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MECCANISMI DI ADESIONE
batterio adesina recettore sito di attacco
streptococcus protM, ac. lipoteicoico fibronectina epitelio faringeo
pyogenes
streptococcus glicosil-trasferasi glicoproteina salivare dente
mutans
streptococcus proteina cellulare N-Ac-hesosamina galattosio mucosa
pneumoniae
staphylococcus proteina cellulare FBP fibronectin mucosa
aureus
neisseria pilus di N-met-phe glucosamina galattosio epitelio ureterale
gonorrhoeae
ETEC fimbria tipo1 mannosio epitelio intestinale
bordetella fimbria glicolipidi solfati epitelio respiratorio
pertussis
vibrio pilus di N-met-phe fucosio e mannosio epitelio intestinale
cholerae
treponema peptide della membrana esterna fibronectina mucosa
pallidum P1, P2, P3
mycoplasma proteina cellulare ac. sialico epitelio respiratorio
chlamydia ? ac. sialico epitelio ureterale
epitelio congiuntivale
Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna
FATTORI DI VIRULENZA
TOSSINE: prodotti batterici che distruggono/danneggiano/inattivano uno o più componenti vitali della
cellula ospite, permettendo al batterio di sopravvivere e moltiplicarsi (veleno-antigene).
ESOTOSSINE sono secrete dalla cellula o fuoriescono dalla cellula morta; sono proteine solubili che vengono
trasportate nel sangue o nella linfa, causando danni a distanza verso specifici tessuti; alcune sono enzimi
(emolisine,...) che inibiscono attività cellulari cruciali e portano la cellula a morte
ENDOTOSSINE sono prodotte solo dai gram-negativi poichè sono il lipideA del lipopolisaccaride (LPS).
SISTEMI DI ATTACCO:
- pilus: corte proteine nastriformi che si legano a recettori cellulari sulla cellula bersaglio
- capsula: polisaccaridi che avvolgono il microbo e lo “incollano” alla superficie bersaglio
Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna
INFIAMMAZIONE
La risposta infiammatoria è la più importante nel gestire l’infezione batterica. E’ necessaria per il
funzionamento dei meccanismi di difesa dell’ospite, ma può causare danno irreversibile all’ospite.
E’ caratterizzata da rossore (aumento del flusso sanguigno e infiltrato linfocitario), calore (azione dei
pirogeni), dolore (distruzione tissutale locale), edema (aumento del fluido interstiziale).
La risposta infiammatoria è scatenata dall’invasione patogena e dal danno dissutale; le cellule colpite
rilasciano enzimi che diminuiscono il pH dello spazio extracellulare.
L’acidità attiva l’enzima callicreina, che stimola le bradichinine. Le bradichinine si legano al recettore sui
capillari, aprendo le giunzioni endoteliali e causando fuoriuscita di plasma dal sangue (formazione
dell’essudato).
L’aumento della permeabilità capillare permette ai leucociti di passare dai vasi ai tessuti (diapedesi).
La bradichinina inoltre si lega ai mastociti del tessuto connettivo, che rilasciano istamina ed eparina. Inoltre
si attiva la PLA2 che sintetizza ac. arachidonico, il quale forma prostaglandine e leucotrieni, che
contribuiscono all’infiammazione.
L’effetto totale dell’infiammazione è di reclutare cellule nel sito infetto per distruggere il microbo.
1) invadere e rimanere confinati in una regione inaccessibile ai fagociti (il lume ghiandolare, la cute)
2) evitare l’attivazione della risposta infiammatoria
3) inibire la chemiotassi dei fagociti (streptococcus, mycobacterium tuberculosis, clostridium)
4) nascondere gli antigeni non-self della superficie batterica (con antigeni self) (stafilococco, treponema)
5) evitare l’ingestione (tramite le fimbrie o la capsula)
capsula polisaccaridica di streptococcus pneumoniae, haemophilus, treponema pallidum, klebsiella
proteinaM e fimbrie degli streptococcus
polisaccaride dello pseudomonas aeruginosa
antigene O del LPS di escherichia coli
antigene K di escherichia coli e salmonella typhi
proteina A di staphylococcus aureus
6) sopravvivere all’interno dei fagociti (neutrofili o macrofagi)
inibizione della sintesi del fagolisosoma (salmonella, mycobacterium, legionella, chlamydiae)
sopravvivenza nel fagolisosoma (bacillus anthracis, mycobacterium tuberculosis, staphylococcus aureus
evasione dal fagosoma (rickettsia)
7) produzione di sostanze che danneggiano i fagociti (attacco diretto dei batteri sui fagociti tramite le
“aggressine”, cioè enzimi extracellulari o tossiche che uccidono il fagocita) (uccisione dei fagociti con
emolisine) (uccisione/inattivazione dei fagociti dopo la fagocitosi, con sostanze che svuotano i lisosomi)
(mycobacterium, brucella, listeria)
8) mimetismo molecolare (antigene non-self del batterio è simile ad antigene self, con attacco verso il self)
(antigene non-self simile a sostanze che non causano risposta immunitaria, come ac. ialuronico)
9) variazione antigenica (cambiamento periodico di antigeni, come fimbrie) (salmonella, streptococco,
vibrio, stafilococco, escherichia, neisseria)
PATOGENESI DI SHIGELLA
La Shigella attraversa la barriera epiteliale tramite transcitosi (dovuta alla polimerizzazione dell’actina)
attraverso le cellule M, e incontra i macrofagi residenti nella sottomucosa. Il batterio evita la degradazione
nei magrofagi inducendo apoptosi tramite segnali proinfiammatori. I batteri liberi invadono quindi le cellule
basolaterali. I segnali proinfiammatori attivano il sistema immunitario tramite le cellule NK e linfociti, che
inducono distruzione tissutale facilitando l’introduzione di altri batteri. I linfociti, comunque, contribuiscono
a terminare l’infezione fagocitando i batteri.
Shigella deriva da un E. Coli non patogeno, tramite l’acquisizione di plasmidi di virulenza e isole di
patogeneticità, oltre a perdita di loci genetici che impedivano la virulenza.
Il plasmide di virulenza di Shigella di 200kb codifica per 100 geni e altrettante sequenze di inserzione. Il
nucleo del plasmide è una regione conservata di 31kb, che è necessaria e sufficiente per l’invasione nei
macrofagi. I geni si possono dividere in quattro gruppi:
1) Proteine secrete tramite sistema di secrezione di tipo III (T3SS) che manipolano la cellula ospite in favore
del batterio: servono all’invasione e alla sopravvivenza nell’ospite e controllano la secrezione delle sostanze
proinfiammatorie (modulando la risposta immunitaria in favore del batterio). Queste proteine (Ipa) sono
anche antigeni immunodominanti, poichè il dominio N-terminale ricco di leucine (LRR) che funzionano da
PMAP e scatenano la risposta immunitaria.
2) Proteine che servono alla secrezione delle proteine effettrici, cioè generano l’espressione sulla
membrana di Ipa, e vengono chiamate Mxi-Spa. Il locus Mxi-Spa codifica per le componenti del T3SS, per la
traslocazione delle proteine effettrici dal citoplasma batterico alla cellula ospite.
3) regola l’attivita del secondo tramite fattori di trascrizione VirB e MxiE.
4) chaperonine Ipg, che stabilizzano i substrati del T3SS nel citoplasma batterico.
Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna
PATOGENESI DI STREPTOCOCCUS
Lo streptococco beta-emolitico di gruppo A (GAS) ha tre possibilità patogenetiche:
- invasione (faringotonsillite, infezioni cutanee, fascite necrotizzante, cellulite, batteriemia, endocardite)
- scarlattina / sindrome da shock tossico [tossine pirogeniche]
- malattie post-streptococciche (malattia reumatica e glomerulonefrite post-streptococcica)