è l’insieme delle modificazioni in un distretto corporeo che danno origine ad un processo morboso
in seguito a:
- agenti fisici (traumi, radiazioni, corrente elettrica)
- agenti chimici (acidi, alcali)
- agenti biologici: come microrganismi (batteri e virus)
- Necrosi tissutale
- complessi immuni o reazioni autoimmunitarie
- tumori maligni
Terminologia: il suffisso -ite asi aggiunge al nome dell’organo colpito.
È una reazione è prevalentemente locale, ma che diventa sistemica se l’azione dell’agente
eziologico è di particolare intensità e/o lunga durata, sotto l’azione di molecole sintetizzate dal
nostro SI. Es. febbre e leucocitosi.
Il fine è circoscrivere ed eliminare gli agenti patogeni, quindi reintegrare le condizioni di normalità
e omeostatiche preesistenti.
La flogosi si manifesta negli organismi dotati di un sistema circolatorio, e intervengono i fattori
cellulari dell’immunità innata (es. con la fagocitosi).
Aulo Cornelio Celso (1 sec. d.C) identificò i 4 sintomi cardinali dell’infiammazione a livello
cutaneo: Calor (>T), Rubor (arrossamento), Tumor (gonfiore), Dolor (dolore). Galeno (130-200
d.C.) aggiunge: funtio laesa (perdita della funzionalità).
Nel 1873 Rudolf Ludwig Carl Virchow descrisse gli eventi vascolari e cellulari dell’infiammazione:
dilatazione dei capillari e aumento del flusso sanguigno (calor, rubro); rallentamento del flusso
/stasi), fuoriuscita dai capillari di liquido e leucociti (tumor)→ dimostrando che l’infiammazione
richiede un letto vascolare.
Fine XIX, Elia Metchnikoff→ scoperta della fagocitosi
L’ interpretazione del fenomeno flogistico come meccanismo di difesa fece nascere un dibattito tra:
umoralisti (sostenevano che la lotta contro i microrganismi fosse sostenuta da fattori umorali, cioè
gli anticorpi) e cellularisti (che invece fosse strettamente cellulare, tramite la fagocitosi).
Il dibattito si risolse con la classificazione dei fattori delSI in umorali e cellulari.
La flogosi si divide in:
- acuta: o angioflogosi, ha inizio brusco e risoluzione rapida (minuti o giorni) con fenomeno
vascolo ematici (indotti dai mediatori chimici della flogosi) responsabili della comparsa dei sintomi
cardinali. Può risolversi o trasformarsi in infiammazione cronica.
L’angioflogosi si svolge in corrispondenza del microcircolo, dove le arteriole sfioccano nei capillari
dai quali prendono origine le venule.
- cronico: ha maggior durata (mesi o anni), chiamata istoflogosi per la netta prevalenza di fenomeni
tissutali causati dalla migrazione nei tessuti danneggiati di cellule mononucleati, mentre quelli
vascolo ematici sono contenuti
INFIAMMAZIONE ACUTA
Modificazioni del microcircolo
1. Vasodilatazione: per il rilassamento delle fibrocellule muscolari lisce nella parete delle arteriole,
indotta da molecole ad azione rilassante.
2. Iperemia attiva, che dipende: maggior afflusso di sangue (per vasodilatazione arteriolare e
cedimento degli sfinteri precapillari), che determina la comparsa di calor e rubor
3. Iperemia passiva: è il rallentamento del flusso ematico (stasi) per aumento della viscosità del
sangue (per fuoriuscita della parte liquida del sangue), aderenza (diapedesi) dei leucociti alla parete
endoteliale richiamati da fattori chemiotattici), aumento della superficie del letto circolatorio.
L’infiammazione si svolge in 3 fasi:
1. Fase di innesco: consiste nel riconoscimento degli agenti patogeni.
È presieduta da:
- cellule dell’immunità innata: monociti/macrofagi, PMN, cellule NK, cellule accessorie APC,
recettori NOD intracellulari ( riconoscono costituenti batterici penetrati nella cellula)→ riconoscono
molecole espresse dai microrganismi e inducono la trascrizione di geni che codificano molecole
coinvolte nella fagocitosi e per le citochine.
- molecole plasmatiche (proteine del complemento, mannose Binding Lectine) che fungono da
recettori solubili riconoscendo molecole esposte da agenti infiammatori e dai tessuti danneggiati.
2. Fase di evoluzione: comprende la risposta delle cellule che esprimono recettori per le citochine
proinfiammatorie
3. Fase di risoluzione o di cronicizzazione: seguito dall’innesco di meccanismi che consentono la
riparazione del danno subito dai tessuti.
Può evolvere in: necrosi (causata dagli enzimi litici rilasciati dalle cellule); cronicizzazione (se
l’agente eziologico persiste); risoluzione (eliminazione dell’agente eziologico, essudato riassorbito,
leucociti vanno in apoptosi, inizio del processo riparativo).
Essudato
Ha un ph acido per la presenza di acido lattico, ed è costituito dalla parte liquida del sangue
(plasma, contenente le proteine plasmatiche, mucopolisaccaridi come l’acido ialuronico, residui di
cellule lesionate) e dalle cellule (attirate da fattori chemiotattici)in esso sospese.
Fuoriesce dai capillari e si accumula nello spazio interstiziale per: aumento della pressione
idrostatica del sangue nel microcircolo (per iperemia, stasi), riduzione della pressione colloido
osmotica (per ridotta concentrazione delle proteine plasmatiche, che passano nell’interstizio con
l’essudato), alterazione della parete capillare (per azione di istamina, IL-1 e TNFalfa).
L’essudato determina la formazione di edema nei tessuti (tumor e dolor per la compressione sulle
terminazioni nervose).