Sei sulla pagina 1di 9

Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna

PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE


POSTULATI DI KOCK
1) Il microrganismo deve essere presente in ogni evento di malattia
2) Il microrganismo deve essere isolato dall’ospite e deve crescere in coltura
3) La coltura deve produrre malattia se inoculata in un ospite sano
4) Il microrganismo deve essere isolato nuovamente dall’ospite malato

I batteri si distinguono in:


- batteri invasivi (stafilococchi, streptococchi)
- batteri tossigeni (produttori di tossine = “veleno antigene”) (difterite, tetano)
Le esotossine agiscono a distanza e sono il principale meccanismo di patogeneticità. Inoltre i batteri
agiscono con segnali di membrana (stimolo per apoptosi) o penetrando nella cellule (tossine AB) o vengono
iniettate dal battere tramite T3SS e LEE (locus for enterocyte effacement).

La patogenesi batterica è dovuta a:


- abilità di invadere tessuti (invasività, colonizzazione, elusione delle difese immunitarie)
- abilità di produrre tossine (esotossine e endotossine)

L’organismo risponde alla presenza di un batterio tramite tre risposte:


- risposta di fase acuta (attivata da microrganismi, traumi o altre malattie; si manifesta dopo ore o giorni)
- febbre (la temperatura corporea è regolata dal SNC: la febbre può risultare da un cambiamento del set
point del centro regolatore, ed è dovuta a IL6, IL8...)
- shock settico (legato alla presenza in circolo di batteri; è una risposta infiammatoria generalizzata dovuta
a una sintesi eccessiva di citochine; è preceduta da batteriemia, ed è seguita da attivazione endoteliale,
attivazione della coagulazione e attivazione del complemento) (ciò causa discrepanza tra il contenuto del
letto vasale e la capacità del letto vasale, con inadeguata perfusione dei tessuti che porta a
malfunzionamento di vari organi; si ha perdita di liquido negli spazi extravascolari, con vasodilatazione e
ipovolemia) (lo shock settico è lo shock da batteri gram-negativi, e l’agente principale è l’endotossina o
lipopolisaccaride)

MECCANISMI DI ADESIONE
batterio adesina recettore sito di attacco
streptococcus protM, ac. lipoteicoico fibronectina epitelio faringeo
pyogenes
streptococcus glicosil-trasferasi glicoproteina salivare dente
mutans
streptococcus proteina cellulare N-Ac-hesosamina galattosio mucosa
pneumoniae
staphylococcus proteina cellulare FBP fibronectin mucosa
aureus
neisseria pilus di N-met-phe glucosamina galattosio epitelio ureterale
gonorrhoeae
ETEC fimbria tipo1 mannosio epitelio intestinale
bordetella fimbria glicolipidi solfati epitelio respiratorio
pertussis
vibrio pilus di N-met-phe fucosio e mannosio epitelio intestinale
cholerae
treponema peptide della membrana esterna fibronectina mucosa
pallidum P1, P2, P3
mycoplasma proteina cellulare ac. sialico epitelio respiratorio
chlamydia ? ac. sialico epitelio ureterale
epitelio congiuntivale
Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna

ENZIMI CHE INFLUENZANO LA PATOGENETICITA’


- ialuronidasi: fattore It degli streptococchi, stafilococchi e clostridi; depolimerizza l’ac. ialuronico
- collagenasi: prodotto da clostridium perfringens; rompe il collagene e facilita la gangrena
- neuraminidasi: prodotto da vibrio cholerae e shigella dissenteriae; rompe l’ac. sialico
- streptochinasi / stafilochinasi: prodotta da streptococchi e stafilococchi; convertono plasminogeno in
plasmina, che digerisce la fibrina, impedendo la coagulazione e facilitando la diffusione batterica
- emolisina: prodotta dagli stafilococchi e dai clostridi, inseriscono fosfolipidi e formano canali che
destabilizzano la membrana cellulare, causando lisi osmotica
- fosfolipasi / leticinasi: prodotte da clostridium perfringensm distruggono fosfolipidi e lecitine
- coagulasi: prodotta dallo stafilococco aureo (patognomonico), converte il fibrinogeno in fibrina, causando
un coagulo che protegge il batterio dall’azione del sistema immunitario
- adenilato ciclasi: fattore edematoso EF della tossina dell’antrace, aumenta i livelli di cAMP e altera la
permeabilità; è presente anche in bordetella pertussis
- proteasi / lipasi / glicoidrossilasi / nucleasi: per nutrizione e metabolismo batterico

FATTORI DI VIRULENZA

TOSSINE: prodotti batterici che distruggono/danneggiano/inattivano uno o più componenti vitali della
cellula ospite, permettendo al batterio di sopravvivere e moltiplicarsi (veleno-antigene).
ESOTOSSINE sono secrete dalla cellula o fuoriescono dalla cellula morta; sono proteine solubili che vengono
trasportate nel sangue o nella linfa, causando danni a distanza verso specifici tessuti; alcune sono enzimi
(emolisine,...) che inibiscono attività cellulari cruciali e portano la cellula a morte
ENDOTOSSINE sono prodotte solo dai gram-negativi poichè sono il lipideA del lipopolisaccaride (LPS).
SISTEMI DI ATTACCO:
- pilus: corte proteine nastriformi che si legano a recettori cellulari sulla cellula bersaglio
- capsula: polisaccaridi che avvolgono il microbo e lo “incollano” alla superficie bersaglio
Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna

INFIAMMAZIONE
La risposta infiammatoria è la più importante nel gestire l’infezione batterica. E’ necessaria per il
funzionamento dei meccanismi di difesa dell’ospite, ma può causare danno irreversibile all’ospite.
E’ caratterizzata da rossore (aumento del flusso sanguigno e infiltrato linfocitario), calore (azione dei
pirogeni), dolore (distruzione tissutale locale), edema (aumento del fluido interstiziale).
La risposta infiammatoria è scatenata dall’invasione patogena e dal danno dissutale; le cellule colpite
rilasciano enzimi che diminuiscono il pH dello spazio extracellulare.
L’acidità attiva l’enzima callicreina, che stimola le bradichinine. Le bradichinine si legano al recettore sui
capillari, aprendo le giunzioni endoteliali e causando fuoriuscita di plasma dal sangue (formazione
dell’essudato).
L’aumento della permeabilità capillare permette ai leucociti di passare dai vasi ai tessuti (diapedesi).
La bradichinina inoltre si lega ai mastociti del tessuto connettivo, che rilasciano istamina ed eparina. Inoltre
si attiva la PLA2 che sintetizza ac. arachidonico, il quale forma prostaglandine e leucotrieni, che
contribuiscono all’infiammazione.
L’effetto totale dell’infiammazione è di reclutare cellule nel sito infetto per distruggere il microbo.

FASI DEL PROCESSO INFETTIVO


1) INFEZIONE. Il patogeno si stabilisce nell’ospite e supera le difese non-specifiche. Non causa sintomi.
2) INCUBAZIONE. Permette lo stabilirsi dell’infezione sintomatica. E’ un periodo variabile, fino a 30 anni.
3) SINTOMI INIZIALI. Vari. Sono frequenti casi asintomatici.
4) FASE ACUTA. Sono presenti i caratteristici sintomi della malattia.
Queste fasi sono influenzate da genetica, condizioni fisiche, stress, età, sesso e trattamento.

RICONOSCIMENTO DEL MICROBO AD OPERA DELLA RISPOSTA IMMUNITARIA


Il riconoscimento del microbo è effettuato tramite l’espressione dei PRR (contenenti ripetizioni ricche in
leucina, LRR), come il TLR, che riconoscono i PMAP della superficie batterica. Vengono riconosciuti i
componenti della parete batterica come LPS (da TLR4), flagellina (da TLR5) e ac. nucleico (da TLR9).
I PMAP sono anche riconosciuti dai NLR (anche chiamate proteine-caterpillar), che riconoscono il
peptidoglicano. I TLR sono recettori di membrana, mentre NLR sono recettori citosolici.
La fase effettrice coinvolge due vie di segnalazione:
- attivazione della caspasi1 tramite l’assemblaggio del complesso “inflammasoma”. La caspasi1 è richiesta
per il processamento e il rilascio di citochine proinfiammatorie come IL1β (un potente pirogeno) e IL18.
Inoltre, può attivare la via apoptotica (per diminuire la quantità di batteri presenti)
- attivazione della via NFkB.

STRUTTURA DELL’INFLAMMASOMA NALP1


La caspasi1 è la proteina centrale nell’attivazione dell’inflammasoma, che agisce come una zattera
molecolare per attivare proIL1β e proIL18. Caspasi1 è sintetizzata come precursore di 45 kDa (pro-caspasi1)
che subisce taglio e si assembla in eterotetramero. Questo processo richiede ASC (una proteina adattatrice
che regola il reclutamento di altre proteine, agendo da ponte da NALP1 e caspasi1) e NALP1 (una proteina
sensore). Sono necessari due stimoli per attivare l’inflammasoma della caspasi1 e poi generare IL1β:
1) la stimolazione delle cellule dell’immunità innata (macrofagi) sui TLR / NLR da parte del lipopolisaccaride
induce la sintesi di pro-IL1β e altri componenti inducibili, come caspasi11.
2) perturbazione della corrente del potassio che attiva il recettore purinergico P2X, che causa attivazione
della fosfolipasiA2, uscita di potassio, depolarizzazione della membrana e disaggregazione del citoscheletro.
L’attivazione delle due vie causa la attivazione della caspasi1 e la trasformazione da pro-chemochine a
chemochine (IL1β e IL18) dovuto all’attivazione della via NFkB e il rilascio di chemochine mature.
Il secondo segnale assicura che l’attivazione avvenga solo in presenza di uno stimolo realmente nocivo, e
non per batteri commensali o danno tessutale idiopatico.

NALP3: Listeria monocytogenes, Staphylococcus aureus


NAIP5/IPAF: Legionella pneumophila (usa T4SS con Dot/Icm per traslocare gli effettori)
IPAF: Salmonella typhimurium, Shigella flexneri (usano T3SS per traslocare gli effettori)
Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna

meccanismo di attivazione dell’inflammasoma

meccanismo di attivazione della febbre


Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna

attivazione dell’inflammasoma da parte delle componenti batteriche

inflammasoma nei differenti batteri patogeni


Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna

EVASIONE DELLA RISPOSTA IMMUNITARIA


La capsula di glutammato di bacillus anthracis protegge l’organismo dalla lisi operata dai fagociti.
La membrana esterna dei gram-negativi è una barriera per i composti idrofobici come i sali biliari.
Le cere intorno al batterio, come nei micobatteri, permettono di resistere alla digestione.
Il lipopolisaccaride dei gram-negativi protegge la cellula dalla lisi mediata dal complemento e da lisozima.
Inoltre, altri meccanismi permettono di resistere e di moltiplicarsi all’interno dell’ospite.

1) invadere e rimanere confinati in una regione inaccessibile ai fagociti (il lume ghiandolare, la cute)
2) evitare l’attivazione della risposta infiammatoria
3) inibire la chemiotassi dei fagociti (streptococcus, mycobacterium tuberculosis, clostridium)
4) nascondere gli antigeni non-self della superficie batterica (con antigeni self) (stafilococco, treponema)
5) evitare l’ingestione (tramite le fimbrie o la capsula)
capsula polisaccaridica di streptococcus pneumoniae, haemophilus, treponema pallidum, klebsiella
proteinaM e fimbrie degli streptococcus
polisaccaride dello pseudomonas aeruginosa
antigene O del LPS di escherichia coli
antigene K di escherichia coli e salmonella typhi
proteina A di staphylococcus aureus
6) sopravvivere all’interno dei fagociti (neutrofili o macrofagi)
inibizione della sintesi del fagolisosoma (salmonella, mycobacterium, legionella, chlamydiae)
sopravvivenza nel fagolisosoma (bacillus anthracis, mycobacterium tuberculosis, staphylococcus aureus
evasione dal fagosoma (rickettsia)
7) produzione di sostanze che danneggiano i fagociti (attacco diretto dei batteri sui fagociti tramite le
“aggressine”, cioè enzimi extracellulari o tossiche che uccidono il fagocita) (uccisione dei fagociti con
emolisine) (uccisione/inattivazione dei fagociti dopo la fagocitosi, con sostanze che svuotano i lisosomi)
(mycobacterium, brucella, listeria)
8) mimetismo molecolare (antigene non-self del batterio è simile ad antigene self, con attacco verso il self)
(antigene non-self simile a sostanze che non causano risposta immunitaria, come ac. ialuronico)
9) variazione antigenica (cambiamento periodico di antigeni, come fimbrie) (salmonella, streptococco,
vibrio, stafilococco, escherichia, neisseria)

FUNZIONI DELLA NORMALE FLORA GASTROINTESTINALE


- sintesi di vitamine, che possono essere assorbite dall’ospite (K, B12)
- impedisce la colonizzazione dei patogeni (tramite competizione per i nutrienti essenziali)
- antagonizzare altri batteri (tramite sostanze che inibiscono altre specie)
- stimolare lo sviluppo tissurale (placche di Peyer)
- stimolare la produzione di anticorpi (stimolano la risposta immunitaria e gli antigeni ABO)
Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna

PATOGENESI DI SHIGELLA
La Shigella attraversa la barriera epiteliale tramite transcitosi (dovuta alla polimerizzazione dell’actina)
attraverso le cellule M, e incontra i macrofagi residenti nella sottomucosa. Il batterio evita la degradazione
nei magrofagi inducendo apoptosi tramite segnali proinfiammatori. I batteri liberi invadono quindi le cellule
basolaterali. I segnali proinfiammatori attivano il sistema immunitario tramite le cellule NK e linfociti, che
inducono distruzione tissutale facilitando l’introduzione di altri batteri. I linfociti, comunque, contribuiscono
a terminare l’infezione fagocitando i batteri.
Shigella deriva da un E. Coli non patogeno, tramite l’acquisizione di plasmidi di virulenza e isole di
patogeneticità, oltre a perdita di loci genetici che impedivano la virulenza.

Fattori di virulenza di Shigella:


- SHI-1: serin-proteasi per IgA, enterotossina (=> accumulo interstiziale di fluido, diarrea acquosa)
- SHI-2: sideroforo (=> acquisizione di ferro, immunità alla colicina, soppressione del segnale dei linfociti T)
- SHI-3: aerobactina (=> acquisizione di ferro)
- SHI-O: modifiche dell’antigene O (=> evasione della risposta immune)
- SRL: sistema di trasporto del ferro, acetiltransferasi, βlattamasi (=> resistenza alla tetraciclina, ampicillina,
streptomicina)

Il plasmide di virulenza di Shigella di 200kb codifica per 100 geni e altrettante sequenze di inserzione. Il
nucleo del plasmide è una regione conservata di 31kb, che è necessaria e sufficiente per l’invasione nei
macrofagi. I geni si possono dividere in quattro gruppi:
1) Proteine secrete tramite sistema di secrezione di tipo III (T3SS) che manipolano la cellula ospite in favore
del batterio: servono all’invasione e alla sopravvivenza nell’ospite e controllano la secrezione delle sostanze
proinfiammatorie (modulando la risposta immunitaria in favore del batterio). Queste proteine (Ipa) sono
anche antigeni immunodominanti, poichè il dominio N-terminale ricco di leucine (LRR) che funzionano da
PMAP e scatenano la risposta immunitaria.
2) Proteine che servono alla secrezione delle proteine effettrici, cioè generano l’espressione sulla
membrana di Ipa, e vengono chiamate Mxi-Spa. Il locus Mxi-Spa codifica per le componenti del T3SS, per la
traslocazione delle proteine effettrici dal citoplasma batterico alla cellula ospite.
3) regola l’attivita del secondo tramite fattori di trascrizione VirB e MxiE.
4) chaperonine Ipg, che stabilizzano i substrati del T3SS nel citoplasma batterico.
Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna

PATOGENESI DI LEGIONELLA PNEUMOPHILA


Legionella pneumophila è un batterio gram-negativo, intracellulare facoltativo. Dopo l’ingresso tramite
aerosol, è fagocitato dai magrofagi alveolari ma impedisce la fusione del fagosoma con il lisosoma. I geni
che permettono di vivere all’interno del macrofago sono Icm (intracellular multiplication) e Dot (defective
organelle trafficking). Le rispettive proteine fanno parte di T4SS e sono richieste per la virulenza, poichè
permettono al batterio di trovare il reticolo endoplasmatico rugoso, utilizzato come sede della replicazione
nel macrofago.

PATOGENESI DI COXIELLA BRUNETII


Coxiella brunetii è un batterio gram-negativo, intracellulare obbligato, agente eziologico della febbre Q.
Dopo la fagocitsi da parte dei macrofagi alveolari, ritarda la fusione fagosoma-lisosoma per modificare le
proteine esterne così da sopravvivere in ambiente acido.

PATOGENESI DI ESCHERICHIA COLI


EPEC: aderisce agli enterociti dell’intestino tenue e distrugge la struttura di microvilli, inducendo una
lesione da attacco. Le modifiche del citoscheletro delle cellule infettate inducono la risposta infiammatoria
e la diarrea.
EHEC: aderisce agli enterociti del colon; elabora la tossina di Shiga (Stx) e può essere mortale.
ETEC: adescisce agli enterociti dell’intestino tenue e induce diarrea acquosa tramite le tossine termostabile
(ST) e termolabile (LT)
EAEC: adescisce sia nel tenue che nel colon e elabora numerose tossine
EIEC: invade le cellule epiteliali, evade la fagocitosi e si muove nella cellula lungo i filamenti di actina. Il
batterio può muoversi lateralmente attraverso contatto cellulare o uscire e rientrare nelle cellule tramite la
membrana basale.
DAEC: effettua una caratteristica trasduzione del segnale che causa la crescita di estroflessioni cellulari
digitaliformi, che avvolgono il batterio.
In accordo con il fatto che i fattori di virulenza di E. Coli sono codificati da DNA estraneo, vengono anche
regolati da fattori plasmidici, come la proteina Ler, che stimola i geni per T3SS di EPEC e EHEC.
Il gene stx che codifica per la tossina di Shiga è trascritto da un promotore che controlla anche l’espressione
del fago litico lamba; ciò lega l’espressione della tossina con la funzione litica che permette il rilascio della
tossina. Questo collegamento permette l’induzione della trascrizione sia della tossina sia dei fattori litici.
Microbiologia (temp) PATOGENESI DELLE INFEZIONI BATTERICHE Antonio Nenna

PATOGENESI DI PNEUMOCOCCUS PNEUMONIAE


Lo pneumococco è un esempio di azione batterica invasiva (invasione e moltiplicazione nei tessuti).
Lo pneumococco aderisce e colonizza il nasofaringe tramite il CbpA (choline binding protein) che si lega a N-
acetil-galattosio o acido sialico; NanA (neuraminidase) aumenta l’aderenza mediante esposizione dei
recettori di superficie. La proteasi-IgA1 protegge lo pneumococco dalle IgA. Il batterio attraversa per
transcitosi la mucosa e raggiunge il torrente ematico. Dopo la batteriemia, lo pneumococco evade la
fagocitosi mediata da complemento grazie alle proteine di superficie PspA e PspC; inoltre la pneumolisina
riduce l’opsonizzazione. L’invazione del liquor cefalorachidiano richiede l’adesione all’endotelio e la
variazione delle componenti antigeniche (per adattarsi all’ambiente differente). Raggiunto questo santuario
anatomico, dotato di poche Ig e complemento, il batterio sopravvive. L’autolisi dello pneumococco
(autocrina o dovuta ad antibiotico) scatena la risposta pro-infiammatoria, che causa danno cerebrale.

PATOGENESI DI STREPTOCOCCUS
Lo streptococco beta-emolitico di gruppo A (GAS) ha tre possibilità patogenetiche:
- invasione (faringotonsillite, infezioni cutanee, fascite necrotizzante, cellulite, batteriemia, endocardite)
- scarlattina / sindrome da shock tossico [tossine pirogeniche]
- malattie post-streptococciche (malattia reumatica e glomerulonefrite post-streptococcica)

Potrebbero piacerti anche