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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO

FACOLTA’ DI SCIENZE MOTORIE


CORSO DI LAUREA IN
SCIENZE DELLE ATTIVITA’ MOTORIE E SPORTIVE

PSICOLOGIA GENERALE

Prof.ssa: Floriana A. Carmeci

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Presentazione del Corso
OBIETTIVI FORMATIVI

1. Parte generale
• Acquisire una panoramica chiara ed attuale delle
conoscenze di base della Psicologia Generale: i
fondamenti storici, epistemologici e metodologici
della disciplina, nonché i temi che tradizionalmente
ne costituiscono l’oggetto di indagine.

2. Parte monografica
• Acquisire conoscenze critiche ed adeguate sugli
sviluppi più recenti della ricerca sui processi
decisionali
2
Testi di riferimento

1. Zorzi M., Girotto V. (a cura di), Fondamenti


di Psicologia Generale, Il Mulino, 2007.
2. R. Misuraca, B. Fasolo, M. Cardaci (a cura
di), I processi decisionali: paradossi, sfide,
supporti, il Mulino, 2007.

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Modalità di valutazione
• Prova scritta consistente in tre quesiti a risposta
aperta + prova orale.
• Criteri di valutazione: la padronanza dei
contenuti, del linguaggio tecnico, le capacità
espositive e logico-argomentative, nonché la
capacità di rielaborare in modo appropriato gli
argomenti.

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Ricevimento studenti

• lunedì e mercoledì, prima della lezione


14.30 (appuntamento da richiedere
preventivamente mediante posta
elettronica).
• contatti: floriana.carmeci@unipa.it

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Psicologia Generale: perché?

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MANIFESTO DEGLI STUDI

(….) “I laureati in Scienze delle attività motorie e sportive


dovranno:
- possedere competenze relative alla comprensione, alla
progettazione, alla conduzione e alla gestione d'attività
motorie a carattere educativo, adattativo, ludico o sportivo,
finalizzandole allo sviluppo, al mantenimento e al recupero
delle capacità motorie e del benessere psicofisico ad esse
correlato, anche con funzione di prevenzione” (….).

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La psicologia scientifica: origini della disciplina

• Psicologia= scienza dell’anima, secondo la derivazione etimologica


(dal greco→ psyché = spirito, anima; logos = discorso, studio)

• Il termine, probabilmente introdotto tra il XVI ed il XVII secolo da


Filippo Melantone, filosofo della Riforma, oppure da Rodolfo
Goclenio, logico di Marburgo, stentò ad affermarsi e diffondersi
fino al Settecento, quando fu ripreso da un allievo di Leibniz,
Christian Wolff, che designò con esso una delle quattro parti in cui
si articolava la metafisica (le altre erano l’ontologia, la cosmologia e
la teologia).
Wolff → distinzione tra psicologia empirica e psicologia razionale.
La psicologia empirica la prima cercava di individuare dei princìpi
che potessero spiegare il comportamento dell'anima umana.
La psicologia razionale indagava sulle facoltà dell'anima stessa.
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Solo nella seconda meta dell’Ottocento, il termine “Psicologia”
inizia ad essere utilizzato con un’accezione più o meno analoga a
quella odierna, per designare una disciplina scientifica autonoma,
svincolata dalla filosofia e da ipoteche metafisiche.

 La psicologia è una scienza empirica


 Ha un proprio, specifico, campo di indagine.
 E’caratterizzata da rigore metodologico.

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Psicologia: quali definizioni?
• Psicologia → secondo numerosi autori è la
scienza del comportamento (cfr. Eysenck, 2006);
• Psicologia → lo studio della mente e del
comportamento (Sternberg, 1995)
 comprendere come noi pensiamo, sentiamo, ci
comportiamo, interagiamo con gli altri e persino
comprendiamo noi stessi.

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E ancora…
• Psicologia → la scienza che utilizza le evidenze
introspettive e comportamentali per comprendere i
processi interni che portano le persone a pensare e
comportarsi in un certo modo nei diversi contesti
della vita quotidiana (Eysenck, 2006)

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Il paradosso della psicologia
• L’uomo è contemporaneamente oggetto e
soggetto.

• La mente umana, oggetto del suo studio,


deve “studiarsi”.

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Studio della mente

Processi cognitivi: processi di acquisizione,
organizzazione, elaborazione, uso delle conoscenze.
I principali processi cognitivi sono:
Percezione, Attenzione, Memoria, Apprendimento,
Pensiero*, Linguaggio.
La motivazione e le emozioni sono cruciali in tutti i
predetti processi.
*Categorizzazione, Ragionamento, Soluzione di
problemi, Giudizio, Decisione.
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Percezione
Attenzione

Acquisizione Apprendimento

Organizzazione Memoria
Pensiero
Categorizzazione, Ragionamento,
Sol. di problemi, Giudizio, Decisione
Elaborazione

Uso Linguaggio e
delle conoscenze Comportamento

La motivazione e le emozioni sono cruciali in tutte le fasi: dall’acquisizione all’uso


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delle conoscenze.
Definizioni dei principali processi
cognitivi

Attenzione Processo di selezione delle informazioni


che entrano nel campo di coscienza
Percezione

Processo attraverso il quale arriviamo ad essere


consapevoli degli oggetti o degli eventi del mondo
esterno, a partire dalle informazioni che recepiamo
attraverso gli organi di senso.
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Ogni modifica di comportamenti
Apprendimento
(o repertori comportamentali)
- Stabile e duratura
- Dovuta all’esperienza ambientale
e non ad altri fattori
(p.e. crescita, patologia,sostanze
Memoria chimiche)

Processo attraverso cui è possibile


ritenere informazioni nel tempo

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Pensiero - Categorie e concetti
- Rappresentazione delle
conoscenze
- Ragionamento
- Soluzione di problemi
- Giudizio
- Decisione

Linguaggio Funzione che permette di


e comunicare e di esprimersi.
Comportament
Atti esteriori. Permette all’individuo
o
di esercitare la propria volizione,
17 di
interagire col mondo esterno
Motivazione

Il perché di un comportamento;
perché individui differenti agiscono
in modi differenti.
Ricerca della stimolazione in
Emozioni funzione dello stato interno
dell’organismo (“fame di stimoli”)

Risposta affettiva (positiva o negativa) mentale,


che può trovare espressione anche a livello fisico
(p.e. cambiamento nella frequenza cardiaca,
nell’espressione facciale, etc.)
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La psicologia è una scienza
Scienza→ è un metodo strutturato di risolvere problemi rilevanti attraverso la
raccolta e l’analisi sistematica di dati. Si propone di spiegare fatti attraverso
l’elaborazione di teorie “scientifiche” (sottoposte a specifici controlli) e mira a
scoprire regolarità tra fenomeni (leggi).

Teorie= sono il “sistema nervoso” della scienza (Robert, 1994).


T < I, L, t >, I= postulati di base (assiomi) e ipotesi intermedie che servono da
premesse; L= linguaggio e regole di inferenza logica che permettono di fare
operazioni sulle premesse; t= insieme dei teoremi deducibili, cioè proposizioni
risultanti da deduzioni logiche fatte a partire dalle premesse della teoria.

Ipotesi= è un enunciato che anticipa la natura delle relazioni tra due o più fatti; è
una risposta provvisoria.

Leggi= regolarità tra fatti.

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Presupposti fondamentali del metodo
scientifico in psicologia

Determinismo: postula l’esistenza di un


ordine logico e principi organizzatori.

Empirismo: si basa su osservazioni empiriche


e non su chimere.

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Metodi descrittivi

Metodi osservativi Metodi correlazionali


– Osservazione naturalistica Stimano quanto 2 variabili
– Osservazione partecipante, sono associate tra loro
clinica, ecc. • p.e. correlazione tra ore
– Protocolli osservativi davanti la TV e rendimento
• Interviste, Questionari, scolastico.
diari, ecc.
• Studio di casi singoli

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Metodi sperimentali
L’esperimento

– Obiettivi e ipotesi (relazione causale tra due fenomeni)


– Controllo di variabili
 Indipendenti (stimoli, compiti, condizioni)
 Dipendenti (risposte, tempi di reazione, prestazioni
comportamentali)
– Scelta e assegnazione dei partecipanti
• campionamento, gruppo sperimentale /gruppo di
controllo.

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Variabili
Una variabile è qualsiasi caratteristica (fisica o psichica)
che può assumere valori diversi in un dato intervallo.
Una variabile, quindi, è qualsiasi caratteristica che,
almeno teoricamente, può essere misurata.
Le variabili possono essere distinte in base a:
• il livello di misurabilità;
• l’oggetto a cui sono associate;
• il ruolo che assumono nella ricerca.

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Variabili quantitative e qualitative
Per quanto riguarda il livello di misurabilità, le
variabili si distinguono in:
• Qualitative: si riferiscono a categorie e che
vengono rilevate su scale categoriali (p.e. il
colore degli occhi degli individui).
• Quantitative: rappresentano una grandezza e
vengono rilevate su scale numeriche (p.e.
l’altezza degli individui)

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Variabili continue e discrete
Per quanto riguarda il livello di misurabilità, le variabili si
distinguono in continue e discrete.
Si dice continua una variabile che, in teoria, può assumere qualsiasi
valore della serie numerica compresa tra due punteggi.
L’altezza di una persona, ad esempio, può essere di 160 cm, 161
cm, ma anche di 161,23 cm.
Una variabile è discreta, invece, quando non può assumere
qualunque valore tra due punteggi. Ad esempio, il numero di
figli di una famiglia può essere 3 o 4, ma non 3,25.

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Variabili comportamentali, organismiche o soggettive

In base all’oggetto a cui sono associate, le variabili possono


essere:
• comportamentali → risposte osservabili di un organismo.
Esse riguardano comportamenti sia semplici sia complessi (p.e. la
pressione di un pulsante quando compare una luce).

• organismiche o soggettive → caratteristiche della


persona (p.e. l’età, il sesso, il nevroticismo, il razzismo).
- variabili organismiche osservabili, p.e. il peso o l’altezza;
- variabili inferite dal comportamento dei soggetti (costrutti),
p.e. l’intelligenza o il razzismo.
.

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Variabili indipendenti, dipendenti, intervenienti.

Per quanto riguarda il ruolo che assumono nella ricerca, le variabili


si distinguono in:
• variabili indipendenti → sono gli stimoli (eventi) che si
ipotizza causino dei cambiamenti su un comportamento.
• variabili dipendenti → sono le variazioni del comportamento
che si suppone dipendano dalle modifiche delle variabili
indipendenti.
• variabili intervenienti o di disturbo → sono fattori che
disturbano la relazione tra la variabile dipendente e quella
indipendente.

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Variabili indipendenti manipolate e non manipolate
• Variabili manipolate→ in situazione sperimentale, vengono
controllate e modificate attivamente dallo sperimentatore (p.e.
quantità di cibo somministrata, intensità della luce, etc.)
• Variabili non manipolate → in situazione sperimentale, non
possono essere controllate a piacere dallo sperimentatore. Si tratta
prevalentemente di variabili organismiche, quali il genere, l’età, il
livello di istruzione, etc.
Per studiare gli effetti di tali variabili, il ricercatore può soltanto
dividere i soggetti in base a queste caratteristiche.
Ad esempio, se si vuole studiare se il genere influenza il
rendimento scolastico, il ricercatore può dividere i soggetti
secondo il genere (maschi vs. femmine), rilevare il rendimento
scolastico all’interno di ciascun gruppo e verificare se tra i 2
gruppi vi sono differenze significative nel rendimento scolastico.

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Stimolo e risposta

Le variabili stimolo → eventi che causano un effetto su un


organismo (p.e., cibo).

Le variabili risposta → reazioni che si registrano in un


organismo in seguito alla stimolazione (p.e., salivazione).

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Condizioni sperimentali

Quando si conduce un esperimento, una delle prime scelte che bisogna


effettuare riguarda il numero delle condizioni sperimentali, ovvero, quanti
e quali sono i livelli della variabile indipendente.

Ogni variazione della variabile indipendente crea una condizione


sperimentale:

Quindi, per creare le condizioni sperimentali è necessario manipolare la


variabile indipendente, ovvero, è necessario che la variabile indipendente
assuma diversi livelli.

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Quando si conduce un esperimento bisogna avere almeno due condizioni
sperimentali.

Esempio. Disegno con un’unica condizione sperimentale.

Trattamento Post test

Condizione 1 Film violento Livello di


aggressività

Con questo tipo di disegno è impossibile trarre alcun tipo di conclusione


relativa alla relazione tra la variabile indipendente (esposizione a modelli
violenti) e la variabile dipendente (aggressività).

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Disegno con 2 condizioni sperimentali
Trattamento Post-test

Condizione 1 Film violento Livello di


aggressività

Condizione 2 Film neutro Livello di


aggressività

Con questo tipo di disegno, se tra la Condizione 1 e la Condizione 2


troviamo una differenza nel livello di aggressività (se troviamo
che nella Condizione 1 il livello di aggressività è > rispetto alla
Condizione 2, possiamo concludere che l’esposizione a modelli
violenti provoca un aumento dell’aggressività.
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Manipolazione delle variabili indipendenti

Prima di manipolare una variabile


indipendente è necessario operazionalizzarla,
ovvero, tradurla in una definizione concreta.

Bisogna, quindi, avere una chiara definizione


della variabile indipendente.

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Esempio. Ricerca di Zajonc (1968) sulla mera esposizione.
Ipotesi: la familiarità di uno stimolo (variabile indipendente)
determina un aumento della sua piacevolezza (variabile
dipendente).

La familiarità viene operazionalizzata come il numero


di volte in cui il partecipante viene esposto ad uno stimolo.
Essa può assumere tutti i valori che vanno da zero a infinito.

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Anche la variabile dipendente deve essere
operazionalizzata, ovvero deve essere tradotta in una
definizione operativa, per poter essere utilizzata.

Piacevolezza dello stimolo= può essere


operazionalizzata chiedendo ai soggetti di assegnare
allo stimolo un punteggio, da un valore minimo a un
valore massimo, in base a quanto esso è risultato
piacevole per lui.

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Le procedure di controllo

Le procedure di controllo riguardano tutti i procedimenti che si mettono in


atto per neutralizzare o controllare gli effetti delle variabili intervenienti.
Si distinguono due aspetti del controllo che insieme possono eliminare le
spiegazioni alternative dei risultati.

• L’esperimento di controllo permette di stabilire che la variabile


indipendente ha causato i cambiamenti della variabile dipendente.

• Il controllo sperimentale limita il numero di variabili che possono


intervenire nella ricerca.

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Esperimento di controllo
L’esperimento di controllo serve a stabilire che la modifiche
rilevate nella variabile dipendente siano dovute alla variabile
indipendente. Esso consiste nell’utilizzare un secondo
campione di soggetti (gruppo di controllo) che è omogeneo a
quello utilizzato per condurre l’esperimento (gruppo sperimentale).
Il gruppo di controllo serve come frame di riferimento
(termine di paragone) per verificare gli effetti della variabile
indipendente: se abbiamo due gruppi (gr. sperimentale vs. gr.
di controllo) che differiscono solo per una variabile indipendente,
allora è possibile attribuire a questa variabile le differenze trovate
tra i due gruppi rispetto alla variabile dipendente.

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Controllo sperimentale
Serve a controllare i possibili effetti di disturbo della ricerca.

Controllo di laboratorio → si riferisce al luogo in cui si


realizza la ricerca che deve permettere di eliminare o, comunque, tenere
sotto controllo le variabili di confusione.

Le varabili di disturbo dipendono dal tipo di ricerca.

Il vantaggio del laboratorio sta nel fatto che questo permette di mantenere
costante l’ambiente in cui si svolge la ricerca. In questo modo si elimina
l’ambiente come fattore di disturbo.

Il contesto in cui si svolge la ricerca deve essere in grado di controllare le


caratteristiche di “richiesta”, ovvero tutti gli indizi presenti nella situazione
di ricerca tramite i quali i partecipanti tentano di capire cosa si vuole da
loro.

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La strumentazione
La scelta dello strumento di misura dipende dal tipo di variabile che
si vuole studiare. Per scegliere è possibile fare riferimento alla letteratura
(studi pre-esitenti)

Le caratteristiche indispensabili che gli strumenti di misura devono avere


sono:
- Oggettività: la somministrazione e l’interpretazione dei punteggi
devono essere indipendenti da interpretazioni soggettive.
- Affidabilità: lo strumento deve dare gli stessi risultati a prescindere da
variazioni momentanee dei soggetti o della situazione.
- Validità: lo strumento deve misurare la variabile per cui è stato creato
e non altre.
- Sensibilità: lo strumento deve essere in grado di cogliere i diversi
livelli della variabile in esame.

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La ripetizione della ricerca
Consiste nel ripetere la ricerca, per aumentarne
l’affidabilità.
Si distinguono due tipi di ripetizione:
- La ripetizione esatta, che consiste nel ripete la
ricerca nel modo più simile all’originale,
- La ripetizione sistematica, che consiste nel ripetere
la ricerca apportando delle modifiche (ad es.,
strumenti, soggetti, contesto).
E’ importante modificare un solo aspetto alla volta,
per evitare effetti di confusione.
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Controllo attraverso la selezione
e l’assegnazione dei soggetti
Quando si conduce una ricerca, difficilmente è possibile esaminare tutti i
casi disponibili, ovvero tutta la popolazione.
Generalmente è possibile esaminare soltanto una parte di essa, ovvero un
campione.
La scelta dei soggetti (campione) garantisce la possibilità di generalizzare
i risultati alla popolazione el’equivalenza dei gruppi.
Affinché sia possibile estendere i risultati ottenuti dal campione all’intera
popolazione, il campione deve essere rappresentativo della popolazione
oggetto di indagine, deve cioè rispecchiare le caratteristiche della
popolazione.
In generale, più numeroso è il campione maggiore sarà la probabilità che
sia rappresentativo.

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Popolazione e campione
• La popolazione, o universo, è costituita da tutti gli elementi
esistenti.

• La popolazione bersaglio indica tutti gli elementi di


interesse cui si rivolge il ricercatore per condurre la sua
indagine.

• La popolazione accessibile è quella parte della popolazione


bersaglio che può essere effettivamente raggiunta.

• Il campione è quella parte limitata della popolazione che


viene presa in esame.

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Procedure di campionamento
Esistono varie procedure di campionamento che possono
essere raggruppate in due tipologie:
• Campionamenti probabilistici: prevedono che ogni elemento
abbia la stessa probabilità di essere scelto. Questi tipi di
campionamento mirano ad ottenere campioni
rappresentativi della popolazione rispetto alle sue
caratteristiche essenziali.
• Campionamenti non probabilistici: si hanno quando gli
elementi della popolazione non hanno la stessa probabilità
di essere estratti. In questo caso si mira a costruire
campioni rappresentatitivi di categorie di variabili che
interessano il ricercatore.

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L’assegnazione dei soggetti
Una volta scelto il campione bisogna assegnare i soggetti alle
varie condizioni.

Assegnazione casuale o randomizzata. In questo caso


i soggetti vengono assegnati alle varie condizioni sperimentali
in maniera casuale. Questo tipo di assegnazione controlla gli
effetti delle variabili di disturbo facendoli incidere alo stesso
modo nei due gruppi. Si effettua creando una lista di tutti i
partecipanti e estraendo casualmente i partecipanti.

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Il pareggiamento
Si utilizza questo metodo quando il campione è
piccolo e le variabili da controllare sono tante.
Il procedimento per pareggiare un campione consiste
nel disporre in ordine crescente o decrescente i
soggetti in base alla variabile ritenuta influente (ad
es., l’età); si formano delle coppie (ad es., i due più
giovani); si assegnano casualmente ai gruppi i due
membri della coppia.
In alcuni casi, può essere necessario esaminare i
soggetti prima di effettuare l’assegnazione.

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L’appaiamento

È un particolare tipo di pareggiamento che consiste


nell’appaiare uno a uno i soggetti rispetto alle
variabili da controllare.
Si procede dividendo i gruppi in base alle variabili di
interesse, ed estraendo casualmente gli elementi
all’interno di ogni gruppo.

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Esempio. Campione di 80 soggetti (40 sperimentale, 40 controllo).
Variabili da controllare: genere, età, livello di istruzione della
famiglia.

Soggetti per gruppo Variabili da controllare


Sperimentale Controllo Genere Età Liv. istr. fam.
5 5 m 6 E. M
5 5 m 6 D. L
5 5 m 9 E. M
5 5 m 9 D. L
5 5 f 6 E. M
5 5 f 6 D. L
5 5 f 9 E. M
5 5 f 9 D. L
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Soggetti come controllo di se stessi.
Questo metodo consiste nel sottoporre ogni soggetto
a ciascuna condizione sperimentale. Si tratta di un
metodo di controllo entro il gruppo.
In questo caso, bisogna controllare gli effetti di
ordine e sequenza. Infatti, poiché i soggetti
svolgono in sequenza i vari compiti, è possibile che
il compito svolto per primo influenzi il secondo.
Per controllare questi effetti di usa il controbilanciamento,
che consiste variare l’ordine delle condizioni, per
cui quella che è presentata per prima a metà dei soggetti, sarà
presentata come seconda all’altra metà.
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Analisi dei dati
• Le osservazioni effettuate sui fenomeni
studiati, di solito, vengono codificate in
forma numerica e disposte in un
determinato ordine, per permettere
l’elaborazione statistica. Su questi valori
numerici si applicheranno i test statistici più
appropriati, sia in base al tipo di dati sia in
base allo scopo della ricerca.
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Statistica

Descrittiva Inferenziale (induttiva)


– Rilevazione e classificazione – Controlla l’ipotesi, operando
delle informazioni relative a un’inferenza probabilistica sui dati
una popolazione oggetto di rilevati in un campione casuale
studio. della popolazione di riferimento
Raccoglie le informazioni sulla – Errore di I tipo
popolazione o su una parte • Falso positivo: il dato è
di essa (campione) erroneamente ritenuto
• Indici statistici “significativo”
– Frequenze, valori medi, indici – Errore di II tipo
di variabilità (deviazione • Falso negativo: il dato è
standard), ecc. erroneamente dichiarato
“non significativo” 50
Norme etiche nelle ricerca psicologica
Secondo l’AIP (Associazione Italiana di Psicologia), chi svolge attività di
ricerca in psicologia deve:

– impegnarsi a rispettare, e a fare rispettare, le norme di legge vigenti in


materia di sicurezza, di sperimentazione e di ricerca con persone e animali

– favorire la diffusione delle conoscenze allo scopo di aumentare il benessere della


società e delle persone

– fare il possibile perché sia evitato un cattivo uso delle ricerche, delle teorie su cui
si basano e delle tecniche che utilizzano... ecc.
(cfr. www.aipass.org)

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