di Germania suWBbhemxdUern, come gia dicemmo, ebbe
termine a Yenezia, la quale per un paio di giorni fe' le veci di ca-
pitale del regno, essendo ivi convenuto il Re Umberto e la Regina Mar-
gherita ad accogliere i Sovrani di Germania. Una vaga voce s'era sparsa
che il convegno si farebbe a Roma; ma non fu vero. Roma e citta
assai incommoda a tali cerimonie. L'Imperatore qui avrebbe dovuto vi-
sitare il Papa, e per visitare il Papa gli faceva
d'uopo uscire dalla Corte
del Re, andare al palazzo del suo Ambasciatore (che e quasi tornare
al suo paese), ivi spogliarsi e rivestirsi e, cambiato di tutto punto, muo-
vere al Yaticano su una carrozza fatta venir dal suo paese. Tutto cid,
a dir vero, non pud garbare a tutti. Quindi pel convegno si scelse Ye-
nezia, gia capitale augusta della gloriosa Repubblica veneta. II Re e la
Regina giunsero il 10 aprile ed i Sovrani di Germania approdarono il
;

giorno appresso, ricevuti a gala dal Re, dalla Regina, dal Principe
di Napoli e da una folia immensa accorsa ad uno
spettacolo sempre
bello e divertente. II convegno duro un giorno e mezzo, ossia dal po-
meriggio dell' 11 fino al 12 a sera, che fu domenica; poiche la mat-
tina del 13 Guglielmo di Germania prese la via di
Yienna, per visi-
tare I'lmperator d'Austria Francesco II. Quanto al significato di
questo
convegno de' due Sovrani a Yenezia, eccetto che si voglia congettu-
368 CRONAGA
rare da semplici probabilita, non si pud nulla consegnare alia storia.
Al pranzo di gala, la sera del 12, mancarono anche i brindisi, soliti
a farsi tra Sovrani. Ma dope la recente sconfitta dell'esercito italiano
in Africa che dire, se non rievocare tristi memorie ? Un significato

pero sembra certo da parte dell'Imperatore, 1'assicurare 1'Italia legale


della sua protezione anche dopo la patita disdetta africana. Quanto a
cio che riguarda la triplice alleanza, probabilmente G-uglielmo, o meglio
i suoi Ministri, avranno preso nota di quello che avranno veduto e

udito, per farsene pro a suo tempo. Due cose pero non sonp da tra-
sandare. Primo, che col Re Umberto eranvi tre Ministri italiani il :

Di Rudini, il Caetani e il Brin e con loro I'Ambasciatore italiano a


Berlino; con Guglielino v'erano il suo Ambasciatore a Vienna e quello
di Roma. Secondo, che durante il colloquio di Yenezia il gran Can-
cellieredeH'impero germanico, Principe Hohenlohe, era a Parigi,
il

e che parti subito per Yienna, ove fu presente all'altro convegno


del suo Imperatore con Francesco II.
4. giorno 12 aprile, la citta di Genova assisteva riconoscente
II

allo scoprirsi del monumento ch'ella aveva innalzato al suo insigne


concittadino e benefattore, RaffaeleDe Ferrari, Duca di Galliera. E ben
lo meritava; che la munificenza del Duca di Galliera verso la sua
citta nativa fu piu che regale, avendo egli dato venti milioni di lire
per 1'
ampliamento del porto, avendo fatto costruire case per gli
operai, tre ospedali magnifici con ricche dotazioni, e avendo regalato
alia citta due pinacoteche e fatti altri insigni benefici. E siccome la

piu insigne delle beneficenze fu 1' ingrandimento del porto, appunto


su d'un altura che guarda il porto rinnovato fu posto il monumento.
Esso, per espressa volonta della Duchessa, dovette esser simbolico.
L'artista n'e stato il Senator Monteverde e il gruppo allegorico e stato
fuso qui in Roma nello stabilimento Nelli all'Ospizio di S. Michele.
E un gruppo colossale di cinque metri d'altezza composto di tre fi-

gure distinte, rappresentanti la Munifieenza, il Genio della naviga-


.gazione edil Commercio. La Munificenza, personificata in una gagliarda

matrona, sostiene con la sinistra una patera ricolma di monete, posa


la destra sulla spalla del Genio, vivace giovinetto alato che segna al

Commercio, chino ai piedi della Munificenza, la via del mare. Nella


parte anteriore del monumento e un medaglione colla figura del Duca
di Galliera negli specchi di levante e di ponente leggonsi queste due
;

iscrizioni, dettate da Anton Giulio Barrili. Ecco la prima Al Citta :

dino insigne Che il


porto di nuove, utili membra dotato Crebbe con
le opere ardite sui ftutti La sua Genova Consacra il ricordo so-
l-enne Per che pari alia fama del benefizio Resti memoria tra gli
uomini Della riconoscenza materna MDCCCXCVL La seconda e
di questo tenore : Al mare amico Onde il
patrio commercio ebbe vita
CONTEMPORANEA 369
e fortuna Intese eon sollecito cuore La vasta vmnificenza
Di Raff'aele De Ferrari Duca di Galliera Prineijje di Lucedio

Ascoltando il genio felice Superundo i celebri esempi degli avi.


Raffaele De Ferrari nacque a Geneva il 6 luglio 1803, e nel 1828

sppso la Marchesa Maria Brignole Sale. Nel 1838 compro da Oscar,


Re di Svezia e Norvegia, tutti i fondi che costituiscono il Ducato di
Galliera nel Bolognese donde ebbe il titolo di Duca, e nel 1875 Vittorio
Emanuele gli confer! il titolo di Principe di Lucedio.
APPUNTI
5. STORICI. 1. Morte cristiana del prof. Semmola. II
Seinmola, uno de' piu rinomati medici che vanti 1' Italia, prima
deputato e quindi senatore del regno d'ltalia, e morto in Napoli,
confortato da tutti i Sacramenti della Chiesa. E questi furono da
lui ricevuti con lucidita di mente, con quella fede che succhio col
latte materno, e con quella piena coscienza di se, onde pote adem-
piere a tutte le prescrizioni della Chiesa, ritrattando qualsiasi er-
rore e pubblica colpa commessa, specialmente per 1'ufficio di de-

putato e senatore. 2. Uno scandalo ed un buon esempio. E nota


oramai a tutti la scomunica inflitta dal S. Offizio contro il Sac. Mi-
raglia. Non ha guari, Piacenza dovette assistere ad un altro scandalo,
essendosi celebrati onori funebri nella cosi detta cappella del Mira-
glia alia salma del giovane Emilio Ghittoni, alia qual cerimonia pre-
ae ro parte un migliaio di persone. Un tal sacerdote, Francesco Ne-
groni, che s'era dichiarato indipendente dal suo Yescovo di Lodi, uf-
ficiava in cotta col Miraglia. II Circolo Savonarola recava il gonfalone
colle parole :
Amore, Lavoro, Armonia. Predichiamo Gesu Crocifisso.
Ora il Cittadino di Lodi ci da la lieta notizia del ravvedimento del
sacerdote Negroni. Speriamo che il maestro segua 1'esempio del di-
scepolo, il quale ha scritto quanto segue :

II sottoscritto, riflettendo allo scandalo dato


pubblicamente col procla-
marsi indipendente dal legittimo suo Vescovo e coll'assistere col sacerdote
Paolo Miraglia ad un funerale in Piacenza, pentito, liberamente dichiara
che da ora innanzi adempira le promesse fatte nella S. Ordinazione di ri-
verenza e di obbedienza al proprio Vescovo e non avra piu relazione di
aorta col sacerdote Paolo Miraglia, ne coi di lui aderenti e procurera col-
1'aiuto di Dio di edificare i fedeli come si conviene a Sacerdote, memore
di sua vocazione santa. Questa mia dichiarazione sia pur fatta pubblicare
dalla Curia vescovile e valga pure come ringraziamento a tanti attestati
di fraterna carita ricevuti in questi giorni da' miei confratelli Sacerdoti che

scongiuro mi raccomandino al Signore. Lodi, 9 aprile 1896. fir. Sacer-


dote FRANCESCO MARIA NEGRONI.

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1101. 21 25 aprile 1896.


370 CRONACA

III.

COSE STRANIERE
FRANC IA (Nostra Corrispondenza). 1. La Francia, 1'Inghilterra e la Ger-
mania; rinunzia del sig. Berthelot. 2. La tassa sulla rendita, 1'agri-

coltura e la quistione sociale. 3. II conflitto del poteri, la Camera,

il Ministero e il Presidente contro il Senate. 4. II XIV centenario

del Battesimo di Clodoveo.

1. Un uomo di Stato disse gia dopo il 1871: Non c'e piu Eu-
ropa. > Ma gli avvenimenti che poscia accaddero gli hanno dato la piu
solenne disdetta. Parecchi degli Stati principali si collegarono per
un'azione comune, che fu appro vata pressoche dall'Europa intera. II
sentimento della solidarieta, dei comuni interessi da tutelare, sopra-
visse a tutti gli urti, e riuni i nemici d'ima volta nello stesso

gruppo, al medesimo intento di operare di comune accordo. Inoltre la


causa dell'Europa e siffattamente comune, che gli avvenimenti nelle
altre parti del mondo recano sempre eguale effetto su tutti gli Stati

Europei. Chi avrebbe mai creduto che un paese qual e 1'Abissinia po-
tesse mettere in moto 1'Europa intera? La mala ventura degl'Italiani
in Abissinia, le e cagione d'interiori difficolta; in Francia si crede
ad una rottura della triplice alleanza 1'imperatore Gruglielmo si fa
:

sollecito di mandare in dileguo, col suo contegno risoluto, qualsiasi


speranza di avvisa di potersi giovare del mo-
tal fatta: 1'Inghilterra

mento per ispingere sue milizie nell'Egitto verso il mezzodi al ri-


le

conquisto delle terre perdu te in passato, ed infrenare Madisti e Der-


visci, i quali sono ad un tempo nemici pericolosi per gl'Italiani, per
gli Abissini, e pei cristiani in generale. Si sarebbe potuto credere ad
un accordo fra le tre Potenze contro il comune nemico; la Francia
non avrebbe mai pensato ad osteggiare gl'indiretti sussidii dati al-
1'Italia dall'Inghilterra ;
ma 1'Inghilterra si e fitto in capo di far pa-
gare la spedizione di Dongola dall'erario egiziano sindacato dalla Com-
missione del debito, la cui porzione maggiore e in mano di creditor!
francesi. La Francia dunque ha fatto le sue proteste contro siffatta
uso del denaro egiziano, e la Russia ha seguito il suo esempio; ma
le Potenze della Triplice hanno dato ragione all' Inghilterra. La
pro testa delle due Potenze amiche non avra dunque conseguenze im-

mediate, perche neppure la Francia ebbe mai in pensiero di contrap-


porsi a viva forza all'Inghil terra. Noi portiamo adesso .la pena del-
1'errore commesso nel 1882, quando, atteso la discordia dei partiti,
non ci potemmo risolvere di prender parte alia occupazione dell'Egitto.
L'odierna impresa delPInghilterra contro Dongola, eccetera, torneraforse

giovevole all'Egitto ad ogni modo la spedizione accresce la potenza


;
CONTEMPORANEA 371

dell'Inghilterra in Egitto e intende a prolungare la sua occupazione,


-centre cui la Francia ha protestato sempre. Di tal guisa essa tiene
in serbo i suoi diritti per fino a quel giorno che sara dato di farli
valere in piu efficace maniera. Molto assennatamente il Gaulois dice a
II vizio radicale della nostra diplomazia, in que-
-questo proposito :

st'ora, e il tener di mira due scopi che non si possono conciliare, ten-
tennando fra 1'uno e 1'altro ;
noi vogliamo rivendicare PAlsazia-Lorena,
e vogliamo porre un termine alia occupazione dell 'Egitto da parte del-

l'Inghilterra : troviamo fra due scogli, non risolvendoci a sce-


cosi ci

gliere fra queste due politiche. Teniarno di mira un solo nemico,


scegliendolo bene, e conserviamo religiosamente la nostra grande arnica,
la Russia. Sono parole d'oro. Le persone assennate in Francia sono
tutte del medesimo avviso, ma tutte sono altresi predominate dall'av-
versione a qualsiasi atto che anche da lungi potesse aver 1'aria di una
rinunzia all'Alsazia-Lorena. Ora qualsivoglia accordo colla Germania,
secondoche si reputa dai piu, involge seco una tacita rinunzia; e
non c'e chi voglia rischiare di pigliarsi la taccia di traditore per aver
consentito ad un
accordo, sia pure coi piu leali intendimenti. Allorche
1'imperatore GKiglielmo mandd quel celebre telegramma al presidente
Kriiger, 1'occasione porgevasi propizia il Transvaal era una Repub-
:

Wica che difendeva da un'abbominevole aggressione; sarebbe stato


si

cosa naturalissima che la Francia repubblicana affermasse del pari con


un atto palese la sua simpatia verso quella piccola Repubblica. Ma il

Governo schieravasi per cosi dire dalla parte dell'Inghilterra, conchiu-


dendo la convenzione che a questa da la parte del leone nel Siam.
II prestigio dell'Inghilterra si scrolld di dosso quel colpo, ed oggi ci

rimerita coll'abbarbicarsi vieppiu nell 'Egitto, senza badare alle nostre

proteste. Ma certamente essa avrebbe riflettuto due volte prima di con-


dursi cosi, se la Germania si fosse associata alia pro testa della Francia
e della Russia. In questa occasione siam venuti a conoscere che 1'al-
leanza della Russia, per quanto sia preziosa, non e bastevole a far
ricuperare alia Francia la sua condizione in Egitto e nel Mediterraneo.
Altri appoggi ne farebbero d'uopo, forse il concorso operoso delle altre
Potenze rnediterranee il quale potra per avventura conseguirsi me-
;

diante alcuni compensi che farebbero diventare il Mediterraneo do-


minio delle Potenze latine guidate dalla Francia. In quanto al riac-
quisto dell'Alsazia-Lorena, non c'e finora nessuna Potenza, ne manco
la Russia, che ci lasci sperare il suo concorso. Farebbe mestieri d'un
altro aggruppamento delle Potenze, di un complesso di circostanze

propizie, perche le cose andassero altramente. Ma per ora nulla di


somigliante si prevede.
La logica della condizione presente ci obbliga pertanto a scegliere
fra 1'Egitto e 1'Alsazia-Lorena, di cercare di sciogliere una di queste
372 GRONAGA
due quistioni nazionali, riserbando 1'altra pel future. Bisogna imparare
dai nemici Bismarck va debitore de' suoi straordinarii success! in gran
:

parte alia sua accortezza nell' accingersi unicamente a risolvere una


questione sola. Ma in qualsiasi stadio della quistione, massimo interesse
della Francia sarebbe quello di favorire in tutti i modi possibili lo
estendersi del Cristianesimo nell'Africa, ed in peculiar maniera il ri-
torno del re Menelik e dell'Abissinia alia cattolica unita. La prote-
stante Inghilterranon si adopera in veruna guisa a pro del cattoli-
cismo ;
ma
dacche essa occupa 1'Egitto, la Chiesa cattolica vi risorge
e progredisce ne e prova il ritorno de' Copti. La mala riescita della
:

nostra politica in Egitto e stata cagione della rinunzia del sig. Ber-
thelot all' uffizio di ministro degli affari esteri, il 27 marzo teste pas-
sato. II Berthelot, in fin de' conti, e la vittima, il capro espiatorio,

perche tutti gli atti rilevanti della politica estera furono deliberati
dal Consiglio de' ministri. L' intero Gabinetto e dunque responsabile,
ma se la cava gittando a mare il Berthelot. Intanto, ai 2 del cor-
rente aprile, la Camera gli concesse un voto di fiducia, dopoche il
sig. Bourgeois, che assunse gia il ministero degli affari esteri, ebbe
letto una dichiarazione che diceva in sentenza cosi La condizione
:

dell' Inghilterra in Egitto e una condizione di fatto. L'Egitto forma


parte integrante dell' Impero ottomano, giusta la garanzia dell 'art. 7
del trattato di Parigi. D' allora in poi tutte le dispute riguardanti

questo Impero e 1' Egitto sono dispute internazionali. L' intervento


dell' Inghilterra nel 1882 non essendo ratificato ne dalle potenze ne
dal Sultano, fu cagione di un disagio, ond' e afflitta 1' Europa intera.
La spedizione di Dongola ripete questo incidente ed i suoi spiacevoli
effetti. II Governo francese pro testa che la Cassa di riserva del de-

bito egiziano & proprieta comune di tutti i creditori dell' Egitto, e


che e necessario sia unanime la Commissione per dare facolta di
levarne danaro. II suo Commissario si e ritirato col Commissario della
Russia. Cosi la quistione e riserbata ad ulteriore disamina da parte
delle potenze. La spedizione di Dongola crea un pericolo per tutti gli
stabilimenti europei dell' Africa, inasprendo il fanatismo dei Madisti.
Essa intende a modificare il carattere provvisorio della occupazione
inglese. Gl' impegni iteratamente presi dall' Inghilterra di ritrarsi
dall' Egitto non possono differirsi sine die. La spedizione sarebbe un

pretesto a rendere perpetua e piu said a la occupazione inglese. In


questa condizione di cose il Governo della Repubblica correva debito
di non lasciare che la prescrizione si compisse. Pud star sicura la
Camera che esso non venne meno a questo suo dovere. II Governo
russo, col quale non fu mai piu stretto e piu cordiale 1' accordo (qui
scoppiano applausi furibondi specialmente dall' estrema sinistra, cui
sta a cuore di provare che il suo regno non ha rotto le alleanze) .
,
GONTEMPORANEA 373
udire lo stesso linguaggio, e continue con noi, per le medesime
vie, a tutelare la medesima causa. Sta benissimo il future e te- ;

nuto in serbo, benche, per adesso, non abbiasi speranza alcuna di far
sgomberare 1'Inghilterra.
2. Dopo cinque giorni di appassionato discussioni, nella tornata

de' 26 di marzo, che duro per otto ore e mezzo, la Camera approvd
una deliberazione favorevole alia tassa sulla rendita, ma pero riser-
bando la principale quistione, come cioe si avesse a ripartire quella
tassa. La Commissione deve mettersi d' accordo col Governo per deci-
dere se debbasi obbligare i contribuenti a denunziare le proprie ren-
dite, ovvero se saranno tassate d'ufficio. Dunque nulla e fatto ancora,
poiche fu scelto il detto ordine del giorno per non potersi mettere
d'accordo Governo e Camera su questo punto capitale. La tassa pro-
gressiva di certo sulla rendita e dunque tuttora assai lontana. L' ar-
gomento precipuo del sig. Jaures, caporione de' socialisti, e stato

questo che
: in 32,000 casi sopra 36,000 la tassa personale-mobiliare,
con la tassa delle porte e finestre, non e altro che una tassa mascherata
sulla rendita, che la deve sostituire. II sig. Leone Say paventa un
altro argomento del sig. Jaures : i socialisti vogliono che il contri-
butore sia messo a fronte a fronte dello Stato, gli apra il suo scrigno
ed il suo cuore. La funesta mania dell' accentramento sara cosi
maggiormente rafforzata. II sig. Meline pose in riHevo che la tassa

progressiva di ente sulla rendita fara di venire ancor piu gravi le


condizioni presenti dell' agricoltura, la quale a quest' ora paga di

tasse il 30 per cento della sua produzione, laddove 1' industria ed


il commercio pagano solo 1' 11 per cento sui loro proventi.
II sig. Doumer, ministro per le finanze, ha fornito una statistica

interessante secondo il suo disegno, la tassa sulla rendita aumentera


:

la quota parte di Parigi di 40 milioni (dovendo la tassa produrre in

complesso 150 o 160 milioni altri dieci dipartimenti, ove sono grandi
;

citta, avranno del pari un aumento di gravame, ma tutti gli altri

dipartimenti ne saranno disgravati p. es. 1'Ain del 26 per cento, le


;

Alte Alpi del 51, le Basse Alpi dell'82, 1'Aveyron del 46, il Cantal
del 37, la Correze del 45, la Charente del 35, le Coste del Nord del 45,
la Creuse del 53 per cento. In un Comune del dipartimento del-
1'Aisne sopra 102 persone che pagano la tassa personale-mobiliare e
delle porte e finestre, soltanto 15 pagheranno la tassa sulla rendita,
tutte le altre ne saranno esenti ;
nella Bordogna sopra 127 contri-
butori di un Comune,
tal rimarranno 5 per la tassa sulla
soltanto
rendita ;
in un Comune del Tarn e Garonna, ne restano 2 sopra 118,
e via diccndo. Dunque v'erano ragioni gravi che peroravano pel dise-
gno ministeriale, se fosse possibile trovare un modo di ripartizione
equa, e specialmente per nulla inquisitoria, della tassa sulla rendita ;
374 CRONACA
perche in Francia si ha la massima avversione a veder sciorinare in
pubblico la propria condizione patrimoniale tanto piu che i socia- :

list! proclamano alto la loro intenzione di giovarsi della tassa pro-

gressiva per agguagliare fra loro


patrimonii i i ricchi.
;
cioe saccheggiare
La lista dei tassati guiderebbe la lista di proscrizione, e realmente ha

fatto vedere che specialmente i


grossi patrimonii sono quelli che si

sottraggono alia tassa sulla rendita. II disgravio dell'agricoltura e di


somma necessita, se vuolsi cessare 1'
impoverimento delle nostre cam-
pagne, cui abitatori vanno emigrando sempre piu verso le maggiori
i

citta, ove si accunmla la ricchezza del paese. Sugli 817 milioni di


tasse di registro (sulle compere e sulle successioni ereditarie) riscosse
in Francia, ben 306 milioni furono somministrati dal dipartimento
della Senna, che per tale maniera rappresenta piu della terza parte
della ricchezza della Francia, benche poi non contenga in se neppure
la decima parte della sua popolazione. II patrimonio dell' intera Fran-
cia si e stimato dai 200 a 220 miliardi: ora, nel 1895 la borsa di
Parigi ha raggiunto in contratti i 131 miliardi Aggiungendovi poi !

quelli delle altre borse, come anche il movimento d'affari delle ban-
che e del commercio, si ascendera certamente all'enorme somma di 400
miliardi, se non anche di piu. Da che torna chiaro che la borsa, la banca
ed il commercio fanno trapassare in altre mani due volte tutti gli
anni il patrimonio del paese Si notera soprattutto 1'onnipotenza del
!

capitale, dei mobili, rappresenta ti dalla borsa e dalla banca,


valori

appetto dell'agricoltura, della possidenza fondiaria, e del traffico delle


merci. La nostra produzione agricola e industriale non arriva ai 20
miliardi 1'anno, poiche la rendita di tutti i Francesi non e riputata
maggiore di questa somma. L'agricoltura non pud schermirsi da questa
onnipotenza del capitale mobile. Oberata di tasse e di balzelli, i fondi
indispensabili a migliorare la sua coltura le vengono sottratti di mano
in mano che si vengono formando, per andare ad accrescere vigore
al capitale mobile. E sui 20 miliardi di rendita ne paghiamo piu di
4 in balzelli allo Stato ed ai Oomuni, val dire sopra un quinto. Un
alto impiegato a Parigi, che ha 20,000 franchi tra stipendio e rendita,
il sig. Baurin-Gressier, ha messo in sodo che il 23 o 25 per cento
delle sue spese e assorbito dalle tasse. Egli ha ripartito tutte le sue

spese in 120 categorie per in grado di precisare la porzione


essere
che si piglia il fisco in ogni cosa comperata, in ogni spesa fatta da
lui. Altrieconomisti sono pervenuti allo stesso risultamento niet- :

tendo a parallelo la produzione agricola e industriale della Francia


con le tasse e coi balzelli hanno riscontrato che la porzione dello Stato
e dei Comuni un quarto della somma della rendita
era prossima ad
della nazione questa porzione va crescendo tuttavia E poi si
;
e !

fanno gli stupori che tanti e tanti si gettino sopra le casse pubbliche
CONTEMPORANEA 375
e che i socialist! bramino di farvi entrare tutt' intera la rendita del

paese per poterla saccheggiare a lor talento? La quistione sociale, il


socialismo si assommano, pel rispetto materiale, nell' assorbimento
del patrimonio pubblico da parte dello Stato, della borsa e dell'alta
banca.
3. Non giova dissimularselo, siamo in una condizione abbastanza

rivoluzionaria la quale sempre prende le mosse dagli affari di aggio-

taggio e di corruzione. Uno dei piu lerci affari di cotal genere fu la


formazione della Societa delle ferrovie meridional!, fatta dal troppo
celebre barone Keinach, coadiuvato da molti uomini politici, quali
il Rouvier, Giulio Roche, Alberto Grevy, da venti a trenta insieme.

L'azione giudiziale contro gl' imprenditori dei lavori, Felice Martin,


Robin ed altri, dovea di necessita far capo ad una assohizione, es-
sendosi ben guardati i
giudici istruttori dalPestendere le loro in-

quisizioni sui veri colpevoli, che istituirono 1'impresa. Un'altra in-


chiesta sui fatti e sulle geste del Reinach e socii si faceva inevi-
ne fu incaricato il giudice sig. Rempler. Se non
tabile :
che, d'un
subito, il ministro per la giustizia sig..Ricard, conculcando ogni norma
ed ogni legge, sostitui al sig. Rempler un altro giudice, che fu il

sig.Poittevin. II senate senti sdegno di questo abuso di autorita, di

questa ingerenza arbitraria del Governo nelle cose della Giustizia,


e I'll febbraio, dopo una discussione a fondo, come si dice adesso,
decreto con 261 voti, contro 62 oppositori, un biasimo al Governo. II
Ministero fu pronto a dichiarare che un voto di sfiducia del Senato
non contava nulla, e ch'egli non avea ragione alcuna di ritrarsi.
Eppure 1'articolo 6 della Costituzione dei 25 febbraio 1875 dice chia-
ramente : I ministri sono responsabili in solido innanzi alle Camere
della politica generale del Governo, e individualmente ciascuno dei
proprii atti. E fuori di quistione che il TO to del Senato deve avere
lo stesso effetto di un voto della Camera. Questa aveva dato un voto
di fiducia al Ministero trattandosi dellamedesima quistione. II voto
del Senato valse a scatenare le furie dei radicali e dei socialisti. II

viaggio del Presidente della Repubblica dai 28 di febbraio a' 9 di


marzo, a Lione, Aries, Nizza, Tarascona, Marsiglia porsero loro molte
occasioni a manifestare ostilita piazzaiuole contro il Senato. Da per

tutto, persino nei palazzi municipal!, il Presidente fu accolto dalle


grida di abbasso il Senato, viva il Ministero E le autorita lascia-
!

rono correre a tal segno, che vengono accusate di complicita nella


faccenda. A Marsiglia, il prefetto sig. Detfes, asseverava al sig. Fe-
lice Faure : La nostra devozione
e tutta per coloro che si felice-
mente sceglieste per affldar loro la direzione della cosa pubblica. >
E necessario ammettere che il Presidente abbia tollerato queste ma-
nifestazioni incostituzionali, perche le approvava. Ad ogni modo, e
376 GRONACA
molto grave che in questa dissensione fra il Senate e la Camera il

Presidente si sia rnesso dalla parte di questa, anziche obbligare il

Ministero a ricondurre il buon accordo fra le due Camere. Questa


dissensione fu aggravata, a proposito delle faccende dell' Egitto. II
31 marzo il Bourgeois, che aveva di poc'anzi assunto il porta-
sig.

fogli degli affari esteri, dichiarava al Senato che, di fronte all'estero,


gli faceva mestieri f'appoggio di entrambe le Camere, per avere e il
prestigio e 1'autorita necessarii all'uopo. II Senato rinunzio dunque
a discutere una interpellanza sull' Egitto, per non indebolire il Mi-
nistero di fronte all'estero. Le
gazzette ministerial! furono sollecite
d' interpretare questa deliberazione, dettata dal patriottismo, quale un
voto di fiducia, un'adesione cioe alia politica del Ministero, sorretto dai
socialisti e dai radicali. Laonde il Senato ripropose le sue interpellanze
add! 3 aprile (venerdi santo), per infliggere un biasirao al Ministero.
Ma questo, facendo destramente valere 1'accordo con la Russia, che
aveva protestato anch'essa contro 1' impiego dei fondi della Cassa del
Debito egiziano nella spedizione di Dongola, fin dal giorno innanzi
si era procacciato dalla Camera ^un voto di fiducia. Dopo il voto del

Senato, giovandosi i Ministri del precedente creato dall' affare Rem-


pler, furono concordi nell'asserire che il voto di fiducia della Ca-
mera non consentiva loro di ritrarsi a fronte della manifestazione
ostile del Senato. II sig.Bourgeois ebbe incarico di recare questa de-
liberazione del Ministero al sig. Felice Faure e di rimettersi al suo

beneplacito. II Presidente di bel nuovo si schiero subito dal lato del


Ministero. Non e d'uopo dirvi che tra il pubblico questo contegno fu
rnolto commentate. Si dice perfino che il sig. Felice Faure non osa
di licenziare un Ministero sorretto dai radicali e dai socialisti, perche

questi lo minacciano di scandalose rivelazioni, che lo sforzerebbero a

seguire 1'esempio del Casimir-Perier.


Lo stato delle cose viene peggiorando ancora per un'altra guisa.
Nella tornata del 2 d' aprile, la Camera, dato il voto di fiducia al
Ministero, si prorogo al 19 maggio, senza attendere che il Senato
avesse manifestato il suo sentimento in riguardo al credito pel Ma-
dagascar, che la Camera avea teste deliberate in 13,350,000 franchi.
A mente sua, doveva il Senato spicciarsi a sanzionare questo credito ;

ma il Senato nol fece e soltanto si prorogo al 23 d'aprile. Sara dunque

costretto il Presidente a convocare per cotal giorno la Camera... Con-


viene rammentarsi che il Senato non pud essere disciolto, dovecche poi

e necessario il consentimento del Senato se il Presidente della Re-


pubblica vuol disciogliere la Camera. Per tal modo si vede la inver-
sione delle due parti una v' e che dice, siamo in una condizione
:

anormale per non dire rivoluzionaria, e non se ne puo prevedere


1'esito. Ad ogni modo, questo confiitto delle podesta non puo non
CONTEMPORANEA 377
recare spiacevoli difficolta nell'ardiia condizione presente, crollando
la fiducia nella saldezza delle nostre istituzioni *. I socialist! e radicali
non rinunziarono mai alia revisione della costituzione. Durante il

1' hanno domandata pa-


viaggio del Presidente della Eepubblica, essi
recchie volte. Camera, Ministero e Presidente stanno contro il Senate,
che potrebbe bensi soccombere in questa lotta disuguale, ma del pari con
esso lui le nostre istituzioni soccomberanno, saranno scosse e portate via.
L'Eminentissimo Cardinale Langenieux, arcivescovo di Reims,
4.

convoca la Francia tutta e i contermini paesi alle feste ed ai pelle-


grinaggi ordinati da Pasqua al mese
di ottobre a Reims, per la cele-

brazione del centenario XIY del battesimo di Clodoveo. (Hi e certo


che non v'ebbe mai un centenario piu opportune di questo. II batte-
simo di Clodoveo non e soltanto il primo impulso dato alia costitu-
zione del reame della Francia cristiana, ma si ancora dell'ordinamento
di qua dalle Alpi. Dalla regalita
politico fondato sul cristianesimo
di Clodoveo discesero il regno di Francia, 1'impero romano e tedesco
ed altri Stati cristiani, che fortemente reagirono sull' Italia, come
pure sui paesi del settentrione, porgendo aiuto a stabilirvi il cristia-
nesimo. A' di nostri, diceva un giornale straniero (la Volkszeitung di
Colonia) ben ci vorrebbe un novello Clodoveo per ristaurare 1'ordina-
men to cristiano, non pure in Francia, ma un po' per tutta Europa.
Non v'ha dubbio che, quando fosse ridivenuta cristiana la Francia
nelle sue istituzioni pubbliche, ritemprerebbe le proprie forze e por-
terebbe la piu salutevole influenza sul rimanente della Europa la ;

qual cosa non tornerebbe mai nocevole alia sua posizioue politica.
Essa piglierebbe, a cosi dire, la direzione di quel movimento catto-
lico che gia si va manifestando in tutti i paesi. Tutti i cattolici, per-

tanto, andranno lieti delle grandi solennita religiose di Reims. Ma


il presente nostro Governo non sembra guari di questo parere. Per
una decisione del Consiglio dei Ministri, il sig. Combes ministro pel
culti e per la pubblica istruzione rese noto a sua Eminenza il Car-
dinale Arcivescovo di Reims che la pubblicazione delle Lettere Apo-
stoliche concernenti il detto Centenario, come altresi la radunanza
dei Yescovi della Francia il giorno 13 ottobre p. v. erano contrarie
,

agli articoli organic! famosi, e specialmente all'articolo X, che il Go-


verno era deliberate a far rispettare. II Cardinale Langenieux rispose
che non erano punto applicabili a queste mani-
gli articoli organici
festazioni religiose, e che, d'altra parte,non avevano forza di legge,
come quelli che non furono mai riconosciuti dal Sommo Pontefice.
II Governo ora ha deliberate di aspettare gli avvenimenti. II sig. Lam-

belin, consigliere municipale di Parigi, aveva offerto, in nome della


Unione della gioventu realista, un'orifiamma perche fosse benedetta
1 II 24 aprile Bourgeois rinunzio deftnitivamente Tufficio. N. d. R.
378 CRONAGA
e poi conservata nella cattedrale di Reims. II Cardinale non 1'ha accet-
tata, per ragione del carattere politico che si potrebbe riscontrare in
siffatta manifestazione ed allora il sig. Lambelin ha offerto la detta
;

orifiamma al Duca di Orleans, perche voglia depositarla a Reims, il

giorno ch'ei sar& consacrato Ee in quella cattedrale (!).

AUSTRALIA (Nostra. Corrispondenza}. 1. II secondo Sinodo plenario


dell' Australia. 2. II St. John's College di Sydney. 3. Monsi-
gnor Verdon.
1. II 15 novembre scorso
(1895), Manly, localita situata presso
Sydney, ebbe onore di raccogliere nel suo collegio ecclesiastico
1'alto

di S. Patrizio gli Arcivescovi e Vescovi di tutta 1'Australia, riuniti per


la seconda volta dalla fondazione di queste colonie in sinodo plenario.
Sua Eminenza Cardinale Moran, Arcivescovo di Sydney, era cir-
il

condato da cinqueArcivescovi e sedici Yescovi. Cadeva appunto


il 78 anniversario, dacche un ecclesiastico irlandese, il P. Geremia
0' Flynn, approdava alia spiaggia di Sydney, per dedicare le sue
fatiche di missionario ad una terra, ove non incontravasi allora ne
un prete, ne una chiesa, e donde si vide poi egli medesimo violen-
temente espulso dalle autorita civili. Yivevano bensi numerosi cat-
tolici in Australia, ma senza un solo sacerdote della loro fede che
dispensasse loro gli ammaestramenti ed i conforti della Religione,
laonde potevasi dire che tra essi ed i sacramenti della Chiesa s'in-
terponessero gli Oceani Indiano e Pacifico e le Isole del Corallo a
settentrione. La riunione del sinodo a Manly cagiond grande gioia
nelle nostre popolazioni. La prima seduta si tenne nella cattedrale
di S. Maria in Sydney. Dopo indossati indumenti nel presbi-
i sacri

terio, i Prelati mossero in solenne attra verso una gran


processione
parte della Via del Collegio, ov'era adunata una folia di almeno 2000
cittadini, ed entro nella chiesa per la grande porta a ponente, po-
polata da un'assistenza di 4000 persone circa. Celebro la Messa can-
tata Monsignor Corbett, Yescovo di Sale il sermone fu pronunziato :

con commovente eloquenza da Monsignor Gallagher, Yescovo


efficace e
coadiutore di Groulburn, del quale citero almeno la chiusa I1 se- :

condo Concilio plenario della giovane Chiesa australiana si riunisce


per promuovere quelle diverse opere che si connettono coll' inte-
resse spirituale del popolo e con una piu estesa influenza ed utilita
della Chiesa nel suo mezzo. Di politica non c' immischiamo ;
colle
contese delle fazioni e dei parti ti non abbiamo nulla di comune....
Non abbiamo che vedere qui con Cesare e colle cose di Cesare, cui
obbediamo a tempo e luogo, consci tuttavia essere la Chiesa da lui
indipendente. La nostra forza e in Dio il nostro governo stendesi :

sulle anime. Informare la massa bruta del nostro materiale incivili-


CONTEMPORANEA 379
mento a quello spirito che nobilita e conserva, al principio vivificante
della fede e della grazia fecondare le opere delle mani dell' uomo
;

colle rngiade del cielo mantenere Integra e salda quell' aurea e mi-
;

steriosa catena che lega i cuori degli uomini al trono dell' Eterno :

ecco la nostra missione per essa siamo stati chiamati e mandati.


;

Messi di Colui, al quale fu data ogni potesta in cielo e in terra, i


Yescovi non rifuggono da alcun sacrifizio, non risparmiano i propri
sudori nel compimento del loro mandate di salvezza e di verita.
Con un solo cuore, adunque, e con un' anima sola, i Yescovi
australiani vengono, intenti ad un grande fine: quello di coltivare
la vigna del Signore, di abbellire il tempio di Dio, di proclamare la
sua verita e santita, di cementare 1' unione fra gli uomini sulla terra
e di condurne le anime immortali alia gloria d'oltre tomba. Tutti
compresi di tale pensiero, essi assorgeranno di molto sopra la regione
delle nubi e delle procelle, alia pura atmosfera di Dio, ove non sono

controversie, ne conflitti accesi dalle umane passioni e quivi, illu- ;

minati dallo Spirito Santo, cercheranno come si possa dare maggior


gloria a Dio negli eccelsi e maggior pace agli uomini di buona vo-
lonta" sulla terra.

Fine speciale, poi, di questo secondo concilio plenario sara di


raffermare 1' opera cosi bene cominciata dal primo, nel 1885 di assi- ;

curare sempre piu completo eseguimento ai suoi decreti ; di promuo-


vere 1'uniformita e la santita della disciplina, riconducendo le discre-
panze, quando ve ne siano, all'osservanza dell'uso generale; di per-
fezionare ed estendere il nostro sistema di scuole parrocchiali di ;

ravvalorare la fede, accrescere il fervore, animare lo zelo del nostro


popolo, di trasfondere nuovo sangue e nuova vita in ogni vena, in
ogni fibra di questo mistico corpo, infine di arricchire dei piu bei
fieri questa celeste vigna piantata dai nostri grandi predecessori sul

suolo generoso della diletta nostra patria. Alia prima seduta ne


seguirono altre due. Beninteso, il Cardinale Moran non aveva inau-
gurate il sinodo, senza inviare al Sovrano Pontefice Leone XIII un
rispettoso messaggio, cosi concepito : II Cardinale Arcivescovo di
Sydney e gli altri Pastori della Chiesa australiana, raccolti nel secondo
Concilio plenario dell'Australia, implorano 1'Apostolica Benedizione del

Supremo Gerarca, per se, per le loro greggie, per tutta la Chiesa
australiana, come arra del divino favore e delle benedizioni celesti.
In risposta gli pervenne un telegramma, firmato dal Cardinale
Rampolla, del tenore seguente II Sovrano Pontefice, sperando per
:

la Chiesa australiana copiosi frutti da questo secondo concilio ple-

nario, mediante 1'assistenza dello Spirito Santo, cordialmente concede


la chiesta Benedizione. II 25 novembre, infine, il laicato di Sydney

voile rendere un festoso omaggio ai Yescovi, invitando Sua Eccel-


380 CRONAGA
lenza il governatore, Lord Hampden, ed i
piu ragguardevoli cittadi ni
ad un ricevimento in loro onore nel Town Hall (palazzo municipal e).
Questo si adorno leggiadramente di palme, di piante rare e di fiori:
gli intervenuti furono circa 2.000. La stampa quotidiana ebbe poi a
dire che il lo accompagnavano avevano provato
governatore e quanti
sommo ammirazione per la maestri a di chi aveva cosi
diletto e vera
artisticamente decorato il Town Hall, notando pure la maguificenza
del baldacchino d' onore per essi innalzato e la squisita cortesia di

cui s'impronto la cordialissima festa.


2. II St. John's College & una dipendenza dell'Universita di Syd-

ney, e lo presiede il Revmo Monsignor 0' Brien. Nel principio dello


scorso decembre, vi fu celebrata la commemorazione d'ogni anno, alia

presenza del governatore colla consorte e di una rispettabile assistenza.


Monsignor Delaney, Yescovo coadiutore di Hobart in Tasmania, in-
vitato a pronunziareil discorso accademico, scelse a proprio tema Lo :

spirito dei tempi moderni, e disse cose d'oro sugli esiziali effetti

deH'incredulita e suH'urgentissimo bisogno di mettervi efficaci ripari


per la salvezza di quanto e caro e prezioso alia natura umana. Dopo
il discorso, furono distribuiti rinfreschi nella sala di lettura, ed il go-

vernatore s'intrattenne a lungo col Rettore, mostrando interessamento


grandissimo nelle cose dell'insegnamento e simpatia profonda per il

Collegio.
3. Prima che si chiudesse il sinodo plenario, di cui e cenno in

principio di questa lettera, il Preside del St. Patrick's College di Manly,


Monsignor Verdon, accettava 1'importante incarico di andare a rap-
presentare i Yescovi australiani in Roma. II collegio di S. Patrizio
fu aperto nel gennaio del 1889, col concorso di soli 12 studenti, mentre
ora se ne contano 63, appartenenti a quattordici diocesi dell' Australia;
ed il primo suo Preside fu appunto Monsignor Yerdon, il quale gli
lascia un pregevolissimo e durevole retaggio di buone e salutari di-

scipline. Innanzi alia sua venuta in Australia per invito del Cardi-
nale Moran, che voleva affidargli quella sua prediletta fondazione, il
Yerdon tenne per molti anni e colla stima universale il posto di vice-
rettore del Collegio irlandese in Roma, ed anzi alia sua partenza dalla
Citta Eterna, 1'indimenticabile Monsignor Kirby voile dare un pranzo
in suo onore, al quale parteciparono, tra altri esimii personaggi, Mon-

signor Jacobini, allora Segretario di Propaganda, e 1'Arcivescovo di


Dublino. Monsignor Walsh, presente in quei giorni a Roma.
Ora, non ha guari, i principali fogli quotidiani del I' Australia pub-
blicarono il seguente dispaccio proveniente da Londra Monsignor
:

Michele Yerdon, Preside del Patrick's College di Manly ed uno


St.

dei piu insigni ecclesiastici cattolici della Nuova dalles Meridionale,


e stato nominato Yescovo di Dunedin. E, tuttavia, necessaria una
CONTEMPORANEA 381
conferma ufficiale della notizia ; poich& non sarebbe il primo caso
di false notizie romane divulgate in Australia per la via di Londra.

Monsignor Yerdon, che gia faceva vela per 1' Italia ed era giunto a
Melbourne, ha reputato in ogni caso prudente di sospendere il viaggio,
fino a che sia appura^a la verita su tale proposito.

IV.

COSE VARIE
1. II venerdl santo nella corte di Madrid. 2. Le Isole Filippine ed i Be-

nedettini. 3. Una societk cattolica di assicurazione. 4. I Beni sta-

bili deg-li ecclesiastic! in Italia.

1. // venerdl santo nella corte di Madrid. Quanta eredita di spirito

religiose e di fede viva conservi ancora la nazione spagnuola, si scorge


nelle pubbliche solennita, ove i sovrani ed i piu ragguardevoli per-

sonaggi del Governo rendono alia religione il debito ossequio e com-


piono il dovere di dare buon esempio ai loro sudditi tutto 1'opposto :

di cid che interviene in alcune nazioni cattoliche, nelle quali e per-


fetta apostasia del Governo dall'avita fede e dal culto pubblico. Una
si pura gloria degli Spagnuoli fu da noi notata in altre occasioni:
ora ci piace narrare la funzione dell'adorazione della croce, che fu
celebrata con singolare pompa nella corte di Madrid, il venerdi santo.
La regina Cristina, circondata dalle infanti Isabella ed Eulalia, da
inolti officiali, dai cortigiani e dai bellissimi alabardieri assistette

prima all' Ufficio divino nella cappella regia, che fu celebrato dal
Nunzio pontificio, Mons. Cretoni, e dai cappellani. Al momento del-
l'adorazione della croce fu veduta la regina incamminarsi sola al

luogo, ove la croce era stesa sul pavimento. Quivi presso 1'attende-
vano il Vescovo di Sion ed un altro prelate che teneva in mano un
vassoio con sopravi i processi di sette uomini, condannati a morte, sei
dai tribunali civili ed uno dal tribunale militare. I processi erano
legati da un nastro nero. Allora il Yescovo disse : Yostra Maesta,
perdona a questi condannati? A
cui la Eegina rispose lo perdono
:

loro, perche Iddio pure mi perdoni. Quindi un nastro di seta bianco


fu messo in luogo del nero, e la buona nuova fu incontanente an-
nunziata ai sette infelici. Con non minore magnificenza e splendore
si fece, alquanto dopo 1'Umcio divino, la processione delle reliquie,
il Lignum Crucis e il Santo Chiodo, movendo dalla cappella all 'ora-
torio della regina, nel salone giallo. Soave e profonda rimase in tutti
1' impressione che sogliono recare ogni anno nella corte della nazione
cattolica e 1'atto di clemenza e le cerimonie degli augusti e venerandi
misteri.
2. Le Isole Filippine ed i Benedettini. L'isola di Mindanao ed al-
382 GRONAGA
cune altre isole vicine che vanno sotto il nome d'Isole Filippine y
sono state finora am date alle cure ed alle fatiche del missionarii della
Compagnia di Gesu ed in particolare alia provincia d'Aragona. Nes-
suna missione si e tanto rassomigliata alle famose Riduzioni del Pa-
raguay, quanto la missione delle Isole Filippine. Un ordinamento di
parrocchie ben condotto, con chiese fornite a dovizia di paramenti, e
case di missione; villaggi che man mano son venuti crescendo bel-
lamente attorno alia parrocchia; scuole e officine numerose per gl'in-

digeni, ove possono imparare arti e mestieri buon numero di fami- ;

glie stabilite ne' feitili campi a coltivarli e dissodarli; in fine una


lieta popolazione di cristiani, ossequenti ed amorevoli, come buoni

figliuoli, verso i loro superiori, ecco il frutto che da due generazioni


in qua hanno saputo raccogliere coi loro sudori e stenti valorosi mis-
sionarii, ecco cid che ti richiama alia mente // Cristianesimo Felice > .

Or sono sei anni, pieni di stupore, pendevamo dal labbro dei mis-

sionarii, che, reduci da quelle lontane regioni, ci narravano mera-


viglie di conversioni, atti di virtu singolare, di tenera gratitudine e
di costumi ingentiliti in que' popoli che priina quasi non si differen-
ziavano dalle belve delle loro selve. Ma giova darne qui brevemente
piu minute particolarita, raccolte dal periodico Die katholischen
Missionen > e dalle lettere edificanti della provincia di Aragona y
dette Cartas de Filipinas. L'ultimo censimento del 1893-94 forni la
somma di 208,818 cristiani convertiti dal paganesimo, distribuiti in
34 parrocchie e 223 stazioni secondarie (visitas). La parte, che me-
glioha risposto alle fatiche dei missionarii, e il distretto di Surigao,
a greco dell'isola Mindanao: essa noverava nel 1891-92 dieci missioni

cristiani, diciannove stazioni, sette


(misiones), venti villaggi di soli
riduzioni e nove casolari, che racchiudevano 66,654 cristiani. Or,
poiche i Padri della Compagnia di Gesu agognavano nuovi manipoli
nelle missioni dei numerosi infedeli, dei selvaggi e dei Mori maomet-
tani di quelle isole (misiones vivas, com'essi le chiamano con enfasi),
il molto Rev. P. Generale Martin determine di consegnare il distretto-

di Surigao alle cure ed allo zelo dei Benedettini spagnuoli di Mon-


serrato. Roma approvo tale determinazione e Madrid confermo con
la

editto reale del 10 luglio dell'a. 1895. II 12 settembre, sette Padri


e sei Fratelli conversi, guidati dall'abate Don Giuseppe Deas, dopa
una navigazione di ventisei giorni, approdarono a Manila, accoltivi
con grandi mostre di onore e di affetto dal Governatore Generale, dal
Superiore della missione, il R. P. Ricart, dal Capitolo e dal popoio.
Di II a non molto il P. Ricart li accompagnd a Surigao e li mise in
possesso della vasta porzione della loro vigna con tutti i diritti e pri-
vilegi parrocchiali. I vecchi missionarii sentirono vivamente il di-
stacco dai loro amati figliuoli, i cristiani di Surigao, distacco che
CONTEMPORANEA 383
unito al nobile disinteresse della Compagnia di Gesu produsse negli

animi degli Spagnuoli e del Benedettini grande ammirazione e stima


di un Ordine che ai fatti mostra una sola essere la sua ambizione,
il continue lavorare ad maiorem Dei gloriam.

3. Una societd cattolica di assicurazione. L' Unione cattolica

agricola del Veneto, presieduta daH'Illmo monsignor Luigi Bellio,


fino dal passato estate si faceva promotrice tra i cattolici per la co-
stituzione di una societa cattolica di assicurazione contro i danni
oausati dalla grandine e dall'incendio e dava incarico al rev. prof.
D. Luigi Cerruti di compilare un disegno di statute. Esso fu dap-
prima presentato all'esame di alcuni economisti cattolici, radunatisi
in Brescia 5 agosto 1890. Poi fu discusso a Milano, durante il Con-
il

gresso eucaristico, e per ultimo a Torino, durante il Congresso cat-


a
tolico. La presidenza della 2 sezione dell' Opera de' Congressi non
tardd ad approvarlo e subito le Unioni cattoliche regionali del Yeneto,
della Lombardia e del Piemonte e le diocesane di Yicenza, Rovigo,

Bergamo, Brescia ed insieme altri illustri cattolici di varie regioni


s'incaricarono di mettere ad esecuzione la bella proposta.
II 26 febbraio i promote ri si radunarono in gran numero a Yerona,

discussero lo statto della nuova societa, e il di seguente ne firma-


rono 1'atto costitutivo, che fu sollecitamente appro vato dal Tribunale
di Yerona il 10 marzo.

A questo proposito il R. D. Cerutti scrive : E inutile ricordare


1'importanza di questa nuova societa, la quale ha per carattere essen-
ziale I'esclusione di ogni lucro sia nella persona degli azionisti che degli

impiegati. Essa infatti sorge per liberare tanti agricoltori, che dopo
aver pagato per assicurarsi, si vedono delusi nelle loro speranze. Le
<3ondizioni stesse della polizza sono tali, da porre 1'agricoltore in eccel-
lente condizione in caso di infortunio, mostrandogli cosi coi fatti che
la societa vuole realmente provvedere a lui nella sventura che lo pud

opprimere. Gli utili annuali sono devoluti agli assicurati, che rinnovano
il contralto di assicurazione.
Mentre applaudiamo di cuore alia nuova societa, esortiamo viva-
mente i cattolici a sostenerla, facendola conoscere agli amici, assi-
curando quinc' innanzi presso lei i loro prodotti e soprattutto coope-
rando all'acquisto delle azioni, che sono soltanto di 50 lire ciascuna.
La Presidenza della Societd cattolica di Assicurazione ha la sua
sede in Verona, Corso Cavour, Palazzo Canossa.
4. 1 Beni stdbili degli ecclesiastici in Italia. Presentiamo ai nostri let-
tori un prospetto dello stato in cui si trovavano i Beni stabiii e le
le Eenditedegli ecclesiastici d' Italia, delle
descritti nei verbali
prese di possesso, alia fine del inese di giugno 1894. Possiamo accer-
tare la esattezza delle cifre, essendo le stesse che furono comunicate
384 CRONACA CONTEMPORANEA
dalla Direzione generale del demanio R.
Ministero di Agricoltura,
al
e che fanno parte dell' ultimo Rendiconto consuntivo del Regno.

Beni stabili con-


fiscati dal De-
manio e da esso
dovuti resti-
tuire
1
LE CASSE RURALI CATTOLICHE
E UN'ALTRA GRANDE CONTROVERSIA

TJILT Z0* 3DI

L'anno scorso, come scrivernmo e come ben ricorda il

lettore, sollevossi tra i liberal!una controversia, assai viva,


che Ton. Luzzatti voile chiamata, non sappiamo perche, col
pomposo nome di grande
i
. A prima vista pareva si restrin-

gesse a quest'unico panto, se cioe le Casse rurali cattoliche


si dovessero o no aiutare nel credito dalle Banche liberali. II

Luzzatti stava pel si, affermando che nel cattolico non si do-
veva vedere un rivale, si bene un collaborator, e che i re-
denti dalfusura, lo siano da una Banca popolare liberate,
o da una Cassa rurale cattolica, rappresentano la liber azione
economica di fronte alia catena dell'antica servilu. E senten-
ziava : da
qualsiasi altezza sgorghi la fonte del credito sano,
emancipator e^ attua il suo cdmpito di redenzione dall'usura.
Senonche le risposte che il valent'uomo a propria difesa
dovette poi dare agli amici svelarono un'astuta insidia, che
nascondevasi sotto quelle offerte, in apparenza generose; si

consigliava si 1'aiuto, ma col segreto intento di penetrare le

Casse cattoliche delle sane influence liberali e di attrarle

quindi a poco a poco nell'orbita delFazione avversaria con- :

tegno questo, diceva il Luzzatti, economicamente il pin retto


e politicamente il pia savio ed accorto, non a breve, ma a
lontana scadenza. A rincalzo delle quali dichiarazioni gli giun-

geva da Parigi e da persona onde meno potevasi attende-re

1
Veggasi il nottro articolo Le Casse rurali cattoliche e la grande con-
troversia nel quad. 1075 del 6 aprile 1895. La medesima controversia fu
trattata dal R. D. L. Cerutti nella Cooperazione popolare di Gambarare,

aprile 1895, n. 6, p. 42 e segg-.

Serie XVI, vol. VI, fuse. 1W2. 25 4 maggio 18<*.


386 LE GASSE RURALI CATTOLICHE

un fragoroso battimano, con 1'affermazione schietta ed aperta:


Voi, caro maestro... consigliando i vostri amid di aiutare
senza esitazioni le Casse cattoliche, forzerete i sacerdoti a
fondare le Casse liber ali!
Ma i cattolici risposero subito, energicamente riflutando
ogni aiuto dai liberal!; e cio non solo per semplice sdegno di
accomunarsi con loro, ma precipuamente perche 1' intima na-
tura dell' istituzione Raifteisen, dai cattolici promossa, non puo
ammettere dipendenza di sorta alcuna dalle Banche popolari
dello Schultze-Delitzsch, che son poi quelle fondate in Italia
dai Luzzatti.
Noi ne abbiamo gia date le valide ragioni nel citato arti-

colo della Civiltd. e si riducono a due principal! : 1 la sicu-

rezza economica delle Casse rurali, che vince di gran lunga

quella delle Banche popolari 2 il principio religioso che e


;

fondamentale e sostanziale nelle Casse rurali, intorno al quale


i fedeli seguaci del Raiffeisen, e sovratutto i cattolici, non pos-
sono tollerare che ad esso in qualsivoglia modo si attenti.
Fatte queste dichiarazioni, la grande controversia doveva
dirsi finita. Ma Ton. Luzzatti rimase fermo nel suo proposito, e
9

pur lamentando, che I alia controversia fosse passata da


una fase elevatissima ad un'altra,
dichiaro nel suo periodico,
che quello scoppio d'intransigenza era un motivo di piu, che lo
persuadeva a persister e ne' suoi propositi e che in un pros-
simo numero ne avrebbe detto le alte e disinteressate ragioni
i
.

Non mantenne poi la parola e solo piu tardi, in altro scritto


e ne' suoi discorsi al Gongresso di Bologna, vi torno sopra,
come piu innanzi diremo.
Intanto pero quel cotale scoppio d'intransigenza reco dav-
vero la grande controversia luzzattiana ad uiiaUra fase, po-
nendo in campo quest' importante questione, se cioe le Casse
rurali ed in generale le istituzioni del credito, debbano o no
avere per fondamento il principio religioso. Gosa singolare !

Questa medesima questione fu sollevata quasi contemporanea-


1
Credito e cooperazione di Roma del 1 maggio 1895, p. 70, nel breve
articolo : Polemica religioso-sociale.
E ,UN'ALTRA GRANDE CONTROVERSIA 387

mente anche in Francia, in Germania, nel Belgio, nelP Inghil-


terra, appassionando dovunque gli animi e dando chiaro a
vedere, ch'essa e questione di massima e sovramodo vitale.

Naturalmente i fedeli seguaci del Raiffeisen e tutti i veri cat-


1
tolici stanno pel si ; pel no si schierano i liberali, i
giudei,
i massoni ; pochi seguono una via di mezzo, non gia per s6
concedendo il principio religioso nel credito, ma tolleran-

dolo con piii o meno benevola cortesia, a seconda del concetto


2
che se ne sono formati .

Non sara privo di frutto Pindicare per sommi capi e nei


suoi punti piu importanti la storia di questa nuova e veramente

grande controversies, quale si e andata svolgendo, specialmente


in Italia, negli ultimi mesi.

II.

Anzitutto Ton. Luzzatti, fin dal discorso ai suoi elettori po-


litici di Battaglia il 12 maggio 1895, non parve ammettere
piu i cattolici tra gli alleati, poiche li confuse in un fascio co'so-
cialisti, dichiarandosi contrario agli uni ed agli altri e soste-
nendo aperto, che ilmutuo soccorso DEVE avere per tempio
il mondo intero e non gi& le pareti di una Ghiesa. Oramai
1
Important! assai in questa parte sono gli argomenti e le nobili di-
chiarazioni dei cattolici italiani, in persona di D. Davide Albertario e del
Prof. D. Luigi Cerutti, che si lessero in parecchi articoli polemici pubbli-
cati nell'egregio Osservatore Cattolico di Milano, nn. 95, 99, 110, 121, 127
(aprile-giugno 1895).
*
Cosi il protestante inglese ENRICO WOLFF, nell'articolo Catholic Banks
in The new Ireland Review (3 maggio 1895, pp. 133-144), pure affermando
che gli istituti di credito dovrebbero per se esser neutri, e pieno d'entu-
siasmo per le nostre Casse cattoliche d' Italia. Egli riconosce la forza e la
efficacia del principio religioso fra le popolazioni credenti e
giunge persino
a consigliare introduzione del nostro sistema nelle parrocchie protestanti
1'

o cattoliche della sua patria. Tutto intero 1'articolo e stato pubblicato in


italiano nella Cooperazione popolare di Gambarare, giugno 1895, pp. 58-63.
Simile piu equa tolleranza dimostra pure il Dr. ROMOLO BROGLIO
D'AJANO nel suo lavoro Ue.ber die italienischen Darlehnskassenveseine, pub-
blicato non ha guari nei JahrMcher flir Nationalolionomie und Statistic^
di Jena (1896, Ser. Ill, Vol. XI, fasc. 3, pag. 439, e seg.). Se ne legge un
buon sunto nella Lega Lembarda del 30 marzo 1896, n. 88.
388 LE CASSE RURALI GATTOLIGHE ^

i/i Italia, diceva egli, socialist! e cattolici soltanto, almeno se


si badi allo strepito, paiono occuparsi de' lavoranti; i
primi
con 1'evoluzione pacifica preparano la rivoluzione, i secondi
con alti intenti e pietosi rinchiudono il mutuo soccorso nelle
pareti, per quanto sublimi, d'una Chiesa; mentre come il lavoro
che lo alimenta, come la sventura che lo ispira, deve avere
per tempio il mondo intero, aprirsi a tutti i derelitti, ai mesti
nel silenzio, ai forti nel dolore... j
E sebbene altra volta avesse
chiamata la concorrenza de' cattolici, problema nuovo e for-
2
middbile ,
fldando nelle sue forze non se ne spaventa. Noi
che siamo ancora maggioranza, sclamava, che abbiamo fon-
la

date le piii solide e sane istituzioni di risparmio e di coope-


razione, ci arresteremo a mezzo del cammino, quasi confes-
sando di aver perduta la corrispondenza delle idee e degli
affetti col popolo che lavora ?
A suo conforto e per meglio spingerlo innanzi nel suo cam-
mino, venne in buon punto il 7 Congresso delle Banche po-
polari, celebrato in Francia a Nimes, dal 12 al 15 maggio 1895.
Gome abbiamo gia riferito altra volta
3
tale Congresso e ra-
dunato dalle due societk alleate, il Centre feddratif composto
di alcuni che vogliono essere cattolici, e la Soctete de Pro-
pagation che raccoglie il fior fiore de' massoni francesi unione :

ibrida e condannata da tutto cio che v'ha di piu sinceramente


cattolico in Francia, e contraria agli insegnamenti dati piu
volte dal S. Padre Leone XIII. Ma checche sia di cio, fatto e
che tra la presidenza del Congresso e il nostro on. Luzzatti
corsero subito telegrammi d' amicizia, di simpatia, di solida-
rieta; e perocche il Luzzatti fu eletto subito presidente ono-
rario del Congresso, rispose con vivi ringraziamenti accen-
nando all' idea, che ormai anche la previdenza costituiva una
vera internazionale del bene e che tutti gli Istituti popolari
4
del mondo erano solidali nei trionfi come nelle sventure .

1
II discorso leg-gesi in appendice al Credito e coop, del 15 maggio 1895.
'
Art. cit. della Civ. Catt. p. 8.
3
Civ. Catt. quad. 1064 del 20 ottobre 1894, p. 165 e segg.
v
Credito e coop, del 15 maggio 1895, p. 84.
E UN'ALTRA GRANDE CONTROVERSY 389
E la solidarieta si manifesto eziandio neir atteggiamento

preso dal Congresso di Nimes rispetto alia grande contro-


versies, anch' essa inter nazionale, sul principio religioso delle
associazioni cooperative. II presidente del Congresso, presidente
insieme del cattolico Centre fed&ratif, Eugenio Rostand, pose
ai voti e fece passare alFunanimita la massima che le coo- :

perative di credito agrario, siano fondate CON UNO SPIRITO


ASSOLUTO DI NEUTRALITA CONFESSIONALS E POLITICA l
. E in

altra occasione, riassumendo le question! dell'Assemblea, ri-


batte la necessita di quel voto, nou semplicemente in se

stesso,ma quale condizione essenziale al benessere delP asso-


oiazione cooperativa. Diceva Quest' associazione, PER RIU-
:

SCIRE, deve farsi fuor d'ogni considerazione di partito politico


o religioso, unicamente mediante 1'appello a tutte le buone
volontk 2 .

Ma s'adducevano a Nimes per mostrare in


quali ragioni
tal modo che la religione e incomportabile con la coopera-

zione? A un dipresso le medesime, che furono riassunte un


anno innanzi nel 6 Gongresso di Bordeaux e che anche piu
recentemente servirono di caval di battaglia al sig. d'Andri-
mont nel 3 Gongresso internazionale d'agricoltura, a fine di
dare biasimo alle casse rurali Raiffeisen, fondate nel Belgio
3
dal solerte ab. Mellaerts .

Septieme Congres du Credit populaire, tenu a Nimes. Actes du Con-


1

gres. Men ton,


Impr. coop. 1896, p. 117.
4
C16 e riferito nella Coop. rur. di Padova del 15 ag. 1895, p. 121. Note-
remo che proprio mentre queste cose edificanti si proponevano dai cattolici al
Congresso di Nimes con grande plauso de' massoni e de' liberali di la e di

qua Card. Rampolla, in data 13 maggio 1895, scriveva


delle Alpi, S. E. il

a nome del S. Padre una bellissima lettera al Comm. Aw. Luigi Durand,
presidente &e\V Union des Causes rurales et ouvri&res di Lione, approvando
la sua condotta per non aver egli mai voluto far lega coi massoni della
Socittt de Propagation e lodandolo in ispecie per aver messo a fondamento
della sua opera i principii della nostra fede cattolica, che sono il fondamento
UNICO e SOLIDO della morale, ed eziandio LA SORGENTE DELLA VERA PROSPE-
RITA TEMPORALS. La lettera e pubblicata nel Bullettin mensuel de V Union
di Lione (Avenue de Noailles 56), giugno 1895.
3
La democratic rurale di Parigi (Rue de Provence 30) del 12 gennaio
1896.
390 LE CASSE RURALI CATTOLICHE

Consoliamoci, signori, sclamava un oratore, consoliamoci di non


vedere in mezzo a noi spirit! appassionati, che avrebbero recato nelle
nostre tornate i Le nostre division! non sona
tizzoni della discordia.
abbastanza numerose? E
dovranno accrescere di vantaggio? Non sa-
si

rebbe delitto cangiare in armi da guerra le istituzioni, che secondo


la loro natura devono essere mezzo efficace a dilatare i cuori onesti
e ad accostarli tutti in- un unico sentimento di fraterno amore? Ah,
possa io essere inteso da quanti amano la Francia Sopra ogni cosa
!

possano le Banche popolari, le Casse rurali, tutte le Societa coopera-


tive, intendere le mie parole, resistere agli eccitamenti che vanna
subendo e rimanere con noi nell'unione e nella pace... Affermo con
profondo convincimento La banca popolare e 1'armonia di tutti gli
:

interessi, e 1'attutamento delle passioni politiche e religiose la banca ;

4
popolare E LA PACE .

Finoravangelo ci diceva che solo Gesu Cristo e la pace


il

del mondo, che solo gli uomini di buona volonta, che in lui
credono e sopra lui ediflcano, godranno questa pace, che chi
non semina con Gesu, disperde, che chi non e con lui e contro
lui, che egli venne a portare nel mondo la divisione tra quei

che lo amano e lo seguono e quei che lo disconoscono, e via

e via. Oggi invece per far piacere ai liberali, ai giudei, ai


massoni, la pace sociale cercheremo nelle Banche cooperative
e la compreremo a prezzo di non contare piu sulla forza della
fede e della morale cristiana per la stolta ragione, che essa
2
ci mette in discordia con chi non crede e hestemmia !

III.

In Italia, il Prof. Aldo Gontento, esaminando nella Riforma


3
sociale di Torino i varii articoli da noi scritti in argomento
1
Les Banques populaires sont des institutions de paix sociale; Paris,
(Rue de la Sant6, 15) p. 18,19.
2
Mentre stiamo per licenziare alia stampa queste pagine, ci scrivono
dalla Francia che la massonica Socie~t de Propagation du Cre'dit populaire
si e disciolta. Resta pero il cattolico Centre fedtratif, che continuera a

pubblicare per suo conto il Bulletin du Cre'dit populaire, finora diretta


dall'ebreo massone Benolt-Levy. Speriamo, che cessata in forza delle cir-
costanze la deplorevole alleanza coi massoni, il Centre Fe^dfratif si volgera
sovratutto secondando la mirabile opera deirZTm'oft des
a' retti principii,

Caisses rurales di Lione.


3
Del 10 luglio 1895, pp. 50-63.
E UN'ALTRA GRANDE GONTROVERSIA 391

delle Casse rurali, tocca il medesimo punto e chiama addirit-

tura tarlo roditore delle istituzioni cooperative tutto cio che


puramente economico E quindi
l
si aggiunge al loro carattere .

tarlo roditore anche il


principio religioso da noi propugnato.
La sua prova e data nel seguente sillogismo : In ogni azione

della vita individuate o sociale 1'esito non puo riescire piena-

mente favorevole, se il principio che la ispira non e in rela-


zione allo scopo cui scopo al quale miravano i
si tende: lo

primi fautori della cooperazione era quello di ottenere un van-


taggio economico considerazioni d'indole essenzialmente eco-
;

nomica dovevano quindi dirigere la propaganda in favore di


essa. Qui la minore e storicamente falsa perche il Raiffeisen ;

pose quale scopo ultimo delle sue Casse il miglioramento mo-


rale del contadino, considerando il vantaggio economico come
un semplice mezzo che a quello conduce; e lo Schultze-Delitzsch,
per lo meno nella teorica, ha sempre congiunto lo scopo morale
con I'economico, come anche oggi predicano il Wollemborg,
ilLuzzatti ed i promotori della cooperazione, a qualsivoglia re-

ligione o partito appartengano. Perche Targomento potesse


correre, conveniva dimostrare che la morale, o per restrin-
gere ogni cosa alia nostra grande controversia, che il prin-
cipio religioso non ha e non puo avere nessuna relazione con
lo scopo economico, e che per conseguenza, aggiunto a que-
st'ultimo, ne produce la rovina. In altri termini era necessario
recare in mezzo una ragione intrinseca, che movendo dalla
stessa natura della cooperazione come tale, ne escludesse cate-

goricamente ogni elemento che non sia economico.


Ne ebbe miglior fortuna in questa dimostrazione Ton. Luz-
zatti. Se le religioni, egli scrive 2 , hanno la divina missione
di fortificare la virtu, di educare alia rassegnazione, di far

sopportare i dolori inevitabili in questa valle di lagrime con


le celesti speranze deH'anima immortale e cogli eccelsi risar-

1
P. 51.
8
Nella Relazione che precede la statistica delle Banche popolari per
1'aimo 1893, pubblicata dal Ministero di Agricoltura, Ind. e Comm. (Roma,
tip. naz. Bertero, 1895), p. 12.
392 LE CASSE RURALI CATTOLIGHE

cimenti di una vita futura, male si confondono insieme i loro


1

reggimenti con quelli dell economia sociale. Ed eccone la

ragione : I sodalizii cooperativi predicando il sacrifizio, edu-


cando previdenza, sono una scuola di mutua carita, di
alia

mutua tolleranza e di pace sociale. Ma come errerebbe (e la-


si e visto a prova) cbi volesse sostituirli alia religione, cosi
non sono ben consigliati quegli apostoli della religione, che
vogliono assorbire soltanto nella Chiesa i sodalizii cooperativi.

Veramente ci aspettavamo qualcbe piu ingegnoso argo-


mento dalla mente robusta dell' on. Luzzatti. E vero religione :

e cooperazione sono due cose di diversa natura e 1'una non


puo sostituirsi alPaltra. Ma nulla vieta, che cio non ostante
s'accordino amendue nel produrre i medesimi effetti sotto ua
qualche particolare rispetto. La religione impone il sacrifizio,
come oggetto suo proprio; e per eccellenza scuola di mutua
carita; predica come sua massima la mutua, purche giusta r
tolleranza principio vero e 1'assoluta sorgente della pace
;
e il

sociale; per ultimo, se non e suo proprio istituto di educare


i fedeli alia previdenza, ne regola tuttavia
norme, perch& le

tuttoproceda con equitk e giustizia. Quindi la cooperazione


congiunta con la religione nulla perde dei suoi beni morali,
anzi gli accerta, li feconda, li
raddoppia di mille tanti.
Come si vede 1'on. Luzzatti ha scelto per mezzo termine
della sua prova, non cio che dispaia la cooperazione dalla
religione, ma cio che le accomuna ambedue. Quindi 1'argo-
mento suo viene precisamente a provare il contrario di quello
che proponeva. Ma le prove logiche di una tesi non sono mai
da cercare nelle dimostrazioni de' liberali, quand' entrino in
cose di religione; essi affermano quel che loro meglio talenta
e da' falsi principii conseguenze che piu fanno
traggono poi le

al caso loro. E cosi, posto falsamente che religione e coope-

razione siano tra loro sotto ogni rispetto incomportabili, anche


il Luzzatti deduce la conseguenza che dunque la cooperazione
sotto 1'influsso della religione non puo procedere innanzi, e che
avendo in se il
principio corruttivo tosto o tardi deve dissol-
versi. Quando si giunge a dichiarare, come si e letto in questi
E UN'ALTRA GRANDE CONTROVERSIA 393

ultimi tempi, che la cooperazione sard confessionale, chiusa


nella Chiesa, fra i soli aderenti e credenti a essa, o non sara,
se un alto senso del divino non sorreggesse (!), verrebbe la
ci

voglia di rovesciar la tesi e dimostrare che la cooperazione

sard umana, fuori delle singole confessioni, o affetta da ele~

menti mistici si dissolvera.


II Luzzatti, sorretto dalValto senso del divino, non diede
ne allora n& poi la dimostrazione di questa tesi. Senonche
I' alto senso del divino non lo sorresse cosi, che questa mede-
sima tesi, senz' ombra di prova, non affermasse solennemente
nel Congresso di Bologna, inserendola in modo esplicito nel
voto, approvato a grande maggioranza dalP intera assemblea,
come ora vedremo.

IV.

Questo Congresso, che fu il 6 delle Banche popolari, si


tenne in quella citta dal 19 al 21 ottobre 1895, e Ton. Luzzatti
nel convocarlo- e celebrarlo ebbe ogni miglior agio di esporre

a'ppieno le sue idee. II carattere precipuo dell' adunanza dovea


consistere neW'accordo delle varie forme di previdenza, pro-
mosse e sostenute dai liberali. Minacciate, scriveva egli, da-
gli stessi pericoli (socialismo e cattolicismo), animate dallo
stesso principio educatore (senza Dio), si sentono da molto
tempo solidali nel bene; mancava un'occasione per esplicare
il comune sentimento, e quest' occasione 1'ha offerta il Con-

gresso di Bologna *. Or questo comune sentimento doveva ma-


nifestarsi sotto forma di un attacco campale contro i comuni
nemici, che sono i cattolici ed i socialist!. E questo appunto

1
L'imminente Congresso in Credito e coop. 1-15 ott. 1895, p. 153. In
quale bene siano solidali tutte le forme di previdenza agli ordini del Luz-
zatti, ci viene spiegato alquanto piu innanzi Qui in queste istituzioni, e
:

1'
Italia, che lavora, che risparmia, che risarcisce con le sue buone opere

gli errori, le ignavie, le sventure quotidiane (!). Qui 6 1' Italia aliena dalle

sette, aliena da ogni considerazione unilaterale, che non chiude il mutuo


soccorso, il mutuo credito, la previdenza, la cooperazione, nelle pareti, per
quanto sublimi di una Chiesa, ma apre a tutti coloro che lavorano e sof-
frono le comuni sorgenti della vita economica.
394 LE CASSE RURALI CATTOLICHE
fu lo scopo ultimo del Congresso, come si prova dalla lettera
circolare d'invito spedita dal Luzzatti agli amici e dalla que-
stione posta in primo luogo alPordine del giorno e che Ton.
Luzzatti riservo a se il trattare.

La
lettera diceva in termini aperti: A quest' assemblea,
oltre Padesione delle Banche popolari, noi abbiamo ottenuto
quella delle Gasse di risparmio, dei sindacati agricoli e delle
principali societa operaie : la nostra speranza e adunque fon-
data, che, tra il movimento clericale e il movimento socialista,
che aspirano a guadagnare I'anima del popolo, tutte le forze
libere e non dommatiche della previdenza popolare italiana

potranno essere passate in rassegna a Bologna. Guerra adun-


que doveva signiflcare eziandio la prima questione, proposta
al Congresso Quale atteggiamento debbono tenere le nostre
:

istituzioni rimpetto al movimento cooperativo cattolico e alia


i
propaganda socialista .

che mentre prima del Congresso la guerra


Si noti pero,

doveva essere di tutte le forze della liberaleria contro i cat-


tolici ed i socialist!, quando poi gli eserciti s' incontrarono di
fatto sul campo di battaglia, cioe nelle tornate del Congresso,
socialisti e liberali agitarono subito le bianche pezzuole e si

diedero il bacio di pace, affratellandosi insieme e movenda


compatti contro i soli cattolici.

1
Qual differenza tra il Luzzatti d' oggi e quello di ieri, quando esor-
tava suoi a non considerare i cattolici come rivali, ma come collabora-
i

tor*; quando riconosceva che anche le Casse rurali cattoliche rappresen-


tano la liberazione economica di fronte alia catena dell'antica sermtu; quando
consigliava i liberali a togliere essi il dissidio offrendo aiuti alle Casse ru-
rali, in luogo di considerarle degli avversarii o de' concorrenti! L'avv. Du-
rand, presidente deir Union des Caisses rurales di Lione, a proposito di
questa osservava molto bene nel suo Bulletin mensuel (nov. 1895):
sfida,
c M. Luzzatti a toujours 6te consider^ et present^ comme 1'esprit le plus
liberal et le plus mode>6 de 1'Italie... Et c'est lui qui met la propagande

catholique sur la m^me ligne que la propagande socialiste, c'est lui qui
les signale comme un danger social equivalent, c'est lui qui veut pac-
ser en revue toutes les forces libres (?) pour les mener a 1'assaut, c'est
lui qui se charge du rapport de cette question au Congres de Bologne 1

Nous voila e~difies sur le liberalisme de ces liberaux!


E UN'ALTRA GRANDE GONTROVERSIA 395
E notevole un fatto significante. scriveva YOpinione di Roma ,

he cioe, mentre da un lato i liberal! si addimostrarono ben disposti


a fare qualche passo avanti, i socialist! ,
che pure intervennero in non
piccolo numero al Congresso, non disdegnarono di fare qualche passo
all'indietro, pur di associarsi ai liberal!, nell'opera di redenzione eco-
nomica che dalle cooperative si ripromettono... In effetto, liberal! e

socialist!, si sono trovati concord! nel ritenere che la cooperazione


possa efficacemente migliorare, se non trasformare, 1'attuale ordina-
mento economico, i prinii convinti che la cooperazione stessa sia il
iocca-sana di tutti i
mali, gli altri fiduciosi che la cooperazione rap-
presenti un grado di ascensione, verso quell' ideale che essi vagheg-
giano.
Ge Taspettavamo ! Et facti sunl amid Herodes et Pilatus
in ipsa die: nam antea inimici erant ad invicem 2
,
come
sempre avviene quando c'e da combattere Gesu Gristo, la Chiesa
e i cattolici. E Tamicizia risparmio poi i socialist!, perfino nella

grande questione, dov'essi erano direttamente presi di mira


insieme ai cattolici. Per vero, diceva la citata Opinione, men-
tre 1'oggetto all'ordine del giorno accennava alVatteggiamento
che devono tenere le istituzioni di credito e cooperazione di

froute al movimento cattolico e alia propaganda socialisia,


il tema si svolse tutto a carico de' cattolici, i
quali ebbero cosi
1'onore di una speciale menzione e di una discussione molto
elevata ed importante.
E giusto che ne rendiamo conto anche noi, lasciando pero
la parola all''Economista d' Italia, poich6 non potremmo ne
3
sapremmo meglio dir .

Dove ha campeggiato la virtu del Congresso e stato nella grande


controversies fra gl'istituti confessionali cooperative e i liberali. Biso-
gnava veder la vastissima aula nel momento in cui s'agitava ! Gre-
mita, silenziosa, ansiosa, bastava percorreiia con lo sguardo per in-
tendere che dovevasi trattare un grande tema. Non vi sono che le
quistioni religiose, le quali abbiano la efficacia perpetua di dividere
e di innalzare in tal modo gli animi. La discussione e stata breve e

nervosa ;
la inizio il Maffi con dichiarazioni molto convenient! e li-

1
Del 5 novembre 1895, n. 302.
2
Luc., 23, 12.
3
Sono parole del periodico del Luzzatti Credito e coop. (1 nov. 1895,
p. 158),che riferisce per intero quell'articolo in luogo di una relazione del
Congresso sua propria.
396 LE CASSE RURALI CATTOLICHE
berali ;
lo segui il senatoreGriffini, un antico patriotta, che parl6
meno di cinque minuti, commovendo 1'udienza coi pericoli del cle-
ricalismo e chiedendo che si escludessero dal credito degli istituti
liberali e delle ban che di emissione le casse confessionali. II Barbanti,

in nome del socialismo, fu piu lungo, ma piuttosto misuiato di fronte ;

ai partiti liberali ha dichiarato ch'essi erano morli o stavano per mo-


rire e non vi era piii posto che pei socialist! o pei cattolici. La qual
tesi piace segnatamente ai clerical!, e posta cosi si sentono invin-
cibili. II Nitti, con argomenti sottili e con parola persuasiva, sostenne

con grande ingegno che sidovevano escludere dal beneficio delle leggi
gli istituti confessionali, perche vincolano la coscienza de' loro socu
Sorse allora il D'Apel, un oratore possente e caro a Bologna, a man-

tener 1'ordine del giorno del Comitato, il quale affermava tre con-
cetti sostanziali a) gli Istituti di previdenza a base di preference con-
:

fessionali o politiche contengono i germi della loro ruina; b) gli Istituti


liberali non chiedevano ai sod e ai clienti che il segno dell'onesta e del

lavoro e nulValtro e in do e la loro fortuna; c) doversi gli Istituti libe-


rali difendere contro i confessionali non gid colle persecuzioni, ma colle
i
opere migliori, delle quali s'indicavano le tracde .

Ma 1'assemblea irresoluta, desiderosa di non parere ne intolle-


j-ante, ne clericale, voleva sentire la parola dell'uomo in cui poneva
la massima fiducia. E il discorso dell'on. Luigi Luzzatti fu un trionfo
dell'arte oratoria e dell'equita religiosa. Confidiamo che il suo di-
scorso sia stato stenografato con precisione, perche non e possibile
1
La deliberazione del Congresso contenente il triplice concetto fu di
questo tenore :

II Congresso esprime il voto che le banche popolari, le casse di ri-

sparmio e tutte le altre istituzioni di previdenza persistano ad astenersi da.

ogni preferenza politica e religiosa nelPesercizio delle loro funzioni; prefe-


renza che, indebolendo il solo criterio sano della rettitudine e della Ido-
neita economica, finisce sempre per nuocere alia solidita degli istituti che-
la praticano.

Respinge le accuse insussistenti e che sente nella dirittura della pro-


pria coscienza di non meritare, di tendenze irreligiose e settarie attribute-

agli istituti di credito popolare e di cooperazione, nessun programma po-


litico o confessionale essi come
professando, non chiedendo ai loro socii
tali

e clienti qualsiasi atto di fede tranne la prova di essere onesti e laboriosi,


e nei loro Consigli d'amministrazione sedendo insieme uomini delle piu di-
yerse opinioni, congiunti nel pensiero del bene comune.
II Congresso fa voti che le nostre associazioni rendano
sempre piit
intensa la loro azione segnatamente nelle campagne, promovendo ag-enzie r
casse rurali, distillerie ccoperative, sindacati per 1'esportazione e altre isti-
tuzioni somiglianti collegate colle banche popolari, colle casse di rispar-
mio, colle cattedre ambulanti del circondario e addita ci6 che si 6 fatto a
Parma all' imitazione de' sodalizii italiani.
E UN'ALTRA GRANDE CONTROVERSIA 397

epilogarlo, non sarebbe possibile rifarlo allo stesso Luzzatti. Sono cli-

scorsi cotesti che hanno per collaborator! gli anirai appassionati di


un'assemblea eccitata, escono dalla sua coscienza traverse la mente
dell' orator e che la interpreta.

Peccato, che gli Atti del Congresso, dopo ben sei mesi dalla
sua celebrazione, non siano ancora stati pubblicati! Quel mi-
rabile e stupefattivo discorso fregerebbe si bene queste no-
stre modeste pagine ! C'e pero modo di supplirvi, non gik coi
riassunti de' giornali, che spesso variano anzi tradiscono i con-
cetti degli oratori, ma con le dichiarazioni autentiche, non pro-
nunciate ex abrupto, in un momento di fervore, ma studia-
tamente meditate a mente fredda e scritte dall'on. Luzzatti a
tavolino e per giunta con la veste officiale di chi compone una
Relazione destinata a comparire in un volume di quelle Statisti-
che, che suol pubblicare il Governo. E perocche tal volume
fa preparato pel Congresso di Bologna e quivi al suo aprirsi

distribuito, non vi puo essere differenza sostanziale tra quello


che lo scrittore corisegno alle carte e 1'oratore disse, sebbene
improvvisando. Nel resto ognuno puo consultare le relazioni
del Congresso, pubblicate in
quei giorni ne' giornali d'ogni
colore, e vedrk tosto che le dichiarazioni sono le medesime
e che tutta la differenza si riduce alia forma ;
nella Relazione

prevale un sentimento assai acre contro i cattolici, poiche 1'Au-


tore ingrandisce ed esagera gli attacchi che gli furono mossi,

presentandoli sotto un aspetto che veramente non ebbero ; nel


Congresso invece 1' Oratore fu dolce, fu mite, fu perfino gene-
roso co' cattolici, si che parecchi de' nostri, badando piu alia
buccia che al midollo, gliene seppero grado.
Ma veniamo a quella sua pagina *.
Com' noto, offrivamo lealmente di aiutare col credito, col ri-
e

sconto, confessionali bene amministrati, giudicandoli nna


i sodalizi
delle forme varie e libere della coOperazione, abbracciando con uno
stesso amore gli umili e dolenti, a qualsiasi fede ascritti ;
ci si e

risposto persino che noi eravamo degli ipocriti o peggio, che i nostri
abbracciamenti soffocavano, che i nostri contatti contaminavano, che
le nostre istituzioni erano atee, framassoniche, sementi di iniquita,
fomiti di scandalo 2 Oh ben ci verrebbe la voglia di ripetere all' in-
.

dirizzo di costoro le parole del salmista :

1
Relazione cit. pp. 12-13.
*
. . . e chi ne ha piu ne metta !
398 LE GASSE RURALI CATTOLICHE

Sepulchrum (sic) patens est guttur eomvm ; linguis suis dolose age-
bant. Judica illos Deus !

Le
nostre istituzioni ne atee, ne framassoniche, continueranno ad

accogliere nel loro grembo tutti gli uomini di buona volonta, a cu-
rare supremamente 1'elemento morale pur poggiando su basi econo-
miche e non su principii mistici, a offrire il loro aiuto anche ai no-
stri avversarii onesti che ci maledicono *,
a considerare il carattere
della comune
fralezza fra tanta diversita inevitabile di opinioni poli-
tiche e religiose. E
il giorno in cui una banca confessionale crolli,
2
un cassiere confessionale fugga, casi che pur si son visti ,
lo scrit-
tore di questa introduzione riputerebbe non degno quel cooperatore
liberale se questa infermita della umana natura collegasse con ra-

gioni religiose Ma quando scrittori anche autorevoli assalgono le


3
,

nostre istituzioni che non fanno male a nessuno e traboccano di equita,


4
ne annunziano imminente io che so di non poter essere
la rovina ,

superato nel sentimento di tolleranza, io che mi sento tutto pieno


del pensiero della divinita, io che non sono ne ateo, ne framassone,
in nome degli alti interessi economici e morali della mia patria, dico

agli istituti nostri che e tempo di difendersi con serena benevolenza, ma


con invitta fermezza.

V.

Stando alle parole del gia citato Economista, il trionfo del


Luzzatti durante il Congresso fa pieno, ed il valent'uomo do-

vette essere pago di se e degli altri.


E sia pure! Ma questi altri non furono
tutti paghi di lui.

Ecco come alcuni tra' principali ne giudicarono.


1
ingiustamente non puo essere onesto. Ora nel senso
Chi maledice
del Luzzatti i maledicono ingiustamente. Come dunque sono
cattolici certo

per lui uomini onesti, e tanto onesti che ancora si possa loro offerire 1'aiuto
del credito?
2
I nostri istituti di credito in Italia hanno cominciato ieri, e finora

per grazia di Dio nessun nostro cassiere e fuggito. Certo tutti possono
peccare, liberali e cattolici ma i ;
veri cattolici che credono nell' inferno e
praticano la santa confessione hanno certi freni contro il peccato, che man-
cano a chi non crede, o credendo a modo suo, non pratica.
3
Parrebbe generosita nel Luzzatti. Ma si rifletta quanto e sciocca la
sua supposizione E forse possibile che p. e. il ladro possa recare a scusa
!

del suo furto il settimo comandamento ?


*
Non sappiamo chi abbia cio affermato. Quel che si & detto e si deve
dire e solo questo, che la Cassa rurale Raiffeisen presenta nel g-enere suo

guarentige di sicurezza assai piu solide della Banca popolare Schultze. Nel
resto i due istituti hanno diversa natura e diverse fine, e come tali e bene
procedano separati, senza contatto di affari tra loro.
E UN'ALTRA GRANDE CONTROVERSIA 399

II corrispondente dell' Opinione


1
non sa darsi pace, come
mai il dare al Congresso I'impronta
Luzzatti, cos\ accorto nel
esatta del suo pensiero, abbia poi commesso I'imprudenza di

parlar de' cattolici anzi non si perita a dire, che cio fu un


;

passo falso, e tale da suscitare diffidence e mail umori che


forse era bene evitare ; contro P azione cattolica sarebbe ba-

stato un indiretto attacco svolgendo un opposto programma


di economia sociale ; che se apparenze di un pro-
sotto le

gramma economico i cattolici mascherano un programma po-


litico, conveniva opporre concetto politico a concetto politico
e non limitarsi a voti platonici e inutilmente nobili e gene-

rosi, ma additare alto Stato il pericolo e suggerirgli i mezzi


per salvaguardarsi.
II signor Carlo Contini, uno de' piu valenti sostenitori e

Wollemborg, e pure assai malcontento del


difensori dell' on.

Congresso. Secondo lui, si doveva opporre solamente azione ad

azione e non perdere il tempo in saggi d'incantatrice arte


oratoria. II voto fu platonicamente liber ale; ma se si fosse
presa una deliberazione illiberale, ma sempre platonica, forse
che do varrebbe ad inceppare d' un solo istante il maravi-
glioso svolgimento del programma elaborate dai Congressi
2
cattolici ?

Un altro economista, il signor Vincenzo Meneghelli, impugna


direttamente principio fondamentale affermato nel Congresso,
il

che cioe la tendenza religiosa delle cooperative cattoliche possa


essere per loro principio di rovina. II meccanismo delle

Casse rurali, cosi come e stato ideato ed esplicato in Italia


dai clericali sulla copia delle loro consorelle tedesche, e troppo

ingegnosamente architettato, perche 1' istituzione possa sentire


una dannosa influenza dalla sua tendenza confessionale 3 .

*
Num. cit. del 5 nov. 1895.
2
Cooperations rurale di Padova del 15 novembre 1895 nell'articolo A
Congressi chiusi, pp. 161-164.
8
Riforma sociale di Torino del 25 novembre 1895 nell'articolo II mo-
vimento cooperative rurale in Italia, p. 775 e seg-g-. II Meneg-helli aiferma
che i progress! delle istituzioni cooperative cattoliche sono addirittura
sbalorditivi ,
e che nessuno pu6 prevedere dove il movimento cattolico
sapra arrivare. Egli pero non lo ascrive direttamente all'influsso del prin-
400 LE CASSE RURAL! GATTOLICHE

Non basta. Convinto, com' egli e, che le cooperative catto-


liche hanno scopo deplora con note solenni Paiuto
politico,
che il Luzzatti persiste loro ad offerire. Che almeno chi ha
ancora fede nella dignitk e nelP avvenire di uno Sta f o laico,
libero da perniciose influenze religiose e perennemente pro-
grediente, non si penta un giorno di avere avuta la dabbe-
naggine di essere egli stesso concorso, per soverchia ed in-

giustificata tolleranza a favorire indirettamente la propaganda


e successo di un opposto indirizzo 4
il .

Non basta ancora. Non puo neppure approvare il voto del


Congresso inteso a raccomandare negli istituti di credito

popolare piu forti, la perfetta astensione da ogni preferenza


politica o religiosa nelPesercizio delle loro funzioni. Secondo
lui, la situazione de'partiti politici in Italia e tale, che non si

puo assolutamente astrarre da essa anche trattando di istituti,

i
quali dovrebbero essere soltanto ispirati e guidati da criterii

e principii economici. Con quale logica adunque si condanna


in massima la teridenza politica o religiosa degli istituti coo-

perativi, e poi si offre Pappoggio ai cattolici che Puna e Pal-


tra professano Chi precede in questo modo faccia il medesimo
?

esame di coscienza; cosi almeno Peresia economica avrk gio-


vato a salvarlo dalla inconseguenza politica 2 !

A queste critiche, che scalzano Puna dopo Paltra tutte le


affermazioni del Congresso di Bologna, aggiungeremo quella

piii universale del Prof. Ugo Rabbeno della R. Universita di

Modena. Egli scrive : Fra il Luzzatti, che volendo conciliare


Pinconciliabile, propone di aiutare le casse cattoliche, ed il

cipio religiose, ma all'autorita del clero e all'unita d'indirizzo e conformita


di criterii, onde le cooperative cattoliche sono vigfiate ed amministrate. A
queste cause tie aggiunge un' altra, puramente estrinseca. E una preziosa
rivelazione e mette conto tenerla a mente : La solerte vigilanza delFau-
torita g-iudiziaria sulle istituzioni cattoliclie, per poterle cog-Here in fallo, e
un nuovo stimolo per loro a procedere colla massima circospezione e re-

golarita ;
onde si pu6 arguire che questo movimento cooperativo rurale
offuschera in breve quello dovuto al lavoro ed alle premure dei non cle-
ricali (p. 779).
1
L. c., p. 780.
Ivi.
E UN'ALTRA GRANDE GONTROVERSIA 401

Toniolo die gli risponde sdegnosamente quae conventio Christi


et Belial? la logica a mio avviso sta per quest' ultimo 1 .

Nessuno pero di codesti bravi signori ha notato la grande


contraddizione, nella quale durante Congresso e caduto de- il

plorevolmente Ton. Luzzatti, non ostante la sua mente acuta


ed il suo alto sentire in cose economiche. La noteremo noi e
sara la critica nostra a chiusa delle precedent!.
L'on. Luzzatti persiste ad offrire il suo appoggio alle coo-

perative, cattoliche, e nondimeno nel voto solenne del Congresso


afferma categoricamente che la preferenza religiosa nelle coo-
perative, indebolendo il solo criterio sano della rettitudine e
della idoneita economica, flnisce sempre per nuocere alia so-

lidita degli istituti che la praticano. Dunque secondo voi le


cooperative cattoliche sono fuori di strada, mancano di retti-
tudine e d'idoneita economica, sono quindi prive di solidita e
destinate tosto o tardi a fallire 2
. Ma se e cosi, come potete con-
sigliare i vostri a sostenerle ed appoggiarle ? Nella vostra qua-
lita di alto
rappresentante in Italia della cooperazione, voi era-
vate per lo contrario obbligato ad additare 1'
inganno che ten-
dono i
cattolici, a svelare
pericolo per il
gente ignorante la
e dabbene che loro incautamente afflda le proprie sostanze, a

1
Cooperazione rurale di Padova, decembre 1895, p. 177.' Notiamo che
le parole quae conventio ecc. non sono state proferite ne dal Toniolo, ne
dal Cerutti, ne dall'Albertario, come variamente fu scritto, ma da noi (nel
ricordato nostro quaderno 1075, p. 22), e non gia contro questa o quella
persona in particolare, ma in generate contro tutti gli avversarii, che con
false carezze intendevano inquinare la purezza dei principii cattolici nel-
1'istituzione delle Casse rurali.
8
A questo concetto delle nostre cooperative dobbiamo aggiungere un
altro, espresso bensl piu tardi in ragione di tempo, ma che rappresenta piu da
vicino il
pensiero dell'on. Luzzatti. Nett'Economista d'ltalia del 9 febbr. 1896,
n. 6 egli tratta delle concorrenze degli istituti confessionali, che male a
proposito invocano a loro aiuto forze misteriose e celesti ,
e li defmisce,
con queste parole, che noi non possiam tralasciare di dire
perfide ed indegne
di un uomo serio ed onesto: Sono forze di disgregazione del risparmio,
che mirano a spostarlo dagli antichi centri neutri e a trasferirlo nei
nuovi,
forze senza scrupoli, come
conviene a coloro che allegando un fine oltre-
si

mondano non badano alia scelta de' mezzi. Le parole in corsivo sono del
medesimo Luzzatti.
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1102. 26 4 maggio 19*.
402 LE CASSE RURALI GATTOLICHE

modo, magari con la ferrea mano dello Stato,


soffocare per ogni

quel movimento che un giorno o Paltro dovra recare tanta e


si esiziale rovina, sovratutto alle povere nostre campagne.
Questa e non altra doveva essere la vera conseguenza lo-
gica di quel voto.
Che se Ton. Luzzatti vuol uscire da questa stretta, confess!
lealmente, che il supporre un pericolo economico nelle nostre
cooperative, per ragione del principio religioso che le sorregge,
e una solenne minchioneria, affermata si nel Congresso di Bo-

logna, ma non per suo intimo convincimento,


si bene per dire

qualche cosa, che piacesse agli astanti, e per non parere da


meno degli altri suoi amici, che Favevano affermata prima di lui.

In un prossimo articolo, trattando dello spirito delle Casse


rurali secondo F. G. Raiffeisen, noi torneremo su questi vitali

argomenti e ci moveremo in un aere piu puro, piu spirabile,

piu sereno.
Intanto dalla succinta esposizione storica, che s' e qui
fattadelPodierna controversia, veggano i cattolici
qual gente
sta loro innanzi nel campo avversario. Sono uomini senza
sodi principii, senza giusto concetto morale, senza retti ideal! ,
senza logica, senza vera unita tra loro, salvo quella di com-
battere contro noi. Non se ne spaventino i nostri; ma proce-
dano compatti per la loro via, che e la vera e la buona. Non
discendano a conciliazioni di nessuna sorta coi nemici di Dio
e della Chiesa; com'essi si sono separati da Dio e dalla Chiesa,
cosi noi con Dio e con la Ghiesa dobbiam procedere separati
da loro. Scrivano pur essi sui loro vessilli altisonanti
parole
di amore, di fratellanza,
religione universale
di del bene;
sono parole vuote di senso, che percotono Paria e nulPaltro.
Noi sulle nostre bandiere scriviamo il nome di Gesu Cristo.
Esso solo dice tutto; perche quel nome e carita, e unione, e
santita, e redenzione morale e materiale del mondo, e con-
forto degli afflitti, sostegno degli umili, forza de' combattentu
DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI
ZETTO

I.

Trascriviamo fedelmente una lettera, che abbiamo teste


ricevuto da stirnabilissima persona.
Nel primo numero della Rivista bibliografica italiana
ohe si pubblica a Firenze, e un breve cenno sulla seconda edi-
zione del Virgilio nel medio evo , opera in due volumi del
professor Domenico Comparetti, ivi chiamata eruditissima e
densa di pensiero storico e filosofico. II cenno si chiude con
queste parole. In quelle molte affermazioni che riguardano
da vicino la Chiesa e il Gristianesimo noi siamo ben lontani
dal convenire col Comparetti. Non entriamo in questo punto
in particolari, perch6 egli non scrittore al quale si possa

rispondere alia sfuggita e con le solite frasi fatte. A dir

vero, una tale dichiarazione spiattellata cosi in pubblico e in


subiecta maleria non so quanto sia prudente : mi pare che si

faccia troppo poco conto delle savie norme che la Civilta

Cattolica ha esposto ne' suoi articoli intorno ai pregi degli


scrittorimalvagi Non voglio dire che sia malvagio il Vir-
.

gilio nel medio evo al pari di tanti altri libracci d'inferno ;

e certo peraltro che il Gristianesimo vi e maltrattato spieta-


tamente E indubitato che quel libro ha fatto e continuera
a fare del male assai, attesa la riputazione d'insigne ellenista
rneritamente goduta dal Gomparetti I suoi ammiratori non

mancheranno di trarre anche profitto dalla improvvida con-


fessione della Rivista ,
dicendo che si, anche i Gattolici sono
costretti a riconoscere di non potersi cimentare con chi sa
1
V. quad, precedents pag. 304 e seg-g.
404 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

assalire sapientemente il Cristianesimo 1


Non sarebbe il caso
che la Civilta Cattolica se ne occupasse ?

Perche no? abbiamo noi dettosubito, appena letta questa


lettera diun dotto nostro associate ed amico, perche no? E
tosto abbiamo preso in mano Fopera del Comparetti, nella

quale intende esporre tutta intiera la storia della nominanza


di cui godette Virgilio lungo i secoli del medio evo, segnarne
le varie evoluzioni e peripezie, determinare la natura e le
cause di queste, e i
rapporti che le collegano colla storia del
pensiero europeo (pag. VII); e veramente vi abbiamo trovato

quelle sconsigliatissime frecciate al Cristianesimo, delle quali


parlano e la Rivista e il nostro egregio corrispondente.
Ma come fare a ribatterle ? II piu delle volte non sono ragio-
namenti, dei quali possa farsi una gagliarda confutazione, sono
semplici affermazioni buttate la alia sfuggita e colle solite

frasi fatte ,
alle quali per conseguenza basterebbe il
contrap-
porre quel notissimo, quod gratis asseritur, gratis negatur.
Quando poi, ed e raro, le accuse contro il Cristianesimo pren-
dono 1'aria di raziocinio, sono ben lontane dal confermare la

fama di dotto pensatore, che il Comparetti si e acquistata in


altre materie.

Quel poco che verremo spigolando dal libro suo, lo mo-


strera chiaramente, e insieme servira di conferma delle cose

per noi discorse nelParticolo precedente.

II.

Incominciamo dalle solite frasi fatte .

Aprendo primo volume a pag. 99, c'imbattiamo a leggere


il

che nel medio evo regnava il fanatismo religioso Ecco .

una fra le tante frasi fatte i facitori delle quali non si


,

curano poi ne di giustificare, ne di spiegare, ora perche essi

1
Noi amiamo credere che la Rivista abbia semplicemente voluto
dire che la brevita di un ammnzio non le permetteva di scendere a par-
ticolarita. Sul buono spirito ond'essa e animata e sulla valentia di chi la

dirige non cade ombra di dubbio.


E DEL VIRGILIO KEL MEDIO EYO 405

medesimi non ne hanno un'idea baste volmente chiara e distinta,


ed ora perche tornano comode a ferire il Cristianesimo, senza
incorrere apertamente la taccia d'empieta. Qual e lo sfrontato
che dica tondo: io non ho religione? I piu ricorrono ad un
eufemismo, e dicono invece: io non ho super stizioni, io non
ho pregiudizii. E al modo stesso per poter inveire piu fran-
camente contro Pardore, il fervore, lo zelo religiose, a queste
nobili voci ne sostitniscono un'altra dipessimo suono, e impre-
cano fanatismo. Quanto poi alia
al ragione che giustifichi Puso
di tal parola, o ne dia almeno una spiegazione plausibile, vo-
lentieri si scordano d'allegarla. Noi pero osserviamo che per

fanatismo religioso s'intende dai savii una esaltazione del-


ranimo, che fa dare in eccessi piu o meno disordinati, sotto
pretesto di religione :or quali eccessi ci mostra il professore,

per provare il fanatismo degli uornini del medio evo?


Nella pagina che abbiamo ora sotf occhio egli non accenna
che questo : Laici ed ecclesiastici hanno troppe preoccupa-
zioni materiali o troppo han da pensare per la salute delPanima,
perche il gusto del bello classico possa fiorire tra loro . E
cosi tu ti figuri dalPuna parte i laici tutti ingolfati nelle tem-
porali faccende, e dalPaltra gli ecclesiastici da mane a sera
colle ginocchia a terra, cogli occhi in cielo, colPanima assorta
in contemplazioni superne, per guisa tale che non resta loro un
minuzzolo di tempo da dare al bello classico, E pensiero storico
questo? Di piu, & proprio vero che il gusto del bello classico
trovi impedimento nel pensiero della salute delPanima? Quei
che composero in quei tempi il Dies Irae e lo Stabat Mater,
erano al certo di tal
pensiero profondamente compresi, eppur
ci diedero un canto ed un'elegia, che (tranne qualche ruvidezza
nella scorza delle parole) non hanno nulla da invidiare alle

migliori poesie del Lazio e della Grecia; e il


Papa S. Damaso,
e il
Papa Urbano VIII, e soprattutto il nostro Leone XIII, pur
pensando alia salute non solo delPanima propria ma dei tanti
milioni d'anime alle lor cure affldate, seppero trovare il
tempo
per trattenersi colle muse latine, e delle loro caste bellezze
si mostrarono innamorati.
406 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

Nel rimanente, se il fervore della fede e della pietk si vuol


chiamar fanatismo, non vediamo perche questo nome dar non
si possa ugualmente all'ardore per le lettere e per le scienze;

e allora, fanatismo per fanatismo, noi preferiamo quello del


medio evo, che trascura il bello classico,
perche troppo ha
da pensare per la salute delPanima a quell'altro moderno
,

di certi professori, che pel soverchio amore al bello classico

o alle scienze, trascurano la salute defPanima e non han


tempo di pensare: Chi sono io? Donde vengo? Dove sono di-

retto? Al di Ik della tomba c'e un'altra vita? E se c'e, come


fare ad assicurarmela eternamente beata? Preferiamo il
primo,
diciamo, e perche i
pensieri in cui esso
s'immerge son di gran
lunga piu nobili, e soprattutto perche sono assai piu necessarii.
Belle sono le lettere, belle le scienze ma i gradi accademici
;

e diplomi d'onore e i brevetti d'invenzione schiuderanno


i

forse a quegli scienziati Tingresso a quel regno che non ha


termine? Questa e moneta che lassu non ha corso i .

Ne
miglior mostra di se fa questa frase fatta del fana-
tismo le altre volte che ci ricorre sott'occhio, come, per esempio,
apagina 140, dove leggiamo: L'antica religione dovette
cosi
combattere corpo a corpo con una religione novella piu omo-
genea ai progressi del pensiero e del sentimento, e colPardore
fanatico di chi a tutto esponeva e tutto tentava per farla
si

trionfare nel mondo. Chi erano questi fanatici? II professore


nol dice chiaro, ma sembra che alluda principalmente ai Mar-
tiri.Certo e che essi fra gli altri si segnalarono in quell' ar-
dore religiose ch' egli chiama fanatico essi piu degli altri ,

combatterono corpo a corpo essi a tutto si esposero


,

anche ai tormenti e alia morte. Ma se egli davvero intende


colpire i Martiri, il suo giavellotto e come quello di Priamo,
telum imbelle sine ictu.

Questo pensiero si trova in piu maniere svolto ed inculcate in un


1

libro, scritto appunto da uno di quei fanatici del medio evo, e ci6 non
ostante per universale giudizio stimato pieno di profonda fllosofia morale,
tradotto in tutte le lingue, ristampato in tante edizioni quante non ne conta
niun altro libro: tutti conoscono I'Imitazione di Cristo.
E DEL VIRGILIO NEL MED10 EVO 407

Perche 11 chiama fanatic! ? Quelli che ai giorni nostri

ban fatto e patito alcuna cosa per un' idea nazionale, a

giudizio dei liberali ed anche del professore, sono eroi, sono


glorie d' Italia, sono i primi figli della patria ; e chi muore
per Dio e per la patria celeste, perche sara fanatico? Sin-
golare fanatismo davvero, quello che ha saputo mantenere gli
spiriti in istato d' esaltamento e tener sempre tese le corde
delPanimo per tanti secoli fino ai di nostri ! E poi, dov' e nei
Martiri quell' orgasmo impetuoso e scomposto che e proprio
del fanatismo, quando invece la loro fortezza non ha mai nulla
di torbido e di violento, e nelle risposte che danno e nei tor-
menti che soffrono manifestano sempre un far nobile e digni-
toso, un animo al tutto signore di se medesimo ? E qual pas-
sione umana avrebbe potuto infiammarli fino a tal segno ? Essi
sacrificavano il
presente all' avvenire, soffrivano per la spe-
ranza di una vita migliore ; ma le cose lontane di lor natura
fanno nell' anima umana lieve impressione beni futuri, beni :

invisibili, beni che nessuno dei viventi ha gustato, per se me-


desimi son forse atti a riscaldar vivamente 1' animo nostro?
Finalmente, se Martiri fossero stati pochi, abitati in paesi vi-
i

cini, soggetti alle stesse influence, pur pure ma rnilioni e mi- :

lioni, per tutto il mondo, per tanti secoli, e sempre la stessa

costanza, in giovani e vecchi, uomini e donne, dotti ed igno-


ranti,... eh! via, ci si rifletta un po' seriamente, e si vedra che
il nome di ardore fanatico applicato al caso nostro e una
di quelle frasi fatte che tornano comode per isbrigarsi con
,

poca fatica, ma con altrettanta efficacia, da qualche cosa che


ci molesta.

III.

E un' altra di queste comode frasi incontriamo a pag. 246,


dove il
professore si corruccia con Carlomagno per la po-
tenza temporale data al Papato, che frutto immensi danni al-

1'Europa tutta, e fu fino ad oggi la maledelta piaga del nostro


paese. Di questa frase buttata la alia sfuggita , per mera
incidenza, e senza alcun sostegno di prova, noi potremmo non
408 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

tener conto; ovvero potremmo contentarci di contrapporre a

quella maledizione lanciata al dominio temporale una nostra


benedizione al medesimo, ed ecco che i conti batterebbero
pari. Ma non possiamo trattenerci dal notare che ci vuole un
bel coraggio a parlar della
piaga del dominio temporale, pro-
che il Governo succeduto a
prio oggi quello ci sta infliggendo
piaghe ne meno numerose ne meno gravi delle famose piaghe
d'Egitto.
Ecco, per consolazione del lettore, le dieci piaghe d' Italia.

La piaga del libero insegnamento di tutti gli errori fino al-

I'ateismo; la piaga della immoralita che dilaga per le contrade;


la piaga dei duelli e dei suicidii che si rendono ogni di piu

frequenti ;
la piaga dei deputati ed altri
maggiorenti deplorati
e tuttavia trionfanti ;
la piaga della carta straccia sostituita al-
Foro, che comparire straccioni agli occhi degli altri
ci fa

Stati la piaga degli enormi scandali bancarii impuniti


;
la ;

piaga delPemigrazione che priva P Italia di tante braccia ro-

buste; la piaga del socialismo che si avanza sempre piu mi-


naccioso piaga delle tasse che ci dissanguano e della fame
;
la

universale che scarnifica le ossa dei grandi e dei piccoli ;

mancava decima piaga, rispondente alia strage dei primo-


la

geniti egiziani, ed ecco e venuta la guerra d' Africa a far


cadere il fiore della nostra gioventu, non sotto la spada di
un angelo, ma sotto le lance di neri etiopi. E con tante
piaghe che il Governo succeduto al pontificio ha inflitto al

corpo di questa povera Italia, piaghe che sfidano la perizia

di tutti gli Esculapii antichi e moderni, si ha la fronte di


chiamare il dominio
temporale una maledetta piaga ? Che
siche quelle altre che ora ci stan rodendo le carni, son pia-
ghe benedette Dio ci liberi da tali benedizioni.
!

Non pensava Edoardo Scarfoglio quando nel Mat-


cosi la
tino del 15 marzo scriveva che P opera dei governanti ormai
consiste nel distruggere tutto quanto nel paese era di buono
e di alto, la ricchezza ed il gusto delParte, il pensiero e la

giocondita, e d'una terra che, anche nelle maggiori infelicita


sue, conservo sempre un'aria di nobilta e di grandezza, fare
E DEL VIRGILIO NEL MEDIO EVO 400

un' asilo della piu sciatta volgaritk Se 1' Italia deve chinar
la schiena davanti al primo barbaro che 1' ha battuta, tanto
vale neutralizzarla, abolir Pesercito e la marina, e affldarci
all' amministrazione del Papa, che almeno ci dark la pace con
tutto raondo, un' influenza coloniale dieci volte piu vasta di
il

quella inglese, e trovera nel Vangelo i rimedii ai morbi che


travagliano il
corpo sociale. Qualunque sia lo spirito che ha
dettate queste parole, non puo negarsi che in esse qualche
buona confessione si trovi.

IV.

Procedendo innanzi, troviamo a pag. 307 non una ma due


frecce velenose contro la Chiesa, mezzo nascoste in fondo ad

una Essi cristiani non videro il Gristianesimo di per-


nota.

seguitato divenir persecutore sanguinario alia sua volta, e la


storia della Ghiesa mutarsi in libro osceno. La p'rova, al
solito, il
professore ha lasciata nella penna, e per molti,
1'

purtroppo, terra le veci di prova Tautorita del suo nome.


II Gristianesimo persecutore sanguinario ? Ma quando ?
Si parla qui forse del tribunale dell' Inquisizione ? E chiaro che
noi non possiamo una dissertazione per dimostrare
far ora
come quel tribunale nella sua istituzione era giusto, ed ordi-
nato non a far credere per forza, ma ad impedire che un bat-
tezzato, e percio soggetto alia Chiesa, corrompesse la fede
degli altri ;
come gli abusi debbono imputare agli uomini
si

e non alia istituzione ;


come questi abusi medesimi furono
grandemente esagerati ;
come convien giudicarli alia luce di
quei tempi e di quei costumi tanto diversi dai nostri come ;

per massima
la parte furono commessi dalF Inquisizione di
Spagna, che era un tribunale piu secolare che ecclesiastico.
Questo fatto storico, chi voglia vederlo convenientemente trat-
tato, legga principalmente il Balroes nella sua opera II Prote-
stantismo comparato al Cattolicismo, Gap. XXXVI-XXXVII *.

1
V. anche HEFELE, Card. Ximenes ; CLAESSENS, L''Inquisition etle re-
gime ptnal pour la repression de I'htrtsie dans les Pays-Bas du passe;
410 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

Si parla invece delle guerre di religione ? Ma


senza citar qui le
testimonianze di sacerdoti e vescovi e papi, che deplorarono il
sangue sparse col pretesto della religione, ci contenteremo di
osservare che un fatto non prova nulla contro una istituzione
o una dottrina, se da essa non derivi naturalmente ora il ;

sangue di cui si macchiarono alcuni cattolici, quando non ve


li autorizzava la difesa della loro persona e dei loro sacri di-
ritti, anzi che venir sanzionato dalla religione, viene da essa

abbominato qual cosa nefanda e contraria allo spirito della


cristiana mansuetudine, donde Fadagio giuridico Ecclesia :

abhorret a sanguine. Come dunque chiamare il Cristianesimo


?
persecutore sanguinario
La storia della chiesa un libro osceno ? Confessiamo
apertamente che questa non e una delle solite frasi fatte :

e la prima volta che ci accade di leggerla, e tutta nuova di zecca,


e coniata espressamente dal professore, e ce ne duole per Ponor
suo. Intendiamo bene che egli allude ai disordini che nel me-
dio evo macchiarono non pochi ecclesiastici ma che questi
;

disordini gli abbian poi fatto dimenticare tutte le glorie di cui

splendeva la Ghiesa anche in quel tempo, glorie cosi bene


compendiate dal Montalembert nella sua Introduzione alia Vita
di S. Elisabetta Regina d'Ungheria; che egli insomma abbia
chiuso gli occhi alle perle per non veder altro che il fango,
e passi sopra alia regola per arrestarsi sull'eccezione, questo e
cio che non mostra in lui ne pensiero storico ne filosofico *.
Ha dunque dimenticato si presto che si tratta di quegli
egli
uomini stessi, de'quali ha detto poc'anzi che avevano troppo
da pensare per la salute delPanima ?

A questa stregua, noi potremmo chiamare un libro osceno

Vlliade, perche vi hanno dei tratti sconci, e il suo Virgilio nel


medio evo avremmo diritto di chiamarlo a dirittura un libro

empio .

HERGENROTHER, Kath. Kirche und christicler Staat ; DE MAISTRE, Lettera 4*


ad un gentiluomo russo.
1
V. MURATORI, Annali d'ltalia e Antichita del medio evo ; HURTER, In-
nocenzo III; DIGBY, Mores catholici; GUIZOT, Histoire de la civilisation en
France, item en Europe.
E DEL VIRGILIO NEL MEDIO EVO 411

E
qui sorvoliamo all' antipatico puzzo di sagrestia (pa-

gina 246), alia invasione clericale (p. 247), alia violenta


condizione del monaco (p. 249), e ad altre simili frasi fatte ,

che non onorano ne chi le ha fatte ne chi se ne serve; sor-


voliamo a tutto cio per venire a quelle accuse, che hanno al-

meno un'apparenza di raziocinio.

V.

Or chi avrebbe creduto che la prima occasione di tali ac-

cuse contro il Cristianesimo dovesse fornirla al professore pro-

prio la cristiana aniraa di Dante ? Eppure tant'e. lo, dic'egli,

non ho mai potuto convincermi che una mente tale, a cui fu dato
il vedere tanto al di la delle menti
contemporanee, non avesse
dei momenti di dubbio, e non sentisse, almeno momentanea-
mente, il debole della credenza cristiana. Ma cio in ogni caso

non poteva avvenire che per fatto d'impulsi istintivi e pas-

saggeri, poiche era del tutto impossibile allora andar piu ol-
tre in tal materia, formulando per via dialettica e con quieta

coscienza una ferma negazione. La mente la piu robusta man-


cava del punto d'appoggio a sollevare, nelP indagine del vero,
la plumbea cortina dell' idea religiosa. La filosofia della espe-

rienza non era nata (p. 266).


Questo qualsiasi raziocinio intoppa, se mal non vediamo,
contro due gravissime difficolta.

E in primo tempo di Dante


luogo, e proprio vero che al
non era nata ? Sembra che il pro-
la filosofia dell'esperienza

fessore sia di coloro che salutano padre di essa Bacone da


Yerulamio. Ma a questi il professor Zahm, competentissimo giu-
dice di tali materie, cosi risponde. Noi dobbiamo saper grado
alle scuole e agli studiosi del medio evo pel loro metodo in-
duttivo e sperimentale, che tanto contribui alia evoluzione ma-
<

teriale della scienza naturale e fisica. Lo dobbiamo, tra "*gTi

altri, a Gerberto, che fu quindi Papa Silvestro II (nato nel 920


e morto nel quale riputavasi il piu dotto de' suoi
1003), il

tempi; lo dobbiamo ad Alberto Magno, il genio del secolo XIII;


412 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

lo dobbiamo al suo contemporaneo Ruggero Bacone. Si dira


che il conte di Verulamio, lord Bacon, e non altri, e riputato
autore del sistema induttivo chiunque abbia
di filosofia, ma
letto per poco la storia della scienza, converra meco che que-

sto sistema fu accettato e seguito secoli prima che fosse nato


lord Bacon. E seguita citando i
passi dell' Opus maius di

Ruggero Bacone e delle opere d' Alberto Magno che lo dimo-


strano, e le testimonianze del Whewhell, dello Stanley Jevons
e d'altri che lo confermano \
Or quando scrissero quei tre dotti del medio evo? Ger-
berto alia meta del secolo decimo, e Alberto (vissuto dal 1193
al 1282) e Ruggero Bacone (vissuto dal 1214 al 1294) intorno

alia meta del secolo decimoterzo. E PAlighieri quando inco-


mincio suo poema?
il Nel mezzo del cammin di nostra vita ,

cioe, come spiegano tutti gF interpreti, nel trigesimo quinto


anno della sua vita, corrispondente al 1300 dell'era volgare.
Dunque quando egli lo scrisse la filosofia dell'esperienza era

nata da mezzo secolo, e, se risaliamo a Gerberto, da tre se-

coli e mezzo.
In secondo luogo e egli vero che questa filosofia fornisca
un punto d'appoggio a sollevare la plumbea cortina della
idea religiosa e che quindi avrebbe potuto togliere all'Ali-
,

ghieri la fede Dei padri di essa, Gerberto (che piuttosto deve


?

dirsene precursore) fu papa, e gli altri due Alberto Magno e

Ruggero Bacone, erano due buoni monaci, 1'uno domenicano,


Taltro francescano. Piu tardi poi il
piu grande impulso alia
meccanica, all' idraulica, all' idrodinamica non fu dato da Leo-
nardo da Yinci e poscia dal Galileo e da' suoi discepoli, Tor-
ricelli, Viviani, Gastelli, Mersenne e Gassendi, tutti credenti e
i tre ultimi anche ecclesiastic! ? E giii giu discendendo fino ai
giorni nostri, doe fino ai Moigno, agl' Inghirami, ai Secchi, ai
Denza, ai Caselli, si troveranno, fra i cultori del metodo spe-
rimentale e induttivo, tanti ecclesiastici illustri, da dover esclu-
dere qualsivoglia contraddizione tra esso e la fede. Per con-
1
Scienza cattolica e scienziati cattolici, p. 57, 58; Genova, Fassicomo,
1895.
E DEL VIRGILIO NEL MEDIO EVO 413

seguenza, anche se PAlighieri fosse stato valente nella filosofia


sperimentale altrettanto che nella razionale, non solo non
avrebbe trovato nulla di debole nella credenza cristiana ,

non solo non si sarebbe sentito offeso


plumbea cor- dalla
tina dell'idea religiosa ma avrebbe potato emettere una pro-
,

fessione di fede simile a quella di uno de' phi eminenti ma-


tematici e fisici moderni, il
Cauchy, il
quale nella sua opera
sugli Ordini Religiosi stampo queste parole. Sono Cristiano,
cioe credo alia divinita di Gesu Cristo, insieme a Tycho Brahe,
Copernico, Descartes, Newton, Fermat, Leibnizio, Pascal, Gri-
maldi, Eulero, Guldin, Boscovich, e Gerdil, e in un coi grandi
astronomi, i grandi fisici, e i
grandi geometri dei secoli che
furono.
Non ignoriamo che, dagli enciclopedisti in poi, non sono
mancati mai certi falsarii della scienza, che servendosi di essa,
come punto d'appoggio per sollevare la plumbea cortina
di ,

han preteso di cogliere in fallo la Bibbia ma con qual esito ? ;

Quelle ricerche scientifiche, che si erano intraprese contro la


fede, continuate piu oltre tornarono in suo favore; quegli studii
superficiali destinati a combatterla, spinti a maggiore profon-
dita. servirono a confermarla le obbiezioni si convertirono in
;

prove, e la scienza divenne ausiliare della fede *. Che se qual-


che ombra rimane ancora, ai riottosi che impennano dinanzi
alia plumbea cortina 1'Alighieri grida alto :

State contenti, umana gente, al quia:


Che se potuto aveste veder tutto,
Mestier non era partorir Maria.
(Purg. III).

VI.

Chi ha del Gristianesimoconcetto che mostra d'averne


il

il non e maraviglia che non abbia troppa stima


professore,
del clero; quindi non ci torna strano che egli attribuisca al

Oltre lo ZAHM sullodato, vedi MOIGNO, Les splendeurs de la Foi, ac-


1

cord parfait de la Reflation et de la Science. Paris, Bleriot 1877-82, voll. 5.


-VIGOUROUX e BACUEZ, Manuale biblico, S. Pier d'Arena, tip. Salesiana,
1894-95, voll. 4.
414 DEI SAPIENTI IRRELIGIOS1

clero il decadimento letterario del medio evo. Confessiamo


pero che non siamo giunti a comprendere il raziocinio con cui
tenta provarlo.
L'affermazione egli fa con forza e la ribadisce in piu modL
Le lettere minacciano di perire sotto i colpi del fanatismo

religioso o d'affogare nel vasto pelago della letteratura teo-

logica (p. 99). E piu avanti : L'antichitk classica con a capo

Virgilio, trascinata in mezzo al ripugnante ed eterogeneo mo to


delle menti chiesastiche medio evo, puo assomigliarsi
del
all'astro della luce, che attraverso ad un'atmosfera densa e
pregna di vapori
perde i
raggi e il calore, non illumina, non
riscalda e non feconda (p. 245). E similmente altrove. L'ac-
cusa e chiara, ripetiamo, formulata con parole sonore, troppo
sonore anzi, che sanno un po' di retorica ; ma le prove ?
Eccole.
Prima prova, c
Quel sentimento, che pote avere per pro-
dotto Pascetismo eremitico e monacale, quanta parte deU'animo

poteva lasciare alia intelligenza del bello antico, alle idealita


artistiche di Omero e di Virgilio? (p. 258). Gravi incom-
patibilita rendevano grande il
disagio in cui trovavasi 1' idea
cristiana e la poesia del cristianesimo nelle forme classi-
che (p. 216) ,
e a lungo si seguita su questo metro.
Noi non potendo fermarci sulle particolarita, per tagliar
corto, imiteremo colui, che ad un sofista negante il moto ri-

spose movemlosi. Cosi noi diremo: Volete vedere quante e


quanto gravi siano le incompatibility dell' idea cristiana col

bello artistico? Osservate. In poesia, i nostri due piii grand!


poemi, laDivina Commedia e la Gerusalemme Liberata, sono
interamente cristiani. In pittura, le migliori tele od affreschi
che vanti 1' Italia, dal Giotto al Raffaello, dal Raffaello al Sasso-

ferrato, al Reni, al Guercino, sono cristiani. In scultura, le piu


belle statue, dal Mose del Michelangelo alia Pieta del Canova,
sono cristiane. In architettura i piu maravigliosi ediflzii sono
le nostre chiese o basiliche, di stile or gotico or lombardo or
romano, sempre cristiane. In musica le armonie piu commo-
venti, dalle Messe di Palestrina ai Notturni di Haydn e agli
E DEL VIRGILIO NEL MEDIO EVO 415

Stdbat Mater di Pergolesi e di Rossini, sono cristiane. II let-


tore & sulla via, e da se puo percorrerla e sempre piu con-
vincersi delle accennate
gravi incompatibilitk Ma noti i
.

ancora che gli autori cristiani allora diedero nel brutto e nel
laido quando paganeggiarono, cio6 quando, scordatisi del mondo
di Ik ed ingolfandosi tutti nel mondo di qua, tradussero in
mille guise, in verso e in prosa, colla
penna col pennello e

quel detto d' Orazio Nunc est bibendum, nunc pede libero
:

Pulsanda tellus, con quel di peggio che non vogliamo tra-


scrivere. Dunque 1'
incompatibilitk dell' idea cristiana e col

brutto, non gik col bello.

Seconda prova. E vero che le scuole erano in mano al clero,

^ che questo spiegava anche i classici, e li copiava assidua-

mente, ma senza intenderne e gustare il bello. Questo pensiero


e sviluppato qua e Ik in molte pagine dei capitoli VI-XIII.

Ma, dato anche che il


pensiero sia giusto, era forse colpa del
clero se non era piu colto di quel che comportassero quei tempi
barbari? Egli fece quel che pote per rompere quelle tenebre :

se non vi riusci altrknenti che solo in parte, dovremo rampo-


gnarnelo, o non piuttosto sapergli grado della sua opera buona?
Intanto e sempre vero che in quella oscuritk universale non
trovavasi un po' di luce fuor che in seno alia Chiesa : e sempre
vero che alPombra del santuario si mantennero vive le ultime
scintille delle lettere e delle scienze, come un giorno si con-
servo da Geremia il fuoco sacro in mezzo alia caldaica deva-
stazione : e sempre vero che, se anche il laicato imparo qual-
che cosa, fu il clero e non altri che addottrinollo, e che se oggi
i filosofi sanno
leggere, debbono ringraziarne quei vecchi preti.
Sono delitti questi da ascriversi al ripugnante ed eterogeneo
moto delle menti chiesastiche ?

Terza prova. Questa grande eclissi non cesso che col tor-
nare gli studii in mano al laicato (p. 245).
1
Vedi anche CHATEAUBRIAND, 11 Genio del Cristianesimo, dove si fa un
continue confronto tra le bellezze pagane e le bellezze cristiane. Altre
bellezze di un altro genere, delle quali ugualmente andiamo debitori a

quel sentimento che pote avere per prodotto 1'ascetismo monacale , si


troveranno nel MONTALEMBERT, I Monad d'Occidente.
416 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

Sara, ma questo & affermato, non 6 dimostrato ; non e,


diciamo, dimostrato che al Risorgimento, insieme coi laici, non
avessero larghissima parte gli ecclesiastic! se pure non debba ;

aversi in conto di prova un'altra affermazione gratuita, che


ripete tutte quelle tenebre medioevali dalla prevalenza della
"

fede sulla ragione Ma


questa prevalenza non suppone
(ivi).

antagonismo. Fede e ragione sono due raggi che partono en-


trambi dal volto dell' increata Sapienza, 1'uno piu nobile del-
Paltro, ma non opposti n& si vede come mai un raggio ag-
;

giunto ad un altro debba produrre un'eclissi tenebrosa.


II dominio assoluto della fede,
egli dice, doveva essere
cosa transitoria, e ragione domandava imperiosamente i
la

proprii diritti (p. 249). E dove meglio li ha essa esercitati


che nelle due Somme dell'Aquinate ? Dove si trova maggior
acume d' ingegno e lavoro di raziocinio? La fede non impe-
disce ne' suoi movimenti la ragione, le dice anzi girami in- :

torno finchS piace, guardami, studiami a tuo bel grado, solo


ti

bada di non urtarmi. E frattanto, stabilendo come inconcusse


non poche verita razionali, viene a mettere in mano alia ra-
gione un ricco patrimonio di cognizioni, senza che questa
debba molto sudare a rintracciarle da se, e viene inoltre ad
innalzare come tanti fanali luminosissimi lungo i tortuosi sen-

tieri, per cui s'inoltra Fintelletto alia ricerca degli altri veri.

Per conseguenza, la fede promuove la scienza, la scienza spiega

e illustra la fede, e tutte e due di conserva fanno avanzare la


civilta. Perch& dunque ai piu grandi cultori della fede, cioe
ai sacerdoti, sara impossibile di essere altresi grandi promotori
dello sviluppo della ragione, delle lettere e delle scienze ? E
che impossibile non sia ben si parve e nello stesso medio evo
e qualche secolo dopo, alFepoca della Kinascenza, quando si

videro fiorire mtorno al Yaticano tanti splendidi ingegni, e ii

secolo d'oro della nostra letteratura prendere il nome da un


gran Pontefice.
Donde ricavasi dunque che le lettere minacciano di pe-
rire sotto i
colpi del fanatismo religioso ?
E DEL YIRGILIO NEL MEDIO EVO 417

VII.

Le sovraesposte or trecciate or accuse contro il Cristiane-


simo si contengono tutte nel primo volume dal secondo ne :

piglieremo ad esame una sola, per non annoiare il lettore.

In questa si vuol togliere al Cristianesimo la gloria d'avere


nobilitato la donna. Coloro i
quali sostengono che di molto
vada debitrice la donna al Gristianesimo e alia cavalleria, evi-
dentemente vogliono farsi illusione... L' ideale della santa e

quello della dama degli antichi romanzi sono prodotti d'idee


utopistiche affatto inconciliabili colFordine sociale (p. 111).
Lasclamo stare quel grazioso accoppiamento del Cristiane-
simo e del romanticismo, di questi due agenti storici come
egli li chiama lasciamo interamente
;
la dama che non ci

riguarda,e fermiamoci a chiedere: perch6 mai sarebbe un'utopia


1' ideale della santa ? Perche, risponde egli Ognuno puo :

domandarsi che cosa diverrebbe la societa umana, se ogni


donna fosse una santa Teresa od una Isotta ;
due opposti egual-
mente per essa, come quelli che, quantunque in modo
esiziali

diverse, ne escludono il principale fondamento la famiglia.


Qui il raziocinio del professore zoppica piu d'un poco, per-
ehe, dopo aver prima parlato genere delP ideale della santa,
in

viene poi a circoscriverlo entro i limiti di una santa Teresa.


Ma chi gli ha detto che santa Teresa sia il tipo universale ed
? No, non tema che tutte le donne,
unico della santa cristiana

per farsi sante,


debbano, come lei, sparire dal mondo e chiu-

dersi tra le quattro mura d'un chiostro non tema che, in ;

il genere umano debba finire


conseguenza, per mancanza di
successione ; potranno esse benissimo raggiungere la santita

battendo altra via e proponendosi altri esemplari. Le padrone


potranno prendere ad imitare S. Perpetua e le serve S. Feli-
cita o S. Zita ; le povere si proporranno S. Germana Cousin

e le ricche S. Paola ;
le maritate flsseranno Tocchio su S. Fran-
cesca Romana e le vedove m S, Catarina da Genova ;
e per-
fino le regine troveranno i loro tipi nelle Pulcherie, nelle

Serie XVI, vol. VI, fuse. 1102. 27 maggie 1896.


418 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

Cunegonde, nelle Margherite, nelle Elisabette, nella Yen. Cristina


di Napoli. E quando tutte le padrone e le serve, tutte le ric-
che e le povere, tutte le maritate e le vedove, e tutte altresl
le regine fossero simili a quest! santi loro esemplari, crede
egli proprio il professore che si avrebbero altrettanti pro-
dotti d' idee utopistiche affatto inconciliabili coll'ordine so-
ciale ? Persiste ancora a chiedere che cosa diverrebbe la
societa umana ? Glielo diremo noi francamente. Non diver-
rebbe nient'altro che un paradiso in terra.
Ma no, soggiunge egli, nel medio evo cosi non era. I Pa-
dri e gli scrittori ecclesiastic! ad una voce encomiavano il

celibato,come quello fra gli stati dell' uorao che solo e capace
di condurre a perfezione dottrina non solo assurda, ma emi-
:

nentemente immorale, perch& egoistica, perch& contraria alia


prima base della societa umana, e perch& tale che pone il
perfe-
zionamento umano in aperta contraddizione colle leggi natu-
rali e sociali e coll' esistenza stessa dell' umanita. Non puo
negarsi che sia questa una potente scarica d' artiglieria. Pec-
cato pero che abbia sbagliato il bersaglio! Peccato che questi

colpi siano diretti contro un solo che non esiste! Quel


solo il celibato & capace dicondurre a perfezione nella
dottrina cattolica non c' e, anzi e ad essa diametralmente con-
trario : come dunque ardisce il
professore d' affibbiare ai Pa-
dri e scrittori ecclesiastic! questa mezza eresia? Su, ci reciti
le lor parole, le parole almeno di uno di loro. Egli che in
quello stesso capitolo moltiplica 1'una sull'altra le citazioni
intorno alia leggenda di Virgilio mago, dei suoi viaggi aerei,
della pendula cesta in cui fu lasciato una notte dalla figlia
delP imperatore, dell' oscena vendetta ch' egli ne prese, e d' altre
simili favolette di molto secondaria importanza, non avrebbe
potuto e dovuto allegare qualche testimonianza in appoggio
di un'accusa grave? si

Noi intanto, mentre stiamo aspettando da lui queste testi-


monianze, esporremo nettamente quello che ha insegnato in
tal materia la Chiesa, dagli Apostoli in flno a noi. Dottrina

cattolica e che non nel solo celibato, ma in tutti gli stati


E DEL VIRGILIO NBL MEDIO EVO 419

sipuo raggiungere la perfezione come la Chiesa indica chia-


;

ramente neU'Oremus di santa Giovanna Francesca Chantal, da


Dio condotta e fortificata per omnes vitae semitas (verginale,
coniugale, vedovile, claustrale) in via perfectionis ,
e come
ha mostrato col fatto, innalzando alPonor degli altari le Bri-
gide, le Margherite, i re Luigi, i re Ferdinandi ed altri del
medio evo e d' altre eta, santificatisi nel matrimonio. Dottrina

cattolica e che lo stato del celibato di sua natura e piu per-


fetto che quello del matrimonio, per le ragioni addotte da
S. Paolo nel capo settimo della sua prima lettera a quei di
Gorinto, senza pero che ne conseguiti Pessere una persona
celibe, per questo solo, piu perfetta d'una coniugata. Dottrina
cattolica e finalmente che il celibato non e per iuiti lo stato

migliore, tornando anzi meglio per moltissimi il contrarre ma-

trimonio, melius est enim nubere quam uri (Ibid.); ed oltre a


cio, in certi casi, la Ghiesa ha sciolto piu d'una persona dal
voto, anche solenne, di castita, perch& potesse continuare la
successione della famiglia, quando il bene pubblicolo richiedeva.

Questa e non altra e la dottrina cattolica. Or si domanda: e


ella questa una dottrina assurda ed eminentemente immo-
rale ,
o non e piuttosto eminentemente immorale lo stam-
pare sotto Pocchio del sole quelle calunnie?
Per quello poi che risguarda in particolare 1'accusa di
egoismo lasciando stare quel che fece la vergine S. Pul-
,

cheria a pro delPimpero romano, la vergine S. Caterina da


Siena a pro della Toscana e di tutta la Chiesa, e non poche
altre lor somiglianti; noi vorremmo sapere se sieno piu bene-

merite della societa quelle signore, che attendono nel matri-


monio alia cura d' una sola famiglia, oppur quelle vergini re-
ligiose, che or si consacrano alPeducazione di tanta gioventu

femminile, or volano al soccorso dei soffrenti negli spedali,


nelle carceri, nei campi di battaglia, ovunque le chiama il bi-

sogno od anche quelle vergini secolari, che, sciolte dalla cura


;

d' una famiglia, son pronte sempre a dar mano attivissima a

tutte le opere pie, e ne sono 1' anima e il cuore. II popolo le


420 DEI SAPIENTI IRRELIGIOSI

chiama angeli del conforto e il professore ;


le dira prodotti
di una dottrina assurda ed egoistica ?

Eppure egli rincara la dose. L' aver santificato il matri-

monio, che a molti sembra uno del grand! merit! della chiesa
cristiana, fa Peffetto di una derisione a chi conosce il medio

evo, ed ha veduto-da presso tutta quella falange di uoraini


autorevoli, che ad ogni occasione il matrimonio e la donna
pongono in iscredito colla voce, coll' esempio e collo scritto.
Ma se altri dicesse, che qui non c'e nessuna derisione c'e ,

soltanto un'insolenza del professore, avrebbe torto? Certo e


che qualunque cosa abbiasi detto e fatto quella sua falange
di uoraini autorevoli ch' egli invoca, al solito, senza citarne
le parole, non ha nessuna autorita ne contro la santita del
matrimonio elevato a sacramento, ne contro la verita e giu-

stezza delle dottrine della Chiesa, le quali sono precisamente

quelle che abbiamo ora esposte Queste dottrine, che sono


l
.

insegnate da tutta la falange dei teologi, le conosce va egli ?


E allora perche scrivere a quel modo? Non le conosceva?
E allora perche parlarne ? Quando di certe materie non si ha
2
una conoscenza esatta, non vi e che una cosa da fare tacere : .

E basti. Dalle riflessioni che abbiamo esposte ci sembra sia

messo in chiaro che, quando il dotto professore, nel dotto suo

libro, sia con frasi fatte ,


sia con apparent! raziocinii, se la

piglia contro il Cristianesimo, fa la flgura degP intelletti volgari.

E qui e proprio il caso di dire, alludendo ai sapienti irre-

ligiosi: Crimine db uno disce omnes.

136; PALMIERI, De Matrimonio ,


1
V. S. THOM., Contra Gentes, 1. 3, c.

c. 1, thes. 4; DE AUGUSTINIS, De Matr., art. 10; BILLOT, De Matr., num. 2,


thes. 39.
2
Le dottrine della Chiesa intorno al matrimonio sembra che il Com-
paretti o non le conosca o non le curi, se e vero quello che di lui scrive
il De Gubernatis: Introdotto dal Nerucci presso il banchiere greco di Li-
vorno, barone Tossizza, in quella famigiia fu combinato il suo matrimonio
(celebratosi nel 1863 in Genova) con una ricca israelita di Odessa, Elena
Raffalovich, che lo fece padre d'una bambina. Dizion. biogr. degli scrit-
tori contemp. Firenze, Le Monnier, 1879.
IL PRESENTE E L'AVVENIRE
DELL'AZIONE CATTOLICA
IZST

Ci pare opportune, in questo momento, di prendere ad esame


con qualche ampiezza, secondochk nel nostro periodico fu fatto
altre volte, il vitale argomento dell'azione cattolica. Non puo
-essere infatti che vantaggiosissimo, ad indurre in noi stessi e

nei nostri avversarii un'equa estimazione delle forze cattoliche,


il bilanciare di quando inquando quello che noi abbiamo otte-

nuto con quello che ci rimane da ottenere in ordine al fine

propostoci d'avviare la patria ad un migliore assetto religioso,


morale, civile. E Fora presente e a questo propizia. Perocche
<chi non vede che popolo italiano dimostrasi intieramente sfi-
il

duciato dei metodi e degli uomini, esperimentati con vece as-


sidua al governo senz'altro frutto che di disastri? II popolo,
come e ben naturale, non ha un concetto concreto e definite
di quel che si dovrebbe fare per redimere
il
paese da tanti
guai ; ma principalmente colle elezioni amministrative signified
molto risolutamente il proposito di mutare da capo a fondo
Tindirizzo della pubblica cosa.

popolo vuole aprire una breccia nel muro che d'ogni


II

parte lo rinserra e lo soffoca, infrangere la cerchia fatale dentro


cui Fltalia da trentacinque anni si dibatte, sciupando ogni sua
vitale energia. II vede bene, cerca una via d'uscita,
popolo, si

pronto a prendere quella qualsiasi che gli si pari innanzi piii


422 IL PRESENTE E L'AVVENIRE DELL'AZIONE CATTOLICA

sbrigativa e quindi v'e da temere che accolga anche il par-


;

tito estremo del socialismo, se questo giungesse almeno per


un della propria efficacia a far quella
istante a persuaderlo
breccia. Ma
prevarra invece agevolmente la parte cattolica r
ove con pronta e fulgida dimostrazione di forza essa si palesi
capace d'imprimere* alia cosa pubblica un movimento nuovo r
ordinato e salutare.
Insomnia quel che piu chiaramente esce fuori dalla ba-
raonda odierna di fazioni che si tramutano ad ogni istante, di
partiti che si trasformano o si confondono, di opinioni che si
rovesciano e di giudizii che si contradicono e Pinsofferenza asso-
luta dello stato presente. La maggioranza del popolo, di quel

popolo segnatamente che spende e soffre e paga il flo di tutti


gli errori dei governanti, non vuol piu al timone del paese
nessuno di coloro che vi furono fin qui, progressisti o mode-
o anticrispini, destri, sinistri o centri ; perche tutti
rati, crispini

costoro, senza eccezione, diedero prove troppo palpabili di mal-

vagita o d'incapacita o delFuna e 1'altra cosa insieme, e perchk


e dimostrato che essi, a cagione dei loro principii medesimi,.

s'aggirano in un circolo vizioso d'onde non v'e uscita altrimenti


che col danno ed il malanno d'ltalia.

Percio, crediamo noi, nelle elezioni amministrative passano


trionfalmente quasi per intiero le liste proposte dai cattolicL
Molti degli elettori le votano senza dubbio per ispirito di di-

sciplina e per convincimento; ma v'e ragione fondata di sup-

porre che parecchi le votino soltanto per la persuasione, in cui

sono, della necessita di mutare radicalmente uomini e metodi r


poiche tutti i vecchi hanno fallito. Quindi, pur riconoscendo il va-

lore di certe ragioni che inducono i cattolici ad inchiudere nelle


proprie liste nomi di liberali moderati, noi non crediamo pero
che a tale inclusione debbasi ordinariamente il merito della
vittoria; perche ci pare che le liste medesime, nel piu dei casi,
otterrebbero ugualmente la maggioranza, se fossero anche com-
poste di soli nomi cattolici, o comprendessero nomi di radi-
cali, purche onesti. Per noi, anziche ai singoli nomi di quelle

liste, la prevalenza si deve al colorito generale di esse, in quanto


IN ITALIA 423

esprimono il desiderio d'innovazione ab imis, che & diventato


vivissimo nelle moltitudini per i
disinganni crudeli del sette
lustri trascorsi.

II.

Non 1' Italia ora attraversa,- una


e dunque quella, che pura
semplice Oh!
crisi di
governo. il
popolo italiano nella sua

grande maggioranza sente, ancorch& non valga ad esprimersi


<3onformole precise, che la salute nazionale deve ricercarsi in
qualcosa di ben piu profondo che non sia la mutazione di un
ministero Percio la caduta di Crispi rallegro universalmente
!

tutti gl'Italiani non venduti a quella banda di malfattori, la

quale ci travolse nudi e scarnificati nelPabisso ma la succes- ;

sione del Rudini non valse tuttavia a rassicurarli. II ministero


Rudini, come puo agevolmente persuadersene chiunque tien

dietro alle manifestazioni sincere del sentimento popolare, e

tollerato, anzich6 approvato e gradito non bastando la rispet-


;

tabilita personale degli uomini, che lo compongono, a ricoprire

il marciume del principio che esso rappresenta,quale e pur il

sempre il vecchio principio riuscito ognora fatale a tutti gli


interessi del paese.
Per questa malaugurata successione di idee malsane e di

un patrimonio persone rimarrebbero, al


politico ruinato, le

cospetto del paese, moralmente sempre le stesse, anche quando


si rinnovassero intieramente i titolari dei portafogli, e per

conseguenza non potrebbero mai ottenere la fiducia della na-


zione. Come pero lusingarsi che riesca mai .di ottenerla al
ministero Rudini, i cui
componenti per la maggior parte sono
uomini tutt' altro che nuovi, uomini gia sciupati nell' esercizio
del potere, gia provati e riprovati, sperimentati, pesati e tro-

vati, per dirla con una frase biblica, minus habentest


No, ne questo Ministero, ne alcun altro, tolto dalla vermi-
nosa carcassa parlamentare, screditata e condannata senza
remissione dai suoi proprii fatti e dal giudizio di tutti gli
424 IL PRESENTS E I/AVVENIRE DELL'AZIONE GATTOLIGA

onesti, potra phi mai mettere salde radici nella coscienza del

paese. E
facciano quante dichiarazioni vogliano, si presentino

pure coi piu rosei programmi e colle piu fiorite intenzioni,


non saranno creduti, piu che il Marchese di Rudini fosse cre-
duto quando annuncio il proposito di conciliare ogni cosa e
di contentar tutti, mostrandosi ad un tempo e francamente libe-

rale e risolutamente conservatore. Perocche nel sistema stesso


di quel parlamentarisrao ibrido e bastardo, che ha finora trion-
fato in Italia, e riposta 1' intrinseca contraddizione, onde colora
che lo seguono, per quanti sforzi facciano di resistere, son
tratti fatalmente alia peggiore, e piu odiosa, e piii dissolvente
forma di governare, che e 1' opportunismo, per cui necessa-
riamente offendono e conservatori e liberali, facendola a volta-
da rivoluzionarii a volta da tiranni.
L' esperienza gia troppo lunga ha messo cio cosi in chiaro^
che P illudere piu oltre il
popolo non sara altrimenti possibile,
e bisognera pur consentire al voto universale di mutar sostan-
zialmente registro, ponendo per sempre in bando uomini a
forme e metodi, cui non rimane piu oramai che il suffragia
di ribaldi, di deplorati, dMngenui e di cortigiani.

III.

Ecco perche dicevamo che Pora presente ha una singolare


e forse decisiva importanza anche per Pazione cattolica; sic-
come sentiamo proclamarsi da molti e crediamo fermamente
essere nel cuore di assai piu, i
quali per gelosi riguardi cio
non esprimono.
Non si tocco per avventura mai tanto dappresso quanto al

presente, in Italia, la verita pur le mille volte ripetuta da noi,


che due sole falangi son destinate alia fine a trovarsi di fronte ;
quella dei radicali da una parte, e quella dei cattolici dall'al-
tra. Queste speculativamente sono le due sole, che
infatti

nelle proprie deduzioni possano mostrarsi logiche, e pratica-


mente sono le due sole, che non furono coinvolte nello sfacela
IN ITALIA 425

del potere, i radical! propriamente detti essendone stati tenuti


lontani da riguardi dinastici, i cattolici essendone stati preser-
vati (usiamo le belle parole dell' Osservatore romano del 30

aprile) dalla 'paterna e sapiente autorita del Capo supremo


della fede religiosa e delta vita politica dell'Italia, gli uni e

gii altri poi avendo avuto comune il benefizio d'essere stati

dall'oligarchia dominante posti sempre fuori dell'orbita di quelle

istituzioni, che ora son precipitate in tanta debolezza e disistima.

Dunque o prevalgono i radicali, o prevalgono i cattolici ;


:

vale a dire che o prevalgono coloro i quali sono risoluti ad

applicare il liberalismo flno nelle sue ultinie conseguenze, o


prevalgono invece coloro i quali sono risoluti a schiantare il
4
Hberalismo sino dalle sue prime radici: Poligarchia, che ha
sgovernato fin qui, rappresentante Toscillamento indefinite, il-

logico, contradditorio, spesso mostruoso tra questi due punti


<estremi, e per ogni modo condannata a dissolversi. Ecco Popi-
nione che si e fatta strada in tutti questi anni, arrivando or-
mai ad essere dominio pubblico ed universale cosi che veg-
di

giamo, per cagion d'essa, mutato in tutfaltro da prima, non


che il linguaggio del giornalismo, anche Tatteggiamento popo-
lare nelle sue varie manifestazioni.

Questo tramutamento, che e palpabile e quindi innegabile,


merita bene la considerazione attenta di chi voglia ragionare
con gravita, secondo fatti e non secondo fantasia.
Non e forse cosa grandemente mirabile che i cattolici, tenuti
fino a poco tempo addietro in conto di quantity negligeable^
sieno ora invece tanto ricercati, temuti e persino adulati ed
accarezzati da una moltitudine di liberali d'ogni tinta ? Si,

scatenano, e vero, terribilmente ancora contro di essi massoni


<ed ebrei; ma lo fanno a denti stretti, non riuscendo piii a
celare la paura, in che ne sono, ed il livore che provano di
vederli divenuti forti e restituiti in tutti i loro diritti di parte

belligerante, colla quale o tosto o tardi converra pure trattare


da pari a pari, per amore o per forza.
426 IL PRESENTS E L^AVVENIRE DELL'AZIONE GATTOLIGA

IV.

Fenomeno in tale riguardo rilevantissimo 6 quello offertoci

dalle trattative di accordo coi cattolici, aperte spontanearaente


nell' ultima quindicina dalla Corrispondenza Verde per conto
della democrazia. Yi corrispose per la prima 1' Unitd Cattolica
e dietro a fogli cattolici, con un linguaggio
lei i principali
cortese, quasi amichevole, ricambiato perfettamente dalla Cor-
rispondenza Verde. E nel trattato intervenne il radicale Ro-
dolfo Calamandrei, professore nelPUniversita di Siena, con una
lettera all' Unitd Cattolica, per liberta di giudizio intorno alle
istituzioni, giungente sino all'ipotesi d'una repubblica fede-
rate, e per serenita e sincerita di ossequio verso i cattolici ed
il loro Capo Supremo, tale, che V Unitd Cattolica, nelPatto di
pubblicarla, scriveva Questa lettera, indipendentemente dalla
:

egregia persona che ce la indirizzo, apparira per certo ai let-

tori come un segno dei tempi. Dieci anni fa, un documentor

simile sarebbe stato anticipatamente giudicato impossibile &


posteriormente assurdo ; oggi esso non destera ne scandalo ne-
meraviglia in hessuno, tranne nei farisei del sabaudismo, sem-
pre pronti a velarsi gli occbi per Porrore, ogniqualvolta giunga
a maturazione qualche frutto della loro politica insipiente e
1
colpevole .

Ed e per davvero cosi, come Peccellente diario fiorentino


scrive. II fenomeno d'un grave e leale trattato d' accordo tra
radicali e cattolici, che sarebbe apparso stravagantissimo qual-
che anno presenta ora per contrario come la cosa piu
fa, si

naturale del mondo a chi con noi e convinto, che nelle condi-
zioni in cui Poligarchia, stata fin qui al potere, ridusse P Italia,
i soli logici, i soli forti, i soli, che abbiano coscienza di s& e
sicurezza di trovare salde basi nella coscienza del popolo, sono
radicali e cattolici. La tendenza ad intendersi per mrazione

1
UUnita Cattolica N. 87 per il 15 uprile 1896.
IN ITALIA 427

<comune nasce quindi tra cattolici e radical! quasi spontanea,


certo piu spontanea che tra moderati e cattolici; giacche in

questo secondo caso non vi puo essere che contratto d'oppor-


tunita od accordo di persone, nel primo e possibiie colleganza
d'idee sovra un terreno comune.
II prof. Galamandrei scendeva fino a precisare le partico-

larita di tale colleganza tra radicali e cattolici nelF ordine re-

ligiose, economico e politico, e invitata YUnita Cattolica a


inettere i
punti sugli i, conchiudeva col dire: Puo essere che
sia sfatata, cosi, la seducente prospettiva di un'alleanza; ma
io credo piu probabile che c' intendiamo alia priina ! E que-
sto del Prof. Galamandrei ottimismo soverchio ? Si, noi fer-
mamente lo riteniamo tale. E tale dimostrossi per verita nel
seguito della disputa, perche, lungi daH'intendersi alia prima,
Corrispondenza Verde da una parte e Unita Cattolica e gior-
nali cattolici dall'altra, si videro obbligati a fare molte riserve,
e restrizioni ed eccezioni notevolissime, soprattutto perche al
radicalismo italiano tornera sempre malagevole il disfarsi della
lebbra anticlericale, la quale e gia per se medesima un grande
ostacolo a conchiudere P accordo e costituirebbe pericolo per-
manente di rottura anche dopo che T accordo fosse conchiuso,
dato pure, non concesso, che T anticlericalismo non sia d'in-
superabile inciampo a trovare tra i radicali numerosi seguaci
della nobile iniziativa.
Ma ebbero gran torto di gettare il ridicolo sopra codesta
iniziativa i fogli della risma della Riforma e del Resto del Car-

lino: il ridicolo cade tutto sovr'essi, che dimostransi incapaci

d'assorgere un palmo dalla melma degli interessi materiali e


delle bizze settarie laddove uomini in politica radicali, in re-
;

ligione liberi pensatori, non si peritano, per amor di patria,


di stendere generosamente la mano in pubblico agli odiati
clerical! e di riconoscere la potenza della loro organizzazione .

e della loro fede.


Yergogna per i feticisti del liberalismo parlamentare e mo-
narchico il continuare coirOpinione e eolla Perseveranza nella
stolta ipocrisia d'ascrivere alia loro opera di spogliazione la
428 1L PRESENTS E L'A^V VENIRE DELL'AZIOXE CATTOLICA

^randezza sempre crescente del Pontificate, mentre quei radi-


cal! e quei liberi pensatori proclamano la necessita urgente per
F Italia di consacrare (cosi il Prof. Calamandrei) la liberta e
3
I indipendenza di quetta Autorita die sola & rimasta intatta
nel moderno sfacelo morale! Vergogna ai vanesii ed agli sca-

pati che ridono!


Invece di ridere, dovrebbero saviamente riflettere, che radi-
cali e cattolici sono davvero all'unisono in molte cose, secon-
doche bene dimostra, e specialmente-
lo stesso professore assai

nel detestare Pindirizzo presente dell' Italia legale; dovreb-


bero riflettere per conseguenza, che, ove pure, come noi con-
cediamo di leggieri, radicali e cattolici non potessero stringers
un accordo stabile, potrebbero pero inun giorno di giustizia
trovarsi uniti ad abbattere il comune nemico.

V.

Certo la Corrispondenza Verde ebbe ragione d' inferire da


questi tentativi d' alleanza, che tra i due campi non sussi-
stono piu le diffldenze ed i
pregiudizii che, in altri tempi ten-
nero divise due forze cosi preziose. E anche abbastanza ve-
rosimile quei che la Corrispondenza stessa soggiungeva, cioe,.

<jhe nell'ordine economico e politico si rendera tosto o tardi


inevitabile un contattofecondo tra quei due elementi, che si
sono mantenuti vigorosi e puri in mezzo alle lordure del Ga-
verno italiano. Ma
noi non consiglieremmo per fermo ai cat-
tolici di indurre da queste speranze a diminuire it
lasciarsi

lavoro d'organizzazione di tutte le loro forze o Penergia e la


continuita della loro azione pubblica e sociale, dentro i termini
voluti dal loroPadre e Sovrano, il grande Vegliardo Leone XIIL
Se vi e anzi una conseguenza prossima e pratica, la quale
discenda a filo dalla discussione teste ricordata, e questa urge :

piu che mai di mandare innanzi alacremente e di estendere


a tutta quanta 1' Italia cosi quella organizzazione come quella
azione, perche Palleanza piii sicura e sempre quella che si fa
IN ITALIA 429

con se stessi. Anche per trattare vantaggiosamente alleanze


con altri, vale piu di tutto il dimostrare d' esser forti tanto
da poter fare da se ;
e per divenire tali i cattolici hanno bi-

sogno di disciplinarsi meglio e di operare assai. Per cio ap-

punto noi abbiam voluto, trattando dell' azione cattolica, indu-


giarci a ragionare dei discorsi, finora niente piu che ipotetici,
d'accordo, corsi tra radicali e cattolici. Di qui infatti meglio
assai che da qualunque astratta speculazione risulta Poppor-
tunita presente di raddoppiare nelle file nostre il lavoro d' or-

ganizzazione e la sociale e pubblica operosita, perche di qui


sgorga chiaro il convincimento dei nostri stessi avversarii, che
stia per maturare qualche gran fatto, onde richiedasi dai cat-

tolici d' essere spediti e pronti alia chiamata del loro Capo.
Sono anni gi e molti che il Papa inculca ai cattolici ita-
liani questa preparazione alia sua chiamata ;
e per veritk alle
insistenze di lui fu corrisposto docilmente, ma non pero dap-
pertutto colla medesima vigoria di opera e colla stessa cospira-
zione di intenti. Ove tale difetto, d'altronde per varii motivi com-

patibile, non si fosse verificato, P Italia cattolica sarebbe gia a

quest'ora piu forte assai di quel che non e, rispetto alia rivo-
luzione, e in grado non pure di ricevere dai partiti liberali
delle offerte d'amicizia, ma d'imporre altresi ad essi la pro-

pria autorita.
Sono anni gia, e molti, che la tanto benemerita e bene-
detta Opera dei Congressi s'adopera ad unire 1' Italia guelfa,

contro P Italia ghibellina ad un tempo e massonica, in una

compagine formidabile di comitati e di associazioni, e ad ag-


guerrirla per tutti i modi, ad esercitarla in tutte le imprese di

utility religiosa, civile, morale e sociale. La stampa cattolica


non ha cessato un istante, in questi anni, di secondare, con
concordia diventata sempre maggiore, le mire dell' Opera dei

Congressi. ,

Ora sentiamo tutti che e il tempo di affrettarci, di ricat-


tarci degli anni perduti e delle negligenze commesse, di com-
piere in breve il lavoro da si lunga mano intrapreso; e sen-
430 IL PRESENTE E I/AVVENIRE DELL'AZIONE GATTOLICA
tiamo altresi che, cessate molte riluttanze, caduti non pochi
pregiudizii, meglio illuminati gli spiriti, ci troviamo in ogni
parte d' Italia molto piii disposti a lavorare indefessamente,
finche la grande opera sia davvero in ogni sua parte flnita e

perfetta, giusta i desiderii del Santo Padre!

VI.

Ed
ecco senza dubbio una delle ragioni, perche gli ecci-
tamenti ad operare, a lavorare, ad agire si sono fatti in questo
ultimo scorcio di tempo piii vivi, e 1'azione istessa e Torga-
nizzazione cattolica piu generali in Italia.

AMilano, centro e cuore di quella Lombardia, dove con


tanta maturita di senno, costanza di volere, alacritk di opera,
il lavoro e stato condotto cosi innanzi, questo risveglio si e
manifestato in una recente occasione anche piu gagliarda-
mente. E cio ci pare ben naturale, anzi ne sembra bello, lode-

vole, degnissimo degli applausi con che Faccolse subito la

stampa cattolica, cui si aggiunse una parte della stampa libe-

rale, colla riprova indiretta bensi, ma concludentissima, di spin-

gere i suoi all' emulazione dei cattolici lombardi.


Nella VI adunanza regionale dei Comitati cattolici di Lom-
iardia, si voile alFazione cattolica dell' Opera dei Congressi

imprimere come un impulso tutto nuovo, rispondente alia nuova

gravitk delPora presente, che noi venimmo in quest'articolo

esponendo. Noi crediamo che quei valorosi campioni dell'ope-


rositk cattolica dicessero a s& medesimi uopo e di calare :

audacemente colpo di grazia e di sparare P ultima cartuccia,


il

per raggiungere piii presto lo scopo nostro d' accendere tutti


i cattolici alPazione ed alia organizzazione. Tentiamo con lin-

guaggio nuovo di suscitare, se e possibile, nelle nostre file

anche nuova lena di attivita. Quindi quell' invito fatto ai cat-

tolici di agire esplicitamente sul terreno della vita politica,


colla mira finale, posto che il Papa un giorno lo permetta,
anche di giungere alia conquista del potere politico.
IN ITALIA 431

I Congress! e le Adunanze cattoliche non aveano mai preso


questo 1'aveano sempre a bella posta evitato,
frasario, anzi

preferendo di parlare d'azione cattolica, ed anche d'azione pub-


Mica, d'azione sociale, anzich6 d'azione politico,. Naturalissimo
pero e ragionevolissimo, che la novita non piacesse, non tanto,
pensiamo noi, per 1'addiettivo politico medesimo, che
in se

come gia avvertimmo fin dal 18 ottobre 1879 *, non ha una

grande importanza, quanto perche la vita politica era posta


in come mezzo a fine, colla conquista del
diretta relazione,

potere politico, che da per se stesso all'addiettivo un signi-


il

ficato particolare, concrete, praticamente necessario e non

consono certamente a tutta P indole dell'azione pubblica e so-


ciale dei cattolici italiani.

Non volevate dir nulla che non fosse stato sempre detto,
inteso e proclamato da tutti, in ordine all'azione ed all'orga-
nizzazione dei cattolici? Ne conveniamo pienamente: ma ap-
punto perche nulla volea significarsi che non fosse vecchio e
consentito da tutti, valeva meglio mantenere anche la vecchia

fraseologia, da tutti approvata. Oppure, piacendo di mutarla,


non conveniva scegliere una frase, che in se ed obbiettivamente
considerata, non andava scevra del pericolo che i non catto-
lici credessero in procinto d'entrare a pie' giunti nel pan-
ci

demonio della loro agitazione rivoluzionaria, e che la frazione


sempre impazienti per le urne politiche, spe-
dei cattolici, stati
rassero d'averci ormai complici riel forzare al Papa la mano.
Un altro inconveniente di quella terminologia vogliam se-
gnalare, ed e che essa, contro la intenzione dei valor osi suoi
propugnatori, ha 1'apparenza d' impicciolire la grande causa,
per cui principal mente si combatte in Italia e in tutto il mondo
cattolico, facendola causa italiana, anziche cattolica. Perocche,

1
Nell'articolo : della vita pubblica dei cattolici in Italia, che usci an-
che in fascicolo separate, come omagg-io al V Congresso cattolico italiano.
Prendiamo qui occasione d'avvertire, che, nel nostro articolo dell'ultimo
quaderno, sui Cattolici italiani nell'ora presents, non potemmo in niun modo
alludere alle discussioni nate dall'Adunanza di Milano, perche, quando scri-
vevamo, non ci erano peranco note.
432 IL PRESENTE E I/AVVENIRE DELI/AZIONE CATTOLICA IN ITALIA

a cagion d'essa, potrebbe alcuno sospettare che la liberty e


T indipendenza del Papa debbasi necessariamente ottenere dai
cattolici italiani colla conquista del potere politico, andando cioe
a prender possesso del Governo di questo Stato italiano, rivolu-
zionario e massonico, benche colFintento di rendere al Papa giu-

stizia; e come ad ultimo scopo, da


che a cio per conseguenza sia,

indirizzare la loro organizzazione. Or questo che potrebbe


fors'anche essere un modo di rivendicazione della liberta ed

indipendenza del Capo della Ghiesa, non e pero il modo unico ;

ne giova per conseguenza determinarlo a priori, ne possono


determinarlo i i
figli ed
sudditi prima che abbia parlato il
Padre ed Sovrano, un
il Padre e Sovrano cui incombe di tener
conto degli interessi non solo del popolo italiano, ma altresi
di tutti i
popoli cattolici. Percio, come benissimo scriveva
V Osservatore romano, il S. Padre alia preparazione dei cat-

tolici italiani non propose per fine la conquista del potere


politico, ma solamente di essere pronti ad ogni chiamata quale
che essa si fosse o potesse essere, forse tutt'altra dalla lotta

per le elezioni politiche o dalla conquista del potere politico.


Volendo con buon fine troppo determinare, si restrinse

dunque il campo invece di allargarlo, e si rimpiccioli cio che


volevasi ingrandire. Ma ad ogni modo la perspicacia, la de-

strezza, 1'effettivita, la gagliardia e gli ardimenti stessi della


nobile Adunanza di Milano saranno di sprone grandissimo
alPoperosita cattolica in tutta per quella organizzazione,
1'Italia,

di cui nel prossimo quaderno descriveremo piu particolarmente

i
progress! e le speranze.
RITA
STORIA DI IERI

CAPITOLO QUARTO.

Delta d' amore, disarma rigore.

I.

Gome poteva la madre seppellire nel silenzio il secreto,


strappato di bocca Posta 1'ansia di uscire dagl'iD-
alia figiiuola?

dugi e di riscrivere presto e lealmente a chi aveva dimandata


la mano della Rita, ella, col signor Marco e con Aldo, non

poteva fingere d' ignorare, che la figliuola aveva gia nell'animo


altre e ben diverse inclinazioni, o fantasie.

Questa, avanti che la madre, rizzatasi, si ritirasse dal suo

gabinettino, le siera rigittata nelle braccia e, con vezzi i


piu
amorosi e caldi, era tornata a supplicarla :
Mamma, te ne
scongiuro, tieni la cosa per te! non ne zittire col babbo, ne
con Aldo. Tu m'hai levato di bocca il secreto, a tradimento.
Sei obbligata in coscienza a tacere. Per quanto mi ami, pro-
mettimi e giurami, sul tuo cuore di madre, che non ne parlerai.
Ma la signora Claudia, con indignazione, Taveva ributtata
sempre da se, ne altro le aveva ridetto, secco secco, se non
che : So qual e il mio dovere : e lo faro !

Adunque subito, in termini affannosi, fece avvisati il


padre
ed il fratello di cio che le era accaduto colla Rita, e della
scoperta fatta, cercando di persuaderli, essere ormai fatica vana
1'intavolare con lei discorso delle ricevute proposte: non se
Serte XVI, vtl. VI, fate. 1102. 28 6 maggio 1896.
434 RITA - STORIA DI IERI

ne caverebbe un costrutto al mondo; non verrebbe a capo


si

di altro, se non di farla viepiu assodare nel suo capriccio.

L'allegoria dell'edera ed il motto che Paccompagnava, le met-


tevano spavento: leesprimevano proprio il come e il quanto
F idea di Livio si dovesse essere abbarbicata nel suo cervello.
In somma, ella dava~il caso per disperato. E bell'e finita,
e bell' e finita! ripeteva, giungendo le mani e dando al cielo

occhiate dolorose.
Non cosi il signor Marco ed il fratello, i
quali alia prima
sorrisero e pigliarono il fatto in celia; giudicando la scappa-
tella della Rita per una commediola fanciullesca, per un amo-
ruccio poetico, da ragazza impressionata e fantasiosa. Risol-
vettero quindi, d'accordo, che non se ne avesse da far conto,
e il domani se le ragionasse sul serio dei partiti che le erano
offerti e, se fosse mestieri, con lei si venisse anche, tra il

lusco e brusco, a stocco corto.


il

Frattanto la signora Claudia sollecitamente si brigo di sco-


prire paese. Avuta a se la giovanetta Lea, cameriera della
Rita, voile da lei sapere la verita, interrogandola :
Dimmi,
con tutta schiettezza ;
avresti tu mai, o in citta, o in villa, por-
tate lettere o ambasciate della signorina a chi che sia, o di
altri a lei, senza farmene intesa, come n' hai 1'ordine ?
No, signora, mai. Di ambasciate da fare, o di lettere da
ricapitare ad altri, la signorina non me ne ha mai date altri-
menti. Tutte quelle che sono venute, sono sempre state riferite,
rimesse a lei, signora; e tutto quello che il portiere ha recato
di sopra, io 1'ho sempre fatto passare prima per le sue mani.
1 suoi ordini sono stati eseguiti a puntino.
I suoi maggiori sospetti pero miravano alia villa del Pino,
dove la Rita, soggiornando in campagna, dal luglio al no-
vembre, tanto era ansiosa di passare le giornate, a sollazzarvisi,
diceva ella, colle cugine. Per prender lingua e chiarirsene,
mando a cercare la Tullia ;
in modo che ella entrasse da lei,

senza che la Rita lo risapesse, nelPora che questa era fuori


alia passeggiata col fratello.

Oh mi !
dica, signorina Tullia ; prese a chiederle, dopo
GAPITOLO QUARTO. DETTO D'AMORE, DISARMA RICJORE 435

i convenevoli consueti; mi dica, con ogni sincerita,


saluti e i

ella che ha quasi sempre accompagnata la Rita al Pino: vi

ha ella incontrato giovane signor Livio ?


frequentemente il

Spessissimo, perch& egli 6 come di casa e legato in


istretta amicizia coi figliuoli della signora Teresa. E poi il

signor Pietro, suo padre, ha presso al Pino le sue offlcine piii


grandiose ed una bella villetta, che ne dista poco piu di un
miglio ; e col tram, si va e si viene in un baleno.
Che giovane 6 egli?
lo non lo conosco molto: ma mi parrebbe compitissimo,
elegante assai, di maniere cavalleresche e di squisita edu-
cazione.
Si 6 ella avvista mai, che egli facesse la corte alia

mia Rita?
Che dice ella ! La Rita non 6 signorina da lasciarsi fare
la corte. Ella e cosi riserbata con tutti, cosi contegnosa, che

Tappuntano piu tosto di un certo che di dolcemente altero. E,


in una pari sua, s'avviene !

Ma trattava ella col signor Livio ?

Come non trattare ? Ella sa, signora, che i due diverti-

menti piu praticati, nella villa del Pino, sono il giuoco del
Croquet ed il tiro al bersaglio, colle piccole carabine Flobert.
Le signorine Bice ed Annetta e le loro amiche ne vanno matte :

giuocherebbero e tirerebbero per ore ed ore. Non si puo ne-


gare, sono due esercizii piacevoli e molti innocenti. La signo-
rina Rita, destrissima d'occhio e fermissima di polso, al Cro-

quet ed al bersaglio, vinceva tutti non aveva altro rivale, che


:

potesse con lei competere, se non il signor Livio. Tra loro


due si disputavano le vincite, con un calore, che era una deli-
zia. I premii ed i battimani erano sempre per loro due.
Quando si restava la a colazione o a pranzo, erano messi
in un posto, che si chiamava il
posto di onore, o degli eroi
della mattinata, o della serata. Essi due Toccupavano sempre
insieme, 1'uno accanto all'altra. Ricordo che un giorno, nel
quale la signorina vinse cinque partite alia fila, ed in trenta
colpi supero di dieci punti il signor Livio, egli, alia fine
436 RITA - STORIA DI IERI

della tavola, si alzo, fece un brindisi alia eroina e, fra gli

applausi di tutti, le presento un mazzo di fiori ed una corona


d' alloro.

Ah, ah ! sclamo la signora Claudia ;


se vi fossi stata io,
non avrei permesse queste cerimonie teatrali!

Signora,si faceva per chiasso e si rideva. Ogni cosa

poi 1 era regolata dalla padrona di casa, dalla madre di fa-

miglia, zia della signorina. Io doveva stare nella mia nicchia.


Intendo. Ma si apra meco liberamente, non abbia ri-

guardi ;
ella parla con una madre, che si e fidata e si fida di

lei. Ha ella mai notata famigliarita, domestichezza, una tal

quale confidenza, fra la Rita ed il signor Livio?


- Non Io potrei dire. E si che, com'era dover mio, non
il

la perdevo mai di vista! Nell'atto e nelPardore del giuoco,


correva tra loro, come tra tutti, quella facilitk dimodi, che
tra giuocatori si usa. Ma poi ciascheduno si conteneva nei
debiti termini di rispetto. La signorina, ne dava a nessuno, ne
da nessuno si lasciava dar confidenza, ne pure dai cugini.
Ella dunque non si e accorta di niente che, nelle rela-
zioni loro di giuoco o di urbanity avesse del singolare ;
non
ha awertiti indizii di simpatia, che fosse, o paresse essere, tra
loro due?
Che ho a dirle ? La signorina Rita, per abito di natura,
e cosi amabile nel tratto e soave con tutti, che sembrerebbe
avere con tutti qualche simpatia. Ella e proprio un giulebbe,
un rubacuori! Si farebbe voler bene dai sassi! Ma, in verita,

di segni di sua particolare affezione al signor Livio, non mi


sono addata punto mai.
La signora Claudia, aggiustandole fede, ruppe qui 1' interro-

gatorio, d'onde trasse ragione di sedare alquanto la tempesta


delle apprensioni che le tumultuavano dentro. II candore delle

risposte che udiva dalla Tullia, si creduta, non le fe' nascere


il menomo sospettuccio, che costei potesse infingersi ed avvi-
lupparla in una sottil rete d' inganni.
CAPITOLO QUARTO. LETTO D'AMORE, DISARMA RIGORE 437

II.

QuelJa giornata, nella famiglia, trascorse tranquilla. Mattina


e sera, a tavola, il signer Marco ed il fratello trattarono la

Rita, colPordinaria benevolenza e disinvoltura. La signora Clau-


dia pareva un pochino rannuvolata ed astratta ;
ma ne con atti,

ne con parole diede mostra di tristezza. Durante la passeggiata,


Aldo non disse alia sorella sillaba, di cio ch'egli sapeva. Tutti
accortamente ogni cosa dissimularono. D' indi la Rita argo-
mento, che la madre le avesse tenuto 1' implorato secreto.
La sera, prima di coricarsi, ella passo a darle la buona
notte. Aquesto punto la signora Claudia Faspettava, per finire
di sincerarsi, intorno al nodo del romanzetto venuto in luce.

Mamma, prese a dirle la Rita, baciandole tutte e due


le mani ;
ho il dovere di ringraziarti del silenzio che hai ser-
bato. Yorrei pero che tu non fossi inquieta con me, per quello
che stamani hai veduto. Abbracciami, in segno di perdono, se,
non volendolo, ho disgustata. Dormiro piu contenta.
ti

-
Degli abbracci te ne darei mille, figliuola mia, se io
fossi ben certa, che tu te li meriti da tua madre. Che impru-

denza, che pazzia tu hai commessa! Acc"ettare da un giovane


il ritratto suo,preparare il ricambio del tuo, con quegli
e

emblemi, con quei motti da innamorati Non sai tu che questo,


!

se venisse a risapersi, ti esporrebbe a dicerie di ogni sorta?


Una ragazzina, cosi onorata e stimata, come sei tu Ti pare, !

Rita mia? Fortuna, che ti ho colta in tempo! E tu sembri me-

ravigliarti, che io ne abbia dispiacere? Dimmi una cosa: in


qual modo hai tu avuto quel ritratto, e contavi di mandare tu
iltuo al signor Livio?
Non ti sgomentare, mamma mia. La cosa e piu semplice,
che tu non te la figuri. Gli ultimi giorni che fui al Pino, giuo-
candosi al Croquet, si disse di mettere, a premio di chi vin-

ceva, la fotografia di chi perdeva. Io fui della parte che vinse,


ed ebbi cosi ancor io il premio di tre ritratti ; dei cugini Poldo
438 RITA - STORIA DI IERI

ed Annetta, e poi del signer Livio, che me lo fece avere, piii

tardi, per mano della Bice.


E te lo fece avere, con quei flori miniati e con quella
scritta ?

Quale mi fu rimesso, in una busta sigillata, tale me lo

pigliai.
- Ed il tuo?
Pel tiro al bersaglio, messosi lo stesso premio, io ed
ilcugino Poldo rimanemmo perdenti, e vincitore fu il signor
Livio. Dovevo stare ai patti. Promisi che avrei pagato il de-
bito. Ho
preparato il ritratto mio ed aspettavo che le cugine,
dalla loro citta, venissero a farmi visita, per mandarlo.
E mandarlo, cosi colorito e colla bella allegoria che vi
hai aggiunta?
Ho voluto vincere
signor Livio, nella cortesia.
il

La testolina sventata che tu sei! Da ragazza di buon


criterio, facendo la partita con giovanotti, tu non dovevi am-
mettere il
patto di questo premio. Le pari tue, se hanno un
briciolino di buon giudizio, custodiscono il ritratto loro con
somma gelosia.
Tu, mamma, hai mille parti di ragione. Ma poiche,
fuori dei cugini, non vi era altro giovanotto che il signor
Livio, cosi ho creduto di poter fare, come le cugine, un'ec-
cezione per lui ed accettare il
patto.
E perche?
Perch& egli e giovane benissimo educato, istruito, ama-
bilissimo, pieno dei piii delicati riguardi verso di me, la gen-
tilezza inpersona ; insomnia geniale
grado. poi al piii alto E
ilperche, tu lo hai indovinato stamani. Basti cosi, mamma:
non andiamo piu innanzi con questo discorso. Lo ripiglieremo
a tempo suo. Allora ti diro tutto, tutto, e vedrai che io non
merito rimproveri. Intanto tu devi tenermi il secreto. Tu sola
in casa lo conosci io te 1' ho fatto intendere. Sei mia madre ;
:

se non mi fido di te, di chi m' ho da fidare ? Tu certo non mi


farai guerra; anzi concorrerai a procurare la felicita della
tua Rita. Gosi dicendo, le si butto al collo e non finiva piu
di seminarle baci nel volto.
GAPITOLO QUARTO. DETTO D^AMORE, DISARMA RIGORE 439

La madre mise un sospiro, e la lascio sfogarsi in bad,


finch& le piacque. Ma la Rita, cosi a viso a viso con lei, sen-
tiva cadersi per le gote le materne lagrime bollenti. Ah,
mamma, e perche piangi ? ledimando.
Figliuola mia, ora va a riposare, e prega la Madonna
che ti tenga sue mani sopra.
le sante
-
Devi prima dirmelo perch6 piangi : ?

Perche ti amo da madre.


Per questo, hai anzi da rallegrarti. Se tu mi ami, tu
devi desiderare che il mio cuore sia contentato, ed abbia
trovato in questo mondo un altro cuore, che lo possa render
felice.
-
Che sono queste scipitaggini, che ti escono di bocca ?

Va, prega la Madonna e dormi in pace. Domani, con piu co-


modo, ci riparleremo.
Dalle indagini fatte e dalle' giustificazioni stesse, udite dalla

figliuola, sembro alia signora Claudia di potere raccogliere, che


essa era proceduta con leggerezza; perdonabile tuttavia, per-
ch6 ingenua, non maliziosa. La fiamma pero s'era appresa
nel cuore di lei ; e non fiamma di paglia, che presto si ac-
cende e presto spegne, ma di fuoco intense e vivo e tan to
si ;

piu, quanto maggior alimento traeva da una impressione pro-


fonda e da una conformita di genio che, posto il naturale suo,
resisterebbero ad ogni argomento. Questo pensiero, quasi acuto
stile, la trafisse e le tolse il sonno per tutta la notte.

III.

domani, secondoche si era fissato, il signor Marco, pre-


II

senti la madre ed il fratello, con gioviale affabilita, comunico


alia Rita le belle proposte che per lei, poco meno di un mese

avanti, da due parti gli erano venute. Lesse a lei le due let-

tere, ed inoltre cinque o sei altre confidenziali che, per pin


le

sicure informazioni, si era d' altronde procurate. Con ogni


chiarezza egli le espose tutte le buone condizioni che, nei due

partiti, si aggruppavano; a nessuno dei due mancando, per la


440 RITA - STORIA DI IERI

nascita, pel patrimonio, per 1'educazione, per la robustezza


della salute e per la religiosita, quello che congruamente si

poteva pretendere avvegnache Aldo, colle osservazioni che in-


;

frammetteva, mostrasse di anteporre, all'altro, il partito del-


ramico suo Eugenio.
La Rita si lascio- leggere e dire tutto quello che piacque
al padre, alia madre, al fratello, e tacita e sorridente ogni cosa
ascolto; fino a che, per conclusione, padre la interrogo delle
il

risposte che ella credesse doversi rendere. Essa amorosamente


li ringrazio, per la sollecitudine che egli e la mamma ed Aldo
avevano di collocarla. Masoggiunse di non potere niente
ri-

solvere, perocche i due giovani le erano affatto ignoti; e non


bastava che, colle loro buone qualita, soddisfacessero il babbo,
la mamma ed il fratello, ma bisognava che soddisfacessero

lei : la quale, piu assai che la nascita ed il


patrimonio, apprez-
zava le convenienze del carattere e le inclinazioni del cuore,
secondo la regola del chi si somiglia si piglia . Di queste
ella sola doveva essere giudice. Ma come si giudica di quello
che s'ignora?
Le si replied e le si dichiaro, che di queste convenienze si
intendeva lasciare giudice lei, rispettandosi la piena sua li-
berta ne mai le si farebbe forza, acciocche si maritasse a con-
;

troggenio: ma intanto, per finire di tener sulla corda i chie-


denti, necessitava il potere riscrivere che, almeno in princi-

pio, ella gradiva, insieme coi genitopi, o Tuna o Paltra delle


due proposte. In breve poi ella conoscerebbe di persona il gio-
vane che, dei due, vorrebbe scegliere e quando si contempe- ;

rassero gli umori ed i cuori armonizzassero, allora


si potrebbe

stringere la pratica, venire al fidanzamento ed a mezz'anno,


in un bel giorno di festa della Madonna, celebrare, nell'ora-
torio della villa, le nozze.
La figliuola proruppe in una risatina e, scrollando il capo :

Babbo mio, te ne prego, gli disse, tirati dMmpaccio il men


male che tu puoi; ma non m'impegnare punto in nulla. Per
ora, io non accetterei profferte di matrimonio. Sono ancor gio-
vane e poi sto cosi bene in casa mia, che non mi sento pro-
;

prio nessuna voglia di andarne fuori!


CAPITOLO QUARTO. DETTO I^AMORE, DISARM A RIGORE 441

padre ed il fratello, che la madre taceva pensie-


Allora il

rosa, tornarono alia carica: e la incalzarono con cento ragioni,


allegando, fra le altre, che ella aveva Feta giusta e toccava
oggimai i ventidue anni; che i partiti eccellenti, come quelli
che le si offrivano, ne' di nostri, sono rarissimi che altre ch'ie- ;

ste di lei erano state fatte, ma sempre si era dato un rifiuto,

per difetto di qualche requisite, volendosi trovarle il meglio


che fosse possibile; che non vi era tempo da perdere e se
ella, di suo capriccio, si lasciava sfuggire le presenti occa-
sioni bellissime, invecchierebbe in casa, a covarvi la cenere,

e si smetterebbe di cercargliene altre, a costo di tante inutili

diligenze e di tante tatiche infruttuose.


Fu indarno. La Rita diede per risposta, che non si stesse
in pena sul conto suo; ella non invecchierebbe dentro casa;
provvederebbe a se stessa ;
e termino eon queste parole, pro-
ferite in touo tra Fironico e il carezzevole: Gredi, babbo
mio, che il mio bene preme piu a me, che a te. Di contentare
il cuor mio, non dartene pensiero. Lasciane la cura a me.

A questo punto, signor Marco, che sino allora si era fre-


il

nato, scatto come una molla. Ah, la signorina mi fa la le-


zione! tolse a dire incollerito; vuole contentare da se il suo
cuore: il padre non ha da entrare per niente; ed il cuore
vi

F ha nel cervello, con tutti gli estri ed i ghiribizzi che vi frul-


lano dentro! Sappiamo tutto! Ma non pensi, che le si levera
il ruzzo dal capo. II suo cuore! Oh, il suo cuore e come una
edera: si e attaccato al signor Livio; e vuole morire con lui !

Sappiamo tutto! Si sono scoperti gli altarini!


In udire cio, la Rita impallidi, si gitto colla faccia sul volto
della madre, che le sedeva da presso, e :
Mamma, le disse

gemebonda all'orecchio, tu mi hai


tradita! Quindi, appoggia-
tale la testa a una spalla, scroscio in pianto ed in singhiozzL
Non v'e smorfia che tenga; seguito a dire Marco vie-
piu infuriato. L'ideaccia del signor Livio Fhai da mandare
al diavolo. Sposare quel farabutto ? Mi mancherebbe di vedere

anche questa ! Prima di permetterlo, te lo giuro sul mio san-


gue, mi faro tagliare a pezzi. Civettuola, sciocca, impertinente,
442 RITA - STORIA DI IERI

che pretende insegnare a suo padre, come s'ha da fare per


contentarle il cuore!
babbo ; replied la Rita a questa invettiva, sollevando
il infocato e grondante lagrime
viso, tutto e perche tu mi ;

strapazzi a questo modo?


Insolente! Ed-osa domandarmi il perche? Se non ti cheti,
io ti appiccico un par di ceffoni, che te ne ricorderai per sin

che campi! Poscia, balzato in piedi, quasi furibondo, si avvento


alia figliuola, che mando un grido e si nascose in seno alia

madre, in quella che Aldo, rizzatosi, si mise davanti al padre


<3 lo arresto, dicendogli: Babbo, via, placati e compatiscila.
Poverina ! e confusa: non sa nemmeno ella quel che ha detto !

Distaccata quindi la sorella dalla madre, se la serro fra


le braecia e la trascino fuori del salotto.

La signora Claudia, corsale presto dietro, la raggiunse nel


suo gabinettino, assisa in un sofa, col volto nelle mani, che
non piangeva, ruggiva. Aldo le stava accosto, ingegnandosi di
racchetarla. Come vide entrar la madre: Mamma, mamma;
prese a dirle la Rita, con voce spezzata dai singulti; tu sei
stata cagione di tutto! Perche tradirmi? Perchfc abusare cosi
della confidenza, che ti avevo fatta? Tu dici di amarmi. Bel
modo diamare! Questo tuo amore mi spingera in un preci-
pizio ;
mi dara la morte Poi si abbandono sul fratello, e dette
!

in un piu gagliardo scoppio di pianto.


- Perdonale
; soggiunse Aldo, guardando pietosamente la
madre. La povera Rita si e tutta scombussolata, perchfc non
ha mai visto il babbo in tanta collera. Ma non & niente e una ;

burrasca che passa. N& pure tu te la prendere, mamma. La


Rita e buona, ha un cuore di miele, e tutta amore per la sua
mamma. Dico bene, Rituccia mia? Ed in cio dire, le lisciava il
mento, le asciugava gli occhi, la baciava in fronte, con un af-
fetto, che fece sclamare alia madre, anch'essa lagrimosa: Tu,
Aldo, sei proprio Tangelo della famiglia nostra !

IV.

La sfuriata del signor Marco inacerbi fortemente il cor-

doglio della Claudia, la quale poco meno che si penti di avergli


CAPITOLO QUARTO. DETTO D^AMORE, DISARMA RIGORE 443
svelato il secreto amoretto della figliuola. Questo, secondo lei,

non sarebbe mai dovuto trar fuori, ne in quel modo, ne


si

mentre le si comunicavano, per la prima volta, le proposte che


si erano ricevute. Al marito ed anche ad Aldo ella si era cre-
duta in obbligo di rivelarlo, colFunico intendimento che ser-
visse ad ambedue di regola prudenziale, nel trattare che seco
farebbero di tali proposte. A senno suo, la maniera di svol-

gere la Rita dalla contratta affezioncella, se pure si fosse po-


tato svolgernela,non era Taspra dei contrasti; ma la soave
della persuasione. Presa ragionevolmente dal lato del cuore,
vi era da sperare che ella cedesse; contristandola coi rimbrotti

e colle minacce, sarebbe riuscito


al peggio.
si

Ora, per quella improvvida scenata del padre, si rischiava


di guastare ogni cosa. La figliuola, ferita forse insanabilmente

nelPamor proprio, si sarebbe rinserrata in se stessa e, da al-


lora in avanti, qualsiasi ombra avrebbe negata
di confidenza

a lui ed alia madre a


lui, perche
: sarebbe le
apparso ingiusto
e tirannico ;
alia madre, perche 1'avrebbe stimata malfida, con-

forme gia mostrava di tenerla. Percio d'indi innanzi 1'animo


della Rita sarebbe divenuto impenetrabile a' suoi genitori, i

quali non avrebbero piu potuto leggervi dentro i sentimenti che


nutriva, ne molto meno avervi accesso, per concorrere a mu-
tarli. Anzi Dio non volesse che, a scapito della sua ingenita
schiettezza, disperando di vincere pel cammino diretto, non
tentasse il tortuoso degPinfingimenti, dei sotterfugii e delle
doppiezze ! Per
madre, sagace conoscitrice del naturale tem-
la

peramento della figliuola, morbido nella superficie, ma ferreo


nel fondo, queste apprensioni troppo erano giustificate.

Onde, subito che il pote, ricorse al marito, supplicandolo a


mani giunte, che non avesse tardato a rappacificarsi colla fi-
gliuola ed a versare il balsamo delle sue amorevolezze, nella

piaga apertale dentro il cuore. Ma non le bisogno fargli ressa.


Aveva ben detto Aldo, che quella del babbo era stata una bur-
rasca passeggiera: che, ricuperatosi egli appena, ebbe tosto
vivo rincrescimento della sua scappata, e gia meditava di ri-
chiamare a se la Rita e dolcemente racconsolarla.
444 RITA - STORIA DI IERI

Di fatto, un'ora avanti la colazione, ella, sempre affettuosis-


sima di natura e memore, per esperienza, che detto d'amore
disarma rigore, con due sue paroline di scusa, lo aveva indol-
cito e, piu di prima, a se riguadagnato. Quindi sedeva accanto

di lui, che le teneva le mani nelle sue e coi lucciconi agli occhi

1'accarezzava, usandole tratti e volgendole termini i


piu ama-
bili e vezzeggiativi, che labbra di padre proferire potessero. Ne
fa d'uopo dire se la Rita, riavutasi e rincorata, alle tenerezze

paterne corrispondesse.
A queste si univano le altre della madre, la quale, per in-
graziarsela e racquistarne la fiducia, non flniva di rassicurarla,
che il babbo ed ella le volevano il bene dell'anima ;
che se la
portavano nel mezzo del cuore; che non avevano altro pen-
siero in capo, se non che di procurare, quant'era possibile, la
felicita alia loro Rita; che si affidasse a loro: non la sforzereb-

bero giammai ad accettare un partito che non le fosse a grado ;

non perdonerebbero a cure, acciocche ella toccasse il compi-


mento de' suoi giusti desiderii.
Vuoi tu vedere quanto sia vero questo, che tua madre
ti dice? soggiunse qui il signor Marco. Ti faro una confldenza.

Tu non che duro scoglio sia, in questi tempi, il maledetto


sai

interesse, per chi ha da condurre a porto matrimonii, in tutto


il resto confacentissimi. Sopra cento partiti dei piii belli, al-

meno trenta fanno naufragio, perche rompono contro questo.


Appena tu fosti nata, Rita mia, e quando vagivi ancora nella
culla, tuo babbo penso ad un tuo qualsifosse futuro collo-
il

camento, e risolve di agevolartelo. Per circa vent' anni, io ho


messi da banda miei risparmii, tutte le economie che
tutti i

sulla rendita io andava facendo, per formarti un capitale in

denaro, che giorno della scritta, per le tue nozze, ti si po-


il

tesse assegnare, parte in dote e parte in sopraddote, secondo


le circostanze. Ora la somma
posta insieme, e com-
e gia

prende piu di quello che per legge ti viene dal mio patri-
monio ed io ti lasciero in eredita, col testamento gik fatto. Se
tu maritassi fra quattro giorni, io non avrei se non a toe-
ti

care il telegrafo, e posdomani avrei la intera somma, qui su


CAPITOLO QUARTO. DETTO D'AMORE, DISARMA RIGORE 445

questa tavola e si ti dico, che e una somma rotonda, da far


;

gola anche a chi abbia le tasche piene Riconosci da cio, !

quanto al babbo tuo stia a cuore il tuo bene.


- Ed io, aggiunse la madre, gia sono intesa con tuo pa-
ti dono due terzi delle mie gioie,
dre, che, per regalo di nozze,
a tua scelta.

Oh, grazie, grazie, di tanta vostra bonta per me rispose !

la figliuola, afferrando una mano a ciascuno e stampandovi

sopra baci focosi.


Bontk replied il
signor Marco. Ma della bontk, per la
!

nostra Rita, ne abbiamo tanta, quanta puo capircene nel cuore.


Forseche tu non sei il nostro amore, la prediletta de' tuoi ge-

nitori? E poi e dover nostro, provvederti il meglio che per noi


si possa.
- Questo e Io non merito una tale parzialitk Aldo
troppo ! :

la merita mille volte piu di me. Io poi, a dirvela schietta, non


sono mai stata ambiziosa di ricchezze. Per me, non e in queste

la felicita della vita.

Figliuola mia, replied il


padre ;
Io so, che non bastano
le ricchezze a render felice la vita. A questi lumi di luna pero,
divorati come siamo dal fisco, fra tanti crollamenti di fortune
che ruinano sotto i nostri occhi, Tessere ben provvista, per
una ragazza, come te, che vada a marito, non e piccola sorte
davvero Tu ringrazia Iddio, che te ne fa il favore. Oh, a pro-
!

posito di questo ; seguito a dire


guardando la moglie per ;

istringere il nodo, giacche abbiamo fra noi due la nostra Rita,


rappaciata, buona e mansueta come una cucciolina, mi viene
in mente, che io non ho poi necessitk di riscrivere pro-
prio oggi, piu tosto che dimani, a chi ci ha fatta la dimanda
per lei. Promisi che avrei data qualche risposta risolutiva
dentro un mese. Abbiamo ancora una buona settimana di largo.
Ora, per fare le cose a modo, stabiliamo di non precipitare
nulla, di soprassedere delFaltro, ed intanto lasciare alia Rita
1
un po di tempo, affinche, col suo giudiziino, pacatamente con-
sideri le proposte. Ella ha tutte le condizioni chiare davanti.

Pensi da se, rifletta, e poi, da oggi a otto, ci dichiarerk libe-


446 RITA - STORIA DI IERI

ramente 1' animo suo. Perche galoppare, quando si puo andare


di passo, anzi col calzare di piombo ? In queste faccende. con-
viene ricordarsi del proverbio che chi va piano, va sano .

Che ne dici tu, Rita mia bella?


Eh, dico che si ! mi piace P idea e mi piace anche il

proverbio ; replied ejla rifiatando.


Dunque tu ne sei contenta?
Contentissima! Ma vi pregherei che, in tutto questo tempo,
non si ragionasse di cio punto, punto, ne meno fra di noi,
come se mai non se ne fosse parlato.
E noi, rispose il signor Marco, ne serberemo un silenzio
il piu assoluto.
Faremo conto di essere negli esercizii spirituali : otto

giorni di silenzio; aggiunse la Rita sorridendo.


Volesse Iddio, che ti determinassi davvero a fare un
po' di esercizii usci a dire la madre. Se ti ritirassi per qual-
!

che giorno in casa delle suore, sotto la direzione di Monsi-


gnor Biagio, che ti potrebbe dare si buoni consigli, quanto
bene te ne verrebbe!
Senti, babbo? ripiglio Paltra celiando. La mamma vor-
rebbe chiudermi in un convento. Gia, se io mi facessi suora,
a lei sembrerebbe di toccare il cielo col dito!

Ah, cattivella! rispose la madre, dandole, per amorosita,


un buffettino nel viso; io non ti ho mai detto questo. Ognuno
ha da seguire sua vocazione, da battere la sua strada. Ma
la

certamente tu, flgliuola mia, hai gran bisogno che il Signore


ti assista. Prega dunque la Madonna, che ti ottenga quello che

Iddio ti ha preparato; giacche i matrimonii felici sono bene-


fizii di Dio, secondo P altro proverbio Iddio li fa e poi li :

appaia .

Ma era giunta Pora della colazione. Passando dal suo sa-


lotto nella sala da pranzo, Marco disse sottovoce alia Claudia :
L'abbiamo acquietata. Che ti pare delle sue disposizioni?
La Claudia si strinse nelle spalle, levo gli occhi in alto, e
soggiunse Dio ce la mandi buona
: !
RIVISTA BELLA STAMPA

i.

Francesco d'Assisi ed alcuni de' suoi piu recenti biografi. Me-


moria letta aH'Accademia di scienze moral! e politiche della
societa Reale di Napoli dal socio EAPFAELE MARIANO. Napoli,
tip. della R. TJniversita, 1896, 8 di pp. 208.;

Yia, siamo discreti! Come trattare in una semplice Memoria,


sebbene di pagine ducentotto, di tutti i biografi del Santo ? Convien
dunque restringersi ad alcuni. Senonche da questi alcuni il Prof.
Raffaele Mariano, ben noto ai nostri lettori, protestante evangelico

razionalista, esclude tutti i biografi cattolici, e quanto agli altri si


ferma precipuamente su tre, che sono il Bonghi, il Sabatier ed il
Thode.
Pel Bonghi Mariano nutre una specie di culto; non pud
il

neppure pronunziarne il nome, senza un'intima commozione ed


un infinito cordoglio (p. 78) .11 San Francesco del Bonghi reca
.

impressa vasta orma luminosa del suo sconfinato sapere e le


cose che quivi dice gli son passate pel cuore (p. 80) e un'opera ;

magistrale, un vero modello prezioso per valore storico e letterario


(p.84) comprensivita di concetti, tatto e fiuto sicuri, esatta valu-
;

tazione della segreta ragione de' tempi, equilibria ne' giudixii; alle
corte : merito ha quello studio, che
tale e tanto si avrebbe non

piccola difncolta di additare fra le descrizioni della vita del Santo


anche fra le piu vistose, altra che possa stare a paro con questa
del Bonghi .

Y'ha
poi un pregio particolarissimo in quel San Francesco e
non pu6 essere trascurato. In tutti gli scritti del Bonghi, che toc-
cano di religione balenava nella mente dell'insigne uomo un altis-
simo ideahj ed era quello di un cattolicismo purificato dalle scorie
della mondanita e ricondotto allo schietto ministero evangelico uni-
yersale fra le genti 91)
(p. Si esaminino i suoi lavori.
. Pochi
saprebbero menare intorno la sferza e cogliere piu a sangue i cattivi
influssi presenti del cattoHcismo che
papale e del suo clero di quel
faccia il
Bonghi . E nondimeno aveva egli un' ubbia fitta in
448 RIVISTA

capo, che cioe sola religione in Italia possibile e la


cattolico-pa-
pale; e che questa. chccchc si faccia, non potra mai non restarvi
sola (p. 94) Ora, guardate caso fortunate!
. L'unico scritto nel
.quale il Bonghi s'e rimosso dalFaltalenare e lo studio su Francesco
d'Assisi .
Quivi infatti il
Bonghi dimostro, tra le altre cose,
che ai Francesco Fautorita della Chiesa era spiritual-
tempi di

mente sterile; che allora I'amore e il timore di Dio erano pres-


soche estinti in ogni luogo; che le eresie non sorgono di solito da
malignitd, ma da fervor e di spirito; che malgrado S. Francesco
e il movimento francescano la Chiesa ando sempre peggiorando,
sino a legittimare la Kiforma religiosa del secolo XVI (p. 95) .

E come no ? A susdtare un sentimento religioso schietto ed elevato


non erano acconci i miracoli attribmti a Francesco meno che mai ;

V indulgenza da lid chiesta per la Porziuncula il suo sentimento di ;

rispetto pe' sacerdoti e pel


mistero della transustanziazione, non ebbe

poca influenza a promuovere la festa del Corpus Domini. Per


disgrazia maggiore, i minor iti furono anche i prindpali partigiani
dell' Immacolata Concezwne. Dunque. conchiude Ruggero Bonghi

alia lettera, qualunque opinione dommatica si abbia, codeste due


dottrine ebbero non piccola parte ad accelerare quella ribellione
delle menti che cagion6 nel XYI secolo una cosi grande ed irre-

parabile scissura della Chiesa (p. 96) Che si vuole di piu? H .

Mariano ne va in sollucchero II lungo studio e il fido consorzio


:

col santo,non sono stati privi di un'azione Yivacissima sull'animo


del Bonghi. Egli si e sentito via via penetrar tutto dalla luce della
yerita cristiana e schietta.... senza incertezza e senza ambagi, ha
fatto giustizia severa di alcune delle piu prominenti e piu repu-

gnanti forme costitutive della religiosita cattolico-papale (p. 97).

Che se il Mariano cosi sente del Bonghi, il quale al postutto

passava in certo modo per cattolico, che dira delle biografie del Thode
e del Sabatier, due celebrati scrittori protestanti?

II contrario di quel che forse altri si aspetta.


n Thode pretende di assurgere ogni dove a sottili ed astruse

cogitazioni, dandosi aria


di far della filosofia e della metafisica, pur

non avendo in realta mente organicamente temperata ne solidamente


educata per speculazioni filosofiche (p. 113)
le S'aggiunge che .

pel soggettivismo e per I'arbitraria ed artistica formazione della

fantasia Fopera del Thode sostanzialmente non si distingue da


quella del Sabatier E quindi inutile perdere lungo tempo con
.

lui. Cosi il piu e il meglio della Menwria si riduce ad una critica

ampia e severa del solo Sabatier, anzi il Thode e lo stesso Bonghi


BELLA STAMP A 449

quasi quasi non si non per mettere in maggior rilievo


ricordano, se
le sentenze di questo terzo tra cotanto wmio.
Anzitutto il considerando 1' immense favore che in-
Mariano,
contrd la Vie de S. Francois d'Assisi e costretto a riconoscerne i

pregi. Salvo che si supponga che totus mundus stuUitiat, non si

legge ne si discute cosi avidamente in tanto breve tempo un libro


che non abbia pregi (p. 34) Ma i pregi non sono di compenso
.

ai difetti. Nella interpretazione e ricostruzione morale della storia


le contradizioni e i travestimenti e le aberrazioni abbondano. Tutti
bensi 1'autore buon raccontatore, naturale, spigliato,
effetti dell'essere

sopra di ogni cosa facile ed immaginoso, ma un cattivo pensatore

di scarso intelletto e dall'animo preoccupato e, in fatto di religione,


inclinante ed aperto a tutte le vedute piu leggere, a tutti i pregiu-
dizii comunemente accettati e ripetuti oggi (p. 35). E nondimeno

in breve tempo il Sabatier moltiplico le sue edizioni *, non senza


notare egli stesso, che dopo la Vita di Gesu del Kenan, nessun
libro storico negli ultimi trent'anni incontro simil favore. II Ma-
riano si contenta d' esclamare : Habent sua fata libelli (p. 36) ! Noi
invece ascriviamo il gran successo di codesti due libri, ai quali si

pu6 aggiungere per terzo in Italia il Cristo alia festa di Purim


del Bovio, non al gran merito intrinseco che abbiano, ma alle loro
orrende bestemmie contro cid che ha di piu caro la fede cattolica.
Quelle besitemmie sono accolte con plauso da tutti i nemici della
Chiesa e nello stesso tempo, offendendo pubblicamente il senso cat-
tolico, danno occasione a forti proteste ed energiche condanne da

parte de' cattolici. Quindi il rumore che se ne leva, sebbene giusto e


doveroso, acuisce la sacrilega curiosita de' tristi, ed ecco la fortuna
puramente commerciale dell' opera.
Comunque sia, il grande successo del Sabatier ha mosso la penna
ad un nugolo di critici, e il Mariano ne esamina quattro che sono
stati piu tenuti di conto e piu letti (p. 36) Perd di nessuno e .

contento non di Gaetano Negri, i pensieri del quale


;
sono come
mortificati e rosi da un brutto demone, dal pregiudizio antidomma-
tico e antimetafisico (p. 37) ;
non del La Banca, che non ha sa-
puto metter la mano nel soggettivismo invadente e pretensioso del
Sabatier, a petto del quale, le mende ch' egli e ito rilevando in quel
libro, sono come rose e fiori (p. 51) non ;
del Comba, un val-
dese e un insegnante 'ed educatore spirituale di giovani pastori e
1
Non sono a dir vero nuove edizioni, ma tirature molteplici delle me-
desime forme tipografiche. II Sabatier, per quanto sappiamo, solo ora sta
a
preparando la 2 edizione del libro.
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1102. 29 8 maggio 1896.
450 RIVISTA

predicatori valdesi (p. 52) , il quale essendo infetto di misoteologia,


non poteva in nessun modo coglier giusto nella sua critica; non
infine di Giulio Salvatori, il
quale, mentre avrebbe potato fare me-
ravigliosamsnte bene, ha lasciato la critica del Sabatier, e da lui ha
solo preso occasione di scrivere un' altra Vita del Santo, appiglian-
dosi ad una via, che lo ha fatto riuscire a qualcosa che di piii
ibrido e spurio non si forse mai visto (p. 59) .

Ma se i critici piu riputati hanno tutti fallito sciaguratamente,


qual e dunque il giudizio che del Sabatier si e fatto il Mariano?
Per giustizia gli dobbiam dar questa lode, ch'egli, mosso per av-
ventura da un residue di buon senso, si fece a studiare S. Fran-
cesco, diremo cosi, dal punto di vista storico, considerando I'uomo
ed Santo quale fu a' suoi tempi, co'concetti (o pregiudizii secondo
il

il
Mariano) che allora correvano, e vivente ed operante in mezzo
alia Chiesa cattolica d' allora, come Francesco e con lui tutti i fe-

deli la concepivano. Certo, questo modo di considerare un fenomeno


storico non basta ad averne piena pure, in
e giusta notizia; ma
niancanza e e il Mariano riesce con questo solo
d'altro, qualche cosa,
a far crollare tutto 1' edificio del Sabatier per modo, che non ne va
salvo neppure un niattone.
II presupposto intellettuale, scrive 1'Autore, che serve a lui
di criterio universale per 1'
interpretazione di document! e della per-
sonalita di Francesco, e ch' e percid il
pernio cui la sua ricostru-
zione biografica e sospesa, e un pensiero negative
e dissolvente di

ogni ordine di verita teologiche e di ogni organizzazione ecclesia-


stica: in una parola del Cristianesimo storico e positive (p. 99) .

Le prove che ne adduce, sono in sostanza quelle medesime che noi


con sentimento apertamente cattolico abbiamo recato a dimostra-
zione della medesima tesi nel nostro studio critico intorno la Vie
de S. Frangois del Sabatier *. Non intendiamo qui ripeterle, e ci

basti solo notare la severa, ma quanto mai logica conclusione, a


cui giunge 1'Autore: Alia fine dei conti, 1'essenziale qui e di
farci apprendere, che Francesco non fu altro che 1' araldo e il ban-
ditore primo di quell' assoluto soggettivismo personale, pel quale 1'au-
tore Sabatier) spasima e si strugge. Di tal guisa egli riesce
(il

egregiamente a travestirlo coi suoi panni e ad appiccicargli la sua


propria maschera, Che cosa e infatti San Francesco rappresentato
dal Sabatier ? E, suppergiu, lui stesso, un faolo Sabatier, un' anti-

cipata incarnazione della persona sua, un appartenente alia sinistra

1
Civ. Catl. quad. 1046 del 20 genn. 1894, pp. 189-210.
DELLA STAMPA 451
radicale del moderno protestantesimo, venuto gia al mondo or sono
sette secoli, animato dagl' identic! concetti dissolventi e negativi,
tendente unicamente a far man bassa sul Cristianesimo positivo e

storico, e in conclusione sulla reh'gione (p. 110) .

Non deve recar meraviglia che perfino un Raffaele Mariano pro-


nun ci un giudizio siffatto. Ma chi ha seguita 1'intera questione

contro il
Sabatier, deve meravigliare invece e non poco, che il Ma-
riano creda ingenuamente d'essere egli il primo a giudicare cosi di

quel h'bro. Fatto strano Egli si rivolge


! a quei moltissimi (fra i
quali alcuni che meno si sarebbe pensato, il Papa, per esempio) che
non hanno avuto pel lavoro del Sabatier che encomii e congratu-
lazioni (p. 97) ;
ed afferma non essere esclusa la probability che
al vederlo assoggettato qui ad una critica rigorosa, se ne maravi-
glino come per cosa inattesa e, quel ch'e peggio, ingiusta (pp. 97, 98) .

No, torniamo a ripetere, nessuno al mondo, se pure non sia

ignorante o pieno di mala fede, si meravigliera della censura di


Raffaele Mariano. II libro del Sabatier fu confutato, sfatato, ridotto
in bricioli dalla Civilta Cattolica fm dal 20 gennaio 1894; quando
cioe quell' opera era appena appena uscita dai torchi. II nostro studio,
il primo che tra noi si pubblicasse in confutazione del Sabatier ed in

sostanza, come abbiam detto, coi medesimi argomenti che ora adduce
il Mariano, fu citato e riassunto in gran numero di giornali ita-
liani ed esteri; fu anche stampato a parte in Assisi 1'anno
stesso,
proprio mentre il Sabatier era cola festeggiato da quel liberale mu-
nicipio e fatto concittadino del Santo. II Mariano dunque giunge
alTultim'ora e si accinge a sfondare una porta aperta. Per giunta

egli ignora la dichiarazione officiosa, che apparve neli' Osservatore


romano J4
aprile 1894 intorno al valore delle lettere spedite
del
dalla Segreteria di Stato di Sua Santita per ringraziare gli Autori
Che al Santo Padre fanno riverente omaggio delle loro opere. Ignora
per ultimo che 1'opera del Sabatier fu condannata e proibita dalla
S.Congregazione dell'Indice con pubblico decreto dell'8 giugno 1894 ;

indicando cosi a' cattolici di tutto il mondo in qual conto dovessero


tenere la nuova Vita di San Francesco, ed insieme dando un'elo-
quente risposta a' maligni, che in un atto di pura cortesia della
S. Sede verso il Sabatier, per una semplice lettera
fattagli scrivere
in ringraziamento. del libro offerto, vollero scorgere, come ancor

oggi fa il Mariano, o un argomento in favore del libro stesso o una


contraddizione tra il sentire e Foperare del Papa *.
1
In un'altra pagina del la Memoria il Mariano chiama questa con-
traddizione spettacolo strano, benche pero degno in tutto di questi tempi
452 RIVISTA
Come pu6 bene aspettarsi, il Mariano non si restringe soltanto
a confutare gli altri, ma qua e cola per tutto il libro e special-
mente negli ultimi tre capitoli, mette fuori eziandio la sua opi-
nione sul conto del Santo. Sarebbe impossibile anche solo accen-
nare di sfuggita tutti gli errori madornali, le proposiziom false,
blasfeme ed eretiche, i
perversi su tutto cid che
giudizii storti e

per noi vi ha di piu-sacro, le ingiurie e le villanie contro la nostra


S. Madre Chiesa, onde egli ha empiuto il suo libro. II breve saggio

che ne daremo, qua e la sfiorando quel che piu direttamente ri-


guarda il Poverello d'Assisi, bastera perche il lettore si faccia una
qualche idea del rimanente.
Chi e S. Francesco secondo il Mariano?
Prima di tutto e un mistico, e forse piu esatto sarebbe chia-
marlo un gran poeta idealista ed entusiasta, divinamente ispirato
(p. 107). Cosi appartiene ad un nuovo genere di
definite, esso

Santi, che la Chiesa cattolica a dir vero non conosce, ma che gli
eretici protestanti non hanno piu difficolta di accogliere e di rico-

noscere quale proprio. Tenuto conto di quell' atteggia-


santo loro
mento suo religiosamente mistico e delta sua ispirazione interiore
e personate, si puO ben affermare col protestante Hase, che S. Fran-
cesco non appartiene alia sola Chiesa cattolica, ma anche all'evan-

gelica, la quote, si noti bene, non e cominciata nel 1517


(pp. 135, 136).
Ed
in vero Fessenza della. Chiesa evangelica consiste nella reli-

gione del cuore e nell'adorazione interna in spiritu et veritate. Or


questo appunto e il carattere sostanziale o la natura tutta pro-
pria particolare del mist'icismo di S. Francesco.
e Egli sa acco-
gliere in se e ravvivare del continuo col fervore dell'interiorita cid

che la Chiesa gli ha insegnato a tener per fede ed adorare (p. 107).
Quindi il
proprio suo merito nella storia e 1'aver ricondotto il Cri-

stianesimo nella interiorita, concependolo qual vita profonda del-


1'anima, quella vita che una religione spirituale per eccellenza deve
appunto essere (p. 126) ;
o se megliovi garba, S. Francesco seppe

assurgere ad un'apprensione del Cristianesimo, che era certamente


1'apprensione antichissima, anzi la vera ed originaria sebbene fosse ,

ita di mano in mano offuscandosi sin quasi a smarrirsi del tutto


(p. 182) . In altri termini il Santo riaccese nel mondo la lam-

pana pura e schietta dell'Evangelio e cid in un'epoca in cui ,

sembrava vi si fosse pressoche spenta del tutto e la realta mondana

nostri cosi sconnessi e sconclusionati (p. 36) E non s'accorge che spetta-.

colo strano e invece questo suo giudizio, frutto legittimo della sua mente
davvero sconnessa e sconclusionata!
DELLA STAMPA 453
non solo, mameno quella stessa della Chiesa si fosser rav-
piu o
viluppate in un'orrida notte tutta iniquita e violenze (p. 74) .

Le pure,
caste anime, tutte vita interiore di Lutero, di Zwin-

glio, di Calvino, che nel secolo XYI accesero anch' esse la pura e
-schietta dell'Evanyelio, possono andarsi a riporre a petto
lampana
di codesto caro Santo evangelico, che e il Poverello d'Assisi.
Ma si badi bene; non si deve percid fare di lui un eretico o
un ribelle alia Chiesa cattolica. Quest' e sproposito grossolano del
Sabatier e il nostro Autore 1'ha gia confutato. No ;
Yintuizione evan-
gelica di Francesco andavasi esplicando nel campo della Chiesa di
allora, alia cui autorita egli s' inchinava senza fiatare COIT mogia

d addirittura servile sommissione (p. 139) .

Senonche qui sorge una grave difficolta. Sapeva o no S. Fran-


cesco, che nella sua intuixione religiosa s'annidava cotal forza di
espansione e di proiezione (!), la quale andava a colpire diretta-
mente Vessere concrete Chiesa cattolica (p. 139)?
e storico della

Se si
pensa, risponde Mariano, che la Chiesa co' suoi metodi
il

di vita stava in aperto contrasto con quell' ideale cristiano, che al


Santo d'Assisi era fitto in mente, si pud ben ammettere, che co-
desto ideale avesse una punta rivolta contro la Chiesa. Ma Fran-
cesco non ne ebbe senior e e neppur sospetto; anzi se avesse potuto
sospettare in se cotal sua forza V avrebbe rinnegata. La vene-
razione incondizionata verso la Chiesa dice in sostanza, che Fran-
cesco non vi discerneva la corruzione che pur vi si era infiltrata.
Per lo meno non sentiva in quanta parte siffatta corruzione era
una conseguenza ineluttabile di quell' ordinamento gerarchico della
Ohiesa, innanzi al quale, adorando, piegava il ginocchio. E meno
che mai poi s' accorgeva qual suprema necessita fosse, per far ar-
gine a tal corruzione, il sollevarsi contro e 1'aggredirla diretta-
mente (p. 184).
Non si giunge a comprendere come mai un uorno che abbia
-anche solo un granellino di sale nel suo cervello, possa metter fuori
assurdi cosi marchiani. S. Francesco e qui dipinto come un santo
in perpetua contraddizione tra la vita sua interiore, tutta puro Evan-

yelio, e le sue azioni esterne servilmente devote ad una Chiesa che


non e quella del puro Evangelic. Se Francesco conosce tale con-

traddizione, e un ipocrita della peggiore specie se non la conosce, ;

e uno sciocco. Mariano, pieno di entusiasmo pel Santo evange-


II

lico, lo preferisce sciocco, e tal sia di lui. Ma allora a che serve

mai tutta la vita interiore e religiosa d'un uomo, sia pure purifi-
cata come voi dite, sia pure ricondotta alia sua espressione untir
454 RIVISTA

chissima, vera ed oriyinaria del Vangelo, se essa non e insieme?


ilprincipio immediate della vita esteriore, cioe delle azioni tutte-
dell'uomo in quanto costituiscono la sua moralita? Non serve a
null' altro, se non a moltiplicare il nuniero o degli ipocriti o degli
sciocchi.
Ma torniamo a noi. Posto che S. Francesco sia uno sciocco, il

Mariano gli pud affibbiare tutto cid che della Chiesa cattolica egli

concepisce come sciocchezza od anche come cosa indegna, senza.


perd che la figura del Santo evangelico n'esca deturpata.
Si esamini un punto solo S. Francesco, asceta severo, cio fon~
:

datore -di un ordine religioso. Secondo il Mariano la regola ed i

voti che il Santo impone a' suoi <--


ripugnano sostanzialmente al-

1'
Evangelo 196). E la prova si fabbrica in meno che non si
(p.
dice: Gesu Cristo non ha mai ne insegnato, ne raccomandato, n&

imposto quel che piu tardi al concetto monastico (di semplice se-

gregazione del mondo) la dottrina dommatico-ecclesiastica ha ag~


giunto di suo (p. 194) vogliamo dire la regola ed i voti reli-
,

1
giosi Qaindi
. in tutto cid 1'
opera di Francesco contrasta addi-
rittura con 1' Evangelo (p. 198). Ne solo a questo fu trascinata
S. Francesco dalla sua venerazione incondizwnata verso la Chiesdj,
ma i limiti. Per
in certe cose travalico tutti esempio egli introdusse.
nel suo Ordine obbedienza piu austera, piu truce.
1' Mentemeno
ogni obsequium rationabile n' era escluso, dovendosi 1' ubbidienza.

terminare col sacrificio dell' intelletto La famosa quanto nefasta. !

formola perinde ac cadaver non fu trovato dei Gesuiti. L' inventore


fu Francesco ed i Gesuiti non fecero che prenderla in prestito dalla
;

regola di lui e se ne avvalsero, applicandola con intera severita.


(p. 198). Un altro esempio ancor piu nefasto. S. Francesco nella.
sua regola prescrive d' imprigionare il frate eretico o ribelle; cio
significa ch'egli s'inchinava ossequioso davanti alia pratica del
costringimento e della forza brutale cui la Chiesa aveva creduto

1
Gesu Cristo non ha rnai dato a pensare che via alia salvazione ed
alia santita fossero la poverta ed il mendicare (p. 196) .Per quel che-
ha tratto alia castita, nessuno certo, piu rigoroso del Divin Maestro nel
volere casta e morigerata la vita. Ma, daccapo, non gli venne mai in mente
di lodare il celibate, e si guardb ben bene dal raccomandarlo, o anche solo-
dal tenerne proposito ai suoi discepoli (p. 197) Circa 1' obbedienza. .

cieca e passiva, del Cristo ai discepoli non vi e trac-


fra i comandamenti
cia. II fare la volonta di Dio, del Padre che e nei cieli, e 1' assoggettarsi
servilmente al volere degli uomini sono cose alquanto diverse (p. 198) .
Simili infamie non possono uscire d'altra bocca, se non di chi non ha
mai letto i quattro Vangeli. Non ispenderemo una parola per confutarle.
DELLA STAMPA 455
poter ricorrere a riguardo degli eretici... E cosi, senza forse ben
intendere quel che si facesse, sanziona per parte sua, come un di-
ritto indiscutibile e divino, T uso di quella Inquisizione che appena

da pochi decenni aveva osato di far timidamente capolino sull' oriz-


zonte della Chiesa cristiana (p. 173).
cosi operando, S. Francesco accendesse nondimeno nella
Come,
Chiesa di Dio la pura e sehietta lampana del Vangelo, ognuno che
non sia il Mariano non giungera certo a comprendere. Ma per
lui 1'affermare e il negare le cose piu disparate d un giuoco da
fanciulli.
In qual senso S. Francesco e il suo Ordine furono prodromi
della Kiforma protestante del secolo XYI? In quello che piu vi
garba. Yolete una risposta favorevole ai protestanti ? Eccola in due
parole : S. Francesco ravvivft nel mondo 1' intensita della coscienza

e lo spirito piu puro del Cristianesimo primitivo. Ora il medesimo


fece il suo Ordine (p. 185), e divenne. cosi coefficiente operoso nel
preparare il mondo alia Kiforma e nello spignervelo (p. 186) ;

in questo consiste proprio, anzi massimo movimento non solo


il

dell' Ordine francescano, ma in gen ere di tutti gli Ordini mendi-

cant! (p. 186).


Yi piace forse avere una risposta in senso direttamente avverso
ai cattolici ? IIMariano e pronto a servirvi. L'Ordine francescano
riuscl ad essere la negazione di quella religiosita a cui aveva dato
I'abbrivo (p. 186). E cosi non piu in senso positivo, ma in senso

negativo esso diviene egualmente prodrome della Eiforma prote-


stante. Antecipando su quello che doveva essere piu tardi la Coni-
pagnia di Gesu, i Minoriti insieme co' Domenicani, nei due secoli
che' precedono la Kiforma e ne' quali si va apparecchiando, diven-

tano i
pretoriani della gerarchia papale ed ecclesiastica. La sete di
dominazione e le ingorde brame onde era rosa la Corte di Koma
e in generale le massime e i metodi di governo delle coscienze e
delle anime, che il Papato, dipartendosi dalle ispirazioni del Cristo
e del suo Evangelio, aveva fatto suoi, trovarono negli Ordini men-
dicanti i
piu fidi e ciechi sostenitori loro (p. 188) .

S'aggiunga a questo che i frati divennero ministri dell' Inqui-


sizione ecclesiastica 1 e che i loro conventi col tempo si fecero

1
Sguinzagliati nei paesi cristiani, i frati eran deputati a tenervi in
riga i ricalcitrauti ai trasinodamenti ed agli abusi della Chiesa,
ribelli o i

a ricacciare anche con la forza nell' unita ecclesiastica quei che minac-
ciavan di raettersene fuori. Sicche alia uiistica religiosita del cuore e alia
sehietta pieta originaria furon visti sostituirsi il formalismo liturgico e
456 RIVISTA
ricettacoli di vizii, e intendera di leggier! come i frati
s' avessero
dovuto contribuire a sempre piu diffondere ed acuire nelle coscienze
il
bisogno della Riforma religiosa, a sollecitarne e renderne irre-
sistibile 1'awenimento, in fine, ad estenderne ed assicurarne il buon

successo.
Un'altra questione. Che resta oggi di S. Francesco? L'Ordine-
francescano ? Ohibo ! Francesco non e da confondere co' france-

scani.La sua figura poggia troppo alta, e quei che presero inde-
gnamente nome da lui non la tangono (p. 191). Resta almeno un
qualche ideale dell'opera sua come fondatore di un Ordine religiose ?
Neppure. Siccome questa sua opera cmtrasta addirittura col Van-
gelo <c e d'uopo ritenerla superata dal pensiero cristiano progredito
ed esausta di succhi vitali (p. 198) .
Frati, monache, conventi, re-

gole monastiche, voti religiosi, non


esistono piu o non hanno piu

ragione di essere. Impronta e caratteri siffatti non potevan reggere,

dappoiche per 1'approfondimento dello spirito del Cristianesimo, si


rese una yolta manifesto, che, ad esercitare le virtu cristiane e pro-
cacciarsi giustificazione appo Dio, non c' d bisogno di farsi frate,
ne di andare a vivere in convento e che piu tosto il raggiungere
;

codeste cose nel mezzo della vita sociale e fra le tentazioni del mondo*
e tanto piu pregevole e meritorio, quanto piu difficile (p. 194) *.

Or se anche il concetto monastico di S. Francesco e sfumato e


')wn si vede come possa essere ricostituito, resta almeno qualche
cosa della persona individua del Santo ? Si, resta ;
ma e necessario
anzitutto tagliuzzare S. Francesco, dividerlo in piu parti, scartare

quel che non garba e prendere soltanto quello che fa meglio


all'uopo. Messa da banda la devozione incondizionata verso il prin-
cipio gerarchico (il quale nella sua pretensione dommatica assoluta r
alia luce di una comprensione spiritualizzata della verita cristiana,

non pud sostenersi), rimane (di Francesco) 1'esempio di una gran


forza di pieta sincera, interiore, attuosa, donde laicato e clero po-

magico delle ceremonie sensibili e delle devozioni meccaniche, e il traf-


fico delle indulgenze (p. 188, 189).
1
Per questo Lutero e tanti altri bandifcori della Riforma scapparono
dai conventi, non potendo piu sostenerne la regola e gli obblighi aggiunti
dalla dottrina dommatico-ecdesiastica. Per vincere meglio le tentazioni ed
avere piu merito presso Dio, si unirono in sacrileghe nozze con le monache
fuggite dai chiostri e s'abbandonarono ad ogni sorta di turpe vizio. Senon-
che tutto era in loro vivificato dallo spirito interiore e dal bisogno di
assorgere all' ideale piu puro e piu schietto del Cristianesimo, antichissimo,,
Tero ed originario !
DELLA STAMPA 457
trebbero trarre auspicii e spinta, 1'una per corroborare la sua vita
etico-religiosa assai deficiente, 1'altro per risollevarsi da quelle gelide
e fangose bassure in cui s' e immerso, e, quel ch' e peggio, vive
soddisfatto e contento (p. 200).
Ma
questo esempio e inefficace, perche esempio non di un Santo
-della vera Chiesa di Dio, ma di un Santo protestante evangelico e

per giunta ipocrita o sciocco.


II San Francesco del Sabatier e un assurdo storico perche non

ha mai esistito quel tipo d'uomo che quell'autore s' e creato con
la fantasia. Ma il San Francesco del Mariano e un assurdo storwo
e logico, insieme. Non solo il Santo non e cosi esistito realmente,
ma il concetto stesso che ne da costui ripugna ne' termini. E il
concetto di una cosa ibrida, di un ircocervo, di un circolo quadrato,
d'una mostruosita senza pari, umana insieme e religiosa.
Chiudendo questa rivista, dobbiamo deplorare assai, che in Roma,
sede rispettata del Capo della Chiesa cattolica, la Nuova Antologia
si mostri cosi tenera di Raffaele Mariano, fino ad accoglierne gli
sempre erronei, spesso addirittura ereticali, come i nostri
scritti,
hanno potuto vedere dalla confutazione che ne abbiamo fatto
lettori

noi medesimi piu d'una volta Ed anche recenteniente non dubito


!
.

<li
presentare suoi lettori a guisa di piccante primizia 1'ultimo e
ai

piu perfido capitolo di questa Memoria. Ne siano avvisati i catto-


lici,che troppo leggermente pigliano in mano quel periodico e lo
introducono nelle loro famiglie.

Civ. Catt. quadd. 1073, 1075, 1078, 1031, 1083 (febbraio-agoato 1895).
ARCHEOLOGIA
34. S. Maria antiqua al foro romano. 35. L'autorita dell' Itinerario Ein-
sidlense. Maria antica differente da S. Maria nova.
36. S. 37. S. Ma-
ria antica e chiamata S. Maria de inferno e Liberatrice. Le leggende-
dell' inferno. 38. II dracone di S. Silvestro. Culto di Vesta e culto
della madre di Dio al foro romano.

34. La chiesa S. Maria antiqua di Roma


e la sua posizione al foro romano i .

Nel piu antico catalogo delle chiese di Roma, che sia conosciuto-
e che appartiene al secolo VII, viene notata una chiesa col nome di
S. Maria Antiqua. Questa chiesa nell'ordine dei santuarii della Ver-

gine indicati nel detto catalogo segue alia piu grande e rinomata ba-
madre di Dio, S. Maria Maggiore, ivi gia chiamata S. Ma-
silica della
ria Major, e precede S. Maria Rotonda e S. Maria Transtiberis. Dal

posto di onore, che le viene cosi assegnato, si vede che S. Maria An-
tiqua godeva grande rinomanza e la principale ragione di cid deve
;

esser stata appunto la sua antichita rilevata nel suo titolo proprio.
2
II catalogo ordina le chiese appunto secondo le loro prerogative .

S. Maria Antiqua pud dunque ritenersi piu antica della Rotunda,.


cioe del Pantheon dedicato dal pontefice Bonifazio IV (608-615). In

Lo scrivente (Padre H. Grisar) addi 28 novembre 1895 tenne a Roma un.


1

discorso neH'accademia pontificia di archeologia intorno a certe chiese anti-


che delle vicinanze del Campidoglio e promise allora che avrebbe piu diffu-
samente parlato di una di queste, cioe di S. Maria antiqua, nella Archeologia
della Civiltd Cattolica. Ed eccolo ad attenere la sua parola.
8
DE Rossi, Roma sott., t. 1, p. 143: Istae vero ecclesiae intus Ro-
mae habentur. Basilica Constantiniana quae et Salvatoris, ipsa quoque efe
sancti Joannis dicitur. Basilica quae appellatur sancta Maria Major. Basi-
lica quae appellatur *ancta Anastasia, ubi cruces servantur quae portan-
tur per stationes. Basilica quae appellatur sancta Maria Antiqua. Basilica
quae appellatur sancta Maria Rotunda. Basilica quae appellatur sancta Ma-
ria Transtiberis; ibi est imago sanctae Mariae quae per se facta est. Basi-
licaquae appellatur apostolorum lacobi et Philippi etc. II Catalogo se-
condo il de Rossi sarebbe del principio del VII secolo.
ARCHEOLOGIA 459
ffelazione a S. Maria
Maggiore poi e assai verosimile che il titolo

Major ed ilAntiqua intendono farsi in certo modo contrap-


titolo

peso, e che mentre S. Maria Maggiore ottiene la preferenza, perche


e dopo S. Giovanni in Laterano quasi la seconda cattedrale del vescovo
<di Roma, maggiore eta riinane nondimeno a S. Maria
la dignita della

Antiqua; onde quest'ultima chiesa dovrebbe risalire a tempi che pre-


cedono la prima fondazione di S. Maria Maggiore fatta dal pontefice
Liberio (352-366). Se essa finalmente e piu antica di S. Maria in
"Trastevere, fondata da papa Giulio (337-352), allora ha i suoi pri-
mordii probabilmente sotto il papa Silvestro, (314-335) trovandosi fra
lui e Giulio solo papa Marco con un pontificate di men d'un anno.
il

Yedremo nel decorso del presente studio piu chiaramente, che


1'erezione di S. Maria Antiqua infatti con sufficiente sicurezza si pud
ascrivere a san Silvestro.
Nel secolo settimo, se non prima, in S. Maria Antiqua venne isti-
tuita una importante diaconia, ossia uno di quei eentri di beneficenza
ohiamati in appresso titoli diaconali. Fra le chiese diaconali diRoma enu-
merate ai tempi di Leone III (795-816) la detta chiesa ottiene il primo
posto ed & decorata di nuovo del suo titolo proprio S. Maria antiqua,
anzi si chiama semplicemente diaconia antiqua i La sua immagine .

dellamadre di Dio e nominata sotto Gregorio III (731-741) sempli-


cemente Imago sancte Dei genetricis antiqua 2
: .

Ma dove si ha da cercare il posto d'una chiesa cosi segnalata? Di


fronte alia diversita delle opinioni noi nel determinarlo seguiremo il
metodo piu semplice e naturale, cioe di sentire i diversi testimonii
della cristiana antichita che ne contengono qualche cenno.
La fonte piu ricca ed autentica per la topografia cristiana di Roma
rimane sempre 1' Itinerario cosi detto Einsidlense dei tempi incirca
di Carlomagno. In esso si descrivono, come e noto, le diverse vie che
solevano tenere i pellegrini di Roma per giungere da una parte della
citta ad un'altra remota, visitando i santuarii dentro e fuori delle
mura. Senza altre indicazioni vi si trova la serie ordinata dei monu-
menti e chiese piu celebri, che sulla pianta della citta di allora erano
segnati sulla via in maggiore o minore distanza. Si distinguono accu-
ratamente gli edifizii, che il viandante ha dalla destra da quelli che
lascia a sinistra, e si mettono perfino in mezzo fra le due serie o
colonne della scrittura i
monumenti, sopra o sotto i quali si avea da
passare, come i ponti e gli archi.
L' Einsidlense due diverse volte segna la nostra chiesa S. Maria
Antiqua con questo suo nome. La prima volta la nomina nell' itine-

1
Liber pont. t. 2 p. 12 n. 387.
2
Liber pont. t. 1 p. 419 n. 198.
460 ARCHEOLOGIA
rario dalla porta aurelia alia porta prenestina, nel quale il pellegrino r
yen u to dal Trastevere e passato sul pons major, ha alia sua destra,.
come si legge, il Palatino e S. Teodoro, ed alia sinistra San Giorgio-
(in Yelabro), poi San Sergio (e Bacco). II viandante entra sotto un
arco e s'indirizza al cosi detto equus Constantini, che stava in mezzo-
al foro romano. In questo cammino ha a destra S. Maria Antiqua ed
a sinistra il capitolium e V umbilicus. Andando avanti, fra S. Cosma
e Damiano a destra Adriano a sinistra si volge alia Suburra r
e S.

per venire alia parte orientale della citta ed alia porta prenestina.
Si veda la sottoposta pianta tolta dalla pubblicazione del Lanciani sul-
1'Einsidlense e su Benedetto Canonico, la quale segna solo i nomi
indicati dall'uno e dall'altro .

v>

L'altra indicazione dell'Einsidlense e ancora piu accurata. Si trova <

nel cammino, che il visitatore di Roma fa dalla porta di S. Pietro-


alia porta Asinaria. Egli ha percorso la pianura nelle vicinanze di San
Lorenzo in Damaso, e lasciando a sinistra S. Marco entra sotto 1'arco
di Severo al foro romano. Di poi si enumerano, nel suo passaggio-
sul forum romanum verso il Laterano, i
seguenti monumenti : A de-

La migliore edizione dell'Einsidlense e nella memoria L'ltinerario di


1

Einsiedeln e I'ordine di Benedetto Canonico di RODOLFO LANCIANI, inserita


nei Monumenti antichi dei r. Lincei t, 1, 1891, p. 437 ss. S. Maria Antiqua
si menziona nel testo dell'Einsidlense la prima volta a p. 442. Si veda Tedi-
zione di H. Jordan nella Topographie dtr Stadt Rom t. 2, 1871, p. 652.
ARCHEOLOGIA 461
stra S. Maria Antiqua, ad S. Theodorum, palatinus, testamentum, arcus
Constantini, meta sudante; a sinistra S. Hadriani, SS. Cosine et Da-
miani, palatius Neronis, ecclesia S. Petri, ad vincula (v. sotto), arcus
A
Titi etVespasiani, palatium Traiani, amphitheatrum .

Senza qui entrare nella spiegazione di tutti questi nomi, e inne-


gabile il fatto per noi important! ssimo, che la guida Einsidlense mette
S. Maria Antiqua a destra della sacra via, la quale strada di communi-
cazione conduceva da nord-orest a sud-est per mezzo al foro. Invece
se avesse ragione 1'opinione fino a poco fa quasi commune, la quale
mette S. Maria antiqua S. Maria nuova, o della odierna
al punto di
S. Francesca Romana, dovrebbe assegnare il suo posto
la guida le
a sinistra della sacra via. Questa osservazione fatta da me nel testo
dell 'Einsidlense in uno studio private che gli dedicai gia nell'anno

1890, mi
basto per se sola a mostrarmi inaccettabile la detta com-
mune Da questo punto cominciai a riesaminare la questione
opinione.
di S. Maria Antiqua. L'esame mi condusse ad altri confronti che
sono assai utili, anzi a mio credere nel loro complesso decisivi per
determinare la posizione della chiesa.
II risultato era che la situazione di S. Maria Antiqua coincide presso
a poco coll' odierna chiesa di S. Maria Liberatrice o libera nos a poems

inferni, situata al foro romano. E quella chiesa che si trova fra il


Palatino e le tre famose colonne, avanzi del tempio di Gastore e Pol-
luce, nella vicinanza della base rotonda del tempietto di Vesta e della
casa delle Vestali. Si confronti la pianta alia pag. 463 piu sotto.
E cosa degna di osservazione che S. Maria Antiqua altrove viene
riunita in un gruppo insieme con S. Adriano e S. Martina, nuovo
indizio che stava in quelle vicinanze del foro romano sotto il Cam-
2
pidoglio .

Nel Liber che il pontefice Giovanni YII


pontificalis vien raccontato
(705-707) abbelli chiesa sanctae Dei genitricis, qui antiqua vocatur}
la.
3
ed edified un episcopio super eandem ecclesiam Certo sarebbe tolta
.

ogni dubbiezza stil posto della chiesa, se si sapesse precisamente, dove


si alzava questo palazzo abitato da Giovanni YII. Se non lo sappiamo

con accuratezza, conosciamo almeno i dati seguenti, che non sono di-

sprezzabili.
II padre di Giovanni YII, di nome Platone, aveva 1'ufficio di cura
palatii urbis Romae, e secondo il suo epitaffio postogli da Giovanni YII
nella chiesa di S. Anastasia riparo 1'alta scalinata del palazzo Pala-

1
Edit. Lanciani p. 444. Jordan p. 655.
2
Liber pont. t. 2 p. 12 Leo III n. 387: In diaconia beat! Adriani et
in ecclesia beatae Martinae et in diaconia Antiqua fecit vestes de stauraci.
3
Tom. 1 p. 385 n. 167: Basilicam sanctae Dei genitricis qui Antiqua
vocatur pictura decoravit illicque ambonem noviter fecit et super eandem
462 ARCHEOLOGIA
1
tino (longo refecta gradu) Un' alta gradinata, che allora era la piu
.

frequentata per salire al palatino e vi conduceva dal centro della


citta, saliva proprio sopra S. Maria liberatrice (Y. la pianta p. 463
alia lettera C). Nell' immediata vicinanza della stessa chiesa esiste-
vano nel secolo decimo certi locali dell'amministrazione pontificia ;

1' ha mostrato con grandissima


verosimiglianza la scoperta di un ripo-
stiglio di 835 monete, -specialmente anglosassoni, con una fibula appar-
tenente ad un ufficiale della corte pontificia, scoperta fatta nel 1883
in una camera aggiustata nell'atrio di Yesta assai vicina alia detta
2
chiesa . II luogo della scoperta e segnato nella pianta citata della
pag. 463 colla lettera A. Oltre di cio furono ivi trovati nella stessa
occasione due tegoloni colla impronta -f- IWANN 3 essi debbono pro- ;

venire da edifizii del tempo della dominazione greco bizantina e


sono, come le monete, indizii certamente attendibili e da mettersi a
confronto colla notizia dell'erezione di un episcopio del papa Gio-
vanni VII.
Yero e che anche in altri punti di tutto questo lato nord-est
del Palatino che domina il foro romano, abbiamo vestigii di stabili-
menti pontificii o ecclesiastic! delmedio evo. La turris cartularia
sulla pendenza del Palatino al lato meridionale dell'arco di Tito si
alzava in un posto, dove gia prima per un certo tempo si era con-
servato 1'archivio della chiesa romana.

Negli attigui edifizii cosl detti di Eliogabalo sotto il muro del Pa-
latino fin verso il Colosseo il Lanciani riconosce S. Cesareo in Palo-
tio, dove i papi del secolo YII deponevano le imagini degli impera-
4
tori bizantini Si aggiunga il monastero greco di S. Cesareo, il mo-
.

nastero latino in Pallara presso 1'antichissiina chiesa di S. Sebastiano,


e oltre S. Maria liberatrice una chiesa di S. Antonio, della quale si
fara cenno piu innanzi. Ma se si tratta di trovarvi un punto per una
casa pontificia posta a piombo o quasi a piombo sopra una chiesa
(super eandem eccksiam), non conosco nessuna posizione che corri-
sponda agli indizi storici e topografici meglio di S. Maria liberatrice
o piuttosto dell'antica chiesa (S. Maria antiqua) anteriore ad essa e

ecclesiam episcopium quantum ad se construere maluit, illicque pontificati


sui tempus vitam finivit.
1
DE
Rossi, Inscr. christ. II, 1 p. 442 n. 153, dalla raccolta di Pietro
Sabino. Cf. DE Rossi nel Bullett. arch, crist. 1867 p. 10.
2
DE Rossi nelle Notizie degli scam 1883 p. 487 n.
3
DE Rossi, ibid. p. 494 col disegno.
*
Si vedra nel III fascicolo, che sta per uscire, della sua Forma urbis
Romae Ho parlato al n. 18 della pre-
la pianta di quella parte del Palatino.
sente Archeologia dei pregi di questa grandissima pianta di Roma antica,
la quale abbraccia insieme una buona parte di Roma cristiana.
ARCHEOLOGIA 463

ad un molto piu basso livello. Per precisare la posizione dell'ultima


al di la della nova via verso il pa-
bisogna avvertire che essa stava
latino, mentre S.
Maria liberatrice copre in gran parte il corso della
nova via. La seguente pianta, che mostra la sua situazione fra i mo-

numenti vicini dell'antichita, & opera del comm. Lanciani. II corso

della nova via e segnato colla lettera B.

II de Rossi cercd 1'episcopio di Giovanni VII nei pressi di S. Maria


nuova o S. Francesca Romana, cioe sull'altura del Palatino dove e
la mernoria del martirio di Ma eg]i partiva dalla
S. Sebastiano i
.

supposizione che S. Maria antiqua fosse la stessa chiesa con S. Maria


nuova, senza entrare nelle ragioni di questa opinione. Di piu il luogo

1
DE Rossi, 1. c. p. 495.
464 ARCHEOLOGIA
dell'episcopio da lui accennato, per cagione della distanza, nemmeno
si pud chiamare propriamente posto supra eandem ecclesiam.

35. L'autorita dell' Itinerario Einsidlense nella nostra questione


e la sua integrita in generate.

Lasciate frattan to da banda le altre conferme per 1'identificazione


di S. Maria antiqua con S. Maria Liberatrice, passiamo ad una diffi-
colta, che si puo fare contro 1'autorita dell'Einsidlense.
Nel secondo passo di questa guida citato sopra (pag. 461) si nomina
fra gli edifizii, che sono a destra di chi entra nel foro romano dalla
parte dell'arco di Severo, prima S. Maria antiqua e poi S. Teodoro,
mentre 1'ordine pare che dovrebbe esser inverso. Secondo la guida si
avrebbe poi a sinistra, dopo S. Cosma e Damiano, un palatius Ne-
ronis,nome affatto nuovo; piu oltre verrebbe a sinistra una ecclesia
S. Petri, indicazione anch'essa problematica, tanto piu perche seguono
le parole ad vincula, le quali sembrano indicare, che si tratti della
chiesa esquilina di S. Pietro in Yincoli questa pero sta troppo Ion-
;

tana. Curioso e oltre cio che nel proseguire il cammino si lascia a


sinistra I'arcus Titi et Vespasiani invece di passar sotto 1'arco, e che
immediatamente dopo, e prima di arrivare al Colosseo, si ha a man
sinistra un palatium Traiani, nome adoperato come pare per le terine
di Trajano, le quali pero anch'esse si trovano troppo lontane. Non
devesi dedurre da tutto cio, che ii testo della guida nel presente
luogo sia guasto, e che percio non meriti neanche fede in quanto alia
posizione di S. Maria antiqua?
Ma le risposte non sono difficili. Farebbe veramente gran mara-

viglia riscontrare errori nella nostra guida proprio in questo punto,


mentre essa meritamente finora si godeva della fama di una rarissima
esattezza e mentre tutti gli studii di topografia romana fino agli ul-
timi anni hanno sempre piu raffermata 1'autorita di questa fonte e
1'
integrita della forma in che 1'abbiamo. L'apparente inesattezza nella
serie di edifizii sopra citati svanisce, se si considera il testo sotto il
lume della destinazione dell' Itinerario e della sua propria maniera di
scegliere e ordinare i monumenti.
La precedenza di S. Maria antiqua a S. Teodoro si spiega dal
cammino della guida. Essa nota i monumenti mentre si avanza; ed
avanzando dall'arco di Severo, arrivato che sia oltre S. Lorenzo in
Miranda e verso S. Cosma e Damiano, la quale chiesa nomina a sini-
stra, essa ha veramente a destra in primo luogo la nostra S. Maria
antiqua e a tergo di questa S. Teodoro. Basta confrontare un'accu-
rata e grande pianta; nel piccolo disegno sopra alia pag. 461 la cosa
non apparisce con quella evidenza che ha.
ARCHEOLOGIA 465
Nel palatius Neronis poi e nella ecclesia s. Petri ho riconosciuto
monuinenti esistenti di fatto sul foro romano. La chiesa di S. Pietro
e quel piccolo oratorio eretto giusta il Liber pontificalis da Paolo I
(757-767) innanzi alia basilica di Costantino ed al tempio di Roma e
Yenere (se non sull'area di una di queste eostruzioni) in memoria
della vittoria di San Pietro sopra Simone Mago, il quale avrebbe
tentato di volare al cielo, vittoria che la leggenda, allora assai viva,
annetteva a questo punto della sacra via, additando certi grandi selci
nei quali si mostravano le traccie miracolose delle ginocchia di S. Pietro
A
orante. II nome della chiesa vien chiamato altrove S. Petri in silice .

Siocome tempi dell'Einsidlense e dopo 1'erezione del detto ora-


ai

torio dal papa Paolo I i racconti del popolo s' interessavano assai di

quest'episodio dell'epoca di Nerone, non puo recare maraviglia, che si


abbia dato il nome del medesimo, presente allo spettacolo della volata,
all'edifizio vicino di imperiale grandezza, dove Nerone doveva assistere
alia rovina del mago ed alia vittoria dell' Apostolo onde si chiamava
;

palatius Neronis, come credo, la grande basilica di Costantino.


Si noti, che questa denominazione e quasi I'unica dell'Einsidlense,
dove e entrato 1'elemento leggendario mutando il nome tradizionale
e classico d'un monumento di Roma. Nomi leggendarii e falsissimi
prendono maggiore voga nei tempi dopo 1'Einsidlense. Ma nel suo
conservano ancora la pura impronta del-
testo le altre appellazioni
1'antichita.

Segue 1' indicazione ad vincula. Questa parola, secondo 1'originale,


non appartiene alia precedente saneti Petri, ma forma una cosa per
se; con essa si comincia nel manoscritto una nuova linea, e 1'A e"
grande, non piccola. Ad vincula significa 1'altra chiesa di S. Pietro,
la nota chiesa delle catene. Yolendo indicare al pellegrino gli impor-
tanti monumenti che stavano piu o meno lontani sul lato sinistro della

via, passata la chiesuola di Paolo I, la guida poteva benissimo mo-


strare la basilica S. Pietro in vincoli; giacche come si pud vedere
sulla nostra pianta alia pag. 461, proprioli va il raggio partendo dal

detto punto del foro. La lontananza, e vero, non & tanto piccola ma ;

1'Einsidlense anche in altri casi si cura poco della lontananza, spe-


cialmente se gli stanno a cuore santuarii important! cosi presso ;

S. Maria Maggiore mostra al pellegrino perfino la basilica di S. Croce


in Gerusalemme. Nel nostro caso gli si offeriva di piu la buona occa-
sione di connettere 1'una chiesa di S. Pietro coll'altra distante.
In somma chi si approfonda un poco nello studio dell'Einsidlense,

1
DE Rossi, Bull. arch, crist. 1867 p. 69 Liber ponf. t. 1 p. 465 Paulus
n. 261 : Hie fecit noviter ecclesiam... in via sacra juxta templum Rome in
honore sanctorum apostolorum Petri et Pauli etc.

Serie XVI, vl VI, fasc. 1102. 30 8 mnggio 1896.


466 ARCHEOLOGIA
trovera subito che le indicazioni, delle quali parliamo, non hanno
affatto nulla che contrast! col suo metodo ordinario.
palatium Trajani, che fa seguito al noto arcus Titi et Vespasiani,
II

non e 1'edifizio delle terme trajane, ma quel grandioso tempio doppio,

eretto da Trajano presso all'arco di Tito e situato al lato orientale


del medesimo, cio il tempio di Venere e Eoma. La sua estesa area si

trova a sinistra di chi va dall'arco di Tito al Colosseo. Pero la sacra via


forse non era allora transitabile nel medesimo tratto, dove oggidi si

discende dall'arco di Tito al Colosseo. Lanciani, V Itinerario p. 496,


II

scrive a proposito L'itinerario gira (1'arco) da ponente... Forse le


:

rovine del portico del tempio di Eoma e Yenere cadute dall'alto della
costruzione sul pavimento della sacra via avranno reso impossibile o
A quest' epoca rimonta forse la viuzza rettilinea
difficile il transito.

che scende dalla torre Cartularia all'arco di Costantino.


II testamentum nominato dall' Einsidlense presso 1'arco di Tito a
destra, rimane, anche secondo il
Lanciani, p. 499, localita ignota e
come tale (nel testo della guida) paragonabile soltanto al pariturium
di via flaminia. Rigettando poi 1'opinione che il testamentum e 1'arco
di Tito siano la stessa cosa, il Lanciani fa una giustissima osserva-

zione ed e: L' Einsidlense, quando nomina due o piu volte 1'istesso


edificio, non cambia mai, almeno eostanzialmente, il titolo.
Possiamo, come mi sembra, applicare questa osservazione al sopra-

detto palatium Trajani. Imperocche oltre la denominazione palatium

Trajani apparisce nell' Itinerario un'altra volta 1'espressione thermae


Trajani ad vincula (p. 440). Ora, mentre il Lanciani nella sua pianta
degli Itinerarii, dove segna le terme di Trajano, unisce queste due
indicazioni, cosi: palatium sive thermae Trajani ad vincula, quasi fos-
sero identiche, crederei piuttosto che si debbano distinguere e sotto
palatium Trajani intendere esclusivamente il tempio di Yenere e Eoma
eretto da Trajano, riser vando la parola thermae Trajani alle terme,

1'angolo delle quali si vede nella pianta (sopra alia pag. 461) alia
sinistra presso la chiesa ad vincula.

Quando dunque nell' itinerario dalla porta aurelia alia prenestina

la guida, a chi traversa romano venendc da S. Teodoro, mostra


il foro
S. Maria Antiqua, S.Damiano e di nuovo un palatium Tra-
Cosma e

jani colla giunta ibi ad vincula, si ha quivi al mio parere un accenno


al tempio di Yenere e Eoma donde si saliva ad vincula, cioe alia basi-
lica apostolica delle catene.
Basti : si ha ancora da scoprire il primo errore nel nostro Einsid-
lense. II suo come crediamo, ad ogni
testo resiste, attacco.

Non] vogliamo omettere di notare, come 1'ultimo testo sembri


anch'esso abbastanza contrario all'opinione, che S. Maria anliqua sia
identica con S. Maria nuova o S. Francesca Eomana. Giacche se queste
ARGHEOLOGIA 467
due chiese fossero identiche, la serie del
monumenti, indicati dall'Iti-
nerario, in questo luogo non procederebbe regolarmente. Dopo S. Maria
antiqua si avrebbe dovuto nominare prima il palatium Trajani e poi
S. Cosma
e IJamiano.
Intanto abbiamo ancora altri argomenti per provare la diversita
fra S. Maria antiqua e S. Maria nuova.

36. S. Maria nova. Origine di questa chiesa,


la quale e diversa da S. Maria antiqua.

D'una chiesa di S. Maria nel posto di S. Maria nuova, posterior-


men te detta S. Francesca Romana, non troviamo nessun vestigio nei
storici monumenti prima del tempo di papa Leone IY (847-855). Anzi
leggiamo nel Liber pontificalis espressamente, che questo papa ivi
costrusse la chiesa della madre di Dio quam : domnus Leo IIII papa
a fundamentis construxerat (v. sotto). Le mura presenti del santuario,
visibili dal lato settentrionale, mostrano infatti 1'eta del secolo nono,
tanto nella parte inferiore della navata sinistra, quanto nella supe-

riore, quella delle alte finestre della navata di mezzo.


Questa chiesa comincia dunque in un tempo, quando S. Maria
antiqua contava gia diversi secoli di esistenza.
Infatti anche la sua posizione sul luogo dell'atrio stesso del tempio
di Yenere e Roma pare che escluda la sua origine almeno nei primi
tre secoli dopo la pace concessa alia chiesa cristiana, essendo noto
che solamente piu tardi si comincid ad erigere chiese nei templi
pagani e sulle loro aree, mentre prima lo stato romano conservava
i
templi colle loro pertinenze come monumenti artistici del passato.
II primo tempio propriamente detto che sia stato consacrato in chiesa,
fu il Pantheon. La chiesa di S. Cosma e Damiano era stata
precedente-
mente aperta in monumenti che erano piuttosto edifizii neutrali di
utilita e memoria pubblica che templi dell' idolatria.

Quando sorgeva la chiesa di S. Maria juxta viam sacram, cio&


1'odierna S. Francesca Romana, 1'altra chiesa mariana al foro Romano,
J
1 Antiqua, doveva trovarsi
gia in uno stato abbastanza rovinoso, sia
per la sola vetusta, sia per ragione della posizione non solo assai
umida ma anche pericolante a causa dei ruderi degli alti edifizii pa-
latini che le stavano a cavaliere. Se la condizione del santuario non
corrispondeva piu, come si pud credere, alia sua nobile ed importante
funzione di prima diaconia di Roma, allora si capisce tanto meglio,
come verso la meta del secolo nono un pontefice poteva benissimo
concepire 1'idea di edificare al foro romano un' altra nuova chiesa
della Yergine per trasferirvi i titoli ed i diritti del rovinoso edifizio.
Ed ecco i testi del Liber pontificalis ,
che mi sembrano indicare un
468 ARCHEOLOGIA
tale trasferimento, accompagnato perfino dal tentative di trasferire il
venerando nome di Antiqua alia nuova .costruzione.
1. Nella vita di Benedetto III (855-858), successore immediate)
del detto Leone IV,si legge (Hie) fecit in basilica bqatae Deigeni-
:

tricis, qui vocatur antiqua, quam a fundamentis Leo papa (IY) main
juxta sacram construxerat, vela etc. (Liber pont. t. 2, p. 145, n. 568).
2. Nella stessa vita si ba nella medesima pagina In basilica bea- :

tae Deigenitricis, quae olim antiqua vocabatur, nunc autem sita est juxta
viam sacram, fecit veste cum chrisoclavo etc. (n. 569).
3. Finalmente nella vita di Nicola I si dice Ecclesiam Deigeni-
:

semperque virginis Mariae, que primitus, antique, nunc autem


tricis

nova vocatur, quam domnus Leo IIII papa a fundamentis construxerat...


fecit etc... (T. 2, p. 158, n. 592).
Credo che interpretazione sopra accennata questi tre testi di-
coll'

ventino chiari, mentre si oscuravano troppo spesso con commentarii


fondati sul supposto, che la chiesa medioevale di S. Maria nuova sia
identica colla S. Maria antiqua dei tempi antecedent. II Liber pon-
tificalis sotto Leone IV tace affatto dell'edifizio da lui eretto secondo il
testo n. 1. Se ne fa parola solo sotto il successore. Ma allora, nel te-
sto n. 2 si accenna insieme mentreal suddetto trasferimento,
si nunc autem sita est iuxta viam sacram. Dunque prima quella
dice
chiesa detta S. Maria antiqua, della quale si tratta, non era posta

presso la via sacra, ma cio che ha fatto il passaggio alia via sacra
ed al posto della recente chiesa mariana e il titolo di S. Maria an-
tiqua, la sua dignita e il suo officio qual diaconia.
II testo che non
poi al n. 3, preso dalla vita di Nicola I, dimostra
ebbe buona intenzione di Leone IV di far chiamare antiqua
effetto la
la sua chiesa mariana onde il senso piu naturale di quel testo e Nei
;
:

suoi inizii la chiesa si chiamo S. Maria Antiqua, ma dopo invalse la

appellazione di nova (nome che, come sappiamo, le era infatti dovuto) :

que primitus antiqua, nunc autem nova vocatur. Era troppo difficile
andar incontro all'uso popolare. I fedeli aveano sempre chiamata s. Ma-
ria Antiqua un altra chiesa. Come adesso chiamare cosi un nuovo edi-
fizio? II papa Leone avra fatto tutto; avra anche trasferito Y imago
sancte Dei genetricis Antiqua
4
. Ma si poteva prevedere che il po-

Vedi sopra pag. 459. Possederebbe la presents chiesa S. Francesca


1

Romana un gran tesoro se conservasse ancora quella imagine, gia nel se-
colo ottavo, sotto Gregorio III, chiamata antiqua. Dopo un esame piu accu-
rato non oso di affermare che 1'
imagine esposta sopra 1' altar maggiore nel
suo stato attuale sia anteriore al mille. La testa del divin bambino sembra
anzi moderna e la Madonna fu probabilmente rifatta o novellamente di-
pinta nel medio evo.
ARCHEOLOGIA 469
polo almeno non accetterebbe una violenta traslazione del nome, chia-
mando antica una chiesa nuova.
Un gran pregiudizio reca all'opinione da noi combattuta il ten-
tative che si e fatto, di correggere il testo superiore n. 2 della vita
di Benedetto III in man i era che dica quae olim antiqua vocabatur,:

nunc autem nova et sit a est juxta viam sacram. E necessario inserire
le due parole nova et, contro 1'autorita di tutti i manoscritti ed a

dispetto delle edizioni, delle quali nessuna, inclusivamente la nuova


ed eccellente di Parigi, ha pensato ad una tale necessita. E perche
si fa tal violenza al testo? Per farlo concordare con una teoria tra-

dizionale e rnal fondata, la quale si vede minacciata dall'accennato

passo. E questo sfavorevole pregiudizio contro la teoria si associa


all'altro creato dal secondo tentative che abbiamo esaminato di sopra,
cioe di rovesciare 1'autorita della guida Einsidlense o dei suoi copisti
nell' itinerario del fororomano il che metterebbe in qualche maniera
;

in discredito anche le altre parti dell' itinerario dell' Einsidlense ;


e
tutto, lo ripetiaino per mantenere la infondata opinione un tempo
quasi comune.
Frattanto gia il Nibby ha indovinato il vero in riguardo alia trasla-
zione della diaconia e dei diritti dell'una chiesa mariana del foro romano
all'altra. Egli dice nella Roma moderna vol. I p. 764 di S. Francesca
romana o S. Maria nuova (non pero senza qualche errore) Leone IV :

le diede il titolo di S. Maria nuova avendo in essa trasportato le


sacre cose, che si trovavano in una propinqua chiesetta, caduta in
A
terra, detta S. Maria antica .

1
Anche il Platner nella Beschreilung der Stadt Rom III, 1 (1837)
pag. 368 si e avvicinato al vero, mentre scrive nell'art. 8. Francesca rom.
che il nome S. Maria nuova, il quale le resto fin dopo la meta del secolo XVII,
suppone una S. Maria antica ; che il Liber Pontificalis nomina una S. Ma-
ria antica al foro romano nella vita di Giovanni VII; ma che e intrin-
secamente improbabile quel che il Liber pontificalis sembra dire sotto
Leone IV, cioe avere egli edificato S. Maria nuova al posto di S. Ma-
ria antica. II Platner Maria antica venire eziandio indi-
aggiunge, S.
cata dalP Einsidlense in altra posizione, cioe (alia parte nord-ovest del
foro) prima di venire da settentrione a S. Cosma e Damiano. II Gre-

gorovius, interpretando male il detto del Platner, credette di poterlo


censurare; ma egli stesso non sa altro che ripetere con esagerata sicu-
rezzal' opinione allora comune: Die Maria antiqua wurde unbezweifelt von
Leo IV in die nova verwandelt. Geschichte der Stadt Rom 3 Aufl. Ill, 109.
II Lanciani nella sua eccellente memoria L'ltinerario di Einsiedeln e
Vordine di Benedetto canonico da ragione all'opinione che mette S. Maria
antiqua al noto posto presso il tempio di Vesta. Diversi punti di questa
memoria formarono un comune studio dell' autore e dello scrivente e cosi
avviene che troppo spesso e con troppo onore citi il mio nome.
470 ARGHEOLOGIA
Donde sappiamo pero quel che dice il Nibby, cioS che S. Maria antica
sotto Leone IV fosse proprio caduta in terra o che se ne abbandonasse
totalmente il culto dopo fatto il trasferimento della diaconia? Nessuno
ce ne parla, ed e assai possibile che il culto vi perdurasse, sebbene

in forma pio modesta di prima.


Un santuario, si, fu assorbito, per cosi dire, da S. Maria nuova ;

e fu la vicinissima chiesuola di S. Pietro, eretta come piu innanzi


dicemmo, per ricordare la sua vittoria sopra Simone Mago. Nel de-
corso del tempo fu trasferito in S. Maria nuova anche il famoso silex.
Mi sembra eziandio che la figura di S. Pietro, che sta nell'antico mu-
saico dell'abside di S. Maria nuova, accanto alia figura centrale di
S. Maria in trono, senza esser accompagnato da S. Paolo, sia tin ricordo
della chiesuola apostolica di quel punto della sacra via.

'37. S. Maria de inferno e S. Maria libera nos a poenis inferni o


Liberatrice sono altri nomi per S. Maria antiqua. Leggende e
scavi. S. Maria Antiqua eretta da papa Silvestro e la piu antica
chiesa della Madre di Dio che diventi nota nel mondo cristiano.

Nel secolo decimo non si legge nulla dei fasti della chiesa S. Maria
antiqua ormai priva della sua importanza. II che fara meno meravi-
glia, se si riflette alia grande scarsezza di notizie sulle chiese e sui
monumenti di Roma La leggenda
in quel periodo della citta decaduta.
e la poesia popolare si trovavano invece proprio allora nel mag-
gior auge.
Ed e propriamente la veste della leggenda, sotto la quale ci riap-
parisce 1'antico luogo di culto nel secolo undecimo incirca, cioe al-
1'origine dei racconti delle Mirabilia Romae. Nelle seguenti citazioni
aggiungiamo ai testi delle leggende che vengono in
le altre notizie

acconcio.

1. Le Mirabilia parlano della cannapara nella regione del foro ro-


mano sotto il Campidoglio, e dicono cosi luxta earn domum (Cereris
:

et Telluris) fuit palatium Catiline, ubi fuit ecdesia s. Antonii, juxta

quam locus qui dicitur infernus, eo quod antiquo tempore ibi eructabat
et magnam perniciem Romae inferebat. Ubi quidam nobilis miles, ut
liberaretur civitas, responso suorum deorum armatus projecit se et clausa
est terra: sic civitas liberata est. Ibi est templum Vestae, ubi dicitur in-
ferius draco cubare, sicut legitur in vita s. Silvestri. Est ibi templum
Palladis etc. (Ediz. lordan, Topographie der Stadt Rom. t. 2, p. 636).
2. La denominazione poi di S. Maria e attestata nella stessa po-

sizione al secolo XIV, ed e congiunta con un appellative che ricorda


ARCHEOLOGIA 471

precisamente il locus qui dicitur infernus delle Mirabilia. Leggiamo


cioe nel catalogo delle chiese di JRoma del codice di Torino : S. Maria
a
de inferno; non habet servitorem. (Armellini, Chiese 2. ed., p. 53. 529).
Questo catalogo viene aggiudicato al secolo XIV non inoltrato e
sarebbe fatto sopra document! official!, cio$ di curia, preesistenti ed
in parte aggiornati (ib. p. 45).
3. Nell'anno 1375 fu composta o copiata quella aggiunta alle Mi-
raUlia Romae, che abbiamo nel cod. vat. 4265. In questa vi e la nar-
razione seguente con una indicazione assai accurata del luogo di che
trattiamo Sanctus Silvester ligavit draconem in fine palatii mayoris,
:

qui infinites Pomanos interfecerat, ubi nunc est ecelesia S. Mariae de


inferno. (lordan 2, p. 494. Parthey, Mirabilia p. 58; cf. p. XIII).
t.

4. Nel secolo XYI la chiesa apparisce anche col nome S. Silvestri


in lacu, nome che pero non le rimase. Si era probabilmente gia tor-
nato all'altra appellazione di S. Maria e dell'inferno allora quando in
vece dell'antichissima chiesa, situata troppo abbasso, veniva eretta
1'odierna notissima chiesa del foro a un livello molto piu alto e con

piccolo cambiamento della posizione. Essa assunse il nome di S. Maria


libera nos a poenis inferni, e piu breve S. Maria Liberatrice, adope-
rando in senso spirituale la denominazione precedente dell''tt/*<srttw.
II Ligorio la chiama S. Maria in valle inferna e S. Maria liberatrice

dair inferno e dice che stava in mezzo ai ruderi dell'antichita. (Pyr-


rhus Ligorius, Eomae antiquae imago p. 32,39. Cf. Zaccagnus,
Ecclesiarum urbanar. magnus catalogue, in Mai Spicileg. rom. t. 9,
p. 424, 458).
5. Nel maggio dell'anno 1702 si scopri in un giardino piccolo esi-
stente dietro la tribuna di S. Maria Liberatrice... un tiro di sasso lon-
tano dalla moderna tribuna di detta chiesa, un'altra antichissima tri-
buna di una chiesa venti e piu palmi depressa di sito, con pitture
del Salvatore Crocifisso e di molti santi, fra i quali la figura di Paolo I

papa con il diadema quadro, in segno che allora era vivente e le let-
tere Sanctiss.Paulus Eomanus Papa*... Si crede, dice la rela-

zione, essere chiesa


stata o la di S. Maria de inferno antica o di
S. Maria de Caneparia. Yi sono anche iscrizioni greche di passi di
scrittura. Cosi il diario di Yalesio. Y. de Rossi Bull. arch, crist. 1868,

p. 16, e il periodico Studii e documenti 1881, p. 170. Anche una no-


tizia del Galletti presso Armellini, Chiese p. 528, parla della
scoperta
della chiesa senza pero aggiungerne niente di nuovo. L' antica chiesa
fu disgraziatamente ricoperta di Yedi sopra questi scavi ese-
terra.

guiti da Giov. And. Bianchi : Lanciani nel Bull.d. istit. german. 1894,

p. 32. Allo stesso luogo p. 31 menziona gli scavi della famiglia Col-
lino nel 1526, notizia che per noi e priva come anche
d'importanza,
quella degli scavi nel 1617.
472 ARCHEOLOOIA
6. Un'altra scoperta accadde nel 1885 in un' aula dipendente della

vicina aedes divi Augusti (cosi ora chiamata da tutti i topografi) e fu al


punto della pianta p. 463 dove comincia la scritta S. Maria Antiqua.
Furono ivi ritrovate sul muro d'un cunicolo di congiunzione fra 1'aula
e le parti attigue oriental! < pitture cristiane del secolo in circa XI .

II cunicolo, aperto nel medio evo, serviva di comunicazione tra que-


st'aula e 1'edificio posfco immediatamente dietro 1'odierna chiesa di
S. Maria Liberatrice. Quivi appunto nel principio del passato secolo
fu vista 1'antica chiesa al livello primitive del foro con pitture del

tempo di Paolo I. Cosi il de Rossi nel Bull, di arch, crist. 1885,

p. 142, dove conchiude: L'aula ora dissepolta fu adunque ridotta


a cappella laterale od annessa alia chiesa appellata S. Maria de in-
ferno. Le immagini [visibili ancora oggidi] rappresentavano da un
lato principalniente santi orientali, fra i quali S. Basilio, dall'altro
probabilmente occidentali e si discerneva il nome di S. Benedetto.
Coteste immagini, dice il de Rossi, in siffatto luogo sono un ricordo
del culto dei due grandi patriarchi dei monaci dell'oriente e dell'oc-

cidente, Basilio e Benedetto, e dei monasteri d'ambi i riti sul Pala-


tine.
E con cio sono esauriti i testi e le scoperte, che fino al momento
presente entrano nella nostra questione. Ora convien vedere quali
conclusioni se ne possano dedurre.

Possiamo prendere come sicuro punto d'appoggio 1'identita di


S. Maria Liberatrice con S. Maria de inferno e poi di S. Maria de
inferno con S. Maria Antiqua. II luogo corrisponde perfettamente alle
indicazioni sul posto di S. Maria Antiqua, di sopra derivate da noi
dalla guida Einsidlense e nessun altro santuario della Madonna, fra
;

le varie che vengono nominate al foro romano del medio evo, pud
ci

assegnarsi, al quale convenga la richiesta situazione locale. Yi e di


piu 1'antichita certissima della chiesa S. Maria Antiqua. Solamente
S. Maria de inferno pretende nelle sue leggende (delle quali ancora non
facciamo nessun giudizio) una simile eta, cioe di essere connessa coi
primi tempi della pace della chiesa e colia storia di papa Silvestro. Ed
appunto fino allo stesso pontificate di Silvestro sembra che ci conduca
addietro quella appellazione solenne di S. Maria Antiqua, nel catalogo
del secolo YII, come abbiamo veduto di sopra alia pag. 459. Ricordiamo
che, se questa chiesa e piu antica dell'edifizio di S. Maria Maggiore
eretto dapapa Liberio, piu antica ancora di S. Maria in Trastevere edifi-
cata da papa Giulio, con fondata congettura arriviamo all'eta di S. Sil-
vestro. E non fa difficolta, che la denominazione di S. Maria per le
due accennate chiese apparisca piu tardi, cioe dopo Liberio e dopo
ARCHEOLOGIA 473
Giulio ;
a tali circostanze storiche non si rifle tteva ai tempi in cui fu
composto il catalogo che ha il nome di S. Maria Antiqua.
Dunque S. Maria de inferno o antiqua, se fu eretta dal papa S. Sil-
vestro,come e probabilissimo, e il prime pubblico santuario della
Vergine, che diventi noto nella storia del cristianesimo, mentre finora
S. Maria Maggiore fu considerata come il piu vetusto santuario dedi-
cate al culto di Maria nell'occidente.
Se si domanda come S. Silvestro abbia potuto erigere S. Maria
antiqua o de inferno in quel punto del foro, riservato a costruzioni
dello Stato ed in gran parte.del culto pagano, non manca una ottima

risposta storica. Certo il pontefice Silvestro non poteva colla sua propria
autorita occupare il suolo pubblico per erigere un santuario cristiano,

specialmente in tale parte della citta. Frattanto e cosa singolare che


proprio 1'area di S. Maria antiqua o de inferno, fra tutti i luoghi del
foro romano, presenta la piu grande possibilita (e di questa sola ora si

tratta) che essa sia stata donata alia Chiesa dall'imperatore Costantino.
L'area, visibile nella pianta p. 463, era una piazza fiancheggiata da lungo
niuro. Sul muro (D o E) si solevano affiggere le tavolette in bronzo col te-
stimonio della honesta dimissio dei militari. Abbiamo nel Corpus inscrip-
tionum latinarum t. 3, p. 859 as. e Suppl. fasc. 3 (1893) p. 1965 ss.
un gran numero di cotali tavolette. Quasi tutte portano nel testo 1'ag-

giunta che dice esserne stata fatta 1'affissione su quel muro, ed ordi-
nariamente si fa insieme menzione d'un tempietto di Minerva che si
doveva trovare nella vicinanza, p. e. Descriptum et recognitum ex ta-
:

Iwla aenea quae fixa est Romae


templum dim Aug(usti) ad Miner-
post
vam. Debbo alia cortesia del sig. prof. Htilsen la notizia d'una per
me cosi importante indicazione topografica. Dopo che Diocleziano ebbe
fatto il nuovo ordinaniento dell'esercito, termino 1'uso della Jwnesta

dimissio; ed in fatti fin da quel tempo non si trovano piu le tavolette


del suddetto genere. Dovette insieme cessare 1'applicazione della piazzci

agli usi militari.


In un altro noto caso, in cui certi luoghi sotto Costantino ces-
sarono di esser occupati dai militi, furono donati dalla sua munifi-
cenza alia chiesa per servirsene ai suoi usi e sono le sceneca in Al- ;

bano, doe" luogi delle tende (aTajvVj) appartenenti una volta al campo
i

(castro) della legione II partica *.


Laonde certamente non e temerario, il credere come assai possi-
bile, che anche quella area dove e S. Maria de inferno da Costantino
sia stata lasciata al papa Silvestro, perche ne disponesse pel nuovo
culto.
1
Liber pont. t. 1, p. 185 Silvester n. 46. Costantino dono similmente
alia chiesa romana domos vel horrea nella cittk di Roma. Ib. p. 175 n. 37.
Cf. p. 171 n. 34.
474 ARCHEOLOGIA

38. II dracone domato da S. Silvestro e il paganesimo ;

il culto di Vesta a Roma combattuto da questo papa.

Per parlare adesso piu particolarmente delle tradizioni su papa


Silvestro relative a questo luogo, torniamo anzi tutto al testo delle
Mirabilia Rome. Esso casualmente il piu antico che ci parli delle
accennate leggende (sopra p. 470 n. 1).
Toccando del dracone il testo appella alia Vita di S. Silvestro.

Quale e codesta fonte?


La vita di S. Silvestro fu composta verso 'la fine del quinto secolo
ed e percid una delle piu antiche leggende su Koma. La piu autore-
vole forma nella quale ci fu conservata e il testo del Mombritius,
scritto originariamente in latino e probabilmente in Roma, mentre il
testo latino del Surius e una traduzione dal greco e conviene col
testo greco del Combefis. Nel testo del Mombritius dunque si legge
fra le altre cose di carattere affatto favoloso, che a Roma visse un
dracone in una grotta di 150 scalini sotto terra. Yergini della sacro-
santa dea pagana regolarmente lo nutrirono. Da tempo in tempo saliva
alia superficie della terra e riempiva 1'aria delle sue esalazioni pesti-
lenziali. Papa Silvestro eolPaiuto di San Pietro riusci a vincere il

mostro e chiuderlo nella sua grotta per sempre.


Se il testo citato dalle Mirabilia sia questo stesso del Mombritius,
non lo possiamo dire. Quest'ultimo non assegna la caverna del dragone
a veruna localita particolare di Roma, mentre il testo greco nomina il
Campidoglio e la rupe Tarpea, senza pero che dobbiamo prendere
queste indicazioni talmente alia lettera che sieno escluse le vicinanze
del Campidoglio ;
uno scrittore che si trovava lontano da Roma non si

pud supporre cosi accurato nei particolari topografici


i
. Le Mirabilia

1
Si osservi frattanto che presso
il Surius (ed. Venet. 1581, t. 6 p. 337) si

legge :
profunda spelunca juxta montem qui ab eis nominatus fuerat
in

Tarpejus; mentre nel testo greco del Combefis si ha: v -rep Taprcsttp cpsi, ivO-a
id KautTtoXcov tSpuia:. (Illustrium Chris ti martyrum lecti triumphi 1660,

pag-. 269). Una nuova vita greca scoperta recentemente dal dottore Pio
Franchi in un codice della Biblioteca Angelica di Roma, che vedra presto
la luce, ha 1'indicazione "Ev.. iq> TYJ T(0|ryj y-aTistcoXctp sv TW y.aTaouast. Non
crediamo felice il tentativo di lordan (II, 496 ss.), il quale colla storia del
dracone mette in relazione la grotta di Mitra sotto 1'altura di Aracoeli e
la denominazione il Perso. II Perso si dovrebbe cercare secondo il lordan

(p. 498) assai lontano dalla rupe tarpea del testo greco e dal foro romano
delle Mirabilia, ciofc presso la via Giulio Romano al lato nord del Cam-

pidoglio. Non entriamo nella questione deg"li element! orientali, della leg*-

genda di Silvestro.
ARCHEOLOGIA 475
invece connettono la tradizione del dracone direttamente col tempio
di Yesta ubi dicitur inferius draco cubare. Si pud credere che 1' indi-
:

cazione locale delle MiraUlia corrisponda alia forma originate e pri-


mitiva della leggenda del dracone, essendo le Mirabilia di origine ro-
mana, e raccomandandosi in particolare questo inciso sulla posizione
del tempio di Yesta per una accuratezza rarissima. Nessun'altra fonte
del medio evo ha tramandata questa vera situazione del tempio fuori
delle Mirabilia.
Le altre cose nel testo delle Mirabilia, bisogna confessarlo, sono
di molto minore valore o si sottraggono alia verificazione. II nobilis
miles e una reminiscenza di Curzio presa dagli storici di Koma ;
ma
la voragine nella quale egli si gittd, il locus Curtius, era posto una
volta in mezzo all'area del foro. La poesia della leggenda avea gia

congiunto questo lago col lacus luturrtae, bacino delle acque prove-
nienti dal Palatino, quale era il
presso il tempio di Castore e Polluce
e probabilissimamente coincide col luogo infernus posto addietro di

questo tempio e del tempio di Yesta. Le appellazioni nelle Mirabilia


dei teinpli di Cerere e Tellure e di Pallade sono arbitrarie e non si

sa a che corrispondano. L'ultimo vale anche del palatium Catiline,


se esso non e Yaedes dim Augusti. La chiesa di sant'Antonio simil-
mente non vano colle pitture di
e nota. Potrebbe darsi che sia quel
santi del monachismo 472
trasformato in luogo di culto
(p. n. 6),
dagli imitatori della disciplina monastica di S. Antonio.
Per ritornare al locus qui dicitur Infernus delle Mirabilia, indi-
cato da esse nelle vicinanze del tempio di Yesta, non pare troppo
difficile il vedere come la leggenda di papa Silvestro presso Mombri-
tius accenni alle medesime vicinanze. Questa leggenda parla delle

vergini della sacrosanta dea, e sono certo le vergini Yestali le ver- ;

gini portano al dracone in certi tempi cibos similaginis, e sappiamo


delle quinquennes epulae offerte dalle Yestali alia loro dea * il dra- ;

cone sta 150 gradini sotto terra, ed ecco non lontano dal tempio di
Yesta presso S. Maria de inferno quella altissima scala C, che scende
dal Palatino primo fino alia via nuova e poi piu giu fin al piano del
foro.Potrebbe darsi perfino che la porta di bronzo cosi solennemente
chiusa sopra il dracone alludesse alia chiusa definitiva delle porte
di bronzo del tempio di Yesta dopo cessato il culto pagano. E dun-
que certo, che il campo della famosa leggenda sulla vittoria di papa
Silvestro e proprio luogo che corrisponde alle appellazioni di locus
il

infernus, S. Maria de inferno ed alia posteriore in fine palatii ma-


yoris (n. 3). Pare che il nome infernus man mano si formava quando
1'antica chiesa del luogo stava nel suo posto piu basso in mezzo ai
ruderi che doveano sempre piu ammonticchiarsi presso di quella.
1
S. Paulini Opp. ; Migne P. L. t. 61 p. 705.
476 ARCHEOLOGIA
Un'antica chiesa fu scoperta, come sappiamo, a ridosso di S. Ma-
ria liberatrice. II de Rossi (sopra n. 6) suppone, come pare, che sia
& Maria de inferno. E questa e almeno 1' ipotesi piu probabile, an-
che secondo il Jordan (II p. 500). Non sipud opporre, 1'edifizio es-
ser stato solamente eretto da Paolo I, mentre S. Maria de inferno,
ossia, secondo noi S. Maria Antiqua, dovrebbe essere di data assai
piu remota perche non e affatto necessario crederlo eretto da Paolo I.
;

L'unico argomento, che se ne potrebbe addurre, cioe 1'essersi trovato


ivi dipinto di Paolo I vivente, non basta invero per provare 1'in-
il

tento, trovandosi ancora oggidi in diverse chiese antichissime tali


ritratti di papi viventi, ma posteriori assai aH'origine delle mede-
sime.
Ma la chiesa scoperta nel 1702, sia o no quella di S. Maria An-
tiqua, che decideranno ulteriori scavi), non si pud negare che le
(il

origini di S. Maria Antiqua ricevano luce da quanto abbiamo espo-


sto sulla leggenda di papa Silvestro. Gria di sopra ci vedemmo quasi
costretti a ricondurre gli inizii di codesta chiesa ai tempi di San Sil-
vestro. Ora, veduto lo strettissimo nesso che ha il luogo, dove sarebbe
stata la chiesa, colle tradizioni e leggende intorno a papa Silvestro,
la fondazione di S. Maria Antiqua per mezzo di questo papa appari-
sce ancora piu sicura. Infatti quei racconti debbono avere qualche
storico fondamento, essendoche la leggenda ordinariamente suppone
qualche vero fatto o avvenimento, che essa riveste co' suoi fantastic!

abbellimenti, come 1'edera i muri.

II dracone vinto e simbolo usitatissimo della superstizione pagana

abbattuta. San Silvestro ebbe una parte provvidenziale ed importan-


tissima nella vittoria della chiesa sul paganesimo romano onde la ;

leggenda del dracone esprime a maraviglia la sua figura storica e re-


ligiosa.
Intorno al senso spirituale della tradizione del dracone, appunto in
quanto si attiene al detto luogo del foro roinano, ha scritto appositamente
ilde Rossi nel suo Bullettino 1885 p. 143: L'antica chiesa nell'orto
dietro 1'odierna'S. Maria liberatrice succedette in qualche guisa al
prossinio tempio di Yesta e la leggenda, anche oggidi popolare, del
:

dracone quivi ucciso o reso innocuo dal papa Silvestro, e antichis-


sima ed ha un senso storico precise Allude alia cessazione del culto
.

di Yesta e del dracone effigiato con lei.


L'accenno al dracone di Yesta sembra irnportante poiche tanto
ci ;

piu facilmente si dovea formare leggenda del serpente vinto da S. Sil-


la

vestro, quanto che le immagini della dea col serpente erano conosciute da
cristiani di Roma. Fabretti (De columna Trajana Syntagma, 1690,
II

p. 339) da il disegno d'una statua di Yesta assisa sul trono il capo ;


ARCHEOLOGIA 477
e alia foggia matronale ornato di diadema; nella sinistra tiene lo
scettro, colla destra porge la patera ad un gran serpente che sbuca
fuori di sotto al suo trono.
Yesta era considerata come tutrice dell' impero romano. II fuoco
nel suo tempio equivaleva al pegno piu sicuro della romana domina-
zione sul mondo. Talrnente era connesso il suo culto colle idee del-
Pesistenza dello Stato, che quando in sui primordii dell'epoca impe-
riale la sede del governo venne trasferita nel palazzo di Augusto sul

Palatino, vi si dovette erigere un apposito tempietto private di Yesta,


A
acciocche la dea tutelasse da vicino lo scettro Di piu, Yesta passava .

per la vergine dea ;


essa aveva fatto
giuramento di perpetua ver-
il

ginita, allorchd Apollo e Poseidone la volevano in isposa. Onde anche


il suo culto richiedeva la massiina purezza basta ricordare le usanze
;

delle vergini vestali colle lustrazioni per mezzo delPacqua attinta alia
fonte delle Camene. Ma la vergine Yesta ebbe insieme il titolo di
madre era madre relativarnente all' impero da lei custodito. YESTA
;

MATER sta nella moneta di Giulia Domna, dove e rappresentato il


sacrifizio delle sei vestali avanti il suo tempio. E della Vestalis ma-
xima Flavia Publicia dice P iscrizione rinvenuta nel 1883 in occa-
sione dello scavo dell'atfrmw Vestae che il suo zelo e stato confer-
mato dal NYMEN SANCTISSIMAE YESTAE MATRIS 2 .

Era dunque un opportune e nobile pensiero del pontefice Silve-


stro, contrapporre in quel medesimo luogo, per mezzo del santuario
di S. Maria (antiqua), al culto superstizioso di Yesta il culto della
santissima. madre del Salvatore. E questa maniera di combattere ii

paganesimo non e nuova nella storia di Roma. Sono numerosi gli


esempii che ci mostrano come i pontefici romani amavano di sosti-
tuire in tal modo ai vani e stolidi ritipagani quei tali esercizii della
religione cristiana, che al di fuori conservavano qualche somiglianza
coi gentileschi, pero in se stessi erano salutari e valevoli a superare
piu facilmente degli infedeli. II culto di Yesta era una singolare
i riti

tenacita, appunto perch& legato strettamente colla idea dell' impero.


Quei luoghi del Foro romano dove si alzava il tempio della dea e la
casa delle vestali era P ultimo teatro della resistenza del paganesimo
contro culto cristiano, e solamente nell'anno 394 le ultime vestali
il

furono costrette ad abbandonare il delubro della superstizione. La


leggenda del dracone rispecchia appunto la lotta vittoriosa comin-
ciata dal papa Silvestro ed inaugurata da lui coll'erezione d'u'n san-
tuario della Madre di Dio, potente nernica dell' inferno. Yinse Maria
che schiaccio il
capo del serpente ;
e vinta fu Yesta che aveva (nella

1
LANCIANI, nelle Notizie degli scavi 1883 p. 445.
2
LANCIANI, ib. p. 477. 450.
478 ARCHEOLOGIA
statua sopraccennata) il serpente in atto di essere da lei nutrito e ac-
carezzato.

II nostro risultato forma una bellissima pagina nella storia della


nascente Chiesa : S. Maria antiqua o de inferno al Foro romano qual
trofeo della vittoria sul paganesimo nel suo celebratissimo centre ;
la

piu antica chiesa della Madre di Dio che si conosca al mondo, opposta
da papa Silvestro di gloriosa memoria al culto di Vesta, a quell' ul-
timo palladio delle memorie religiose dei pagani, e la chiesa conser-
vata ancora oggidi con un nome il quale, preso in certo senso, cor-
risponde maravigliosamente alia sua grande storia S. Maria libera-
:

trice. II risultato, mi dira taluno, e splendido e seducente e quindi ;

lo riguardera con un certo sospetto. Ma posso assicurarlo che non mi

lasciaipunto invaghire dalla speciosa sua apparenza; sibbene lo de-


dussi, come
si vede piu sopra, da minute osservazioni, altrettanto in

se aride, quanto nel loro complesso concludenti.


II Palatino del primo medio evo, residenza dei rappresentanti del-

1'impero, aveva la sua diaconia ed il suo titolo presbiterale. La dia-


conia era S. Maria antiqua, la prima in dignita nell'ordine delle dia-
conie. Solo, caduta la dominazione dei Bizantini in Roma, la dignita
e la funzione di questa diaconia Tengono trasferite alia recente chiesa
di S. Maria Nova, posteriormente chiamata S. Francesca Romana. II ti-
tolo presbiterale poi del Palatino si vanta di una simile e grandissima
antichita. Fin dal quarto secolo si alzo sul pendio del Palatino, (anche
nella posizione singolare paragonabile a S. Maria Antiqua), la chiesa
di S. Anastasia o Anastasis. La sua situazione eccezionale sull' angola
nord-ovest del Palatino e le sue singolari prerogative fra i titoli pres-
biterali della citta la fanno apparire come parrocchia ufficiale del

palazzo dei regnanti. Nella diaconia il palazzo sparge le sue limosine ;


nel titolo presbiterale divide colla popolazione i beneficii spiritual!
proprii alle parrocchie. Nelle presenti note archeologiche torneremo
un'altra volta piu di proposito sulla chiesa di S. Anastasia o Ana-
stasis.Mi sia lecito di accennare quivi ancora un solo confronto con
S. Maria Antiqua. Come quest'ultima chiesa della Madre di Dio, nel-

1'angolo del Palatino, si trovo di fronte ai luoghi del culto di Vesta,


cosi quella posta nell' altro angolo, S. Anastasia o Anastasis (coi ri-
cordi del Salvatore risorto, tenendo ai suoi piedi un' altro nemico) si
trova proprio sul luogo d' uno dei culti piu antichi e solenni del pa-

ganesimo di Roma, cioe Yara maxima di Ercole.


GRONAGA GONTEMPORANEA

Eoma, 16-30 aprile 1896.

I.

ROMANS
1. Numeroso pellegrinaggio dell'Alta Italia in Vaticano. 2. La voce del

Papa e di tre Cardinali in favore d' un Tribunale Internationale per i


litigi degli Stati. 3. Tornata tempestosa al Campidoglio per il fune-

rale dei morti in Africa trionfo de' cattolici.


: 4. Abiura d' un Gran

Maestro della Massoneria scopo della setta.


;
lo 5. Motu proprio pon-

tificio sulle Chiese oriental!. 6. Decreti delle Congregazioni romane.

7. Ambasciatore pontificio per 1' incoronazione dell' Imperatore di


Russia.

1. Tre special! treni dall'Alta Italia (due per la linea di Geneva


e Pisa e uno per quella di Bologna e Firenze) recarono in Roma un
numeroso stuolo di pellegrini italiani provenienti dal Piemonte, dalla
Lombardia, dal Yeneto, dalla Liguria e dall' Emilia. II nurnero pre-
cise pare che fosse 2350, ai quali si aggiunsero parecchi forestieri

present! in Roma per assistere alia Messa del Papa; talche alcuni
ne fecero ascendere il numero a 2500. Lo spettacolo di tanta gente
venuta da lontano, incontrando spesso non poche difficolta, solo per
vedere coi proprii occhi il Yicario di Gesu Cristo e consolarsi della
stessa fede, e cosa sempre meravigliosa e che commuove chi n' e

presente. II 23 aprile tutti questi pellegrini s' adunarono nella gran-


dissima aula delle beatificazioni, sovrastante al portico di S. Pietro.,

ove il S. Padre discese a celebrarvi la Messa e accogliere paterna-


inente romei alia sua presenza. Direttore del pellegrinaggio era Don
i

Giuseppe Campari di Modena e con lui eranvi parecchi Yescovi e di-


re ttori special! delle singole region! dell'Alta Italia, che erano a capo
di varii drappelli, i cui vessilli s' ammiravano nell' aula suddetta.
Molti di tali pellegrini furono alloggiati nell' ospizio di S. Marta al
Yaticano. Lo scopo del pellegrinaggio, oltre la visita romana, era al-
tresi visitar Pompei e Nocera de'Pagani, ove mori S. Alfonso de' Li-

guori. Quella giornata si lieta per i pellegrini fu pero funestata da


480 CRONACA
un triste caso. Uno un
Domenico Ughetti, operaio di Giaveno
di essi, tal

in sui 45 anni, mentre poco prima della Messa saliva la scala regia,
forse alquanto rapidamente, cadde a terra per un colpo apopletico. E
uso in Yaticano, nelle occasion! di tale conglomeramento di gente,
di porre un' assistenza sanitaria composta d' un medico, una suora
di carita e un religiose de'-Fate hem fratelli. E quel giorno essa era
li a un passo. II povero Ughetti fu subito soccorso e recato all' Ospi-
zio ;
ma mori poco dopo assistito dal direttore stesso del pellegri-
naggio, il reverendo Don Campari.
2. L'idea di costituire un Tribunale inter nazionale, che giudichi sui

litigi che sorgono tra le nazioni, senza ricorrere al metodo finora in.
uso di uccidersi a vicenda per saper chi de' litiganti ha ragione
(lasciamo stare i casi della difesa e della giustizia vendicativa), e
un'idea che prende piede sempre piu. Abbiamo qui due recenti docu-
menti provenienti uno dal Papa e 1'aitro da tre Principi della Chiesa
nel mondo inglese ed americano. II documento papale e una lettera
del Card. Rampolla in nome del Papa al sig. W. Hassingham diret-
tore del Daily Chronicle di Londra. Roma, 9 aprile 1896. Signore,
Fra piu preziosi doni che il divin Eedentore facesse alia terra fu
i

quello della pace, e nulla meglio desidero se non che la pace regnasse
nel mondo. Giustamente pertanto il Sommo Pontefice, come Yicario
dell'eterno Principe della pace,brama e si adopra con ogni studio,
che la concordia e 1'unione degli animi si mantenga fra le nazioni.
Per tal ragione Sua Santita, informata da me delPimpegno con cui
ella promuove 1' istituzione di un Tribunale permanente destinato a
decidere le controversie internazionali e ad allontanare dai popoli i

pericoli di guerra, non ha potuto non mostrare soddisfazione e fare


voti che a tali lodevoli Industrie conceda Iddio un felice coronamento.
Nel manifestarle sen si della mia stima, godo protestarmi affmo per
i

servirla M. Card. Rampolla. E da sapere che il Daily Chronicle e


uno dei piu diffusi giornali inglesi, e il direttore e protestante. In
materia religiosa egli e, pero, abbastanza indipendente ed ha fatto ;

pubblicare il testo della lettera pontificia nell'originale italiano seguito


dalla traduzione inglese. L'altro documento e un appello di tre Car-
dinali del mondo
inglese ed americano, cioe il Card. Gibbons, Arci-
vescovo di Baltimora; il Card. Logue, Primate d'Irlanda, e il Card.
Vaughan Arcivescovo di Westminster. L' appello nobilissimo reca la
data del di solenne di Pasqua del 1896 ed ha P istesso scopo indicato
di sopra. Esso edegno che rimanga nella storia, ed e un segno de' dolci
sentimenti di fraternita che attraversano il inondo.
Noi sottoscritti Cardinali, rappresentanti del Principe della pace e
della Chiesa cattolica nei nostri rispett'vi paesi, invitiamo tutti colora
che sentono la nostra voce, a cooperare alia formazione di una opinione
CONTEMPORANEA 481
pubblica, che domandi la istituzione di un tribunale permanente di arbi-
trato, cbe sostituisca fra le genti che parlano inglese, il sanguinario arbi-
trato della guerra. Noi sappiamo bene che tale proposta e irta di difficolta

praticbe; ma crediamo che esse nori saranno insuperabili se il desiderio


di vincerle sara sincere e generale. Un tale tribunale esist6 per secoli,
quando le nazioni della cristianita erano unite in una fede. E non abbiamo
veduto forse nazioni fare appello allo stesso tribunale per il suo giudizio
ai nostri giorni? L' istituzione di un tribunale permanente, composto forse

del fidati rappresentanti di ogni nazione sovrana con facolta di nominare

giudici ed arbitri secondo la natura delle vertenze che sorgono, ed una


accettazione comune dei principii general! che defmiscano e limitino la
giurisdizione e le materie da sottoporsi a tale tribunale, creereb^ero nuove
garanzie di pace che non potrebbero non approdare a bene di tutta la cri-
stianita. Una tale corte internazionale di arbitrate formerebbe una seconda
linea di difesa, a cui si dovrebbe ricorrere soltanto dopo che fossero stati
esauriti i mezzi ordinarii della diplomazia. Essa ritarderebbe almeno
lo scoppio delle ostilita finchk la ragione e il senso comune avessero

definitivamente pronunziato la loro ultima parola. Si tratta di una cosa


di cui la costituzion-e e la procedura devono essere stabilite dai governi.
Ma siccome i governi sempre piu si identificano colle aspirazioni del po-
polo e si foggiano secondo i suoi desideri, 1'appello in primo luogo dev'es-
sere rivolto al popolo. Noi non esitiamo, da parte nostra, ad alzare uni-
tamente la nostra voce e proclamare a tutti coloro che sono abituati ad
ascoltare i un segno che la Divina Provvidenza e
nostri consigli che e

all'opera in mezzo a quando Una nazione non alzera la spa da contro


loro,
un'altra nazione, ne si eserciteranno esse piu nella guerra (haia II, 4) ;
giacchfc fu scritto di un tempo future Venite e vedete I'opera del Signore,

quali meraviglie Egli ha fatto sulla terra, facendo cessare la guerra fino
all'estremita della terra. (Salmo J.LV. 9). Altri possono fondare il loro
appello sopra motivi che tocchino i vostri interessi terreni, la vostra
prosperita, la vostra influenza nel mondo e la vostra autorita negli affari
degli uomini. La Chiesa cattolica riconosce la legittima forza di tali
motivi cell'ordine naturale e benedice tutto ci6 che tende al vero pro-
gresso e alia elevazione della mente. Ma la nostra ragione principale per
questo appello e fondata sul noto carattere e volonta del Principe della
pace, del divino Fondatore e Capo della Cristianita. Fu Egli che di-
chiaro che Tamore della fratellanza ^ un secondo comandamento si-
mile al primo. Fu Egli che annuncio al popolo la lode e la ricompensa
di coloro che cercano la pace e ad essa mirano. Beati, disse Egli, i pa-
cifici giacche essi saranno chiamati i figli di DiofMatteo, V. 9). Noi percio
invitiamo con calore tutti ad unirsi a noi nel far conoscere le loro con-
vinzioni e desiderii ai loro rispettivi governi, mediante petizioni ed altri
mezzi costituzionali. Fitmati: Card. /. Gibbons, Arcivescovo di Baltimora.
< Card. Michael Logue, Arcivescovo di Armagh e Private dlrlanda. Card.
Herbert Vaughan, Arcivescovo di Westminster. La domenica di Pasqua
del 1896.

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1102. 31 9 maggio 1896.


482 GRONAGA
La proposta d'una Messa fimebre per suffragar 1'anima de' soldati
3.

morti ad Abba Grarima, di cui parlammo nell' ultimo quaderno, ha


avuto il suo compimento il 24 a sera in Campidoglio. II Sindaco Ru-
spoli e laGiunta capitolina si trovarono imbrogliatissimi, peggio della
Sinagoga quando seppe che Gesu era risuscitato. Nella prima tor-
nata, come vedemmo, il Sindaco se la cavo alia meglio, dicendo al
Soderini che iscrivesse la proposta all'ordine del giorno. La proposta
fu scritta, e tutti aspettavano ansiosi il 24 a sera. Intanto i moderati
s'erano adunati a deliberare. La cosa era grave: Una Messa! Chi sa,
ne poteva pericolare il regno d' Italia! N& si fa celia. La Tribuna

stampd sul serio nel n. 118 che I* aggressore (il Soderini colla Messa)
ml caso concrete assaliva I' Italia una e le sue istituzioni. Ma la Messa,
d'altra parte, non
poteva escludere, dopoche in tutte le grandi citta
si

s'erano celebrati simili funerali, e a Torino anche coll'intervento del


Duca e della Duchessa d'Aosta. II tempo die' consiglio. Decisero quindi
che Comune farebbe sua la proposta del Soderini; cosi quella, for-
il

mulata dal Consigliere cattolico, avrebbe ceduto dinanzi ad una simile


proposta del Comune; e questa poi (pur contenendo la Messa) si sa-
rebbe condita con tanta italianita e patriottismo da obbligare a farsi
la croce tutti i cattolici del Consiglio. In fatti un'effemeride anti-
cristiana di Roma scriveva II lavoro per mettere d'accordo le varie
:

gradazioni del partito liberale, continua attivissimo, e si puo assicu-


rare che, se 1'accordo complete avverra, giungeremo a questo risultato:
che la proposta della Messa verra votata da tutti fuorche dal partito
clericale. Tutto sta che i liberali sappiano intendersi. > I liberali
s' intesero ;
ma i cattolici non si lasciarono prendere al laccio. II Sin-
daco dunque, il 24, fe' uno studiatissimo discorso inConsiglio, in
cui, toccato con due parole abbastanza laiche il sacrificio dell'altare

(servizio funebre nel tempio d'Aracoeli) quasi avesse toccato il fuoco


colle dita, lo soffocd subito con molti secchi d'acqua patriottica come ;

questa que' :soldati esser morti per 1'onore della bandiera nazionale,
ove tra i colori d' Italia splende la croce di Savoia, simbolo di gran-
dezza, di liberta e di unita della patria italiana ,
eccetera. Cosi il

Sindaco. Or ecco le parole stesse della proposta II Municipio della :

capitale del regno, delibera un servizio funebre nella chiesa di


Aracoeli ed un ricordo marmoreo in Campidoglio per i nostri soldati
c caduti in Africa, vittime del dovere, per 1'onore della bandiera Na-
zionale. Come ognun vede, la salsa era buona, perche gli anti-
clericali inghiottissero la sostanza che era la Messa. Ma non fu vero.

passando sopra le frasi dispettose, perche si confidavano di


I cattolici,
aver gia abbastanza nella tornata antecedente espresso il loro pensiero,
accettarono la Messa, la quale resta sempre nel suo vero valore dinanzi
a Dio; e coi cattolici 1'accettarono tutti i moderati, eccetto gli an-
CONTEMPORANEA 483
ticristiani dichiarati. La
proposta dunque fu approvata per acclama-
zione, alzandosi tutti in piedi; e non rimasero a sedere che gli anticle-
rical!, di cui la Tribuna reca i nomi, cioe Ballori, Bianchi, Casciani,
:

Ferrari, Lizzani, Mazza, Nathan, Nissolino, Veraldi, Zuccari, Gazzani,


Teso, Albini e Piperno. Dopo ci6, il pubblico (educate tanto bene al-
1'unita delle idee dal liberalismo) comincio a gridare in modo contra -
dittorio: Viva il Sindaco! Abbasso la Massoneria! Viva Roma italiana!
Viva Roma cattolica! Viva Roma intangibile ! Viva Giordano Bruno ! Viva
Soderinif Viva rUnione Romana! Abbasso i clericali! Abbasso i mode-
rati! Ed e certo un curioso spettacolo di unita questa introdotta in

Roma, e che la storia deve registrare. Alle parole seguirono i fatti,


tanto che si dovettero chiamare le guardie e i carabinieri a far cessare

gli urli, le risse e i


pugni. Gli anticlericali ne furono arrabbiatissimi, e
il Sindaco, perdu ta la pazienza (non essendo approdato a nulla il grande
sforzo di medicar loro cosi bene la Messa) rispose bruscamente al Mazza
che voleva parlare: Ma che parlare? La proposta della Giunta e
stata approvata e a me non resta altro che a togliere la seduta. E cosi

dopo poi alcuni piccoli increduli dell' Universita brucia-


fece. II giorno
rono in ossequio a Giordano Bruno i giornali cattolici 1' Osservatore e
la Voce.
18 aprile nelle mani di Monsignor Sallua, Commissario del
4. II

S. Offizio, fe' 1'abiura della setta massonica il gia Gran Maestro, 1' in-

gegnere Solutore Zola. L' Unione antimassonica di Roma ha comuni-


cato il testo dell'abiura ai fogli cittadini, che e bene sia conservata

per la storia, qual documento prezioso di quel che e la Massoneria.


Lo Zola fu istruito e preparato all'abiura dal P. Girard de' PP. Mer-
cedari. Dopo la conversione di Lord Ripon, Gran Maestro della log-

gia d' Inghilterra, lo Zola e il secondo Gran Maestro che torna alia
Chiesa. Egli apparteneva alia Massoneria egiziana, al rito scozzese
antico ed ocoulto e rito di Melfi e Misraim. Ecco il testo del-
l'abiura.
lo sottoscritto, Solutore Avventore Zola, ex-Gran Maestro, ex-Grande
Jerofante ed ex-Sovrano Gran Commendatore fondatore dell'Ordine masso-
nico in Egitto e sue dipendenze, dichiaro di avere appartenuto, per circa
trent'anni, alia setta massonica, e che, durante i dodici anni che ho di-
retto 1'Ordine,come Sovrano assoluto, ho avuto campo di studiare la sua
origine e lo scopo che si prefigge nelle sue leg-gi e nelle sue dottrine. Esso
si proclama una Istituzione puramente filantropica, filosofica, progressista,

avente per oggetto la ricerca della verita e lo studio della morale univer-
gale, delle scienze, delle arti e 1'esercizio della beneficenza; essasi pro-
fessa rispettosa della fede religiosa di ciascuno de' suoi membri, afferma
che interdice formalmente alle sue assemblee ogni discussione in materia
religiosa e politica, o che abbia per oggetto la controversia sulle religioni
e sulla politica; dice non essere una istituzione ne politica, ne religiosa,
484 GRONAGA
ma essere Tempio della giustizia, dell'umanita, della carita, ecc. ecc...
il

Ebbene io affermo che tutto ci6 che la Massoneria dichiara di essere, non
lo e. Quanto di bene e inserto nelle sue leggi e rituali, non e vero affatto.

Sono menzogne e null'altro che invereconde menzogne, la pretesa giusti-

zia, 1'umanita, la filantropia e la carita che non hanno regno nel Tempio
della Massoneria, n6 nel cuore dei massoni, perch.6 essi, salvo rare ecce-

zioni, non conoscono e non praticano tali virtu. La verita non abita nella
Massoneria, ed i massoni non la conoscono. Nell'Ordine massonico regna
sovrana la bugia, 1'inganno e la perfidia, mascherati col manto della ve-
rita per accalappiare la gente di buona fede. In verita dico essere la Mas-

soneria una Istituzione religiosa, che ha per iscovo di sbalzare e distrug-

gere tutte le religioni,cominciando dalla cattolica, per poi surrogarle essa


il genere umano ai tempi primitivi, al
stessa e far ritornare paganesimo.
Ora che sono veramente convinto di avere, per ben trent'anni, errato, pro-
fessando e predicando le dottrine della Massoneria e facendo professare
a moltissimi tali dottrine, e avendo contribuito assai ad indurre un gran
numero di persone a seguirmi nella via dell'errore, me ne pento.
Illuminato da Dio, ho riconosciuto il male da me operato, e percio
ho dato le mie dimissioni dalla Massoneria e mi sono per sempre da essa
ritirato, abiurando, innanzi alia Chiesa, tutti gli errori da me commessi.
Chiedo perdono a Dio dello scandalo dato durante tutto il tempo che ho
appartenuto alia setta, chiedo perdono alFaugusto Pontefice, il nostro Santo
Padre Leone XIII, e a chiunque io possa aver recato scandalo. Roma, ii
18 aprile 1896. Firmato: S. A. Zola.
5. Colla data del 19 marzo, il S. P. Leone XIII ha pubblicato un
Motu proprio, o decreto con cui si stabiliscono le relazioni mutue tra
i Patriarch! delle Chiese oriental!, i Delegati apostolici e i Superior!

delle Missioni, affinche procedano di comune accordo e di buona intel-

ligenza nell'affare della riunione di esse Chiese colla romana. Leone XIII
dispone per prima cosa che i Patriarchi tengano, due volte 1'anno,
apposite riunioni coi Delegati apostolici. Tre punti specialmente sono
indicati nel documento pontificio alia loro comune sollecitudine, ossia,
il buon andamento dei Seminarii, i mezzi di sostenere ed aumentare
le scuole pubbliche e la propaganda delle dottrine cattoliche, per mezzo
di pubblicazioni periodiche. In fine il Motu Proprio raccomanda ai De-

legati apostolici di provvedere affinche 1'opera dei Superiori delle Mis-


sioni proceda con piena concordia e soggezione verso di essi e perche
siano integralmente osservate le disposizioni gia date dalla Costitu-
zione apostolica Orientalium dignitas del 1894.
6. DECEETI DELLE CONGREGAZIONI ROMANE. La S. Congregazione
dell'Indice con decreto del 19 aprile ha proibito la lettura de' libri

seguenti :

La Scuola Criminale positiva. Conferenza. Napoli, Enrico


Ferri Enrico :

Detken Libraio Editore, piazza del Plebiscito, 1885. Sociologia Criminale.


Terza edizione completamente rifatta dei nuovi orizzonti del Diritto e della
CONTEMPORANEA 485
Procedura penale. Fratelli Bocca Librai. Torino, via Carlo Alberto, 3, 1892.
Ferri Enrico: L'omicidio-suicidio. Responsabilita giuridica. Quarta Edi-
zione ampliata con nuove aggiunte polemiche, e due tavole grafiche. To-
rino, Fratelli Bocca Editori, 1895. La Teoria dell'imputabilita e la ne-
- L'omicidio nell'antropologia cri-
gazione del libero arbitrio. Firenze 1878.
minale (omicida nato, omicida pazzo) con atlante antropologico-statistico.
Torino, Fratelli Bocca Editori, 1895. Prohib. Deer. 6 Decembr. 1895. Los
Jesuitas de puertas adentro. un barrido hacia afaera, en la Compania de
J6sus. Barcellona, Tipografia de Louis Tasso, 1896. Culte pnv des Mains
Divines de Notre Sauveur. Deer. S. Off. Fer. IV. 6 Febr. 1896. Quo prohi-
bentur quoque omnia scripts sive typis edita, sive non; in quibus speciales
formulae novae devotionis, etiam sub praetextu quod sint privatae erga
:SS.Manus D. N. I. C. quomodolibet proponantur et propagentur.
Decreto della Santa Romana ed Universale Inquisizione contro la
scismatica conmnita di Loigny. Feria IV, il di 15 aprile 1896.
Agli altri sfrenati abusi, onde quel conventicolo gia. condannato, cb' e
presso la parrocchia di Loigny nella diocesi di Chartres, da piu anni, senza
riguardo ne alia verita. ne al rispetto dovuto all'ecclesiastica gerarchia,
non cessa di pubblicare e difendere, con somma sfrontatezza, visioni pro-
prie, rivelazioni e profezie che sono davvero delirii di mente inferma, si

aggiunse teste un si audace delitto, da non potersi credere, se non fosse


contenuto nel num. 85 del periodico che s' intitola Annales de Loigny, nel
quale si narrano fatti del tutto inventati e falsi, attribuiti ai concistori
pontificii ch'ebbero luogo il di 29 novembre ed il 2 dicembre 1895. Con
ci6 si e dato ad intendere cbe il Sommo Pontefice coll'oracolo della stessa
viva voce abbia approvato la prefata effemeride e la societk ivi stabilitasi
col nome Epouses du Sacr4-Cosur de JSsus Pfnitent, e le opere della me-
desima societk ed abbia tolta P interdizione fulminata dall' Ordinario di
;

hartres contro Matilde Marchat che si fa chiamare Maria Genovefa ;


abbia
questa poi, come per giustizia, riammessa ai Ss. Sacramenti ed abbia rico-
nosciute per divine le costei visioni. Benche siasi ben provvisto a che i
fedelinon vengano ingannati con queste menzogne, si per mezzo di atti
approvati e confermati da questa Suprema Con-
dell' Ordinario di Chartres,

gregazione e si ancora, e soprattutto, per mezzo del Decreto, del di 27 giu-


;

gno 1894, con cui quella serie di mendaci libelli o annali di Loigny furono
proscritti nondimeno e sembrato conveniente che con nuova dichiarazione
;

si renda noto il nuovo inganno teso agl' incauti. Questa Suprema Con-
gregazione adunque, Peretica pravita, per ospresso mandate
istituita contro
del SS. S. N. Leone XIII, dichiara e significa a tutti e singoli i fedeli in
O. C. che gli atti del concistoro pontificio, riferiti nel citato libello, sono
del tutto inventati e falsi, falsi ed inventati dobbano da
ed ordina che per
tutti ritenersi. Inoltre Congregazione dichiara che riman
la stessa S.
ferma la condanna dei detti Annali di Loigny ch' e stato ed e proibito il
;

numero 85 dei prefati Annali, in cui riferisconsi i supposti atti dei con-
1
con altre cose indegne
<;istori che son rati e confermati tutt i decreti
;

^manati, si dalPOrdinario di Chartres, come dalla S. ^ede, contro la pseudo-


comunita di Loigny che rimane interdetta da' Ss. Sacramenti la donna, di
;
486 CRONAGA
cui sopra, e riservata al Sommo Pontefice la facolta di assolverla, in caso
di resipiscenza, salvo solo nell'articolo di morte che le visioni, le rivela-
;

zioni, le profezie di Loigny sono falfce del tutto, e per tali debbono aversi
da ognuno ;
che i fautori di quell'opera di mendacio di qualsivoglia sesso,
condizione o dignita, i
consenzienti, g-li aderenti, coloro che in qualunque
guisa abbiano prestato in cio aiuto o suffragio, sono incapaci di assoluzione
e di ricevere i Ss. Sacra menti fino a che non rinsaviscano. E tutte
queste cose ordino di pubblicare nei modi prescritti. L. f S. Gius.
MANCINI, Notaro della S. Rom. e Univ. Inquisizione.
7. II 26 maggio 1'Imperatore di tutte le Russie, Mcolo II, sara co-

ronato solennemente a Mosca. Leone XIII ha scelto come suo Amba-


sciatore straordinario Mons. Agliardi, Arciv. di Cesarea e Nunzio a
Yienna, per mandarlo ad offrire le sue congratulazioni all'Imperatore

in questa solenne occasione. II che e quasi un ricambiar la cortesia

dell'Imperatore stesso che, alia sua assunzione al trono, spedi al Papa


il Principe di Lobanoff, allora Ambasciatore a Yienna. II Papa ha

aggiunto al suo Ambasciatore straordinario un seguito principesco r


composto de' seguenti personaggi della sua Corte Mons. Gennaro Gra- :

nito dei Principi di Belmonte, prelate domestico; Mons. Ferdinando


dei Principi de Croy, cameriere segreto partecipante di Sua Santita ;
Mons. Francesco Tarnassi, cameriere segreto e sottosegretario degli
affari ecclesiastici straordinarii Conte Marino Saluzzo Principe di Co-
;

rigliano, cameriere segreto di Spada e Cappa; Conte Mario di Car-


pegna, guardia nobile. L' Ambasciatore pontificio non assistera alia
cerimonia religiosa de' Russi, poiche il suo mandate e tutto nel par-
tecipare a Nicolo II le congratulazioni da parte del Papa.

II.

COSE ITALIANS
1. Stato e condizione della colonia eritrea dopo la sconfitta di Abba Garima.
2. Rottura definitiva delle trattative di pace tra il Governo d' Italia e

P Imperator di Etiopia. Gravi cose svelate dai Libri verdi africani.


3.
- 4. Azione pubblica cattolica congressi ed associazioni.
: 5. Morte

del P. Giuseppe Orlando, direttore della Sicilia cattolica.

1. Un breve sguardo sul come stanno le cose della colonia africana


dopo la sconfitta di Abba Garima, sara utilissimo per chi voglia se-

guire le fasi di questo flagello eritreo inflitto alia nostra Italia. Oltre
i diecimila che perirono in quella battaglia, un due mila furono fatti
prigionieri. Di questi, circa un migliaio furono condotti dentro il cuore
dell'Abissinia, a Sofcota, ed erano i piu validi ; gli altri, malaticci,
sofferenti, e che non potevano seguire il convoglio de' prigionieri,
GONTEMPORANEA 487
furono lasciati verso Adua. I primi, eccetto gli ufficiali, sono pessi-
mamente trattati e vengono adoperati dagli Scioani a costruire strade
e abitazioni; verificandosi cosi 1'idea di que' che dissero gl' Italian!
essere andati in Africa ad introdurre tra gli Abissini la civilta. Uno,

anzi, un tale Alberto Piana, e giunto perfino a diventar menestrello


-aliaCorte dell' Imperatrice etiopica, Taitu, e dinanzi a lei canta le
soavi canzoni della patria Funiculi, Dolce Napoli, eccetera. E la storia
:

degli Ebrei, castigati da Dio, che si rinnova a' nostri tempi. L'altra
parte de'prigionieri, lasciati indietro verso Adua, si trovano in uno
stato da far pieta. Infermi, malaticci, malandati, la maggior parte
trascinantisi a stento per le vie di Adua, gli sventurati stendono la
mano perche si dia loro un po' di farina o qualche tallero. Essi spe-
rano di potersi rimettere in forze e tentare 1'arduo disegno di trasci-
narsi, per vie ignorate, verso il nord e raggiungere i posti della colonia.
(Hi abitanti del paese, di fronte a tanta sventura, mostransi piuttosto
uniani. Nessuno di essi aveva denaro, perche o dalle schiere del Negus
o dai ribelli, nelle cui mani caddero nella ritirata, furono spogliati
di tutto la maggior parte sono evirati. Tra i bianchi, sono mescolati
:

anche alcuni Ascari mutilati a chi fu portato via un braccio e a chi


:

una gamba. Alcuni si scandalizzano di tali sevizie. Ma e un modo


come un altro d' intehdere la giustizia vendicativa contro coloro che
o usurparono le altrui terre o si ribellarono alia propria patria. Del
resto tra 1'uccidere brevi manu e il mutilare, la differenza non e molta.

Ora, il Baldissera (cosi narrano alcuni Greci, cacciati da Massaua) re-


centemente ha fatto fucilare quotidianamente diecine d' indigeni, so-

spetti di spionaggio. Egli intanto con molta operosita sta raggranellando


1'esercito coloniale e procede con gran cautela dopo le dure lezioni

dell'esperienza e non crede (come s' era creduto finora, prima di sentir
le palle abissine) che con pochi bianchi possa vincersi un popolo nato
-alia guerra. Che cola, come ci diceva teste un soldato venuto dall'A-
frica, tutti vanno in guerra uomini, donne e ragazzi; e mentre i primi
:

combattono, gli altri preparano il cibo e fanno commissioni. La loro


velocita e resistenza e assai superiore a quella degli Europei par che ;

vivano d'aria, e i sonni li disturbano poco. Sono guerrieri nati, do-


vendo, per vivere, lottare con tal terreno che il Eesegone manzoniano
e un piano di bigliardo in confronto, e lottare colle bestie feroci, con
cui debbono disputare un secchio d'acqua. Aggiungasi che 1'Europeo,
combattendo con quella gente non lo spaventa gia la morte, ma piu
della morte, il pensiero delle mutilazioni e torture indicibili, se egli
si ritira o e ferito solamente. Con
questo stato di cose colaggiu inter-
rogate un personaggio competente quanto si richiederebbe per quella,
cosi detta, guerra a fondo, che vanno declamando gli eroi sulla pelle
altrui, ha sentenziato : Si richiederebbero 100 mila uomini e 900 mi-
488 CRONACA
lioni. Ma questo, aggiungiamo noi, e solamente necessario per bilan-
ciare le probabilita della vittoria; non gia per assicurarne la certezza^
Riflettasi ad una sola particolarita, fra le mille, che ci da indizio
della qualita del paese ove si coinbatte cid e che vi si deve traspor-
:

tare 1'acqua da Napoli per non far morir di sete i soldati, e gia ne
arrivarono parecchie tonnellate. Egli e certo (concludeva teste il com-
petente Adolfo Rossi" in una conferenza a Milano) che se si mandasse
in Africa una commissione non politica, ma agricola ed industriale,

consiglierebbe senz' altro di far vela per sempre da Massaua.


2. Questo stato di cose era ed e tale, da dover consigliare la pace
a<l ogni uomo assennato. Equesto saggio consiglio fu veramente preso
anche da chi meno si poteva aspettare, vogliamo dire dal Ministero
del Crispi benche il suo consiglio non fosse immune da slealta, come
;

si seppe quando per bocca del Mocenni s'udi a Montecitorio che il

trattato di pace proposto era per guadagnar tempo: parole che si ri-

trovano anche in un telegramma


del Baldissera, pubblicato teste nei
Libri verdi. II telegramma, firmato dal Crispi e dal Mocenni, e dell '8
marzo. Con esso si autorizzava il Baldissera a trattare la pace in quelle
condizioni migliori che egli crederd prescrivere per la salute della co-
Ionia e il decoro d' Italia. Cambiato il Ministero, il Di Rudini si mise

per la via della pace, seguendo anche il consiglio del Ministero pre-
cedente, spogliandolo pero d'ogni slealta e machiavellismo. Nel che
gli va data doppia lode. Le proposte del Cesare etiopico, comunicate
dal Baldissera al Governo d' Italia erano le seguenti: 1. II confine

fra Eritrea ed Etiopia e segnato dal Mareb-Belesa-Muna 2. Trattato ;

d'allean/a e amicizia, esclusa qualunque forma di protettorato, di du-


rata da stabilirsi, e rinnovabile o modificabile, secondo che 1'esperienza
avra dimostrato conveniente; 3. Nomina nelle province dipendenti
da Ras Mangascia di un capo di gradimento dell'Italia; 4. Abban-
donare al piu presto Adigrat e gli altri punti, che ancora fossero in
nostra mano a sud del Mareb-Belesa. II Generale concludeva di-
cendo ritenere impossibile ottenere di piu. E il Ministro della guerra r
Ricotti, rispondeva senz'altro il 12 marzo 1896, cosi: D'accordo col
presidente del Consiglio autorizzo trattare, CONCHIUDERE PACE SULLE
BASI DA LEI PROPOSTE. Qualora sia possibile di farlo, Governo desidera
che Ella procuri ottenere dichiarazione che Negus non accettera mai
protettorato altra potenza. Questo desiderio non dovrebbe, pare, met-
tere ostacolo al sollecito conchiudere della pace. Fin qui il nuovo-
Ministero aveva operato da saggio. Ma gli manco tosto la perseve-
ranza e la forza, necessarie all'esecuzione de' buoni propositi. Qui co-
mincio pel nuovo Ministero una serie di tergiversazioni, di pentimenti
e di debolezze fino a stancare dapprima il Negus il quale, non ve-
dendo tornare il plenipotenziario Salsa, tolse il campo; e poi, veden-
CONTEMPORANEA 480
dosi ingannato sempre con nuove proposte e non vedendo comparire
un uomo grande spedito dal Re col sigillo di Sua Maesta, giunse fino
al disprezzo dell' Italia, ritenendo ostaggio lo stesso Salsa finche non

gli restituisse le sue lettere e mandando al Baldissera due contadini


a dirgli che non accettava le sue proposte. E qual era la cagione

principale del dissenso? Questa sola egli non voile accettare una
;

condizione, ritenendola quale ingiuria alia sua indiperidenza quella, :

cioe, che egli, toltosi dal protettorato italiano, s'obbligasse a non met-
tersi sotto il protettorato di nessun' altra Potenza. Questa condizione
che, come appare dal telegramma, qui sopra citato, era dapprima pel
Governo d' Italia solamente un desiderio che non adempiuto non do-
veva mettere ostacolo alia pace, a poco a poco divento condizione asso-
luta; e il Negus allora, non avendo nessun Ponza di S. Martino da
spedire al Baldissera, mando due contadini a dire al rappresentante
del civilissimo Governo che non accettava quella condizione. Cosi,
le trattative di pace essendo rotte, si e assicurata all' Italia la con-

tinuazione del flagello eritreo, chi sa per quanto tempo Non v'ha !

dubbio, il motive di questo tentennamento del Di Rudini non fu al-


tro che le grida de' cosi detti guerrafondai e di altri che, come di-

cemmo, vorrebbero aver la gloria di vincere, facendo versare inutil-


mente in Africa altro sangue e altro denaro del popolo italiano. La
lettera di Menelik, pubblicata nei recenti Libri verdi africani, deve
conservarsi per la storia.
Vincitore del leoni, discendente di Giuda, Menelik II, eletto da Dio,
Re dei Re d'Etiopia, che arrivi al generale Baldissera. La pace sia con
te. Quando venne il Magg-iore Salsa, primo mandate a me, era per de-

terminare le piccole cose della pace dopo poi sarebbe venuto un ubmo
:

grande dal Re col sigillo di Sua Maesta per determinare le cose defini-
tivamente. Avevamo parlato cosi. Quando e venuto ancora dopo, abbiamo
parlato. Di tutto quello che abbiamo parlato lo abbiamo messo in iscritto.
Quello che ha parlato ha dato a me e quello che ho parlato io,
lui, lo ;

lo ho dato a lui. Ed egli e partito per parlare e determinare con voi altri,

e tornare con una lettera col bollo del Governo. Ora, quando e tomato,
ha abbandonato tutto quello che abbiamo parlato e ha portato altre cose
nuove. Per questo, vedendo che la pace era abbandonata, e quello che
avevamo parlato era cambiato, gli ho detto Restituiscimi il mio scritto
:

che ti ho dato bollato e prendi il tuo. Ed egli mi ha risposto: L'ho la-


sciato in Asmara quando son venuto qui. Ed io ho detto: Fino a che tu
mi farai portare questo scritto aspetterai qui con me. E non credere che
lo abbia trattenuto per altri motivi. Quando avr6 in mano queste lettere

qui, lo mandero.
3. II 28 aprile furono distribuiti alia Camera de' deputati i cosi
detti Libri verdi sulle cose africane, e contengono le relazioni tele-
grafiche officiali tra il Governo d'ltalia e il Governatore dell'Eritrea
dal gennaio del 1895 fino a questa seconda meta d'aprile 1896. L'uffi-
490 GRONACA
ciosa agenzia Stefani ne ha mandate un sunto a tutti i giornali. Oltre-
quel che abbiamo narrate nel precedente paragrafo, che pud dirsi la
parte piu importante de' Libri verdi, dobbiamo per debito storico met-
tere in rilievo alcuni altri fatti non privi d' importanza. E innanzi
tutto e da sapere che di parecchi di tali document! non s'e trovato copia

negli archivi, e il nuovo Ministero ha dovuto procurarseli dagli ufficii


3

telegrafici. Cosa che, ridondando in disonore dell ultimo Ministero del


signer Crispi, aggrava sempre piu la colpa di costui verso 1'Italia per
le disgrazie eritree.Ecco dunque esposti sommariamente i fatti rive-
l&tici &&i Libri verdi ; fatti, di cui
ognuno giudichera il machiavellismo
e 1'imprudenza militare e political 1. II 22 gennaio del 1895 il

Ministro degli esteri, il Bar. Blanc esorta il Baratieri ad invadere


il Tigre, dicendo Le porte del Tigre essendo aperte all'Italia, se
:

Yostra Eccellenza crede agire, lo dica chiaramente e manterremo 1'in-


vio degli annunciati rinforzi. 2. Un dispaccio del Governatore
dell'Eritrea del 3 febbraio annunzia con secreto al Ministro della guerra
che Eas Makonnen ha promesso di ribellarsi al suo Imperatore Me-
nelik, se Eas Mangascia apra le ostilita contro 1' Eritrea; e in un

altro dispaccio del 29 gli dice che con piena fiducia pud prender
1'offensiva contro il Tigre e YAgame, anche se Mangascia abbia aiuti
da Menelik. Al dispaccio segui 1'occupazione di Adigrat. Dimandando
poi il Baratieri un decreto reale per occupare tutto VAgame, i Mini-
stri Crispi e Blanc gli rispondono non esser necessario, bastando

il fatto compiuto. 3. I successivi documenti mostrano titubanze e


incertezze tanto da parte del Ministero, quanto da parte del Baratieri T
il quale (non avendo un chiaro concetto di cio che faceva, ingolfan-

dosi addentro nell'Etiopia) reiteratamente dimando d'essere esonerato

Governatore; desiderio delquale il Crispi sempre gli nego


dall'ufficio di
1'esaudimento. Ed e degno di osservazione come queste dimande di
rinunzia da parte del Baratieri erano appunto di quel tempo in cui
la sua gloria fu al sommo, cioe il 7 luglio del 1895, la vigilia del

giorno in cui il Crispi lo chiamo in Italia, per farsi bello come d'uno
Scipione Africano da lui creato, mentre il Baratieri celava gia in
cuore que' tristi presentimenti del come andrebbero a finire le cose in
Africa. II che ci pare dia qualche motivo ai radicali del parlamento di

sostenere, come fanno, che il Ministero del Crispi e il Baratieri di con-


serva tradirono 1' Italia 4. Con queste incertezze e titubanze s'and<>
incontro alPautunno, in cui tutta 1'Etiopia con a capo 1'Imperatore si
sarebbe mossa contro la colonia. Ne la cosa era ignorata. In fatti, tele-
grammi fino dal 1 dicembre danno annunzio dell'avanzarsi del nemico,
quando in Italia goffamente si piacevoleggiava del fulmine caduto sulla

lingua di Menelik e di simiglianti follie. Era la viglia di Amba Alagi.


5. Dopo quella prima rovina, Eas Makonnen dimando un uomo di
GONTEMPORANEA 491
fiducia per trattare la pace, e il Crispi vinto fe' dire superbamente al
vincitore : A
Makonnen che chiede un uomo di fiducia risponda che
mandi lui al campo italiano, oppure che venga egli in luogo neutrale
o all' Asmara per negoziare un accordo. Ne' dispacci seguenti poi,
il Ministero, dopo aver rimproverato il Governatore della sua confu-
sione ed incertexza, (intendendo meno del suo G-overnatore che cosa si

preparava in Africa e chi fossero gli Abissini) in un dispaccio del


24 decembre, parla nientedimeno che d'inseguire il nemico fino oltre
il lago Asciangki. II 7 gennaio poi la testa gloriosa di Francesco Cri-
spi scriveva letteralmente queste parole al Governatore // paese :

aspetta una vittoria autentica, taleche definisca per sempre la que-


stione abissina. Non chiedo il piano di guerra, chiedo che non si ri~
petano le sconfitt$. Queste parole ci richiamano quelle altre poco
prima della catastrofe di Abba Garima :Quella che si fa in Eritrea
non e guerra, ma tisi militare. II dispaccio del 7 gennaio e uno di

quelli sottratti dal Crispi, e trovati negli ufficii telegrafici. II Crispi


in Parlamento ha negato che la parola autentica fosse nell' origi-
nale. Ma, anche cio concesso, il telegramma manifesta ugualmente
1' imprudenza del Governo. Non basta. II 18 gennaio, il Ministro

degli esteri trasmette al Governatore uno schema di condizioni


della pace in 18 articoli. Propone come limite della colonia il lago

Ascianghi; esige 1'obbligo del Negus e di tutti i Eas di riconoscere


il protettorato dell 'Italia e non permette loro altre milizie se non nel
numero e nella quantita consentita dall'Italia, la quale assicura il trono
al Negus X
(Gugsa?) e ai suoi successor!. 6. Quanto ai famosi
Principi abissini, di cui parlammo in questo periodico, i Libri verdi
ci svelano il secreto. Questi con un tranello furono chiamati in Ita-

lia, che se ne impossesso mandandoli in Africa. Ecco il telegramma

del Blanc che li


accompagnava II Principe abissino Gugsa giunge
:

a Roma ai primi di dicembre. Se Yostra Eccellenza ritiene potersene


servire utilmente come bandiera contro Menelik, credo potremmo in-
durlo a recarsi a Massaua. Mentre scriviaino, il detto Principe e in
un Collegio internazionale a Torino, a spese probabilmente del popolo
italiano e per fini che si possono immaginare. 7. Un altro fatto
che ci rivelano i Libri verdi e che il Governo del sig. Crispi voleva
far la guerra senza denari, scrivendo cosi al Baratieri Bisogna che :

tu trovi costi il danaro necessario. Napoleone I faceva la guerra coi


danari dei vinti! II piano era dunque semplicissimo (osserva qui un
bell'umore): II Baratieri doveva prendere i fucili a Makonnen, le mu-
nizioni a Mangascia, i muli a Ras Alula, le tende a Ras Micael, venti
milioni di talleri dalla cassa del Negus e con questi muovere alia

conquista dell'Abissinia. Napoleone I faceva cosi 8. Per ultimo !

dai Libri verdi appaiono due altre cose gravi che e stata data facolta :

al Baldissera di abbandonare Kassala ed Adigrat, e che i Francesi


492 CRONACA
hanno avuta molta mano nella guerra africana. Ma di chi e la colpa, se>
nella conferenza di Brusselle (dove il Negus fu ammesso per opera del-
1' Italia) gli si diede facolta di acquistar armi donde che fosse? Ecco-
il breve sunto de' Libri verdi africani. Gli amici del Crispi ora accu-
sano il Gloverno d'imprudenza, dicendo che essi fanno disonore al-
1' Italia. Ma a noi sembra che il disonore vien dalle cattive azioni
non dalla loro rivelazibne. E
poi non per nulla c'e il regime costi-
tuzionale. L'hanno voluto; or perche non ne vogliono le conseguenze?
Del resto, lo stesso Mocenni dimando la pubblicazione de' Libri verdi.
L'azione cattolica pubblica in questa seconda meta di aprile si
4.

puo compendiare in questi fatti In un ravvicinamento tra i cosi detti


:

radicali e i cattolici ne' Congressi nella Lombardia, nel Yeneto e in


;

Toscana ;
nella fondazione di molti comitati cattolici, in varie parti d'l-

talia; nella vittoria de' cattolici nel Consiglio di Yicenza e nell'esito non
isfavorevole della discussione sull' insegnamento religiose ottenuto dai
cattolici di Torino. II ravvicinamento tra i due grandi e soli parti ti,

che oramai da per tutto, e in Italia specialmente, si disputano 1'infl uenza


pubblica, cioe i democratici e i cattolici, e avvenuto per mezzo d'una
cortese polemica tra i direttori della Corrispondenza verde e gli scrit-
tori dell' Unitd cattolica (restata sempre anche dopo il Margotti un'ef-

femeride che tra le prime rappresenta la causa cattolica). Agli scrit-


tori del foglio radicale romano s'e aggiunto il prof. Rodolfo Calaman-
drei dell' Universita di Siena con una lettera al foglio fiorentino, nel
suo numero del 15 aprile lettera che e un manifesto segno de' tempi
;

e che dieci anni fa sarebbe stato follia pensare. Lo scopo del colle-

gamento sarebbe di ristabilire 1' ordine morale ed economico, mano-


messo dai liberali. Alle proposte della Corrispondenza verde, dunque r

1'Unitd cattolica ha risposto francamente Lasciate 1'anticlericalismo-


:

e rimettetevi al giudizio del Papa su cio che egli decidera per la sua

indipendenza e liberta, manomessa anche questa dai liberali. Allora


solo la parola conciliazione, sfatata sulle labbra de' sabaudisti, sara
sincera e verace. I due Congressi regionali, il YI lombardo e il IX *
veneto, furono celebrati il primo a Milano, il secondo a Portogruaro r
con grande concorso di molte persone, laici, sacerdoti e parecchi Ye-
scovi delle rispettive regioni. A Milano, oltre i consueti temi soliti a
trattarsi in tali Congressi, 1'Albertario ha insistito principalmente sul-
Tazione politica de' cattolici, affinehe essa non sia un monopolio dei
tristi. Siccome la proposta dell'Albertario parve pre venire alquanto-

la volonta pontificia che ha vietato finora ai cattolici 1'accedere alle

urne, Paganuzzi, capo dell' Opera de' Congressi in Italia, fe' qualche
il

riserva. Ma su cio, basti questo cenno, avendone noi parlato in questo


stesso quaderno. Nel Congresso veneto s'udi con piacere dai segre-
tario dell 'Opera de' Congressi come nella regione veneta vi sono ben
CONTBMPORANEA 493
626 comitati parrocchiali, 109 Sezioni Giovani, 266 casse rurali cattoliche,
117 Societd operate; in tutto 1178 associazioni cattoliche. II Congresso
toscano fu tenuto ad Arezzo nella cattedrale, con a capo Mons. "Vescovo
d'Arezzo, Donnino Donnini. Erano ben 1500 coloro che vi partecipavano,
convenuti da tutta la parte meridionale della Toscana e si discusse ;

della stampa, dell' azione cattolica, deWaiuto alle classi lavoratrici e


della santifioazione delle feste. La Toscana e entrata anch'essa con
grande alacrita nel movimento cattolico pubblico che si spande in
giungono continuamente notizie di nuove associa-
tutta 1'Italia. Ci
zioni che sorgono in questa e quella citta. Per citarne una sola, a
Livorno 26 aprile si inaugurarono i primi due comitati parrocchiali
il :

a S. Maria del Soccorso e alia chiesa della SS. Trinita de' PP. Cap-

puccini. E da dire infine una parola sulla splendida vittoria de' cat-
tolici a Yicenza. Ivi, andata a vuoto una proposta di dare il nome di

Piazza Venti settembre alia da' secoli chiamata Piazza degli Angdi,
la Giunta liberale si dimise, e niuno volendo prendere quell'ammi-
nistrazione, il Consiglio fu sciolto. Yenutosi alle nuove elezioni, il
Comitato elettorale cattolico propone va una lista di 32 nomi ;
24 can-
didati esclusivi dei cattolici e 8 comuni coi moderati. Su 4729 elet-
tori inscritti, votarono 2673. La lista cattolica riusci trionfante dalle

urne e tutta in maggioranza con una splendida votazione, superiore a


quella ottenuta nelle elezioni generali dell' anno scorso. A Torino la
discussione sull'insegnamento religioso nelle scuole ebbe un esito fa-

vorevole, ma solo in parte, ai cattolici poiche fu deciso primo, che


;
:

1'istruzione religiosa nelle scuole elementari venga data a richiesta


dei genitori, da insegnanti approvati dal consiglio scolastico ; secondo,
che, al fine dell' anno, si dia 1'esame relativo, e che della commis-
sion e faccia parte un ecclesiastico indicate dalla Giunta. Come ognun

vede, in quest'ultimo punto latet anguis in herba; poiche la scelta del


sacerdote e rimessa alia Giunta. Ma gia e qualche cosa.
5. 25 gennaio del 1895 la Sicilia cattolica perdeva un illustre
li

Prelato, Mons. Isidoro Carini, e trascorso appena un anno, essa vedeva


scender nella tomba un altro illustre suo figlio, il P. Giuseppe Or-
lando S. J., amici ambedue e ambedue sacerdoti insigni per zelo e
nobilta d'animo. II P. Orlando era direttore della Sicilia cattolica suc-
cessa zirApe Iblea, sulla quale egli comincio a scrivere un anno dopo
la sua comparsa, e di cui fu 1'anima e il sostegno. L' Ape fu fondata,
non conosciamo precisamente la data, ma certo circa il 1866 da un
manipolo di coraggiosi sacerdoti con Mons. Carini alia testa. II P. Or-
lando era tomato da poco dall'esilio, dove 1'aveva cacciato la rivolu-
zione del 1860, mentre si applicavano in Sicilia le leggi dello scio-

glimento degli Ordini religiosi e del rapimento de' loro beni, sotto la
prefettura niilitare del Gen. Medici e il noto questore Albanese. Quest!
494 GRONAGA
aveva giurato la distruzione della stampa cattolica, e interrogate dagli
che cosa restava a loro contro la stampa liberate,
scrittori cattolici

rispose cinicamente II sepolcro. Ma ranimo del P. Orlando suppli


:

alia mancanza di tutte le cose, ed egli tenne ferma quella bandiera


intorno a cui si poterono raggruppare i cattolici. L' Orlando dovette
subire, e non una sola volta, il carcere e il domicilio coatto e quando ;

scrisse i noti articoli sui Vespri siciliani e la questions angioina, poco


manco non gli bruciassero la casa. Ma il suo invitto coraggio lo fece
divenir l'ammirazione anche de' nemici che ripetevano Utinam nosier :

esses! II P.Orlando (a dar brevemente il profilo della sua operosita)


fu giornalista, maestro e sacerdote. Come giornalista, ha diretto per
tanti anni la Sicilia cattolica e alcuni suoi articoli sono rimasti famosi,
come Napoleone III e la politica contemporanea;
: U
setlimo centenario
di S. Francesco d' Assisi ; II quarto centenario di Martin Lutero, quello
indicate piu sopra sui Vespri siciliani, eccetera. Come maestro, tenne
la cattedra di storia ecclesiastica nel Seminario di Palermo. Era detto
un indice vivente di avvenimenti e di date, e diede alle stampe varie
cose storiche, specialmente della Sicilia. Come sacerdote e religioso,
era instancabile operaio negli ospedali, nelle congregazioni, ne' pii
movimento cattolico che oggi accenna a diffon-
istituti e precorse il

dersi anche in Sicilia.

III.

COSE STRANIERE
AUSTRIA (Nostra Corrispondenza). 1. Sessione annuale delle Diete pro-
vinciali. 2. Riapertura del Parlamento il disegno del Badeni per fa
;

riforma elettorale approvato dalla commissione la discussione sui bi-


;

lancio del culto e delPistruzione. 3. Nuovo trionfo degli antiliberali


nelle elezioni municipal! di Vienna. 4. L'agitazione del democratic!
socialist!.

1. Anche nelle ultime elezioni generali per le Diete delle province,

e nella prima sessione, che queste ebbero da' primi di gennaio alia
meta di febbraio, mantennero il loro posto d'onore le solite question!
di nazionalita, le quali insieme colle diversita delle lingue e delle re-

ligioni costituiscono il peggior dissolvente dell'unita dello Stato au-


striaco. Per tacere della lontana Galizia, dove Polacchi e Euteni sono
sempre fra di loro alle prese, nella Dietadalmata abbiamo il partito
croato spadroneggiante con 25 deputati contro 9 Serbi e 6 Italiani a ;

Trieste, dove gli Ebrei tengono il mestolo, ed a Gorizia vediamo gli


Sloveni sempre piu accaniti contro gli Italiani a Parenzo la dieta ;

istriana, abbandonata dai deputati croati o croatofili, ormai inconci-


CONTEMPORANEA 495
liabili cogl' Italian!; all'apertura della dieta stiriana mancavano tutti
i deputati sloveni in lotta contro i Tedeschi la dieta tirolese, dove i
;

Scharfere Tonart
cattolici della cosidetta (non ligi al Governo) tro-
vansi in guerra con quelli della Mildere , sbaragliati nelle nltime
elezioni e privati de' migliori loro capitani, apparve quest'anno ancor

piu miseramente ridotta ad un torso o mozzicone di dieta, grazie al-

1'astensione generale di tutti i neoeletti deputati del Trentino, il quale


sta attendendo dal Governo centrale un nuovo assetto amministrativo,

piu rispondente alle sue condizioni ed a' suoi bisogni diversi da quelli
del Tirolo tedesco finalmente a Praga battaglie continue e furibonde
;

della maggioranza de' Giovani Gzechi (97) contro i Tedeschi (69) ed i

rappresentanti del grande possesso nobile (70). Un bel idillio davvero!


In mezzo a tutto questo pandemonio nazionale, che turba e sconvolge
ogni buona amininistrazione provinciale, riusci al parti to cattolico della
Carniola di strappare quattro seggi al partito liberale nazionale slo-
veno, il quale sfogo le sue ire anticattoliche contro 1'illustre Yescovo
di Lubiana, Mons. Missia. Per contrario un disegno di legge, presen-
tato alia dieta dell'Austria inferiore per 1'introduzione di poche ore
di religione nell'insegnamento delle scuole reali superior! dove manca
ogni istruzione religiosa, venne rigettato dalla maggioranza massonico-
liberale; lo stesso accadde nella dieta corintiana, dove pure la mag-
gioranza trovasi ancora nelle mani dei liberali.
Per toccare ora almeno di volo ne' suoi riuscimenti piu important!
1'attivita delle diete provincial!, giovera anzitutto notare, come tutte
o quasi tutte andassero d'accordo nel protestare a voti unanimi contro
la base ingiusta e dannosa all'Austria posta nell'a. 1867 al compromesso
decennale coll'Ungheria, della cui rinnovazione stanno adesso trat-
tando fra di loro i Govern! di Vienna e di Budapest. Anche per
festeggiare il 50 anno di Governo, prossimo a compiersi, di S. M. Fran-
cesco Giuseppe la piu parte delle Diete stanzio alcuni fond! per 1'ere-
zione di istituti pii e di beneficenza, commemorativi del giubileo im-
periale. In particolare meritano un cenno le discussioni delle tre diete
della Boemia, deH'Austria inferiore, e del Tirolo. A Praga, sebbene
il Badeni per ammansare i Giovani Czechi avesse fatto precedere al-
l'apertura della dieta 1'abolizione dello stato d'assedio, postovi sino
dal 1893, gia nella prima tornata i deputati czechi inscenarono una
dimostrazione violentissima contro il conte Thunn luogotenente della
Boemia, che volevasi assolutamente dimesso dal suo ufficio. Di fatto
pochi giorni dopo il conte Thunn, convinto di non potere piu oltre so-
stenersi al suo posto contro 1'opposizione czeca ormai padrona della

maggioranza della dieta, rassegno le sue dimissioni, che vennero tosto


accettate dal Governo con tutta 1'apparenza d'un atto di debolezza
verso il partito de' Giovani Czechi, superbo di tale vittoria; a sosti-
496 CRONACA
tuire Thunn nello spinoso governo di quella provincia venne chia-
il

mato conte Carlo Condenhove, presidente provinciale della Slesia.


il

Nelle discussion! tumultuose, che occuparono gran parte delle tornate


della dieta boema intorno alia nota questione del diritto di Stato boemo
(autonomia del regno di S. Yenceslao, coll'incoronazione del re a Praga)
non venne risparmiata nemmeno la dinastia, che il deputato Baxa assali
con veemenza inaudita;~provocando energiche proteste dai banchi del
gran possesso nobile, e dei tedeschi liberali. E nella discussione finale
dell'indirizzo a S. M.
partito czeco dichiaro apertamente che non
il

avrebbe desistito dalla sua opposizione contro il Groverno del Badeni,


finattantoche il diritto di Stato boemo non sara, divenuto una realta,
a vantaggio del popolo boemo e della stessa dinastia. Ne guari meno
burrascose passarono le tornate della dieta Viennese, dove ogni giorno
vengono alle mani fra di loro gli antisemiti capitanati dal D. Lti-
r

ger, ed il vecchio partito dei liberali tedeschi. Fierissimi furono gli

attacchi del Liiger e consorti contro il compromesso coll' Ungheria,


contro il (joverno ed il suo luogotenente Kielmansegg, per il loro
contegno nelle elezioni comunali di Vienna, e nella questione del
borgomastro, nella quale il Badeni ebbe il torto d'aver tirato dentro
imprudentemente la persona del sovrano, provocandole contro il mal-
contento della popolazione antiliberale.
Finalmente la dieta tirolese delibero di festeggiare con solennita
religiose il primo centenario del voto, col quale la provincia si con-

secrd Sacro Cuore di G-esu, ne' terribili giorni dell'invasione fran-


al

cese; ed approvo alcune proposte, dirette a proteggere 1'adempiniento


de' doveri religiosi nella soldatesca, ed a combattere 1'abuso delle
bevande spiritose nella provincia. In proposito e da sapere, che la

piaga dell'alcoolismo in questi ultimi anni e andata dilatandosi in


modo spaventoso, specie nella parte tedesca dei Tirolo, e minaccia
di giungere agli estremi, A detta del deputato D. r Schopfer, che ne

parlo di proposito nella dieta innsbrucchese, il Tirolo da ultimo spreco


in un solo anno nelle bevande spiritose due milioni di fiorini Segna- !

tamente ne' paesi piu alpestri, dove si fa piu sentire la niancanza del
vino e della birra, diventa enorme il consume di pessima acquavite

fabbricata li per li che bene spesso e un vero veleno;


collo spirito,
ne bevono le donne ed i ragazzi, se ne da a bere persino ai bambini
in fasce, con quei pessimi effetti fisici e morali, che ognuno pud pen-
sare. A cagion d'esempio in un comune della valle inferiore dell'Inn,
un bel giorno si dovette sospendere la scuola festiva delle ragazze,

perche le scolare erano ubbriache d'acquavite. porre un freno a A


questo deplorevole abuso nulla giovarono i grossi dazii di consumo,
imposti sull'acquavite dal Governo centrale e dalla provincia, tantoche
il venerando Mons. Aichner, vescovo di Brixen, videsi indotto a cer-
GONTEMPORANEA 497
care un rimeclio a tanta iattura nei mezzi moral! ,
introducendo nella
sua diocesi una societa di temperanza, sul fare di quelle, che tanto
bene apportarono nell' Inghilterra e nell' America.
2. Appena chiuse le diete provincial!, il 15 febbraio, fu riaperto
ilparlamento. Ancora nella prima tornata il Badeni, rinfiancato di
due nuovi colleghi, il polacco D. r Rittner, ministro senza portafoglio
per gli ed il tenente maresciallo Guttenberg (wiir-
affari della Gralizia,

tenberghese) capo del nuovo ministero delle ferrovie, presento il pro-


messo disegno di riforma elettorale. La qual ri forma, dopo tanto schia-
mazzo di pretese e di promesse, riducesi in sostanza ad aggiungere
alle altre quattro curie elettorali esistenti (grande possesso nobile,
citta e borgata, camera di commercio e d'industria, paesi
rural!) una
nuova quinta curia, nella quale entrano tutti i cittadini austriaci
sopra i 24 anni d'eta, col diritto di eleggere 72 nuovi deputati al
Consiglio dell' impero, lasciato alle singole province la scelta del suf-
fragio diretto o indiretto, a loro piacimento. Quasicche non fossero
soverchi anche i 360 o giu di li, raccolti finora ad accapigliarsi nella
Camera austriaca !Di una riforma di principio del vecchio sistema
elettorale, fondato dal liberale Schmerling sulla esclusiva rappresen-
tanza degli interessi, come pure d'una piu equa ripartizione del diritto
elettorale fra le quattro curie esistenti, e d'un miglioramento generate
del modo di elezione, ne verbum quidem. A dir breve, la riforma del
Badeni non e altro che un ripiego per guadagnare tempo un'offa gettata ;

al cerbero democrat! co, nelle cui fauci arrabbiate qualche cosa, pur-
che fosse, oramai non si poteva a meno di gettare ed in se medesima ;

im'o//a podrida, dove gli elementi piu diversi ed opposti sono cacciati
a bollire insieme alia rinfusa, colla probabile riuscita finale di un
multiplicasti gentes, sed non magnificasti laetitiam !
Eppero av-
venne, che nessun partito politico e parlamentare ne rimase soddisfatto.
Nondimeno, siccome la formazione d'una nuova classe di elettori non
urta per se stessa direttamente contro ilprograrnma di nessun partito,
essa non incontro un'opposizione di massima, e pote essere accolta
dalla commissione parlamentare con pochi emendamenti, come un
qualchecosa, forse per ora unico possibile, ed in ogni caso meglio che
niente. II partito tedesco liberale, sempre impenitente nella sua ido-
latria verso il dottrinarismo liberalesco e il capitalismo giudaico, ao-
colse con mal dissimulata freddezza siffatta riforma, per il tirnore che
la piu parte de' nuovi mandati venisse a cadere in inano ai clerical!
ed agli altri loro avversarii. Yedremo quale atteggiamento saranno
per prendere quelle cariatidi del liberalismo, allorche il disegno di
riforma elettorale, gia approvato dalla commissione, sara sottoposto
dopo le ferie pasquali all'approvazione delle Camere, la quale contro
Serie XVT, vol. VI, fasc. 1102. 32 9 maggio 1896.
498 GRONAGA
tutte le contrarie prevision! di qualche mese fa, si pud dire gia assi-
curata.
La discussione del bilancio dello Stato passo quest'anno piu lesta
e tranquilla dell'usato. Per dime pur qualchecosa, il principe Liech-
tenstein tenne un eloquente discorso, dimostrando quanto basso sia
caduto il parlamentarismo anche in Austria, quanto abbia perduto
della sua tradizionale' iraportanza ed influenza 1'aristocrazia austriaca
allontanandosi dal popolo ed asserragliandosi nella cerchia de' privi-
legi insidiosamente fabbricatole d'intorno dallo Schmerling, padre della
presente costituzione liberalesca, e quanto manchi ancora ad una giusta
e piena rappresentanza degli interessi, spettanti alle classi inferior!
della popolazione nei corpi legislativi dello Stato e delle province.
Nella discussione del bilancio del culto e dell'istruzione, notevole fu il
disoorso del polacco D. r Chotkowski professore nell'universita di Cra-

covia, il quale dimostro con validi argomenti essere necessario un


aumento delle ore destinate all'istruzione religiosa nelle scuole popo-

lari, dove nella Baviera e nella Prussia e assegnato un numero doppio


di ore in piu che in Austria; doversi togliere di mezzo nella scuola
il dualismo formato dalla legge fra 1'istruzione scolastica affidata al

maestro e 1'educazione religiosa di cui & incaricato il catechista, con


grandissimo danno della gioventu. II ministro Gautsch rispose dichia-
rando, che 1'amministrazione scolastica non manchera di favorire con
tuttii mezzi 1'educazione religiosa e morale della gioventu nelle scuole,

deplorando tuttavia, che la scarsezza del clero non permetta per ora.
di accrescere le ore di religione. Da queste e da altre manifestazioni
fatte quest'anno dal ministro Gautsch appare, che 1'esperienza di questi
ultimi anni gli ha insegnato qualchecosa di buono, mitigando in esso
certi spiriti aspri di liberalismo, che 1'avevano posto in cattiva luce-

presso i prima sua entrata nel ministero Taaffe.


cattolici alia
Un D. r de Kozlowski richiamo 1'attenzione del Gro-
altro polacco il

verno sulla grande sproporzione che lo Stato mantiene fra le spese


per gli interessi materiali, e quelle troppo limitate che si fanno per
gli interessi religiosi del popolo, deplorando -la scarsezza del clero ca-

gionata precipuamente dall'indifferentismo religioso delle nostre scuole


medie, e della societa sdrucciolante ognora piu nel materialismo. Di
rincontro Viennese D. r Kronawetter, democratico arrabbiato, richiese
il

la compiuta separazione della Chiesa dallo Stato, ed insieme la con-


fisca di tutti i beni della Chiesa; sui quali beni, detti di passaggio,
lo Stato arbitrariamente e contro le stesse leggi fondamentali della

costituzione, impose nel 1874 un gravoso balzello (del genere della


famosa tassa d'accrescimento francese) ne sembra sia disposto a le-
varlo cosi presto. Se non che levossi a racconciargli il latino in bocca
1'antisemita Mons. Scheicher, dimostrando che in Austria la Chiesa
GONTEMPORANEA 499
non libera, e che il danno piu grave le proviene dall'essere consi-
derata coine un' istituzione dello Stato, da esso dipendente il
;
che
impedisce la sua azione benefica sul popolo, e la degrada agli occhi
del mondo. La Chiesa, continud egli, & un' istituzione divina, nella
quale non hanno da mettere il naso ne monarchi, ne ministri, ne altri.
Yolerla fare un'istituzione dello Stato e delitto; questa fu la causa
del celebre fiasco, confessato in morte da Giuseppe II, il sacristano.
L'oratore dopo un confronto fra la vigilanza dello Stato sulla Chiesa
ed irapport! che passano fra Chiesa e Stato in America, a suo giu-
dizio, assai migliori, quantunque non sieno il suo ideale, conchiuse
augurando, che la Chiesa cattolica possa diventare presto anche in
Austria una Chiesa veramente libera, per lo meno al pari delle sette
dissidenti, riconosciute dallo Stato. Important! furono pure certi
dati statistic! recati in mezzo dalPantisemita D. r Hauck, in riguardo
alia ebraizzazione (Verjudung) dell' Universita di Vienna, di cui fu

parola nelle passate corrispondenze. Per tacere della facolta giuridica,


dove 1'invasione ebraica va crescendo di anno in anno, nel secondo
semestre del 1892 il 51 per cento
degli uditori di medicina discen-
devano dalla casa di Giacobbe. Quanto ai professor! e docenti della
stessa facolta, 1'oratore cito una serie di 55 nomi ebraici, la piu parte
di giudei ungaresi. Anche la questione degli studi superiori per
le donne, fece capolino nelle discussioni della Camera; e sebbene il
ininistro Gautsch ricusi di ammettere per ora le donne alle univer-
sita maschili, e non sia propenso a istituirne di femminili; pure ha
finiteper fare alle donne studiose alcune concession!. Oltre il gin-
nasio femminile da parecchi anni fondato a Vienna, ed una specie di
universita di studi donneschi da erigersi in breve tempo, alle donne
laureate in medicina nelle universita estere sara accordato, mediante
un esame, il riconoscimento dei diplomi acquistati all'estero. Cosi pure
quelle che vogliono qualificarsi per gli studii universitarii dell'estero,
potranno dare 1' esame di maturita presso un ginnasio maschile delle
singole province austriache, Sic itur ad astra! Prima che la Camera
venisse prorogata per le ferie pasquali il circolo dei deputati czechi
della Moravia si sciolse, per fondersi coi Giovani Czechi della Boemia.
Ora si sta lavorando dalle societa cattoliche della Moravia, per sepa-

rare la causa dei conservator! da quella dei nazionali liberal!, e per

preparare 1'elezione di deputati cattolici. Dopo le ferie pasquali il


Parlamento avra ad occuparsi delle due piu grosse questioni, la ri-
forma elettorale, e piu tardi il compromesso coll'Ungheria, che la Ca-
mera dovra accettare, se non vuole che il Badeni la mandi per i fatti

suoi, prima ancora che sia spirato il termine del periodo legislative,
prossimo a chiudersi nella primavera del 1897.
3, Ripigliamo ora il filo della cronaca delle elezioni municipal!
viennesi. Sciolta, come fu narrato, la neoeletta rappresentanza comu-
500 CRONACA
nale perche aveva rieletto a suo capo il Dottor Liiger ad onta della
negata conferma sovrana, incomincid tantosto 1'agitazione elettorale,
nella quale vennero ingaggiate anche le donne parteggianti per gli
antisemiti. Senza dilungarci in descrizioni superfine degli episodii di

questa nuova campagna, preparata e combattuta con pari accanimento


da ambe le parti, bastera accennare, che 1'esito delle nuove elezioni
fu un nuovo trionfo, ancora piii splendido dell'antecedente, per il par-
tito antiliberale e per il suo campione Dottor Liiger. Nel terzo corpo
i candidati antisemiti con
spuntarono tutti 33,350 voti (paijecchie mi-
gliaia di piuche nel passato settembre) contro 10,000, raciniolati a
grande stento dagli ebrei e da' liberali coalizzati. Nel secondo corpo,
malgrado le pressioni d'ogni fatta, esercitate dal Badeni e dal suo luo-
gotenente Kielmansegg a favore dei liberali, sopra gli impiegati e di-
pendenti dello Stato, tirando dentro nelle brighe elettorali anche la
persona dell' imperatore, gli antiliberali conservarono tutti i 32 seggi,
conquistati nelle elezioni del settembre, e cid con un sensibile au-
mento nel numero de' voti; la sconfitta del dottrinarismo liberale rap-
presentato specialmente da questo corpo elettorale fu significantis-
i giudei della N. F. Presse se ne mostrarono inconsola-
sima, tantoche
bili.Finalmente nel primo corpo stesso, la cittadella del capitalismo
giudaico, agli antisemiti venne fatto di guadagnare altri quattro seggi;
sicche la nuova rappresentanza municipale di Vienna, eletta da 47,000
antisemiti contro 21,000 liberali, con un'eccedenza di quasi 26,000

voti, consta attualmente di 42 membri liberali contro 96 antisemiti,


i quali ora possono fare liberamente alto e basso, avendo in mano la
maggioranza di due terzi. Ora e fuor di dubbio, che la nuova rap-
presentanza tornera a rieleggere il Dottor Liiger a borgomastro di
Vienna, ed e assai probabile che, accettando egli tal nomina, venga
questa volta confermata dalla sanzione sovrana, dopo le feste del mil-
lennio ungarese.
Se non che, come la rosa, anche il garofano bianco, distintivo
del partito antiliberale, ha le sue spine. II 28 marzo in una riu-
nione di esso partito scoppio un confLitto violentissimo fra cristiani-
sociali e tedeschi nazionali, il quale potrebbe portare per conseguenza
la rottura definitiva fra gli uni e gli altri, coll'abbandono del Dot-
tor Liiger da parte degli ultimi. Di fatto il Liiger venne da co-
storo accusato di essere troppo clericale, e ligio ai preti ed al Papa
che un oratore di tedeschi nazionali insulto col titolo di mago di
Roma. II Liiger difese ilPapa, e giustifico la sua partecipazione
ai Congressi cattolici ;
ma ne segui un tumulto indescrivibile, cui do-
vette porre termine la polizia, dichiarando sciolta 1'adunanza. Quando
avvenisse tale separazione de' tedeschi nazionali o irredentisti dagli
antisemiti, sarebbe incominciato felicemente quel necessario processo
di eliminazione degli elementi piii torbidi ed eterogenei, di cui fu
CONTEMPORANEA 501
toccato in altra corrispondenza, ed il parti to antiliberale si troverebbe
in grado di procedere piu coerentemente e risolutamente nello svi-

luppo del suo programma cristiano di riforma sociale, dietro la scorta


de' principii cattolici; il che sarebbe tanto di guadagnato per tutti.
4. Ne e da credere, che in mezzo a tutto questo trainestio di par-

titi politici la democrazia socialista se ne stia colle mani alia cintola.


Gli scioperi e le adunanze piu o meno tumultose degli operai si sue*
cedettero con discreta frequenza anche in questi primi mesi dell' anno,
sia nella capitale, sia nelle province. Ad esempio, nelle proprie vici-
nanze di Vienna scioperarono piu migliaia di operai occupati nelle
fabbriche di mattoni, e da ultimo in Vienna stessa il corpo dei pom-
pieri, cui vennero surrogati sino al termine dello sciopero i soldati
del genio, non potendosene fare a meno in quella vasta capitale, dove

gli incendii sono quotidiani. Nel passato febbraio scoppid uno sciopero
generale fra i minatori di Karwin nella Slesia; altri scioperi nume-
rosi, sebbene in minori proporzioni, pullularono qui e cola in tutta
la monarchia. Ad una rumorosa adunanza di 15,000 operai tenutasi
a Vienna, sotto la presidenza del capo socialista D r Adler, un'altra
ne segui di circa 20,000 lavoratori con 50 studenti, recatisi il 18
marzo al cimitero centrale per farvi la solita dimostrazione sulla tomba
dei rivoluzionarii caduti nel 48. Anche nel Tirolo 1'agitazione socia-
lista progredisce, specie ad Innsbruck ed a Bozen a diffonderla fra
;

gl' Italiani della monarchia venne un periodico


fondato a Vienna
< 1' A v venire
informato a principii decisamente anticattolici e sov-
,

versivi. Persino un organo, pubblicato da giovani maestri di scuola,


va soffiando nel fuoco della rivoluzione sociale, predicando la crociata
contro la riforma cristiana della societa, e contro lo stesso cristiane-
sirno, e non risparmiando neppure il vecchio liberalismo, perche troppo
infiacchito nella lotta anticlericale Per dopo Pasqua venne convocato a
!

Praga un congresso generale dei democratici socialisti dell 'Austria, ed


un altro degli anarchici della Boemia. Finalmente nella Galizia e inco-
minciato un movimento di organizzazione fra i contadini, si polacchi
come ruteni, il quale, sebbene per se stesso non condannevole, ed anzi
richiesto dalle lagrimevoli condizioni del ceto agricolo, pure puo
diventare pericoloso, avendoci gia messo il loro zampino i mesta-
tori radicali. Costoro del resto non potrebbero trovare un terreno

meglio preparato a' loro scopi in una provincia, dove gli ebrei hanno
gia ridotto allo stremo della miseria i poveri contadini, imbestiandoli
colle bevande spiritose, dissanguandoli e spogliandoli d'ogni loro avere
colle usure piu inaudite (p. e. il 170 per cento !) e spingendoli dispe-
rati ad einigrare in massa nell'America. Siffatta emigrazione continua,
il Governo 1'attraversi in tutti i modi
sebbene perlocche, se non viene
;

posto senza indugio un rimedio alle cause che la producono, finira


collo spopolare sensibilmente le campagne galiziane.
502 CRONAGA

REPUBBLICA SUDAFRICANA (Nostra Corrispondenza}. 1. Invasione dei


coloni inglesi nel Transvaal. 2. Question! sciolte e question! da

sciogliere. 3. Qualitk di Kriiger e di Jameson.

1. Ora, riepilogando i fatti appurati dal tempo e compiendo la

narrazione dell' invasione inglese nel Transvaal (Repubblica Sudafri-


cana) che demmo r.el nostro periodico *, e anzitutto da notare che
10 stato degli animi irrequieti degli Uitlanders di Johannesburg ma-
turd nella testa del Jameson il disegno di venire in aiuto dei suoi

concittadini. Percio egli teneva pronti alcuni drappelli della CJiar-


tered Company, quando, cresciuto in eccesso il sobbollimento dei
congiurati in Johannesburg, scese da Buluvaio, a tramontana del
Transvaal, eseguendo parve una cospirazione pre-
tali mosse che si

parata da lungo tempo. Gli fu consegnata il 28 decembre, nella


stazione di Maleking, a libeccio della Repubblica, una lettera in
cui era
pregato di venire subito in soccorso
della citta, pronta
a levarsi in armi al suo arrive. Erano parole ricche di esagerazione
e povere di realta. Poiche la sera dello stesso giorno i cittadini di
Johannesburg cominciarono a fuggire a furia e ad accalcarsi nella sta-
zione in attesa dei treni e cosi continuarono per tutta la settimana
appresso. II 30 furono bensi distribuite ad alcuni cittadini le armi,
le quali erano state introdotte di frodo dentro le merci, e s'improv-
visarono alia rneglio gli esercizii militari, ma fu cosa piu da parata
festevole che da apparenza marziale tanto che poi all'appressarsi dei
:

rubesti Boeri tutta quella gazzarra d'un tratto cesso e i lohannesbur-

gesi non pensarono piu ad andare incontro e riunirsi alle forze di


Jameson, che, prima di muoversi, aveva troppo creduto alle loro spa-
valderie e magnifiche promesse. Per la qual cosa le gazzette inglesi
non rifinirono dall'accusare acerbamente quei mercanti ed industrianti
di mancata parola e di animo incostante e malfermo.
Intanto il medico Jameson, tagliato il telegrafo, perche non fosse
richiamato dalle autorita inglesi, passd, il 29 decembre, i confini con
un 700 uomini' e mosse verso levante a Johannesburg. Immantinente
11 presidente Kriiger che da molti mesi era informato di tutti i ma-

neggi per mezzo di agenti segreti, raduno 1'esercito, circa 2000 sol-
dati, e, per rendere vani i motivi della irruzione dei coloni inglesi,
avviso gli scontenti di Johannesburg che avrebbe attenuto le promesse
delle riforme, ed in prova della sua sincerita sospese la riscossione
delle imposte sulle derrate che vi s' importavano. Allo stesso tempo,
il commissario del Capo, Sir Ercole Robinson, disapprovo 1'ingiusta

impresa e di piu fece proclamare in piena Johannesburg 1'assoluta ne-


cessita della tranquillita e della pace. L'audace dottore non se ne

1
Vedi i fasc. 1094, p. 249-251; 1100, p. 249.
CONTEMPORANEA 503
diede per inteso ed il 1 di gennaio attaccd battaglia che duro paree-
chie ore sino alle due di notte. Naturalmente egli perdette, lasciando
sulcampo tra parecchi feriti 10 morti : che i Boeri ebbero maggior
numero di soldati e posizione vantaggiosa. Gl'Inglesi vinti, guerri-
gliando tutta la notte,ritirarono a mezzodi verso Johannesburg, donde
si

in vano aspettarono aiuti, ed in sull'aggiornare del 2 gennaio arri-


varono a Koodepoort, dopo aver lasciato morti nel cammino 70 dei loro.
Rifiniti di forze, affamati e sprovveduti di munizioni, come quelli che
da quattro giorni non avevano preso riposo n nutrimento, vollero
di nuovo con pertinacia insolita scendere a battaglia contro 4000
Boeri che dalPalto di una roccia presso Blakfontein li fulminarono.
Allora solo capirono che bisognava arrendersi 100 morti, molti feriti
:

e tutti gli altri prigioni fu il frutto d'una


spedizione laddove
siffatta ;

i Boeri sostennero perdite di poco momento. II telegramma, spedito


dall'Imperatore Guglielmo al Presidente Kriiger, suscitd in Inghilterra
un furore inaudito. Nella stampa non si risparmiarono ingiurie all'Im-
peratore; in Londra vi fu un principio di sommossa, i eircoli tede-
schi furono messi a soqquadro, gli operai e gli agenti della medesima
nazione ne andarono malconci. Dal loro canto i Tedeschi furono ab-
bastanza sobrii nelle parole quanto ai fatti per6 si addimostrarono,
;

almeno al principio, veementi. Che fu subito dato ordine dal Governo


all' incrociatore See Adler, che gia ormeggiava nella baia di Delagoa,
ed all'altro incrociatore, il Condor, che era di stazione a Dar el Sa-

laam, di star pronti a recar soccorsi alia Repubblica.


2. La presenza di Sir Ercole Robinson, Governatore generale del

Capo, a Pretoria fece si che Jameson, condannato a morte dalla corte


marziale, fosse graziato dal Presidente e rimesso nelle mani del com-
missario inglese. II Robinson, abile diplomatico, e personaggio di una
certa popolarita tra i Boeri, reco al vecchio Kriiger le scuse e le pro-
teste del Q-overno inglese e della Regina si ben condite dalla pro-
messa del bando perpetuo dall'Africa meridionale del primo mini-
stro della colonia del Capo, Cecil Rhodes, e del Jameson che il suo

sdegno ne parve pago. II Presidente Kriiger ha mostrato prudenza


nell'usare moderatamente della vittoria e nel promettere di nuovo le
riforme richieste dai forestieri prudenza consigliata dalla smisurata
:

potenza della Granbrettagna. Cionondimeno la moderazione del Go-


verno della piccola Repubblica non ando disgiunta dalla fortezza: che,
se consegno Jameson
e gli altri prigionieri alle autorita inglesi, gli

consegno, affinche sieno giudicati da esse autorita; inoltre dimandd


1'indennita di 125,000,000 di franchi ed ordino di catturare a lohan-

nesburg 22 membri del comitato


4
,
formatosi per promuovere le ri-

1
Cinque di questi condannati a morte il 27 aprile, furono graziati il
2$ dello stesso mese, ad istanza del Chamberlain, segretario del ministero
504 CRONACA
forme ,
e di condurli a Pretoria per essere giudicati dell'accusa di
alto tradimento. Tra quest! e il colonnello Rhodes, fratello di Cecil
Rhodes.
Intanto Jameson ed i suoi compagni sono approdati in Inghilterra,
vi sono stati ricevuti a gala, e si sono fatti rilasciare liberi dalla pri-

gionia per tutto lungo processo con un semplice sborso di denaro ;


il

Johannesburg tempesta per avere i bramati privilegii Cecil Rhodes, ;

il Napoleone del Capo, dopo aver rimesso I'uincio a Sir Giovanni


Sprigg, antico tesoriere della Colonia, e dopo aver fatto una sernplice
comparsa in patria, e ritornato in Africa piu operoso di prima, e questa
volta tra i Matabele per la via di Beira le armi ora dirette contro i ;

Matabele ribelli pare che sieno per rivolgersi verso


il vicino
Transvaal;
questo sta preparato a battersi di nuovo, e, inemore degli antichi pa-
timenti, ne mette in mostra i monuinenti, testimone la forca detta
Kookhause Drift, su cui furono impiccati dagl'lnglesi, or sono cin-
quant'anni, cinque capi boeri ; per conclusione di tutto, 1'Inghilterra
anna ed appresta le sue navi con tanta sollecitudine che da a temere
non poco. La discussione, se la Granbrettagna abbia o no 1'alta so-
vranita sulla Repubblica Sud africana in guisa che quella possa inter-
veuirvi nelle questioni simili alia presente, cioe avere ingerenza nelle
cose interne, questa discussione ferve anch'essa gl' Inglesi coi loro :

partigiani I'affermano, Boeri coi Tedeschi e Francesi lo negano e,


i

s'intende, tutte e due le parti avverse eitano trattati, massime quello


di Londra dell'a. 1884. Ma, attesoche 1'Inghilterra vuole 1'egemonia
su tutti gli Stati dell 'Africa meridionale per potere formare il Grande
Impero Sudafricano, senza impaccio di vicini, e la Germania si e
dichiarata protettrice dei Boeri, avverra quel che e quasi sempre av-
venuto che la ragione sara dalla parte del piu forte e di nuovo colle
armi in mano si fara sentire al nemico stat pro ratione voluntas. In-:

tanto Chamberlain lavora per togliere in modo definitive le diffi-


il

colta col Transvaal e ripristinare stabilmente la buona armonia tra


Londra e Pretoria. II Chamberlain vorrebbe nientemeno che al ter-
ritorio Rand fosse data piena autonomia locale, col solo obbligo che
le leggi, decretate dai rappresentanti di questo, sieno soggette al veto

del Presidente della Repubbblica. Inoltre il medesirno ha spesso ed


inutilmente invitato il Kriiger a recarsi a Londra, a fine di appianare
a voce le controversie. Segno evidente che il Chamberlain diffida

che i Boeri sieno


per ingollare quali sono
la sua pillola, i forse

disposti a concedere riforme amininistrative e sociali, non gia poli-

delle colonie. Di li a poco il Kriig-er scaltramente ha colto il destro di pub-

blicare document! onde si fa palese che Jameson, coi suoi compagni ed


i

il capo Cecil
Rhodes, era d'intesa col comitato di Johannesburg- per ab-
battere 1'indipendenza della Repubblica. II Chamberlain aveva affermato il
contrario nella Camera dei Comuni !
CONTEMPORANEA 505
tiche. Tra le riforme politiche v'e il diritto di votare, da concedere
agl'Inglesi ed agli altri troppo numerosi forestieri, pur avendo molti
di questi nella Rep'ubblica dimora precaria. II che vuol dire per i Boeri
un forte e fondato timore che presto o tardi il loro Governo possa ca-
dere in mano della Granbrettagna. Questo timore si e accresciuto viva-
mente nei Boeri dall'odio vicendevole antico e spietato, dal vedersi
circondati da per tutto, quasi da una catena di ferro, dalle colonie

inglesi (tan to che, in sul finire dell'anno 1895, 1'unico sbocco libero
da essi bramato sul mare, nella baia Kosi, sfuggi dalle loro mani, es-
il territorio dei Capi Zambaan ed Um-
sendosi 1'Inghilterra appropriato
begesa), dal pretesto infine che un giorno John Bull potrebbe far va-
lere per un'occupazione del paese, la riscossione di somme tragrandi
di lire sterline, appartenenti agl'Inglesi ed investite nelle vie ferrate
ed in edificii pubblici del Transvaal. Che che ne sia della forza e del

valore di tutte queste questioni, il certo e che la Repubblica Sud-


africana dovra cedere le troppo necessarie riforme amministrative,
affinche i forestieri (Uitlanders) vi partecipino e sappiano una volta

che uso si fa delle tante tasse che pagano. Abbiamo riferito sempli-
cemente le questioni varie che agitano potentemente nei due par-
si

titi ; questioni che non si ristringono soltanto nella cerchia del Trans-
vaal, ma
si attengono altresi alle colonie del Capo e di Natale e allo

Stato Libero di Orange, ove sono sparsi a gran numero gli antichi
Boeri, eredi della nimista tra gl'Inglesi ed i loro maggiori.
Diciamo ora qualche parola dei due principal! personaggi di
3.

questo dramma, Kruger e Jameson. Paolo Kruger e il vero tipo dei


Boeri. Nacque il 10 ottobre 1'a. 1825 da una famiglia agiata di con-

tadini, d'origine tedesca, rifugiatasi in Africa al tempo delle guerre


di religione: ha ora un aspetto di vegliardo venerando, onde e chia-
mato comunemente Zi' Paolo. Come gli altri Boeri, egli non ha rice-
vuto quasi nessuna istruzione. Giovane, prese parte insieme col padre
a tutte le guerre contro i Cafri, dando prove di coraggio straordinario.
All' eta di 13 anni, dovendo stendere la lista degli elettori e dei ri-
ser visti in caso di guerra, fornito di note vole intelligenza e di grande
memoria, si mise all' opera d' imparare leggere e scrivere. Durante
la guerra dell'indipendenza fu uno dei triumviri e collega dei famosi
M. W. Pretorius, (che ha dato il nome alia citta capitale,
Pretoria)
e del generale P. J. Joubert. Egli e presidente dall'anno 1882,
sin
senza interruzione veruna: 1'a. 1893 fu rieletto a tanta pluralita di
voci, quanta non ne aveva avuto per lo innanzi. Facondo ora tore e
conoscitore profondo del suo popolo, dirige a suo arbitrio il Volksraad.
II suo buon senso, I'accortezza di contadino e 1'affetto che il suo po-

polo ed alcuni forestieri nutrono per lui, hanno renduto vani i fre-
quenti attacchi degl' Inglesi. Kruger ha 1'istinto del progresso, in
guisa da potere vincere antichi pregiudizii ;
ebbe la destrezza di chia-
506 GRONAGA
mare tram vie a vapore le vie ferrate che ha compito, a fine di ren-
derle meno esose ai suoi Boeri, quali, da rozzi carrettieri che sono,
i

vi scorgevano un fantasma inesplicabile. Con un tal uomo e col suo


r
aiutante, 1'Olandese D. Leyds, segretario di Stato, il Transvaal non
perira cosi presto, se mai e destinato a perire. Di Paolo Kriiger molti
si rammentano le liete accoglienze che
si ebbe dall'Imperatore Ghi-

glielmo I e dalla sua corte, il giugno dell'anno 1884, quando egli


visito la patria dei suoi antenati. Nel il Kriiger commosso
dipartirsi,
gli strinse la mano ed esclamo :
Maesta, tu sei un vecchio sovrano
e governi una nazione potente ;
il Transvaal invece e un piccolo fan-
ciullo a petto della Grermania. Or questo fanciullo cerca aiuto presso
i suoi genitori ed educatori, se mai gli sovrasti disgrazia. Pud anche
a v venire che cada ed allora vuole essere rialzato. Maesta, se le cose
ci andranno male, deh! tu ci aiuta e sollevaci. Queste schiette pa-
role, che Bismarck da buon traduttore veniva man mano voltando
dall'inglese in tedesco, commossero gli astanti e ingenerarono nel pro-
nipote del Sovrano, il future imperatore, Ghiglielmo II, una simpatia
imperitura per il popolo del Transvaal.
Quanto a Jameson, egli ha soltanto 42 anni. Studio medicina a
Londra, ove fu laureate a pieni voti 1'a. 1875. Di li a tre anni parti
per 1'Africa australe. Quivi, in Kimberley, ebbe fama e nome di me-
dico per eccellenza e di fatti guari non pochi da grave malattia,

segnatamente il presidente dello Stato libero di Orange. Divenuto


amministratore della Chartered, conserve la sua natura grave e mite ;

percio non si pud ammettere ch'egli fosse unica cagione della irru-
zione nel Transvaal senza la mano del Governo inglese la cosa non
:

si potrebbe in verun modo spiegare. Egli segui la spedizione nel paese


di Masciona, ove fu poi governatore. In altre escursioni non manco
mai la sua opera, che, sotto il potente impulse del Rhodes, ha mira-
bilmente concqrso agli sforzi del Johnston, del Colquhoun e del Selous
onde si sono gittate le fondamenta dell' Impero Sudafricano. Diciamo

a bello studio che si sono gittate le fondamenta dell' Impero Sudafricano,


rigettando 1'esagerazione di alcuni scrittori nella stampa periodica, i
quali senz'altro affermano che 1' Impero Sudafricano e bell' e formato.
Concediamo che gl'Inglesi col loro senso pratico e col loro istinto
per le colonie hanno per opera della Compagnia dell'Africa australe
introdotto molto incivilimento in quella terra abbandonata e moltissirno
hanno benanche promosso da piu lungo tempo nelle colonie del Capo
e di Natale, nello Stato libero di Orange e nella Eepubblica Sudafri-
cana (che anche questi due Stati dovrebbero inevitabilmente far parte
dell'Impero); ma dal molto al compimento, per avere un impero, ancora
c'e che ire. Si giudichi dalla presente condizione delle medesiine
colonie e dei due Stati che crediamo necessaria a meglio conoscere una
parte si importante di Africa, di cui altri Jameson faranno parlare
assai in avvenire.
CONTEMPORANEA 507
La popolazione complessiva, nota, parte per censimento officiate,
parte per calcolo private, ammontava 1'a. 1895 a 5,138,128; delle
vie ferrate v'erano in esercizio 5104 chilometri e delle linee telegra-
fiche 16,747 chilometri 1'a. 1894; il territorio e vasto 2,978,770 chi-
lometri quadrati. Eccetto le vigne del Capo, il resto e miniere di
metalli e pascoli 1' industria v'S poco diffusa. La Chartered Company,
;

cioe Compagnia privilegiata per privilegii militari e civili, i quali le


furono concessi dalla Kegina Yittoria il 13 ottobre 1'a. 1889 e con-
fermati 1'a. 1)891, simile alia famosa Compagnia delle Indie oriental!
ed a tante altre, istituite spesso nelle colonie britanniche. II Governo
ne favorisce le imprese e solo si riserva il diritto di prendere a tempo
opportune un'autorita piu diretta sul territorio, occupato dalla com-
pagnia. La Compagnia australe, in cinque anni di vita,
dell'Africa
si e fatto cedere il protettorato, 1'amministrazione ed in fine il pos-

sesso delle regioni che dal territorio britannico dei Besciuani si sten-
dono sino fiume Zambese. Essa Compagnia ha sog-
ai laghi oltre il

giogato i
Matabele, ha vinto le difficolta sorte tra lei e i Boeri in :

quelli orridi deserti ha innalzato citta, come Salisbury, Umlati e Vit-

toria e le ha riunite con agevoli comunicazioni di parecchie migliaia


di chilometri di telegrafi, di strade e di vieferrate, che muovono da
Kimberley tramontana (ora sino a Mafeking) e da Beira nella
di verso
foce del Pungue sull'Oceano Indiano per entro la colonia di Masciona
fino a Scimoio Nuovo; inoltre si e procacciato bel bello dal re Lo-

bengula i diritti delle ricche miniere di Matabele, onde spera soste-


nere le tragrandi spese, necessarie allo stato delle colonie; in somma,
possedeva un territorio di
alia fine dell' anno passato, la cornpagnia

750,000 miglia quadrate, che e quanto dire un territorio piu vasto


della Francia, dell' Italia e dellaGermania riunite insieme, diviso in
2,500,000 azioni, le quali costituiscono un capitale nominale di 62 mi-
lioni e mezzo di franchi. Cosi per operosita instancabile dei suoi
agenti Jameson, Newton ed altri, per spese straordinarie e per senno
pratico della medesima compagnia ogni di piu crescono i mezzi d'inci-
vilimento di quella parte di Africa, prospera la colonia Rhodesia
(Cecil Rhodes le ha dato il nome) nel Matabele ed i coloni europei
vi accorrono piu numerosi, non senza fondata speranza che dalle altre
colonie inglesi fiorenti del Capo e di Natale sia per sorgere un di la
virtu salvatrice della desolata Africa.

CESAREA DEL PONTO (Nostra Corrispondenza). I cristiani armeni cat-


tolici, scismatici e protestanti SODO trucidati da per tutto; le loro case
sono derubate e bruciate; le loro figlie e mogli rapite e violentate.
Scene strazianti. Caritk de' Missionarii.

Alle stragi commesse dai Turchi e dai Kurdi in molte


inaudite
citta e terre contro gli Armeni e da noi narrate nei fasc. 1096, p. 499 ;

1098, p. 751, sono ora da aggiungere quelle non meno spaventose di


508 CRONAGA
Cesarea del Ponto, comunicateci da persona gravissima che ne fu testi-
mone oculare. Cosi, dopo le tantissime testimonianze di persone auto-

revoli, che per dippiu erano sul luogo, cesseranno, crediamo, certi
partigiani politic! dal fare a fidanza colla buona fede dei lettori e
daH'ammannire loro una lunga lista di semplici asserzioni contrarie,
per conchiudere che gli eccidii turcheschi di Armenia furono tutti
esagerazione degli interessati Inglesi.
Ecco il testo della lettera scrittaci in data del 14 aprile 1896.

Ai 18/30 novembre, verso sera il Fascia luogotenente a cavallo,


e seguito da un colonnello e da due trombettieri, entra nel bazar della
citta, e dopo una semplice guardata a destra e a sinistra, n' esce,
quando d'un fucile, che era segno convenuto, tutto il bazar
al colpo
risuona di urli e di frastuoni di Turchi e di Kurdi e diventa un campo
di carneficina, reso piu orrido da un tramenio concitato di spade, di
scimitarre, di fucili e di bastoni. Ben presto 1'onda procellosa di quei
selvaggi arrabbiati piomba su tutta la citta. I cristiani armeni, cattolici,
scismatici e protestanti, sono trucidati da per tutto senza veruno scampo,
senza verun riguardo all 'eta, al sesso e alia dignita per ben tre ore
;

e mezzo 1'orda turchesca s'inebrio di sangue cristiano. Persino nei


bagni furono uccise tre donne le altre n' andarono salve per opera
;

del Governatore, che nella sua singolare debolezza verso gli assali-
tori, fu capevole soltanto di quest' atto uinano. I soli greci furono ec-
cettuati. Finito il macello, i Turchi si diedero a saccheggiare le bot-

teghe e le case, quindi vi misero fuoco. Colle lagrime agli occhi, di

lia pochi giorni, vedemmo un 300 botteghe spogliate, 400 case deru-
bate e 36 bruciate ci accertamrno che furono rapite 36 donzelle e,
;

violentate, furono restituite dopo quattro giorni che alcune di esse,


;

non volendo acconsentire ai loro pravi desiderii, furono sbranate ; in-


fine, venimmo a sapere con certezza che 336 cittadini pacifici furono
scannati da gente non mai sazia di sangue, di oro e di piaceri sen-
suali. Di questi infelici, 18 sono cattolici, 23 protestanti, il resto sci-
smatici. Un cinquanta donne imbelli si noverano tra i morti. Non
voglio tralasciare alcune particolarita, nelle quali spicca la raffinata
crudelta dei Turchi. Un droghiere, Giorgio Sarailian, fu impiccato
vivo per le mascelle ad un chiodo della bottega del macellaio, e sbra-

nato, ne furono gittati i Chi vuol comprare,


pezzi a' cani, gridando :

un pexxo per due para (I centesimo). Un giovane, caduto in mano dei


Musulmani, due di que&ti lo levarono in alto capovolto e un terzo lo
parti colla scimitarra in due pezzi. Fu visto un figliolino balbettando
trascinarsi alia niadre trucidata, e, succhiandone ie mammelle irri-

gidite, fu udito piangere e gridare :


Mamma, mamma, svegliati ! Un
Turco, dopo aver uccisa una donna, ne lancia in alto il
figliuolo per

trafiggerlo nella caduta. Questi credendo che fosse scherzo, lo fissa


con occhi sorridenti e fa atto di corrergli tra le braccia. L' omicida
CONTEMPORANEA 509
n' e commosso e si astiene dal macchiarsi del sangue di una creaturina
innocente. Dopo tre di, preso da dolori di visceri, muore, esclamando :

morte che incontro, sono castigo della mia azione scel-


I dolori e la

lerata. Molti del feriti, che in numero uguagliarono i morti nel


primo assalto, furono finiti da quell' esercito che doveva difenderli.
lo stesso fui minacciato di morte, mentre ero all' ufficio della posta,
e fui salvato con cinque altre persone soltanto per 1' energico soo
corso del capo uella posta, che fece deporre le armi all' assalitore.
Noi cittadini di Cesarea non demmo nessuno appiglio a tanta strage ;

non vi fu da parte nostra indizio di ostilita, di resistenza e di ribel-


lione. Le armi, cerche e ricerche con lunga indagine nelle botteghe
e nelle case, non si erano trovate. Fummo assaliti all' improvviso,

quando tranquilli attendevamo alle nostre faccende, sicuri della pa-


il rappresentante del Governo aveva dato ben quattro
rola d' onore che
volte con giuramento ai maggiorenti delle varie nazioni, che una
goccia di sangue non sarebbe stata versata. Fui anch' io presente
a quelle radunanze, indette dal Governo. Se non che, non solo non
s'impedirono le stragi, ma neppure nulla si voile prevenire. Poiche
si permise che i Turchi, coi loro urli fanatici, spargessero da prin-
cipio la voce che i giauri (i
cristiani) avevano ammazzato il Generale
delP esercito, avevano "assalito la grande Moschea, trucidato i Musul-
mani e commesso altre nefandita. Che piu? I rei di tanta barbarie,

benche noti e confessi, rimasero impuniti sol amen te alcuni pochi


:

per pura formalita furono incarcerati, e dopo alquanti di rilasciati in


liberta. Ci vorrebbeun Virgilio per descrivere questa tragedia Fi- !

nisco col notare che in mezzo a tanti mali non venne meno la ca-
rita cristiana. Poichele 1500 persone rifugiatesi nella chiesa catto-
lica e le altre 500 ricoverate nella casa dei PP. Gesuiti furono nu-
trite da noi per 10 giorni, e cosi sino ad oggi, 14 aprile, noi ed i
Padri della Compagnia di Gesu abbiamo continuato a distribute fa-
rina, pane e vesti.

IV.

COSE VARIE
1. Feste papali nella Repubblica di Colombia. 2. L'origine e lo svolgi-
mento della rivoluzione equatoriana.

1. Feste papali nella Repubblica di Colombia *. II 3 marzo di que-


st' anno venne in quella Repubblica festeggiato con straordinaria so-
* Nell'America
Meridionale, con capitale Bogota; si compone di nove
Dipartimenti, gia Stati, ossia Antioquia, Bolivar, Bayaca,# Cauca, Cundina-
marca, Magdalena, Panama, Santander, Tolima ha una superficie di kilo-
;

metri quadrati 1,330,875 (quasi cinque volte la nostra Italia) con una po-
polazione di 3,320,530 abitanti. (Vedi Almanacco di Gvtha, 1896, pag. 803).
510 GRONAGA
lennita P anniversario dell' incoronazione del glorioso nostro Ponte-
fice Leone XIII. I diversi giornali del paese ci sono giunti con
larghe descrizioni di quei festeggiamenti, del quali si deve tener
memoria soprattutto pel carattere pubblico ed ufficiale che rivesti-
rono per parte del cattolico Governo di quello Stato cosa pur :

troppo rara ai nostri giorni, e forse unica su tutta la faccia del globo.
Riportiamo percio subito, tradotto dallo spagnuolo, il testo del pub-
blico decreto col quale si ordinavano quelle feste II vice-Presidente :

della Eepubblica, Incaricato del potere esecutivo, decreta : Art. 1."


II governo di Colombia si associa all'omaggio di amore e di vene-
razione che il mondo cattolico ed in particolare il popolo ed il clero
di Colombia si preparano a tributare al Sommo Pontefice LEONE XIII,
il 3 marzo prossimo, 18 anniversario della coronazione di Sua San-
tita come supremo Gerarca della Chiesa universale. Art. 2. Nel

giorno suddetto verra issata la bandiera nazionale nei pubblici edi-


ficii, e questi saranno illuminati durante la notte. Art. 3. Gli
c alti funzionarii dell' ordine politico e giudiziale assisteranno al Te
Deum che cantera nella chiesa metropolitan.
si Art. 4. II mi-
nistro della guerra disporra che la forza pubblica concorra alia detta
solennita. Art. 5. I signori governatori, conforme allo spirito
del presente decreto, ordineranno cid che reputano conveniente af-
finche nei proprii rispettivi dipartimenti venga pure degnamente
solennizzato 1' anniversario della coronazione di S. Santita LEOITE XIII.
Art. 6. Copia autentica del presente decreto sara presentata al-
1'eccellentissimo signer Delegato Apostolico. Si comunichi e si

pubblichi Dato a Sapo (dipartimento di Cundinamarca) ai 29 di


febbraio 1896. M. A. Caro. II ministro di governo, Rafael
Reyes. >

L' alba del giorno 3 di marzo, come seguono a narrarci i fogli co-
lombiani, venne salutata da salve di artiglieria e dai suoni festivi
dei concerti militari. La capitale Bogota era tutta imbandierata coi
colori nazionali e colle bandiere dei varii Stati che cola hanno i loro
rappresentanti. Alle ore nove 1'Arcivescovo, accompagnato dal Capi-
tolo, dal Clero e dal Seminario, si reed in gran pompa alia cattedrale

per celebrarvi la messa solenne. A questa assisteva, in luogo d'onore,


Mons. Enrico Sibilia, Incaricato d'affari della S. Sede vi erano pure ;

presenti molti membri


del corpo diplomatico e consolare, i ministri di
i rappresentanti del municipio di Bogota, i signori componenti
Stato,
la Commissione delle feste e grandissimo concorso d'ogni fatta di per-
sone che gremivano il tempio. Dopo la Messa fu cantato, con accompa-
gnamento di
grande orchestra, un solenne Te Deum. Intanto i differenti
corpi dell' esercito in uniforme di gala si erano schierati sulla grande
piazza di Bolivar, davanti la cattedrale dalP atrio della quale 1'Ar-
:
CONTEMPORANEA 511
oivescovo, accompagnato da solenne processione, impart! coll' augu-
stissimo Sacramento la benedizione alle truppe. Alle 12 fu fatto
un grande ricevimento presso 1' Incaricato d'affari della S. Sede, di-
nanzi al quale lesse uno stupendo indirizzo il signor D. Vicente Re-
strepo, presidente della Commissione organizzatrice delle feste egli ;

fece ben rilevare quale fosse lo scopo speciale della straordinaria so-
lennita di quest'anno, una protesta solenne, cio&, contro le feste venti-

settembrine, che tanta amarezza aveano cagionato al cuore del Santo


Padre. Mons. Sibilia rispose con altro bellissimo discorso, il cui testo
leggiamo riportato per disteso dai giornali di la, quali El Correo Na-
cional,El Telegrama, El Orden, La Epoca ; alcuni dei quali uscirono
per 1'occasione con numeri speciali e illustrati. Le feste di quel bel
giorno si chiusero con una generale e ricchissima illuminazione di
tutta la citta e con una serenata delle bande nazionali al palazzo della
Delegazione pontificia. Onore alia cattolica Colombia, dove si e
saputo e potuto fare qtiello che ad ogni Stato veracemente cattolico si

>converrebbe.
2. L'origine e lo svolgimento della rivoluzione equatoriana. Avemmo

gia ripetuta occasione di porgere ai nostri lettori le tristi notizie della


Repubblica dell'Equatore, ove il trionfo del radicalismo segno il prin-
<jipio diuna fierissima persecuzione contro la Chiesa, della quale
persecuzione narrammo dolorosi episodii ora, notizie direttamente per-
;

venuteci di la ci mettono in grado di ricordare a' lettori 1'origine e lo


svolgimento della rivoluzione equatoriana, onde la setta avea tentato
svisare la storia, intercettando le veridiche relazioni mandate dal-
1'Equatore all'estero, e propalando novelle inventate per accusare
gl'innocenti ed iscusare i rei.
I primi sintomi della rivoluzione mostraronsi nel decembre 1894.
Trovavasi allora a capo del governo equatoriano il presidente Cordero,
uoino timido che con il suo contegno non riusciva certo a far per-
dere 1'audacia a chi preparavasi a tentare un colpo di inano. Comin-
ciarono a manifestarsi i torbidi a proposito della voce allora corsa,
e puranco non accertata, che la bandiera equatoriana era stata issata
su di un vascello chileno, gia venduto al Giappone. Tale diceria servi
d'occasione ai mestatori per aprire un fuoco di fila controil presi-

dente ed il suo governo : i


giornali della setta empivansi di atroci
invettive contro di questo e di quello, finchd eccitata la pubblica
opinione e riscaldati i ferri, un gruppo di ultra- conserva tori e di
radicali riusci a corrompere uno dei battaglioni di stanza a
Quito;
e cosi la rivolta scoppio, la vigilia dell'Ascensione del
1895, insan-
guinando le vie della capitale. Dopo alcune ore di fiera lotta, il go-
verno presidenziale restava vincitore; ma il Cordero, tutto sgomento,
si affretto a presentare le sue dimissioni. Questa soluzione
parve ren-
dere al paese la calma, che peraltro fu solo apparente.
512 CRONACA CONTEMPORANEA
Gli eccitamenti e le congiure andavano sempre aumentando. Nel
i radical! di Guayaquil
maggio, insorsero, costringendo il governo a
dimettersi e partirsene per 1'esiglio, mentre essi chiamavano in tutta
fretta il generale Alfaro proclamandolo capo supremo della Repub-
blica .

gen. Alfaro, sin dal tempo del prode Garcia Moreno, avea cospi-
II

rato contro il legittimo governo del suo paese; per la


qual cosa ve-
niva considerate come capo del partito radicale e primo neniico dei con-
servatori. Ritiratosi dipoi nell'America centrale, egli veniva macchi-
nando grand! progetti per 1'avvenire, tenendosi in continua relazione
con i mestatori, all'appello dei quali egli accorse prontamente. Ac-
colto in trionfo dai ribelli di Guayaquil, si mise alia testa della
rivoluzione armata, togliendo le comunicazioni coll'estero e funesto la

patria con la guerra civile. Per quanto egli non riuscisse mai a ri-
portare una vittoria, pure si avvicinava, di passo in passo a Quito con
i suoi satelliti mentre il governo regolare, all'annuncio del suo avan-
;

zarsi, si dileguava come nebbia, non restando a capo della resistenza


che il solo Segretario di Stato, il quale ritiratosi verso il nord, tento
invano la riscossa.
Cosi la rivoluzione trionfava a Quito, ove i soldati di Alfaro anda-
rono subito ad occupare i conventi per acquartierarvisi. II nuovo go-
verno fe' piazza pulita de' vecchi official! ed impiegati costoro, co- :

Btretti a ritirarsi, cedettero il posto ai beniamini del partito radicale :

cosi si purificava la pubblica amministrazione. Intanto la stampa


settaria vomitava veleno contro la Chiesa ed il Clero eccitando la

plebe ai peggiori eccessi. Un solo giornale cattolico tentd di alzare


la voce ma, al suo secondo numero, aveva gia i suoi editor! in pri-
;

gione, la sua tipografia devastata, le casse dei caratteri gettate nella


pubblica via: cosi ponevasi in atto la liberta di stampa.
In qiiestomezzo il palazzo dell' Arc! vescovo venne assalito dai
soldati e dalla plebaglia furente tutto fu messo a soqquadro quel che
:
;

non si pote rubare fu distrutto; Monsignore istesso corse pericolo


di vita. In tal guisa, le veesazioni contro i preti, i frati, le monache
non ebber piu tregua, costringendo molti di essi a cercare uno scampo
all'estero. Le ruine materiali e moral! sono immense e su quel di-
sgraziatissimo paese il terrore della tirannide massonica e radicale

regna sovrano.
SANCTISSIMI DOMINI NOSTE1
LKONIS DIVINA PROVIDENTIA

PAPAE EPISTOLA
XIII
AD
EPISCOPOS HVNGARIAE

DILECTIS FILIIS NOSTRIS


S. R. E. PRESBYTERIS CARDINALIBVS
CLAVDIO VASZARY ARCHIEPISCOPO STRIGONIENSI
LAVRENTIO SCHLAVCH EPISCOPO MAGNO-VARADINENSI LAT. RIT.
CETERISQVE VENERABILIBVS FRATRIBVS
HVNGARIAE EPISCOPIS

LEO PP. XIII


DILECTI FILII NOSTRI ET VENERABILES FRATRES
SALVTEM ET APOSTOLICAM BENEDICTJONEM

Insignes Deo aeterno grates tola Hungaria singularibus


cum laetitiis agendas iure vos optimo decrevistis. Deo quippe,
statori providentissimo et conservatori regnorum, si qua un-
quam natio, vest'ra maxime referre debet vim magnam bene-
ficiorum, non pauca iam saecula difficilesque per casus, ac-
eptam quibus recolendis celebrandisque beneficiis peraptum
:

obvenit tempus patriae vestrae natali felicissime redeunte. In


eo namque estis ut annum numeretis millesimum ex quo ma-
iores domicilia sedesque suas istis in regionibus colloca-
illi

verunt, atque res coepit Hungarica. Constituta sollemnia


nihil dubitamus quin dignum plane exitum honestissimaeque
fecundum utilitatis sint Neque enim esse ullus potest
habitura.
sincera caritate civis, quern non decora tangant communis

patriae, et cui non acres admoveat imitandi stimulos avita


rerum gestarum gloria publice revocata. Ad haec accessk)
nobilis Setex consentiente suffragio excultarum quotquot sunt
gentium, quae gaudia vestra amice consociantes, regnum certe
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1103. 33 25 maggio 1896.
514 SANCTISSIMI D. N. LEONIS DIVINA PROVIDENTIA PAPAE XIII

gratulabuntur aptis legibus institutisque conditum, civili pru-


dentia et virtitute bellica conservatum, multis egregie factis
in hanc provectum diuturnitatem et amplitudinem. Nobis-
metipsis tarn iucunda accidit faustitas vestra quam quae iucun-
dissima, nee quidquam optatius est quam vobiscum, Venera-
biles Fratres, populo vestro mente animoque
praesentes in
versari. Facit hoc praecipue turn Nostra erga Hungarian! ca-
tholicam peculiaris propensio et cura, turn vero ipsius in hanc
Apostolicam Sedem atque in Nos plane studiosa voluntas, cre-
bris significationibus declarata. Inter cetera, postremis hisce
annis frequentes Hungaros Roma vidit, vobis rite ducentibus,
ad sepulcra Apostolorum Principum venerabundos ;
vidimus
Nos coram effusos, quum testimonia
fidei, obsequii, amoris,

communi popularium nomine, exhiberent pulcherrima. Nee


defuit eis benevolentia Nostra et opportunae exhortationis allo-

quium, ut animos in officiis sanctae professionis confirmare-


mus: quamquam id consulto uberiusque praestitimus nationi
universae, litteris ad vos semel atque iterum datis. Nunc autem,
quandoquidem commeminisse iuvat qua verecundia et gratia
clerus bonique omnes ilia paterni animi argumenta acceperint,
rursus ad vos, interpres caritatis Nostrae, haec epistola ad-

veniat; quae, favente Deo, saecularis celebritatis et laetitiam


augeat et fructus multiplicet.

In tota rerum quarum apud vos commemoratio cultu


serie

magnifico apparatur, religionis catholicae ea omnino elucet


atque eminet virtus, quae optima est incolumitatis publicae con-
bonorumque omne genus parens vel fautrix in populis.
ciliatrix

Sane, quod prudentiores vestrarum rerum scriptores aiunt, oc-


cupatas regiones natio Hungarorum nee diu ne prospere
istic

tenuisset, nisi earn doctrina et gratia evangelica, iugo super-


stitionis exemptam, monendo ao mitigando, ad ilia adduxisset,

iura gentium vereri, laedere neminem, clementiam induere, co-


lere studia pacis, principibus tamquam Deo subesse, fraterni-
'

tatem domi forisque exercere. Admirabili modo, in GEIZA


- -

duce et in primoribus gentis, catholicae fidei apud vos conse-


crata sunt initia; agente in primis sancto episcopo ADALBERTO,
EPISTOLA AD EPISGOPOS HVNGARIAE 515
viro apostolicis laboribus et martyrii denique laurea clarissimo.
Quae quidem initia tanto praestantiora extiterunt, quanto et
tempora et loca periculosius patebaut funesto cum Ecclesia ro-
mana dissidio ab orientalibus erumpenti. Coepta patris institit

perfecitque STEPHANVS, christianus princeps spectatissimi exem-


pli, divinae in vos benignitatis consiliis magno animi et operae
ardore obsecutus. Qui merito gentis vestrae firmamentum prae-
cipuum ac lumen ideo salutatur, quod earn, religionis verae
non modo ad sempiternae adeptionem salutis, sum-
beneficio,
rnum bonorum omnium, instruxit, sed ceteris etiam expeten-
darum rerum praesidiis auxit et nobilitavit. Eo ipso principe.
qui pietate excelsa sceptrum suum augustae Dei Matri et bea-
tissimo Petro oblatum dedicatumque voluit, inita est inter ro-
manos Pontifices et reges populumque Hungariae ilia studio-
rum officiorumque vicissitudo, quae a Nobis alias est collaudata.
Eiusdem coniunctionis sacratum quasi vinculum ad perpetuita-
tem fuit corona regia, Christi Servatoris et Apostolorum ico-
nibus distincta, quam Stephano Silvester II decessor Noster
dono misit, quum regium ei attribuit nomen, quod apud vos
Christi fidem longe lateque diffiiderit Illud autem est com-
d
.

memoratu dignum, quod simul Hungarorum comprobat in obse-


quio Petri constantiam, ut scilicet eadem corona varias gra-
vesque temporum procellas salva pertulerit, pristino fulgens
honore, perinde semper habita religioseque custodita tamquam
regni decus maximum et praesidium.
Eiusmodi auspiciis factum est, ut crescens opibus Hungaria
easdem ingressa sit vias quibus populi incedebant christianae
Europae adolescentis, et proprium generis ingenium, validum
erectumque, eo felicius ad om'nem virtutis humanitatisque appu-
lerit laudem, Inde, praeter commoda et ornamenta cetera, baud
exiguus provenit hominum numerus, qui sanctitate vitae, doc-
trina, litteris, artibus, gestis numeribus, semetipsos et patriam
verissime illustrarunt. Atque rem sane optimam ii moliuntur,
qui, ut allatum est, talium religionis promeritorum selectam co-
piam, monumentis ex oblivione et silentio eductis, in lucem per
1
Clemens XIII P. M. in alloc. Sz qui militari, die I oct. an. MDCCLVIII.
516 SANCTISSIMI D. N. LEONIS DIVINA PROVIDENTIA PAPAE XIII

solemnia ipsa proferendam oculisque exponendam curant. Porro


monumenta litterarum, quum vestra, turn ea quibus apostolica
Nostra tabularia abundant, summa consensione illud testantur
quod permagni interest,praesertim hoc tempore, reputare. Vide-
licet quales fuerint apud maiores vestros Ecclesiae partes in iure
publico sive constituendo sive administrando : eius certe sa-

pientia, disciplina, aequitas, cunctis ordinibus libentissimis,


usquequaque influxit. Civilis praeterea libertatis, pro qua
populus vester nunquam destitit propugnare, Pontifices roraani
tutores vindicesque se, quodcumque ilia in periculum ac discri-
men vocata est, vel rogati vel ultro praebuerunt. Id saepius
olim accidit ;
tune in primis quum impetus acerrimorum fidei

sanctae hostium oportuit refutari. Qua in parte nemo quidem


unus non consenserit, clades teterrimas, quae simul plerisque
ex occidente populis imminebant, Hungarorum constantia in-
victa esse depulsas ; nulli tamen obscurum est, ad earn even-
tuum felicitatem decessores Nostros contulisse multum, suppe-
ditata pecunia, missis auxiliis, conciliatis foederibus, praesidio
caelesti exorato. Id
potissimum praestitit Innocentius XI; cuius
perennat nomen, ab utroque clarum insigni facto, liberata
nempe circumsedentibus infeste armis Vindobona, et Buda, urbe
primaria vestra, post diutinam oppressionem magnifice vindi-
cata. Item Gregorio XIII immortale in gentem vestram stat
meritum. Quum enim et istic, ob studia novarum rerum ex
finitimis infusa populis, religio graviter laboraret, saluberri-
mum ille consilium, quod iam aliis pro nationibus sapienter
liberaliterque perfecerat, idem pro Hungaria, tamquam insigni
et amplo christiani orbis membro, suscepit. Scilicet collegium
vobis in Urbe condidit, quod deinde Germanico adiungendum
censuit, in quo delecti alumni ad doctrinas virtutesque sacer-
dotio dignas exquisitius instituti, operam ecclesiis vestris fru-

ctuosiorem aliquando navarent id quod non intermissa uber-


:

tate evenit, multis etiam eductis qui episcopalem gradum magna


laude parique Ecclesiae et civitatis decore tenuerunt.
Isthaec Nos similiaque beneficia quae continua Ecclesiae
gratia sunt in genus vestrum profecta, libentes agnovimus-
EPISTOLA AD EPISCOPOS HVNGARIAE 517

non tarn esse patriis consignata fastis, quam in animis civium


alte manere insculpta. Instar omnium locuples testis est, inde
a saeculo quinto decimo, loannes iile Hunyades, cuius con-
silium et fortitudinem numquam Hungaria non efferet rnemor :

is igitur grate diserteque afflrmavit : Haec patria, nisi ste-


tisset fide, opibus, reor, non fuisset statura : eodemque regni
moderatore, ordines cuncti, communi ad Nicolaum V epistola,
professi sunt :
Utcumque sumus, Apostolica maxime gratia
enutriti consistimus. Quibus testificationibus tantum abest
ut consecutae aetates quidquam ademerint ponderis, ut non
minimum potius addidisse, beneficiis auctis, videantur.

Emergitque in Hungaris, quemadmodum id semper magno


opere enisi sint, praecipuaeque sibi duxerint gloriae, ut

regnum suum Apostolicae Sedi, tamquam peculiare et de-


ditissimum, quam maxime obstrictum tenerent. Huic rei com-
plura quidem ex actis publicis suffragantur; vel litterae

a regibus et optimatibus ad Pontifices romanos summa cum


pietate perscriptae, vel exempla magnanimae strenuaeque
virtutis, quae, ante etiam quam contra irruentes Mahometano-
rum copias contenderet, snppetias venit Ecclesiae, ad iura eius
tutanda ulciscendasve perduellium iniurias. At, ne fusius ea

persequamur, satis loquuntur quae multis modis intercessere


officia regi Ludovico Magno cum Innocentio VI ed Urbano V,

plena fidei et observantiae, plena benevolentiae et laudis. Eaque


sunt commemorabilia quae Mathias rex Paulo II rescripsit,
adhortanti ut nomini catholico, ab Hussitis in Bohemia afflicto,

ope valida subveniret Ego me, inquit, sanctae romanae Eo-


:

clesiae et vestrae Beatitudini, una cum regno meo totum de-


dicavi. Nihil mihi tarn arduum, nihil adeo periculosum Dei
in terris Vicarius,immo Deus ipse-iubere potest, quod susci-
pere non pium salutare existimem, quod non intrepidus
et

aggrediar, praesertim ubi de solidanda fide catholica et de


contundenda perfidia impiorum agitur.... Quibuscumque re-

ligionis hostibus occurrere opus est, ecce Matthias simul et

Hungaria.... Apostolicae Sedi et vestrae Beatitudini devoti ma-


nent, aeternumque manebunl. Nee vero vel regis dictis vel
518 SANGTISSIMI D. N. LEONIS DIVINA PROVIDENTIA PAPAE XIII

Pontificis expectation! res defuit ; manetque posteritati gravis-


simum documentum. Hue praeterea spectant, tamquam fide-
lis admodum commendationes non pau-
voluntatis praemia, eae
cae nee mediocres, quibus ab hac Sede Apostolica dignatum
est genus vestrum; singulares item honores ac privilegia, quae

ab ipsa sunt impertita. Libet autem Nobis, prae-


vestris regibus

sentemque celebritatem omnino addecet, illustriorem quamdam


paginam excitare ex amplo diplomate, quo Clemens XIII Mariae
Theresiae, reginae Hungariae, eique in eodem regno succes-
suris appellationem Regis Apostolici, privilegio vel consuetu-
dine inductam, pro potestate confirmavit. Hoc igitur Pontificis
praeconio, ut iam patres atque avi, nepotes ipsi fruantur :

... Florentissimum Hungariae regnum, ad christianae ditionis


et gloriae terminos proferendos, vel propter bellicosissimae
gentis fortitudinem omnium aptissimum, vel propter locorum
naturam opportunissimum adhuc quidem semper habitum est

et fuit.Neque vero quisquam ignorat quam multa et quam


egregia facinora pro tuenda propagandaque lesu Christi re-
ligione gessit nobilissima Hungarorum gens ; quam saepe
manus conseruit cum teterrimis hostibus, iisdemque ad com-
munem christianae reipublicae perniciem erumpentibus suo
veluti corpore aditum interclusit, maximasque de illis victorias

reportavit. Celebrantur ea quidem fama, clarissimisque prodita


sunt monumentis litterarum. At silentio nullo modo praeterire
possumus Stephanum ilium sanctissimum fortissimumque Hun-

gariae principem, cuius memoriam caelestibus bonoribus con-


secratam atque in Sanctorum numero collocatam rite vene-
ramur. Eius autem virtutis, sanctitatis, fortitudinis vestigia
extant ad laudem Hungarici nominis sempiternam.
istis in locis

Neque eius pulcherrima exempla virtutum reliqui in regno


successores non sunt perpetuis temporibus imitati. Quamob-
rein nemini mirum videri debet, si romani Pontifices Hun-

garicam nationem eiusdemque principes et reges, ob maxima


et egregia illorum erga catholicam fidem et romanam Sedem
merita, amplissimis semper laudibus ac privilegiis condeco-
raverint. Quale est illud in primis sane honoriflcum, quod
EPISTOLA AD EPISCOPOS HVNGARIAE 519

ante reges, quando prodeunt in publicum, tamquam splendi-


dissimum Apostolatus insigne, Crux praeferatur, idque ut
ostendatur Hungaricam nationem atque eius reges gloriari
unice in Grace D. N. lesu Christi ; atque in eo signo pro
catholica fide et dimicare semper et vincere consuevisse *.

lamvero, quamquam tarn praeclaris hominum ac rerum


recordationibus sollemnia commendari vestra magnisque lae-
titiae significationibus exornari perpulcrum est, res tamen ipsa
suadet ut aliquid spectetur amplius, quod fluxum non sit idem-

que communi bono solida afferat incrementa. Caput est, ut se

respiciat Huugaria: et conscientia nobilitatis


religiosissimorum
patrum impulsa, nee ignara temporum, ad proposita digna
nitatur. Vos nimirum, cuiuscumque ordinis estis, appellat cohor-
2
tatio Apostoli : State in fide, viriliter agite et confortamini :

eique concinat sane oportet una raens omnium et vox: Te-


neamus spei nostrae confessionem indeclinabilem 8 ; Non in-
4
feramus crimen gloriae nostrae Saeculi cursum universe .

contuentibus dolendum certe, Venerabiles Fratres, homines

passim esse, eosque in sinu Ecclesiae nutritos, qui religionem


catholicam neque opinione neque actione vitae proinde colant
ac digna est, paremve propemodum faciant cuilibet religionis
formae, atque etiam suspectam invisamque habeant. Vix autem
attinet dicerequale illud sit, praestantissimam hanc patrum
hereditatem degeneri sensu repudiare, et quam ingrati sit im-
providique animi beneficia eius, turn diu parta agnoscere nolle,
turn in posterum expectanda negligere. Siquidem in sapientia

institutisque catholicis virtus et efficientia inest, prout initio

monuimus, mira prorsus et multiplex ad humanae societatis


bonum; neque ea cum aetatibus exarescit, sed eadem sem-
per et vivida, novis item temporibus, modo ne opprimatur,
constanter est profutura. Quod propius attingit populum
vestrum, iam ei Nos de religione, per superiores litteras

1
Epist. Quum multa alia, die XIX aug. an. MDCCLVIII.
2
I Cor. XVI, 13.
3
Hebr. X, 23.
4 -

I Machab. IX, 10.


520 SANGTISSIMI D. N. LEONIS DIVINA PROVIDENTIA PAPAE XIII

adsimilesque curas, satis consuluisse existimamus, aeque pe-


riculis denunciatis ab ilia prohibendis, aeque adiunientis pro-

positis quae ad eius libertatem dignitatemque aptius condu-


cerent. Et quoniam a re religiosa res civilis dissociari nequit,
huic etiam curationem opemque afferre, quod plane cohaeret
cum Apostolico officio, vehementer studuimus. Nam quae No
bis visum est convenienter temporibus vestris identidem sua-

dere et praescribere, ea non exiguam partem, ut probe me-


ministis, publicae quoque saluti ac prosperitati vertebant.
Quod si, hoc ipso in genere, coniuncta bonorum studia im-
pensius quotidie consiliis monitisque Nostris sint responsura,
quidni earn spem amplectamur quae ex hac saeculari memo-
ria laetior efflorescit et quasi praelucet ad communium voto-
rum exitum maturandum ? Nemini sane civi optimo non id in

votis fuerit, ut, sublatis dissentiendi causis, suus Ecclesiae ne


abnuatur honos, ex quo pariter civitati luculentius niteat suus,

in foedere ductuque avitae religionis. Inde fiet ut auctoritas

potestatum, mutua ordinum officia, institutio adolescentiae, ta-


lia plura recte se tueantur in veritate, in iustitia, in caritate :

his enim maxime fundamentis praesidiisque civitates nituntur


ac vigent. Quae complexio bonorum ut apud vos habeatur
qualis clariore patrum memoria fuit, id certe valiturum non
minime est, si pietatis affectio erga romanam Ecclesiam, no-
vis veluti auspiciis, ab eorum exemplo incitamenta capiat. Op-
portune quidem etiam indicium novi-
in publicis gaudiis illud

mus, ut houorificentissimum Stephani diadema insueta pompa


per urbem principem, ad Sedem Comitiorum dedicandam, certa
die deferatur ;
nihil quippe cum gloria nationis regumque ve-

strorum tarn est connexum, nihil cum recta civilis rei tempe-
ratione tarn congruit, quam sacrum illud regiae potestatis in-

signe. At vero spe libet praesumere duplex praestabile emo-


lumentum ex ilia re facile oriturum. Alterum, ut in ordinibus
atque in multitudine eo magis sacramentum firmetur obsequii
fideique in augustam DomumHabsburgensem, quae idem dia-
dema, ultro sibi a maioribus vestris delatum, ad felicitatem
regni perpetuo gessit: alterum, quod est huius propositi, ut
EPISTOLA AD EPISCOPOS HVNGARIAE 521

copulata recordatio intimae patrum cum Cathedra Petri ne-


cessitudinis, quae per ipsum pontificale donarium rata sancta-
que extitit, iisdem vinclis stabilitatem addat et robur.
Sciat autem gens Hungarorum illustris, omnino se posse
ac debere auctoritati et gratiae confidere Sedis Apostolicae:

quae nee immemor erit unquam rerum ab ipsa pro catholico


nomine praeclare gestarum, et pristinum erga ipsam animum
providentiae indulgentiaeque maternae retinet, retinebit.
Quantum est in Nobis, si quidquam adhuc vestra causa cura-
vimus et effecimus, ea Deus perbenigne ad successum foveat,
Nobisque consilio et ope sua sic adsit, ut liceat eo vel amplius
rationibus vestris gratificari. Per bane praesertim faustitatem

respiciat Ille praesentissimonumine Regem vestrum Aposto-


licum, ordines, clerum, populum universum faciatque affluen-
;

tes eorum copia bonorum, quae ipse nationibus regnisque pro-


misit custodientibus iustitiam et pacem. Vos aeque respiciat
omnes magna Domina vestra MARIA, unaque Stephanus et
Adalbertus, iidem regni apostoli et patroni caelestes quorum ;

salutari tutela, ab avis et maioribus tantopere explorata, cu-


mulatiore in dies fructu laetemini. Singulare votum summa
caritate adiicimus. Fiat nimirum ut cives omnes, quos unus
eiusdem patriae commovet amor eademque publicae gratula-
tionis causa fraterno more coniungit, eos una eademque fides

complexu Ecclesiae matris aliquando devinciat.


in felici

Vos autem, Venerabiles Fratres, omni vigilantia diligen-


tiaque pergite, ut facitis, de populo vestro et de civitate me-
reri optime: auspicemque divinorum munerum et peculiaris
benevolentiae Nostrae testem Apostolicam benedictionem ha-
bete, quam singulis vobis cunctaeque Hungariae laetanti aman-
tissime impertimus.
Datum Romae apud Sanctum Petrum die i Mai anno
MDCCGLXXXXVI, Pontificatus Nostri decimo nono.

LEO PP. XIII.


LA STORIA NATURALE DELLE PIANTE
IsTEIL, SIEOOLO

VII.

n proprio merito della Botanica moderna quanta alia cono-


scenza del mondo vegetale. La botanica fossile. La varia
flora delle eta geologiche. Flora primitiva. La flora e la
fauna delVepoca permio-carbonifera. Le sequoie neWeta
terziaria. Le specie vegetali che si estinguono. I sistemi
di classificazione vecchi e nuovi.

Dal saggio avutone nel precedente articolo a riguardo della


sola determinazione ed enumerazione delle specie vegetali, ap-

parisce di quanto gran tratto il lavoro compiuto dalla Bota-


nica del secolo XIX s'avvantaggi su quello, per quanto pre-
gevole, dei secoli anteriori, e come si sollevi sopra esso so-
stanzialmente. Per togliere d'altronde un paragone, egli e come
se le carte geografiche odierne del continente affricano o au-
straliano si raffrontino con una mappa disegnata un cenfanni
fa. In questa s' incontreranno descritte con bastevole esattezza
di dati e copia di particolari, non poche regioni, a misura che
Faccesso ne era piii facile, o che qualche piu ardito
ma soli-
tario esploratore, penetrandovi piii addentro, ne reco alcuna
notizia : nella somma
pero egli non e che un accozzamento di
abbozzi interpolati di lacune, al qual mancano le due doti essen-
ziali di ogni buon disegno, cioe F integrita e Funita. Tale era

la Storia Naturale delle Piante trasmessaci' dai nostri maggiori:


simile ad un centone di appunti, presi dai varii esploratori

1
Vedi Quad. 1100 del 18 aprile 1896, p. 143 ss.
LA STORIA NATURALE DELLE PIANTB NEL SECOLO XIX 523
del Mondo vegetale, limitandosi ciascuno allo stretto sentiero
da lui percorso o ai press! del luogo dove fe sosta.
Nel secolo nostro invece, la merc6 senza dubbio dell' impulse
gi dato, la Botanica si accinse risolutarnente ad abbracciare
ilproprio oggetto in tutta la sua integrita, e abbiamo veduto
come, per Pindefessa diligenza dei suoi cultori, ne sia venuta
a capo per quella che dicesi Fitografia, e riguarda la cono-r
scenza delle specie esistenti e dei caratteri proprii di ciascuna.
II vasto impero della Flora terrestre e stato esplorato e de-
scritto fino nelle regioni che erano piu inaccesse non solo per
le difficolta dei climi e delle comunicazioni, ma per Poscurita
in cui si avvolgono, come avviene segnatamente pel regno in

gran parte microscopico dei vegetali inferiori. Che se nella

descrizione cosi delle Fanerogame come delle Crittogame ri-

mangono delle lacune, di queste stesse possiamo oramai va-


lutare la propria estensione, e il tempo non lungo che occor-
rera alia Botanica per riempirle e per iscrivere nei suoi ruoli
Pultima fra le specie esistenti sfuggita alle sue indagini.
E none qui tutto. Dallo studio delle specie viventi la Bo-
tanica del nostro secolo e risalita con uguale attivita a rimet-
tere in luce le ricche e svariate e strane flore di cui si rive-

sti successivamente la terra nelle eta geologiche. Di queste


non rimangono soventi volte per reliquia se non leimpronte
lasciate nella melma delle lagune primitive ;
che induritasi

dipoi e petrificata per opera dei secoli, le conservo allo stu-


dio dell'uomo, e se ne veggono innumerevoli campioni nei
musei geologici. Or quelle impronte bastano talvolta a rico-
stituire il vegetale intero, come basto al Cuvier Pesame di

poche ossa di un mastodonte per dedurne la forma delP intero


animale, quale piu tardi si riscontro sopra fossili meglio con-
servati. Vero e che i botanici piu prudenti non cessano di in-

poca sicurezza di tali deduzioni, quando si appog-


sistere sulla

giano sulPesame di reliquie scarse e parzkli, come sono le


impronte lasciate da qualche foglia o.frutto. Laonde lo Schenk,
nella sua Introduzione alia Paleontologia Botanica del Zittel,
non esita di esprimere la sua diffidenza per la massima parte
524 LA STORIA NATURALE DELLE PIANTE
delle classificazioni dedotte a questa maniera e pure general-
mente accettate l
. E per verita se, trattandosi ancora della flora
a not contemporanea, rarissimo e il caso in cui un botanico
si sentisse di pronunziare a quale specie appartenga la pianta,

presentatagli nella sola impronta di qualche sua foglia e frutto,


e se i botanici credono necessario di enumerare tutti i carat-
teri speciflci dedotti dalla struttura del fiore e da altri assai

capi : chiaro e che una determinazione fondata sopra caratteri


scarsi e deficient! corre grave rischio di riuscire erronea o per
eccesso o per difetto, moltiplicando a torto le specie fossili,

o confondendole la dove sono realmente distinte.

Minore e il
pericolo delPabbaglio a rispetto dei generi e
piu delle famiglie, specialmente poi quando la sorte ci ha con-
servate non solo alcune mutile e parziali impronte, ma le pe-

trificazioni di rami e di tronchi e radici, che, sottentrando a


poco a poco le naturali soluzioni di calce o di silice alia so-
stanza organica dei tessuti, e conservando colla diversa vena-
tura del deposito calcare o siliceo la struttura di quelli, ci pre-
sentano allo sguardo, tramutati in sasso ma inalterati nel-
Faspetto, i cadaveri delle flore primordiali. II che s'awera
similmente pei tronchi, che talora s'incontrano quasi interi nei
terreni carboniferi, a non dire dei frantumi vegetali tuttora
riconoscibili col microscopio nelle masse del carbon fossile.

Questi avanzi, checche si pensi della loro classificazione


piu minuta, so vrabbastano a rivelare in genere il proprio ca-
rattere della flora dominante nelle varie et geologiche che
ce li lasciarono ;
e quindi le successive variazioni dei conti-
nenti ora sommersi ed ora emergent! piu o meno dalle acque
per gli ondeggiamenti della scorza terrestre o pel dilagamento
delle acque ;
e le vicende dei climi, e le condizioni delPatmo-

sfera, singolarmente appropriate allo svolgimento della vege-


tazione che a vicenda colla sua prodigiosa attivita purificava
Taria del soverchio acido carbonico, e la accomodava alia re-

ZITTEL, Traite de PaUontologie traduit par Barrois etc., termine par


1

A. Schenk Prof, de Botanique etc. Paris, 8 Place de 1'Odeon, Octave Doin


diteur.
NEL SECOLO XIX 525

spirazione degli animali superior!. Con tali document! la nuova


botanica fossile e in istato oramai di delineare le isole e le

paludi e i laghi in che si dividevano nelle varie epoche quelli


che ora sono continent! ;
epuo dipingere ancora, senza molto
dilungarsi dal vero, le varie vegetazioni che vi si succedettero,
diverse fra loro quanto e diversa oggi la flora nostrana da

quella dei tropici o degli antipodi australiani.


A non dire dei terreni piu primitivi, dove sole si moltipli-
cavano nelle sterminate lagune le Alghe, le Nematofttee, le
Rizocarpee, a cui si tramischiano nell'epoca Siluriana, le Equi-
setacee e le Licopodiacee, e poi nei terreni devoniano le Felci

e le Conifere, nessun' altra epoca ci alletta cosi a rappresen-


tarci alia imaginativa la sua vegetazione, quanto Peta permo-

carbonifera, che a monumento della sua strabocchevole atti-

vita ci lascio gP immensi depositi di carbon fossile ; se pur

riteniamo secondo Popinione piu probabile che essi sieno di


origine vegetale. La mente si spossa a calcolare le sterminate
masse di materiale che, elaborate in cento generazioni di

piante lussureggianti sopra un suolo vergine, immerse in un'at-


mosfera pregna di elementi nutritivi, sotto un clima il piu accon-
cio a secondare le funzioni vegetali, formarono quegli inesau-
ribili tesori di alimenta P industria, e per
combustibile onde si

^ssa tutto Passetto della moderna civilta. Quivi crescevano alia


rinfusa e a gara le Felci arboree e le Gonifere gia comparse
nell'epoca anteriore, e Gicadee e Angiosperme. Sopra le felci
congeneri si rizzava maestoso il Megaphytum magnificum,
accanto M^Alethopteris grandis e alia Cyclopteris acadica;
mentre V Araucarites gracilis e il Dadoxylum antiquius, con
tutto Paltropopolo delle Conifere, giovandosi delPaltezza della
persona, finivano con aduggiare i terreni a se confacenti e
sloggiarne la plebe delle Cicadee tozze e delle linfatiche Cor-
daiti. Ma chi teneva testa a qualunque si fosse emulo erano
le Sigillarie, che ebbero in quel tempo la loro eta dell'oro.

Ed ecco in sullo scorcio del periodo permiano, pur conti-


nuandosi il grande lavoro carbonifero, avvivarsi quelle selve
per la comparsa di nuovi abitatori. Fin li, se stiamo alle reli-
526 LA. STORIA NATURALE DELLE PI ANTE

quie fossili a noi pervenute, ne moto ne voce di vivente, non


canto d' uccelli, non grido di animali, non lotta di fiere, ne
fruscio di mandre pascolanti non rompeva la solitudine e il

silenzio di quei deserti verdeggianti. Appena vi si sentiva il

ronzio di qualche insetto e cupo grido di qualche piccolo


il

rettile strisciante nella palude. Tutto ad un tratto le selve pa-


lustri del carbonifero, in un colle loro lagune, ci appaiono po-
polati di mostri quanto giganteschi per istatura altrettanto
strani di forme e paurosi. Clima, flora e fauna si mostrano
in quella eta pressoche identici in tutto il globo. Ball' ultimo
lembo settentrionale delPEuropa e dell'America, dove regnano
oggi i ghiacci e le nevi, fino alle zone dei tropici le rocce
meno arcaiche del permiano ci offrono da per tutto gli avanzi
di una medesima vegelazione. Cicadee ed Equiseti gigan-
Felci,

teschi, successor! delle Calamiti vicine ad estinguersi, sorgevano

rigogliosi la dove oggidi i loro nepoti infievoliti non campano


una stentata vita se non fra le delicatezze delle stufe. Allora,

rigogliosi per vita esuberante, coprivano di un folteto senza


confini il
piano e le allure, levando verso le stelle le cime al-

tere, sotto cui le folte chiome ondeggiavano mosse dalla tie-

pida brezza, colla grazia inarrivabile delle Felci arboree e


collamaest& della Sequoia gigantea.
Non mai Flora, ne prima ne poi non diede un assetto piu
grandioso al suo regno; e sembra uno slrano contrasto quello
onde la Natura assegno quei grardini per abitazione e per lizza
ai piu dolorosi mostri che mai figurassero sopra la terra. Quivi
si diguazzava nelle lacche e si stendeva a sdraio sulle rive quei
gigante pauroso che era il Dinosauro, specie di coccodrillo che
misurava lunghezza fino a 20 melri. A petto a lui scompariva
in

il Teleosauro coi suoi 5 metri, e il Megalosauro coi suoi 10 metri


di lunghezza: solo PEnallosauro poteva misurarsi con quei re dei
sauriani present! e futuri. Abitalori non tanto de'boschi permiani

quanto dei mari erano quei due altri mostri dell' Ittiosauro e
del Plesiosauro il primo non avresti saputo dire se pesce o
;

coccodrillo, che ritraeva dell'uno e dell'altro; il secondo, ac-


cozzato di parti cosi disparate, che non gli mancava neppure un
NEL SECOLO XIX 527
collo lunghissimo come di cigno, con che cercarsi la preda nel
fondo delle acque ed acciuffarla ancora, se incautamente gli si
avvicinasse volando, per le arie. E a rappresentare appanto

Pterodattili Sigillaria Felce


Plesiosauro
Enallosauro
Dinosauro

i volatili, ma in modo degno di si trista compagnia, compari-


vano allora le varie specie di Pterodattili: come descriverli? lu-

certole, mammiferi, uccelli, rettili e pipistrelli tutto insieme,


528 LA STORIA NATURALE DELLE PIANTE
che di tutte quelle class! si riconosceva ricopiata in loro qual-
che parte, con tale esempio di deformita, che la natura, datone
quel saggio, ne ruppe lo stampo per tntto il tempo avvenire.
E pur cotesto pterodattilo, unico fra i volatili a noi co-
nosciuti di quell'epoca, sara stato probabilmente altresi Funico

frequentatore delle vette degli alberi e dei rami nelle selve


permiane. Delle cui proprie magnificenze potremo farci un
concetto al sapere che in quella flora noi troviamo secondo-
che dimostra il Dawson d
,
i
progenitor! delle nostre famose-

Sequoie. Due specie si conoscono di questo gigante della ve-

Sequoia allattuta.

getazione terrestre : la sempervirens e la gigantea. La prima


fu scoperta nel 1851 la seconda nel 1853, ambedue in Cali-
fornia; ma
gigantea, ristretta in un angusta regione a 1000
la

metri sul livello del mare, dove se n'e visto un individuo cre-
sciuto fino alia portentosa altezza di 100 metri con 7 metri di

diametro ossia 21 metro di circonferenza al piede: la semper-


virens invece fu trasportata anche in Europa e ne attecchi-
scono di bei campioni in ispecie sui laghi di Lombardia. Argo-

1
The geological history of Plants.
NEL SECOLO XIX 529
mentando dal numero delle zone indicant! Pincremento annuo
del tronco, Peta di uno di quegli alberi fu computata in 3000
anni; ed essendo questo un breve spazio nella serie di un'epoca
geologica, possiamo quindi farci un'idea delPaspetto che do-
veva avere una foresta deirultimo permiano la dove sorgeva
a comporla un popolo di sequoie. Perocche esse vi figuravano
senza dubbio; e da reliquie ben conservate s'e potato deter-
minarne due specie, la S. Langsdorfti, e la S. Coutsiae. Ora
pel Dawson non v'e dubbio che la prima sia identica colla
sempervirens delPeta nostra, le seconda colla gigantea.
Lo stesso autore da ancora uno schiarimento non inutile
intorno alia pluralita dei nomi, con che viene designate questo

genere, e in particolare su quello di Sequoia, che viene scam-


biato ora con quello di Wellingtonia, ora con Paltro di Taxo-
dium. II fatto sta che il secondo nome fu imposto dal Lindley
alia gigantea quando egli pel primo la classified: ma il Du-
caisne e il
Torrey dimostrarono poco stante che ella cadeva
sotto il genere dei Taxodii o Sequoie, stabilito dall'Endlicher.

II nome di Taxodio era stato scelto in prima per Paffinita

che nuovo genere ha col tasso, ma il Tschudi persuase al-


il

PEndlicher di tramutarlo in quello di Sequoia, in memoria di


un capo dei selvaggi Cherokee, per nome Sequo-Ia, uomo
straordinario, che nella prima meta del nostro secolo aveva
nella sua tribii introdotta, fra le altre cose, persino Parte dello

scrivere, tutta invenzione sua, e cosi perfetta, che sopraggiuntivi


non seppero sostituirvi altro di meglio. Gacciati
dei missionarii

dalPAlabama, dove abitavano, i Cherokee, Sequo-Ia si ritiro


nel Nuovo Messico, dove mori nel 1843; e ben fece chi ne
voile stampato per memoria il nome sul tronco della Sequoia*
ultimo e glorioso rappresentante di un mondo sparito.
E non sono soli a sparire dal regno di Flora i vegetali
sterminatine dai cataclismi tellurici e dai cambiamenti che ne
conseguono nel suolo e nelPatmosfera. I botanici fitografi, che

seguono le vicende del mondo vegetale, hanno non poco a fare


per appuntare le specie che ai di nostri ancora vanno estinguen-

dosi o per deperimento naturale, o per Pindiscreto procedere


Serie XVI, vol. VI, fasc. 1103. 34 25 maggio 1896.
530 LA STORIA NATURALE DELLE PIANTE
dell'umana cupidigia nei diboscamenti e nella coltura dei ter-
reni dianzi incolti, ed ancora per piii basse passioni. Non vi
sono lagrime cosi amare come quelle che sparge un botanico
disentimento al presentarglisi Peffigie religiosamente ritratta
dell'ultima Psiadia rotundifolia ancora superstite di quella
lieta e numerosa famiglia che copriva di verdura i
poggi del-
1'isola di S. Elena. Conflnata in quell'angolo della terra, in

mezzo alPoceano, poteva la Psiadia


sperare alcun riguardo,
pei suoi meriti verso quello scoglio ed altresi per la sua rarita;
ma non fu vero per parte del volgo profano, il quale gareggio
con le capre nel proposito di sterminarla. E ugtial sorte toc-
cava all''Eucalyptus alpina, che rivestiva in tempi i monti
altri

Williams in Australia. Buon per la Psiadia pero e per Y alpina,


che incontrarono ciascuna un suo botanico sal vatore; il
quale,
raccoltine alPultimo istante i
semi, reco in salvo le due specie
a perpetuarsi entro il riparo dei giardini. Ma ugual ventura
non tocco a centinaia e forse migliaia di specie che cresce-
vano spontanee nelle praterie e nei boschi del nuovo Conti-
nente, messi nel nostro secolo a coltivazione. Quale sterminio
di piante native si debba esser fatto in cotesta invasione e
continua tirannia dell'uomo, puo argomentarsi ancora dal solo

esempio recato in mezzo dal Gouse, che, pel solo dipartimento


della Somme in Francia, indicava nel Bullettin de la Soctete
Linndenne da 50 specie o del tutto o in gran parte distrutte,
nel corso di pochi lustri.

Egli e questo un argomento, nel quale tutti i botanici appas-


sionafi s'accaldano con ragione, come i zoologi al ricordarsi
loro la recente estinzione di alcune specie animali. Rammen-
tate a uno cigno del Labrador, Comptolaimus la-
di questi il

bradorius, scomparso nel 1878, o il pesce Lopholatilus chamae-


leonticeps, sterminato forse flno alPultimo dall'epidemia del
1882, o 1'avvoltoio Pseudogryphus californianus, perito circa
lo stesso tempo per simile cagione; e il zoologo non potra

rattenere un sospiro; ma se gli mentovate o YAlca impennis,


o la variopinta Drepanis pacifica, o la magnifica Chaetophila
augustipluma, o il corpulento Dodo o Dronte Perophaps soli-
NEL SECOLO XIX 531

taria, e quei giganti fra i mammiferi anfibi che erano le Ri-

tine, e i Trichechi e i Bisonti e le Foche e gli Elefanti, parte


distrutti e parte avviati ad inevitabile annientamento dalla
vanita, ghiottornia o cupidigia umana, la tristezza del zoologo
si tramutera unaingiusta indegnazione che invochera, seb-
bene indarno, non solo il codice della civilta. oltraggiato, ma
P intervento altresi dei poteri civili e le sanzioni internazionali.
Altrettale fanno i botanici a tutela del regno di Flora dap-

poiche ne hanno preso il protettorato, contro i guasti che vi


esercitano non pure gli agricoltori, che sarebbe un fallo

perdonabile, ma in ispecie gP industriali, e piu certi volgari


saccomanni, indegni della divisa che indossano di botanofili ;
e peggio che mai la classe sacrilega dei negozianti, che vol-

gendo a materia di lucro il culto sublime di Flora, spingono

Pempieta fino a"Mistruggere studiosamente, dovunque li tro-

vano, gP individui delle specie rare, dopo averne colti per


se i meglio campioni, il cui valore cresce, nella vendita, a-
misura della rarita. Quid non mortalia pectora cogis Auri
sacra fames? sterminata la Spiranthes romanzo-
Cosi fu

viana, perla che era per Polezzo e per Paspetto, fra le or-
chidee d' Europa. Non cresceva che in un prato in riva al

Bantrys Bay nel mezzodi delP Irlanda. Ora vi si cerca invano.


Vi dovette essere passato uno di quei malefici masnadieri, a
cui non avrebbe fatto buon pro la propria soddisfazione, se
non condita dal pensiero delP afflizione altrui. Cosi avvenne
in una stazione del Dracocephalum austriacum sulle Alpi
svizzere, e cosi avverra, secondo il Brandicourt, a riguardo
delP Edelweiss o Leontopodium alpinum, delle Genziane, delle
Primule, delle Androsaci, dei Semprevivi, dei Cipripedii, delle
Arabi arenose, delle Iberi sassatili e delle piu rare e pregiate
specie della Flora nostra in prima, e poi coll'andar del tempo
delle esotiche altresi. E
poiche a nulla giovano gli sdegni e
i
puo sperarsi in tal materia dai provvedi-
lamenti, e poco
menti della pubblica autorita, ed ecco che appunto negli ultimi
anni si diede impulso ad una nuova foggia di giardini bota-
nici, differenti dagli ordinarii in do, che sono destinati alia
532 LA STORIA NATURALE DELLE PIANTE
conservazione di specie piu esposte al pericolo di estinguersi
per la scarsita, o naturale o improvvidamente indotta, degli
individui superstiti. A conseguire il
quale effetto, non bastando
le cure di un abile giardiniere per assai piante, che esigono
determinate condizioni di clima, come e delle specie alpine
o delle boreali intolleranti del caldo, non neppure si tralascio
il riguardo dello stabilire quei ricoveri a tali altezze e in tali
posti, che le piante vi trovassero tutte le condizioni confacentisi
1
al loro temperamento e alle abitudini .

Non accade aggiungere per dimostrare come la Bo-


di piu
tanica del nostro secolo da un accozzamento che era di appunti

staccati, e incompiuti si e sollevata a costituire ancor per la


parte fondamentale, che e la Fitografia, un codice che ab-
braccia tutto intiero il suo soggetto, risalendo alia storia della
vegetazione quale si svolse sulla superficie terrestre fin dai

tempi piu remoti, e per Peta presente rimane piu che non le

,dar compimento ad indagini gia si bene avviate, che se ne puo


valutare il rimanente compito nella sua non grande ampiezza e
nella non lunga durata.
Sotto un solo riguardo Peredita botanica lasciataci dai nostri
vecchi non fu trasformata nel secolo nostro ne sostanzialmente

aumentata; ed e quello della Fitonomia o classificazione. Ai


sistemi del Linneo e del Jussieu, per quanto deficienti, spe-
cialmente primo, non s' e venuti a capo di sostituire altra
il

classificazione che soddisfacesse comunemente, e riducesse alia


norma di caratteri costanti la distinzione delle specie aggiun-
tesi al novero delle dianzi conosciute: e le nuove sono tante
in numero che le antiche scompariscono al confronto. E giusto
il dire bensi che cotesto aumento riguarda principalmente il

1
Per non tralasciare neppure questo ragguaglio, i Giardini Botanici
in tutto il mondo civile si sommano, secondo la Societa di Agricoltura di

Monr6al, a 197; divisi come segue Reg-no Unito e colonie 39


: Germa-
nia 34 Francia e colonie 25 Italia 23 Russia 17 Austria Un-
g-heria 13 Scandinavia 7 Belg-io, Olanda, Stati Uniti 5 ciascuno -

Portogallo e Svizzera 3 ciascuno Danimarca e Romania 2 Chili, Ecua-


dor, Egitto, Grecia, Guatimala, Giappone, Peru, Serbia 1 ciascuno.
NEL SECOLO XIX 533

regno delle Crittogame, il cui ordinamento, come le scoperte si

debbono alia Botanica piii recente. In genere pero nessuno di

quei che tentarono un riordinamento sistematico del Regno ve-


getale riusci non che a spodestare quei due gran maestri ma
neppure ad interzarsi fra essi, se non fosse il De Candolle,
che ne viene citato percio a preferenza forse di ogni altro.
Con cio non si merito di que' botanici di
vuole detrarre al

prim'ordine che furono o sono il Lindley, (n. 1799) autore


delle cohortes e dei nixus, ordinati a facilitare i passaggi
fra le divisioni stabilite : il Richard (>J 1852) autore delle
tribu e sottofamiglie, escogitate allo stesso fine: il Bartling
che tento di conciliare i due vecchi sistemi, con
giunta di la

246 famiglie: TOken 1851) colle sue 7 classi dedotte


dal predominio de' varii organi: 1'Endlicher (>J( 1849), e il
suo collaborator linger (Vfc 1870), e il Reichenbach, e il
Willkomm, ciascuno colle sue innovazioni, rimaste senza se-

guito e percio inutili a riferire in queste pagine. Nel fatto


ognuno intende che le differenze da cui s'avrebbero a distin-
guere le specie, come degli animali cosi dei vegetali, possono
procedere da varii capi distinti e indipendenti a vicenda, che
nessuno ha dimostrato mai il contrario e percio sark ognora :

impossibile una classificazione applicable a tutte le specie, se


essa si fondi sopra una sola classe di differenze, e non ne
abbracci anzi tutte le classi, il che non sara possibile se non
quando gli organismi e le loro leggi non abbiano piu misteri
per noi : e di qui a la ci corre, e ci correrk sempre per quanto
si progredisca da mente umana.
I FENIGII E LA CIVILTA MIGENEA
SECONDO.IL PROF. GUGLIELMO HELBIG l

Nell' articolo da noi pubblicato nel febbraio di quest' anno


intorno la Tracia, conchiudevamo promettendo che avremmo
esaminato la nuova teoria Helbig sulP origine fenicia della
dell'

civilta micenea, quando il lavoro di lui sarebbe stato dato alle

stampe, perciocche non ci era finora noto se non da' sunti che
sileggevano nelle Riviste e da quanto ne scriveva Salomone
Reinach nella Revue Archeologique ( Chronique d' Orient,
N. XXX,
1894-1895, p. 41-42-43 dell'Estratto); e nella stessa
me Ser. Tome
Rivista (III* XXYIII, 1896, p. 124 e segg.). Egli
pote riferire il contenuto della Memoria dell' Helbig letta al-
TAccademia delle Iscrizioni, perche aveva avuto sotto gli occhi
il manoscritto. La discussione della teoria occupo tre tornate

(31 maggio, 7 e 13 giugno 1895) e vi presero parte il Ber-


trand, il Ravaisson, il Perrot, il Collignon, il Dieulafoy, il de
Vogue ecc. Ora che si son avuti Memoria, e
gli Estratti della
che un d'essi ci e stato gentilmente prestato da un nostro

amico, liberiamo a nostra grande soddisfazione la data fede.


Imperocche 1' esame della teorica dell' Helbig fara vedere
P importanza delle indagini etnografiche e il pericolo, al

quale si espongono anche i dotti di chiara fama, allorche


quasi per vezzo e come se altri non se ne addesse, scherzano
con la tradizione, facendone grandissimo conto quando loro

Sur la question myctnienne par M. W. Helbig. Extrait des Memoires


1

de 1'Academie des Inscriptions et Belles-Lettres. Tome XXXV. 2 e Partie.


Paris, Imprimerie Nationale, Librairie C. Klincksieck, rue de Lille, II,
M DCCC XCYJ.
I PENIGII E LA CIVILTA MICENEA 535
torna utile, e quando e loro contraria, ripudiandola senza nep-
pure ricordarla.
11 giudizio che si in generate, su questa erudita
puo portare
fatica dell' Helbig, si & che 1'intenzione dell' illustre autore fu,
senza dubbio, degna di lode, ma che di pari lode non e riu-
scita meritevole 1'esecuzione. Egli, secondo noi, non ha pro-

vato cio che asserisce, perciocche le sue prove non reggono


a martello, e sono piuttosto ipotesi e supposizioni non ben fon-
date e alle quali di leggeri si da risposta. Un altro inconve-
niente che si nota e 1' uso ch' egli fa d' argomenti morali in
una materia dove non hanno ragione di comparire, e che de-
stano nell'animo de* dotti un cotal sentimento di pena o di

pieta che voglia dirsi, per 1' Ed in vero, quando egli


autore.
fin dal principio scrive : Les malheureux Pheniciens sont de-
venus I'objet de la profonde antipathie de plusieurs savants,

antipathie que Von serait presque tente de mettre en rapport


avec le mouvement antisdmitique de nos jours (p. 3) accusa ,

i una colpa che non hanno ne possono avere, d' essere


dotti d'

cioe guidati da simili passioni di antipatia e d'odio nelle qui-


stioni scientifiche e in rispetto di popoli lontani da noi per
una lunga tratta di secoli. Si duole inoltre che gli stessi dotti
contendano a' Fenicii la gloria d' essere stati i maestri dei
Greci primitivi : On a voulu contester aux Pheniciens Vhon-
neur d' avoir eie les maitres des Grecs primitifs (p. 3). Ma
cotesti dotti, se tali veramente sono, contenderanno all' Helbig
il diritto di farsi loro maestro, sapendo ben essi ch' altri e non
i Fenicii poteron essere maestri de' Greci primitivi. Ne 1' au-
i

tore si contenta di semplicemente dolersi che i dotti non ri-


conoscano, come lui, P onore dovuto a' Fenicii ch' egli suppone
essere stati i maestri de' Greci e autori della civilta micenea,
ma riserba, nella fine della sua Memoria, un rimprovero piii

crudo, quello della ingratitudine, verso questi sommi benefat-


tori delgenere umano. Egli, infatti, conchiude solennemente
dicendo ch' uno de' piii nobili ufficii della storia sia quello di
rendere giustizia a popoli e a individui, alia memoria de' quali
la posteritk fece torto ; e che in questi ultimi tempi, mold dotti
536 I FENICII E LA CIVILTA MICENEA
hanno creduto dover denigrare i Fenicii : C'est une des tdches
les plus elevees de Thistoire que de rendre justice a des peu-
pies et a des individus, a la memoire desquels la ^osterite a
Plusieurs savants, pendant ces derniers temps, out
fait tort.
cru devoir denigrer les Pheniciens (p. 84). E qui 1'autore
comincia a noverar,e i benefizii che il mondo ha ricevuto dai
Fenicii, cioe 1' alfabeto, la fibula, il sauroter, e massimamente
il vino, del qual benefizio fenicio 1'autore scrive piu distesa-
mente che dell' alfabeto. Dobbiamo, egli dice, a' Fenicii un altro
elemento(il vino) che ha tanta parte nella nostra vita ... nous :

devons a ^initiative des Pheniciens un autre Element qui joue


un grand rdle dans noire vie (p. 85). Qual sia cotesto grand
rdle dans noire vie 1'autore ha voluto gentilmente farcelo sa-
pere, e noi citererao le sue stesse parole, acciocche non si
dubiti che noi inventiamo con fine maligno e per far ridere
dotti ed indotti : La donna mondana, cosl egli, la quale oggi-

giorno caccia via la noia leggendo un romanzo piccante o


fors'anco lo studioso che beve un bicchier di vino passabile,
hanno tutte le ragioni di benedire la memoria di questo po-
polo (il fenicio): La femme du monde qui se desennuie au :
jourd'hui en lisant un roman piquant et peut-e*tre aussi I'etu-
diant qui boit un verre de vin passable, ont toutes les raisons
de b&nir la memoire de ce peuple (p. 85).

Rispondiamo noi per i dotti accusati dall'autore, che i dotti

riconoscono primo e di tutti il


piu nobile ufficio della storia

esser quello di dire la verita; se dunque i dotti non trovano


esser vero quanto 1'autore scrive de' Fenicii, ch'essi cioe sieno
stati i creatori e propagatori della civilta micenea, i maestri
de' Greci primitivi, i ritrovatori della vite, non fanno verun
torto alia storia, ne sono ingrati a' Fenicii, da' quali non hanno
ricevuto i
pretesi benefizii delFautore. La quistione dell'alfa-

beto fenicio dopo le recenti scoperte e gli studii dell'Evans, e

per non dir altro, adhuc sub judice. Della origine della fibula
e della sua introduzione ferve tuttora la controversia ; paletno-
logi ed archeologi dicono ciascuno la sua; e del sauroter o
lancia ambipuntuta nessun sa quali benefizii abbia recato al
SECONDO IL PROF. GUGLIELMO HELBIG 537

mondo. L'etimologia semitica di po7vo$, dalla quale Pautore trae


tante belle cose, e combattuta, com' egli medesimo afferma
(p. 85, n. 1), dallo Schrader, al quale tuttavia non risponde.
Ci fa poi meraviglia che fra' molti e grandissimi beneflzii
del Fenicii, Pautore non abbia ricordato quello di averci dato col
vino anche i
pesci. Imperocche gli Achei, secondo lui, non
erano pescatori e percio non ittiofagi, e la decorazione marina
della ceramica e dovuta a' soli Fenicii. A Micene, infatti, egli
afferma non essersi trovato n& un amo n6 una spina di pe-
sce, e avrebbe dovuto aggiungere, ne un pezzetto di rete, at-
tesochfc si pesca con Tamo e con la rete, e 1'amo, la spina e
la rete nel lungo corso di tanti secoli si sarebbero potuti con-
servare. Ma se PHelbig e persuaso che prima de' Fenicii i po-

poli delle isole dell'Egeo e delle coste marittime del Medite-


raneo non poterono gustare il
pesce, noi, e sara colpa del no-
non abbiamo saputo gustare le delizie
stro fiacco intelletto,
di questo suo nuovo genere di argomentazione, forse perche
quanto egli avrebbe detto per celia, noi Pabbiamo preso sul
serio.

Insomma, Pargomento morale dell'autore in favor de' Fe-

che la pensano altrimenti da lui,


nicii e in disfavore de' dotti

e un argomento fondato sopra supposti ora debolissimi, ora


non provati, e per cio che riguarda il vino particolarmente,
piacevoli, senza dubbio, esilaranti, ma che si sarebbero dovuti
aspettare da altri e non da un grave archeologo e tedesco.
Veniamo ora agli argomenti scientific! intorno alia qui-
stione, e ci restringeremo a'
phi forti che Pautore stima ine-
luttabili, e che tali certamente sarebbero se
i dotti anche
qui
si credessero obbligati di prendere gli argomenti delP Hel-
big per divini oracoli. Mettiamo da parte, per ora, gli argo-
menti puramente archeologici ed esaminiamo la quistione nel
suo elemento etnografico e geograflco riputato dal Pottier, se-
guito dalPHelbig, il piii forte di tutti e il piu dimostrativo del-
Porigine fenicia della civilta micenea. Trattasi adunque delle
pitture nelle tombe tebane di Rekhmara e di Ramenkheper-
senb, dove sono rappresentati de' vasi di stile somigliante a
538 I FENICII E LA CIVILTA MICENEA

quello de' vasi micenei portati in tribute a Thutimes III dai

Capi di popoli orientali che son chiamati Kefti o Kafti. La


presence de vases de style mycen'ten entre les mains de tri-
butaires fyyptiens, designes sur les fresques thebaines par
des inscriptions higroglyphiques comme habitants de la Ph-
nicie ou de la Syrie, m'a paru un argument convaincant
entre tons \ Cosi il Pettier, il
quale esita fra 1'origine fe-
nicia ovvero sira de' Kefti. Ora, secondo noi, il
punto capi-
tale di tutta la quistione e questo, se cio& i Kefti sieno Fe-
nicii ovvero Siri. Se, infatti, i Kefti son Siri, la civilta micenea
e una civilta propria degli Hethei, perche la Siria al tempo
della XVIII e XIX dinastia, e la principale regione della con-
federazione degli Hethei con la capitale Cadesh sulPOronte, e
le prime iscrizioni hethee furono scoperte in Siria, ad Hamath,

a Damasco ecc. Di che segue che PHelbig, il quale fa sua la


sentenza del Pettier, sarebbe stato nelPobbligo di ben deflnire
e provare i Kefti esser Fenicii non Siri, giacche i Siri del-
Pet di sono Hethei. L' importanza di ben distin-
Thutimes III

guere etnograficamente i Siri da' Fenicii, fu da noi ripetutamente


dimostrata altrove fino al fastidio 2 Similmente Salomone Rei- .

nach tutte le volte che tocco della quistione Pottier-Helbig,


chiaramente signified la soluzione non essere stata data finora,

perche non e stata data quella che riguarda i Kefti, dalla quale

dipende. Nella discussione della teoria dell'Helbig all'Accade-


mia, J'ai remarque, dice il Reinach, qu'il n'y a pas ete

question des Kefti; c'est cependant le noeud du probleme


3
.

Nella rivista del Catalogo de' Vasi Antichi del Pettier, torna
a dire Avant d'attribuer d des
: habitants de la Phenide
ou de non pas seulement la possession, mats la
la Syrie

fabrication des vases mycniens, sur la foi des peintures the-


baines que Von sail, f attends que les egypiologues se soient

1
POTTIER, Catalogue des Vases Antiques, p. 206.
8
DE CARA, G-li Hethei Pelasgi, Ricerche di Storia e di Archeology
orientale, greca ed italica. Vol. I. Roma, tipogr. dell'Accad. dei Lincei,
1894.
3
S. REINACH. c. c., p. 41. D. 3.
SEGONDO IL PROF. GUGLIELMO HELBIG 539
f
mis d accord sur le pays des Kefti et ses habitants. Si les

uns les croient phdniciens, d'autres affirment, avec non moins


d'dnergie, qu'ils sont ciliciens ou me*me crdtois (des Cre'tois
1
passes de Crete sur la cote syrienne) L'origine di questa .

confusione de' Siri co' Fenicii, come fu da noi detto, sta nel
non distinguere 1'elemento topografico dall'etnografico. Al tempo
della XVIII e XIX dinastia nel paese che poscia fu noto sotto
il nome di Fenicia, abitarono popoli della confederazione degli

Hethei, la quale comprendeva tutta la Siria meridionale, la


settentrionale, la Siria bianca o Leucosiria, 1'Asia Minore, la

Cappadocia, la piccola Armenia e la Colchide. V'era percio


compresa la parte marittima della Siria a sud-owest, cioe la
terra denominata Fenicia al tempo de' Tolomei, quando, nel
testo greco del Decreto di Ganopo, Keft e tradotto Fenicia. II
nome intanto di Kaft o Kefat o Keft comparisce la prima
volta al tempo di Thutimes III, ed e nome di paese e di po-
poli che troviamo uniti co' Kheta (Hethei), e con le genti di
Tunep, ch'erano nella terra di Naharain; dunque i Kefti ap-
partennero prima alia confederazione capitanata da' Rutennu
e poi dagli Hethei. Se la Cilicia o le coste dell'Asia Minore
Kuste Kleinasiens a settentrione dell'Amano 2 siano state
la patria de' Kefti, come pensa Max Miiller 3
; ovvero, secondo
lo Steindorff, Keft fu un paese della Siria settentrionale 4 certa ,

cosa e che Max Miiller e lo Steindorf non riconoscono nei


Kefti i Fenicii, ma per lo Steindorff, il quale cita il Pietsch-
mann e PErman, il nome della Fenicia fu fahi.

1
S. REINACH, Rev. Archtol. Troisieme Se~rie, Tome XXVIII, 1896, pp. 125.
2
W. MAX MIILLER, 1. c., p. 395.
3
W. MAX MULLER, Die Kefto-Namen, nella Zeifschr. f.
Assyriol. April
1894, p. 391 e seg-g.
*
STEINDORFF, Philolog. Wochenschr., 1895, p. 560. Cf. dello stesso au-
tore: Archaeol. Anzeiger, 1892, p. \\ e segg. II VIREY nel Tombeau de
Rekhmara, (Me"m. de la Mission du Caire, T. V., p. 33) pensa che i rap-
presentanti delle isole in esso figurati sieno tutti de' coloni di stirpe fe-
nicia e non degl'indigeni; il MALLET pero distingue fra i tributarii che
hanno diversa acconciatura. Cf. MALLET, Les premiers 4tablissements des
G-recs en Egypte, p. 6, n. 3. (Me"m. de la Mission Arch^ol. francaise an
Caire, T. II, lev Fascic.).
540 I FENICII E LA CIVILTA MICENEA
1

L'opinione de valorosi egittologi, Max Miiller, Erman e


Steindorff, in quanto escludono Fidentificazione de' Kefti coi

Fenicii, e manifestamente contraria a quella de' due chiaris-


simi archeologi, Pettier ed Helbig. Trattandosi pero d'una qui-
stione di geografia antica, secondo testi egizii, e non d'archeo-
logia propriamente detta, ognun vede che la presunzione d'esser
nel vero, e tutta per i primi e non per i secondi. Senonche
questi invocano in loro favore 1'autorita d'un grande egitto-
logo, del Maspero, e noi dobbiamo farla conoscere come c'e
data dall'Helbig, quale, a nostro giudizio, fa parlare il Ma-
il

spero in maniera disdicevole e con poco rispetto verso gli altri

egittologi, cio che sicuramente non e con forme al costume e


alPindole di lui che noi ben conosciamo.

L'Helbig scrive: Les fresques de deux tombes (di Rekhmara


e diRamenkhepersenb) representent des ambassadeurs de plu-
sieurs peuples qui apportent au Pharaon leurs tributs, entre
autres ceux des Kaftiou ou Keftiou. Apres les judicieuses re-
marques de MM. Maspero et Pottier, ce n'est plus de la re-
serve critique mats plutot de Ventdtement sceplique que de
douter que ces derniers soient des Pheniciens (p. 21). Avremmo
desiderate che 1'autore avesse citate le parole testuali del Ma-

spero, poiche troppo & severe il giudizio contro gli altri egit-
tologi accusati qui di uno scetticismo ostinato, il che vuol dire
irragionevole. Cita, peraltro, il Pottier indicandoci la Revue des
etudes grecquts, VII, pag. 120-124, ma noi delle giudiziose
osservazioni di questo archeologo non possiamo, mal nostro
grado, tener gran conto in una quistione, la quale, come no-
tammo, e di natura tutto propria degli egittologi, giacche essa
si aggira intorno a testi egizii dove son ricordati i nomi

di popoli della Confederazione asiatica, fatti tributarii da' Fa-

raoni della XVIII e poscia della XIX dinastia. Essendo anche


FHelbig nella medesima condizione del Pottier, non resta, dun-
que, per ambedue che la sola autorit del Masp ero, la quale,
quantunque grande valore, sarebbe sempre quella d'un egitto-
di

logo e non degli egittologi e, molto meno, dell'egittologia. Nel


che noi esprimiamo Topinione dello stesso Maspero, il quale
SECONDO IL PROF. GUGLIELMO HELBIG 541
nella rivista delFopera di Max dove appunto egli parla
Miiller,
de' Kefti, cosi scrisse : . . . M. Max
Midler porte sur les opi-
nions qui ne sont pas les siennes des jugements d'une rigueur
qu'il regrettera plus tard. Les progrs sont si rapides dans
nos sciences, que le mme Egyptologue est contraint de changer
plusieurs fois, en fort peu tfannees, le sentiment qu'il pou-
vait avoir au ddbut sur tel ou tel sujet: on est souvent fort

embarrass^, lors qu'apres avoir atlaque de facon trop acerbe


une idee qui paraissait tre insoutenable, on est force par de
nouveaux monuments d'avouer qu'elle etait vraie i II Ma- .

spero, dunque, lungi dall'accusar gli altri egittologi di ostina-


zione, dimostra con queste parole piene di buon senso, 1'im-
possibilita di simili accuse. E nel vero, anche a proposito del
Kafti e di Kafto eglinon sogno mai di pretendere che si segua
sua opinione, ma dice semplicemente ch'egli man-
dagli altri la
terra in Kafto la Fenicja o piuttosto che vedra in Kafto i Fe-
nicii e tutti i
popoli piu o meno lontani presso i
quali essi
andavano a commerciare. Ora queste cose il Maspero le asse-
risce come una sua opinione senza condannar coloro che non
la pensano come lui. Egli ne' Kefti o Kafti Kafiti riconosce =
i Kefeni dell'antica tradizione anteriore agli Scribi della XVIII
2
dinastia Anche PHelbig sa per esperienza, quanto sia vero
.

cio che Sal. Reinach: Au train dont marchent les


scrisse
y
fouilles, un ouvrage d arclieologie a bientdt fait de vieillir.
UHomerisches Epos (dell'Helbig) a subi une premiere trans-
formation, due a Veffet des peneirantes recherches de M. Stud-
niczka, dans sa seconde Edition datee de 1887 ; la troisieme
devra tenir compte, dans une tres large mesure, des con-
3
clusions auxquelles aboutit M. Reichel .
Aggiungiamo noi che
4
se le conclusioni del Pottier , sul cosiddetto Vaso de' Guer-
rieri, son esatte, e noi vi crediamo, altre mutazioni dovra fare

1
MASPERO, Rev. crit, d'hist. et de litter., N. 26, 25 Juin 1864, p. 5G2
*
MASPERO, 1. c.
3
SAL. REINACH, Rev. crit. d'hist et Hit., 8-15 Oct. 1894, p. 181.
*
Rev. ArchtoL, Troiseme Ser. Tom. XXVIII, Janv.-Fevr. 1896,. p. 17 e
seg-g.
542 I FENIGII E LA CIVILTA MIGENEA

PHelbig in una nuova edizione, conciossiache egli supponga


che quel Yaso sia un de' docamenti che ci fanno conoscere 11
costume e Parmamento greco alPepoca micenea. Ora per il
Pettier il Vaso e del VII secolo a. G. C., e quindi le dedu-
zioni dell'Helbig diventerebbero false.
Da quanto si e firiora esposto, e facile dedurre che la teo
ria dell' Helbig e del Pettier, fondata principalmente nel nome
etnico de'Kefti in quanto e spiegato dal Maspero nel senso
di Fenicii, e una teoria, la quale non val piii di quello che

possa valere Popinione d'un egittologo comech& valorosissimo,


ma che nondimeno resta sempre un' opinione ch' egli mede-
simo, per nuove ragioni o per nuovi monumenti, potr mu-
tare. Ondeche, in tanta diversita di opinioni fra' dotfi
sulP ori-

gine e propagazione della civilta micenea, non doveva PHelbig


dar la sua come la piu autorevole e degna d'esser accettata
da tutti, e ancor meno poteva condannar di ostinazione scet-
tica gli stessi dotti perciocche sentono altrimenti da lui. Oh
come e perche chiameremmo scettici ostinati, denigratori del

nome de' Fenicii e quasi antisemiti, una schiera nobilissima di

valentuomini chiari al mondo, qual piii qual meno, per dotti

lavori in questo genere di studii ? Autori delle antichitk dette


Micenee furono gli Achei per Furtwaengler e il Loeschcke,
il

*
10 Schuchhardt, il Gollignon e il Girard i Garii, secondo il ;

2
Koehler, il Duemmler e lo Studniczka ;
i Pelasgi occidental!
3
a parere di Sal. Reinach e del Murray i Greci d'Asia Mi-
;

nore insieme a' Fenicii per il Diehl 4 gli Egei, nome provvi- ;

sorio usato dal Perrot e dalP Evans; i Siri giusta il Busolt e


5
11 Winter Chi non e convinto della difficoltk di questa qui-
.

stione al solo novero degli autori (e non son tutti) citati da

*
Myhenische Vasen ; SCHLIEMANN'S, Ausgrabungen ; Hist, de la scul-

pture, Tome I ;
la peinture antique.
2
Athen. Mitth., 1887, p. 1-24.
3
Le Mirage Oriental, uQ\YAnttiropologie, 1893; American Journ., 1890,
p. 441.
*
Excursions Archfologiques, p. 13-49.
a
Griech. G-eschichte, 2 ediz., p. 98 Archaeol. G-esellschaft di Berlino,
:j

Lug-lio 1890.
SECONDO IL PROF. GUGLIELMO HELBIG 543

noi Laonde, ben pote Salomone Reinach chiamarla una qui-


?

stione oscura e scoraggiante question si obscure, si decou-


rageante
l
mme
La conseguenza che da sifFatto stato di cose
.

viene da se, non e certamente che si debbano metter da parte


i
problem! di questo genere perche di difficile soluzione, si
bene ch'essi sieno studiati con diligenza e costanza, pren-
dendo notizia de' lavori degli altri e vagliando, senza spirito di

parte o di scuola, gli argomenti sopra i quali si appoggiano


le varie sentenze. Nel che ci sembra aver mancato 1' Helbig,

che sollecito soltanto della sua, non fa curante delle contrarie


opinioni de' dotti, ch' egli pero, a bene stabilire la sua, doveva,
secondo noi, confutare. Anche noi facemmo conoscere quel che
ci sembro piu probabile intorno la quistione della civil ta mi-
cenea nel nostro1 volume degli Hethei-Pelasgi ma P Helbig, ;

se mai degno di chinar 1'occhio sul titolo del nostro libro, si


doveva tirar indietro al solo leggervi il nome di Pelasgi, che
2
egli non crede essere mai stati al mondo . N6 noi ci turbiamo

per cotesto ;
Eduardo Meyer ha lo stesso credo
Helbig, e dell'

la risposta che noi demmo alle asserzioni del primo vale per 3

il secondo.
II dotto archeologo non fa che citar continuamente Omero
e servirsi dell'autorita del Poeta, ma questa autorita per lui non
val nulla quando trattasi de' divini Pelasgi. II Pottier similmente,

perciocchk i vocaboli di Achei, di Carii o di Pelasgi non hanno

ancora, com' egli afferma, verun valore storico nel senso con-
creto del termine, non ne tien conto 4 Alia pagina 220 del .

suo Catalogo fa la stessa protesta : Dans l'tat actuel de la


science, nous ne tirerons jamais rien des discussions sur les
mots d'Aryens, P&asges, Semites, parce que ces termes ne

1
Chronique d'Orient, nella Rev. Archgol. .Troisieme Ser. Tom. XIII.
1889, p. 135.
2
II ch. Archeologo non
puo ignorare i nostri lavori, perche non pu6
ignorare la Revue Archtologique di Francia, dove dal 1892 in poi, se n' e
sempre parlato nella Chronique d'Orient, del Reinach, dove si da sempre
il sunto od
epilogo degli articoli che noi pubblichiamo.
3
Cf. Civilta Cattolica, serie XVI, vol. V, p. 299-300.
4
POTTIER, o. c., p. 201.
544 I FENICII E LA CIVILTA MIGENEA

correspondent a aucune entite historique. Quello che noi


osserviamo nello stato presente della scienza archeologico-sto-
rica & una mancanza inesplicabile di criterii scientific!, anzi
del semplice buon senso, quando di fatti e di popoli lon-
piii

tani da noi di piu che 3000 anni, si vuol giudicare contraria-

mente a cio che di- quei fatti e di quei popoli seppero e scris-

sero gli antichi, i


quali per questo stesso, e furono ad essi piu
vicini e piu degni d'esser creduti. Cosi i Pelasgi, per alcuni
storici e archeologi dell'odierna scienza, non sono mai esistiti;
ovvero, stando al Pottier, il nome di Pelasgi non corrisponde
in verun modo a un'entita storica. Ma che Dio li salvi, onde
sanno essi il nome .di cotesti Pelasgi e quanto li concerne sia

vero, sia falso? Senzadubbio, dagli antichi poeti e storici, a co-


minciar da Omero ed Esiodo e venendo giii per Erodoto e
Tucidide fino a Strabone, che al tempo stesso fu geografo e
storico. Ora tutta 1'antichita letteraria conobbe i
Pelasgi non
quali esseri immaginarii, senza entitk storica, ma quali popoli
storici numerosissimi, illustri anzi divini, chiari nell'arti e
per
istinto dinatura condotti a migrar del continue e occupar
nuove terre. Se intanto domandiamo al Pottier, chiarissimo
archeologo francese, che noi sommamente onoriamo il nome :

di Francesi ha o non ha un' entita storica ? Egli dovra rispon-

derci che essendo i Francesi un complesso di popoli storiei,


anche il nome di Francesi dev'essere storico e comprendere
in se un' entita storica, come un' entitk storica sono i
popoli
Brettoni, Normanni, Lionesi, Provenzali, Tolosani e tutti gli
altri onde si compone la nazione de' Francesi. Quando, infatti,

si dice cheFrancesi guerreggiarono sempre, che conquista-


i

rono terre lontane, che operarono, insomnia, in tutti i tempi,


cose grandi e d'ogni genere, quei nome di Francesi non & si-
curamente un nome senza entitk storica, perch& tutte quelle
cose fatte da' Francesi non potevano fa rle esseri immaginari e
senza entita storica. Di pari, adunque, diciamo noi, il nome di
Pelasgi & un nome, al quale deve corrispondere un'entita sto-
rica, perciocch& tutte entita storiche furono i
popoli partico-
lari compresi sotto questo nome e che gli antichi chiamarono
SEGONDO IL PROF. GUGLIELMO HELBIG 545

Pelasgi, come noi chiamiamo Frances! i Brettoni, i Nonnanni


e tutti gli altri ricordati di sopra.
Abbiamo fin qui notato che la quistione delForigine e pro-
pagazione della civilta micenea e da tutti riconosciata diffici-

lissima da essere sciolta. Lo stesso Pottier, con quella modestia


ch' e degna del suo vasto e profondo sapere, si protesta che
non intende scioglierla, ma di mostrar solamente in quali ter-

mini essa e posta Je vais :


essayer, non pas de la rdsoudre,

mais de dire en quels termes elle se pose '. Gonfessiamo


liberamente e con pieno convincimento, che la quistione mi-
cenea e divenuta per coloro massimamente, i quali o
difficile

non ben conobbero, o poco stimarono, o cio che era necessa-


rio a seguirne, non istudiarono profondamente le antiche tra-
dizioni donde solo si potevano attingere le notizie e i criterii

per una non improbabile soluzione. Non dissimuliamo, pertanto,


1'obbligo che per questa schietta coafessione, prendiamo verso
i dotti, di provare loro la verita di quanto abbiamo asserito e
che, in piu chiari termini, si riduce a questa proposizione : Gli
autori e i
propagatori della civilta micenea furono gli Hethei-

Pelasgi. Dichiariamo, intanto, fin da principio, cio che sem-


brera forse strano a taluno e specialmente all' Helbig e al

Pottier, che nel corso della nostra dimostrazione intendiamo


servirci degli argomenti stessi portati da loro in prova del-

Forigine fenicia della civilta micenea, ma da'quali noi trarremo


1

una conseguenza del tutto alia loro contraria. Diamo ora le

premesse del nostro ragionamento.


1. E ammessa e provata dal Pottier e pero anche dal-
F Helbig che gli va dietro, Forigine orientale della civilta mi-
cenea (Catal. p. 201-205). Les rapports commerciaux eldblis
entre I' Orient et le monde egeen sont ind^niables, et c'est la
un grand fait historique (o. c., p. 103). Avec I' art asiatique
les liens ne sont pas moins visibles (o. c., p. 204). Dunque, Fori-
gine europea propugnata dal Reinach e fuori di questione ed
e anzi combattuta dal Pottier (o. c., p. 108-109).

1
POTTIER, o. c., p. 200.

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1103. 35 27 maggio 1896.


546 I FENICII E LA CIVILTA MIGENEA

opinione intorno agli Egei che, secondo il Pettier,


2.* L'

r&unit actuellement les suffrages les plus nombreux (o. e.,

p. 202) fa di essi un peuple deja fort avance dans la ci-

vilisation, ayant ses poetes, ses architects, ses peintres, ses

sculpteurs, ses graveurs et ses orfevres indigenes, tout un peu-


ple d'artistes dont plusieurs sont capabies de realiser des
chefs-d'oeuvre ecc. "(o. c., p. 102).
3. I lavori mobili ed immobili, cio6 dire di oreficeria o di
stele scolpite trovate a Micene e in altre citta del Peloponneso,
non sono per nulla una prova di due civilta, Tuna indigena
e rozza, e 1'altra straniera ed eccellente, introdottavi da arte-
fici chiamati da' Principi Achei. L'una e 1'altra sono a Micene
la continuazione fedele e tradizionale di quella degli antenati

degli Achei. Qui, come nella Siria e nell'Asia Minore, non si ando
piu oltre del bassorilievo nella scoltura (Pseudo-Sesostri, lasi-
li-kaia, Ojuk ecc,), doveche 1'eccellenza ne' lavori in oro ed ar-
gento e confessata da tutti, cosi a Miceue come nella Siria e
nell'Asia Minore. L' oro e 1'argento, che abbondava in Asia

presso gli Hethei confederati, abbondava a Micene e nel Pe-


loponneso, presso gli Achei. Di che 1'esercizio continuo del
lavorare in queste materie portava seco il progresso nell'arte,
mentre restava addietro 1'arte dello scolpire, la quale non era
stimata egualmente e pero non coltivata quanto quella di ore-
ficeria. La considerazione, dunque, del Pottier, intorno la diffe-

renza delle due civilta nel Peloponneso e conseguenze che le

egli e, dopo lui, 1' Helbig ne trassero, non ci sembrano ben


fondate, n& d'altro dimostrative se non della parentela che
correva fra gli Hethei-Pelasgi e i popoli del Peloponneso.
4. II nome di Fenicia, confuso dagli antichi e da' moderni
con quello di Siria, fu la causa, secondo noi, degli errori in
che caddero 1' Helbig, il Pottier ed altri non pochi sebbene ;

il
adoperando 1'uno e 1'altro nome promiscuamente, e
Pottier,
venuto con cio a non provar nulla. Mercecche se la civilta
micenea, come dicemmo, e originaria dalla Siria, essa e cer-
tamente hetheo-pelasgica, cio ch'egli non vuole ammettere e ;
SECONDO IL PROP. GUGLIELMO HELBIG 547
se poi e fenicia nel senso che ha questo nome nel Decreto di
Tolomeo Evergete e de' Fenicii-Semiti, essa non e micenea.
5. Gli Egizii e la tradizione classica de' tempi primitivi
storico-mitici non fanno distinzione fra Siri e Fenici, tra Siria
e Fenicia. I Faraoni della XVIII e XIX dinastia vanno a com-
battere e sottomettere gli Asiatici : i Kharu, i Kheta (Hethei),
i Rutennu, i Kefti, quei di Tunep e di Khaleb, di f aki, di Arad
ecc., cioe i
popoli della confederazione, la quale, come accen-
nammo, fu
prima sotto 1'egemonia de' Rutennu, poscia^de'Kheta
o degli Hethei. Che faki sia per 1'Erman e lo Steindorff la
Fenicia, o Kefto per il Maspero, i popoli dell'una e dell'altra
contrada furono Siri, non Fenicii nel senso ch'ora si d a questo

nome. La Fenicia anche per gli antichi geografi greci e ro-


mani fu parte della Siria e in essa compresa, come Kadesh,
Naharain, Mageddo, Ruten, Kharu, Kheta, Aluna, Kanaah,
Inua, Anauga, Tunep, Arad, f aha, Simyra, Singar, Lomenen, Ka-
puna, Keftu *. Plinio seguendo, al suo solito, Strabone, scrisse:
luxta Syria littus occupat, quondam terrarum maxima, et

pluribus distincta nominibus. Namque Palaestina vocabatur,


qua contingit Ardbas; et ludaea, et Coele; dein Phoenice: et,
qua cedit intus, Damascena: et eadem Mesopotamia inter
Euphraten et Tigrin: quaque transit Taurum, Comagene;
et ultra Armeniam Adidbene., Assyria ante dicta: et ubi
Ciliciam attingit, Antiochia E nello stesso libro V, cap. XII,
2
.

aggiunge : Qui subtilius dividunt, circumfundi Syria Phoe-


nicen volunt, et esse oram maritimam Syriae. Agenore 6 detto
Re di Fenicia e figlio di Tiro ovvero di Pelasgo, di Nettuno
e di Libia, e padre di Cadmo, di Fenice, di Cilice, di Sipilo,

di Fineo, di Cefeo: che significa esser Agenore il Cananeo,


il

e padre di popoli Cananei o, ch'& lo stesso, degli Hethei che

rappresentano anche nella Bibbia i Cananei. Donde segue che

*
Cf. BIRCH, Annals of Thotmes III, ne' Records of the Past., Vol. II,

p. 35 e seg.; Statistical Tablet of Thotmes III, ne' Records of the Past.,


Vol. II, p. 17 e seg.: MARIETTE, Les lutes gtograph. des pylones de KarnaJs,
ecc. Leipzig, 1875.
2
PLIN., H. N. V. XII.
548 I FENICII E LA GIVILTA MICENEA
ne' Fenicii primitivi non Semiti abbiamo i Gananei od Hethei,
essendoch& il nome antico della Fenicia fu Khna =
Cananea.
Consta da' raonumenti hethei trovati al Sipilo e nella Cilicia,

che queste contrade furono sedi di Hethei. Ora quanto si asse-


risce di tutti i poppli cananei e del loro paese sotto il nome
di Fenicia, e altresi asserito sotto quello di Siria, e cosi Pin-

venzione delle lettere e assegnata promiscuamente a' Fenicii


ed a' Siri, sempre pero a personaggi Khamiti (Cadmo, Danao,
Isiri), non mai a Semiti.
6. I Kefti e il loro paese si attribuiscono alia Fenicia dal-

FHelbig e dal Pottier perciocche il


Maspero e di questa opi-

nione. Lo Steindorff e TErman, come vedemmo, stanno per


taki; e Keft per lo Steindorff sarebbe Fisola di Gipro; il

Brugsch ci da Keft, Taki e Khar tutti e tre corrispondenti a


Fenicia e traduce questi nomi Fenicia *. Ma Keft non puo essere
un'isola, ne la Fenicia puo essere al tempo stesso Keft, Taki
e Khar. Non tutti questi paesi presi insieme, com'e chiaro da
se e da' testi che nol permettono; non isola, perche il testo
che parla de' Kefti, come noto giustamente il Ghabas, deve
leggersi con la congiunzione sottintesa e: Kefa e le isole nel-
I'interno del Mediterraneo: e non gia: Kefa fu un'isola nel
2
Mediterraneo . Che i Kefti poi debbano considerarsi per po-
poli della Siria, si fa palese dal vederli associati nel testo del-
1'iscrizione della tomba di Rekhmara, a' Kheta e a quei di

Tunep, come similmente dall'identita degli oggetti che por-


tano in tribute, specialmente, cio che da tutti si ammette, dal
vasellame d'oro e d'argento di stile miceneo. Nelle migrazioni
degli Hethei verso 1'Occidente, quando prendono il nome di
Pelasgi, anche i Kefti vi si dovettero associare, conciossiache
troviamo in Grecia il loro nome conservato in nomi di fiumi

e di citta ; Ki^a6 o Ka<pto6s, flume delFArgolide, dell' Attica,

della Beozia, della Focide; piccola citta d' Arcadia, Kacpua:, &v;
di Sciro e di Sicione ; KacpujpfSes Tcstpai, nell'Eubea, Capo d'oro,

1
CHABAS, Ruten et Kheta, p. 325. .

1
BRUGSCH, Egypt under the Pharaohs, Vol. I.
p. 364 e segg.
SECONDO IL PROF. GUGLIELMO HELBIG 549
e nel pago della tribu Eretteide, Kwaca i
.
Quello, pertanto, che
<ieve concedersi senza difficolta, e che fa nondimeno al nostro

proposito, si e che dovunque si pongano i Kefti o nella Siria


o nella degli Hethei, che fu la Cananea,
Fenicia del tempo
essi son contemporanei e alleati degli Hethei, ed hanno la

stessa civilta degli Hethei, la quale percio deve ammettersi


essere stata civilta micenea od egea o, come noi la chiamiamo,
a buon diritto, civilta hetheo-pelasgica o semplicemete pe-
lasgica.
7. Finalmente notiamo che la civilta micenea non poteva
propagarsi da semplici trafficanti marini quali furono i Fenicii.

Quando essi, nelle loro fattorie sulle spiagge del mare, vende-
vano oggetti d'ogni genere, la civilta gia esisteva presso i

popoli del bacino del Mediterraneo, i


quali vivevano dentro
terra e su' monti con citt& murate ed acropoli di maravigliosa
architettura. Che la civilta non si fonda e stabilisce se non
con la migrazione di tribu o di popoli gia in possesso delle
non per la sola introduzione di oggetti di
arti e delF Industrie, e

commercio marittimo. Ora chi consideri la pochissima esten-


sione della Fenicia, per conseguente, la pochissima gente
e,

che poteva abitare, donde trarremo noi tante popolazioni


la

fuori di essa, quante ne sarebbero richieste per F occupazione


dell' isole Egeo, del continente greco e delF Italia dove,
dell'

secondo FHelbig, la civilta micenea che vi fiori fu opera dei


Fenicii? II rinvenirsi in un luogo degli oggetti di stile mice-

neo, non d& il diritto di conchiudere che quivi fu un popolo


d'epoca e civilta micenea, ma convien che vi si trovi tutto un
complesso di cose onde si compone la civilta, e specialmente
per 1'epoca micenea por mente alF architettura
fa mestieri

civile e militare, la quale generalmente si vede un po' per


tutto, ed e tradizionale de' popoli ch' ebbero civilta micenea.
Premesse le quali considerazioni, ecco le nostre conclusioni.
La civilta de' Fenicii del VII secolo a. G. G. non fu certamente
la micenea, e fu modeliata da loro sopra esemplari di quella

1
DE CARA, Gli Hethei- Pelasgi, Vol. I, p. 464 n.
550 I FENIGII E LA CIVILTA MICENEA

delPEgitto e della Galdea. L'Helbig e il Pettier confessano


entrambi che essa ci presenta pertutto un'arte di decadenza,
ma che pero ne' secoli anterior! dovette essere micenea. Po-
tremmo negare un' asserzione fatta senza prove e per mera

supposizione, ma preferiamo distinguere. La civilta micenea


nei secoli anterior!' fiori nella regione che poscia fa detta Fe-

nicia, concediamo ; essa fu una civilta propria ed esclusivamente


originaria della Fenicia, neghiamo. In tutta la Siria, di cui la
Fenicia fu parte, fioriva al tempo stesso la medesima civilta,
e per Siria si deve intendere, secondo gli antichi, quanto
dalFAmano e dal Tauro si stendeva fino alPEufrate. Questo
per la sede originaria della civil t micenea, la quale, per sen-
tenza del Pottier e dell' Helbig, fu nell' Oriente. La sua diffu-

sione fuori dell' Oriente non si puo attribuire a' Fenicii Semiti,

perch6 sono ignote nella storia navigazioni fenicie del XV se-


colo, note soltanto quelle del VII o dell' VIII. Se, dunque, nel
secolo XV troviamo la civiltamicenea nella Grecia, nelle isole
delP Egeo, in Italia, in Sicilia ed altrove, non ve la poterono

introdurre i Fenicii dell' eta storica, si bene altre genti che


n'erano in possesso ed avevano la possibilita di propagarla.

Esclusi gli Europei, come fu detto, e i Fenicii semiti, come


abbiamo provato, restano fra popoli dell' Oriente i Siri od
i

Hethei, i
popoli cio& della grande e potente confederazione
de' Rutennu e de' Kheta, nella quale, stando alle liste monu-

mental! de' tributi che questi popoli pagavano a' faraoni della
XVIII e XIX dinastia, la civilta micenea era in fiore. Dun-
que, in tutte le region! dove il Pottier e 1' Helbig mettono i
Fenicii quali autori e introduttori della civilta micenea, e sono
1'Asia Minore, la Tracia, 1'
Egeo, Cipro, Greta, la Sicilia, 1' Ita-

lia, la Sardegna, la Transilvania ecc., bisogna sostituirvi gli

Hethei, sotto qual il comprendononome si i


popoli oriental!
della Confederazione, la quale comprendeva la Siria, FAsia
Minore, la Cappadocia, il Ponto e la Piccola Armenia. Ma in
tutti i
luoghi rammentati dal Pottier e Helbig la tradi-
dall'

zione classica pone prima de' Greci i Pelasgi con la loro ci-
vilta, ch'6 questa appunto ch'essi attribuiscono all' Oriente e
SEGONDO IL PROF. GUGLIELMO HELBIG 551
nelP Oriente a' Fenicii, forza e, dunque, conchiudere che gli
autori e propagator! della civilta micenea in tutti questi
paesi
sieno stati gli Hethei ovvero i Pelasgi. Ora noi provammo
gia
con ogni genere di argomenti l , che gli Hethei e i Pelasgi fu-
rono una sola e medesima gente con due nomi diversi, gli
Hethei-Pelasgi, dunque, furono gli autori e i propagatori della
civilta micenea, quod erat demonstrandum.

Giunti a questo punto potremmo tirar de' corollarii parecchi,


ma per non esser prolissi, ci contenteremo di questo solo, qhe
cioe in alcuni archeologi il
rispetto anzi la reverenza verso la
tradizione antica, la quale lega TOccidente all' Oriente nelle qui-
stioni etnografiche, dovrebbe esser maggiore e non ristretta

quando essa e in nostro favore. L'Helbig e il Pottier


a' soli casi

sono certamente due grandi archeologi, e PHelbig massima-


mente deve gran parte della sua fama ben meritata, ad un lavoro
suirEpopea Omerica dove dimostra la verita delle tradizioni
antiche tramandateci dal Poeta, col confronto de' monumenti

scoperti in questi ultimi anni nell'Asia ed in Grecia. Ma Puno


e P altro non avendo rispettato questa stessa tradizione, an-
ch'essa omerica, in risguardo de' Pelasgi, ci diedero una spie-

gazione della civilta micenea e della sua diffusione d' Oriente


in Occidente, che noi, con nostro grande dispiacere, non ab-
biamo potuto accettare mentre, al contrario, co' medesimi ar-
;

gomenti de' due dotti archeologi ci fu mestieri riconfermare


la nostra.

1
Cf. DE CARA, o. c.
IL PRESENTE E L'AVVENIRE
DELL'AZIONE CATTOLICA
IIST

I.

Prima procedere innanzi, ci fa mestieri sgombrare la


di

via da una obbiezione che aH'asserito da noi nel quaderno ultimo

potrebbe farsi e realmente si fa, con poco giudizio bensi e


minor perspicacia, ma si fa. E si fa non da oggi, ma da un

pezzo, senza che ne atti, ne parole, ne autorita, ne dimostra-


zioni fulgidissime e concludentissime, da parte nostra, abbiano
mai potuto aver forza di ridurre quei contradditori a riflettere
almeno sulla possibilita, anche per le loro solennissime intel-
ligenze, d'ingannarsi e di pigliare lucciole per lanterne.
Ve dunque gente molto grave, che tiene moltissimo ad
?

essere creduta e chiamata fior di cattolicismo, sia pure libe-


2
rate, o meglio, nazionale . la quale non vede e non ha vo-
luto. mai vedere che inerzia, all'infuori dell'azione politica;

ed inoltre azione pubblica, utile, efficace, vera, degna dell'ap-


pellativo di politica, non vede e non ha voluto mai vedere nel
campo cattolico altrimenti che per il concorso dei cattolici alle

fiere dellemedaglie da deputato e dei portafogli da ministro.


Naturalmente, a senno di costoro, dalla promulgazione della
famosa formola ne eletti ne elettori in sino a questo di, i cat-

tolici italiani non hanno fatto che poltrire nella piii fatale

inerzia; ne s'accorgono cotestoro che, mentre tutto si agita


intorno ad essi, con sempre crescente operosita, essi soli se
ne staimo davvero immobili, colle mani alia cintola, mormo-
1
Vedi il quaderno 1102 per il 16 maggio 1896, pagg. 421 sgg.
8
Vedi su ci6 un esilarante articolo del signer G. Riccardi nella Ras-
segna nazionale del 1 maggio 1896.
IL PRESENTS E I/AVVENIRE DELL'AZIONE CATTOLIGA IN ITALIA 553

rando eternamente del Papa che proibisce le urne politiche e


del clerical! che gli ubbidiscono.
Per riguardo massimamente a questa mano di ciechi e di

sordi volontari, incocciati a ravvisare per politica soltanto quella

specie d'azione che dal Papa e proibita, noi opinammo sempre


che fosse prudentissimo, trattando dell'azione cattolica in Italia,
il non designarla coH'appellativo di politica. Ma fu del pari

sempre le mille
miglia lontana dal nostro cervello Tidea che
siffatta azione morale, pubblica, sociale, in cui con tanto zelo

s'esercitano i che va ogni di facendosi piu


cattolici italiani e

viva, piu vasta, piu intensa, non sia propriamente anche un'azione
politica. Pur distinguendo tra azione politica ed operositk mo-
rale, nell'articolo pubblicato il 2 maggio, ed ascrivendo a questa
seconda specie 1'azione dei cattolici, evidentemente, come ap-
pare da tutto quel contesto, non negavamo all' azione stessa
la qualifica di politica in senso assoluto, bensi solo nel senso

della partecipazione diretta dei cattolici alia vita parlamentare ;

e dimostravamo quanta efficacia queH'operosita morale eser-


citi sulle condizioni politiche della nazione, cioe in sostanza,
come si risolva in una grande e potente azione politica, pur
non denominandosi tale.

II.

Che pro dunque dei nomi, quando abbiamo la cosa? Noi


non vorremmo che una disputa di dizionario rischiasse dav-
vero di rallentarePespansione del movimento cattolico, fattasi
ora si viva. Rimangano pure alPazione cattolica le sue antiche

designazioni ;
ma restiamo tutti d'accordo che essa e vera-
mente e sostanzialmente, comunque la si chiami, un'azione po-

litica.

Politica, perche M organizz azione generale, promossa spe-


cialmente dalPOpera dei Gongressi, raccoglie e disciplina le
forze cattoliche di tutta Italia sotto la bandiera papale. Cosi

per una parte viene Pesercito cattolico a schierarsi in linea di


battaglia, come falange di opposizione anche politica, di fronte
554 IL PRESENTE E L^AVVENIRE DELI/AZIONE GATTOLICA
a tutti i
partiti liberal!, militant! dentro 1'orbita delle cosi dette
istituzioni o fuori di queste; e per un'altra parte al Papa,
Capo e padrone di quell' esercito, viene a confermarsi Pau-
torit& di arbitro delle sorti della patria per 1'ora decisiva.
Politica, giacche il lavoro universale e coordinate ad un
fine comune esercita i soldati, forma i
capitani, allarga 1'in-
fluenza di quello che in linguaggio convenzionale si direbbe
partilo catlolico, rassoda i caratteri, serve
meravigliosamente
a dilucidare le idee ed a confortare le speranze, affratella le
schiere e ne condensa le forze, intanto che realizza senza posa
un programma di restaurazione religiosa, morale, economica
conforme all'indirizzo papale, guadagnando al pro-
del paese,

gramma stesso, coi beneficii continui che ne derivano, le sim-

patie del popolo italiano e sfatando praticamente le false pro-


messe del liberalismo e le menzogne della massoneria.
Politica eziandio per P astensione da qualsivoglia ingerenza
diretta nel governo e nella legislazione; anche per questo
T azione cattolica e politica, anzi in guisa speciale per questo.
Tale astensione, infatti, pur essendo, per 1' indole sua, cosa ne-

gativa, torna, per il significato e Peffetto politico, somma-


mente positiva. Per il
significato in prima; che, ad ogni nuova
elezione della Camera, ad ogni nuova crisi di gabinetto, ad
ogni nuova discussione parlamentare, essa dimostra una gran
parte d' Italia assolutamente aliena da cio che si dice, s'im-
prende, si fa e si disfa legalmente in nome d' Italia, non aven-
dovi quella tanta parte dell' Italia altro posto salvoche di tortu-

rata, che, come puo, protesta e condanna. La quale dimostra-


zione quanto sia in secondo luogo politicamente effettiva, non
e chi non vegga cogli occhi e non palpi quasi colle mani,
nell' esaurimento quotidiano di tutti i
partiti liberali, a cui, per
1' astensione dei cattolici, vien meno, ad un tempo, e la pos-

sibilitk di rinnovarsi con element! 1'autorita necessaria


sani^e
all'interno ed all'estero, e Fobbiettivo di lotte feconde di prin-

oipii,che sono per la vitalitk degli ordini parlamentari quel


che e il nutrimento per la vita d'ogni materiale organismo.
Di qui lo sfasciarsi visibile e continuo di quegli ordini mede-
IN ITALIA 555
simi e dell' artifizioso castello sovr'essi con tanto sciupio di
denaro e di coscienze edificato. E mentre in un pandemonio
di turpi recriminazioni personali, -che a vicenda si controllano
e corroborano, d'interessi, di passioni, d'ire e di vendette
si

individuali muore persino il ricordo della rappresentanza na-


zionale, il popolo italiano capisce che la sua vita, il suo
cuore, Panima sua sono fuori del Parlamento, tra il quale e
lui sta tutto un abisso: mentre nella pozzanghera di tutte le

scelleraggini e di tutte le vergogne sprofondasi ogni di piu


il liberalismo, le speranze delP Italia onesta si volgono alia

falange di riserva, costituita dai cattolici astensionisti, i


quali,
come ben scrisse V Osservatore cattolico, sono quindi ricono-
sciuti per i veri padroni dell' avvenire.

III.

E frattanto anche al presente 1'azione cattolica ripercuo-


tesi indirettamente dentro le sfere della vita, politica ufficiale.

Non hanno, e vero, i cattolici, n6 possono o vogliono avere


proprii rappresentanti tra gli scanni di Montecitorio e nelle

poltrone dei Ministeri; ed e anche verissimo che cio li priva


di certi mezzi d' influenza e di autorita, che cio gl'incaglia
altresi talvolta nelle amministrazioni comunali, che cio li la-

scia esposti, senza schermo, a parecchi soprusi. Questo sappiamo


noi pure e cosi bene che non v' & d' uopo di perdere il tempo
1
ad inculcarcelo, come non v & via ragionevole di cansarcene.
Ma nemmeno deputati e ministri possono ignorare che fuori
del Parlamento esistono masse imponenti di cattolici, i
quali
lavorano indefessi nelle Associazioni, nei Gircoli, in Adunanze
frequenti e solenni, coi giornali, colle dimostrazioni pubbliche,
colle petizioni e le proteste, a compiere un programma ben
definite, e trovano ogni giorno nel paese sempre piu larga e
cordiale adesione. Oh !
questa, diciam cosi, atmosfera extrapar-
lamentare di idee, di che ormai involge
sentimenti, di fatti,

da ogni parte e tanto dappresso 1'orbita officiate, esercita su


quest' ultima una pressione piu salutare che forse non paia e
556 IL PRESENTE E L^AVVENIRE DELL'AZIONE GATTOLIGA
determina nel Parlamento e nel Governo una corrente meno
ostile a certi interessi religiosi e morali.
Noi, ad esempio, crediamo doversi davvero in buona parte
ripetere da cosi benefica azione extraparlamentare del catto-
lici pessima fortuna cbe fecero in Parlamento alcune pro-
la

poste, ispirate al piu nero anticlericalismo massonico, come


quella del divorzio e ultimamente P altra d' avocare allo Stata
le scuole comunali. Siamo anche convinti che 1'unanime ed
aperta opposizione dei cattolici alia guerra africana, abbia
avuto il suo peso nella resistenza di tanti deputati, i quali vi-
vono pure tra i cattolici, ne sentono le proteste e sono spesso-
costretti dalle esigenze medesime della vita sociale a non pren-
dere troppo direttamente di fronte schiere di concittadini che
si fanno ogni giorno sempre piu forti di numero, e nei pro-

positi e nelF opera piu risoluti. Ne, ove pure non voglia porsi
sotto i
piedi anche ogni parvenza di legalita, alia influenza
delP azione extraparlamentare dei cattolici ed in ispecie dei

Consigli municipali e provinciali, o predominati da maggio-


ranze cattoliche o, meglio ancora, retti dai cattolici, potra
sempre e del tutto sottrarsi il Governo stesso, siccome lo di-

mostrano parecchi fatti,che potremmo addurre, e dai quali


sarebbe agevole 1' inferire, che senza bisogno di passar le fron-
tiere segnate dai Santo Padre, T azione cattolica gravitera, viep-
piu sulP indirizzo governativo quanto piu si rendera. estesa,
ordinata, pubblica e potente, soprattutto nei Municipii.

IV.

Ecco qual rappresentata sinteticamente e quasi a volo


sia,

d'uccello, Pefficacia politica delFazione cattolica, secondoche

quesfazione fu concepita e condotta sempre innanzi in Italia


sotto gli ordini del Pontefice. Si puo forse immaginare pro-
gramma positive di politica
piu saldo di questo
per logica
coesione e piu vigoroso per pratica effica^ia? Noi certo nol

pensiamo.
Un rimprovero solo puo farsi a questo programma, ed e
IN ITALIA 557
che esso abbandona allo sfacelo Fedifizio liberalesco, cui s'e
voluto dar nome di nazionale, senza muovere neppure un dito

per ripararne 11 crollo.

Or rimprovero non ha fondamento per chianque sia


tale

persuaso (e dovrebbero esserne tutti), che F intervento diretto


del cattolici nel campo piu strettamente politico non avrebbe
alcuna efficacia a risanare un'opera essenzialmente insanabile,

per cui non v'e rimedio salutare che quello violento del ferro
e del fuoco, onde ognun sa che i cattolici rifuggono per le

tradizioni loro ed i loro principii.


Noi in veritk non veggiamo chi possa muovere quel rim-
provero al programma cattolico, salvoche un doppio branco
di uomini, dei quali si fecero pur recentemente interpret!, nella
Nuova Antologia, il chiaro Raffaele De Cesare e, nella Ras-
*

segna Nazionale, il meno chiaro G. Riccardi il primo soste- :

nendo,che con qualche raddolcimento nella politica ecclesiastica,


qualche ritocco al fondo culto, qualche larghezza per Finsegna-
mento del catechismo, o poco piu, ogni cosa in Italia fra Stato
e Chiesa andrebbe a posto, ed affermando 1'altro, che colFentrata
dei cattolici al Parlamento tutto sarebbe presto accomodato.

Vogliam dire che bisogna proprio non aver occhi o chiuderli a


bella posta, per non vedere che tra lo Stato italiano e la Chiesa
cattolica Fopposizione non e di accidentalita variabili ma di
sostanza, di spirito, di vita, eche quindi essa non puo togliersi
senza Folocausto d'uno dei due. In cio va data veramente al

marchese di Rudini la lode, che, per occasione delF insipiente


favola diffusa di un supposto concordato da lui chiesto al
Vaticano e dal Vaticano rifiutato, rendevagli a larga mano
Fufficiosa Opinione. II Rudini riconobbe e proclamo che tra
Chiesa e Stato in Italia e dissidio insanabile.

Cio presupposto ed ammesso, soltanto i poveri di spirito,


che ad ogni grandezza e gloria e prosperita della patria, anzi
alia stessa esistenza sua antepongono la conservazione delle

formole rivoluzionarie e dei congegni liberaleschi, possono in-

1
Nuova Antologia vol. LXIII della Quarta Serie, fascicolo IX, per il

1 maggio 1896. Vedi 1'art.: Una nuova fase di politica ecclesiastica.


?
558 IL PRESENTE E I/AVVENIRE DELL AZIONE GATTOLIGA

grossar la voce e rinfacciare ai cattolici la loro assoluta indif-


ferenza per quelle formole e quei congegni.

V.

La Dio merce un alitopossente soffia per mezzo alle file


del cattolici italiani, educati e cresciuti alia sublime scuola
dal Yaticano, un afito che li solleva da terra, ne rischiara e
dilata le menti, li commove, li agita, sospinge verso ideali
li

incomparabilmente piii alti e piii generosi. Percio i cattolici


non confonderanno mai lo Stato colla nazione, ne il Governo
col paese, ne una dinastia coll' Italia; i cattolici si guarde-
ranno bene dalP intristire le sante e grandi cose, che sono
liberta e patriottismo, costringendole alia stregua miserabile
di un parlamentarismo, il quale si spesso tramutasi in pugilato
di beceri od in accapigliamento di trecche da mercato 1 di ;

2
una Camera su cui, al dir del Fanfulla
pesa il lerribile ,

fato della distruzione intestina; delPordinamento tutto intiero

dello Stato italiano, che il Don Chisciotte del 7 maggio chia-


mava barocco e balordo, sentenziando che non potrebbe essere
piu assurdo, piu inello, piu nocivo.
Lasciando ai bigotti delle cosi dette istituzioni nenie, sdi-

linquimenti e puerili strida di paura, i cattolici non si spa-


ventano di vedere tutta codesta roba diroccare e sprofondarsi,
perche sono convinti che in essa non e nulla, assolutamente
nulla della grande anima italiana. Sono convinti i cattolici che

possono benissimo abbandonare tutta questa roba in balia del


suo destino, senza punto commuoversi; perche quando pure
essa fosse tutta sparita e per sempre, sopravviverebbe ognora,
nell'anima italiana, forte e fulgida e bella 1' idea della patria,
e la potenza di restituirla a liberta vera, ad indipendenza vera,
a morale e civile e politica grandezza, nell'unione intima col
Papato, primo e piu saldo baluardo d' Italia.

A formare quest'anima italiana intendiamo con tutti noi

stessi, noi cattolici, noi soli ;


a fortificare, ingrandire, rendere
1
Veggasi la Tribuna del 14 maggio 1896. N. 134.
1
N. 132 per il 14 maggio 1896.
IN ITALIA 559
sovrana quesfanima italiana si adopera con tutti i mezzi la
azione cattolica; e quindi trae altresi quella gagliardia sempre
crescente, che la rende tanto stimata e desiderata nelle masse
popolari, tanto invidiata od odiata tra le file dei rivoluzio-
narii.

VI.

Or confrontino un con tanta grandiositk di con-


istante
cetto del programma cattolico la meschinita del loro quei si-

gnori specialmente, che nella Rassegna nazionale si danno


vanto d'essere fra i cattolici i soli nazionali, cioe i soli sol-

leciti del bene della nazione. Dovranno, crediamo, se sono


leali, vergognarsi del fatto loro. Poiche dove finalmente, di
fronte a tanta ampiezza di concetto dell'azione cattolica, con-
dotta dagli intransigenti sotto gli ordini del supremo capitano>
il
Papa, va a confinarsi 1'azione propugnata da loro? Ec-
colo. In qualche settore di destra del baraccone di Monteci-
torio, dove vorrebbero ad ogni costo, contro 1'espressa proi-
bizione del Pontefice, mandare qualche dozzina di deputati
cattolici !

Ma a che fare quei malcapitati vi andrebbero? chiediamo


noi. A che fare andrebbero uomini, supponiamo, valorosi, in-
liammati del santo ed irresistibile apostolato dei principii di

religione, di giustizia, di moralita, in una bolgia di faziosi, in-

tesi soltanto a scavalcarsi per afferrare il


potere, dove Pauto-
rita dei principii e un geroglifico, la inflessibilita della logica
una barbarie medioevale, e la voce di un qualsiasi, il quale

con dialettica serrata sorga a sostenere un principio, e sicura


d'andar soffocata sotto una valanga di oh di ah di basta, di ! !

schiamazzi, di richiami all'ordine e di proteste dei colleghi,


della presidenza, delle tribune, fra la disattenzione e le ciarle
del rimanente ?

Andrebbero i
deputati cattolici negli scanni di destra a far
la figura del Costa e del Zavattari, che urlano dalla montagna
al deserto; la figura del Duca Gaetani, nipote di Papi, che dal
banco ministeriale non raccoglie che scherni, mentre con sin-
560 IL PRESENTE E L^AVVENIRE DELL^AZIONE CATTOLICA
cerita ed onestk combatte le follie del guerrafondai e ne ad-
dita con innegabile buon senso le disastrose conseguenze per
T Italia, nel caso di future complicazioni europee. Questa & la
azione meravigliosa, che gli zelanti degli ordini costituiti ed i

sabaudisti piii fanatic! pretenderebbero di sostituire all'azione


cattolica benedettaed approvata dal Papa! Ma via! non in-
dugiamoci intorno a queste puerilita, ch& v'e ben altro da fare !

E poiche sull'astensione politica dei cattolici s'e gia tante volte


in lungo e in largo discusso, invitiamo chi dimostra cosi scarsa
memoria a rileggere, se non altro, i nostri articoli, in parti-
colare quello uscito nel quaderno del 15 luglio 1893 sul felice

risveglio dei cattolici nelle elezioni amministrative ; e pas-


siamo innanzi.

VIL

Cio che importa soprattutto di notare, come cosa di gran


rilievo per il presente e di sommo conforto per Pavvenire, e

I'avviamento rapidissimo preso teste dall'azione cattolica, quale


e stata qui da noi delineata, onde risulta che i cattolici danno
ben poco retta ai guastamestieri, seminatori di zizzania, sunno-
minati. In pochi mesi di quest' anno e del decorso si e fatto,
nel mezzodi e nel centro d' Italia, assai piu viaggio, che non
potevasi attenderne in una dozzina di anni. Si e mossa la Si-
cilia, si e mosso il
Napoletano, si mossa
Toscana, dove
e la

Tattivita cattolica erasi sempre dimostrata scarsissima, ed ab-

biamo in breve spazio di tempo avuto dappertutto, in queste


regioni, costituzioni di comitati parrocchiali e diocesani, di se-
zioni giovani, di societa operaie, di banche popolari e di casse

rurali aderenti all'Opera dei Gongressi. Abbiamo avuto un con-

gresso regionale a Palermo ed Adunanze diocesane od inter-


diocesane a Girgenti, a Napoli, a Sorrento, a Castellamare di
Stabia, a Castellaneta, a Taranto (dove Teloquentissimo Arci :
vescovo fece uno stupendo discorso), a Bari, a Lecce, a Mo-
nopoli, a Foggia, a Fiesole, ad Arezzo, altrove, ed un Gon-
gresso mariano meraviglioso a Livorno, seguito da molti pel-
legrinaggi fioritissimi di intiere contrade toscane alia Madonna
IN ITALIA 561

di Montenero, ed ultimamente dal pellegrinaggio a Roma di

tremila fedeli appartenenti a tutte le diocesi della Toscana.


Anche in Roma si raccolse, sotto la presidenza dell' Eminentis-
simo Gardinale Vicario, una bella Adunanza diocesana e creb-
bero di numero e di operosita i Comitati parrocchiali.
Omettiamo cose minori, ma non meno delle noverate elo-

quenti a dimostrare, che il centro ed il rnezzodi dell' Italia en-


trano ormai in gara d'attivita col settentrione, dove 1'Opera
dei Gongressi puo dirsi gia solidamente stabilita e in accon-
maturare una gran parte dei frutti, per i quali segna-
io di

tamente dal grande Pontefice e senza posa promossa ed in-


coraggiata.
Or se ci facciamo a richiedere come mai e perche in tanta

parte rispettabilissima dell' Italia si e appresa cosi di subito e


osi felicemente, in questo ultimo scorcio, la fiamma che per

anni ed anni vi aveva trovato quasi invincibile resistenza, non

pare da doversi rispondere che solo da ultimo toscani e na-


poletani hanno capito la necessita di far qualche cosa per la
Chiesa e per la Patria. No questa risposta, oltreche falsa, sa-
:

rebbe ingiuriosa a quei nostri concittadini e fratelli, che al


pari di noi tutti intesero sempre, come Dio comandi non solo
di evitare il male, ma altresi di far il bene, declina a malo
et fac bonum, ecome non fare il bene sia gia per se mede-
simo, secondo la dottrina evangelica, un far male, un peccare
contro il sacrosanto dovere che abbiamo tutti e ciascuno di
trafficare i talenti ricevuti, conforme al nostro grado, e di coo-

perare da buoni cittadini e da buoni cattolici, con tutto il


po-
ter nostro, al bene della societa cosi civile come religiosa.

VIII.

Ma vuol attentamente riflettersi che, se quanto al non far


il male non pif6 nascere mai dubbio veruno in nessuna anima
onesta e cristiana, quanto pero si e all'operare il bene le que-
stioni, che possono nascere, sono infinite. Chi infatti intendera
il bene ad un modo e chi intendera ad un altro. Chi pensera
1'

che il bene sia tutto da fare in chiesa, e chi che sia almeno
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1103. 36 27 maggio 1896.
562 1L PRESENTE E L'AVVENIRE DELI/AZIONE CATTOLICA

per quattro quinti da fare in piazza: chi giudichera che non


sia da farsi ne piu ne meno di quel che i buoni cattolici co-

stumarono in antico, andare a messa, recitare il rosario in


famiglia, far la Pasqua, e, per essere piu fervorosi, frequentare
i Sacramenti e prediche e raagari anche il mese Mariano
le

e le novene ; altri alPopposto dira che tutto cio e bene, ma che


non basta piu nei tempi presenti a soddisfare i doveri nuovi
sorti dal nuovo assetto sociale, dallo spirito nuovo di rivolta

contro Pordine soprannaturale e dalla foga di associazione che


ha invaso il mondo moderno. Opponiamo alle forze collegate
della massoneria forze cattoliche riunite in fasci, per mezzo di
associazioni laiche, che abbiano intenti civili e politici, che si

valgano delle liberta moderne e dei diritti moderni di riunione,


di voto, di petizione a farli trionfare, senza che non si riesce

a nulla e il bene non si fa, dicono questi ;


e questi altri di

riscontro : non vi sono le confraternite ? non vi sono le pie

congregazioni antiche e sperimentate, che non s'impacciano


di politica ? Entriamo in quelle e
per tal guisa si operi tutto
il bene possibile, senza bisogno di metter su cose nuove, le

quali potrebbero tornare di grave pericolo alia concordia, alia


carita, alia pace pubblica, se non anche di danno alia reli-

gione.
Cosi i
dispareri si sieguono e la conclusione pratica e lo
zero, 1'inazione cioe, o, se non altro, la dispersione delle atti-
vita che non raggiungono alcuno scopo concrete e solido di

bene, mentre Pempieta fa strage, la corruttela si dilata e il

satanismo pubblicamente trionfa.


E chiaro pertanto che Pautorita deve intervenire tra i cat-

tolici, quella autorita a cui Dio commise d'insegnare, promet-


tendo d'esser con lei sino alia consumazione de' secoli, perche
nelP insegnamento non traligni dalla verita e da' suoi voleri.
Come prima questa autorita, la quale e nel Papa e nei Ve-
scovi e poi subordinatamente nel clero e soprattutto nei par-

rochi, in quanto portano ai semplici fedeli la parola della


Chiesa gerarchica, come prima, diciamo, questa autorita abbia
chiaramente ed efficacemente fatto intendere alle popolazioni
IN ITALIA 563
il bene necessario a
qual sia promuoversi, nei tempi che cor-
rono, ed in qual guisa si ha da promuovere per compiere il
sacro dovere, che stringe le coscienze cristiane cosi a fare ii
bene come a fuggire il male, non vi e dubbio che cornincera
nelle popolazioni medesime a mostrarsi, insieme con una mag-
giore alacrita, anche una piu armoniosa, concorde e generale
uniformita di azione ; rimanendosi in disparte neghittosi o riot-
tosi solamente che del cattolicismo partecipano
quelli, le ma-
teriali parvenze anziche lo spirito informatore.

IX.

Con pare a noi che divenga naturalissimo a


tale criterio

spiegarsi il risveglio nuovo dell' azione cattolica anche la dove,


diciamolo pur francamente, esso avea per tanti anni sonnec-
chiato.
II Papa non ristette, e vero, mai un istante dair esortare
tutti gli italiani a muoversi e ad operar virilmente ;
e da quando
disse che era ora di tentar qualche cosa per difendere la fede
i
d'ltalia in pericolo ,
e che alia congiura delle sette bisognava

opporre la lega universale e concorde di tutti i cattolici ita-

Brevi diretti ai Congressi di Vicenza, di Pavia


liani, sino ai tre
e di Torino, Leone XIII paleso, nella piu fulgida forma, pro-
gramma suo essere Torganizzazione di tutte le schiere catto-
liche della Penisola in un ben agguerrito e disciplinato eser-

ito, pronto a qualsiasi sua chiamata, eche, a compiere tale

organizzazione, avea scelta F Opera dei Congressi, ordinando a


2
questa di scorgere tutte le altre societa cattoliche ed alle altre

1
Nell'Enciclica all'Episcopato italiano del 15 febbraio 1882. Quanti
amano la Cattolica religione, intendano omai che e tempo di tentare qual-
che cosa, e non abbandonarsi per niun modo alia indifferenza ed alia
di

inerzia, essendo che niuno tanto presto rimanga oppresso, quanto se si


abbandona ad una stolta sicurezza. Si potrebbero citare eloquentissime
esortazioni del tenore medesimo contenute nelle lettere ai Vescovi, al Clero
ed al Popolo d' Italia del 15 ottobre 1890 e al Popolo italiano dell'8 dicem-
bre 1892, dove alle Associazioni massoniche vengono contrapposte le Asso-
ciazioni cattoliche e in particolare i Comitati dell' Opera dei Congressi.

2
Breve 9 Settembre 1891. Giova citarne testualmente il passo che
segue ;

Per quello che 6 da voi, affinch& senza fallo possiate raggiungere


564 IL PRESENTE E L^AVVENIRE DELL'AZIONE GATTOLICA
societa cattoliche di qualsivoglia specie di aderire, e non solo
di nomina ma di fatto, all' Opera de' Congressi *.

Alia voce del grande Pontefice primo ad ubbidire il


fa
clero dell'Alta. Italia; e quindi cola, nella Lombardia, nel Ve-

neto, nel Piemonte specialmente, vedemmo tosto intorno ai


Vescovi, ai parrochi, clero espandersi una generale
a tutto il

e gagliardissima vitalita di azione azione sociale nelle sue :

svariatissime manifestazioni, una nel suo indirizzo, sotto la

guida delFOpera dei Congressi, come il


Papa voleva. In altre

parti di Italia, difficolta non lievi si frapposero a quella cosi

lo scopo proposto, e colle forze ampiamente spiegate sparger piu larghi i


dovete procurare
frutti di salute, e trovarvi piu pronti alle future battaglie,
che la vostra associazione, sotto gli auspicii e la guida dei Vescovi, in ogni
parte diffusa, tutte comprenda le italiane provincie. Si rivolga pertanto la
vostra industria a crescere il numero dei soci, a fondare altri ed altri co-
mitati, e provvedete che tra il vostro ceto e le altre cattoliche societa, le
quali e giusto che voi scorgiate alle difficili imprese, si stringano e si ras-
sodino quei vincoli di fraterna e d'intima unione, per cui s'addoppian le
forze e si da non dubbio argomento dell'ottimo spirito onde sono animate
le congiunte persone. In fine, sara ufficio del vostro zelo e della vostra
solerzia supplire coi vostri comitati Ik dove mancano altre cattoliche asso-

ciazioni, e raccogliere i giovani in quei drappelli che hanno nome di Se-


zioni, ove i loro circoli non esistono, od anche esistendo, e manifesto il

bigogno di piu valido aiuto.


1
Breve 24 Agosto ] 895. Ecco quei che piu fa al caso nostro :

Poiche infatti 1'esperienza dimostra quanto profittevoli tornino agli


interessi cattolici i Comitati Diocesani, prima d' ogni altra cosa reputiamo
sia da inculcarsi che tali Comitati crescano da per tutto di numero. Que-
sta cosa altre volte Noi raccomandammo ;
e quantunque nella maggior
parte delle Regioni siasi soddisfatto lodevolmente il Nostro desiderio, non-
dimeno sono alcund luoghi dove i cattolici hanno ancora da mostrare
ci

alia prova la loro obbedienza. In cid possono porgere un valido aiuto i sa-

cerdoti, i quali, nelle odierne condizioni della Chiesa, devono assumersi


anche questo ufficio di dirigere le schiere e gli animi dei fedeli colla loro
autorita apertamente e colPesempio. Ci piace inoltre raccomandare di
bel nuovo alia vostra ammirevole ed assidua sollecitudine ci6 che vivamente
inculcammo Congresso tenuto a Pavia, che quante sono in Italia
all'altro
societa cattoliche qualsivoglia genere, tutte, salva la autonomia di
di

ciascuna, aderiscano all' Opera dei Congressi cattolici ne, soltanto con una
adesione semplicemente nominale, ma eziandio unendo insieme le cure e
mirando gagliardamente al conseguimento dei fini comuni. Tutti vedono

quanto ne verrebbero cosi rinvigorite le forze cattoliche.


IN ITALIA 565
pronta e decisa entrata in campo del clero ;
ed ecco perche
Pazione anche del popolo fedele fu ritardata.
Noi esamineremo in un altro articolo la natura di siffatte
Ma e grandemente a rallegrarsi che la sapienza e
difficolta.

costanza del Vegliardo del Vaticano, visibilmente guidato da


Dio, siano giunte a trionfarne.

X.

Leone Breve diretto il 24 agosto delPandato anno


XIII, nel

alPinsigne Presidente delPOpera dei Congress!, il Comm. Paga-


nuzzi, in occasione del Congresso di Torino, dopo aver detto
che in alcuni luoghi non si era peranco ottemperato al deside-
rio da lui ripetutamente espresso della fondazione dei Gomitati

diocesani, con apertissima parola inculcava ai Sacerdoti il do-


vere, che nelle odierne condizioni della Chiesa loro incombe,
d'andare in cio innanzi ai fedeli colPautorita e colPesempio.
Era un ripetere phi solennemente cio che alquanto prima Egli
medesimo avea gi sentenziato, ed era stato diffuso per tutti
i giornali cattolici, che il Clero deve finalmente uscire di sa-
cristia.

Quel che discorsi e ragionamenti e discussioni e 1'esempio


non aveano potato per anni conseguire,
stesso dell'Alta Italia
ottenne in un attimo la parola del Vicario di Cristo. Una mi-
rabile come scintilla elettrica passo per le file del clero. I

Parrochi si diedero subito ad adunare intorno a se i migliori


dei proprii parrocchiani per consultarsi con essi sulla fonda-
zione di Comitati; si adoperarono per cio i membri piii co-

spicui dei Capitoli; i Vescovi chiamarono i Parroci per rin-


corarli alPimpresa, presiedettero con solennita alP inaugura-
zione dei Comitati diocesani ed anche parrocchiali, scrissero,

parlarono, lavorarono indefessamente. Abbiamo qui sul tavo-


lino,mentre scriviamo, una moltitudine di lettere pastorali per
la quaresima quest'anno 1896, che con infiammato zelo rac-
di

comandano Pazione cattolica pubblica e Perezione dei Comi-


tati diocesani e parrocchiali; anzi alcune non trattano d'altro
566 IL PRESENTE E L^AVVENIRE DELI/AZIONE GATTOLIGA IN ITALIA
che di questo tema e sono veramente ammirabili per popola-
ritk di forma e sodezza di discorso. Citeremo, soltanto a
saggio
delle altre, quelle del due Eminentissimi Cardinal! Arcivescovi
di Firenze e di Palermo, quella dell'Arcivescovo di Pisa, del
Vescovo di Pistoia e Prato, del Vescovo di Fiesole, dei Ve-
scovi di Aversa, di Acerra, di Gravina e Montepeloso. E nulla
diciamo delle bellissime lettere pastorali che piu volte scrisse
sul dovere di diffondere i Gomitati quelPapostolo invitto del-

TOpera dei Gongressi, che e Mons. Igino Bandi Vescovo di


Tortona; ne della magnifica lettera di Sua Eminenza il Gar-
dinale Ferrari Arcivescovo di Milano, degno erede dell'ope-
rosita del Borromeo, perche gia tutta Italia cattolica ne ha ce-
lebrate le lodi, e perche allo scopo nostro piu direttamente si

confanno documenti episcopali delle regioni,ove fin qui 1'azione


i

cattolica erasi palesata men vigorosa, ed ora in poco tempo,


la merce del concorso del clero, e diventata potente.
Non potevasi, a luce piu fulgida di fatti, meglio illustrare
quella verita che fu cosi spesso nei Gongressi cattolici procla-
mata, 1'opera dell'organizzazione cattolica, benche laica sia e
laica debba rimanere, aver pero bisogno della solerte inizia-

tiva del clero per prosperare e consolidarsi. Ed ora che il

clero e specialmente i Parrochi si pongono dappertutto alia

testa del movimento, noi riteniamo assicurato 1'avvenire a quel-


1'azione che il Papa vuole, pubblica cioe e civile ad un tempo
che religiosa, e governata in tutta Italia, non da preferenze
separatiste, ma da un solo impulso verso il fine comune, che
e di contrapporre efficacemente PItalia guelfa alPItalia ghibel-
lina e massonica.

Gosi, n'abbiam ferma fiducia, non


sara piu alcuno che vi

con unelenco di conventi, di confraternite, di sacre funzioni,


aggiunto agli istituti degli avi, si dia, come quel tale ingenuo
giornale fiorentino, Taria d'aver apoditticamente dimostrato,
che fu fatto pur abbastanza per corrispondere ai desiderii del

Pontefice ed ai bisogni della Chiesa e della Patria, e per


trionfare dei calunniatori che gridano :
perche dormite ?
RITA
STORIA DI IERI

CAPITOLO QUINTO.

L'ira placata, non rifa le offese.

I.

La giovanetta Rita, al termine in cui era, somigliava a per-


sona che nottetempo si aggiri per baize ignote, a rischio, ogni
pie sospinto, di traboccare nel fondo di un dirupo. Essa, tut-
tora semplice, nuova ai ludibrii delle passioni, inesperta degli

agguati del mondo, avrebbe avuto mestieri di una guida fedele


che, pel sentiero insidioso, nel quale si era incamminata, dai
mali passi 1'avesse campata. Le sarebbe occorsa una voce arnica
e creduta, che le avesse gridato Fermati, o Rita, e sta
:

in guardia di te Prima consigliati e poi delibera e fai. Con-


!

sigliati con Dio, nella preghiera, che ti regga la coscienza;

consigliati con chi ti puo rischiarare la mente offuscata dalla


fantasia ;
con chi puo insegnarti a moderare gl'im-
consigliati
peti del troppo ingenuo tuo cuore !

Ne la voce le avrebbe fatto difetto. Senonche Famica non


era da lei creduta, e la creduta non era a lei arnica. Nella
voce del padre temeva Tira; in quella della madre sospettava
il
rigore; di quella di Aldo non faceva caso; quella di chi
innanzi, con tanto suo giovamento, docile ascoltava, le era ve-
nuta in uggia. Unica e gradita le restava la voce della Tullia,
sibilo serpentine che blandamente la incantava, per avvicinarla

alPabisso.
568 RITA - STORIA DI IERI

Con chi dunque la meschina poteva consigliarsi, a salute ?


Con Dio, nell'orazione? Colla Vergine Santa, la quale pur sempre
chiamava col dolce nome di Madre? Ma della pieta ella si era
nauseata ;
ne aveva dentro di se affievolita la radice, che e la
fede; ne aveva estinto il fuoco, eccetto qualche favilla che
languiva. Povera Rita, degna in tutto di compassione Che sorte
!

per lei, se avesse dato retta alia madre, che le suggeriva di


quietare lo spirito nel raccogiimento di un pio ritiro !

I dardi del furore, dal quale il padre si era lasciato pren-

dere, per cagione di Livio, contro di lei, non mai da lei pro-
vati, 1'avevano trafitta. A medicare la piaga, niente erano valse
le carezze che seguirono; che 1'ira placata, non rifa le offese.

Essa le accetto, ma non passaron la pelle, non che le arri-


le

vassero al cuore. Questo ne fu lacero, insino alle piu sottili

delle sue fibre. Pel rimanente del giorno, atteggio ella il volto
ad ilarita e compose le labbra all'usato suo amabil sorriso:
ma nell'interno si sentiva mordere dal dolore, e la vegnente
notte non velo quasi Tocchio : si bene pianse fino a diseccare

la fonte delle lagrime.

giuramento del padre, che egli si sarebbe fatto tagliare


II

a pezzi, piu tosto che consentire all'unione sua con Livio, ed


il titolo di farabutto che, per ispregio, davanti a lei, gli aveva
appiccato, le si piantarono, come due aguzze punte, nelPanima
esulcerata.

Imperocche si vuol sapere, che 1'affetto della Rita pel gio-


vane Livio, da tempo e con prpfondita, non a volo ed alia leg-
giera, era appigliato nel vivo del cuor suo. Non era fiam-
si

mella, che con un sofflo si potesse spegnere ; era vampa che,


compresolo tutto intero, lo investiva: e vampa tanto piii in-

tensa e gagliarda, quanto piu nata e nutrita da un alto con-


cetto delle sue qualita, e da un'ammaliatrice consonanza di genii,
di gusti e di umori.
Fino dalPautunno che successe all'uscita sua dal convitto, ella

piu volte lo ebbe incontrato nella villa del Pino ; ed in breve


era stata presa di lui, delPaffascinante prestanza delFaspetto
suo, che avvenentissimo era, de' suoi modi signorili, del suo
CAPITOLO QUINTO. L' IRA PLACATA, NON RIFA LE OFFESE 569

brio, del suo garbo e delle riguardose graziosita e gentilezze,


che egli principle ad usarle. Le pareva che egli, senza dar
nelPaffettato e nel lezioso, avesse un culto per lei. Onde si
forte impressione ne ricevette nelPanimo, ancor tenero e non
pratico della vita, che pian piano Pebbe penetrato sino al fondo
ne fu soggiogata, ne fu conquisa.

Non era pero che, in quel primo sentirsi accalorire per

Livio, ella non avesse a combattere con s& stessa. Fresca,


com'ella era, dei savii documenti, onde nel convitto era stata
imbevuta, assai bene li ricordava. Ma in particolare le dura-
vano salde nella memoria, come si e detto piu innanzi, le op-

portune conferenze, ascoltate nel tempo del ritiro, fatto dalle


alunne, Pultimo anno che vi soggiorno, intorno al conservare
il frutto di cristiana educazione, che vi avevan raccolto. Molta

le era piaciuta, e se Fera scritta in sunto, quella che trattava


della custodia del cuore ; ed era stata un giudizioso commen-
tario delPavviso dello Spirito Santo Figliuolo, con ogni vigi-
:

lanza custodisci cuor tuo, perche


il da questo viene la vita. In

ispecial guisa le si era fitta nella mente la sapientissima regola*


che il cuore sempre si aveva da tener libero, n& mai da legare r
se non quando e con chi si avesse la sicurta di poterlo, salvo
il timore di Dio, salvo il
proprio bene, e salvo pure il giusto
consenso di chi avesse diritto e dovere di darlo.
Se non che la Rita accorgeva che, senza quasi che ella
si

il volesse e se ne addesse, il cuore suo cominciava a perdere

libertk ne vedeva chiaro che la sua propensione, per le attrat-


;

tive di Livio, fosseimmune da qualche pericolo d'inganno. Essa


era ancor pia e di timorata coscienza. Un pochino, mal sua
grado, diffidava di se, era perplessa; e quando si chiudeva nei
suoi pensieri, in lei si accendeva una lite fra due come cuori,
che dentro di lei battagliavano. L'uno pareva dirle: Sta,
e tienti libero per te il tuo affetto, che e il tuo tesoro. L' altro,

alFopposto :
- -
Va franca, Livio & fatto da Dio per te. La sim-
patia la moveva ad ascoltare il secondo ;
ma la ragione le det-

tava di credere al primo.


In questo male dell'infra due, per quietarsi, delibero di con-
570 RITA - STORIA DI IERI

sultare chi delPanima sua era guida provata e fedele. Ma la

Rita era aggraziata pittrice, tanto di mano, quanto di lingua.


Ancor nel parlare, ella dipingeva d'incanto. Com'ella, manife-
standosi, ritraesse Pinterno suo e colorisse i
pregi di Livio,
non puo sapersi. L'arte pero di certo aiuto in lei la natura.
Fu Candida, non e a-dubitarne; ma il candore varia di aspetto,
col variar della luce. A quali punti di luce rappresento ella

la verita di se e 1'apparenza di Livio?


Ma qual che fosse il ragguaglio ch'ella diede di se e
si

dell'altro, n'ebbe in risposta: che stesse in sull'avviso, e non


si fidasse delle esterne mostre altrui, ne delle proprie impres-

sioni sue: pregasse e bene operasse, perche il buon partito, non


e solamente un dono, ma un premio altresi che Dio concede
al vivere virtuoso: si accertasse che Tinclinazione era verso
persona degna meritevole di possederne il cuore e
di lei, e :

poi non presumesse di esser lei, da sola, giudice di quello che


le conveniva si confidasse co' suoi genitori, ch' ella aveva
:

tanto savii ed amorosi, e si attenesse ai loro consigli: fosse

cauta, e mettesse il suo cuore nelle mani della Regina dei cieli,

supplicandola di custodirglielo ella, qual gemma preziosa, da


Madre.
La Rita fu docile, e si conformo al suggerimento del pre-
gare, per sino a che, come si e notato, non si raffreddo nella
divozione :
ma, quanto a bonta ed innocenza, eccetto la super-
biuzza del suo naturale, seguito ad esserne un gentil fiore.
Non trascuro di meglio esplorare le qualita del giovane, che
sembrava angelicamente adorarla. Or che ? Piu ne considerava
le maniere, gli atti, i detti e piii egli le compariva una coppa

d'oro :
per impulso di affezione, argomentava cosa
quindi,
impossibile, che una tale coppa non contenesse un'ambrosia
di virtu soprabbelle. Ma di scoprir questa sua genialita per

Livio al padre od alia madre, non si arrischiava. Ella sospet-


taya difficolta e le presentiva onde : si determine ad attendere
il buon punto di farlo. Intanto terrebbe per se quello che diceva
essere il secreto del cuor suo, ne ammetterebbe proposta di

qual si fosse partito, che non fosse quello di Livio.


CAPITOLO QUINTO. L'lRA PL AC AT A, NON RIFA/LE OFFESE 571
Ecco perche, quando in casa le si discorreva di maritarla,
soleva rispondere: Per ora, no. C'e tempo a pensarvi!
Ella si era conficcato in testa il chiodo : o Livio, o nessuno ;

e da un cervellino come il suo, non era da sperare di scon-


ficcarlo. Perocche, giova ripeterlo, 1'acciaio si spezza ed il
ferro si piega: or la Rita, quanto del ferro aveva la pieghevo-
lezza nei modi, tanto delPacciaio aveva la durezza nel capo. I

II.

La zia Teresa, sorella del signor Marco, ammetteva Livio


in casa famigliarmente, ed insieme co' suoi flgliuoli lo trattava
alPamichevole, perche il defunto signor Lelio, suo marito,
sempre era stato legatissimo d'interessi col padre di lui, tuttora

vivente, in fama di dovizioso e padrone di offlcine e fabbriche


le piu vaste della provincia. La citta patria di Livio e della

famiglia signora Teresa, non era la stessa che quella


della
del signor Marco: distavano di alcune ore di via ferrata: ma
la villa del Pino erane a mezza strada, e lontana d'intorno

a tre miglia da quella del signor Marco. La prossimita quindi


rendeva di molto agevoli gli scambii delle visite, massima-
mente delle cugine, che di poco si differenziavano nelPeta dalla
Rita bench e piu spesso cercasse di ricambiarle ella ad usura ;
;

attesoche nella villa del Pino si ricreava giuocando, e poi quasi

sempre imbatteva in Livio, quando rivale suo cortesis-


vi si

simo, e quando suo accettissimo compagno, nelle partite del


Cricket, del volano, del bersaglio e d'altri giuochi. In questi
ella era destrissima e non superabile da altri, fuorche dallo
stesso Livio, che poi ogni tanto si lasciava in bello studio da
lei vincere, per averne occasione di farle, in premio, 1'omaggio
di ninnoli e di fiori.

Terminata quella prima villeggiatura, la Rita non ebbe piu


commoda opportunita di rincontrarlo. Dalla non rara venuta
pero nella citta sua delle cugine, che gliene portavano i

saluti e le notizie, risapeva come di frequente vi si ren-

desse pur egli, o per cagione di affari, o per sollazzarsi ed


572 RITA - STORIA DI IERI

assistere al teatro. OacTella pretese bellamente dalla madre,


che la sera non la tenesse rinchiusa sempre nelle quattro
mura della casa, ma conducesse agli spetta-
tratto tratto la

coli, od a godersi la musica del Verdi, del Donizzetti, del Ros-


sini. E talora ella vi rivide Livio, e n'ebbe inchini e sorrisi,
ma, per esser presente la signora Claudia, riservati e fugaci.
Siccome poi egli era assai studioso del vestire e tutto raffi-
natezza; per conformita, divenne vogliosa di sfog-
cosi ella,

giare nelPabbigliamento, e di comparire da per tutto sempre


attillata e messa, dal capo ai piedi, all' ultima moda. La quale
cresciuta vaghezza di mondanita non garbava punto alia madre,
che anzi se ne impensieriva; comeche, per non disgustarsela,
allargasse in cio discretamente la mano e la compiacesse.
Ma seguente anno, la quale duro
nella villeggiatura del

presso a cinque mesi, e quando per lo piu aveva la Tullia a


compagna, nelle gite al Pino, le cose procederono avanti ;

quantunque niente ne trapelasse e non passassero mai i ter-


mini dello stretto decoro. La Tullia era Tunica persona al
mondo, che fosse consapevole della segreta affezione della Rita.
A lei sola, sotto promessa di un inviolabil silenzio, 1'aveva con-
fidata: teneva fede. Che piu? La fomentava, ma con
ed ella le

tale accorgimento, che sicurasse sempre se da ogni possibile


sospettuccio, per non pregiudicarsi. Dell'arte di salvare capra
e cavoli ella era maestra, meglio che di pittura.
Tuttavia la Rita si diporto costantemente in guisa, che non
fece imprudenze, tranne una sola. Non si conta quella di essersi
adattata al patto delle fotografie, per iscambievole premio del

giuoco ;
che fu disavvedutezza condonabilissima : e la proposta
venne immaginata a disegno da Livio.
Un giorno la Rita aveva a costui vinto un premio. Or
mentre, con la Tullia, essa montava in legno per ripartire,
egli le si appresso ed in bel modo le presento un mazzettino
di verdi foglie odorose, che circondavano un fior di caprifoglio,

e le disse Signorina Rita, le pago il mio debito. Eccole il


:

simbolo della speranza !

Ma il flore, dentro la corolla, nascondeva un anelletto d'oro,


?
GAPITOLO QUINTO. L IRA PLACATA, NON RIFA LE OFFESE 573

con un fulgido smeraldo. La Rita ne gioi, ringrazio, si mise


furtivamente in tasca Tanello e si aggiusto al petto il deli-

cato fiore.
Per altro non da meno,
in quella che giudic6
voile esser

cortesia, ed era inconvenienza. Nella congiuntura di una corsa


che essa fece alia citta, trovandovisi per le vie accompagnata

dalla sua cameriera Lea, sotto la scusa di fargli vedere un


gingillo, entro da un gioielliere, mando li presso la Lea per
una commissione, ed intanto acquisto una spilla d'oro, con in
cima una rosetta di rubini. Poi, col to il destro di un premio
da lei dovuto a Livio pel giuoco, gli si accosto e, con atto
grazioso, gli offerse un fiammante pelargonio, dicendo Si- :

gnor Livio, le pago il mio debito. Eccole un simbolo del cuore !

Ma dentro la ciocca del flore, ella aveva infltta la spilla.

Ambedue le volte la Tullia conobbe, vide ed udi ogni cosa :

ma ella conosceva per non intendere, aveva gli occhi per non
vedere, aveva gli orecchi per non udire. A sentir lei, ogni
cosa ella ignorava: ne Livio faceva la corte alia Rita, ne la
Rita si lasciava corteggiare da Livio.
II fatto era riprensibile, perche di sua natura impegna-

tivo; e fa temerario dal canto di Livio: ma dal canto della


Rita, fu tanto innocente quanto imprudente. Ella non vi

scorse altro, se non che la manifestazione di un sentimento,


che in se medesima provava sincerissimo e le pareva ancor
nobilissimo: perocche, nella estimazione sua, Livio era un
modello di amabilita, un compendio di perfezione, quello che
si direbbe 1'ideale del desiderabile per lei, in giovane
oggi
gentiluomo.
Da tutto poteva essere disposta a
cio si deduca, se ella

gradire Tesibizione di partiti per collocarsi, e Teccitamento


a dare altrui il cuor suo, cosi preso allora dall'oggetto che
1'
occupava.
574 RITA - STORIA DI IERI

III.

Dopo la scena avvenuta col padre, prima ed unica, ad ac-


cogliere pietosamente i dolorosi sfoghi della Rita, fu la Tullia :

Dare del farabutto al signer Livio ! sclamo ella, appresso


altri lamenti, asciuttandosi gli occhi. Questa e un'ingiuria, che
io non posso mandar giu! Lei lo conosce, Tullia, e lei puo
attestare se egli meriti questo sfregio.
- A
parole dette sopr' ira, non e a dar gran peso. Prima
si dicono e poi si avvertono. Io non ho inteso mai nulla a
carico del signor Livio. Invece, per quanto so io, se ne fanno

elogi da tutti ; rispose Paltra.


Farabutto! Che vuol proprio dire farabutto? chiese la
Rita.

Ingannatore, bindolo, truffatore e simili.


Oh, che vitupero Bindolo un giovane, che e F onora-
!

tezza in persona!
- Si
vede, che signor Livio ha gente invidiosa, che gli
il

vuol male e lo ealunnia!

Dunque per certo il babbo dev' essere stato messo su da


qualcuno di costoro. Arrivare a dirmi che si fark tagliare a
pezzi, piii tosto cbe permettere che io sposi quel farabutto!
Ma io vorrei che il babbo avesse dintorno a se molti fara-
butti, simili al signor Livio! Me lo creda, Tullia, non posso
pensare a queste parole, dette col fuoco con cui le disse egli,
senza sentirmi il fremito nel cuore. Ma che manca al signor
Livio, per essere mio pari ? Gli manca soltanto la nobiltk ere-
ditaria e titolare. In tutto passa cento volte.
il resto, egli rni
-
Non parrebbe che questa dovesse essere la ragione.
Forseche la sua signora zia Teresa, dal babbo del signor Marco
non fu data sposa al signor Lelio, che non aveva nessuna no-
biltk ? A
questi riguardi ora poco si bada. Ai di nostri, la no-
biltk se la fa ciascuno colle opere sue. E poi il signor Pietro,

padre di Livio, e tre o quattro volte cavaliere e commenda-


tore: ha la nobilta personale; ed io so che il signor Livio e
GAPITOLO QUINTO. L'lRA PLAGATA, NON RIFA LE OFFESE 575
stato ricevuto con onore in tutte le piii illustri case di Napoli,
di Roma, di Firenze, di Milano, di Genova e di Torino. Egli ha
visitate le maggiori capitali d'Europa; e vi 6 stato presentato
ai primi personaggi. Via, Tintoppo non puo essere questo del
manco di nobilta.
- Ne meno dovrebbe
poter essere T interesse. II signor
Pietro e ricchissimo. Livio e il primogenito ed attende con

vantaggio agli affari di casa. Golla dote che porto io, puo stare
al paragone!
Non saprei che dirle, signorina. Per ricco, serabra ancora
a me
che dovra essere. Non fosse altro, ereditera dalla signora
Giacinta, sua zia e rnilionaria, che se lo e adottato.
Ma la coltura sua, 1'educazione fiorita, il carattere cosi
amorevole e generoso, non si hanno da contare per niente?
Egli parla le lingue che parlo io, e meglio di me. Poi sa
di tutto: di musica, di disegno, di letteratura, di meccanica:
e un tiratore di prima sfera, schermitore abilissimo, sta in

sella che pare fare un corpo solo col cavallo.


Signorina mia, se si ha da giudicare da quello che si
tocca con mano e si vede, il signor Livio e un partito bellis-
simo. Ma
puo entrare nella mente del signor Marco? In
chi

questo negozio, ella lo sa, a me non s'appartiene inframmet-


termi. Ella si regoli e, quando non possa altro, tiri a guada-

gnar tempo. Ella, fra poco piii di due mesi, compie i ventun
anno ed esce di minorita. Col tempo e colla paglia, maturano
le nespole.

Ma ii babbo mi ha fissato il termine di otto giorni, per


risolvermi.

Oh, il suo signor babbo e tanto buono e le vuole tanto


bene, che non la pigliera pel collo, affinche si mariti con chi
piace a lui, e proprio avanti il 25 di marzo; concluse mali-
ziosamente la Tullia, che poi passo colla Rita a maneggiare
il
pennello.
II
viperino consiglio, come gittato Ik per caso, era dato,
ne era dato a sordo: e si sa che il consiglio del male va raro
invano.
576 RITA - STORIA DI IERI

Frattanto la signora Claudia spiava, con ansia materna,


ogni atto, ogni mossa della figliuola. Notava quanto ella si
sforzasse di apparire a lei, al padre ed al fratello disinvolta
e gioviale, pur essendo di fatto pensierosa e mesta. La vedeva
palliduccia, coi calamai agli occhi, a volta rossi e gonfli di
fresco pianto. Osservava ctfella era senza appetito, ed a ta-
vola spilluzzicava appena cio che le si metteva davanti. Di

ogni divagamento si mostrava svogliata ; poco parlava ed


amava di starsene il
piu delle ore solitaria, rinchiusa nel suo
quartierino. Avrebbe desiderato di condurla, per isvago e di-

porto, an paio di giorni in qualche altra grande citta ma la :

stagione era brutta neve e ;ghiaccio per ogni dove.


Rita mia, ti senti male? Le dimando per caso un giorno,
che la vide in faccia color di cera.
Mi sento al solito.

Sei cosi smorta, che fai pieta ! Tu non ti avresti da


sentir bene.
Per risposta, la figliuola le rivolse un'occhiata piena di
mani ruppe in lagrime. La
tristezza, singhiotti e col viso nelle

madre, intenerita, se Paccosto al petto, dicendole amorosa-


mente: Prega la Madonna, che ti aiuti!
Pregala tu, mamma soggiunse la Rita singhiozzosa. lo
;

non ho piu ne fede, ne speranza, ne carita. Mi sento secca,


come una pomice, senza un conforto al mondo. Non ho anima
viva che mi consoli. Tutti sono contro di me. Gielo e terra
mi hanno abbandonata. E pure che ho fatto io di male ?
Che dici, figliuola mia ? Tu hai perduto il cervello !

No, mamma, non P ho perduto : P ho al suo posto. Ma


tu fammi la grazia di non dire al babbo che ho pianto. Me
lo prometti davvero?
- del
prometto; purche cessi di piangere,
Si, te lo ti fidi

babbo e di me, e ti metta Panimo in pace.


La Claudia non aggiunse altro, che a lei ancora la voce
si annodava alia gola, per Pangoscia di
questo compassionevole
stato della figliuola. Ma non si tenne che, ragionandogli di
CAPITOLO QUINTO. L' IRA PLACATA, NON RIKA LE CPFESE 577

lei, non dicesse al marito :


Ah, Marco, Marco, tu T hai fe-

rita al cuore!
Non dubitare, Claudia, le diss'egli allora. Ho pronto il

rimedio.
Ed il rimedio cred& di porgerlo infallibile alia Rita, il
giorno
fissato per le ultime deliberazioni.

IV.

Quella mattina, i
genitori ed il fratello si raccolsero nel suo
piccolo appartamento. Fino da due giorni prima, fuor d'ogni
credere, ella si era riavuta ed anche ringiovialita aveva ri- :

preso colore ed una certa cotale gaiezza, negli occhi e nel viso.
II signor Marco la fece sedere vicino a se, e principle a discor-

rerle con voce carezzosa e con maniere allaccianti. Sai tu

perche, seguito a dirle, mi sono riserbata una settimana di tempo,


avanti di udire il tuo sentimento intorno alle proposte che
abbiamo? Perche, conoscendo che tu eri innamorata del si-
gnor Livio, da buon padre, volevo cercare il modo di conten-

tarti e di dare un ragionevole assenso ai tuoi desiderii. Mi


sono adunque procurate informazioni, le piu imparziali ed au-
tentiche sul conto suo. Era il dover mio, lo stretto dover mio.
Dico bene, Rita mia diletta ?

E che dubbio c'e, babbo ? Tu dici benissimo !


replico ella,
fioca fioca e colPalito sospeso.

Quanto alia nobilta, ci passavo sopra. Circa il patrimonio.


avevo i miei dubbii. Vero e che il signor Pietro, suo padre,
e ricco assai. Maegli ha sette figliuoli, tre maschi e quattro
femmine. E poi un patrimonio, sussistente quasi per intero nei
redditi delle Industrie, e
poco solido, pel variare del prezzo
dei prodotti e per le vicende del commercio. Nondimeno, de-
sideroso di sodisfare te, Rita mia, avrei chiuso un occhio an-

cora sopra questo punto, e mi sarei studiato di farti guarentire


con sicurezza i capital! di dote e di altro, che avresti con te
recati. Che altro restava da sapere? Mi dirai che le qualita
ed i
portamenti del giovane. Ebbene, figliuola mia, eccoti il

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1103. 37 29 maygio 1896.


578 RITA - STORIA DI IERI

ristretto di cio che mi e stato comunicato, in via confiden-

ziale, dalla prefettura, dalla polizia, dal sindaco della sua citta,
e da altri testimonii disinteressati e degnissimi di fede. lo 1'ho
ricavato in breve da tutte le carte che mi sono state trasmesse.
Te lo leggo. Vuoi sentirlo?

Si, leggi pure; soggiuns' ella, senza voce e bianca come


un panno lavato.
Ascolta Rita mia, e non ti turbare. II signor Livio e
negli anni ventisei, d' ingegno pronto e versatile, istruito e
di bella presenza. Nella sua prima gioventu fu cacciato da due

collegi, per malcostume e per indisciplinatezza. NelFanno che


milito volontario, ebbe continue punizioni. Entrato nell'eta mag-

giore, commise una grossa per abbuiare ed accomodare


truffa,
la quale, il signor Pietro mise fuori grandi somme; e dove

maiidarlo a girare il mondo, flno a che la furfanteria non fosse


caduta in dimenticanza. Si e poi indebitato al segno, che suo
padre sta pensando d' interdirlo. Se non fosse una vecchia
parente, molta danarosa, che dimora nella nostra cittk, e lo

predilige ed egli si mangia viva, non avrebbe un soldo, per

isfoggiare coi lussi ed alimentare i suoi vizii. Da qualche


tempo, ad una dote pingue. Ha tentato d' ingar-
fa la caccia

bugliare due signorine, una in Milano ed un'altra, phi recen-


temente, in Genova ma, scopertolo per quello che e, le fami-
:

glie gli hanno chiusa la porta in faccia. E giuocatore sfrenato,


frequenta bische, bagordi e case di mala fama : non ha prin-
cipio alcuno di morale, ne di religione ed ha altre magagne,
che il tacere e bello. Figliuola mia, ti par egli costui tal
soggetto, che meriti la tua mano ed il tuo cuore ? Ti par egli
che io, tuo padre, possa, salva la coscienza, salvo 1'onore di

casa mia, salvo Tamore che ti ho per senso di natura, per-


mettere, che tu caschi fra le branche di un mostro si fatto ?
Rispondimi, Rita mia. Aveva io ragione d'incollerirmi, alia sola
idea, che tu ti potessi flgurare di essere felice con quel discolo,
con quel furfante?
Babbo mio, basta cosi : non se ne parli piu, non se ne
parli piu !
rispose tremante la Rita, che aveva ascoltata quella
CAPITOLO QUINTO. L' IRA PLACATA, NON RIFA LE OFFESE 579

lettura pallida, pallida, mordendosi le labbra e tossicchiando,


per comprimere il singhiozzo che le veniva.
- E
pensare che quella sciocca di mia sorella Teresa,
quando 6 al Pino, tien sempre una posata a tavola ed una

camera pronta, per quello scapestrato! Ma le sturero io le


orecchie e le faro aprir gli occhi!
Povera Rita! disse qui la madre; tu innocentemente ti

eri allucinata. Ma ora tu fai subito a Dio e alia Madonna il

sacrifizio di un amore, cosi mal posto. Non e egli vero?


Tutti i sacrifizii che tu vuoi. Ma non se ne parli piu,

piu! A solo sentir raentovare quel nome, mi vien male!


- Sii benedetta, figliuola mia cara! sclamo
signor Marco, il

abbracciandola con impeto e baciandola in fronte. Tu mi ridai


la vita!
- Da me ancora, Rita mia, prendi un bacio, il amo-
piii

roso che la tua mamma ti possa dare; soggiunse la signora


Claudia, serrandosela al seno.
Or pigliati anche il mio; disse il fratello, appiccando-
glielo saporoso ad una guancia.
II rimedio del padre adunque sembro miracolosamente ef-

ficace, e la ferita della figliuola in un subito rammarginata.


Ad un tratto la scena si era mutata: di lugubre, qual si te-

meva, era divenuta gioconda. Tra gli abbracciamenti e la gioia,


si festeggiava il funere delP incauto amore per Livio nel cuore

della Rita; la quale versava lagrime, che non ben s'indovi-

nava, se fossero di tenerezza, di pentimento o di disperazione.


D'indi a trattare delle risposte da farsi ai chiedenti la sua

mano, fu breve il passo. Marco le dichiaro, che ella liberamente


doveva esprimere cio che sentiva. Poteva accettare, scegliere,
rifiutare. Non le si farebbe violenza alcuna.
- ho considerate due proposte am-
Babbo, disse allora, le :

bedue sono eccellenti. Io, cosi in


impegni, principio e senza
preferirei ancora
quella del signor
Eugenio, perche egli e
amico di Aldo e suo compagno di collegio. Questo mi piace
assai.
-
Te ne troverai contenta, credilo, Rita. Egli & una perla
580 RITA - STORIA DI IERI

di giovane. Gia egli ti conosce, e tu pure hai conosciuto lui ;

soggiunse il fratello.

Quando ? dove ?
Pel pellegrinaggio che facemmo in Roma. Non ti ri-

cordi di
quel mi
giovanotto smilzo, coi baffetti biondi, che
stava dappresso, nel Vaticano, per Fudienza del Santo Padre?

Egli era Eugenio, il quale, durante il viaggio, si era unito coi


pellegrini. Lo incontrammo dopo nella basilica di S. Paolo: e
la egli ti diede, con molto garbo, alcune particolarita intorno
alia malachite ed agli alabastri dell'altare della confessione.
Or lo rammento !

In quell'occasione mi disse, celiando: Sai Aldo, che tu


hai una vezzosa sorellina? II giorno in cui mi salti il ticchio
di ammogliarmi, io ti scrivo, e te ne fo la domanda. Egli ha
tenuto parola.
Gia si sa, che prima di tutto, dovrete vedervi a bel-
Pagio; disse il padre. Egli verra e si tratterra il tempo con-
veniente.
Ma non subito ; riprese la Rita. La stagione non e bella.
Io avrei piu caro che venisse in primavera, dopo Pasqua, per
le corse che vi saranno. Egli dark meno nelPocchio, e ci ri-

sparmiera i
pettegolezzi dei curiosi.
E cosi rimanga stabilito ripiglio il signor Marco. Io dun-
;

que, con tutte le forme di riconoscente urbanita, scrivero che


pel primo, cioe per Eugenio, si gradisce la proposta, sotto le
debite condizioni; e pel secondo, che, ora come ora, essendo
avviate altre pratiche, non si puo definir nulla, ma se ne terra
molto conto, caso mai queste non riuscissero. In tal modo si
guadagna tutto, e non si perde nulla.

V.

Calmatasi per tempesta, che minacciava di scon~


tal guisa la

volgere la pace della famiglia e cimentarne Ponore, gli animi


del padre, della madre e del fratello della Rita ne furono

grandemente riconfortati, ed a lei raddoppiarono le mostre di


GAPITOLO QUINTO. L' IRA PLACATA, NON RIFA LE OFFESE 581

affezione la piu sviscerata. In quello tuttavia della signora Clau-


dia si ridestarono le perplessita. e gli scrupoli, per la discre-

panza che correrebbe, tra la molta religiosita, di Eugenic e la

scarsa e tepida della figliuola.


Aldo le aveva dipinto questo giovane signore, come dotato
<ii pietk sodissima, cristiano tutto d'un pezzo, devotissimo al
Papa e franco sostenitore delle buone opere cattoliche, piu in-
vise ai nostri moderni scredenti. Che figura, andava ella rumi-
nando in s& stessa, farebbe la Rita, a canto a lui e dentro la

sua casa, tanto, per questo rispetto, esemplare? Si sapeva dalle


raani di quali genitori usciva in quale convitto era stata edu-
;

cata; quale ottima opinione godeva per tutta la citta: di lei


e delle virtu sue, nelle lettere di chiesta, si manifestava una
stima piii che comune
ripetevano lodi da muovere invidia
;
e si

alia piu ambiziosa delle madri. Or che avverrebbe, quando, nel

capo principale, che e la religione, comparisse cosi minore


della fama? E poi quale sicurezza di solidita, pel resto dei do-
veri domestici, poteva dare una fanciulla, fiacca in questo fon-
damento ?
Tali e simili dubbii agitavano la mente di lei e le ser-
ravano il cuore, sminuendole la letizia della vittoria riportata
sopra il
capriccio della figliuola, che ella, conoscendo la na-
turale sua tenacita, riputava un miracolo.
Se non che il sua meraviglia, in ac-
miracolo accrebbe la

corgersi che la Rita, al tempo stesso in cui si era disfatta


dello sconsigliato amore, si era rifatta devota e pia. Visitava

spesso le chiese, dimandava di andare a prediche nella qua-


resima, era assidua e raccolta alia recita del rosario, voile
assistere alle istruzioni per esercizii spiritual! a giovanette Fi-

glie di Maria, riprese a leggere gli Annali di Nostra Signora


di a farla corta, pareva tornata al fervore dei mesi
Lourdes :

che seguirono Tuscita sua daireducatorio. Di che la signora


Claudia comincio a respirare, guardandosi pero saviamente
dal dimostrarne a lei ammirazione.
Di questo passo intanto si giunse tranquillamente alia vi-
gilia della solennita. della Beata Vergine Annunziata, che cade
582 RITA - STORIA DI IERI

11 25 marzo, onomastico e compleanno della Maria Rita. Que-


sta volta, dal padre, dalla madre
prepara- e dal fratello le si

rono sontuosi donativi. Ella entrava quel giorno nel ventesimo


secondo anno dell' eta sua, ed andava incontro ad un proba-
bile e bene augurato fidanzamento. Si diviso quindi di rega-

larla piu da sposa obe da fanciulla, e di farle cordiali ed in-

soliti festeggiamenti.
Era convenuta colla madre, che il dimani ella avrebbe ri-

fatte, in sua corapagnia, le divozioni, dove gia pel capodanno


le avevano fatte insieme. La sera, avanti di ritirarsi pel ri-

poso, separandosi da lei, con dolce commozione di voce le

disse :
Mamma, bo un
dovere da compiere con te. Domat-
tina esco di minorita. Bisogna che io ti cbieda scusa di tutti
i dispiaceri che, da bambina fino ad ora, ti ho dati. Tu sei

stata sempre buonissima con me. Ma spesso io con te sono stata


cattiva. Pero ti ho sempre voluto tutto il bene delPanima mia.
Tu, cara mamma, perdonami e ricordati che la mia felicita e
in queste tue mani. Cio detto, con amoroso ardore, gliele bacio
e gliele due ferventi lagrime.
bagno di

Figliuola, che dici tu ? La tua felicita non e in queste

povere mie mani e in quelle di Dio. Ma, quanto a me, tu la


:

sai, fo piu conto di te, che della mia vita. Non pensare ad

altro. La tua mamma ti perdona tutto e, col bacio che ora ti

da, ti chiude nel suo cuore.


Quando la mattina fu il momento di condursi alia chiesa,.
la signora Claudia ne fece avvisare
la figliuola ; la quale pero

non fu trovata suo appartamento. Se ne cerco altrove :


nel

ma non era in nessun luogo. Si chiamo la Lea, sua cameriera,


che disse la signorina non averle dato il solito segno del le-
varsi ;
essersi lei pian pianino avvicinata alia camera, e averne
aperta la porta socchiusa ;
ma ella non vi era dentro : il letto

essere come 1'aveva lasciato, quando si doveva essere alzata :

non saperne di piu.

Ma dunque
dove puo essere ? dimando la madre inquieta.
Mi abbia preceduta in chiesa ? Sarebbe strano, perche ella non
va mai fuori sola.
GAPITOLO QUINTO. L'lRA PLACATA, NON RIFA LE OFFESE 583

S' interrogo 11 portiere. Egli non aveva pun to vista la si-

gnorina passare, ne sola, ne accompagnata. Si mando in chiesa


ad esplorare. Delia Rita non vi era pur 1'ombra. La madre,
turbatasi, va a visitarne il quartieriao. Ogni cosa era a posto,
coi segni chiari che ella si era lavata, pettinata, rivestita. Nel-
Tarraadio e negli attaccapanni della sua guardaroba, non man-
cava nessun cappello, nemmeno la pelliccia, ne il mantello,
ne la borsa da viaggio.
-
Eppure in questo letto ha dormito ! esclama ella nel-

1'accostarvisi ;
e lo tasta sotto il coltrone, fra le lenzuola, per
sentire se fosse caldo. Ma era anzi ghiaccio. Dunque la

Rita si da un pezzo
e levata dice tra se. Dove, dove puo !

essere andata, cosi, senza cappello, senza panni gravi, con que-
sta brezza che spira?
Se ne avvertono il signor Marco ed Aldo, che rimangono
trasecolati,ne sanno rinvenire dallo stupore. Si manda per la
Tullia, che arriva in fretta e, in udir la novita, casca dalle
nuvole: nulla sa e nulla puo congetturare. Che agitazione e che

pena per tutta la casa ! Passano le ore e della Rita non si ha


cenno. Si raduna la servitu e le si ordina di non zittire, af-

finche non si spargano dicerie per la citta.


Nepadre, ne madre, ne fratello hanno voglia di far cola-
zione. Foschi presentiment! ne occupano gli animi sgomentati ;
almanaccano cento paurosi presupposti, Funo piii strano del-
Faltro. A
mezzogiorno, si riceve, tra gli, altri un telegramma
per la Rita. Se ne apre la busta era di augurii, pel suo na- :

talizio e veniva dalla zia, signora Teresa e dai suoi figliuoli.


;

Al signor Marco nasce un sospetto. Sotto forma di ringrazia-


mento, egli spedisce un altro telegramma alia sorella, per
chiederle se aspettasse la Rita nella sua citta, che era pure
la citta del signor Livio. Due ore dopo viene la risposta, che
la Rita non era aspettata, ma se vi andasse sarebbe accolta
a braccia aperte.
II tempo corre e intanto della Rita si seguita a non avere
sentore veruno. II fratello si reca alia stazione della strada

ferrata, per informarsi, alto alto, se di cola, di notte o di


584 RITA - STORIA DI IERI

giorno, fosse stata veduta partire. Niuno sapeva dir niente.


Cola neppur Tombra della bella signorina s'era vista.
II signor Marco, accasciato, atterrito, rimuginava tutti i

casi possibili,ne piu si raccapezzava. La siguora Claudia ge-


meva, piangeva, smaniava in un' ansia febbrile. Rammentava
I'affettuosa dimanda di perdono, che la sera innanzi le aveva

fatta, i caldi baci che nelle mani sue aveva stampati, e la pro-
testa che in queste sue mani ella riponeva la sua felicita e ;

ripensava in s& stessa : Quei baci e.quei detti suoi, cosi

cordiali e dolci, oh fossero mai stati un commiato ch' ella

prendeva da me ? Ma per quale cagione ? Per andar dove ?

Come potrebbe la Rita viver lungi dalla madre sua abbando-


nata ? E d' indi colla immaginazione si attuflfava in un mare
di dubbiezze e intanto dagli occhi le piovevano lagrime an-
;

^osciose. Aldo avrebbe voluto, di questa sparizione della so-


rella, dare secreto avviso alia questura. Ma il padre severa-
mente glielo vieto, dicendogli Per carita, non mettiamo il
:

campo a romore!
Che fare andava interrogando tutti la po-
? che fare ?

vera madre, a sera gia fatta e, in un vaniloquio di sconso-


;

lato amore, ripeteva del continue Oh, la mia figliuola : !

Dov' e, dov' e la mia Rita ?

Quanti affanni e quante ambascie in quella famiglia, poco


fa cosi lieta, ed in quel giorno, che doveva essere da tanta

festa rallegrato !
RIVISTA BELLA STAMPA

i.

LEONIS XIII
IIN MA.RIAJ
FLOSCULI

Nel mese di Maggio, nel quale i fedeli sogliono gareggiare


tra loro nell'offrire alia Madre celeste attestati di filiale araore,
bello e stato il vedere in quest'anno unirsi pubblicamente con
loro il gran Padre della famiglia cristiana, Taugusto Leone XIII,
e presentare alia Benedetta, di cui fin dall' infanzia fu tene-
rissimo sempre, alquanti fioretti (flosculos), nati in quel suo

giardino dato in guardia alle muse, che egli coltiva tuttavia


si felicemente, con mano dai molti lustri non ancora inde-
bolita. Questi fiori fanno di s& bella mostra in un nobile
e vaghissimo cestellino, lavorato dai signori Desclee e Le-
febvre; e noi senza spender parola pregi per descriverne i

{che la flora di quel verziere e omai da lunga pezza cono-


sciuta e ammirata da tutto il mondo) ci contenteremo d'indi-

carne i nomi e
; poi, levando dai canestro il primo che ci verra
sotto le dita, lo porgeremo da vagheggiare ai nostri amici.

Praesidium Divinae Matris acceptissima Rosarii prece exorandum.

Paraphrases Adiutrid Ghristianorum. Elegia In laudem Familiae


Sacrae. Hymnus Virgine favente fiat unum ovile Sub Effigie Vir-

ginis Guadalupanae apud Mexicanos lulius adolescens Deiparam Ma-


trem a Bono Consilio supplex implorat Deo et Virgini instante morte
vota Gemitus fidentis animi Amantis animae obsecratio.
586 RIVISTA

PRAESIDIUM DIVINAE MATRIS

ACCEPTISSIMA ROSARII PRECE EXORANDUM

PARAPHRASES

I.

Hac <prece, magna (Parer.s, flore hoc beneolente rosarum-

Te populi unanimes in sua vota vocant.

At tu laeta libens vota aitdis, provida comples :

(Divinasque manu divite fundis opes.

II.

Sistimus ante aras: placido nos respice vultu,

Accepta et nostri pignora amoris habe.

Gemma auroque alii cumulent altaria: florum

Haec tenui in calatho nos tili serta damus.

Sunt humiles violae, tibi sunt gratissima, Virgo,

Candida purpureis lilia mixta rosiz.


DELLA STAMPA 587

III.

roseas manibus trac'.amus rite corollas,

Quam dulce est nomen, Virgo, Her are iuum!

'Praesens o faveas: tu dux jidissima viiae,

Tu certa extreme sis in agone salus.

IY.

Quam bene Gitsmanus, tua sollers iussa facessens,

Texere nos docuit serta revincta rosis.

Gratum opus in terris sanctumque; at gratiiis olim,

Si su'perum sedes scandere contigerit,

Serta tibi laudunt nova lexer e; gratius ore

Laetari aeternum, Virgo beata, tuo.

Y.

ite quae vobis tradit pia serta rosarum,

Assiduaque manu nectite; Virgo iubet.

Jdandata exeqttimur ; sed qua mercede? rogamus

Filioli; o Matri fidite munificae!

Fidite: namque suis coelo Ipsa insignia servat

Uraemia; pro roseis aurea serta dabit.


588 KIVISTA

II.

ORSI PJETRO. Come fu fatta /' Italia. Conference popolari ecc.


Torino.
DE CASTRO GIOVAKNI. / proc-esst di Mantora e il febbraio 1853*
Milan o.

Ecco due libri assai recenti, di cui ci si chiede giudizio da be-


nevoli lettori. Rispondiarao con breve rassegna, piii morale che let-
teraria. Sono libri -scritti per falsare la storia e la coscienza onesta.
E superfluo scendere a' particolari fatti tanto sono pieni dal fronti-
:

spizio all'mdice di intollerabili errori. L'Orsi, professore nel R. Liceo


Foscarini di Yenezia, comincia con un cenno sui Governi vecchi r
e non contento di rivelarne le vere piaghe, li
copre di esagerate
accuse, tira al sinistro ogni loro pubblico provvedimento, in ciascun
governante e, per lo piu, in ciascun ministro scopre intenzioni
malvage, aninio vile e tirannesco. Sotto Maria Luigia di Parma,
ogni cosa era governata dalT Austria Ne le cose mutarono col :

mutare degli amanti della duchessa (p. 18) Nella vicina Modena, .

Francesco IV era animato dalle idee piu dispotiche e da un disprezzo


tale degli uomini che gli faceva stimare buoni tutti i mezzi pur
di raggiungere il suo scopo (ivi). A Napoli, tirannide regia
(p. 15) Re Francesco di Napoli,
.
spergiuro... perfido (p. r 23)
bigotto e dissoluto (p. 36) Ne reca per documento storico la
.

Protesta del popolo delle. Due Sicilie, scapigliata diatriba awentata


in mezzo all'Italia da Luigi Settembrini ! Secondo costui il Governo
di Napoli era una immensa piramide, la cui base 6 fatta dai birri
e dai preti, la cima dal re... chi non e tra gh' oppressori si sente
da ogni parte schiacciato dalla tirannide di mille ribaldi, ecc. ecc.
(p. 73). In Roma poi e una cloaca di abbiezione: pensare che
il
governo pontificio e veramente medioevale... prelati ricchi e
onnipotenti, nobilta superba e oziosa (p. 14). Ma e anche una
tragedia in permanenza : sotto Leone XII la polizia non pensava
ad altro che ad assicurarsi dei libernli, i
quali vennero arrestati
in tal numero che le prigioni ne rigurgitavano. Sbirri e carnefici
percorrevano lo stato in ogni senso (p. 37)... Le Romagne erano
state trattate crudelmente durante i
pontificati di Leone XII e Pio VIII
(p. 40). Un dispotismo cieco continue a desolare quelle contrade
(p. 45); e il Governo diede le armi a tutta la feccia della popo-
lazione delle Romagne eccitandola contro i liberali ;
si ebbero cosi
BELLA STAMP A 589
i massacri di Cesena e di Forli del 1832 (id). La sressa Costi-
tuzione accordata al suo popolo da Pio IX, I'll marzo 1848, non
trova grazia presso il fremente Orsi Era questo un atto tutt'altro
:

che volontario: non si poteva quindi contar molto sopra una con-
cessione strappata per forza (p. 77).
Cosi corre tutto il libro delPOrsi.
E superfluo osservare come viene trattato il (overno tedesco di
Lombardia e della Yenezia. Certo e",
e nessuno storico lo neghera,
che 1' Austria si ebbe non pochi torti nel suo modo di governare.
Ma il
dipingere i suoi governanti, mostratisi
generalmente onesti
e giusti, sebbene inticehiati di reggere Y Italia come una caserma
di panduri, dipingerli come tirannelli insaziabili dell'oro lombardo

(ctye
allora ci era), o peggio fame un branco di iene, sitibonde del
sangue italiano, e una esagerazione, anzi una pazzia manifesta per
chi sa i fatti. Lo stesso maresciallo Badetzky, che sul campo com-
batteva da nell'amministrazione e nelle sociali attinenze,
fiero soldato,

si condusse sempre da vero gentiluomo, religioso, cortese, benigno.


II nostro dabben Orsi raccatta dal trebbio le accuse sciocche e ca-
lunniose che in tempo di guerra gittavansi in pascolo della plebe
da uomini di setta o dementati da un furore che mal si poteva
compatire nel quarantotto, e di viene al tutto ridicolo nel 1896.
Fa riscontro a tali criterii, per nulla degni di uno storico, il per-
petuo incielare ogni opera, ogni manifestazione settaria. Diciamo
settaria a ragione veduta, perch gli uomini pensanti sono oggidi

persuasi, che tutto il famoso Risorgimento italiano, fu nelle logge


massoniche architettato e promosso e il popolo non v'ebbe altra parte
;

che la solita delle plebi ingannate o tradite alia loro rovina, cioe di
servire di sgabello ai mestatori. E mirabile come sotto la penna del
nostro italianissimo scrittore, Un Marcel diventa Ogni villan che
parteggiando viene. Ogni cialtrone che reo di delitti contemplati
nel codice vigente, viene punito dal magistrato, e una vittima, i

caporioni delle sedizioni, i


privati che a tradimento scannano il
pros-
simo, i malfattori d'ogni specie, perche politicanti, sono tramutati
in eroi, in santi, in martiri, in divinita terrestri. Delle infamie, delle
crudelta settarie, dei privati e pubblici misfatti che pur troppo riem-

piono questi anni, e sono scritte in cento e mille memorie a stampa,


si che tutte ne sono contaminate le imprese, dette italiane, dal 1848

al 1870, lo storico nostro non ha udito, non ha veduto nulla, certo


non ne da sentore in alcuna sua pagina. Singolare felicita delle tra-

veggole settarie! Non sappiarno se 1'Orsi sia frammassone, ma ben


possiamo affermare, che le sue narrazioni sono certamente di sa-
590 RIVISTA

pore squisitamente massonico : ima prolissa requisitoria contro i


ga-
lantuomini, un perpetuo encomio di fatti inescusabili al tribunale
della storia.
I processi di Mantova del 1853 sono raccontati dal De Castro
con gli stessiintendimenti che mossero 1'Orsi al suo lavoro. Lo stesso
spirito di vertigine vi regna da capo a fondo con questa differenza, :

che dove 1'Orsi oracola continuamente come di sua scienza (parlava


per la gioventu), il De Castro chiama continuamente a testimonio
de' fatti che narra, tutti i libri e libelli, le memorie e i
giornali, con-
temporaneamente o di poi pubblicati dagli amici della lega. L'Orsi
un parabolano, il De Castro un awocato che difende gl'imputati.
Chi conosce la storia delle italiane rivolture sa che, dopo le due
infelici guerre del Piemonte in campo aperto contro 1'
Austria, in
Lombardia cospirava dai riottosi e si formavano associazioni se-
si

grete, ad intento di insorgere contro 1'Austria, con qualunque mezzo


loro porgesse la fortuna.
Ne avvenne ciO che era inevitabile. La polizia n'ebbe vento, e
parecchi de' congiurati o per loro imprudenza o per astuzia de' se-

gugi del criminale, caddero in sospetto ; inopinate perquisizioni sco-


varono carte, lettere, cifrarii. Presso che tutti i segreti de' congiu-
rati vennero a galla, parte per la perizia de' fiscali, parte, convien
confessarlo, per intollerabili sevizie del carcere e del bastone. Fu
detto pubblicamente, e il De Castro lo racconta per vero, che an che
delle donne furono flagellate. Con queste parziali barbarie T Austria
avviliva la giustizia, e faceva ai popoli soggetti dimenticare il suo
buon diritto. II colmo della sventura pei colpevoli fu che parecchi
di loro, non reggendo alle lusinghe e ai tormenti, accusarono i fra-
telli. Di che furono tra i settarii tenuti per infami, sino al giorno
presente, quasi traditori del sangue fraterno.
In tutta la Lombardia e nella Yenezia e nell 'Emilia ancora piom-
barono fitte le sentenze di pene estreme. Yero e che il ferocissimo Ra-
detzky, per la massima parte, le commutO in carcerazione. Ad esempio,
di diecicondannati a Ferrara, a sette salvo la vita. Tra i giustiziati
rimasero famosi quelli di Mantova. Cinque vi pendettero dalle forche
il7 dicembre 1852, quattro altri 1'anno seguente. De' quali la setta
mend poi trionfo decorandoli del nome di Martiri di Belfiore, dal
luogo del supplizio.
Di questi cosi detti martirii si compone tutta 1'opera del De
Castro. Singolare razza di santi II piu e il meglio che rammen-
!

tare si possa in favor loro si e che morirono quasi tutti cristiana-


mente pentiti de' loro delitti, cid che il De Castro schiva di esporre
DELL A STAMP A 391
chiaramente. Quanto ai merit! precedent!, non si puo dissimulare
neppure dal loro panegirista che era gente legata alia setta del
Mazzini, allora residente a Londra, e celebre presso i suoi stessi
seguaci (come Orsini e Montanelli) per cento sanguinosi fatti, e
che il Cavour e 1'Azeglio, ministri di Stato, cercarono per farlo
impiccare sulla spianata deW Acquasola di Genova, come il Radetzky
fece impiccare i martin di Mantova sulla spianata di Belfiore.
I quali

pietosi martiri, in opera di sangue v non facevan di nftccioli. Con-


giurati e cospiratori si chiamavano da se stessi, a piena bocca.
Facevano armi e denari in secreto, assassinavano alia spicciolata i
fratelli traditori e i
magistral piu esosi alia setta. JDa prima erano
capi della lega avvocati, medici, artisti, borghesi agiati, quasi tutti
settarii matricolati. Non vi mancarono disgraziati sacerdoti traviati

(come Enrico Tazzoli, che vi lascid la pelle) e parecchie signore poli-


poco giudizio. Quindi molte le loro parole, e pochi i fatti. Ma
ticanti di

poiche, per la necessita dell'opera, ebbero aggregate alcune migliaia


di farabutti maneschi, cercati nei fondacci delle citta, dovettero i ca-

porioni frenarli dal giocare di coltello prima del tempo (pag. 164).
Preparavano i Vespri Milanesi, che per allora non vennero. Si tratto
fra loro di catturare la persona dell' Imperatore d' Austria, Fran-
cesco Giuseppe, nella sua visita a Yenezia. Di che parve aver sen-
tore la polizia, si che fece imbarcarsi il Sovrano precipitosamente,
ad onta della burrasca imperversante (De Castro, p. 210).
Ecco gli avvenimenti che il De Castro racconta nel suo libro,
ed esaurendo il vocabolario degli elogi e delle ammirazioni per gli
illustri cittadini che ne furono attori o parte. Cotali eroi da cape-
stro sono gli esemplari da proporre alia gioventu, da eternare nella
storia e nei patrii monumenti, per ispecchiarvisi i
posteri e accen-
dersi ad emulare le loro opere virtuose. Tale e il sentimento che
spira da ogni riga. Lo stesso dee dirsi del lavoro di Pietro Orsi
per ci6 che riguarda i fatti e i facitori della Nuova Italia. En-
trambe le scritture ci parevano gemelle delle laudazioni che si reci-
tano nelle logge massoniche nelle tenute funerarie. Muno 6 dei
fratellitrepuntini che, morto civilmente, non venga presentato alia
posterita come un semidio, e involto in una nube d'incenso. L'Orsi
e il De Castro avrebbero dovuto terminare, come i
massoni, colle tre
esclamazioni rituali : Gemiamo ! Gemiamo ! Gemiamo !

Ma
e giusto e morale pensiero scagliare cotali elucubrazioni par-

tigiane tra la gioventu, e che i municipii si facciano mezzani per


accreditarle, donandole paternamente in premio ad allievi ed allieve ?
Per noi, e peste e veleno delle famiglie ogni libro che travisa
592 RIVISTA DELLA STAMPA
la verita storica, e reca nella coscienza del cittadino la
meuzogna.
A piu forte ragione la menzogna che rinnega il diritto naturale
e Teterna verita del Yangelo. Che diverranno i lettori ingenui che

aggiustassero fede alle dottrine sottintese ed espresse nella lode del-


T assassinio politico ? Ogni combriccola che usurpa il nome di pa-
tiiottica, ogni loggia di frammassoni avra diritto di versare il sangue
altrui a tradimento: e..-il sicario sara il cittadino piu benemerito
della civilta. Solo che la civilta sara quella di Crocco e di Gasparone.

Purtroppo cotale stampa, non che venire punita, e dal Governo


italiano protetta e premiata. Municipii caduti in mano di settarii ci
hanno ammorbata 1' Italia di monumenti ed apoteosi di pubblici
inalfattori, anche dei piu schifosi, come Arnaldo da Brescia, e Gior-
dano Bruno. A Genova una stessa piazza accoglie la statua di Giu-
seppe Mazzini e quella del Re, il cui padre Mazzini tentO di far
pugnalare. Quanto e progredito da quei giorni, in cui il Cavour
si

e il D'Azeglio cercavano di far impiccare il patriota genovese!

Quasi ieri si onorava di pubblico monumento, in Taggia, un uomo


fatto giustiziare dai tribunali piemontesi, sotto il Ee Carlo Alberto,

e 1'iscrizione diceva Ai forti che si sacrarono alia patria. Yi assi-


:

stevano il Prefetto, e Sindaci, e altri ufficiali del R. Governo. Forse


essi glorificando iMartiri fratelli Ruffihiy gia'pensavano quale onore
(lovra un tempo decretarsi ai Forti della Sicilia e della Lunigiana,
martirizzati dai gendarmi di Re Umberto e del suo Ministro. Che
ciguadagna la pubblica morale ? Che il Passanante pote venir difeso
dal suo awocato dell' attentato regicida, col singolare argomento:
II pover' uomo ha fatto cio che il Governo ha sempre onorato, pre-
miato: anzi che castigo, merita una pensione. Cos! si potranno
difendere i Ravachol
faturi e Caserio, e leggiadra compagnia. E Fran-
cesco Crispi dovra dimandare una decorazione di cavaliere pel ri-

spettabile signor Lega, purche questi provi


che realmente aveva
intenzione di freddare lui Ministro di stato, e non e sua colpa se
gli e fallito il patriottico disegno.
Ecco dove si va logicamente a terminare coi libri dell' Orsi e
del De Castro.
BIBLIOGRAFIA '

ALFONSO (S.) DE' LIGUORI. Pratica di amar Gesu Cristo. Ge-


nova, Fassicomo, 1895, 32 di pp. 448.

ANNALES du Musee Guimet. Bibliotheque d'6tudes. Tome 5 ra9 .

Mission Etienne Aymonier. Voyage dans le Laos. Tome premier.


Paris, E. Leroux editeur, 1895, 8 di pp. 344.
ANNUARIO statistico italiano. 1895. Roma, tip. Nazionale, 1896, 8
di pp. XII-1010. L. 6,00. Yendibile presso iF. m Bocca, Roma.

BACCARINI SUOR CATERINA. scritti da una Religiosa


Cenni
clarissa.
Faenza, tip. Conti, 1896, in 4.
Chi legge questa biografia non santa Abbadessa e ne Iumeggi6 le
lascera di ammirare quel fiore di opere e le virtu degne di una reli-

virtu, che cresciuto in seno a cri- giosa clarissa, vuol rimanere per mo-
stiana famiglia venne dal divino Cul- destia occulta; ma lo stile sciolto,

tore trapiantato in uno de' suoi chiusi spigliato, naturale e di una forbita

edeliziosigiardinidellagentilFaenza, semplicita ben ci rivela la mano che


ove col celeste profumo della santita vergolle e noi siamo lieti di non es-
;

e splendore di una vita tutta de-


lo serci ingannati, avendoci autorevole
dicata alia spirituale e letteraria cul- persona di cola chiariti essere vera-
tura delle giovani alunne del mona- mente questa pregevole biografia la-
stero ed educandatodi S. Chiara, me- voro della Maestra delle educande.
rito che la sua memoria passasse ai I Au-
nostri rallegramenti all'egregia

posteri, come la sua bell'anima era trice non meno che alle sue alunne,
passata dalla terra al cielo. le quali hanno la bella sorte di es-

La penna che tracci6 in queste sere dirette da una religiosa che

pagine ii morale ritratto di cotesta unisce alia pieta tanta cultura.

BERNARD. Yedi LERCARI.


BIBLIOTECA di San Francesco di Sales per la diffusione gratuita dei
buoni Via Salvator Rosa, n. 356, Napoli. Serie VI. Anno XXV.
libri.

Fasc. I- VI. Contengono Cause ed effetti : Santa Agnese Leon-


tina I miracoli di Lourdes L'operaia di Parigi. Napoli, tip.
degli ArtigianeJli, in 32.

1
\ol;i. i Hbri e gli opuscoli, annunziati nella Bibliogra/ia (o nelle Riviste
della. stamps.) della Civilta Cattolica non pub 1'Amministrazione assumere
,

in nessuna maniera 1'incarico di provvederli, salvo che i detti libri non sieno
indicati come vendibili presso la stessa Amministrazione. Ci6 vale anche per gli
annunzi fatti sulla Copertina. del periodico.
L'AMMINISTRAZIONH.
Serie XVI, vol. VI, faac. 1103. 38 29 maggio 1896.
594 BIBLIOGRAFIA
BRIGANTI ANTONIO, Mons. Arcivescovo di Apainea. Studio sulla
vera Religione offerto alia meditazione di tutti gli uomini di buon
volere. Napoli, tip, D'Auria, Via Tribunal! 386, 1895, 16 di pa-

gine XX-286.
Lo studio della vera religione e il ove occorre, non solo i
concetti, ma
piu utile, piu nobile ed attraente,
il anco parole (senza pero poter con-
le

perche esso ne mostrera le sovrane servare sempre lo stesso ordine delle


bellezze e le soavi aetrattive ed inol- materie) quasi facendo un estratto
tre ci condurra al conoscimento del succoso del cinque volumi della sua
proprii doveri che ci stringono a Dio, opera immortale (p. 27-28). II con-
al prossimo ed a noi medesimi. Sua tenuto si riepiloga in questo: atteso
Eccellenza, Mons. Antonio Briganti, la natura dell' uomo di tendere al-
mosso a commiserazione di tanti in- rinfinito, ed atteso la bonta infinita
felici cbe nello studio della vera re- di Dio nel comunicarsi alia creatura,
ligione sono indifferent!, ha composto ne sorgono tra Dio e Tuomo natu-
il presente libro, affinche coloro che rali ed intrinseche relazioni ; nel
non vogliono sobbarcarsi al trava- che consiste appunto la Religione,
glio di opere voluminose, quale e determinata sempre piu in quella
quella di Mons. Bougaud (II Cristia- istituzione di Gesu Cristo che si
nesimo ed i tempi presenti, Torino, chiama Chiesa. Di questa il ch. Au-
tip. Marietti, 1891, 5 volumi, cia- tore viene divisando le parti e mo-
scuno di 600 pagine) non ricusino di strandone con chiarezza ed efficacia
leggere la sua di sole 286 pagine. di dire la grandezza sovrumana nel
Mons. Briganti segue le tracce presente libro, ch'egli ci presenta in
dell'illustre autore, di cui riporta, bella e corretta edizione.
C. L. L. Boselli (dei Conti) Annetta. Cenni biografici. Parma, tip.

Fiaccadori, 1895, 16 di pp. 72. Cent. 50.


La nobile e pia donzella Annetta sotto il titolo di cenni biografici,
dei Conti Boselli di Parma fu alunna apponendovi qualche noticina
solo
delle Figlie della Croce e poi Figlia a pie di pagina, ed aggiungendovi
di Maria. Mori 1'a. 1893 nel suo 23 come appendice alcuni scritti della

anno di eta. Le presenti memorie contessina Annetta, il metodo di vita,


sono state fornite da eoloro che alcune disposizioni del suo testa-
hanno maggiormente conosciuto la mento, eccetera.
contessina, da un giornale in cui Le presenti memorie attestano che,
ella, da otto anni e piu, andava scri- non ostante 1' incredulita ed il mal
vendo le sue impressioni e rifles- costume della vita moderna, vi sono
sioni spiritual^ dalle lettere che la anime quali passano su questa
le
medesima scrisse alle sue amiche e terra come
il ragsrio del sole, senza

dalla biografia, stesa dalla sua in- contaminarsi delle sue sozzure, ed
timaammiratrice,lasignorina Annetta allo stesso tempo sono di esempio
Chenal. La biografia e cosl piena efficace agli altri a seguire la via
di notizie, che 1'anonimo C. L L. della virtu.
Pha data alle stampe tale quale
CAPELLINI P. GUGLIELMO, miss. - Manuale della divozione al
Preziosissimo Sangue di Nqstro Signer Gesu Cristo, proposto agli
BIBLIOGRAFIA 595
ascritti ed ai Direttori del Pii Sodalizi omonimi. Seconda edizione,
rifatta e notabilmente accresciuta. Como, Yescovile dell' Ora-
tip.
1896, 16* di pp. XL-656.
torio,
Premessi alcuni cenni biografici nerdi del mese, per tutto il tnese di
<lel Ven.
Gaspare Del Bufalo, fonda- Giugno, per la prima Domenica di
tore della Congregazione dei Mis-
Luglio, festa soleune del Prezioso
sionarii del Preziosissimo Sangue, e Sangue, ed altri esercizii ad ali-
lo statute del pio Sodalizio ad onore mento della pieta cristiana. (Vedi Se-
del medesimo, siespongono con pia rie VIII, vol. VII, pag. 83 della Ci-
unzione molte divote pratiche pei villa Catlolica).
Venerdi dell' anno, per 1' ultimo Ve-
CATANI TOMMASO. - -
Rina. Libro per le giovinette, con disegni
di G. Ducci. Firen%e, R. Bemporad editore, 1896, 16 di pp. 172.
L. 1,25.
Sono scene vive vive, come quelle suo stile fluido che sembra su que-
deirAngioletta, un fiore di paradiso, ste pagine sentirlo parlare. E questo
trapiantato colassu : il Sempione ed e anch'esso un vero apostolato che
altre, quasi tutte scene di viaggio. fa onore al P. Catani delle Scuole

L'Autore, come notammo spesso altre Pie, fornire ai giovani e alle giova-
voite, ha
grazia naturale nel de-
tal nette libri d' innocente ed amena
scrivere tante e si varie cose con quel lettura.

OIVILETTI MICHELANGELO, sac. prof. Cenno storico della Ma-


donna del Cassaro. Palermo, tip. Nocera, 1895, 16 di pp. 112.
L. 1.

IIAutore narra nel presente


rev. mo. L'occasione di questo scritto e
lavoro origine ed il culto della
1' stato il ristauro della Madonna del
Madonna del Cassaro, ricorda T an- Cassaro, impreso dal signer Carlo
tico ed universale culto prestato alia Stelzig, a spese sue e dei divoti. Vi
Madre di Dio e le sue innumerevoli si scorge affetto e diligenza.
-
immagini, di cui era adorna Paler
CODA COSTANTINO dott. Vedi SANDRONE.
COLLANA (Nuova) drammatica per Istituti d'educazione. Fasc. I.
- Balelli Gaetano, sac. Lisa. Episodic della Rivoluzione francese.
Dramma in 4 atti, per istituti femminili. Macerata, tip. Sedes Sa-
Cent. 75.
pientiae, 1896, 32 di pp. 92.

COLLETTI ONORATO, miss, apost. - - Dopo la prima Comu-


sac.

nione. Istruzioni ai giovani sui pericoli da evitare per ottenere la

perseveranza nel bene. Villafranca (Piemonte), tip. E. Aymonino,


all' Autore parroco di
1896, 32 di pp. 400 L. 1,50. Rivolgersi
S. Biagio in Faule (Torino).
che e un eccellente E perd noi consigliamo 1'egregio Au-
Questo libro,
tore a fame legare un certo numero
preservativo dal male, dovrebbe
darsi

in a tutti i nel di copie.


regalo giovinetti

giorno della lor prima Comunione.


596 BIBLIOGRAFIA
COLLEZIONE di letture ainene ed oneste. Pubblicazione bimensile
modenese. L. 5 all'anno. Disp. 228. Novembre-decembre 1895.
II Pifferaro. Racconto. Yersione di Ugo Flandoli. Modena,
tip. del-
1'Immacolata Concezione, 32 di pp. 284.
Fritz Odermatt e Wilhelra Miiller mestiere di vaccai. Le scene si svol-
sono buoni svizzeri amioi, amanti gono quasi tutte nel Nidwald e non
quanto altri mai delle loro usanze mancano di grazia.
semplici, dei loro monti e del loro

COBMIER FR. GIACINTO MARIA, 0. S. La vita del revmo Fr. Ales-


sandro Yincenzo Jandel LXXIII Maestro generate dei Frati Pre-
dicatori. (Yersione dal francese). Seconda edizione riveduta ed ac-
cresciuta dall'Autore. Roma, Rosario Memorie Domenicane, via
Pie' di Marmo 12, 1896, 8 di pp. XXYI-548.
Si veda quanto dicemmo della prima edizione di questa vita nel vol. I,

Ser. XV, pag. 599.

DE BAETS abbe MAURICE, docteur en theologie et philosophie, se-


cretaire de S. G. Mgr. 1'Eveque de Gand. Mgr. Seghers 1'Apotre
de P Alaska. Gand, typ. Siffer, 1
place S. Bavon, 1896, 8 gr. di
pp. CXII-237.
L'eroica morte di mons. Carlo Se- razione, che trascina seco il lettore.

ghers, Arcivescovo Vescovo di Van- Precedono due studii ; 1'uno e


couver (Canada), ucciso proditoria- come una fotografia generale del
mente da un suo servo mentre nel vescovo missionario
quadro stu-
:

1886 fondava stabilmente in Alaska pendo, bastante da se solo a dare un


la missione cattolica, fu gia narrata alto concetto delle sue virtu apo-
in compendio ai nostri lettori nella stoliche; 1'altro e un'ampia descri-
bella Memoria, che ci fornl il R. zione del vasto campo che la Prov-
P. Pasquale Tosi (La Missione del- videnza assegno ai suoi sudori : 1'Ore-
rAlaska, quad. 1024 del 18 febbr. gon, Vancouver e le terre inospiti
1893 e segg ). Ma le virtu e le im- dell'Alaska a'confini del mondo. Indi

prese apostoliche del santo Arcive- segue la vita del Seghers ; prima
scovo meritavano un posto d'onore semplice missionario, poi vescovo di
nella storia della Chiesa ed il ch. De Vancouver, quindi arcivescovo d'Ore-
Baets con questo suo egregio lavoro gon-city, e finalmente di nuovo ve-
glielo ha assegnato in perpetuo. Oltre scovo della sua prima diocesi. Ma il
il sussidio delle memorie gia pub- voto piu ardente della sua vita fu
blicate per le stampe e quello di di aprire alia fede le regioni del-

numerosi documenti inediti forniti l'Alaska. Due volte vi si rec6 in


da testimonii autorevolissimi, il ch. persona durante il primo suo vesco-
Autore per la sua industria personale vado e perocche, trasferito di sede,
;

pote raccogliere insieme ben 268 let- quelle regioni non erauo piu sotto la
tere original! dell' Arcivescovo, le sua giurisdizione, con esimio atto di
quali, opportunamente citate o rife- umilta supplied il S. Padre Leone XIII
rite a' luoghi loro, danno all' intero di poter tornare alia sua diocesi pri-
lavoro una certa freschezza di nar- mitiva, a fine di fondare stabilmente
BIBLIOGRAFIA 597
la missione in quelle terre polari, Borromeo, trasferita in paesi di mis-
affidandola ai Padri della Compagnia sion! difficilissime. Tali esempii eroici
di Gesu. Egli stesso voile aprirla con di virtu sono nati fatti per accendere
loro; ma la sua vita era gia matura nel cuore, soprattutto del giovine
pel cielo e cadde martire del suo clero, la scintilla dello zelo per la
zelo, fecondando col sangue il suolo gloria di Dio e per la salute del-
prediletto al suo cuore. le anime. Questa e la migliore racco-
C'e da strabigliare, considerando mandazione dell'opera che annun-
come mai un uomo, debolissimo per ziarao, oltre i pregi suoi non comuni
forze fisiche, in soli 47 anni di vita del bello stile e dell'arte di saper
abbia potuto tanto operare in bene raccontare.
delle anime. E Pattivita di un S. Carlo

DE CRISTOFARO GENNARO. -- Echi del Calvario. Inni. Torino,


tip. salesiana, 1895, in 16. Cent. 40.

DELL'OLIYADI ven. P. ANTONIO. Anno doloroso di Gesu Cristo.

Quinta edizione. Napoli, Roma, Festa, 1895, 16 di pp. 352.


L. 1,00.
L'Anno Doloroso che ora annun- seguace di Gesu, quale fu il Yene-
ziamo,contienelemeditazioni intorno rabile P. Antonio dell'Olivadi. L'edi-
la vita e la morte di Gesu Cristo. zione e buona.
V'e unzione ed affetto proprio d'un

DI CESARE AGAP1TO, parr. Maria e 1' Italia. Ricordi del pelle-


grinaggio alia Casa santa di Loreto. Roma, tip. Guerra e Mirri,
1895, 8 di pp. 32.
Questi Ricordi, scritti con molto naggio qui descritto, o sono perpren-
affetto e vivezza, si leggeranno vo- derla all' altro gik disegnato per altra
lentieri da tutti, e principalmente da occasione.
quelli che presero parte al pellegri-

DI SAINT SAUYEUR NELLO. --


Sofia o una notte d'Aprile. Nel

primo anniversario della morte del P. Francesco Denza. Firenze,


tip. G. Barbera, 1895, 16 di pp. 52.
Molto gentile fu il pensiero che delle Armonie dei cieli .

mosse il signer Di Saint-Sauveur a Sono mediocri questi versi, poco


dedicare questo elegante volumetto felice e 1' ispirazione, inverosimile e
slla cara e sempre venerata memo- spesso monotone il dialogo ;
ma quel
ria del P. Denza. grande scienziato, che soleva in vita
Ama grandemente le stelle il gio- accogliere con affabilissima cortesia
vane poeta, e volge a loro non solo tutti quelli che a lui ricorrevano, non
gli sguardi e gli affetti, ma anche i rifiutera certamente questi pochi
versi, che spesso, forse anche troppo fiori amorosi che il giovane autore
spesso, cercano di sollevarsi al cielo. sparge sulla sua tomba nel primo
E per questo che il Carme porta anniversario della sua morte.
in fronte il nome dell'illustre autore

DUPUY-PETON L. La Bulgarie aux Bulgares, hier, aujourd'hui,


598 BIBLIOGRAFIA
demain (1895), par 1'abbe Leopold Dupuy-Peyon, Vicaire
general,
procureur delegue de 1'Archeveque de Bulgarie, pour la France
et la Belgique. Ouvrage illustre". Bruxelles, Alfred
Yromant, Kue
de la Chapelle, 3, 1895, 8 gr. di pp. 381. Fr. 5.
I dolorosi fatti, che trassero di re- Autore ne reca per disteso i curio-
cente 1'attenzione del mondo intero sissimi documents (pp. 228-239). Gli
sul piccolo principato di Bulgaria, ultimi capitoli, oltre una digressione
rendono singolarmente opportuna forse soverchiamente lunga sull'in-
quest'opera, in cui con grande amore tero scisma orientale, danno ampie
e quasi con una specie d'entusiasmo e minute notizie sullo stato presente
il ch. Autore raccoglie in cinque della Chiesa nazionale bulgara e sui
libri quanto puo dirsi di quella re- tre Vicariati apostolici : il latino di
gione :
geografia, storia politica, et- Sofia e di Filippoli ed i bulgari uniti

nografia, organamento economico, d'Adrianopoli e di Salonicco.


storia religiosa. Le tumultuose vi- IIAutore compieva Popera sua
ch.
cende politiche, in ispecie piu re-
le nello scorso novembre,prima del vile
centi dopo i trattati di S. Stefano e tradimento operate dal Coburgo sul-
di Berlino che eressero la Bulgaria I'anima dell'innocente principino Bo-
in principato, sono narrate con ogni ris.Gli apprezzamenti troppo rosei
accuratezza. Ma soprammodo impor- dell'Autore devono quindi modifl-
tante e 1' ultimo libro sulla storia carsi, ed egli stesso ne fa confes-
religiosa di questa simpatica nazione. sione in un' appendice, aggiunta al
La dominazione turca e 1' influenza libro dopo il fatto dell' apostasia. Cio
del patriarcato scismatico di Costan- pero nulla toglie all'importanza sto-
tinopoli riusci a strappare nel se- rica del libro stesso. Chi mai avrebbe
colo XIV la Chiesa bulgara dalla sua potuto giudicare altrimenti ? Plu-
avita unione con Roma; nondiineno totque de consentir a une apostasie,
essa fu sempre a malincuore sog- je renoncerai a la couronne et me.me
getta al patriarcaecumenico. Ai tempi a la vie, aveva detto solennemente
nostri, nel 1860, essa riusci a stac- Ferdinando di Bulgaria (p. 113). Or
carsene compiutamente formando un la parola di un sovrano e sacra e
nuovo scisma nello scisma, ed il ch. sarebbe stata offesa il dubitarne.

FINCO GAETANO, sac. Piccolo Manuale per preparare i giovinetti


alia prima Conmnione, contenente i primi rudimenti della Dot-
trina Cristiana ed alcuni sermoni e fervodni coH'aggiunta d'un
ottavario dei morti. Torino, G. Marietti editore, 1896, 16 di pp. 306.
L'Ottavario dei Morti e i Sermoni Manuale, in cui il ch. Autore ha sa-
di vario argomento hanno anch'essi il puto molto bene adattarsi alia capa-
lormerito: ma
pregio principale di
il cita dei fanciulli, e dir loro cose sode

questo volume gli viene dal Piccolo in maniera da tenerseli attenti.

FLANDOLI UGO. Yedi COLLEZIONE di letture amene.


GARATTONI DOMENICO. Bocciuoli. Rimini, tip. Malvolti, 1896,
16 di pp. 80. Prezzo: L. 1.

Una nuova musa e apparsa sulla un non so che d'argentino, tenero e

pendice del Parnaso. La sua voce ha fresco, come suole in fanciulla di-
BIBLIOGRAFIA 599

ciannovenne. I suoi canti non sono vaporoso, nelT indefinite, e fa sentire


semplici gorgheprgi cavati dalla gola, 1'affannarsi d'un cuore che si dibatte

ma stillati come sangue dal pro- nel vuoto ; pregio e difetto di un'a-
fondo del cuore (p. 9), tanto sono nima che molto sente, e ancora non
da lei sentiti e si fanno sentire al- ha trovato dove posarsi.
trui. Ed 6 giocondo il vedere come O
giovine musa, il cielo ti accom-
la profondita e finezza del sentimento pagni flno alia vetta di Pindo, e fu
si collegbi, per lo piu, coll' eleganza ghi ogni nube che invidiasse il se-
dell' espressione, sposata ad un' ar- reno della tua fronte.
monia sempre varia e sempre carez-
Tanta di cielo prezlosa pace
zevole, che ti scende al cuore come
deh non rompa ii rinibombo di tempesta
! :

suono d'arpa notturna. Non di rado deh non tramonti mai quella vivace
!

per6 quel canto sfuma nel vago, nel di saziati affetti ingenua festa (p. 33).

GIUBILEO (II) sacerdotale


e giornalistico del dott. Davide Albertario,
direttore dell' Osservatore Cattolico 18 ottobre 1894. Milano,
S. Giuseppe, 1895, 8 di pp. 328.
tip.
contenuto del presente libro si
II documenti sono adesioni del Papa,
riepiloga nelle tre parole del titolo: dei Vescovi, del clero, del laicato

Cronaca; Documenti; Polemica. La e dei giornalisti, la messa davidica


cronaca riguarda la vita del giornale, di Lorenzo Perosi, il discorso del
rOsservatore Cattolico, e del suo esi- P. Zocchi, eccetera. La polemica e
mio direttore, D. Davide Albertario, una risposta meritata alia Perse-
ed insieme la narrazione delle feste veranza che aveva interpretato male
giubilari celebrate in suo onore. I il giubileo albertariano.
IMITAZIONE (Delia) di Cristo. Libri quattro. Genova, G. Fassicomo,
1895, 32 VIII-416.
di pp.

KANNENGIESER A. -- Juifs et Catholiqnes en Autriche-Hongrie.


Par-is, P. Lethielleux editeur, 1896, 16 di pp. 364.
Tutti sauno quanto in voga sia Ungheria? Tutto, rispondono gli an-
oggi nell'Austria Ungheria 1'antise- tisemiti. Che debbono essere? Nulla,
mitismo. Donde tanta opposizione ai ripigliano essi. Qual sara la risposta
Giudei? In questo libro se ne mostra dell'avvenire ? Non forse cosi asso-
1'origine, le cagioni e il progressive luta, come la sperano gli antisemiti,
sviluppo, insistendo principalmente ma piu favorevole ad essi che ai loro

nello svolgere 1'oppressione giudaica una meta


avversarii. Si noti che quasi
e la reazione antisemitica nel campo del volume va tutta in uno studio
religioso, e dimostrando che tutte le sopra 1'abate Brunner, morto nel no-
leggi antireligiose, votate a Vienna vembre dell'a. 1893, consideratocome
e a Bud a Pest, sono dovute in gran il fondatore del giornalismo cattolico
parte influenza giudaica. Di qui
all' a Vienna, e 1'iniziatore del movimento
la grande reazione cattolica. Che sono antisemitico.
stati finora gli Ebrei nell'Austria

LAGUMINA Una pregevole moneta di Federigo Re e Co-


B., can.
stanza Imperatrice. Estratto dalVArchivio Storico Sitiliano, N. S.
anno XX, fasc. I-II. Palermo, 1895, in 8.*
600 BIBLIOGRAFIA
Di un pregevole Ripostiglio di monete arabe trovato a Palermo.
Estratto faWArckivio Storico Sitiliano, N. S. anno XX, fasc. III-IY.
Palermo, 1896, in 8.
II valore del Prof. Lagumina nella 1'era volgare (1198) che e la piu an-
letteratura e storia critica delle cose tica segnata in moneta.
arabe di Sicilia e noto ormai all'uni- Nell' altra scrittura del dotto au-

versale, per lavori d'altra importanza tore si tratta d'un Ripostiglio copioso
e commendati anche da no! in questo di un centinaio di monete arabe, tutte
Periodico (Vedi, DE G^f^.Notizia dei ruba (
i o, come si direbbe, quartigli
lavori di egittologia e di lingue semi- di oro, delle quali il Museo Nazio-
tiche pubblicati in Italia in questi ul- nale di Palermo, acquisto le meglio
timi decennii, Prato, 1886, p. 85-89). conservate che sono sessantacinque.
Abbiamo ora di lui due brevi scrit- II pregio principale di questo ripo-
ture di numismatica arabo-sicula, stiglio, secondo 1'autore, sta
in que-
nella quale diede gia nobili prove di sto, che contengono alcuni pezzi
vi si

ingegno acuto e di vasta dottrina fi- di capitale importanza per la numi-

lologica. smatica araba in generale, e per


La prima scrittura versa ihtorno quella della Sicilia in particolare:
un tari d'oro, appartenente al Mu- le monete cioe di 'Abu 'Abd 'Allah
seo Nazionale di Palermo, e segnato lo sciita, e quelle di 'Ahmed 'ibn
al N. 724 del Catalogo del Luppi. La Qurhub coniate in Sicilia, la cui esi-
moneta fu attribuita alia Citta di stenza non era stata neppur sospet-
Palermo nel dr., e nel
Sicilia, cioe a tata. L'autore illustra con la sua con-
rov. a Messina.Ora il Lagumina di- sueta sagacia ed erudizione quanto
mostra che questi due nomi non si qui asserisce, e noi volentieri avrem-
leggono sulla moneta, e neppur la mo messo a parte i nostri lettori del
leggenda: Federigo il magnifico che profltto si trae da questo lavoro
che
si gloria in Dio, ma si legge: Co- notevolissimo, se il numero di coloro
stanza imperatrice dei Romani. II che in Italia si dilettino di cose arabe

pregio singolare di questa moneta e non fosse tanto scarso!


la doppiadata dell'egira (595), e del-

LEONARDI LEONARDO, arciprete e miss. ap. L'ammaestramento


pedagogico della Religione, ossia della dottrina Cristiana. Dialoghi
fra un Canonico, un Catechista, un Parroco. Piacenza, tip. -Te-

deschi, 1895, 8 di pp. 58.

LEPICIER P.ALESSIO, prof, di Teologia nel Collegio di Propaganda


Fide. Uno sguardo al di la della tomba. Dello stato e della

operazione dell'anima umana separata dal corpo. Roma, tip. A. Be-

fani, 1895, 8 di pp. 168.


Una delle quistioni metafisiche di yolo, dai fllosofl speeialmente mo-
difflcili e certamente quella che derni. Gran lode percio merita il dotto
piu
riguarda lo stato dell'anima umana P. L6picier, che in quest'opera osa

separata dal corpo e per questa dif-


;
affrontare e risolvere 1'arduo que-
ficolta viene ordinariamente trala- sito.Egli si mostra conoscitore pro-
sciata del tutto, o al piu accennata fondo delle opere dell'Angelico Dot.
BIBLIOGRAFIA 601
tor S. Tommaso, del quale raccoglie nella sua integrita. Un'anima poi an-
e con fino criterio connette le prin- che in quello stato rimane distinta
cipal} testimonianze che si riferiscono da ogni altra in virtu di quella ten-
a quell'argomento, mostrandole tutte denza naturale che ritiene verso il
coerenti fra loro e colla ragione proprio corpo. Nel capo secondo in-
umana, mentre d'altra parte si ap vestiga il ch. Autore qual sara il
-

poggiano sull'inconcussa base della modo d'intendere dell'anima separata


fede rivelata. E dimostrando la ve- dal corpo (p. 70-108) e dietro la
rita, non tralascia 1'Autore di combat- scorta di S. Tommaso conclude che
tere le opinioni erronee degli avver- IMntelletto dopo la morte avra un
sarii, ai quali con vigorosa dialettica triplice modo d'intendere natural-
non lascia campo di tergiversare, ma mente: uno per le specie acquistate
li conquide e li riduce al silenzio. in vita e conservate nell'intelletto;
Gli avversarii poi, contro cui egli un altro per le specie infuse in essa

combatte, sono principalmente Pla- da Dio dopo la sua separazione dal


tone ed Origene fra gli antichi, il corpo; un terzo conoscendo e vedendo
Rosmini ed il Miwart fra i moderni. le sostanze separate (p. 105). Nel

Nell* introduzione stabilisce con- capo terzo ed ultimo esamina il modo


tro alcuni filosofi antichi e moderni, di volere deH'anima dopo morte (pa-

che non e impossibile alPumana ra- gine 109 158); e riconosce come la

gione, anche prescindendo dalla ri- volonta, mobile mentre dura questa
velazione, riconoscere. e provare la morte diventa immobile ri-
vita, alia
immortalita dell'anima (p. 11-20); la guardo aH'ultimo fine; talche la vo-
quale verita e come il fondamento lonta dei buoni viene allora confer-
e presupposto di tutta quanta la
il mata nel bene, e quella dei malvagi
trattazione. Nel capo primo (p. 21-69) ostinata nel male (p. 157).

parla dello stato dell'anima umana Bastano questi pochi e rapidi


separata dal corpo, e conclude che cenni, perche i nostri lettori inten-
essa non mutasi sostanzialmente, ma dano 1'importanza di quest 'opera del
non puo dirsi persona umana, non P. Lepicier.

rappresentando piu la specie umana


LERCARI P. SA VERIO S. I. Mensis Eueharisticus, hoc est prae-
parationes, aspirationes et gratiarum actiones pro sumptione SS. Eu-
charistiae per singulos mensis dies distributae a P. X. Lercari
S. I. et cura R. GL Bernard juxta editionem taurinensem reco-
gnitae et novis typis mandatae. Mechliniae, H. Dessain, 1895, 32
di pp. 74. Legato in tela Fr. 1,00; in zigrino Fr. 2,30.
LETTURE auaene ed oneste. La Fattucchiera, Una nobile gara.
Modena, tip. della Concezione, 1896, 16 di pagg. 270. L. 1.
1
Per 1'intreccio, per la morale, e dell anno corrente. Nella quale ve-

pei non pochi allettamenti di cui sono diamo con piacere introdotti notevoli
sparsi, questi due racconti si racco- miglioramenti, vale a dire un' ele-
mandano assai ad ogni classe di let- gante copertina a cromolitografia, e
tori; e buon consiglio della beneme- qua e la vignette illustrative molto
rita tipografia modenese fu quello bene eseguite. Tutto questo poi senza
p" aprire con essi la eua collezione aumento di prezzo, ii quale rimane
602 BIBLIOGRAFIA
di lirecinque per sei voiumi di circa rono a trenta premii. Dove trovare,
300 pagine 1'uno, piu 24 appendici, con si leggera spesa, di piu e di me-
che sono piccoli libriccini pel popolo :
glio ?
inoltre i socii di quest' anno concor-
LETTURE cattoliche di Torino. Anno XLHI. Fasc. YI-XII. Torino,
tip. Salesiana, 1895, in 32. Pubblicazione mensile. Prezzo di as-
sociazione L. 1,25 rl semestre L. 2,25 per un anno. ;

I fascicoli suddetti contengono: secolo XVI per Lady Herbert. Ver-


La fuga di un Angelo. Leggeiida sione italiana di A. M. Galea Sag-
del Benaco Catechismo della vita gio di vite di Santi. Niceforo o
interiore, dell'ab. G-iangiacomo Olier la Legge del perdono. Racconto sto-
Geronimo. Racconto storico del rico del terzo secolo.
MANGERUVA (A mons.) vescovo di Gerage, Locri. settembre XX
1895. Siena, S. Bernardino, 1895, 16 di pp. 92.
Al degnissimo M. r Mangeruva, in sacerdote prof. D. Macry-Correale, e
occasione del suo giubileo sacerdo- presentati in uno di quegli eleganti
tale, furono offerti dai Geracesi maz- panierini, cbe sogliono uscire dalla
zetti d'erbe odorose e fiori poetici sanese officina S. Bernardino. Gra-
colti in diversi giardinid'Italia, raessi disca il venerando Vescovo, bencbe
insieme con amorosa industria dal tardivi, ancbe i nostri omaggi.
MAN DALE (Piccolo) di Eeligione per i figli del Popolo, ossia la Dot-
trina cristiana spiegata da un Parroco per mezzo di domande e

risposte con 1'aggiunta di similitudini ed esempii. Piacenza, G. Zi-


liani, 1895, 16 di pp. 144.
MARIA EUSTELLA o Fangelo dell'Eucaristia. Seconda edizione. Bo-
logna, tip. Mareggiani, 1896, due voll. in 32 di pp. 252; 256.
L. 3,00.
Se vi e Vita di pia persona cbe cbe se ne sono fatte e in Francia e
si legga, non solamente con profitto in Italia, tra le quali questa seconda

spirituale, ma ancbe con vivo gusto, della tipografia Mareggiani, cbe cer-
e proprio questa della vergine di tamente non sara 1' ultima.
Saint- Pallais. Di qui le tante edizioni
MARINO GIUSEPPE, can. Intorno alia solidarieta illimitata delle
Casse rurali cattoliche sistema Eaiffeisen. Osservazioni. Palermo,
tip. Pontificia di M. SS. del Soccorso e di S. Giuseppe, 1896, 16"
di pp. 58. Cent. 65. Dirigersi all'Autore in Lercara.
II Autore illustra il punto piu
cb. cosi non e possibile parlare dell'una

importante e sotto un certo riguardo senza esporre ancbe 1'altro. Onde il


piu difficile a farsi comprendere ai bel libretto del Marino riesce pure

contadini, quando si tratta d'istituire a dare un'idea piena ed esatta della


tra loro una Cassa rurale. Ma come Cassa rurale e contiene avvertimenti
dalla solidarieta illimitata dipende e consigli assai buoni e sovratutto
tutto 1'organamento della istituzione, pratici a chi si accinge a fondarla.
MARIOTTI P. CANDIDO
M. 0., Postulatore generale. II B. Marco

da Montegallo francescano M. 0. in occasione del IV centenario


BIBLIOGRAFIA 603
dalla sua morte. Quaracchi, (presso Firenze), tip. del Collegio di
S. Bonaventura, 1896, 16 di pp. 190. L. 1, 25. Dirigersi al
Collegio S. Antonio in via Merulana, Roma.
La terra di Montegallo che diede per altri scritti, ha ora pubblicato
i natali al B. Marco, e la citta di Vi- intorno ad esso queste notizie, tratte
cenza che ne possiede la salma pre- in gran parte dagli archivii della

ziosa, si apparecchiano a celebrare Postulazione. E a fine di rendere il

in quest'anno il quarto centenario racconto piu vario ed attraente, vi


della sua morte. Per far poi sempre ha intramezzato qua e la notizie e
meglio conoscere al popolo questo riflessioni sull'andamento del secolo
apostolo e grande benefattore dei decimo quinto, in mezzo al quale e
soffrenti, e quindi ravvivarne la di- a pro del quale il santo apostolo
vozione per sollecitarne il patroci- tutto si spese.

nio, il Rmo P. Mariotti, gia chiaro

MBDRI ANTONIO. - Studio storico sul Duomo di Faenza. (Estratto


dal Periodico Erudizione e Belle Arti anno II, fasc. IX-XI).
Firenze, Baroni, 1895, 8* di pp. 28.
L'origine, la riedificazione e la il campanile,il quale renderebbe
descrizione della varie parti del duomo maggiore pregio artistico della
il

di Faenza sonostato oggetto di studio cattedrale faentina, sia compiuto con


accurate del Sig. Ant. Medri. II Val- quei nobili sentimenti dei nostri avi
gimigli, il Mittarelli ed altri gli sono per 1'arte e la religione, onde va ce-
serviti di guida. L'Autore fa voti che lebre il medio evo.
MESTICA GIOVANNI. -- Le rime di Francesco Petrarca restituite
nelPordine e nella lezione del testo originario sugli autografi col
sussidio di altri codici e di stampe e corredate di variant! e note.
Edizione critica. Firenze, GL Barbera editore, 1896, 16* di pp.
XXIV-704. L. 7,00.
Non ci fa maraviglia che il ch. nale centrale di Firenze, e sulPAl-
professore asserisca essergli costato dina 1501, con varianti di altri Co-
questo lavoro parecchi anni di fati- dici e Stampe. Segue un appendice
che e di cure: basta correrlo anche al Canzoniere, in cui sono o stam-
superficialmente coll' occhio per con- pate o richiamate tredici poesie del
vincersi che richiedeva una diligenza Petrarca, da lui non accolte nel Can-
ed una pazienza a tutta prova. Egli zoniere; e un'altra appendice ai Trion-
ci da in primo luogo il Canzoniere fi, nella quale e riferito il Canto del
secondo il Codice originale Vaticano Trionfo della Fama, inserito in pa-
31 95: con le varianti dei Codici, Va- recchi Codici e in qualche
Stampa
ticano 3196, Vaticano 3197, Lauren- antica, al qual Canto 1'autore ne so-
ziano XL1, 17, Chigiano L, V, 176; stitul due, che formano il primo e il
e delle stampe, Aldina 1501, Comi- secondo del Trionfo suddetto, nella
niana 1732, Marsandiana 1819-20 ec- presente edizione. Si chiude il vo-
cetera. Vengono poscia i
Trionfi, sul- lume con un indice alfabetico delle
1'autografo Vaticano 3196, sul Codice Rime, e con un altro dei componi-
Palatine 195 della biblioteca nazio- menti del Codice Vaticano 3196, ri-
604 BIBLIOGRAFIA
fiutatidairautore, o appartenenti ad da tutte le grandi biblioteche, e da
altri.Questo del Mestica a noi sembra tutti quelli studiosi che sono vaghi di
il piu compito lavoro che abbiamo conoscere ii testo genuine del Pe-
finora su tal soggetto, ed e certo trarca. Molto nitida 1'edizione.
che il presents volume sara ricercato
M[CHEL P. G., d. C. d. G. Trattato dello scoraggiamento nelle
vie della pieta. Terza edizione italiana. Genova, Q-. Fassicomo e

Scotti, 1896, 32 di pp. 260. Cent. 60.


Annunziamo con grande piacere dando anime necessitose di consigli
questo importantissimo libretto. E non facili a trovare. La traduzione
un 'operetta francese del secolo scorso e eccellente 1'edizione del Fassicomo
:

che ebbe grande fama, e produsse e nn vero gioiello, e si vende a un


moltissimo bene, consolando e gui- prezzo modestissimo.
MINISTERO di Agricoltura, Industria e Commercio. Direzione gene-
rale della Statistica. Cause di morte. Statistica degli anni 1893
e 1894. Introduzione. tip. Elzeviriana, 1896, 8
Roma, di pp. LX.
Statistica delle Societa cooperative. Societa cooperative di lavoro
fra braccianti, muratori ed affini al 31 decembre 1894. Roma, stab.

Bontempelli, 1895, 8 di pp. XXVI-84.


Annali di Statistica. Statistica industriale. Fasc. LIX e LX. In-
dustria della lana. Notizie sulle condizioni industriali della pro-
vincia di Girgenti. Roma } tip. Nazionale, 1895-96, 16 di pp. 92;
66. Ciascun fascicolo L. 1,00. Yendibili presso i Fratelli Bocca,
Eoma.
MIONI UGO, dott. L'omicidio rituale. Appunti di un viaggio sul
Libano ed a Damasco. Parma, tip. Fiaccadori, 1895, 16 di pp. 56.
Cent. 50. II netto ricavato va devoluto alle povere Missioni
africane.
MONNIN ALFRED, abbe min. -- Le Cure d'Ars. Yie de M. Jean-
Baptiste-Marie Vianney, publiee sous les yeux et avec 1' approba-
tion de Mgr. 1'Eveque de Belley. Sixieme edition. Paris, Pierre

Tequi, 1896, 16 di pp. 416. Fr. 2,00.


Uno degli uomini piu maravi- morto in odore di santita. La sua vita,

gliosi del nostro secolo, uno di co- scritta dall' abate Monnin, utilissima
loro che hanno esercitato sul popolo non meno ai secolari che ai sacer-

maggior dominio, e stato certamente doti, al pio sapore d' un' agiografia
1'umile Curato d'Ars, Giambattista congiunge 1'attrattiva del romanzo.
Vianney, vissuto dal 1786 al 1859 e
MONSABRE P. G. M. L., 0. P. Ritiri Pasquali. Conferenze. Ver-
sione dal francese. Yol. IY. Torino, tip. Pontificia P. Marietti,

Napoli, A. Giuliano, 1896, volL 2, 3, 4 in 16 di pp. 296; 260;


260. Ciascun volume. L. 2, 00.
II primo degli annunziati quat- noscere (V. Ser. XV, vol. XI, p. 345).
tro volumi 1'abbiamo gia fatto co- IIsecondo contiene i Ritiri del 1877-
BIBLIOGRAFIA 605
1878, i quali versano, 1'uno sulla ten- sto. Nel quarto (1881-1882) sono trat-

tazione, Taltro sulla ricerca di Gesu tate le parabole della salute e i no-

Cristo, e abbracciano ciascuno cin- stri doveri verso la Chiesa. Dei me-
que istruzioni e un'allocuzione. II riti di questo insigne orator sacro
terzo (1879- 1880) si aggira sul figliuol abbiamo largamente parlato nella
prodigo e sul giudizio di Gesu Cri- Ser. XV, vol. XII, pag. 582 e segg.

MONTEUUIS GUSTAVE, abbe. Antoinette ou 1'enfant du Sacre-


Coeur. Lille, Maison Saint-Joseph, rue Solferino, 293, 1895, 16 di

pp. 123.
E la biografia d' una giovine in- divozione chedalia fanciullezza nutri
nocente, alunna delle Dame del Sacro verso il Cuore di Gesu, per il desi-
Cuore, volata al cielo nella festa di derio di ascriversi tra le Dame del
S. Giuseppe, il 19 marzo dell'a. 1893, Sacro Cuore, ed infine per il fervore
nell'eta di 22 anni. Ella stessa pre- onde offri a Gesu i patimenti della
scelse ad ogni altro nome quello di sua lunga e penosa malattia.
Figlia del Sacro Cuore per la tenera
MORICONI FILIPPO. Corrispondenza epistolare dal 1872 al 1891
tra il card. Gaetano Alimonda e Filippo Moriconi. Siena, tip. editr.

Bernardino, 1896, 32 di pp. X-282.


S. L. 2,00.
Quantunque in questa corrispon- e nolle congiunture propizie, la-
denza non sia nulla che abbia una sciando luogo alia solita predicazione
particolare importanza, e per6 pia- cristiana, che non e litigiosa e ap-
cevole il vedervi versato tutto il presta intanto alle anime il vero
cuore del Cardinale Alimonda dal- pane della dottrina Onde la
di Dio.
1'una parte, e dall'altra 1'affettuosa sbagliano quei cotali, che non vanno
venerazione del suo corrispondente. mai a fare un catechismo, non una
Ci torna bene trascrivere le seguenti spiegazione del vangelo, senza che
sentenze del celebre conferenzista, v' introducano la polemica; o peggio
per metterle sott'occhio a chi ne si rimangono di predicare i novis-

abbisognasse. L'apologia non deve simi, perche vogliono vociferare sul


occupare ogni nostro sermone sacro. progresso e la civilta (p. 2).
Dee solo comparire a tratti a tratti

NERI BENEDETTO, parr., socio onorario di varie Accademie. La


vita, le opere e i
tempi del ven. card. Eoberto Bellarmino. Com-
pendio fatto sull' originale francese del P. J. B. Couderc S. J.

Monxa, tip. de' Paolmi, 1895, 32 di pp. 396.


Del pregio di questa vita par- vulgare la vita ed il conoscimento
lammo nella lunga rivista della se- d'un si dotto e virtuoso prelato. La
rie XVI, vol. IX, pag. 312 se. II com- traduzione e Tedizione sono anch'esse
pendio che annunziamo, e stato sag- commendevoli.
gio divisamento, a potere meglio di-
NICCOLI GIULIA. La creazione del mondo e la vita di Gesu rac-
contata da una nonna a' suoi nipotini. tiiena, tip. S. Bernardino,
1896, 32 di pp. 114. Cent. 80.
Ci comparisce novamente dinanzi religione i suoi nipotini con tanta
questa buona Nonna ad istruire nella grazia, che noi le auguriamo di cam-
606 BIBLIOGRAFIA

pare, facendo sempre si bell'uffizio, fetessa Anna.


almeno almeno fino all'eta della pro-

OBSERVAGIONES magneticas del Real Colegio de Belen de la Com-


pania de Jesus en la Habana. Ano de 1891. Habana, impr. del Avi-
sador Comerdal, 1895, in 4.
OLMI GASPERO, sac. - - Pellegrinaggio spirituale al Sacro Monte
della Yerna. Terza edizione. Genova, Fassicomio, 1896, 32 di

pp. 94. Cent. 60.


PAGLIA FRANCESCO, teol. La Ragione guida alia Fede. Corso
d'istruzione religiosa e apologetica ad uso delle scuole superior!.
Yol. I. Torino, tip. Salesiana, 1895, 8 di pp. XXXIY-880. -
L. 4,00.
Compendio dell'opera La Ragione guida alia Fede redatto dallo
stesso Autore. Yol. I. Torino, tip. Salesiana, 1895, 16 di pp. 212.
L. 1,00.
La Religione si puo insegnare con cattolici su Dio, il Hondo, YUomo e
doppio metodo: o cominciando asso- la Religione naturale. E colla verita
lutamente dal fatto storico dell'In- v'e laconfutazione degli error! del
viato di Dio Gesu Cristo e dalla sua tempi nostri, necessarissimi a cono-
rivelazione; ovvero da quel che la scersi dai giovani studiosi, p. es. sulla

ragione stessa ci detta quanto alia cosi detta trasformazione della spe-

Religione. Nel primo metodo, la ra- cie, sull' origine scimmiatica del-
gione serve di riprova a quello che 1'uomo, e simili. II tutto & trattato

c'insegnarinviatodiDio-jnelsecondo, con pienezza di cognizione, con or-


la ragione e di guida alia rivelazione dine e chiarezza; e come il volume
di G. C. L'autore dell'opera qui an- grande e piu acconcio al Maestro
nunziata segue questo secondo me- (essendo ivi la materia svolta con
todo, che e buono anch'esso. E sen- tutta 1'ampiezza) cosi il compendia
z'altro diciamo che questa prima e un'ottimo manuale per gli scolari.

parte della sua opera e eccellente. L'A. cita nella prefazione unnostro
L'erudito Salesiano ha raccolto in articolo suirinsegnamenfo religioso ;

questo primo volume (1'istesso dicasi e godiamo fargli sapere che questa
in proporzione del Gompendio) tutto prima parte del suo lavoro incarna
quanto e stato insegnato dai filosofl molto bene il nostro concetto.
PAONE NATALE, sac. dott. Cenno storico sulla citta di Formia.
Formia, tip. A. di Leone, 1895, 16 di pp. 24.
PARRAYICINI C. GASPARE, conte. Praevide futura e la lotta per
la civiltacon lettera prefazione del Barone Taccone Gallucci. Mi-
lano, Casa editrice A. Brocca, 1896, 16 di pp. 176. L. 2,00.
E una buona difesa della pro- d'ogni altro: esso capitolo e messo
prieta contro i socialisti. La religione a confront colla prefazione della
e proposta dall'Autore come unico Melfe sociale di Clemenceaux,
qui
mezzo a lenire i mali inevitabili della ristampata nella propria lingua nelle
vita presente. II capitolo V che s'in- pagine 126-169. Nell'appendice il si-
titola, / dolori delta vita, piace piu gnor Parravicini tratta della neces-
BIBLIOGRAFIA 607
sita di restituire al Papa una parte zia che un tale lavoro sia bruttato
di territorio, ove sia libero. Disgra- di molti spropositi di stampa.
-- Pensieri
PASQUALTOO FRANCESCO. sull' allegoria della Yita
nuova di Dante .
Opera postuma. Venevia, Leo S. Olschki, 1896,
di pp. YIII-440.
8 L. 7,00.
A
chi legge attentamente la napoletano della domenica, e chiuso
Vita Nova si offrono infiniti argo- il germe di un grande lavoro
ch'egli
menti per concludere che il racconto intendeva di fare sulla Vita Nova,
e fittizio ed allegorico. Ma, se non e che incomincio realmente, ma gli
una donna in came ed ossa, che cosa fu rotto a mezzo dalla morte, dopo
e dunque la Beatrice? Hoc opus, hie averlo condotto flno al terzo para-
labor est. La Vita Novauna specie
e grafo del celebre libretto dantesco.
di tavola di Cebete: non la si pu6 Per cura de' figli esce ora alia luce
interpretare senza grande studio e cosl qual fu lasciato dal padre, ma
fatica... La Beatrice non e alcun che puo dirsi un lavoro compiuto per
di assoluto e d'immutabile. Scorgesi questo, che la tesi della spirituality
in lei, come oggi si dice, un processo di Beatrice, e del significato dell'al-
di evoluzione. La Beatrice da prin- legoria contenuto nella Vita Nova,
cipio e la Pieta, Pieta Cristiana, che vi e trattata con pienezza ed abbon-
poi da luogo alia Scienza, e final- danza. Ne resteranno convinti tutti
mente, unita ad essa Scienza, diventa i lettori? Ne dubitiamo: ma di due

Sapienza. La Beatrice in se e un attri- cose siamo certi: Tuna che tutti am-
bute di Dio, cioe la Pieta o 1'amore mireranno 1'
ingegno e 1'erudizione
di Dio divino: la Beatrice in Dante dell'illustre patrizio veneto; 1'altra,
e un dono di natura, ossia, come di- che tutti deploreranno che gli editori
rebbero i
teologi, un dono dello Spi- non abbiano fatto un sommario, un
rito Santo. (No, non sono doni di indice, un qualche cosa insomma che
natura quei che i teologi chiamano servisse di filo conduttore per entro
doni dello Spirito Santo). alia selva delle 438 pagine di cui si
In queste parole, che il Pasqua- compone il presente volume.
ligo scriveva nel 1882 in un giornale
PELLEGR1NANTE (II). Monitore illustrate dei Pellegrinaggi. Mi-
lano, via Rosmini 1. Prezzo dell'associazione L. 1,50 per 1'Italia;
L. 2,50 per 1'Esterno. Dirigersi al Sig. GK B. Lestora, via Rosmini,
Milano.
PERRAUD, card. Eurythmie et Harmonie. Commentaire d'une page
de Platon. Paris, P. Tequi editeur, 1896, 16 di pp. YI-94.
L'illustre Vescovo d'Autun, il Car- zioni e T importanza della musica
dinal Perraud, discorre della musica nella educazione dei giovani ateniesi
in queste pagine, piene di leggiadri nel quinto secolo prima dell'era cri-
pensieri, commentando le seguenti stiana, presso i grandi uomini del
parole di Platone nel Protagoras: Hag popolo d'Israele, nella armonia della
yap 5 pto TOO dcvGpwTcoo ei>po9|ias ~ 2 natura, nel culto divino, nella predi-
y.al euapiioaiEas 8st-cai (Tutta la vita cazione e negli obblighi della vita
dejl'uomo ha bisogno di euritmia e morale,
di armonia). Egli considera le rela-
608 BIBLIOGRAFIA
PERREYVE HENRI, abbe. Lettres, 1850-1865. Avec le portrait de
1'auteur et line lettre de Mgr Dupanloup eveque d'Orleans. Si-
xieme edition, augmentee de plusieurs lettres. Paris, P. Tequi
editeur, 1896, 16 di pp. XVIII-508. Fr. 4,00.
Del buon Perreyve abbiamo te- cizie intime (con un Federico Oza-
ste annunziato il suo manuale, inti- nam, col P. Lacordaire e con altri r
tolatoZ# journedesmalades (qua- dai quali fu assai stimato), la sua
derno 1091, pag. 598). Ora annun- vocazione ed il suo zelo apostolico
ziamo le lettere del medesimo, edite ne sono soggetto. In parecchie
il

col concorso dei suoi amici. Esse co- pagine abbiamo notato Taffetto gran-
minciano 1'a. 1850 e finiscono 1'a. 1865 de che egli nutriva verso la sua ma-
in cui quell'amma ardente, la quale dre, la Chiesa,come, ad esempio, nelle
tanto bene aveva procurato agli af- pp. 222, 397, 4*71. Percio la lettura
flitti ed alia gioventu, sr spense a di si dolci memorie puo tornare as-
soli trentaquattro anni. Questa rac- sai profittevole continuare 1'apo-
e

colta di lettere forma una vera bio- stolato, a cui nella sua breve vita

gran' a di Enrico Perreyve i fatti: s'era tutto dedicate.

principali della sua vita, le sue ami-


PETIT P. ADOLFO, S. J. Sacerdos rite institutus piis exercita-
tionibus menstruae recollectionis. Series quarta. Brugis et Insulis,

typ. Societatis S. Augustini Desclee de Brouwer et Socii, 1895,


16 di pp. IV-388.
Nella serie XV, vol. IX, pag. 95 ora valga il semplice annunzio della

del nostro periodico demmo un rag- serie IV della medesima.


guaglio di questa bell'opera. Percio
PHILLIMORE CATERINA MARIA. Torquato Tasso. Sua vita ed
opere. Traduzione dall'inglese di Rosmunda Tonini. Rimini, tip.
M. Balducci, 1895, in 16. Cent. 60.

Saggio sulla vita, sui tempi e sulle opere di Francesco Petrarca.


Traduzione dall'inglese di Rosmnnda Tonini. Rimini, tip. Danesi,
1896, in 16. Cent. 50.
11 saggio sul Petrarca non e di- e 1'Aleardi. E veraniente giocondo il
retto ad aumentare il numero delle vedere una signorina straniera occu-
biografie che gia vi sono, ma sibbene parsi della nostra letteratura con
a chiamar 1'attenzione sui piu im- tanto amore e discernimento, scri-
portanti eventi della sua vita, sulla verne in una maniera si chiara ed
critica natura dei tempi in cui egli elegante, e portarne giudizii ^gene-
viveva, e sulla doppia efficacia po- ralmente si retti; dai quali per6 deve

litica e letteraria ch'egli esercit6 nel eccettuarsi la lode cbe da, forse per
suo paese (p. 9). Lo studio sul Tasso distrazione, alia Storia del Concilio
e una monografla cavata dai Manso, di Trento del Sarpi, condannata dalla
dai Serassi, dai Tiraboschi e dagli Chiesa (Saggio sul Tasso, p. 17). Nfc
altri principali di lui biografi, intrec- meno commendevole apparisce la
ci

ciandovi ancora qua e la versi dei riminese traduttrice, cbe questi saggi
poeti suoi ammiratori, come il Byron ha recato nel notro idioma, con
BIBLIOGRAFIA 609
tanta naturalezza e si felice suc- inglese; e per6 di buon cuore la
cesso, che mostra in lei non volgare confortiamo a darci altri lavori di
perizia delle due lingue italiana ed simil genere.

PIETRO (P.) ALBINO da Quinto al mare, capp. Novena popolare


sulla vita di S. Francesco d'Assisi. Ragionamenti preceduti da un
breve cenno storico intorno alia fondazione ed alle avventure del
Convento dei Cappuccini di Quarto. Genova, tip. del R. Istituto
dei sordo-muti, 1895, 8 di pp. 148. L. 1,20.
La novena di discorsi che animn- cazioni alle necessita del nostro se-
ziamo, e veramente popolare: la vita colo e il
soggetto dei medesimi di-
di S. Francesco, esposta in maniera scorsi, inon possono non tor-
quali
piana e semplice con pratiche appli- nare di molta utilita

PIRONTI ALFONSO M. a Collana di discorsi e panegirici. Napoli,


Roma, stab. tip. A. Festa, 1896, due voll. in 8 di pp. 420326.
L. 5,00. Dirigersi allo stabilimento Festa Roma, Napoli.
I discorsi ed i
panegirici, che ora che, come dice il medesimo, se i ne-
annunziamo sotto il titolo di Collana mici della verita sono un esercito,
di discorsi e di panegirici, risguar- perche i difensori di essa si rimar-
dano Gesu ma
Cristo, Maria SS. , pa- ranno dal crescere le loro fila per
recchi santi e le anime purganti. 11 malintesa umilta?
discorso intorno le sette parole di Noi abbiamo osservato nei discorsi
Gesu sulia croce che e inserito nel del rev. D. Alfonso Pironti abbon-
I pag. 176-230, e stato pubbli-
vol., danza dottrina cristiana, attinta
di
cato anche separate dallo stesso edi- dai santi Padri. Percio desideriamo
tore Festa. Questi due volumi saranno in essi un altro pregio che li ren-

seguiti da un altro volume di omelie derebbe anche migliori, la sempli-


sui vangeli delle domeniche. La spe- cita e naturalezza di esposizione, non
ranza che i suoi scritti sieno per strani troncamenti ed inutili traspo-
essere di edificazione ai suoi fratelli sizioni di parole.
ha mosso 1'Autore a pubblicarli, giac-

PRUDENTII (A.) CLEMENTIS opera, cum adnotatiunculis Yincentii


Lanfranchi. Yolumen I. Accedit index rerum et verborum locu-
pletissimus. Augustae Taurinorum, ex
officina Salesiana, 1895,
16 di pp. XXVI-260. L. 1,40.
Dopo un elegante commentario dito.} qui unus italorum hispani poe-

sulla vita e sul merito letterario di tae sospitator est habendus (p. VIII) ;

Prudenzio, il professor Lanfranchi ci vi appone alcune sue, non molte ne


offre una edizione delle sue poesie lunghe, ma assai opportune note-
cavata da quella quae anno supe- relle dichiarative. E un
bel servigio
rioris saeculi octavo et octogesimo in prestato alia gioventu studiosa, alia
vulgus prodiit Parmae, bodonianae quale troppo importa che impari a
artis lenociniis exornata, cur&nte Jo- conoscere anche i poeti cristiani.
sepho Theolio, viro cum paucis eru-
RATTI ACHILLE, sac. obi. dott. Contribuzione alia Storia Euca-
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1103. 89 30 maggio 1896.
610 BIBLIOGRAFIA
ristica di Milano. Ricordo del XIII Congresso eucaristico. Milano,
libreria di G. Palma, 1895, 8 di pp. XII-76. Cent. 80.
II rev. Autore discorre in questo Eccetto qualche giunta e ritocco, le
libro della istituzione della festa del presenti notizie storiche sono uscite
Corpus Domini, della introduzione alia luce nella Scuola Cattolica. L'Au-
della medesima in Milano del co- ;
tore cita spesso la Descrizione di Mi-
minciamento delle XL ore di ora- ;
lano del Lattuada, pubblica non po-
torii, di chiese, di un monastero, di chi document! inediti e si mostra
un luogo pio, tutti detti del Corpus ben informato (e questo reca pia-
Domini e fiorenti ab antico nella ca- cere al lettore) dei valorosi scrittori
pitale della Lombardia; infine delle ecclesiastici, Mons. Hefele, Probst ed
confraternite del SS. Sacramento. altri.

RIESS H. Atlas Scripturae Sacrae. Decem tabulae geographicae


cum indice locorum Scripturae Sacrae vulg. edit, scriptorum ec-
clesiasticorum et ethnicorum, auctore D. r Rich. v. Riess, canon,
capit. rottemburg. Friburgi Brisgoviae, Herder, 1896, (27x37 cm.) f.

di pp. 16. e 10 carte. Fr. 6,25; leg. in tela Fr. 7,75. :

Precede 1'ampio dizionario di tutti L'ultima tavola e la Palestina odierna.


i
luoghi commemorati nella Volgata L'Atlante scritturale del Riess,
con la precisa indicazione, a fine di per la sua ricchezza, mirabile pre-
trovarli immediatamente sulle carte. cisione, splendore di esecuzione tipo-
I nomi della storia piu antica d'Egitto grafica e relativa modicitk di prezzo,
e d'Assiria sono stampati in carat- e la miglior opera che in questo ge-
teri grassi per maggiore distinzione. nere possa raccomandarsi ai profes-
Seguono le dieci tavole, cominciando sor! ed agli studiosi. Ne e prova il
da quella d' Egitto ai tempi dei Pa- sommo favore, onde gia furono ac-
triarchi e poi di mano in mano colte le due copiose edizioni tedesca
quelle de'periodi piu important! della e francese. Questa nuova latina, ap-
storia ebraica e de' primi tempi cri- punto perche latina, e destinata a
stiani. Le tavole VIII e IX sono spe- diffondersi ancor maggiormente. I
cialmente dedicate alle varie trasfor- nostri lettori le facciano buon viso
mazioni della citta di Gerusalemme. e se ne diranno soddisfatti.
RIGUTINI GIUSEPPE accademico della Crusca; BTILLE OSCAR dot-
tore in lettere. Nuovo dizionario italiano-tedesco e tedesco-ita-

Leipzig, B. Tauchnitz; Milano, Ulrico Hoepli, 1896,


liano. Fasc. 8.
8 di pp. 673-768. -- Ciascim fascicolo L. 1,40. L'opera intera si
comporra di 17 o 18 fascicoli.
Annunziammo gia con le meri- blicazione. Non ci rimane che con-
tate lodi questo Dizionario, giunto fermare il giudizio datone special-
omai circa alia meta della sua pub- mente nel quad. 1081 a pag. 91.
RIZZI AMBROGIO, prevosto. -- L'amico del giovane ufficiale, ossia
Manuale religioso-morale dell' aspirante ai gradi superior! nel r.
Milano, tip. Artigianelli, 1895, 32 di pp. 264.
esercito.
Nella prima parte del presente per varii tempi e necessita e tren-
manuale sono disposte le preghiere tuna considerazione nella seconda ;
BIBLIOGRAFIA 611

parte havvi brevi lezioni sui doveri elemento di vita militare e civile la
ed i peccati, proprii del soldati e dei disciplina, imposta eziandio col ri-
capi dell'esercito, massime sull'im- gore : ma questo non basta senza un
pudicizia, sulla paura nel fare il bene principio che accomuni le masse in
e sulle sette. Sono da notare le te- una sola credenza, e che faccia ri-
stimonianze qui riunite intorno il guardare tra loro i soldati come fra-
male che recano il giuoco, romanzi,
i telli nel momento che tuona il can-

le conversazioni, i teatri ed i balli. none e mettono a rischio la vita. Ora


E uno di quei libri che oggi sogliono codesto principio e la religione coi
chiamarsi indovinati, perch& il sog- suoi doveri e colle sue sante pratiche.

getto n' 6 assai necessario e pratico. Quanti hanno flgliuoli e parenti


Infatti,an che a parlare solo secondo nell' esercito e desiderano che con-
I'interesse della nazione, giova ripe- servino lo spirito cristiano che hanno
tere coll'Autore che cosa mai pos- respirato in famiglia, procurino loro
sono valere, in che cosa mai possono un si bel libro, composto con quella

essere utili al loro paese truppe senza diligenza ed unzione che proviene da
religione 9 Certuni ammettono qual zelo ardente.

EOSA ENRICO. -- Storia


dell'Europa di Pierfrancesco Giambullari.
Edizione ad uso delle scuole con molte note storiche, geografiche
e letterarie per cura di E. Rosa. Torino, Roma, Milano, Firenxe,

Napoli, G. B. Paravia, 1896, 16 di pp. 428. L. 1,80.


II pregio della storia del Giam- L'annotatore ed editore Enrico Rosa,
bullari, come tutti sanno, non e nella da sagace letterato che egli e, Ilia
storia stessa, si bene nella italianita resa veramente preziosa colle note
della dizione. Questa 6 tale, che, an- storiche, geografiche, letterarie e cri-
che dopo le infinite discussioni fatte tiche; coll'emendazione del testo;
da varie scuole letterarie, rimane un cogli opportuni titoli ad ogni capi-
eccellente modello da imitare, ec- tolo e coU'enumerazione de' para-
cetto in quelle poche cose, che 1'uso grafi; coll'acceptare spesso i
tempi
vivo ed universale (arbitro sovrano ,e i nomi de' luoghi e delle persone,
delle lingue) non abbia del tutto mo- e col rettificare talorai
giudizi dello
dificato ed abolito. E il Giambullari stesso Giambullari, notandone gli er-
quindi, a buon diritto, & consigliato rori storici e geografici. Talch6 col
ne' programmi scolastici. Ora due Giambullari del Rosa le scuole son
parole dell'edizione e dell'annotatore. servite di tutto punto, per quanto
L'edizione e nitida quanto dir si possa. riguarda lo studio di quell'autore.
S. M. II Porretti, ossia grammatica della lingua latina. Tortona,
tip.S. Rossi, 1895, 8 di pp. 376. L. 3,00.
11 titolo stesso indica che 1'Au-
poleggermente, ond'io in questo nuo-
tore ha ritenuto dell'antico metodo vo aggiunsi o allargai secondo che a
il piu e il meglio. Pero non 6 il Por- me ne parve il bisogno; e per ci6
retti crudo crude. Lasciamo parlare che spetta alle congiunzioni e alle
1'Autore: Nell'antico Porretti al- preposizioni, mi studiai di restrin-
cune parti, che i moderni vorrebbero gervi Taureo trattato delle particelle
esposte con alquanto di larghezza, o del Tursellini... Studiai pure di rac-
non sono trattate o tocche forse trop- cogliervi le avvertenze piu utili e ne-
612 BIBLIOGRAFIA
cessarie che si trovano sparse in va- che ne fu fatto dalTursellini (Pref.).
rie altre grammatiche, fra le quali La diligenza dell'Autore non sempre
quella che piu ebbi sott'occhio e la e stata imitata dal proto.
si celebre dell'Alvaro, nel compendio

SANDRONE A. M. Donate, ossia piccola grammatica latina ad uso


delle class! ginnasiali inferior! compilata dal prof. Antonio Maria

Sandrone, riveduta e rnigliorata per cura del dott. Costantino Coda.


Torino, tip. S. Giuseppe, 1895, 16 di pp. 220. L. 1,00.
La presente grammatica e adatta tevi dal prof. dott. Coda. Notiamo le
alle classi ginnasiali inferiori, mas- buone ed opportune note, e la bonta
sime per le modificazioni intiodot- dell'edizione.

SAN MARTINO D. CARLO, direttore degli Istituti pei Figli della


Provvidenza. Salviamo il fanciullo. (Nel X anniversario della
fondazione dell'Istituto pei Figli della Provvidenza). Milano, tip.
-- L.
Cogliati, 1895, 8 di pp. 220. 5,00. Si vende a totale be-
neficio degli Istituti pei Figli della Provvidenza.
La nostra Italia vede ogni anno no nel loro seno personaggi, noti per
crescersi nel proprio seno 5500 mi- zelo e generosita; in fine compiere
norenni delinquent!, che non raggiun- la succursale di Rigola, erigere una
gono ancora 1'eta di 14 anni perche casa per 1'istituto in Milano, e fon-
abbandonati anche per colpa dei ge- dare una scuola agricola sono di-
nitori. Lo State ha creduto recarvi segni bene avviati. La maniera ef-
rimedio, accomunando nelle case di onde 1'Autore patrocina
ficace, viva,
correzione i discoli cogli abbandonati ;
P opera santa, parla al cubre. Noi
ma tali case diventano case di cor- ci congratuliamo con tante anime
ruzione. I ricoverati nell'istituto dei grandi, milanesi, ed in particolare col
Figli della Provvidenza dal 1885 al direttore, D. San Martino, per il molto
1895 ammontano a 370; buona e la che gia si e operate in bene di gio-
riuscita dei giovani, intenti ai varii vani infelici;e speriamo che gl'Ita-
mestieri,alle arti ed allo studio ; lo sta- mossi dal loro
liani di altre province;

tuto, approvato dal Governo, contiene esempio e dalla loro fervida parola
regole di savio aceorgimento ;
il con- ad imitazione di molte na-
.facciano,
siglio d'amministrazione ed il comi- zioni, altrettanto.
tato permanente dei benefattori han-

SCOLARI FELICE, prof. I nomi proprii di persona esposti al po-


polo. Dizionarietto. Como, tip. Comense, 1895. 16 di pp. 200.
L. 2,00.
L'Autore dapprima discorre bre- S3rvato diligenza ed erudizione. L'Au-
vemente dell' importanza della etimo- tore confessa che esso lavoro non e

logia e della origine del nome pro- immune da qualsiasi imperfezione,


prio di persona ed in particolare del- perche egli e stato costretto a limi-
1'
origine dei cognomi italiani, quindi tare le sue ricerche a poche opere
segue il dizionarietto storico ed eti- etimologiche ed ha dovuto iurare ix
mologico dei nomi proprii di persona. verba magistri rispetto a certe deri-
In questo lavoro difficile abbiamo os- vazioni (p. 4). Una tale confessione
BIBLIOGRAFIA 613

g-li torna a lode; percib, confortati logia comparata; per esempio, Teresa
dalla sua modestia, manifestiamo il deriva da Terentia secondo la mede-
nostro parere che alcune derivazioni sima filologia e non da Tepocg, come
andavano prese come certe dalla filo- 1'Autore asserisce pag. (180).

SEMERIA ANTONIO, prete della Congregazione della Missione. La


vita religiosa. Trattato ascetico. Con cenni biografici sull'Autore.
Savona, tip. A. Kicci, 1896, 16 di pp. XXXVIII-320.
- L.
2,50.
Yendibile presso la Casa della Missione alia Villetta, Savona (prov.
di Genova).
II libro e diviso in tre parti. Nella nendo giu fino alle piu recenti Con-

prima discorre del Costitutivi della gregazioni. L'Autore non solo dalla
vita religiosa, cioe dei tre voti, del biografia che sta in fronte al libro,
governo, delle tre virtu principal! e ma dal libro stesso apparisce che fu
dei principal! difetti dei Religiosi. uomo di molta pieta, congiunta ad
La seconda mostra lo Sviluppo della una scienza soda, nutrita collo studio
vita religiosa nella varieta degl'isti- delle sante Scritture e dei santi Padri.
tuti di Monaci, di Frati, Chierici Re- Buon consiglio fu quello che mosse
golari, ed offre un quadro generale i Missionarii suoi confratelli a pub-
del fervore religioso e del successive blicarne quest'opera, la quale, per la
decadimento, analizjjandone le ca- cristiana sapienza ond' e ripiena, a

gioni. La terza porge Cenni storici tutte le anime pie tornera vantag-
dei principal! istituti religiosi, comin- giosa.
<jiando dagli antichi Anacoreti e ve-

SIMONELLI GIUSEPPE, can. Un caro tipo di donna cristiana, ossia


S. Elisabetta di Turingia. Aversa, tip. Fabozzi, 1896, 16 di pp. 64.
- Cent. 40.
Caro tipo davvero. I piu dei dal ch. Simonelli costa pochi cente-
nostri lettori conoscono certamente simi, econ questo poco si puo fare
la vita di S. Elisabetta scritta dal ad una sposa, ad una sorella, ad una
Montalembert quella e bella senza
:
figlia un regalino che, dopo saggia-
dubbio, ma costosa ; e non molto alia tolo, le tornera si caro da non ismet-
mano; laddove questa Vitina scritta terlo piu.

SPERA GENNARO, can. Saggio di fervorini. Napoli, Stab. A. e S.


Festa, 1896, 16 di pp. 188. L. 1, 70.
Questi fervorini sono ordinati non solo a tutti i fedeli in generale,
disporre i fedeli alia santa Comunione ma ancbe a quei sacerdoti i quali,
nelle principal! festivita della Chiesa, pur volendo in tali occasion! dir due
e pero da ciascuna di queste sono parole al popolo, non si sentono in
cavati i sentimenti piu acconci alia grado di far tutto da se.
suddetta preparazione. II libro e utile,

STARABBA RAFFAELE. Mons. Isidoro Carini. Commemorazione.


Estratto &&\Y Archivio storico siciliano. Palermo, tip. Lo Sta-
tuto >, 1895, 8 di pp. 68.
614 BIBLIOGRAFIA
STORIA della miracolosa statua del Santo Bambino Gesu di Praga r
pubblicata per le cure del Carmelitani scalzi di Namur. Nuova
edizione rivista e aumentata. Firenze, stab. tip. fiorentino, 1895 y
16 di pp. 138.
Una pia principessa, chiamata Po- anche per tutta la citta: anzi si vuole
lissena di Sobkowitz, 1' anno 1628, che tutte le statue modellate su que-
mentre i Carmelitani scalzi di Praga sta portino seco da per tutto la me-
versavano in grande penuria, fece desima benedizione, operando mara-
lor dono una statua in cera rap-
di viglienei temporali non meno che

presentante il Bambino Gesu in piedi, negli spirituali bisogni. Queste cose


in atto di benedire colla destra, e son qui ampiamente descritte ed
di reggere colla sinistra un globo. offrono una edificante ed attraente
Essa fu per loro una fonte di mara- lettura.

viglios grazie d'ogni maniera, ed

TAMBURRINI SEVERING, somasco. Memorie intorno alia vita di


D. Domenico Savare C. R. Somasco. Roma, tip. Gentili, 1895, 16*
di pp. 212.
Fu tutto zelo, umilta e carita pagine, scritte con tanta semplicitk
dice biografo nella sua quanto mo-
il e candore. In fine del volume sono
desta altrettanto cara prefazione; e riportati alcuni scritti di lui, nei
tutti quei moltissimi che hanno co- quali si rispecchia la sua bell'anima.
nosciuto il P. Savare, diranno ad una La lettura di questo libro sara utile
voce : E vero, fu proprio tale, e go- a tutti, particolarmente ai sacerdoti
dranno di vederlo rivivere in queste e ai religiosi.

TARING PIETRO, prof. mons. can . Nuovo manuale di Filotea. J/t-

lano, tip. Messaggi, 1895, 32 di pp. 880. Legato in mezza


pelle L. 2,25.
II presente manuale di Filotea, geli della Domenica ed una serie di
che si potrebbe chiamare florilegio molte preghiere per le varie circo-
di preghiere, contiene le pratiche di stanze e necessita della vita. I con-
pieta per santificare la giornata, le cetti teologici, filosofici ed ascetic!
settimane ed i mesi ; gli esercizii di che 1'Autore ha di tratto in tratto
religione e di culto verso Dio e la introdotto nellepreghiere, rendono
SS. Trinita, la Madre di Dio, gli An- illibro piu appropriate alle persone

geli, i Santi e le anime del Purga- alquanto piu colte.


torio; una breve spiegazione dei van-

TEATRO (Piccolo) delle Case di educazione. Fasc. 86,88. Prezzo delle


88 dispense L. 33,90. Bianchi Lorenzo can. La chiave dei

cuori, con musica della sig. Maestra'Maria Baldassarri. Cent. 30^


- Felicetti Lorenzo sac. Giuseppe Ebreo. Dramma in 5 atti.
Cent. 40. Modena, tip. Immacolata Concezione in 32.
dell'

TERRENZI GIUSEPPE. - II comune di Narni durante il secolo XIII*


BIBLIOGRAFIA 615

Appunti e note storiche. Terni, tip. Alterocca, L895, 8 di pagine


78-XXII.
La narrazione del fatti nel pre- ma spesso anche li accusa diretta-
sente opuscolo comincia dal 1200 e mente e indirettamente di enormita
finisce 1'a. 1268. Sono precipuo sog- che, sventate le mille volte da va-
getto di questi appunti storici le con- lenti storici, sono ora fole da rac-
tinue scorrerie dei Narnesi nelle citta contare ai bimbi (pp. 4; 11; 28). Ec-
e nei castelli vicini, ed il forte ri- cone un esempio: E qui cade in ac-
chiamo dei Papi contro 1'insaziabile concio di riferire come nel secolo XI
cupidigia del comune di Narni. L'au- non era raro il caso di vedere al

tore mostra diligenza nel rintracciare fiance dei preti incedere le pretesse,
le notizie e reca document!, dei quali che la Chiesa, per non precludere la
alcuni mancano nei Begesta Pontifi- via del sacerdozio a certi coniugati,
cum Romanorum di Augusto Pott- concedeva loro di mantenere, pur-
hast (Berolini, Rud. De Decker, che vivessero in continenza!!!. Sem-
MDCCCLXXIV). II medesimo ricono- bra anzi che la moglie aiutasse il

sce spesso grandi meriti dei Papi


i marito nel disimpegno di certe pra-
(Innocenzo III e Onorio III ed altri), tiche religiose (pag. 27-28, nota 2 a ).

TERRIEN G. B., S. I. La devozione al S. Cuore di Gesu. Tradu-


zione del P. Gabriele M. Eossi della medesiraa Compagnia. Na-
poli, Roma, Festa, 1895, 16 di pp. 264. L. 2.
La presente bell'opera del teo- cuore simboleggiante 1'amore; 11 fine

logo P. Terrien tralascia le diverse della divozione al Cuore di Gesu ;


le

pratiche di pieta, onde si puo ono- relazioni della divozione del Cuore di

rare il Cuore di Gesu, e si restringe Gesu con altre divozioni. La versione


alle nozioni dottrinali. Queste sono e buona ed e la prima nel nostro
1'oggetto della divozione del S. Cuore; volgare.
Tamore simboleggiato nel cuore e il

TOMASSI P. INNOCENZO, prof., da Cassino. Elogio funebre di


Francesco II. Seconda edizione migliorata. Napoli,.tip. Savastano,
1896, 16 di pp. 32.
Tn questo elogio Francesco II ap- modesta, e dal mondo fulminate da
parisce erede delle virtu di sua ma- Cristo disconosciuta, alia quale e
<ire Maria Cristina di Savoia: sara serbata in miglior luogo la degna
letto con piacere da quanti prendono retribuzione.
viva parte alle glorie d'una virtu

TONINI. Yedi PHILLIMORE.


TRUCCO FILIPPO e PIETRO MARIA DE AMICIS, preti della Mis-
sione. La Madonna della Sardegna e la musa cattolica. Poesie.

Savona, Bertolotto, 1896, 16 di pp. 136.


tip. Yendibile presso
gli Autori, Casa della Missione, Savona e Cagliari.
Un poemetto, un inno e due dia- della Vergine di Bonaria (che e la
loghi sono le materie contenute in Madonna particolare dei Sardi), e col
questo libro, pubblicato ad onore fine lodevolissimo, non solo di pro-
616 BIBLIOGRAFIA
muovere il culto di essa, ma anche quali, sebbene possa forse deside-
di stimolare giovani iad attingere rarsi qua e cola or piu sostenuto il

bellezze veraci di poesia dalle ispi- verso, or piu elegante la frase, e in-
razioni della Musa cristiana (p. 8). negabile pero che vi si trova nobilt&
E ben seppero ad essa inspirarsi gli di pensieri, vivezza d'imagini, calore
autori di questi componimenti, nei d'affetti.

VACCARI FILIPPO.. Maestro nella R. Congregazione dell' Oratorio


di S. Filippo Neri in Modena. Modena, tip. della Concezione, 1896.
E un fiore olezzante sulla tomba d' un giovine diciottenne.
YAUGKHAN MISS DIANA (ora GIOYANNA MARIA RAFFAELLA).
Novena Eucaristica di riparazione. Prima versione italiana.

Genova, G. Fassicomo e Scotti, 1896, 32 di pp. 128. Cent. 50.


Questo librino tornera molto ac- vertita, passata in si breve tempo dal
cetto, si per le piissime cose che con- culto di Satana a tanto ardore di fede
tiene, e si per la maraviglia che desta e di pieta cristiana.
il saperle scritte dalla celebre con-

YINES P. BENITO, S. I. Investigaciones relativas a la circulation


y traslacion cic!6nica en los Huracanes de Jlas Antillas. Habana,
impr. del Avisador Comercial , 1895, 16 di pp. 80.

VITA di S. Bovo cavaliere provenzale, patrono principale di Voghera.


Memorie raccolte da un Confratello del Sodalizio della SS. Tri-
nita. Voghera, tip. Gatti, 1895, 16 di pp. 72. Cent. 5. Si vende
a beneficio del nuovo campanile della ehiesa di S. Giuseppe.
S. Bovo, ovvero Bovone, nacque bullari, il Guglielmotti ed il Cantu
verso 1'a. 940 nel castello di Noyers hanno fornito all'Autore non poche
presso Sisteron in Provenza e mori notizie intorno al Santo.
a Voghera, di cui e patrono. II Giam-
CRONACA CONTEMPORANEA

Roma, 1-15 maggio 1896.

I.

COSE ROMANS
1. Gran pellegrinaggio toscano in Roma. 2. Azione pacifica della S. Sede
tra il Chill e 1
'Argentina. 3. Morte del Card. Luigi Galimberti.

4. La Messa votata dal Comune pei morti d'Africa. 5. Appunti storici.

1. In questa prima meta di maggio la Toscana ha manifestato

splendidamente 1'amore e 1'affetto al Papa collo spedire un circa


tre migliaia di persone in pellegrinaggio "alia citta eterna. E la

prima volta, dicono, che la Toscana, tutta da se, sipresenta per fare
ossequio al S. Padre. Quattro treni, due della mediterranea e due
della rete adriatica, recarono, il 4 maggio, i pellegrini, che furono
ricevuti alia stazione fraternamente dal Circolo S. Pietro. Una parte
fu alloggiata a S. Marta e al portico detto di Caiiomagno in S. Pie-

tro, gli altri si sparsero negli alberghi e nelle case della citta. Pre-
sidente onorario era il Card. Bausa, Arcivescovo di Firenze, a cui
s'erano uniti parecchi Yescovi della Toscana. Capo della commissione
esecutiva del pellegrinaggio era il Cav. D. Achiardi, figura tribunizia,
tutto fatta per essere a capo di una moltitudine. II giorno 6 i pelle-

grini assistettero alia Messa del Papa nell'aw/a delle beatiftcazioni ;


nelle ore pomeridiane visitarono la tomba di Pio IX in S. Lorenzo
fuori le mura; il di appresso s'adunarono nella chiesa nuova a vene-
rare la tomba del loro concittadino S. Filippo Neri, e il giorno 8 gran

parte di loro andarono a Napoli e a Pompei nel santuario della Yer-


gine del Rosario. Da per tutto la gentilezza toscana non fu mai smen-
tita, unita ad un ardore tutto nuovo di fede. Ci sembra di sentire
ancor 1'eco della bella laude cantata da essi sotto la cupola del loro
Michelangelo :L'antica degli avi Pietd sempre e ardente Italia L }

credente Cambiata non e. Descrivere 1' ardore dei Toscani, al pas-


sare del Papa in sedia gestatoria attraverso all'aula, ove doveva cele-
brar la Messa, e cosa impossibile era un applauso sublime da un capo
;

alPaltro, e si ripeteva Viva Leone XIII! Viva il Ponteftee! Viva il


:

Vicario di G. Cristo!, men tre da ambo i lati sventolavano le bandiere


618 CRONACA
di molte associazioni cattoliche toscane. Alle parole del Card. Bausa r
il quale accenno ai due amori del popolo cattolico toscano, a Maria
e al Yicario di Gesu Cristo, il Papa rispose Certo, Dio e tutto ; :

egli e redenzione, misericordia, salvezza, beatitudine : ma dope di


lui, la Yergine madre sua, e San Pietro suo vicario, ecco i due
astri maggiori del firmamento della Chiesa, i due poli del mondo
cristiano. Quindi airiare caramente Maria, perche fonte sovrana di
c speranza e madre
di grazia amare il Vicario di Dio, perche mae-
:

guida suprema delle coscienze. Questi due amori


stro di verita e
< son fatti per andar compagni nelle anime redente, conforme
vanno,
per grazia di Dio, nel cuore vostro. Yero e che troppo sovente il ,

secolo li disconosce o li avversa entrambi ma ei non sa con quanto


:

suo danno. Ben lo sapra non appena il soffio di Dio misericordioso


c avra dissipato la nebbia dei pregiudizii e lo scetticismo delle pas-
< sioni. E venga presto quel giofno, Quanto a voi, diletti figli, come

oggi vi accogliamo e salutiamo amorosamente in questo luogo, e in


c voi salutiamo altresi i vostri fratelli assenti, similmente seguimmo
1'anno scorso con soave compiacenza quel movimento spontaneo di
pieta, che trasse tanta parte della gentile Toscana al santuario di
Montenero. Non restera senza mercede la carita che cola Ci usaste
delle vostre preghiere. Dal canto Nostro, da quel risveglio di fede
r lieti presagi traemmo in ordine alia prosperita morale e materiale di

Toscana tutta :
dipende in gran parte da voi lo ^awerarli mediante
la perseveranza. Fate di tutto per tenervi strettamente uniti a que-
sta Sede del sommo Pontificate : serbate gelosamente a Maria, dopo

Iddio, ilmaggiore e piu saldo de' vostri affetti ;


e se, partendo da
Roma, vi venisse fatto di recarne quinci con voi una fa villa di piu r
questo sarebbe forse il piu bel frutto del vostro pellegrinaggio.
2. II 28 del passato aprile il filo telegrafico annunziava all'Europa

1'esito pacifico del eonflitto, il Chili e 1'Argentina in Ame-


sorto tra
rica per causa de' confini. A
scopo molto contribui 1'azione
tale
della S. Sede per mezzo del nuovo Arcivescovo di Buenos Ayres nel-

1'Argentina, Mons. Castellano, e dell'Arcivescovo di Santiago nel Chili r


Mons. Casanova. Questi, per delegazione della S. Sede, mentre ardeva
il conflitto tra le due Repubbliche, si reco solennemente a Buenos

Ayres ad imporre il sacro pallio all'Arcivescovo Mons. Castellano.


Quest'atto di concordia eseguito in mezzo alia lotta civile e i consi-
gli suggeriti dai due capi spirituali, fecero deporre le armi alle due

Repubbliche, le quali ne ringraziarono an che esplicitamente il S. Pa-


dre. Nell' Osserva tore romano, n. 99, si possono leggere due lettere
pontificie di congratulazione dirette dal Papa ai due Arcivescovi.
3. II 7 maggio, poco oltre il mezzodi, moriva in Roma il Card.

Luigi Galimberti. Egli era nato in Roma, il 25 aprile del 1836 dal-
GONTEMPORANEA 619
1'Avv. Angelo Galimberti e della Marchesa Angela Bourbon del Monte
Quatrassi. Studio dapprima presso i Gesuiti al Collegio romaiio e quindi
all'Apollinare nel Seminario romano, ove chiuse splendidamente i suoi
studii teologici con una pubblica disputa de Universa Theologia. Insegno

per gran tempo storia ecclesiastica nel Collegio di Propaganda, divenne


Consultore di piu Congregazioni, fondo \\Moniteur de Rome nel 1882,
e nel 1895 fu fatto Segretario della Congregazione degli affari eccle-
siastici straordinarii donde si pud dire cominciasse la sua camera
;

politica ecclesiastica, in cui rese parecchi servigi alia S. Sede. Al Ga-


limberti sembra che si debba la pacificazione religiosa in Prussia e 1'abo-
lizione del Kulturkampf, 1'esito felice del conflitto tra la Germania e
la Spagna per le isole Caroline, i concordat! tra il Portogallo e il

Montenegro. Per due volte fu spedito dal Papa a Berlino in amba-


sceria straordinariaprima, a congratularsi con Guglielmo I pel no-
:

vantesimo di sua nascita nel marzo del 1887, e poi nell'ascensione al


trono di Federico III. DaH'aprile del 1887 fu Nunzio della S. Sede
a Yienna, donde venne in Koma dopo essere stato nominate Cardinale
nel concistoro del 16 gennaio 1893. In Koma era Prefetto degli ar-
chivi pontifici, membro Commissione per 1'unione delle Chiese
della
e di parecchie Congregazioni. Chiuse 1'operosa sua vita con una morte
edificante. Aggravatosi il male (in prima 1'angina e poi la polmonite)
si voile confessare ;
e licenziati tutti di camera, resto solo col suo con-
fessore ordinario, il P. Agostino da Eocca di Papa, Cappuccino; a
cui, finita la confessione, disse: Padre mio, spero che Y. E. torni
e si faccia rivedere. giorno appresso ricevette il viatico, e il P.
II

Agostino, conforme al desiderio del Cardinale, ritorno, e lo riconcilid


quindi due altre volte, di cui I'ultima fu immediatamente prima del-
1'estrema unzione. L'ammalato si mostro sempre sereno e tranquillo,

ne parve turbato o atterrito dalla morte vicina, e alle parole dell'ul-


timo Sacramento rispondeva tranquillamente Amen.
4. II giorno 11 maggio fu alia fine celebrata la Messa funebre in
Aracoeli in suffragio de' morti ad Abba Garima, Messa votata dal Mu-

nicipio nelle circostanze da noi gia narrate. Le intenzioni de' catto-


licierano certo buone, ma la loro mente non ebbe tutta la preveg-
genza di quel che poteva accadere ed e accaduto cid e che la Messa ;

(eccetto ilvalore sempre immutabile del sacrificio) divenne all'esterno


una dimostrazione politica. Narriamo semplicemente la storia. Alia
porta della chiesa fu posta questa iscrizione: Solenni esequie Deere -

tate dal Comune di Roma Ai valorosi Che nella guerra d' Africa
Per I'onore della bandiera Strenuamente combatterono e caddero. La
navata principale dello storico tempio era parata a damaschi, velluti
e veli neri con frange e cordoni d' oro. Dinanzi al tumulo un gruppo
di creta rappresentante la leggendaria lupa con Eomolo e Eemo e
620 CRONACA
Bill tumulo stesso la bandiera
tricolore. Poggiate al tiimulo erano
tre corone. In una leggevasi Umberto ai prodi che I' Italia piange
:

ed. onora. In un' altra Margherita ai valorosi caduti in Africa; Q


:

nella terza Oli impiegati municipali. Intorno al tumulo nelie va-


:

rie tribune, divise da steccati, messi a lutto, erano il Corpo diplo-

matico, le rappresentanze della Camera e del Senato, le alte cari-


che dello Stato, il Prefetto, il Consiglio provinciale, le autorita, i
giornalisti e gli invitati. Un plotone dell' 11 fanteria, con ban-
diera, era disposto di fronte al tumulo, il quale era circondato dalla
rappresentanza di tutte le armi, oltre gli ufficiali del presidio. Presso
1'altare maggiore, dal lato del Yangelo, i reali di Savoia con la Corte-
assistevano in apposita tribuna, e di contro era la tribuna per la
Giunta ed Consiglio comunale. Presso il Comm. Galluppi, asses-
il

sore anziano che faceva le veci del Sindaco, assente per malattia, era
il gonfalone di Eoma, con gli ufficiali dei vigili in alta uniforme. Sul
cornicione, maggiore, erano issate le bandiere dei
ai lati dell' altare

rioni. Yigili e guardie municipali, staffieri ed uscieri in alta tenuta


facevano il servizio d'onore, mentre gli addetti agli ufficii di Segre-
teria, a quello pei monumenti e al gabinetto del Sindaco ricevevano

gli invitati. E stato osservato essere questa la prima volta che il Re


Umberto a Koma inter viene, in forma pubblica e solenne, in una
chiesa, per assistere ad una funzione religiosa ;
e la prima volta que-
sta che in Roma pone ilpiede in una chiesa, nella maniera che tenne

quel giorno, un drappello di fanteria italiana con bandiera in testa.


Di questo fatto ci contentiamo di fare la nuda narrazione senz'alcun
commento. Solo notiamo una curiosa coincidenza, ed e che 1' ultimo
gran funerale fatto per autorita pubblica civile in quella stessa chiesa,
fu per il vincitore d' Africa vinto a Castelfidardo, il Generate Lamoriciere.

L'epigrafe del P. Angelini era questa Leoni Lamoricerio : Bellica


virtute inclito Qui se romanae Sedis iuribus tuendis devorens Clade

accepta Anteactis triumphis nobilius Sibi nomen condidit So-


lemnia funeris.
5. APPUNTI STORICI. 1. Per I'ottavo centenario della prima cro-
ciata.Questo grande avvenimento storico fu rammemorato, il giorno
8 maggio, con accademia musicale e poetica e gran concorso nell' Ar-
cadia di Roma. Yi assisteva il Principe D. Marcantonio Colonna, pre-
sidente del Cornitato per queste feste centenarie, i Cardinali Paroc-

chi, Bausa e Macchi, nonche parecchi Yescovi e signori e signore.


II

P. Yincenzo Yannutelli fe' la storia della prima crociata e il profes-


sore Orazio Marucchi illustronne il monumento romano che la ricorda.
2. Capitolo generale de' PP. Cappuccini. Questo Capitolo generate
dell'Ordine Cappuccino s'e adunato in questi giorni sul Celio, nel
loro collegio delle missioni presso la chiesa de' SS. Quattro coronati.
CONTEMPORANEA 621
Dopo 1'elezione del P. Generale e de' PP. Definitori si precede agli
affari intern! deH'Ordine.
giorno 8 si rielesse, quasi unanimemente,
II

a Generale per altri sei anni il R. P. Bernardo da Andermatt, che


gia da dodici anni regge 1'Ordine intero. L'Ordine de' PP. Cappuc-
cini sorse fin dall'anno 1525 qual ramo dell'inclita famiglia france-
scana e fu approvato da Clemente VII. Ball' Italia esso si estese pre-
sto in tutte le parti del mondo, e nel 1804 contava 8183 religiosi.
II P. Generale dell'Ordine che fino al 1888 pote risiedere nell'antica
casa madre dell'Ordine, cioe nel convento di Piazza Barberini, e passo
quindi provvisoriamente in una casa vicino a S. Nicola di Tolentino,
tra poco andra ad abitare stabilmente in un nuovo convento, oramai
quasi finite, nel quartiere Ludovisi. Era esso finora uno di que' tanti
edifizii, rimasti sospesi per la crisi edilizia romana. Al convento e an-
nessa una piccola chiesa che sara un benefizio per quel quartiere.
3. Aggressione al Duca di Sassonia Meiningen. II Duca Giorgio di
Sassonia Meiningen, da Roma, ove dimorava in questi giorni fin dal
20 aprile, fece una gita a Frascati. Erano i primi giorni di maggio.
Da Frascati fece un giro sui colli laziali e col Duca era anche la
;

Duchessa, oltre qualche altra persona. Giunti nella discesa della strada
che da Rocca di Papa va all'Ariccia, in una parte della strada ove
1'ombra e piu folta per le macchie che la circondano, ecco sbucare
due aggressori bendati, che, spianata la carabina, intimarono al Duca
di gettare a terra il denaro che possedeva. Egli con tutto il sangue
freddo possibile, anche per non ispaventare la Duchessa, apri il por-
tafogli e fece calare in terra tutto quello che v'era dentro, non piu
di cinquanta lire in carta. I malandrini raccolto lo scarso bottino, si

dileguarono nel bosco e fini 1'avventura. Cos! il Duca avra un aned-


doto di piu da narrare. Si vede che anche i famosi malandrini del
tempo antico hanno mitigati i loro costumi.

II.

COSE ITALIANS
1. Ritorno agli antichi confini nell' Eritrea; speranza d'un qualche assetto
delle cose africane; soccorsi privati spediti ai prig-ionieri. 2. Resti- ~
tuzione de' prigionieri dei Ras tigrini, ai quali si consegna il forte di
Adigrat. 3. Francesco Crispi, braveggiando, vuole ancora la guerra.
4. Appunti storici.

1. Le cose della colonia eritrea, dopo il gia narrato precedente-


mente da noi, possono restringersi a questi capi. Innanzi tutto, il Go-
verno per mezzo del Di Rudini e del Ricotti ha dichiarato aperta-
mente di contentarsi degli antichi confini, segnati dalla linea del
622 CRONACA
Mareb e Belesa, cosa che era anche tra le proposte del Negus. Quanto
al riscatto de' prigionieri dell' Impera tore etiopico, non era possibile
farlo colla guerra, senza che questa fosse guerra a fondo, cosa cono-
sciuta oramai e confessata impossible. E a chi del cosi detto onor
nazionale s' era fatta una bandiera di guerra, il Ricotti disse La :

guerra a fondo costerebbe alPerario 1500 milioni e obbligherebbe 1'Ita-


lia a mandare in Africa 150 mila soldati. La parola chiara e solda-

tesca del Ricotti fece il suo effetto; infatti il 9 maggio s'ebbe alia
Camera una votazione sugli affari africani e il Ministero riporto ben
145 voti di maggioranza votazione che speriamo metta fine alle pazze
:

avventure africane. Di che i Crispini sono dolenti nonche del tutto


sconfitti.E tal sia di loro pel bene di tutti. Quanto al riscatto dei
prigionieri del Negus, non potendosi, come ora dicevaino, farsi colla
guerra, si sta facendo con soccorsi privati tra i quali primeggia un ;

comitato di signore romane, a cui presiede la Contessa di Santa Fiora.


- Quindi il sacerdote Conte Costantino "Wersowitz Rey di
Boemia, resi-
dente in Roma, fatta raccolta di viveri, di denari, di medicine e di
vesti e fornitosi 1'elenco di tutti i
soldati, non ritornati dalla batta-

glia d'Adua, reca laggiii a conforto de' prigionieri, ed e partito da


si

Roma il 18 maggio. Al Gesu, il di innanzi, vi fu una funzione reli-


giosa dinanzi alia Madonna della Strada per ottenere propizio viaggio
fino allo Scioa, al detto Sacerdote, a' suoi quattro missionarii com-

pagni e ai medici; de' quali tutti, pero, niuno e italiano, per non
dare sospetti a Menelik. Alia devota funzione erano presenti le si-
gnore del comitato. Col Negus dunque, se non e fatta la pace, sta
pero prendendo piede una condizione di cose, che puo essere un buon
fondamento alia pace stessa. II che e provato anche dal continuo
rimpatriare dei battaglioni in Italia.
2. Fino a questi ultimi giorni rimanevano pero ancora le ostilita

dei Ras tigrini vicino ad Adigrat Ras Mangascia, Ras Alula, Ras:

Sebath e AgosTafari, ehe minacciavano ancora e ritenevano parte de' pri-


gionieri. II Gen. Baldissera riusci dapprima a fare uscire i soldati.,
tra cui molti malati dal forte di Adigrat, che era stato finora come
bloccato. La liberazione avvenne il 5 maggio con indicibile gioia,

specialmente de' malati. II forte, sgomberato che sia del tutto, si la-
scera ai Tigrini. E quando si dice il fvrte,, nessuno pensi ne al forte
di Mantova ne a quello di Fenestrelle. E una cinta di muro a secco
che gira intorno ad alcune rocce, essendo le capanne gia distrutte,
non rimanendovi che la capanna chiesa. Alcuni di que' Ras restitui-
rono gia i
prigionieri, altri pare che facessero resistenza. Del che in-
dignato il Baldissera pubblico questo editto.

Generate Baldissera, grande ufficiale dello Stato, Govematore della


lo,
colonia eritrea, al popolo deH'Ag-ame e del Tigre". Udite le mie parole :
CONTEMPORANEA 023
Sono ventito per prendere i
prigionieri e per fare la pace. Se Ras Manga scia
non mi rende i prigionieri, sono costretto a fare la guerra, e a distruggere
il paese. II Governo vi dice: portatemi i
prigionieri, tornate alle vostre
case e coltivate che adesso e tempo, poiche c' e la pioggia. Non
i
carapi,
voglio armi, voglio miei soldati. Chi seguita a sparare contro gl' Italian!
i

avra la casa e tutta la roba bruciata e morira di fame. I prigionieri li


voglio entro tre giorni non : avendoli continuero la guerra e comincero
TAgame. Dato ad Adigrat il 13 maggio 1896.
1'opera di sterminio di tutto
Questo bando, purtroppo, ci richiama alia mente certi modi usati
dallo stesso Generale contro gli African!, che dovrebbero dare a pen-
sare a quelli che si scandalizzarono della civilta abissina. Si narra
che per colui comando alcuni villaggi siano stati distrutti e agl'indi-
geni sia stata inflitta la fustigazione, come si rimproverava ai Croat!
e ai JRussi. Ad ogni modo, la minaccia ha sortito 1'effetto e oltre 100
prigionieri de' Kas sono stati restituiti. Tra i prigionieri ritornati vi
e anche il Salsa. II giorno 19 maggio, dunque, Eas Mangascia per
mezzo d' un suo rappresentante prese la consegna del forte e fu ab-
bassata la bandiera italiana ;
e distrutte, seicentomila cartucce e rese
inservibili le munizioni dell'artiglieria, le milizie italiane si ritirarono.
1
Cosi 1' Italia sabauda ha dovuto fare front indietro, per la leggerezza
di chi, invece di pensare, sognava. Questo fatto importante, onde si
deve dar lode di saggezza al presente Minis tero, viene ora sfruttato
dai guerrafondai,i quali considerano 1'onor della bandiera separate da

tutte quelle circoslanze, che (per colpa del passato Ministero) richie-
devano la ritirata. Ma sono le ultime grida d'un falso patriottismo,
che ha procurato all' Italia la sventura africana e non trova piu ascolto
che presso pochissimi, che vogliono la gloria colla pelle altrui, senza
che il popolo italiano ne tragga alcun profitto.
3. Francesco Crispi, dopo avere, colla sua impreveggenza e incon-
sapevolezza delle cose, procurato all' Italia tre o quattro sconfitte di
fronte aH'Abissinia, e dopo avere con cio mandato al macello inutil-
mente diecimila vite umane, continua a braveggiare, disapprovando
1'idea gentile di quelle nobili donne che unitesi in comitato intendono
venire in soccorso de' prigionieri, anch'essi frutto doloroso della insen-'
sata politica di lui. Eccone una prova in una lettera da lui scritta
ad una di quelle signore, la Contessa Ersilia Lovatelli, sorella del
Duca Caetani di Sermoneta.
Cara signora Contessa! Trovo il di lei nome in un comitato di si-

gnore, quale fa appello alia carita pubblica pei nostri poveri prigionieri
il

in Africa. II pensiero e gentile, ma pu6 essere pratico ? Quando 1* Italia era

spezzata in sette Stati, ed i Barbaresckt esercitavano la tratta anche sulle


nostre spiaggie, i nostri padri, costretti dalla loro impotenza, costituirono
le Bocieta per la redenzione degli schiavi. Oggi siamo una nazione di 32

milioni di uomini, e ben altro e il metodo di esplicare i nostri doveri e di


624 CRONACA
farci rispettare. I nostri fratelli, fatti captivi ad Abba-Carima aspettano
ansiosi un esercito liberators e le donne italiane, come al 1848 ed al 1860
dovrebbero ispirare coraggio ed organizzare la vittoria. (Puteva aggiun-
il

gere: Come fed io ad Abba Garima). La pieta e santa, ma nell'animo del-


1'Abissino oggi sarebbe interpretata paura e debolezza del resto, neanche ;

potrebbe essere esercitata, perche tra noi ed il nemico e il muro della


barbaric, che impedisce arrivino ai sofferenti i soccorsi che si vorrebbero
loro inviare. Scrivo a lei, che so avere animo civile, affinche consigli alle

gentili sue compagne mutare scopo al comitato. Rialzino a piu alti pro-
positi i cuori dei nostri concittadini, e rompano questa nube paurosa, che
con poca prudenza tentano addensare sul popolo alcuni falsi apostoli di

liberta. Mi creda sempre Devot.mo suo F. Crispi.


4. APPUNTI STORICI. 1. Grandiosa dimostrazione di fede ad Arezzv
pel centenario della Madonna del eonforto . Nel secolo passato, il

1796, infterendo il flagello del terremoto in Arezzo, il popolo ricorse


fiducioso a Maria, prendendo a venerare una sua immagine quasi
dimenticata in una cantina di Cainaldolesi, la quale con segni straor-
dinarii annunzio la fine del flagello. Se n'e celebrato il centenario alia
cattedrale di Arezzo con concorso straordinario non pur degli Aretini,
ma di tutti i popoli circostanti. Tutti ne parlano e scrivono, come di
un fatto meraviglioso. Per le vie della citta e una vera fiumana di
gente che rnuove verso il duomo con in petto la medaglia di Maria e
inalberati i vessilli parrocchiali. Einnovando i fatti d'un secolo fa, certi

bimbi vestiti da angioletti cavalcano addestrati cavalli e recano 1'of-

ferta alia Vergine. II 28 aprile, per citarequalche esempio, si videro

migliaia di pellegrini venienti dalla terra di Lucigno e fin da Brolio


presso Siena. Era un contegno ammirabile e un ordine perfetto uo- :

niini, donne, adulti, tanto ragazzi quanto ragazze, separati e procedenti


con due bande al duomo. II 30 aprile venne la volta della diocesi di
S. Sepolcro. II 10 maggio vi furono due pellegrinaggi, di cui il nu-

rnero complessivo arrivo a 8500 pellegrini. Parrocchie intere co' loro


Rettori vennero anche a piedi in Arezzo. La celebrazione di quel cen-
tenario della Madonna del eonforto e stata, in una parola, una
grandiosa dimostrazione di fede, che e degna di essere ricordata in
questa nostra cronistoria italiana. 2. La mostra dei quadri di G. B.

Tiepolo a Venezia. GK B. Tiepolo e il magico pittore che nel secolo


passato mird a far rivivere nelle sue tele le glorie del Tiziano e di Paolo
Veronese. E fu come 1'ultimo lampo di luce artistica che mando Vene-
zia, priina della Ad onorare la memoria dell' immaginoso
sua caduta.
artis'ta, di cui nel passatomarzo si compieva il secondo centenario
dalla sua nascita, il Molmenti ideo una mostra di tutti i quadri del

Tiepolo, sparsi nelle chiese di Venezia e dovechessia. Fu aiutato in


cid dal Patriarca e dai Parroci della citta, i quali ai quadri ag-

giunsero bellissirni arazzi per ornare vieppiu le sale della mostra, la


CONTEMPORANEA 625
quale e stata collocata Essa fu aperta I'll maggio
al palazzo reale.

e conta una sessantina di A


coronare la festa, la sera stessa
clipinti.
al teatro La Fenice fu dato un concerto storico affidato ad un coro
di 350 voci, diretto dal M. Bossi. Fra le altre cose fu cantato il fa-

moso madrigale del Lotti che si eseguiva nel pieno fiore della Re-
pubblica sul Bucintoro, nella cerimonia del cosi detto sposalizio. di
Yenezia col mare.

III.

COSE STRANIERE
INGHILTERRA (Nostra Corrispondenza). 1. La presentazione dell' Edu-
cation Bill ai C'omuni, e la soddisfazione dei Cattolici inglesi. 2. Le
armi britanniche nell'Africa australe e nel Sudan. 3. Un difensore
di Roma e della Riunione delle Chiese nel Times'of India . 4. Belli

disegni per la fondazione di Case di studii cattoliche a Cambridge.


5. Le due grandi University di Oxford e di Cambridge. 6. Come

sono costituite le Universitk inglesi, 7. Le antiche case degli Ordini

religiosi nelle due citta nniversitarie.

1. Brevi, oltre il consueto, sono stati, quest'anno, i riposi delle


feste pasquali per il nostro Parlamento, e conviene augurare che
altrettanto piu fecondi ne siano i susseguenti lavori. Causa di spe-
ciale e legittima soddisfazione per noi Cattolici e la circostanza che
il tanto aspettato e promesso Education Bill venne infine presentato
ai Comuni, poco innanzi alia separazione loro per le vacanze. prima A
impressione, esso si giudica nella sostanza accettabile ; quantunque il

governo di lord Salisbury, forse per evitare scabrosita ed attriti, nella


motivazione, invece di fondarlo sui diritti naturali ed inalienabili dei
genitori, rispetto all'educazione della prole, e sull' ingiustizia troppo
flagrante che tutto il popolo debba sottostare ad oneri tributarii a
un sistema scolastico bene accetto sol tanto ad una
profitto esclusivo di
minoranza religiosamente incolore, abbia preferito la remissiva forma
di tante sovvenzioni alle Voluntary Schools dalle casse dello Stato,
quasi fossero generose elargizioni piu o meno meritate e convenevol-
mente applicate. Prescindendo da questa timidezza di teoria e di
principio, il Bill e buono, e tornera di grande alleviamento al clero
ed a piu di una comunita, costretta finora a prolungare l'esistenz,a
delle proprie scuole religiose a furia dei piu penosi sacrificii e fra
incessanti ansieta per 1' indomani. Superfluo sarebbe, d'altronde,
1'addentrarsi ora in un piu minuto esauie del Bill, sebbene io non
dubiti punto della sua finale appro vazione, dopo che sara stato oggetto
di parecchie calde ed ostinate mischie, nelle quali si leverano grandi

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1103. 40 30 maggio 1896.


626 CRONACA
strepiti polverii parlamentari e correranno in copia i sudori del
e
diversi atleti della parola. Ce ne rioccuperemo a tempo opportune.
2. Delle molteplici minacce sorte contro 1' impero
britannico, in
questi ultimi tempi, due si mostrano sempre piu stringenti, ed hanno
gia fatto correre il sangue sono quelli aventi a scene 1' Africa au-
:

strale ed i confini dell' Egitto col Sudan. Entrambe possono anche


di venire pregne di pericoli e generare conflitti assai piu vasti. E buona
i nostri uomini di
cosa, pero, che Stato, coll'esperienza dei reggitori
di grandi imperi, siansi abituati a lasciare al tempo la sua parte^
laddove sono troppe le asprezze da appianare. II tempo, come suol
dirsi, portera consiglio.
3. La stagione quaresimale ha veduto rallentarsi alquanto le oscil-
lazioni del pensiero inglese pro e contra la Riunione delle Chiese e ;

forse i direttori dell' Establishment, avendone avuti di nuovo sot-


t'occhio i tanti proteiformi aspetti, hanno riflettuto con un certo sco-
raggiamento che il buon seme abbisogna ancora di molto sole e di
molta acqua per germogliare. L'anglicanismo infatti, e talmente adug-
giato e compresso dalla sovrastante mole dello Stato, da richiedere
intensi e lunghi conati per fare una mossa tal qualmente libera e

spontanea. Cio non deve, tuttavia, essere argomento di esagerato scon-


forto; ed e un fatto che da lontano, ove sentonsi meno le uggie del-
1'inerzia e dei materiali impediment}, sorridono anche ad animi in-

glesi speranze molto piu vivaci di prossima riconciliazione. Ce ne


porge un saggio degno di nota il Times of India, del quale faro breve
cenno. II Tescovo protestante di Bombay, nella sua conferenza dio-
cesana, pur rendendo omaggio alia spirito di pace che anima 1'Apo-
stolica Lettera di Sua Santita Leone XIII Ad Anglos, aveva espresso
avversione per il movimento di ritorno verso Roma, il quale, diceva
egli, farebbe indietreggiare di parecchi secoli, in tutto il mondo y
Porologio del progresso spirituale. A cio un personaggio, che scrive
al Times of India, risponde lo, tuttocche anglicano di mente e dl
:

cuore,non posso appieno sottoscrivere alia sentenza del Yescovo. Si


prenda ad esempio la grande Repubblica americana, ove 1' antica
Chiesa di Roma
va facendo cosi giganteschi progressi. Negli ordina-
menti politici, nello sviluppo e nell'ornatezza dello spirito, gli Stati
Uniti non corrono forse innanzi ai tempi nostri il che equivale a ;

dire che sono gli antesignani del mondo intero? Cinque anni or sono r

per accondiscendere ad un desiderio del Cardinale Manning e del


signor W. J. Stead, io mi recai in America appunto per istudiare
siffatto aspetto delle cose e dovetti riconoscere che la Chiesa di Roma
non e cola seconda ad L'autore osserva quindi che, se la
alcuno...
Chiesa cattolica di oggidi conserva le identiche dottrine di mille &
piu anni or sono, perche a tale riguardo 1'avvicendarsi ed agitarsi
CONTEMPORANEA 627
dei secoli non la scuotono e non la mutano, cio non ostante, nelle
cose non essenziali alia fede, essa sa adattarsi benissimo all'ambiente
che la circonda, e lo ha fatto appunto in maniera meravigliosa ed
unica nella grande Repubblica d'oltre Oceano. Indi avviene ch'essa,
perche la piu unita e piu solidamente organizzata di tutte fe Chiese,
si eleva rapidamente a niassima potenza religiosa nell'Unione: e tale

potenza si esercita in bene, per il maggior profitto delie different!


stirpi raccolte all'onibra della bandiera stellata e striata. Essa non e
un precipitate del medio evo nei lambicchi e nelle storte del XIX
.secolo.Non e un travicello, caduto dalle nubi, solo per intimidire ed
iuipacciare gli uinani ranocchi di un organismo vivo, riscaldato dal-
I'anima cosi degli andati secoli come dei giorni nostri, nel medesimo
tempo, perche nel suo seno batte il cuore del genere umano, il cuore
dell' universe. La Grerarchia cattolica, prosegue 1'autore, il Cardinale

Manning in Inghilterra, il Cardinale Gibbons e 1'Arcivescovo Ireland

in America, il Cardinal Moran in Australia, hanno compreso meglio


di tutti
i Prelati
anglicani le necessita dell'ora presente guadagnarsi ;

colle opere cuore del popolo e far cosi rifulgere la vivezza della
il

loro fede. Quell' incarnazione di fede, ch' & la Chiesa di Roma, sareb-
besi da lungo tempo sgretolata, se non fossero le sue meravigliose
opere, emanazione e testimonio di una vivida fede. L'orologio del ci-
vile progresso andrebbe molto innanzi, e non gia indietro, il giorno
in cui si adempisse il voto di Leone XIII e di molti uomini dabbene
nella Granbrettagna. Queste sono, in epitome, le cose scritte nel Ti-
mes of India, e consola il pensare che tali sentimenti esistono in
uiolti cuori. Possano essi recare, quanto prima e possibile, i loro frutti.
4. Altri lieti avvenimenti si preparano. Da varie parti si va gia
avvisando modi piu acconci di agevolare ai giovani cattolici un
ai

profittevole uso della facolta loro concessa di risiedere nelle Univer-


sita inglesi. E stato proposto di fondare a Cambridge una casa ocl
ostello (hostel) per gli studenti ecclesiastici, da aggregarsi a quella
Universita, con disciplina e superiori proprii. Ci si fatto anzi spe-

rare,almeno per un momento, che anche i Padri Benedettini verreb-


bero a rioccupare a Cambridge le posizioni che tenevano prima della
Riforma, cosa che gioverebbe validamente agli interessi della Chiesa
in Inghilterra. Ci si narra, di piu, che taluno dei piu autorevoli

capi dell' Universita, abboccatosi con alcuni Padri, abbia loro espresso
ilpiacere ed il favore onde verrebbe accolto il compimento di tale
disegno. I Benedettini darebbero certamente degno impulse e svi-
luppo alia nobile Chiesa, la quale, per le generosita dei Lyne Ste-
vens, forma gia uno dei piu belli ornamenti della citta, e la irradie-
rebbero di tutto il suo piu efficace splendore, di fronte alia celebre

Universita, nel cui mezzo essa e oggimai piantata. I Padri della So-
628 CRONACA
cieta, da canto loro, lavorano gia da oltre una ventina d' anni nella
chiesa innalzata in gran parte colle beneficenze della defunta baro-
nessa Well ma si sono ristretti sinora alle opere parrocchiali, in
;

condizioni che non rappresentano la vera posizione della Societa rim-


petto a quella che si fregio un tempo del titolo di Seconda scuola
della Cristianita Ora, dunque, come vi ho detto, ci si assicura che
.

vengono prese disposizioni allo scopo di stabilire intanto a Cambridge


una Casa di Studii la quale potrebbe segnare il
, principio di in-
traprese piu rile van ti. In tale opportunita, non vi sara discaro qual-
che cenno sulla storia e sullo stato presente delle due grandi Univer-
sita di Oxford e di Cambridge.
5. Le origini delle Universita inglesi si perdono nelle nebbie del-
Pantichita, ancorche le gare, circa 1'eta piu veneranda o la maggiore
dignita dei fondatori, abbiano dato alimento a non poche dispute ac-
calorate. Sotto il regno di Elisabetta, i professori di Cambridge riven-
dicavano per fondatore Enea, figlio di Bruto mentre quelli di Oxford, ;

lanciandosi addirittura nelle eta preistoriche, asserivano essere stata


Oxford un luogo di studii almeno mille anni innanzi all'era cristiana.
Coll' andare del tempo, tuttavia, i voli ambiziosi delle fantasie si fe-
cero piu modesti, ed Oxford sarebbesi contentata di ripetere la pro-

pria origine da Alfredo il Grande. Ma in realta, nulla si pud narrare


di precise e ben filato, che risalga oltre la conquista normanna.
E ci pare che nelP anno 627, un certo governatore di Oxford avesse
una figlia per nome Frideswide, donna di grande santita, la quale,

non soltanto abbraccio vita religiosa, ma indusse pure altre sue eguali
ad iinitarla. II padre di lei, rimasto vedovo, cercd consolazione al suo
dolore nelle opere di pieta, ed innalzo entro il recinto della citta un
convento ed una chiesa, dedicati a Maria ed a tutti i santi, che af-
fido alia figlia sua. Sembra che sino dai giorni di Frideswide il luogo
fosse qualche cosa piu di un semplice chiostro. Ella mori il 7 otto-
bre 740, fu sepolta nella sua chiesa ;
ed in quel torno di tempo, un
poco prima o un poco dopo, Etebaldo, re di Mercia, del cui territorio
faceva parte Oxford, edificava certi ostelli (inns) per 1' incremento
degli studii in relazione col sacro asilo. Alfredo, 150 anni dopo,
cacciati i Danesi dalla citta, restauro i detti ostelli. Nulla se ne sa
piu per un centinaio d'anni, vale a dire sino al 1000, tempo in cui
ritroviamo il Priorato di Santa Frideswide dotato con munificenza,
ricco di terre e colla sua chiesa ampliata. Nel 1004 Etelredo adornd
la chiesa di un campanile, che, dice il Cardinale Newmann, sussiste
tuttora. Passarono altri cento anni, ed ecco sopraggiungereun nuovo
mutamento. Le suore avevano detto addio al convento, per non piu
ritornarvi i canonici secolari erano loro succeduti
:
ma, avendo ;

tralignato, sgombravano anch'essi, ed un austero normanno, cappel-


CONTEMPORANEA 629
lano di Enrico I, veniva istituito Priore di una Comunita regolare. In
questa forma, la fondazione stette fino ai giorni del Cardinale Wol-
sey, sotto i cui auspicii essa crebbe e raggiunse la sua odierna gran-
;

dezza ed importanza. Per quanto riguarda Cambridge, Pietro di Blois


ci fa un racconto non improbabile dei suoi principii ed increment!,

quantunque la verita storica da lui debba prendersi per cio che vale.
Certo Jeoffred, o Goisfred, il quale aveva studiato ad Orleans, venuto
indi a vivere nella contea di Lincoln, divenne abate di Croyland, e
di la mando al suo maniero di Contenham, presso Cambridge, quattro
dei suoi monaci ed antichi condiscepoli francesi, quali docenti, uno
di scienza sacra, e gli altri di filosofia, nella quale erano grandemente
versati. Costoro, giunti a Cambridge, tolsero a pigione un semplice

granaio, e lo aprirono all' insegnamento delle scienze superior!. Inse-


gnavano giornalmente. Dopo un anno, gli uditori accorsi dalla citta e
dalle campagne erano si numerosi, dice Wood, che nemmeno la piu

spaziosa casa del luogo, con tutto il granaio, e neppure una chiesa
potea capirli. Comincio allora la divisione di scuole e di classi, al-
cune delle quali ci vengono enumerate. Alia mattina, per tempo,
il fratello Odo, ottimo grammatico e poeta satirico, leggeva gramma-
tica ai giovanetti, secondo precetti di Prisciano. Alia una, un acuto
i

e sottile dialettico insegnava ai piu adulti la logica di Aristotele.


Alle 3, il fratello William leggeva una lezione sulla Rettorica di Tul-
lio o sui Flores di Quintiliano.
(Ecco 1'origine dell 'Universita). II
Master (cio& Rettore) Gisleberto, in tutti i giorni domenicali efestivi,
predicava la parola di Dio al popolo. (Ecco 1' origine della chiesa
Great St. Mary's, appartenente all' Universita stessa).
6. Ora, qualche breve dato sulla maniera ond'e costituita 1' Uni-

versita. Ogni Universita inglese & una corporazione, composta di Gra-


duates, Masters of Arts, e Graduates in law, in medicine, ovvero in.
divinity, nei quali si raccoglie 1'Autorita della corporazione, e di Un-
dergraduates e Bachelors of Arts, i quali sono ancora in statu pupillari,

soggetti cioe alia direzione ed al governo dei maggiori e privi di voce


nelle deliberazioni universitarie. Tutti gli statuti e decreti dell' Uni-
versita votati, a Cambridge nel Senate, ad Oxford nella House
vengono
of Convocation, e ciascuna delle dette assemblee elegge due rappre-
sentanti al Parlamento. In pratica nondimeno, le cose di ciascuna
Universita sono affidate alle mani di un consiglio elettivo. Primo digni-
tario e Chancelor, la cui elezione spetta alia parte dirigente del-
il

1' Universita oggidi, il Duca di Devonshire & Cancelliere a Cambridge


:

ed il marchese
di Salisbury ad Oxford. II vice cancelliere viene no-

minato, dal Cancelliere ad Oxford, dal Senato a Cambridge, la per


un biennio, qua per un anno soltanto. Yengono quindi i proctors,
eletti dai graduati dei collegi ed incaricati di vegliare all'osservanza
630 CRONAGA
della disciplina universitaria tra i minor! Ho mentovato i collegi, che
.

sono tin'altra peculiare caratteristica delle Universita inglesi e pregio :

dell'opera intrattenersene alquanto. In sui primordii della istituzione,


gli studios! erano costretti a procurarsi vitto ed alloggio come potean
ineglio, ed ebbero asoffrire gravissimi disagi, allorche il loro numero

si accrebbe in maniera da metterli tutti nelP impaccio. Ora, ci si


narra che ad un certo pun to 1'aumento giunse a proporzioni che sem-
brano ora appena credibili. Mi basta dire che ad Oxford si contarono
persino 30,000 studenti. Ma, checche si pens! dell'esattezza di tali

calcoli, certo e che, in processo di tempo, la cittadinanza si dispose


a riceverli con decoro e comodita sempre maggiori, ed a poco a poco
la bisogna passo nelle mani delle Universita stesse, che aprirono case
od ostelli (hostels), come venivano chiamati, sotto la vigilanza di
special! prepositi, responsabili del buon ordine e della disciplina fra

gli studenti. Dopo questo primo passo, il secondo fu


1' introduzione

del sistema collegiale. II merito di averlo iniziato appartiene a Walter


de Merton, Yescovo di Rochester, fondatore nel 1264 di un collegio
a Maiden, nel Surrey, collegio che nel 1274 fu trasferito ad Oxford
e ricevette regolamenti che furono poscia ricevuti in tutti gli altri
istituti di Oxford e di Cambridge. II collegio, che servi di arche-

tipo agli altri, si chiama tuttora il Merton College, in memoria del suo
fondatore. L'esempio del Yescovo di Rochester fu bentosto seguito
da Ugo de Balsham, prima sotto-priore e poi Yescovo di Tly, il quale,
acquistato un Ospizio di proprieta dei Fratelli della Penitenza, ottenne
una regia Carta d' incorporazione e doto 1' Istituto quale Collegio
nel 1280-86, sotto la denominazione di St. Peer's College o Peter
house, denominazione conservata fino a questo giorno. Dato cosi Pab-
brivo, i generosi benefattori si moltiplicarono, e con essi i collegi in
entrambe talche oggi Oxford pud noverarne ben 24 e
le Universita,

Cambridge 20, senza contare gli halls o hostels, che ritornano in voga
per supplire alle sempre crescent! richieste degli studios!. Per com-
prendere la posizione dei collegi rispetto all' Universita, convien sa-
pere che ciascuno di essi costituisce una separata e indipendente cor-
porazione, governata dal proprio capo, col nome di Master ovvero di
President, o con altro appellative atto a qualificarne la dignita. La
corporazione e composta del Master, dei Fellows e degli Scholars ; ed
ilgoverno viene condotto dal Master col concorso dei Fellows, o di un
comitato da essi Fellows eletto. Ove sorgano controversie circa P in-
terpretazione degli statuti, si deferiscono esse al Visitor del collegio.
I prepositi incaricati di curare la disciplina del collegio, sono il Dean

(decano) ed i Tutors, quest! ultimi reputati in loco pdrentis per i loro


pupilli. II Decano sovraintende alle cose della religione e della mo-
rale . Fino a quest! ultimi tempi, tutti gli Undergraduates, o studenti,
CONTBMPORANEA 631
di Universita, avevano obbligo di appartenere ad un collegio ; ora,
tuttavia, si e cominciato a derogare a tale regola e ad au men tare stu-
dent! iion collegiali, sottoposti, pero, anch'essi, rispetto alia religione
ed alia morale, alia guardia di superiori nominati appositamente dal-
1' Universita. Non pochi studenti hanno pure appartamenti in citta ;
ma le loro case devono essere riconosciute (licensed) e strettamente
invigilate dui Decani e Tutori dei collegi. Gli studenti devono rin-
casare ad ore fisse. Ogni infrazione alia regola, entro e fuori dei col-
legi, deve essere denunziata alle autorita, sino dalla mattina seguente.
Gli esami, il conferimento dei gradi e degli onori sono riservati all'Uni-
versita.
7. Nei tempi in cui 1' Inghilterra era una parte fruttifera della

vera vigna del Signore, della Chiesa universale, Oxford vantava ben
tre case di Benedettini, cui moltissime fra le abbazie del Regno man-
davano i loro studenti. II loro antico St. Benedict's o Gloucester Hall
si chiama ora Worcester College; il loro Canterbury Hall e detto oggidi
Christ Church. Possedevano pure il St. Cuthbert's Ball, o Durham
College, che, dopo la soppressione, anzi nei giorni della regina Anna,
Sir Thomas Pope-acquisto per conservargli la qualita di collegio cat-
tolico sotto il nome della SS. Trinita. Oltre i Benedettini, avevano
case e scuole in Oxford i Domenicani, i Francescani, i
Carmelitani,
gli Agostiniani, Fratelli del Sacco, i Cistercensi. Esisteva, infine,
i

in Oxford un antico monastero di un santo Aldate, rispetto al quale


i Bollandisti sono costretti a dichiarare quod nihil constat. A Cam-
bridge erano rappresentati tutti i suddetti Ordini, ad eccezione del-
1'ultimo, ma coll'aggiunta dei Frati di Nostra Signora, dei Gilbertini
e dei Betlemiti. Quanti nomi illustri hanno dati questi Ordini agli
annali di entrambe le Universita ! Si potrebbero scrivere volumi e
volumi sui rovinosi effetti religiosi e morali conseguiti per Tuna
per 1'altra dalla Riforma, non ostante che ciascuno dei nobili collegi,
onde vanno adorne, possa da altra parte, dare immensi e preziosi ma-
teriali alia ed alia letteratura. Purtroppo, dai nefasti giorni
storia
della Riforma, Oxford e Cambridge danno in religione lo spettacolo
dell'estrema confusione intellettuale, che le storie ci descrivono nel-
1' antica Alessandria. Quale mutamento vi produrrebbe la Unione delle
Chiese !
632 CRONACA
UNGHERIA (Nostra Corrispondenza). 1. Corruzione massonica e duelli
scandalosi; le nuove matricole civili; mene dei partiti contrarii all'u-
nione coll'Austria; preparativi per le feste del millennio; malcontento
ed agitazione delle nazioni soggette al Governo imgarese; la festa del
millennio festa massonica. 2. Progress! del partito cattolico popo-

lare; il Governo svergognato da un deputato calvinista per la sua per-


secuzione contro i cattolici.

1. Mentre si sta trattando fra Vienna e Budapest per la rinnova-

zione del compromesso austro-ungarico, e volgono al termine i pre-


parativi per le feste grandiose del millennio ungarese, non sara inu-
tile volgere almeno un fuggevole sguardo a quanto e avvenuto in
questi ultimi mesi nel regno di S. Stefano, caduto rniseramente sotto
gii unghioni del ghetto e della loggia. La tirannide massonica ne ha
preso possesso, con tutto il codazzo di corruzione e di scandalo, one
ammorbano 1' Italia e la Francia, sorelle di sventura coll'Ungheria.
Anche qui le frodi, i
furti, la rapina del danaro pubblico nelle pub-
bliche amministrazioni, sono, come si suol dire, all'ordine del giorno.
Ad esempio, il governatore del comitato di Borsod, deputato Dr. Giu-
lio de Miklos venne accusato in pieno Parlamento .di loschi affari in
rapporto a concessioni ferroviarie; naturalmente i fratelli trepuntini
affrettaronsi a tegolarlo, scampandolo dall'applicazione del codice pe-
nale. Quasi nel medesimo tempo levo grande rumore la scoperta di
una grossa defraudazione di mezzo milione di fiorini, destinato dal-
rexininistro Czaky alia compera di quadri di autori celebri italiani
per il museo delle belle arti in Budapest; a salvare il colpevole si
tento ancheil mezzo di farlo passare per mentecatto. Concussioni,
abusi d'ufficio, ed irregolarita d'ogni fatta vennero pubblica-
truffe,
mente denunziate a carico del governatore del comitato di Zala, e del
vice governatore del comitato di Wieselburg, i quali, a quanto dicesi,
se la cavarono con un buon pensionamento. Un deputato liberale, ed
il deputato esso pure, accusati
fratello cj.'un presidente di Comitato,
d'aver barato al giuoco, vennero cacciati dai circoli rispettivi. Anche
contro 1'ex ministro Perczel, il quale in onta alia promessa fatta al
defunto vescovo di Fiinfkirchen per essere accettato, come candidate
cattolico, ebbe poi votato a favore delle leggi anticattoliche, vennero
portate accuse di corruzione elettorale, e di partecipazione indelicata
agli affari d'una ditta ebraica. Cosi, a detta dei deputati dell'oppo-
sizione, grosse somme sarebbero entrate nelle casse del partito libe-
rale, in occasione delle recenti nomine di nuovi magnati, di nobili,
e titolati. Certo Szeles, ex ufficiale colpevole di un grave attentato
contro il monumento Hentzi, eretto presso il castello imperiale di
Buda in memoria dei soldati austriaci caduti nel 1848-49 per mano
di ribelli ungaresi, venne consegnato dalla Francia alia polizia unga-

rese, per accusa di brogli e di ladrerie.


CONTEMPORANEA 633
Agli scandal! de' panamini fanno degno riscontro quelli delle
sfide e del duelii, che ripetonsi ogni giorno alia luce del sole. Un
bell' esempio di rispetto alle leggi fu quello dato dal barone Fajer-

vary, ministro degli Honved (milizia territoriale) col suo duello contro
Tex consigliere minister! ale Kasics, il quale lo aveva accusato per
question! di ufficio e di moralita in un pubblico opuscolo. Peggio
ancora il barone Josika, ministro a latere di Sua Maesta apostolica.
Costui nel p. p. marzo feri gravemente conte Klebelsberg in un. il

duello alia sciabola, che desto grave scandalo in ambe le parti della
monarchia. E dire che il barone Josika e presidente per gli affari

de' cattolici di Transilvania ! Frattanto la corrente Kossuthiana si fa

sempre piu forte ne' circoli di Budapest, e stretta d' alleanza col par-
tito dell' indipendenza fa ogni sforzo per rimorchiare dietro di s& il

Governo e il Parlamento. II secondo anniversario della morte del


Mazzini magiaro, Luigi Kossuth, venne celebrato il 22 marzo p. p. a
Budapest, coll' intervento del suo figlio ed erede politico Francesco
Kossuth, il quale ne disse di cotte e di crude contro 1'unione del-
1'Ungheria coll'Austria. La massoneria sta gia creando la cosiddetta
opinione pubblica, per promuovere la revisione della legge scolastica
del 1868, vale a dire, per cacciare del tutto Dio dalle scuole, e per
far decretare 1' incamerameuto dei "beni ecclesiastic!. Naturalmente
sono gli ebrei quelli, ai quali piu che ad altri fa gola quella grazia
di Dio. Ai primi d' aprile gli organ! del Governo erano usciti dai

gangheri, percbe una decisione della Curia reale (supremo tribunale)


ha riconosciuto alia Chiesa cattolica un diritto di eredita, pari a quello
goduto dagli ebrei, e dalle sette ereticali e scismatiche, riconosciute
dallo Stato nel regno di S. Stefano. A rattenere la foga del malta-
lento massonico contro la Chiesa, dovrebbe pur^ giovare la lezione
che oggi viene data dalla Prussia protestante ai fautori del matrimonio
civile tanto piu che incominciano qui a fare pessima prova le ma-
;

tricole civili introdotte in Ungheria con enorme dispendio per il pub-


blico erario, e con aggravio non piccolo per la popolazione, la quale
e ristucca delle seccature impostele dalla nuova registrazione. Fra i
nuovi ufficiali di stato civile vennero ammessi gente d'ogni risma e
persino qualche malfattore reduce dalle career! criminal! uno di co- ;

storo, nel comitato di Heves, venne accusato in tribunale per falsifi-


cazione d' un testamento a suo favore, nelP importo di fiorini 18,000.
La confusione nelle registrature e giunta presto al colmo basta dire ;

che, avendo un ufficiale dello stato civile frainteso il linguaggio di un


contadino, nelle matricole dei nati venne registrata la nascita di un
vitello ! L' Alkotmany afferma, che cos! non si puo piu andare

avanti, e che il Governo stesso si vedra in breve costretto a pro-


porre, che il registro delle matricole venga restituito ai parrochi,
nella cpialita di pubblici officiali dello Stato.
634 CRONACA
Da ultimo venne avviata una campagna contro le aquile bicipiti,
le quali devono scomparire nella ricorrenza del millennio nazionale.
A Granvaradino il municipio invito il capitolo della cattedrale a to-
gliere 1'aquila imperiale dalla facciata del Duomo. Ad Arad 1'aquila
doppia venne strappata di notte dalla porta di una chiesa del qua! ;

fatto profittava Pesti Hirlap, organo del Governo, per rammentare


il

al clero, eseere suo dovere di sbrattare le sue chiese di silfatti uccelli >

spontaneamente e di pieno giorno, per impedire che tale operazione,


richiesta dalla solennita millenaria, venga eseguita di notte, per mano
di patrioti sconosciuti. Persino nelle Camere di Budapest si fecero
udire delle proteste contro il ministro a latere losika,
perche tollerava
ancora 1'aquila bicipite sul portone del suo palazzo ministeriale in
Yienna; di che il ministro ebbe a scusarsi, allegando la necessita di
acconciarsi alle usanze del paese In tali circostanze e con siffatte
!

disposizioni si stanno facendo di la del Leitha i preparativi delle feste


del millennio, le quali voglionsi celebrare con tutto lo sfarzo orientale,
che i Magiari hanno nel sangue. Yennero gia prese le necessarie dispo-
sizioni per la solenne inaugurazione del nuovo parlamento, colla esposi-
zione della storica corona di S. Stefano, coll'intervento della coppia im-

periale e di molti arciduchi, e colla partecipazione, a quanto dicesi, gia


stabilita di tutto 1'Episcopato del regno. Sara celebrate altresi nella
chiesa di S. Mattia un solenne pontificale, dal Cardinale
primate gran- ;

diosi preparativi per la esposizione nazionale magiara, alia quale tutta-


i

via qualche profeta del malaugurio vuol presagire una catastrofe finale,
sul fare del famosocrac economico dell' esposizione universale di Yienna.
Ne e da credere, che 1'entusiasmo peril millennio sia nelle province sa-

lito tanto alto, come poiche al malcontento del popolo]per


nella capitale ;

la persecuzione jeligiosa aggiungesi il malumore seminato a larga mano


fra i Rumeni, gli Slovacchi, i Croati, i Serbi ed i Sassoni dal dispotismo
nazionale magiaro; anzi annunciasi, che in occasione delle feste mil-
lennarie i Serbi, gli Slovacchi, ed i Rumeni convocheranno un con-
gresso generale, per esporre le loro querele contro 1'oppressione del
magiarismo in un memoriale a S. M. il re nel suo ingresso a Buda-
pest. L'agitazione fra i Croati va aumentandosi, e per il 29 aprile
si prepara un congresso pancroato a Zagabria, cui parteciperanno
anche gli Slavi croatofili dell'Istria e della Dalmazia. Anche il lin-

guaggio della Tribuna di Herrnannstadt, organo del comitato rumeno,


sciolto per ordine del Governo si fa ogni di pin minaccioso. Quanto
ai socialisti, i
quali nell' Ungheria sono, se non molto numerosi, assai
facinorosi, dicesi cheil Governo sia risoluto di applicare loro le mi-

sure piu rigorose, per assicurare la" tranquillita alle feste del mil-
lennio.
CONTEMPORANEA 635
Chi meglio sa pescare in tutte queste acque torbide e anche questa
volta la sinagoga e la loggia, a cui onore e gloria pare venga cele-
brato il famoso giubileo millennario. Di fatto gli ebrei intendono pro-
fittarne, per ottenere a favore della loro comunita religiosa la piena
indipendenza ammini strati va e di goveno interno, la quale venne finora
negata alia Chiesa cattolica, la sola che mille anni or sono assisteva alia
nascita dello stato ungarese. E la massoneria apprestasi a festeggiare
il millennio, come una festa propria della setta a dirittura, e come
un trionfo dell'anticristianesimo. Non si fa un mistero, che nel pros-
simo giugno la grande loggia simbolica dell'Ungheria, terminata la
fabbrica del suo nuovo grandiose palazzo nella Podmaniczy-utza di
Pest, ne fara la solenne inaugurazione, cui prenderanno parte non sola-
mente i fratelli trepuntini dell' Ungheria ma di tutto il mondo; gli
inviti sono gia stati inviati a tutte le logge estere, ed annunciasi che
perfino dall'Australia verra una deputazione. Un foglio governativo
aggiunge questi commenti : Ad. aumentare il successo dell'esposi-
zione sfcorica millennaria assai contribuira indubbiamente il numeroso
intervento dei framassoni ungaresi e forastieri. I massoni delPUngheria
spiegano del resto una grande attivita nel promuovere le feste mil-
lennarie. Per desiderio di alcune logge, i massoni di Budapest costi-
tuiranno un grande comitato, il quale siedera in permanenza durante
tutta 1'esposizione Non c'e che dire dopo le ultime leggi massoniche,
. :

dirette a cancellare dieci secoli di civilta cristiana dalla storia del-

1'Ungheria, la setta anticristiana ha ragione pur troppo di festeggiare


il suo trionfo sulla croce di S. Stefano ; grazie a quella croce, ormai
la potenza turca e fiaccata per sempre, e non minaccia piu 1'esistenza
dell'Ungheria, ne la civilta dell'Europa !

2. II parti to popolare cattolico, co' suoi continui progressi ha con-

citato contro di se le ire del Governo e de' suoi cagnotti, i quali pre-
sentano in esso lo strumento piu efficace d'una prossima loro ruina.
II presidente Banffy, dopo avere aizzato contro di esso i botoli della
stampa, non si e peritato di assalirlo con minacce in piena Camera,
perche il conte Zichy, suo capo, aveva mandato nel p. p. febbraio
una circolare ai Vescovi ed ai capitoli per invocare il loro aiuto. De-
littoancora piu grave perpetro il detto conte agli occhi di costoro,
recandosi a Yienna nel passato marzo, e partecipandovi ad una so-
lenne adunanza generale dell'arciconfraternita di S. Michele, la quale
accoglie nel suo seno il fiore dell'aristocrazia, col proposito di difen-
dere i diritti della Chiesa, e di tener desta la fiamma del sentimento
cattolico nella capitale. Yi presero parte molti prelati, e principi, e
deputati e studenti, il Nunzio pontificio Mons. Agliardi, e i cardinal!
Gruscha e Schonborn. Parlo fra gli altri applauditissimo il conte Fer-
dinando Zichy, il quale propugno 1'unione dei cattolici d'ambe le
036 CRONAGA
parti della monarchia nella difesa de' comuni interessi cattolici. Po-
teva egli fare di peggio, per meri tarsi di la del Leitha 1'accusa di
traditore della patria? L' indegna persecuzione governativa contro
il partito popolare cattolico attiro sul Governo il biasimo di tutti gli
onesti, facendo trovare a' perseguitati anche nella Camera qualche
difensore nelle file de' partiti avversi. Nella tornata del 24 gennaio
videsi infatti sorgere a prenderne le difese indignatissimo il deputato

Sima, calvinista e kossuthiano per giunta. Egli dichiaro, che non co-
nosceva nemmeno di vista il conte Zichy, e che era awersario deciso
del partito da esso capitanato. Nondimeno, prosegui egli, io non so
conciliare il liberalismo colla tirannia verso un partito, il quale ha
diritto di esistere e di affermarsi come tutti gli altri. Protesto quindi
in nome
della liberta e della costituzione contro 1'ingiusta persecu-

y,ione, cui viene fatto segno dal Governo il partito popolare cattolico.
Poscia continuo testualmente :

Io non sono me poco cale delle leggi politico-ec-


cattolico, e a
clesiastiche. Ma dico senza ambagi non si pud ragionevol-
io ve lo :

inente attendersi che due terzi della nazione, cresciuti in mezzo a


certi usi confessionali e sentimenti religiosi, vedendo che adesso uno
spirito nuovo strappa
improvvisamente dal terreno 1'albero dieci
loro
volte secolare, dicano ai riformatori: Signori, mille grazie; ci avete
reso un gran beneficio (Applausi). Coloro che vogliono coltivare il
liberalismo ungherese in questo senso, gli rendono un servizio me-
schino, davvero. Giacche, anzitutto, questo non e liberalismo, perche
il mondo delle idee non tollera gendarmi. (E verof A sinistra ed al-
I'estrema sinistra): e se 1' una tomba, come un
idea viene sepolta in
di venne sepolto Gesu. Cristo, ella risorgera non ostante i gendarmi
che la custodiscono. Anche Gesu Cristo venne custodito da soldati
romani, eppure egli risorse dal sepolcro e vive e con lui vivranno le .

sue verita in eterno. (Applausi fragorosi a sinistra ed aU'estrema si-


nistra). Se la nuova politica ecclesiastica e verarnente voluta dalla
opinione pubblica nazionale, dalla vera opinione pubblica, se essa
e un frutto maturato dall'anima della nazione, il Governo non deve'
temere di alcuno al mondo (approvazioni) : se 1'idea in essa conte-
nuta e vera, nessun'agitazione del partito popolare varra a seppel-
lirla. E
nome del liberalismo domando che si lascino in pace i
in

parroci. Se questi non hanno ragione, predicheranno inutilmente se ;

1'hanno, nulla conteranno i gendarmi del Governo, a nulla riusci-


ranno le violenze del partito governativo e dell'opposizione, invano
si stringeranno la mano il conte Alberto Apponyi, il relatore Gaiary
e il ministro presidente : di fronte alia verita anche essi sono molto
deboli e ricadranno nel loro nulla (Applausi). !

L' impressione fatta dal discorso di questo moderno Gamaliele fu


GONTEMPORANEA 637
siffatta,che il ininistro dell' interno Perezel, noto per il suo arrab-
biato anticlericalismo, stiino necessario prendere la parola a difesa del

Governo, assicurando ipocritamente la (Camera, che il Governo non


sentiva animosita di sorta contro il partito popolare cattolico, ma era
soltanto a deplorarsi che questo abusasse dell' organ amento gerar-
chico della Chiesa cattolica, per fare di ogni parrocchia un accam-
pamento, e di ogni parroco un emissario' politico. A questo punto
si udi gridare dalla sinistra : Tuttavia finche i preti servivano a
voi, la cosa andava in perfetta regola, non e vero !

Quando la verita si fa strada cosi rapidamente anche fra i suoi

nemici, & lecito sperare non lontano il suo trionfo. II partito popo-
lare cattolico si pud dire appena nato, ma ha fatto gia un lungo cam-

mino, grazie alia persecuzione, condizione necessaria al prosperamento


d'ogni opera buona. Ora esso ha preso risolutamente, come suol dirsi,
posizione, anche nelle piu important! question! politiche dell'Unghe-
ria, dichiarando per il suo organo Alkotmany (La Costituzione) che
il partito popolare cattolico favorira in tutti i modi la rinnovazione
del compromesso del 1887, sulla base dell'unione coll' Austria, e colle

preferenze del bene del popolo sopra gli interessi del capitalism/) e
del fiscalismo. Da ultimo il conte Esterhazy stava promovendo un

congresso generale di tutti i circoli ed associazioni cattoliche, sotto


la presidenza onoraria del cardinale primate Vaszary. A fatti com-

piuti, eeguiranno in altra corrispondenza le notizie del compromesso


e del millennio ungarese.

IV.

COSE VARIE
1. Dimostrazioni massoniche in Francia. 2. Una nuova veggente ed
un'altra stimmatizzata parigina - 3. I Fatebenefratelli. 4. Stati-
stica delle costruzioni ferroviarie.

1. Dimostrazioni massoniche in Francia. II sig. Combes, nel suo


discorso a Beauvais, ov'erasi recato a porre la prima pietra di un liceo,
disse Al tempo di cui le vecchie credenze, piu o meno assurde e ad
:

ogni modo erronee, volgono al tramonto, i principii della vera morale si


rifugiano nelle Logge (massoniche s'intende). Queste audaci e teme-
rarie parole provocarono a sdegno perfino molti opportunist! uno dei ;

quali, il sig. Aynard, proponevasi d'interpellare a questo proposito il

signor Ministro. II Combes allora sollecitamente gli rispose che le gaz-


zette avevano svisato le sue parole, pronunciate alia presenza soltanto
di alcuni frarnassoni. Ma le gazzette ripicchiarono di aver riferito preci-

saniente le parole che il Ministro pronuncio al cospetto di molti official!


638 GRONACA
e di altre persone. Grli Massoneria fanno sempre maggior
ascritti alia

pompa Nel
di se in palese. corso del viaggio del sig. Felice Faure, le
Logge massoniche si unirono alle autorita pubbliche per accoglierlo.
Anche il Presidente le aveva in con to di Corpi costituiti. A Lione accetto
il dono di un gioiello a foggia di ricordo che il cosi detto Yenerabile
gli offeriva quale Faure per tale maniera si e pa-
fratello. II sig. Felice

recchie volte dimostratq frammassone, e ha parlato dei lavori delle Logge,


ai quali prendeva parte. Carnot, Grevy e Thiers erano del pari frammas-

soni, ma stavano bene in guardia di metterlo in palese, d'ufficio. Ond'e


che i giornali nmovono richiami, e protestano che un frammassone
faccia uso dei diritti che la Costituzione conferisce al condottiere dello
Stato cattolico.
2. Una nuova veggente ed un'altra stimmatizzata parigina. Una
certa signorina Couedon, di famiglia onorata, dallo scorso agosto
in poi e divenuta veggente e profetessa a segno tale che la casa,
ove dimora co' suoi genitori, e assecliata da curiosi, avendo comin-
ciato nel marzo di quest' anno ad occuparsi di lei le gazzette. La
signorina Couedon ha 25 anni, gode ottima salute, non e isterica
e neppure nevrotica, non e affetta da veruna malattia fisica o mo-

rale, parla ed opera sempre con molto senno. Se non che quando
trovasi nel suo secondo stato, addormita, parla con diversa voce e pre-
dica i futuri avvenimenti. Essa d'ordinario incomincia dal ricordare
a' suoi visitatori i fatti della loro vita, che gl'interessati credereb-
bero non essere da altri conosciuti. Essa prenunzia grandi castighi
alia Francia ed a Parigi, una guerra generale, tremenda in autunno,
cose soprammodo spaventose afferma che 1'Arcangelo Gabriele parla
;

per bocca sua, e che, tornata nel suo stato normale, nulla piu ram-
men ta di cio che 1'Arcangelo le avesse fatto dire. Molti scienziati,
medici ed ecclesiastici si sono occupati del fatto suo, 1'hanno inter-
rogata, disaminata, e messa alia prova, senza esser potuti giungere a
trovare una spiegazione bastevole della sua qualita di veggente. Non
c'e frode, ne stato patologico, ne uno scopo d'interesse in lei; tutti
riconoscono ch'ella e sincera nel suo dire, ne mira a far romore, ne
ad ingannare chicchessia. Per la qual cosa si e in grave impaccio per
dare un nome ed un posto a questo si strano fenomeno. Adesso la So-
cieta delle scienze fisiche, composta di medici e di ecclesiastici, ha
delegate una Commissione perche faccia studii speciali su questo caso.
Ricordiamoci che essa predice una nuova Comune, piu terribile della
prima, una rivoluzione che fara scorrere rivi di sangue e la ristau-
razione del reggimento monarchico dagli Orleanesi e dai Bonaparte
in fuori. Similmente la Societa psichica si sta occupando di una

giovinetta stimmatizzata in Parigi. Le stimmate compaiono tutti i ve-


nerdi nei piedi, nelle mani, e nel costato di lei : il primo venerdi
GONTEMPORANEA 639
d'ogni mese, appaiono inoltre quattordici croci sulle sue braccia; sul
petto le possono leggere alcune iscrizioni sotto 1'epidermide. Insomma
si

questa giovane stimmatizzata riesce un caso tanto piu notevole e ma-


raviglioso, inquantoche e forse unico in Francia, non avendo mai
saputo noi che vi sieno state donne stimmatizzate. II rev. sacerdote
Brettes, dotto canonico di Notre-Dame e presidente della Societa psi-
chica, fa di questo fenomeno uno studio specialissimo. Com'e di ra-

gione, non si corra a dar giudizio alcuno di siffatto caso ;


ma notiamo
con viva compiacenza il ritorno di molti alia fede. Fra gli altri vanno
segnalati il sig. lasini, che fu deputato, e il sig. Turquet, gia mi-
nistro, che ebbe una certa parte negli affari politici di questi ultimi
anni. II sig. Turquet era uscito dalla retta via ; ma dopo aver fatto
saggio del protestantesimo, del buddismo, che ha proseliti tra le file
de' nostri traviati, e di altre dottrine, senza trovar mai la pace del-

1'animo, e tomato alle credenze della sua prima eta. Ora e un fer-
vido discepolo di S. Francesco, nel suo terz'Ordine, e attende con
zelo ad assistere la gente povera e scaduta, all'ospedale detto il Pane
di S. Antonio di Padova. Ne
parliamo, perche i giornali ne hanno gia
parlato ;
ma nulla diciamo delle molte conversion! e dei tanti ritorni
alia fede, che sono sfuggiti al pubblico.
3. I Dal Prospetto generale dell'Istituto Ospita-
Fatebenefratelti.
liero di San Giovanni di Dio, detto dei Fatebenefratelli, torna che, al
31 decembre 1895, il benemerito Ordine componevasi di 1489 Reli-
giosi, divisi come appresso :

Italia Provincia romano-toscanaOspedali 14, Religiosi 132,


:

letti o posti 1155 ; provincia lombardo-veneta Ospedali 8, Religiosi 60,


:

letti o posti 896; province napoletana, siciliana e sarda, disciolte:

Ospedali 3, Religiosi 9, letti o posti 318.


Francia Provincia unica con case all'estero: Ospedali 9, Reli-
giosi 282, letti o posti 3540.
Austria Provincia austro-boema, con 15 ospedali, 208 Religiosi
e 1079 letti o posti.

Prussia Provincia germanica nella Slesia: Ospedali 7, Reli-


giosi 133, letti o posti 697.
Baviera Provincia bavarese :
Ospedali 13, Religiosi 239, letti o

posti 1855.
Ungheria Provincia ungherese :
Ospedali 13, Religiosi 92, letti
o posti 1162.
Stiria Provincia stiriana :
Ospedali 5, Religiosi 75, ]etti o
posti 456.
Spagna Provincia unica, con case all'estero :
Ospedali 14, Re-
ligiosi 248, letti o posti2000.
Oriente --In Nazaret e Tantur: Ospedali 2, Religiosi 11, letti o

posti 20.
640 CRONACA CONTEMPORANEA
4. Statistica delle costruzioni ferroviarie. Diamo qui sotto la stati-
stica delle linee ferroviarie in esercizio fino all 'anno respettivamente
notato di contro a ciascun paese o nazione, avendone tolte le relative
notizie fall' Annuario stalistico, genealogico e diplomatico di Ootka pel
corrente anno 1896.

PAESE
!
I MODERNI ILOTI DEL PUNTO D'ONORE

i.

Fra mail che affliggono la societa, primo e prin-


i tanti

cipalissimo e il sovvertimento de' principii moral! e giuridici,


da' quali come da fondamento & sorretto F ordine sociale. Esso
e il naturale prodotto del liberalismo antico e moderno, il

quale, si nel pensiero, come nelFazione, manifestandosi essen-


zialmente apostata da Dio e dalla religione, e costretto da lo-

gica necessitk a combattere e demolire tutte quelle verita teo-


retiche e pratiche, le quali nelF uno e nelP altra trovano il loro
vero significaio e la loro adeguata sanzione.
Di siffatto sovvertimento abbiamo piu d' una volta indicate
a" nostri lettori le funeste e dolorose prove, ragionando, per

esempio, della frequenza degli omicidii e massimamente dei


suicidii *, della impunita ed apoteosi de' delitti politici 2 della ,

3
corruzione elevata a sistema di
governo della ingiusta e ,

pazza guerra africana condotta a pro di pochi affaristi in modo


da disgradarne Fantica barbarie *. A queste prove crediamo
opportune aggiungere un' altra, anch'essa gravissima e rive-
latrice non meno eloquente di quel medesimo malessere che,
serpeggiando oggi per le piu riposte fibre della societk mo-
derna, minaccia travolgerla in una spaventosa catastrofe.
Tale prova e il duello, qual esso esiste oggi tra noi, non
solo tollerato, ma bensi incoraggiato dalF esempio di coloro

1
Quad. 1082, pp. 135-149.
:!

Quad. 1100, pp. 129-142.


3
Quad. 1101, pp. 257-269.
4
Quad. 1096, pp. 385-396.
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1104. 41 8 giugno 1896.
642 I MODERNI ILOTI

che della pubblica moralita, del rispetto alle leggi e della retta
amministrazione della giustizia dovrebbero essere maestri e
custodi. Cosi, per limitarci agli ultimi pochi mesi, e a' soli nomi
pubblica ragione dalla stampa quotidiana di Roma,
fatti di

troviamo che presero parte a duelli, o come primi o come


padrini, gli on. deputati Barzilai, Casale, Cavallotti, Colaianni,
Gaetani di Laurenzana, Ginori, Imbriani-Poerio, Luzzatto A.,
Mocenni, Modestino, Muratori, Vendemini ed altri. Spettacolo
piii che altro mai triste, poichk ci rivela, come tra noi la
stessa autorita, rappresentata da quei signori, da se si snatura
e di vital principio della civile societk si converte in principio
di morte sociale ;
di tutrice di diritti, se ne fa violatrice, e di
custode delPordine, si rende promotrice e complice di disor-
dine. Quale osservanza delle leggi potr ragionevolmente aspet-
tarsi dai popoli, quando gli stessi loro legislatori o sono i

primi a violarle in pien meriggio, o sapendole violate da' loro


colleghi, non pure non applicano le pene sancite nel vigente
Codice, ma neppure fanno le viste di esserne scandolezzati ?
Nessuno dunque meravigli nel vedere la sanguinosa piaga
si

del duello inasprire sempre piu nella nostra Italia, e fare

ogni giorno nuove vittime tra coloro massimamente a' quali,

come bene avverte il Tommaseo, non basta Ponestk senza il

punto d'onore, quel punto d' onore che fa andare impunito e


superbo briccone sfacciato, purche sappia maneggiare la
il

sciabola; purche eserciti Pocchio e la mano nel tirare a se-


l
gno, non avendo altro che fare della sua vita .

II.

Dal secondo semestre dell'anno 1879 al primo semestre


delPanno 1895, i soli quindici anni per cui si abbiano statistiche
ufficiali
2
furono combattuti in Italia, da 7026 persone, 3513
,

duelli, de' quali 140 alia spada, 3137 alia sciabola, 223 alia

1
/ diritti e i doveri, pag. 24.
1
Atti del Ministero di agric., indust. e commerc. Cause di morte .

Roma, 1896.
DEL PUNTO D'ONORE 643

pistola e 13 alia rivoltella, al coltello, eccetera. Donde apparisce


che durante gli ultimi tre lustri si ebbero fra
noi, in media, circa
234 duelli e 468 duellanti ogni anno! Dobbiamo aggiungere
inoltre che queste cifre ci danno soltanto il numero di duelli,
di cui si poterono avere eerie notizie. II che si applica mas-
simamente alle cifre, rappresentanti il numero de' duelli avve-
nuti subito dopo 1'anno 1890, quando, cioe, allo scopo di evi-
tare le disposizioni piu severe del Godice penale allora appunto
entrato in vigore, si credette opportune dare minore pubbli-
cita a siffattinumero pertanto de' duelli noli bi-
scontri. Al

sognerebbe aggiungere, come avverte il cav. Jacopo Gelli A

compilatore delle dette statistiche, quello degYignoti, e questi,


scriv' egli, chi li puo contare, ora che i duellanti si affettano

e nicchiano ;
o sono divenuti bugiardi ? In conferma di do,
il cavaliere ci narra il
seguente aneddoto :
Tempo fa incon-
trai uno di questi duellanti in incognito, al quale io stesso
avevo fattoda testimone otto giorni prima:
Ebbene come va la ferita?
Che ferita?
Come? quella sciabolata alia mano !....

Ah! quel
taglio che mi son fatto col rasoio?... va meglio;
tra un paio di giorni non portero piu il braccio al collo.
In tal guisa la legge, conchiude il Gelli, novanta volte su
cento, rimane delusa!
Non si creda pero che tutti questi duelli noti e ignoti sieno
come il famoso duello Kotze-Schrader, il quale, per 1'odio che
Pispiro, per la ferocia con cui fu combattuto e pel suo esito
letale suscito tanta commozione in Germania e in tutto il mondo

civile. In Italia 2
dove, al dir di Paulo Fambri ,
i
poltroni se
non sonootto su dieci, non sono certamente meno di sei ,

non mancano sventuratamente i duelli veramente serii e ad


oltranza 3
;
ma molto piu frequenti sono quelli detti da' periti

1
Statistica del duello, Milano, 1892, pag. 6.
2
La Giurisprudenza del Duello, Firenze 1869, pag. 11.
8
I duelli ad oltranza o ad ultimo sangue sono permessi dal Codice
cavalleresco (art. 201), quando trattasi di offese molto gravi. Cosl sara
644 I MODERNI ILOTI

nell'arte cavalleresca minuti o spiccioli. Quest! sono fatti, non


tanto per dare sfogo all'astio che si nutre in cuore, quanto per
creare a' contendenti Taureola di un glorioso passato, per isfug.

gire forse un'occhiata canzonatoria e per chiudere la bocca


alia verita. Tali sono, con rarissime eccezioni, i duelli com-
battuti da' giornalisti e da' deputati. In questi duelli, fatti

sempre a base di comunicato a pagamento, come ci assicura


ilGelli non sono le armi che spesso uccidono; ma i padrini
1
9

o il trattore. In uno de' detti scontri alia pistola i sei eroi

(i due primi e i quattro padrini) guardarono il letto per ga-


2
strite acuta !

III.

3
Pur troppo, scrive il d'Azeglio ,
il duello ha le sue ra-
dici nel senso del quale piu difficilmente il cuore umano si
spoglia, la vanita... La vanita vuole 1'applauso. E dunque nello
spirito pubblico il rimedio. Manchi 1'applauso, scomparira il
duello.

riservato al caso di determinare se i risultati dello scontro saranno letali


o no. Per cui, ne' duelli ad oltranza, se sono fatti con arme bianche, si
adottera semplicemente il guantone di scherma, onde evitare che un colpo
al braccio costringa alia cessazione dello scontro. Nel duello poi alia

pistola (art. 488), se il ferito non


e caduto a terra in seguito alia lesione,
non gli e concessa alcuna dilazione di tempo per avanzare, rispondere e

mirare, se invece & caduto, gli sono concessi due minuti primi per rispon-
dere e venti secondi per mirare.
1
Statistica del Duello, Milano 1892, pag. 8.
A questa classe appartiene il duello comunicato alia Triluna da Li-
2

vorno con telegramma particolare del 28 maggio 1896 ore 5, pom. Oggi,
dice il telegramma, ha avuto luogo uno scontro alia sciabola tra il vostrc
corrispondente, signor Ernesto Dalmazzo e il dottore Luigi Selli redattore
capo del Corriere Toscano dietro sfida fatta dal sig. Dalmazzo al signor Selli
stesso in seguito a polemica giornalista... Il sig. Dalmazzo ricevette al
sesto assalto una piattonata al petto che gli produsse una lieve sgraffia-
tura... Gli avversarii si comportarono cavallerescamente. Bravo il sig. Dal-
mazzo! Con quel comunicato sulla lieve sgrajfiatura toccatagli in un duello,
e oramai noto a popolo e comune che egli, il corrispondente delta Tribune,

appartiene alia classe de' gentiluomini cavalieri !

3
/ mid Ricordi, Firenze 1867, Vol. I, pag. 223.
DEL PUNTO D'ONORE 645
Ma perche manchi al duello 1'applauso, e necessario anzi-
tutto screditarlo nella pubblica opinione e mostrarlo chiara-
mente ed efficacemente, un abuso ridicolo e pernicioso, il
quale,
rendendo chi se ne serve dispregevole e, spezzando i vincoli piu
sacrosanti della carita e della giustizia, si oppone direttamente
all'indole del cristianesimo e tende a distruggere gli stessi fon-
damenti su' quali e appoggiata la civile societa.

Del duello, pertanto, considerate in se stesso, non occorre


l
qui discorrere exprofesso. Di esso si tratta ne' corsi filosofici
2
e di esso fu gia altre volte, anche da noi pienamente pro- ,

vato che, partecipando sempre della intrinseca turpitudine del


suicidio e dell'omicidio, debba
ogni caso ritenersi e con-
in

dannarsi come un'azione iniqua e ripugnante al diritto natu-


rale. Neppure crediamo necessario alia propostaci dimostra-

zione il ritessere qui la vergognosa storia delle sue origini,


essendo oramai noto a tutti che esso nacque e crebbe tra
3
popoli effemminati o barbari, i
quali, sotto una rozza legisla-

1
Vedi p. e. il TAPARELLI, Sdggio teoretico di diritto naturale, Prato,
1883. Diss. II, cap. 4, nn. 393-397; LIBERATORS, Istit. di Etica. Part. I, cap. 3.
Roma, 1865.
*
Quad. 1021, pp. 78-87.
3
Dottor GIORGIO DE BELOW, professors di storia aH'Accademia di
II

Miinster nella Westfalia, pubblic6 non ha guari un'opera sul duello in re-
lazione al concetto d'onore proprio delle stirpi germaniche (Das Duell und
das germanische JShrlegriff) . Con molteplici argomenti egli dimostra che il

duello moderno non deriva storicamente ne dalle tenzoni giudiziali ne dal


diritto di sfida (Fehderecht), neppure dai tornei della cavalleria medioevale.
Precisamente le partite d'onore, come Qggi s'intendono, erano esplicita-
mente escluse dal codice cavalleresco di allora. Quanto alia vera origine
del duello d'onore, ecco la sentenza del ch, Autore: II paese che pel
primo adoperd tale duello e la Patria di Don Chisciotte ! Le nostre fonti
storiche non lasciano su di ci6 nessun dubbio. Le prime sicure notizie in-
torno il duello in Ispagna sono degli anni 1473 e 1480. Piu tardi sul prin-

cipio del secolo XVI appariscono in Italia ed in Francia. In Germania la


prima notizia sicura diun duello e del 1562. II BELOW conchiude le sue
ricerche con questa sentenza: II cosiddetto duello d'onore non e un resto
dell'antica cavalleria germanica, bene un prodotto delle passioni
si di una
societa degradata quale il medio evo non ha forse mai conosciuto.
646 I MODERNI ILOTI
zione e male assistiti da'tribunali, credettero ben fatto affidare
1
alia spada le funzioni di magistrate supremo .

A stabilire la nostra tesi, ci bastera studiarlo qual esso


esiste in Italia a' giorni nostri, disciplinato da una giurispru-
denza speciale e da un codice tutto suo proprio che, confe-
rendogli forme signorili ed una certa apparenza di cavalleria
e di lealta, vorrebbero farlo credere a' poveri iloti del punto
d'onore diverso dall'antico, non solo tecnicamente, ma altresi
socialmente e moralmente. In questo studio poi ci saranno
di guida sicura ed autorevole coloro appunto, i quali sono
dottori in fatto di scienza e pratica cavalleresca. Tali sono
un cav. de Rosis, un generale Angelini, un Paulo Fambri r
un Jacopo Gelli, un Prof. Berenini ed altri, i cui scritti vanno
oggi per le mani di tutti i
paladini del duello moderno.

IV.

Che cosa e dunque il duello moderno? Stando alle autorita-

pur ora citate, esso sarebbe la soluzione cavalleresca di una


vertenza d'onore tra due gentiluomini. Queste parole pero
non sono altro se non 1' involucro o Porpello, col quale si tenta
mascherare quel medesimo combattimento gia ben definito
dagli antichi: pugna duorum, privata aucloritate suscepta+
ex condicto. Se esso e chiamato oggi una soluzione cavalle-
resca, cio non significa altro, se non che tale combattimento
e la soluzione voluta e regolata dal presente Codice cavalle-
resco. Questo poi (e cio diciamo di certa scienza, avendolo
letto e studiato in ogni suo particolare) e un complesso indi-
gesto e balordo di regole e di norme, sempre arbitrarie e
spesso immorali, alle quali i
quando vi trovano il
duellanti,
loro tornaconto, volentieri si sottomettono e danno la forza
2
di leggi .

1
Vedi GERDIL, Trattato de' duelli, Parte I, capi 1, 2 e 3.
2
Sotto il nome di Codice cavalleresco, cosi il GELLI suo autore, in-
tendiamo quel complesso di norme e di regole, portato naturale della
trasformazione delle idee a traverse il tempo, passate allo stato di con-
DEL PUNTO D' ONORE 647

II duello moderno dices! inoltre essere la soluzione caval-

leresca di una vertenza d'onore. Ed in cio il duello moderno


differisce dall'antico. piii oggi come pruova
Esso non serve
giudiziaria, o come giudizio divino per difendere la veritk e
Tinnocenza. Nessuno infatti si batte oggi in duello, perchk ap-

parisca da qual parte stia la ragione o il torto. Quei che si


battono, si battono al solo scopo di lavare, com'essi dicono,
nel proprio sangue o in quello dell'avversario la supposta o
reale offesa che credono essere stata fatta al loro onore. Qui
sta, esclama il Fambri, il vero progresso fatto! Una volta
c'era tre strade di diventare infami: rifiutare il duello, com-
battere slealmente, soccombere. Questa terza strada e decisa-
mente chiusa. Ora che il duello ha perduto il suo carattere

giudiziario, ora che questi atei (tali sono in pratica i duel-

lanti) rifuggono finalmente dalla contraddizione di appellare


al giudizio di Dio, Fabbattuto in duello non e piu il reo con-
Tinto e puo dire morendo tulto perduto fuorche V onore
l
.

Essendo dunque il duello moderno, nell'opinione de' suoi


fautori, essenzialmente ed esclusivamente una riparazione
d onore per
1
vie cavalleresche , s'intende perche nel Codice
cavalleresco si parli sempre e solo di Tribunali o Corti e di
Giuri d' onore; s'intende parimente la ragione per cui tutti

coloro, i
quali in qualsivoglia modo pigliano parte al duello
o come principali o come padrini o come testimonii o come
chirurgi, son detti, con istrano frasario, cooperare ad una
partita d'onore.

Y.

Ma che cosa e, nella grande maggioranza dei casi, que-


stionore che da vita al duello moderno, e di cui oggi si mena

suetudini, che nelle vertenze d'onore tra gentiluomini (sic) costituiscono


d hanno la forza di leg-gi ed alle quali nessun gentiluomo di cuore ose-
rebbe sottrarsi: poiche di buon senso, giuste e correttamente cavalleresche
(sic). Op. cit. Art. 241, pag-. 118.
1
La Giurisprudenza del duello, pag. 4.
648 I MODERNI ILOTI
tanto rumore tra gli onorevoli duellanti? DeH'onore verace

parleremo nel paragrafo nono. Per ora bastera ricordare la


risposta netta e chiara che e data dal Cav. Gelli, peritissimo,
come tutti sanno, in siffatta materia. Uonore, cosi egli, e 11

pretesto che noi uomini troviamo per odiare una persona


che senza averci fatto alcun male, ci e antipatica; Yonore

e la parola vana che ci autorizza a schiaffeggiare una persona


che ci da uggia; Yonore e la parola menzognera che ci per-

mette di liberarci della presenza poco gradita di un nostra


simile senza essere tacciati di malfattori *.

Quindi il lettore e in grado, non solo di determinare il


vero significato del principio sa cui si fonda tutta la giurispru-
denza cavalleresca, che le questioni ftonore devono essere-

trattate da persone eminentemente onorate 2 ; ma altresi di

conoscere qual sorta di persone onorate sieno, in realta, i


duellanti. Questi nella deflnizione pur ora data del duello e da

per tutto nel citato loro Codice sono designati col nome di

gentiluomini. Senonche, come parola onore, cosi quella di


la

gentiluomo ha, nel gergo cavalleresco, perduto il suo naturale


e genuine significato. Anticamente, per novantanove persone
su cento, gentiluomo voleva dire nobiluomo, patrizio, e niente

altro; ora pero e divenuto sinonimo di spadaccino. Si ascolti


il Fambri : Questa parola gentiluomo, che vale il rispetto di
se e d'altri (sic), che formula la cavalleria del secolo e ci
rende romanamente toga sagoque incliti, gente cioe di pace e
di guerra, noi la dobbiamo alia pratica del duello, e questa

parola ha concentrate e svolge da se una serie di idee, che se


non hanno rialzata la societa moderna (purtroppo/), gli 6
3
perche non ne hanno avuto il tempo .

Quali poi sieno le idee che la parola gentiluomo applicata


a' duellanti concentra e svolge da se Papprendiamo dal ,

Gelli, il quale, avendo preso parte a tanti duelli ed essendo

Nell'Opuscolo Statistica del duello, pubblicato dal GELLI a Milano nel


1

1892 pag. 7.
*
Vedi il Codice Cavalleresco, pag. 108.
3
La Giurisprudenza del duello, pag. 32.
DEL PUNTO D'ONORE 649
stato in relazione coi tribunali d'onore costituitisi a sua istanza
nelle principal! citt& d'ltalia *, & supposto, con ragione, di cono-
scere i duellanti intus et in cute. Per lui la classe dei genti-

luomini si compone appunto di coloro, i


quali, in generate,
non hanno altro onore di quello infuori che 6 un pretesto,
una parola vana e menzognera ;
i
quali, dic'egli, mediante
il duello possono mettere a letto con una stoccata un loro
eguale; o possono, talvolta, mandarlo air altro mondo, senza
che nessuno osi dire loro assassino 2 .

VI.

seguente caso di un duello tra due geniiluomini, Tizio


II

^ Gaio, & riferito, come caso modello, da Ippolito Rigault e


citato dal Gomm. Fambri
3
Tizio insulta Gaio ; Gaio dice ri-
.

sentito a Tizio : me ne renderete ragione. Se Caio & una per-


sona per bene, un uomo serio, tutto cio significa: voi siete
un insolente, voi macchiate la vostra riputazione (di genii-
luomo) al punto che la mia non puo a meno di non risen-
tirsene. E dunque, conchiude Caio, il caso di una riparazione.
Se io la domando alia legge, questa mi rispondera che non
ha preveduto il caso... Le leggi mi abbandonano, dice Caio;
ebbene, e per questo? C'e la religions che mi tira per un
braccio, la morale per Paltro esse mi dicono che non & cosa
:

da cristiano la vendetta; che non 6 cosa da uomo ragionevole


lo esercitarla a proprio conto.Che importa? U opinions pub-
blica mi grida che sarei un poltrone se non mi vendicassi, e
mi rifischia negli orecchi una frase stereotipata Vi hanno :

delle ingiurieche bisogna lav are nel sangue... Lavero dun-


que, conchiude di nuovo Caio, la mia ingiuria nel sangue per

1
Tali sono quelli di Milano, Torino, Genova, Novara, Firenze, Venezia,
Mantova, Verona, Napoli, Roma, Livorno, costituitisi nel mag'g'io e nel giu-

gno 1893.
-
Nell'opuscolo cit. pag. 7.
3
Nell'opera citata, pag. 3. A' nomi fittizii il lettore potra sostituire i

nomi degli onorevoli duellanti da noi sopra recitati.


650 I MODERNI ILOTI
deferenza alia frase accettata. Provoco Pinsultatore. Non sono
buono a battermi, resto passato fuor faori da una palla o da
una punta. Pazienza! Ma intanto I'ingiuria che mi & stata
fatta io I'ho lavata... nel mio sangue... nel suo o nel mio gli
e tutt'uno.
Tale e la logica -cavalleresca, logica piu da cavallo, il
quale
si ribella al freno, che da cavaliere, il
quale regge secondo
ragione le proprie passioni. Ed in veritk il duellante Caio, so
non si suppone essere pazzo da manicomio e pero da compa-
tirsi, dovra ritenersi essere un forsennato ed un delinquente
della peggiore risma, e pero da disprezzarsi e da abborrirsi
da tutti gli uomini veramente onesti. Che cosa fa il duellante?
Egli nella sua condotta,dovendo scegliere tra la religione e
la morale che lo tirano da una parte, e Yopinione pubblica

irreligiosa ed immorale che lo tira dall'altra, deliberatamente


preferisce questa a quelle. Egli, sebbene conosca non essere
cosa da cristiano la vendetta, ne da uomo ragionevole eser-
citarla per proprio conto ;
sebbene non ignori che la vendetta

compete alia sola autoritk pubblica, di cui e proprio nella so-

cietk vegliare alPordine e alia difesa de' diritti, nondimeno


vuole la vendetta e la vuole esercitare da se.

VII.

Qual cosa puo immaginarsi un uomo, il piti mostruosa di

quale, per sola deferenza ad una frase accettata, fa cio che


conosce essere incompatibile co' suoi doveri, e di detrimento
a quelle doti, le quali vogliono sovrattutto pregiarsi nel cri-
stiano, nel cittadino e nell'uomo ? Ed oltraccio vi puo essere
stranezza maggiore quale si lascia
di quella di un uomo, il

governare da un pregiudizio che egli stesso riconosce es-


1
sere il resultato di idee balorde e mantenuto e accarez-
zato da coloro soltanto i
quali, se non sono generalmente noti
per la loro scostumatezza, sono certamente da tutti, anche dai
cavalieri gentiluomini, esclusi dal numero della gente per
1
Cosi il GELLI nel gi citato opuscolo, pag. 7.
DEL PUNTO D' ONORE 651

Nel mio paese, cosi scrive il gran dottore in fatto di


bene ?
giurisprudenza cavalleresca
l
la gente per bene non e spa- ,

ventata ne inorridita, che non ce ne sarebbe davvero la ra-

gione, ma e disgustata,
stomacata anzi della logica del duello 2 .

Nessuno, ne siamo certi, ci stimera indiscreti o temerarii se


in prova della nostra asserzione trascriviamo qui, con tutte le

dovute riserve, cio che degli onorevoli gentiluomini, i quali


si sono recentemente battuti in duello hanno detto pubbli-

oamente altri loro onorevoli colleghi. II Cavallotti, per esem-


pio, che si gloria di aver combattuti piu duelli che non conta
anni, bollato in piena camera dal gentiluomo Galli quale
3
eanaglia matricolata ;
il Gasale dichiarato dalFon. Golaianni
di appartenere alia classe de' pecoroni, taccia costui di men-
4
zogna e di pusillanimita ; Ton. Barzilai, giudeo e massone,
accusato di falsare i fatti, dichiara in pubblica seduta che il
suo collega Ton. Mocenni, mentisce per la gola 5 Ton. profes- ;

sore avv. Muratori ingiuriato dall'on. prof. Ferri, che si ricusa


di accettare la sua sfida, gli dk dell'asino, lasciandolo sbrai-
tare quanta vuole 6 e cosi via via. Ve pero un'altra testimo-
nianza riguardante il valore morale, per cosi dire, degli ono-
non possiamo passare sotto
revoli duellanti di Montecitorio che
silenzio. Essa ci e fornita dalla Tribuna, il cui direttore, il

deputato A. Luzzatto, porta tuttora i segni di una ferita toc-


catagli in un recente duello. Noi mettiamo pegno, cosi il ci-

1
Cosi 6 chiamato il FAMBRI dagli editor! milanesi della settima edizione
del Codice cavalleretco, Introd. p. VII.
2
La Giurisprudenza del duello, pag. 5.
3
Seduta del 13 maggio 1896. Vedi La Tribuna num. del 14 mag--
gio 1896.
4
La Tribuna, num. del 18 agosto 1895.
5
Seduta del 21 marzo 1896. Vedi La Tribuna, num. del 22 'marzo
1896. Sebbene il Codice cavalleresco (p. 113) interdica Yonore delle armi
a chi avesse mentito pure nel caso citato il Barzilai non ricus6 di
,

concederlo all'on. Mocenni. Si trattava forse di una menzogna detta per


salvare Yonore o la vita di un galantuomo (Crispi?), o di una donna . In
questo caso il Codice (ibid.}, con morale giudaico-massonica, non condanna
la bugia!
6
La Tribuna, num. del 6 aprile 1896.
652 I MODERNI ILOTI

tato foglio, che non il regno d'ltalia un


si troverebbe in tutto
semplice carbonaio, il quale consentisse a fare giudici della
sua condotta morale i cinquecenfotto rappresentanti della
i
nazione .

Eppure e precisamente T opinione di costoro, i


quali, a
torto o a ragione, si discreditano a vicenda, quella che tanto
contribuisce a formare la cosi detta pubblica opinione favo-
revole al duello!

VIH.

Ne questo e tutto. La forsennatezza del duellante apparisce


ancor piii manifesta se si osservi che, quand' anche la ven-

detta privata da lui voluta non offendesse lie la fede, ne la ra-

gione, ne la societ^ ;
nondimeno il mezzo ond' egli si serve
per procurarsela e un mezzo di sua natura inetto, e da lui
stesso teoricamente e praticamente riconosciuto come tale.
E per fermo la vendetta include il concetto di pena ed il di-
ritto dell' uno sulF altro. Per contrario il duello, com* egli sa
benissimo dal suo Codice cavalieresco, agguaglia fra loro ambo
i combattenti, di modo che il suo esito dipende non gia dal

diritto, ma dalla forza e dalla destrezza e soprattutto dalla


fortuna ;
e pero rende probabile che tanto 1' offensore che si

vuole punire, quanto 1'offeso che cerca la vendetta, risulti vin-

citore.

Le statistiche, raccolte dal Gelli e pubblicate dal Governo,


attestano cio con una evidenza irresistibile. Citiamone una sola,
e sia questa Tultima ehe troviamo nelPopuscolo del Gelli. Ivi
aliapagina 30 si legge che nei 138 duelli combattuti nell'anno
1891 restarono feriti :

Nessun duellante ... 10 volte


Ambedue i duellanti 35 .

L' offensore 30
L' offeso . . 18
Indeterminati 44
1
Vedi La Tribuna, num. del 22 maggio 1896.
DEL PUNTO D'ONORE 653

che significa che su 138 casi, chi si servi del duello per
11

punire il suo avversario, resto per ben 10 volte interamente


deluso e, quel che e peggio, fa egli stesso da quello punito
almeno 53 volte; diciamo almeno, poichS in 44 altri casi di

ferimento non e determinato chi ne fosse la vittima.

A
Torino, pochi giorni fa, i
padrini un Maggiore dichia-
d'

rarono che, essendo egli stato volontariamente urtato un paio


di volte per istrada da un tal commerciante, era obbligato a

sfidarlo e punirlo per la sua temerita, altrimenti non avrebbe

piu potuto ne moralmente, ne disciplinarmente appartenere


all'esercito. Nello scontro
il Maggiore
puni il villano commer-
ciante, ricevendo da questo un terribile colpo che lo privb
per sempre d'un occhio! Con tale dolorosa e irreparabile
perdita egli si vendico e pago il suo pedaggio alPonore mi-
*
litare !

IX.

Ne si dica che ogni caso ferito,


1'offeso, pur restando in

mutilato o morto, salverebbe sempre il suo onore, per la


cui tutela egli si batte in duello col suo offensore, essendo
un fatto incontrastabile che spessissimo il vero motivo impel -

lente al duello non & Yonore, ma il rancore, causato sempre


da una vile passione. Nelle statistiche citate al
precedente pa-
ragrafo troviamo quella de' duelli classiflcati secondo le cause

che li determinarono Da essa togliamo i seguenti partico-


.

lari. Dei 138 duelli ivi enumerati, 27 furono causati da diver-

bio, 20 da insulti e colluttazione, 33 da polemica giornalistica,


16 da passione politica, 25 da ragioni intime, 2 da aggres-

sione, 2 da interessi pecuniarii, 1 da giuoco e 12 da cause

ignote.
Quindi abbiamo veduto e vediamo tanti casi di duello, come
quello sopra accennato tra gli onorevoli Gasale e Golaianni,
ne' quali un genliluomo deliberatamente insulta il suo avver-

sario al solo scopo costringerlo al duello e di poter cosi


di

sfogare il suo astio contro di lui.


1
Vedi YOsservatore Romano, num. del 19 maggio 1896.
654 I MODERNI ILOTI
Dei diversi casi di siffatti duelli riferiti dal Fambri, ri-

cordererno il seguente avvenuto in Yenezia. Tizio portava


rancore a Caio per question! elettorali. A quel che pare lo
cercava. Passando innanzi alle vetrine di un caffe, lo vede
dentro in conversazione. Che fa? Quel che Fultimo degli uo-
1
mini avrebbe potuto., S addossa allo stipite della porta e lo
aspetta al varco. Quest'altro, che in quel momento li
pensava
a lui come al Gran Turco, gli passa accosto senza neanche
vederlo. Gostui lo apostrofa, lo investe, si dice urtato (gli era

passato ad un metro), gli vomita contro peste e vituperii, e


finisce collo sputargli dietroTutto cib per obbligare la per-
sona odiala ad un duello, che segui poi di fatto.
II Fambri si domanda Fanno altrimenti i mascalzoni e i
:

farabutti? Gli rispondiamo schiettamente che no, e che appunto

per questo abbiamo sempre giudicati forsennati e iloti coloro


i
quali, cosi operando, vogliono essere tenuti e stimati veri

gentiluomini.
Ma supponiamo pure che il risarcimento delPonore sia, se
non sempre la sola, certamente la principale ragione del duello.
Gio, non solo non ne diminuirebbe la forsennatezza, ma Taccre-
scerebbe di molto e per molti capi. Infatti, quand'anche si ammet-
tesse Tassurdo principio, su cui la esposta ragione si fonda, che
Tonore sia il massimo bene delPuomo, da anteporsi a tutti gli altri
beni non eccettuata la virtu e la vita, e pero da difendersi con
ogni sorta di mezzi anche barbari e immorali, nondimeno questo
dovrebbe intendersi dell'onore verace, e non gia di quello che
il Gelli, come
sopra vedemmo, chiamo vano e bugiardo. Ora
quale onore puo sperarsi dal duello ? L'onore e Testerna ma-
nifestazione di stima che altri internamente nutre per noi.
L'amor poi della stima, come rettamente insegna il Gerdil,
quando ha per termine quelle qualita che si convengono spe-
cialmente ad un uomo e che debbono distinguerlo secondo la
nascita, la condizione e il grado ch'egli occupa nella societa,
i
forma cio che appellasi propriamente punto d 'onore . Inol-

1
Op. cit. Cap. Ill, art. 1. Recentemente hanno scritto del punto d'onore
il CROABBON in Francia (La science du point d'honneur, Paris 1895) e il
DEL PUNTO D'ONORE 655
tre il concetto altrui, non puo ragionevolmente essere se non

corrispondente al nostro operare. Se dunque il battersi in

duello, per le evidenti ragioni gia mentovate, e realmente un


operare da forsennato, chi si batte in duello non acquista, ma
perde il concetto presso ogni uomo che ragiona. Al phi, si

dirk col Taparelli \ che il duellante potra col suo operare


ottenere un certo riguardo esterno, intimorendo altri e facen-
dosi conoscere capace di sguainare la spada per ogni menoma
apprensione affronto. Egli avrk cosi
di che gode Vonore di

ogni scherano, ogni assassino, la cui mano fumante di sangue


e il cui ceffo spirante strage formano il terrore dell' uomo
onesto. E qui cade in acconcio osservare che, per una con-
traddizione, la quale nonmeraviglia quando si parla di opi-
fa

nione pubblica, il
capriccio o il pregiudizio che fa mostra di pi-
gliare in dispregio il rifiuto del duello, non aggiunge mai
veruna idea di stima ne sciagura de' poveri
di gloria alia iloti

che vi muoiono o vi rimangono mutilati o feriti.

X.

Si noti inoltre la mostruosa e patente sproporzione che


nella fatta ipotesi corre tra mezzo e fine ;
il fine e di risar-

cire Fonore oltraggiato, e il mezzo sta nel tirare sopra altri


e farsi tirar contro uno o piu colpi di pistola, ovvero nel-
F impugnare il ferro, la spada o la sciabola, incrociare le

lame, offendere e parare e durarla nel bestiale cimento sino a


tanto che dall'uno o dall'altro de' combattenti zampilli il san-

gue o Funo de' due stramazzi freddo cadavere sul campo !

II seguente caso avvenuto a Palermo mostra che il giudizio


degli onesti contro la pazzia del duello non e affatto esagerato.
Eccone la narrazione che togliamo alia lettera da un foglio
FAMBRI in Italia (Nuova Antologia, 1 Giugno 1895). La definizione che da
costui del ptinto d'onore 6 degna d'essere ricordata come illustrazione della
oscurita di concetti che regna suprema in tutti i suoi scritti: II punto

d'onore, dic'egli, e la parte esegetica delle dottrine, ed esecutiva delle leggi


piu o meno positive dell'onore (Ibid. pag. 422).
1
Saggio teoretico di diritto naturale, n. 396.
656 I MODERNI ILOTI DEL PUNTO D' ONORE
romano *
: leri (27 aprile 1896) ebbe luogo a Palermo uno
scontro alia sciabola tra il socialista Bernardino Verro 2 e il
sig.Francesco Bentivegna. Causa dello scontro fu questa il :

Verro in un discorso pubblico, fatto a Corleone nel 1893, aveva


ingiuriato, ma senza nominarlo, il padre del Bentivegna; dinanzi
al tribunale militare,il Verro, ritornando su
quel discorso di
Corleone, dichiaro che la persona alia quale aveva alluso era
il comm. Bentivegna. II Verro fu condannato e recluso : ma
appena liberate, il
giovane Bentivegna, che credeva di avere
un dovere verso la riputazione del padre, morto recentemente,
gli chiese soddisfazione. Si schermi dapprincipio il socialista,

incoraggiato dai suoi ;


ma riunitosi un giuri d'onore, il duello
fu deciso. DOPO 20 ASSALTI, le sciabole cambiate una volta

perch& divenute inservibili, una scalfittura tocco al Verro, una


ferita al braccio destro toccb al Bentivegna.
E in questo modo Bentivegna, grondante sangue per la fe-
il

rita inflittagli dal detrattore di suo padre, crede di aver piena-


mente salvato il
proprio onore e quello del defunto suo geni-
tore cinismo mostrato in questo incontro e superato solo
! II

dalla beffarda ironia della immediata riconciliazione del Ben-

tivegna col Verro. Dopo di essersi battuti come due belve


feroci, gli avversarii, osserva il gia citato foglio, si riconci-
liarono sul terreno!
Aveva dunque ragione il Tommaseo nel definire il duello
non solo una ridicolaggine assurda, ma una ridicolaggine
atroce 3 Tale e il duello moderno, il quale, massimamente se si
.

attenga alle norme del vigente Codice cavalleresco, e tale atro-


cita e tal reato che nessuna ragione ne del Prof. Berenini, ne
del Fambri, ne de' Marchionni e Enrichetti varra mai a giusti-
ficare e a scusare. Ma di questo tratteremo in un prossimo
quaderno.
1
II Roma di Roma, num. del 28 aprile 1896.
*
Verro & uno de' quattro socialist! amnistiati di cui parlammo nel
II

nostro articolo L'Amnistia del 14 maggio e il delitto politico Quad. 1100, ,

pp. 129-142.
3
I diritti e i doveri, pag. 94.
IL PRESENTE E L'AVVENIRE
DELL'AZIONE CATTOLICA

i.

I fatti da noi esposti, i


quali dimostrano la disposizione pre-
promuovere molto piii risolutamente ed univer-
sente del Clero a
salmente che in passato le nuove associazioni laiche del cat-
tolici Italian! e in particolare 1'
Opera dei Gongressf, costitui-

scono per veritk il nerbo principalissimo di quel risveglio che


in questi ultimi tempi si e notato nel movimento cattolico. E cio

e consolantissimo, anche perche dk solido argomento di bene


auspicare per Pavvenire.
Giacche, come dicemmo gik ne lascieremo di ripetere, in-

darno si domanderebbero al laicato cattolico, soprattutto nelle

campagne, zelo, operosita, costanza riguardo airimpresa per


se stessa non facile dell'organizzazione di tutte le nostre forze,

quale fu descritta e quale dal Papa e voluta, se i sacerdoti e


segnatamente i parroci non andassero innanzi colPesempio.
Invece, per Tesempio dei loro sacerdoti e in ispecie dei loro
parroci, moveranno molto lestamente le moltitudini, che
si

sentono come per istinto religioso il dovere di operare, ma


hanno d'uopo di capi e di guide. E guide e capi piu autore-
voli in uno e di maggior flducia quelle moltitudini non hanno

certamente dei loro parrochi.


Quando dunque vediamo in tante diocesi ed in intiere re-
gioni i
parrochi, compresi degli eccitamenti loro rivolti e delle
ragioni con tanta autoritk poste loro innanzi dai Vescovi e
dallo stesso Supremo Gerarca, prendere coraggiosamente la
1
Vedi 1' ultimo nostro quaderno per il 6 giugno 1896, pagg. 552-566.

Serie XVI, voL VI, fasc. 1104. 42 S giugno 1396.


658 IL PRESENTS E I/AVVENIRE DELL'AZIONE CATTOLICA
risoluzione scendere nella vita pubblica e darsi subito
di

con alacrita a rannodare schiere di laici nei Comitati parroc-

cbiali, nelle Sezioni giovani, nelle Societa operaie e via di-

cendo, per slanciarsi con esse nel fitto di quell' azione, una e
sociale, da cui aspettiamo la restaurazione cattolica dell' Italia,
noi non possiamo a meno di aprir 1'anima alle piu liete spe-

ranze.

Speriamo molto e speriamo con solido fondamento, oltre-


che per la ragione ora detta, ancora perche la cooperazione
larga ed illuminata del clero ci fa ritenere crollata una delle

maggiori, se non la massima barriera attraversatasi finora


alia vita pabblica dei cattolici nel nostro paese.

Essa era fatta di pregiudizii: pregiudiziiangusti quanto


vuolsi ed insostenibili, ma pure, per Pindole loro stessa e per
le apparenze, tali, che molti ne erano, dal dar mano all'azione
pubblica, richiesta dai tempi e dai bisogni, trattenuti in buona
fede od anche con una specie di ossequio religioso, dandosi
a credere obsequium se praestare Deo. Quello spettacolo in-
fatti dei frammischiamenti della veste talare coi costumi laici

in dimostrazioni rumorose, santissime si per il fine, ma nei


mezzi e nelle esteriorita secolaresche :
quelle intraprese mo-
derne, del tutto ignote all' educazione ecclesiastica finora se-
guita :
quelle associazioni ben poco somiglianti alle sacre con-
fraternite d' una volta devozione e di preghiera quella
tutte di :

alzata di scudi del laicato per difendere diritti di Cbiesa e

quelle, quasi direbbesi, invasioni di turbe laiche nei templi e


nelle sacrestie per parlare, far voti, deliberare sovra tante
cose in cui entra la religione non puo dubitarsi che alle per-
:

sone ecclesiastiche piu quiete tutto questo dovesse mettere un


po' di paura e di primo tratto sembrare almeno pericoloso, tanto
sotto 1'aspetto della novita quanto sotto quello dell' indipen-
denza del Glero.

II.

Ne noi saremo di certo mai


primi a condannare, segna-
i

tamente in cose che a religione piu dappresso o piu da lungi


IN ITALIA 659

appartengano, la circospezione verso le novita, che proviene


da eccellente spirito di ordine e di conservazione.
Noi intendiamo di leggieri che uomini educati e cresciuti
sino a tarda eta con abitudini flsse, le quali divengono a lungo
andare come altrettanti canoni di vita pratica e sacre guaren-
tige di principii rispettabilissimi, troppo a malincuore s'indu-
cano ad entrare in una via per poco diversa dalla battuta, di
cui non iscernono chiaro gli svolgimenti e 1'uscita. Parra loro
addirittura di perdersi o di andar a fare un salto nel buio.
Ma se questi sentimenti sono degnissimi di considerazione,
non va pero dimenticato nemmeno che la Chiesa cattolica e
istituto divino, fatto
per tutti i
tempi e per
tutti i bisogni, e

quindi fornito dal suo divino fondatore di potenza meravigliosa


di adattamento, onde, colla immobilita assoluta dei principii,
laChiesa puo, a preferenza d'ogni istituzione meramente umana,
congiungere, senza pericolo alcuno, la maggiore progressivita
di forme, di esplicazioni e di applicazioni pratiche. II prendere
per queste ultime 1'adagio nihil innovetur nisi quod traditum
est, che i Padri proclamarono per i principii, sarebbe un er-
rore gravissimo il
quale condannerebbe la Chiesa cattolica a
rimanere nella civilizzazione moderna, presso a poco come il
buddismo; un vecchiume cioe inerte ed impotente nella ver-
tiginosa corsa ascendente della collettivita umana. Non si av-
vedono quei che in questo proposito fanno appello agli esempii
ed alle consuetudini dei Padri, che nelPappello medesimo sta
la condanna della loro a qualunque savia e neces-
riottosita

saria innovazione; perocche quei venerandi Padri, ai quali si

richiamano, sarebbero senza dubbio, se vivessero ora, i piu


zelanti promotori delle tanto temute innovazioni, come furono
ai tempi loro antesignani vigorosissimi di opere e di riforme
allora volute dal bene della Religione e della Patria.
E che cosa e mai flnalmente tutta la storia della Chiesa, in

questi diciannove secoli, se non una continuata esplicazione di


vitalita fecondatrice, che, sotto la mano della Provvidenza, si

fa incontro a tutti i bisogni via via insorgenti delle anime in-


dividual! e delle societa, confacendosi ad ogni nuova epoca,
660 IL PRESENTE E L' AV VENIRE DELL' AZIONE CATTOLICA

come se fosse di ciascuna, e pur rimanendo una ed uguale a


se medesima in tutte?
Anche per questo, e per questo anzi specialmente, Dio sta
sempre colla sua Chiesa, regolandola, indirizzandola, reggen-

dola, iii guisa che, col variare incessante della sua azione, non
traligni d'un apice dalla sostanza sua immutabile, e nel suo
perpetuo lavoro di adattamento informi a se medesima idee,
sentimenti, opere, tramutamenti e vicende del mondo, tutto di-
rigendo a' suoi santi fini, senza mai farsi rimorchiare o tra-
volgere. E ci basta anche solo riguardare al miracolo di Pon-

tefice, che ora siede in Vaticano, per convincerci che da quel-


1'assistenza divina proviene 1'
impulso per Lui dato alia vita
tempi presenti. Giacche senza dubbio non dalle me-
cattolica nei

morie della sua giovanile educazione, ne dalle abitudini di


tanta parte della sua vita, 1'ingegno pur cosi possente e la vo-
lonta incrollabile di quel Vegliardo di oltre ottantasei anni pote
trarre 1'ispirazione, che gli fa con tanto calore e vigore in-
culcare, cosi in Italia come opere re-
nel resto del mondo, le

putate da alcuni anche buoni novita pericolose. Costoro non


hanno, insieme coll'ingegno, 1'esperienza, la virtu, quel lume
che per il suo posto riceve dallo Spirito Santo il Yegliardo
Vicario di Cristo. Ma noi pero possiamo e dobbiamo dalla vo-
lonta del Papa argomentare sicuramente alia volonta di Dio.

Sieno pure novita; ma poiche il Papa le vuole, le vuole


certamente Iddio. E pero quel terrore d'un salto nel buio non
ha piii luogo: non haluogo quella prudenza ispirata al
piii

timore di pericoli, i quali Dio stesso per il labbro del Papa


dichiara insussistenti, ovvero s'impegnaa rimuovere; prudenza
che quindi sarebbe non dello spirito ma della carne, prudentia
carnis; prudenza da biasimarsi e da condannarsi perche ca-
gione di anestesia, anzi di vera morte d'ogni azione cattolica.
Prudentia carnis mors est.

III.

Non ci vogliamo neppur un istante indugiare sulPipo-


tesi, che qualcuno, col pretesto dei pericoli oggettivi delle
IN ITALIA 661

novita, procuri in fatto e realmente sottrarsi ai pericoli molto

soggettivi, veri o fantastic!, di personali noie, disturbi e

inquietudini, che seco trae senza meno 1'operosita cattolica,


specie, come ora si vuole, pubblica, sociale, francamente e
coraggiosamente opposta agli attentati della piazza e della
setta, od anche, occorrendo, della politica a meta settaria ed
a meta piazziaiuola. La paura di perdere la quiete ed il de-
siderio dimangiare quel boccone in pace non sono davvero
argomenti canonici contro le novita, che colle associazioni ope-
raie, i circoli, i comitati, i
congressi, le conferenze, i
giornali
d'ogni ragione, i
gabinetti di lettura, i
pellegrinaggi, le casse
rurali, eccetera, si sono introdotte nella vita cattolica.

Ci staremo dunque paghi ad illustrar questo punto col-


rammonimento sapientissimo deir insigne Cardinale Arcive-
scovo di Milano, che i buoni i
quali non vogliono quelle no-
vita devono essere dal clero istruiti ;
e si deve far loro inten-

dere che, se sono novita, sono belle e buone novita, come ve


ne sono tante altre che furono da tutti abbracciate; se sono
novita, sono volute dal Vicario di Gesu Cristo; e se sono no-
vita, vede pero che, dove sono abbracciate e coltivate, pro-
si

ducono buoni frutti 1 Si deve fare intendere a quei buoni,


.

ma troppo ingenui, che anche Santo Padre sa (son sempre


il

parole dell' Eminentissimo Antistite milanese) che vi sono le


Confraternite, eppure grida ripetutamente che si dia mano al-

Pistituzione dei Comitati e delle altre opere cattoliche quali ci

vogliono ai tempi nostri perche il compito delle Confrater-


;

nite antiche e lontano da quell'azione cattolica sociale, che


precisamente abbisogna ai nostri di. Si deve far intendere,

che, se senza quest'azione cattolica sociale i nostri vecchi po-


tevano essere eccellenti cristiani quando cristiana era la fami-
glia e la societa, ora pero, con d'innanzi agli occhi 1'attentato
universale terribilissimo di ricondurci al paganesimo, essi stessi
non crederebbero piu di poter rimanere cristiani senza di tale
azione. E quindi Tapostolico Porporato sentenzia chiaro chiaro,
1
L'AziONE CATTOLICA Lettera del Card. Arciv. di Milano al Clero
ed al Popolo, del 6 gennaio 1896.
662 IL PRESENTE E L'AVVENIRE DELL'AZIONE CATTOLIGA,
che fanno veramente compassione quelli che, non so se per
pigrizia o timore del mondo, o per Tuna o per Paltro insieme,
richiamano i
tempi andati per pigliarne in tutto norma del-
Popera dei nostri tempi. Non si puo ritornare ai|tempi andati ;
l
noi viviamo oggi, e Poggi ha mezzi tali, che non v'erano ieri .

IV.

Non pud ritornare ai tempi andati! E dolore, e scia-


si

gura, e per molti capi malanno che non si possa ma tant'e ;


:

ai tempi andati non si pud ritornare. Perche dunque, posti


da parte gP inutili rimpianti, non ci studiamo piuttosto di farci
ai tempi nuovi e alPuso dei nubvi strumenti di difesa e di

propaganda religiosa e civile che questi richiedono ? Perche a


taluso non educhiamo subito con santo ardore, soprattutto le
giovani reclute delPecclesiastica milizia; giacche il Ponteflce
dalla sua Gattedra insegna essere ufflcio del Clero di dirigere
in tale palestra le schiere e gli animi dei fedeli ? Niun
dubbio che a cio troppo scarsamente siasi per il passato posta
la mira nelPeducazione dei Seminarist!, onde poi necessaria-

mente abbiamo avuto difficolta maggiore in piegarli, divenuti


sacerdoti, ad imprese per essi intieramente nuove. Ma ove
dalla stessa educazione del Seminario, insieme colla solida
pieta e la forte scienza, ritraessero la cognizione e Pesercizio
della nuova azione cattolica sociale, e indubitato che nelle Par-
rocchie entrerebbero gia acconci ad essa, e vi si slancereb-
bero tosto animosamente con ben altro spirito e ben piu vigo-
rosa efficacia.
Gli esempii e gli eccitamenti anche riguardo a cio non
mancano. In parecchi Seminarii Pamore delP azione cattolica
e gia fortemente nudrito con opportune letture di periodic! che
la divisano a parte a parte, e la magnificano nella sua es-
senza e ne'suoi trionfi. Sappiamo che vanno per le mani di
molti alunni dei Seminarii, pur con le debite cautele richieste
dalla disciplina e dal carattere speciale di quei sacri asili, fogli i

1
Nella Lettera ora citata.
IN ITALIA 663

quali molto di proposito attendono ad infervorarli direttamente


all'azione; e con ischietta esultanza dell'animo vedemmo teste,
nella VI Adunanza regionale lombarda, i cherici di quel grande
Seminario milanese, ove ancora aleggia lo spirito del maggior
legislatore della vita seminaristica, San Carlo, assistere, per or-
dine del Cardinale Arcivescovo, alle calorose discussion! degli
interessi pubblici e sociali del cattolici. L'Eminentissimo Por-
porato diede di sua bocca ragione di quelPordine, dicendo di
aver voluto che i suoi leviti s' infiammassero di buon'ora alle
opere, le quali poi dovranno da maestri promuovere in grembo
alia plebe cristiana.

Cosi senza dubbio si formeranno dei parroci, che, con cuore


sgombro di vieti pregiudizii, diansi a dilatare Porganizzazione

cattolica, compiere un dovere del loro sacro raini-


fidenti di

stero, pur quando pongano mano a cose che non sono opere
di devozione od anche che appartengono per se alia vita ci-

vile ; per nulla paurosi di chiamarsi intorno i secolari a difen-


dere la Ghiesa e la Patria minacciate ne' loro piu vitali in-
teressi, o di vedersi dai secolari stessi invase a tale scopo le
sacristie ;
e senz'ombra di sospetto che possa mai dalle asso-
ciazioni cattoliche venire menomata la liberta, 1'autorita, la

indipendenza ecclesiastica.

V.

Quest' ultimo sospetto cagione non piccola della fred-


fu

dezza con che i Gomitati parrocchiali venivano accolti qua


e cola da Pastori di anime anche zelantissimi, ai quali
parve
che president!, vice-presidenti e segretarii di associazioni lai-
che pretendessero d'entrar a comandare in Chiesa, cioe in casa
loro. E non dubitate che a dar corpo a quelle pure ombre,
colla solita scaltrezza, si sapevano molto bene industriare quei
camaleonti del Cattolicismo, il cui mal seme trovasi sparso un
po' per Che non maligniamo ci sta garante cio che pur
tutto.

teste leggevasi in una Rassegna fiorentina, dove, a proposito


d'un morto, si commiseravano cardinali, prelati, ecclesiastic!
664 IL PRESENTE E I/AVVENIRE DELI^AZIONE CATTOLIGA
morti e vivi, non pratici, dicevasi, del
mondo, diventati vit-
time di tante illusion! ed utopie ed anche di errori; poiche
caddero, meschinelli, in balia del clericali, dei loro Congressi
e Comitati, fucine di cospirazioni politico -reazionarie, arene

aperte allo spadroneggiare di faccendieri viventi per la lotto,


ed interessati ad impedire ogni pacificazione fra Chiesa e
Stato.
E
fuor di dubbio che queste parole mancano di senso co-
mune, piii ancora che di verita e di giustizia; ne noi, pur
partecipando 1'orrore con che le segnalarono pareccbi eccel-
lenti fogli cattolici, ci saremmo degnati pero di ripeterle nelle

pagine della Civilta Cattolica, se esse non ci dessero la raisura

dell'arte, onde un certo partito costumo sempre d' insinuare

negli ecclesiastici il
sospetto contro 1' azione promossa dalle
societa cattoliche.

Spadroneggiare ! i Comitati e le altre societa congeneri,


che si fanno innanzi in nome della Religione, i loro caporioni

specialmente, che sono i caporioni delV intransigenza, vo-


gliono spadroneggiare, scrive 1'altefata Rassegna. Qual ragione
pero piu plausibile, per ecclesiastici oculati, di tenerli indietro,
di attraversarli per ogni modo diretto ed indiretto, affinche
col dilatarsi non s' imbaldanziscano di piu, anche se non si

proponessero quei fini spesso obliqui e sempre interessati che


loro presta la Rassegna in parola?
Non sarebbe forse gia da se sola somma sventura F in-
vasione del laicismo nella Chiesa?
Ed ecco con arma insidiosa si giunse a troncare in
quale
parecchi luoghi ogni nervo dello zelo ecclesiastico per Topera

stupenda d' organizzazione promossa anzitutto dai Gongressi


cattolici. Ma queH'arma ormai, checche mulinino Tizio e Cajo,
non ha piu ne punta ne taglio. Si e visto e toccato con mano
che i
paurosi d' un' invasione laica, illic trepidaverunt timore
ubi non erat timor, proprio tal quale scrisse a' suoi diocesani
e proclamo poi nel Gongresso di Pavia il Vescovo di Tortona.
Ma buon Dio ! come temere che voglian togliervi la mano
schiere di laici, i
quali altro piu instantemente non vi chieg-
IN ITALIA 665

gono che di essere da voi sacerdoti guidati in tutto e per

tutto? e vi si
prostrano pubblicamente ai piedi, con riverenza
di flgli, con umiltk di servi, mentre umanamente non hanno
da tale atto ad aspettarsi che scherni e persecuzioni, desiosi
soltanto di essere da voi adoperati, come scrive Leone XIII^
a presidio della Chiesa combattuta ? e percio sapientemente si
ordinano in Comitati parrocchiali, diocesani e regionali, per
essere cioe meglio in assetto di prestare fedel servizio ai Par-
rochi ed ai Vescovi, come distinte coorti ai loro l
? -
capi
Chi da T indirizzo a questa grande Associazione (cosi molto
a proposito Monsignor Bandi) e il Papa il Comitato per ma -
:

nente provvede a che vengano eseguiti i desiderii del S. Pa-


dre nei varii comitati. I Vescovi ed il Clero vegliano perche
1'
impulse avuto dal S. Padre proceda regolare e non trasmodi,
ne devii ; e cosi Tazione dei Comitati precede sempre con-

corde e compatta, sottomessa all'Autorita ecclesiastica.


Dov'e 1'invadente laicismo? Dove 1'ingerenza dei laici
nella direzione della Chiesa? Dove un ragionevole timore?//-
lic.tr epidaverunt timore ubi non erat timor -.

VI.

In fine, del laicato devoto e fedele il sacerdozio ha avuto

sempre d'uopo per compiere sua missione religiosa e so-


la

ciale, ed oggi, in cosi triste condizione di tempi, ne ha asso-


luta necessita. Rifiutare pertanto la cooperazione attiva, intel-

ligente, proficua dellenuove associazioni laicali, per tema che


ne vada scemata 1'indipendenza del minister o ecclesiastico,
tutti lo veggono, ormai sarebbe follia. Follia sommamente per-

niciosa agli interessi della Chiesa, anche perche ai di nostri


il piu urgente
bisogno della Chiesa e appunto questo, di rian-
nodare col laicato i vincoli che, per un lungo e fortunato la-
vorio di sette, si vennero quasi intieramente spezzando.

1
LEONE XIII al Comm. Paganuzzi, Breve del 9 Settembre 1891.
2 Lettere Pastoral! del Vescovo di Tortona del 23 giugno 1891 e del
1 maggio 1892.
666 IL PRESENTE E I/AVVENIRE DELI/AZIONE CATTOLICA
Che cosa e infatti il laicismo moderno salvoche la separa-
zione, voluta e promulgata qual massima di governo, di ci-
vilta, di progresso, della societk civile dalla Ghiesa? Niente
chieggono di
meglio per se i liberali di tutte le gradazioni,
fautori del laicismo, fuorche di costringere il sacerdozio a fare
da se solo, isolandojo e come conflnandolo nella penombra dei

Templi deserti a salmodiare od a pompeggiare tra le solen-


nita dei sacri riti. Non c'e verso: la tesi del liberalismo e

qaesta: separazione anzi sequestro assoluto del prete dalla so-


cieta. A Parigi, pur di questi medesimi di, traeva fuori detta
tesi il
Cassagnac uell'Autorite, rampognando gli abbds tapa-

geurs scriveva egli villanamente, che colP immi-


et brouillons,

schiarsi nelle pubbliche manifestazioni per Giovanna d'Arco,


avrebbero provocato le controdimostrazioni anticlericali ed an-
timonarchiche dei socialisti. Che i signori preti, conchiudeva
ilCassagnac, si capacitino, una buona volta che Paffar loro e di
attendere al ministero parrocchiale, dir la messa, confessare
e spiegare il catechismo *. E in Italia i liberali, e in capo
a tutti, quelli che sono celebrati come i
piii equanimi, dal Ca-
vour, al Mamiani, al Ricasoli, al Menabrea, al Lamarmora, al

Minghetti, vollero ognora esigliare i


preti nella serena sfera
dei dogmi a pregare ed a benedire, come un di loro si espri-
meva. Cio tuttavia non impedi le offese piu crudeli fatte da
quegli uomini medesimi contro le stesse preghiere e le bene-
dizioni, tra i
plausi dei moderati ad uso Perseveranza, la
quale poc'anzi affibbiava al Menabrea d'avere in S. Rossore,
colla minaccia dei carabinieri, costretto il Cappellano ad assol-
vere Yittorio Emmanuele moribondo ;
e di tanta scempiezza
amplamente lodavalo.
La Gazzetta di Parma in verita, tuttoche liberale, in una
gustosa polemica recente coll' Unita Cattolica, confessa aperto
questo torto del liberalismo in ispecie moderato, che (essa
scrive) specialmente nel considerare la questione religiosa
ha rivelato 1' indole sua rivoluzionaria e giacobina ed ha
1
Vedi neirUnivers del 29 maggio la risposta assennatissima cbe fece
a tale insipienza Eugenio Veuillot.
IN ITALIA 667

finite pur parlando serapre di liberta per coartare ed


offendere le coscienze Quindi la Gazzetta medesima pro-
.

pugna la formazione di un partito nella sostanza sua liberale, giac-


che del liberalismo conserverebbe errori e pregiudizii, diverse
pero dal moderate partito che chiama conservatore, cui pro-
;

pone per iscopo la diffusione e la difesa del sentimento reli-

gioso, come
quello che da forza e stabilita agli Stati, e senza
il quale la moralita e impossibile. Utopia, non ha dubbio, e
fisima irrealizzabile questa del partito conservatore; e basta
per buttarla a terra in un soffio notare, coWUnita Cattolica,
che non e possibile essere conservatori senza essere cat-
tolici Ma ne sgorga pero una verita realissima, cioe non
.

potersi pensare alia restaurazione morale e politica delPItalia,


senza riparare la distrutta unione del laicato col sacerdozio.

VII.

Or a questa riparazione appunto lavorano indefessamente


per la sua maggiore uni-
le societa cattoliche, e piu di tutte,

versalita e per la sua organizzazione ricalcata fedelmente sulla


Gerarchia della Ghiesa, POpera dei Gongressi. Questa salutare
e necessaria alleanza del sacerdozio e del laicato, per la salute
ad un tempo della Chiesa e dell' Italia, attuano i Gomitati cat-

tolici, Pimpronta le opere tutte che


e di tale alleanza portano
essicompiono nelPordine religiose, nelPordine morale, nel-
Pordine economico, nelPordine civile.
Chi con tale vastita di veduta contempli Pazione cattolica,
che viene ora svolgendosi in Italia, lungi dal temerne come-
chessia, sentira quelle speranze che colla
dilatarsi in petto

mirabile splendidezza sua parola il professore Toniolo


della
faceva non ha guari sfolgoreggiare a Pisa avanti PAssemblea
inaugurate del Comitato di Santa Caterina, dimostrando nelPor-
ganizzazione e nelPazione cattolica la moderna provvidenza
restauratrice delPordine antico della societa cristiana, quale
dalla Chiesa era stato costruito sulle massime del Vangelo,

quale per secoli perduro a grande ventura d'ltalia; ma fu,


668 IL PRESENTE E L'AVVENIRE DELL^AZIONE CATTOLICA
dalla Riforma del XVI secolo in poi, senza posa diroccato a
colpi di laicismo,
spalancandosi cosi la
voragine sociale in fondo
a cui ora gemiamo. Questo medesimo concetto grandiose e
vero espone con lucido eloquio il Vescovo operosissimo di
Fiesole, Monsignor Camilli, intorno al quale si raccogliera
quest'anno il XIV Gongresso cattolico italiano. La sua lunga
lettera pastorale per la quaresima e tutta da capo a fondo
unMllustrazione della necessita, che il laicato ed il sacerdozio
si diano la mano per la restaurazione sociale del Regno di

Oesu Gristo perche, Egli scrive,


;
se havvi tempo in cui i chie-
rici e i laici debbano unirsi in esercito ordinato e composto

per opporsi, viribus unitis, ai flgli delle tenebre, che militano


sotto il vessillo della rivoluzione cosmopolita, e certamente il

4
nostro .

II sacerdozio non puo fare da solo senza il laicato, e non


fare da solo il laicato senza il sacerdozio. E di cio vede
puo
subito la ragione chi col Yescovo di Acerra, Monsignor Ma-
gliuolo, rifletta questa terrena Gerusalemme non e fatta
che
per godersi sola la pace, ma per insinuare i favori della pace
alia societa umana in mezzo a cui essa vive A tale effetto .

conducono le due missioni di parola e di azione, delle quali


la prima e esercitata dalla sola Ghiesa docente; ma Paltra

appartiene anche alia Chiesa credente, ossia ai chierici ed a}


laicato, che devono portare la parola della Chiesa docente

pure la dove essa non potrebbe giungere. Costoro, prosegue


eloquentemente il Prelato stesso, costoro non solo uditori ma
fattori della legge, sono quelli che col loro esempio operoso,

1
Lettera Pastorale al Clero e al Popolo della Diocesi di Fiesole per
la quaresima del 1896. E bella, e vera anche questa conclusione che
Tillustre Prelato inferisce dal suo serrato ragionamento A ristorare per-:

tanto 1'ordine morale, religiose e civile, a far tornare in onore e venera-


zione la stessa autorita del Principe, a costituire di bel nuovo il potere ci-
vile sulle basi del diritto divino, a scongiurare la distruzione minacciata
alle nazioni, e mestieri che concorra potentemente con azione ordinata unita
e Concorde il laicato cattolico. E necessario che gli uomini di buona vo-
lonta si stringano e si raccolgano sotto il vessillo dell?. Chiesa e deH'au-

gusto e santo suo Capo e imprendano a combattere i sovversivi principii,


le antisociali dottrine e 1'azione veramente funesta ed esiziale delle sette.
IN ITALIA 669

attivo, indipendente e scevro di ogni umano rispetto a visiera


alzata si confessano cristiani, non di nome, ma di fatti, e tras-
mettono lo spirito dalla vera religione cattolica in mezzo alia
moribonda societk per farla vivere e prosperare nell'ordine,
nella pace e nel lavoro A questi esploratori del nuovo
Israello, sotto gli ordini del nuovo Mose, il Sommo Ponteflce
e P Episcopate cattolico, devesi il risveglio religioso che oggidi
simanifesta ne' grandi centri della penisola e la moltitudine
immensa de' Comitati ed Associazioni religiose che si veggono
da per ancora se ne vedrebbero (conchiude
tutto fiorire; e piii

Monsignor Magliuolo), se il timor panico per taluni, i pregiu-


dizii per altri nol togliessero, colla loro funesta apatia '.

VIII.

Timor panico e pregiudizii vanno pero dileguandosi a vista


d'occhi, mentre col procedere del tempo e si fa piu chiara

Tesperienza del presente e si perdono certe abitudini ereditate


dal passato: sotto quale rispetto la diuturnita della prova,
il

a cui fummo assoggettati, puo dirsi provvidenzialmente bene-


fica per Tazione cattolica.
Perche infatti in generate certe regioni d' Italia furono piu
restie a siffatta azione? Oltre alle cause gik enumerate, se
ne deve, secondo noi, ravvisare un'altra nelle vicende speciali
di quelle regioni stesse, onde, in tempi ormai remoti, si ven-
nero lunga mano e senza colpa inabilitando a quella ala-
di

critk d'animo e di braccio che Tazione cattolica, quale urge

ora, pubblica, disciplinata, molteplice, insistente, risoluta, di


sua natura richiede.
In quella parte d' Italia che fu Stato
Pontificio, il popolo
avvezzo a tutto ricevere dalla paterna provvidenza della Chiesa,

non penso guari all'obbligo di dare in ricambio alia Ghiesa


del suo e quindi non e meraviglia che durasse poi piu fatica a
;

mettere, con tanto sacrifizio, a servigio della Ghiesa, nelle nuove


1
La Missione della Chiesa e le Associazioni cattoliche. Lettera pasto-
rale per la diocesi di Acerra nella quaresima del 1896.
670 IL PRESENTS E I/AVVENIRE DELI/AZIONE CATTOLICA

associazioni, quiete, fatiche ed anche danaro. Oltre a che, per


I'unione della podestk politica colla ecclesiastica tanti secoli

perdurata, piu agevolmente qualunque atto del clero e del cle-

rical!, che esca per poco dalle consuetudini devote, vien quivi

interpretato dalle sette infellonite per una rivolta alle nuove


istituzioni sabaude, ed un conato di ricostituzione del Potere

temporale. Si spiega quindi come all' Opera particolarmente


dei Congressi il terreno sia stato colk per tanto tempo ingrato.
Nella Toscana il leopoldismo tristamente ed ipocritamente
addormentatore cullo per anni ed anni le plebi cattoliche in
una molle fioritura di benessere civile, non iscompagnata per
fermo da nobili mostre di religiosita. Ma vi si celavan di sotto
i
ceppi del sacerdozio, fatto costi eccessivamente ossequioso
del potere civile, conforme ai principii del cesarismo austriaco
e del giansenismo ricciano costui alleato. Ne il concordato di
Pio IX pote rialzare cosi gli animi prostrati, che si trovassero

pronti a prendere di fronte alia rivoluzione Fattitudine di resi-


stenza, cui erano da tanto tempo disusati.
Nel mezzodi d' Italia poi, non puo dirsi abbastanza quanto
funesta tornasse 1' influenza delle teoriche giannoniane e tan-
nucciane cosi al di la come al di quk del Faro, onde pratica-
mente la Chies'a veniva a considerarsi quasi un dicastero del
Governo laico. La famosa Legazione Apostolica levavasi come
un muro ad impedire che Pautorita restauratrice di Roma vi
potesse abbastanza e quindi, pur fra tanto bene morale e spiri-
:

tuale, non e da stupirsi che colaggiu serpesse nelle vene un certo


languore, una tal quale acquiescenza ai soprusi delle podesta
laiche, una prudenza non del tutto conforme allo spirito, la
quale
ritraeva il Clero dalFuscire di sacristia, tanto piu dappoi che la
rivoluzione, condotta dal Garibaldi, ando ad insediarvisi col
terrore, cogli incendii, colle fucilazioni, colie stragi.
E naturale pero che queste memorie perdano della loro
efficacia quanto piu si fanno lontane, e che le nuove genera-
zioni, le quali non si trovano avvilite o avviluppate da quel
passato che non conobbero, ma sentonsi invece dalle necessita

presenti vigorosamente incalzate ad una azione energica, per


IN ITALIA 671

la salute della religione, della morale, della civilta stessa, en-


trino animosamente nella santa cospirazione di tutta 1' Italia

cattolica, sull'esempio delle region! settentrionali, da piu lungo


tempo per le loro stesse vicende politiche addestrate alia

lotta, e dietro la parola confortatrice dei Vescovi e del Papa.


Anche la forzata abitudine del ceutralismo governatiyo,
cosi cozzante per s& colla storia e coll'indole delle varie popo-
lazioni italiane, ha questa provvidenziale utilita, di meglio di-

sporre popolazioni stesse a vincere le ripugnanze regionali,


le

per quel che riguarda I'unificazione di tutte le forze vive della


penisola, al scopo dell'azione cattolica. In questa ma-
nobile

teria, per verita, ripugnanze regionali non ve ne dovrebbero

essere, come non dovrebbero spuntar fuori da nessuna parte


rivalita di egemonia tra associazione ed associazione; poiche
la fede, la morale cristiana, Fordine e la prosperita domestica

e civile, che nella fede e nella cristiana morale s'imperniano,


sono beni cosi superior! ad ogni interesse, che nessuna regione,
nessuna associazione puo, messa d' innanzi ad essi, cercar piii
o desiderare altro, fuorche una cosa farli prevalere in tutta
:

Italia nel modo piii efficace. Or questo modo e dai fatti e

dalFautorita competente ormai troppo chiaramente definite.


Gonsiste nelF organizzazione di tutte le regioni, di tutte le
diocesi, di tutte le parrocchie secondo le norme delPOpera dei

Congress!, e nella adesione esplicita a quest'Opera di ogni


societa cattolica, col proposito sincere e pratico di seguirne,
salva 1'autonomia e salvi gli scopi di ciascuna, 1' impulse e
T indirizzo nelle imprese di nazionale importanza.
Difficolta adunque non ve ne possono essere piu; ed ab-

biamo pertanto ogni motive di allargare i nostri petti alia

fiducia, azione cattolica andra vieppiii rapi-


che in avvenire 1'

damente dilatandosi ed avvalorandosi dappertutto, sicche pre-


sto il vote del grande Pontefice Leone XIII appaia compiuto,
che tutti i cattolici italiani, cioe, siano nelle sue mani come

un solo uomo, per eseguire i suoi ordini a bene della Religione


e della Patria.
672 IL PRESENTS E L'AVVENIRE BELL^AZIONE GATTOLIGA

IX.

Noi abbiam cosi terminate il nostro compito, che era di


incoraggiare i cattolici italiani a perseverare con un sol cuore
ed un' anima sola, sbandito ogni dissidio, nella lena con cui
in questo ultimo tempo principalmente attesero alia grande

opera di organizzarsi, esercitandosi nel


tempo stesso in ogni
specie d'azione pubblica, toltane solo quella delle elezioni po-
litiche dal Pontefice per ragioni altissime vietata.

buoni e grandi eifetti ottenuti firiora non danno mo-


Se i

tivo di una sicurezza che sarebbe funesta, bastano pero a chiu-


dere per sempre la bocca a quanti accusavano Tazione catto-
lica di sterilita, e dicevano nulla potersi sperare di solido dai

Comitati, dai Congressi, dalle Conferenze e dalle Associazioni


di giovani e di operai. Guardatevi intorno, ora possiamo
inodestamente altieri esclamare anche noi coir insigne Arcive-
scovo milanese, e vedete, se avete occhi, se si puo sperare nulla

dalFazione cattolica.... Vedete qual differenza tra citt e citta,


.tra diocesi e diocesi, secondo che vi sia piu o meno coltivata
1'azione cattolica J
. Possiamo modestamente alteri citare la

parola del santo Arcivescovo di Pisa, Primate della Toscana,


il
quale tutto esultante di vedere finalmente anche in quelle
nobilissime contrade iniziato il movimento cattolico, ne attri-

buisce il fatto a grande grazia di Maria, dai Toscani invocata


sulla pendice di Montenero, e non dubita di affermare Noi :

mancheremmo al nostro dovere di Pastori, e voi, fratelli e


figli, al dover vostro, se non secondassimo Pordine della di-
vina Provvidenza che ci apre sotto la forma dei Gomitati un

nuovo campo di di glorie per Gesu Cristo e


combattimenti e
2
pel Pontefice, per Chiesa e per 1' Italia
la .

Non possiamo, e vero, da quei buoni e grandi effetti del-


Tazione cattolica prendere argomento a temerarie audacie ma :

dobbiam pero ricavarne un forte motivo di sgombrar 1'anima


da ogni timore, facendo nostra la divisa di Agostino Nee temere :

1
Lettera Pastorale ripetutamente citata.
2
Lettera Pastorale al Clero ed al Popolo della Citta e Archidiocesi di
Pisa per la quaregima del 1896.
IN ITALIA 073

audere, nee inconsulle timere


i
. Poiche (scrive il Vescovo
di Pistoia e Prato) si tratta di operare e combattere a fronte
scoperta, percio e anche necessario gettar da parte qualunque
timore, qualunque rispetto umano ; talche si possa replicare in
faccia a tutto il mondo insolente: lo non mi vergogno del Van-

gelo : Non
erubesco Evangelium 2 Ora per questo coraggio e .

per questo sacrificio che non sono, insegna il Vescovo di Aversa,


meno doverosi dell'azione, nulla si vede col fatto tornar piu utile
della organizzazione, nella quale, a delta del medesimo Prelato,
Tesempio dei piu valorosi eccita la pusillanimita dei piu deboli,

quando appunto gli uni associati agli altri si


prestano vicen-
devole aiuto ed entrano in una santa emulazione pel bene pub-
3
blico e private .

X.

Ne temeritk ne paure ! ecco quel che possiam dire, con-


el udendo, ai nostri fratelli che si adoperano nell'azione catto-
lica. Non temeritk per non compromettere i
grandi vantaggi
presenti,non paure per non perdere maggiori frutti che ci i

ripromettiamo in avvenire. Nee temere audere, nee inconsulte


limere !
E temeraria audacia certamente non e il
proclamare, col-

VEco d'ltalia, che i cattolici militanti, debbono ormai romperla


coi partiti liberali per fare da se, uniti tutti insieme, sacerdoti
e laici, con piena fiducia nella propria organizzazione, nella
saviezza dei capi, nella potenza del Papa.
Se per vana paura della nostra insufflcienza continuassimo
a mendicare aiuto, particolarmente dai cosi detti moderati,
noi ci svigoriremmo in pro soltanto di questi, che mirano a
riaversi colPalito nostro e colla nostra vita. L'amplesso di
costoro e quello di Massenzio che uccide il vivo senza ravvi-
vare il morto.
No non temano piu i cattolici italiani di non poter bastare

1
AUGUSTINI Epist. 29 ad Hieron.
4
Lettera Pastorale al Venerabiie Clero e Popolo delle duo Diocesi di
Pistoia e Prato, del 2 dicembre 1895.
3
Pastorale del Vescovo di Aversa per la Quaresima del 1896.
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1104. 43 10 giugno 1896.
674 IL PRESENTE E I/AVVENIRE DELI/AZIONE CATTOLIGA IN ITALIA

a se stessi. Nella efficacia


provata della loro fiorente orga-
nizzazione, nella simpatia delle masse popolari crescente a
vista d'occhi, nel discredito e nella dissoluzione ogni di mag-
giore del liberalismo, soprattutto nel soffio trapotente di for-
tezza e di vittoria, che loro viene dal Vaticano, hanno argo-
mento validissimo a rassicurarsi dell'avvenir trionfale della

loro azione ;
e quindi possono senza taccia alcuna di temerita,
dir finalmente: faremo da noi!
A dar loro Tesempio ed insieme a guarentire la felicita
dell'effetto, si leva la in Vaticano il meraviglioso Vegliardo,

prigioniero, inerme, il quale mostra di valere da se solo piu


che tutta P Italia legale, la diplomazia e gli eserciti di lei ;
e
come Papi dell'epoca barbarica, come Gregorio Magno, come
i

Leone, come Stefano, tra lo sfacelo e 1' impotenza universale,


solo rizzasi sul suo Trono, fulgido ancora di tutta la potenza
morale della sovranita, con in mano la salute della Patria, e

fa gridare a' suoi nemici, dalla maraviglia sbalorditi :


largo !

passano i vessilli del Re! Vexilla Regis prodeunt!


Non mai, come in questa occasione della lettera e delPamba-
scieria mandate da Leone XIII al Negus trionfatore di Abba
Garima, si e sentita tanto la potenza della sovranit papale per la
salute stessa civile d' Italia. Meglio che come palma maestosa
tra le laltughe del parlamentarismo infracidito, giusta il pa-

ragone della
Tribuna, leva in alto questa sovranita papale
si

qual albero di vita incontro alPalbero della rivoluzione carico dei


frutti della morte. L'astro fulgente di questa papale sovranita ec-
clissa agli occhi del mondo i fulgori nefasti dello stellone masso-

nico;e col bianco e Poro della bandiera, che la simboleggia,


attira irresistibilmente a se i cuori degli Italiani stanchi di

piangere sulle vergogne e le sventure della tradita bandiera


nazionale,

si, speriamo pure per il trionfo d'una causa che la Prov-


videnza divina cosi visibilmente protegge, e senza iattanze ma
anche senza timori, andiamo avanti nella nostra azione catto-
lica col PapaPapa, sicuri ormai che
e per il i cattolici .pos-

sono e debbono fare da se.


AUGUSTO COMTE
ED IL CONCETTO DEL SUO SISTEMA

Ogni stagione ha la sua moda cosi nelPordine pratico, come


nell'ordine speculative. Rispetto a questo la moda, che e in
corso presso di noi, & il sistema della filosofia positiva. Esso
domina su parecchie cattedre di universita, signoreggia nelle
opere di parecchi scrittori, se ne abbelliscono o tentano di
abbellirsene le scienze, e gia ne fanno pompa la biologia, la

psicologia, la sociologia, la criminologia e le altre gli fanno


non piccolo onore. E se alcuna se ne mostra restia, 6 tenuta
a vile, come colui, che veste panni ed usa costumi secondo le

mode cadute in disuso. Dovra per questo lo studioso mettersi

senz'altro alia sequela del positivismo ? N6 punto, n6 poco. Chi


vuole pensare col proprio capo, non deve in opera di filosofia
seguire il capriccio della moda, ma indagare nel sistema pro-
posto lo spirito ed il concetto fondamentale, ond'e informato
e vedere, se fc retto, o torto, se fondato su la verita, o su 1'er-

rore, se razionale, o no. Ecco quello, che noi tentiamo di fare


nel presente articolo, d' indicare, cioe, il concetto e lo spirito
del positivismo, ed il Comte, fondatore
fine inteso dallo stesso

della scuola positivista, premesso qualche ragguaglio della sua


vita.

I.

Chi fosse il Comte e quail le note caratteristiche


della sua vita.

Vuoi tu conoscere quale sia lo spirito ed i


concetti, ond'e
informato un uomo? Guarda i suoi atti: essi te ne daranno in

genere la vera impronta. Chi sia stato il Comte sotto questo


676 AUGUSTO GOMTE

rispetto, lo abbiamo dai ragguagli della sua biografla. Nato


in Montpellier 19 gennaio del 1798 ebbe una pia educazione
il

cattolica nella sua fanciullezza. Mandate a studiare letteratura


nel patrio liceo toccogli a professore un cotale Encontre di setta

calvinista, sotto il cui magistero a quattordici anni perdette


ogni briciolo di fede. Insieme colle doti del suo ingegno si

vennero svolgendo ancora le qualita caratteristiche del suo


spirito, cne furono orgoglio, sdegno di ogni morso di disci-

plina, intolleranza di ogni opposizione. Datosi allo studio delle


matematiche fu pure consigliato dal suo maestro suddetto di
darsi a quello della filosofia. Ond'e, che entrato nel politecnico
di Parigi vi si mise cosi dentro colPanimo da spendervi tutto
quel tempo, che gli sopravanzava alle quotidiane lezioni. Lesse
le opere di molti autori in grande fama a que' di, e special-
mente quelle che trattavano della filosofia sociale. La cui let-
tura gli avvinse talmente animo e cuore, che si propose di
lavorarvi attorno, riformandone lo studio sul modello usato
dalle scierize, che diconsi esatte, o positive.
Ma se nelle scuole del politecnico primeggiava il suo in-

gegno, primeggiavano pure le ree inclinazioni caratteristiche.


Male sofferendo la dovuta soggezione non curava punto la di-
sciplina, n& piegava Anzi messosi a capo di una
ai castighi.

specie di rivolta contro un professore fu cacciato da quell'Isti-


tuto scientifico, e rinviato con disonore alia famiglia. Di cola
contro il volere dei suoi addolorati genitori voile tornarsene
a Parigi, non ostante che gli fosse negato ogni sussidio, di che
campare la vita. Giunto alia capitale dopo alcun tempo si rese
discepolo di Saint-Simon, il quale conosciutone il singolare in-
gegno ebbelo piuttosto in conto di aiutatore nella sua riforma
sociale, che in quello di scolaro. Sette anni il Comte lavoro
con lui (1817-1824), nel
quale spazio di tempo gli germoglio
in mente la idea di riordinare da capo a fondo la societa se-

condo un sistema tutto nuovo da lui immaginato. Ne die, quale


pruova, uri saggio nel suo libro intitolato :
Systeme de poll-
tique positive, uscito per le stampe nel 1822.
Ma se maestro e discepolo si accordavano sulla quistione
RD IL CONCETTO DEL SUO SISTEMA 677

generica della riforma sociale, erano in pieno disaccordo quanto


alia via da tenersi per conseguire il loro intento. Giacche ii
Saint-Simon volea conseguirlo col riordinamento della indi'r
il Comte si era determinato ad
stria in senso socialistico, ed
ottenerlo per mezzo di un rinnovamento scientifico in senso
positive, come apparve da altri suoi scritti pubblioati dopo il

sopracitato. Indi non volendo il maestro cedere al discepolo,


e il
discepolo rifiutando di aderire comechessia al maestro,
nacquero litigi, scissure ed alia fine un'acerba separazione del-
Tuno dalPaltro.
II Gomte, diviso dal Saint-Simon, aperse scuola nella sua
abitazione tenendovi conferenze a numerosi e colti uditori in-
torno alia nuova forma scientifica positiva da darsi alia so-
oieta secondo il concetto da s&
immaginato. E qui incomincio
a formolare quelle sessanta lezioni del suo Corso di filosofia
positiva, che poscia venne svolgendo, perfezionando ed a mano
a mano starnpando in sei non piccoli volumi. Gome gia scrivea
di se, mettendosi alPopera del comporre, leggeva poco o nulla
e meditava molto, contento delle cognizioni storiche e scienti-
fiche gik acquistate. Di che dopo di avere lungamente medi-
tatoTargomento con uno sforzo assai grave di mente, pigliava
la penna, e con quella celerita, che gli dava la mano, lo svol-
geva fino ad averlo terminato. Indi tale quale era uscito sulla
carta senza leggerlo o farvi la menoma correzione mandavalo
allo stampatore. Onde accadde, che il suo stile non sia lindo

quanto alia favella, e limpido quanto al corso delle idee incon-


trandovisi ripetizioni, e periodi non bene contornati, ed i con-
cetti non sempre ben definiti.

A cagione di cotesta sua contenzione di mente, prolungata


senza modo e senza misura, e di altre ree circostanze im-
pazzi. Riavutosi dopo due anni fu alle prese colle strettezze
economiche. Del che furono presi a compassione i suoi amici,
e merc& i loro buoni ufficii fu provveduto di piu posti nelP inse-
gnamento. Ma stante Torgoglioso suo carattere non seppe man-
tenerseli.Imperocche, pretendendo che i suoi colleghi si ac-
conciassero ciecamente alle sue opinioni, e non patendo la
678 AUGUSTO COMTE
loro opposizione, se la prese fieramente contro di essi e piii
contro PArrago e gli accademici delle scienze, che votarono
contro la sua ammissione, disfogando le sue ire con critiche
mordaci negli scritti, che dava alle stampe. Ondeche, venuto
loro in uggia. ne fa ripagato colla perdita dei posti ottenuti.
In questo tempo /u vinto dalla naturale inclinazione di ren-
dere un culto a qualche essere superiore. E Pincredulo di
quattordici anni ed il riformatore sociale per la scienza po-
sitivanon seppe rinvenirlo altrove, che nell'astratto Umanita
simboleggiata in una femmina da lui amata. A suo onore aperse
tempio, scrisse preci, formo un calendario e si nomino gran
Pontefice, esigendo di essere sussidiato e mantenuto quale ri-
formatore sociale! Mori d' infreddamento addi 5 settembre del
1857 \ Quale potra essere la sua riforma sociale per la scienza?
Non altra, che una riforma fatta a sua immagine, cioe, una
riforma della incredulita, dell' orgoglio, fondata su principii
incerti, labili, come i liberi pensamenti delPuomo. Tale e per
Pappunto.

II.

Quale sia il concetto della filosofia positiva.

Quale sia il concetto della filosofia positiva si ricava:


i. DairAvvertimento, premesso al Corso di filosofia positiva,
in cui il Gomte ci d la ragione di questo titolo : mi valgo,
egli dice, della voce filosofia nel senso datole dagli antichi e

specialmente da Aristotele, col quale intendeasi il generale si-


stema dei concetti umani. Le aggiungo la qualifica di positiva,
in quanto che la sua particolarita consiste nel considerare le
teoriche, in quale che sia ordine d'idee, siccome aventi per
oggetto la coordinazione dei fatti osservati, onde piglia forma
ilterzo ed ultimo stato della filosofla
generale dopo il primi-
tive teologico ed il susseguente metafisico. Non ho creduto op-

La sostanza delle notizie bio^raficbe, che abbiamo data, e ricavata


1

dalla Preface personnelle, che leggesi in testa del sesto volume, dal Littre
e dal LaflStte. Cf. F. GRUBER, A. Comte, sa vie, sa doctrine.
ED IL CONCETTO DEL SUO SISTEMA 679 '

portuno di nominarla filosofia naturale o filosofia della scienza,


perche ne Puno, ne Taltro aggiunto esprimerebbe Pampia cer-
chia dei fenomeni compresi dalla filosofla intitolata positiva l
.

2. Dalla prima lezione, nella quale il Gomte ci da il suo


valore intimo, descrivendocene il carattere fondamentale. Co-
testa filosofia, egli dice, considera i fenomeni di quale che
siasi specie, come soggetti a leggi invariabili, ed a queste volge
tutta 1'operasua per iscoprirle, e scopertele tali quali sono
realmente, per ridurle a quel numero minore, che e possibile,
salendo dalle infime alle somme, a cui si riferiscono, senza
darsi nelle sue ricerche la menoma briga d'indagare la cau-
salita e le finalita delle medesime ; giacche le reputa ambedue
inaccessibili al suo sguardo e vuote di senso. E poi chi non
sa, come nella applicazione positiva dei fenomeni non sia mai
entrata in capo la fisima e la folle pretensione, di darsi la
noia inutile di esporre le cause, onde rampollano i fenomeni?
Gosicche la cerchia del suo lavoro si estende a questo solo :

d'istituire, cioe, una accuratissima analisi di quelle circostanze*


in cui fenomeni, e di rannodarli secondo quelle
avvengono i

relazioni di successione e di somiglianza, cbe nascono tra gli


2
uni e gli altri . Studio adunque di cio che cade sotto dei

sensi, niun pensiero delle cause e dei fini, ossia di cio che e

soprassensibile, tale si e la proprieta caratteristica della filo-

sofia positiva.

1
... j'emploie le mot philosophie dans 1'acception que lui donnaient
les anciens, comme systeme general des conceptions humai-
designant le

nes et en ajoutant positive, j'annonce, que je considere cette maniere spe-


;

ciale de philosophie qui consiste a envisage? les theories, dans quelque


ordre d'id^es que ce soit, comme ayant pour objet la coordination des faits
observes, ce qui constitue le troisieme et dernier etat de la philosophie
gene"rale, primitivement theologique et ensuite metaphisique, ainsi que je
1'explique des la premiere lecon. Avertisscmcnt de I'Auteur, vol. I, pag. 5.

Ediz. Parigi, 1864.


2
Le caractere fondamental de la philosophie positive est de regarder
tous les ph^nomenes comme assujettis a des lots naturelles invariables,
dont la decouverte precise et la reduction au moindre nombre possible sont
le but de tous nos efforts, en conside>ant comme absolument inaccessible
et vide de sens pour nous la recherche de ce qu'on appelle les causes soit
premieres, soit finales, ecc. Loc. cit.'p. 16, 17.
680 AUGUSTO COMTE
3. Dalla distinzione, che egli fa tra la filosofia positive
e la filosofia antica, cioe, teologica e metafisica. Nella espli-
cazione, egli scrive, di tutti e del singoli diversi ordini del fe-
nomeni noi abbiamo fatto conoscere, che la filosofia positiva
si diversifica in modo speciale dalla filosofia teologica e me-
tafisica, stante il
mpdo costantemente usato di escludere dal
nostro studio qualecbesiasi ricerca di quelle cause, che diconsi
nel senso lor proprio prime e finali, siccome opera assolu-
tamente vana Toccuparsene, tenendoci strettamente entro la
cerchia di quelle relazioni invariabili, che costituiscono le leggi
effettrici degli avvenimenti possibili ad osservarsi e ad essere
razionalmente preveduti nel loro perpetuo succedersi. E piu
sotto rincara la dose, dicendo, che stante la decadenza dello

spirito religioso, la operosita della nostra mente a poco a poco


abbandonando le quistioni intorno al soprannaturale, perch&

inaccessibili, giunse alpunto di giudicarle vuote di senso ri-


spetto a noi, in quanto che non siamo in grado di conoscere
null'altro da cio, che puo avere un qualche valore relativa-
4
mente al nostro organismo .

In questi luoghi citati il Comte


tuono sprezzante si piace
in

di dare alle speculazioni teologiche e metafisiche ed a quanto

vi ha di soprassensibile il titolo di vane, e ancora in cento e

cento altri di chiamarle chimeriche, oziose, di niuna utilita,.

indegne di pure pensarvi, un perditempo e va dicendo. Cosicche


in conclusione nella ragione del titolo, nella esposizione del
concetto fondamentale, e nella sua distinzione relativa alle
altre filosofie, la positiva si mostra degno parto di un incre-
dulo, ateo, schietto sensista. Sbandeggiata ogni idea del so-
prannaturale e del soprassensibile della scienza, resta siccome

1
Nous avons specialement reconnu que la philosophie positive se dis-
tingue surtout de 1'ancienne philosophie theologique ou metaphysique, par
sa tendence constante d'ecarter comme necessairement vaine toute recherche
quelconque des causes proprement dites, soit premieres, soit finales, pour
se borner a etudier les relations invariables qui constituent les lois effecti-
ves des tous les e>enement observables, ainsi susceptibles d'etre ration-
nellement prevus_les uns apres les autres, ecc. Vol. VI, pag. 598.
ED IL CONCETTO DEL SUO SISTEMA 681

degno di studio e oggetto della nostra conoscenza il solo sen-


sibile.

III.

Quale sia lo scopo, che si 4 proposto il Comte nel suo sistema,


e quale il mezzo di attuarlo.

II Comte nel dare al mondo il suo sistema si propose il no-


bilissimo scopo di mettere in pace la societa cotanto travagliata
e manomessa da continue rivolte. Imperocch6 conosciuto al

lume delPaforismo : che le opinioni governano il mondo, che


d&iranarchia delle menti ribolliva il malanno delle rivolte,
conchiuse doversi cercarne la causa, e trovatala adocchiare un
mezzo cosi efficace, che spenta la cagione del dissidio valesse
ad accomunare menti intorno ad un corpo di opinioni am-
le

messe universalmente. A questo effetto gli parve tutto all'uopo


iisuo sistema positivo e con esso iniziando le sue conferenze,
disse che quando fosse il medesimo posto in opera, sarebbesi
;

spenta ogni favilla di rivolta, e la pace sarebbe rifiorita nella

societa *.
Egli su per giii cosi modestamente favella del suo si-

stema e ne accenna lo scopo.


E senza piu in primo luogo egli ci discopre la causa del-
fanarchia delle menti, donde nascono i mod popolari e ce
Taddita nelle tre maniere di filosofia, che hanno corso nella
societa. Le cui opinioni, essendo tra s&
pugnanti, dividono gli
aaimi, li scombuiano, gli accendono, ed indi nascono necessaria-
mente di tratto in tratto quei sobbollimenti, che mettono a repen-
taglio tutta intera la civilta. Coteste tre avversarie sono la

filosofia teologica, la filosofia metaftsica e la filosofia positiva.

1
Ce n'est pas aux lecteurs de cet ouvrag-e, que je croirai jamais devoir
prouver, que les id6es gouvernent et bouleversent le monde, ou, en d'au-
tres termes, que tout le mecanisme social repose fmalement sur les opi-
nions. la grande crise politique et morale des soci^tes actuelles tient, en
.

derniere analyse, a I'anarchie intellectuelle Tant que les intelligences in-


. . .

dividuelles n'auront pas adher4 par un assentiment unanime a un certain


nombre d'id^es g6n6rales capables de former une doctrine sociale commune,
on ne peut se dissimuler que 1'etat des nations restera, de toute n^cessite,
essentiellement revolutionnaire. Loc. cit., vol. I, p. 41.
682 AUGUSTO COMTE

Scoperta la causa del morbo, passa alia indicazione del rimedio,


che si compendia in questi termini recisi sopprimansi le due :

filosofie teologica e metafisica, si ritenga la sola positiva in

vita, ed allora tutte le menti si raggrupperanno intorno ai


suoi placiti sovraneggianti '.
Adunque quindi innanzi nei libri
e nelle scuole non ~si parli piu di teologia, non si menzioni piu
la metafisica, tenga il
campo solo la filosofia positiva. Quando
il suo insegnamento si sara volgarizzato ed avra conseguito
ilsommo impero, la pace sorridera in perpetuo alia societa.
Se voi ora chiedete per quale ragione debbono essere sogget-
tate alia dura sorte della soppressione le due filosofie teolo-

gica e metafisica, il Comte vi risponde : esse hanno fatto il

loro tempo ;
e ve lo prova mediante la scoperta, che egli ha
fatto di una legge, che chiama grande, fondamentale.

IV.

In che consista la scoperta della gran legge, donde si prova


doversi sopprimere le dottrine teologiche e melafisiche.

La filosofia antica teologica e metafisica ha fatto il suo


tempo dunque :
sopprimere, non servendo presente-
devesi
mente, che a rinfocolare il dissidio delle menti. Or si dimanda
al Comte, per quale ragione affermi, che Panzidetta filosofia, sul
cui capo folgoreggia Taureola di tanti secoli, abbia fatto il suo

tempo ? Affine di perche, egli ci risponde,


comprenderne il

conviene farsi un po' in alto e considerare una gran legge da


me scoperta. Se tu pensi, che lo spirito umano nel suo svol-

1
Le desordre actuel des intelligences tient, en derniere analyse, a
I'emploi simultan des trois philosophies radicalement incompatibles: la
philosophic theologique, la philosophic metaphysique, et la philosophic po-
sitive. II est clair, en effet, que si 1'une quelconque de ces trois philoso-

phies obtenait en realit6 une preponderance universelle et complete, il y


aurait un ordre social determine, il ne s'agit plus que de savoir la-
. . .

quelle des trois philosophies peut, et doit pr&valoir par la nature des cho-
ses . .
:
j'ai indiqu6, que la philosophic positive est seule destinee a pre-
.

valoir selon le cours ordinaire des choses. Loc. cit. pag. 42.
ED IL CONCETTO DEL SUO SISTEMA 683

gimento sia ito a volo ed a salti secondo il suo capriccio, sei


in inganno. Sappi, esser egli stato soggetto ad una legge ne-
cessaria, invariabile, che qual morso lo tenne a freno e lo
guido *. Ond'e, che egli dovette passare per tre stati, il primo
dei quali si e quello del sistema teologico, o fittizio ; il secondo

quello della metafisica, od aslratto ; e d' indi omai maturo


di senno entrare nel terzo, in cui presentemente e giunto, che
e il scientifico o positivo. In questo consiste la scoperta della
2
legge detta grande, fondamentale .

Forse, lettor cortese, ti meraviglierai dei tre aggiunti, onde


il Comte qualified i tre stati filosofici accennati, cioe, fittizio,
Ma cesserk la tua maraviglia
astratto, scientifico o positivo.
intendendone la ragione, che egli ti dk assai di buon grado
in confermazione. Riscossosi lo spirito umano allo spuntargli
in capo i primi albori del lume intellettuale, si vide circondato
da innumerevoli fenonieni. Laonde a modo di trasognato (noi
crediamo) chiese qual fosse la causa intima, la causa prima
si

ed il fine di tanti e si svariatissimi esseri, e non seppe ren-

dersi altra ragione, n& immaginare altro concetto da questo


in fuori, che essi fossero opera di agenti soprannaturali. II che
essendo un concetto schiettamente irnmaginario, a buon diritto
si dk titolo di fittizio al sistema teologico, che lo insegna
il

quale sua dottrina. Non meno si addice quello di astratto


al sistema metafisico. Giacch6 lo spirito umano crescendo in

vigoria intellettuale si avvide della finzione primitiva, e abban-


donatala sostitui agli agenti soprannaturali certe forze astratta-
mente intravvedute nei singoli enti delFuniverso, quali realta
ad essi inerenti ed operatrici di tutti quei fenomeni, che gli

1
En etudiant le de"veloppement total de 1'intelligence humaine dans
ses diverges spheres d'activite, depuis son premier essort le plus simple
jusqu'a nos jours, je crois avoir dcouvert une grande lois fondamentale,
a la quelle ii est assujetti par une ne"cessite" invariable. Loc. cit. p. 8.
2
Cette lois consiste en ce que chacune de nos conceptions principales
cbaque brancbe de nos conaissances passe successivement par trois e"tats

the"oriques difterentes: 1'^tat tb6ologique, ou fictif; 1'etat metapbysique, ou


abstrait ; 1'etat scientifique, ou positif. Loc. cit. ib.
684 AUGUSTO COMTE
si paravane dinnanzi. Finalmente lo spirito umano, lampeg-
giando sempre piu viva in lui la luce del suo conoscimento,,

giunse al terzo stato teorico, in cui messe in non cale la ori-


gine e la destinazione del mondo e quale che siasi astrazione,
siccome giuochi di fantasie fanciullesche, si volse alia ricerca
di cio, che e solido-e reale, ciofc allo scoprimento delle leggi

effettrici dei fenomeni, e merce Tuso del discorso ben combi-


nato colla osservazione scoperse, che la realta dei fatti con-
siste in quel nesso che rannoda e congiunge i diversi feno-
meni particolari ad alcuni fatti generali, il cui numero per
opera del progresso scientifico andra a mano a mano dimi-
nuendo. Indi il
magno titolo di stato e di sistema scientiftco
i
e positive .

Alia esposizione cosi ragionata della sua scoperta fa questa

giunta. sistema teologico pervenne al sommo della perfe-


II

zione, quando, messa al bando tutta la schiera degli iddii mi-


nori, pose il governo provvidenziale deiruniverso in mano di

una sola deita. II sistema metafisico succedutogli vi giunse,.

quando non curando la linzione di una divinita assommo tutte

le differenti entita particolari astratte in una entita generale

parimente astratta, che nomino natura. E il sistema scientifico


o positivo e egli giunto all'alto culmine della sua perfezione?...
E qui il Comte risponde non esservi giunto ancora, anzi
nel suo salire essere cosi lento il cammino da dubitare egli
stesso, che possa mai toccare la desiderata cima. Giacch6 si
tratta nullameno che di raggruppare tutti i fenomeni osservati
ed osservabili, siccome altrettanti casi particolari di un fatta
generale a somiglianza, per modo di esempio, di quello della
2
gravitazione universale .

Da cio che abbiamo discorso fin qui, non occorre davvan-


taggio per capire, come la gran legge scoperta dal Gomte tiri
col suo terzo stato filosofico, onorato col fulgido titolo di scien-

tifico e di positivo, allo sbandeggiamento di Dio e di quanto sa

1
Ibid. pag. 9.
2
Ibid. p. 10.
ED IL CONCETTO DEL SUO SISTEMA 685
di soprassensibile dalle menti, sostituendovi per la riforma so-

ciale le leggi da dedursi dalla osservazione del fenomeni.


Sia pure cosi per ora. Ma
prove della esistenza di co-
le

testa legge dove sono? Comte, rimettendo a luogo piii ac-


II

concio di darne il grosso, qui si contenta di porgerne un saggio,


di cui ecco il sunto:
1. La veritk della gran legge in questione brilla di luce

cosi viva alFocchio di chi conosce la storia della scienza, che


il solo proporla e far nascere in lui la persuasione e tutt'uno.
Laonde se a te non appare cosi fiammeggiante, incolpane la

tua ignoranza.
2. Ma non ti dare per questo gran briga : il Comte ti for-

riisce un nuovo argomento palpabile. Studia, egli dice, un


po' lo svolgimen^o intellettuale del tuo spirito, e ti accorgerai
di tratto, che rispetto al progresso delle tue nozioni fosti teologo

nella tua infanzia, metafisico uscito di fanciullo, e fisico nella


tua virilita. Atqui cio che e delP individuo conviene pure alia
specie ; ergo la progenie o specie umana nel suo primo moto
intellettualecomparve una teologhessa di vaglia. Chi si e le-

vato alPaltezza del secolo e in istato di verificare la verit di

questo fenomeno a suo bell'agio, gli altri, no.


3. Piu il carattere schiettamente teologico della filosofia
:

primitiva era una necessita logica. Osservate. Lo spirito umano


al momento della sua nascila, r esprit humain a sd nais-
sence, si trovava stretto da due necessitk :
giacche da una
parte incalzavalo quella di formarsi delle teoriche reali per
via di osservazione ; e dalFaltra stringevalo il bisogno di averne
almeno qualcheduna in capo, che lo raettesse in su la via

offrendogli la necessaria materia al suo lavoro. Per buona


sorte gli spuntarono e gli fiorirono spontanei nella sua imma-
ginazione concettii
teologici; e cosi fu pronta la stoffa alia
sua occupazione.
4. Indi orgoglioso di tali nozioni su le ali della sua fan-
tasia si lancio alia ricerca della origine e del fine dell'universo,

e ragionandone disse cose ammirabili, e fra queste il mondo


AUOUSTO GOMTE
essere per Tuomo, e Puomo esserne capo sovrano *. Tutte chi-
mere
Dell'alme semplicette pur mo' nate.

Dalle ragioni qui recate la esistenza dello stato teologico


o di filosofia teologfca primitiva escepienamente provata. Chi
ne potrebbe dubitare ? Di quello poi della filosofia astratta non
vale la pena il favellarne: esso nel fondo non si dispaia dal

teologico e cio, in che gli e diverso, serve di passaggio dal


sistema primitivo al terzo della scienza o del positivismo *. II

quale ormai a somiglianza dell'albero sognato da Nabuccodo-


nosor stende i suoi grandi rami su la terra ed i
pensatori
piii eletti si raccolgono sotto alia sua ombra. Ma come quello
fu un sogno e sogno profetizzante ruina; cosi non si potrebbe
egli credere, che il sistema di filosofia positiva sia non altri-

menti, che un sogno e sogno di futura ruina?

V.

Breve esame critico.

Qui si affacciano due quistioni : Puna teorica, contenuta nel


concetto fondamentale e nella sua base ;
e Taltra pratica, vale
a dire se messa in opera la data teorica sia di tanta efflcacia
da unificare le menti, e cosi spegnere ogni seme di rivolta
sociale, secondoche afferma il Gomte. Omessa la prima qui-
stione, esaminiamo brevemente la seconda.
Dall' anarchia delle menti nascono le rivolte. Passi. L' anar-

chia delle menti e cagionata dalle tre filosofie su nominate,


che corrono nella societa, stanti i loro principii tra se pu-
gnanti e percio escludentisi questo non puo per niun
:

conto passare. A chi mai potrebbe cadere in capo la persua-


sione che, a modo di esempio, la credenza in Dio e la spiri-

tualitk delFanima, insegnamenti della filosofia teologica e meta-

fisica, pugnino cosi rabbiosamente colle ricerche


e cogli scopri-

1
Ibid. pagg. 11-16.
ED IL CONCETTO DEL SUO SI STEM A 687
menti delle leggi fisiche da mettere in subbuglio la societa? Eh

via Tasserzione del Comte in logica si fonda sopra un meschino


!

equivoco. Giacch6 egli mostra di confondere la semplice esclu-


sione coll'aperta contraddizione. I principii delle suddette fllo-

sofle siescludono in quanto che appartengono a tre ordini


di cognizioni diversi quali sono il soprannaturale, il semplice
soprassensibile ed il sensibile. Ma cotesta diversita di ordine

non involge contraddizione, come morbo e sanita, bianco e


nero. E percio possono coesistere senza che vengano alle pu-
gna nelle menti ed alia rivolta nelle societa. Se non che, per
dire il vero, 1'errore del Comte non ista tanto in logica, quanto
in altro verso di peggior natura. Egli & incredulo, e come tale
non vede altro, che quanto cade sotto dei sensi dispetta quindi ;

ed avversa quanto vi ha di soprassensibile, e sotto il futile


pretesto che la questione, per esempio, se Dio esista o no, e una
quistione impossibile a risolvere, la gitta da un canto, quando
ogni pietra ed ogni insetto grida, che Dio esiste quale causa
prima delle cose.
Messo da banda cotesto punto, la riforma sociale sarebbe
possibile ad attuarsi secondo il concetto del Comte ? A colui,
che si prende la briga di considerarlo un tantino, si mostra
di tratto impossibile. Sopprimete, egli dice, i tali e i tali prin-
cipii. Benissimo ! Ma dal detto al fatto corre un gran tratto.
I principii della vera filosofia teologica e metaflsica sono cosi
profondamente radicati nelle menti, che ressero all' urto dei
secoli. quanti sistemi caddero umiliati e conquisi alia fine
della lotta ingaggiata contro cotali principii ! Li conti chi puo.
Essicomparvero sempre in sul campo della pugna dotati di

una forza indomabile di persuasione. E il Comte pretende di-

roccarli e ruinarli colla scoperta e col raggruppamento delle

leggi fisiche ! Ci sembra di vedere un fanciullo, che applicando


un bastoncello a modo di leva alle alpi, siasi fitto in capo di
poterle rovesciare.
Inoltre il Comte stima potersi, per mezzo, della scoperta
suddetta, unificare le menti in modo, che n' esca una societa

sollazzantesi in grembo di una fioritissima e perpetua pace.


088 AUGUSTO GOMTE
Questa pure ci sembra un'idea piii che fanciullesca ;
stanteche
la scienza non possegga punto tanta efficacia. Si volga Focchio
alia Germania. La ftlosofia del Kant pareva un non plus ultra
nel fatto di scienza speculativa e pratica sociale. Ha ella uni-
ficate le menti ? L' Hegel ha pensamenti diversi, diversi lo
Schelling, e dalle scuole di questi tre grandi maestri usci un
brulichio di sistemi e di opinioni. Che piii ? Se ii Comte avesse

adoperato Farte delle sue osservazioni intorno a se, sarebbesi


facilmente accorto, che il concetto del suo sisteraa di riforma
sociale era d' impossibile attuazione. Imperocch& la diversita
di opinare, che egli ebbe col Saint-Simon, le contraddizioni

che incontro nei suoi colleghi e in altri dotti, e le opinioni


diverse dei tre suoi piu fidi discepoli, che erano il Littre, il

Laflitte e Stuart-Mill, Favrebbero sicuramente avvertito che la

maniera della sua riforma sarebbe fallita. L'orgoglio, Fambi-


zione, Futile, e la disfrenata liberta di pensare sono ostacoli

insuperabili alia unificazione delle menti intorno ad un corpo


determinate di dottrina. Sapete chi puo pacificare ed unire gli
animi ? L/autorita si, Fautorita. sola ha la potenza di congiun-
:

gere gPintelletti e mantenere in pace la societa. Ma a tale uopo


e necessario che sia una autorita, che obblighi in coscienza

la soggezione. Senza di questa F opera e sprecata.


Qui ci si oppone : il Comte non afferma, che la sua riforma
sociale si compia tutta di un fiato. Non 6 questo ilsuo pen-
siero. Egli vuole che prima se ne prepari il terreno scredi-
tando la filosofia teologica e la filosofia metafisica, e fatto que-

sto, operi la vasta operazione intellettuale, edificando il


si

sistema di quelle idee generali, che la filosofia positiva e de-


stinata a far prevalere nella specie umana ;
donde la crisi ri-

voluzionaria tormentatrice dei popoli sara essenzialmente ter-


minata *. Lavoro cotesto, chi potrebbe dire il contrario ?
di non piccola fatica e di non breve durata. 11 primo passo
adunque da darsi e gia dato si e quello di screditare la filo-
sofia teologica. e la filosofia metafisica. Ma con quale artifizio

1
Ibid. pag. 42, 43.
ED 1L CONCETTO DEL SUO SISTEMA 689
si 6 iniziata e si sta compiendo questa operazione ? Con quello
che offre la
gran legge, la legge fondamentale scoperta dallo
stesso Gomte. Or bene, sul conto di cotesta legge pesa un
forte guaio.Essa 6 pura invenzione della fantasia del Comte.
Giacch6 6 storicamente falso che prima sia apparso il poli-
teismo e poscia il monoteismo, essendo invece accaduto il con-
trario. Abramo, uscito dal seno della schiatta semitica profes-
sava il monoteismo immigrate tra i
; camiti, si avvenne in ua
Melchisedecco, sacerdote deirAltissimo. Questo fatto ci conduce
ai primissimi tempi storici, ossia piu di venti secoli prima di

Gristo. E poi, chi non sa come nel politeismo uno era il sommo
che imperava su gli altri iddii e sul mondo ? Un sommo si
venerava dagli egizii, un sommo dai babilonesi, un sommo dagli
iksos, non altrimenti, che il sommo Giove fra gli elleni ed i ro-
rnani. Inoltre & pura invenzione quella dei tre stati teorici succe-
dentisi 1' uno all' altro, dicendoci pure la storia che vissero ad
uno stesso tempo le tre filosofle in questione col politeismo,
monoteismo e positivismo. Gli ebrei erano monoteisti in mezzo
a nazioni politeiste; i grandi filosoft dell'antichita, un Socrate
un Platone, un Aristotele professavano pubblicamente delle
grandi verita religiose e metafisiche, bench& non pure di ogni
errore. Anzi, per testimonianza dello stesso Comte, Aristotele
non valse del metodo positivo, secondo la qualita de' suoi
si

studii, con quei pochi mezzi


che allora ofteriva la scienza?
Si fa appello alia storia della fllosofla ; ed ecco la storia dare
air asserzione del Comte intorno a questo punto la piu solenne

mentita, e quindi la sua scoperta essere una bella scoperta


della sua fantasia.
N& vale alcun che 1'argomento tolto dallo sviluppo intel-

lettuale dalla fanciullezza alia virilita dell'uomo ed applicato


alia specie. II Comte disdegna e disprezza siccome cosa inutile
e vana la ricerca delle origini. Egii deve percio ignorare gli ini-
zii della specie umana, se ella sia provenuta da una sola coppia
o da parecchie sorte ad un tempo, in qual modo sia comparsa
al mondo, se sia spuntata dal grembo della terra qual fungo,

ovvero altrimenti, se coll' ingegno gia sviluppato, o no, e va


Serie XVI, vol. VI, fasc. 1104. 44= 10 giugno 1806.
690 AUGUSTO COMTE ED IL CONCETTO DEL SUO SISTEMA
dicendo. Or di tutto questo sarebbe stato necessario avere
conoscimento afflne di poter affermare con faccia sicura, come
fa 11 Comte, che siano germinate spontaneamente in capo degli

uomini le idee teologiche del primo stato, e poscia le meta-


fisiche del secondo, nate fatte per fornir loro la materia, onde
avere su che incominciare discorso e proseguirlo. Non oc-
il

corre di levarsi alPaltezza del secolo per verificare tutto que-


sto essere una semplice finzione della fantasia. Basta un po' di

buon senso.
II Comte deride la sovranita delPuomo sul mondo. E cio per
quale ragione? Essa ci 6 data dalla scuola positi vista. Ecco-
vela. L'uomo essendo una bestia alia fin dei conti come tutte
le altre bestie, che popolano il mondo, non 6 egli cosa degna
di riso il farlo superiore sovrano nelPordine delFuni verso? Si,
ma egli 6 pure informato da uno spirito, in virtu del
quale si
distingue essenzialmente dagli esseri che lo circondano, e li so-

vraneggia. Queste son baie cotale spirito & una parola vuota
:

di senso, una fanfaluca della filosofia antica, reietta dalla fi-

losofia scientifica e positiva. Gosi favellano in termini chiari


i discepoli del Comte, non badando che 1' ideale, ii sommo
vero, il sommo bene, P infinite traggono, rapiscono dietro s&
Puomo e lo sollevano fino a metterlo in grembo del sopran-
naturale senza che per poco egli se ne avvegga. Segno non
dubbio di quella virtu spirituale, che dentro Pagita e muove.
E qui conchiudiamo : si 6 considerata la teorica da met-
tersi in pratica, qual mezzo della pacificazione sociale, pro-

posta dal Comte, ed apparve di niuna efficacia ;


si 6 esaminata
la grande legge fondamentale, su cui la detta teorica si ap-
poggia, e si 6 manifestata una pura finzione della fantasia.
Adunque la filosofia positiva sotto il
rispetto pratico della uni-
ficazione e pacificazione sociale degli animi non & di alcun
valore.
RITA
STORIA DI IERI

GAPITOLO SESTO.

Chi dipinge il fiore, non gli da I'odore.

I.

Per ben intenderne convien rammentare, che la


la storia,

Rita di ventun anno seguitava sempre ad essere la Rita di

cinque, di otto, di dodici. La maninainguantata di di ferro

raso, alia quale da bambinetta ella fu rassomigliata, era cre-


sciuta delicatissima, colle dita bellamente affusolate e come
tutta lavorata al tornio: ma ne il ferro si era ammollito, ne
il raso indurato. Quale fu da piccola, pertinace ne' suoi pro-

positi ed amabilmente dolce nel sostenerli, tale continue ad


essere da giovane. Non vi ebbe forza di argomenti umani o
divini, che alcuna cosa potesse a rammorbidirla. AlFinclina-
zione della natura, aggiunse 1'abito del secondarla. Si avvezzo
a non patire contrast!, anzi a tutti superarli ; quantunque sempre
colle sottigliezze deH'ingegno e c6gPincanti delle maniere, non
mai cogli scatti delPiracondia e cogli urti dello sgarbo. Or si

sa, che dal mal uso e vinta la ragione ; e chi e caparbio, troppo

spesso fa prevalere il puntiglio al proprio bene.


Cos) fu di lei. Se ella, come per ogni buon dettame di pru-

denza e di coscienza
il doveva, si fosse resa docile e cedevole

al signor Marco, suo padre, di leggieri si sarebbe sciolta dal


laccio d'amore, in cui disavvedutamente era incappata. Ella al
contrario s'impunto, e tanto peggio ostinossi a tenere il
punto,
quanto piii sfolgoreggiavano prove, che il padre
le le aveva
poste innanzi, della indegnitk di Livio a dominarle il cuore.
692 RITA - STORIA DI IERI

Tosto le giudico tutte bale, favole, imposture, nere calunnie,


trovate dalPodio e dalPinvidia, e dai malevoli ridette o scritte
al signer Marco. Nel qual giudizio vie piu Passodo la Tullia,
unica sua e malaugurata consigliera.
Gia costei le aveva fatto balenare alia mente un primo
iampo sinistro di perfidia, quando, per sollevarla dall'abbat-
timento in cui la bufera col padre Paveva gittata, le insi-
nuo, cosi alia sfuggita, cbe non s' impaurisse tanto della
contrarieta di lui alPaffezione sua per Livio; che si chetasse
e prendesse tempo, fino ad aver compiuto Panno ventunesimo
delPeta sua.
E che utile mi puo venire, dal compimento di quest'etk ?

le chies'ella, qualche giorno dopo avere assai ruminato il sug-


gerimento della Tullia.

Quello di essere libera di se, perche maggiorenne. Al-


lora ella acquisterk il diritto di sposare chi le piace. Ne padre,
ne madre potranno piu impedirglielo. La legge proteggera il

suo diritto.

Ma ii babbo non avra Pobbligo di darmi la dote, che mi


tien preparata.
Sia :
pero avra Pobbligo di passarle un tanto, pel sosten-
tamento. E poi si figuri, se ad un babbo, com'e il suo, reg-
gera il Fra poco piu di due mesi,
cuore di negarle una dote !

il 25 di marzo, ella entra nell'etk maggiore. Via, non si con-

fonda, signorina, e dia tempo al tempo!


- II babbo mi sta alle costole : ancor due giorni, e poi si

avra a risolvere la risposta da scrivere a quei signori, che mi


hanno domandata. A solo pensare che, se io tergiverso o re-

sisto, il babbo torni a ed a maltrattarmi, mi ven-


incollerirsi

gono i brividi. Com'e possibile dar tempo al tempo ?


Io, non per consigliarla, il ciel me ne guardi! ma per
-

dirle semplice parer mio, quando io fossi nell'idea di pre-


il

ferire a tutti il signor Livio, ne' panni suoi, sa, signorina, che

direi ? Direi ricisamente al babbo, che del signor Livio non si

parli piu, e dei due partiti offerti, accetterei, per trattare,


quello che piu soddisfa: ma col patto che cio fosse senza le-
CAPITOLO SESTO. CHI DIPINQE IL FIORE, NON GLI D! L'ODORE 693

gature, e si rimettesse il conoscersi di persona a dopo la

Pasqua. Dopo questa, ella sara fuori di minorita, e padrona


di dettare la legge.

II consiglio fu graditissimo, risollevo lo spirito alia Rita,


che si serena e gaia; e lo segui alia lettera. Di fatto,
rifece
non altrimenti che conforme ad esso ella si regolo e parlo ;
noil ostante che nuovo e terrifico le riuscisse il processo della

vita, virtu e miracoli di Livio, lettole dal signor Marco.


Intanto pero eccola in su lo sdrucciolo delle furberie e
delle finzioni, previste, con suo gran timore, dalla madre ed :

eccola fallire alia schiettezza ed alia lealta, che era stata assue-
fatta ad usar sempre coi genitori. II peggio passo e quello
dell'uscio, dice un proverbio ma, nella china delle simulazioni,
:

per toccare il fondo, tutto sta a farvi


primo. il

Allorche pero la Rita verso nel seno della Tullia Pamarezza


del cuor suo, per le ignominie udite a carico del signor Livio,
la mariuola si mostro cosi scandalizzata della credulitk del
signor Marco, che le invaso la testa di giustificazioni del po-
vero giovane calunniato. Tante gliene disse, a difesa di lui,
quante il cervellino suo pote capirne. E siccome chi ama crede,
percio la Rita le aggiusto fede, non solo, ma stette alle sue
parole si, che sopr'esse avrebbe giurata Tanima. Maggiormente
che la Tullia le narro dipoi, in gran confidenza, di aver presa,
a questo proposito, lingua dalla signora Giacinta, informatissima
dei fatti di Livio, suo nipote, e di esserne stata certificata, che
tutte le accuse contro di erano invenzioni maligne di gente
lui

trista. Or ella sa, signorina, che donna stimabile e di giudizio


e questa zia del signor Livio. Alia villa del Pino, ella ha avuta

qualche occasione di avvicinarla e di conoscerla.


Piu volte con lei ho discorso, avendola presso di me a
tavola. Oh, e una buona signora davvero, gentile, educatissima !

E poi vuole tanto bene al signor Livio! Lo ama come un

figliuolo !

Appunto per questo le si puo aver fede, quando ne parla


come fa e si loda di lui, con termini i
piu calorosi.
Questa signora Giacinta era la parente, che, a detta del
694 RITA - STORIA DI IERI

signer Marco, Livio mangiavasi viva, perch6 ella gli som-


ministrava il denaro da scialarsela e pascere i suoi vizii. Era
donna in sui sessanta, zia cugina di lui e vedova di un marito,
che le aveva lasciati per eredita ingenti capitali. Del cervello
ne aveva poco, ma era onoratissima ed in voce di limosiniera.
Viveva assai ritirata, nella citta stessa del signor Marco, al

quale era nota appena di nome e di vista. Era di cuor buono


e lo mostrava in ispecie a Livio, che ella aveva tenuto al bat-
tesimo e prediletto fin da bambino. In verita, diceva bene la
Rita, lo amava come un figliuolo ma colla benda agli occhi.
;

La casa quand'egli veniva nella citta, gli era sempre


sua,
aperta, e colla casa la borsa; giacche, per contentarlo, non v'era

cosa che ella non avesse fatta. E Livio usava largamente della
generosa bonta di lei :
per altro non ne abusava si, che proprio
la divorasse. Saputi, in secreto, i suoi disegni sopra la Rita,
ella n'era stata lietissima e, non considerando le difficolta grandi
del colorirli, gli aveva promesso aiuto e favore, quanto fosse
stato in potere suo. Ora di lei egli diviso servirsi, come di
acconcissimo strumento.
A tal fine si studio di metterle in grazia la Tullia, accioc-

che, colla intramessa di costei, tutta cosa della Rita, le ftla

delPideata orditura con buon assetto si principiassero a di-


stendere. Gia la scaltrita zitella era stata da lui subor-

nata e presa all'esca sua piii ghiotta, Tinteresse. Tra loro due,
era corso un patto da Giuda. Una bella somma le sarebbe da
Livio sborsata, dopo tessuta la tela. Ella doveva tradire la ma-
dre fiduciosa. colle finte di una probita senza pari; e doveva
tradire la malcauta figliuola, col bacio di una pietosa amici-
zia. Essa terrebbesi neH'ombra, non si esporrebbe al pericolo

di essere colta colla mano nel telaio. Lavorando alia coperta,

attizzerebbe il Rita, ne liscierebbe


fuoco nella fantasia della
la sdegnata passioncella, ne compiangerebbe i contrasti, ne af-

forzerebbe le resistenze, ne faciliterebbe i trascorsi. AlFocca-


sione, saprebbe essere cieca e veggente, sorda ed udente, mu-
tola e loquace; sempre pero guardinga, lusinghevole e mi-
surata negli atti e nella lingua.
CAPITOLO SESTO. CHI DIPINGE IL FIORE, NON GLI DA L'ODORE 695

II.

In su lo scorcio del gennaio, in un giorno di bel sole, pas-

seggiando per una strada arborata e solitaria, presso le mura


della citta, la Rita e la Tullia, per caso, sMmbatterono nella
zia di Livio :
Oh, la signora Giacinta ! disse sottovoce, con

gioconda meraviglia, la Rita, appena 1'ebbe scorta. Fermiamoci


a salutarla.
Ma non ne fu bisogno, perocch& essa la prima fu loro in-
contro, fe loro cenno di fermarsi, si avvicino e, con amorevo-
lezza salutatele, mostro desiderio di dire una parolina in di-
sparte alia Rita. La quale assai volentieri si accompagno seco,
la Tullia seguendole ambedue a distanza, Tun passo innanzi
Faltro.
Comincio allorala signora Giacinta a dolersi, che il babbo

di leiavesse tanto sparlato in presenza sua di Livio, e cari-


catolo di obbrobrii. Avergliene detta qualche cosa all'orec-
chio la Tullia: esserne rimasta rammaricatissima ed avere
subito, per lettera, interrogate il nipote del fondamento di ve-
rita, che potessero avere tali enormezze. Livio averle risposto
con una lunga lettera, che 1'aveva rintenerita e tutta raccon-
solata; e la teneva sopra di se. Quando alia Rita fosse pia-

ciuto, gliela avrebbe potuta dare a leggere, ma con agio.


Gliela avrebbe resa a comodo un'altra volta, incontrandosi per

quella strada, che ella frequentava. Nessuno pero lo risapesse,


ne meno Paria.
La Rita, commossa, significo di gradire infinitamente Pof-
ferta ;
accetto la lettera, che tosto si nascose nel manicotto, e

poi, riunitesi amendue colla Tullia e risalutatesi,


separarono. si

-
Oh, che caso fortunato esclamo la Rita ne di piu sog-
!
;

giunse all'altra, che sorrideva del caso, da se in bello studio


gi predisposto.
La signorina non vedeva Tora di essere tornata nel suo

gabinetto. Quando vi fu, licenziata la Tullia, vi si serro den-

tro a chiave, e con aviditk somma si gitto sopra quei fogli,


096 RITA - STORIA DI IBRI

che lesse e rilesse, infiammandosi cont.ro i calunniatori del-


T innocente Livio, e versando per lui calde lagrime di com-
passione. Che, gia s' intende, la lettera era piii scritta per la
Rita, che per la signora Giacinta, e conteneva un'apologia la

piu speciosa e ingegnosa, che Livio di se stesso potesse fare.


Ella stette qualche giorno in dubbio del come regolarsi :

ma, poich& ghiaccio erailrotto, ando innanzi e la die attra-

verso, di errore in errore. Si rinnovo T incontro colla signora


Giacinta, alia quale ridette indietro la lettera e disse : Lo
creda, io sento immensa pieta pel signor Livio. Vorrei fargli
rendere giustizia dal mio babbo ma come potrei disingan-
:

narlo? Se pure il tentassi, egli monterebbe in furore e mi


salterebbe agli occhi, come un leone. In casa mia avrei guerra
da tutti ;
non potrei piu viverci : vi morrei di pena. Ella si

compiaccia scrivere al signor Livio, che io credo tanto airin-


nocenza sua, che la giurerei colla mano sul fuoco, e Io com-
piango : ma si faccia animo, perche al mondo non ha soltanto
nemici astiosi :
gli restano anche cuori affezionati, che sanno

compassionarlo.
Complice sempre la Tullia, essa una terza volta si abbocco,
in quella strada, colla signora Giacinta, dalla quale ebbe di

soppiatto un'altra lettera del nipote. Era essa di risposta all'ul-

tima, scrittagli dalla zia, che gli aveva comunicato il sentimento


della Rita. Ma questa lettera demento a dirittura la illusa fan-

ciulla. II giovane si diceva beato, che 1'onor suo si serbasse


intatto nel santuario di un cuore, il cui affetto Io compensava
dell'odio di tutti i nemici suoi ed aggiungeva, che egli del
:

proprio suo cuore si sarebbe fatto un tempio, nel quale avrebbe


reso un culto nobilissimo al cuore celeste delPangelica Rita,
Ah, questa Rita, che pur conservava ancor tanto delFange-
lico nel cuore, perdette nel cervello 1'umano senno Inebriata !

dalle impressioni di si adulatrici parole, non si tenne alle


mosse ;
ma si determine di scrivere ella direttamente a Livio

una lettera, che formo


primo anello il di una catena reci-

proca di biechi inganni, da una parte, e di pazze allucina-

zioni, dalPaltra.
CAPITOLO SBSTO. CHI D1PINGE IL F10RE, NON GLI D! L'ODORE 697
Da indi in avvenire la signora Giacinta, cosi povera (Tin-
telletto, come ricca di buona fede, si adatto a far da mezzana
di un commercio epistolare, fra lor due, celatissimo a tutti,

fuorche alia Tullia, che n'era consapevole, ma nell'apparenza


ignara. Lo scambio delle lettere, in quella solita strada, dalla

signora Giacinta battuta all'ora del passeggio della Rita, era


quasi quotidiano, eccetto i giovedi e le feste, quando ella usciva
in carrozza colla madre. Alia fine del febbraio poi i
colloquii
che, di passo in passo, aveva con quella signora diveutarono
ben lunghi.
La signora Claudia note lo spesso chiudersi che la Rita fa-

ceva nel suo quartierino, al ritorno dalla passeggiata ma non :

avrebbe sospettato a mille miglia, che fosse per immergersi


piii liberamente nella lettura dei foglietti di Livio, che ella poi

bruciava; ne mai si sarebbe sognato che ella vegliasse di notte,


per nascostamente riscrivergli ed accordarsi con lui in un tra-
dimento, il
piu insensato e crudele che elk potesse fare a se
stessa ed a' suoi cari.
Ed dopo parecchie occulte intelligenze,
eccolo, tale quale,
fu architettato dalPastuzia di Livio, fu secondato dalla scem-

piezza della signora Giacinta, e fu accolto con gioia dalla per-


tinace temerita della Rita. II lor carteggio essendo stato di-

strutto, non se ne potrebbe esporre, con altri piu minuti par-

ticolari, il divisamento.
La Rita da se erasi persuasa, e poi lasciata capacitare,
che il negava il partito di Livio, da lei unicamente
padre le

bramato, per la disumana ingiustizia di tenerlo in conto di


quel farabutto, che egli diceva. Ora, che fosse tale, secondo
lei, era falsissimo. Ma la falsitk non gli si poteva provare,
perche qualunque giustificazione giovane era a lei vie-
del

tata, sotto pena di amarezze e di guai senza fine. Ella non


si sentiva nata per la guerra, ne voleva tollerare soper-

chianze. Posta la certissima innocenza di Livio, il padre, con-


trastando i desiderii di lei, violava ilsuo diritto ed opprimeva
la piu sacra delle sue liberta ; quella di dare il cuore a coliw,
che ella si era eletto a cornpagno della vita. Gome costringere
698 RITA - STORIA DI IERI
il padre a farle ragione ? Ella non aveva arma, se non
altra
la debolezza. assistita dalla legge. Non essendovi tempo da
perdere, entrata appena nell'etk maggiore, ella, nel modo piii
onorato che si potesse immaginare, si allontanerebbe da casa :

sotto la custodia della signora Giacinta, d' improvviso e cela-


tamente si ritirerebbe nella Svizzera. Di cola, lungi dalF ira
del padre, che non potrebbe piu colla forza riaverla in patria,
tratterebbe seco da figliuola riverente si, ma risolutissima di
far valere i suoi diritti. Gli dimostrerebbe insussistenti, calun-

niose, infami le accuse contro 1' onesta e la probita del gio-


vane : e siccome, per detta sua, queste erano il solo impedi-
mento che egli opponesse alle ambite sue nozze con lui, cosi
egli dovrebbe arrendersi e cessare dal contrariarle. Ella poi,
che si sapeva tanto amata dal padre che del cuor suo posse-
deva teneva per sicurissima che, placatine i primi
la chiave, si

sdegni, lo avrebbe convinto e vinto ; e pero, dopo breve tempo,


in pace, con decoro e con allegrezza, lo sposalizio si sarebbe

celebrato.
Tale fu, nella disegno e la vaga dipintura che
sostanza, il

1'abbindolata Rita fantastico, non pensando punto, cosi abba-

gliata com' era dalla passione, che chi dipinge il fiore, non gli
dk 1'odore ;
e che altro e correre, altro arrivare.

III.

Non parrebbe vero che una damigella cosi ben nata, per-
spicace d' ingegno, colta, gentile di animo e finamente educata,
com' era la Rita,non iscorgesse al prim' occhio e non sentisse
al vivo la sconvenienza e la reita della congiura, tanto male
a leisuggerita da Livio- Buon giudizio, cuore, coscienza, timor
di Dio, pietk flliale,punto di onore, tutto in lei avrebbe do-
vuto mettergliene raccapriccio. Ma, oltreche Paffetto fa velo
aH'intelletto, ed in lei caparbietk era natura, si ha da av-
vertire che la lezione degli empii libri, gia sopra mento-
vati, ed il sottil veleno d' irreligiositk infusole dalla Tullia, le
avevano in gran maniera falsata la coscienza ne'suoi det-
CAPITOLO SESTO. CHI DIPINGE IL FIORE, NON GLI DA L'ODORE 699
tami, e indebolito iltimor di Dio ne' suoi principii per guisa :

che ella si era foggiato un criterio, tutt'altro che retto e


cristiano delle cose. Le massime di liberta da freni che ella

giudicasse arbitrarii, e d' indipendenza nel governare s6 stessa


a regola di volonta propria, succhiate nelle paginette del Di-
derot, del Rousseau e del d'Alembert, le erano penetrate forte
nella mente ond' ella si era abituata a guardare i doveri suoi
:

al fallace lume dell'orgoglio e del capriccio. Ne piu si vedeva

rischiarata e si sentiva sorretta dalla luce della fede e dai

presidii della religione, perocchk di esse poco o niente si cu-


rava, e soltanto per usanza ne esercitava gli atti, e molto alia

sbadata.
Per cio ella si figuro di mettere in buona armonia i do-
veri suoi di figliuola co' suoi diritti naturali, facendo da se e
di s& quello che le talentava, e procacciando insieme di

non offendere Tamore dei genitori il quale, se ella feriva da :

un lato colla fuga clandestina, avrebbe subito guarito dall'al-


tro,con provar loro la sua ragionevolezza, e poi colmarli di
amorosita e di baci.
Era convenuto con Livio e colla signora Giacinta, che la
trama dovesse rimanere segretissima a tutti, ed ella non ne
fiatasse ne meno colla Tullia: e cio, per salvare costei, in-

formata pero di da qualsifosse biasimo e rimprovero,


tutto,
cotalche potesse dir sempre con verita La signorina Rita :

mi ha tenuta nascosta ogni cosa.


E la Rita custodi inviolato il segreto. Anzi nel corso dei
due mesi, nei quali si condusse avanti il maneggio, in casa,

ella piu di prima si mostro briosa e vispa. E per meglio scher-


mirsi dal sospetto, che ella covasse ancora neH'animo Pamore
di Livio, la furbacchiotta spesso e volentieri intavolava ragio-

namenti sopra Eugenio, e mostrava gran contentezza che il


partito di lui le fosse stato proposto. Di che Aldo, eziandio piii
che padre e la madre, andava in sollucchero e si ripro-
il

metteva delle imminenti pratiche felicissimo il successo.


Inoltre ella si diede fuor del suo solito alia divozione; e
non per infingimento, ma con sincerita. L'acuto desiderio
700 RITA - STORIA DI IERI

che matta impresa, alia quale si awenturava, riuscisse a


la

bene, le aveva ridestati i pii sentiment! della prima sua gio-


vinezza, verso Dio e la Vergine Beata. Essendosi fitto in capo
che il madornale sproposito non fosse gik T opera trista che
pur era, ma
invece opera santa e meritoria di carita riguardo a
Livio, e di provvidenza riguardo a se stessa, per assicurarsene il
buon effetto, si era rivolta alia religione pregava con calore, :

ripeteva le novene a Nostra Signora di Lourdes, cui era sem-


pre affezionata, visitava le chiese. Per altro stava lontano dai

confessed, perche temeva che le mettessero scrupoli, disap-


provando la forsenneria che le andava pel cervello e ad ogni
costo ella voleva recare in atto: si strano era il garbuglio
delle idee che le cozzavano in testa, e denso il fumo della

passione che le oscurava


mente! la

Alia meta del marzo, gli accordi, per 1' esecuzione di cio
che si era divisato, furono tutti presi e stabiliti. La notte del 25,
giorno del suo compleanno, la Rita celatamente uscirebbe di
casa, ed in compagnia della signora Giacinta salirebbe nel treno

rapido, che fa capo al confine della Svizzera. Livio andrebbe


avanti e pei primi giorni piglierebbe dimora in Berna quindi, ;

secondo le .opportunity ritornerebbe in patria. Le due viag-


giatrici invece si fisserebbero nella citta di Zurigo, dove gia
la signora Giacinta aveva, per lettera, fermate le stanze in un

albergo, per sole signore e signorine, tenuto da un'egregia


donna non porrebbe piede in
cattolica di religione. Livio pero

Zurigo, persino a che le faccende col signor Marco non fos-


sero accomodate. In questo mezzo tempo la signora Giacinta
non si scosterebbe mai dalla giovane, e la custodirebbe con
cura e vigilanza di madre. D' indi, la Rita avvierebbe subito
una corrispondenza di lettere coi suoi genitori. Ma, acciocche
il
padre o il fratello non sopraggiungessero a ricercarla, alle
lettere si farebbe fare un giro per Berna, con un tal giuoco
di soprascritte, che la famiglia non potesse scoprire il
ricapito
vero di lei, n& dai bolli postali argomentarlo. Per faci-

litare la fuga notturna, la Rita non porterebbe seco bagaglio


di nessuna sorta. La signora Giacinta penserebbe a tutto, e
GAPITOLO SESTO. CHI DIPINGE IL FIORE, NON GLI DA L^ODORE 701

pel viaggio e pel soggiorno in Zurigo. Lascia fare a me,


Rita, le disse. lo ti rifaro tutto F occorrente. Non dubitare : ti

rivestiro con biancherie, panni ed abitida principessa. Figu-


rati se io, colla sposina del mio flglioccio, vorro lesinare!

E poteva dirlo e fare quello che diceva, che di oro rigur-


gitava.

IV.

II 24, vigilia del suo genetliaco e della solennita della San-


tissima Vergine Annunziata, la Rita ebbe una cera si allegra,
che rallegro alia lor volta il babbo, la mamma e il fratello,
i
quali si preparavano a festeggiarla tanto cordialmente il do-
mani. Ella non usci alia passeggiata, ma tutte le ore spese in
apparecchiarsi chetamente alia fuga. Brucio carte, mise in or-
dine le sue bazzecole, ripose libri, pennelli, colori ed acque-
relli suoi. L'occhio le cadde per sorte in im foglietto da let-

tera, in cima al quale aveva ella per addietro miniata una

rondinella, che, spiegate le ali, prendeva il volo. Oh, disse


fra se; in questo foglio scrivero la mia prima lettera da Zu-
rigo alia mamma E !
subito, sotto Fuccellino, dipinse in ceruleo
la parola: Tornerb.
Se non che, la sera, dopo preso dalla madre il commiato
che si e descritto, dal cuore,
sempre amoroso, le sorse nella
mente un pensiero. Domani, che penosa giornata faro pas-
sare al babbo e alia mamma, colla mia sparizione improvvisa !

Non sapranno che sia avvenuto di me. Come si angustieranno !

La povera mamma quanto piangera Or ! ho promesso di


ora, le
fare le mie divozioni con lei. Si credera bruttamente burlata.
Prima di doman Faltro a sera, nessuno in casa avra mie no-
tizie. Or ecco che faro. In questo foglietto, scrivero un bigliet-
tino alia mamma, colla data di un'ora
dopo mezzanotte di do-
mani, festa della Madonna e mia. Le diro che io, per ragioni
di necessita, mi sono allontanata con un'ottima signora; che
non si turbi per me ;
che tra poco la informero di tutto che ;

stia tranquilla ;
che le voglio sempre bene che, come la ron-
;

dinella al nido, cosi io presto, presto tornero fra le sue braccia,


702 RITA - STORIA DI IERI

e intanto le do mille baci. Questo biglietto gittero, nel partire,


alia posta della stazione. Domattina, alle nove, la mamma lo

ricevera, e sara piu quieta.


Lo scrisse di fatto e lo chiuse in una borsa o valigetta, dove
ripose pure i suoi piu preziosi gioielli, altre inezie, ed un
astuccetto con trenta marenghi, avanzi delle mesate che il si-

gnor Marco passava, pe' suoi minuti piaceri.


le

Nell'allucinamento, simile a demenza, nel quale, pel bol-


lore dell'affetto e per Faffascinazione di Livio, la Rita folleg-

giava, si era da se accertata, che


signor Marco, portandole
il

uno sviscerato amore, chiarito che fosse della veritk delle cose,
non tarderebbe a contentarla; e cosi, in meno forse di due
settimane, ella sarebbe rientrata in casa, colla palma della
vittoria in mano e colla ghirlanda di fidanzata in fronte. Della
madre invece era un po' dubitosa : ma si confidava di vincerla
col nome della Madonna, coi pianti supplichevoli e colle ca-
rezze. Percio la sera, accomiatandosi da lei, nel darle la buona
notte, le bacio e ribacio le che in quelle mani
mani e le disse

era posta la felicitk sua. La signora Claudia non poteva indo-


vinare Farcano e infausto senso di quel saluto.
La Rita era intesa colla signora Giacinta, che, ad un'ora e
mezzo del mattino, essa Faspetterebbe in una vettura di piazza,

al tal canto della tale via, prossima alia casa. Non avrebbe
cappello in testa, ma capo e vita avrebbe ravvolti in uno
scialle, che le coprirebbe anche in parte la faccia, per non
essere ravvisata alia stazione: ne sotto, a mano, porterebbe
altro che una piccola valigia. Lo scialle aveva ella acquistato,

in compagnia della Tullia, colla scusa di fame alia cameriera


Lea un regalo, pel giorno della sua festa; e lo tenne riposto

sotto chiave.
Alle undici si mise in letto, ma non velo altrimenti 1' oc-

chio, punta sempre dalP ansia di non fallire alia data posta, e

pensosa del gran dolore che stava per cagionare a' suoi. Un'ora
dopo, preso animo, si levo, muto biancheria e se ne rivesti,
o meglio si aflfagotto, raddoppiandosela in dosso: e mezz'ora
dopo ella era in ordine.
CAPITOLO SESTO. GUI DIPINGE IL FIORE, NON GLI DA I/ODORE 703
Per non mancare all' appuntamento, le bastava un quarto
d' ora.Aveva dunque tempo. Riguardo tutte le sue cose, serro
a chiave i cassetti piu gelosi di un suo mobiluccio a ribalta,
si gingillo pel suo quartierino e fini coll' alzare gli occhi alia
bella Madonna di Lourdes, in pittura, che dal capo del suo
lettopendeva. Si fermo ad
affisarla, le sgorgarono due la-

grime e cadde ginocchioni. Allora le recitd con fervore molte


Ave Maria, le raccomando i suoi genitori, le chiese la bene-
dizione, sisegno poi si rizzo, accese la candeletta che aveva
:

pronta; ed imbacuccatasi nel suo scialle, in punta di piedi,


pianin pianino, usci dalF appartamento.
II respiro le si fece affannoso, il cuore le batteva forte, le

gambe le tremavano, le pareva che la Madonna, con inter na

voce, la rampognasse :
Sta, Rita ! che tai ?

Pur tuttavia,con passo incerto, ando innanzi. Gia prima si era


apparecchiata la via ed aveva dato jolio ai catenacci di alcune

porte che, nel girare, non cigolassero. Sali per una scaletta a chioc-
ciola in un solaio, poscia, per varii andirivieni, discese fino ad
un uscio che si apriva di dentro e metteva nello stanzone degli
e d'ivi passo nel giardino. Qui il vento, che soffiava
agrumi;
gelido, le spense la candela ed ella rimase al buio. Rabbri-

vidi, ma non si spavento. Tentoni, si fece a ricercare, lungo


il muro una porticina, che dava in una stradicciuola
di cinta,

appartata. Trovatala, fatico molto a smuoverne la serratura a


sdrucciolo, alquanto irrugginita. Ella tirava, ma il congegno
non cedeva. In quel punto si senti cader d' animo. Finalmente,
con grande sforzo, aperse, salto fuori, si trasse dietro la porta

e di corsa, tutta ansante, si precipito al posto fissato, dove la


signora Giacinta, impazientissima, 1' attendeva. Presto, monta
su ; le grido questa con voce compressa che non perdiamo ;

il treno!
La Rita in un lampo le si mise al fianco, e di galoppo
arrivarono alia stazione. Era tempo, perchfc ii treno stava su
le mosse.

Dalla vettura balzarono amendue uel compartimento del


vagone, che era vuoto, senza ne pure prendere i biglietti.
704 RITA - STORIA DI IERI

I facchini vi affa stellar on o dentro il


bagaglio, che la signora
portava seco: si chiuse lo sportello, e via subito, prima an-
cora che si fossero sedute.
Accomodatesi alquanto, e pigliate le polizze, in cambio dei
biglietti, dal conduttore del treno, la signora comincio a dar
animo alia Rita che, agitata e trafelante, pareva essere fuori
di se. Da una sacchetta ella cavo una boccettina di etere, la
stappo e gliela appresso alle nari, affinchfc ne aspirasse; poi
le fece sorbire alcune gocciole di un potente liquore confor-
tativo, e adagiatala lunga stesa nei cuscini del sedile, e po-
stole sotto la testa, per guanciale, lo scialle ripiegato, la in-
volse tutta in una grande pelliccia, dicendole: Rituccia raia,
or fa di dormire un poco: riposati. Qui stiamo calde, siamo
sole, e non vi e pericolo che nessuno ci disturbi.
In effetto la giovane, ringraziatala con sorrisi e dolci pa-

role, riflato, si assopi e verso Falba dormiva gia il sonnellino


dell'oro. Se non che, destatasi a un tratto e ripigliatasi Ah, :

signora Giacinta, sa? le disse sbigottita. Mi sono scordata del


meglio. Per la fretta, non ho gittata alia posta della stazione
una mia lettera per la mamma. Eccola: mi e restata nella borsa.
Oh, povera mamma mia, in che pena sara tutt'oggi per me!
La signora la racconsolo, soggiungendole, che d' indi a poco,
subito passato il confine, le avrebbe potuto mandare un tele-

gramma. Cio non ostante, la Rita rimase afflitta e sopra pen-


siero. Col cuore sempre rivolava la, d'ond'era si pazzamente

fuggita. Non era se non al principio della sconsigliata impresa,.

e gia si accorgeva con amarezza, che i conti spesso vanno


falliti e chi dipinge il fiore, non gli da 1'odore.

V.

Quale notte, pei genitori e pel fratello della Rita, fosse

quella che segui la giornata del 25 marzo, e men diffi-

cile immaginarlo che descriverlo. Passo tutta, per ciascun di

loro, nelPinsonnia, in gemiti, in lagrime, in sospiri. La signora


Claudia massimamente era caduta in tale accasciamento di
animo e di forze, che avrebbe mossi a pieta i
macigni. II suo
discorrere da se, o con Tuna o con Taltra delle cameriere che
CAPITOLO SESTO. CHI DIPINGE IL FIORE, NON GLI DA L'ODORE 705

Passistevano,si assomigliava ad un tormentoso delirio. Non

faceva se non chiamare la Rita, nominare la Rita, chiedere


nuove della Rita, supplicare Iddio, la Vergine benedetta, gli

Angioli ed i Santi del Paradise, che le avessero ricondotta fra


le braccia la Rita. Oh, quanto quella madre infelice spasimava
d'amore per la figliuola!

II signer Marco si era coricato in una stanza rimota, per


non essere straziato dai lamenti e dai pianti della desolata
eonsorte. Ma Aldo ne pure ando a riposo. Dalla camera del

padre, si recava a quella della madre: ambedue si sforzava di


rinfrancare e di consolare. Se non che nori sapeva con quali

ragioni; oltreche egli stesso dentro di se trambasciava dai


dolore. Non potendo altro, da quell' affettuosissimo figliuolo
che era, ogni tanto si appressava alia madre, la prendeva per
le mani, la indolciva con buone speranze e la scongiurava di

chetarsi, perche nuovo giorno certamente avrebbe portata


il

luce. E la madre aggrappandoglisi al collo Aldo mio gli :


;

ripeteva con voce singhiozzosa ;


se mi ami, cercami la Rita
e conducimila qua, qua, che io la stringa al mio volto, come
ora stringo te Aldo, trovami tua sorella, e dille che sua ma-
!

dre Paspetta, che sua madre muore pel desiderio di lei! Per-
che sentendosi scoppiare il cuore, si ritirava e, con di-
egli,
rotto pianto, sfogava in secreto la piena delPangoscia.
La mattina per tempo ilsignor Marco ordino che si visi-
tasse tutta la casa, in ogni angolo e ripostiglio, dai tetto alle
cantine, e esplorassero il pozzo e le cisterne. Egli era tra-
si

vagliato dai sospetto che la figliuola, presa da subita follia, si


fosse tolta la vita no gli pareva probabile che, col freddo
:

vento che tirava, ella fosse uscita di notte, senza cappello in


capo e senza mantellina, o pelliccia indosso. Eppure, tornatosi
a rovistare negli armadii e nei cassettoni del quartierino di
lei, niente del suo vestiario vi mancava, eccetto un solo abito da

passeggiata, che ella si era dovuto mettere nel rivestirsi. Come


dunque sarebbe andata fuori in capelli e in panni cosi leggieri,
a quella brezza che aggranchiva le mani?
Se non che, dopo due ore di ricerche e d' indagini le pin
minute, non si scoperse verun indizio, ne della Rita, ne di cosa
Serie XVI, vol. VI, faac. 1104. 45 11 giugno 1896.
706 RITA - STORIA DI IERI

che le appartenesse, ne di tracce che ella avesse lasciate di


un suo passaggio, per per usci, pel viali del giardino.
iscale,
Ma come e ella cosi sparita di casa, che non sia passata
da qualche porta? che poteva ella pigliare il volo da una
finestra ? diceva e ridiceva il
padre tra se, camminando irre-

quieto su e giii per le stanze, gesticolando, sedendo, rizzandosi


e picchiandosi in fronte, come uno fuori del sentimento.
Aldo poi alle cure spinose del padre e della madre,
all' intenso cordoglio che lo cuoceva, sopraggiungeva 1'ansia e
il timore, non forse il caso della Rita si venisse a conoscere

e, con disonore della famiglia, si propalasse per la cittk. Gia


il di precedente erano arrivate alia Rita, per la sua festa,

lettere gratulatorie, biglietti di augurii, telegrammi e regali ;

ed egli non vedeva modo di rispondere per lei. Si erano al-


tresi presentate parecchie amiche sue, per farle visite di ral-
legramento; e tutte si erano, con garbo e grazia, rimandate,
sotto pretesto che la signorina era raffreddata alia gola, ne
le si permetteva di ricevere alcuno e di vociferare. Di che
la sera, e poi inquella mattinata, venivano a prendere, al si

portone di casa o da lui, notizie della Rita e della sua salute.


II povero giovane era in un martirio. Si beccava il cer-
vello,per cavarsela alia meglio e mantenere secreta la spa-
rizione della sorellaed intanto or accorreva dal padre, che
;

pareva impazzito, or dalla madre, che quasi vaneggiante lo


chiamava presso tenendoselo abbracciato, lo supplicava
di se e,

che le avesse trovata la Rita, che gliela avesse condotta ma ;

con tale struggimento di lagrime e di singulti, che egli ne


aveva Panima trapassata e si sentiva venir meno fra le sue
braccia.

Mamma, datti pace, sta tranquilla !


egli le rispondeva,
cogli occhi grondanti; tu presto riavrai la Rita. Non ne du-
bitare.

Dunque tu sai dov' ella e?


lo non lo so ;
ma un cuore me lo dice. Sta cheta,
mamma cara, e credi a me. Vedrai !

II cuore te lo dice ? Aldo mio, tu hai un cuore di angelo !

Tu sei Punica mia consolazione al mondo. Ah, se tua sorella


CAPITOLO SESTO. CHI DIPINGE IL FIORE, NON GLI DA L'ODORE 707
fosse stata come te !
Disgraziata figliuola, che a chi le ha data
la vita, rende la morte !

Giunta T ora della colazione, 11 signor Marco ed Aldo si


assisero nella camera di lei, che giaceva in un sofa, ed appres-
satoleun tavolino, si provavano a sdigiunarsi e rifocillarsi un
poco, quando un cameriere annunzio la visita del signor av-
vocato Niccola, che era il legale di casa.
signor Marco lo mando a pregare che fosse ripassato
II

piu tardi, colla scusa che egli allora teneva compagnia alia
signora, mal disposta di salute. L'altro fece dire, che egli era
venuto per cosa urgente, e bastavano poche parole. Senza piu,
fu fatto entrare: ed egli, dopo i convenevoli d'uso e le con-

doglianze alia signora, per la sua indisposizione, rivoltosi al


signor Marco: Mi perdoni Tardire, soggiunse. Non per
entrare nei fatti suoi, ma per mia regola, aspetta ella forse
notizie di qualche persona che le prema?
Oh ! sclamo egli, rizzandosi in piedi ed allargando le
braccia ; si, si, avvocato mio, ne aspetto ! Ha ella da darmene ?
Dica, .dica; incalzo la signora Claudia, col respiro so-
speso e intendendo il sembiante nell'avvocato; ce ne dia su-
bito! Ci dica, dov'e? dov'e?
lo non so nulla di nulla, ne di chi si tratti. II conte
Demetrio ha ricevuto un dispaccio, con un incarico per me.
Eccolo: io 1'ho trascritto a verbo. Pregate 1' avvocato Nic-
cola d' informare al piu presto il signor Marco, che la persona
che gli preme e con me nella Svizzera, e sta bene. Livio.
Livio ? grido rauco e scolorito in faccia il signor Marco ;
la Rita con lui? Nella Svizzera? Ah, Claudia, avevi ragione

tu! Ce 1'ha fatta!

Poi, sbarrando gli occhi invetriati verso il


figliuolo :
Aldo;
mormoro tra i
denti; oh Dio, muoio Non disse ! di piu :
ma, battu-
tosi un fianco e il
petto, barcollo e, senza favella, cadde abban-
donatamente nella poltrona. Egli era eolto da sincope fulminante.
Dio mio Vergine Santa terrea in viso, balbetto la si-
! !

gnora Claudia, gittandosi sopra il cadavere del marito. E furon


queste le ultime sue parole. Che, rimasta come di sasso, col-

rintelligenza ella perdeva la loquela.


RIVISTA BELLA STAMPA

i.

Vie du Bienhereux Innocent V (frere PIERRE DE TARENTAISE) Ar-


cheveque de Lyon, Primat des Gaules et premier Pape de 1'Ordre

des Freres Precheurs, par un Keligieux du meme Ordre. Rome,


Iinprimerie Yaticane, 1896, in 8 di pp. TITI-368.

Tra le tante pubblicazioni storiche le quali oggidi vedono la


luce e che riguardano il Medio Evo, occupera posto onorato F opera
del modesto e dotto Domenicano, che, tacendo il suo nome, fa rivi-
vere in quest o volume uno dei personaggi piu illustri del secolo XIII,
che pure fu tanto fecondo di dotti e di santi.

Pietro di Tarantasia nato verso il 1225, sui confini tra la Fran-


cia e Italia, entrO giovinetto nel recente Ordine dei Predicatori
1'

in Parigi. Fu successore di Alberto Magno e di Tommaso d'Aquino


nella Cattedra teologica e scrisse stimati commenti all'Epistole di
S. Paolo ed al Maestro delle Sentenze. Due volte provinciale di

Fraucia, indi Arcivescovo di Lione e Primate delle Grallie, poi Car-


diuale Penitenziere Maggiore e Yescovo di Ostia e Yelletri ; inter-
venne al Concilio II di Lione e lo diresse insieme a S. Bonaven-
tura, di cui fece 1'elogio funebre alia presenza del Concilio e del

Papa Gregorio X. Morto questi in Arezzo, fu egli innalzato, primo


tra Domenicani, alia
i Sede Apostolica; la quale occupo soltanto
per cinque mesi e due giorni, essendo stato rapito da morte il
22 giugno 1276. Eppure in si poco tempo seppe egli condurre a
termine opere di si gran gloria di Dio e bene della civilta, ehe il
suo Pontificato rimarra nella storia sempre mai memorabile.
II ch. Autore precede con critica accurata nulla asserendo che

non comprovi con document!, spesso ignorati od inediti, quasi sempre


contemporanei ai fatti, ma tutti uniti insieme con si buon'arte ed
esposti con tanta giustezza di commenti e di osservazioni, che la
RIVISTA DELLA STAMPA 709
lettura del libro riesce grade vole non solo, ma ghiotta. Le testimo-
nianze false con sobrio e prudente esame sono scartate, le dubbie
sono esposte con imparziale serenita, e si notano i punti che tut-
taviarimangono oscuri o non ben dimostrati. Neppure fa velo alia
mente dell'Autore il giusto e doveroso affetto alia Francia, sua pa-
tria,ed all'inclito Ordine, al quale appartiene. Dove il richiegga la
giusta critica, non si perdonano le stesse pie e care leggende, che
furono per molti secoli accettate comunemente per vere.
Cosi ad esempio, FAutore, dopo aver letto le numerose pubbli-
cazioni fatte anche recentemente intorno alia patria d'Innocenzo V,
delle quali da un nitido e compiuto catalogo (pag. 253-258), si
astiene dal dare un giudizio definitive, perche niancano document!
antichi ed espliciti su questo punto controverso .

E pure la Francia teneva finora come sua gloria 1'aver dato


i natali a cosi santo e dotto Pontefice.
Asserivasi nella vita d'Innocenzo V premessa all'edizione delle
sue opere nel 1652, che fra Pietro di Tarantasia era stato eletto
Priore del convento di S. Griacorno in Parigi verso il 1260; or

questa notizia, che pure tornerebbe ad onore del nostro Beato, es-
sendo quella carica uno dei posti piu important! dell'Ordine in
quell'epoca (pag. 36), viene rigettata dall'Autore, perche non con-
fermata dalle cronache e dai documenti autentici e contemporanei.
In un duplice scoglio suole urtarsi da chi scrive la vita di un
gran personaggio; alcuni tengono gli occhi intenti nel loro prota-

gonista, quasi fosse solo al mondo, e non accenuano che di sfug-

gita alle persone che ebbero a trattare con lui; altri al contrario

prendono occasione da quello per esporre tutta intera la storia a


lui contemporanea, dimenticando talvolta 1'argomento principale del-

1'opera.
Ma 1'anonimo Domenicano ha saputo scansare 1'uno e 1'altro

eccesso; che, mentre tralascia tutti quegli awenimenti, nei quali


non ebbe alcuna parte il Beato, espone poi largamente e da chiara
idea dello stato politico e religioso delTepoca, nella quale e visse
<ed opero.
Abbiamo quindi nel Cap. Iuna breve e compiuta storia del ri-

nomato collegio di S. Giacomo in Parigi, nel quale Pietro di Ta-


rantasia fece la professione religiosa nel Cap. II si espone il me-
;

todo degli studii nelT Ordine domenicano, al riordinamento dei quali


ebbe grandissima parte il Beato insieme ad Alberto Magno e S. Toni-
inaso d'Aquino: nel Cap. Ill si danno preziose notizie sullo svi-

luppo dell' Ordine domenicano in Francia durante il


provincialato di
710 RIVISTA
fra Pietro di Tarantasia; nel Cap. IY si descrive 1'anarchia e la
dissensione che da gran tempo regnava nella citta e diocesi di Lione,
e che dal novello Arcivescovo fu con somma prudenza e carita
svelta dalla radice; nel Cap. Y si espongono le principali vicende
del II Concilio di Lione presieduto dal Pontefice Grregorio X, ma
diretto e condotto a felice
termine per 1'opera specialmente di Pietro
di Tarantasia; nel Cap. YI finalrnente, narrata 1'elezione d'lnno-
cenzo Y, si da una rapida ma sufficiente notizia dello stato reli-
gioso e politico dell'Europa, e del superbo e minaccioso contegno
dei Turchi in Oriente ed in Ispagna; campo vastissimo e seminato
di spine, nel quale con grande amore ed energia aveva preso a la-
vorare grande Pontefice, e ne avrebbe certamente raccolto messe
il

abbondante, se la morte non avesse interrotto i suoi vasti disegni,


e deluse le speranze del popolo cristiano.
E
poiche il fine di questa pubblicazione e di ottenere dalla
Santa Sede il riconoscinaento del culto renduto da tempo immemo-
rabile al B. Innocenzo Y., nel Cap. YII sono raccolte le piu au-
torevoli ed autentiche testimonianze, le quali dimostrano la stima
di santitagoduta da quel grande Pontefice cosi presso i contem-
poranei, come presso i posteri; stima espressa gia in molti mo-
numenti d'arte, che raffigurano Pietro di Tarantasia col capo irra-
diato dall'aureola dei Santi.
A questa si vasta e ben condotta narrazione fan seguito quat-
tro copiose ed utilissime appendici nella prima si registra tutta la
:

bibliografia riguardante il luogo di nascita di Innocenzo Y; nella


seconda con grandissima diligenza e raccolto il Bollario del suo
Pontificato nella terza il catalogo delle sue opere e nella quarta
; ;

le memorie che di lui si conservano nella diocesi e citta di Arezzo.


Terminandoquesti cenni ci uniamo pienamente ai voti espressi
dal dotto Autore nella prefazione, perche venga presto dalla Santa
Sede proclamato Santo il gran Pontefice Innocenzo Y; il quale a
sua volta interporra presso Dio la sua potente preghiera a van-
taggio dell'Ordine domenicano e della Chiesa universale.

II.

EOMUALDO BOBBA. La dottrina dell'intelletto in Aristotile e nei suoi

piu illustri interpreti. Opera premiata dalla K. Accademia dei


Lincei. Torino, Carlo Clausen, 1896, 8 di pp. 478. Lire 10.

Occorre assai di rado che ci pervengano opere di tanta lena e


di valore cosi fuori delTordinario come la presente. Prima ancora
BELLA STAMP A 711
di esaminarla, il vedersi dal frontispizio che uno scritto, di argo-

mento cosi remoto dalle tendenze filosofiche dell'eta nostra, fu pre-


miato dalla K. Accademia del Lincei, dice abbastanza che un atte-
stato cosi onorevole, non pote uscir di rnano ai giudici, se non per
un complesso di meriti non volgari. Del resto il valore del ch. Autore,
come il suo metodo e il suo spirito, sono gia conosciuti nel mondo
filosofico per la lunga serie dei suoi scritti anteriori *. Questi lavori
gli hanno gia assicurato un posto fra i piu riputati indagatori ed
interpret! della filosofia aristotelica. Se i giovani d' ingegno e i
loro professori, traviati dall'andazzo e dal primitivo impulse rice-
Tiito all'Universita, vorranno aprire per saggio il presente volume,
vedranno dove stiano di casa la chiarezza dei concetti, 1'esattezza

dell'analisi, la profondita delle vedute, 1'ordine, la lealta, la logica,

corrispondenti al genio filosofico italiano.

II ch. Autore si propone di mettervi in chiaro la dottrina del-


1'intelletto secondo i testi di Aristotele quali sono leggibili ad ognuno,
e in confronto coi commenti e la dottrina dei suoi piu autorevoli
interpret! antichi e moderni. La discussione non e meramente sto-
rica, conforme al difetto oggidi comunissimo, pel quale lo studio
della filosofia si riduce spesso ad una esposizione di sistemi a modo
di racconto, dove non si discerne, ne si guida lo studioso a discer-
nere il vero 1'argomento dal sofisma. Qui la ricerca e
dal falso,
tutto insieme critica ne sapresti decidere se il Bobba sia piu sol-
;

lecito di mettere in rilievo, secondo il merito, la giustezza delle


conclusion! dello Stagirita o di scoprirne, dove occorrono, le incon-
ciliabili incoerenze e le tergiversazioni. Nel che gli da ragione nei

piu svariati modi il contegno dei commentatori, e segnatarnente dei


oapi piu insigni della scuola, specie il B. Alberto Magno e 1'An-
.gelico; i quali, scorti dal lume delle verita cristiane, anche
senza

Saggio intonio ad alcuni filosofi italiani meno


1
Notiamo
In ispecie :

noti prima dopo la pretesa riforma Cartesiana; e Storia della Filosofia


e

rispetto alia conoscenza di Dio (4 volumi in 8), ambedue esauriti. La


dottrina delta liberta secondo Spencer in rapporto colla morale La logica
induttiva e formale comparata alVOrgano di Aristotile Saggio della Filo-
sofia greco-romanfi dallasua origine fino a Cicerone inclusivamente ed An-
thologia philosophica ex M. Tullio Cicerone Lo sperimentalismo e I'aprio-
rismo nella filosofia conlemporanea II problema della conoscenza secondo
Tempirismo e la Filosofia sperimentale di Aristotile Le Apologie nei tre
primi secoli della Chiesa Della idea del vero e sua relazione colVidea del-
I'essere Video, di sostanza H passato e il presente della Filosofia Di
alcuni commentatori italiani di Platone L' ultima critica di Ausonio
Franchi.
712 RI VISTA

opporsi apertamente al Filosofo, ne rettificarono di presente gil


abbagli.
CiO vale in modo speciale nella questione a fondo trattata dai-
1'Autore circa le tergiversazioni dello Stagirita intorno alia propria
natura dell' intelletto. La scuola cristiana, ferma nel concetto della
unicita, come dell' individuo, cosi deH'anima umana, non esit6 a
concepire 1'intelletto* come una mera potenza radicata nella natura
delFanima e non sussistente ne capace di sussistere se non in lei.
In Aristotele invece questo concetto non e ne cosi chiaro ne cosi
fermo. Per una parte il Filosofo presuppone sempre 1'unicita del-
1'anima e vi allude con espressioni chiarissime: ma per 1'altra,
dopo avere mantenuta e dichiarata quella unicita a rispetto del-
1'anima vegetativa e della sensitiva, in quantoche la prima si con-
tiene equivalentemente nella seconda che ne aduna in se lo potenze ;
venuto poi a parlare del voO;, ossia dell' intelletto, ne discorre in
molti luoghi e sotto differentissimi aspetti in guisa, da dare inten-
dere che esso abbia sussistenza propria, distinta da quella dell'anima
o '\>UM-
Ci e impossibile seguire 1'Autore nell'analisi di questi passi, il
cui interesse viene sempre piu crescendo per la lotta delle inter-

pretazioni presentatene dai piu insigni commentatori, e dallo scor-


gersi, in processo, come la dottrina aristotelica, circa la natura del-
1'intelletto, pervada, accompagnata sempre dalle medesime titubanze,
non pure la intera gnoseologia dello Stagirita, ma, come il ch. Au-
tore fa toccar con mano, e la teosofia e la morale e persino la po-
litica. Delle quali oscillazioni, derivate appunto dalla teoria della
conoscenza, il Bobba ci toglie la maraviglia additandone le ra-
gioni, parte soggettive in quanto s'attenevano con la tendenza di
Aristotile, avviato fino dalla giovanezza allo studio positive della
Natura ; e parte create dalla necessita di soddisfare, in contrapposto
coi platonici, ai problemi piu alti della conoscenza umana.
E quanto alia detta tendenza, non e fuor di luogo il notare come
essa sia sconosciuta soltanto da coloro, che non conoscono lo Sta-
girita se non dietro i
pregiudizii volgari, senza aver mai vedute non
che studiate sue opere. Nato di una stirpe in cui la professione
le

medica era ereditaria, il Filosofo ebbe a padre Mcomaco, chiamato


per la sua celebrita alia corte di Aniceto III padre di Filippo. Seb-
bene ignoriamo fino a qual punto il
giovane Aristotile portasse i

suoi studii di medicina, tuttavia, argomentando dai saggi che ci

porge nelle varie sue opere, si potrebbe affermare clie se vi si fosse-


consacrato unicamente, avrebbe emulate i piu famosi nell'arte sa-
DELL A STAMP A 713
lutare. Nel fatto sta che la stessa educazione domestica e i suoi
primi studii lo inchinarono per sempre al metodo di osservazione e
d'induzione, a quel metodo cio& che si pone a fondamento della
scienza moderna. Altro e il dire che i suoi seguaci non si mo-
strassero animati generalmente dallo stesso
spirito, onde ai peripa-
tetici delsuo tempo pote Galileo per questo capo rinfacciare non
senza ragione, essere egli piu aristotelico di loro.
Di qui il classico innesto della psicologia aristotelica sulla fi-

siologia, nella teoria delle potenze organiche. Non pud negarsi


scrive il Kenouvier pag. 445) che la teoria di Aristotele e" un
(cit.

capolavoro... La sua psicologia e una fisiologia universale stabilita


su principii razionali. II trattato de Anima, le Parva naturalia,

gli opuscoli de Sensu et sensato, de Memoria et reminiscentia, de


Sommis ecc., e i libri ancora delle parti degli animali e della ge-
nerazicme ci mostrano del continue le indagini fisiologiche conserte

strettamente colle psicologiche. Percid conchiude a suo modo il Soury

(v. p. 449): I nostri fisici troveranno in Aristotile un buon nu-


mero delle loro idee sui colori, sulla visione, il suono, gli odori.
Ma i fisiologi moderni, gli scienziati ogni di piu numerosi, i
quali
ritengono che la psicologia non e se non uno scompartimento della
fisiologia, essi soprattutto devono riconoscere in Aristotile il loro

precursore e, a certi riguardi, il loro maestro nello studio compa-


rative dell'intelligenza e dei costumi degli uomini e degli animali.
II Soury va evidentemente troppo oltre e ci va perche dimezza la
;

dottrma aristotelica di quella parte che riguarda la conoscenza in-


tellettuale.Intanto perd, quanto stacco fra questi giudizii che riven-
dicano allo Stagirita una delle prime cattedre nella scuola moderna,
e 1'insulso disprezzo onde il volgo lo rilega fra le anticaglie !

Cid che nocque alia giusta intelligenza della dottrina gnoseolo-

gica, e quindi della psicologia di Aristotile fii


appunto la perples-

sita delle sue espressioni a riguardo del voO?, cioe dell'intelletto. E


qui il ch. Autore, parte a conferma, parte a dichiarazione delle in-
coerenze e oscillazioni da lui gia notate e spiegate, intraprende una
plena rassegna delle interpretazioni, che della dottrina del Maestro
diedero i suoi discepoli ed interpret! in tutte le eta fino ai giorni
nostri.
II dissenso comincia a manifestarsi gia fra gli scolari imrne-
diati, Eudemo, Aristosseno e Dinarco; e vi si aggiunga
Teofrasto,
Stratone discepolo di Teofrasto. Yengono poi a continuare il dis-
senso Plotino e Porfirio, e i commentatori greci, la cui serie si

apre con Alessandro di Afrodisia, e di seguito Plutarco e Temistio,


714 RIVISTA
che meglio degli altri sembro avere intesa la necessita e insieme
la difficolta del conciliare i testi del Maestro; poi Simplicio e Am-
monio e Filopono.
Le varie interpretazioni del Commentatori Arabi e degli Scola-
stici meritano speciale considerazione per aver sollevate question!
delle piu ro morose nel campo della filosofia ed eccitate cosi le rnenti
a nuovi stadii. II lettore, seguendo la rassegna oflertagliene, ha in-

sieme il vantaggio di far 1'ha, con quei


conoscenza, se gia non
filosofi che furono oggetto di continuo stadio per gli Scolastici, che
li citano per adottarne le sentenze o per ribatterle, e la cui noti-
zia giova sempre, e talora pu6 dirsi necessaria, alia perfetta intel-
ligenza dei nostri grandi Filosofi medioevali. Era gli Arabi danna
scarsa materia Alkendi, Avicenna, Algazel, Avicebron ed Avenpace;

alquanto piu copiosa Averroe ;


benche tutti insieme badarono piu a
comporre una gnoseologia propria sulle parole dello Stagirita, che a
ritrarre fedelmente la sua conciliandone tutti i
capi.
Era i
nostri, Ugo di S. Yittore fu il
primo che cercasse dimo-
strare psicologicamente Funita radicale dell'anima umana: e Al-
berto Magno, versato oramai nelle opere e nei Commentarii degli
Arabi e in ispecie di Averroe, ingaggia la lotta contro Funita del-
Fintelletto universale sostenuta dal medesimo. La sua confutazione-
YUO! essere meramente filosofica: nihil secundum legem nostrum
dicermis, sed omnia secundum philosophiam. Al tempo stesso Al-
berto propugna contro Aristotele una teoria dell' anima, nella quale,

pur ritenendo parecchie opinioni di lui, se ne discosta nondimeno


sostanzialmente per un punto capitale, in quanto cioe Fintelletto
non meno che le potenze organiche si radica nella sostanza del-
1' anima
spirituale. La stessa dottrina e sostenuta da S. Tommaso
e dallo Scoto. Ma non mancarono nella Scuola alcuni che, come il

Durando, F Occamo e Ruggero Bacone si scostarono per varii ri-


piu ricevute. E peggio avvenne nel Rinasci-
spetti dalle dottrine
mento, quando FAverroismo comincio a fare scuola, specie in Italia r
e mettervi la divisione. Qui entrano in iscena Paulo Yeneto &
FAchillini e il Eicino e il
Pomponazzi e lo Stellini.
Da questi il ch. Autore scorre ai principal! Storici e Commen-
tatori del passato e del secolo presente. Yi si passano in rivista il

Bruckero, il
Buhle, FHegel, Ritter, Wolf, il
Pansch, il il lo Stark,
il
Weiss, FHaasenstein, il Renan, lo Zeller, il Conti, e piu diste-
samente il Brentano e il Chaignet, e piu diffusamente ancora. il
Rosmini.
Non ci maraviglieremo che un lavoro di tanta lena, condotto-
BELLA STAMPA 715

seuipre colla stessa accuratezza d'indagine, severita di critica e


nerbo di logica, sia stato premiato dalla R. Accademia, al cui esaine
fu sottomesso. II premio piu bello pero crediamo che il ch. Autore
lo trovi nella consapevolezza di avere esaurita a fondo una que-
stione di interesse cosi capitale per la storia della Filosofia e per
1'
intelligenza delle dottrine aristoteliche. Arrivato all'ultiina sua pa-
gina il Bobba pote dire a se stesso E:cegi monumentum : e un
:

monumento & in verita, nel quale lo studioso trova raccolto e or-


dinato tutto il materiale antico e moderno coucernente la questione

proposta.
Questo classico lavoro, proveniente da un Preside della Facolta
di Lettere e di Filosofia all' Universita di Torino, Professore ordi-
nario di Metodo e di Storia della Filosofia ecc., viene opportune an-
cora per isfatare il pregiudizio cosl comune fra gl'ignoranti della
letteratura filosofica, secondo il quale Aristotele sarebbe un autore
buono oggidi soltanto pei teologi retrogradi. Nessuno dei cotnmen-
tatori moderni or ora citati e uomo di Chiesa e il ch. Autore neanche
gli. Cio nondimeno e da aspettare che le piu liete accoglienze sia
per riceverle quest'opera dai professori e studiosi ecclesiastici, oramai
riavviati dal genio del S. P. Leone XIII allo studio della Filosofia

peripatetica, perfezionata e rettificata, dove occorreva, dai grandi Mae-


stri della Scuola. Nelle biblioteche destinate al loro uso nori puo

quest'opera mancare: e vi tornera utile in particolar modo per la

criticaveramente magistrale che vi si fa della filosofia del Rosmini,


voluta dal celebre Roveretano coonestare, agli occhi dei meno veg-
genti, col prestigio dello Stagirita. II pregio di questa critica si puo
riassumere in due parole non v'6 scritto di rosminiani in cui si
:

esponga piu esattamente la dottrina del maestro ne vi e scritto ;

antirosminiano che ne metta in piu chiara evidenza gli eqaivoci e


gli errori.

III.

GIUSEPPE APICELLA XXX. \rappresentante presso il Grande Oriente


la loggia Porta Pia, alPOr/. di Sala Consilina (Salerno). --La
Massoneria (con licenza scritta del Gran Maestro dell'Ordine).
Sala Consilina, tip. di Domenico de Marsico 1896. In 12 di
pag. 72.

In questi ultimi anni le magagne secrete della massoneria sono


state rimestate in guisa, che il lezzo uscitone ha appestato il mondo.
I magni viri della setta hanno dunque pensato che convenisse ten-
716 R1VISTA
tar di purificare 1'ambiente esterno, ossia di gittar polvere agll
occhi del gonzi del mondo profano, cosi che non solo non vedes-
sero il laido e non sentissero il fetido che la insozza, ma trave-
dessero e trasentissero, scambiando il sucido col netto ed il
putido
coll'odoroso. A quest' impresa, per 1'
Italia, e stato scelto, o si e da
se profferto, il fratel Giuseppe Apicella, gran titolato delle loggie, al

quale e dovuto il pre~sente capolavoro di apologia, che porta il vi

permetto di stampare ,
cioeimprimatur del famigerato gran pon-
1'

tefice Adriano Lemmi. Costui lo ha giudicato lavoro che nel mondo-

profano potra essere giovevole all'Ordine, specialmente fra certe


classi che bevono grosso alle fonti avvelenate del gesuitismo. II

quale giudizio e confermato dal vice-Lemmi, ossia vicario suo ge-


nerale, Achille Ballori, gran maestro aggiunto e noto al mondo pro-
fano di Eoma, ov'e consigliere municipale e direttore nientemeno
che dello spedale di Santo Spirito in Sassia. Ancora costui loda
1'opuscolo del fratel Giuseppe Apicella, come utilissimo a purgare,
nell'opinione dei grulli, la setta, dalle pestilenziali accuse, con cui
3
la malevolenza dei nemici I ha messa in discredito, in sospetto

ed in odio nel mondo profano.


Adriano Lemmi ha gesuitismo, qual fonte awelenata
indicate il

di tutto il male che si sparge contro 1' innocente e benefico Ordine


dei massoni. Ma il buon fratel Giuseppe Apicella dice piu chia-

ramente, che questo malefico gesuitismo non e se non la Chiesa


papale, d'onde partono le encicliche, le allocuzioni e le scomuniche r
contro chi s'intruppa nella massoneria. Questa Chiesa, che il buon
fratello accusa di avere snaturato il concetto di Cristo ed abban-
donatene le orme, per seguire una via diametralmente opposta ,

e, secondo lui, la fiera persecutrice della massoneria; e perche?


Perche la Chiesa non accetta nel suo grembo se non i credenti
nella sua fede cattolica; e la massoneria invece accoglie tutti, oves
et boves,a qualunque religione appartengano, ed anche senza nes-
suna religione, purche sieno uoinini volenterosi ed onesti. Inoltr*>
perche la Chiesa invece di occuparsi esclusivamente del culto di-

vino s' intrude nel campo proprio della massoneria, che


,
sono i

problemi sociali.

Ecco due principal! ragioni


le dell'ostilita professata, dic'egli,
dalla Chiesa alia setta. La Chiesa non ammette se non una verita
unica ed un'unica morale: la setta non fa differenze, almeno teo-

riche, tra verita ed errore, tra morale ed immoralita. Se la Chiesa

si puro culto ideale, e vivesse tra le nuvole, senza


restringesse al
impacciarsi di giustizia e d' ingiustizia nella pratica della vita; in
BELLA STAMPA 717
Una parola, se la Chiesa si contentasse di conservare il suo (Jmfo
e non imponesse 1'osservanza del Decalogo, tra massoneria e Chiesa

potrebbe correre buona armonia. Se non che essa si ostina a scon-


finare dalle proprie attribuzioni, invadendo il campo sociale che ,

e proprieta privilegiata della massoneria: quindi non e da stupire


se tanta inimicizia arda fra Tuna e 1'altra. E ci6 molto piii che la
massoneria ha per se il
monopolio cosmopolitico della tivttta e del

progresso; e la Chiesa, col suo benedetto Decalogo, oppone del


si

continue allo svolgimento di questi due beni dell'umanita. Come


dunque pud la setta andar d'accordo colla Chiesa, che sempre si
fa innanzi, quale ostacolo alle sue conquiste ?

Secondo il buon fratello, se la Chiesa non cessa di contraddire


e condannare 1' Ordine massonico, la guerra fra loro due non finira
mai. I massoni, die' egli, vogliono la liberta del pensiero. Per-
ehe la Chiesa riprova questa liberta? Perche rigetta gli eretici,
gl' increduli e gli ateisti ? Perche fulmina de' suoi anatemi i ladri,
i fornicarii e
gli assassini, gli spergiuri? Se un uomo volenteroso
ed onesto pensa che il furto non e male e 1' assassinio non e colpa,

per qual ragione deve essere represso nella liberta di questo suo
pensiero? Con qual diritto la Chiesa arrogasi di fargli accettare il
giure e 1'etica del suo Decalogo ? II buon fratel Giuseppe Apicella,

come uomo che acu tetigit il punto capitale della discrepanza tra
Chiesa e massoneria, esclama : ecco il torto, ecco il
peccato, ecco
il delitto dei massoni, non voler il male di nessuno, volere il bene
di tutti e la liberta del pensiero per tutti!
Chiaro e che il lettore vede al prim' occhio, quanta sia la pre-
potenza della Chiesa, in richiedere da' suoi membri e la fede nel
suo Credo e 1'osservanza del suo Decalogo, contro un Ordine che,
per amore di liberta, concede a tutti di rigettare a talento Dio e
Credo e Decalogo, ed in questo svincolamento dai legami della ra-
gione, della fede e della morale ripone la civilta e il progresso del-
1'umana generazione.
Di questo tenore e conforme a questo metodo logico 'precede
tutta intera apologia, ch' egli tesse della setta. Ripudiato il cristia-
1'

nesimo, egli vi rappresenta 1' Ordine massonico come il tempio della


verita, della filantropia, delF apostolato di ogni progresso. In una
parola egli viene a dire: Tutto quello che favorisce la masso-
neria e buono, giusto, onorevole tutto quello che la contraria e malva-
:

gio, iniquo, vituperoso. Prove, argomenti, fatti, non si cercano. Tutta


e dommatico in questa difesa. Si afferma e si nega in modo asso-
luto. Si vuole che il babbeo del mondo profano, a cui si vendono
718 RIVISTA
lucciole per lanterne, impari che nelT Ordine non meno
massonico,
la logica che 1'obbedienza debbon essere ciecke.
Yalga per esempio la risposta che il buon fratello Simula di
dare a chi, colle prove di fatto, coi document! e colle testimonianze
sue personal!, mostra ad evidenza le nefandita della setta.
II diiie a nulla vale, bisognerebbe dimostrarle
soggiunge egli. ;

Ma sono gravissime ed autentiche le propalazioni di chi e stato


dentro i misteri piu occulti della massoneria, dei Le'o Taxil, dei
Margiotta, di una miss Yaughan e via discorrendo.
Questi sono apostati e rinnegati che si sono uniti al prete, che
si sono venduti ed hanno ammannite al pubblico delle invenzioni,
che hanno gabellate per rivelazioni; se pure non e addirittura una
storiella perfino 1' esistenza del voluto autore delle rivelazioni e la
sua qualita di massone.
Ma questo e un burlarsi del mondo profano: mettere in dubbio
che signer Leo Taxil sia esistente, che la signorina Diana Yaughan
il

non sia un'idea! Si pu6 addurre argomento piu disperato di questo,


in difesa della piu fallita delle cause?
II buon fratello Giuseppe Apicella, che, presso il grande Oriente
di Eoma, rappresenta col grado di XXX . . la loggia Porta Pia,
certamente deve avervi conosciuto un certo signor Solutore Awen-
tore Zola, superava lui tre o quattro volte in grandezxe
il quale
massoniche. Or bene questo personaggio, tanto esistente sotto la
cappa del cielo, quanto vi esiste il buon fratel Giuseppe Apicella,
il 18 dell'
aprile di quest' anno 1896, avendo abbandonata la setta,
ed essendo entrato, dopo formale abiura, nel grembo della Chiesa
cattolica, ha pubblicato un atto solenne, che si e ristampato in tutti
i giornali cattolici degli ultimi di aprile. ^egga un po' il buon fra-

tello, se 1'atto di abiura di questo convertito non confermi in ge-


nere il piii ed il
peggio che, intorno alle nefandita massoniche, hanno
divulgato altri gloriosi apostati e rinnegati a lui simili. Ecco 1' atto
dello Zola, quale ha corso il mondo profano e non profano.

lo sottoscritto, Solutore Avventore Zola, ex Gran Maestro, ex Grande


Jerofante ed ex-Sovrano Gran Commendatore, fondatore dell' Ordine
massonico in Egitto e sue dipendenze, dichiaro di avere appartenuto,
per circa trent'anni, alia setta massonica e che durante i dodici anni
che ho diretto 1' Ordine, come Sovrano assoluto, ho avuto campo di
studiare la sua origine e lo scopo che si prefigge nelle sue leggi e
nelle sue dottrine. Essa si proclama una istituzione puramente filan-
tropica, filosofica, progressista, avente per oggetto la ricerca della ve-
rita e lo studio della morale universale delle scienze, delle arti e
BELLA STAMPA 719
1'esercizio della beneficenza essa si professa rispettosa della fede reli-
;

giosa di ciascuno de'suoi membri, aiferma che interdice formalmente alle


sue assemblee ogni discussione in materia religiosa e politica, o che ab-
bia per oggetto la controversia sulle religioni o sulla politica dice
;

non essere una istituzione n& politica, ne religiosa, ma essere il Tempio


della dell' umanita, della carita, ecc., ecc
giustizia, Ebbene io
afferino,che tutto ci6 che la Massoneria dichiara di essere, non lo e.
Quanto di bene e inserito nelle sue leggi e rituali, non e vero
affatto.Sono menzogne, e null' altro che invereconde menzogne, la pre-
tesa giustizia, 1' umanita, la filantropia e la carita che non hanno regno
nel tempio della Massoneria, ne nel cuore dei massoni, perche essi,
salvo rare eccezioni, non conoscono e non praticano tali virtu. La
verita non abita nella Massoneria ed i massoni non la conoscono.
Nell'ordine massonico regna sovrana la bugia, 1' inganno e la perfidia,

mascherata col manto della verita, per accalappiare la gente di buona


fede.
In verita dico essere la Massoneria una istituzione religiosa, che
ha per iscopo di sbalzare e distruggere tutte le religioni, cominciando
dalla Cattolica, per poi surrogarle essa .stessa e per ritornare il ge-
nere umano tempi primitivi, al Paganesimo.
ai
Ora che sono veramente convinto di avere, per ben trent'anni,
errato, professando e predicando le dottrine della Massoneria e fa-
cendo professare a moltissimi tali dottrine, e avendo contribuito assai
ad indurre un gran numero di persone a seguirmi nella via dell' er-
rore, me ne pen to.
Illuminate da Dio, ho riconosciuto il male da me operate, e per-
cio ho date le mie dimissioni dalla Massoneria, e mi sono per sempre
da essa ritirato, abiurando innanzi alia Chiesa tutti gli errori da me
commessi.
Chiedo perdono a Dio dello scandalo, dato durante tutto il tempo
che ho appartenuto alia setta chiedo perdono alPAugusto Pontefice
;

Nostro, Santo Padre Leone XIII, e a chiunque io possa aver recato


scandalo.
Roma, il 15 aprile 1896.

Quest'atto riduce al suo giusto valore anche 1'argomento, che il


buon fratello Giuseppe Apicella reca, per isfatare 1'accusa di peste
della civile sorieta, che comunemente si fa agli adepti della setta.

Ebbene, rispond'egli, guardateli singolarmente nella loro vita pub-


blica e privata: sono essi peggiori degli altri uomini, o forse non
hanno essi qualche virtu che gli altri non hanno ? Non sono onesti,
coscienziosi, caritatevoli, benefici ? Non sono buoni figliuoli, buoni
niariti, buoni padri di famiglia
? Investigate le loro azioni, pesatele,
720 RIVISTA

valutatele, vagliatele : che cosa vi troverete di anormale, di singo-


lare, di speciale che merit! rimprovero ?
II convertito Zola, che ha conosciiito meglio i
polli della setta
del buon fratello, non ha esitato a
stampare senza riguardi quello
che nei fratelli ha trovato, dopo lunga pratica, che meriti rimpro-
vero. II buon fratel Giuseppe mediti alia sua volta, pesi, va-
luti e yagliqueste sue parole che ci piace di ripetere, perche ro-
;

vesciano da capo a fondo tutto il castello della sua difesa Sono :

menzogne e null'altro che invereconde menzoyne, la pretesa giusti-


xia, Vuinanita, la filantropia e la carita che non hanno regno nel
tempio della massoneria, ne nel cuore dei massoni, perche essi,
salvo rare eccezioni, non conoscono e non pratwano tali virtu. Nel-
1'Urdine massonico regna sovrana la bugia, Yinganno e la perfidia,
mascherata col manto della verita, per accalappiare la gente di buona
fede.
II buon fratello poi si persuada che questo certificato di gene-
rale immoralita, dato dal convertito Zola, agli occhi del mondo pro-
fano, pesa e vale un centuplo di piu che non le bollette di vera-

cita, attaccate da Adriano Lemmi e da Achille Ballori al suo


libercolo.
Del resto 1'autorevole certificato del signor Zola niente ha rive-
lato di nuovo, che non si sappia : ha puramente riconfermato quello
che comunemente il mondo profano opina, giudica ed asserisce.
Gradisce il buon fratel Giuseppe che aggiungiamo anche noi un
argomento ? Sappia dunque, che, alcuni anni fa, si presentd a chi
scrive queste righe un pezzo grosso del grande Oriente di Roma e,

dopo snocciolato nome, cognome, titoli, professione, patria e grado


massonico, disse: Yolete avere nelle mani la prova piu incon-
trastabile che la massoneria e una ladronaia, un' accolta di bindoli,
di ban, di furfanti e di farabutti della piu rara specie ? Dateini
tanto (e qui determind una somma) ed io vi metto in rnano un
monte di document! autografi ed autentici, coi quali potrete sver-
gognare tutta questa razza di birbanti, miei fratelli, e pubblicare le
loro ladrerie, le loro infamie, le loro scelleraggini di ogni sorta.
buon fratel Giuseppe Apicella, che schietto rivolo era qui
offerto al gesuitismo, da ingrossare le fonti avvelenate, donde trae
le sue riprovazioni della massoneria non e vero ? Eppure, prima :

si ammiro la bella fraternita che fiorisce nell'Ordine mirifico, che

tiene di quella di chi domandd al Sinedrio Quid vultis miki dare?


:

Poi si rispose :
Signore, noi non combattiamo la massoneria nelle
BELLA STAMPA 721
persone che la compongono, ne ci curiamo di smascherare le ruberie
ed i malefizi del massone Tizio, o del massone Sempronio la com- :

battiamo ne' suoi principii, nel suo spirito, nelle opece sue, nel suo
satanismo evidente. Oltre cid, il pubblicare le barerie, le ladrerie
e le mangerie del massoni, per dimostrare che la mala pianta non
pud produrre altri frutti che questi, sarebbe ua portar legna al
bosco, od acqua al mare. Chi non lo sa, e chi non ne e convinto?
Sarebbe fatica vana. Ed il
fratello, con un inehino, se ne and&
confuso pe' fatti suoi.
Che poi la buona opinione di queste virtu e di queste umani-
tarie operazioni. che santificano la massoneria, regni neU'universale,
ci cade opportune rnetterne una riprova sotto gli occhi del buon
fratelloGiuseppe. Osservi caso. Proprio mentre usciva in luce il
suo opuscolo apologetico, colY imprimatur del venerando Lemmi e
coll a commendatizia del noto Ballori, il Carrier e ddla Sera di Mi-
lano del 26 aprile, senza volerlo, ne stampava il commento in un
suo articolo, intitolato Fra cattolici e massoni, che sarebbe da ristam-
parsi qui, se lo spazio ce lo consentisse. Tuttavia ne staccheremo
qualche periodo che, per oro cavato da quella miniera, tutt'altro
che gesuitica, vale un Peru.
La massoneria, che una volta, sotto Governi dispotici, ha reso
segnalati servigl alia causa della liberta e dell'unita (e un liberate
che scrive) oggi e ritenuta una specie di societa di mutuo soccorso,
molto potente, internazionale, in cui pochi furbi s'avvantaggiano
alle spalle di parecchi ingenui... Si riconosce ingiustissinio ed in-
tollerabile questo fatto, che, sotto le leggi liberali vigenti, vi sia il

lavorio di una
setta, che riesce a far preferire i suoi raccomandati
e nei grossi appalti e nei con cor si per esame e in mille altre cir-
costanze. A Massaua si e veduto in piccolo, cid che piu in gi'ande
madre patria. Per ottenere qualche cosa dal cessato
si verifica nella

Governo (massonico del Crispi e socii) bisognava passare per le


trafile della massoneria. Ma lasciando stare i favori individual!, vi
e qualche cosa di piu grave. Compiuta 1'unita italiana, dopo che la

massoneria, spiegando liberamente i suoi concetti di razionalismo,


poteva esercitare intiera 1'opera sua, abbiamo forse veduto realizzati
nella vita pubblica quegl' ideali di perfetta giustizia, che nelle log-

gie si andavano predicando ? Abbiamo vedutoforse, auspice la mas-

soneria, instaurata la moralita pubblica e privata ? Ohime, non oc-


corre citare casi ed esempii, anche recentissimi, per affermare il
contrario Un burlone potrebbe dire che alia fede in Dio, la mas-
!

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1104. 46 10 giugno 1896.


722 RIVISTA BELLA STAMPA
soneria non ha saputo sostituire che il tabacco della Eegla di pes-
sima qualita !
Ma, aggiungiamo noi, ha saputo sostituire tutti i vizii dei mi-
steri eleusini,congiunti ai vizii dei misteri di Mercurio, nelle ban-
che, nelle Congregazioni di carita, nelle casse dei Municipii.
In conclusione, se si avesse vaghezza di vagliare quest'apologia
del buon fratello Giuseppe Apicella, se ne potrebbe cavare, per le
confessioni che vi semina, un atto d'accusa de' piu stringenti della

malvagita massonica. L'odio alia Chiesa ed al suo Cristo vi trasuda


da ogni pagina. Non solo non si perita, ma si vanta di strombettare
e d' illustrare gli obbiettivi, ossia le empieta anticristiane, che la
setta roira al presente di far passare in leggi per 1' Italia ;
e sono
il divorzio e, finche questo non si sia ottenuto, Yobbligatorieta
della precedenza del matrimonio civile, cremazione, Yabolizione
la
della legge sulle Guarentige, oltre il combattere a morte la concir
liazione tra la Chiesa e lo Stato.
II buon fratel Giuseppe va lieto del plauso, che al suo lavoro
hanno grandi maestri Lemmi e Ballori. Se non gli e discaro^
fatto i

lo preghiamo di gradire ancora il nostro. Quelli glielo hanno fatto,

perche il lavoro suo pud confondere il gesuitismo, accusatore della


massoneria : noi glielo facciamo, perche giustifica appieno le accuse
del gesuitismo; ed agli occhi del mondo profano, fornito di buon
senso naturale e cristiano, riesce un'involontaria apologia, non del
nefando Ordine massonico, bensi deU'enciclica genus e Humanum
della Lettera agV Italiani, con cui il Papa Leone XIII ne ha sma-
scherate le imposture, le turpitudini e 1'empieta.
SCIENZE NATURALI

1. Perch& piova in montagna piu che al piano. La formazione delle nuvoie


e della pioggia. La parte che vi ha prohabilmente T elettricita. 2.

L' influsso dei fili telefonici a diminuire il numero delle folgori. 3.

Attrazione esercitata dai medesimi sui proiettili di ferro. 4. Lun-


ghezza chilometrica dei fili e cavi telegrafici esistenti. 5. Notizie

procurateci dalla immersione dei cavi. 6. La statua gigantesca di

8. Fedele, in Palazzolo dell'Oglio, lavorata a galvanoplastica.

Perche piove in montagna piu che al piano? Quanto al fatto,


1.

sso si ammette comunemente, e lo riconfermano le osservazioni di


parecchi meteorologi. II Guilbert citato dal Cosmos (n. 575) ne cita
varii esempii. Sulle cime dei Vogesi piove il triple che a Nancy a ;

Langres il doppio che a Parigi al Puy du Dome tre volte piu che
;

a Clermont *. Discorrendo del Belgio, il Lancaster scrive Si osservi


:

la rispondenza che corre fra la carta pluviometrica del nostro paese e

1'ipsometrica 1'una da il rilievo dell'altra, ancora nelle particolarita


:

meno considerevoli. Similmente il Belgrand, dopo vent' anni di os-


servazioni e di confronti, conchiudeva In generale la quantita della
:

pioggia cresce coll' altezza del luogo. Vero e che lo stesso Belgrand,
dietro ai fatti recati in contrario dal Yignon ed altresi dall'Arago,
ammise che quella regola non va senza eccezioni; ma queste non
sono tante che bastino ad infermarla. II difficile e darne una ragione
che persuada, giacche la meteorologia, conviene pur dirlo, quanto si
affaccenda nell'accumulare e registrare, nelle sue tabelle quotidiane e
mensili, sequenze interminabili di minuti appunti sulle variazioni di
temperatura, di pressione barometrica, di umidita, di elettricita, di
magnetismo, altrettanto poco e progredita, general mente parlando,
nelP accertare le cause de' fenomeni, e chiarirne la genesi, che il

proprio compito di ciascuna scienza a riguardo dell' oggetto suo. E


per restringerci al caso nostro, per qual cagione il vapore acqueo

1
Bulletin mensuel de la Commission mttforologique de Calvados.
724 SCIENZB
dell'atmosfera si precipiti in pioggia noi lo
sappiamo tanto poco quanto
poco sappiamo il come e
perche del formarsi nelle nubi la neve e
il

la grandine, quella d'inverno e questa d'estate; e la genesi del


vento,
e la legge che governa le folgori nelle loro cadute e nei loro capric-
ciosi andamenti.

Sappiamo che il vapore acqueo, che trovasi sospeso invisibilmente


nell'aria, raffreddandosi, soffre un primo condensamento che ne ag-
gruppa e rende visibili le particelle. Cio avviene non solo al vapore

che sfugge alle nostre pentole, o che rendiamo coll'alito dai polmoni,
ma anche a quello che viene a contatto del ghiaccio e dei sorbetti, onde
se 1'aria e carica di umidita, pare che famino. Non e quindi irra-
gionevole lo spiegare allo stesso modo la formazione delle nubi e della
nebbia, che vedjamo in autunno levarsi dai fiumi e dai prati e dai
fianchi dei poggi, donde s' innalza talora a falde fino ad ingombrare il
cielo. E appunto per dar ragione di cotesto mo to ascendente, si sup-
poneva non molti anni addietro che le particelle del vapore si
fino a

disponessero nel raffreddamento in forma di vescichette, come le bolle


del sapone, e si rendessero cosi piii leggiere dell' aria, il che non

puo stare se non supponendole ripiene di un gasse molto piu leggiero


di quella, p. e. d' idrogeno, come i palloncini prigionieri con che si
baloccano i bambini nelle passeggiate. La forma vescicolare avrebbe
giovato al piii per rendere le particelle del vapore ubbidienti ad ogni
impulso dei filetti ascendenti dell' aria ma a cio basta, come pei
;

bruscoli della polvere, la loro tenuita. Aggiungendosi a tutto questo


che P esame diretto non mostra nulla di una tale struttura, 1' ipotesi
e il nome
di vapore vescicolare ne caddero ben presto in disuso.
Ma checche sia di cio, anche la spiegazione or ora indicata, della
prima condensazione dei vapori atmosferici, se ci addita una causa
assai probabile del fenomeno, non ci dice pero che quella causa sia
ne univereale ne unica, e lascia nel buio le leggi secondo le quali

essa opera. II rannuvolarsi del cielo proviene, dicono, dall'incontro


di due masse d'aria di diversa temperatura e cariche ambedue, o al-
meno la piu calda, di vapore. Ora, senza essere ne Isaia ne Giezi, ognuno
avra osservato talvolta, non che all'orizzonte e sul mare, ma nel bel
mezzo del cielo 1'apparire di una nuvoletta che, mostrandosi da prin-

cipio come una macchiolina non piu grande dell'orma d'un piede
umano, nubecula parva tanquam vestigium hominis, s'allargava poi e
s'addensava in nuvolo burrascoso. Cotesto modo di formazione non
suggerisce certo a chi ne e spettatore 1'idea dell'incontrarsi
due
masse d'aria e nel mescuglio condensarsene il vapore. E poi a qual
punto di freddo il vapore acqueo si condensa egli? Un punto fisso
non pare che vi sia, poiche ancor d'estate fumano, benche meno, le
vivande, e d'inverno 1'aria anche umida non e sempre nebbiosa.
il
NATURALI 725
fenomeno dipencle piuttosto dalla differenza delle due temperature e
insieme dalla quantita del vapore latente nell'aria ? Sono tutti punti
che andrebbero chiariti e determinati per potere con essi riscontrare
la suddetta ipotesi nei casi particolari e riconoscerne la sufficienza o
Tinsufficienza.
Or queste dubbiezze valgono molto piu a rispetto della causa che
determina il vapore delle nubi in pioggia.
precipitarsi ulteriormente il

A dimostrare quanto incompiuta, se non errata, sia 1'ipotesi che at-


tribuisce quel fenomeno al raffreddamento, basta il fatto volgarissimo
dello sciogliersi in acqua le nubi estive, ancorche basse e calde anzi
nei paesi tropicali ancor caldissime, mentre i cirri a 10,000 metri e
piu d'altezza con 40 gradi sotto lo zero si mantengono vaporosi; e
altrettanto si osserva nelle nebbie polari, per non dire delle nostrane.
B dunque necessario rintracciare un'altra causa, che, sola o associata
col freddo, spieghiil generarsi della pioggia e il pensiero natural-
:

mente corre alia elettricita. Questo agente sembra infatti volercisi


rammentare colle rovinose scariche dei fulmini e col romoroso schianto
dei tuoni, e specialmente col rinforzo degli acquazzoni, che si collega
colle scariche. A
cio potrebbe obbiettarsi che tali manifestazioni elet-
triche non sogliono osservare che nei temporali e che alia fin fine,
si ;

volendo attribuire la formazione della pioggia all'azione dell'elettri-


cita,converrebbe indicare il modo probabile di quell' azione, in con-
formita colle leggi che d'altronde ne conosciamo.
A tal domanda soddisfa un corrispondente del Cosmos di Parigi
(22 fevrier 1896 p. 355) a proposito dell'altra questione, dalla quale
prendemmo le mosse, del sovrabbondare le piogge nelle regioni mon-
tuose. Presupponiamo, cosi egli in sentenza, che tra il suolo e le nubi
sovrastanti vi sia, come v'e d'ordinario, una differenza di carica elet-

nube, negativa nei suolo. Ne segue naturalmente


trica, positiva nella
che nelle protuberanze terrestri, poggi, monti e rialzi quali che sieno,
si accumuli per influenza una carica di nome contrario piu intensa

e persistente, che in un punto qualsivoglia della pianura.


Dall'altro canto una nube non e carica di elettricita a modo di
un conduttore continue che si scarica per semplice contatto di un suo

punto qualunque col suolo. Nella nube, ciascuna molecola di vapore


sta da se e porta la sua piccola carica, in virtu della quale si man-
tiene isolata da tutte le molecole circostanti, fornite, siccome sono,
di elettricita omonima, e percio respinte da lei, che a vicenda ne e
respinta. Che se un'azione estranea o vinca cotesta repulsione o ne
distrugga la causa, le molecole correranno ad unirsi le piu piccole
alle piu voluminose, e si formeranno le gocciole che cadono in pioggia.
L' azione estranea puo essere di natura meramente meccanica per
via di scotimento, quale e quello che si manifesta anche all'udito
726 SGIENZE
negli schianti del tuono sebbene questo, a ben mirare, e posteriore
;

alia scarica elettrica. E percio forse riuscirono vani i


saggi, tentati
da imagines! americani, per ottenere la pioggia per mezzo di romorose
esplosioni. Al contrario pud darsi che il mescolamento di due masse
vaporose, d'
ineguale temperatura, favorisca il ravvicinamento ed
eziandio 1'aggruppamento delle molecole del vapore soprattutto per
1' ineguaglianza, che la accompagna, della carica elettrica.

Ma 1'aggruppamentb puo derivarsi eziandio dal mutuo influsso


elettrico fra la nube e il suolo, mediante il veicolo dell' aria frapposta
e dei vapori di cui essa medesima si mostra sempre carica nei di

piovosi. Sappiamo anche troppo come Paria umida e buona condut-


trice; onde 1'isolamento reciproco, fra la terra e la nube, non e a
pezza quale altri s' immagina, prescindendo dal conduttore invisibile
che vi si tramezza. Primieramente infatti, le molecole vaporose, venute
a contatto con la terra, si riducono ad elettricita omonima con essa,
e tosto provano la sua ripulsione e per contro 1'attrazione della nube,
verso la quale tendono ad innalzarsi. Ne perche, nel sollevarsi, s'in-
contrino per avventura con altre molecole di elettricita contraria,
avverra per questo che si condensino in pioggia, mostrandoci il fatto
che la precipitazione acquosa richiede di regola ordinaria il passaggio
per un primo condensamento in vapore visibile e per questo e cosi
;

raro il vedersi cadere qualche goccia a ciel sereno e quando cid


;

sembra pur avverarsi, & a dire piuttosto che il vapore condensato e


in si piccola quantita, che non basta a farsi scorgere sul fondo chiaro
del cielo.
Pertanto, se coteste molecole s' innalzano fino alia nube, vi reche-
ranno Pelemento eterogeneo, che si richiede a rompervi Pequilibrio
elettrico. Ma ancor senza questo, di tali elementi ne puo sommini-
strare lo strato superiore dell'aria intermedia, conduttrice come e e

comunicante, di sopra, colla nuvola a cui si tramescola, e, di sotto,


col suolo.Ammessa questa ipotesi, che ci siamo permesso di ridurre
a maggior precisione e chiarezza, e facile spiegare il vantaggio che
hanno le alture sui piani e sugli avvallamenti del terreno per riguardo
all'abbondanza della pioggia che vi cade; giacche in quelle si adu-
nano le circostanze piu favorevoli, per parte cosi dell 'elettricita come
dello scambio dei vapori. Ad ogni modo resta vero che la meteoro-

logia ci guadagnerebbe un tanto, se nel ten tare la spiegazione dei


fenomeni atmosferici tenesse maggior conto dell 'elettricita, non vaga-
mente perd, ma scendendo al particolare, e non alia sola stregua di
certe leggi formolate dietro le minuscole esperienze dei gabinetti, ina
riconoscendo le modificazioni che esse presentano nella grandiosita
dei fenomeni naturali. La teoria delle onde marine e dei sollevamenti
NATURAL! 727
della scorza terrestre mal
si formerebbe sulle crespe di una vasca o
di na pallottola di creta.
11

2. Poiche discorriaino d'elettricita, ecco una notizia rassicurante

per coloro che non guardano senza sospetto tutti quei fili conduttori,
onde nelle nostre citta ci si forma sopra capo una rete, e servono
alle comunicazioni telefoniche. Pazienza per 1'estetica che ne soffre:
tra il bello e Futile sara sempre vincitore il secondo ma non e piu
;

Cosi quando all'utile si associa un pericolo. Or non ci sarebbe caso


che tutti quei fili conduttori attirassero in tempo di burrasca, le sca-
riche atmosferiche ? Sia stato per altrui impulso o di proprio moto,
la Direzione dei telegrafi diGermania s'e voluta sincerare di questo
punto, e sincerarne il pubblico altresi, per sua quiete. Prese le piu
accurate informazioni da 900 citta fra grandi e piccole, delle quali
340, e sono le piu notevoli, provvedute di rete telefonica, e 560 che
ne sono prive, s' e trovato che la media del numero delle folgori
cadute ad ogni ora di temporale e di sole 3 per la prima categoria
e di 5 per la seconda. I fili telefonici adunque non che moltiplicare
ne diminuiscono anzi il numero, aprendo al fluido uno scolo
le folgori,

perenne, come fanno le rotaie della ferrovia, ed i fili del telegrafo.


Ben inteso che percio stesso non e cosa prudente il gingillarsi col
telefono ne col telegrafo in tempo di burrasca, non essendo raro ad
avvenire che alle stazioni si avverino delle scariche non esenti sempre
di paura e di danno ancora.
3. Intorno alia forza di attrazione esercitata dai conduttori elet-
trici s'e divulgata teste una notizia che si direbbe coniata pel 1 di
Aprile o mandataci d' America, tanto e miracolosa. Pel capo della pro-
venienza siamo sicuri, poiche ella viene non dall' America, ma dalla

Svizzera; quanto alia data, ci rimane qualche dubbio, perche la ri-


portano bensi citando la Gazette de Lausanne, ma senza indicazione
del giorno suo natalizio. Si tratterebbe della deviazione delle palle
dei fucili ed eziandio dei cannoni, se di fianco alia loro traiettoria
sieno stesi dei fili recanti una corrente elettrica. Al dire della Ga-
zette, lascoperta ebbe origine da un'osservazione fatta al tiro federate
di Winterthur. Fu notato che la maggior parte dei tiri eseguiti dal
lato destro del -campo avevano colpito alia diritta del bersaglio, e quei
di sinistra,- a sinistra. II fatto puo esser vero e le ragioni diversis-
sime ancorche non se ne sappia assegnare nessuna. Ma ecco aggiun-
gersi alia prima una seconda osservazione suggestiva. Saggiando le
palle, cavate dal bersaglio o dal terrapieno, si trovo che quante ve
ne aveva composte o in tutto o in parte di ferro, erano calamitate.
Altro lampo di luce. Lungo il campo del tiro di "Winterthur, a di-
ritta e a sinistra, corrono due distese di fili conduttori a uso del te-
728 SGIENZE
lefono e della soneria elettrica. Sarebbe mai da cercare in quest! fill
la causa cosi della deviazione delle palle come della loro maguetiz-
zazione? Stando sempre al detto della Gazette, la Commissione Fede-
rale per gli esperimenti ha giudicata la questione meritevole d'esame,
e 1'azione attrattiva del conduttori sui proiettili di ferro non sarebbe
soltanto confermata, ma dimostrata cosi strapotente, che preferiamo
rimetterne la relazione ad altra Appendice, quando i fatti siano ac-
certati da irrecusabili testimonianze.
4. Cotesti fill trasmettitori dell'energia elettrica e con essa della
forza meccanica, della luce e del calore, ricopiano nelle nostre citta,
anzi nel mondo civile, la rete di fibre nervee, che con ufficio somi-

gliante pervade il corpo di un individuo umano, e ne mantiene le


parti in vicendevole comunicazione. Tornerebbe impossibile il dire a
quante centinaia di migliaia di chilometri si estendano in somma i
soli conduttori, deputati esclusivamente alle comunicazioni telefoni-

che. Dei soli fili telegrafici, stando all'Almanacco di Gotha del cor-
rente anno, la Germania, al 1 gennaio del 1894, ne contava 464,707
chilometri, la Gran Brettagna 343,514, la Francia colP Algeria 318,733 ;

ilBelgio 58,078; la Svizzera 20,092, e cosi di seguito.


Da questo centro di civilta che e 1'Europa, i conduttori si dira-
mano alle altre parti del mondo fino all 'ultimo lembo si a dell'Oriente
sia dell'Occidente, dove s' incontrano e rannodano. Ne in cid s'e fatto
a miseria. D'Europa noi comunichiamo per quattro vie, due
coll' Asia

delle quali riguardate come principali. L'una, terrestre, attraversa


tutta la Russia asiatica fino a Wladivostock, donde prosegue con tra-

gitto sottomarino fino al Giappone che vi sta dirimpetto, e di li nella


Cina. La seconda via, sottomarina, approda all'Asia da mezzodi. Passa
per Malta, Alessandria, il Mar Rosso, Aden, Bombay. Quivi si ripi-

glia colle linee inglesi che a traverso la Birmania vanno fino al Siam
a Bangkok e in Cocincina. Da Madras poi parte un sottomarino, che si
spinge a Singapura, fra la penisola di Malacca e Sumatra, prose-
guendo di la a Saigon, al Tonkino, Hong-Kong e Sciangai nella Cina
e su fino al Giappone mentre da Singapura si dirama verso PAu-
;

stralia, che da Sydney ne stende un altro alia Nuova Zelanda.


Fra 1'Europa e PAmerica del Nord corrono otto cavi inglesi e due
francesi.Di la i dispacci raggiungono per terra PAmerica meridio-
nale, a meno che si sieno giovati dei due cavi che congiungono di-
rettamente Pernambuco, Puno con Lisbona, dopo aver toccato le Ca-
narie, Paltro con Cadice.
Le comunicazioni con P Africa si mantengono per tre linee. La
prima e quella di Cadice, giovandosi del cavo di Pernambuco, che
tocca S. Luigi nel Senegal : la seconda, partendo da Lisbona co-
NATURALI 729
steggia 1'Africa fino a Bathurst, e di quindi precede fino al Capo :

la terza prende cavi che da Malta van no a Aden, e si riallacciano


i

quivi con un cavo speciale che serve le stazioni a levante dell'Africa


fino a Porto Natal, dove incontra le linee della colonia del Capo.
Non abbiamo a gran tratto ennmerati tutti i conduttori sottoma-
rini che sono, in questo campo, il trofeo piu glorioso dell'ardimento,
e dello studio teorico e pratico della Natura nel nostro secolo. Basti
accennare che nell'ottobre del 1894 i cavi sottomarini correvano
per
la lunghezza di 292,623 chilometri *, sommergendosene ogni anno in
ragguaglio 12,000 chilometri. Ne tuttavia cotesto apparato gigantesco
e baste vole al bisogno delle corrispondenze, che, posti i vantaggi of-
fer ti da un tal mezzo, 1'uso, a chi non vuole per informazioni star
di sotto ad altrui, ne diventa necessario. A renderlo poi vie piu ac-
cessibile concorre la cresciuta
agevolezza delle tariffe, proveniente
dall'avere 1'esperienza dimostrato che i cavi durano assai piu a lungo
che non si supponeva. Gia di quelli immersi dopo le prime prove e
coi primi perfezionamenti nella loro preparazione, s'e visto che gli
80 per 100 reggono per oltre a 20 anni:e ve n'ha piu di 2000 chi-
lometri che servono da 30 anni, e oltre a 27,000 tuttora in pieno
esercizio dopo 20. Di qui la minore urgenza del rientrare nelle spese

d'impianto e la possibilita del moderare gl'interessi annui che per


qualche societa sono saliti fino a 8 e 10, e persino 19 /
.

5. L' immersione dei cavi sottomarini e gli studii da essa occasional

trassero in luce parecchi fatti e parecchie leggi riguardanti la fisica in

genere e la fisica terrestre in ispecie. Si trovd p. e. che i fili metallic!


conducono meglio 1'elettricita a temperatura bassa, e per converse i
corpi isolanti, cell'abbassarsi della temperatura, resistono meglio allo
sperdimento del fluido. Ne viene che un filo telegrafico si volge in ter-
mometro, che, coll' indebolirsi o rinforzarsi della corrente da lui tra-

smessa, rivela la temperatura delle profondita marine in cui e im-


merso. Con questo indizio si e trovato che la temperatura dell'Oceano
nelle grandi profondita, sotto qualunque siasi latitudine, e sempre a
un dipresso di 0. Nell'Atlantico Pinflusso delle cause esterne sulla
temperatura non si estende oltre a 80 metri di profondita. A 1800
metri la temperatura vi e di 2 o 3 e diminuisce di 3 decimi di
grado per ogni 400 metri. Le acque del Pacifico sono generalmente
piu diacce che quelle dell'Atlantico.
Fra le isole Feroe e la Scozia si nota il curioso fenomeno di due
correnti sottomarine che si rasentano senza mescolarsi. L'una piu
calda con 5, 9 a 1240 metri di profondita proviene dal Sud ;
1'altra

1
Journal t6lgraphique, 25 janv. 1896.
730 SGIENZE
piu fredda con 1,2 sotto lo zero a 1030 metri, scende dalle region!
polari.
Nel Mediterraneo la variazione di temperatura segue tutt'altra legge
che nei mari aperti. La superficie presenta circa 28*; al fondo s'in-
contrano da per tutto 12 o in quel torno.
Q-li scandagli premessi alia immersione dei cavi ci procacciarono
le prime notizie intorno alia configurazione e alia natura dei fondi

inarini, accresciute poi dalle esplorazioni che ne furono fatte in se-


guito per iscopo meramente scientifico. La maggior
profondita, scan-
dagliata dai telegrafisti, fu di 6400 metri nel Pacifico fra Yokohama
e Honolulu. La Tuscarosa, della marina degli Stati Uniti, indico dipoi,
sulle coste del Griappone, un punto dove la profondita toccava gli 8500
metri e i piu recenti scandagli del Penguin, della Marina Reale in-
;

glese, Cap. Balfour, fecero conoscere presso le isole degli Amici tre
abissi della profondita di 9193, 9422, e 9437 metri che e fino a ;

questo giorno la massima delle depression! conosciute. Eesta pero


sempre ai telegrafisti il vanto di aver dato un primo concetto piu
giusto, delle ineguaglianze della corteccia terrestre, ricoperta dalle
acque oceaniche a non dire di parecchi altri ragguagli, allora nuovi,
:

circa le condizioni del suolo e della vita nei fondi marini.


La galvanoplastica, altra applicazione deU'elettricita, e entrata
6.
cosi nell'uso e vi e condotta a tal perfezione, che di rado occorre
doverne parlare. Oramai la doratura e inargentatura galvanoplastica,
e 1'elettrotipia colla quale si riproducono in indefinite i rami incisi,
e la fabbrica di utensili, fanali, ornati e statue per via di correnti
galvaniche, sono tutte applicazioni entrate nell' industria quotidiana.
Solo di tanto in tanto ci si presentano opere che per la vistosita loro

escano dall'ordinario, come si avvera in un monumento collocato teste


a Palazzolo delPOglio, 1'antica Palatiolum dei Romani, e oggidi grosso
centro d' industria fra Bergamo e Brescia, onde le applicano il titolo
di Manchester bresciana.
Ve quivi una torre monumentale, che si conta fra i bei cainpa-
nili d' Italia, incominciata nel 1803 da quel popolo per impulse di
un sacerdote, che, a farlo apposta, dicono si chiamasse Torrazza. I
lavori ne furono diretti dagli architetti Bessoni e Berenzi, e la cupola
se ne rifece ai giorni nostri in forma piu graziosa dall'Arcionni ar-
chitetto bresciano. In cima a co testa cupola, portava il disegno che
fosse collocata una statua gigantesca di S. Fedele patrono della citta.
Perocche quivi abito, giusta la leggenda, il santo, soldato romano, e
uno dei primi martiri della Fede. La statua, alta 7 metri, secondo la
forma fattane in creta dallo scultore Eicci, se si colava in bronzo,
non poteva pesare meno di 50,000 chilogrammi, peso per piu capi
NATURALI 731
inconciliabile coll'altezza a che doveva collocarsi. Fu preso adunque
il partito di comporla in galvanoplastica, col qual processo si calcolo
di poterla ottenere pesante non piu di 800 chilogrammi, come si vide

poi realmente ad opera compiuta.


L'operazione fu eseguita nello stabilimento artistico del Conte Tu-
rati a Milano con rara abilita. II modello del Ricci fu riportato in
gesso e diviso in 17 parti all'infuori degli accessorii, come la lancia,
la spada e la palma. II bagno era formato di una soluzione a base di
solfato dirame, e la corrente moveva da una dinamo di 600 ampere,
messa in azione da un motore a gasse di 4 cavalli. L'operazione per
ciascuno dei pezzi domando da 10 a 12 giorni per condurre il depo-
4 millimetri. Coteste porzioni minor!
sito metallico alia grossezza di
furono poi congiunte in cinque parti principali, le gambe, cioe, il
tronco, le braccia e la testa, che si dovevano riunire e avvitare sul
posto, giovandosi delle tacche percio preparate nella stessa fusione
dei singoli membri.
A quel che ne scrivono, 1'opera e riuscita a maraviglia sotto ogni
rispetto, non escluso 1'economico, poiche la sua composizione mate-
rialenon costo che 8 o 10 franchi al chilo, cioe da 6000 a 8000 fran-
chi in tutto. Peruna statua di 7 metri e una miscea. Eesta ad au-
gurare a questo monumento di arte religiosa una perpetua vittoria
contro gli attentati delle bufere e dei fulmini, al che avranno certa-
mente provveduto nel miglior modo possibile i suoi valorosi autori.
CRQNACA CONTEMPORANE\

Roma, 16-31 maggio 1896.

I.

COSE ROMANS
1. Leone XIII intercede presso Imperatore di Etiopia per la liberazione
1'

de' prigionieri italiani. 2. Incoronazione dell' immagine di Maria SS.


ad rupes e pellegrinaggio romano. 3. L'Ambasciata della S. Sede

alle feste di Mosca. 4. La comunione in fiocchi agl'infermi non piu

soggetta a contravvenzioni : che cosa ne dicano certi scrittori anticri-


stiani. 5. Decreti delle Congregazioni romane.

Secondo un sublime principio della filosofia della storia, cioe


1.

che avrenimenti del mondo servono al regno di Dio, la questione


gli
de' prigionieri italiani in Africa, da soggetto delle Cose Italiane e di-
venuta all' istante un paragrafo delle Cose Romane. E cid per due
fatti. II primo e privata del sacerdote Wersowitz Key,
la missione
spedito dal comitato delle signore romane. Egli e gia partito verso
lo Scioa per lo scopo di soccorrere di vesti, medici e denaro i pri-

gionieri italiani, e di liberarli, se e possibile, colle armi pacifiche


della carita cristiana. Egli parti co'suoi compagni da Napoli, il 20

maggio, a bordo del Vincenxo Florio, fatto segno all'ammirazione


di tutta la cittadinanza. Alcune efl'emeridi di Roma avevano contro
di lui 1'accusa ch'egli fosse un reietto della polizia au-
lanciata

striaca, e che andasse in Africa per fini politici ma era una bugia ;

e le signore del Comitato hanno dato la mentita a quelle afferma-


zioni, pubblicando come il detto sacerdote partisse muni to di passa-
porti autentici delle due Ambasciate austriache di Roma. II Wersowitz
e un polacco austriaco, Conte dell' impero. Fu gia nel ministero di
agricoltura a Vienna, e nell'Accademia del Theresianum di quella citta
fu collega del generale Baldissera. L' altro fatto, senza dubbio di

maggiore importanza, e la lettera del S. P. Leone XIII scritta all'Im-

perator d' Etiopia e recata dal Yicario patriarcale cattolico de' Copti
per ottenere la liberazione de' medesimi prigionieri italiani. La notizia
GRONAGA GONTEMPORANEA 733
fu comunicata officialmente dall' Osservatore Romano del 1 giugno e
subito fu un discorrerne come di un avvenimento. Essa e di questo
tenore :

Una grata notizia siamo oggi in grado di porgere ai nostri lettori.


IISanto Padre Leone XIII, compreso di pieta paterna verso i nostri prigio-
nieri in Africa, si e rivolto per lettera al Negus, chiedendone con calda pa-
rola la restituzione. Nel dicembre del 1878, Menelik, allora Re dello Scioa,
invi6 al Pontefice, recentemente eletto, una lettera di felicitazione, per
mezzo Monsignor Massaia, poi Cardinale, in quei tempi Vicario aposto-
di
lico delpaese dei Gallas. Inoltre, nell' occasione del Giubileo sacerdotale,
gli mand6 in dono alcuni codici abissini, che ora si conservano nella bi-
blioteca vaticana. In ambedue gl' incontri Sua Santita espresso per lettera
al Principe africano la sovrana sua compiacenza e gratitudine. II fatto di

queste relazioni anteriori e tomato, come si vede, opportuno in queste do-


lorose contingenze poich& il Santo Padre ha potuto pigliarne buon destro
:

a tentare presso il Negus, con qualche maggiore speranza, 1'


opera della
intercessione. Sappiamo che T incarico di presentare la lettera pontificia,
che speriamo di poter pubblicare a suo tempo, e stato commesso a Monsi-
gnor Cirillo Macario, Vicario patriarcale dei Copti della Chiesa alessan-
drina. Egli & gia da alcuni giorni in viaggio, ailo scopo di compiere la sua

missione, cui auguriamo cordialmente pieno successo.


Come dicevamo, tutti parlarono subito della notiziacome d' un
fatto meraviglioso, anche se le intenzioni del Papa non sortissero
1'effetto.Alia Camera de'deputati vi fu chi ne interrogo il Presidente del
Consiglio, il quale rispose dicendo II mio pensiero e semplice. E
:

il pensiero che si ispira subito ad un sentimento di riconoscenza. lo

credo che il Sommo Pontefice abbia ubbidito, cid facendo, ad un sen-

timento cristiano, ad un sentimento umanitario, tutto proprio della


sua sublime missione e ad un sentimento di affetto verso la grande
patria italiana. Se questo e stato il sentimento del Sommo Pontefice,
il sentimento del Governo italiano non pud essere che di viva rico-

noscenza. II portavoce dell' idea anticristiana, la Tribuna, non per


amore del Papato (che 1' atto del Papa ha osato chiamare una ven-

detta politica) ma per bile contro i Minis tri, dopo aver detto il Papa
una palma ne' giardini italici e i Ministri lattughe, fa uno splendido
elogio dell' atto di Leone XIII. Elogio, che ci ricorda il profeta biblico,
il quale, chiamato a maledire le tende di Giacobbe, le benedisse :

La potesta della Chiesa (essa scrive) ha tutto da .guadagnare presso


il popolo italiano, nel mostrarsi essa sola curante nelle disgrazie, essa
sola forte e rispettata nel mondo, per ricondurre alle case desolate e
ridare alle addolorate famiglie i
poveri soldati dispersi. E, mentre
altre voci tacciono, la voce del Papa si leva, dolce ed umana, e, at-
traverso 1' azzurro dell' ideale religioso, passa i monti e i mari, per
arrivare maestosa di gloria e di autorita fino al cuore del barbaro che
ha umiliata 1' Italia. Quel che non pud la nazione, potra il Papa :
734 CRONACA
quel che un esercito non vuole ottenere, otterra una santa parola e :

la,dove il nome d'ltalia e vinto e deriso, trionfera il nome di Leone XIII.


Prodeunt vexilla regis, la dove fu abbattuta la bandiera, che Garibaldi
fece trionfare contro tutti i nemici.... Edecco, le feste del XX set-

tembre, che 1'on. Di Rudini non voto, vendicate e annullate


Cosi !

quell' effemeride anticristiana, la quale chiama inoltre la lettera pa-


pale 1'elogio funebre dello Stato italiano fatto dalla Chiesa soprav-
vivente Come ognun vede, lo spregio che si vuole condensare contro
.

i presenti Ministri italiani s'acconcia con piu ragione contro il pas-


sato ministero del Crispi. Quanto a ci6 che si afferma della Chiesa, a
noi non resta che registrare questa pagina nella storia romana. Al

primo e al secondo messaggero dobbiamo aggiungere un terzo, che


e partito ultimo per lo Scioa per la liberazione degli stessi prigio-
nieri. Egli e il dottor Nerazzini, spedito dallo stesso Governo italiano.
2. Presso Nepi, nella provincia di Eoma, vicino al Castel S. Elia,

si venera, da circa un secolo, un' imagine di Maria SS., detta S. Maria

ad rupes, in una cappella posta a ridosso d'un burrone, donde 1'ima-


gine ebbe il nome. II santuario fu scavato nel secolo scorso dall'ere-
mita Giuseppe Rodio. Dall'alto del Castel di S. Elia vi si discende
per due vie una e una galleria sotterranea, scavata dal monaco Rodio
:

e conta ben 140 gradini, finita da lui il 1796 1'altra e una scala
;

esterna, costeggiante una parte della rupe gigantesca di tufo. Giu in


fondo, quando si e nella piazzuola innanzi al santuario la scena
che da un lato fa vedere ad una altezza prodigiosa la storica Nepi
con le sue cupole, con i suoi campanili, con le sue fortificazioni co-
struite dal Sangallo, e meravigliosa. Accanto al santuario i France-
scani irlandesi, che ne sono i eustodi, hanno fabbricato un bel con-
vento. Or, in qiaesto santuario, che e stato gia parecchie volte meta
di pii pellegrinaggi anche da Roma, il giorno 17 maggio si videro
adunate un circa dieci migliaia di persone, accorse dai paesi vicini
e principalmente da Roma stessa. Quel giorno era indetta la incorona-
zione dell' imagine medesima con corona del Capitolo vaticano, come si
suol fare per le imagini piu venerate. I promotori del pellegrinaggio
romano furono il direttore della Vera Roma e 1' Unione cattolica ita-
liana; il Cav. De Angelis era a capo de' pellegrini e Mons. Costan-

tini, Elemosiniere di S. S., recava le corone in nome del Capitolo


vaticano.La solennita riusci splendidamente, prendendovi parte anche
i Yescovi di Sutri e Nepi, di Civitacastellana, di Yeroli, Mons. Riggi
Prefetto delle cerimonie pontificie, con altri Prelati ed ecclesiastic!

romani, nonche il clero, le confraternite, varii seminarii e il popolo r

non solo di Castel S. Elia, ma di Nepi, di Sutri, di Ronciglione, di.

Monterosi, di Caprarola, di Bassano, di Capranica, di Ponzano romano


e di altri paesi. Le due processioni, quella del trasferimento dell'ima-
GONTEMPORANEA 735
gine dal santuario alia basilica di Castel S. Elia (ove si celebro la in-
corouazione) e quella del ritorno al santuario, con le laudi mariane
che echeggiavano per quegli anfratti e burroni scoscesi furono uno
spettacolo maraviglioso di fede. Dall'alto di que' colossali dirupi
e delle creste sublimi si ripercuotevano come un incanto
le grida di
Viva Maria, 1'eco delle tre bande nmsicali, lo squillo delle campane
del Castello e il canto dellMve Maris stella. La musica per la messa
pontificale era affidata alia Scuola gregoriana dell'ab. Miiller di Roma,
che fe' eseguire la Missa brevis del Palestrina e tre sue composizioni,

Ace maris stella, Tota pulchra e una Preghiera alia Vergine, riuscite,
a detta de' presenti, con soddisfazione universale. Sulla porta della
basilica di S. Elia leggevasi questa iscrizione : Accwrete Festosi e.

devoti In quest'' antica e veneranda basilica Che ricorda i trionfi


della fede sul paganesimo Caspargete Di candide e profumate rose
L'immagine bella Di Maria Nostro vanto e decoro Alia quale
// Rrho Capitolo Vaticano Impone con solenne cerimonia L'aureo
diadema.
3. II 26 maggio vi fu a Mosca, la citta santa de' Russi, la sacra

unzione e la solenne incoronazione dell' Imperator Niccold II, con quella


magnificenza che pud spiegare uno de' piu grandi imperi del mondo,
e quasi I'unicoGoverno civile, il quale abbia conservato il carattere reli-
gioso. Perche tutti ormai sanno come
i
regni e le repubbliche del-
1'Occidente, guaste dal razionalismo, hanno fatto gii da gran tempo
scissura dall'ordine cristiano, costituito da Gresu Cristo. queste feste, A
il primo a congratularsi col potente monarca & stato il Rappresen-
tante della S. Sede,, Mons. Agliardi, che gli parlo con la lingua del-
1'antico impero romano, la quale e ora la lingua sacra del mondo cat-
tolico. Ed era giusto che egli avesse la precedenza su tutti gli altri

ambasciatori, come di fatto fu. Anzi, ad evitare ogni spiacevole caso,


e non ledere i diritti di nessuno, si dovette lavorare non poco tra
le due diplomazie di Roma e di Pietroburgo. Le comparse official!
di tutti gli ambasciatori erano due: la cerimonia della consacra-
zione ed incoronazione e il banchetto diplomatico. Alia prima prov-

vide la S. Sede (ed era cosa ovvia); cioe il Rappresentante del Papa
non poteva intervenire ne intervenne alia funzione religiosa, come
funzione di scismatici separati dalla vera Chiesa ;
alia seconda com-
parsa, quella del banchetto, provvide gentilmente 1' istesso Impe-
ratore, facendo si che il pranzo Rappresentante del Papa
offerto al

precedesse d'un giorno quello offerto agli altri ambasciatori. In fatti,


Mons. Agliardi era ancora a Vienna, quando il 24 maggio gli giunse
improvvisamente un dispaccio del Governo russo, di anticipare la
partenza per Mosca, perche 1'Imperatore intendeva dare al Rappre-
sentante della S. Sede un segno speciale di stima e di ossequio. Al
736 CRONAGA
primo toccare la frontiera russa, 1'Ambasciatore della Santa Sede fu
incontrato da S. E. il signer Weniawski, a cio espressamente man-
date dal Governo; il quale in compagnia di altri ufficiali, tutti in
grande uniforme, gli rese omaggio e si disse onorato di essere desti-
nato di accompagnarlo fino a Mosca. II popolo che greniiva la stazione,
ossequiava rispettosamente 1'Inviato pontificio, a cui veniva quindi
offertoun banchetto. Non nieno onorifico e state T arrive a Mosca.
Quivi pure 1'Ambasciata della Santa Sede fu ricevuta da uno speciale
delegate del Governo e da molti personaggi eoclesiastici e militari.
4. Un articolo di polizia riguardante le processioni dice Le :

processioni sono proibite senza speciale permesso della questura, ad


eccezione pero degli accompagni del Viatico e de' defunti. Cio non
ostante, gli anni scorsi, ogni qualvolta tin Parroco recasse il Sacra-
mento agl' infermi con qualche solennita, con baldacchino e torce (il
che dicesi in Roma comunione
in fiocchi), ecco subito una contrav-
venzione ai Parroci. Si veniva quindi in tribunale, e questo assolveva
generalmente i
Parroci, posto 1'articolo menzionato. Quindi saggia-
mente nuovo Prefetto diRoma, Bonasi, di proprio mote e di altri sopra
il

di lui,ha pubblicato un ordinamento che cessi una volta ogni contravven-


zione in tali accompagnamenti per la comunione agl' inferrni. II perche
in Roma quest'anno in molte parrocchie s'e visto il SS. Sacramento
recato onorevolmente per le vie attigue alle chiese parrocchiali. Nella

parrocchia di S. Pietro, passando il Santissimo pel colonnato dinanzi


alia porta di bronzo del palazzo vaticano, la Guardia svizzera rese gli
onori militari ginocchio a terra, presentando le armi e recando la mano
al berretto,come prescrive il regolamento dell'esercito pontificio. Pa-
rimente, passando dinanzi a Montecitorio l'accompagnamento mede-
simo per la parrocchia di S. Maria in Aquiro, il picchetto di guardia
rese gli onori militari, come e prescritto. Or questi fatti hanno
fatto perdere il degli occhi a certi giornali. La Capitate dice ai
lume
liberali : All'erta...! e piii sotto Apparecchiamoci al ritorno dei
:

bei tempi del Papa La Tribuna poi ha ripetute addirittura il


!

cantico di Balam, che, a costo di esser lunghi, e necessario registrare,


come segno de' tempi.
Tutta 1' una vasta cattedrale, e pei monti e per le valli r
Italia e oggi

pei campi e per marine suonano in gloria le campane nazionali. Per


le

le vie ricoperte di fiori, le candide teorie delle nuove generazioni italiche

si svolgono osannando, mentre sotto un luminoso baldacchino d'oro in-

cedono i porporati, tenendo in alto la spera che, come un sole, racchiude


nella sua luce il corpo di Dio. Inchinatevi, liberi pensatori inchinatevi,;

o miserabili avanzi della rivoluzione inchinatevi, inchiniamoci tutti, Re,


;

soldati, ministri, cittadini d' Italia ! E la Chiesa che passa. Dopo vent'anni
(breve tempo!) la Chiesa ottiene la sua rivincita. Come vessillo tra le
miriadi essa passa g-loriosa in mezzo ai barbari della liberta. Tutte le ima-
CONTEMPORANEA 737
gini, tutte le raetafore del Cantico dei Cantici riacquistano nell'allegoria
novella forma e novella vita. Mentre dallo Stato italiano sorgono gli acri
<c odori della putrefazione, dalla Chiesa, come da un fiorente giardino orien-

tale, si svolgono ricchi di ebbrezza profumi dell'incenso, della mirra,


i

del benzoino. Mentre lo Stato italiano vacilla, la Chiesa si leva come la


torre di David incontro alle tempeste; e mentre quello abbassa gli occti

vergognoso nella disfatta, essa muove come colombi innamorati i suoi


occhi pel mondo... Che piu? lo Stato italiano non sa amare, non sa odiare ;

ed essa la Chiesa, come la Sulamita, stilla miele dalla bocca, rugiada d?a
capelli, mirra e latte dalle mani; e col latte ristora, e con la rugiada
v<
rinfresca, e col miele addolcisce il cuore della povera Italia. Lorenzo
Valla, o Giordano Bruno, o Giuseppe Garibaldi, ritornate nell'ombra: di-
scendete dai piedistalli sui quali troppo facilmente vi hanno collocate i
settari nemici del Vangelo; e voi, e i vostri prosecutori, e i vostri pane-

sacco, piegate la fronte nella polvere, recitate il mea


giristi, vestitevi di

culpa, innanzi alia sovranita papale che... oggi si afferma e si impone


nella festa del Sacramento. Mea culpa, per aver creduto all' Italia una e

grande! mea culpa, per aver pensato all' Italia forte, rispettata, onorata!
mea culpa, per aver sognato il rinascimento imperiale di Roma mea !

culpa, per avere fantasticato che 1'allobrogo patois che parla il generale
Ricotti, potesse soppiantare 1'universale latino, sia pur della decadenza !

mea culpa, mea culpa, di avere scritto e sofferto, di aver dato il pensiero
ed sangue, tutto il cuore, tutta la vita, per la creazione di una potesta
il

civile che abbattesse e soppiantasse quella ecclesiastical


Cosi dicono per intima rabbia i nuovi Balam, e cosi rivelano me-

glio i loro pensieri anticristiani ;


tutto a nostro conforto ed ammae-
stramento.
5. DECRETI DELLE CONGREGAZIONI ROMA^E. 1 // recente decreto, di

conformarsi al calendario di quella chiesa ove si celebra, comprende senza


eccezione aleuna tutti Regolari. II decreto di cui qui si parla, e quello
i

del 9 decembre 1895 e da noi riferito nel quad. 1094, pag. 230. Ora,
e stato proposto il dubbio alia Congregazione cle' riti se quel decreto

obbliga senza eccezione tutti i Eegolari, anche coloro tra essi, che
avessero avuti privilegi speciali dalla Sede apostolica stessa. La ra-
gione del dubbio veniva da cio che nel decreto non pare esista al-
cuna clausola revocatoria speciale di que' privilegi. E la S. Congre-

ga/ione con risposta dell' 8 febbraio 1896 ha deciso che il recente


decreto comprende tutti assolutamente i Regolari ed abroga ogni pri-
vilegio antecedente (Monitor e eccl., aprile, p. 30). Lo stesso Monitore
ecclesiastico in una egregia dissertazione sul recente decreto (fasc. di

marzo) fa manifesta con molti esempii la grande semplificazione e i


vantaggi che derivano dal decreto stesso. 2 Un dubbio riguardante T

i Sacerdoti regolari espulsi da un Ordine religioso o che ne escano le-


gittimamente. Con un decreto del 4 nov. 1894, che comincia Auctis
admodum, fu sancito che i Sacerdoti legati con voti solenni o semplici,
Serie XVI, vol. VI, fasc. 1104. 47 13 giugno 1896.
738 CRONACA
perpetui o temporal!, espulsi da un Ordine religiose, debbano rima-
nere sospesi dall'esercizio dell'Ordine fin che non trovino un Vescovo
che li accolga e non si provvedano di patrimonio. Per coloro poi che
avessero ottenuta licenza legittima d'uscire dall'Ordine, fu stabilito
che non escano prima deH'adempimento di quelle due condizioni. Ora,
con decreto del 20 nov. 1895 il Card. Yerga, Prefetto della Congre-
gazione de' Yescovi e Regolari, decise primo, che le due condizioni
:

devono compiersi simultaneamente, affinche sia tolta la sospensione ai


primi e possano uscir dall' Ordine gli altri; secondo, che, quanto ai
primi, anche poste le dette due condizioni, la sospensione non cessa
per cid solo, ma devono ricorrere alia S. Sede perche la sospensione
sia loro tolta. (Analecta Juris eccl., aprile, p. 591).

II.

COSE ITALIANS
1. La Camera approva miovamente il Ministero presente e deplora rammi-
nistrazione antecedente. 2. Ultime faviile del flagello eritreo, e pro-
cesso contro il Gen. Baratieri. 3. Appunti storici.

1. II 21 maggio il Presidente del Consiglio, il March. Di Rudini,

presento alia Camera la relazione fatta dalPon. Astengo sulle irrego-


larita delle spese trovata al ministero dell'interno, duce il moralis-
simo uomo che e Francesco Crispi. Si trattava di nuove immoralita, ov-
verosia prelevamenti, fatti in parecchie casse dello Stato e trasportatone
il conto a quella de' fondi secreti, titolo che non obbligava il mini-
stero al rendimento de' conti. Ducentomila lire mancavano assoluta-

mente, ne poterono essere reintegrate, perche spese per mantenere


liberti, giudei, arnesi di polizia e giornalisti. Questo e il sunto del-
1'inchiesta dell'Astengo, la quale comprende ben dieci capitoli, ove
sono determinati nominatamente tutti i prelevamenti illegali fatti dalle
diverse casse per essere versati nella cassa oscura de' fondi secreti, e
de' quali prelevamenti la somma indicata era impossibile ad essere ri-
fornita. Pubblicata quest' altra gemma delle immoralita crispine, il

Marchese di Rudini (sia per troppa delicatezza, sia per non inasprire
i
deputati amici del Crispi, che nel passatomandarono buono ogni
ma non voile
atto del dittatore) deploro si la passata amministrazione,
condannar le persone. Era una distinzione tanto sottile, che non po-
teva reggere. In fatti la medesima questione venne fuori di nuovo e
con essa fe' capolino la cosi detta questione morak, che gia da gran
tempo pendeva sul capo di Francesco Crispi. E per verita Pinchiesta
dell'Astengo non era che un capitolo di piu di un gran libro, di cui
il Cavallotti fu lo scrittore. La Camera si appassiono per essa, spe-
CONTEMPORANEA 739
cialmente perche i Crispin! vedevano imminente una riprovazione
del loro capo; talche la questione divenne politica e, come si dice,
di fiducia verso il nuovo ministero. Trattavasi dunque di disappro-
vare 1'andamento del ministero passato e approvare il nuovo. I de-
putati erano pochi, ossia soli 249. I Crispini avevano lavorato di mani
e di piedi e il Torraca a nome di tutti disse che, posto il voto in
que' termini, ne egli ne i suoi amici commetterebbero una vilta. Chiamo

disapprovare le ladrerie commesse. II Di Rudini, per contrario,


vilta il

poco curandosi dell'esito, fu non curante di radunare i suoi nel che ;

mostrd troppo galantomismo. Di modo che, fatta la votazione, il Mi-


nistero ebbe tre soli voti di maggioranza. I quali pero divennero
oltre sessanta, quando, giorno appresso, i non presenti alia votazione
il

dichiararono che avrebbero votato pel Ministero. Ad ogni modo, poste


le circostanze, que' tre voti erano significantissimi e sufficient! allo

scopo, e il Di Rudini poteva ripetere il detto d'un Ministro inglese


in simili aggiunti Ho avuti due voti piu del necessario. Cosi con
:

quella votazione la Camera fe' una deplorazione legate del Ministero


del sig. Crispi; e tutti sanno che vogliano ora dire deplorati e deplo-
razione nell'Italia sabauda. Dal che si ricava quest'altra verita sto-
rica, che sotto il Crispi 1'Italia legale ha toccato il co]mo della ruina
militare e morale. Ora torni egli sul Gianicolo ad insultare al Papa !

2. L'impresa africana, come una casa incendiata, sta ancora man-


dando le ultime faville. Cid & principalmente il processo del Gen. Ba-
ratieri, a cui debbono aggiungersi altre cose minori. II rimpatrio delle
milizie, dicono di 28 mila soldati, viene facendosi a poco a poco e non :

rimarranno nella colonia che tre mila soldati, almeno temporaneamente.


II tribmnale per giudicare il Baratieri e oramai costituito. Ne e pre-
sidente Generale Conte Luchino del Mayno, e si tiene ad Asmara. La
il

Camera ha approvato, quasi ad unanimita, il permesso di procedere


contro il Generale imputato, essendo egli legislatore alia Camera. Di-
fensore dell'accusato e Ernesto Cantoni, capitano del Genio in Africa.
Anche 1'atto di accusa & stato divulgato per le stampe e contiene
molti capi, di cui indicheremo solo i titoli, i
quali sono : /. / pre-
ccdenti alia battaglia campale; II. Lo stato delle cose alia vigilia della

battaglia; il Baratieri inganna il Ooverno centrale; III. Impossibile f

spiegazione delV improwiso attacco; IV. Condotta della battaglia e colpe


del Baratieri. Oltre 1'atto d'accusa legale, due altri documenti sono
stati pubblicati in questi giorni dai giornali della Penisola, che sem-
brano d'un'autorita incontrastata contro chi guido la malaugurata
guerra africana e sono il diario del defunto capitano Bassi e alcune
;

letteredel compianto Gen. Arimondi. II Bassi, scriveva tra le altre

cose, il 21 gennaio LTanima delle operazioni e il caso. L'Alber-


:

tone limita la sua azione esclusivamente alle truppe nere. Chi dirige
740 CRONAGA
tutte le faccende sono due o tre Tenenti del quartier generale. > E
il 25 gennaio: L'animosita del Governatore per Arimondi e conti-
nua e forse Tunica che lo distragga dalle immense responsabilita che
10 schiacciano. Dalle lettere dell 'Arimondi spigoliamo solo due pe-
riodi, che sono come raggi nel garbuglio africano. c Non so che cosa
fara il ministero. Oramai (Baratieri) e onnipotente
il B... un poco :

per politica, un po' per 1'appoggio di Crispi un po' per quello della
Massoneria... Speriamo jiunque che lo stellone continui a proteg-
gerci. E in un'altra lettera dice: lo sono calmo; spero giustizia
dal tempo galantuomo, ma la camarilla politica qui e assolutamente
indecente. Povero Arimondi, se tutta la giustizia Paspettava nel
mondo di qua ! All'occasione del processo contro il Baratieri, osser-
visi come questo e il terzo processo militare che si fa, dacche comin-
ciossi a dar effetto all' idea di costituir 1' Italia in Regno unico, e
tutti que' tre processi furono per tre battaglie perdute, cioe :
Novara,
Lissa, Abba Oarima. II primo processo fini colla fucilazione del Gen.

Ramorino; il secondo colla deposizione delPAmmiraglio Persano; il

terzo ce lo narrera la cronaca tra poco :


prevede pero 1'assoluzione.
si

3. APPUNTI STORICI. 1. // pellegrinaggio piemontese a Cussanio.


11 17 maggio, molte citta e villaggi della regione piemontese manda-
rono un circa 10 mila pellegrini al celebre santuario di Cussanio
vicino a Fossano. Citiamo, tra le altre citta, Torino, Bra, Mondovi,

Cuneo, Saluzzo, Yigone, Alba. Molti Yescovi della stessa regione si


erano messi a capo delle loro popolazioni. La vasta spianata fronteg-
giante il tempio era adorna d' orifiamme, pennoni, ghirlande ed
iscrizioni. La Gazzetta di Torino, benche liberale, rende questa te-
stimonianza di
questo gran fatto, dicendo : E giusto che Peta
nostra, in uomini pubblici fan pompa di convinzioni atee, in
cui
cui una enorme maggioranza di cittadini, padri di famiglia, tra-
scorre giorni, i mesi, gli anni, senza innalzare, tra le pareti della
i

casa, il
pensiero a Dio, oh e ben giusto che assista a queste pubbliche
!

manifestazioni, in cui i cattolici, in nome, oltreche di un principio


disciplinare, di una convinzione profonda, fanno precedere pubblica-
mente doveri verso Dio a quelli verso la societa, senza potere essere
i

tacciati di fariseismo. 2. Lo sciopero delle trecciaiuole in Toscana.

La Toscana e la terra classica de' cappelli di paglia e delle trecce di


paglia onde quelli si compongono, e in tali trecce le donne sono va-
lentissime. Tra il fabbricante di cappelli e le trecciaiuole v'e di mezzo
il fattorino o mediatore. Ora, e certo che le donne erano miseramente
retribuite, e a detta loro la colpa era de' fattorini. Questi gettavano
la responsabilita su altri. II fatto fu che si venne ad uno sciopero

generale, che duro piu giorni, non escluse violenze e tumulti. A Fi-
renze, ftnalmente, vi fu nella sala della Borsa una riunione dei com-
GONTEMPORANEA 74 t
mercianti e fattorini di prodotti di paglia da cappelli. All'adunanza,
presieduta dal March. Giorgio Niccolini, intervennero quasi tutti i
negozianti e fattorini, il deputato Niccolini, i Sindaci dei varii comuni
piu notevoli nella industria della paglia furono prese varie delibe- ;

razioni in favore delle trecciaiuole, e 1'agitazione comincid a dar giu.


3. Morte del Ten. generale Luigi Menabrea. E avvenuta il 25 mag-
gio a Chambery, dove egli era nato nel 1809. Tre sono i periodi della
vita del Menebrea, uno di quelli uomini che ebbe gran parte al moderno
assetto della presente Italia periodo militare, governativo, diplomatico.
:

Dedicatosi alle matematiche, nel 1859 ebbe il grado di Maggior generale


del genio. Promosso quindi a Tenente generale, prese parte alia guerra
<3ontro il Papa nelle Marche. Dal 1860 al 1867 fu due volte Ministro;
-edopo la battaglia di Mentana fu anche Presidente del Consiglio.
Nel 1869 gli successe il Ministero del Lanza e del Sella, sotto il
quale si bombardo Roma; e il Menabrea, tomato per poco a presie-
dere il comitato del genio, fu nel 1876 elevato all'ufficio di amba-
sciatore, prima a Londra e poi a Parigi. Nel 1890 si ritiro a vita
privata a Chambery, dove la morte 1' ha colto.

III.

COSE STRANIERE
GERMANIA (Nostra Corrispondenza). 1. La condizione di fuori; appren-
sioni d'ogni specie. 2. I Franchi di Germania. 3. Le finanze e le

spese di guerra; il matrimonio detto civile; i duelli ed il codice mi-


litare. 4. Legge scolastica; dispute religiose. 5. Le Opere di Terra
Santa. 6. La liberta delia scienza. 7. Scandali. 8. Missioni a
Berlino.

1. Per lungo tempo e assicurata la pace; nessuno vuole o pud

desiderare la guerra. Queste parole da parecchi anni sono divenute


quel che i retorici chiarnano luoghi comuni ma potrebbero logorarsi. ;

Da gran pezza la situazione non fu come adesso, si complicata e so-


vraccarica di contraddizioni. La Russia, merce 1'appoggio di Francia
e Germania, ha impedito che il Giappone si giovi notevolmente delle
sue vittorie sulla Cina. Tirando innanzi su questo carnpo la Russia
ha saputo farsi la protettrice, la tutrice della Cina, ed ottenere un
trattato segreto, che mette in pugno alia Russia ogni buono spediente,
1'esercito cioe e vantaggi
i
strategic!, di quello sterminato Impero.
Le Potenze tutte sono minacciate dalle sfavorevoli conseguenze
altre
di questo trattato ma esse son disunite e mal la possono contro la
;

furba diplomazia russa. L' Inghilterra da sola non pud nulla, e d'altra
parte ha sulle braccia la bega dell'Egitto e dell 'Africa australe. Per
cagione dell'Egitto e in relazioni freddissime colla Francia, ed il Trans-
742 CRONACA
vaal le oppone resistenza perche sa di essere spalleggiato dalla Ger-
mania ed anche un po' dalla Francia. E poi il Transvaal ha collegati
1'Orange e i Boeri di tutti i paesi a mezzodi delP Africa. II paese dei Ma-
tabele, che sta combattendo coll'Inghilterra, e un alleato in qualche modo-
anch'esso. Nel Venezuela 1' Inghilterra ha dovuto arretrarsi a fronts

degli Stati Uniti. Francia e Germania rimangono disunite dal 1871


in qua, e la loro politica straniera e predominata da questa loro dis-
unione. Per cio la Francia si e gittata in braccio alia Russia, e so-

stiene la politica di costei a scapito degl' interessi proprii perche favo-


;

risce la Russia altresi in Armenia, nell'Asia Minore e nella Palestina r

specialmente poi nella penisola balcanica, ove sono sacrificati gli in-
teressi cattolici. Yero e che la Francia, col sostenere le pretensioni
russe in Bulgaria ecc. combatte la triplice alleanza. Ma la Chiesa
soffre nocumento da siffatta politica, perche al postutto nessuna po-
tenza combatte piu energicamente della Russia la Chiesa cattolica.
Tutti i paesi soggetti alia signoria od anche solo all' influenza della,
Russia, non pure son chiusi al commercio europeo, ma si ancora alia,
Chiesa romana. Di cotal guisa gli interessi economic! degli Stati
europei vanno connessi,per dir cosi,colla liberta della Chiesa cattolica.
In questi ultimi tempi, ogni cosa volge a vantaggio della Russia*
essa infatti si guerreggia a Pechino ed a Costantinopoli, ove pari-
mente ha saputo far prevalere la propria influenza, e cosi ancora a
Sofia ed a Parigi. Merce le relazioni antiche di piu secoli e i paren-
tadi, lo Czar di adesso e cognato del principe Enrico, fratello di Gu-
glielmo II; quindi la Russia ha un punto d'appoggio a Berlino. La
Germania sta in rapporti assai freddi coll'Inghilterra, massime a ea-

gione del Transvaal, ne alcuno ha dimenticato il famoso telegramma


dell'Imperatore al presidente Krueger. L' opera dell'Austria e im-
pedita dalla politica rivoluzionaria degli Ungheresi e dallo scontento-
dei popoli Slavi istigati dalla Russia. Per cagione di tutte queste
circostanze la triplice, esercitando solo un' influenza latente sui ne-

gozii generali, non pud pensare ad un'azione gagliarda, e tanto meno


ad una politica aggressiva. L'assassinio dello Scia di Persia ha messo-
cola di bel nuovo alle prese la Russia e 1' Inghilterra.
Pertanto tutti i Governi sono paralizzati, impicciati 1'un contro
perche
1'altro, tutti hanno lamentanze ed accuse da far valere. La
Germania e molto poderosa, ne manco a fronte della lega franco-russa
dara un passo indietro; sta bene; ma i suoi confini sono mal difesi,
essendo impropizia la loro struttura. Dunque il nostro Governo e ob-

bligato ad una politica prudente anche per ragioni d'ordine interiore.


Yi hanno quindi dappertutto argomenti a discordie, impegni e pre-
tensioni inconciliabili, dalle quali pud scattare ad ogni momento la
scintilla che infiammi le polveri. Un di 1'Europa sara costretta a com-
GONTEMPORANEA 743
battere 1'allargarsi della Russia nei Balcani come nell'Asia Minore,
salvoche le voglia lasciar prendere vaste plaghe di paesi, acconci a
diventare uno sfogo pel soverchio del popoli e delle merci europee.
Pariniente sara costretta 1'Europa a por freno alle bramosie dell'In-
ghilterra, benche questa lasci trafficare le altre nazioni nelle sue co-
lonie. Essa concede dappertutto liberta di propagare la Chiesa catto-
lica. Un raccostamento tra Germania e Francia potrebbe felicemente
influire, come torna agevole conchiudere, sulla condizione generale,
esercitando un'azione moderatrice. Un tale raccostamento gioverebbe
senza meno alia condizione della S. Sede, della quale si prende sernpre
interesse 1'Austria, collegata in fatti colla Germania per cagione del-
1'Oriente e collegata naturalmente colla Francia per ragioni geogra-
fiche e per interessi religiosi.
La visita del principe Enrico al S. Padre e novella prova che Tlm-
peratore Guglielmo II da gran peso buoni rap-
alia conservazione dei

porti col Sommo Pontefice. Gli e mestieri tener conto della Corte di

Baviera, e specialmente poi del Centro che & padrone della maggio-
ranza nel Reichstag, e che non ha mai desistito dal richiedere 1'in-
dipendenza temporale della Sede Apostolica. La visita fatta dall'Im-
peratore al Card. Sanfelice e il lungo colloquio di Sua Eminenza con

Guglielmo II sullo yacht imperiale, han dato molto a pensare al mondo


politico. I giornali vihan ricamato sopra infiniti commenti, perche
erano privi affatto di ragguagli sicuri. Non e possibile accettare la
versione, che 1'Imperatore sarebbesi adoperato di cattivare il Cardi-
nale ad un assetto pel Conclave future. Piuttosto e a credere che ii

colloquio quei due personaggi volgesse sulla quistione sociale,


tra

sugli spedienti acconci a combattere la miscredenza e le dottrine so-


cialiste ed antireligiose.
2. I diarii cattolici della Germania si adoperano a favore delle
feste pel XI Y
centenario di Clodoveo, ordinato dal Cardinale Lange-
nieux Arcivescovo di Reims. Clodoveo ed i suoi Franchi erano Ale-
inanni, Tedeschi, usciti dal nostro paese. Di que' dl 1'Allemagna me-
ridionale ed i paesi del Reno erano stati evangelizzati come le Gallie ;

c'erano i Yescovi ad Ausburgo, Ratisbona, Magonza, Colonia, Tre-


viri, eccetera. Ma i Franchi, ancor barbari, uccidevano e scacciavano i
cristiani, ne atterravano le Chiese. Clodoveo dopo battezzato tornava
nel suo paese sul Reno con S. Remigio per ricostruire le chiese, ri-
dare ordine al sacro culto, e al Vescovo donava molte terre, una
delle quali, che oggidi fa parte della diocesi di Spira, fino al se-
colo XVI
appartenne alia cattedrale di Reims sotto il nome di Sanct-
Remigiland, ossia paese di S. Remigio. In grazia di Clodoveo, i Re
Franchi diventarono i
sostegni della Chiesa in Francia ed in Alle-
744 CRONACA
magna. La Corona imperiale, cinta alternamente dai Caroling! d'Al-
lemagna e di Francia, rimase da ultimo all'Allemagna, e con essa il
titolo di Protettore della Chiesa. L'Allemagna e posta sotto il
patro-
cinio della Beata Yergine e dell'Arcangelo S. Michele, precisamente
come la Francia. La Chiesa del presidio in Berlino e dedicata all'Ar-
cangelo debellatore di Satana. II battesimo di Clodoveo ci riguarda
anche per altra ragione : la Germania ha eguali diritti, a quelli della

Francia, al titolo dei Franchi. Non credo che la meta dei Franchi
siasi stabilita in Francia ;
solo le sue regioni settentrionali ricevettero
una immigrazione franca, che era un quarto ed anzi meno di un
quarto della popolazione gallica, colla quale si fuse. Per converso la
schiatta franca occupa il centro della Germania, da Aquisgrana e Tre-
viri sino al confine della Boemia, e da Norimberga sino a Dtisseldorf.
Colonia, Magonza, Francoforte, Bamberga ed altre ancora sono del
pari citta franche. II Yescovo di Yiirzburgo fii duca di Franconia fino
al 1806 dove si e meglio conservato il dialetto franco, gli e appunto-
;

nella sua diocesi e ducato, come nelle diocesi di Bamberga e d'Eich-

staett, come in Turingia. I Franchi hanno fatto sciame anche nell'altre


parti deH'Allemagna, come ne fanno prova i nomi di Francoforte
sull'Oder, eccetera. Insomma, io credo che sui 52 milioni di abitanti
che ha la Germania, dieci milioni almeno appartengono alia schiatta
dei Franchi, la quale ci ha dato Goethe, Alberto Diirer, Memling,
Clemente Brentano, Goerres, Cornelius, Beethoven ed altri uomini
grandi. Fra le grandi famiglie d'origine franca, nominero soltanto
quella degli Hohenlohe, che deriva dagl' Imperatori Franchi Salici r
e, per via di donne, dai Carolingi. Soggiungero che la maggioranza
dei Franchi d'Allemagna & rimasta cattolica e fornisce le maggiori
cerne al partito del Centro. Gesta Dei per Francos, noi possiam dire r
parlando delle coraggiose battaglie combattute dai Centro per difen-
dere la Chiesa.
3. Merce dai defunto signer de Frankenstein r
la legge proposta
duce del Centro, era deliberate che certi sopravanzi delle rendite
si

dell'Impero andassero ripartiti fra i diversi Stati. Ed ora il signor


Lieber ha fatto accettare una legge, per cagione della quale la meta
di questi sopravanzi, vale a dire 13,150,000 marchi per 1'anno 1896,
sara destinata a spegnimento del debito. Dal 1876 in qua, cioe da

quando 1' Impero non avea debiti, si sono contra tti imprestiti, la cui

parte maggiore si e poi spesa in armamenti : era dunque tempo og-


gimai di pensare ad uno spegnimento del debito pubblico. Adesso si
cerca di apparecchiare 1'opinione del pubblico per due novelle spese
urgent! 150 milioni per tre navi corazzate di prim'ordine e sette in-
:

crociatori corazzati, poi si parla fin anche di 450 milioni per fornir

1'artiglieria di cannoni di rapido tiro. La stampa e i deputati indi-


GONTBMPORANBA 745
pendent! sioppongono con grande energia a quest! divisamenti, tanto
piu che il bilancio fu gravato di una spesa inutile non sono ancora ;

tre anni che fu accresciuto di 57 milioni per istituire i quart! batta-

glioni di tutti i reggimenti di fanti. E dal primo momenta tutti si


sono accorti della inutilita di questa formazione, e siffatta opinione si
e poi sempre venuta rafforzando, a segno tale, che tutte le autorita
militari hanno votato contro quest! quart! battaglioni. Allorche si

chieggono gravi sagrificii al popolo, si avrebbe a farlo con molta pon-


deratezza almeno. II Centro ha detto apertamente che respingera il
nuovo Codice civile, se non saranno cangiate le prescrizioni relative
al matrimonio queste rendono obbligatorio il matrimonio cosi detto
:

civile, col divorzio ecc., laddove il Centro richiede che il matrimonio


celebrate secondo le leggi della Chiesa sia riconosciuto con tutte le
sue conseguenze senza aver mestieri di una sanzione civile. L'Epi-
scopato tedesco ha mandato un memoriale ai varii Govern!, per pro-
testare contro il matrimonio detto civile. Ma un certo numero di pro-
testanti conservator! sono dello stesso avviso e sogliono del par! di-

spensare i contraenti dalle formalita vessatorie e dispendiose del


matrimonio detto civile. Del rimanente il sig. Dernburg, uno de' piu
insigni professor! della facolta giuridica di Berlino, si professa ener-
gicamente contrario al matrimonio civile obbligatorio a suo giudizio :

il matrimonio e una istituzione talmente


sublime, ha un' importanza
morale si grande, da non poter essere ridotta ad un semplice atto di

amministrazione laica. I Govern! hanno fatto conoscere alia speciale


Commissione, che erano deliberati a tener ferme le disposizioni del
disegno di legge, contrarie alia legge della Chiesa.
Addi 21 aprile il Reichstag, a voti unanimi, intimava al Governo
di prendere provvedimenti efficaci a combattere e sopprimere il duello,
specialmente nell'esercito. II Governo promise di prendersene pensiero.
In quest! ultimi tempi, parecchi scandalosi hanno scosso intimamente
la pubblica opinione il caso piu grave e stato quello del signer de
:

Kotze, che 1'anno scorso nella settimana santa duello col signor de
Reischach, e in quest'anno ha ucciso il barone Schrader in duello
colla pistola la Domenica di Pasqua II de Kotze, maestro delle ceri-
!

monie dell' Imperatore, era stato messo in prigione per avere spedite
nel 1892 e 1893 lettere anonime scandalosissime, anzi da lupanare,
a molte cospicue persone della Corte e perfino a principesse dell'im-
periale famiglia ed a S. M. 1' Imperatrice. II barone Schrader, maestro
delle cerimonie della imperatrice Federigo, e il sig. de Reischach

ciambellano, avevano fatto testiinonianza contro il de Kotze. Se non


che questi e interamente innocente, le lettere scandalose furono scritte
da altro personaggio della Corte, contro il quale non si puo inqui-
sire, specialmente anche perche non ci sono prove bastevoli. Si aveva
746 CRONACA
ma la polizia non
contezza di quest! duelli, prima che avvenissero,
mosse un dito ad impedirli e il sig. Kotze, dopo avere ucciso il
;

barone Schrader, ha potato imprendere un viaggio per diletto Sem- !

bra che Imperatore, in causa dell' insistenza del suo Gabinetto mi-
1'

litare e del generale Hahnke, oppongasi ad una riforma dei tribunal! r


che soventi volte costringono gli ufficiali a duellare, come altresi alia
riforma del codice penale militare. Parecchi de' migliori generali, come
ad esempio de Blume, de Leczinski, Spitz, Tchlichting, sarebbero
stati messi a riposo prima che ne avessero 1'eta, unicamente perche
si dichiararono favorevoli a questa riforma, e specialmente per la
pubblicita data alle discussioni dei Consigli di guerra. Merce 1'ope-
roso concorso del Centre, il Reichstag ha deliberate con 260 voti
contro 39 una legge per restringere le speculazioni della borsa, spe-
cialmente poi in quel che concerne gli affari di consegne di grani a
termine. Giova sperare che questa legge fara cessare molti abusi.
4. La Camera dei signori di Prussia ha respinto la legge sugli

assegni dei maestri, perche gravava di soverchio peso le citta grandi


come ai piccoli comuni di campagna. Inoltre essa restringe ed anzi
sopprime i diritti dei Municipii sulle loro scuole, che vengono attri-

buite del tutto Gran numero, anzi diro la maggioranza


allo Stato.
de' membri dell'Alta assemblea dichiaro non essere possibile aumentar
le spese scolastiche ed i nuovi ordinanienti prima di guarentire ad
un tempo il carattere religioso dell' insegnamento e delle pubbliche
scuole. Nella seconda Camera il Centre ha dimandato di bel nuovo
che 1'ordinanza del Ministro del Kulturkampf sig, Falk, la
sia ritirata

quale attribuisce allo Stato per cosi dire la direzione dell' insegna-
mento religioso, e mette la come principio, che questo insegnamento
si fa nel nome
e per I'autorita dello Stato. Yero e che dopo la ri-
tirata del sig. Falk il Governo non ha abusato di questa legge, che
tuttavolta e sempre un'arme e una minaccia continua contro 1'auto-
rita e 1' insegnamento della Chiesa. II Centre ha domandato altresi
che sieno richiamati i
Religiosi della Congregazione di S. Filippo a
Gostyn, statine scacciati in forza delle leggi di maggio. II Ministro
ha risposto che non consentira mai il ritorno di questa antica Con-
gregazione perche ha una possidenza di tre mila ettari, che lo Stato
ha caro di amministrare a proprio vantaggio. Intanto i discendenti
dei donatori di quelle terre, avendo diritto di esigerne la restituzione,
minacciano di chiamare il fisco innan/i ai tribunali. II Governo ha
ricusato di permettere che alcuni Religiosi francescani prehdano stanza
ad Osnabriick, perche la maggior parte di quella cittadinanza e pro-
testante. Cosi pure il Governo pertinace ricusa sempre qualsiasi assegno,
ancorche meschino, al Clero delle piccole parrocchie cattoliche fondate
nelle contrade protestanti e divenute necessarie pel movimento della
CONTEMPORANEA 747
popolazione. In conseguenza delle agevolate comunicazioni e dello
svolgimento delle Industrie, v'e una continua migrazione cattolici e ;

protestanti si frammischiano sempre piu. Ma, pei protestanti sparsi


qua e la il Governo e tutto sollecito. Ha fatto capire ai Concistori pro-
vinciali che debbono andare innanzi colla formazione di parrocchie
protestanti nelle contrade cattoliche, ed ha promesso loro di dotarle
dopo qualche anno di vita. Alia Camera dei deputati il sig. Cahensly
ha fatto notare che la parrocchia cattolica di Hoechst non ha potuto
ottenere che la sua chiesa sia riedificata, e ci6 a spese dello Stato
il quale le tolse gia le sue ricche possidenze colla secolarizzazione
nel 1803. II novello sottoprefetto a Tuchel ha tosto licenziato i tre
impiegati cattolici del suo ufficio, e chiuso 1'ospedale cattolico della
citta.

5. Le due Opere di Terra Santa, cioe i* Opera del S. Sepolero e


V Opera di Palestma, sono state riunite in una sola, che chiamasi
1' Opera tedesca di Terra Santa (Deutscher Yerein des heiligen Lan-
des), e risiede a Colonia, il cui Arcivescovo ne regge la presidenza.
L' Opera e sotto la protezione del Governo, che le ha riconosciuto la
personalita civile. Essa ha per iscopo di tutelare i luoghi santi, di man-
tenere le Missioni, e.di istituire colonie tedesche cattoliche in Terra
Santa, sotto la protezione della Germania. E noto che da quindici
anni le Opere cattoliche tedesche in Terra Santa hanno rinunciato

alia protezione della Francia. Di presente 1'Opera possiede a Geru- :

-salemme un Ospizio con una casa di Suore di Carita a Emmaus una ;

fattoria di tre ettari e mezzo presso il lago di Genezaret una pos-


;

sessione di 24 ettari con fattoria ed ospizio ;


a Caffa un giardino di
due ettari con una casa. Ogni anno si fa una questua in toitte le
chiese della Germania a pro di quest' Opera.
6. L' Universita di Friburgo in Brisgovia per la sua fondazione,

dotazione e costituzione primitiva, e cattolica. Ma dopo il 1815 il Go-


verno di Baden sconvolse le cose a tal segno, che, tranne la facolta
di teologia, c' e appena piu qualche professore cattolico. Merce gli
sforzi fatti dal Centre, il Governo ha consentito che tre cattedre, cioe

storia, filosofia e giure, siano riserbate ai cattolici. La cattedra di


storia fu tenuta per alquanti anni da uno scienziato de' piu iilustri,

il signor Schulte ;
alle sue lezioni aveva maggior numero di uditori
che non itre professori di storia protestanti dell' Universita. Per la

qual cosa la maggioranza protestante de' professori congegno una


vera persecuzione contro il confratello cattolico :
questi, accortosi dei
perfidi maneggi, ha finito coll'andarsene via ed accettare la cattedra
offertagli a Breslavia. I professori protestanti ed atei delle nostre
Universita costituiscono un vero sindacato, che sbandisce e perse-

guita veramente i colleghi cattolici. Qualche anno addietro, laj:acolta


748 CRONACA
di scienze natural! di Wurzburg presento tre candidati, tntti prote-
stanti e stranieri, al concorsoper una cattedra vacante. II ministro
per la istruzione pubblica dimando che si proponessero ancora can-
didati cattolici, massime che se ne trovavano a Wurzburg anche tra
professori supplenti e liberi. Nulla giovo ; la facolta si ostino a ricu-
sare di registrarli nell'elenco, e il ministro fini col cedere. Dovunque
i professori protestanti lianno acquistato la maggioranza in una facolta,
si adoperano a sbandire i eattolici. E ci decantano sempre le bellezze

della scienza libera !

7. II barone de Hammerstein, gia direttore della Kreiixzeitung


ed uno de' piu ragguardevoli capi de' conservator!, consegnato dalla
Grecia e dall' Italia, e stato condannato a tre anni di prigionia. II
tribunale gli ha avuto riguardo col domandargli conto solamente di
amministrazione finanziaria del giornale e delle altre somme affidate
a lui. Si e avuta la prova soltanto che egli si era appropriati 528,000
marchi, median te frodi e abusando dell'altrui fiducia. Moltissimi te-
stimoni non furono sentiti, dappoiche parecchi personaggi cospicui
della parte lesa dallo Hammerstein aveano rinunciato ad ogni querela
a questo proposito. Quindi e che la vita privata del disgraziato non
fu svelata e conviene lodarne il tribunale. Sciorinare di pien me-
;

riggio, e senza costrizione, la immoralita di personaggi cospicui, ca-


giona sempre funesti effetti e serve solo ad appagare una trista cu-
riosita. La stampa ha
dato biasimo a parecchie persone notevoli della

Corte, specialmente al Principe Eriberto di Anhalt, perche hanno


dato feste profane nella scorsa Quaresima, con mostre scandalose.
8. Durante il tempo quaresimale si sono date missioni spiritual!
in cinque parrocchie Berlino dai PP. Redentoristi, Francescani,
di

Cappuccini e Domenicani. Straordinario e stato 1' accorrervi delle

genti ;
ne solo le chiese erano stipate di persone, ma fuori dalla porta
e dovunque c'era qualche comunicazione, la gente si affollava; benche
nulla si po'tesse udire, tutti rimanevano la fermi sino a predica finita:
Dio dara loro la ricompensa del loro buon volere. Di somma conso-
lazione sono riesciti i frutti comunioni a migliaia e migliaia in eia-
;

scuna delle chiese molti protestanti sono accorsi solleciti alle pre-
diche; i giornali hanno parlato di queste missioni con rispetto, e
trattandole come un avvenimento rilevantissimo. Speriamo che per
divina misericordia queste sante missioni ci rechino lo stabilimento
di un nuovo Ordine religioso a Berlino, ove non abbiamo altro che
un convento di Domenicani.
CONTEMPORANEA 749
STATI UNI TI (Nostra Corrispondenza*). 1. II viaggio circolaredi Sua Emi-
nenza il Cardinale Satolli. 2. II vangelo della disunione: disunione

politico-ecclesiastica. 3. Religiosa (la dottrina di Monroe ripudiata


:

in materie religiose). 4. Nazionale: (una generosa applicazione della


dottrina di Monroe). 5. L'Americanesimo in opposizione col Roma-
nesimo.

1. Sua Eminenza il Cardinale Satolli, Prodelegato Apostolico, ha


teste chiuso uno splendido e trionfale giro attraverso una zona degli
Stati, ricevuto con magnifiche manifestazioni di onore a Filadelfia,
Atlanta, Nuova Orleans, Galveston, San Antonio, El Paso, Santa Fe,
Denver e Saint-Louis. Furono veramente grandiose, sotto ogni aspetto,
le fattegli accoglienze non soltanto da parte delle popolazioni catto-

liche, ma col concorso altresi dei Municipii, e con copiosa effusione


di omaggi da parte dei magnati delle potentissiuie Compagnie ferro-
viarie, sulle cui linee transitava il Principe della Chiesa. Dapper-
tutto egli pronunzid discorsi e visito un numero straordinario di chiese
e d'Istituti; ed anzi tan to assiduo egli fu in tali visite, che il suo

viaggio non pu6 essersi compiuto senza considerevole fatica. Dei suoi
discorsi, poi, uno almeno fu proferito in lingua inglese, sebbene cid
non fosse assolutamente necessario per fare meglio apprezzare la forza
del suo carattere e la concettosa serieta della sua eloquenza, avendo
da lunga pezza gli
le traduzioni dei suoi discorsi latini convinti gia
Americani delle rare doti della sua mente e del suo cuore. Non esito
a designare quale causa impellente di questo viaggio del Cardinale

Prodelegato, cio che vediamo gia costituirne gli effetti. Primiera-

mente, egli ha dato risoluto incoraggiamento ad ogni maniera di fon-


dazioni, ecclesiastiche, parrocchiali, educative; e, tanto numerosi es-
sendo gl'Istituti retti da Congregazioni religiose di ambo i
sessi,

1'approvazione da lui cosi profusamente largita, e stata non meno ca-


lorosamente sentita e riconosciuta. In secondo luogo, egli non ha
mostrato la benche minima accettazione o preferenza di nazionalita ;

perche tutti i fedeli sono egualmente figli del Santo Padre, che li
rappresenta innanzi a Dio ed agli uomini, ed i sacerdoti sono tutti
solidarii nell'unica opera di estendere il regho di Gesu Cristo sulla
terra. In terzo luogo, egli ha costantemente espresso rispetto ed ap-

provazione per la forma di Governo alia cui ombra vivono e prospe-


rano tante opere di zelo e di carita, e li ha espressi, naturalmente,

Le Corrispondenze degli Stati Uniti, come


1
quelle degli altri paesi che
sogliamo pubblicare nel nostro periodico, non eono scritte da noi, com' e
stato falsamente asserito da qualche giornale americano, ma da sptciali
corrispondenti, i quali, essendo bene informati delle cose del paese donde
ci scrivono, godono per la loro scienza e veracita la nostra piena fiducia.
N. d. D.
750 GRONAGA
nel tempo, nella forma e nella misura dovuti. La sapienza e pru-
denza di lui faranno contrapposto, come una lezione, alia stravagante
intemperanza di coloro, i quali non rifuggono dal recare siffatti argomenti
nel bel mezzo degli ufficii religiosi e sul pergamo riservato alia pa-
rola di Dio. In conclusione il viaggio di Sua Eminenza e stato un

grande esempio di apostolato per lo zelo e 1'unione cristiana.


2. Da un tempo oramai non indifferente, va circolando fra certi Cat-
tolici un nuovo verbo, il quale,
per la sua tenacia ed insistenza, sembra
contenere un piano concrete e formato, e possedere la fqrza vitale del
programma direttivo e pratico di un partito. Pud esso chiamarsi il
vangelo della disunione. Le division! in seno alia Cattolicita vengono
immaginate e colorite qual corpo, dovunque se ne scorga la piu leg-

gera ombra di sospetto; ingrandite, dove realrnente esistono; create,


dove non eravene stata mai traccia. La prima forma di questa pseudo-
dottrina e politico-ecclesiastica, forma in parte vaporosa e vana, degna
soltanto di sognatori metafisici. Bssa proclama, nella vita cattolica, la

piena e perfetta separazione della Chiesa dallo Stato; e, atteggiandosi


a larghezza di vedute, dichiara che la Chiesa non ha diritto, ne ra-
gione d'immischiarsi in alcun modo nelle cose dello Stato, come d'al-
tronde quella non abbisogna punto deH'aiuto di questo, mentre 1'unione
della Chiesa e lello Stato fu sempre e dappertutto un gran male, e cosi
di seguito. Si noti, da ultimo, che gli spacciatori di tale ciarpame non
si contengono nemmeno entro i confini delle speciali condizioni degli

Stati Uniti, ove, inoltre, non havvi ragione al mondo di aprire que-
stioni cosiffatte. Se i banditori del nuovo vangelo concepiscono i con-
cordati come un male, non e d'altronde merito loro che la Repub-
blica Americana ne vada priva.Ma se invece possono essere un bene,
come il
regnante Pontefice diede a divedere in una Lettera alia nazione
fiancese, perche declamare contro di essi? Che cosa signih'chi, poi,
nel caso concreto, la parola separazione non apparisce con bastante
,

chiarezza nel programma del paitito. Ma, prima di chiudere questa

lettera, vi forniro alcuni dati, dai quali potrete formare una ragione-
vole conghiettura.
3. La seconda sorta di zizzania seminata e quella che viene sparsa
fra le diverse schiere di operai della vigna del Signore. Ora, se vi
fu rnai terreno grato e fecondo ad un lavoro sereno, puro nei fini,
corroborante per caratteri se vi furono mai tempo e luogo adatti al
;

seppellimento di antipatie che hanno potutp allignare in altre con-


trade fra ecclesiastici e classi religiose di persone, tali sono certa-
mente i giorni presenti ed il suolo americano. Le messi furono e sono
per ogni dove si ricche, ed i mietitori si scarsi I Cattolici sono ve-
!

nuti accalcandosi in grandi moltitudini intorno ai pulpiti ed agli al-


tari, e le braccia degli operai del Signore veggonsi stracariche.
La con-
GONTEMPORANEA 751
sapevolezza della nostra insufficienza a raccogliere i copiosissimi frutti
sotto la nostra mano, e si chiara e
viva, che ciascuno dovrebbe di-
venire per naturale necessita, il e fidente amico
premuroso dell'altro,
nel comune conato di ad un cdmpito sacerdotale e reli-
soddisfare
gioso, il quale sembra crescere ed ingigantirsi ad ogni semplice tocco.
Non erasi, d'altronde, eretto quasi a prime principio, appunto dai
predicatori del nuovo vangelo di disunione, che nessuna delle male
piante del vecchio mondo si dovesse trasportare e coltivare nel ver-
gine suolo d'America? Noi abbiamo cominciato, dicono costoro, a per-
correre una carriera non intralciata da tradizioni e vogliamo pro- ,

seguirla qui libera da ostacoli partigiani, con intenti non meno


e
ampii semplici di quelli della Chiesa stessa. > Costoro non si stan-
cano mai di applicare a qualsivoglia cosa il
principio fondamentale
della dottrina di Monroe, che cioe nessun
germe di animosita, di cori-
tesa, di guerra, debba essere lasciato posarsi ed abbarbicarsi in una
zolla di Ed invero gli eventi volgono secondi
questa terra di liberta. ;

perche, nelle nostre sfere religiose, non sono sorte scuole ne di gian-
senismo, ne di filosofismo, ne di gallicanismo non vi sono state ri-
;

valita di scuole filosofiche o teologiche nella Cattolicita degli Stati


Uniti. Eravamo troppo occupati in altre bisogne Non ostante tutto cio,
!

il nuovo programma di divisione e disunione segue certe massime sue


proprie. Si rivangano vecchie e maligne storie, di quel tipo gia se-
gnato da Leone XIII col marchio di congiura contro la verita , per
proclamare e perpetuare le divisioni fra le varie classi di ecclesiastic! .

Insinuazioni, ammuffite dal rancidume del vecchio mondo, che offen-


dono un orecchio pio, vengono lanciate qua e la, anche dal pulpito, per
seminare discordie fra il clero secolare ed il regolare, per diseredi-
tare monaci e frati, per dileggiare il francesismo od il c germa-
nismo dei varii Istituti religiosi. Interi sistemi d'insegnamento cat-

tolico^ lungamente approvati dalla Chiesa, sono denigrati e straziati


da gente che non ha mai dato una lezione in vita sua. Ovvii prin-
cipii di prudenza e moralita, nell' educazione della gio-
cristiana

ventu, vengono messi in ischerno come antiquati e non confacenti


ai tempi.
Ho qui sott'occhio, in un giornale cattolico, una disquisizione con-
tro le vite dei Santi, od almeno contro 1'uso di farle leggere ai gio-

vani; perche, dice 1'autore fra le altre ragioni, 1'umana natura, e


piu parti colarmente 1'indole del giovinetto, non possono non sentire
ripugnanza per un ideale cosi freddo ed alto di perfezione. AI fan-
ciullo meglio si convengono gli uccellini ed i fiori; e 1'umana na-
tura respira piu a suo agio in un ambiente di qualche lusso e di cure

igieniche! Ecco un altro scrittore, anzi una scrittrice, che si vanta


buona cattolica, la quale rinfaccia ai correligionarii il loro numero
752 GRONAGA
di soli 7 miiioni (sic) in questa contrada, soggiungendo : E dov'e
il resto del 17 miiioni che dite poter contare? Si rimane strabiliati
nell'osservare i superbiosi voli -coi
quali questi devoti del nuovo van-
gelo librano tanto al disopra dei correligionarii, apostrofandoli con
si

filosofico cipiglio Voi, Cattolici


: e dissertando e perorando, non
,

solo nei fogli cattolici, ma


pure nei protestanti. Mentre, pero, costoro
criticano, malignano, calunniano, non vi e mai caso che muovano un
solo dito per fare alcun che di bene al mondo, salvoche irritare i

compagni di fede, o i
compagni di sacerdozio. Qui ve n' e un altro
che motteggia le pratiche dei religiosi, i loro voti le loro vigilie,
le loro preghiere e macerazioni, per venirne laboriosamente alia
conclusione che la temperanza, 1' igiene e la respectability giove-
ranno piii al credito della Chiesa cattolica presso i nostri concitta-

dini, che tutte queste monastiche stravaganze di... la parola non


v'e, ma vi e il senso di fanatismo. Lo scrittore sara certo egli
inedesimo un gentleman di grande temperanza e respectability; sara
fors'anco igienico in tutto, eccettoche dove apre la bocca e le
da fiato.

4. La terza forma di divisione e quella tagliata strettamente sulla

stregua delle nazionalita nei gran corpo dei fedeli cattolici. Toccai
gia questo tasto in una anteriore corrispondenza, sotto il titolo di
< sezionalismo '(Civ. Catt. 4 gennaio 1896, p. 122). Ora, da un piccolo
e curioso incidente, Sua Eminenza e stata condotta a viemmeglio
inettere in rilievo ed iliustrare un suo precedente atto per la causa
della pace fra le diverse membra nazionali della Chiesa universale. Ye
lo espongo in breve. L'anno scorso, vide la luce un pregevole volume,

contenente una compilazione dei discorsi e delle allocuzioni pronun-


ziate dall' odierno Cardinale Prodelegato, sinodal suo primo arrivo
in America, volume edito dal Rev. J. R. Slattery di Baltimora, col
titolo : Lealta verso la Chiesa e lo Stato . Al sorgere dell' anno
corrente, poi, ne comparve in pubblico una seconda edizione, arric-
chita di otto nuovi discorsi di piii fresca data ma vedete un ;

poco ! ve ne mancava un nono, molto importante, quello di Potts-


ville, nei quale il Cardinal Satolli aveva dato cosi eloquente espres-
sione all' alta teneva la popolazione germano-cattolica
stima in cui
degli Stati Uniti.Quanto a me, ebbi gia ad intrattenervene nei vo-
stro quaderno del 20 luglio 1895 (pp. 244-5). Ora, essendo ben visi-
bile che taluno, il quale aveva avuto la mano in pasta per questa
nuova edizione della Lealta verso la Chiesa e lo Stato commet- ,

teva una flagrante slealta contro i suoi correligionarii tedeschi, Mon-

signor Schroder, 1' illustre [teologo dell' Universita cattolica, fu ri-


chiesto di fame opportunamente motto a Sua Eminenza. II Cardinale
ne fu sgradevolmente sorpreso. Egli aveva mostrato la sua benevo-
GONTEMPORANEA 753
lenza ai compilatori ed agli editor! del libro, comunicando loro anche
il discorso di Potts ville, coll' espresso desiderio che avesse a veder la

luce insieme cogli altri. L'omissione gli spiacque ;


laonde egli auto-
rizzd Monsignor Schroder a ricercare la parte responsabile. In guise
molteplici, fu messa a dura prova dal parti to della disunione la pa-
zienza degli eccellenti cattolici tedeschi. Trascorrendo una lunga lista
d'insulti scagliati contro di essi nella pubblica stampa, trovo ripro-
dotto in un grave e moderate > giornale il termine insolente : A
Cahensly Menagerie (Un serraglio di belve di Cahensly). Tali amenita
pubblicistiche provengono da uomini che si credono di parlare 1' in-

glese meglio dei tedeschi, contro i quali si collegano, solo perche


sono immigrati in questa contrada. Cio non toglie, pero, che i colle-

gati stessi siano,generalmente parlando, immigrati certo di ieri. E


che di mezzo a questa classe di scrittori ed oratori si dura fatica a
trasceglierne uno che sia veramente nato in America. Dove, leggendo,
vedete magnificata in modo stravagante ed inopportune la bandiera
stellata e striata, ben vi apponete gabellando 1'autore di immigrato:
i nati in America, coloro che vi hanno un linguaggio, usano altre

espressioni. Gli stessi attivi nemici delia Chiesa cattolica, collegati


sotto il vanitoso nome di American Protective Association, sono di
uguale ostruzione, principalmente stranieri, Orangisti del Canada,
Scandinavi ignari non meno dell' inglese favella che del Cattolicismo,
gente di altra simile discendenza. Tutti pagano alia novella terra lo
straordinario tributo di farsipiu americani degli americani stessi :

da un lato, poi, si danno a mordere i cattolici tedeschi; e, dall'al-

tro, quasi per aguzzare ed esercitare dente, mordono in generale


il

tutti i cattolici. Che se, per caso, il portatore di un nome tedesco


giunge a dare questo suo nome al partito della disunione, oh costui !

diviene addirittura un oggetto di terrore per il suo frenetico ameri-


canismo. Havvene uno, nella provincia ecclesiastica di Nuova York, se-
gnato di un nome fulgidamente germanico da lui considerato forse

come uno stimma, il quale s' ingegna con indefesso studio di farselo
perdonare con prodezze non comuni. Yi citero una sua sentenza, tolta
d&irindex di Scranton (Pa.) : La Chiesa
d'America e piu cattolica
che dalla massoneria,
travagliata dall' opposizione di preti stranieri,
1
dal protestantesimo e fall American Protective Association insieme !

Misero il comune mortale cui tocchi di scontrarsi a faccia a fac-


cia con questi bollenti eroi !
Quanto a me, se venissi chiamato a so-
stenere uno dei loro assalti, deporrei da bella prima le armi, conten-
tandomi di ricordare loro le belle parole dirette dal Cardinale Satolli
nel suo discorso di Pottsville ai cattolici tedeschi E un atto di :

pura giustizia il rendere loro questa testimonianza, ch'essi attengonsi


alia fede ed alia morale cattolica con fedelta e perse veranza, che ma-

Serie XVI, vol. VI, fasc. 1104. 41 13 giugno 1896.


754 GRONACA
nifestano i anche nelle opere, che sono sempre desti
loro sentiment!
ed alacri laddove siano da sostenere e promuovere disegni veramente
cattolici, che si recano ad onore, e ben giustamente, di cMamarsi e di
essere Cristiani e Cattolici Romani, che infine essi dimostrano questi
loro sentiment! coll' incrollabile loro devozione ed attaccamento alia
Santa Sede.
5. Tutti i futuri pericoli, alcuni gia in parte esplorati ed altri del

tutto inesplorati fino ad oggi, che aspettano i destini della Chiesa in

America, sono riepilogati in quelle due frasi tan to espies" sive, in cui
Sua Eminenza fece spiccare con forza la parola Romani e 1'altra ve-
ramente Cattolici. Sopprimete queste due idee, e vi rimane un'ultima
fase, un'ombra di cattolicesimo, il quale, se ben comprendo il pen-
siero o 1'andazzo contemporaneo, verrebbe accolto a braccia aperte da
tutti profani erranti fuori della cinta della nostra Chiesa, dal piu
i

alto Anglicanismo sino alle piu basse forme di Metodismo. Logica-

mente, tutti si affollerebbero nell'ovile... Ma, che dico? No, sarebbe


piuttosto 1'ovile che
atterrerebbe per mettere le pecorelle all'aperta
si

e confonderle coi branchi estranei ; sarebbe la Religione che si dilui-


rebbe in un brodo lungo, senza sapore, senza sostanza, senza efficacia
per le anime; sarebbe, infine, una nuova setta, con a capo uno spe-
oulatore qualunque, che verrebbe ad aggiungersi a tutte le altre...

Eccovi, dunque, le note essenziali della nuova Chiesa cattolica,


distinta dalla Romana : essa e una Chiesa che non ha da suscitare
nemici, poiche, allorquando si sara conformata ai voleri degli opposi-
tori, oltreche disarmarli, se ne procurera anzi il plauso e le carezze ;
sara dessa in piena armonia col secolo, postergando tutte le differenze
colle loro cause, quali cose dimenticate, se non perdonate fara pro- ;

gressi,perche la sua estetica e la sua forza di commuovere il sensa


morale riempiranno bene il posto che lascia vacante il protestantesimo
in dissoluzione. La sua autorita, nondimeno, sara subordinata al bene-

placito dei suoi membri amanti di libertat, i


quali, in onta all'au-
torita ecclesiastica, faranno cio che loro talentera, e
il potere sacer-

dotale si acconcera tranquillamente alle esigenze di un libero laicato,


mentre, per 1'istessa ragione, il potere episcopale si adattera ai det-
tami di un libero-clero. Quando, poi, la Chiesa sara stata spogliata di
tutta la sua romana come un sale private del suo sapore,
cattolicita,
allora il protestantesimo ed secolo saranno contenti, perche allora
il

il sale non sara piu buono a nulla, se non ad essere calpestato dagli
uomini. Se una tale falsa cattolicita e gia nata, si pud fiduciosa-
mente predirne 1'imminente sepoltura. Certo la morte di un neonato
e cosa spiacevole ; ma e meglio morir giovane che vivere, invecchiare
e andarsene coi capelli canuti all' inferno. Si apparecchiano gia i suoi

funerali, e le minacciate persecuzioni dell American Protective Asso-


1

ciation o condurranno precocemente alia tomba l'antiromanismo onde


CONTEMPORANEA 755
siamo afflitti, ovvero scacceranno i suoi fautori dal grembo della Chiesa
cattolica romana.

EG-ITTO (Nostra Corrispondenza) 1. La solenne consecrazione del due


.

nuovi Vescovi copti. 2. Loro intronizzazione. 3. I PP. Gesuiti a


Minieh. 4. Mons. Macario preaso 1' imperatore di Abissinia.

1. Dopo 1'ultima mia corrispondenza sulle cose del Copti, avven-


nero fatti di tale importanza che occuparono ripetutamente i giornali
di Egitto, i
quali, benche tanto discordi di professione religiosa, pure
furono unanimi neU'esprimere per quelli la loro profonda ammira-
zione. II risorgimento della Chiesa di S. Marco si e solennemente
raffermato con la definitiva ricostituzione della gerarehia episcopale ;

mentre ora suo patriarcato di Alessandria, am-


la Chiesa possiede il

ininistrato da Mons. Cirillo Macario Yicario Patriarcale, la sede epi-

scopale di Minieh (Ermopoli) di cui e vescovo Mons. Maximds Sedfaui,


e quella di Luxor (Tebe) con residenza a Tahta, di cui e vescovo
Mons. Eghnatios Berzi. La straordinaria importanza di questo avve-
niinentonon e sfuggita ad alcuno, nemmeno ai dissidenti ed ai mus-
sulmani, che con il loro contegno e coi loro discorsi hanno mostrato
di averla pienamente compresa. Infatti, la redintegrazione della ge-
rarehia indigena significa il ritorno di una piena e vigorosa vitalita
jiellaChiesa copta cattolica, ed il suo innalzamento non solo dinanzi
al Governo ed a tutto il paese, ma
specialmente dinanzi la Chiesa
copta scismatica che, superba del suo patriarcato, affettava di trattare
i
Copti cattolici come una comunita da nulla, messasi al seguito
degli Europei. La solenne consecrazione dei Yescovi di Ermopoli e
di Tebe fu compiuta in Cairo, il 29 marzo u. s., da Mons. Macario
assistito dai Rmi Vescovi armeno e siro quivi residenti. II S. Padre,
per accrescere lo splendore dell'augusta cerimonia ed il significato
dell' importantissimo avvenimento, come altresi per aderire ai desi-
derii della nazione copta, erasi degnato di delegare a suo rappre-
sentante Mons. Francesco Sogaro, Arci vescovo titolare di Annida e
Consultore della Commissione Pontificia per la riunione delle Chiese
dissidenti, il quale nel suo lungo soggiorno in Cairo erasi guadagnato
le piu vive simpatie della nazione copta e delle supreme autorita di
quella capitale. Difficilmente potrei descrivervile espressioni di pro-

ibnda riconoscenza verso il Sommo


Pontefice, colle quali Mons. .So-
garo, la sera del 22 marzo, scendendo alia stazione di Cairo, fu rice-
vuto da tutta la Eappresentanza della nazione copta cattolica, guidata
da Mons. Macario col suo clero e dal Sig. Barone De Heidler Egeregg-
Syrgenstein, Ministro Plenipotenziario di Austria -Ungheria sotto il
cui protettorato stanno i Copti cattolici. E qui mi sia lecito accen-
nar di passaggio, di quanto bene sia foriero 1' invio dei rappresen-
tanti del Papa, i quali, in simili circostanze, hanno occasione di al-
756 GRONACA
quanto trattenersi nei paesi ove sono inviati; la venuta di
lontani
Mons. Sogaro ha mostrato ancora una volta tale importante verita.
La consecrazione si compi con 1'assistenza di un grande e scelto
concorso oltre i due sullodati personaggi, vi assistettero parecchi
;

del principal! laici dissidenti ed i rappresentanti della stampa, la quale,


come vi ho accennato, ne parlo assai benevolmente.
2. I quattro Prelati, compiuta la solennita della consecrazione e
fatte le visile d'uso a S. A. il Khedive, alle LL. EE. i Ministri ed
al Corpo Diplomatico, mossero, il giorno 23 aprile, alia volta di Mi-

nieh per la intronizzazione di Mons. Sedfaui. Per le premure del


clero cop to e dei PP. Gesuiti di cola, e di pieno concerto con i Con-
soli e colle Autorita locali, si erano fatti straordinarii preparativi per-
che questa cerimonia, la quale secondo il rito copto e di una impor-
tanza eccezionale, avesse a riuscire in modo del tutto splendido come :

infatti riusci. All'arrivo del treno che portava i Prelati alia stazione
di Minieh, eravi tale una ressa di popolo che le guardie inutilmente
si affaticavano a tenere indietro la folia che si pigiava per baciare
]a mano o la veste dei Yescovi. Dalla stazione, ove questi indossa-
rono i sacri indumenti, si formo un magnifico corteo aperto dalle
alunne e dagli alunni delle scuole, dai seminaristi e dal clero; il quale,
attraversando le vie principal! della citta, scortato dalle truppe inviate
dal Governatore, in mezzo ai segni della phi viva allegrezza e vene-

razione, si diresse alia cattedrale ove il giorno seguente avvenne


1'intronizzazione alia presenza di una eletta schiera d' invitati tra i

quali primeggiavano S. E. il suddetto Governatore, Adly Bey Yaghen,


congiunto della Casa regnante, il presidente del tribunale, Yatta Bey,
ed altri illustri signori si indigeni come europei. Tutti costoro non
solamente ascoltarono con spiccata simpatia il bel discorso di circo-
stanza letto nella cattedrale dal K. P. Eugenio Nourrit d. C. d. G.;
ma essi stessi, dopo la funzione, vollero espriraere con animo aperto
i loro sentimenti di venerazione e di affetto, facendo voti per 1'unione
delle menti ed affermando gia av venuta quella dei cuori. Ne fu minore
la solennita con cui, il 27 aprile, Mons. Berzi venne intronizzato nella
, cattedrale di Tahta. Anche la numerosa folia rispettosa e plaudente ;

anche a quella cerimonia 1' intervento del Governatore provinciale e


del suo luogotenente, nonche di varii fra i principali laici dissidenti;
anche la il rappresentante del S. Padre, oltre il Ministro Plenipo-
tenziario di Austria Ungheria che non era potuto esser presente alia
funzione di Minieh. Cosi i lieti avvenimenti di Cairo, di Minieh e
di Tahta hanno mostrato alia luce del sole con quanto fondamento
debbansi sperare copiosi frutti dalla reintegrazione della gerarchia
copta cattolica, con tanta sapienza ed opportunity compiuta dal re-
gnante Pontefice. E qui debbo osservare che, se la popolazione intiera
mostrossi, oltremodo e senza eccezioni, rispettosa e benevola, gran
CONTEMPORANEA 757
parte del merito spetta al Governo khediviale ed alia amministrazione
inglese, che non solo sa mantenere energicamente il rispetto dell'or-
dine e della vera liberta, ma ha saputo altresi inoculare alia popo-
lazione, cosi varia d'indole e di credenze, il sentimento profondo di
tale rispetto, dando cosi una grave lezione ad altri Governi e popoli
che pur si gloriano tanto del nome di civili e di
progrediti.
3.Sulle buone disposizioni dei Copti dissidenti, un altro pegno di

gran valore avevamo avuto precedentemente nella citta di Minieh,


importante capoluogo di provincia. Prima che vi prendessero stanza
i PP. Gesuiti, essa contava appena qualche famiglia copta catto-
lica. I Padri cominciarono la loro missione coll'aprirvi una scuola

pei fanciulli, ed una casa di Snore siriane del Monte Libano, le quali,
oltre la scuola per le fanciulle, apersero un ambulatorio ed un di-

spensario di medicinali per i poveri malati di qualsiasi religione. Tali


fondazioni furono assai bene accolte da tutta la popolazione e molte ;

famiglie dissidenti mandavano i loro figli e le loro figlie alle scuole.

Quest' anno poi, desiderando i Padri di fare una prima Comunione


solenne come si usa nei vostri paesi cattolici, trovarono che avreb-
bero avuto appena cinque comunicandi tra la gioventu cattolica. Cin-
que erano troppo pochi ;
che fare ? Uno dei Padri penso di annun-
ziare in iscuola che sarebbero stati ammessi anche i fanciulli di quelle

famiglie dissidenti, le quali ne avessero dato 1'assenso per iscritto,


con la promessa che li avrebbero lasciati liberi di continuare in ap-
presso a vivere nella religione cattolica. Yarie famiglie aderirono su-
bito ed il loro numero si accrebbe a tanto che, il giorno della prima
;

comunione, cinquanta tra fanciulli e fanciulle si accostarono alia


mensa eucaristica, de' quali ben quaranta appartenevano a famiglie
di scismatici. Questi poi, avendo notato un rapido e felice cambia-
mento nella condotta della loro prole, non rifiniscono di ringraziarne
i Padri e le Suore, deplorando di non aver potuto essi medesimi avere
la stessa sorte, confessando che i soli cattolici hanno il segreto di for-
mare a quella maniera la gioventu, ed assicurandoli che ad essi avreb-
bero dato loro figli a educare, nella speranza di seguirne poi Pesem-
i

pio. Questo fatto ha destato nel cuore di tanti altri dissidenti un si


vivo desiderio, che altri giovanetti e giovanette di tali famiglie sono
pronti, col pieno assenso dei genitori, a cominciare un secondo turno
di comunicandi ; anzi ne fanno premurosa istanza ! E inutile dire che
la scuola dei Padri quale & unito un bel teatrino, delizia degli
(alia

alunni) va sempre crescendo, come pure il concorso alia chiesa, di


maniera che gia i Padri stessi pensano ad ingrandirla. Inoltre si e gift
cominciato a fondare una Congregazione di religiose copte, che si oc-
cuperanno esclusivamente delle bambine della loro nazione sono otto :

giovani donzelle di civil condizione, che hanno gia cominciato il no-


viziato nella casa delle Suore suddette, sempre sotto la direzione dei
758 CRONAGA
Padri della Compagnia, quali, non content! delle fatiche della scuola,
i

del confessionale e della predicazione, esercitano inoltre un


apostolato
assai fecondo, visitando, ora in compagnia di un prete
copto ed or
soli, le scuole sparse nei villaggi. Tali escursioni offrono spesso una
messe ubertosa per le ottime disposizioni con le quali que' buoni dis-
sidenti accolgono i missionarii.
4. Mons. Macario s'imbarco, il 30 maggio p.
p., a Porto Said, inca-
ricato, come dal S. Padre di portare una
gia saprete a quest' ora
lettera all' imperatore di Abissinia, colla quale Sua Santita interpone
i suoi potentissimi officii per ottenere la liberazione dei
prigionieri ita-
liani. Monsignore si e imbarcato sopra un battello delle Messaggerie
francesi, diretto ad Obock e di la a Capo Gibuti, dove probabilmente
arrivera verso il 6 o 7 corrente e donde vorrei sperare che in 15 giorni
potra trovarsi ad Entotto, alia corte di Menelik. Qui si ritiene che la
domanda del S. Padre sara certamente accolta da S. M. il Negus Ne-
guesti, la cui profonda venerazione per il S. Padre fu in altre circo-
stanze solennemente comprovata. E mentre tale iniziativa fara risplen-
dere sempre meglio le altissime doti di mente e di cuore deH'iminortale

Pontefice, 1' importante incarico affidato al novello Yicario patriarcale,


Mons. Cirillo Macario, segnera una splendida pagina nei fasti della
risorUa chiesa alessandrina.

IV.
COSE VARIE
1. Nuove testimonianze e particolarita delle atrocita armene. 2. La Cassa

centrale per le casse rural! cattoliche d' Italia. 3. La statistica de-

g-li Ebrei. 4. Cenno necrologico il P. Giuseppe Svoboda.


:

1. Nuove testimonianze e particolaritd delle atrocita armene. II Mar-

tirologio Armeno, teste edito dal P. F. Charmetant, direttore generale

dell'opera d'Oriente, e la lugubre lista delle atrocita, commesse contro


i cristiani armeni negli ultimi mesi. Non vi pud essere documento

piu autorevole. Esso e compilato dalle sei ambasciate di Costantino-


poli, firmato dai sei ambasciatori e consegnato ai loro Governi ed alia
sublime Porta. In lunghe colonne ti si presentano innanzi, nude nude
senza nessuna amplificazione, le cifre dei luoghi, delle date, dei morti.
Le summentovata lista o meglio nota, si ristrin-
informazioni, dice la
gono ai luoghi ove le ambasciate hanno potuto procurarsi ragguagli
che sieno degni di fede e non provengano da fonti interessate. II nu-
mero delle vittime vi e stato consegnato solo nei caso di certezza e
percio il Governo turco non ne ha mosso protesta. Eppure il novero
dei morti, accertato con tanta esattezza, supera i 25000 Nello studio !

onde i Turchi facevano scomparire i cadaveri e nella confusione onde


la misera Armenia e andata tutta a soqquadro, autorevoli scrittori

vi scorgono un numero triplicate di morti. La quinta colonna di un


CONTEMPORANEA 759
si gran martirologio, intitolata, Atteggiamento delle autorita e della

popolazione, mostra che magistrate ed esercito hanno preso parte agli


eccidii del cristiani. Questo documento e seguito da un altro, steso
da nn Yescovo gregoriano, e confortato anch'esso, nel suo complesso,
da grand! contrassegni di verita. I fatti che vi sono riferiti appaiono
in eccesso orribili. La interessata ha fatto tacere la stampa
politica
in Kussia ed in Francia, ovvero, quando il silenzio era impossible,
1'ha comprata, amnche o diminuisse o svisasse i fatti. Una siffatta
politica e riuscita tanto nei suoi sforzi che non poche persone colte
van ripetendo che il macello degli Armeni e da computare tra le
leggende, delle quali si pasce la credulita popolare. 1 piu avvisati
invece hanno ricevuto documento listato a lutto dello zelante Char-
il

metant come una partecipazione di morte che un popolo di fratelti inno-


centi e stato impunemente sgozxato. II libro si vende in beneficio delle

famiglie vedovate degli Armeni. Colla sua diffnsione in Francia si


sono raccolti in breve tempo 225000 franchi, che il 28 maggio erano
gia distribuiti ai miseri Armeni. Ne meno orrido e lo spettacolo degli
eccidii d' Armenia che mette sotto gli occhi dei lettori il periodico
intitolato: Oeuvre des ficoles d' Orient (n. 212, gennaio febbraio 1896).
In esso e riferita una lettera di Mons. Arcivescovo Altmayer, dele-
gate apostolico della Mesopotamia, del Kurdistan e della Bassa Arme-
nia, ed una narrazione di tanti lagrimevoli fatti delle diocesi armene
che e uno schianto del cuore. I nostri nipoti vi leggeranno inorriditi

che migliaia di Armeni alia, fine del secolo decimonono furono trat-
tati peggio degli animali bruti, che non trovarono rifugio e scampo

neppure nelle caverne, che centinaia delle loro donne furono vendute
a sommo scorno per venti centesimi 1'una, che, non ostante queste
ed altre nefandita che la penna rifugge dal descrivere, 1'Europa non
fece nulla. Percio noi rinnoviamo agl'Italiani le esortazioni che il
Cardinale Langenieux, Arcivescovo di Reims, e il Cardinal Perraud,
Yescovo d'Autun, hanno dirette ai loro diocesani, a fine di soccorrere
gl' infelicissimi Armeni. II ricapito e: F. Charmetant, Rue du Re-

gard, 20, Paris.


3
2. La Cassa centrale per le Casse rurali cattoliche d Italia. II 5
maggio p. p. a Parma in una delle Aule del Palazzo Yescovile gen-
tilmente concessa da Sua Ecc. Monsignor Yescovo Magani col con-
corso di oltre 60 Casse rurali cattoliche e di circa 300 azionisti ve-
niva rogato 1'Atto costitutivo della Cassa centrale per le Casse rurali
}
d Italia. Abbiamo sotto occhi lo Statute compilato dai fondatori e non
possiamo non tributare loro una lode. Infatti, sotto al punto di vista
della? cattolici ta, le formule sono tra le migliori di quelle adottate

dagli Istituti di credito cattolici in Italia, e tutto quel massimo che


nelle condizioni attuali in cui versano le relazioni fra i cattolici ed
i
poteri d' Italia era possibile fare. Abbiamo poi trovate eccellenti le
760 CRONACA
norme passaggio delle azioni, tali da rilevare la ferma
stabilite per il

intenzione del compilatori di escludere ogni possibilita che il capitale


azionario possa diventar possesso di persona men che cattolica e meno
che favorevole all'opere cattoliche.
Rispetto poi al fine che si propone 1'istituto cioe di giovare alle
Casse rurali cattoliche italiane dando loro la possibilita di ottenere

capitali alle migliori condizioni possibili ci piacque assai 1' ultimo


alinea riguardante la distribuzione degli utili.
Infatti, dopo di aver dato una parte al fondo di riserva, ed altre
poche cose, si vuole che circa la meta degli utili ritornino a vantag-
gio delle Casse rurali sia come restituzione degli interessi pagati o
come aumento di quegli scopi, sia ancora coll'esercitare su di esse
un'attiva sorveglianza contabile. A niuno sfuggira 1'
importanza di
questa determinazione : infatti oggidi colle strettezze in cui versa
1'agricoltura e coi benefici che apportano le Casse rurali, la propa-
ganda loro non e diventata cosa molto difficile. Pero i cattolici oggidi
vogliono non solo fondar Casse rurali ma ancora consolidate a fine
d' impedire che nelle loro gestioni si possa infiltrare qualsivoglia
errore. Eppero la Cassa centrale, appoggiandosi alle federazioni dio-
cesane, iasieme ad esse sviluppera questo efficace sindacato che dara
alle Casse rurali anche un maggior credito se e loro possibile quello
cioe del loro perfetto funzionamento.
Ci rallegriamo pertanto coi promotori ed auguriamo loro che pos-
sano raggiungere tutti quei nobili scopi che si sono prefissi promo -
vendo questa Istituzione e speriamo che fra non molto tutte le Casse
rurali cattoliche 1'appoggeranno, poiche non e sorta che per far loro
del bene.
3. La Quanti sono gli ebrei sparsi in tutto il
statistica degli Ebrei.

mondo ? A si e sino ad ora risposto in guisa da sod-


questa domanda non
disfare che anche presso i piu riputati scrittori le cifre non sono per
;

a
nulla esatte. Cosi, ad esempio, accade per 1'ultima (14 ) edizione del Di-
zionario di conversazione del Brockhaus, il quale nella rubrica Ebrei,

dopo aver lungamente parlato di loro, presenta una statistica degli


ebrei, divisa secondo i varii paesi. Tra le altre cifre, essa ci da tanto
per 1'Abissinia che pel Marocco 200,000 ebrei, cioe un totale di 400,000
israeliti. Questa somma e molto minore del vero, perche e certo che

nel solo Marocco se ne contano piu di 250,000 e nell'Abissinia 300,000.


Stando alia statistica generale riportata dal citato Dizionario
pel 1892 e correggendo 1'errore per 1' Africa, gli ebrei dovrebbero cosi
ripartirsi :

Europa 5,415,000
Asia 310,000
Africa 550,000
America 250,000
Australia 125,000

Totale 6,650,000
CONTEMPORANEA 761
Secondo altre fonti il numero totale degli ebrei sarebbe di 8 mi-
lioni, cifra che non ebbero a raggiungere neppure a' tempi piu floridi
dell'antico regno giudaico.
Certo & che la statistica del Brockhaus sta notevolmente indietro.
Le per 1' Europa e per PAustralia sono ad un dipresso esatte.
cit're

Quelle per 1'America sono troppo esigue; giacche la sola citta di


Nuova York conta 300,000 ebrei, e piu di 100,000 la citta di Chicago
e parecchie altre citta degli Stati-Uniti hanno numerose comunita
israelitiche. Cosi
pure il numero degli ebrei & considerevole nel Su-
rinam (Guyana olandese) e nell'Argentina.
Troppo esigue sono eziandio le cifre per 1'Asia e per 1' Africa ;

quest'ultima in tutte le sue parti conta circa 800,000 ebrei. Alle


Indie orientali Brockhaus assegna un migliaio di ebrei, mentre nella
il

sola presidenza di Bombay se ne contano circa 4000 e 2000 nel Co-


chin sulla costa malabarica. Per giunta nella sola Turchia asiatica,
compresa 1' Arabia e la Persia, vi sono piu ebrei che non & 1'intera
somma quivi assegnata all'Asia. E dunque a ritenersi che il nu-
mero totale dei figliuoli di Abramo sparsi pel mondo si accosti vera-
mente agli otto milioni ed anche li sorpassi.
4. H
P. Giuseppe Svoboda. II 19 di maggio mori in Praga in eta
di anni 70 per una peripneumonite il R. P. Giuseppe Svoboda, su-

periore del Collegio della Compagnia di Gesu. Spiro santamente, come


santamente era vissuto, dando segni di grande pieta e munito di tutti

i conforti religiosi. Manifestd vasta e profonda dottrina nella storia


e lascid molti scritti, articoli e trattati pubblicati nei giornali e pe-
riodici boemi e tedeschi. Dette alia luce molte opere storiche pregia-

tissime, nelle quali difese la verita storica contro gli scrittori liberali,

specialmente contro coloro che falsarono la storia boema al tempo

della riforma cattolica dopo la infelice battaglia presso il monte Bianco,

combattuta il giorno 8 novembre 1620. II defunto Padre fu il Di-


rettore del Circolo storico > fondato da otto anni dall'Associazione
cattolica Scopo di tale Circolo & di coltivare la storia dal
Ylast > .

punto il piissimo Padre ne fu


di vista cattolico, ed zelantissimo ed
instancabile Presidente. II P. Giuseppe Svoboda ebbe a soffrire molte

persecuzioni delle quali fu vittima 1'intiera Compagnia di Gesu in


detta Regione. II compianto defunto fu sepolto nel campo santo ove

riposano in pace gli scrittori boemi piu stimati e cari.


INDICE
Lezioni della Provvidenza agli Italiani Pag. 5
La Norvegia e una corsa apostolica di Mons. Fallize 1$
Idem idem 289
Gli Hethei-Pelasgi nel Continence ellenico 36
La Macedonia 270
La Tessaglia ivi
La donna nelle Indie orientali 51
L'amnistia del 14 marzo e il delitto politico . . . 129
La storia naturale delle piante net secolo XIX . . 143
Idem idem 522
Le logge israelitiche secrete pienameiite illustrate. . 160
/ Cattolici Ualiani e I' or a presente 257
Dei sapienti irreligiosi e della loro aulorita conlro la
Religione 304
Le Casse Rurali catloliche e un'altra grande contro-
versia*. Un po? di storia 385
Dei sapienti irreligiosi e del Virgilio nel Medio Evo 403 .

H presente e I'avvenire delV azione cattolica in Italia 421


Idem Idem 552
Idem idem 657
Sanctissimi Domini Nostri Leonis dwina providentia
Papae XIII Epistola ad Episcopos Hungariae 513 . .

/ Fenici e la civiUa micenea secondo il prof. Wolfango


Helbig 534
I moderni iloti del punto d'onore 641
Augusto Comte ed il concetto del suo sislema ... 675
Pita. Storia di ieri 59
Premonizione ivi

Capitolo Primo. Ogni rosa ha la sua spina . . 60


Capitolo Secondo. Non parere, ma essere . . . . 177
Gapitolo Terzo. Chi piii guarda, meno vede . . 321
Capitolo Quarto. Detto d'amore disarma rigore . 433
Capitolo Quinto. L'ira placata non rifa le offese . 567
Capitolo Sesto. Chidipingeilflorenonglidarodore 691

RIVISTE DELLA STAMPA

Antonii Ballorini e Soc. lesu Opus Morale in Bu-


Theologicum
sembaum Medullam absolvit et Dominicus Palmieri ex
edidit
eadem Societate. Editio secunda in nonnullis aucta et emen-
data Pag. 74
INDICE 763
La Palestina d'oggi studiata e descritta nei suoi Santuarii e nelle
sue localitd bibliche e storiche dal P. Domenico Zanecchia del-
}
l Ordine dei Predicatori ex professore di teologia nella scuola di
studii biblici inGerusalemme Pag- 81
Duerm Van) Charles S. J.
(
Un peu plus de lumiere sur le Con-
clave de Venise et sur les commencements du Pontificat de Pie VII.
1799-1800. Documents inedits extraits des archives de Vienne. > 190
Sac. Ambrogio Sala. L'Ideale Cristiano nelV odierno malessere
sociale 196
R. P. Bainvel de la Compagnie de Jesus. Les controsenses bi-

bliques des predicateurs 202


Pellizzari ^V alentino. 11 delitto e la scienza moderna. Saggio. . 334
Francesco d'Assisi ed alcuni suoi piu recent! biografi. Memoria
3
letta all Accademia di scienze morali e politiche della societd

reale diNapoli dal socio Baffaele Mariano 447


LEONIS XIII IN MARIAM YIRGINEM FLOSCULI 585
Orsi Pietro.
}
Come fu fatta l Italia. Conference popolari ecc. De
Castro Giovanni. I processi di Mantova e il febbraio 1853. 588 .

Vie du Bienhereux Innocent V (frere Pierre de Tarentaise) Ar-


cheveque de Lyon, Primat des Gaules et premier Pape de I'Or-
dre des Freres Precheurs } par un Religieux du meme Ordre. 708
Romualdo Bobba. La dottrina dell' intelletto in Aristotile e nei

piu illustri interpetri. Opera premiata dalla R. Accademia dei

Lincei 710
Giuseppe Apicella XXX.-. rappresentante presso il Grande Oriente
la loggia Porta Pia, air Or.-, di Sala Consilina (Salerno). La
Massoneria (con licenza scritta del Gran Maestro dell' Ordine). 715
BlBLIOGRAFIA 84
Idem 342
Idem. 593
SCIENZE NATURALI. 1. L'anno giorno nei mondi planetarii.
e il

IIgiorno nei mondo di Venere, secondo lo Schiaparelli. Recenti

Gonferme del Tacchini e del Perrotin. Un giorno lungo 225 giorni.


2. Ancora dei raggi Roentgen. Schema dell'assetto nell'adope-

rarli. 3. Analisi scotoscopica. Applicazione al saggio dei dia-


manti veri e falsi ; e dei congegni esplosivi. 4. Un Giona mo-

derno a confronto col vero Giona biblico > 207

Idem. 1. Perche piova in montagna piu che al piano. La for-

mazione delle nuvole e della pioggia. La parte che vi ha proba-


bilmente I'elettricitd. 2. L'influsso dei fili telefonid a diminuire
il numero delle folgori. 3. Attrazione esercitata dai medesimi
sui proiettili di ferro. 4. Lunghezza chilometrica dei fili e
cavi telegrafici esistenti. 5. Notizie procurateci dalla immer-
764 INDIGE
sione dei cavi. 6. La
statua gigantesca di S. Fedeh, in Pa-
lazzuolo dell' Oglio, lavorata a galvanoplastica Pag. 723
ARCHEOLOGIA. 34. S. Maria antiqua al foro romano. 35. L'au-
toritd dell' Itinerario Einsidlense. 36. S. Maria antica di/fe-
rente da S. Maria nova. 37. S. Maria antica e chiamata S. Ma-
ria de inferno e liberatrice. Le leggende dell'inferno. 38. //
dracone di S. Silvestro. Culto di Vesta e culto della madre di Dio
al foro romano . . . . 458

CRONACHE CONTEMPORANEE
Dal 1 al 15 marzo 1896.

I. COSE ROMANE. 1. // triplice anniversario di Leone XIII:


Velezione, il di natalizio e I'incoronazione. 2. Suo diseorso ai

Cardinali; gravi parole suW apostasia di Ferdinando di Bulgaria.


3. Morte del Card. Mauri, Arcivestovo di Ferrara. 4. Decreti

delle Congregazioni romane: La scommunica maggiore contro un


$acerdote Pag. 100
II. COSE ITALIANE. 1. Vittoria degli Abissini sugli Italiani
ad Abba Grarima presso Adua. 2. Narrazione della battaglia :
3
gl Italiani ricacciati dentro gli antichi confini; perdite, morti e pri-
.gionieri. 3. Particolaritd narrate da chi fu presente. 4. Cause

prossime e remote della disfatta. 5. Tumulti ed agitazioni in


Italia contro la guerra d' Africa e i suoi autori. 6. Riapertura
delle Camere e caduta del Ministero Francesco Crispi. 1. II nuovo
Ministero con a capo il Di Rudini. 8. Amnistia pei condannati

dai tribunali militari della Sicilia e della Lunigiana 103


III. COSE STRANIERE. AUSTRIA-UNGHERIA (Nostra Corrispon-
denza). 1. A
Vienna: sconfitta del liberalisms nelle elezioni mu-
nicipali; prima nomina del D. r Lueger a borgomastro ; primo scio-

glimento del consiglio comunale ; nuova segnalata vittoria del partito

antiliberale ; riekzione del D. r Lueger a Borgomastro: rifiuto della

vonferma sovrana, e nuovo scioglimento del consiglio municipale.


2. II nuovo gabinetto Badeni: fisionomia della Camera alia sua

riapertura; violentissime discussioni sull'affare Lueger; scissura nel


circolo Hohenivart, e costituzione del nuovo gruppo cattolico popo-
lare: adesione al nuovo partito; proroga della Camera ...... 113
MESSICO (Nostra Corrispondenza). 1. Incoronazione di Nostra

Signora di Gruadalupa. 2. La morte di un ministro di Stato.

3. L XI 3
Congresso internazionale di Americanisti 120
IV. COSE YARIE. 1. // messale di S. Agostino di Canterbury.
- 2. La persecuzione religiosa nella Repubblica dell' Equatore.
3. La produzione della lana in Italia 124
INDIGE 765

Dal 16 al 31 marzo 1896.

I. COSE ROMANE. 1. / rovesci italiani in Africa, il Papa


e la questione romana. 2. Parole di Leone XIII sulle presenti
condizioni d' Italia. 3. La questione dei cappellani nell' eseroito ;
la febbre gialla sulla nave Lombardia e morte ediftcante del Co-

mandante Olivari. 4. 25" anniversario della fondazione della


Voce della verita. 5. Decreti delle Congregazioni romane: de-
creto sulle Suore mendicanti Pag. 217
II. COSE ITALIANS. 1. Politica africana del nuovo Mini-
stero, 140 milioni per I' Africa, sconfitta dei Orispini. 2. Stato

degli animi in Italia dopo la rovina africana; pro e contro la pace.


3. Che cosa dicono i reduci ed i feriti della condotta della guerra
e della ferocia dei nemici. 4. Varii processi governativi. 5. Un
duello fra due legislatori. 6. // viaggio dell' Imperatore^ e dell' 1m-
1

peratrice di Germania attorno alle coste d Italia: incontro col Card.

Sanfelice a 'Napoli 223


III. COSE STRAN1ERE. FRANCIA (Nostra Corrispondenza).
1. La politica estera, I
3
Inghilterra e la Germania; le relazioni con
la Russia per risguardo all' Armenia e all' Abissinia. 2. // ri-

chiamo del sig. Lefebvre de Behaine, la politica di Leone XIII e


le tendenze del Governo francese; la quistione del Concordato; atti
di persecuzione, resistenza delle Comunitd religiose alia tassa di
accrescimento. 3. Le faccende Arton, Saligoux, eccetera. 4. As-
salti al presidents della Repubblica > 231
GERMANIA (Nostra Corrispondenza). 1. II venticinquesimo anni-
versary della fondazione dell'lmpero. i
2. Le relazioni esteret i

progredimenti e le ricohezze della Germania; i suoi lati deboli.

3. H Centra e il dissolvimento del partito conservatore. 4. II bi-


lancio della Prussia e gl'insegnanti. 5. La propaganda prote-
stante e la Chiesa. 6. 11 nuovo codice civile. 7. Uno sciopero
colossale. 8. Disegno imprudente. 9. Faccende protestanti. 238
INGHILTERRA (Nostra Corrispondenza). 1. Le difjicolta sorte
contro I'
Inghilterra nel campo internazionale. 2. Giustizia, di-
plomazia e sentimento popolare. Armarnenti, federazioni ed
3.

alleanze. 4. // lievito che opera per la riunione delle Chiese. > 248
IV. COSE VARIE. 1. H Vescovo coadiutore di Sion ed il

nuovo principe Abate Benedettino di Einsiedeln. 2. Pel credito


agrario nell' Italia meridionale. 3. La giurisprudenza babilonese.
4. // Calendario russo. 5. Cenno necrologico 252

Dal 1 al 15 aprile 1896.

I. COSE ROMANE. 1. I/Oratorio del S. Cuore de' PP. Bar-


nabiti in Roma; premiazione annua degli alunni. 2. Ipellegrini
766 1NDICE
di Limoges e delV Aquitania in Roma; I'altare di S. Marziale, apo-
stolo dell' Aquitania, in S. Pietro. 3. 11 Consiglio di Roma e le

ire de' radicali a cagione d'un funerale pei morti d' Africa. 4. Fu-
nerali pel Principe D. Agostino Ohigi. 5. Decreti delle Gongre-
gazioni romane. 6. Appunti storici Pag. 357
II. COSE ITALIANE. 1. Combattimento a Mocram e a Tu-
i Dervisci: una
cruf contro piccola vittoria seguita da una scon-
fitta. 2. Nomina d'un Commissario regio per la Sicilia. 3. Con-

vegno dell' Impefatore di Germania col Re Umberto a Vene%ia.


4. Monumento al Duca di Galliera in Genova. 5. Appunti sto-
rici 365
III. COSE STRANIERE. FRANCIA (Nostra Corrispondenza).
1. La Francia, I'
Inghilterra e la Ger mania; rinunzia del sig.
Berthelot. 2. La tassa sulla rendita, I'
agricoltura e la quistione
sociale. 3. // conflitto dei poteri, la Camera, il Ministero e il

Presidente contro il Senato. 4. // XIV centenario del Battesimo


di Clodoveo . 370
AUSTRALIA (Nostra Corrispondenza). 1. II secondo Sinodo ple-
nario dell' Australia. 2. // St. John's College di Sydney.
3. Monsignor Verdon 378
IY. COSE VARIE. 1. II venerdi santo nella corte di Madrid.
2. Le Isole Filippine e i Benedettini. 3. Una societd catto-
lica di assicurazione. 4. / beni stabili degli ecclesiasUci in Italia. 381

Dal 16 al 30 aprile 1896.

I. COSE ROMANE. 1. Numeroso pellegrinaggio dell' Alta Italia

in Vaticano. 2. La voce del Papa e di tre Cardinali in favor e


d'un Tribunals internazionale per i litigi degli Stati. 3. Tor-

nata tempestosa al Campidoglio per il funerale dei morti in Africa:


trionfo de' cattolid. 4. Abiura d'un Gran Maestro della Masso-

neria; scopo della setta.


lo 5. Motu proprio pontificio sulle Chiese

orientali. 6. Decreti delle Congregazioni romane. 7. Amba-

sciatore pontificio per I'inccrronazione dell' Imperatore di Russia. Pag. 479


II. COSE ITALIANE. 1. Stato e condizione della colonia eri-
trea dopo la scon fitta di Abba Garima. 2. Rottura definitiva
delle trattative di pace tra il Governo d' Italia e I'Imperator di Etio-
pia. 3. Gravi cose svelate dai Libri verdi africani. 4. Azione

pubblica cattolica: congressi ed associazioni. 5. Morte del P. Giu-

seppe Orlando, direttore della Sicilia cattolica 486


III. COSE^STRANIERE. AUSTRIA (Nostra Corrispondenza).
1. Sessione annuale delle Diete provinciali. 2. Riapertura del
Parlamento ; disegno del Badeni per la riforma elettorale appro-
il

vato dalla commissions; la discussione sul bilancio del culto e del-


IN DICK 767
I'istruzione. 3. Nuoco trionfo degli antiliberali nelle elezioni mu-
nicipali di Vienna. 4. L'agitazione dei democratic socialisti. Pag. 41>4
REPUBBLICA SUDAFRICANA (Nostra Corrispondenza). 1. Inva-

xione dei eoloni inglesi nel Transvaal. 2. Questioni sciolte e que-


stioni da sciogliere. 3. Qua/ita di Kruger e di Jameson ... 502
CESAREA DEL PONTO (Nostra Corrispondenza). / cristiani ar-
meni cattolici, scismatici e protestanti sono trucidati da per tutto;
le loro ease sono derubate e bruciate; le loro fig lie e inogli rapite
}
e violentate. Scene strazianti. Caritd de Missionarii 507
IV. COSE VARIE. -- 1. Feste
papali nella Repubblica di Co-
lombia. 2. L'origine e lo svolgimento della rivoluzione equato-
riana 509

Dal 1 al 15 maggio 1896.

I. COSE ROMANE. 1. Gran pellegrinaggio toscano in Roma.


}
Azione pacifica della S. Sede Ira il Chili e l Argentina.
2.

3. Morte del Card. Luigi Galimberti. -- 4. La Messa votata dal


Comune pei morti d' Africa. 5. Appunti storid 617
II. COSE ITALIANE. - - 1. JRitorno agli antichi confini nel-
l' Eritrea; speranza di un qualche assetto delle cose africane ; soc-
corsi privati spediti ai prigionieri.
Restituzione dei prigio- 2.

nieri dei Ras tigrini, ai quali si consegna il forte di Adigrat.


3. Francesco Crispi, braveggiando, vuole ancora la guerra. 4. Ap-
punti storid .- 621
III. COSE STRANIERE. INGHILTERRA (Nostra Corrispondenza).
1. La presentazione dell' Education Bill ai Comuni e la sod-

disfazione dei Cattolici inglesi. 2. Le armi britanniche nel-


l' Africa australe e nel Sudan. 3. Un difensore di Roma e della

Riunione delle Chiese nel Times of India .


- - 4. Belli disegni

per fondazione di
la Case di studii cattoliche a Cambridge.
5. Le due grandi Universitd di Oxford e di Cambridge. 6. Come
sono costituite le liniversitd inglesi. 7. Le antiche case degli Or-

dini religiosi nelle due citta universitarie 625


UNGHERIA (Nostra Corrispondenza). 1. Corruzione massonica

e duelli scandalosi; le nuove matricole civili; mene dei


partiti con-
trarii all'unione coll' Austria ; preparatwi per le feste del millennia ;

malcontento ed agitazione delle nazioni soggette al Governo unga-


rese ; la festa del millennio festa massonica. !2.
Progressi del
partito cattolico popolare ; il Governo svergognato da un deputato
calvinista per la sua persecuzione contro i cattolici 632
IV. COSE VARIE. 1. Dimostrazioni massoniche in Francia.
2. Una nuova veggente ed un'altra stimmatizzata parigina. 3. /
Fatebenefratelli. 4. Statistica delle costruzioni ferroviarie. . . 637
768 INDICE

Dal 16 al 31 maggio 1896.

I. COSE ROMANS. 1. Leone XIII -intercede presso I'


Impe-
ratore di Etiopia per la liber azione de* prigionieri italiani. 2. In-
coronazione dell' immagine di Maria SS. ad rupes e pellegrinaggio

romano. 3. L'ambasciata delta S. Sede alle feste di Mosca.


4. La comunione in fiocchi agl' infermi non piu soggetta a con-
travvenzioni: che cosa ne dicano certi scrittori anticristiani. 5. De-
creti delle Congregazioni romane Pag. 732
II. COSE ITALIANE. 1. La Camera approva nuovamente il

Ministero presente e deplora /' amministrazione antecedente. 2. Ul-

time faville del flagello eritreo, e proeesso contro il Gen. Baratieri.


3. Appunti storici 738
III. COSE STRANIERE. GERMANIA (Nostra Corrispondenza).
-
1. La condizione di fuori; apprensioni d'ogni specie. 2. I Fran-
chi di Germania. 3. Le finanze e le spese di guerra ; il matri-
monio detto civile ; i duelli ed il codice tnilitare. 4 .
Legge scola-
stica; dispute religiose. 5. Le Opere di Terra Santa. 6. La
libertd della scienza. 7. Scandali. 8. Missioni a Berlino. . 741
STATI UNITI (Nostra Corrispondenza). 1. II maggio circolare

di Sua Eminenza il Cardinale Satolli. 2. 11 vangelo della disu-

nione: disimione politico -ecdesiastica. 3. Religiosa (la dottrina


di Monroe ripudiata in materie religiose). 4. Nazionale (una ge-
nerosa applicazione della dottrina di Monroe/. 5. 'Americane- L
simo in opposizione col Romanesimo 749
EGITTO (Nostra Corrispondenza) 1. La solenne consecrazione del
due nuovi Vescovi copti. 2. Loro intronizzazione. 3. 1 PP.

Gesuiti a Minieh. 4. Mons. Macario presso V imperatore di Abis-


sinia * 755
IV. COSE YARIE. 1. Nuove testimonianze e particolaritd
delle atrocita armcne. 2. La Cassa centrale per le casse rurali

cattoliche
}
d Italia 3. La statistics degli Ebrei. 4. Cenno ne-
crologico : il P. Giuseppe Svoboda 758

ERRATA CORRIGE
Pag. 410, nota, cJiristicler .... christlicher

534, titolo, Guglielmo Helbig. Wolfango Helbig


619 lin. 7, 1895 1885
624 26, Lucigno .... Lucignano

CON APPROVAZIONE DELL'AlJTORITA ECCLESIASTICA


Does Not Circulate

BX 804 .C58 SMC

La Civi Itaa cattolica

AIP-2273 (awab)

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