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GARIBALDI
DI
GIUSEPPE GUERZONI
VOL^II
(1860-1882)
CON DOCUMENTI EDITI E INEDITI
E 7 PIANTE TOPOGRAFICHE.
Seconda edizione.
FIRENZE,
G. BARBÈRA, EDTrORE.
1882.
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à^^/iyA. ^o /S-^f.
GARIBALDI
YOL. II
(18r30-18S2).
GARIBALDI
DI
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VOL. II
(1860-1882)
Seconda edizione.
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FIRENZE,
G. BARBÈRA, EDITORE.
1882.
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Capitolo Ottavo.
DA MARSALA AL FARO.
[1860.]
GUERZOM. — li. _ 1
347284
2 CAPITOLO OTTAYO.
IL
* 11 signor Artom, oggi senatore del Regno, allora capo del gabi-
netto del grande Ministro. Vedi (Euvre parlementaìre du comte de Cavour,
Préface.
' Maintenant nous voiìà complices, parole del Cavour al principe Tal-
leyrand, ministro di Francia a Torino, appena fu sottoscritto il Trattato
di Nizza e Savoia. Vedile in Artom, De la Rive, Massari.
* Nel 1860 al barone De Martini, inviato di Francesco di Napoli a
III.
E
naturalmente tra gli eletti fu anche Garibaldi.
Molti Collegi gli furono profferti, tra gli altri Brescia,
Stradella, Varese ma egli ringraziò tutti, dichiarando
;
» vostro
» Gr. Garibaldi. »
* Non crediamo, per esempio, farina del suo sacco tutta l' argomen-
tazione di costituzionalità; molto meno le parole usate a svilupparla. Ne
giudichi il lettore:
« Garibaldi. Signori, nell' articolo q» dello Statuto si dice :
IV.
V.
* Fu scritto per delazione d' uno dei frati della Gancia pura favola.
:
GUEMONI. — li. 2
18 CAPITOLO OTTAVO.
VI.
VII.
'
Vedi lettera di Garibaldi in risposta ai Siciliani nel Proemio già
citato di Aurelio Saffi, pag. 39 e 46.
DA MAKSALA AL FAKO. 25
VUI.
*
Il dottore Agostino BERTANinel suo opuscolo: Ire poUticTie cV oltre
il Sirtori al ritorno d' una visita fatta al Cavour,
tomba (pag. 61), dice che
alcuni giorni prima della spedizione, gli narrò che il Conte stesso inter-
quegli arditi patriotti, rispose
pellato cosa pensasse della fortuna di
sorridendo e fregandosi le mani « Io non penso che li prenderanno. »
:
* Leggiamo in
parecchi libri e giornali che il conte di Cavour, al
Persano che lo interpellava sul vero senso dell' ordine ricevuto, rispon-
desse: « Navighi tra Garibaldi e gP incrociatori napoletani; » al che
l'Ammiraglio avrebbe risposto: « Ho capito; se sbaglio mi manderà a
Fenestrolle. » Ma la verità vuole si dica che il Persano stesso, nel suo
noto Diario j^olitico militare, racconta un po' diversamente 1' aneddoto,
e importa ricordarne il vero tenore:
« 9, —.... Devo arrestare i volontari partiti da Genova per la
Sicilia su due piroscafi della Società Rabattino sotto il comando del ge-
nerale Garibaldi, ove tocchino in qualche porto della Sardegna, e più
particolarmente a quelli della Maddalena e del golfo di Cagliari, ma devo
LASCIARLI PROCEDERE NEL LORO CAMMINO INCONTRANDOLI PER MARE.
» Nella via percorsa mi fermo a Tortoli tanto quanto basta ad im-
IX.
prire dei legni partiti da Genova e diretti Dio sa per quale rotta alla
volta di Sicilia, poteva essere dato seriamente e in ogni cosa efficace-
mente eseguito !
GUERZOXI. - II.
^
34 CAPITOLO OTTAVO.
X.
«
Il La Farina aveva
ricevuto millecinquecento fucili ma per quante
;
» Enrico Besana. »
^
Circa ai denari che servirono d' erario alla
prima spedizione, così
il Bertani nelle sue
Ire politiche d' oltre tomba, pag. 53 e 54 :
geriva
« I primi danari per la spedizione, cospicua somma che servì ap-
DA MARSALA AL FARO.
39
< battevano il piede sulla spiaggia, come il corsiero
generoso impaziente delle battaglie > e in brev' ora ;
'
niere fumavano ;
la rotta era segnata ; tutti gli ordini
erano dati il Bixio al comando del Lomhardo,
; il Ca-
punto alla compra di armi, di munizioni, di viveri e per cento altri bi-
sogni, vennero da Pavia, città sempre esemplare nella iniziativa delle più
ardite e patriottiche imprese, altri e molti ne fornì, come dissi già la
cassa del Milione di fucili. Altre migliaia di lire aveva ricevute Gari-
baldi dall'America, raccolte da amici suoi,
» I denari jjer j)oter saljjare li recò a me il 5 maggio a sera,
col-;
l'ultima corsa della ferrovia da Milano, l'avvocato Filippo Migliavacca,
già tenente de' volontari del 1859, maggiore a Milazzo, dove morì com-
battendo.
» Erano le sessantamila lire provenienti dalla cassa del Milione di
facili, e rappresentateda un buono sulla Banca di Genova. Ma l' ora era
già troppo tarda per averne il cambio. Che fare? l'imbarazzo era grande
quanto la premura.
» Mandai tosto, giacché io era infermo, presso alcuniricchi nego-
zianti miei clienti per avere denaro ma
a queir ora e con tanta fretta
il ;
ghi, che consegnai oltre le 11 ore di notte a bordo dei battelli a vapore
già venuti nelle mani dei volontari. »
XL
Garibaldi non poteva cimentar sé e la causa d^ Italia
a sì perigliosa avventura senza chiarire alla nazione
ed al suo capo i propri intendimenti e, soprattutto, senza
stringere co' suoi amici lasciati sul Continente tutti
gli accordi che valessero ad assicurargli alle spalle
una base d' operazione ed una fonte durevole di soc-
corso.
Al Re aveva non aver consigliato l'insur-
scritto:
rezione dei Siciliani, ma
dacché essi s' erano levati
in nome dell'unità italiana non poter più esitare a
correre in loro aiuto. Sapeva la spedizione pericolosa,
ma confidava in Dio e nel valore de' suoi compagni.
« Suo grido sarebbe sempre Viva l' Unità d' Italia e :
*
« Quarto, 5 maggio 1860.
» Sire,
DA MARSALA AL FARO. 41
cheranno che questa impresa è stata decisa per motivi puri aifatto da
egoismo e interamente patriottici. Se riusciremo, sarò superbo d'ornare
la corona di Vostra Maestà di questo nuovo e brillantissimo gioiello,
a condizione- tuttavia che Vostra Maestà si opponga a ciò che i di lei
consiglieri cedano questa provincia allo straniero, come hanno fatto della
mia terra natale.
Io non ho partecipato
3> il mio progetto a Vostra Maestà: temeva
infatti che per la riverenza che le professo non riuscisse a persuadermi
d' abbandonarlo.
» Di Vostra Maestà, Sire, il più devoto suddito
» G. Garibaldi. »
* « Soldati Italiani,
difetta ancora —
e su di voi, che sì mirabile esempio ne daste e di
valore — essa conta, per riordinarsi, e compatta presentarsi al cospetto
di chi vuol manometterla.
» Non dunque,
vi sbandate, giovani Resto delle patrie battaglie!...
!
» G. Garibaldi. »
42 CAPITOLO OTTAVO.
incarichi :
di centomila sol-
> Che r Itaha libera d' oggi, in luogo
dati deve armarne cinquecentomila, numero non certamente
sproporzionato alla popolazione, e che tale proporzione di
soldatir hanno gli Stati vicini, che non hanno indipendenza
l' Italia non avrà più bi-
da conquistare con tale esercito
;
testo di liberarla;
> Che ovunque sono Italiani che combattono oppressori,
gli animosi e provvederU del ne-
là bisogna spingere tutti
cessario per il viaggio;
» Che r insurrezione siciUana non solo in Sicilia bisogna
aiutarla, ma nell'Umbria, nelle Marche, nella Sabina, nel
Napoletano, ec, dovunque sono dei nemici da combattere.
» Io non consighai il moto della Sicilia, ma venuti alle
al generale Garibaldi sid fatto delle armi sottratte nelle acque di Genova
alla spedizione dei Mille. Sampierdarena, 2 novembre 1874. —
Firmati: Ste-
fano Lagorara, Giacomo Canepa, Pietro Botto, Francesco Moro (detto
Baxaico), Giuseppe Oneto, Michele Danovaro, Castello Lorenzo, Castello
Girolamo. — Nomi dei superstiti tra coloro che erano stati incaricati di
scortare il carico delle armi, e che furono le prime vittime del tradimento.
44 CAPITOLO OTTAVO.
'
Vita di Nino jBia;io,pag. 160. —Ho scritto altra volta sullo stesso
xn.
biglietto di Garibaldi —
< Credete a tutto quanto vi
^
:
\ ^^
^
affusto. 'o
quella della loro incontaminata coscienza. Non gradi, non onori, non ri-
compensa allettarono questi bravi; essi si rannicchiarono nella modestia
della loro vita privata, allorché scomparve il pericolo ma, suonando l' ora ;
» Stocco » terza »
» Anfossi » quinta »
» Carini » sesta »
» Cairoli » settima »
» Giuseppe Garibaldi. »
Gci-r.zo.M. - II.
<>=
50 CAPITOLO OTTAVO.
né confutabile.
Nella mattina stessa del 7 maggio, Garibaldi fa-
'
« Romani !
tfj^
Domani voi udrete dai preti di Lamoricière die alcuni
»
Mussulmani hanno invaso il vostro terreno. Ebbene, questi
Mussulmani sono gli stessi che si batterono per l'Italia a
Montevideo, a Roma, in Lombardia! quelli stessi che voi
ricorderete ai vostri figli con orgoglio, quando giunga il
» G. Gaeibaldi
9 Generale romano promosso da un Governo
eletto dal suffragio universale. »
i mezzi possibili.
» 2° Egli susciterà all' insurrezione tutte quelle schiave
popolazioni contro l'immorale Governo, e procurerà ogni
modo per attrarre con lui tutti i soldati italiani che si tro-
Zambiancliì ;
poi passarono in quelle del professor I. B. Savi di Genova,
ilquale lo offerse al Gran Bazar aperto in Londra nel 1863 da Giuseppe
Mazzini a benefìcio di Eoma e Yenezia. Ma il signor Michele Tassara di
Genova, allora incaricato dal Sotto -Comitato delle signore genovesi delle
operazioni del sopradetto Gran Bazar, ne tenne copia e fu da esso che ;
'
Che il generale Medici non ignorasse 1' assegnamento clie Gari-
baldi aveva fatto su di lui, lo dimostra, oltre la lettera già citata, an-
che la seguente, che egli dirigeva al Panizzi due giorni dopo la partenza
dei Mille:
nato Condottiero.
» Io son rimasto per appoggiare l' ardita iniziativa con una seconda
i
54 CAPITOLO OTTAYO.
vji opicn^c uuvciiLf uixc, iiid 11 oiguui zjiJNi iiuu lece cne accogliere -^ ^^jju
nella sua Storia le menzogne pontificie, senza nemmeno darsi la cura di
S''^
vagliarle e appurarle. Quando dal suo racconto si eccettui il giudizio che .- .. i
egli dà dello Zambianchi, esagerato esso pure, poiché in fondo quel pò- ^ ' [*^
ver' uomo era un miUs gloriosus che faceva colle sue smargiassate credere If^'*''^
di se peggio di quello che faceva; non resta più una sola parola di vero.
Dice che « lo Zambianchi passò speditamente il confine colla sua
banda ingrossata, Dio sa da quanti venturieri, e volteggiò alquanti giorni
attorno al lago di Bolsena e tentò l' Agro viterbese ma indarno, che ;
e elle molti di loro avevano fatto fuoco dalle case ma non perchè i ;
XIII.
> — Generale!
> — Ma cosa fate, volete mandarci a fondo?
> — Generale, non vedevo più i segnali.
60 CAPITOLO OTTAVO.
> — Eh non
! vedete che siamo in mezzo alla cro-
ciera nemica?... Faremo rotta per Marsala.
> — Va bene, Generale. ^ >
*
Vedi mia Vita dì A^no Bìxio, pag. 165-166.
DA MARSALA AL FARO. 61
Forto d'AlV
Se non che quasi nel punto medesimo emersero
alla vista, ancorate innanzi a Marsala stessa, due grosse
navi. Erano, senza tema d' inganno, navi da guerra ;
gnor Andi-ea Rossi; girando tutti i piccoli legni ancorati nel porto, im-
62 CAPITOLO OTTAVO.
ponevano a quei marinari, col revolver alla mano, di inviare gli schifi a
bordo del Piemonte loro malgrado. »
Questo è il brano d' un opuscolo Memorie relative al marino Castiglia,
:
stimenti inglesi stavano fermi nei loro ancoraggi, che essi potessero im-
pedire il tiro dei bastimenti napolitani.
DA RIARSALA AL FARO. 63
a postarsi traverso, cominciando tosto a fulminare
r acqua, i bastimenti, le barche, la rada, il molo, di
sebbene questi avessero 1' opportunità di far fuoco sui vascelli e sugli
uomini, noi fecero.
» Dice inoltre che, dopo che gli uomini furono sbarcati, e che i va-
pori mercantili ebbero sbarcate tutte le truppe di Garibaldi, 1' ufficiale
comandante il vapore napoletano venne da lui a richiederlo di mandare
un battello inglese a prendere possesso di quei vascelli. L'ufficiale in-
glese, il capitano Marryatt, ben con ragione vi si rifiutò (Bear, hear).
Egli non aveva istruzioni che lo autorizzassero a prendere quei vascelli,
ed a partecipare in quella faccenda. Le sue istruzioni erano, come sem-
pre è stata la condotta del Governo inglese, di osservare una perfetta
neutralità nel conflitto ora insorto (Hear, hear). Perciò, sebbene questo
ufficiale non dia formale diniego (per nulla conoscendone l' esistenza) al-
da Marsala qualunque dei suoi ufficiali fosse a terra, e che egli imme-
64 CAPITOLO OTTAVO.
XIV.
« Siciliani !
diatamente innalzasse un segnale per tal fine, e che quando! suoi ufficiali
furono a bordo, sia stato aperto il fuoco contro Marsala dai bastimenti
napoletani. Ciò potrebbesi ravvisare come un atto di cortesia internazio-
nale per parte del capitano napoletano, mapunto non implica che i ba-
stimenti inglesi opponessero al
si suo fuoco. Non risulta che 1' ufficiale
inglese eccedesse inmodo alcuno il suo dovere. Egli si ritrova colà nello
scopo di proteggere gì' interessi britannici e nulla fece di piìi. »
*
Otto secoli precisi. I Normanni di Ruggiero sbarcarono la prima
volta in Sicilia nell' inverno, e la seconda nella primavera del 1060.
Nessuno de' vecchi cronisti siciliani accertò il loro numero : chi li fa tre-
cento, chi quattrocento, chi seicento e più ; certo che i quaranta sono
pura leggenda.
DA MARSALA AL FARO. 65
della mancanza d' armi. Noi avremo fucili, ma per ora un' arma
qualunque ci impugnata dalla destra d'un valoroso.
basta,
1 Municipi provvederanno ai bimbi, alle donne ed ai vec-
chi derelitti. —
All' armi tutti La Sicilia insegnerà ancora
!
giavano coi resti delle bande del Carini sui monti del
Trapanese, appena udito lo sbarco del Liberatore, si
erano affrettati, con una mano dei loro, sulle sue trac-
cie, e raggiuntolo al bivacco di Rampagallo gli si eran
presentati. Non eran più di cinquanta ; coperti la più
parte di pelli di caprone, e armati di vecchie scop-
pette e di pistole arrugginite ma se Garibaldi avesse
;
glio dire, ai preti buoni >), nel quale, < consolatosi che
la vera religione di Cristo non fosse perduta, > li inco-
raggiava a perseverare nella loro santa crociata, < fino
alla totale cacciata dello straniero dal suolo d' Italia. >
E non solo tentava affezionarsi quei buoni preti coi
proclami ; ma li cercava, li voleva d' attorno, li festeg-
giava, li seguiva nelle loro chiese, s' inginocchiava ai
loro altari azioni codeste che in tutt' altri che Gari-
;
XV.
XVI.
78 CAPITOLO OTTAVO.
» Giuseppe Gabibaldi. »
80 CAPITOLO OTTAVO.
* EuSTOW, La guerra cZ' Italia del 1S60, voi. II, pag. 189 e segg.
DA MARSALA AL FARO. 81
XVII.
XVIII.
'
Vedi / Mille di Garibaldi, pag. 36, e Giuseppe Capuzzi (bresciano,
de' Mille egli pure), La spedizione di Garibaldi in Sicilia. L' Abba, —
Noterelle già citate, conferma.
Un altro assalto di bande subirono pure i Regi a Montelepre.
^ «Caro Rosolino. —
Ieri abbiamo combattuto ed abbiamo vinto. I
nemici fuggono impauriti verso Palermo. Le popolazioni sono animatis-
sime e si riuniscono a me in folla. Domani marcerò verso Alcamo. Dite
ai Siciliani che è ora di finirla, e che la finiremo presto; qualunque
arma è buona per un valoroso, fucile, falce, mannaia, un chiodo alla
punta di un bastone. Riunitevi a noi ed ostilizzate il nemico in quei
dintorni, se più vi conviene fate accendere dei fuochi su tutte le alture
;
*
Scriveva alla Direzione del fondo pel milione di fucili:
« Stimatissimi Signori,
» Ebbimo un brillante fatto d' armi avanti ieri coi Eegi capitanati
dal generale Laudi presso Calatafimi, Il successo fu completo, e sbara-
gliatiinteramente i nemici. Devo confessare però che i Napoletani si
batterono da leoni, e certamente non ho avuto in Italia combattimento
così accanito, ne avversari così prodi. Quei soldati, ben diretti, pugne-
ranno come i primi soldati del mondo.
» Da quanto vi scrivo, dovete presumere quale fu il coraggio dei
nostri vecchi Cacciatori delle Alpi e dei pochi Siciliani che ci accom-
pagnavano.
» Il risultato della vittoria poi è stupendo : le popolazioni sono fre-
netiche. La truppa di Laudi, demoralizzata dalla sconiìtta, è stata assa-
lita nella ritirata a Partinico e a Montelepre con molto danno, e non
so quanti ne torneranno a Palermo, e se ne tornerà qualcuno.
» Io procedo colla Colonna verso la capitale, e con molta speranza,
tiero le vide bene alle prese, lascia 1' ordine all' avan-
DA RIARSALA AL FARO. 87
XIX.
* / Mille, pag. 90. Soggiunge per 1' onor del vero « Marcia che,:
tagne prossima
;
la sua totale disfatta. >
XX.
'
Né dalle istorie, ne dalle testimonianze orali ci fu possibile rac-
capezzare intorno a cotesto Consiglio di guerra 1' esatta verità. Il
La Masa nel suo libro (pag. xlix e li) attribuisce a sé solo il merito
del consiglio più eroico; il Crispi invece ed il Tiirr, dame in varii tempi
interrogati, atfermano che il partito dell' assalto fu sostenuto principal-
mente da essi, contro il Sirtori che stava apertamente per la ritirata.
Questi, al contrario, che interrogai del pari quando scrivevo la Vita del
povero Bixio, negò recisamente aver mai espressa queir opinione. In-
d'
somma non si sa a chi credere Forse colui che fu meglio servito dalla
!
DA MARSALA AL FARO. 95
dirsi del nemico, avventano su di lui a testa bassa,
s'
XXL
e come gente non libera ancora dal sospetto d' un' in-
sidia dal timore d' un' imprudenza, si tennero chiusi
e celati nelle loro case ad attendere che gli avveni-
menti colla stessa luce del giorno si rischiarassero.
Ma a poco a poco una finestra si socchiude; un uscio si
apre una, dieci, cento persone cominciano a far capo-
;
ottocento dunque è già un dir troppo. Dallo Stato numerico delle Squa- ^
driglie siciliane i^aasate in rivista dalV Ispettore generale Tùrr il 1° giu-
gno 1S60, il totale delle loro forze apparisce di 3229 uomini, ma supp.o-
niamo che anche il Turr non abbia potuto contarli tutti.
GUERZOM. —I!,
98 CAPITOLO OTTATO.
rettissima e cuore gentile, rapito anzi tempo agli studi ed alla patria,
nel suo opuscolo La Restaurazione borbonica e la lìivolusione del 1860,
:
XXIL
La mattina del 29, con gran stupore dei bombar-
dati, il bombardamento taceva ; ma dell' inattesa tre-
gua varie le cagioni, nessuna di pietà. Nella notte
e Loid Palmerston alla Camera dei Coìuuni in quella del 12 giugno 1860.
202 CAPITOLO OTTAYO.
In alcuni storici (Rustow, op. cit.,pag. 214; Zini, op. cit., pag. 612)
1' ammiraglio Mundy chiesero ed ot-
troviamo che il Console inglese e
tennero dal Commissario del re Francesco la cessazione del bombarda-
mento. Ma nel libro dell'ammiraglio Mundy, che abbiamo sott' occhio
(H. M. S. "Hannihal" ut
Palermo and Naples during the italian Hevoìw
notices of Garibaldi, Francis II and Victor Ema-
tions 1859-1861. With
nuel, hy Rear-Admiral
Sir Rodney Mundy. K. C. B. Londou, John Mur-
letto una sola parola che giustifichi quell'af-
ray,' 1863), non abbiamo
fermazione. Tutto quanto l'Ammiraglio inglese ha operato per impedire
il bombardamento o diminuirne i danni, si riduce a questi due fatti da
lui stesso raccontati :