Sei sulla pagina 1di 140

Appunti lezioni

PSICOLOGIA GENERALE

Prof. Massimiliano Zampini

PRIMO ANNO

Interfacce e tecnologie della comunicazione

Università degli studi di Trento - Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive

Psicologia = studio scienti co del comportamento e dei processi mentali.

laricercasiavvaledi
analisidi
raccoltasistematica dei
manifestazione dipocotangibile
qualcosa
mentali
processi
datiosservabilioggettivamente

Capitolo 1 - noncercaveritàassolute
fisicheosservabili
azioni
compiordaunapersona

METODO SPERIMENTALE

Il MS è alla base di qualsiasi metodo scientifico, la parte fondamentale del MS sono le IPOTESI.

IPOTESI INGENUE = ipotesi che facciamo tutti i giorni quando spieghiamo dei fatti (esempio

dell’incidente) ipotesi affrettate fatte sulla base di ciò che vediamo e osserviamo qualvolta

portante anche da pregiudizio/stereotipo negativo. Si basano sulle informazioni che ho, sulle

mie conoscenze e sulle mie aspettative. (ipotesi limitate)

Il metodo sperimentale non funziona cosi, non viene determinato da ipotesi ingenue ma lo

studio scientifico in psicologia si basa su TEORIE quindi un approccio teorico che va oltre la mia

esperienza. insiemeinterconnesso diipotesiassunzionirisultaticoncoscopo

dispiegare undeterminatofenomeno

STUDIO SCIENTIFICO (differenza tra ricerca di base e ricerca applicata)

• RICERCA DI BASE = finalizzata alla conoscenza, nessuno scopo se non spiegare al meglio

determinati fenomeni (fenomeno del Cocktail Party)

• RICERCA APPLICATA = vedere come applicare le conoscenze e i risultati della ricerca di base

(per scoprire come meglio realizzare sito, oppure per spiegare che la guida con lo smartphone è pericolosa)

Teorie ingenue e Teorie scientifiche hanno lo stesso scopo cioè quello di spiegare dei fenomeni,

quello che noi osserviamo. La differenza sta nel METODO DI CONTROLLO DELLE SPIEGAZIONI.

TEORIA SCIENTIFICA = tendo ad applicare e controllare le spiegazioni attraverso il metodo

sperimentale che segue determinate procedure.

Secondo il senso comune ricordiamo più le cose che decidiamo di ricordare (più probabilità di

ricordo) piuttosto che quello che non abbiamo motivazione di ricordare questa ipotesi è però

però ingenua infatti la teoria scientifica prova tramite l’ESPERIMENTO DI MANDLER (1967):

4 gruppi sperimentali (partecipanti all’esperimento)

- 2 gruppi (memoria intenzionale): hanno il compito di leggere e memorizzare una lista parole

con l’obiettivo di ricordare.

- 2 gruppi (memoria incidentale): hanno il compito di leggere senza dover ricordare (non

legato all’intenzione)

Hai due gruppi vengono dati due compiti: quello di ripetere le parole della lista e quello di

raggruppare le parole di una stessa categoria.

Tutto questo per vedere se è un problema solo di intenzione/volontà o se è anche una

questione di rappresentazione delle informazioni quindi il modo che utilizzo per organizzarle.

La psicologia sperimentale cerca di comprendere le condizioni o meccanismi alla base di vari

processi cognitivi attraverso esperimenti, cercando di individuare una verità quanto può

oggettiva e condivisibile

Da questo esperimento risulta che:


solo il gruppo che non sapeva di dover ricordare (memoria incidentale) ha una prestazione
bassa nel memorizzare una lista di parole, gli altri gruppi vanno tutti bene, anche quello di
memoria incidentale nel raggruppamento di parole per categorie.

Questo ci dice che:


non è vero che l’intenzionalità è un fattore rilevante perché non è il fatto di voler ricordare a farci
ricordare meglio ma un fattore rilevante è quello che ci porta ad integrare le informazioni,
perché per quello che sappiamo in memoria le informazioni sono organizzate in categoria,
quindi se già le organizzo quando le leggo, senza sapere se dovrò ricordarle o meno ma intanto
raggruppo questo faciliterà il mio ricordo successivo perché cosi funziona la memoria.
(fattore rilevante = non l’intenzionalità ma l’organizzazione)

Sono riuscito a dimostrare questo attraverso un metodo sperimentale conducendo un


esperimento che ha controllato le variabili in gioco. Rispetto all’ipotesi ingenua si basa su un
controllo rigoroso,

METODI DI RICERCA IN PSICOLOGIA


differenza tra fatti e opinioni

qualcuno può sostenere che l’intelligenza sia ereditarie e poco conti l’ambiente!
quali strategie posso utilizzare per determinare questa affermazione?

- prendo due persone cresciute nello stesso ambiente ma con patrimonio genetico diverso
- studio i gemelli (gemelli omozigoti con stesso PG e gemelli eterozigoti con diverso PG)

STUDIO SUI GEMELLI


se l’intelligenza deriva dal patrimonio genetico gli omozigoti dovrebbero mostrare le stesse
prestazioni mentre gli eterozigoti dovrebbero mostrare prestazioni differenti (visto che allevati
dalla stessa famiglia) - è emerso che effettivamente gli omozigoti hanno prestazioni molto
simili rispetto agli eterozigoti conclusione: allora l’intelligenza è una questione genetica

Questi studi contestati anche da un punto di vista metodologico, perché si nota come i genitori
verso gli eterozigoti mostrano. ti
Un atteggiamento molto simile, tendono a comportarsi molto di
Vi
più in maniera simile proprio perché i gemelli sono simili tra di loro, difficili da distinguere
mentre con gli omozigoti è differente.
aerozigoti
In questi primi studi non sono stati considerati una serie di altri fattori come l’atteggiamento dei
genitori ma in particolare non è stato adottato per dimostrare quale delle teorie fosse vera un
ATTEGGIAMENTO SCETTICO che è quello che deve guidare lo sperimentatori (demolire la
propria ipotesi) invece chi ha condotto questi studi era innamorato della propria ipotesi.

Gli studi sull’intelligenza avevano il problema di definire cos’è l’intelligenza, chi se n’è occupato
si è reso conto che non è semplice definirla perché può avere varie sfaccettature.
ATTEGGIAMENTO SCETTICO NELLA RICERCA
Hans il cavallo che sapeva contare (si o no muovendo il capo / contare battendo gli zoccoli)
Riusciva a rispondere lo stesso anche senza il padrone e questo poteva bastare ad accertare la
tesi iniziale ma non è proprio cosi.

Infatti Pfungst nel1911 prova a testare delle ipotesi alternative mettendo in dubbio la tesi iniziale
(benda il cavallo e non è più in grado di contare perché per contare coglieva segnali dalle
persone presenti) quindi un buon ricercatore cerca di falsificare le ipotesi anche se plausibili per
avere un atteggiamento scettico. Lo scopo del ricercatore è trovare una spiegazione che resista
a tutte le possibili falsificazioni. L’ipotesi dev’essere tale per cui io la possa testare e possa
creare degli esperimenti in cui controllo tutti i fattori in gioco, creando relazioni di causalità tra le
variabili questo fattore causa di questo risultato.

DETERMINISMO (causalità)
Gli eventi naturali come la nostra mente e nostri comportamenti non avvengono casualmente
ma sono frutto di relazioni causa/effetto. Fossero casuali sarebbe difficile fare delle ipotesi.

senon
EMPIRISMO (verifica empirica)
La realtà va compresa attraverso una verifica empirica quindi una dimostrazione sperimentale di
ciò che voglio studiare.

Aspetti chiave del metodo sperimentale


• NEUTRALITÀ = chi conduce l’esperimento deve essere neutrale, non posso sostenere l’ipotesi
con interventi che influenzano i risultati. Non deve esserci nessun impatto dello
sperimentatore.

• RIPRODUCIBILITÀ = non è sufficiente dimostrare una volta, devo far in modo che a distanza di
tempo, riproducendo lo stesso caso, il risultato sia lo stesso. Stessa cosa è con la ricerca, le
conclusioni che traggo devono essere valide più di una volta. deveesserefattibile

• COMPONENTI INDUTTIVE = le componenti che guidano l’interpretazione dei risultati. Nel


momento in cui osservo dei risultati questi vanno interpretati e possono essere a favore della
mia tesi o anche essere contro.

• PROVVISORIETÀ DELLE CONCLUSIONI = alla fine di una ricerca non ci sono verità assodate
ma ci sono conclusioni provvisorie, alcune possono resistere negli anni ed essere riprodotte,
altre invece con il passare degli anni possono essere confutate (nuove tecnologie ..)
DIAGRAMMA METODO SPERIMENTALE

FASI DELLA RICERCA SPERIMENTALE sono fasi che riguardano:

1. INDIVIDUAZIONE E DESCRIZIONE DEL PROBLEMA nasce da:

- Interessi personali riguardo un tema specifico: (un ricercatore può essere interessato di
musica quindi studierà probabilmente la percezione musicale come tema).
- Conoscenza del tema e della letteratura sul tema: non basta che io abbia interesse per quel
determinato tema devo formarmi una conoscenza per essere un vero e proprio esperto.
- Individuare una domanda alla quale si vuole rispondere: devo anche capire se c’è una
domanda alla quale voglio rispondere (l’orecchio assoluto è una capacità che si può allenare oppure no?)
- Definizione di questa domanda: devo definire la domanda e trovarci una risposta

2. FORMULAZIONE DELLE IPOTESI (varie componenti)

- Curiosità da parte del ricercatore (interesse per quel tema)


ma aspetti ci sono anche assolutamente casuali: mentresista qualcos'altro
cercando

- Serendipità (serendipity): legata alla scoperta puramente casuale (vedi Pavlov /meccanismi
fisiologici della salivazione casualmente arrivò ad un processo alla base dell’apprendimento)
- Scetticismo: deve guidare lo sperimentatore nella ricerca, non accettare mai una sola
conclusione ma cercare di demolire le proprie stesse ipotesi.
- Contesto della scoperta (elaborazione di un’ipotesi): nel contesto della ricerca ci sono
intuizioni che può avere lo sperimentatore ma c’è anche la conoscenza dell’argomento, le
intuizioni nascono perché guidate dalla conoscenza dell’argomento quindi leggere articoli
scientifici, manuali, pubblicazioni di esperimenti. Per farlo ci sono banche dati e motori di
ricerca come Pubmed, Psychinfo, google scolar. (anche in biblioteca di Ateneo)

TEORIE E LEGGI
Grazie alle informazioni raccolte tramite la conoscenza sul tema posso poi creare Teorie.

TEORIA = possono nascere da teorie precedenti e sono formate da un insieme interconnesso di


ipotesi già confermate o assunzioni, quindi ipotesi provvisorie, e risultati con lo scopo generale
di spiegare un determinato fenomeno/evento.

All’interno di una teoria ci sono più LEGGI. Infatti è formata da una connessione di leggi che
mettono in relazione due variabili. solitamente con relazione causale (causa/effetto.

Le teorie mi consentono di:


- Organizzare in modo sistematico le conoscenze e le spiegazioni esistenti.
- Prevedere nuove leggi che si aggiungono a quelle che già conosco.
- Mi guida nella ricerca, perché una ricerca senza teoria è una perdita di tempo dato che fatico
nella spiegazione di un risultato non conforme con le ipotesi.

Un problema delle teorie è che utilizzano concetti astratti quindi difficilmente misurabili.
A questo punto per condurre un esperimento devo definire delle variabili che possono essere
misurabili, perché l’aspetto fondamentale di qualsiasi ricerca è la misurabilità di un fenomeno.

Questa trasformazione avviene attraverso un processo di OPERAZIONALIZZAZIONE DELLA


VARIABILE/CONCETTI (che traduce un concetto astratto in qualcosa di concreto)

Il concetto di Intelligenza è astratto lo rendo concreto definendo intelligenza la capacità di


risolvere quesiti matematici quindi misuro la capacità di risoluzione e ho reso concreto un concetto
che inizialmente era considerato astratto.

Il concetto di Stress: può essere definito in termini soggettivi, fisiologici e situazionali, può
quindi avere varie sfaccettature ma devo trovare un modo per definire/misurare questo concetto di
stress. Posso concentrarmi su una risposta fisiologica legata allo stress, come all’innalzamento del
sudore corporeo quindi misuro la produzione di sudore nella persona sotto stress, oppure il battito
cardiaco, in questo caso sto operazionalizzando questa variabile.
Nella scienza psicologica si ragiona per rapporti di causalità (causa/effetto) e per fare questo si
cerca di determinare delle variabili controllate tramite le quali si possono ottenere dei risultati.
NB leipotesiscientificheriguardanolaprevisionediunnessocausalechevaoltrelasempliceassociazionefradueo piùeventi
Quando noi facciamo operazionalizzazione dei concetti quindi la misurazione/quantificazione,
cerchiamo il legame causale quindi causa/effetto.

(In Italia esiste una correlazione positiva tra consumo di verdura e morti per annegamento. Non c’è un nesso
causale perché entrambi aumentano in estate)
_Relazione di questo tipo in fenomeni psicologici: livello di autostima e il successo agli esami universitari, ci
può essere una correlazione positiva, c’è un legame causale?

Quando c’è correlazione c’è un legame ma non sempre causale.

BUON ESPERIMENTO
Un buon esperimento per essere condotto deve fare in modo che i dati che ho raccolto siano a
supporto o contrari all’ipotesi iniziale. Dai dati raccolti deve esserci la possibilità di interpretare
l’ipotesi iniziale. Quindi deve essere:

1. Informativo: i dati raccolti devono sostenere o confutare le ipotesi

1
2. Fattibile: deve essere realizzabile da un punto di vista pratico
3. Controllato: lo sperimentatore deve aver progettato l’esperimento in modo da avere i vari
fattori in gioco tutti sotto controllo.
unesperimentocontuttequestecaratteristichesidefinisceelegante
ESPERIMENTO CON LIMITI
= quando io raccolgo dei dati che non mi permettono né di escludere e neppure di supportare
l’ipotesi iniziale. Questo ha a che fare con chi ha progettato l’esperimento. Lo sperimentatore
deve poter controllare tutti i fattori in gioco.

Esperimenti condotti in laboratorio: perché posso controllare la situazione e posso ripetere lo


stesso esperimento nelle stesse condizioni. Quando ci troviamo nell’ambiente reale questo può
essere ideale (limitante anche il laboratorio) ma ho un sacco di fattori che entrano in gioco ed è
più difficili controllarli, questo limita quindi la possibilità d’interpretazione dell’ipotesi.

VARIABILI (condizione, caratteristica o stato di una persona, di un evento, di un’oggetto…)


Le variabili che possono entrare in gioco durante la conduzione di un esperimento che vanno
considerate e controllate possono essere qualitative e quantitative (hanno a che fare con
situazione particolari magari atmosferiche, caratteristiche delle persone partecipanti)

• QUALITATIVE: quelle variabili che si possono distinguere tra loro per caratteristiche precise
ma che hanno il limite di non essere trasformabili in grandezze (genere sessuale, patologie…)
• QUANTITATIVE: quelle variabili che possono variare in grandezza (livelli di stress, allenamento..)

Una patologia può essere di difficile quantificazione se non è determinata da livelli di gravità
quindi è una variabile qualitativa; diventa quantitativa se invece all’interno di quella patologia
abbiamo dei livelli di gravità. Nel momento in cui può esser creato un ordine di grandezza la
variabile diventa quantitativa. (definizione che può variare, relativa alle situazioni)
• INDIPENDENTE (causa): quella variabile che viene controllata dallo sperimentatore, è lui che
decide quale variabile indipendente prendere in considerazione (causa gli effetti)
• DIPENDENTE (effetto): quella variabile su cui vengono misurati gli effetti della variabile
indipendente. (gli effetti prodotti sono misurabili tramite la variabile dipendente)

(abbiamo delle interfacce da valutare, la struttura delle interfacce è la variabile indipendente


mentre il tempo per raggiungere un obbiettivo è la variabile dipendente, quella che viene
misurata. Lo sperimentatore decide le strutture da valutare, quindi la V.I. e misura la V.D.)

TIPOLOGIE DI VARIABILI
Che effetto ha la variabile indipendente sulla variabile dipendente:
VARIABILI MANIPOLABILI

- TIPO DI APPRENDIMENTO: apprendimento volontario o incidentale (memoria)


- FREQUENZA DI PAROLA: si può pensare che i termini più famigliari siano quelli più facili da
ricordare in memoria, devo dimostrarlo e per farlo utilizzo parole che abbiano in una lingua
frequenza diversa. Non devo fare il calcolo di persona ma uso dei database che misurano la
frequenza di una parola (quanto un termine sia utilizzato in una lingua) // Non è una variabile
dipendente perché la misuro io ma è indipendente perché è qualcosa che lo sperimentatore
utilizza, controlla dall’inizio (parole a bassa frequenza e alta frequenza) diventa dipendente
quando misuro la frequenza delle parole in determinate conversazioni.
- DIFFICOLTÀ DEL PERCORSO: tempo di uscire dal labirinto
VARIABILI NON MANIPOLABILI

- ETÀ: non manipolabile (da giovane ad anziano e viceversa) ma posso decidere quanto l’età
influenza o influisce su determinate attività, quindi posso misurare l’impatto (V.D.) su il numero
di parole ricordate dopo una lettura di un brano e mi aspetto che con l’età si ricordi meno
(V.D. è l’età mentre la V.I. è il numero di parole che sono state ricordate)
- TIPOLOGIE DI OCCUPAZIONE:

Ciò che viene controllato dallo sperimentatore sono LIVELLI DI UNA VARIABILE INDIPENDENTE
(tipo di apprendimento intenzionale vs incidentale = 2 livelli)

TIPO DI DISEGNO SPERIMENTALE


Il disegno sperimentale quando si conduce un esperimento è un aspetto fondamentale, ed è
quello che considera tutte le variabili in gioco e anche i loro diversi livelli.
strutturaarchitettonicadell'esperimentospecificaneedettagliol'insiemedeifattorichesiintendemaninolareilmodoincuisivuolecombinare
• MULTIVARIATO: quando due o più variabili indipendenti vengono manipolate
simultaneamente.
• COMPLETO: quando ogni livello di una variabile indipendente è combinato con tutti invecchiare
i fattori
dell’altra variabile indipendente.
al
variabilindipetti
LIVELLI DELLE VARIABILI
Esempio:
- La variabile indipendente può essere il genere e può essere a 2 livelli se consideriamo
maschile e femminile ma può essere a più livelli quando c’è chi non si riconosce in questa
definizione binaria.
- L’età può essere a vari livelli perché posso considerare adolescente, giovane adulto, adulto,
anziano ma posso anche considerare le fasce d’età o semplicemente l’età singola.

Quindi ciascuna variabile indipendente può avere un numero n di livelli.

Esempio di disegno sperimentale completo (combinare i livelli delle due variabili)


Prendiamo in considerazione le due variabili indipendenti:
Genere sessuale (2 livelli) e entità dello stress (3 livelli)

prendo quindi 3 condizioni in cui lo stress è: nullo, moderato ed elevato + i 2 livelli cioè
femmine e maschi ed entrambi le variabili partecipano alle 3 diverse condizioni.

NULLO MODERATO ELEVATO

Cella del disegno


FEMMINE = ciascuna delle diverse
combinazioni

MASCHI

Devo definire cosa voglio misurare, potrebbero essere quesiti logici a cui la persona deve
rispondere in determinate situazioni. Quello che posso misurare sono l’effetto principale
(l’effetto che si misura sulla base di una delle due indipendenti considerata) o le interazioni.

effettodiunavariabilecheunitaadunaltra
produceuneffettodelleduevariabilicontemporaneamente

EFFETTO PRINCIPALE e INTERAZIONE !!! la


combinazionediqueste duevariabiliproduce
questoeffetto
INTERAZIONE: quando io noto un effetto delle due variabili contemporaneamente che viene
prodotto (interazione tra variabili)
le femmine non si fanno influenzare dallo stato di stress mentre i maschi si quindi l’effetto viene
profeto non dalle due variabili singole ma dall’interazione delle due.
prodotto

• Disegno sperimentale entro i soggetti (within subjects)


Quando ciascun partecipante viene sottoposto a tutte le condizioni (tutti i livelli della variabile
indipendente e tutte le combinazioni tra le variabili indipendenti).
Tipo di compito (2 livelli) - entità dello stress (3 livelli)
60 partecipanti (tutti e 60 per ogni condizione)

• Disegno sperimentale tra i soggetti (betwwn subjects)


Quando ciascun partecipante viene sottoposto ad un solo livello di ciascuna variabile
indipendente presa in considerazione.
Tipo di compito (2 livelli) - entità dello stress (3 livelli)
60 partecipanti (10 soggetti per ogni condizione)

• DISEGNO SPERIMENTALE MISTO


Quando una variabile indipendente è tra i soggetti ed una è entro i soggetti.
Genere sessuale (2 livelli tra soggetti) - entità dello stress (3 livelli entro i soggetti)
60 partecipanti (30 femmine e 30 maschi)

VANTAGGI E LIMITI DI UTILIZZARE


UN DISEGNO ENTRO I SOGGETTI IN UN DISEGNO TRA I SOGGETTI !!!

diversecon diversesottopostealivelli
caratteristiche divers
• DISEGNO ENTRO SOGGETTI persone
Limita il numero dei partecipanti e i problemi creati dalla variabilità interindividuale.
Lo svantaggio sta nell’effetto d’ordine e di sequenza (abituazione/aver fatto una condizione
prima di un’altra) possibilesoluzionefarelivelli diversiingiornidiversi
effettostanchezza
Come soluzione possiamo controbilanciare l’ordine di presentazione dei fattori. (creare una
combinazione delle varie condizioni che vari da partecipante a partecipante)

(alcune variabili possono essere solo tra soggetti come ad esempio il genere sessuale e l’età dei partecipanti)

CONCETTO DI POPOLAZIONE
La popolazione non sono gli abitanti di un luogo ma è rappresentata da quegli individui che
hanno determinate caratteristiche (obesi, gemelli monozigoti di persone affetti da morbo
Alzheimer, persone musicalmente dotate)

Queste popolazioni non hanno confini geografici quindi le posso considerare senza alcuna
definizione di provenienza. Il concetto di popolazione è: tutti gli individui che hanno quelle
caratteristiche che devono essere definite in maniera chiara ed esplicita. Più sono identificabili i
criteri stabiliti della popolazione presa in considerazione più è semplice il confronto.

I valori che caratterizzano una popolazione di chiamano PARAMETRI di popolazione e devo


averli chiari e definiti.

Procedo per sottogruppi perché non è sempre possibile prendere in considerazione tutta la
popolazione per diverse ragioni (problematiche pratiche /teoriche)
escostilocation
CONCETTO DI CAMPIONAMENTO (parte della popolazione)
Quindi una selezione di persone che partecipano, quindi numero limitato di individui che deve
essere rappresentativo della popolazione.
I valori che caratterizzano un campione si chiamano STATISTICHE DEL CAMPIONE.

• CAMPIONI CASUALI
si cerca sempre di utilizzare campioni casuali, reclutamento non di persone a me vicine ma in
maniera più casuale possibile (annuncio esperimento). Le persone vicino a me potrebbero
cercare di soddisfare le mie aspettative o impegnarsi molto di più.

averlastessaprobabilitàdeglialtricomponentidellapopolazionedipartecipare
ciascunmembrodellapopolazionedeve
No avolte utileandareinmododel
non tuttocasuale reclutamentosi
casualemadevo contodellastratificazionedella
tener popolazione
• CAMPIONI STRATIFICATI
spesso serve scegliere un campione non casuale per bilanciare il campione (maschio/femmina)
È quindi una casualità guidata.

aper
controllareesperimento
ERRORE DI CAMPIONAMENTO cisarannosempre
Devo il di
averspecificatobene criterio selezionedel
campione
perpoterloriprodurre
• Nessun campione rappresenta perfettamente la popolazione: per cui se non è
rappresentativa possiamo incorrere in risultati che non riflettono la realtà cioè le relazioni di
causa/effetto potrebbero non essere effettivamente verificate nella realtà.
• Esiste sempre un errore di campionamento: perché il campione non è la popolazione quindi
non rappresenta in tutto e per tutto la popolazione di conseguenza lo sperimentatore ha
come scopo quello di essere in grado di stimare l’errore.
• Nei campioni casuali le tecniche di analisi statistica consentono di stimare l’errore di
campionamento:

problemadirappresentività sen'ridottopossotrovaredeifenomeniraripocofrequenti

STATISTICA IN PSICOLOGIA
Ci permette di analizzare i risultati e ci permette di misurare in maniera quantitativa quanto è
robusto il risultato e quanto esso possa essere credibile/attendibile. È importante perché ci dà
un peso di quanto sia probabile quella conclusione e quanto sia da scartare un’interpretazione
alternativa. Ci quantifica quanto può essere sostenibile quell’ipotesi e quindi prevede/rivela se
le previsioni sono corrette ma non definitive (risultati magari non riprodotti)

Nell’analisi dei dati troviamo 2 TIPOLOGIE DI STATISTICA: DESCRITTIVA E INFERENZIALE


1. STATISTICA DESCRITTIVA: serve a dare un’idea dei dati che abbiamo raccolto, fa un quadro
generale in cui sintetizza in forma numerica i diversi aspetti dei dati raccolti sul campione.
riassumeidatifaunquadro deidatiraccolti
serve a descrivere insieme di punteggi raccolti su un singolo soggetto sperimentale o su diversi
gruppi di soggetti è per questo che i ricercatori utilizzano indici/parametri. Infatti fa parte della
statistica descrittiva l’utilizzo di GRAFICI.

RAPPRESENTAZIONE DEI RISULTATI SU GRAFICI


Frequente e utile perché il grafico dà già una serie di informazioni in modo rapido ad un primo
sguardo. (grafico a barre = rappresentazione che evidenzia la regolarità dei dati)

Quando comincio ad avere gruppi diversi e più numerosi il grafico mi aiuta di più nell’avere
un’idea globale dell’andamento, altrimenti se andassi a vedere i singoli valori ne avrei una
quantità dalla quale tratterei poche informazioni appropriate. Gli Istogrammi forniscono una
rappresentazione visiva del numero di punteggi di una distribuzione presenti in ciascun intervallo.

MISURE DI TENDENZA CENTRALE


Sono dei valori che solitamente sono valori singoli che mi dicono com’è andata la prestazione di
quel determinato gruppo di persone. Attraverso un singolo valore riassumo l’andamento di più
persone oppure di una singola persona che ha risposto ripetutamente a un compito/
condizione.
• MODA: il valore che si manifesta con la massima frequenza in una distribuzione. ordinata
• MEDIANA: è un punteggio centrale che stabiliamo ordinando i valori dal più piccolo al più
grande prendono il punteggio centrale, quello che ha lo stesso numero di valori sopra e sotto
il 50% (è il valore centrale quando i punteggi sono dispari mentre quando i punteggi sono pari
si fa la media dei due valori centrali)
• MEDIA: si prendono una serie di numeri si sommano e li si divide per il numero dei numeri
stessi (media aritmetica)
El
Quando utilizziamo la media e quando la mediana?
Generalmente si utilizza la media, può accadere di utilizzare la mediana perché quando ci sono
distribuzioni di valori con parecchi valori estremi la media viene influenzata da questi valori
estremi quindi difficili cogliere questa distribuzione.

Indice di tendenza centrale mi rappresenta l’andamento delle risposte riassume quella che è la
prestazione ma non è sufficiente perché non mi dà un quadro di tutte le mie informazioni (anche
altre informazioni importanti come la variabilità) ecco perché mi servono le misure di variabilità.

MISURE DI VARIABILITÀ
Statistiche che descrivono la distribuzione dei punteggi intorno a una misura di tendenza
centrale, come il rango o la deviazione standard, che indica quanto strettamente siano
raggruppati i punteggi tra loro in un insieme di osservazioni.

• GAMMA: differenza tra il valore più alto e quello più basso


• DEVIAZIONE STANDARD: parametro molto importante che si può riassumere con la
differenza media tra i punteggi e la loro media. Per calcolarla devo conoscere la media e poi
fare la media tra le differenze di ciascun punteggio e la media stessa.

DS = ∑ (X-M)²
II N

La deviazione standard serve per capire quanto è variabile un insieme di punteggi. Se la


deviazione standard è alta l’insieme di punteggi è variabile, più è bassa più la media è
rappresentativa di quel gruppo di punteggi. (curve femmine/maschi)
lamediadasolanosufficientenecessariaancheladeviazionestandardperavereunandamentopiùchiarodeidati
2. STATISTICA INFERENZIALE
si basa sulla teoria della probabilità per determinare conclusioni che partono dal campione e
arrivano alla popolazione. Parte dal presupposto di dover definire la probabilità che quella
relazione di causa/effetto sia dovuta alla causa quindi variabile indipendente o se invece è un
fenomeno dovuto al caso. Ci dice quindi con quale probabilità che quel risultato sia puramente
casuale. Non si parla di certezza ma di probabilità delle conclusioni generali.
permettediindurrecaratteristiche diunapopolazione apartiredall'osservazione diunsuosottoinsieme etto
campionepermettequindiditrarreconclusionigeneraliche
vannooltreidatiraccolti
SIGNIFICATIVITÀ STATISTICA più
non certezzamaprobabilità
Se trovo delle differenze tra i punteggi medi di due campioni siamo sicuri non sia un risultato
casuale? Il ricercatore ragiona su 2 ipotesi:

• IPOTESI NULLA (H0): sostiene che qualsiasi differenza trovata sia dovuta al caso.
• IPOTESI ALTERNATIVA (H1): sostiene che le differenze siano dovute all’effetto della variabile
indipendente. (accettata quando la probabilità del caso è < al 5% che è un valore arbitrario - a
volte vengon o utilizzate anche soglie più restrittive come < si .01 e < di .001)

Quando è presente una differenza statisticamente significativa il ricercatore trarre conclusioni sul
comportamento che stava osservando ma può commettere comunque degli errori:

- ERRORE DI I TIPO: rifiutare l’ipotesi nulla quando è vera, accade quando io faccio un’analisi
trovo che la probabilità è inferiore al 5% quindi accetto l’ipotesi alternativa, in realtà quel
risultato è dovuto al caso.
- ERRORE DI II TIPO: quando la probabilità che il risultato sia casuale è superiore al 5% allora io
seguo la convenzione e dico è dovuta al caso, in realtà non è vero, l’ipotesi alternativa spiega i
risultati.

Ci sono dei test che stimano la significatività statistica di un insieme di dati, la scelta dei test dipende dal
disegno di ricerca, dalla forma dei dati e dall’ampiezza dei gruppi.
La probabilità di commettere gli errori di I e II tipo dipende da:

- Ampiezza dell’effetto: si intende tempi di reazione e risposta, quindi più grande è l’effetto
meno è la probabilità di commettere quegli errori.
- Variabilità dei dati: tanto più i dati sono variabili tanto più sono possibili gli errori
- Numerosità dei dati: se i dati sono pochi ho più probabilità di commettere errori (poche
persone o particolarmente brave oppure non capaci)

Negli anni è cresciuta l’esigenza di limitare questa provvisorietà tramite una nuova statistica:
STATISTICA BAYSIANA: ci dice quanto è alta la probabilità che i dati raccolti confermino l’ipotesi
alternativa o siano a favore dell’ipotesi nulla, quindi mi dice quale probabilità ho di commettere
un errore di I o II tipo - (quadro più ricco di informazioni per interpretare i risultati ottenuti)

La riproducibilità diventa un problema nella ricerca psicologica (articolo del 2015)


PUBBLICAZIONI IN PSICOLOGIA:
Conduco un esperimento o più esperimenti
Analizzo i dati
Interpreto i dati
Scrivo un articolo scientifico (introduzione teorica, spiegazione delle mie ipotesi, descrizione dei
metodi, criteri di inclusione, numerosità dei partecipanti, dati, analisi dei dati e conclusione che è
l’interpretazione di quei dati)
convegniscientificicomunicazioneoraleposterlibri
Una volta scritto lo faccio valutare da colleghi esperti in materia - (revisione tra pari) questo viene
fatto per cercare di valutare l’attendibilità e la validità di un esperimento.
ri icercatoriinteragisconotraloroancheinmodoinformalegarantendo
unarapidacircolazionedelle
ideeerisultati informaprovvisoria
Attendibilità e validità
• ATTENDIBILITÀ: mi dice quanto questo esperimento sia riproducibile (stesso risultato in
momenti differenti)
• VALIDITÀ: è un concetto non sinonimo di attendibilità, perché la relazione che penso ci sia tra
quella variabile psicologica e i dati ottenuti potrebbe non essere la spiegazione di
quell’effetto. corrispondenzafraconclusionedel
ricercatoreelarealtà

tra delricercatoreelarealtà
corrispondenza conclusioni
4 TIPI DI VALIDITÀ:
riguardarelazionecausale fra vi e realtà
• Validità interna: ci dice quanto i risultati quindi le conclusioni sono riferibili alle variabili in
gioco - valido internamente se io posso concludere che quella V.I. ha prodotto quel risultato.
Può essere massimizzata quando ho solo una variabile che può produrre quel risultato e gli
alti fattori sono costanti quindi se ottengo una differenza può essere legata solo a quella
variabile se invece è legata a altri fattori che non ho controllato c’è un limite di validità interna.
• Validità esterna: il grado di generalizzazione dei risultati, quanto io posso applicare quei
risultati anche ad altre situazioni. Deve essere vero sempre e non per una situazione specifica.
• Validità di costrutto: tipo di validità che ha a che fare con quella che è la corrispondenza tra
teoria (alla base delle mie ipotesi) e i risultati stessi, se l’esperimento manca di validità di
costrutto vuol dire che posso avere validità interna ed esterna ma la teoria che ha originato
quelle ipotesi non è legata ai risultati (scarsa definizione della teoria stessa)
• Validità statistica: quella che pesa la relazione tra variabile dipendente e indipendente, la
probabilità che quel legame sia legato a una variabile dipendente o indipendente o al caso.
interpretazione dellarelazione fravi e vD intermini dicausa effettooppureaccidentali
ERRORI NELLA RICERCA
ilmetodosperimentalelimitaglieffettididisturboma limitarenonsignificaescludere
1. Errore Reattivo (Hawthorne): la produttività degli operai aumentasse all’aumentare della
luminosità delle stanze. La produttività aumentava sia quando anche la luminosità
aumentava ma anche quando quest’ultima diminuiva. Questo perché i partecipanti
sapevano di essere sottoposti ad una sperimentazione, sotto osservazione si tende a dare il
meglio di sé per apparire. consapevolezza dipartecipareadunesperimentopuòportarelepersonedesiderabilità
anche
involontariamente acomportarsi inmododifferente risposteindirezionedi
2. Effetto delle aspettative dello sperimentatore (Pimaglione): lo sperimentatore ha sempre sociale
delle aspettative e può essere influenzato, questo può avere degli effetti anche solo
mandare dei feedback o dare istruzioni in maniera differente, enfatizzando o meno,
influenzando cosi anche il partecipante.
3. Artefatti legati al compito sperimentale e/o alla tecnica di misurazione: posso aver scritto le
istruzioni per fare un compito in maniera non chiara - (sperimentatore deve chiarire)
studio
fruttodiunproblemanellaprogettazioneocondottadello
stipidierrorerientranonellacategoriadeibias
sistematiche
distorsioni
questi
NB altracategoriadierroreèquelladeglierror erroricasuali perridurreconimpattosufficienteutilizzarecampionidiampiedimensio
Per limitare gli errori nella ricerca vengono introdotte delle PROCEDURE DI CONTROLLO:
Strategie utilizzate dai ricercatori per mantenere costati tutte le variabili e le condizioni non
legate all’ipotesi che deve essere verificata - (non viene manipolata la variabile indipendente)
controllo pto diparagonefissoconcuiconfrontareglieffettidiunoopiùlivellidellavi
• Controllo a doppio cieco: quando i partecipanti sono inconsapevoli delle condizioni
sperimentali in cui si trovano e dello scopo effettivo dell’esperimento. Lo sperimentatore è
nella condizione di non sapere a quale condizione sperimentale siano stati assegnati i soggetti
che sta esaminando (affiancarsi di una persona non coinvolta emotivamente)
• Condizione di controllo: non viene somministrato il trattamento, non c’è manipolazione della
variabile indipendente. disegnoentroisoggetti
• Gruppo di controllo: è quello in cui il disegno è tra i partecipanti, quindi ho un gruppo
sperimentale e il gruppo di controllo. disegnotraisoggetti

Limiti del metodo sperimentale


- Il comportamento è studiato in un ambiente artificiale (laboratorio)
- I partecipanti sanno di trovarsi all’interno di un esperimento e possono modificare il loro
comportamento rispetto ad essere inconsapevoli (nonostante i controlli)
- Alcuni filoni di ricerca non sono riconducibili a situazioni sperimentali per ragioni etiche

QUASI ESPERIMENTI: esperimenti in cui non sono manipolabili completamente le variabili


indipendenti o le condizioni sperimentali perché entrano in gioco variabili confondenti (ulteriori
variabili aggiungi alla variabile indipendente) es genere sessualeetà
_ differenza tra anziani e giovani nelle abilità di ragionamento
STUDI LONGITUDINALI = prende in considerazione la stessa persona e la testa in momenti
diversi della sua vita (vent’anni, quanta e ottanta) - tempi di risultato lunghi quindi non tutte le
persone arrivano al completamento dello studio. limite

METODO CORRELAZIONALE (possibili associazioni tra variabili)


STUDI CORRELAZIONALI
rispetto ad uno studio sperimentale in questi studi le variabili in gioco non vengono manipolati
e non si cerca una relazione causa/effetto. Si cerca sempre una relazione tra due variabili ma non
si indica una direzione ben precisa. (autostima e successo studi universitari) c’è un semplice
legame tra le due, quando questo legame non c’è si parla di CORRELAZIONE ASSENTE.

Queste relazioni vengono misurate con COEFFICIENTI DI CORRELAZIONE (r) va da -1 a +1


- assenza di correlazione (0)
- correlazione positiva quindi stessa direzione (+1)
- correlazione negativa quindi diverse direzioni (-1)
La correlazione non implica causalità c’è associazione tra le due variabili ma potrebbe essere
legata ad una terza variabile sottostante non presa in considerazione ma che fa correlazione.

MISURE SELF-REPORT (attendibilità e validità non sono garantite)


modalità di raccolta dati quando non si può osservare in modo diretto l’esperimento, le ricerche
si basano quindi su misure self report (auto somministrate) come:

• QUESTIONARIO: (domande scritte di tipo comportamentale, relativo ad abitudini, sentimenti


o domande aperte).
• INTERVISTA INTERATTIVA: colloquio tra sperimentatore e partecipante.

Limiti di questo approccio:


- Sperimentatore e partecipante possono influenzarsi a vicenda.
- Chi risponde alle domande può mentire volontariamente / involontariamente.
- Le risposte vanno interpretate quindi non c’è una media.
- Mi trovo difronte a persone con conoscenza di termini differente (meta cognizione).
mmmm
ipartecipantidevonoessereingradodiinterpretareiloroprocessicognitivi fstudiometa
cognitivo

MISURE COMPORTAMENTALI E OSSERVAZIONE


misure che rilevano comportamenti manifesti che non chiedono interpretazione.
(schiacciare un tasto, dire la risposta corretta - non chiedo le impressioni in quel momento)

Definiti dei parametri per quantificare i fenomeni cognitivi come può essere:

COMPITO TIPO A COMPITO TIPO B COMPITO TIPO C


(Simple reaction time) (Choice reaction time) (Go/no go)

Identificazione
Baseline Identificazione
devo decidere se è stato
premi ogni volta senza devo identificare
presentato un quadrato o un
identificazione di stimolo il triangolo e il quadrato
triangolo

Selezione
Baseline
devo decidere se rispondere con
rispondo
tasto dx o sinistro

Baseline
rispondo

Il TEMPO DI REAZIONE (Exner-Ewarten 1846/1926): lui definisce il tempo di reazione in 7 fasi:


riassunto è quel tempo che intercorre tra il momento in cui viene presentato lo stimolo e il
momento in cui produco la risposta - (si tratta di impulsi nervosi in un tempo breve/millisecondi).

Soglia di falsa partenza in atletica: 100 millisecondi è il tempo al di sotto il quale non si può
andare perché qualsiasi reazione a qualsiasi stimolo richiede tempo.
Questo sistema vale anche negli esperimenti che raccolgono tempi di reazione viene messa una
SOGLIA dove le risposte date al di sotto di quel tempo vengono considerate risposte non
accettabili perché non implicano una vera e propria elaborazione dello stimolo e una risposta
successiva.

METODO SOTTRATTIVO DI DONDERS (Franciscus Cornelis Donder - 1818/1889)


metododicronometria mentale
Ricercatore, medico, oftalmologo che lavorò con Wundt che ha diretto il primo laboratorio di psicologia
sperimentale (1879) con il laboratorio di Lipsia si individua la nascita della psicologia sperimentale.

Il metodo di Donders fu un metodo che per primo si proponeva di misurare l’attività cognitiva,
consisteva nell’ordinare una serie di compiti, di difficoltà differente, e dal confronto di questi
compiti si proponeva di misurare alcune operazioni che noi possiamo mettere in atto.
NoDondersassumecheogni mentalesianettamentedistintodaglialtrieabbiaprecisaduratacheèmisurabile
processo
esempio stimoli/computer (slide)

1. COMPITO DI TIPO A (baseline)


Rispondi più velocemente possibile senza preoccuparti di individuare lo stimolo.
- TEMPO DI REAZIONE SEMPLICE: richiede di rispondere in velocità ma senza discriminare lo
stimolo, non devo individuarlo, basta che qualcosa compaia sullo schermo.

2. COMPITO DI TIPO B: choicereaction time


Rispondi più velocemente possibile conio tasto destro al triangolo e con il tasto sx al quadrato.
- TEMPO DI REAZIONE DI SCELTA: breve una doppia discriminazione, prima scelta devo
discriminare i due stimoli (quadrato e triangolo) e devo poi scegliere una risposta tra dx e sn
discriminazionestimolo sceltarisposta
3. COMPITO DI TIPO C:
Rispondi premendo un tasto solo quando compare il triangolo (non devo rispondere al quadrato)
- GO/NO GO TASK: quindi rispondi al triangolo e non rispondere al quadrato.
tempidireazionegolnogo

Pensiero di Donders:
I processi mentali si svolgono in serie dal più semplice al più complesso quindi posso sommarli
e quindi confrontarli tra di loro; quindi se prendo compiti diversi sottraendoli (compito più
complesso - compito meno complesso) posso trovare il tempo impiegato per fare una determinata
operazione che rende quel compito più complesso (tempo di reazione).
processocomplessivodipercezionecompostodispecificheoperazionimentalichesisusseguonoseriamente
COMPITO C (Identificazione/Baseline) - COMPITO A (Baseline) = IDENTIFICAZIONE
perché per rispondere al compito C avrò impiegato 300 millisecondi mentre per rispondere al
compito A avrò impiegato 170 millisecondi quindi 300-170=130.
_Secondo Donders quei 170 millisecondi sono il tempo impiegato per identificare lo stimolo.

COMPITO B (Identificazione/Selezione/Baseline) - COMPITO C (Identificazione/Baseline) = SELEZIONE


perché per rispondere al compito B avrò impiegato 400 millisecondi mentre per rispondere al
compito C avrò impiegato 300 millisecondi quindi 400-300=100.
_Secondo Donder quei 100 millisecondi sono il tempo impiegato nella selezione della risposta,
processo cognitivo che fa in modo che io decida se premere il tasto destro o sinistro.

Presupposto di Donders:
I nostri processi cognitivi funzionano serialmente, in sequenza cioè nel momento che devo
identificare lo stimolo faccio quello poi seleziono la risposta poi produco la risposta in
sequenza. In realtà non è proprio così, molto spesso i P.C. funzionano in parallelo cioè il
momento di selezione della risposta non inizia quando ho terminato il momento di
identificazione dello stimolo molto spesso inizia in anticipo, una preparazione che accorcia il
momento di selezione di risposta (sapendo di avere due opzioni già preparati su una o l’altra)

PSICOFISICA
Si intende quella serie di esperimenti che nascono da autori che all’inizio del secolo scorso con
cui si voleva studiare la relazione tra gli stimoli fisici e il comportamento o le esperienze mentali
evocate dagli stimoli.

Utilizzando delle leggi (approccio fisico) cioè trasformando l’interazione che abbiamo con gli
stimoli attraverso delle leggi fisiche. L’approccio della psicofisica si rifà alla correttezza delle
risposte, introduce quindi dei concetti:

• SOGLIA PERCETTIVA: un limite che la psicofisica vuole misurare, al di sopra di quel limite
abbiamo la percezione dell’evento, al di sotto di quel limite noi non percepiamo quell’evento.
Quel valore al di sopra del quale si ha un’esperienza dello stimolo fisico e al di sotto del quale
non si ha questa esperienza.

Come si definisce la soglia?


Percentuale del 50% delle risposte (esempio suono 1kHz):
abbasso l’intensità finche non sentite più il suono e quella è la soglia assoluta.
Quando misuro le soglie non si passa da si lo sento/vedo o no non lo sento/vedo se ri-misuro il
tutto per più volte la soglia non sarà per forza allo stesso valore di intensità, ecco perché si
prende come valore di riferimento il 50%.

• SOGLIA ASSOLUTA: quel minimo o massimo valore fisico capace di esplicitare una sensazione
(può essere definita in db per gli stimoli uditivi ma anche in frequenze oppure in cm²)

sogliadifferenziale minimadifferenzadienergianecessariaa discriminareduestimoli


chepossonoessereelaboratidalcervello eprodurreeffettimisurabilianchesepresentatisottosoglia
subliminaleestimoli
Percezione
METODI DELLA PSICOFISICA

1. Metodo dell’aggiustamento: quel metodo che lascia protagonista il partecipante


all’esperimento (è il partecipante a regolare l’intensità degli stimoli)
2. Metodo dei limiti: quello che prevede che sia lo sperimentatore a gestire l’intensità degli
stimoli, solitamente dalla più alta alla più bassa; poi quando variano le risposte si fa una
media delle variazioni di risposta.
3. Metodo degli stimoli costanti: lo sperimentatore utilizza le varie intensità presentandole in
maniera casuale quindi non c’è variazione d’intensità. (varie risposte sulla funzione psicofisica)

perogniintensitàpiù presentazioni
approcciocherisentedel
criterioutilizzato dapartecipanteper
rispondere
LIMITAZIONI DELLA SOGLIA ASSOLUTA

TEORIA DELLA DETEZIONE DEL SEGNALE:


Questa teoria pone dei problemi alla validità del concetto di soglia, introducendo il
concetto di “criterio di risposta” = le persone sottoposte al compito di rivelare degli stimoli non
basa la sua risposta sul solo funzionamento dei loro sensi ma anche sul criterio della risposta.

METODIDELLA NEUROPSICOLOGIA

1 Dissociazionesemplice
2 Doppiadissociazione
Capitolo 2 -
L’ETICA DELLA RICERCA IN PSICOLOGIA
Nella ricerca ci sono una serie di problemi che vanno affrontati che riguardano:
• I limiti che non vanno oltrepassati
• Quali sono le richieste che possiamo fare
• Chi stabilisce le regole
• Qual’è la procedura per farle rispettare

Sperimentatore: chi fa l’esperimento


Partecipante: chi partecipa all’esperimento attoricoinvoltinellaricerca
Società: benefici della ricerca

Il tema dell’etica nasce dopo la Seconda Guerra Mondiale, successivamente al processo di


Norimberga (Novembre/ottobre 1945/1946) in cui vennero processati i medici nazzisti accusati di
aver torturato dei prigionieri nei campi di concentramento in quelli che loro chiamavano
esperimenti scientifici.

All’epoca non c’era limite etico l’unico scopo era quello di introdurre possibili cure senza dare
importanza delle modalità. In quelle ricerche la parte più importante stava nella società perché
non importava uccidere persone ma produrre aspetti positivi per la società.

Dopo il processo di Norimberga è stato stabilito un CODICE DI NORIMBERGA che è un primo


documento che regola la sperimentazione sugli esseri umani, aveva 3 principi fondamentali:

Il partecipante deve sempre dare un consenso alla partecipazione:


1. Volontario
2. Informato su quello che è l'esperimento (senza far conoscere i fini della ricerca)
3. Libero da pressioni esterne.

Quindi il ruolo fondamentale non è più della società ma del partecipante nonostante il risultato
dell’esperimento rimanga un beneficio collettivo. terminepreferito asoggetto

CODICEETICOPERLARICERCAINPSICOLOGIA redattonel2015inItalia
DICHIARAZIONE DI HELSINKI (World Medical Association - 1964/2013)

documento che norma in maniera più completa la sperimentazione sull’essere umano, quella
dichiarazione che considera una serie di cose ad esempio:
Tutela l’interesse della persona che partecipa all’esperimento:
• Nessuno stress né fisico né emotivo
• Ricompensa di partecipazione crimidisctèteijowse
• Tutela della privacy
• Rispetto delle volontà
v3 atermine soggettisperimentali preferitoterminepartecipantepersottolinearerapportoparitario
CONSENSO INFORMATO:
è quel documento che chiedo alle persone di firmare oppure di accettare (condizioni online), in
cui informo la persona su una serie di cose sull’esperimento:
• Scopi della ricerca: (i partecipanti non devono essere informati nel dettaglio sulla mia ipotesi per non
essere influenzati, infatti lo scopo definitivo lo dirò solo alla fine)
• Procedura a cui si viene sottoposti
• Possibili disagi e rischi
• Incentivi (rimborsi)
• Durata/frequenza delle sessioni sperimentali
• Possibilità di sponsor ed enti finanziatori (può esserci possibilità di presenza di qualche sponsor che
non incontra il favore di qualche futuro partecipante)

C’è la possibilità di revocare il consenso in qualsiasi momento.

VOLONTARIETÀ
partecipazione in cui ci può essere una palese forzatura:
- Campo di concentramento (Norimberga)
- Usufruire di un servizio solo se si accetta di partecipare (esame clinico)

partecipazione in cui ci può essere una forzatura subdola:


Opressionepotenziale
- Il datore di lavoro organizza la ricerca (persona inconsciamente forzata)
- Il docente con cui si deve fare un esame organizza la ricerca (persona inconsciamente forzata)
Questo si presenta quando c’è un’asimmetria di ruolo/potere.

CONSENSO ESPRESSO DA TERZI:


• minorenni
• Persone in stato vegetativo
• Persone incapaci di intendere e di volere
dalprodivistaetico
In questi casi il consenso va richiesto al legale rappresentante e, quando è possibile, si informa
comunque anche il partecipate (con il linguaggio adeguato a l partecipante stesso) per
coglierne comunque la sua disponibilità/indisponibilità.
eventualedissensoespressoancheinmanierapocoortodossadeveessererispettato
PRINCIPIO DELLA BENEFICENZA:
Una ricerca ha lo scopo di ottenere dei benefici per la società o per il singolo partecipante
vanno però sempre bilanciati sempre costi rispetto ai benefici.
massimizzare beneficiminimizzando idannidelle
i dueentitacoinvoltepartecipante esocietà
I benefici per la società non devono mai superare i costi ai quali va incontro il partecipante che
va sempre tutelato. Se i costi superano i benefici l’esperimento va rivisto.
Tutela del partecipante durante la ricerca:
Il partecipante deve essere tutelato in qualsiasi fase di progettazione dell’esperimento.

Progettazione
• Le domande a cui si vuole rispondere non hanno trovato risposta in studi precedenti?
(posso però volerlo replicare, quindi accettato ed auspicabile perché rende quella ricerca validi)
• Si possono trovare procedure bene disagevoli per i partecipanti
Individuazione del rischio
• Rischio minimo: (noia, affaticamento, minima frustrazione) per migliorarli si può rendere
l’esperimento più accattivante, inserendo delle pause e utilizzando la rassicurazione.
• Rischi più rilevanti:
- Fisici: calibrare l’esperimento in base alla sensibilità dei partecipanti
- Psicologici: si informa il partecipante tramite questionari sui temi trattati cosicché la
persona si possa escludere se sa di avere difficoltà nell’affrontare quel determinato tema.
- Sociali: la persona potrebbe essere giudicata rispetto a quello che risponde (diffusione
risultati) questo si risolve dando un numero identificativo ai partecipanti e senza alcuna
pubblicazione dei risultanti, disponibili solo agli sperimentatori.
Minimi esnoiafrustrazioneaffaticamento
guardosoluzionisumieiappunti p 13
COMITATO ETICO (figura terza ed imparziale)
gruppo di esperti in vari ambiti che valuta rischi e benefici per i partecipanti e per la società
(anche per gli enti che finanziano o in cui viene svolta la ricerca)

Prima di condurre un qualsiasi progetto di ricerca è obbligo sottoporre il progetto al comitato


etico che ne richiede un’accurata descrizione:
NB ancheuniversitàprevedonopresenza dicomitatietici
• Background teorico (dove parti per farti questa domanda)
• Precisazione della domanda
• Quale metodo vuoi seguire
• Quanti partecipanti vuoi seguire
• Come andrai a reclutare le persone partecipanti
• Come spiegherai i fini dell’esperimento

Ricerca con animali


viene condotta all’interno dell’ambito psicologia animale comparata oppure di neuro scienze
comportamentali (condizione animale)

Perché si fanno esperimenti sugli animali


Il cervello di alcune specie animali è, in termini di dimensioni, molto più piccolo rispetto a quello
umano quindi molto più semplice da studiare, inoltre alcuni meccanismi (tipo la memoria)
funzionano in maniera molto simile sia nell’essere umano che negli animali.
animalerappresenta ilmodellodell'essereumano
• MOTIVAZIONE ETICA: alcuni esperimenti non sono possibili sugli esseri umani quindi utilizzo
una cavia (medicinali) - oppure quando voglio studiare quanto alcune capacità siano innate o

1 apprese; per farlo dovrei prendere dei neonati e separarli alla nascita dalla madre, non si può
fare ma più semplice ad esempio con dei pulcini.
• MOTIVAZIONE SCIENTIFICO-METODOLOGICA: ho un maggior rigore di controllo in quanto
l’animale sarà sempre inferiore allo sperimentatore quindi perde d’importanza rispetto allo
sperimentatore stesso e alla società.
leconsiderazionietichee scientifico metodologiche siintrecciano inmolticasi
Esistono comunque delle leggi che normano e permettono di limitare il disagio anche negli
animali, infatti lo sperimentatore è vincolato dal seguire il PRINCIPIO DELLE 3R:
(Replacement, Reduction; Refinement)
1. Sostituzione: quando possibile evitare di utilizzare animali per gli esperimenti, quando
possibili utilizzare simulazioni da computer oppure modelli vitro.
2. Riduzione: ridurre al minimo il numero di animali coinvolti, evitando cosi di coinvolgere
esemplari non necessari.
3. Perfezionamento: perfezionare il più possibile le tecniche utilizzate per limitarne l’invalidità e
possano cosi creare dei danni

Esiste anche una direttiva europea 2010/63/UE/ si occupa della protezione degli animali utilizzati
a fini scientifici.

TECNICHE DI INDAGINE = tutti quegli strumenti che ci permettono di analizzare quello che è il
funzionamento meno evidente dei processi cognitivi o mentali; si osservano le basi biologiche
dei processi cognitivi o mentali (posso vedere come risponde il cervello)

Cerco delle correlazioni tra comportamenti e attività celebrali perché ci può dare qualcosa in più
sui processi mentali. (percezione, memoria, attenzione)

ATTIVITÀ CELEBRALE
si può indagare utilizzando due prospettive non combinabili ma differenti, ad esempio tramite:
tecnicheneuropsicologiche
• Lo studio di pazienti con lesioni cerebrali (approccio neuropsicologico): ho un paziente che ha
un deficit in un’area celebrale e non riesce a svolgere quel determinato compito,
probabilmente quell’area cerebrale danneggiata ha un ruolo in quel compito preciso. Questo
mi può aiutare a capire come rappresento il mondo esterno.

Limiti di questo approccio:


1. Le lesioni del cervello sono spesso molto vaste quindi ho il paziente che ha un’area che può
essere coinvolta ma ne ha molte altre che potrebbero essere coinvolte
2. Le lesioni non rispettano i confini funzionali quindi alla funzione che può avere quella
struttura cerebrale in un determinato compito, quindi ho difficolta nell’interpretazione.
(ippocampo coinvolta nella memoria)
3. Il nostro cervello è plastico a livello di funzionamento cerebrale c’è una riorganizzazione
funzionale cioè se ho un’area danneggiata il mio cervello si riorganizza e la funzione svolta
da quell’area potrebbe essere svolta da un’area collegata.

BASI NEURALI DELLA COGNIZIONE


Il metodo di studiare i pazienti era il metodo di quando non avevamo strumenti per andare a
registrare l’attività cerebrale, con il tempo sono state introdotte una serie di tecniche che ci
permettono di registrare l’attività cerebrale.

Gli studi neuro psicologici sui pazienti vengono ancora condotti ma sono accompagnati ad una
serie di altri studi che utilizzano delle tecniche che ci permettono di misurare l’attività cerebrale.

Queste tecniche possono misurare aspetti diversi dell’attività cerebrale, in alcuni casi sono
dirette in altri sono indirette.
Per ciascun metodo d’indagine occorre specificare e ricordare delle differenze:

• Che cosa misura (dirette/indirette)


• Che risoluzione spaziale possiede: quando misuro l’attività cerebrale può essere localizzabile
in un’area o più aree del cervello quindi localizzabile spazialmente
• Che risoluzione temporale possiede: quando misuro l’attività cerebrale può essere definibile
su una base temporale quindi definibile temporalmente perché sviluppata nel tempo
le tecniche hanno caratteristiche per localizzare l’attività cerebrale o analizzarne lo sviluppo temporale.
• Quanto è invasivo: per quanto entrano a contatto con il cervello o rimangono all’esterno

Alcune tecniche servono per registrare l’attività cerebrale altre per interagire (aumentare
oppure inibire l’attività cerebrale).

tecniche che registrano l’attività cerebrale:

1. ELETTROENCEFALOGRAFIA - (EEG)
È una misura diretta e poco invasiva. È diretta perché l’attività cerebrale è considerata un’attività
elettrica (ne sono responsabili i neuroni che hanno un impulso nervoso quindi elettrico)

Permette di misurare l’attività elettrica del cervello (intensità bassa) prodotta da bilioni di neuroni
che quando vengono coinvolti in un’attività si attivano in maniera SINCRONA, simultaneamente,
che ci permette di aumentare il segnale elettrico e di poterlo registrare.
Quello che esce come intensità dall’encefalogramma non è mai una fedele riproduzione perché
si tratta di un’amplificazione (perché intensità normale troppo bassa).

Un vantaggio dell’EEG è quello della risoluzione temporale riesce a misurare l’attività cerebrale
nell’ordine dei millisecondi.

EEG: potenziali elettrici


ERP: potenziali correlati da eventi

La cuffia va posizionata precisamente e ha dei punti di riferimento che variano da persona a


persona in base alle dimensioni della testa. Una volta in testa vanno individuate le posizioni in
cui poi verranno posizionati gli elettrodi di riferimento che servono poi per posizionare tutti gli
altri. (devo utilizzare un sistema il più possibile uguale per tutti)
solitamenteseneutilizzano dai 32 ai64 maarrivanoadun max di512
Quando gli elettrodi non danno segnale oltre al fatto che c’è una parete ossea che impedisce al
segnale di arrivare nitidamente tra cui anche la pelle stessa, non si fa altro che aumentare la
conduttività del segnale solitamente tramite un gel a volte basta anche solo un poi di pulizia.

Come funziona l’elettroencefalogramma


Si misura la differenza di segnale elettrico tra due elettrodi anche se posiziono sulla testa un
sacco di altri elettrodi. Ho un elettrodo di riferimento che viene messo in una posizione
particolare in cui difficilmente si registra attività elettrica (= valore 0), tutti gli altri elettrodi
dovrebbero raccogliere attività elettrica dove c’è.

Le lettere che ci sono vicino ad ogni elettrodo identificano la posizione (T temporale P parietale
O occipitale…) mentre i numeri non evidenziano un ordine di sequenza ma il lato (dispari lato
sinistro pari lato destro) non importa quindi la quantità di elettrodi che sistemo sul capo.

Il segnale viene registrato sotto forma di frequenza, variazioni nel tempo (numero di cicli nel
secondo) per cui ci sono attività nelle frequenze (Alfa, Beta, Delta, Theta, Gamma)

Queste misurazioni vengono utilizzate per misurare l’attività spontanea cerebrale quindi non
prodotta da un evento particolare (fasi del sonno)

All’interno dell’encefalografia si possono distinguere:


ERP = POTENZIALI CORRELATI AD UN EVENTO
misurazioni legate alla presentazione di un particolare stimolo. L’evento con cui vado a stimolare
il partecipante viene deciso dallo sperimentatore. Questo permette di legare l’attività cerebrale
ad un particolare momento nel tempo, definito punto zero, che è il punto in cui presento lo
stimolo che subentra dopo un’attività spontanea chiamata baseline. Lo stimolo può essere
riprodotto più volte la logica è che ci sia coerenza nella risposta cerebrale.

Il rumore nella registrazione è casuale, di prova in prova posso avere un’attività cerebrale
casuale, non sempre la stessa, invece quando presento uno stimolo ho una certa coerenza di
risposta cerebrale. La media ci permette di mantenere il segnale e toglie gli elementi irrilevanti.

Gli ERP misurano:


• AMPIEZZA DEL SEGNALE (forza dell’attività neurale)
• LATENZE DEI PICCHI (aspetti temporali dell’attività neurale).
• TOPOGRAFIA (localizzazione dell’attività neurale)

Nella rappresentazione grafica i picchi nella parte superiore sono negativi mentre i picchi nella
parte inferiore sono positivi. Ad un tempo minore corrisponde una superficiale elaborazione
degli stimoli e dell’attività cerebrale invece a tempi maggiori c’è più complessa attività cerebrale.

- Componenti primarie: nei primi millisecondi sono evocate dalle caratteristiche fisiche
dell’oggetto, sono quindi più percettive, a latenza minore
- Componenti secondarie: ha una latenza maggiore e sono maggiormente imputabili a
componenti cognitive.

VANTAGGI dell’elettroencefalografia e ERP


• Non invasiva (usata anche nei bambini)
• Eccellente risoluzione temporale (riesce a misurare l’attività cerebrale nel tempo)
• Poco costosa (il funzionamento non richiede costi elevati)
SVANTAGGI dell’elettroencefalografia e ERP
• Scarsa risoluzione spaziale (localizzare le aree del cervello in cui viene prodotta quell’attività)
ecco perché abbiamo più tecniche, non esiste una tecnica ideale che possa rispondere e
soddisfare a tutti i parametri e caratteristiche che vogliamo esaminare.
• Distanza tra elettrodi
• Resistenza offerta dalle ossa del cranio
• Distribuzione può essere generata da diverse attivazioni

INTERFACCIA CERVELLO-COMPUTER
la ricerca sull’interfaccia cervello-computer ha come scopo la creazione di una connessione
diretta tra i processi cognitivi e neurali e le macchina. (Relazioni tra una determinata attività cerebrale
e una situazione particolare.)

CICLO BCI

- Paziente impegnato in un COMPITO DI STIMOLAZIONE


solitamente il compito viene scelto molto semplice perché cosi è più semplice interpretare
l’attività cerebrale di quel compito (attenzione per particolare insieme di stimoli presenti
simultaneamente o in sequenza, compiti di immaginazione di azioni semplici)
BCI e immaginazione motoria - neurofeedback
Attraverso l’EEG prodotta dall’immaginazione di un movimento pazienti con difficoltà di
coordinazione motoria riacquistano in parte la capacità di eseguire azioni coordinate.

- Durante l’esecuzione del compito si registra L’ATTIVITÀ DEL CERVELLO


Può essere registrata mediante metodi non invasivi (EEG o fMRI) o con metodi invasivi (elettrodi
impiantati nella corteccia cerebrale). La metodica ideale dovrebbe avere una buona risoluzione
spaziale/temporale, questa tecnica non esiste, ecco perché viene usata spesso l’EEG perché più
economica, più trasportabile in vari laboratori.
- Una volta acquisito il segnale si fa la CLASSIFICAZIONE
Ciascun segnale viene classificato in base alle funzioni, per ciascuna funzione si determina
l’attività cerebrale relativa.

- Una volta finito ottengo l’OUTPUT


Una volta che ho addestrato la persona, classificato l’attività cerebrale il risultato finale è che la
persona comincerà ad utilizzare un’interfaccia senza agire direttamente sull’interfaccia (scrivere
su Word solamente immaginando le lettere) - le applicazioni BCI sono dedicate a pazienti con
varie forme di paralisi.

LIMITI BCI
• Le attivazioni cerebrali sono molto complesse non è possibile creare un ampia gamma di
azioni con le teorie che abbiamo a disposizione.
• Il segnale è debole soggetto ad interferenze
• Problema di portabilità gli strumenti che abbiamo non sono facilmente portabili, ridotte le
dimensioni negli anni ma hanno comunque un certo peso

Il sistema BCI richiede un controllo continuo dell’attività mentale mentre gran parte dei processi
mentali avviene in maniera automatica (programmo il movimento e lo faccio, non penso a dover
pensare al movimento)

Esiste una grande variabilità nei risultati che si ottengono con la BCI (variazioni anche all’interno
di singole sessioni sperimentali).

2. MAGNETOENCEFALOGRAFIA - (MEG)
tecnica elettrofisiologia che, per alcuni aspetti, si avvicina all’elettroencefalografia ma ha logica e
funzionamento differenti. Non misura direttamente l’attività elettrica, l’attività elettrica produce
dei campi magnetici. Quindi non misura il potenziale elettrico ma il campo magnetico.

Per misurare questi campi magnetici occorre utilizzare dei super sensori, che per funzionare
devono essere mantenuti a bassa temperatura (in elio liquido 270° sotto lo zero) proprio per
questo non si mettono i sensori direttamente a contatto con la testa ma vengono applicati
all’interno di un casco.

Differenza tra MEG e EEG


I campi magnetici della MEG trovano minori ostacoli rispetto al segnale elettrico (meno influenzati
dai tessuti che circondano il cervello) quindi è più semplice localizzare l’attività cerebrale.

Quindi la MEG a differenza dell’EEG permette di avere una buona risoluzione temporale ma una
maggiore risoluzione spaziale rispetto all’EEG; ma non ha sostituto completamente la EEG
perché è particolarmente costosa.
3. RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE
RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE (NMR) = tecnica non invasiva quindi nessuna
introduzione di sostanze nel corpo, che ci fornisce immagini ad alta risoluzione dei tessiti umani
come ad esempio il cervello (struttura anatomica).
FUNZIONALE = ci permette di misurare l’attività cerebrale durante il funzionamento del cervello.
STRUTTURALE vedoappunti p 9
(esempio dello stimolo sul dito indice) // La risonanza magnetica mi permette di individuare
perfettamente l’area che si attiva con buona risoluzione.

Video: https://www.youtube.com/watch?v=Rb_mdzgw-Jc
Tubo per risonanza = potente magnete (centro del campo magnetico dove il paziente posiziona la testa)

Funzionamento del magnete diviso in tre fasi:


1. c’è un’attività cerebrale che aumenta, i nostri neuroni per aumentare l’attività cerebrale
hanno bisogno di ossigeno.
2. l’ossigeno che serve ai neuroni viene trasportato dal sangue in cui c’è una componente
acquosa, le molecole dell’acqua hanno caratteristiche di orientamento magnetico, quindi
tutte le molecole possono essere orientate dal magnete (esempio bussola).
3. L’emoglobina ossigenata non reca alcun disturbo al campo magnetico, anzi ne tiene
invariato lo schema, mentre l’emoglobina deossigenata disturba il campo magnetico.
La risonanza magnetica rileva questa differenza dove c’è attività cerebrale.

La Risonanza quindi ci fa vedere quale area del cervello si attiva per quella determinata azione
(misurazione indiretta dell’attività cerebrale)

Questa tecnica ha un buona risoluzione spaziale ma una scarsa risoluzione temporale perché il
picco del segnale, quella differenza tra emoglobina ossigenata e deossigenata, che misura la
risonanza, si manifesta dopo 6 secondi; tempo molto ampio per metterlo in relazione all’attività
cerebrale (millisecondi).

Metodo fMRI (sottrattivo)


vogliamo sapere qual è l’area del cervello che elabora i colori, quadrati colorati e quadrati in
bianco e nero; noto le aree che si attivano con i quadrati colorati e poi quelle che si attivano con
quelli in bianco e nero e faccio una sottrazione. Sottrazione perché ci sono delle aree che si
attivano contemporaneamente (attività comune per lo stesso stimolo) poi c’è la parte differente
in cui elaboro il colore.

VANTAGGI della Risonanza Magnetica Funzionale:


• Non invasiva
• Può essere ripetuta più volte sullo stesso paziente
• Risoluzione temporale media
• Risoluzione spaziale discreta
SVANTAGGI della Risonanza Magnetica Funzionale:
• Necessità di cooperatività, quindi il soggetto deve collaborare restando immobile per non
spostare il riferimento della misurazione.
• Non la può utilizzare chi soffre di claustrofobia
• In funzione produce rumore talvolta fastidioso
• Non può essere utilizzata da chi ha pacemaker e simili
• Particolarmente costosa
• Misura indiretta

4. SPETTROSCOPIA FUNZIONALE NEL VICINO INFRAROSSO (NIRS)


tecnica poco costosa e composta da due parti:
EMETTITORE = emette un segnale, una radiazione ottica, nella banda spettrale del vicino
infrarosso. Sfruttando il fatto che: pelle, tessuti e ossa sono trasparenti a questo segnale quindi
lo lasciano passare senza fare da ostacolo; questo a differenza dell’emoglobina (Hb) che
assorbe più luce quindi diventa un ostacolo.

L’emoglobina che assorbe la luce ci fa capire che è un componente importante quando si parla
di attività cerebrale (porta l’ossigeno).

RILEVATORE = rileva quando ci sono momenti o quali sono le aree in cui viene assorbito,
dall’emoglobina, il segnale emesso dall’emettitore. (variazioni di concentrazione di emoglobina
nell’ordine del millisecondo)

VANTAGGI della Spettroscopia Funzionale:


• Non costosa
• Non invasiva
• Può essere usata con bambini e pazienti allettati
• Può essere ripetuta più volte sullo stesso paziente

SVANTAGGI della Spettroscopia Funzionale


• Richiede tessuti trasparenti, non va molto in profondità (3/4 cm)
• Risoluzione spaziale accettabile (non compatibile alla risonanza)
• Scarsa risoluzione temporale
Misura indiretta
it

conquestatecnicasiamo ingradodimisurare alivelloregionale le variazionidelflussoematico


tessutalecerebrale

4. ELETTROMIOGRAFIA
Misura la risposta muscolare (mi viene detto di pensare di muovere la mano, non la muovo ma il
cervello solo immaginando produce un’attività muscolare che non si vede ad occhio nudo ma è
misurabile tramite elettromiografia)

permettedivisualizzareeregistrarel'attivitàelettricacheèallabasedellacontrazionedelmuscolo volontario
5. RISPOSTA ELETTRODERMICA
Attivazione del sistema autonomo (quando siamo in stato di rilassamento la cute è più secca e
non conduce bene l’elettricità. Quando aumenta l’attività delle ghiandole sudoripare aumenta il
contenuto d’acqua e anche la conduttanza della cute)
Misura quindi quello che accade in risposta a diversi stimoli, piacevoli o sgradevoli.
v3 cutepersonainstatodirilassamentopiùsecca enonconducebene elettricitàquandoaumentaattivitàghianda
sudori
peraumentacontenutoacqua equindiconduttanzacute
6. ELETTROCARDIOGRAMMA (ECG)
Misura stati emotivi quali stati di ansia, stress o eccitazione…

7. MOVIMENTI OCULARI
Misurazione delle SACCADI:
- movimenti oculari che facciamo più di frequente, che facciamo inconsapevolmente. Vengono
eseguite in media 3/4 Saccadi al secondo, circa 150.000 in un giorno.
- movimenti di tipo coniugato cioè che si fanno contemporaneamente con entrambi gli occhi
nella stessa direzione.
- la loro ampiezza massima è di 20° (il campo visivo si misura in gradi), oltre i 20° entra in gioco
la rotazione della testa.
- la loro massima velocità angolare è di 900°/sec (movimenti rapidissimi)
- la latenza di una Saccade è di 225ms (dalla comparsa dello stimolo)
- traiettorie rettilinee per movimenti orizzontali
- traiettorie curve per movimenti verticali e obliqui

FISSAZIONI = legata all’attenzione perché fisso un oggetto perché porto la mia attenzione su
quel punto. Quindi le fissazioni sono pause dello sguardo tra una saccade e quella successiva.

Sistema di Eye tracking per la misurazione del movimento oculare:


questo sistema permette, nel Human computer interface, di fare anche delle valutazioni
quantitative oltre quelle qualitative.

Strumentazione Tobii — (Lezione 6 ottobre)


sistema che si presenta come vero e proprio monitor però ha costi differenti rispetto ai monitor
classici. Al suo interno ha un sistema che riesce a misurare i movimenti oculari, viene utilizzato
per verificare l’usabilità di siti web e/o di software.

Sistema che integra il movimento degli occhi su coordinate esterne al monitor e quello che
accade sul monitor, questo lo fa in maniera automatica.

Utilità dello studio dei movimenti oculari


analizza i comportamenti che il soggetto assume durante lo svolgimento di determinate attività:
- capacità di una persona di eseguire il compito
- capacità esplorative del soggetto in situazioni nuove
- capacità di mantenere l’attenzione
valuta in modo oggettivo l’usabilità di un artefatto:
- analisi dell’interazione persona-artefatto
- valutare l’usabilità di un sito, di un mezzo pubblicitario, di un prodotto

Eye tracking applicato alla progettazione di ambienti web


permette di tracciare l’esperienza d’uso di un utente, registrando:
- aree d’interesse (cosa cattura maggior mente l’attenzione / parole, grafica, spazi, geometrie)
- tempi e successione degli spostamenti di ciò che viene “osservato”
- atteggiamenti fisici involontari assunto dall’occhio
- livello di attenzione dell’utente

alcuni obiettivi per la progettazione di test sono:


- capire se l’organizzazione logica di un sito web è ben strutturata
- capire se un elemento grafico attrae o meno l’attenzione
- capire come si evolve, in generale, la lettura di pagine web

Eye tracking output


La misura dell’eye tracking è una misura quantitativa questo perché:
• mi permette di valutare la percentuale di fissazione.
• mi permette di vedere gli spostamenti dell’occhio nella grafica dello scanpath (esempio
scaffale supermercato) - non basta questo tipo di test perché può essere che sia il prodotto ad
attirare l’attenzione e non la posizione stessa. (devo utilizzare altri disegni sperimentali tipo
entro i soggetti o tra i soggetti)

Heatmap = mappa del calore


mappa che sintetizza quelle che sono le fissazioni, in cui i colori più caldi rappresentano i punti
in cui i soggetti hanno puntato più attenzione al contrario i colori più freddi definiscono le parti
in cui il soggetto ha puntato meno attenzione. (lettura di un sito web come “About us”.

Se noto che in una parte di sito non ottengo fissazioni posso provare a cambiare posizione
dell’informazione, se nonostante questo cambiamento viene ancora ignorata c’è qualcosa che
non va con la presentazione dell’informazione stessa (quindi lavoro sull’aspetto estetico/visivo)
TECNICHE DI STIMOLAZIONE cerebralenoninvasiva
TECNICHE DI STIMOLAZIONE = aumentano o riducono le attività neurali, hanno un’influenza
sulla stimolazione di quella determinata area. Se stimolo un’area cerebrale possono aumentarla
o diminuirla.

1. STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA TMS


tipo di stimolazione costituita da un macchinario e dà una bobina a forma circolare ad otto/
infinito che produce lo stimolo. All’interno di questa bobina passa una corrente ad alta intensità,
isolata, che produce un campo magnetico che stimola elettricamente i neuroni influenzandone il
loro funzionamento quindi le loro risposte.

Impulso singolo: singolo impulso, singola scossa


Impulso ripetuto: più stimoli

Questo tipo di tecnica stimola le aree e interferisce con esse in modo temporaneo (questione di
millisecondi). La stimolazione magnetica può causare lesioni virtuali che però spariscono subito.

Gli effetti della stimolazione cambiano in funzione a dove ci si colloca con la bobina:
- cmotoria primaria: contrazioni visibili dei muscoli della mano
- corteccia somatosensoriale primaria: percezione tattile come prurito
- corteccia visiva primaria: percezione dei fosfeni (lampi di luce bianca a forma di ellisse
presenti anche in assenza di stimoli)

VANTAGGI della Stimolazione Magnetica Transcranica


• buona risoluzione temporale (so in che momento produco lo stimolo e l’effetto prodotto è immediato)
• a singolo impulso è innocua (a impulsi ripetuti non è permessa per tutti gli studi)
• “cronometria” aperti temporali del contributo di un’area al comportamento
• pazienti “virtuali”
• poco costosa

SVANTAGGI della Stimolazione Magnetica Transcranica


• scarsa risoluzione spaziale (stimolo magneticamente un’area estesa 1/2cm)
• a impulsi ripetuti non è permessa per tutti gli studi
• il funzionamento crea rumore
• escludere presenza di oggetti magnetici (pazienti con pacemaker)
conessasipuòstabilireunarelazionecausaletracognizioneeareadelcervello

2. STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA a bassa intensità TES


sta
tipo di stimolazione elettrica con intensità molto bassa che non produce nessun effetto nocivo,
produce una corrente che va da due elettrodi (CATODO e ANODO) e a seconda dell’ordine di
stimolazione (dall’anodo al catodo e viceversa) si possono ottenere risultati diversi:

1. dall’anodo al catodo: aumenta la frequenza della scarica dei neuroni


2. dal catodo all’anodo: diminuisce la frequenza della scarica dei neuroni
Inducevariazioninellostatodimembrana alterando iflussiionici
se voglio attivare maggiormente un’area avvio la corrente in flusso partendo dall’anodo.

Oltre all’esperimento di base (limitandosi al questionario) vengono utilizzate queste tecniche


d’indagine e di stimolazione perché il soggetto può essere condizionato, perché altrimenti non
comprenderei tutta la parte neurale …

Voglio sapere come si sviluppa temporalmente l’attività cerebrale: utilizzo l’EEG


Voglio sapere come si localizza l’attività cerebrale: utilizzo la risonanza
(all’esame descrivere le tecniche ma per sottolineare le differenze quindi spiegare il perché si
utilizzano partire da questo aspetto)
Capitolo 3 -
IL CERVELLO organodellamente
insiemedifunzionicomplessechepermettonoa unindividuodimettersiin relazioneefficaceconl'ambiente
individuidielaborareinto
circostanteeconaltri sensorialie diemettererispostecomportamentali
SISTEMA NERVOSO 8miliardidineuroni
• Centrale: centro dal quale partono e arrivano le informazioni. (encefalo e midollo spinale)
• Periferico: periferia che raccoglie le info all’esterno, quindi che interagisce con l’esterno.
(strutture più periferiche come i nervi periferici che portano informazioni al cervello o dal
cervello alla periferia)
mettono in comunicazionesnccontessuti eorganiperiferici

fibresensitive conduzionediimpulsidi
DIFFERENZE DEL SISTEMA NERVOSO PERIFERICO: naturasensoriale

Sistema Nervoso SOMATICO: fibremotorie provvedono a contrazione


muscoli
comprende tutta quella rete di organi di senso, d’informazioni che arrivano al cervello e di
controllo dei muscoli volontari (movimento volontario).

- Nervi afferenti (sensoriali): afferiscono al cervello quindi quelli che portano le informazioni al
cervello cioè abbiamo una realtà esterna costituita da stimoli che producono degli effetti su
delle strutture chiamate recettori che stimolati producono impulsi nervosi e da li l’impulso
arriva al cervello.
- Nervi Efferenti (motori): una volta che i nervi afferenti portano l’informazione al cervello esso
elabora l’impulso, a questo punto può non fare nulla oppure può rispondere a quello stimolo
facendo rispondere i miei muscoli che tramite i nervi efferenti producono un movimento.

Sistema Nervoso AUTONOMO - (controlla gli organi e le ghiandole interni)


controlla quei movimenti che non dipendono dalla nostra volontà come le pulsazioni cardiache
che rientrano nei movimenti vitali ma non di nostro controllo, può essere:
responsabile
3 volontario delmovimento
enell'emisfero
sinistrolaproduzionedi
3
4
linguaggiocefunzioni
esecutiveilcontrollo
emozioni
emotivazioneattenzione
ecapacitàdiresisterea
il
distrazione pensieroe
memoria
1
2

1 funzioneprincipalelegata
a elaborazionesensoriale
distimolivisivi sensibilitàsomaticarappresentano
dellospazioesternointegrazione
2 elaborazionesensorialedi sensomotoriafunzioneattenzione
stimolivisiviuditivieolfattivi ecalcolonumerico
lamemoria leemozionie
solonell'emisferosinistrola
ama

- Ortosimpatico: quello che produce le reazioni in situazioni di emergenza, eccitazione o fuga.


- Parasimpatico: quello che produce reazioni in situazioni di rilassamento, digestione o riposo.

ENCEFALO troncoencefalico cervello cervelletto


diviso in emisfero destro ed emisfero sinistro, anatomicamente separati ma collegati tra loro
tramite una struttura chiamata corpo calloso che è un’interfaccia di dialogo tra gli emisferi
quindi struttura in cui passano le informazioni da un emisfero all’altro.

piùcraniale
fvoltaemisferi
telencefalo porzione esuperficialecomprendeasua
allabase
nuclei
cerebralie
Struttura dell’encefalo:
Nella parte superiore troviamo il telencefalo o cervello. diencefalo italamoeipotalamo
Successivamente è composto da strutture sottocorticali come ad esempio talamo e ipotalamo.
- Tronco encefalico = ultima terminazione del midollo spinale, luogo in cui si mette in contatto
il midollo spinale con cervello. È diviso in mesencefalo, ponte e midollo allungato o bulbo.
(considerando il tronco encefalico ha controllo sulle attività respiratorie, regolazione pressione sanguigna,
termoregolazione, masticazione, deglutizione, defecazione e minzione, accoppiamento, comportamenti stereotipati di
attacco e fuga..) - molte funzioni del sistema nervoso autonomo.

- Cervelletto = ruolo importante nel regolare i movimenti volontari e sede della memoria
procedurale cioè quella che ci aiuta a fermare quelle informazioni che riguardano movimenti
(legarsi le scarpe, andare in bicicletta, determinato passo di danza)
Il cervello è stato suddiviso in aree o lobi divisi sulla base dell’esistenza delle scissure quindi
punti in cui rientra e ci sono avvallamenti.
nosegregatiintermini diconnettività
I nomi dati ai vari lobi presenti nel cervello sono dati in base alla posizione e alle ossa che
stanno al di sopra di quelle aree cerebrali (temporale = tempie)
definitocomelobominoreinsiemealobolimbico
avolte
INSULA = struttura al di sotto della corteccia, particolare ruolo nelle funzioni omeostatiche
quindi arrivare a portare il nostro sistema in equilibrio - omeostasi quello stato per cui
dobbiamo avere le necessarie risorse per compiere determinate azione, grado di equilibrio tra
acquisizione di energia e consumo di energia.

SISTEMA LIMBICO = è rappresentato da due strutture Amigdala e Ippocampo coinvolti nelle


emozioni e nei processi di memoria (alterazione dell’ippocampo alterazione di memoria)

Strutture sottocorticali del diencefalo


Talamo = ha una funzione importante dal punto di vista sensoriale, arrivano le informazioni dei
recettori della periferia (sinapsi)
ai es
insieme nucleisottocorticali deitttaietitijetiifinità
conosci
Cervello si divide in due: intensive intuitive
sostanza grigia: costituite dai nuclei dei neuroni, le parti più sostanziose del neurone cellulegliali
sostanza bianca: costituita dai fasci diassoni
nervazione, prolungamenti dei neuroni stessi.
ipotalamoisuoinucleihannounruolofondamentalenellaregolazionedeimeccanismi omeostaticiesomatici
enelcoordinamentotrasistemaendocrinosistemanervosoautonomo eSnc
VIE VISIVE
percorso seguito dall’informazione nervosa (attività elettrica che viaggia a livello dei neuroni).
l’occhio è una struttura con funzione ottica (la retina cattura la luce riflessa e ne forma immagini) ,
a livello cerebrale non arriva direttamente la luce ma c’è un’attività elettrica che è indipendente
dai ricettori da cui deriva.

Trasduzione = passaggio intermedio, trasformazione delle caratteristiche fisiche dello stimolo


esterno e impulso elettrico, il ricettore trasduce, per quanto riguarda la vista, viene stimolato
dalla luce trasforma quella luce in impulso elettrico che viaggia attraverso i neuroni.
Il nostro occhio coglie solo gli stimoli con onde comprese tra 400 e 700 nanometri.

OCCHIO/RETINA all’oftalmoscopio
• Retina coperta da vasi sanguigni che non ostacolano la luce che arriva ai nostri recettori
• macchia cieca = sprovvista di ricettori, in quella parte di retina non arriva l’informazione, non
viene elaborata l’informazione visiva (noi non ci rendiamo conto di questa parte)
• sulla retina i ricettori hanno una disposizione concentrata soprattutto sulla Macula e il punto di
maggiore acuità visiva è la Fovea.

Proprio grazie a questa struttura se fissiamo un oggetto perfettamente visibile nei sui dettagli,
mettiamo a fuoco solo l’oggetto ma non quello che lo circonda.
Quando mettiamo a fuoco un oggetto lo mettiamo per far in modo che la luce riflessa da
quell’oggetto vada a cadere sulla Macula (parte in cui abbiamo maggiore concentrazione di
ricettori - coni) cosi riusciamo a vedere meglio i dettagli; nel resto della retina ci sono ricettori
ma in minore quantità (bastoncelli)

FOVEA: viene utilizzata come elemento che ci permette di distinguere la retina;


se divido la fovea verticalmente divido la retina in due parti:
- Emiretina nasale: parte interna della retina (naso)
- Emiretina temporale: parte esterna della retina (tempie)
se divido la fovea orizzontalmente divido la retina in due parti:
- Emiretina superiore
- Emiretina inferiore

L’utilizzo della Fovea come riferimento anatomico è importante perché ci permette di capire
come noi vediamo le informazioni e come le informazioni arrivano dagli occhi al cervello.

CAMPO VISIVO - (anatomia delle vie visive)


come gli emisferi anche il campo visivo utilizza la stessa metodologia d’informazione contro
intuitiva. Il CV ha una forma semi circolare (si considerano tutti i punti equidistanti dalla retina)
ed è considerato quello che noi vediamo difronte a noi ma si divide in due:

Campo visivo di sinistra: elaborato dall’emisfero destro quindi visto dall’emiretina temporale
dell’occhio destro e dall’emiretina nasale dell’occhio sinistro.
Campo visivo di destra: elaborato dall’emisfero sinistro quindi visto dall’emiretina temporale
dell’occhio sinistro e dall’emiretina nasale dell’occhio destro.

L’emiretina nasale rimane lo stesso alto, elabora le informazioni dello stesso emicapo
L’emiretina temporale elabora le informazioni dell’emicampo opposto

Quindi solo le informazioni dell’emiretina nasale ad un certo punto incrociano e vanno dall’altro
lato. Questo incrocio avviene a livello di una struttura chiamata CHIASMA OTTICO

Ovvero l’emicampo visivo destro viene visto dall’emisfero sinistro mentre l’emicampo visivo
sinistro viene visto dall’emisfero destro.

Via retino-genicolo-corticale
le vie visive arrivano, a livello di corteccia cerebrale, in quella che viene chiamata CORTECCIA
STRIATA oppure area V1 (visiva primaria) oppure AREA DI BRODMANN 17

La corteccia visiva si estende sulla superficie mediale di ciascun emisfero anche introno alla
FESSURA CALCARINA (uno degli avvallamenti).

Come arrivano le informazioni al cervello


L’elaborazione dell’informazione visiva funziona in maniera gerarchica:
nel momento in cui l’informazione arriva al cervello si cominciano ad elaborare gli elementi più
elementari fino ad arrivare a quelli più complessi.
Inoltre c’è anche una funzione in parallelo (aree visive con funzioni diverse) che ci permette di
identificare e localizzare gli oggetti.

Al cervello arrivano solo impulsi elettrici, come rispondono i ricettori e perché in determinate
parti del corpo abbiamo sensibilità maggiore.
I recettori rispondono per zone di spazio ben delimitate chiamate Campi ricettivi dei neuroni, i
recettori hanno quindi una certa selettività. Se prendo in considerazione una piccola porzione
circolare del campo visivo, potrò determinare il campo ricettivo di quel neurone vedendo se presentando
uno stimolo all’interno di quella porzione ho una risposta cerebrale, se presento lo stimo fuori dal cerchio
non ho nessuna risposta. (elettrodi intra cranici, direttamente sui neuroni)

CAMPI RICETTIVI DEI NEURONI = porzione limitata dello spazio che quando stimolata produce
una modifica nella risposta del neurone

Vantaggi di avere neuroni con campi ricettivi differenti, ben delimitati e definiti:
• Accuratezza: con campi ridotti riesco ad essere molto più preciso nel discriminare gli stimoli
sia che io venga toccato o che io esplori un oggetto (i polpastrelli)
• Capire la direzione dello stimolo: con campi ricettivi molto ampi, non identifica con precisione
lo stimolo ma ci dice che qualcosa si sta muovendo, per poi identificarlo nel dettagli
utilizzeremo campi più ridotti presenti sul corpo.

Attraverso la traduzione del segnale l’informazione raggiunge la corteccia cerebrale, in prima


battuta raggiunge delle aree sensoriali primarie applicata a tutti i sensi.
La corteccia visiva primaria fa quindi una prima elaborazione per poi passare alle elaborazioni,
gerarchicamente più elevate, nelle aree sensoriali successive (struttura gerarchica)

Questa organizzazione in cortecce o aree sensoriali primarie la possiamo trovare nell’essere


umano o in altri esseri come il gatto, il ratto e il cane. Si nota come in altri essere la percentuale
occupata da queste zone non è la stessa che nell’uomo.

Tutte le vie sensoriali (tranne l’olfatto) hanno una sinapsi nel Talamo prima di terminare nelle
rispettive aree sensoriali primarie. TALAMO = stazione nella quale tutti i neuroni si fermano
perché a quel livello fanno delle sinapsi (si connettono ad altri neuroni) e da li le informazioni
poi arrivano al cervello

ORGANIZZAZIONE TOPOGRAFICA Principi Generali dei Sistemi Sensoriali


Comunicazione ordinata fra recettori, cellule, gangliari e neuroni centrali.
Recettori che stanno uno vicino all’altro inviano informazioni a neuroni che sono, a loro volta,
vicini l’un l’altro che inviano successivamente ad altri neuroni contigui fino ad arrivare al cervello.
Il risultato di queste comunicazioni ordinate è l’esistenza di molteplici mappe ordinate della
superficie sensoriale.

L’organizzazione topografica non sempre rispetta la realtà. Sistema somatosensoriale per far
riferimento ad un’area del cervello che elabora tutte le informazioni sensoriale che derivano dal
corpo (soma). Si parla di sistema somatosensoriale perché non si parla solo di tatto ma anche di
dolore, temperatura, posizioni delle parti del corpo (per tutte le parti abbiamo recettori diversi).

Il sistema somatosensoriale fa riferimento alla CORTECCIA SOMATOSENSORIALE e


rappresenta il nostro corpo senza mantenerne le dimensioni reali, la ragione può essere la
quantità di recettori presenti che devono elaborare più informazioni, l’utilizzo che se ne fa e
l’importanza di quelle parti del corpo.
celluleperenniincapacidiriprodursi
celluleeccitabili sesottopostea sollecitazionivannoincontro
corostatoelettrico I
acambiamentidel
NEURONI (elementi del nostro sistema nervoso)
loro membranacitoplasmaticacaratterizzatadadifferenza
costituiti da 3 parti: dipotenzialefralatointracellulareeextracellulare
potenzialedimembranaariposo
due parti ramificate (Dendriti e Assone)* e una parte che costituisce una zona più omogenea.
70mV
La parte più centrale è il Soma il corpo del neurone che contiene al suo interno il nucleo.
I neuroni hanno differenti forme e dimensioni diverse che sono dovute alle loro funzioni
(neuroni di proiezione, proiettano l’informazione anche a distanza di un metro quindi hanno
ramificazioni molto lunghe)

Due tipi di fibre (parti ramificate del neurone)


- *Dendrite: riceve le informazioni da un neurone precedente (ciascun neurone può avere più
dendriti, quindi più comunicazioni con altri neuroni) - accoglie il segnale
- *Assone: invia le informazioni (unico assone per ogni neurone in contatto con altri neuroni)
(costituito da fibre molto sottili o più corpose, corpose perché ricoperte da una guaina mielinica
che permette di isolare l’assonna e permettere una trasformazione più rapida del segnale)
corpocellulare contiene principaliorganidellacellulacompresonucleo ècentralinametabolicadacui funzionamento
dipende
cellula
Guaina mielinica: ci sono delle zone scoperte chiamate Nodi di Ranvier servono a far in modo
che il segnale si mantenga costante. Riesce a mantenersi costante perché a livello di questi nodi
ci sono dei canali ionici che permettono di far entrare ioni negativi o positivi a seconda del
segnale; e a seconda dell’entrata e dell’uscita di questi ioni si può mantenere un determinato
impulso elettrico oppure stopparlo.

Il neurone riceve segnali da dei recettori che fanno la trasduzione: cioè l’attività che trasforma lo
stimolo esterno in impulso nervoso. Quindi il recettore coglie gli stimoli esterni e trasforma
questo segnale in impulso nervoso. - Come fa questa trasformazione? Ciascun neurone è in
contatto con una cellula (recettore o altro neurone) attraverso delle sinapsi, a livello sintetico
avverrà un cambiamento che attiverà l’attività elettrica per quel neurone.

CONCETTO DI POTENZIALE DI MEMBRANA (riassunto verso 40:00 lezione 12/10)

determina un’attività elettrica a livello di neuroni, si parla di questo concetto perché


intracellularmente ed extracellularmente (interno ed esterno al neurone) ci sono una quantità di
ioni che, se considerati, hanno una carica differente, maggiore positività o negatività; misurando
la carica di ioni quando non c’è attività la carica interna è più negativa rispetto a quella esterna
(-70mV) questo valore indica una situazione di Potenziale di Membrana a Riposo (situazione di
equilibrio, per assenza di attività) accade che il neurone riceve un segnale da un altro neurone o
da una cellula recettoriale, il segnale produce una serie di reazioni tra le quali c’è l’apertura di
canali ionici selettivi (selettività per caratteristiche di ioni) per determinati ioni che si trovano all’interno o
all’esterno. Quello che può accadere è che in un aumento di attività elettrica di eccitazione
entreranno ioni positivi (Na- sodio) quindi il valore di -70mV si abbasserà raggiungendo livelli
molto alti (+40mV - potenziale d’azione) quindi a questo punto c’è un’attività elettrica quindi non
è più potenziale di membrana a riposo ma Potenziale di Membrana di Azione.
èunfenomenotuttoo nullaperchéunavoltainnescatononsipuò
interrompere

Può capitare che si aprano altri canali tipo ioni potassio ecco che a quel punto si fa uscire uno
ione con carica positiva (riducendo il potenziale d’azione) e si torna alla negatività precedente e
si ferma l’attività del neurone.

3 fasi fondamentali della Potenziale di Membrana:

1. DEPOLARIZZAZIONE: faccio entrare ioni positivi (Na+), quindi il valore negativo, tra interno
ed esterno, diventa positivo (-70/+40) // attivazione del potenziale d’azione.
2. RIPOLARIZZAZIONE: non si aprono più ioni sodio (Na+) ma potassio (K+) quindi escono le
cariche positive riducendo il potenziale d’azione, per tornare cosi al valore negativo di
partenza -70 // riduzione del potenziale d’azione
3. IPERPOLARIZZAZIONE: la fuoriuscita degli ioni potassio (K+) porta il potenziale di
membrana ad un’intensità ancora più negativa (passaggio da depolarizzazione a
ripolarizzazione). Faccio diventare il valore ancora più negativo (-90mV) cosicché per tornare
a un valore positivo sarà necessario avere intensità maggiore.

Una volta ottenuta la riduzione dell’attivazione, attraverso la ripolarizzazione, si ottiene una fase di
iperpolarizzazione cioè quella che richiede che il segnale prodotto dalla depolarizzazione sia più intenso.

Funzionamento dei neuroni in particolare come originano o si origina al loro interno un impulso nervoso/elettrico, si
genera grazie all’origine di un potenziale d’azione. Questo potenziale d’azione può generarsi più volte ma deve esserci un
evento eccitatorio che porti dal potenziale di membrana a riposo a potenziale di membrana in azione. I neuroni tra loro
comunicano grazie una serie di punti chiamate terminazioni sinaptiche.
SINAPSI
la loro funzione è quella di creare comunicazione tra neuroni.
I punti in cui i neuroni comunicano si chiamano Bottoni sinaptici, che si trovano in collegamento
tra l’assone di un neurone e il dendrite del neurone successivo. Quindi dall’arsone arriva
l’informazione che raggiunge il neurone successivo tramite il dendrite.

• Sinapsi elettrica: quella sinapsi in cui non c’è spazio tra i due neuroni, congiunti direttamente e
quello che passa è l’impulso elettrico. La comunicazione tra neuroni avviene attraverso un
segnale elettrico che determina l’apertura o la chiusura dei canali ionici.
(invia l’impulso elettrico, viene raccolto dal neurone successivo e se è un impulso che provoca eccitazione questo è il
segnale che viene inviato altrimenti produce un effetto opposto) - (sono presenti a livello di strutture che controllano il
sistema nervoso autonomo, ad esempio a livello del cuore, tubo digerenti per controllare le contrazioni, garantiscono
un segnale costante).

• Sinapsi Chimica: quella sinapsi in cui c’è uno spazio intersinaptico e terminazione presinattica
che appartiene al neurone precedente e terminazione postsinaptica che appartiene al
neurone successivo non sono in contatto. Il segnale elettrico di potenziale d’azione che
viaggia nel neurone si lega al neurone successivo tramite un passaggio intermedio di natura
chimica. Nella parte presinaptica ci sono vescicole presinaptiche che contengono dei neuro
trasmettitori (sostanze chimiche) questi vengono liberati (in durante
depolarizzazione
maniera quantica) nello spazio
sinaptico e alcuni vanno a congiungersi a livello postsinaptico, tramite punti di contatto, al
neurone successivo altri rimangono nello spazio sinaptico.
(l’impulso elettrico nel neurone precedente fa liberare i neuro trasmettitori che si legano nella parte postsinaptica,
legandosi possono produrre due effetti a seconda del tipo si neurotrasmettitore: se eccitatorio si prolunga il potenziale
d’azione anche per il neurone successivo se inibitorio ha un effetto che riduce l’attività nel neurone successivo, riporta
al potenziale di memebrana a riposo) - (sono presenti in tutto il resto del sistema nervoso centrale, sono molto più
graduali, garantiscono una risposta che può variare anche repentinamente nel tempo).

Il legame tra neurotrasmettitore e recettore può aprire i canali ionici della membrana, e a
seconda dello ione che si apre può esserci un aumento o riduzione del potenziale d’azione e
generare un meccanismo di trasduzione del segnale che fa compire quest’azione.

Sommazione Spaziale o Temporale:


Non c’è un solo neurone che invia segnali al neurone successivo, molto spesso ci sono più
neuroni che possono intervenire contemporaneamente, cosi come il messaggio di un neurone
precedente su quello successivo può essere ripetuto nel tempo,

• Sommazione spaziale: le entità del segnale nel neurone postsinaptico dipende molto dalla
somala di segnali che riceve (se riceve da un unico neurone il segnale può avere una certa
intensità, se lo riceve da più neuroni l’intensità aumenta quindi si può sommare a seconda del
numero di neuroni che in quel momento inviano segnale)
• Sommazione temprale: il neurone precedente può ripetere il segnale, tante più volte lo ripete
tanto più si intensifica la risposta a livello postsinaptico.
Neuroni Sensoriali, Motoneuroni e Interneuroni
1. Neuroni sensoriali: riceve informazioni dai recettori e trasmette quest’informazione al
sistema nervoso centrale (afferenti)
2. Motoneuroni: sono quelli che controllano la risposta che produciamo a una determinata
stimolazione, ci permettono di rispondere e interagire con la realtà esterna (efferenti)
3. Interneuroni: comunicano inviano messaggi direttamente da un neurone a quello
successivo, possono comunicare con altri interneuroni oppure comunicare ai motoneuroni.

Questo sistema (microcircuito) può essere rappresentato dal riflesso che possiamo riprodurre a
seguito di una stimolazione dolorosa. La risposta è automatica senza avere passaggio cerebrale,
sono coinvolti tutti quei neuroni eleganti precedentemente che assieme elaborano
l’informazione e producono una risposta. (questo avviene solo nei casi in cui dobbiamo evitare
rapidamente situazioni dolorose).

Funzionamento della risposta data dai neuroni - (CURVA DI TUNING)


considerando dei neuroni che rispondono a stimoli visivi:

A. rappresentiamo dei quadrati di colori diversi. La linea rossa corrisponde alla risposta
prodotta dai neuroni alla presentazione dello stimolo. É piatta perché quel neurone non è
selettivo per il colore. La linea tratteggiata ci indica il potenziale di membrana a riposo.
B. cambiano gli stimoli, ora sono dello stesso colore ma cambiano orientamento. La risposta è
rappresentata da una curva, con un picco che determina la risposta massima (rettangolo in
verticale) di quel neurone, poi via via le risposte scendono per gli stimoli vicini; la risposta
diventa pari al potenziale di membrana a riposo quando lo stimolo è orizzontale. Questo
vuol dire che il neurone considerato è selettivo per gli oggetti posti in verticale e non
risponde agli oggetti posti in orizzontale. C’è quindi una differenza di risposta a seconda del
fatto che ci si allontani più o meno dalla forma standard a cui i neuroni rispondono.
C. stesso stimolo del caso B ma la curva è più ampia. Stiamo considerando due neuroni che
rispondono in maniera diversa: uno più preciso dell’altro, nel caso B la risposta è più legata
all’orientamento (maggiore selettività) nel caso C si riduce la risposta ma meno del caso B
quindi c’è minore selettività.

CELLULE GLIALI (cellule di supporto ai neuroni)


non hanno la funzione di trasmettere il segnale/l’impulso nervoso come i neuroni ma sono
importanti proprio per il funzionamento di quest’ultimi.

• Microglia: difende i neuroni dal potenziale attacco di microrganismi, hanno proprietà di


macrofagi e quindi riescono a difendere i neuroni.
• Oligodendrocita: fornisce rivestimento mielinico (assoni - guaina mielinica) ha anche funzioni
metaboliche perché i neuroni consumano energia e devono essere riforniti.
• Astrocita: mantengono la composizione degli ioni extracellulare costante, invece a livello di
sinapsi eliminano i neutrotrasmettitori in eccesso (quelli che restano nello spazio sinaptico)
infine costituiscono un elemento che va a formare la barriera ematoencefalica che permette di
filtrare le sostanze che possono raggiungere il cervello (evita il passaggio oltre corteccia
cerebrale di sostanze potenzialmente dannose).
Capitolo 4 -
PERCEZIONE e ATTENZIONE

PERCEZIONE (processo cognitivo e mentale)


attraverso i nostri sensi è l’interfaccia che c’è tra mondo esterno e il nostro cervello, quello che ci
permette di cogliere quella che è la realtà. Dai processi percettivi colgo la realtà che poi posso
fissare in memoria, può produrre una risposta motoria o emotiva, posso riconoscere lo stimolo..
(porta d’entrata al mondo esterno)

Cosa si intende per Percezione?


processo attico di individuazione di oggetti ed eventi nell’ambiente volto ad attribuire loro un
senso, a comprenderli, a riconoscerli, a categorizzarli e a prepararsi a reagire a essi.

Cosa si intende per Sensazione?


impressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde a una data intensità dello
stimolo fisico (la prima connessione con la realtà si ha con i recettori che trasducono)

Il primo contatto con la realtà eterna avviene attraverso dei recettori che trasducono, qualsiasi
stimolo esterno ha una determinata intensità, determinate caratteristiche fisiche (onde sonore,
onde elettromagnetiche, molecole chimiche).

L’organizzazione percettiva è l’integrazione da parte del cervello dei segnali raccolti dagli organi
recettori grazie alla conoscenza pregressa del mondo per formare una rappresentazione interna
di uno stimolo esterno. I processi di identificazione e di riconoscimento sono i processi che
consentono di attribuire significato ai precetti.

Recettori sensoriali, trasduzione e impulsi neurali:


I neuroni del cervello e del midollo non Tutti i recettori:
rispondono quando vengono toccati,
1. Trasducono l’energia cui sono sensibili in
stimolati da un suono o dalla luce.
un cambiamento di voltaggio di
membrana
Ognuna di queste forme di energia deve
essere prima trasformata in una risposta
2. Trasmettono la modificazione di
neuronale da cellule specializzate
voltaggioadunaclassedineuroni
denominate RECETTORI
universalmente definiti cellule gangliari
(che a loro volta inviano i loro assoni al
cervello o al midollo spinale)

(esempio frequenza del suono)


Recettori diversi sia a seconda del tipo di stimolazione fisica alla quale rispondono, sia per
gamma di risposte (confronto tra diverse specie animali - esempio frequenza del suono)

differenza per stimoli visivi e uditivi, rappresentati lontani dal nostro corpo:
• Stimoli prossimali: immagine dell’oggetto fisico riflesso sulla retina (vicino all’osservatore)
• Stimoli distali: oggetto fisico reale che guardo a una certa distanza dall’osservatore.

Indeterminazione ottica (effetto della distanza e differenza tra stimoli)


alcuni stimoli distali possono avere tante dimensioni diverse ma produrre lo stesso risultato a
livello di stimolo prossimale quindi immagine sulla retina.

Questo effetto ribadisce che attraverso i nostri sensi non possiamo fotografare la realtà;
dobbiamo considerare che quando noi percepiamo la realtà ci possono essere meccanismi
diversi che entrano in gioco.

Processi BOTTOM UP e TOP DOWN (sistema nervoso centrale: cervello alto periferia/recettori basso)

• Bottom up (dal basso verso l’alto): informazione sensoriale raccolta dai recettori che raggiunge il
cervello - forte influenza dell’informazione sensoriale (stimolo ambiguo).
• Top down (dall’alto verso il basso): informazioni sensoriali interpretate dalle nostre conoscenze,
credenze, aspettative, obiettivi (più interpretazioni).

PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO PERCETTIVO (bottom up - automatico)


1. Effetto dell’obliquo: riconosciamo più velocemente linee che hanno orientamento obliquo o
verticale rispetto a linee che hanno orientamento orizzontale. (orientamenti canonici)
2. Effetto Poalrità: gli stimoli possono essere presentati in una posizione canonica o invertita o
ruotata (esempio lettere ed elefanti). In compiti di ricerca visiva impieghiamo più tempo a
trovare l’elemento che NON si trova in posizione canonica in mezzo alle immagini in
posizione canoniche, rispetto al contrario.
3. Pseudoneglect: neglect (non visione dello spazio sinistro) - per testare il neglect si usa il test
della bisezione della linea; indicare la metà di un segmento rappresentato (metà della parte
destra per un paziente neglect) - Anche noi abbiamo una forma di Pseudoneglect
rappresentiamo lo spazio esterno in maniera lievemente sbilanciata, come avessimo la
rappresentazione preferenziale per lo spazio di sinistra rispetto a quello di destra.

PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE PERCETTIVA (Gestalten - bottom up)


organizzare la realtà che sta difronte a me secondo dei principi:
1. Vicinanza: tendo a mettere assieme i puntini più vicini tra loro
2. Somiglianza: tendo a vedere colonne che si alternano perché associo i puntini con stesso
colore rispetto a quelli che hanno colore diverso.
3. Destino comune: tendo ad associare oggetti che si muovono nella stessa direzione
4. Buona continuazione: ci fa interpretare due figure che si sovrappongono (due linee curve)
non ci fa vedere 4 segmenti staccati (percepisco una linea continuativa)
5. Chiusura: tendo a unire assieme le figure che tendono a chiudersi
Compiti di visus search (ricerca visiva - senso coinvolto la vista)

• effetto somiglianza: identifica la lettera A, i tempi di reazione nella ricerca è maggiore e gli se
target e distruttori, hanno lo stesso colore (somiglianza per colore) perché gli elementi
vengono raggruppati tra loro.
• effetto simmetria: accomuniamo gli elementi quando simmetrici, questo perché
nell’asimmetria ci troviamo qualcosa che non va - (compagno per simmetria - valore estetico)
(esperimento del 1998 - presentazione di volti la gente preferiva i volti con perfetta simmetria)
• effetto di segmentazione figura/sfondo: dividere lo sfondo dall’immagine (immagine della
doppia figura, vaso e due volti) quello che abbiamo scelto come sfondo non può diventare
figura nello stesso momento. (esempio puzzle azzurro).

SISTEMA VESTIBOLARE
è un sistema che informa il cervello sulla posizione del corpo e sui suoi movimenti.
Fornisce quindi il senso dell’equilibrio permettendoci di mantenere la classica posizione eretta;,
aiuta a coordinare i movimenti della testa e degli occhi e aggiusta la postura del corpo;
è possibile perdere anche il senso dell’equilibrio.

Questo sistema ha dei recettori nascosti nel nostro corpo in una posizione molto vicina a quella
dell’orecchio interno, di una struttura chiamata Coclea che è importante per l’elaborazione degli
stimoli uditivi - (giramenti di testa a seguito di infezioni all’apparato uditivo)

L’organo fondamentale del sistema vestibolare è detto LABIRINTO VESTIBOLARE composto da:
• 2 organi otolitici: utricolo e sacculo che rilevano la forza di gravità e l’inclinazione del corpo,
sono quelli che ci permettono di mantenere la posizione eretta (contrastano la forza di gravità).
• 3 canali semicircolari: sono orientati nelle tre direzioni di un piano tridimensionale, avendo
questo orientamento ci permettono di mandare informazioni rispetto alla rotazione del capo,
importante per il coordinamento tra movimenti della testa e quelli degli occhi (ad esempio
quando guardo qualcosa in movimento)

Funzionamento degli organi otolitici


ogni organo otolitico ha al sul interno un epitelio sensoriale chiamato macula dove sono
poggiati dei cristalli di carbonato di calcio (otoliti). Se la testa è ferma gli otoliti rimangono fermi,
quando la testa è in movimento automaticamente entrano in movimento anche loro.
Spostandosi però non è sufficiente per creare una sensazione da mandare al cervello, sopra
all’epitelio sensoriale ci sono delle piccole ciglia che sono i veri e propri recettori, delle cellule
cigliate che si spostano allo spostarsi dei cristalli di carbonato (quindi gli otoliti producono la
sensazione che però viene rilevata dalle ciglia)
Questo accade quando sposto la testa, altrimenti i cristalli non dovrebbero spostarsi, anche
perché sono all’interno di un liquido con una certa densità che li mantiene nella posizione.
(quando bevo qualche bicchiere di troppo, l’alcol cambia la composizione del liquido in cui sono contenuti gli
otoliti, permettendogli cosi di entrare in movimento anche in assenza di movimento del capo - percezione
illusoria che il nostro cervello percepisce)
FEROMONI
molecole chimiche che possono essere prodotte da esseri viventi. Sono un particolare tipo di
ormoni che vengono liberati dagli essere viventi. Attraverso un secondo sistema olfattivo
Sistema Vomeronasale questi esseri viventi possono rilevare questi feromoni e produrre una
risposta. Sono molto presenti nel mondo animale in cui vengono utilizzati come strumento di
comunicazione usato tra conspecifici.

(L’afide della Veccia è un insetto che attraverso il rilascio dei feromoni da l’allarme dell’arrivo dei un
predatore, gli altri conspecifici colgono i feromoni rilasciati e possono scappare.)

Viene anche utilizzato per l’accoppiamento, la femmina nel periodo fertile rilascia una serie di
feromoni per attirare il maschio.

Il senso feromonale presente anche nell’essere umano?


all’interno del naso sembra che noi abbiamo un organo vomeronasale che potrebbe essere il
responsabile dell’elaborazione dei feromoni; questo organo però non è collegato al cervello
cosa che ha creato dei grandi dubbi.

• McClintock (1971) (primi studi sull’effetto dei feromoni nell’uomo) - nel dormitorio di un college
americano, aveva coinvolto un gruppo di studentesse universitarie e aveva notato che il ciclo
mestruale dopo 6 mesi tendeva a sincronizzarsi; si sosteneva quindi che tra queste
studentesse ci fosse stato uno scambio di feromoni che vengono prodotti particolarmente
durante il ciclo mestruale - (influenzato la risposta fisiologica)

Da una parte può essere che abbiamo un organo vomeronasale che non invia informazioni al
cervello, dall’altra può essere che influenzi comunque l’attività fisiologica pur non portando
un’elaborazione consapevole del segnale.
(lo studio della McClintock è interessante ma pieno di criticità)

• Doty, 2014, Human pheromes: esperimento in cui le persone dovevano cercare di capire se
erano in grado di distinguere feromoni prodotti dall’uomo e feromoni prodotti dalla donna;
per farlo hanno utilizzato come stimolo i feromoni prodotti dal sudore (chiedendo di indossare
una maglietta per una settimana senza lavarsi) numero di magliette usate da maschi e numero
di magliette usate da femmine mescolate e inserite nei sacchetti proposte ai partecipanti
dell’esperimento che dovevano annusare e determinare se era stata indossata da un maschio
o da una femmina.

SISTEMA SOMATOSENSORIALE (diversi recettori)


consente la percezione del tatto (pelle è la superficie recettoriale più ampia)
oltre al tatto può percepire dolore (nocicezione), temperature (temocezione), controllo della
posizione del corpo (propriocezione) nello spazio e la percezione dei confini del corpo.

Il problema del conteggio dei nostri sensi dipende molto dal criterio che utilizziamo per definire
una modalità sensoriale:
• sulla base dei recettori che sono coinvolti: quindi ogni modalità deve avere i suoi recettori
dedicati ad elaborare determinate sensazioni.
• organizzazione a livello cerebrale*: per distinguere una modalità sensoriale dall’altra posso
considerare il fatto che non tutte le modalità hanno lo stesso tipo di organizzazione cerebrale.

l’organizzazione delle informazioni per la corteccia visiva:


organizzazione Retinotopica: se prendo la retina e considero delle parti cosi come è organizzata
(fovea fino alla periferia) noterò che nella corteccia visiva c’è una parte dedicata alla fovea e poi
le parti dedicate alle posizioni vicino alla fovea, quindi la rappresentazione spaziale della retina
è presente anche a livello della corteccia visiva mantenendo le dimensioni e lo spazio.

l’organizzazione delle informazioni per la corteccia somatosensoriale:


organizzazione Somatotopica: organizzazione spaziale come quella della corteccia visiva però
senza mantenere le dimensioni reali del corpo.

l’organizzazione delle informazioni per la corteccia uditiva:


organizzazione Tonotopica: organizzazione sulla base delle frequenze, le aree vicine della
corteccia uditiva corrispondono a determinate frequenze. Non ha un’organizzazione spaziale ma
relativa ai toni.

Quindi alla domanda iniziale “vale la pena studiare solo la vista?” Si può rispondere che vale la
pena studiare anche gli altri sensi anche perché hanno delle differenze; se avessimo studiato
una sola modalità sensoriale non avremmo scoperto che non tutte le modalità sensoriali hanno
un’organizzazione a livello cerebrale differente.

Tenere le modalità sensoriali separate può avere anche un’altra ragione:


a livello di corteccia cerebrale le aree sensoriali primarie (ciascuna modalità sensoriale ha una
propria area sensoriale primaria che è quella che per prima elabora le info che riceve) queste
aree sono collocate in posizioni diverse del cervello.

Per anni si è pensato che la corteccia sensoriale primaria potesse elaborare solo stimoli visivi.

Activation of Auditory Cortex During Silent Lipreading


Studio che mise in discussione la tesi che la corteccia sensoriale primaria fosse in grado di
elaborare solo stimoli visivi. Gemma A. Calvert - Oxford - 1999 mostrò che le cortecce sensoriali
primarie pur essendo principalmente dedicate ad elaborare stimoli quella modalità sensoriale
(stimoli visivi per corteccia visiva e uditivi per la corteccia uditiva) non è una regola assoluta, in
alcuni casi si può avere una risposta diversa. La corteccia uditiva si può attivare anche in
presenza di stimoli visivi, per dimostrarlo hanno utilizzato un compito in cui venivano mostrate
delle labbra che potevano produrre dei suoni (labbra di persona che parla) in diverse condizioni
ad esempio la condizione uditiva era quella in cui le labbra non venivano mostrate si sentivano
solo le parole e viceversa per quella visiva. Nella condizione con solo lo stimolo sonoro c’era
un’attivazione chiara nella corteccia uditiva (non sorprendente) in questo caso però si notò che
quando veniva presentato il movimento delle labbra senza il sonoro si andava ad attivare la
corteccia visiva (non sorprendente) ma si andava ad attivare anche quella uditiva (sorprendente).
Con l’utilizzo della risonanza magnetica hanno osservato l’attività nelle cortecce visiva e uditiva.
Esigenza di non studiare le modalità sensoriali della percezione considerandole separatamente
ma vale la pena studiarle combinate assieme perché molta della nostra esperienza è
multisensoriale, una combinazione di segnali che raggiungono le nostre modalità sensoriali.
c’è quindi gerarchia tra le modalità sensoriali? Si influenzano l’una con l’altra?

REGOLE DELL’INTEGRAZIONE MULTISENSORIALE:


abbiamo visto che ci sono dei principi di organizzazione percettiva che valgono per la vista che
quindi si applicano per stimoli che possiamo elaborare attraverso gli occhi.
Esistono però delle regole che sono alla base della nostra capacità di integrare gli stimoli e che
producono degli effetti:
moltopiù
multisensoriale
aumentorisposta quando
grande ciascunostimolopresentatoalivello
appenapercettibile
se loropercettibilità
stimolialmassimodella nelcombinarliinsieme
noncisarebbealcunvantaggio
1. Efficacia inversa: regola dimostrata andando ad analizzare l’attività cerebrale di alcuni gatti;
la risposta variava ed aumentava in maniera sensibile e notevole quando due stimoli (visivo e
uditivo) venivano presentati contemporaneamente. Immaginiamo una luce che si accende o
un suono presentato, presentate assieme creano una risposta amplificata a livello cerebrale
quindi l’integrazione facilità la risposta; questo è particolarmente vero per stimoli che hanno
una bassa intensità. Se io presento due stimoli singolarmente ad alta intensità otterrò una
forte risposta a livello cerebrale se li comprino assieme non ottengo nessun guadagno a
livello cerebrale. Se io prendo due stimoli di bassa intensità quindi che singolarmente
producono una risposta molto ridotta, se li combino la risposta può aumentare in modo
importante. Quindi l’integrazione fa aumentare la risposta quando i due stimoli sono poco
intensi e questa regola ci aiuta quando è difficile discriminare gli stimoli.
2. Coincidenza spaziale: la risposta aumenta quindi c’è integrazione quando gli stimoli sono
presentati dalla stessa posizione rispetto a quando vengono presentati da posizioni diverse.
Non parliamo di singoli stimoli. Nella realtà abbiamo un sacco di stimoli che dobbiamo
cercare di organizzarli e distinguere uno stimolo da un altro è fondamentale; se due stimoli
provengono dalla stessa sorgente è possibile che siano originati dallo stesso oggetto/
evento. Se non appartengono allo stesso evento è meglio tenerli separati (confusione).
3. Coincidenza temporale: la risposta aumenta quindi c’è integrazione quando gli stimoli sono
presentati nello stesso momento rispetto a momenti diversi, la ragione è la stessa della
coincidenza spaziale.

ILLUSIONI PERCETTIVE (regole anomale)


fenomeni che catturano l’attenzione delle persone che, per una serie di ragioni ci aiuta a capire il
funzionamento della percezione visiva. Confermano che non abbiamo mai una riproduzione
fedele della realtà fisica ma ne facciamo una ricostruzione quindi sono qualcosa che i nostri
sensi costruiscono quando quella realtà fisica non esiste - (qualcosa che non esiste nella realtà
fisica ma che comunque noi percepiamo).

Illusioni percettive visive unisensoriali:

• Illusione della luna:


la percepiamo quando vediamo la luna in diverse posizioni, ad esempio all’orizzonte la
percepiamo più grande rispetto a quando la osserviamo sopra di noi (la luna all’orizzonte è
vicina ad altri oggetti che fanno da riferimento mentre la luna in cielo non ha alcun riferimento).
È una percezione illusoria caratterizzata da un fenomeno presente nella percezione visiva che fa
parte della categoria delle costanze percettive = quello che noi possiamo sperimentare
quotidianamente:

- Costanza della grandezza: gli oggetti che noi vediamo hanno determinate dimensioni che
vengono interpretate in base al riflesso che arriva sulla nostra retina e allo spazio che ne
occupa. Per evitare l’illusione il nostro sistema percettivo mantiene una costanza delle
grandezze quindi un oggetto che osserviamo da una certa distanza quindi di piccole
dimensioni non lo crediamo realmente piccolo. (esempio binario con segmenti rossi)

- Stanza di Ames: stanza costruita con delle particolarità in cui percepisco un signore molto più
alto degli altri ma è un fenomeno illusorio creato dal fatto che non riusciamo a percepire la
stanza in maniera reale quindi anomala (parete in fondo non perpendicolare a quelle di lato e
non sempre la stessa altezza - simil trapezio) - si perde la costanza di grandezza.

• Illusione della Thatcher (volto capovolto)


quando il volto è capovolto riusciamo a tollerare le discrepanze (quando bocca e occhi sono
capovolti percepiamo gli elementi fuori posto) questo ci dice qualcosa sull’elaborazione dei
volti: con gli oggetti riusciamo a notare subito le anomalie mentre con i volti ci mettiamo più
tempo perché gli elaboriamo in maniera differente. L’elaborazione dei volti oltre ad essere
prediletta avviene anche in maniera qualitativamente diversa perché considera tutti gli aspetti
(olistica) mentre nell’elaborazione di oggetti vengono elaborati i singoli elementi. (questa illusione
è supportata da teorie anatomo fisiologiche quindi studi di neuro immagine che evidenziano che il nostro
cervello vede aree diverse coinvolte nell’elaborazione di volti)

• Illusione di Charlie Chaplin


la maschera gira in una direzione e ad un certo punto vedo la maschera monocolore ruotare in
direzione opposta. La maschera ci dovrebbe apparire concava ma ci appare convessa, in questo
caso è un influenza da un processo Top Down, io già so che è altamente improbabile che il naso
vada all’interno quindi siamo influenzati dalla nostra conoscenza di volti.

Le illusioni possono essere affrontate con prospettiva uni sensoriale ma possono essere anche
sperimentate attraverso una prospettiva multisensoriale (illusioni/stimoli che coinvolgono più
modalità sensoriali contemporaneamente)

Illusioni percettive visive multisensoriali:

• Effetto McGrurk illusionevisuo


acustica
conflitto tra informazione visiva e uditiva, l’audio della sillaba pronunciata resta costante quello
che cambia è il movimento delle labbra che è coerente nel primo spezzone, diverso negli altri
spezzoni. Mentre all’inizio riesco ad interpretarlo correttamente, negli altri ho l’impressione che
o dica una sillaba fortemente guidata dal labiale o sia il risultato di una terza sillaba.
(esempio del doppiaggio: non percepiamo le discrepanze fino a quando non miglioriamo la conoscenza
della lingua originale perché una volta compresa la lingua si sposta l’attenzione sull’aspetto visivo e non
più uditivo. Con il tempo ci siamo abituati a tollerare le discrepanze che sono ovvie, in un film non può
esserci coincidenza temporale - doppiati male quando vanno oltre la tolleranza delle asincronie. Difficile

venivapronunciata lasillaba ba mentresimultaneamente sivedevasulloschermo lastessapersona


chepronunciavalasillaba1gal
discrepanzavisuoacustica
i partecipantiassociavanomovimentolabbraasuono mariferivanodi sentirelasillaba dal
ILLUSIONE MULTISENSORIALE
che al cervello arrivino entrambi gli stimoli nello stesso momento la visione del movimento delle labbra è
più veloce dello stimolo uditivo pur essendo originato nello stesso momento).

• Illusione del ventriloquo


ho l’illusione che sia il pupazzo a parlare questo è determinato dal fatto che la persona ha la
capacità di produrre suoni senza muovere la bocca (parlare dal ventre). Il fatto che io creda che il
suono provenga dal pupazzo è determinato dal movimento di quest’ultimo (informazione visiva
che funge da elemento di attrazione). Lo stimolo viene prodotto da una sorgente se c’è un
conflitto tra sorgente visiva e sorgente uditiva (non presentate nella stessa posizione) è la
sorgente visiva che attira la sorgente uditiva. Questo perché il cervello in situazioni di conflitto
d’informazione di sorgenti prende quella più affidabile, quindi dà più credito all’informazione
visiva. Se ci sono discrepanze tra la percezione visiva e uditiva del pupazzo il mio cervello fa
comunque provenire il suono da quest’ultimo perché la percezione più affidabile è quella visiva.

Le illusioni multi sensoriali vengono spesso utilizzate perché creano situazioni conflittuali tra le
informazioni cosi facendo posso osservare come il cervello organizza quelle determinate
informazioni (video persona che parla con musica alta mi concentro più sull’informazione visiva
quindi il labiale) - vedere che peso/ruolo dò alle informazioni.

Il nostro cervello pesa le varie informazioni a seconda delle condizioni (tolgo gli occhiali inizia a
perdere peso l’informazione visiva rispetto a quella uditiva perché non più affidabile)

Come noi percepiamo il nostro corpo attraverso le nostre modalità sensoriali, questa percezione
deriva dalla combinazione delle diverse informazioni che arrivano alle modalità sensoriali:

• Mano di gomma
questo tipo di illusione viene utilizzata per studiare vari aspetti della rappresentazione corporea.
La persona ha la sua mano vera nascosta dietro una barriera senza vederla e vede invece una
mano finta (situazione conflittuale), al mio cervello arriva l’informazione della posizione reale
della mia mano vera però non la vedo, visualizzo la mano finta con consapevolezza. La
confusione inizia quando viene introdotta l’informazione tattile in simultanea su entrambe le
mani, ecco che comincio a percepire che la mano finta possa essere la mia mano (illusione).
Ci conferma l’importanza dell’informazione visiva combinata a quella tattile (illusione di senso di
appartenenza). Una misura più indiretta di questa illusione è data da una localizzazione della
mano fatta prima di stimolare le mani simultaneamente (dimmi dove si trova il tuo dito indice
della mano destra - non visibili perché mascherato quindi vanno sotto il tavolo, prima della
stimolazione tattile la localizzazione è molto accurata mentre successivamente è più indirizzata
verso la mano finta.

Con questa illusione si spiega che la nostra rappresentazione corporea è multi funzionale perché
viene determinata da più informazioni (tattile, visiva..)

Quello che possiamo capire grazie alle illusioni multi sensoriali è che il nostro cervello pesa le
informazioni che riceve dando maggiore importanza a quella più affidabili (negli esempi visti
l’affidabilità si basa su compiti di natura spaziale cioè in cui si creava una discrepanza spaziale).
La localizzazione spaziale è una situazione in cui la modalità visiva è molto più precisa rispetto
alla modalità uditiva, esistono però altre situazioni in cui troviamo un rapporto capovolto quindi
in cui la modalità uditiva è più precisa di quella visiva:

rapporto capovolto (modalità uditiva più precisa di quella visiva)

• Illusione del flash indotto dal suono: consiste nel fissare il centro dello schermo dove può
comparire un cerchio, una sola volta o più volte. Il compito della persona è dire quante volte
vede apparire il cerchio; apparentemente banale ma ciò che lo rende difficile è la presenza di
un suono in contemporanea all’apparizione del cerchio. Presentando il suono in numero volte
differente dal cerchio (più volte rispetto al cerchio) accade che una buona percentuale di
prove le persone diranno di aver visto il cerchio comparire più volte rispetto a quelle effettive
questo perché guidate dallo stimolo acustico ripetuto effettivamente più volte.

Questo però accade solo presentando più volte lo stimolo uditivo e meno quello visivo, perché
quando avviene il contrario le persone non si fanno influenzare dalla vista quindi diranno di aver
visto il cerchio nel numero di volte che effettivamente è apparso.

Quindi in questa illusione si comprende che lo stimolo uditivo influenza la percezione visiva (al
contrario dell’illusione del ventriloquo). Questo avviene perché nel compito richiesto compito
non è presente una componente spaziale (il cerchio è sempre nella stessa posizione) ma c’è
semplicemente una sequenza di stimoli (componente temporale) - udito superiore alla vista.

• Illusione della pelle a pergamena / 1980 (audio tattile): in questa illusione la componente
visiva non ha importanza. L’illusione consiste nel far indossare ai partecipanti delle cuffie e
utilizzare un microfono (il rumore creato sopra il microfono che è collegato ad un mixer per modifiche
audio e poi il suono creato dal rumore arriva direttamente alle cuffie). Ai partecipanti viene chiesto di
sfregare le mani difronte al microfono e dire se le sentivano secche o umide. Il suono reale
veniva modificato (alte e basse frequenze modificate) e ci si accorgeva che bastava la modifica del
suono per far cambiare sensazione delle condizioni delle proprie mani ai partecipanti (se il
suono veniva abbassato le sentivano più secche, se il suono veniva alzato le sentivano più
umide). La conclusione dell’illusione è che il suono influenza la nostra percezione tattile.

dominanzavsipotesimodalità
ipotesi piùappropriata
Il processo di percezione è un affidarsi alla modalità sensoriale che fornisce l’informazione più
accurata, questo è più evidente quando le informazioni sono in conflitto quindi multi sensoriali
(il conflitto determina l’informazione più affine )

- Informazione visiva risulta migliore quando ho una risoluzione spaziale quindi domina nei
compiti di discriminazione spaziale (localizzazione degli stimoli)
- Informazione uditiva risulta migliore quando ho una risoluzione temporale (compiti di
giudizio temporale come la percezione del ritmo).
ATTENZIONE

• Attenzione sostenuta (concentrazione):


• equivale alla nostra capacità di mantenere l’attenzione per lunghi periodi (fondamentale in
alcune situazioni come ad esempio stare alla guida per molti kilometri)

Psychomotor Vigilance Task (PVT-max. 10 minuti)


compito di vigilanza psicomotoria equivale ad un compito di attenzione sostenuta che misura la
velocità con cui i soggetti rispondono a uno stimolo visivo. Ci fa capire quindi come varia la
nostra capacità di mantenere l’attenzione sostenuta, nel tempo.

- se la presentazione degli stimoli è molto frequente la nostra concentrazione massima stimata


di 10 minuti non è complicata da mantenere grazie appunto ai continui stimoli.
- quando invece la presentazione degli stimoli avviene in maniera non costante e con tempi di
attesa, tra uno stimolo e l’altro, lunghi la nostra concentrazione massima stimata di 10 minuti è
complicata da mantenere perché intervengono noia e distrazione - (se la stimolazione è
impoverita quindi, in attesa dell’unico stimolo, il livello di prestazione decade)

È stato dimostrato che l’abilità di risposta varia al valore delle ore dormite quindi meno ore di
sonno hai meno hai capacità di risposta veloci.

• Attenzione come meccanismo di selezione di informazioni (esempio di Osama bin Laden)


• equivale alla capacità limitata di elaborare le informazioni quindi dobbiamo guidare la nostra
attenzione allo stimolo richiesto (l’attenzione può essere allenata attraverso la ripetizione)

L’attenzione selettiva può essere controllata da 2 controlli:


- Controllo Bottom up: determinato da cambiamenti inattesi di una scena, presentazione
inaspettata di stimoli salienti come ad esempio un rumore ambientale improvviso o stimoli
esterni - indipendente dalla volontà - (sirena che suona a mezzogiorno) attenzioneesogena
- Controllo Top down: determinato da fattori cognitivi, dagli obbiettivi dell’individuo, dalle
conoscenze precedenti e dalle aspettative - dipendente dalla volontà - (chiavi macchina)
attenzioneendogena

PARADIGMA DI POSNER (1980) - (Stimolo visivo = target // Cue = frecce)


ci permette di misurare un sacco di aspetti dell’attenzione.
Il paradigma di Posner consiste nel tenere lo sguardo fisso al centro (punto di fissazione) per
tutto il compito, viene determinata una posizione per tutti cosicché tutti i partecipanti abbiano
l’attenzione sullo stesso riquadro (tutti nella stessa posizione per averne la certezza).

Prima informazione che appare sullo schermo è il CUE (freccia) cioè quell’elemento che porta
con sé l’informazione (ci indica la destra ma il target a cui tu devi fare riferimento non è detto che
apparirà sempre a destra)

- Prove valide: freccia a destra - per l’80% lo stimolo sarà a destra.


- Prove invalide: freccia a destra - per il 20% lo stimolo sarà stimolo a sinistra.
- Prove neutre: (il cue diventa un +) lo stimolo sarà per il 50% a destra e per il 50% a sinistra.

Posner ha creato queste situazioni per analizzare il vantaggio che può avere lo spostamento
dell’attenzione pur avendo lo sguardo fisso; per analizzarlo devo confrontare:
Il tempo di reazione tra prova neutra e prova valida = nelle prove valide il tempo di reazione è
più veloce rispetto a quelle neutre, per la stessa logica, nelle prove invalide sono più lento
rispetto a quelle neutre (qui è una questione di costi/svantaggi - sottrazione tempo reazione
prova invalida/prova neutra); portare l’attenzione su una posizione aiuta l’elaborazione di tutti
quegli stimoli presentati in quella posizione (se stimoli presentati in posizione opposta subentra un costo/ritardo)

Viene a mancare il vantaggio nella prova valida quando tra cue e target c’è un tempo superiore
a 200 millisecondi: Inibizione di ritorno (cue e stimolo appaiono con tempi di distanza inferiori a 200 millisecondi)

Nel paradigma di Posner ho sempre 2 controlli di attenzione:


- Top down: quando utilizzo la freccia (cue endogeno = originato dalla nostra volontà)
- Bottom up: l’attenzione è orientata verso la posizione che mi interessa perché il cue compare
nella stessa posizione del target (cue esogeno = originato dall’esterno)

Il paradigma di Posner si focalizza sull’aspetto spaziale dell’attenzione.

Attenzione e oggetti:
posso guidare una ricerca tramite attenzione di oggetti/elementi che conosco (ricerca delle
chiavi con elementi particolare che riconosco)

PARADIGMA DI DUNCAN (1984)


(lo stimolo = combinazione di una specie di rettangolo con apertura con linea obliqua)

Per Duncan il compito richiesto alle persone è quello di rispondere più rapidamente possibile a
una serie di domande su un aspetto dei due elementi (come di ricordare apertura rettangolo dx
o sx, linea tratteggiata o segmenti …) la richiesta era rispondere individuando i due elementi.
Duncan ha scoperto che le persone sono veloci nell’individuazione di un elemento di un singolo
oggetto (rettangolo piccolo o grande) mentre quando devono individuare un elemento di due
oggetti la cosa risulta più complessa.

• L’individuazione di elementi di due oggetti distinti la risposta è più lenta (attenzione divisa non
nello spazio ma tra oggetti che occupano la stessa posizione)
• L’individuazione di elementi dello stesso oggetto la riposta è veloce (attenzione guidata su un
singolo) questo perché l’attenzione si orienta anche in base agli oggetti

Duncan ha utilizzato anche una lieve modifica del paradigma id Posner in cui utilizzava un cue
esogeno (indizio):

nelle prove invalide il target poteva comparire in basso oppure nell’altro rettangolo ma in alto,
tutto ciò creato in modo che l’indizio fosse alla stessa distanza tra un target e l’altro (distanza
paragonabile) - Duncun ha visto che quando l’indizio compare sull’oggetto le risposte sono più
veloci per lo stesso oggetto questo perché è come se l’attenzione si spostasse non solo
spazialmente nella parte più bassa ma si spostasse sull’oggetto stesso, mentre nel secondo caso
c’è uno svantaggio perché l’attenzione si è spostata sull’oggetto e il target compare sull’altro.

(video sull’attenzione e la consapevolezza)


per valutare la scena di un delitto bisogna saper osservare, quanto siete stati in grado di
osservare i dettagli, vi siete resi conto dei 21 cambiamenti nella scena?
Questo spiega che non sempre siamo consapevoli di ciò che accade intorno a noi a volte
perdiamo dettagli importanti, ecco quindi che l’attenzione ci rende più consapevoli.

Attenzione = meccanismo che noi utilizziamo per selezionare le informazioni. Informazioni che
sono difficili da elaborare per il nostro sistema infatti siamo in grado di elaborarle in numero
limitato. Attraverso l’attenzione noi ottimizziamo il processo di percezione. La percezione è
limitata e tramite l’attenzione noi selezioniamo delle informazioni che in quel momento ci
appaiono più rilevanti. Inoltre ci dà anche consapevolezza della realtà che ci circonda.
L’attenzione non ci permette di elaborare l’intera persona ma a volte si focalizza su dettagli della
persona stessa, questo ci distrae da altri aspetti circostanti (i borseggiatori puntano sulla
distrazione quindi sullo spostare l’attenzione cosi dà far venire a mancare la consapevolezza)
(video caminetti fabbrica che appaiono e spariscono)

• Fenomeno della Change blindness (cecità del cambiamento)


l’immagine è costruita in più riproduzioni con un intermezzo buio quindi uno schermo nero e
poi viene ripresentata un’altra volta. Quello che non appare nell’intervallo (schermo nero) crea
un ostacolo al processo di attenzione che noi solitamente mettiamo in atto.
Processo di attenzione: dell’immagine non posso elaborare contemporaneamente tutti i dettagli
Ho una visione globale dell’immagine ma mi focalizzo su alcuni dettagli quindi questo
fenomeno avviene con maggior successo quando avviene su un dettaglio che non attira
attenzione (dettaglio non saliente nella foto)
Perché lo schermo nero ostacola? quando devo ricercare dei cambiamenti nell’immagine sposto
la mia attenzione facendo un’esplorazione nell’immagine, tengo in memoria a breve termine la
prima immagine per poi confrontarla con quella successiva; ecco quindi che lo sfondo nero
intermittente ostacola questo processo facendo ricominciare lo spostamento dell’attenzione da
capo - può portare a non essere consapevoli ai cambiamenti dell’immagine.

Esistono esempi di fenomeni non esattamente di change blindness come ad esempio quelle
cecità dovute a disattenzione che possono spiegare come mai perdiamo tutti quei dettagli.

NEGLECT - (negligenza spaziale unilaterale- ciechi senza esserlo)


disturbo studiato nell’ambito dell’attenzione perché può aiutarci a capire meglio come
funzionano i meccanismi dell’attenzione, quali siano le strutture cerebrali impiegate
nell’attenzione; inoltre ci dice che per non vedere degli elementi in una scena non bisogna per
forza avere disturbi sensoriali.

Se non abbiamo alcun disturbo a livello visivo, abbiamo una visione che ci permette di vedere
tutto quello che abbiamo difronte quindi non abbiamo problemi a livello sensoriale, nonostante
questo possiamo essere ciechi al cambiamento, c’è quindi qualcosa di più della semplice
elaborazione sensoriale.

• Neglect = disturbo con lesioni nell’emisfero destro (strutture non definite ma in particolare
lobi parietali e temporali) i sintomi descritti variano dalla fase acuta o meno del deficit ma
sostanzialmente le persone hanno difficoltà ad elaborare/rappresentare le informazioni che
stanno nella parte sinistra del campo visivo. Non riguarda la cecità, dal punto di vista visivo il
paziente non ha alcun tipo di alterazione, le immagini arrivano alla retina e alla corteccia visiva
(come a noi i 21 cambiamenti nella scena e i comignoli di cui noi non ci rendiamo conto).

• I pazienti perdono qualsiasi elemento della parte sinistra perché hanno l’attenzione focalizzata
fortemente a destra. Il loro spostamento dell’attenzione a sinistra deve essere forzato altrimenti
non lo farebbero di loro spontanea volontà.

(copying/spontaneous drawing: nella prima situazione devo solamente copiare nella seconda
ricostruisco in base alla mia memoria)
La costruzione di memoria mantiene questo forte spostamento dell’attenzione a destra?
Bismarck - fine anni 80’ - scrisse un articolo su due pazienti milanesi al quale venne chiesto di
descrivere la piazza del duomo di Milano, assumendo due prospettive diverse:

- Duomo di fronte: le persone riportarono una serie di dettagli degli edifici solo di destra;
- Duomo alle spalle: le persone riportarono i dettagli degli edifici di destra che prima non
avevano descritto e non descrissero quelli che avevano riportato in precedenza

quindi quando recupero a memoria un’immagine, anche a quel livello consapevolezza della
rappresentazione è limitata ad uno spazio.

• Neglect basato sugli oggetti

A. la rappresentazione dell’immagine è legata allo spazio nel suo complesso, unicamente per
quello che sta a destra nell’immagine
B. l’attenzione non è più orientata sullo spazio ma è orientata sugli oggetti, e di quegli oggetti
rappresento solo la parte destra (spiegazione dei paradigmi visti in precedenza) quello che viene a
mancare non sono gli oggetti che stanno a sinistra ma sono le parti sinistre degli oggetti

Quindi esistono due sintomi per lo stesso disturbo, rientrano entrambi nella sindrome del
Neglect ma per alcuni pazienti è legato allo spazio per altri è legato agli oggetti.

Per l’attenzione vale lo stesso discorso della percezione, quindi, anche l’attenzione può essere
affrontata adottando una prospettiva uni sensoriale (esempi in cui vista ruolo fondamentale), ma
la si può affrontare anche adottando un approccio multi sensoriale.

L’interesse per lo studio dell’attenzione con un approccio multi sensoriale non è stato sempre
ovvio. Gli studi dell’attenzione hanno adottato sin dall’inizio uno studio uni sensoriale non per
forza uno studio per l’attenzione visiva.

Tra i primi studi in laboratorio fatti da Donald Eric Broadbent (Università di Oxford) troviamo
quelli sull’ascolto dicotico che è un paradigma che studia l’attenzione uditiva.

- Paradigma dell’ascolto dicotico (due messaggi diversi e concentrazione sul singolo):


- ad una persona vengono fatte indossare delle cuffie, nel canale di destra viene presentato un
messaggio (frase) e nel canale di sinistra un’altra frase diversa e senza alcun legame da quella
presentata a destra. Alla persona viene chiesto di concentrarsi su quello che sente a destra
(input focalizzati) e di ignorare quello che sente a sinistra (input ignorati). Ottimo esercizio di
attenzione perché per svolgere al meglio questo esercizio devo selezionare le informazioni e
concentrarmi verso il messaggio di destra .

Dallo studio è emerso che le persone riuscivano a riportare perfettamente quello che sentivano
da un lato (output verbale) e non riuscivano a riportare alcun elemento dell’altra frase.

Teoria di Broadbent: l’attenzione funziona come un filtro per le informazioni.


come agisce questo filtro? per Broadbent, il filtro attentivo è abbastanza precoce si intende
quindi che l’attenzione ci permette di selezionare le informazioni rilevanti ed escludere tutte le
altre informazioni (non elaborano nemmeno gli input ignorati che non arrivano alla mia
consapevolezza) - è quindi un filtro che non lascia passare informazioni (esempio del collo di
bottiglia, passa solo ciò che entra nel collo)

Complicando il paradigma dell’ascolto dicotico questa teoria non regge:


presentando all’orecchio sinistro un messaggio e le persone devono prestare attenzione al quel
messaggio; nell’orecchio destro viene presentato un altro messaggio però ogni tanto viene
inserito nell’orecchio destro un nome proprio, un elemento fuori luogo che non ha senso con il
resto della frase. Accade che le persone riescono a riportare anche il messaggio di destra,
questo ci dice che la teoria di Broadbent non è molto attendibile perché la selezione può
avvenire in un secondo momento cioè anche le informazioni a cui non prestiamo attenzione in
qualche maniera vengono elaborate solo che probabilmente entrano con minor peso.
Attenzione multisensoriale
Quando parla qualcuno per capire meglio concentriamo l’attenzione sul movimento delle
labbra (esempio mascherina/occhiali) questo perché per sentire meglio io elaboro anche le
informazioni dell’altra modalità sensoriale (visiva) e quindi anche la mia attenzione è orientata
non solo sugli elementi di natura udiva ma anche sugli elementi di natura visiva.

Esiste quindi un’attenzione dedicata ad ogni modalità sensoriale?


Se cosi fosse non ci dovrebbe essere interazione ma abbiamo visto che nei compiti di
attenzione ci sono parecchie interazioni ad esempio:

Jon Driver: ripropose un esperimento simile a quello del paradigma dell’ascolto dicotico, ma
invece che chiedere alle persone di indossare le cuffie presentava dei suoni in sequenza, da un
unica cassa (due schermi con due casse dx e sx) il compito era di riconoscere le parole target
(nomi propri o appartenenti a diverse categorie) in contemporanea venivano presentate delle
parole che distraevano (non appartenenti alla stessa categoria o non parole). In questo compito
è molto difficile orientare la propria attenzione perché i messaggi provengono dalla stessa
sorgente (casse).

Driver aggiunge il video di una persona che pronunciava quelle parole target che la persona
doveva riconoscere, il video poteva comparire nella stessa posizione o in posizione opposta, si
notò che quando il video compariva nella stessa posizione riuscivano a comprendere meglio le
parole. Qui entra in gioco l’illusione del ventriloquo (discrepanza tra informazione visiva e
informazione acustica) la sorgente uditiva viene attratta da quella visiva.

Quello che si è visto in questi esperimenti, con stimoli relativamente semplice, è che l’attenzione
spaziale può essere condivisa tra più modalità, quando sposto l’attenzione verso un lato dello
spazio questo può avere degli effetti anche su altre modalità sensoriali:

• forma modificata del Paradigma di Posner:


non riprodussero fedelmente il paradigma di Posner che di solito riguardava una sola modalità
sensoriale (modalità visiva) ma utilizzarono una presentazione di stimoli o uditivi o visivi.

la freccia (cue) indica che gli stimoli, in una delle due modalità, possano essere presentati con
maggiore probabilità; se il compito primario era quello visivo nell’80% dei casi veniva detto alle
persone “lo stimolo viene presentato a sinistra nel 20% a destra” per quanto riguarda invece lo
stimolo uditivo 50% e 50% (nessuna differenza).

Questo esperimento per rispondere alla domanda iniziale, cioè: se sposto l’attenzione verso un
lato (stimolo visivo) ottengo un effetto solo per gli stimoli visivi perché sono i più probabili e
quindi non lo ottengo per quelli uditivi oppure lo ottengo per entrambi? L’attenzione è legata alla
modalità sensoriale o è qualcosa che può essere condiviso tra le modalità (se sposto l’attenzione
spaziale non importa che stimolo venga presentato)

La freccia facilità tutti gli stimoli presentati nella modalità primaria (visivi) ma facilità anche quelli
uditivi, quindi la conclusione è che l’attenzione non è qualcosa legato a una singola modalità ma
se sposto l’attenzione nello spazio tendo ad elaborare meglio qualsiasi cosa presentata in quella
parte di spazio vale per stimoli uditivi (non primari).

Applicazioni pratiche dell’attenzione multisensoriale


indagine condotta dall’ACI: su 4 incidenti 3 dovuti a distrazione da utilizzo di smartphone.
Perché telefonare è cosi pericoloso, cosa determina un’aumento di causare incidenti?

Esperimento per testare il problema della guida al cellulare


(condotto nel 2003 da Charles Spence e Liliana Read)

Chiesero ai partecipanti di sedere in un simulatore di guida che simulava la guida in una


situazione di realtà aumentata (difronte avevano un grande schermo con video in movimento
con la strada di una città) il compito era quello di muoversi in questa città raggiungendo diversi
punti mantenendo alcuni limiti come quelli di velocità ed evitare incidenti. Situazione di doppio
compito: oltre a guidare in questa situazione virtuale, veniva chiesto di fare attenzione a delle
parole (terzine) che venivano presentate da due casse posizionate difronte a loro e a lato (a
ognuno veniva poi comunicato su quale lato specifico prestare attenzione) e infine tra una terzina
e l’altra dovevano ripetere le parole appena sentite.

Da questo esperimento si è notata una certa difficoltà, ma in maggior numero quando gli stimoli
da ripetere provenivano dal lato e non difronte. In questo caso è un problema di attenzione
divisa perché richiede maggiori risorse attentive su punti differenti.

Una persona che sta con noi in auto non è fonte di distrazioni tanto quanto qualcuno che è con
noi tramite telefonata perché la persona presente è consapevole dei momenti in cui la mia guida
richiede o meno attenzione quindi può dosare il disturbo, mentre chi è al telefono non è a
conoscenza della situazione presente in auto.

La conclusione è che non è sufficiente indossare gli auricolari per togliere il problema ma
sarebbe forse più risolutivo costruire dei sistemi viva voce per cui la voce appaia come
provenire dal parabrezza (quindi esattamente difronte a noi) .

PERCEZIONE del CIBO


esperienza particolare che coinvolge tutte le modalità sensoriali;
abbiamo visto come quando ascoltiamo una persona che parla combiniamo varie modalità
sensoriali (multisensorialità), ad esempio quelle modalità tattili che possono essere confortevoli
o non confortevoli che hanno capacità di distrarre la nostra attenzione.

Nella percezione del cibo sono coinvolte informazioni tattili, uditive e visive ma tra le più
importanti troviamo quelle informazioni relative ai sensi chimici (gusto ed olfatto).

il nostro apparato gustativo elabora gli stimoli:


- dolce
- salato
- amaro
- acido
- quinto gusto (umami)*

• Quinto gusto (umami)


Kikinae Ikeda - 1908, ricerche sul brodo giapponese Dashi a base di alghe Konbu.
grazie a queste ricerche, nella composizione dell’alga Konbu trovò e isolò il glutammato
monosodico cioè il sale di sodio dell’acido glutammico al quale noi siamo sensibili, abbiamo dei
recettori sulla lingua che rispondono a questo gusto.

L’umami è particolarmente presente nella cucina giapponese perchè prodotto da queste


particolari alghe ma non è solamente giapponese; lo possiamo percepire in una serie di cibi che
contengono il glutammato monosodico come ad esempio il parmigiano, il dado vegetale, i
pomodori, il vino, nelle ostriche… è quindi un gusto globalizzato.
Ciascuno di noi non ha la stessa sensibilità ai gusti (differenza di preferenze) tecnicamente
ciascuno di noi ha un numero di recettori che non è necessariamente uguale alle altre persone;
si possono distinguere diverse categorie di gustatori (taster) che si possono distinguere sulla
base del numero di recettori presenti sulla lingua sensibili ad una sostanza chiamata PROP
(propilitiouracile) questa sostanza produce sensazioni di amaro, nella popolazione troviamo:

• Super taster (super gustatori): che sentono molto forte la sensazione di amaro
• Normal taster (normali gustatori): che sentono accettabile la sensazione di amaro
• Non - taster (pochi recettori): che non sentono affatto la sensazione di amaro

queste differenze sono dovute alla quantità di recettori sulla lingua, per notarli si può utilizzare
un colorante che si posiziona sulla lingua e si fotografa (taster status e acuità tattile).
Il numero di recettori presenti sulla lingua è determinato geneticamente.

Le nostre esperienze percettive non sempre derivano unicamente da quello che noi, nel corso
del tempo, apprendiamo o esperienze che noi facciamo nel tempo.
(il caffè è una sostanza che ci permette di evidenziare le differenze tra categorie, quindi le nostre
preferenze individuali nascono da una serie di aspetti non innati, c’è invece una parte genetica
che può influenzare quello che sono le nostre esperienze di cibo)

Alla maggiore o minore sensibilità all’amaro c’è anche una maggiore o minore sensibilità alle
sensazioni tattili che sento sulla lingua (recettori tattili x consistenza del cibo confermano
l’esperienza multisensoriale)

• Taster status e acuità tattile:


gli sperimentatori utilizzarono un microchip in ciascun punto che produceva una lievissima
scossa elettrica che non creava alcun dolore ma solo una piccola sensazione tattile (sentivano un
piccolo tocco sulla lingua) questo permetteva di creare delle configurazioni di stimoli
accendendo particolari punti. In questo esperimento riproducevano lettere dell’alfabeto e
veniva chiesto alla persona di dire la lettera che era stata prodotta. Si notò che c’erano persone
che riuscivano a fare meglio questo compito (super taster - quindi chi ha una maggiore modalità
gustativa ha una maggiore modalità tattile).

Dove percepiamo il sapore del cibo?


sbagliato è dire che esistono aree diverse sulla lingua a seconda di dove sono i recettori.
In tutte le parti della lingua siamo sensibili a tutti i gusti solo che in alcuni punti siamo più
sensibili a un determinate esperienze gustative.

Il sapore del cibo è qualcosa di più articolato rispetto al solo gusto e viene percepito sulla lingua
non nella bocca infatti è sufficiente tapparsi il naso (con occhi bendati) o essere raffreddati per
non riconoscere più il sapore del cibo; (esempio succhi di frutta/patate e mele)

Gran parte della nostra esperienza con il sapore deriva dall’olfatto


abbiamo due vie per raggiungere l’epitelio olfattivo:
• via ortonasale: tramite le narici da cui sentiamo i profumi (inspiriamo le molecole)
• via retronasale: all’interno della bocca, alla fine della cavità orale che va verso l’altro e che
permette alle molecole olfattive di raggiungere l’epitelio olfattivo. Espirando creiamo una
corrente d’aria che fa salire le molecole che salgono all’epitelio olfattivo e si collegano ai
recettori (espiriamo le molecole) - quando si deglutisce si ha il massimo dell’espirazione.

Con il sapore mescolo informazione gustativa 20% con informazione olfattiva 80%
un dolce alla vaniglia: ha esperienza gustativa di sensazione di dolce e l’odore di vaniglia che io
combino assieme e creo il sapore. Ma questa forte interazione tra olfatto e gusto porta
confusioni semantiche (date anche dall’esperienza)

Interazioni tra olfatto e gusto:


• Stevenson 1999 - esperimento sulla percezione del gusto
presentava una soluzione zuccherata e chiedeva di sentire/valutare la quantità di dolcezza che
percepivano, nelle varie prove la quantità di zucchero non cambiava mai quindi la risposta
doveva essere costante; in un numero di prove aggiunse alla soluzione un odore di caramello
che non aggiungeva nulla alla dolcezza. A seconda dell’aggiunta del caramello le risposte
variavano e percepivano la soluzione più dolce quando era presente e meno dolce quando era
assente (interazione multisensoriale tra olfatto e gusto)

• Studio di Dalton 2000 - esperimento


esperimento che dimostrò che la capacità di riconoscere degli odori può essere influenzata
dalle informazioni gustative. Misurarono la soglia dei partecipanti e presentarono gli stimoli
(odore di mandorla) sotto soglia quindi raramente dovrebbero riuscire a sentire l’odore. In
alcune prove aggiungere della Saccarina (componente non volatile produce sensazioni di
dolcezza sulla lingua ma non può raggiungere l’epitelio olfattivo)

Quando si aggiunge la saccarina le persone sentono molto più intensamente l’odore di


mandorle quindi varia la loro soglia percettiva. Interazione tra gusto e olfatto, il gusto può
influire sulla nostra abilità olfattiva solo quando c’è coerenza (odore mandola - dolcezza)

Sensazioni tattili:
abbiamo dei meccanocettori che sono i recettori per le sensazioni tattili.
Queste informazioni vengono inviate dalla lingua al cervello da una serie di nervi cranici in
contatto con la lingua e quindi con la nostra bocca.

Sensazioni termiche:
abbiamo anche dei termocettori che sono i recettori che ci permettono di percepire il calore di
un cibo o quanto è fredda una bevanda.

Sensazioni legate al dolore:


abbiamo anche dei recettori del dolore che ci permettono di percepire una sorta di dolore e
questo viene stimolato da cibi particolarmente piccanti o bevande frizzanti.
Ruolo della vista
l’informazione visiva ha importanza per una serie di aspetti come:
• creazione del piatto: crea una sorta di aspettativa e sensazione di piacevolezza a prima vista.
• colore del piatto: cambia la sensazione prodotta nella persona, cambia la quantità di cibo che
viene mangiato in base al piatto in cui si trova.

Quest’esperienza anticipatoria non è importante solo perché può variare la nostra preferenza
sul cibo ma anche perché innesca una serie di risposte fisiologiche tra cui la più importante:
- rilascio di insulina (alla vista del cibo): fa si che la nostra digestione sia facilitata (esperienze)
- cambio del battito cardiaco: condizionamento classico (sistema nervoso autonomo)
l’esperienza visiva può ingannarci (colore)
- Wheatley - 1973: esperimento per confermare quanto sia importante il colore del cibo; invitò
delle persone a cena in una stanza particolare in cui l’intensità della luce era lieve che
permetteva di far vedere quello che avevano nel piatto ma le vedevano in bianco e nero,
nessuno trovò nulla di strano. Successivamente illuminò la stanza come sarebbe stata in
normalità la bistecca era blu, le patatine verdi e i piselli rossi, buona parte delle persone si
sentì male. L’impatto del colore era molto forte.
- Maga - 1974: soluzioni colorate con coloranti alimentari che non ne alteravano l’aroma e
chiedevano alle persone quale sentivano più dolce (zucchero uguale in tutte le soluzioni) i
partecipanti davano per scontato che la soluzione rossa fosse più dolce rispetto a quella blu.
(cambia l’informazione visiva quindi il colore)
- Zellner & Kautz - 1990: succhi all’arancia il cui aroma era identico cambiava solamente il
colore (veniva aggiunto del colorante alimentare) le persone ne trovavano uno più intenso.
- DuBose, Cardello & Maller - 1980: può il colore influenzare la percezione del sapore? La
soluzione era aromatizzata alla ciliegia, quando la soluzione era colorata di rosso la risposta
era prettamente corretta quindi ciliegia, quando la soluzione era colorata di verde la gente
non era sicura e rispondeva lime. Le persone vengono potentemente influenzate dal colore.

Si possono ingannare anche gli esperti, lo hanno dimostrato con un esperimento:


• 2001 - studenti di una scuola per sommelier di Bordeaux: agli studenti veniva chiesto di
assaggiare un vino rosso e un vino bianco definirli sulla base di etichette/caratteristiche e
venne prodotta una lista. Della lista vennero selezionate le etichette più comunemente
utilizzate da tutti i partecipanti, una lista per il vino bianco e una per il vino rosso. Nella
seconda fase dell’esperimento tolsero il vino rosso tenendo il vino bianco e in metà delle
prove lo colorarono di rosso (senza alterazione di aroma) e hanno scoperto che quando gli
studenti assaggiavano il vino bianco colorato di rosso lo descrivevano come vino rosso.

- Chef Blumenthal: gelatine alle barbabietole e all’arancia, chiedeva di assaggiarle e definire


quale era alla barbabietola e quale all’arancia. Le persone associavano quella arancione
all’arancia e quella rossa alla barbabietola ma quella rossa era all’arancia rossa e quella
arancione era alla barbabietola d’orata; questo ci dice che anche se gli aromi sono tanto
differenti l’informazione visiva può impattare quella che è la nostra esperienza.
- Harrar 2010: il colore del contenitore può variare la nostra esperienza della percezione del
dolce e del salato. Nell’esperimento venivano utilizzati pop-corn dolci e salati presentati in 4
contenitori (bianco, verde, rosso e blu) e il compito era quello di valutarli; quelli presentati nel
piatto blu venivano considerati più salati mentre in quello rosso più dolci (frutta rossa dolce)

Ruolo delle informazioni uditive


hanno un notevole impatto nella nostra valutazione del cibo:

Indirettamente: perché i suoni che non sono legati alla nostra attività di ingestione o assunzione
del cibo possono influenzare le nostre scelte.
- In-store music affects product choice (North, Hargreaves e McKendrick): venne preso in
considerazione un negozio di vini, in cui presentarono ogni settimana un sottofondo diverso
(tedesca/francese..) volevano vedere se la musica di sottofondo influenzava la vendita di vino
quindi i vini potevano essere vini tedeschi o francesi a cui si cambiava posizione ogni giorno
(cosicché non influenzasse la vendita) le persone acquistavano più vino francese nella
settimana di musica francese e viceversa con il tedesco (solo una persona ammetteva di
essere stata influenzata).

Quando sento musica classica sono portato a spendere di più e a scegliere vini più pregiati
perché con la musica classica mi si attiva il campo semantico del raffinato e anche le mie scelte
d’acquisto vanno in quella direzione.

Quanto può influire sulla nostra esperienza il suono che produciamo mentre mangiamo.
Quando mangiamo cibi croccanti produciamo del rumore che può essere importante, ad
esempio, per definire se una mela è più o meno matura.

Esperimento pringles: queste patatine perché hanno più o meno la stessa forma quindi difficile
differenziarle, hanno generalmente un sapore uniforme quindi hanno stimoli gustativi, visivi e
tattili tutti uguali. Questo permise di variare un altro aspetto, il suono che proveniva dal morso.
Esperimento ispirato dall’illusione della pelle a pergamena (sfregare le mani difronte al
microfono e suono diverso) venne quindi chiesto alle persone di dare 1 morso a 180 Pringles
(recipiente in cui sputarle) questo morso doveva essere dato davanti a un microfono cosi da
raccogliere il suono, inviarlo alle cuffie o in maniera veridica o modificato come nell’illusione.
Infine veniva chiesto di mettere su una scala il valore di correntezza della patatina morsa.
Il risultato fece notare che modificare i suoni intensificando le frequenza produceva un effetto
sulle sensazioni; quando il suono era amplificato le persone sentivano le patatine più croccanti e
viceversa, in realtà le patatine avevano tutte la stessa consistenza.
Capitolo 5 -
L’APPRENDIMENTO

APPRENDIMENTO nuoveconoscenzeomodificadialcune
acquisizione
giàpossedute
lasuaduratapuòvariaredaalcuniistanti agiornimesioanni
non è solo l’acquisizione di nuove informazioni o modifica di quelle già esistenti.
A volte modifichiamo le informazioni già esistenti affinandole e rendendole più precise, o
semplicemente perché quello che avevamo appreso era errato. Le informazioni possono essere
anche legate al comportamento come imparare a guidare un auto.
inalcunicasiapprendiamo in modoautomatico senzacioèchesiarichiesta ne lanostracoscienza
differenza tra apprendimento e memoria ne la nostraattenzione
due processi mentali diversi. L’apprendimento è l’acquisizione di nuove conoscenze e la
memoria il mantenimento delle stesse; apprendimento e memoria sono distinguibili come
processi ma sono in forte interazione.

L’apprendimento non è sempre naturale, in alcuni casi possiamo imparare a camminare però poi
quella capacità viene fissata in memoria (procedurale). - apprendimento e mantenimento.

• l’apprendimento può richiedere uno sforzo: come un processo di comprensione,


quest’ultima è fondamentale anche a livello di memoria.
• l’apprendimento può essere anche inconsapevole: senza una reale motivazione quindi senza
consapevolezza ed attenzione.

CATEGORIE DI APPRENDIMENTO

1. APPRENDIMENTO ASSOCIATIVO: apprendimento che avviene quando associamo delle


informazioni creando legami tra due oggetti/eventi presentati;
associazionetradue
eventi associazionetralerappresentazionicerebraliditalieventi
• condizionamento classico di Pavlov:
idueeventisonostimolipresentinelmondoesterno

Il comportamentismo era una scuola di pensiero che prevedeva la possibilità di studiare aspetti
psicologici ma sosteneva che lo studio della mente umana fosse un obiettivo difficile da
raggiungere questo perché la mente umana è qualcosa che non si può osservare direttamente.
Watson (stilò il manifesto del comportamentismo) sosteneva che la cosa che deve fare la scienza
è osservare degli eventi e la mente non è qualcosa di osservabile, quindi quello che i
comportamentisti sostenevano era che l’unica cosa che si può osservare sono i comportamenti,
le risposte che vengono prodotte a seguito di stimolazioni (legame tra stimolo e risposta)

Pavlov è considerato un precursore del comportamentismo perché interessato a questi aspetti


legati alle risposte fisiologiche (meccanismi fisiologici prodotti a seguito della digestione)
la dalcaneallavistadelcibo
registravailriflessodisalivazioneraccogliendo salivaprodotta
Esperimento digestione (Pavlov - inizi del secolo scorso)
serie di esperimenti legati alla digestione e alle relazioni che si producono per facilitarla;
questi studi furono fatti sul sistema digestivo dei cani, nello specifico era interessato all’aumento
della salivazione alla presentazione del cibo.

Da questi esperimenti notò qualcosa di particolare, cioè che come da aspettativa alla vista del
cibo il cane aumentava la sua salivazione (la vista produce reazioni fisiologiche) ma la salivazione
aumentava anche quando lui o qualche collaboratore entravano nella stanza, questo perché si
creava una relazione molto forte tra cibo e persona che porta il cibo, quindi segnali che fanno
prevedere al cane la possibilità di presentazione del cibo.

Questa relazione (tra cibo e persona che porta il cibo) si produceva con uno stimolo che in
origine non doveva produrre quello stimolo. La conclusione è che si può insegnare al cane a
salivare, l’aumento di questa risposta fisiologica può essere addestrata a patto che ci siano
determinate condizioni.
il ri esso di salivazione poteva essere anche prodotto dalla percezione di uno stimolo che anticipava il cibo.
Attori/elementi del condizionamento:
nel condizionamento classico c’è un prima e un dopo:

• Prima del condizionamento


ingradodiprodurrein manieraautomaticaunarisposta
- stimoli incondizionati: quelli che non hanno necessità di avere un ulteriore apprendimento
dato che producono già di sé una risposta incondizionata (salivazione alla vista dello
stimolo incondizionato cioè il cibo) US
- stimolo neutro: perché da solo non produce nessun tipo di risposta (la campanella non
produce salivazione)
- stimoli condizionati: anche la risposta fisiologica diventa risposta condizionata perchè
viene prodotta solo a seguito di un condizionamento, se presentassi lo stimolo neutro
prima del condizionamento non produrrebbe risposta (la campanella associata allo stimolo
incondizionato) Cs escampanelladopocondizionamento
stimolochetramiteripetutiaccoppiamenti è in gradodi evocarelarispostadi Us
quindi prima del condizionamento non possiamo osservare l’apprendimento.

• Dopo il condizionamento
L’apprendimento comincia quando inizio far suonare la campanella (stimolo neutro) ogni volta
che presento il cibo (stimolo incondizionato). Questo comporta che il cane comincerà a creare
un associazione tra lo stimolo neutro e lo stimolo incondizionato e successivamente la risposta
verrà prodotta anche solo in presenza dello stimolo neutro, questo determina che c’è stato un
apprendimento.

anche la a vista del cibo che produce salivazione ha subito un condizionamento, pensare che sia
innata è una questione dibattuta (esempio dei ratti); è quindi una risposta che non si crea alla
nascita quindi non innata ma che impiega poco tempo a prodursi.
_rispostacondizionata cit rispostaeccitatadallostimolocondizionato essalivazionealsuonodelcampanello
rispostaincondizionata uri rispostaevocatadausche consistespessoinunriflesso essalivazione
Aspetti del condizionamento:

• Condizionamento Forward = quando lo stimolo neutro compare prima dello stimolo


condizionato (luce presentata sempre prima del cibo dopo un po’ di presentazioni il cane
inizierà a salivare alla sola vista della luce, non necessario che ci sia lo sperimentatore è
sufficiente che a seguito della luce si presenti il cibo).
- Delay Conditioning: stimolo neutro presentato prima dello stimolo incondizionato ma lo
stimolo incondizionato appare quando lo stimolo condizionato è ancora presente (luce
accesa e prima che si spenga presento il cibo)
- Trace Conditioning: stimolo neutro presentato prima dello stimolo incondizionato ma lo
stimolo incondizionato appare dopo qualche minuto dallo stimolo condizionato (luce
accesa si spegne e dopo un po’ di tempo presento il cibo)
inquestocasoècrucialelaconsapevolezzadellarelazionetra cs e us
In entrambi lo presento più volte però nel Delay non c’è intervallo temporale tra la presentazione
di uno stimolo (in riferimento al cervelletto) e l’altro mentre nel Trace c’è un intervallo temporale
(in riferimento all’ippocampo -memoria)

momento
es eusappaiononellostesso
• Condizionamento simultaneo = quando la presentazione degli stimoli avviene nello stesso
momento e per lo stesso tempo, si rivela però una forma di apprendimento più debole.
Quindi un aspetto che aiuta l’apprendimento è che lo stimolo neutro che deve essere
associato allo stimolo incondizionato deve sempre precederlo, se lo precede ho una forma
di apprendimento più forte, al contrario è un po’ più debole (meno durata nel tempo)

• Condizionamento di secondo ordine = quello che avviene in un momento successivo;


consideriamo un suono (stimolo neutro) se associo a quel suono del cibo ottengo un
condizionamento (il suono inizia a produrre salivazione), a questo punto posso introdurre un
nuovo stimolo (luce) lo associo al suono e anche presentando solo la luce ottengo un
apprendimento (lo stimolo condizionato può produrre a sua volta una nuova forma di
apprendimento)

• Condizionamento temporale = il cibo produce una risposta fisiologica, se io continuo a


portare il cibo all’animale sempre alla stessa ora, il cane apprenderà ad associare a quel
momento del giorno il fatto che viene presentato il cibo (quando scatterà quell’ora si attiverà
la risposta della salivazione)

Processo di condizionamento negli esseri umani


(video bambino - poco etico // Il caso del piccolo Albert)
Il bambino all’inizio posto di fronte ad animali di varie taglie non aveva né paura, né timore,
quindi gli animali erano considerati stimoli neutri perché non producevano alcuna risposta.
Watson mette in atto una procedura di condizionamento, associando alla presenza del ratto
bianco un forte colpo di martello che fa spaventare il bambino che successivamente si sentirà
non a suo agio di fronte al ratto (insegnare ad avere paura duratura)

Fenomeni del condizionamento:

• Fenomeno di generalizzazione = tanto più forte quanto lo stimolo che è stato condizionato
assomiglia agli altri stimoli presentati successivamente (animali di dimensioni simili al ratto
produce lo stesso effetto anche senza essere condizionato).
quandounesdiversodaquellousatoduranteilconditioningè ingradodiprodurrela croriginale
• Fenomeno di discriminazione = ad esempio il cane risponde quando il suono è a 292 c/s
tone e non quando il suono è a 392 c/s tone, questo perché ha distinto i due stimoli gli ha
discriminati (misura di sogna differenziale attraverso la procedura di condizionamento)

Ilcondizionamentoclassicopuòessereusatoperstudiarelecapacitàdiscriminantidianimalichenon
possonofornirerispostetramiteilnostrostessolinguaggio
• Fenomeno di inibizione latente = presentiamo il campanello (stimolo neutro) più volte senza
presentare il cibo. Il giorno dopo faccio diventare lo stimolo neutro uno stimolo
condizionato, quindi comincio ad associarlo al cibo; Scoprirò che non sarà affatto semplice
condizionare quello stimolo perché sarà scattata l’inibizione latente una inibizione a crearsi
quella forma di associazione perché ho presentato più e più volte il campanello da solo,
come se avessi rafforzato nel cane l’idea che il campanello non ha nessuna associazione con
il cibo (quello che ho fatto il giorno prima produce effetti inibitori, quindi necessario un
maggior numero di prove per ottenere il condizionamento)

• Fenomeno dell’overshadowing = si può mostrare quando io utilizzo due stimoli neutri


differenti (luce e suono presentati in associazione al cibo e contemporaneamente) ad un
certo punto li presento singolarmente e senza cibo. Noterò che solo uno dei due stimoli
produrrà la risposta, questo perché in questa situazione uno dei due stimoli, per quella
persona, può apparire più saliente dell’altro. Il fatto che uno dei due sia più saliente porta un
mascheramento dell’altro (con la luce si crea il legame con il cibo, il fatto che la luce sia uno
stimolo più saliente determina un mascheramento del suono e impedisce che si crei un
collegamento) lostimolodominantemetteinombraquellomenosaliente e condizionamento
avvienesoloperilprimo
• Fenomeno dell’estinzione = se presento solo la luce il cane comincia a salivare, quando
presento la luce da sola ripetutamente, una prima volta il cane saliverà come ci fosse il cibo,
nelle volte successive la salivazione inizierà a diminuire fino a sparire. Ad un certo punto
l’associazione tra lo stimolo condizionato e la riposta sparisce.

• Fenomeno del recupero spontaneo = dopo un certo numero di presentazioni ottengo


l’estinzione della risposta, interrompo la presentazione della luce, se viene riprodotta dopo
qualche tempo posso notare che il cane inizierà a salivare lievemente, c’è quindi una sorta di
recupero spontaneo quindi la luce non ha perso il suo condizionamento.

• Fenomeno del blocking = in un primo momento creo un’associazione tra luce e cibo, ad un
certo punto la luce sarà condizionata e creerà salivazione, in un secondo momento presento
nuovamente luce, suono e cibo ed ottengo salivazione ma il legame che si è creato non si è
collegato con il suono, questo perché il cane già sapeva che la luce era associata al suono;
quindi aggiungere il suono è totalmente inutile (presentato da solo non produce risposta)

Esperimento di Rescorla:
serie di esperimenti coinvolgendo degli animali utilizzando la logica di Pavlov. L’animale veniva
introdotto in una gabbia divisa in due con pavimento sul quale erano poste sbarre metalliche
che potevano condurre elettricità, lo sperimentatore poteva produrre scosse elettriche
all’animale. Queste scosse facevano in modo che l’animale attivasse la volontà di scappare.
Successivamente venne inserito uno stimolo neutro (suono) che da solo non dava alcuna
informazione al cane; Rescorla associò lo stimolo neutro (suono) allo stimolo incondizionato
(scossa) variando le possibili associazioni. Considerò 3 gruppi di cani (R-P-N).

R. 12 stimoli incondizionati e 12 suoni, l’associazione tra stimolo incondizionato e stimolo


condizionato avveniva solo per 6 volte, negli altri casi scosse e suoni erano presentati
casualmente senza associazione come nei 6 casi precedenti.

Rescorla fece questo per verificare l’idea sostenuta da Pavlov, rispetto al condizionamento
classico; il quale sosteneva che, per ottenere l’apprendimento bastasse una continuità tra gli
stimoli (anche temporale).

Per verificare quest’ipotesi Recorla introdusse negli altri due gruppi due condizioni diverse;
nella prima presentava solo 6 scosse e a quest’ultime venivano associati 6 stimoli neutri mentre
gli altri non avevano associazione (contrario del gruppo R)
p asuonosaltaN asuonononsalta R nonsapevacosa fare
Notò che le condizioni migliori in cui l’apprendimento avveniva in maniera ottimale erano il
gruppo P e il gruppo N (quindi il contrario di quello che sosteneva Povlov)
Quindi è importante non tanto la continuità ma la contingenza cioè il fatto che sia molto forte il
legame tra lo stimolo neutro e lo stimolo incondizionato.

ilcondizionamento ha luogosolo sel'animalecomprendecheCs èpredittore


affidabile di us
La logica di questo tipo di apprendimento è quella di far comparire una riposta associata ad uno
stimolo che da solo, senza questa forma di apprendimento non produrrebbe la stessa risposta.
Lo scopo è sempre quello di ottenere un effetto positivo.
ilcondizionamentoclassicohaluogosoloquandolaprobabilitàcheusappaiadopocs èmaggioredellaprobabilità
Effetto positivo (premio): probabile che il comportamento venga riprodotto cheappaiain
assenzadi es
Effetto negativo (punizione): probabile che il comportamento tenda a scoprire

Il condizionamento classico non è la situazione ideale per studiare questo tipo di reazioni,
questo perché è un legame tra comportamenti che si manifestano in maniera automatica.

Per studiare queste reazioni si adottarono altri paradigmi (Thorndike)

• condizionamento strumentale (o operante) di Thorndike:

The puzzle box - (scatola problema)


In questa scatola problema inserì un gatto affamato chiuso dentro, doveva quindi riuscire ad
uscire dalla scatola dove c’era una ciotola con del cibo. Il gatto dovrà produrre un
comportamento non automatico (come lo erano salivazione e scossa). La risposta da produrre:
nella scatola c’è una leva, che il gatto può premere, collegata ad una serie di corde e carrucole
per cui nel momento in cui viene premuta si apre la porta a lato e può uscire.

Problema che il gatto deve risolvere


Il gatto proba varie soluzioni tra cui quella corretta
E risolve il problema

L’esperimento misura di volta in volta le risposte e i tentativi compiuti dal gatto per uscire. Si
nota che questo apprendimento è un’apprendimento di natura cumulativa cioè nei giorni
seguenti il gatto impiegherà sempre meno tempo ad uscire, metterà meno in atto risposte
inadeguate e arriverà prima a mettere in atto quella corretta.
l'apprendimentoeraquindiunprocessoincrementale
cheavvenivaperproveederrorinonistantaneamente
v3 davisionediKohlerchecredevachelasoluzionediunproblemapotessearrivareall'improvviso
permezzodiunasortadiilluminazione
- Legge dell’effetto: il comportamento che ottiene un esito positivo ha più probabilità di essere
riprodotto mentre il comportamento che ottiene un esito negativo ha più probabilità di sparire.
- Legge dell’esercizio: i comportamenti esercitati più spesso hanno più probabilità di essere messi in
atto in situazioni specifiche. seassociazionetrascurata siindebolisce

Tipo di apprendimento non più legato a comportamenti automatici ma a comportamenti che


vengono appresi perché si forma un legame con un risultato che non è un effetto incondizionato

• condizionamento strumentale (o operante) di Konorksi e Miller:

Konorksi e Miller fanno da ponte tra Povlov e Skinner, cercarono di produrre una serie di
risposte modificando il paradigma di Pavlov. Consideravano anche loro cani e gatti e l’obiettivo
era far apprendere agli animali di alzare la zampa ad un determinato segnale ottenendo del
cibo in cambio. Notarono che questa risposta che veniva agevolata dallo sperimentatore, venne
appresa e quindi alla presentazione della luce gli animali alzavano la zampa.
Ci sono tutti gli elementi del condizionamento classico ma manca la risposta incondizionata
ecco perché si tratta di condizionamento strumentale e non condizionamento classico.
v3 guardomieiappuntip32 comportamentismo radicale
• condizionamento strumentale (o operante) di Skinner:
nonassociaalcunruolocasuale
aglistatimentalinellagenesi
delcomportamento
Skinner box - (scatola di Skinner)
apparato sperimentale nel quale venivano inseriti animali a digiuno (fortemente motivano ad
ottenere cibo come ricompensa) queste ricompense si potevano ottenere premendo una leva, a
differenza di Thorndike il cibo si otteneva non al premere della leva ma solo quando si
accendeva una determinata luce (verde o rossa). - associazione tra luci e ricompensa

L’animale deve imparare che solo a quel determinato stimolo presentato viene prodotta una
risposta. L’animale tendeva a produrre la risposta più velocemente.

La differenza con Povlov è che nel condizionamento classico si prendono in considerazione


comportamenti automatici quindi ci sarà sempre risposta mentre negli esperimenti di Skinner,
prendendo in considerazione comportamenti spontanei non c’era una risposta certa.

Schemi di rinforzo di Skinner (per vedere come i comportamenti spontanei possono essere prodotti)

• Intervallo fisso: quando decido di presentare il cibo ogni volta che l’animale alla vista della
luce rossa preme la leva.
• Intervallo variabile: quando decido di presentare il cibo in maniera casuale.
• Ragione fissa: quando decido di presentare il cibo in maniera fissa.
ogni nrisposte
• Ragione variabile: quando decido di presentare il cibo in maniera casuale. ognin'dirispostevariab

Notò che se ottengo un intervallo fisso la probabilità che una volta finito la procedura di rinforzo
l’animale produca quel comportamento all’accensione della luce è minore rispetto a quella
dell’intervallo variabile. Questo perché l’animale nell’intervallo fisso sa che ogni tot riceve del
cibo e imparerà che il cibo viene presentato ogni minuto e per un minuto non produrrà risposta;
nell’intervallo variabile l’animale non può fare previsione rispetto al tempo in cui riceverà la
ricompensa quindi una volta finita la fase di apprendimento mette in atto con maggior
frequenza quel tipo di comportamento che si vuole insegnare.

2. APPRENDIMENTO NON ASSOCIATIVO: apprendimento che avviene quando non


associamo delle informazioni creando legami tra due oggetti/eventi presentati;

Abituazione = esperienza che si fa quando si nota una progressiva riduzione di una determinata
risposta alla presentazione di uno stimolo. Deve però essere uno stimolo irrilevante per
l’organismo (non deve avere effetti negativi). Esperienza che facciamo quotidianamente (entrare
in una stanza rendendoci conto di un particolare profumo nella stanza, dopo un paio di minuti in
quella stanza non percepiamo più quel profumo).
riduzioneprogressivadella
perl'organismocosidapoterdedicareleproprierisorselimitate
stimoloirrilevante
rispostaauno
Ridurre una risposta quando lo stimolo è irrilevante. aanalisidistimolirilevanti
n riduzionechenondipendedaaffaticamentomotorio
- Stimoli molto frequenti, più gli stimoli sono frequenti più veloce è l’abituzione
- Stimoli poco intensi, tanto più lo stimolo è debole tanto più è irrilevante
- Presentazione continua altrimenti si interrompe l’abituazione

caratteristicheabitazione guardosumieiappuntip34
• Modello di Sokolov per abituazione modello abitazionealivello
di il
comportamentaleper riflesso
cioèlacatturadell'attenzioneusunostimoloimprovviso
d'orientamento
questo modello fa riferimento al fatto che ogni volta che siamo in presenza di uno stimolo,
quest’ultimo si fissa in memoria. Confronto gli stimoli, il nostro sistema se lo stimolo corrisponde
a quanto ho in memoria dedica meno risorse a quello stimolo e piano piano lo ignora, se invece
quello che sento è uno stimolo differente a quello che ho in memoria comincio a fare prestare
più attenzione. nellasuainterazioneconambienteilsistemanervosocostruisceunmodelloneuraledel mondo
echequestomodellosia percreareun'aspettativadelloscenarioprobabileinprocintodiverificarsi
creato
• Sensibilizzazione: studi di Kandel du Aplysia sec'è corrispondenzatrastimolazione
ottenutae
attesaavvienel'abitazioneovverosoppressionestimolo
Studi su un mollusco che ha il vantaggio di avere delle sinapsi molto simili a quelle umane.
L’idea di Kandel era quello di studiare il funzionamento e le risposte a livello sinaptico in un
organismo molto semplice, con il vantaggio di poter fare delle possibili differenze sui neuroni
umani rispetto a quelli dell’aplysia.

Notò che quando la risposta è fortemente rilevante (scarica elettrica) il sifone dell’aplasia si
chiudeva in difesa dall’ambiente esterno, questo tipo di risposta si manteneva e aumentava nel
tempo. Quindi il contrario dell’abituazione.

Lo stimolo irrilevante produce abituazione quindi scomparsa della risposta, la sensibilizzazione è


una riposta che produciamo ad uno stimolo nocivo quindi fortemente rilevante e con il tempo si
intensifica.
Pensavacheil comportamentononfossemeraconseguenza
NBcomel'abitazioneèunfenomenoadattivo diassociazionistimolo risposta
• Apprendimento latente di Tolman: visionepiùolistica ogenerale
delcomportamento
chiese a dei ratti di cercare di trovare l’uscita di un labirinto per ricevere il cibo che stava
all’uscita. I ratti arrivano alla soluzione finale in un tempo abbastanza breve. I comportamentisti
sostenevano per una sorta di apprendimento associativo (i ratti associavano un determinato
stimolo con una determinata risposta) associazione stimolo/riposta. Tolman sosteneva che i ratti
apprendevano una mappa non un insieme di stimolo/risposta, avevano imparato ad orientarsi.
Per dimostrarlo Tolman riempì d’acqua il labirinto, di conseguenza le risposte non potevano più
essere analoghe. La logica era che se è solo un’associazione tra stimolo e risposta, se io
impedisco all’animale di produrre quel tipo di risposta non dovrebbe essere in grado di
raggiungere il punto di arrivo. Il ratto riusciva ad arrivarci anche nuotando quindi aveva creato
una mappa cognitiva. (con Tolman si inizia a superare i comportamentisti, si inizia a parlare di
variabili interveniente cioè qualcosa che si posiziona tra stimolo e risposta).
enzarinforzoinmodolatente
v3 apprendimentoavvieneanchessarebbe
ilruolodelr inforzo quindisoloquellodirenderemanifestol'apprendimento
• Apprendimento per insight di Köhler:
forma di apprendimento che non è associativo, né riguarda gli errori e non riguarda alcun
fenomeno visto in precedenza. È un apprendimento in cui improvvisamente si arriva ad una
soluzione. (fenomeni condotti da Köhler)

Considerava degli scimpanzé a digiuno, posti in una stanza in cui al soffitto è appeso un casco di
banane. L’obiettivo era quello di raggiungere il casco di banane senza alzare solamente un arto;
Köhler lasciò nella stanza delle scatole e dei bastoni di dimensioni diverse che se messi assieme
formavano un bastone delle dimensioni corrette per arrivare al casco di banane.

Notò che gli scimpanzé non facevano tentativi e prove di errore ma da un momento all’altro
producevano la soluzione che portava all’obiettivo. Questo è una forma di apprendimento
diversa da quelle viste fino ad ora. (esperimento studiato anche sugli umani)
candelasopraatavolosenzafargocciolarelacera
NB riorganizzazionedeglielementistudiataanchenegliesseriumanicaompitosospendere
asposizioneuna
aver
pienadipuntinecandelaconfezionefiammiferi
scatola
Riformulazione della situazione in cui ci troviamo per arrivare alla soluzione, questo avviene
tramite ragionamento non tramite prove di errore.
delproblemariconfigurandoneglielementiinunmodonuovocheconsenta
Insight capacitàimprovvisadireinterpretareitermini
di
a alla
rrivare soluzione na no prove ederrori m a improvvisa
scoperta
• Apprendimento per imitazione
studia quel processo di apprendimento per il quale dobbiamo avere un modello che possa
influenzare il nostro comportamento successivo. (presente nel mondo umano e animale)

- Esperimento del Bobo-doll di Bandura


(video - violenza)
ai tempi di Bandera non era chiaro se, osservando qualcuno con comportamento violento si
potesse imitarlo o che solo ci fosse il rischio. Si pensava che osservando violenza si potesse
scaricare la propria tensione verso la violenza. L’obiettivo quindi era capire cosa accade quando
ci troviamo ad osservare una persona che si comporta in una determinata maniera.

BOBODOLLEXPERIMENT I
Bambini dai 3 ai 6 anni, in una stanza con dei giochi (pupazzo gonfiabile) divisi in due gruppi:

1. Gruppo sperimentale: gruppo in cui entrava una persona adulta che cominciava a dare dei
colpi ed attaccare in maniera violenta il pupazzo gonfiabile ed i bambini assistevano a
questo evento.
2. Gruppo di controllo: gruppo in cui entrava una persona adulta che giocava con vari oggetti
non prestando attenzione al pupazzo.

Si osservò quindi che i bambini del gruppo sperimentale tendevano a riprodurre lo stesso
comportamento che veniva messo in atto dalla persona adulta, mentre i bambini del gruppo di
controllo non ripetevano alcun comportamento.
All’epoca di Bandura iniziava a diffondersi la televisione come nuovo mezzo di comunicazione di
massa, e l’idea era quella di capire qual’ era il comportamento dei bambini quando qualcosa
accade non direttamente in presenza ma viene mostrato in un video. Si confermò l’osservazione
precedente, quindi guardare un film violento può avere un effetto catartico quindi ci libera da
questa violenza oppure ha un effetto imitativo?
Bobo DollEXPERIMENTIl È Ioaah
Io I IIII guerre
3gruppisperimentalidibambini3 6anni
Bandura negli esperimenti venivano coinvolti bambini dai 3 ai 6, questo comporta che
ricompensa

l’apprendimento per imitazione sia fortemente presente ed influenzi il nostro comportamento


successivo (bambini che vedono film violenti possono essere più portati ad imitare quei
comportamenti)

Questa è una forma di apprendimento sociale che noi possiamo apprendere tra i 3 e i 6 anni,
comportamenti messi in atto osservando gli adulti, con lo sviluppo abbiamo altri elementi che ci
permettono di analizzare la scena in maniera critica, elementi che ci permettono di riflettere…
ulteriori informazioni che ci aiutano a prevenire l’effetto imitativo difronte a film o spettacoli
violenti.
Film effettocatartico oimitativo
• Apprendimento percettivo:
forma di apprendimento che può avvenire grazie al ripetuto uso dei nostri sensi.
(persona cieca e direttore d’orchestra)
puòriguardareanchenostracapacitàpercettivaovverolanostraabilitadidiscriminareglistimolicuisiamoesposti
allenamento
Per le persone cieche occorre tradurre le parole in stimoli tattili:
- Prima fase di apprendimento: insegnamento del Breil quindi associare i pallini a dei simboli
- Seconda fase di apprendimento: apprendimento percettivo, quindi l’affinamento del senso
tattile per comprendere meglio i puntini, questo vale anche per il sistema uditivo.

Si orientano tramite l’udito visto che si percepisce tramite onde che tornano indietro quando
trovano un ostacolo, in base al ritorno del loro suono sanno orientare lo spazio.

È possibile studiare questo tipo di apprendimento in laboratorio, affinando un determinato


senso, ad esempio facendo fare dei compiti di ricerca degli oggetti, per più giornate.

esempio radiologoespertoconpraticahaacquisitocapacitàdidiscriminarepiccoledifferenzedicontrasto
nell'immagineassociandoatalidifferenzeunprecisosignificatoclinico
v3 apprendimento percettivospessomoltospecificoperilmaterialecuièdiretto
laspecificitàdiquestoapprendimentosuggeriscesecondoalcunichesianoleareedellav1 icuineuronipresentanoun'elevata
specificitàdirisposta
per isingoliattributideglistimoliincensalaloroposizionespazialeadesserecoinvoltenelcompito
na apprendimentopercettivopuòmantenersiinalteratopermesiannidopoallenamento
Iecolocalizzazione formadi
apprendimentopercettivo

Imprinting
simanifestacomeattaccamentoamadreo insuaassenzaalprimooggettocospicuovistoimmediatamentedopolanascita
èunarispostageneticamentedeterminatainnata
imprintinggarantisceche glianimalimemorizzi nolecaratteristichedellamadre
puòriguardarediversem sensoriali
odalità nonsolo visiva
quella
uccelli
esalcuni subisconoimprintinga custicop renatale

v3 imprintingavviene inun periodocriticodidurata moltobreveelimitata


nonèirreversibilecomeinizialmenteipotizzatoda Lorentz
ilpiccolopuòancoradirigerelerispostediattaccamentosuunaltrooggettodiversodalprimoincontratoanchese
nondimenticheràlecaratteristichedelannooggettocuièstatoesposto
Capitolo 6 -
LA MOTIVAZIONE

MOTIVAZIONE
spinta a compiere una certa attività al fine di realizzare un dato scopo in relazione ai vincoli e alle
opportunità ambientali.
inassenzadimotivazionenonc'èmodificadelcomportamentocorrente
all’interno della motivazione possiamo distinguere vari elementi:
• Pulsioni: stati interni che nascono sulla base di bisogni fisiologici.
• Incentivi: stimoli esterni o premi che otteniamo che però non sono legati a bisogni fisiologici.
• Istinti: serie di comportamenti che riguardano ciascuna specie e che in base a sollecitazioni
ambientali possono essere messi in atto.

Dibattito su quanto ci sia di istintivo e di appreso:


è difficile distinguere i comportamenti istintivi da quelli appresi perché alcune risposte possono
essere definite istintive ma se poi le si va a studiare nei primi giorni di vita non è la stessa cosa.
Quello che ci permette di distinguere i comportamenti istintivi da quelli che non lo sono sono
tutta una serie di comportamenti che si manifestano immediatamente dopo la nascita, senza
nessun tipo di esperienza.

Primi ad occuparsi di motivazione:


1. Thorndike (legge dell’effetto): lui sosteneva che il comportamento mostrato dal gatto è
quello che porta alla soluzione del problema, quindi in base all’effetto che si ottiene anche
quel tipo di comportamento sarà quello maggiormente motivato, quello che il gatto tenderà
a mettere in atto maggiormente. Qualsiasi comportamento io metta in atto che porti un
risultato positivo per me è molto probabile che quel comportamento io sia motivato a
riprodurlo.
2. Darwin (l’istinto): i comportamenti che vengono premiati sono quelli che ci permettono di
produrre delle risposte che siano più adattive rispetto all’ambiente in cui si vive. L’individuo
che mette in atto quei comportamenti è maggiormente destinato ad avere successo perché
mette in atto comportamenti più adeguati ha quindi la possibilità si sopravvivere e riprodursi
e riprodurre con se alcuni tipi di caratteristiche. introdusseconcettodiistinto schemadicomportamentoinnato
determinatogeneticamente
3. Skinner (rinforzo): idea che si possa dare una sorta di rinforzo per stabile una relazione molto piuttosto
cheappr
forte tra stimolo e risposta e creare cosi motivazione (visione altamente meccanicistica - il
rinforzo che rende più stabile e più forte il legame tra stimolo e risposta; manca l’elemento
legato al possibile piacere che si ottiene dall’esperienza e ottenere ricompensa)
sempliciassociazioni sia

Drive-reduction theory: cheglistimoliingradodiagiredarinforzosono


ipotizzò tuttiingradodiridurreunbisogno
HULL (tensione all’omeostasi):
esigenza che ha ciascun essere vivente a tornare a una situazione di equilibrio (tensione
all’omeostasi). I sistemi fisiologici tendono all’equilibrio (omeostasi), e quando ci si discosta, si
genera una pulsione (drive) per riportare l’equilibrio - (sete e fame sono pulsioni per tornare a
una situazione di equilibrio, si crea quindi un bisogno) Siamo motivati dal fatto di ridurre un
bisogno, la cui soddisfazione ci riporti ad uno stato di omeostasi.
lariduzionedibisognofunzionadarinforzoperalsazionecheconsentadirecuperaretaleequilibrio haridottotale
che
comportamento

Ma perché a ogni bisogno corrisponde una risposta diversa? bisogno


perché questo avviene tramite l’apprendimento, ad esempio so che ho un particolare bisogno che
può essere la sete, so che se mi alimento di qualcosa di solido non soddisfo quel bisogno, per soddisfarlo
ho necessità di introdurre qualcosa di liquido.
iltipodibisognodiventaparteintegrantedellostimoloinuncontestos r
Motivazione secondo la teoria di Hull:
siamo dei sistemi che funzionano sulla base di un equilibrio alla quale dobbiamo sempre
riuscire a tendere, nel momento in cui ci allontaniamo da questo equilibrio dobbiamo riportarlo
altrimenti il nostro meccanismo non funziona in maniera corretta. Per riuscire a riportare
quell’equilibrio si crea una spinta alla soddisfazione della necessità, altrimenti senza quella
spinta non riuscirei mai a soddisfare il bisogno.

Non aveva considerato che a volte mettiamo in atto comportamenti anche quando non
abbiamo necessariamente un bisogno fisiologico noi mettiamo in atto comportamento per il
puro piacere; la spinta che ci porta a mettere in atto i comportamenti è semplicemente la
soddisfazione di quel piacere che non è per forza legato a un mancato equilibrio può essere
semplicemente legato al fatto che quell’esperienza soddisfa quell’esigenza. Quindi i piaceri
possono essere condivisi oppure differenti in base alle preferenze di ciascuno di noi.
cerebraliincuilastimolazionecausava ricerca cibo
siti la di eranoglistessichesiattivavanoduranteilconsumodellaricompensa
I centri del piacere
Negli anni Sessanta/Settanta si sono cominciati a condurre una serie di esperimenti tra i quali
troviamo quelli di Olds e Milner, questi esperimenti venivano condotti su quelli che possiamo
considerare i centri del piacere cioè quei centri, che a livello cerebrale, producono piacere.

Esperimenti di Olds e Milner


(video Brain Mechanisms of Pleasure and Addiction)
lavoranoalungocon
tecnichedistimolazionediretta elettrodiimpiantatichirurgicamente
tramite
Questi esperimenti venivano condotti sui ratti. Veniva inserito chirurgicamente un elettrodo nel
cervello del ratto (in aree specifiche come il Nucleus accumbens) e quando il ratto premeva una
leva riceveva una stimolazione cerebrale. Dopo aver premuto la leva la prima volta, il ratto
continua a premerla. Questo tipo di esperimento è stato condotto anche su umani, in special
modo su persone malate di depressione, l’idea era quella di poter risolvere il problema
stimolando i sensi del piacere (sensazioni piacevoli). Queste persone avevano un elettrodo
chirurgicamente inserito nel cervello, avevano poi un’apparecchiatura che quando veniva
premuta mandava una stimolazione al centro del piacere; queste persone mostravano reazioni
positive (ai giorni nostri questi esperimenti non sarebbero fattibili perché eticamente sbagliati).
siaanimalicheesseriumanilavoravanoeimparavano adarerisposteconilsuoscopodiriceverestimolazionielettrichein
nucleisottocorticalispecifici
Questo genere di esperimenti pone criticità alla teoria di Hull (Drive-reduction theory)
questo perché in questi esperimenti non c’è la necessità di tornare ad un equilibrio, Hull può
spiegare parte dei nostri comportamenti/reazioni ma può capitare che mettiamo in atto
comportamenti anche quando non abbiamo necessità di raggiungere un equilibrio omeostatico
Questi studi nel corso del tempo, inizialmente erano chiamati “studi sui centri del piacere” in
realtà quello che si va a stimolare è il sistema dopaminergico (in cui è coinvolta la dopamina).
Il sistema in cui è coinvolta la dopamina è un sistema per il quale non è necessariamente vero
che se viene stimolato si provi piacere; quello che si va a stimolare è il desiderio di mettere in atto
un comportamento, raggiungere un obiettivo.

Autoshaping (altro fenomeno che porta criticità alla teoria di Hull)


fenomeno che viene osservato in paradigmi di condizionamento classico, quando viene
associato un determinato stimolo ad una reazione;

ad esempio il piccione inserito in una gabbia a cui, una volta che si apre una porta viene dato
del cibo. Si può associare una luce che precede l’apertura della porta e il piccione sa che subito
dopo l’accendersi della luce si apre la porta e il cibo è a disposizione. In parecchi studi sono stati
notati dei comportamenti errati (misbehaviors), che non avevano nulla a che fare con il
comportamento messo in atto come ad esempio il piccione non beccava più solo il cibo ma
beccava la luce mettendo in atto un comportamento insensato.

Si tratta quindi di capire come mai lo stimolo che anticipa la ricompensa venga considerato
come un sostituto della ricompensa stessa. Questo porta criticità alla teoria di Hull perché questi
comportamenti non contribuiscono a ridurre nessun tipo di bisogno (beccare la luce non è un
comportamento funzionale al fine di alimentarsi)

Teoria di Dalbir Bindra (1922-1980)


analizzando tutti i assaggi sostiene che nel momento in cui l’animale si alimenta non ottiene solo
una fonte di energia ma l’esperienza stessa provoca piacere; quindi non è solo un’esperienza
che una volta provata ci dà una sensazione di soddisfacimento dal punto di vista energetico, in
realtà è un’esperienza che produce piacere perché soddisfa quel desiderio/bisogno.
Ci sono quindi una serie di caratteristiche edoniche (legate al piacere) che sono legate al cibo
stesso che nascono con l’apprendimento.
solosurinforzodell'associazione s r otramitemeccanismodiriduzione
cheapprendimentopermotivazionesibasi
ostacoloaidea
delbisogno
La luce (stimolo condizionato) che troviamo nell’esperimento dell’autoshaping secondo Bindra
non solo è uno stimolo che anticipa l’esperienza piacevole ma eredita le caratteristiche edeniche
del cibo quindi già di per sé la luce è qualcosa di piacevole e semplicemente beccarla produce
uno stato di piacevolezza.
csassumeproprietàmotivazionalichenaturalmenteappartengonoa us
proprietàincentivanti
Ng Bindranontienecontodellostatodibisogno
Concetto dell’alliesthesia - Cabanac lapulsioneodrive
Bindra nella sua teoria non tiene conto dello stato di bisogno.
Il senso di piacere che viene prodotto da un qualsiasi stimolo, può variare; la valutazione del
cibo come esperienza piacevole varia perché se in quel momento sono sazio non dò la stessa
valutazione rispetto a quando sono affamato.

Questo fenomeno si può manifestare anche nei neonati e in numerose specie animali in cui si
possono notare delle reazioni tipiche che vengono interpretate come:
• reazioni piacevoli: quando ad un neonato viene data una soluzione dolce
• reazioni di risposte avversive: quando ad un neonato viene data una soluzione amara/salata
queste reazioni cambiano a seconda dello stato di sazietà del neonato.

Superamento della Drive-reduction theory - (Toates)


è vero che c’è una pulsione (drive) ma questa spinta interagisce con gli stimoli incentivanti
amplificando il valore di piacevolezza e la spinta motivazionale.

Secondo Toates quindi c’è un effetto bidirezionale tra drive e stimoli, cioè se da una parte il drive
porta a considerare degli stimoli come rilevanti, gli stimoli stessi possono creare pulsione (sento
profumo di pane per strada questo attira la mia attenzione anche se in quel momento non avevo
previsto di acquistare del pane) quindi solo vedere lo stimolo crea una spinta.
In conclusione il drive può amplificare l’effetto degli stimoli incentivanti, ma anche gli stimoli
possono potenziare la motivazione.

glistimoliambientalipossonopotenziarela
motivazione

Teoria di Toates sul fenomeno dell’ Autoshaping


quello che accade secondo Toates è che quando il piccione è affamato considera la stessa luce
come qualcosa di edibile e saporito mentre quando non è affamato questa cosa non accade, in
quel momento la luce perde quelle caratteristiche e non attrae più la sua attenzione.
glistatimotivazionalisonoingradodimodulareleproprietàincentivantidicsallostessomodoincuisonoingradodimodulare
quelledius motivo percuisiverificaauto
shaping
conseguenze teoriche:
1. gli stimoli non hanno proprietà assolute ma cambiano a seconda degli stati fisiologici
dell’individuo. momentoin cuivengonopercepiti
fisiologicodell'organismonel
cambianoinaccordoconstato
2. la motivazione può essere modulata dagli stimoli sia che siano incondizionati sia che siano
condizionati.
3. per generare una motivazione è necessario avere sia uno stato di bisogno sia la presenza di
stimoli incentivanti, le due cose contribuiscono a creare motivazione (se non è presente lo
stato di bisogno difficilmente c’è motivazione, stessa cosa in mancanza di stimoli)

Quando lo stato di bisogno diventa dipendenza


diventa dipendenza quando non è più un bisogno necessario, quando non si ha più un bisogno
da soddisfare. La dipendenza nasce da un bisogno ma è più legato al voler mettere in atto quel
comportamento, va oltre la necessità. ilpiacerechedailviziosiriducecostantemente mentre riduce nonsi
Esperimento - dipendenza da tabaccoildesideriocompulsivonell'attività
Ii bisogno primario potrebbe essere legato alla nicotina (sostanza che provoca degli effetti); ad
un gruppo di fumatori veniva chiesto di valutare un’esperienza (inalare del fumo senza nicotina
o nicotina tramite altre vie) se il bisogno fosse legato alla nicotina nessuno sceglierebbe di
inalare del fumo senza nicotina; in realtà si è mostrato che le persone preferiscono il fumo senza
nicotina perché questo riproduce l’esperienza del fumare una sigaretta e il fumo in sé ha
raccolto tutte le caratteristiche che la rendono un’esperienza che va ripetuta più volte.
Teoria di Berridge e Robinson
questa teoria estende i concetti di Bindra e Toates e ci aiuta a considerare una serie di
componenti importanti per quanto riguarda la motivazione.

Berridge e Robinson si concentrano sul:


concetto di Reward (ricompensa): è quella che noi otteniamo quando mettiamo in atto un
diverso comportamento. Ha diverse componenti che possono essere separate e sono
psicologiche ma che hanno anche delle basi neurologiche, che fanno riferimento a diverse aree
cerebrali alla base di queste componenti psicologiche che si attivano diversamente.

Condizioni perché uno stimolo diventi una forma di ricompensa:


1. Apprendimento (learning): ci deve essere apprendimento, è un aspetto fondamentale, io
devo notare che ad un determinato comportamento seguono determinate conseguenze.
La ricompensa non è qualcosa di assoluto ma è legato all’esperienza che noi ne facciamo
che può essere a sua volta influenzata da una sacco di aspetti.
tuttociòchegeneraunasensazionedi
2. Piacere (liking): piacere che viene dato da una determinata esperienza (sensoriali/cognitive)
3. Motivazione (wanting): voler ottenere quella ricompensa. tuttociò chevogliamoedesideriamo
possonoriguardareancheesperienzenonconsapevoli liking e wanting
Piacere e Motivazione non sono necessariamente collegate, possono essere slegate.
Berridge e Robinson inseriscono una serie di elementi come:
• Salienza motivazionale: alla visione dell’insegna di una pasticceria mi serve la motivazione per
entrarci, cosa che non ho se ho appena finito un pranzo. Posso quindi attivare un senso del
piacere vedendo la pasticceria ma non essere spinto ad entrarci.

All’interno della salienza motivazionale troviamo aspetti legati all’attenzione, posso utilizzare
degli stimoli che per caratteristiche visive siano molto simili. Se ho motivazione la mia
attenzione tende verso l’oggetto riconosciuto come cibo rispetto a qualcosa che ha le stesse
caratteristiche visive ma non è cibo. La salienza motivazionale legata all’attenzione è variabile,
non è una cosa che funziona sempre ma varia in base alle condizioni.

Reward condizionato: se consideriamo il denaro come oggetto non procura nessun tipo di
soddisfazione di bisogno ma noi apprendiamo che con quell’oggetto posso procurarmi altri
oggetti; questo diventa quindi un Reward condizionato perché si slega, il denaro acquista le
caratteristiche dell’oggetto che può soddisfare i miei bisogni quindi procurarmi piacere.

Liking e Wanting
una componente che produce il piacere e l’altra che porta la spinta all’ottenimento.
A livello cerebrale ci sono una serie di strutture che sono alcune più dedicate al Wanting altre al
Liking.
Alcuni esperimenti condotti tra gli anni Cinquanta e Sessanta hanno mostrato che si possono
produrre anche esperienze di piacere senza produrre una necessità di procurarsi determinate
sostanze. Mostravano infatti che i ratti presi in considerazione, quando entravano in contatto con
una determinata sostanza, quindi si alimentavano con essa, mostravano reazione di piacere ma
senza aver alcun interesse per quella sostanza; il ratto non era spinto a procurarsi quella
determinata sostanza. Questo per via di un danno al sistema neurali su cui agisce la dopamina.
(Liking e Wanting due sistemi separati)

Relazione che si può creare tra apprendimento e motivazione


questo è legato al fatto che attraverso l’apprendimento si può modificare la motivazione è il
caso dell’ IMPOTENZA APPRESA ci troviamo in situazioni in cui quello che accade non dipende
da noi.

Studio di Martin Seligman


mostrava come il cane osservato imparava come al sentire della scossa mettere in atto la fuga, a
tratti arrivava ad anticiparla, Seligman divise poi i cani in due gruppi:

A. Primo gruppo: venivano posizionati in una struttura per impedirgli il movimento e ogni tanto
veniva data una scossa ma in questo caso il cane era impotente.

Notò che i cani coinvolti in questa prima fase non avevano più motivazione nel saltare dall’altra
parte, rimanevano fermi. Seligman spiegò questo fatto tramite l’impotenza appresa. Il fatto che i
cani fossero stati imbragati e immobilizzati aveva mostrato al cane che non dipendeva da lui il
poter evitare la scossa e questa forma di comportamento era stata appresa.

Apprende quindi che non c’è possibilità di fuggire da quella situazione e nessun tipo di
comportamento può essere messo in atto per risolvere quella situazione. Rotter
É possibile applicare questo anche a tratti di personalità LOCUS OF CONTROL cioè di fronte
alle situazioni io posso avere un atteggiamento in la causa di determinate azioni e risultati viene
imputata a qualcosa che deriva dall’esterno o a qualcosa che deriva dall’interno:

• Locus of control Interno: persona che è convinta di controllare il proprio destino, tutto ciò che
accade deriva dai comportamenti che mette in atto e da quello che può realizzare.
• Locus of control esterno: dà responsabilità maggiori a quello che accade all’esterno.

In questo caso ci possono essere atteggiamenti differenti, personalità orientata verso un locus of
control interno potrà lavorare su strategie per modificare le situazioni; mentre chi ha una
personalità orientata verso un locus of control esterno eviterà di mettere in atto comportamenti.

il
fallimentonelprodurreunarispostaadattivaaeventitraumaticiècausatodall'averappresoche eventitraumatici
gli sono
indipendentidallenostreazionie dall'applicazione diquestanozioneancheanuovecircostanze in cuipotremmoinvece
agireefficacemente IMPOTENZAappresa
Motivazione e dipendenza
per essere definita dipendenza devono esserci determinate caratteristiche.

Tre elementi della tossicodipendenza:


• aumento del consumo e del desiderio verso una determinata sostanza
• il desiderio può avere picchi generati da stimoli legati alla sostanza (caratteristiche fisiche/
visive uguali alla sostanza nociva)
• dissociazione tra il piacere legato alla sostanza (costante che può svanire) e la necessità di
procurarsela (aumenta nel corso del tempo).ù
I

Teoria allostatica della tossicodipendenza


riprende la teoria di Hull perché sostiene che una persona è alla ricerca di quella sostanza
perché ha necessità di ritornare ad un equilibrio. Secondo questa teoria è la spinta a ridurre i
sintomi dell’astinenza che fa ricadere le persone nel consumo.
rimanda adrivereduction
theory
Ma questa teoria non tiene conto delle persone che ricadono nel consumo quando non sono in
uno stato di astinenza o che si sono disintossicate da anni.

Incentive sensitization theory of addiction - Berridge e Robinson


questa teoria sembra spiegare il perché c’è la dipendenza.
Berridge e Robinson sostengono che le sostanze agiscano sul sistema mesolimbico che è quello
stesso sistema su cui agisce la dopamina (sistema del wanting)
dellagenerazionedelwanting
responsabile
ritenuta
La via mesolimbica collega l'area tegmentale ventrale al nucleus accumbens attraverso
l'amigdala e l'ippocampo (entrambi al centro del sistema della ricompensa nel cervello)
sensibilizzazionedelsistemamesolimbico
L’assunzione di quelle sostanze producono via via un’attivazione maggiore di quelle strutture
quindi del sistema mesolimbico; il desiderio (wanting) viene continuamente alimentato con
l’assunzione delle sostanze mentre l’esperienza edonistica di piacere (Liking) via via si riduce.
(aumenta continuamente il Wanting e diminuisce il Liking)

Dipendenze comportamentali o drug-free mantengonodissociazionetra liking e wanting


sono quelle dipendenze che non sono necessariamente legate all’uso di sostanze.
Quindi dipendenze che non dipendono dall’assunzione di nessun tipo di composto chimico che
qualcuno decide di assumere ma da comportamenti che vengono messi in atto, una di queste è:

• Gioco d’azzardo: considerata dipendenza patologica con caratteristiche particolari. In alcuni


casi le persone sono perfettamente consapevoli della poca probabilità di vincita ma quello
che rende il gioco attraente è l’incertezza, il non vincere sempre, quindi le persone sono
spinte a ripetere quel comportamento. faracquisiresapienzamotivazionale stimoli
sembra
incentivo agli legatiaun

Condizionamento operante di Skinner, schemi di apprendimento.


Gli schemi fanno parte della fase iniziale dell’addestramento (ogni tre prove succede qualcosa),
premere la leva quando si accende la luce deve diventare un comportamento autonomo e per
farlo durare nel tempo devo cercare di utilizzare una strategia che in qualche modo costringa
l’animale a continuare a mettere in atto quel comportamento. Se l’animale sa che ogni tre prove
ottiene una ricompensa quando finisco l’addestramento l’animale si aspetta che ogni tre prove si
ottenga qualcosa, se vede che alla sesta/nona prova non arriva nessuna ricompensa è possibile
che quel comportamento sparisca. Lo schema variabile fa durare di più l’apprendimento.

Nel gioco d’azzardo le persone continuando a premere la leva vincono qualcosa ma è la loro
costanza che gli porta ad ottenere dei premi ed è proprio questo che alimenta il
comportamento. Inserire la moneta o tirare la leva è simile all’atoshaèing del piccione, già
solamente l’inserimento della moneta e il tirare la leva produce il piacere come la vincita.
ilgiocod'azzardoèmantenutadaschemidirinforzovariabile
Dissociazione tra: desiderio, piacere e razionalità:
questa è una caratteristica tipica dei giocatori d’azzardo,
Le persone anche se informate della probabilità molto bassa di riuscire a vincere continuano lo
stesso a provarci.

La perdita viene vista come un’esperienza negativa che non viene tanto pesata, non ha lo stesso
peso che può avere una vincita, il dispiacere per una perdita di denaro non è cosi forte. Se
anche non vinco c’è un piacere insito nell’azione stessa.

La spinta a giocare è un processo autonomo distinto dal piacere della vincita, il Liking si
mantiene costante ed aumenta continuamente il Waiting;

Comportamento motivato
solitamente si fa riferimento a tutta una serie di comportamenti che sono fondamentali per la
sopravvivenza dell’individuo e della specie. Per la sopravvivenza dell’individuo sono tutti quei
comportamenti che servono a coprire le nostre necessità energetiche; ma lo sono anche dei
meccanismi che hanno a che fare con i processi di termoregolazione.

Il nostro corpo può resistere a determinate temperature, per riuscire a mantenere quelle
temperature abbiamo due tipi di reazioni:
1. automatiche: come l’auto regolamento della temperatura corporea (sistema autonomo)
2. volontarie: andiamo a scegliere un luogo riparato, ci vestiamo di più.. metto in atto
comportamenti che vanno proteggermi da situazioni che possono provocarmi dolore.

In alcune situazioni questi comportamenti di protezione sono talmente rapidi e veloci che
vengono governati da circuiti periferici.

Quattrocategorie di comportamentimotivati

Azionidirette a termoregolazione somma


Azionididifesa
sopravvivenza
Intensità della motivazione
dobbiamo tenere conto che può essere guidata da una serie di fattori:

1. Ritmo circadiano: ritmo fisiologico che è legato ai momenti della giornata, quello che ci
impone a una certa ora di andare a dormire e svegliarci e ci porta a sentire fame per pranzo
e cena - (varia da persona a persona e si può adeguare all’esigenze dell’individuo).
2. Informazione endosensoriale: informazioni legate a stati interni cioè quello che io elaboro e
percepisco (quando sono affamato ho delle sensazioni personali) serie di caratteristiche
legate a sistemi interocettivi cioè la percezione di tutte le sensazioni interne (fame, sazietà..)
(recettori al nostro interno collegati alla nostra muscolatura che producono sensazioni)
3. Informazione ensosensoriale: elaborazioni di tutti gli stimoli esterni che, a differenza di quelli
interni, possono essere anche condivisi.
4. Rilascio di ormoni: possono influenzare i nostri comportamenti (esempio ciclo mestruale)

Quello che avviene per produrre un comportamento che effettivamente venga messo in atto,
quindi, un comportamento motivato, abbiamo bisogno di questa serie di condizioni.

Criteri che delineano le azioni dirette allo scopo:


• Criterio strumentale: quello per cui si deve trovare un forte legame tra la causa e l’effetto.
La relazione tra causa/effetto non è sempre data per scontata per mettere in atto un
comportamento; (apprendimento e condizionamento) l’animale mette in atto un’azione per
ottenere del cibo si pensava non fosse necessariamente legato alla conseguenza. Si pensava
che per l’animale coinvolto non ci fosse una chiara consapevolezza del legame ma solamente
che la ricompensa rafforzasse solamente il legame tra stimolo e risposta.
trailcomportamentoeloscopo ilprimopermettediottenereilsecondo
conoscenzadellacontingenza

• Criterio dell’obiettivo: tutti i comportamenti devono avere uno scopo da raggiungere.


Svalutazione delle ricompense
(comportamento motivato vs comportamento automatico)

A due gruppi di ratti viene insegnata la stessa cosa (premi la leva quando vedi una luce o senti
un suono e ricevi una ricompensa) a metà dei ratti viene fatta un’iniezione di una sostanza che
crea forti disagi legati alla digestione questo per far in modo che a quel cibo si associ una
reazione avversa. Si nota che l’animale ad un certo punto non preme più la leva e questo fa
capire che l’animale crea un collegamento di causa/effetto tra le azioni che mette in atto e le
conseguenze.

Il comportamento automatico viene messo in atto indipendentemente dalla consapevolezza


delle relazioni di causa/effetto presenti.
i rattiingradodirappresentarsileconseguenzedelleproprieazioni
illorocomportamentopuòesseredefinitomotivato
Hitler e Jim Jones
cosa motiva il loro comportamento e i danni collegati?

- Errore di attribuzione: si può dare troppo rilievo alla figura guida, alla capacità che hanno
queste figure di attirare l’attenzione e convincere.

PSICOLOGIA SOCIALE
l’aspetto sociale prevede che tutti i processi mentali/cognitivi e i comportamenti visti fino ad ora
siano messi in relazione con la presenza di altre persone. Nella gran parte delle situazioni viste
precedentemente abbiamo considerato i processi cognitivi sul singolo individuo, vanno però
inseriti in un contesto che prese la presenza di altre persone.

Facilitazione ed inibizione sociale


la prestazione della persona varia a seconda che questa persona metta in atto quella
prestazione individualmente o in presenza di altre persone.

• Facilitazione: quando il compito da svolgere è relativamente semplice, e trovo negli altri


competizione (perché un ciclista è più veloce quando deve competere con altri rispetto a
quando è da solo?)
• Inibizione: quando il compito da svolgere è complesso (presenza di una persona che osserva)
Zajonc - (1965)
- Compito facile: compito che ha una risposta chiara che viene definita dominante, per arrivare
alla soluzione (risposta dominante =quella che compare per prima nel repertorio di risposte
ad uno stimolo-situazione). - apprendere una risposta che posso perpetuare.
La presenza di altri favorisce la produzione di risposte dominanti questo perché crea uno
stato di attivazione che facilità la prontezza alla risposta. Sono anche portato a fare più
attenzione a quello che accade fuori da me e si crea pressione/giudizio.

- Compito difficile: quel compito che implica l’individuazione anche di nuove risposte, mi viene
posto un quesito e mi viene chiesto di risolverlo. - ogni volta una soluzione differente.
La presenza di altri peggiora perché ho bisogno di più attenzione.
TEORIA DELLA DEINDIVIDUAZIONE (Zimbardo)
Zimbardo sosteneva che nel momento cui mi trovo in gruppo potrei tendere a comportami in
maniera diversa da quando sono un singolo individuo perché via via perdo di individualità,
divento anonimo, cedo parte dell’individualità al gruppo stesso.

Esperimento della prigione di Stanford


Zimbardo voleva testare la teoria della deindividuazione creando una situazione in cui fosse
possibile che le persone partecipanti entrassero a far parte di un gruppo, nello specifico
guardie carcerarie e carcerati. Creò nell’università di Stanford un luogo simile al carcere.

24 persone divisi in due gruppi:


• Guardie carcerate: vestiti con divise ed occhiali da sole
• Carcerati: vestiti con tute con numeri

Quello che notò da questo esperimento è che il comportamento delle guardie diventò sempre
più violento con comportamenti fuori controllo costringendo i carcerati ad azioni pesanti.
Questo conferma la teoria della deidividuazione, basta entrare nel ruolo della guardia carceraria
per assumere gli stessi comportamenti.

L’esperimento fu molto criticato perché forzato, non rispettava le regole etiche e metodologiche.

INFLUENZA SOCIALE - Esperimento di Asch (1951)


alle persone veniva presentato un segmento singolo di una determinata lunghezza, dopodiché
veniva fatto sparire e venivano presentati altri tre segmenti, infine veniva chiesto alle persone
“qual è il segmento che ho presentato prima (A B C).”

Apparentemente è un esperimento molto semplice.


Asch però mise nell’esperimento un partecipante vero e proprio che doveva rispondere e ci
aggiunse altri partecipanti che però erano d’accordo con Asch sulla risposta da dare; notò che:
• Quando la risposta che davano i falsi partecipanti era corretta anche il partecipante vero e
proprio rispondeva alla stessa maniera anche se la linea non è identica a quella presentata in
precedenza.
• Quando la risposta che davano i falsi partecipanti era sbagliata il partecipante vero e proprio
si trovava in confusione.

Il 50% dei partecipanti concordò con una risposta errata in 4 o più prove questo perché
“Credevo che il gruppo avesse ragione” “Avevo paura di sembrare ridicolo”

Il 25% dei partecipanti non si lasciò influenzare ma dissero “Mi sono sentito a disagio” - “cerco
tuttora di conciliare le mie opinioni con quelle del gruppo”

In conclusione anche difronte a compiti semplici possiamo farci influenzare da quello che
dicono gli altri quindi la maggioranza, per non sentirci a disagio - (conformità alla maggioranza)
Capitolo 7 -
LA MEMORIA
Non tutte le informazioni sono presenti contemporaneamente nella nostra memoria e non
sempre riesco a recuperare le informazioni, questo non determina la sua estinzione, ma
semplicemente può essere che il percorso per recuperarla è particolarmente impegnativo.

(serie di domande per differenziare i tipi di memoria)


…..

Quindi il linguaggio costruisce una traccia della memoria linguistica che ci permette di arricchire
quel ricordo. Ad esempio riesco a fare una descrizione verbale perché quell’esperienza si è
fissata nella memoria anche linguisticamente non solo visivamente (descrizione verbale della
giornata a scuola)

Il motivo per cui qualcuno ricorda il colore dei capelli della prima persona che ha visto appena è
uscito di casa è dettato dalla quantità di attenzione prestata. In quel momento qualcuno ha
prestato più attenzione perché il colore dei capelli ha attirato il suo sguardo (attenzione
esogena) oppure qualcuno ha prestato più attenzione perché solitamente tende a osservare i
capelli delle persone quindi presta attenzione di sua spontanea volontà (attenzione endogena)

• William James - (1842-1910)


un filosofo che si occupò di alcuni principi della psicologia, in particolare la memoria che
secondo James si distingueva in due:

- Memoria primaria (temporanea)


- Memoria secondaria (durevole)

Fino alla metà del ‘900 si credeva esistesse un unico sistema di memoria.
nelqualeapprendimento
avvenivaperilformarsidiassociazioni eobliodovutoa interferenza diassociazioni in competizione
• Donald Hebb - (1904-1985)
Hebb invece introdusse una lieve distinzione rispetto ad un unico sistema di memoria:
elettrica
Memoria a breve termine (MBT): legata ad un’attività del cervello transitoria, quindi temporanea
Memoria a lungo termine (MLT): determinata da modificazioni di natura neurochimica che si
mantenevano durature nel tempo - modificazioni stabili nel tempo.

• Peterson & Peterson - (1959)


fecero degli studi per capire quanto un’informazione può rimanere in memoria a breve termine.

Nello studio veniva presentato un trigramma di consonanti (ZCS) che doveva essere presentato
e con un intervallo che andava dai 3 ai 18 secondi veniva chiesto alle persone di ricordarlo.

Vengono utilizzati questo tipo di stimoli perché sono slegati dalle nostre conoscenze, lontane da
quello che abbiamo già in memoria, dalle nostre conoscenze.
Misurazione di un’attività passiva, se continuo a ripetere in maniera subvocalica (a mente) il
trigramma di consonanti io le ricordo per più tempo, oltre i secondi di intervallo.
Per evitare che avvenisse la ripetizione subvocalica chiedevano ai partecipanti di contare
all’indietro in 3x3 dopo la presentazione dello stimo e prima della rievocazione. A questo punto
è difficile metter in pratica strategie per ricordarle meglio.

Quello che risultava da questi esperimenti era che la funzione di ricordo era logaritmica, dopo 4
secondi la probabilità di rievocazione scendeva del 50/% dopo 10 secondi scende intorno al
10%, quindi probabilmente l’informazione in memoria a breve termine rimane per qualche
secondo, ha un tempo limitato.

Per confermare l’esistenza di diversi tipi di sistemi di memoria ci sono stati degli studi tra i quali
troviamo quelli condotti in pazienti.

Doppia dissociazione nei pazienti - (metodologie di neuropsicologia)


avendo due compiti il paziente X ha problemi nel compito A e non nel compito B mentre il
paziente Y ha problemi nel compito B e non nel compito A.

• Shallince & Warrington - (1970)


paziente KF che aveva problemi nella memoria a breve termine ma non a memoria a lungo
termine; esistono anche pazienti amnesici che hanno prestazioni buone in memoria a breve
termine ma non fissa le informazioni in memoria a lungo termine.

Se questi pazienti hanno difficoltà in due tipi di compiti di questo tipo è possibile che esistano
due distinti tipi di memoria (non come si pensava nel secolo scorso).

Effetto PRIMACY e RECENCY


(esperimento lista parole da ricordare e riscrivere)
compitodi rievocazionelibera
In questo esperimento è emerso l’effetto primacy: quell’effetto che si ottiene quando devo
ricordare una lista di parole; sostiene che riusciamo a ricordare con molta più probabilità le
parole che occupano le prime posizioni che occupano la lista.
Effetto Recency: quell’effetto che porta a ricordare molto più probabilmente le ultime parole
della lista. questoselarievocazione immediata
v3 è
Questi due effetti ci fanno notare che gli elementi che stanno nel mezzo sono gli elementi più
difficili da ricordare. Il fatto che riusciamo a ricordare meglio i primi e gli ultimi elementi della
lista ha a che fare con i due sistemi di memoria che abbiamo visto in precedenza (MBT e MLT).

Questi effetti possono essere modificati, ridotti, ad esempio presentando una lista di parole e
dopo l’ultima parola presentata si chiede di contare a ritroso, questo comporta un ricordo di
meno parole ma in special modo delle parole finali, perché il meccanismo prodotto dall’effetto
primacy/recency non è unico; ricordiamo le parole iniziali e finali per motivi differenti:

ITEM = in generale sinonimo di ogni singolo elementi di una lista o di una categoria, si può riferire a parole
e numeri, come in questo caso, ma un item può anche essere un’immagine, le domande di un test.
NB recencyeffectpreservatoinpazienticondeficitdi Mlt mapersoneipazienticonmaicompromessa
primacyeffect ilcontrario
Primi item: gli ricordiamo perché abbiamo più tempo per ripeterli hanno quindi più probabilità
di passare in memoria a lungo termine,
Item più recenti (ultimi): sono ancora presenti e quindi gli mantengo in memoria a breve termine

Il contare a ritroso influisce sugli item più recenti perché interferisce con le informazioni che ho
in memoria a breve termine, mentre le parole iniziali sono già in memoria a lungo termine (non
posso più ostacolarne il recupero) - Se introduco un ritardo nella presentazione sparisce l’effetto
recency.

Gli elementi centrali subiscono un’interferenza, continuo a ripetere le parole iniziali per fissarle
in memoria a lungo termine ma ostacolo il ricordo delle parole successive. Quindi non possono
essere fissati in memoria a lungo termine e non sono presenti in memoria a breve termine.

Modelli (organizzazione magazzini di memoria)

• Modello modale (Atkinson e Shiffrin) - anni ’60:


prevedeva che ci fossero degli stadi di elaborazione dell’informazione in memoria, questo tipo
di elaborazione avvenisse in maniera seriale quindi che ci fosse una sequenza temporale tra i
vari stadi.

- Presenza di uno stimolo ambientale (non necessariamente, può riguardare anche uno stimolo interno)
- Nel momento del contatto i nostri sensi raccolgono, attraverso i recettori, questo stimolo
- Entra e per qualche centinaio di millisecondi rimane fissato nel registro sensoriale mantiene le
informazioni nel loro stato sensoriale (visivo, uditivo, propriocettivo) memoriaiconicatecnica
- L’informazione passa nel magazzino/memoria a breve termine, qui l’informazione rimane per
qualche secondo - Il magazzino a breve termine ci permette di richiamare qualche
informazione (informazione richiamata) secondo un modello simile alla biblioteca. hacapacitàlimitata
- Se non sono interessato all’informazione presente in MBT quell’informazione svanisce se
invece mi fisso su quell’informazione è probabile che la fissi in memoria a lungo termine.
dipendedaentrambi imagazzini
I vantaggi di questo modello è che ci permette di rappresentare tecnicamente e fisicamente
quello che può essere il funzionamento della memoria inoltre può essere anche testato. Le
evidenze che abbiamo ci hanno portato a dire che forse la memoria non funziona proprio cosi.
(doppia dissociazione nei pazienti)

secondoquestomodellol'oblioavveniva sostituzionedellevecchie
infoconquellenuove
per
problemiPRINCIPALIMODELLOModale
1 iltempodimantenimento inMbtnoprincipalefattoreperapprendimento Teoriadei livelli di elaborazione p 37
2 semaitappaobbligataperapprendimento alungotermine ipazienticondeficitinMbtdovrebberoesserecompromessi
anchenellamet ma difattononera cosi
si èpassatia modelli inparallelo
Superamento del modello modale
il processo non è effettivamente cosi seriale ma può funzionare in parallelo, quindi:

se nello stimolo favorisco un tipo di analisi semantica quindi mi concentro sul significato dei
termini che voglio imparare a fissare in memoria, questo tipo di elaborazione semantica sembra
prevedere un passaggio diretto alla memoria a lungo termine senza un reale percorso nella
memoria a breve termine nel quale sembrano fermarsi quelle informazioni che prevedono
un’analisi fonetica (quindi del suono) - un’analisi più profonda passa direttamente in MLT.

MEMORIA SENSORIALE - (Sperling - 1960)


Il modello modale ci ha permesso dei passi avanti nel pensare che esistano diversi processi che
si distinguono ad esempio per il tempo di mantenimento delle informazioni. Il tempo è un
aspetto che distingue i diversi magazzini.

Un magazzino che ha un tempo ridottissimo è la Memoria sensoriale:


è quel tipo di magazzino che ha una durata temporale dell’informazioni ridottissima.

La Tecnica del Full Report - (Sperling - 1960)


primo a studiare come funziona la memoria sensoriale, utilizzò un compito molto particolare.
Veniva chiesto alla persona di fissare uno schermo su cui veniva presentata una matrice 4x3 di
lettere e numeri mescolati per 50millisecondi e si chiedeva alle persone di riportare quanti
elementi aveva visto. Le persone riportavano 4 item

(negli esperimenti in cui vengono presentati elenchi di parole bisogna bilanciare l’importanza e
la lunghezza di esse cosi da evitare problemi di attenzione sbilanciata)

I risultati di questo esperimento maturò un’ipotesi nella mente di Sperling il quale iniziò a
pensare che la MBT fosse composta da più elementi, quindi più capacità, per dimostrare questo
introdusse un altro compito:

La Tecnica del Psrtial


ma Report
molto simile al precedente, veniva presentata sempre una matrice di cifre e lettere, ma
contestualmente alla matrice veniva riportato un tono che dava l’indicazione di quale riga
doveva essere riportata (toni a frequenza alta, media e bassa in base alle righe)
In questo tipo di compiti, Sperling, dimostrava che le persone di quella riga che dovevano
riportare ne riportavano correttamente 3 su 4.
Quindi Sperling fa un confronto tra FP e PR arrivando alla conclusione che con il PR si arrivi a
dimostrare che nella MBT la capacità sia superiore rispetto a quella dimostrata nel FR.
elementipercepitisonoquindi 9 perchénonpossosaperequaleriga mivengachiesto di rievocare
Partial Report Superiority (differenza di prestazione tra PR e FR)
• Nel FP ottengo è 4 elementi su 12 - (30% di capacità di MBT)
• Nel PR ottengo 3 elementi su 4 - (75% di capacità di MBT)

Questo perché nel PR il suono indica la riga di riferimento solo dopo la presentazione della
matrice, quindi devo avere in memoria tutta la matrice per poter poi selezionare la riga da
riportare. Allora, se moltiplico il numero medio di lettere che una persona riporta nella
condizione di PR (3 elementi) per il numero di righe della matrice (3) ottengo un valore di 9
lettere potenzialmente disponibili per essere riportate (= 75% del totale)

Neisser (padre del Cognitivismo) nel 1967 chiamò questa forma di memoria (Partial Report
Superiority) Iconic Memory ovvero memoria iconica perché fa particolare riferimento agli aspetti
visivi quindi al magazzino sensoriale visivo.

Sperling di divertì a modulare la presentazione del suono (in corrispondenza degli stimoli o ad
intervalli con un massimo di 500 millisecondi, questo per misurare la durata di questo
magazzino sensoriale (quanto quest’informazione rimane in memoria). Notò che il Partial Report
Superiority perdura per circa 300 millisecondi
secondosperlingprovadell'esistenza diunmagazzinodibrevissimadurata memoriaiconica

• MEMORIA DI LAVORO - Modello iniziale (Baddeley & Hitc) - 1874


tipo di memoria più strutturata perché più componenti.
sostituironoa concettounitariodi Mbt unsistemapiùcomplesso atrecomponenti
1. PRIMA FASE: Baddeley determina tre componenti della memoria di lavoro:
1. Sistema esecutivo centrale: fa parte della memoria di lavoro ma non è un sistema di
memoria, è un sistema di coordinamento, ha la capacità di coordinare le risorse e
controllare i diversi sottosistemi divisi per qualità d’informazione:

• Circuito fonologico (memoria di lavoro uditiva)*


- magazzino fonologico: che mantiene le informazioni per pochi secondi
- componente di natura articolatoria: componente in cui è prevista una ripetizione
(numero di telefono da ricordare a mente - ripeto più volte)
mantieneinfoverbalepuramenteacustica in unmagazzinotemporaneo
• Taccuino visuo-spaziale (memoria di lavoro visiva - processi d’immaginazione)*
- componente passiva: ci permette di mantenere le informazioni
- processo attivo di ripetizione: permette di mantenere le informazioni in memoria
serveamanteneretemporaneamenteemanipolareinfovisiveespaziali
ripassoavviene
probabilmente
movimentioculari
attraverso
Buffer episodico quartacomponenteinseritain unsecondomomento
Sistema in cui vengono integrate le informazioni che provengono dal circuito deontologico o
dal Taccuino visuo-spaziale oppure possono venire recuperate le informazioni in MLT.
Ha un ruolo importante per il meccanismo di raggruppamento delle informazioni in memoria di
lavoro. Vengono quindi raggruppate attraverso il meccanismo del Chanking (Chunk = insieme
di elementi tra loro associati)

194518612020
è meglio ricordarlo così:
1945 1861 2020

Si ritiene che la capacità nel buffer episodico sia di 4 chunk.


Span = indica la capacità di memoria di lavoro ovvero quanti chunk riesco a ricordare
meno capacità se gli elementi sono grandi (quindi più frasi) - se raggruppo chunk costituiti da
vari item un chunk può essere anche una frase se considero più frasi avrò maggiore difficoltà
rispetto a ricordare chunk di singoli parole. - Il chunk permette di codificare più elementi e
quindi facilità il ricordo.

Span verbale = numero di parole o elementi ricordati dopo la presentazione


quando si misura la capacità di span verbale una cosa che si considera per essere accurati non è
solo il numero di elementi ricordati ma anche il loro ordine.
tienecontodellacorrettezzadellostimolo correttaposizione

* CIRCUITO FONOLOGICO: oMBTverbale


• Ricodifica fonologica: non solo il CF funziona e viene attivato quando una persona mi
dice a voce il numero di telefono ma viene attivato anche quando lo leggo e comincio
a ripeterlo a mente e lo trasformato quindi nel suo corrispettivo fonologico.
• Effetto di somiglianza fonologica: quell’effetto che possiamo rilevare quando, in una
lista di parole, ho più difficoltà a ricordare parole da suono simile. Questo perché a
livello di CF interferiscono perché hanno il suono simili e sono meno distinguibili.fattorattomas
• Effetto di lunghezza delle parole: le parole più sono lunghe tanto più possono avere
difficoltà ad essere ricordate dalla MBT verbale. Il loro recupero in MLT può variare a
seconda di cosa presento: parole o pseudoparole, è più facile ricordare le parole
piuttosto delle pseudoparole perché hanno dei suoni che io ho già immagazzinato in
memoria - (più facile ricordare parole frequenti rispetto a parole meno frequenti)

Funzioni della Memoria a Breve Termine Verbale - (MBT verbale)


- ha un ruolo importante quando si tratta di apprendere nuove parole.
(apprendimento di parole da bambini avviene attraverso il suono delle parole)
- ha un ruolo importante quando si tratta di apprendere nuove lingue
- ha un ruolo importante nella comprensione di frasi complesse in cui devo sfruttare la mia
capacità di memoria di lavoro verbale per interpretare la frase, soprattuto in quelle relative,
incasellate all’interno di altre frasi.
- ha un ruolo importante per mantenere un corretto ordine (ricette)
* MAGAZZINO/TACCUINO VISUO-SPAZIALE: O MBTvisuospaziale
Logie ha distinto due componenti nel modello di Baddeley:

• Visual Cache (componenti statiche): quando elaboro informazioni visive queste


possono essere elaborate staticamente (elementi del tennis durante la visione di una partita)
• Inner scribe (componenti dinamiche): se assisto ad una partita di tenni posso elaborare
l’informazione che riguarda quello che ho appena visto di quello scambio; hanno a che
fare con il fatto che la realtà che ci circonda non è statica ma dinamica.

Paradigma del doppio compito (Baddeley e collaboratori)


questo paradigma è stato impiegato per comprendere quali componenti della memoria di
lavoro fossero impegnate in diversi tipi di compito.

Alle persone venivano date due consegne per due compiti:

• Esperimento di Robbins et al. - (1996):


nel compito primario veniva chiesto di scegliere la mossa migliore a scacchi (non professionisti
ma conoscitori del gioco), contemporaneamente veniva richiesto un secondo compito che
prevedeva un compito di controllo (non va a coinvolgere nessuna delle componenti della
memoria di lavoro) che consisteva nel tamburellare sul tavolo secondo una sequenza precisa
data dallo sperimentatore.
La logica di questo esperimento era cercare di capire se queste componenti della memoria di
lavoro siano veramente distinte, per farlo cercò di utilizzare compiti che coinvolgevano
diversamente le diverse componenti:

- un compito che coinvolge l’esecutivo centrale: generare numeri casuali, cioè gli viene detto,
in contemporanea al compito primario, di produrre una serie di numeri casuali facendo in
modo che non ci sia un ordine preciso e non siano sempre gli stessi.
- un compito che coinvolge il taccuino visuo-spaziale: premere tasti secondo una precisa
sequenza visiva.
- un compito che coinvolge il circuito fonologico: ripetere “see-saw” per più tempo.

Fare due compiti contemporaneamente sicuramente difficili ma se devo scegliere la mossa


migliore, secondo Baddeley, quel compito richiede un taccuino visuo-spaziale (devo avere una
rappresentazione della scena, immaginando le conseguenze) e anche l’escutevo centrale perché
è un sistema attentino di coordinamento delle risorse. Quindi il compito di controllo interferisce
ma non tanto, il circuito fonologico non interferisce con questo processo mentre la generazione
di numeri casuali e il premere tasti in sequenza interferiscono con il processo perché
coinvolgono due capacità che sono richieste.

Dall’esperimento infatti notarono che i giocatori più forti venivano influenzati dal secondo
compito quando andava a impegnare l’esecutivo centrale e il taccuino visuo-spaziale.
Quindi questo esperimento dimostra che effettivamente esiste una memoria di lavoro che ha
delle diverse sotto componenti ben distinte.
• MEMORIA A LUNGO TERMINE
memoria che ci permette di mantenere le informazioni per un periodo più lungo che può
variare, si può distinguere in:

1. Memoria Dichiarativa Esplicita: memoria che si riferisce alla conoscenza esplicita


(definizione di una parola o circostanze in cui abbiamo conosciuto qualcuno) ed è accessibile
direttamente alla conoscenza (esprimibile a parole) - (a livello strutturale fa riferimento a
strutture medio-temporali e diencefaliche - ippocampo)
- Memoria forme diMltdoverievocazioneavvieneinmanieraconsapevoleeventifattiidee
episodica: si riferisce al ricordo di eventi specifici che abbiamo vissuto (memoria
autobiografica) oppure eventi a cui abbiamo assistito (trama di un film) viene organizzata

ii
cronologicamente e contiene informazioni spazio/temporali che specificano dove e

È
quando si è verificato l’evento Viene distinta in base a passato (retrospettiva) e futuro
(prospettica), perché si può riferire a qualcosa che devo ricordarmi di far accadere.
- Memoria semantica: tipo di conoscenza di informazioni più generali ed astratte, slegate
dalla collocazione spazio-temporale degli eventi (regista) e vene organizzata in modo
tassonomico e associativo.secondo tuevignecessaria l'utilizzazionedellinguaggio
per
conoscenza delmondoingenerale
2. Memoria Non Dichiarativa Implicita: accessibile solo svolgendo l’azione ma non banale da
riportare a parole (qualcosa che abbiamo già presente ma che utilizziamo implicitamente, ad
esempio l’andare in bicicletta). formenonconsapevolidimemoria
- Memoria procedurale: è la prima che si sviluppa durante l’infanzia questo perché meno
legata al linguaggio e più legata all’imitare dei movimenti e si riferisce alle procedure che
utilizziamo nello svolgimento di un compito. - (a livello strutturale fa riferimento a
cervelletto e gangli della base che hanno una funzione nel coordinamento motorio)
Priming percettivoussemantico

Differenza tra memoria episodica e memoria semantica (Tulving - 1972):

Memoria Episodica Memoria Semantica


si riferisce a: si riferisce a:

evento concetto fattiideeconcetti


(non necessariamente tangibile)

temporale
tempo organizzazione relazioni intocondivisedatuttii
informazioni membri diunadet
cultura
(importante relazione temporale tra gli eventi, (sparisce il concetto di tempo e c’è un legame di relazioni
scanditi da sequenza cronologica) tra concetti)

individuo membri di una cultura


(riguarda il singolo individuo, cioè un’esperienza che si (riguarda qualcosa di più condiviso, importante ci sia
può fare individualmente) un’accordo sulla definizione)

giudizio veridicità
(più legata all’individuo, do io un giudizio su quello che è (qualcosa che viene stabilito in base ad un accordo,
avvenuto e sto riportando) definizioni comuni per tutti)

dipende da contesto

ricordipersonali utilizzata in istruzione


diverso grado di vulnerabilità diverso grado di vulnerabilità
(determina la permanenza del ricordo, (determina la permanenza del ricordo,
ed è più vulnerabile, per una questione quantitativa dato ed è meno vulnerabile perché viene continuamente
che ne faccio meno esperienza ha meno possibilità di alimentata - concetto di tazza)
consolidarsi in memoria)

accesso volontario accesso automatico


(difficilmente faccio uso delle conoscenze che ho (le conoscenze della memoria semantica posso utilizzarle
quando non sono richiamate volontariamente) senza un accesso volontario, può essere automatico)

Differenza tra memoria retrospettiva e memoria prospettica:


Possiamo recuperare dalla memoria fatti o episodi del passato (retrospettiva) oppure possiamo
ricordare piani, intenzioni e azioni che svolgeremo in futuro (prospettica).

La memoria prospettica contiene degli elementi di memoria retrospettiva perché, ad esempio,


se devo prendere una pillola ogni 8 ore devo ricordarmi a che ora l’ho presa l’ultima volta o
semplicemente devo ricordarmi come si chiama la pillola.

Abbiamo detto che la memoria prospettica può riguardare un evento che deve verificarsi ad un
determinato orario, oppure un evento che deve verificarsi quando incontro una tal persona; nel
secondo caso può essere più semplice ricordarlo perché la persona aiuta a richiamare
quell’evento (funziona come cue).

Memoria autobiografica v3rivivereesperienzepassateèsolounapartedellamemoriaautobiografica


riguarda tutto ciò che ci vede protagonisti, il sistema di ricordi autobiografici comprende tre
livelli organizzati gerarchicamente:
memoriaautobiograficaepisodica
- estesi periodi della vita (quando vivevo all’estero)
- eventi generali (la scorsa estate)
- eventi specifici (la cena di martedì scorso) memoria autobiograficasemantica

Molto spesso si nota che il processo di memoria è un processo ricostruttivo questo vuol dire
che, anche quando pensiamo di aver registrato perfettamente l’evento e siamo in grado di
riprodurlo cosi come lo abbiamo vissuto difficilmente riusciamo a farlo, perché entrano in gioco
una serie di elementi come la sovrapposizione di ricordi simili.

Il fatto che la nostra memoria sia ricostruttiva non appartiene solo alla memoria autobiografica
ma anche a quella episodica che riguarda ad esempio riportare brani in prosa.
Bartlett: studiando la lettura di brani in prosa, notò che quando le persone riportavano
quel brano utilizzavano un processo ricostruttivo, in base alle proprie conoscenza
facevano delle differenze riportando il ricordo con delle modifiche.

• FORMAZIONE DEI RICORDI (costruire una memoria degli eventi)


1. CODIFICA: quella fase che viviamo attraverso le nostre modalità sensoriali e in cui tutto
l’insieme delle informazioni percepite, da quella sensazione o da quel determinato evento,
vengono trasformate in rappresentazione mentale.
Codificainfluenzata da diversifattori
LIVELLODIATTENZIONE
Studi di Elisabeth Loftus (fine anni 70): si facevano sedere, con qualche scusa, delle
persone fuori da una stanza da cui si sentivano delle urla e da cui poco dopo usciva una
persona che poteva decidere di uscire con un coltello insanguinato oppure senza nulla.
A distanza di tempo, mostrando diverse fotografie, veniva chiesto alla persona di
identificare la persona uscita dalla stanza; il risultato mostrò che nelle due condizioni il
risultato era diverso: uscita con coltello insanguinato sci si ricordava meno della
persona, perché l’oggetto attrae di più l’attenzione (Unexpected Object)

In questo caso la codifica è influenzata dai processi attentavi, cioè tanto più sono attento
a quello che devo ricordare, tanta più probabilità avrò di trasformare una
rappresentazione mentale in maniera corretta.
ProfonditàElaborazione info
apprendimentodistribuito studiatodaEbbinghaus
2. CONSOLIDAMENTO: la rappresentazione mentale deve fissarsi in memoria attraverso il
continuo pensarci così da arrivare al consolidamento.
faseincuileinfodiventanopiùstabili
Livello di elaborazione: vale per qualsiasi informazione io voglia fissare in memoria,
quest’informazione la posso rappresentare da diverse prospettive (livelli di elaborazione:
fonetico/suono, semantico/significato, visivo/immagine) tanto più la codifica riesce a
richiamare questi diversi registri e tanto più ho probabilità di ricordare
quell’informazione.

Si ricorda meglio una serie di concetti/informazioni se vi si è compreso il significato, ma


imparare a memoria non paga perché è un’elaborazione superficiale delle informazioni, mentre
una strategia che prevede un’elaborazione più profonda è quella che fa pensare al significato
perché crea relazione tra informazioni nuove e quelle già presenti in memoria (una volta capito
il significato posso attingere ad altri livelli come immaginarlo visivamente o foneticamente) -
esempio differenza tra memoria incidentale e intenzionale

Ebbinghaus (1885): prime ricerche usando un metodo sperimentale sulla memoria; fece
degli esperimenti in cui bisognava prendere sillabe senza senso e ricordarle da cui notò
che più tempo si dedica all’apprendimento meglio si ricorda ma se si passa da un giorno
al giorno successivo, il giorno successivo si impiega meno tempo ad imparare quelle
stesse sillabe che si erano imparate il giorno prima. Proporzionalmente si ottiene
maggior vantaggio se si dedica minor tempo, quindi si ha un vantaggio superiore se si
distribuisce l’apprendimento nel tempo.

(esperimenti su giocatori di football americano i cui risultati hanno portato teorie sul
funzionamento del consolidamento)

Modello standard del consolidamento:


una di queste teorie suggerisce che il consolidamento impegni strutture diverse nel cervello,
cioè la fase iniziale del consolidamento richiede una struttura che codifica le informazioni e le
fissa in teoria e un’altra struttura che le mantiene in memoria (la struttura cerebrale che fissa le
informazioni in memoria diversa da quella che le mantiene)
Il MSdC prevede che l’ippocampo sia la struttura che fa in modo che le informazioni via via si
fissino in memoria, quando poi le vado a recuperare l’ippocampo ha finito il suo ruolo.

Traccia multipla del consolidamento:


un’altra teoria suggerisce che ci sia una traccia multipla cioè si intende che l’ippocampo non è
attivo solo nel momento in cui si consolida l’informazione ma sia attivo anche nel momento in
cui recupero l’informazione. Con la presenza dell’ippocampo anche nel richiamo delle
informazioni oltre che durante il consolidamento si crea un nuovo processo di consolidamento
che permette di fissare meglio in memoria.

3. RICHIAMO: abbiamo tante informazioni già presente in teoria che però non possiamo
gestire tutte assieme quindi è necessario richiamare una determinata informazione quando
necessito di essa.

Ruolo dei cue: tutte le informazioni (i cue) presenti durante il momento della codifica
facilitano il recupero se tutte quelle informazioni sono presenti anche al momento del
recupero; i cue possono essere:

• Cue Esterni
- Intriseci: vanno associati direttamente alla parola da ricordare
- Estrinseci: riguardano il luogo, se studiando in un aula poi rifaccio l’esame nella
stessa aula ho maggiore probabilità di ricordare le cose, perché nel momento in
cui richiamo l’informazione mi ritrovo nella stessa condizione di quando la ho
codificata.
• Cue Interni
- Umore: riguardano l’umore, come mi sento nel momento in cui sto apprendendo
qualcosa e se questa sensazione è la stessa quando devo recuperarla - (effetto
maggiore con umore positivo e con eventi personali)

Ng ilcontestofondamentale fenomenodelladipendenzadacontesto
Principio di specificità della codifica:
Wieseman & Tulving (1976): quando io vado a codificare un nuovo elemento non codifico solo
l’elemento ma anche una serie d’informazioni legate a quell’elemento e queste informazioni
entrano tutte in memoria; quindi è presente sia l’Item l’elemento che è target da ricordare sia il
contesto (elementi interni/esterni).
- Traccia = item target + elemento contesto (cue)
tanto più quando devo ricordare l’item mi ritrovo ad avere una situazione che rappresenta il più
possibile la situazione in cui ho fissato quell’informazione tanto più ho facilità nel ricordarlo,
questo perché non fisso in memoria solo quell’informazione ma tutto il contesto quindi tanti più
pezzetti ho di quella traccia amnestica disponibili e tanto più sarò facilitato.
Esperimento contesto esterno: veniva chiesto a dei sommozzatori esperti di apprendere una
lista di parole in due fasi distinte (codifica e richiamo), la prima fase poteva essere su una
spiaggia oppure sott’acqua, la fase successiva poteva essere identico a quella della codifica
oppure diversa. Venne dimostrato che i sommozzatori ricordavano meglio quando il contesto di
codifica e richiamo era lo stesso.
indizi nellocalizzarelatracciadimemoria
ambientaliimportanti

NBanchetonoumoreinfluenzalarievocazione
Esperimento contesto interno: un alcolista che nasconde la bottiglia da ubriaco non la ritrova
quando è sano ma la ritrova da ubriaco, quindi nella stessa condizione della fase di codifica.

• PERCHE SI DIMENTICA (Tulving - 1974)


- L’informazione non è più disponibile in memoria (oblio legato alla traccia)
- L’informazione è presente in memoria ma non è accessibile (problema nella fase di richiamo)

Ipotesi su come si dimentica:


• Decadimento: tanto più tempo è passato dalla codifica dell’informazione tanto più ho
probabilità di dimenticare quell’informazione (il tempo come variabile)
• Interferenza: tutto quello che ho imparato prima o dopo quell’informazione può influenzare in
maniera positiva/negativa il recupero (effetti d’interferenza)
• Presenza di Cue: in assenza di Cue il recupero può essere più ostico
• Compatibilità: tra contesto e codifica e quello di rievocazione (principio di specificità)
• Consolidamento: si pensa che il processo di consolidamento possa durare parecchio tempo a
livello cerebrale; se qualcosa disturba il consolidamento (interferenza) la traccia subirà
un’alterazione, si indebolirà e non sarà possibile fissarla in maniera forte e presente.

È difficile stabilire se sia più vera l’ipotesi del decadimento rispetto a quella dell’interferenza
perché se la variabile è quella del tempo, quindi più tempo è passato tra il momento in cui ho
imparato e il momento in cui devo rievocare, è anche vero che sono passate più informazioni
quindi è aumentata l’interferenza.

Sicuramente però possiamo notare che l’interferenza ha un ruolo e si può dividere in:
- Interferenza proattiva: è quella del materiale che ho appreso in precedenza sul nuovo
materiale che devo apprendere. traccialottaperriprendereil suoposto
vecchia
- Interferenza retroattiva: il nuovo materiale appreso rispetto al materiale che devo
apprendere. obliodivecchieinfocausatodaarrivodinuove

Esperimento McGeoch e McDonald:


1. gruppo d’interferenza: fare imparare una lista A di parole che verrà testata in seguito, nel
frattempo faccio imparare anche una lista B che non verrà testata. (interferenza)*
2. gruppo di controllo: fare imparare una lista A di parole che verrà testata in seguito

*Interferenza retroattiva perché la lista B è stata presentata dopo la lista A


per avere un’interferenza proattiva si fa lo stesso esperimento presentando la lista B prima della lista A

Quale interferenza è più dannosa?


alcuni sostengono che la più dannosa sia l’interferenza retroattiva, in realtà alcuni studi hanno
dimostrato che anche l’interferenza proattiva può essere rilevante. In generale dipende dal tipo
di informazioni che si vanno a testare e che abbiamo immagazzinato in precedenza, tanto più
un’informazione è stata immagazzinata ed è chiara, disponibile alla memoria, tanto più questa
andrà ad influenzare il nuovo materiale creando interferenza (quello che già conosciamo non
sempre crea interferenza, spesso agevola il ricordo attraverso delle associazioni)

L’interferenza è più disturbante quando si devono dare risposte diverse agli stessi stimoli.

Gli studi sull’interferenza hanno suscitato interesse anche in ambiti applicativi uno dei quali è
quello dei messaggi pubblicitari, l’inserimento di messaggi pubblicitari in contesti che possono
essere la proiezione di film.

Esperimento di messaggio pubblicitario - (birra)


Alle persone veniva chiesto di seguire un serial televisivo nel quale, in una scena, il protagonista
beveva una birra in cucina. All’interno del filmato veniva fatto passare uno spezzone
pubblicitario nel quale c’era un’interruzione pubblicitaria che poteva essere congruente con la
scena (pubblicizzata una birra) oppure altri prodotti che non avevano a che fare con la birra.
La birra pubblicizzata non aveva a che fare con la birra bevuta dal protagonista e poteva essere
inserita prima o dopo della scena.

L’obiettivo era capire quanto i partecipanti a questo esperimento riuscivano a ricordare il nome
della birra nella pubblicità; hanno notato che quando il messaggio pubblicitario veniva
presentato dopo le persone ricordavano meno il nome della birra.

In questo caso è un tipo di ricerca applicativa perché dal punto di vista metodologico può
rispondere ad una domanda teorica che è quella del ruolo dell’interferenza ma riguarda
qualcosa che ha una forte componente ecologica (quanto i risultati dell’esperimento possano
essere esportati al di fuori del laboratorio, quindi nel quotidiano)

Ruolo che può avere la memoria in situazioni importanti/drammatiche:


• Studi sulla testimonianza: Elizabeth Loftus, psicologa americana che condusse una serie di
studi per capire quanto sia affidabile la nostra memoria. Anche nei casi della testimonianza
oculare ci possono essere delle forme d’illusione di memoria, anche il testimone oculare,
convinto di aver visto quella scena, può essersi auto ingannato non di proposito.

Tra questi effetti che si mostrano quando viene chiesto alle persone di rievocare un evento o di
riconoscere una scena o riconoscere una persona su una foto segnaletica, ce ne sono alcuni
ampiamente dimostrati come ad esempio:

1. Effetto di suggestionabilità: importante perché quello che accade quando si coinvolge o


individua un possibile testimone di una scena, la prima cosa che viene fatta è fare delle
domande a questo possibile testimone; si è notato che il modo in cui si fanno quelle
domande può influenzare poi il ricordo stesso.
2. Confusioni della fonte: quelle che riguardano lo stabilire chiaramente dove sia avvenuto un
evento; gli studi condotti hanno mostrato come può capitare che come testimone oculare io
possa riconoscere perfettamente quella persona che in quel momento scappava di corsa
con un coltello insanguinato. In realtà le persone che dicono “questa è la persona” hanno
semplicemente fatto una confusione di ambiti perché la persona riconosciuta è sicuramente
una persona già vista ma che si trovava in un altro ambiente.
3. Verbal overshadowing: una qualsiasi descrizione verbale che intercorre tra il momento in cui
ho assistito a una scena e il momento successivo e che può in qualche maniera influenzare il
mio ricordo. Negli studi di Elizabeth Loftus uno dei casi riportati spesso è quello in cui la
persona assiste ad un evento tragico e successivamente ne viene fatto un resoconto sul
giornale; può capitare che il giornalista commetta degli errori nel dipingere la scena (in
buona fede), può succedere che se il testimone legge l’articolo, in qualche maniera, non si
renda conto dell’errore e ne faccia un dettaglio proprio come fosse stato realmente vissuto.
Quindi qualsiasi descrizione o resoconto che il testimone di un evento, ascolta e legge nel
periodo che intercorre tra l’esperienza avuta e il momento in cui gli viene chiesto di
riportarlo è un effetto che può influenzare il racconto stesso.

Tra gli esempi più particolari e precisi troviamo quello riportato in uno studio di Elizabeth Loftus:
le persone vedono una foto di due auto che si sono scontrate (non c’è scena):
A. primo gruppo: “a che velocità si sono urtate le macchine?”
B. secondo gruppo: “a che velocità scontrate le macchine?”

le persone del gruppo A tendevano a dare una velocità inferiore rispetto a quelle del gruppo B,
quindi la formulazione della domanda può influenzare le risposte

ad una settimana di distanza senza rivedere la scena, alle persone venivano poste una serie di
domande rispetto all’immagine che avevano visto. Queste domande sono pensate ad hot tra cui
troviamo “se i vetri delle due auto si fossero rotti a seguito dell’incidente” (a nessuna delle due
auto si erano rotti i vetri) il 1/3 del totale delle persone del primo gruppo risposero che le auto
avevano dei vetri rotti mentre 1/6 le persone che avevano visto i vetri rotti del secondo gruppo.

Quindi la formulazione delle domande può portare a ricostruire quello che si è visto/vissuto,
portando anche ad aggiungere elementi non presenti, portando ad interpretare in maniera
diversa elementi che non si sono vissuti direttamente.

Ci sono delle situazioni in cui abbiamo una percezione molto forte di quello che abbiamo
vissuto che è legata ad un aspetto emozionale:
flash di memoria = tutti quegli eventi con forte impatto emotivo

Studio sull’assassinio di Kennedy - (Brown&Culic 1977)


chiesero ad 80 persone, di una certa età che quindi erano presenti nel periodo dell’assassinio,
dove si trovavano e cosa stavano facendo quando ricevettero la notizia della morte di Kennedy
e chi gli aveva dato la notizia. Solo uno delle 80 persone non era in grado di ricordare, la gran
parte riportava quasi perfettamente il ricordo di quella scena.

(stesso studio condotto con l’evento delle Torri Gemelle)


Quindi l’impatto emotivo di un evento contribuisce a fissare in memoria il ricordo.
La memoria è un potente strumento che ci permette di non ripartire quotidianamente da zero
ma di cui dobbiamo conoscere capacità e limiti, per poterlo fare dobbiamo studiarla e per farlo
vengono utilizzati diversi compiti. Solitamente la memoria può essere studiata tramite:

• Compiti di Rievocazione: richiede il fatto che sia la persona stessa a recuperare l’informazione;
- Rievocazione libera: presento una lista di parole e chiedo alla persona di ricordare il più
possibile, viene definita libera perché viene lasciato ampio margine alla persona e non è
importante l’ordine delle parole ma riportane il più possibile.
- Rievocazione seriale: prevede che se presento una lista di parole, le persone non debbano
riportare tuti gli elementi della lista di parole con ordine casuale ma devono riportare la
lista di parole rispettando l’ordine di presentazione (più complessa perché due aspetti da ricordare)
- Rievocazione suggerita: presento coppie di parole (cane/gatto, albero/casa..) poi presento la
prima parola e la persona deve dire la parola associata; suggerita perché c’è un elemento
che può facilitare il ricordo.

• Compiti di Riconoscimento: le informazioni vengono presentate e alla persona viene chiesto


se il materiale proposto sia noto alla persona - (compito più semplice perché solo confronto)

Questa distinzione la possiamo applicare a strumenti che utilizziamo quotidianamente come ad


esempio software o sistemi operativi (MSdos / software di programmazione).

Disturbi della memoria


nascono da incidenti vascolari, ictus oppure traumi che causano danni cerebrali che possono
portare ad amnesia post traumatica che solitamente riguarda la difficoltà di recuperare tutte
quelle informazioni che sono legate al momento del trauma o ai momenti successivi. Questo tipo
di amnesia porta ad un disorientamento spazio/temporale e a parecchie confabulazioni cioè la
creazione di falsi ricordi.

a seconda del periodo di vita a cui si riferisce quest’amnesia la possiamo distinguere in:
• Amnesia Retrograda: difficoltà a ricordare tutto quello che ha preceduto il trauma quindi
eventi molto vicini ma riguardanti il passato (il meccanismo direttamente colpito è quello che ci
permette di mantenere le informazioni passate)
• Amnesia Anterograda: difficoltà a fissare le nuove informazioni (il meccanismo direttamente
colpito è quello che ci permette di fissare le informazioni nella memoria)

Questo tipo di disturbi si riferiscono alle aree cerebrali che vengono colpite, alle aree cerebrali
che possono in qualche maniera spiegare il perché si manifesti retrograda o anterograda.
Capitolo 8 -
IL LINGUAGGIO

LINGUAGGIO
È una delle facoltà cognitive di cui è dotato il sistema cognitivo umano.
Come visto in precedenza è un’esperienza che coinvolge più sensi contemporaneamente (udito,
vista, tatto) in psicologia si intende anche il linguaggio veicolato attraverso la scrittura (lettura).

Come noi apprendiamo il linguaggio, quanto questa capacità sia rapida.


Impieghiamo pochi mesi per avere una padronanza dello strumento, ci sono sicuramente da
tenere conto le due fasi di apprendimento: la capacità di produzione e comprensione.

Questi due aspetti possono essere slegati, ad esempio, quando si danneggiano alcune parti del
cervello può essere che la persona abbia difficoltà a produrre il linguaggio ma non a
comprenderlo mentre s era lesione è da un’altra parte del cervello può accadere l’opposto,
riesce a produrre parole ma non riesce a comprendere.

Anche per i bambini avviene lo stesso procedimento con le stesse due fasi; la produzione del
linguaggio avviene ad una velocità differente in quanto il bambino apprende molte più parole
rispetto a quante riesca a produrne. Il linguaggio non è solo un’attività che coinvolge i nostri
sensi ma è anche un’attività motoria dato che nel momento in cui produciamo dei suoni
dobbiamo programmare dei movimenti in modo tale che escano quei suoni ben precisi (il
modo in cui produciamo i suoni può influenzarne la comprensione)

Approcci della comprensione del linguaggio:


• Approccio comportamentista: quello che si rifà all’apprendimento di Skinner, si ha una forma
di condizionamento operante cioè durante lo sviluppo, nei primi mesi, alcuni suoni vengono
rinforzati e altri no (alcuni hanno una qualche tipo di ricompensa, altri no). Quindi in questo
approccio abbiamo un condizionamento operante + apprendimento per imitazione; ma non
spiega alcuni fenomeni che troviamo nel linguaggio (vocabolario ridotto).
• Approccio innatista: prevede che per la comprensione del linguaggio esistano meccanismi
innati che non dipendono dalla nostra esperienza ma che ci permettono di comprendere il
linguaggio. Noam Chomsky sosteneva che ci fosse un sistema presente già alla nascita che ci
permetteva di acquisire il linguaggio ed una struttura linguistica potendo dare un significato a
frasi mai sentite prima.
• Approccio interazionista: sostiene che sia innegabile che ci siano elementi presenti fin dalla
nascita che ci permettono di cogliere alcuni aspetti del linguaggio ma altrettanto innegabile è
che parte della nostra parte linguistica avvenga per imitazione a contatto con altre persone.

La nostra capacità di elaborare/imparare i suoni di una determinata lingua ha delle specificità:


posso imparare la mia lingua madre, una seconda lingua posso imparare alla stessa maniera
perché nasco in una città in cui si parlano sia una che l’altra (Alto Adige) ma posso anche avere
un’unica lingua madre e apprenderne un’altra.
Si può apprendere una lingua a qualsiasi età ma riuscire a riprodurre esattamente la pronuncia
di un madrelingua è possibile solo se la si apprende fino ad una certa età;
Periodo critico: ci permette di imparare questa lingua con la stessa pronuncia (7/10 anni),
questo aspetto è importante perché Il nostro cervello ha una certa plasticità che si può
modificare nel tempo che se avvengono entro un periodo critico possono portare risultati
diversi.

PROPRIETÀ DEL LINGUAGGIO (come lo rendano particolare)

1. Doppia articolazione Martinet


prevede che all’interno del linguaggio ci siano due livelli:
- Livello dei Morfemi: quello rappresentato da unità aventi un significato (Gatt-o)
Gatt è un morfema che richiama quel termine, dediche posso aggiungere delle lettere
finali che possono dare un significato diverso.
- Livello dei Fonemi: rappresentato da unità minime non dotate di significato (G/a/t/t/o)
queste unità sono prodotte da suoni (fonemi)

Da questi due livelli (suoni e morfemi) io posso produrre una quantità di termini, parole e
significati. Avere questi due livelli mi permette di avere un economicità di funzionamento.

2. Arbitrarietà deSaussere
legata al fatto che i simboli che noi utilizziamo per il linguaggio sono scelte in maniera arbitraria
che non vuol dire casuale. Nessuna relazione tra i simboli che costituiscono il linguaggio e gli
oggetti a cui si riferiscono. (Cervello in italiano e Brain in inglese, nessuna delle due parole
hanno qualcosa che richiama quell’oggetto). Ci sono dell’eccezioni come con le onomatopee.
Avere un’arbitrarietà rende problematica la traduzione, soprattutto quelli automatici, non c’è un
chiaro riferimento tra un termine e quell’oggetto stesso. Allo stesso tempo crea anche una
libertà nella scelta dei termini con cui riferirsi allo stesso oggetto.

3. Ricorsività
quella proprietà che ci permette di applicare una serie di regole che conosciamo per costruire
significati sempre nuovi, si applica a costruzioni di frasi che possono essere sempre più
complesse. Applicare e riapplicare una serie di regole in maniera illimitata per ottenere
significati sempre nuovi.

Queste sono proprietà del linguaggio; gli aspetti che più ci interessano in psicologia sono stati
studiati inizialmente già dal secolo scorso.
PSICOLINGUISTICA (Seminari Giugno/Agosto del 1951)
a metà dello scorso secolo le competenze della linguistica si uniscono alle competenze della
psicologia (come riusciamo a produrre, apprendere e comprendere il linguaggio) e nasce cosi
una disciplina che analizza tutti i processi cognitivi legati al linguaggio non solo da un punto di
vista comportamentale ma andando a osservare anche le basi neurali dell’attivazione quando si
fanno dei compiti legati a quesiti di natura linguistica.
Livelli di analisi linguistica:
• Fonetica
• Fonologia
• Morfologia diversicampi unodeidua siconcentrasuaspettidiversid
09 90990
• Sintassi
• Lessico
• Semantica

(esempio domande parole italiane Pangiato/Aschdnt)


nessuna delle due parole appartiene alla lingua italiana ma la possibile appartenenza di una è
più probabile; questo per via della FONOTASSI.

Componenti formali (aspetti del suono)


1. FONETICA: proprietà fisiche che hanno i suoni ma anche come un suono viene prodotto
grazie alla conformazione che assumono naso, bocca e gola durante la produzione (aspetti
fisico anatomici). L’unità base della fonetica è il Fono cioè ogni suono che riusciamo a
produrre

2. FONOLOGIA: studia il modo in cui i suoni si comportano nella lingua, come vengono
elaborati a livello cerebrale e come vengono categorizzati. L’unità linguistica più piccola dal
punto di vista sonoro è il Fonema.

Fonemi: sono le parti più piccole di cui sono composte le parole di una lingua (parlata):
• non corrispondono alle lettere
• /c/ o /p/ sono due fonemi perché creano parole di diverso significato (costo o posto)
• la corrispondenza tra fonemi e grafemi varia di lingua in lingua:
Lingue trasparenti: quando c’è alta corrispondenza tra grafemi e fonemi.
Lingue opache: quando c’è bassa corrispondenza tra grafemi e fonemi.

suonocheselosisostituisceportaaduncambiamentodellaparola
3. LESSICO E MORFOLOGIA:
Il lessico si intende tutta una serie di parole che fanno parte di una determinata lingua, quello
che può essere contenuto nel dizionario Treccani. Al suo interno ha diversi aspetti interessanti
come la Frequenza di una parola cioè può essere il lessico presente in una lingua, il lessico che
padroneggia una persona. La conoscenza di questi termine e la capacità di recuperarne il
significato è determinato dalla frequenza d’uso (termini più utilizzati di altri).

Esistono dei database della frequenza lessicale: lingua parlata e lingua scritta.
Il lessico ha degli aspetti anche qualitativi: si evolve ci sono termini, modi di dire che sono
particolarmente utilizzati in alcune fasce d’età e questi termini sono in continua evoluzione.;
stessa cosa vale per le regole sintattiche.

La morfologia studia la struttura, la forma delle parole che cambia anche per dare significati
differenti. Mentre la sintassi è quell’insieme di regole che utilizziamo per comporre le parole ee
attraverso la loro composizione poter formare delle frasi.

PAROLE insiemedisuonilinguisticiassociatiadunideaoconcetto
Morfemi = sono le unità più piccole dotate di significato che non possono essere ulteriormente
suddivise [gatt-] radice di parole con significato simile

- Il morfema può coincidere con la parola, una parola può essere cioè formata da una solo
morfema (monomorfemica: bar, ieri, che, sempre, tribù)
- La parola piò essere il risultato di una combinazione tra due morfemi (bimorfemiche) o più
morfemi (plurimorfemiche)

Componenti di contenuto (aspetti del significato/semantica)


1. SEMANTICA: si riferisce al significato di una parola, di una frase, di un insieme di frasi e
questo viene contenuto nel vocabolario.
2. VOCABOLARIO: l’insieme delle parole di una lingua
- può essere passivo (comprensione) o attivo (produzione)
- tutta la parte di semantica fa parte di quella parte di memoria chiamata memoria
dichiarativa che al suo interno ha un magazzino delle forme uditive e uno delle forme
visive delle parole (le due cose possono essere slegate)

TRIANGOLO SEMIOTICO

= parola scritta

= oggetto al quale ci si riferisce

Il significato che noi diamo è influenzato dall’esperienza personale

Relazioni tra le parole


• Polisemia: parola con più significati (albero)
• Sinonimia: più parole con lo stesso significato (casa/dimora)
• Antonimia: parole con significati opposti (ruvido/liscio)
• Iperonimia: categoria, insiemi più ampi (uccelli)
• Iponimia: i componenti della categoria, dell’insieme più ampio (usignolo, pettirosso..)
SINTASSI
Insieme di regole che ci permettono di raggruppare i termini all’interno di una frase che veicoli
un messaggio quindi abbia un significato - (soggetto-verbo-oggetto)

“gatto con la volentieri mio il gioca lana”

la sintassi ci permette di dare un giudizio di accettabilità della frase.

Catena sintattica: struttura generale con cui si dispongono le parole all’interno di una farse.
• Sintagma: unità minima della catena sintattica/elemento principale e minimo della frase:
- Sintagmi nominali: (il mio gatto)
- Sintagmi verbali: (gioca volentieri)
- Sintagmi preposizionali: (con la lana)

Relazione tra sintassi e semantica


alcune frasi dal punto di vista semantico non hanno senso, ma se confronto le due frasi ho
l’impressione che una delle due non sia accettabile dal punto di vista sintattico, l’altra invece ha
una costruzione che la rende accettabile.

«Colorless green ideas sleep furiously »


«Furiously sleep ideas green colorless»

La prima frase è quella che è accettabile perché nella seconda abbiamo un insieme di termini
confusamente disposti ma nessuna delle due dal punto di vista semantico ha un significato.

Data la struttura, anche se dal punto di vista delle regole grammaticali è errata, io riesco a dare il
significato corretto. «Ho visto Maria e Gianni. Gli ho detto di chiamarmi in serata». È frequente
che quando si comunica con una persona si possano commettere errori grammaticali che però
vengono accettati perché c’è comprensione del significato, l’importante è che ci sia la sintassi;
questo perché quello che ci dà la sintassi ci permette comunque di avere l’impressione che una
frase possa essere accettata che è differente dall’essere corretta.

Suoni delle parole (aspetto fonologico)


in psicolinguistica ci si è chiesto come i suoni del linguaggio siano organizzati a livello cerebrale
(rappresentati mentalmente). Il linguaggio è uno stimolo sonoro, cosi come qualsiasi altro suono
ma i suoni legati al linguaggio hanno delle peculiarità rispetto agli altri suoni?

L’ipotesi è che i suoni del linguaggio siano rappresentati, a livello cerebrale, in categorie non
siano quindi suoni i quali variando frequenze sento già la differenza. Per i suoni dei fonemi
sembra invece che siano rappresentati in categorie distinte, nessun continuum, o appartieni a
un fonema o all’altro anche se vario di poco le caratteristiche.

sillabe ‘ba’ e ‘pa’ che appartengono ad un continuum,


quello che fa variare queste due sillabe è
IL TEMPO DI ATTACCO DELLA SONORITÀ (vot)
Il Vot (voice onset time) è una caratteristica delle consonanti occlusive chiamate cosi per il
proprio modo di articolazione vvengono generate mediante il blocco completo del flusso d'aria
a livello della bocca, della faringe o della glottide, e il rilascio rapido di questo blocco.

B definita consonante bilabiale sonora:

• il suo modo di articolazione è occlusivo, perché questo fono è dovuto all'occlusione nel
canale fonatorio (la bocca), seguita da un brusco rilascio detto esplosione;
• il suo luogo di articolazione è bilabiale, perché nella pronuncia le labbra si chiudono;
• è una consonante sonora, perché il suono è prodotto con la vibrazione delle corde vocali.

P definita consonante bilabiale sorda:

• il suo modo di articolazione è occlusivo, perché questo fono è dovuto all'occlusione nel
canale fonatorio (la bocca), seguita da un brusco rilascio detto esplosione;
• il suo luogo di articolazione è bilabiale, perché nella pronuncia le labbra si chiudono;
• è una consonante sorda, perché il suono è prodotto senza la vibrazione delle corde vocali.

L’aspetto dell’organizzazione in categorie lo si può studiare andando a giocare con il VOT:

nel momento del rilascio dell’occlusione sento il suono e tra il momento dell’apertura, il rilascio
dell’occlusione e il suono che riesco a sentire passa del tempo che viene definito appunto
tempo di attacco della sonorità, parliamo di un tempo relativamente breve.

Se il tempo VOT è di circa 20 ms si percepirà ba, se invece è di circa 40 ms si percepirà come


pa; questo mi permette di fare una serie di manipolazioni sperimentali per capire se una
persona ha sento “ba” o “pa” e quando riesce a sentirli.

Manipolazioni sperimentali:
utilizzando i programmi computerizzati si può variare il VOT, partendo da 5 ms fino a 60 ms. in
questa maniera posso ottenere suoni che vanno da ba a pa.

Tuttavia le persone sentono questo continuum in maniera categoriale. Fino ad un certo punto
sento ba e da un punto in poi pa e non sentono differenze interne alle due categorie di suono.
Questo ci dà l’idea che i suoni del linguaggio siano rappresentati, a livello mentale, sotto forma
di categorie diverse e distinte non lungo un continuum di suoni che via via cambiano ma lungo
distinzioni di categorie. Questo lo si può vedere in:

• Compiti di identificazione: fino ad un certo VOT tutti i suoni presentati vengono riconosciuti
come ba, poi sempre e chiaramente come pa (non viene percepito il cambio graduale)
• Compiti di discriminazione: suoni presentati a coppie, più difficili da distinguere se questi
suoni rientrano nello stesso segmento categoriale.
Frequenza delle sillabe:
gli studi sulle sillabe ci hanno aiutato a comprendere tutta una serie di aspetti e l’idea è che
all’interno della nostra mente le sillabe le abbiamo fissate in memoria.

Il compito che viene svolto per studiare la rappresentazione delle sillabe sono divisi in fasi:
• Prima fase: i partecipanti all’esperimento si trovano difronte ad un immagine (simbolo visivo
casuale) e ad una sillaba
• Seconda fase: presentazione del solo stimolo visivo e viene richiesto di produrre la sillaba
associata a quel simbolo visivo, più rapidamente possibile

Questo è un compito di memoria (rievocazione guidata) e si nota che le sillabe che appaiono
più di frequente in una lingua vengono prodotte più rapidamente. Quindi si può confermare
l’esistenza di un sillabario mentale in cui è probabile abbia associate le sillabe non solo sotto
forma di parola scritta e suono ma anche di come vengono prodotte.

Impatto del suono delle parole:


per vedere, nelle parole, come il suono delle singole sillabe possa influenzare anche la nostra
produzione di parole stesse o come siano organizzati tra loro questi suoni esistono diversi
compiti, tra cui:

• Picture-word interference (interferenza parola-figura)


Il compito specifico è un paradigma che utilizza il Priming (l’effetto priming lo si trova nei compiti
in cui esiste un target cioè l’oggetto del compito che richiedo al partecipante) prima del target
posso presentare un qualsiasi stimolo, che non è rilevante per il compito, che viene chiamato
Prime (qualsiasi elemento che io presento prima/dopo o simultaneamente del target che può
produrre degli effetti sul riconoscimento del target)

Presento l’immagine di una casa chiedendo al partecipante di identificare l’oggetto in figura ma


prima presento una parola, ad esempio Cane, che non ha nulla a che fare con casa ma una parte
dei fonemi è comune a Casa;

Si è notato che se utilizzo come Prime la parola cane le persone rispondono più velocemente a
casa rispetto a quando utilizzo come Prime una parola che non ha alcun fonema in comune con
la parola da pronunciare. Quindi se ho un legame semplicemente sonoro tra due parole il
riconoscimento del disegno presentato è facilitato.
Effetto della frequenza delle parole
Compito di decisione lessicale
compito in cui devo scegliere se una parola è una parola o una non-parola; vengono presentate
delle parole scritte e i partecipanti devono dire se è una parola o una non-parola.

La frequenza d’uso non solo ha un effetto sulla velocità di risposta ma anche un effetto sulla
correttezza, tanto più un termine sarà frequente tanto più sarà riconosciuto come tale.
Come faccio a quantificare la frequenza di una parola?
Operazionalizzare una variabile è importante per calcolarne gli effetti, sta a significare che a
quella variabile devo dare un preciso significato e deve essere anche quantificabile

Corpora linguistici: al loro interno contengono tutta una serie di informazioni che riguardano
la frequenza di utilizzo di un determinato termine; si distinguono in lingua parlata e lingua scritta

British National Corpus (BNC2014)


• Parlato: sono state considerate 1,251 conversazioni registrate con degli smartphone in
situazioni informali. Analizzando queste registrazioni si notò come ci fossero delle parole
utilizzate con maggiore frequenza rispetto ad altre.
• Scritto: attraverso un lavoro di ricercatori hanno preso in considerazione temi/saggi scritti da
studenti ma anche libri, conversazioni whatsapp e commenti Facebook/Twitter ed hanno
realizzato una chiara idea di quello che può essere la frequenza di determinati termini.

Effetto di superiorità della parola


le parole rispetto alle loro componenti (lettere) hanno una certa superiorità di rappresentazione.
Questo effetto è stato dimostrato in compiti in cui viene chiesto a una persona se quella tal
lettera è stata presentata all’interno di una sequenza di lettere presentata in precedenza.
(la presentazione della serie di lettere viene fatta in modo molto rapido)

Tachistoscopio: strumento noto in psicologia sperimentale che veniva utilizzato per presentare
lettere/parole in modo rapido. fungeva un po’ come il computer ora.

Questi compiti in cui gli stimoli vengono presentati per breve tempo funzionano meglio quando
viene presentata una parola (Parassita) rispetto a quando viene presentata una non parola
(Trgchjkwsq). Si è notato anche che le persone hanno una prestazione migliore in questi compiti
quando prima viene presentata prima una parola rispetto alla singola lettera quindi all’interno
della nostra memoria raggruppiamo il linguaggio in parole piuttosto che in singole lettere

Punti di unicità del riconoscimento della parole


quand’è che riesco a riconoscere una parola che ho in memoria e cosa accade quando mi viene
presentato un vocabolo?

Quando cornico con una persona che pronuncia una parola sembra che il riconoscimento di
quella parola possa avvenire non quando è stata pronunciata per intero ma anche prima che la
parola venga pronunciata e questo avviene quando si raggiunge il punto di unicità.

Punto di unicità: quando c’è sufficiente informazione uditiva (fonetica) per riconoscere quella
parola (al di là del contesto)

Quando confronto due parole con punti di unicità differenti le persone riescono a dare risposti
più veloci dove cade il punto di unicità se è precedente io riesco a riconoscerle prima, tanto più
il punto di unicità è precedente alla fine della parola, tanto più le risposte saranno veloci.
Modello di attivazione della coorte
Spiega il funzionamento a livello mentale della rappresentazione delle parole che si sentono
quando si ha un’interazione verbale.

Prevede che, nel momento in cui viene pronunciata una parola io sento dei suoni (ad esempio
matita Matilde, mattina… tutti suoni che iniziano con ma) quando pronunciano ma già evoca tutti
i termini che cominciano con ma, andato avanti nel completamento della parola si riducono.

Quindi suoni evocano tutte quelle parole che hanno quel fonema comune e via via l’attivazione
si riduce fino ad arrivare al punto di unicità che è quello che blocca l’attivazione.

Come sono rappresentate le parole


le parole sono sempre immagazzinate come parole oppure c’è una rappresentazione di quelli
che sono i morfemi; nel momento in cui leggo una parola essa si attiva come unità o come parti
delle sue componenti?

• Priming morfologico - (esperimenti)


alle persone viene chiesto di fissare lo sguardo su una croce centrale (punto di fissazione), viene
presentata la parola (prime) e poi viene presentata la parola target e la persona deve riuscire a
riconoscere la parola target.

Si è notato che se il prime ricalca la parola successiva, avendo anche significato diverso, il
riconoscimento del target è facilitato; Il legame tra le parole è dato dalla forma delle parole
(morfema) questo porta all’ipotesi che le parole possano essere raggruppate per morfemi.

• Masked priming: effetto che io posso ottenere da un termine prime anche se l’elaborazione
del termine prime stesso è nascosta. (tra prime e target vengono presentati degli elementi con
lo scopo di mascherare il prime presentato in precedenza)

? P58appunti

• Priming semantico (influenza del significato/semantica)


come il significato delle parole può facilitare il riconoscimento di parole simili.
(oro/argento rispetto ad oro/plastica - perché appartengono alla stessa categoria)

Concetto: quelle che sono le caratteristiche di una categoria o di un elemento di questa


categoria; da un punto di vista psicologi i concetti hanno tre funzioni fondamentali:

1. Favoriscono l’economia cognitiva: riducono il numero di informazioni che devo apprendere,


percepire, ricordare per agire ed interagire con altre persone o prendere delle decisioni.
(non ricordo tutti i cani visti, ma solo alcuni che rappresentano la categoria)
2. Favoriscono le inferenze: mettono in relazione informazioni percettive e non percettive,
forniscono quindi aspettative e fungono da guida per le nostre azioni. (dato il concetto cane,
posso inferire le sue proprietà (es. abbaiare), anche se non lo sta facendo)
3. Sono associabili per formare concetti complessi e pensieri: mi permette di prendere due
concetti semplice (lupo e mordere) e crearne di più complessi (il lupo può mordere).

Heirarchiacal Model - Collins&Quillian (1969)


modello su come questi concetti siano organizzati, aveva a che fare con le caratteristiche dei
concetti (il cane non ha le ali), quindi ciascun concetto può essere presente in memoria con una
serie di caratteristiche specifiche.

Secondo Collins & Quillian i concetti sono organizzati secondo un modello di natura gerarchica
che prevede che dei singoli elementi siano categorizzabili all’interno di categorie più ampie.

Logica di questo modello:


• Vari nodi nella nostra memoria e ciascun nodo è un concetto che può essere più generale o
più particolare (tutti legati tra loro).
• Gli attributi/caratteristiche caratteristiche sono associate al livello, quindi le caratteristiche sono
condivise dagli elementi di quella categoria.
• Nodi superordinati: uccello
• Nodi subordinati: canarino e struzzo
• Gli attributi dei nodi superordinati vengono ereditati da tutti gli elementi che sono legati a
quel nodo
• Esistono delle eccezioni rispetto a determinate caratteristiche, lo struzzo è uccello ma non vola

ci sono stati dei compiti che hanno mostrato come questa struttura può essere vera ma anche
esperimenti che hanno messo in dubbio alcune assunzioni fatte da questo modello.

Fallimenti predizioni attributi definitori


• (Collins & Quillian): tutti gli attributi sono ugualmente importanti e significativi.
Conrad (1972) non è d’accordo: alcuni attributi sono più importanti e salienti.
Elefante: probabilmente viene riportato più spesso il fatto che ha la proboscide, che
non che possiede una coda.

• (Collins & Quillian): tutti i membri di una categoria sono ugualmente importanti.
Rosch (1973): pettirosso rappresenta meglio la categoria degli uccelli del canarino.

Problemi nella ‘congiunzione di attributi’


in alcuni casi non tutti gli attributi, per alcuni concetti, sono facilmente definibili.
(Gioco: Palla, un giocatore o più giocatori, pezzi)

Categorie sfumate: mobilia (Mc Closkey & Glucksberg,1978)

Previsioni sulle gerarchie non sempre rispettate:


a) Pollo è un uccello?
b) b) Pollo è un animale.
risposta più veloce a ‘b’ (Collins et al. 1974)

Teorie dei prototipi


L’idea di questa teoria è che i concetti siano organizzati attorno a degli elementi più
caratteristici di altri. Secondo Collins & Quillian tutti gli elementi dovrebbero stare allo stesso
livello ma secondo questa teoria ce ne sono alcuni che sono più rappresentativi di una categoria
rispetto ad altri.

Questo spiega: il gradiente di tipicità, le categorie sfumate, il livello di astrazione (non hanno
struttura prototipica)

• Rosh (1977): il prototipo è l’esemplare reale che possiede il maggior numero di caratteristiche
condivide dai membri di una categoria.
• Smith, Shoben e Rips (1974): il prototipo rappresenta un’astrazione, cioè l’insieme delle
caratteristiche più frequenti di una categoria.

(Lezione 29 novembre)

conoscenze che noi abbiamo possono aiutarci a definire la realtà, a volte ci aiutiamo con
concetti che sono approssimativi/superficiali, non necessariamente fondati su evidenze.

Stereotipi
Sono forme di conoscenza che noi utilizziamo per identificare una determinata azione;, cioè
delle semplificazioni di concetti molto più complessi.

Scambled sentence test - (utilizzo degli stereotipi)


al partecipante vengono date 5 parole deve sceglierne 4 con le quali creare delle frasi più
rapidamente possibile.
Esistevano due versioni del test:
1. un numero di parole potevano attivare lo stereotipo dell’anziano negli stati uniti includendo
parole come (vecchio, grigio, Florida, pensione, bingo)
2. non c’entrano parole correlate allo stereotipo dell’anziano (assetato, pulito, privato)

quelli sottoposti alla prima versione, usciti dalla prova camminavano in maniera più lenta
rispetto alla velocità impiegata dagli altri partecipanti. Gli autori hanno rilevato che l’utilizzare
una serie di concetti che si riferiscono all’anziano possa influenzare il comportamento delle
persone che hanno attivato questo stereotipo.

Attivazione degli stereotipi da parte dei media:


Esperimento di Gerbner et (1986)

• gruppo sperimentale: a cui venivano mostrate pubblicità sessiste.


• gruppo di controllo: a cui venivano presentate pubblicità non sessiste.

entrambi i gruppi dovevano fare dei colloqui per assumere un’assistente.


Da questo esperimento emerse che i membri del gruppo sperimentale quando dovevano
intervistare i candidati utilizzavano un comportamento diverso a seconda che il candidato fosse
uomo o donna utilizzando un’atteggiamento più sessista nei confronti delle candidate donne.

Quindi anche solo essere esposti a dei messaggi che evocano stereotipi sessisti può favorire un
tipo di comportamento che va in quella stessa direzione.

Stereotipi di natura razzista:


lo stereotipo può essere pervasivo, presente nella persona, ma le persone non ammettono di
pensarla in quella maniera ed avere quel tipo di stereotipo

Per spiegare questo si possono utilizzare dei test che prevedano di studiare quelle associazioni
che vengono fatte implicitamente che, se testate esplicitamente (tramite questionari), non
emergono ma che potrebbero emergere se testate in maniera del tutto implicita.

Implicit Association Test - (IAT)


chiedere alle persone di categorizzare dei termini che vengono presentati sullo schermo:
in questo esempio ci sono due categorizzazioni:
• musicisti di pelle bianca (tasto destro)
• musicisti di pelle nera (tasto sinistro)

nel passaggio successivo la categorizzazione cambia:


• attività scientifiche (tasto destro)
• sport (tasto sinistro)

l’idea che sta dietro a questo esperimento è che se io categorizzo quel tipo di risposta/attività
seguendo uno stereotipo sono più rapido nella risposta quando c’è una corrispondenza bilato
tra termini e stereotipo (i termini presentati corrispondo allo stereotipo)
pelle bianca/scienza - pelle nera/sport
Il concetto di bianco è associato a persone preparate, acculturate ed intelligenti mentre il
concetto di nero è associato allo sportivo quindi attività di natura motoria.
Questi risultati sono presenti anche in persone che dicono di non avere stereotipi.

Contesto
come visto in precedenza il linguaggio ha una serie di componenti al suo interno (lessicali,
semantiche, fonetiche) ma un aspetto importante è il contesto, una frase o semplicemente delle
parole pronunciate in un determinato contesto possono assumere accezioni diverse a seconda
del contesto stesso.

• Effetto del contesto:

“La scelta della Commissione Etica è stata difficile”.


in situazioni in cui l’interpretazione di una frase può essere complicata aiuta conoscere il
contesto in cui è stata pronunciata la frase.

Interpretazione dei termini del linguaggio:


(testo ambiguo - da Bransford e Johnson, 1973)
nel momento in cui viene dato un titolo di descrizione immediatamente quello che sto
leggendo assume un significato diverso, o perlomeno posso dire che abbia senso. Quindi
quando leggo un brano, il linguaggio utilizzato può essere influenzato dalle mie conoscenze (se
conosco il tema do subito un significato) altrimenti potrei farmi influenzare dalla mia
interpretazione personale.

quando si parla di linguaggio possiamo avere parole/concetti concreti e astratti;


ci sono differenze tra concetti concreti e concetti astratti, è più semplice ricordare un concetto
astratto rispetto a uno concreto?

è più semplice ricordare concetti concreti perché lo percepiamo attraverso i nostri sensi, questo
ci spiega l’esistenza di un effetto chiamato:

• Effetto della concretezza:


prevede che se presento una lista di parole, a prescindere che la presentazione sia lenta o
veloce, io riesco a ricordare di più le parole che si riferiscono ad oggetti concreti quindi concetti.

è un effetto che si manifesta anche in compiti di decisione lessicale, riconosco più velocemente
il termine “cane” rispetto al termine “libertà”;

differenze su come vengono rappresentati i concetti

• Rappresentazione proposizionale: forma vicina al linguaggio


- utilizza una serie di simboli
- esplicita, ha bisogno di simboli per indicare le relazioni (il libro è sul tavolo)
- segue regole grammaticali
- astratta

• Rappresentazione analogica: forma vicina all’immagine


- non utilizza una serie di simboli (esperienza percettiva come immagini e suoni)
- implicita, non ci sono simboli separati per indicare relazioni
- non segue regole per la combinazione dei tipi di simboli (regole fisiche ma non obbligate)
- concreta

l’ipotesi è che all’interno della nostra memoria i concetti siano rappresentati non solo con
determinate organizzazioni (Collins, prototipi) ma siano rappresentate anche sotto i due diversi
registri (proprosizionale e analogico).

Quindi l’effetto concretezza nasce dal fatto che l’oggetto concreto è un oggetto che gode di
entrambe le rappresentazioni (proprosizionale e analogica).
un oggetto concreto può essere rappresentato sia con il termine scritto sia con un’immagine
mentre un oggetto astratto può essere rappresentato solamente dal termine scritto

Solitamente in un compito di decisione lessicale si manifesta l’effetto concretezza:

RISPETTO
BIGLIETTO

la scelta di quale delle due sia una parola o una non parola viene fatta per termini concreti,
quindi il termine biglietto viene riconosciuto più velocemente come parola.

Alcuni sostengono che questo abbia a che fare con l’Immaginabilità cioè il fatto che io
leggendo quella parola possa immaginarla quindi averne anche una rappresentazione visiva.
In realtà l’effetto concretezza è maggiormente spiegabile con la forza percettiva cioè ci si
riferisce al fatto che una determinata parola può evocare una rappresentazione mentale e non
necessariamente solo visiva (evoca una rappresentazione mentale legata alle altre modalità sensoriali).
La forza percettiva può essere data da quanto quel termine richiama più esperienze fatte con i
nostri sensi, quindi tanto più forte sarà la rappresentazione (veloce riconoscimento) quanto più
richiamerà situazioni multiple che possono evocare esperienze visive, tattili, uditive.

Violazioni Semantiche

Gianni racconta ad un tavolo delle sue vacanze estive

dobbiamo capire qual è la risposta di natura cerebrale quando ci troviamo a leggere frasi con
all’interno violazioni semantiche, vengono utilizzati:
• potenziali evocati o evento correlati
sono quei potenziali elettrici che noi possiamo misurare attraverso l’elettroencefalografia; dei
segnali elettrici, positivi o negativi, che noi possiamo misurare dopo la presentazione ddi uno
stimolo o dopo l’accadimento di un evento, il tutto controllato dallo sperimentatore.

Tipo di registrazione elettroencefalografia che non è legata ad un evento particolare o uno


stimolo presentato in un momento preciso, viene fatta una registrazione per un determinato
tempo e tutto ciò che accade in quell’arco di tempo non è controllato dallo sperimentatore.

Nelle violazioni semantiche il potenziale di rifermento che spesso si vede emergere che si può
registrare viene chiamato N400.

EEG - Event-related brain potentials (ERPs)


quando c’è una violazione semantica l’onda è molto più ampia quindi il segnale è molto più
forte, come se, a livello cerebrale, noi stessimo elaborando quell’anomalia semantica e che essa
abbia attratto la nostra elaborazione.

Il segnale è molto sensibile alle violazioni semantiche di cui esistono vari livelli.

Momento 0 = sto misurando l’attività 400ms dopo


= momento in cui presento lo stimolo che è stato presentato lo stimolo

Struttura sintattica

Frasi Garden Path


esistono frasi che rendono dubbiosa l’interpretazione, in cui dal punto di vista della struttura
sintattica non ci sono violazioni vere e proprie ma ci sono degli elementi per cui risulta difficile
dare un’interpretazione (elementi che creano ambiguità.

The horse raced past the barn fell

- To race past: superare (sfrecciando, ad alta velocità)


- Barn: fienile
- Fall fell fallen: cadere
Mentre Maria mangia la pasta si raffredda

PASTA: oggetto di “mangia” o soggetto di “si raffredda”

Per misurare come ci si comporta di fronte alle frasi Garden Path, che contengono elementi di
ambiguità, si utilizza l’analisi dei movimenti oculari:

queste analisi ci dicono che solitamente nelle frasi Garden Path quello che avviene è un insieme
di fissazioni che vanno in un certo ordine:

Movimenti oculari nella lettura di ‘garden path’


fondamentali perché in un processo di lettura riusciamo a muovere i nostri occhi molto
rapidamente, questa rapidità di movimento non può essere colta dalla semplice osservazione
(osservando una persona che legge vedo uno spostamento degli occhi sul testo ma non riesco a
cogliere i movimenti più rapidi come saccadi e fissazioni che avvengono ogni secondo).

Attraverso il sistema di movimenti oculari posso vedere degli aspetti che mi fanno comprendere
anche se implicitamente come viene fatta la lavorazione.

Queste analisi dei movimenti oculari può essere uno strumento molto potente a livello
diagnostico perché quando si parla di lettura possiamo considerare dei disturbi della lettura
(dislessia); ci possono dire se, in chi soffre di quelle difficoltà di lettura, sono presenti movimenti
oculari anomali cioè differenti da quelli che sono tipici di chi legge.
Gruppo di controllo a cui non siano stati diagnosticati disturbi della lettura
Gruppo sperimentale in cui la diagnosi è stata fatta

Nell’analisi dei movimenti oculari ci sono una serie di componenti che vanno considerate:
ad esempio quando si parla di movimenti oculari nella lettura di ‘garden path’ c’è un ordine
preciso nella sequenza di questi movimenti oculari, l’ordine prevede che ad un certo punto
arrivati alla fine della frase ci si renda conto che c’è qualcosa che non quadra in una prima lettura
errata e questa ci porta a tornare al punto di ambiguità, il punto in cui ci sono più possibili
interpretazioni.

può avere più significati


Questo processo è definibile come top down perché può essere guidato da conoscenze che già
abbiamo come sapere che quel termine può avere diverse interpretazioni quindi avrò un
controllo del movimento motorio che mi porterà a tornare indietro e fissare quel punto;

possono esserci però alterazioni di altra natura, definibili come bottom up, in parte legate al
sistema di controllo dei movimenti oculari (non mi permette un controllo adeguato) oppure ci
può essere una sorta di guida degli elementi sui quali mi sono concentrato maggiormente
(salienza diversa, elementi che attraggono la mia attenzioni in maniera diversa)

Violazioni sintattiche ed ERP


come vengono indagate le violazioni sintattiche?
ci si concentra sulle violazioni tra nome-verbo, nome-aggettivo e ausiliare-verbo.

Frase di controllo
La giovane cantante era arrivata a guadagnare milioni di euro.
Violazione nome- verbo
La giovane cantante erano arrivati a guadagnare milioni di euro.
Violazione nome-aggettivo
Le giovani cantante era arrivata a guadagnare milioni di euro.
Violazione ausiliare-verbo
La giovane cantante era arrivare a guadagnare milione di euro.

Queste sono le violazioni sintattiche tipiche degli studi che utilizzano i potenziali evocati.
Con questo tipo di violazione si possono misurare i potenziali evocati (hanno un’ottima
risoluzione temporale quindi posso vedere come si attiva il cervello in una finestra temporale
nell’ordine dei millisecondi) solitamente si misurano due diversi segnali:

• Segnali precoci (processo precoce): presento una frase di controllo e la confronto con una
frase con una violazione sintattica noto un potenziale aumentato e questo compare tra 200 e
300ms ELAN (early left anterior negativity). - (la persona ha notato che qualcosa nella frase
non va)

• Segnali tardivi (processo tardivo): presento una frase di controllo e la confronto con una frase
con una violazione sintattica noto un potenziale aumentato e questo compare tra 300 e 500ms
LAN (left anterior negativity) - (plausibile che subentri un processo che ci permette di
individuare dov’è esattamente il problema, quindi di far ricorso a ciò che abbiamo in memoria
come le regole di natura sintattiche e le conoscenze di natura semantica)

- Da 100ms Percezione (funzionamento dei nostri sensi)


- Da 200ms Attenzione (la violazione sintattica ha catturato la mia attenzione)
- Da 300ms Chiaro riconoscimento dell’errore

Questo mi permette di fare un’analisi puntuale di quello che accade nel corso del tempo
nell’attività cerebrale e quello che vedo dopo 100ms è un processo molto diverso da quello che
vedo dopo 600ms.
Aspetti riguardanti l’elaborazione delle frasi
l’ipotesi è che le frasi possano essere anche raggruppate, a livello cerebrale, sulla base di:
Costituenti frasari: tanto più semplice sarà la frase tanto minore sarà il numero di costituenti di
cui questa parte sarà costituita e tanto più sarà complessa sarà la frase tanto più sarà il numero
di componenti frasari di cui sarà costituita la frase stessa.

“Che egli fosse contento era evidente dal modo in cui sorrideva”

Costituenti principali:
• Prima parte: “Che egli fosse contento”
• Seconda parte: “era eveniente dal modo in cui sorrideva”

L’idea è quella che anche a livello cerebrale noi organizziamo le frasi sulla base di costituenti
frasari, un modo che noi utilizziamo per separare le frasi nei loro costituenti e quest’ultimi
vengano vissuti anche nell’elaborazione stessa.

• Esperimento del clic (strategia per capire se una persona organizza le frasi per costituenti frasari)
le persone dovevano leggere la frase, ad un certo punto veniva presentato un suono (clic) in
momenti diversi della lettura della frase. Si è notato che in realtà le persone quando dovevano
riferire dove era stato presentato il suono, dicevano che la posizione era tra “contento” ed “era”,
sia che il suono fosse stato presentato realmente in quella posizione sia che fosse stato
presentato altrove; si parla quindi di trasposizione percettiva cioè tendo a sentiere lo stimolo
sonoro al confine tra un costituente e l’altro.

In psicolinguistica il passaggio successivo a questi aspetti del funzionamento di riconoscimento


di variazioni semantiche/sintattiche e di come si costituiscono le frasi è quello di produrre dei
modelli che spieghino come riconosciamo le parole, come le leggiamo, le produciamo…

Modelli psicolinguistici
Concetto di modello = rappresentazione del funzionamento dei processi cognitivi, che non
sono osservabili. Tendono quindi a dare un’interpretazione a sintetizzare qualcosa che è molto
complesso, ma ha il vantaggio che una volta testato può essere validato oppure se ne possono
iconoscerne i limiti. (non rappresentano del tutto la realtà)

Cognitivismo - (anni ’60)


scuola che ha soppiantato l’impostazione comportamentista e che tutt’ora vige come scuola di
riferimento nello studio della psicologia sperimentale che iniziò con un modello preciso che
rifletteva l’impostazione teorica generale; il modello era la metafora dell’essere umano e il
computer (i primi elaboratori iniziavano a diffondersi) l’idea era quindi l’uomo inteso come
elaboratore di informazioni, elabora le informazioni che raccoglie attraverso i sensi quindi
l’uomo può essere messo al pari di un elaboratore d’informazioni.
Similitudine tra la metafora del rapporto mente/cervello e software/hardware, secondo questa
metafora la mente è il software e il cervello è l’hardware, il cervello è la struttura fisica su cui gira il
software che è il processo mentale.

Questo modello ci permette di interpretare il funzionamento di alcuni meccanismi.


I modelli vengono quindi utilizzati anche in psicolinguistica.

Possono riguardare il riconoscimento lessicale cioè il riconoscere una parola e distinguerla o


definire un altro insieme di lettere come non parole.

Come faccio a riconoscere le parole dalle non parole e come mai questo meccanismo a volte è
più veloce mentre altre volte richiede più tempo?

• Modello del Logogeno (Morton)


secondo questo modello ci sono varie fasi che portano al riconoscimento di lettura lessicale,
prevedono in particolare due elementi:

1. Livello di attivazione (variabile): quanto un determinato termine che mi viene presentato


possa essere attivo; dipende da molti aspetti come l’attenzione, la chiarezza del segnale.

2. Soglia di attivazione (fisso): prevede che questo modello abbia una soglia, nel momento in
cui quel termine si attiva se raggiunge la soglia lo riconosco come parole altrimenti non lo
riconosco; è fissa ma non ha un valore assoluto per tutti i termini quindi ci sono soglie
differenti in base alla frequenza lessicale.
(cane/cavo - sono più veloce a riconoscere la parola cane per via della soglia inferiore rispetto a
cavo, questo è dato anche dalla frequenza lessicale)

Il modello di Morton prevede che questo tipo di decisione lessicale venga fatta sia tramite
un’analisi visiva che un’analisi uditiva, quindi vale il modello sia per i termini che vedo che per
quelli che sento che contribuiscono al livello di attivazione del logogeno (sistema per cui le
parole sono rappresentate dal loro punto di vista grafico) secondo la proposta di Morton il nel
sistema logogeno non è inserito il significato delle parole che invece è presente nel sistema
cognitivo (include il sistema semantico e tutta una serie di altre funzioni cognitive come la
memoria nello specifico a breve termine perché la parola letta deve rimanere in MBT perchè io
possa riconoscerla come parola o non parola, importante è anche l’attenzione) e una volta
terminato tutto il processo produco una risposta.

• Modello di ricerca attiva (Forster)

prevede che all’interno della nostra mente ci sia un dizionario mentale con una serie di voci che
contiene le parole e i loro significati, la loro forma visiva, i suoni ed aspetti legati alla frequenza
d’uso e legami con altri termini (di categoria, vicinanza/lontananza semantica).

Secondo Forster quando mi viene presentato un termine ci sono differenti fasi che prevedono
passaggi successivi che permettono di analizzare le parole per poi andarle ad identificare per le
diverse caratteristiche. Forster prevede che quest’analisi sia fatta per diversi aspetti per arrivare
poi ad una rappresentazione lessicale della parola.

Archivio centrale
contiene le rappresentazioni lessicali delle parole in continua evoluzione; a questo archivio ci si
arriva attraverso dei file d’accesso (ortografico, fonologico, sintattico/semantico) che contengono
un codice di accesso: ortografico, fonologico e semantico. Le parole all’interno di questi file di
accesso sono organizzate in BINS quindi per somiglianza di caratteristiche relative al file di
accesso a cui mi riferisco.

1. Prima fase del modello: gli input (letta o sentita) che arrivano dai file di accesso guidano
questa ricerca che poi avviene in maniera seriale, dalle più frequenti alle meno frequenti
2. Seconda fase del modello l’accesso vero e proprio avviene in questa fase perché i puntatori
indicano la voce lessicale

Anche le non parole richiedono una ricerca (ad eccezione di parole composte da consonanti).

Esistono anche modelli che hanno a che fare con la produzione del linguaggio quindi quando
sono in conversazione come avviene il procedimento di scelta delle parole:
• Modello Weaver ++
(Word- from Encoding by activation and verification
codificazione della forma lessicale attraverso attivazione e verifica)

Prevede che ci siano varie componenti e he tutte contribuiscano alla produzione della parola:
• Sistema concettuale: quel sistema per cui all’interno ho tutti i concetti raggruppati; può
essere organizzato per nodi, prototipi, può essere un sistema rappresentato sotto forma
proposizionale o analogica e al suo interno ho una serie di informazioni con tutte le
conoscenze relative a quel termine (caratteristiche semantiche, fonologiche, grammaticali).

Nel momento in cui dal sistema concettuale ho intenzione di passare alla produzione della
parola devo affrontare una serie di livelli:

1. Livello del lemma: prevede una definizione astratta delle caratteristiche della parola,
proprietà di quel determinato termine (significato, grammatica..) non individua però le
caratteristiche fisiche del termine che si trovano nel secondo livello.

2. Livello del lessema: individuo delle caratteristiche fisiche che hanno a che fare con le
caratteristiche della parola (lettere) e i suoni che io produco relativi a quella parola. Mi
permette di individuare quella parola che dopo pronuncio e a quel punto farò una scelta dal
punto di vista motorio che mi permette di pronunciare la parola stessa.

Quando parliamo mettiamo in atto una serie di processi in maniera automatica/implicita, questo
prevede comunque una programmazione a livello della corteccia motoria in particolare la
corteccia premotoria, programmo il movimento, invio l’informazione alla corteccia premotoria
che invia il segnale ai vari muscoli e qui pronuncio la parola.

Come viene elaborata una frase


esistono due tipi di modelli di elaborazione frasale:

• Modelli che tengano conto dell’elaborazione sintattica


• Modelli che considerano l’elaborazione sintattica ma non la reputano elemento principale,
considerano anche altri elementi (aspetti semantici, legati alla frequenza di frasi)

• Modello Sausage Machine


modello che prevede un’elaborazione soprattutto dal punto di vista sintattico.

Prevede che ci siano due fasi di questa elaborazione frasale:


1. Preliminary Phrase Package: viene fatta un’analisi preliminare della frase e viene fatta in
modo seriale, combino i vari elementi e alla fine arrivo a dare un significato immediato.
2. Sentence Structure Supervisor: vado a verificare se la lettura che ho dato in precedenza , la
costruzione che gli ho dato, sia corretta e cerco di dargli una interpretazione.

È difficile distinguere queste due fase in farsi poco ambigue ma secondo questo modello
queste fasi emergono in maniera molto netta quando abbiamo difronte delle frasi Garden Path
che contengono elementi di ambiguità.

Questo sistema funziona attraverso due principi:


1. Late closure: prevede che, quando si legge una frase, si tenda a costruire una struttura
sintattica che avviene per blocchi, aggiungo ciascun elemento che sto leggendo di seguito
agli altri lo aggiungo alla struttura che ho già costruito
2. Minimal attachment: prevede che nel momento in cui aggiungo a questa struttura cerco di
dare il significato più probabile che richiede meno elaborazioni, cerco di identificare la
struttura sintattica più immediata

• Modelli constraint-based
modelli che prevedono che oltre all’aspetto sintattico ci siano una serie di altri aspetti che
vengono considerati come aspetti semantici e pragmatici (relazione tra linguaggio e situazioni/
contesto).

- vincoli (constraint): da questa serie di ambiti derivano una serie di vincoli come possono
essere quelli grammaticali che sono propri di ciascuna lingua.
- frequenza e familiarità: quanto una frase viene utilizzata e quanto è famigliare
- plausibilità che viene data a determinate interpretazioni della frase stessa, questa è data
sostanzialmente dalle nostre esperienze e competenze.
- capacità di Memoria di lavoro: importante perché nel momento in cui interpreto una frase
che sto leggendo, i vari elementi della frase sono mantenuti in memoria di lavoro perché se
non li mantenessi avrei difficoltà a combinarli assieme e dare un significato alla frase.

Questo spiega un ulteriore aspetto di interesse per la psicolinguistica: la lettura


come questa avvenga quindi come siamo in grado di leggere è legato ad una serie di funzioni
tra cui il riconoscimento visivo di simboli e il saper legarci un suono. Inizialmente è un processo
seriale quindi lento mentre nel corso del tempo si velocizza. .

Per cercare di spiegare questi aspetti sono stati proposti vari modelli che tendono a spiegare il
funzionamento del meccanismo di lettura:

• Modello di lettura a due vie


modello che prevede diverse situazioni che ci permettono di considerare due aspetti che a loro
volta ci permettono di leggere parole regolari, irregolari e non parole.
1. Via lessicale: è la via fondamentale nella lettura per quanto riguarda le parole conosciute;
nell’analisi di un brano mi trovo difronte a parole che ho già incontrato in precedenza,
queste parole le riconosco perché fanno parte del mio lessico ortografico che, secondo
questo modello, è collegato al sistema semantico che è collegato a sua volta al lessico
fonologico. Questo vale per parole regolari ma anche irregolari.

2. Via sublessicale: la via che utilizziamo quando ci troviamo difronte a parole sconosciute o
non parole; utilizzo quindi delle regole precise per la conversione del grafema con il
fonema (conversione grafema/fonema)

Questo modello è importante perché spiega le varie Memoria a lungo termine


situazioni in cui mi posso trovare ad affrontare delle parole e
leggerle inoltre spiega anche cosa accade dopo una p r i m a
esposizione ad un termine.

• Modello a triangolo
modello di lettura che viene applicato per le reti neurali, quindi capacità di lettura di sistemi di
intelligenza artificiale, che fanno simulazioni computazionali.
Questo modello prevede che ci siano tre vertici: Semantico - Ortografico - Fonologico.
Ciascun vertice codifica il significato, il grafemam e il significato delle parole stesse.

Questi tre vertici comunicano tra di loro in livelli nascosti nei quali vengono prodotte delle
combinazioni tra i vari aspetti. Questi sitemi hanno delle caratteristiche per le quali non è
necessario avere una rappresentazione lessicale già presente ma procedono per elementi
semplici (non c’è una lettura di casa ma di c-a-s-a).

Il modello di lettura a triangolo ha un aspetto fondamentale: funzionano per apprendimento,


cioè questi modelli possano riuscire a leggere attraverso delle simulazioni (sono algoritmi creati)
secondo delle regole che legano assieme, a livello di livelli nascosti i vari aspetti, e la lettura può
essere più o meno corretta. Quando non è corretta il sistema, in alcuni casi si auto corregge, in
altri casi vengono fatte le correzioni da chi ha creato l’algoritmo.

Questi modelli di rete neurale hanno la capacità di fare simulazioni molto rapide e analizzare
quantità di informazioni molto più numerose. Hanno però il limite di essere basti sulle
conoscenze che abbiamo che non sempre riflettono correttamente quello che è il
funzionamento di un processo cognitivo.

Disturbi del linguaggio

AFASIA: disturbo del linguaggio non dovuto all’apprendimento.


Si riferisce a tutta una serie di disturbi per i quali il linguaggio è già stato appreso; la persona
afasica possedeva le conoscenze per produrre e comprendere il linguaggio ma a seguito di un
incidente vascolare (ictus) subisce dei danni al cervello per cui perde/viene compromessa
questa abilità (capacità di lettura).

Può essere di due tipi, la cui differenza sta nel numero di parole che vengono prodotte:
• Afasia fluente: la persona riesce a produrre più parole, frasi più complesse e la sua prosodia
quindi l’intonazione, il ritmo, l’accento, la durata del linguaggio parlato è intatta. In particolare
le persone affette da afasia fluente non si rendono conto dei propri deficit (anosognosia che
è una condizione frequente tra chi ha disturbi dovuti a danni cerebrali)
- L’afasico fluente riesce a produrre frasi molto lunghe ma spesso combina frasi con nesso
logico con frasi che non hanno minimo senso in quella determinata frase (linguaggio
vuoto di significato)

• Afasia non fluente: la persona riesce a produrre pochi elementi, la prosodia è rallentata e
anormale. Le frasi hanno strutture sintattiche molto semplici (pochi verbi non coniugati),
utilizzano uno stile telegrafico quindi senza articoli, preposizioni e pronomi.
- La loro difficoltà a comunicare li scoraggia, portandoli a rinunciare al silenzio o alla
sostituzione del linguaggio verbale con quello non verbale.
Distinzione classica dell’Afasia:
- Afasia di Broca o Motoria
- Afasia anomica
- Afasia trascorticale
- Afasia di Wernicke o sensoriale

queste distinzioni tradizionali sembrano superate perché i disturbi sono molto più diffusi non
sono cosi nettamente distinti.

Distinzione psicolinguistica dell’Afasia:


- Disturbi fonologici: quello che prevede che i suoni di una parola possono essere sostituiti,
omessi, ripetuti o si possano aggiungere fonemi (Tavolo – Tatolo, Talo, Tavovolo, Tavolore)
- Disturbi lessicali: quello per cui la persona ha difficoltà a recuperare il nome di un certo
concetto, oggetto o situazione.
- Disturbi semantici: quando c’è una confusione all’interno dell’ambito dei significati quindi la
scelta delle parole è confusa per vicinanza (utilizza il termine cacciavite invece di martello)
- Disturbi sintattici: quel disturbo in cui non vengono rispettate le regole sintattiche (Maria
cantare invece di Maria cantava)
Capitolo 9 -
IL PENSIERO

PENSIERO:
una delle funzioni cognitive di più alto livello, nel corso del tempo è stata poco studiata
nell’ambito delle neuroscienze cognitive (relazione tra mente e cervello) questo perché è difficile
studiare il pensiero con le tecniche di neuroimaging.

Il vantaggio delle tecniche di neuroimaging è quella di misurare direttamente e indirettamente


l’attività cerebrale, il problema quando si parla di pensiero è individuare l’area di attivazione
quindi lo si affronta da un punto di vista di modelli matematici o esperimenti comportamentali.

Processo decisionale
quando consideriamo un processo decisionale ci troviamo difronte:

• possibili opzioni/alternative. oggettioazioniacuisirivolgeilprocessodecisionale


• una serie di caratteristiche (dimensioni/attributi) che io attribuisco a ciascuna opzione.
• un valore per ciascuna dimensione che può essere legato ad aspetti oggettivi o soggettivi.
v3 trade off compromessitra diminuzionedivalorelungoalcunedimensioni incambiodiincrementisualtre
(esempio compro casa prima volta)

Non decidiamo mai totalmente modo razionale molto spesso abbiamo delle tendenze che
guidano le nostre decisioni e non sempre queste portano a decisioni corrette.
Bias decisionale: quello che si può commettere in alcune condizioni.

• Esperimento affidamento
“Immagina di far parte della giuria in un caso di custodia esclusiva di un bambino a seguito di
un divorzio piuttosto conflittuale. I fatti del caso sono complicati da considerazioni economiche,
sociali ed emotive piuttosto ambigue. Tu stabilisci di basare la tua decisione interamente sulle
seguenti osservazioni”

“A quale genitore affideresti l’affido esclusivo del minore?”


“A quale genitore negheresti l’affido esclusivo del minore?”

GENITORE A GENITORE B

• Reddito medio • Reddito superiore alla media


• Salute nella norma • Alcuni lievi problemi di salute
• Orario di lavoro nella media • Molti viaggi di lavoro
• Ragionevole rapporto con il bambino • Rapporto molto stretto con il bambino
• Vita sociale relativamente stabile • Vita sociale estremamente attiva

Il risultato di questo esperimento ha fatto notare che, in entrambe le opzioni (domande) le


risposte andavano verso il genitore B, questo perché:

sceltabasatasulleragioni
quando ci troviamo difronte ad una decisione di questo tipo tendiamo a propendere per quelle
opzioni che hanno valori più estremi quindi le caratteristiche più accentuate, sia da un punto di
vista positivo che da quello negativo, diventano bias decisionali.

Si è concluso quindi che, in molti processi decisionali la nostra capacità di decidere non è del
tutto legata ad aspetti razionali.

I bias decisionali possono entrare in gioco in situazioni differenti ed essere utilizzati anche da chi
commercia prodotti o da chi ha necessità di essere scelto in particolari situazioni.

• Test della malattia asiatica


Immagina che il tuo paese si stia attrezzando per fronteggiare un’insolita malattia asiatica che in
assenza di interventi si ritiene ucciderà 600 persone. Sono stati proposti due programmi
alternativi per fronteggiala. Assumi che la stima scientifica esatta delle conseguenze dei due
programmi sia la seguente:

A. 200 persone si salveranno;


B. 1/3 di probabilità che 600 persone si salvino, e 2/3 di probabilità che nessuno si salvi.

C. 400 persone moriranno;


D. 1/3 di probabilità che nessuno muoia e 2/3 di probabilità che 600 persone muoiano.

Quale programma sceglieresti tra A e C - B e D?

Da questo test emerge che il primo gruppo ha scelto per la maggior parte l’opzione A, il
secondo gruppo ha scelto per la maggior parte l’opzione B. Se guardiamo le opzioni sono
esattamente identiche.

Quando c’è un’opzione declinata al positivo si tende per certezza mentre quando si fa
riferimento ad esiti negativi si opta per soluzione più incerta anche se potenzialmente è
quella che può portare a risultati peggiori. (teoria del prospetto)

effettoincorniciatura vsprincipioinvarianzadell'approccionormativo

• ATTRACTION EFFECT
effetto utilizzato anche in economia che mira a rendere un’opzione più appetibile, quindi ad
aumentare la probabilità che il consumatore scelga di optare per quell’opzione anche se
inizialmente non si sarebbe orientato verso quella soluzione. (esempio Economist - rivista
online/cartacea e scelta di partiti politici)
Questo effetto funziona perché viene inserita una terza alternativa (dicoy) che fa aumentare di
valore un’alternativa che precedentemente non ne aveva, ma deve avere delle caratteristiche
ben precise.

Se consideriamo due dimensioni che ci servono per valutare un prodotto o una. Persona questa
terza alternativa deve:

vsprincipioregolaritàdell'approccionormativo
- essere uguale per una dimensione in termini di valore ma essere inferiore per l’altra
(nell’esempio dell’Economist uguale per prezzo ma non per il servizio).

• STATUS QUO BIAS


un’altra logica che influenza i consumatori in cui quando dobbiamo prendere decisioni
tendiamo a perpetuare decisione già prese anche se la nuova scelta può avere numerosi
vantaggi.

(esempio compagnia telefonica e assicurazioni)


esempio assicurazione Pennsylvania eNew
Jersey

Oltre ad analizzare i bias sono state proposte delle teorie che descrivono come queste decisioni
avvengano. Queste teorie partono da un approccio di base:

1. Approccio normativo: teoria della scelta razionale


per questo approccio siamo dei decisori razionali e non prende in considerazione tutta una
serie di aspetti come i bias - (da evitare) sibasanosuconcettodirazionalità
Questo approccio prevede che la scelta venga fatta razionalmente. Quando prendiamo una
decisione ciascuna opzione ha un valore (unità)
mini e anche diverse dimensioni/caratteristiche.

Secondo questo approccio bisognerebbe porre tutte le dimensioni su una scala comune che va
ad esempio da 0 a 100, comune per tutti gli aspetti.

0 100
= per nulla = del tutto
soddisfacente 50 soddisfacente

Successivamente faccio una somma tra i valori che vengono dati a ciascuna dimensione e quello
che ottengo è la massimizzazione dell’utilità (MdU)

valore dimensione A + valore dimensione B + valore dimensione C = MdU*


*In caso di dimensioni che non siano in relazione tra loro, che non si influenzino tra di loro (che al variare dei valori di
una dimensione non varino anche i valori dell’altra)

utilitàdell'opzione
Questa è una situazione valutata in condizioni di certezza ma possiamo trovarci in condizioni di
incertezza (luogo di lavoro che cambia quindi probabilità per dimensione)
Nei casi di incertezza sommo i valori e moltiplico ciascun valore per la probabilità di quella
dimensione che può essere più o meno alta.

valore dimensione A x p(A) + valore dimensione B x p(B) + valore dimensione C x p(c)


= utilità attesa

Altri aspetti dell’approccio normativo sono:


• Invarianza: sostiene che le dimensioni di un’opzione che non abbiano rilevanza per la scelta
vengono ignorate.
• Regolarità: se aggiungo una nuova opzione questa nona aumenta le probabilità di scelta di
quelle precedenti.

Dagli esempi fatti in precedenza è chiaro che ci sono dimensioni che non hanno un valore nella
scelta ma che influenzano la nostra scelta finale e come abbiamo visto per l’attraction effect se
aggiungo un altro elemento questo va a cambiare la probabilità delle scelte precedenti.

Quindi dalle evidenze che abbiamo possiamo abbandonare la teoria normativa in quanto
prevede che le persone siano decisori razionali ma non lo sono (bias decisionali)

Teorie che descrivono come realmente ci comportiamo difronte alle decisioni

• Approccio descrittivo: livello di soddisfazione


Simon sostiene che quello che è importante è il livello di soddisfazione che si può raggiungere,
questo livello lo si può raggiungere anche senza applicare la teoria dell’utilità attesa (prima di
decidere tengo conto delle possibili opzioni e a ciascuna di queste dia un valore in base a
determinate dimensioni per me rilevanti) per Simon fare tutto questo richiede uno sforzo
esagerato per il risultato finale.
guardoappuntip67 satisticing
(esempio acquisto di un auto) - quello che conta è che la scelta finale mi porti soddisfazione

- Il decisore adattivo: strategie compensatorie e non compensatorie


tiene in considerazione il fatto che come decisori ci adattiamo alle situazione e adottiamo
strategia che non sono sempre uguali ma diverse a seconda di una serie di considerazione o
condizioni che noi viviamo:

- Strategie compensatorie: valutiamo tutte le possibili opzioni e le dimensioni considerate ed i


relativi valori di ciascuna opzione quindi a volte è possibile che venga messo in atto un
approccio che si avvicina molto a quello normativo/razionale.
possibilitàdisopperireallabassaattrattivitàlungounadimensione mediantevalorielevatilungolealtre
- Strategie non compensatorie: approccio non compensatorio che mi permette di raggiungere
una decisione più rapidamente possibile eliminando tutta una serie di opzioni senza fare la
valutazione compensatoria come in precedenza. (Lessicografica: strategia che tiene conto
solo la dimensione fondamentale)

La scelta di quale strategia applicare dipende dal tempo a disposizione per fare una scelta.
(esempio acquisto auto per neopatentati)
- Strategie compensatorie: decisioni complesse, in cui è utile fare un’analisi di tutte le opzioni,
quella rimaste dopo che alcune sono state eliminate da strategie non-compensatorie.

- Strategie non compensatorie: quando si ha un tempo relativamente breve a disposizione e


sono efficaci perché non richiedono calcoli ma tutta una serie di confronti tra dimensioni.
da una parte hanno i loro vantaggi come la riduzione dello forzo cognitivo ma questo
può influenzare l’accuratezza della decisione presa. (considero il prezzo, ma non

efficientiquandoun'opzionehamoltedimensioni
considero il tempo medio di vita di quell’auto.)

Siamo quindi dei decisori che si adattano alle situazioni e mettiamo in atto delle strategie
compensatorie quando abbiamo tempo per farlo e strategie non compensatorie quando
abbiamo meno tempo a disposizione; può essere anche che mettiamo in atto strategie non
compensatorie semplicemente per mancanza di voglia.

- TEORIA DEL PROSPETTO


teoria descrittiva che considera le condizioni di incertezza cioè quando la probabilità
dell’occorrenza di un evento non è certa (la dimensione non è certa e può sparire)

Considera la probabilità oggettiva, che posso stimare da un punto di vista matematica, e la


probabilità soggettiva, che è frutto di quello che io percepisco e valuto.

Valore dimensione Axp(A) + valore dimensione Bxp(B) + valore dimensione Cxp(C)


= Probabilità soggettiva

Introduce il valore di probabilità che viene dato soggettivamente dalle persone, sostiene quindi
che se io metto in relazione la probabilità soggettiva (asseY) e la probabilità oggettiva noto che
non hanno una perfetta correlazione. (alla certezza di un evento non corrisponde la probabilità
soggettiva di un evento)

Quando noi valutiamo eventi che hanno una bassa probabilità di accadere noi tendiamo
sovrastimare quella probabilità che l’evento accada, di contro quando siamo vicini alla certezza
che quell’evento accada tendiamo a sottostimare. (esempio vincite al Superenalotto)
In questa teoria l’utilità (vista nella teoria razionale) viene sostituita da Valore.
Posso costruire un insieme di coordinate in cui da una parte rappresento:
• valore soggettivo
• valore oggettivo
Quello che si nota è che dal punto di vista soggettivo tendiamo a valutare meno i guadagni e ad
enfatizzare di più le perdite (vinco 100€ ma per andare a vincerli ne perdo 90€) viene dato
maggior peso ai 90€ rispetto al guadagno di 100€.
A seconda che ci troviamo nel lato positivo dei guadagni o nel lato negativo delle perdite c’è,
nel valore soggettivo che noi diamo a perdite e guadagni, un’asimmetria che prevede che il
valore delle perdite sia maggiore; l’asimmetria è anche legata anche ad un andamento più
ripido per le perdite che per i guadagni.

Questa teoria sostiene anche che ci siano dei cambiamenti, prende in considerazione guadagni
e perdite rispetto ad uno stato iniziale (punto 0, baseline) ci sono delle variazioni che tendono
ad aumentare o diminuire quel valore 0;

Incremento marginale decrescente: all’aumentare dell’intensità diminuisce la sensibilità alla


differenze (relazione tra valore oggettivo e valore soggettivo)
simile a leggeWeberFechnerinpercezione
- Teoria della differenziazione e del consolidamento
teoria descrittiva che prevede due fasi:

1. Differenziare: differenziamo le varie alternative per poter identificare la migliore.


2. Consolidamento: processo a seguito della decisione che tende a rafforzare la propria scelta
e aumentarne il valore rispetto alle altre opzioni.
es distorsionidimemoriapostdecisionali
- Teoria della spinta gentile (Nudge)
Richard Thaler (nobel per l’economia 2017), questa teoria prevede che si possa influenzare
velatamente le persone verso un’opzione che si ritiene la scelta migliore (approccio legato alla
conoscenza di una scelta migliore per me in quel momento).

Posso mostrare come un’opzione abbia caratteristiche migliori di un’altra oppure posso aiutare
le persone a metter in atto un comportamento

(esempi di design)

Le persone possono comunque continuare a fare la scelta “sbagliata” ma il contesto tende a


veicolarci e spingerci verso quella che dovrebbe essere la scelta migliore per una serie di
ragioni.
Capitolo 10 -
LE EMOZIONI

EMOZIONI:
Motivi per cui le emozioni vengono studiate in psicologia:
• Per capire quali caratteristiche hanno e come le interpretiamo
• Per capire la loro relazione con gli altri processi cognitivi e come queste possono influenzarli

Le emozioni sono un insieme di cambiamenti corporei e mentali che include attivazione


fisiologica, sentimenti, processi cognitivi, espressioni visibili e reazioni comportamentali
specifiche; tutte queste sono attivazioni che avvengono alla presenza di determinati stimoli che
possono essere sia esterni che interni.

Aspetti fisiologici delle emozioni


di particolare pertinenza del sistema nervoso autonomo (SNA) - sovrintende a funzioni che non
dipendono dalla nostra volontà però in determinate situazioni emozionali può arrivare un
segnale e la frequenza cardiaca può variare; in queste situazioni il sistema nervoso autonomo
prepara il corpo a produrre una risposta emotiva:

si crea una relazione tra sistema nervoso autonomo e sistema nervoso centrale e il ruolo più
importante lo ha una struttura chiamata Amigdala.

Criteri per riconoscere le emozioni da altri stati affettivi:


- hanno una durata breve (di vari minuti)
- ci deve essere una situazione/evento interno o esterno che causa l’emozione

Gli altri stati affettivi durano più a lungo e fatico a trovarne l’evento scatenante.

Teorie sulle emozioni (aspetti studiati che riguardano le emozioni)


• come si differenziano le emozioni dal punto di vista soggettivo e dei processi di valutazione.
• quali sono i meccanismi neurali con particolare riferimento a quelli innati indipendenti
dall’apprendimento e dalla cultura.
• meccanismi fisiologici regolati da sistemi motivazionali e da processi cognitivi.

Misure utilizzate per studiare le emozioni


1. Misure soggettive: per chiedere alle persone il loro vissuto personale si utilizzano dei
questionari costituiti da domande alle quali si chiede di rispondere
2. Risposta fisiologica (sistema periferico o centrale): in una situazione particolarmente
emozionante può aumentare la frequenza cardiaca mentre in una situazione che mi attiva
particolarmente cambia anche la mia conduttanza cutanea (secchezza/umidità della pelle).
3. Risposta espressivo-comportamentale: nel momento in cui provo un’emozione questa
appare sul nostro volto quindi abbiamo una determinata espressione (cambia anche la
nostra postura a seconda delle nostre emozioni)

• Teoria della valutazione delle due fasi


le valutazioni delle emozioni avvengono in due fasi, anche l’esprimerei stesso delle emozioni
può esprimersi in due fasi:

1. Prima fase: quella in cui si hanno risposte fisiologiche (calore, tensione) e produco risposte
espressive/comportamentali (fase più rapida) - (sistema nervoso autonomo)
2. Seconda fase (teorie dell’Appraisal): quella in cui metto in atto dei processi più complessi
che determinano quello che definiamo come esperienza emozionale soggettiva - (sistema
nervoso centrale)

Quindi dopo una prima fase rapida che produce delle risposte c’è una fase di valutazione che si
basa su una serie di considerazioni che faccio che possono essere legate al contesto (la seconda
fase è più complessa perché richiede consapevolezza che può arrivare anche più avanti)

Le emozioni sembra possano avere un ruolo anche in altri processi cognitivi:


La situazione in cui si scatena una risposta emozionale è stata interpretata come una situazione
che dirige la nostra attenzione, questo perché gli stimoli emozionali hanno delle qualità per cui
assumono una salienza rispetto a stimoli neutri (non produce reazione)

Gli stimoli emozionali hanno il potere di mantenere l’attenzione per un tempo necessario a
produrre una risposta adeguata. (gli stessi stimoli possono produrre risposte diverse)

- Interrupt system (Simon)


Considera le emozioni come un sistema che interrompe il flusso di elaborazione delle
informazioni. Blocca l’elaborazione delle informazioni e mi concentra su quello stimolo questo
perché ha un valore emozionale (risposta positiva/negativa e attivazione)

Prima fase di valutazione:


l’elaborazione cognitiva più rapida riguarda due elementi che posso misurare grazie a dei
biosegnali e quindi alla misurazione dei potenziali evocati.

1. novità degli elementi: presentiamo un suono di una determinata frequenza, sempre uguale,
ho una risposta cerebrale che, tolta la prima presentazione, che non sarà molto intensa,
questa si intensificherà quando in quella sequenza presento inaspettatamente uno stimolo
deviante (risposta rapida).

2. Rilevanza motivazionale: lo stimolo novità evoca una risposta, se sono a digiuno da 24h se
lo stimolo novità è legato al cibo attiverà in maniera maggiore i potenziali evocati per la
risposta motivazionale rispetto a uno stimolo che non ha nessuna rilevanza motivazionale.
Si possono misurare anche delle Risposte Muscolari:
attraverso strumenti di eletrromiografia è sufficiente posizionare degli elettrodi all’altezza dei
determinati muscoli e notare che:

• il movimento corrugatole sia un muscolo che si attiva per stimoli piacevoli


• il movimento zigomatico si attiva per stimoli spiacevoli

Per spiegare come a volte gli effetti di stimoli che evocano emozioni possono essere lontani
dalla nostra consapevolezza è stato utilizzato un paradigma di priming:

• Affective (o evaluative) priming: condizione che si ottiene quando utilizzo come elemento
prime un elemento che può essere piacevole o sgradevole.

La parola Target impiega meno tempo ad essere categorizzata come piacevole o spiacevole se
la parola prime è coerente rispetto alla parola successiva.

L’evocare qualcosa di piacevole o sgradevole è qualcosa che avviene rapidamente quindi anche
se il prime è vicino al target ho comunque un effetto e inoltre si ottiene anche in condizioni multi
sensoriali (vale lo stesso effetto con stimoli olfattivi o uditivi).

TEORIA DELL’APPRAISAL (valutazione)


una teoria che ha a che fare con la valutazione delle emozioni, secondo il quale le emozioni
vengono scaturite in seguito a due aspetti fondamentali:

• Atto di conoscenza: non ho ancora determinato di cosa si tratta


• Atto di valutazione: ci permette di interpretare in base ai propri interessi, scopi e significati
(le emozioni cambiano in base ai significati o i valori attribuiti a una determinata situazione)

Teoria dell’Appraisal: Nico Frijda


Sostiene che all’interno del processo di valutazione cognitiva ci siano due fasi:
1. Determinate: fase di produzione dell’emozione (rapida ed inconsapevole)
2. Costituente: fase di valutazione in cui ho una consapevolezza di quello che avviene

Limiti della Teoria dell’apparaisal


secondo i teorici è un processo che avviene perlopiù inconsapevolmente ed automaticamente.

Il problema è che hanno spesso utilizzato strumenti di autovalutazione: se si considera che sia un
processo automatico e inconsapevole è sorprendente che si utilizzi uno strumento che implica
una consapevolezza.

Risposta esperienziale soggettiva


Silvan Tomkins sosteneva che questa risposta soggettiva fosse una risposta che poteva essere
facilmente individuata perché ogni singola emozione ha delle caratteristiche/qualità che sono
proprie di quell’emozione (qualia mentali)
Se ogni emozione ha delle caratteristiche ben precise dal punto di vista soggettivo queste
dovrebbero essere facilmente individuabili attraverso i questionari (self-report).

I dati raccolti non vanno però in quella direzione:


1. non è affatto semplice descrivere i propri stati emozionali
2. difficilmente le descrizioni trovano elementi comuni se fatte da individui differenti
3. si sperimentano più emozioni assieme, difficili da distinguere

Le dimensioni dell’esperienza soggettiva: Wilhelm Wundt


distinguere le emozioni sulla base di dimensioni:
- piacere/dispiacere
- eccitazione/calma
- tensione/rilassamento

Dalla combinazione di queste scale si può arrivare a categorizzare diverse esperienze emotive.
Wilhelm Wundt Primo laboratorio di psicologia sperimentale (Lipsia 1879)

Conseguentemente a ciò che sosteneva Wundt qualcuno pensò che fosse meglio limitarsi a
quelle che sono due dimensioni fondamentali per le emozioni:

1. Valenza edenica: cioè il grado di piacevolezza o sgradevolezza provata


2. Aeousal: cioè il grado di eccitazione o rilassamento

queste due componenti sono sempre presenti quando si parla delle emozioni.

Joseph Ledoux
proposta sui processi emozionali, il quale ha basato questa proposta sui correlati neurobiologici
cioè su il funzionamento a livello cerebrale di queste fasi.
Secondo questa proposta:

uno stimolo che produce una risposta emozionale viene percepito a livello di recettori, come
tutti gli stimoli, ma, a differenza di esse, poi raggiunge il talamo (struttura/stazione in cui fanno
sinapsi molte nervazioni dei recettori) il segnale emozionale ha due percorsi:

Dal talamo arriva all’amigdala: percorso molto rapido che spiega la prima fase (inconsapevole)

Dal talamo arriva alle cortecce sensoriali: nelle cortecce sensoriali identifico il segnale che a sua
volta viene mandato ad altre strutture come l’ippocampo (memoria) - attraverso questa via
riesco ad arrivare all’interpretazione di quello che sta accadendo

Risposta espressivo-comportamentali:

1. Risposte Visivo-cinesiche
- espressioni facciali
- sguardo
- postura
- prossemica: regole che coordinano per gestire lo spazio che ci circonda (tendiamo a
separare lo spazio in base alla distanza che questo spazio o che persone presenti con noi
occupano; esistono quindi più zone (zona intima, personale, sociale, pubblica) quindi in
termini di risposte posso produrre diverse distanze con le persone.
- gesti

2. Risposte Uditivo-vocale
posso variare ritmo, intonazione, velocità ed enfasi perché in quel momento ci sono elementi
che mi spingono ad utilizzare un diverso tono di voce
3. Risposte Motorio-tattili
come può essere il contatto fisico
4. Risposte Chimico-olfattive
alcuni studi hanno mostrato che si riesce a riconoscere l’odore della paura

Emozioni universali (Quanto l’espressione delle emozioni è universale?)


tutte queste modalità di espressioni delle emozioni sono modalità che ci permettono di
comunicare le emozioni e permettono agli altri di interpretare le nostre emozioni.

Dawin sostiene che le emozioni sono universali per una serie di ragioni:
• espressioni condivise tra uomini ed animali
• espressioni condivise tra membri di gruppi umani diversi e distanti geograficamente
• presenti in persone nate cieche, che mostrano espressioni simili alle persone vedenti.

Questa posizione ha avuto alcune critiche sotto l’aspetto antropologico:


Approccio antropologico: sostiene l’importanza dell’apprendimento e delle differenze culturali,
sia qualitative che quantitative nell’esprimere le emozioni.
• Affect theory (Tomkins)
sosteneva che si potessero individuare delle:
EMOZIONI PRIMARIE
(sorpresa, interesse, gioia, rabbia, disprezzo, paura, disgusto, vergogna e angoscia) le quali sono
emozioni già definite, questa teoria sostiene che abbiamo circuiti cerebrali che sono già definiti
con cui nasciamo e che ci permettono di produrre determinate risposte a determinate emozioni
indipendentemente da luogo e cultura.

Università delle emozioni - Ekman (1969)


Ekman (principale ricercatore in questo ambito) ha condotto una serie di esperimenti con cui ha
cercato di mostrare se esistono una gamma di espressioni collegate all’emozioni che possono
essere considerate universali

(esperimento fotografie di espressioni facciali ed emozioni per diverse popolazioni)


da questo esperimento si otterrò dalle popolazionitutte risposte uguali

Esperimento Fore della Nuova Guinea


(popolazioni in cui si riduca al minimo il fattore ‘contatto-comunicazione)

Ha studiato l’esperimento precedente in una tribù costituita da più persone quindi in


comunicazione tra loro ma isolata completamente dal resto del mondo questo portò Ekman a
produrre una teoria:

TEORIA NEURO-CULTURALE
secondo la quale le emozioni di base sono universali.

• Ci sono risposte fisiologiche comuni a più popolazioni


• Queste risposte sono presenti in altri primati, come già sosteneva Darwin
• C’è una relazione tra l’espressione facciale e l’emozione, tanto più è intensa l’emozione tanto
più è intensa l’espressione facciale

Facial Action Coding System (FACS) di Ekman


un sistema in grado di codificare l’espressione attraverso dei segnali muscolari presenti sul viso.
Sistema per la codifica delle espressioni facciali che divente il volto, su base anatomica, in unità
muscolari (Action Units, AU)

Considerazioni metodologiche sugli studi di Ekman


Debolezze metodologiche (Rusell):
• Risposte ad a 6 alternative forzate: paura, disgusto, felicità, sorpresa, collera e tristezza (se la
risposta è lasciata libera, la percentuale si riduce notevolmente)
• Con la pratica migliorano le risposte (se fosse universale non sarebbe legato alla pratica)
• Utilizzo di espressioni eccessivamente enfatizzate
Metanalisi su 51 studi (1992- 2010)
tecnica statistica in cui combino i risultati di vari studi, analizzo tutti i dati complessivamente per
ottenere un unico dato finale e rispondere a domande ben precise.

Russel mostrò che c’è una condivisione di risposte nelle seguenti percentuali:
- 71% nelle società occidentali (es. Europa e America)
- 57% nelle società non occidentali (es, Giappone e Africa),
39% nelle società illettera-te isolate (es esempio, Burkinabe e Sadong).

azzardato quindi parlare di università delle emozioni.

Approcci doversi hanno affrontato l’aspetto espressivo da un punto di vista differente:


• Ecologia comportamentale: espressioni facciali non parte delle emozioni ma unicamente una
via utilizzata per comunicare con gli altri le nostre emozioni ma non sono frutto dell’emozione.
• Approccio multimodale: prevede che non vengano prodotte solo fotografie statiche ma
vengano presentate anche stimoli in movimento

Teorie su come avvengano le diverse fasi


e che ruolo occupino la risposta fisiologica e la risposta cognitiva

Teoria di James-Lange
vediamo uno stimolo emotivo che evoca una riposta fisiologica che a sua volta produce poi
un’esperienza emozionale; in base a questo modello non tremiamo perché abbiamo paura, ma
abbiamo paura perché tremiamo;

Critiche di Cannon (all’impostazione di Lange)


• Se in modelli animali interrompo chirurgicamente le vie afferenti (quelle che portano segnali di
natura viscerale-risposta fisiologica) questo non porta a perdere l’esperienza dell’emozione.
• Ad emozioni simili corrispondono risposte viscerali simili, posso sentire profondo carole ed
eccitazione sia che ami trovi in uno stato di rabbia o gioia (posso tremare in diverse situazioni)
• James accentua il ruolo della retroazione delle sensazioni viscerali, provenienti dalla
muscolatura liscia critica di Cannon: i visceri sono relativamente insensibili e la conduzione
nervosa sarebbe troppo lenta
• Lʼinduzione artificiale delle modificazioni viscerali non suscita una vera e propria emozione
(come se fossi felice...come se fossi in collera)

Teoria talamica ed ipotalamica: Cannon - Bard


Secondo Cannon/Bard quando i segnali relatvi alle afferenze sensoriali ricevute dalla corteccia
raggiungono il talamo e l’ipotalamo si hanno le emozioni.

Se per la teoria di James-Lange siamo tristi perchè piangiamo, per la teoria di Cannon per
sentirsi tristi è necessaria una appropriata stimolazione talamica.
Ci sono quindi una serie di strutture cerebrali coinvolte:

un segnale che arriva dal Talamo all’Amigdala, dall’Ipotalamo all’Amigdala ma anche una serie
di altre strutture che hanno a che fare con sensazioni del piacere (corteccia orbitofrontale,
corteccia prefrontale ventromediale e corteccia cingolata anteriore) che hanno a che fare anche
con la memoria.

Per esserci una risposta emozionale è necessario che ci siano una serie di strutture coinvolte e la
teoria di Lange è molto limitata.

Aspetti di relazione tra emozioni e processi cognitivi


Emozione e percezione
Se io sono coinvolto in un compito percettivo e devo riconoscere degli stimoli (Gabor) e alcuni
vengono associati ad una scossa elettrica percepisco in maniera più accurata gli stimoli associati
a scosse elettriche rispetto a stimoli neutri.

Percezione in condizioni di tristezza


La nostra percezione varia anche quando abbiamo emozioni diverse, ad esempio, in condizioni
di tristezza una salita da fare in bicicletta viene percepita come più ripida rispetto a quando
siamo in altre situazioni, questo perché la tristezza è anche un segnale di quando siamo corto di
risorse energetiche. Dopo il 1km la salita viene percepita come affrontabile dopo 100km verrà
percepita sicuramente più impegnativa

Emotion-induced blindness
Altri aspetti dei processi cognitivi riguardano l’attenzione come, ad esempio, ci sono alcune
immagini impattanti che, anche se sono immagini prime quindi che posso ignorare, mi
impediscono di riconoscere altri stimoli presentati in seguito.

Potrebbero piacerti anche