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PSICOLOGIA GENERALE
PRIMO ANNO
laricercasiavvaledi
analisidi
raccoltasistematica dei
manifestazione dipocotangibile
qualcosa
mentali
processi
datiosservabilioggettivamente
Capitolo 1 - noncercaveritàassolute
fisicheosservabili
azioni
compiordaunapersona
METODO SPERIMENTALE
Il MS è alla base di qualsiasi metodo scientifico, la parte fondamentale del MS sono le IPOTESI.
IPOTESI INGENUE = ipotesi che facciamo tutti i giorni quando spieghiamo dei fatti (esempio
dell’incidente) ipotesi affrettate fatte sulla base di ciò che vediamo e osserviamo qualvolta
portante anche da pregiudizio/stereotipo negativo. Si basano sulle informazioni che ho, sulle
Il metodo sperimentale non funziona cosi, non viene determinato da ipotesi ingenue ma lo
studio scientifico in psicologia si basa su TEORIE quindi un approccio teorico che va oltre la mia
dispiegare undeterminatofenomeno
• RICERCA DI BASE = finalizzata alla conoscenza, nessuno scopo se non spiegare al meglio
• RICERCA APPLICATA = vedere come applicare le conoscenze e i risultati della ricerca di base
(per scoprire come meglio realizzare sito, oppure per spiegare che la guida con lo smartphone è pericolosa)
Teorie ingenue e Teorie scientifiche hanno lo stesso scopo cioè quello di spiegare dei fenomeni,
quello che noi osserviamo. La differenza sta nel METODO DI CONTROLLO DELLE SPIEGAZIONI.
Secondo il senso comune ricordiamo più le cose che decidiamo di ricordare (più probabilità di
ricordo) piuttosto che quello che non abbiamo motivazione di ricordare questa ipotesi è però
però ingenua infatti la teoria scientifica prova tramite l’ESPERIMENTO DI MANDLER (1967):
- 2 gruppi (memoria intenzionale): hanno il compito di leggere e memorizzare una lista parole
- 2 gruppi (memoria incidentale): hanno il compito di leggere senza dover ricordare (non
legato all’intenzione)
Hai due gruppi vengono dati due compiti: quello di ripetere le parole della lista e quello di
questione di rappresentazione delle informazioni quindi il modo che utilizzo per organizzarle.
processi cognitivi attraverso esperimenti, cercando di individuare una verità quanto può
oggettiva e condivisibile
qualcuno può sostenere che l’intelligenza sia ereditarie e poco conti l’ambiente!
quali strategie posso utilizzare per determinare questa affermazione?
- prendo due persone cresciute nello stesso ambiente ma con patrimonio genetico diverso
- studio i gemelli (gemelli omozigoti con stesso PG e gemelli eterozigoti con diverso PG)
Questi studi contestati anche da un punto di vista metodologico, perché si nota come i genitori
verso gli eterozigoti mostrano. ti
Un atteggiamento molto simile, tendono a comportarsi molto di
Vi
più in maniera simile proprio perché i gemelli sono simili tra di loro, difficili da distinguere
mentre con gli omozigoti è differente.
aerozigoti
In questi primi studi non sono stati considerati una serie di altri fattori come l’atteggiamento dei
genitori ma in particolare non è stato adottato per dimostrare quale delle teorie fosse vera un
ATTEGGIAMENTO SCETTICO che è quello che deve guidare lo sperimentatori (demolire la
propria ipotesi) invece chi ha condotto questi studi era innamorato della propria ipotesi.
Gli studi sull’intelligenza avevano il problema di definire cos’è l’intelligenza, chi se n’è occupato
si è reso conto che non è semplice definirla perché può avere varie sfaccettature.
ATTEGGIAMENTO SCETTICO NELLA RICERCA
Hans il cavallo che sapeva contare (si o no muovendo il capo / contare battendo gli zoccoli)
Riusciva a rispondere lo stesso anche senza il padrone e questo poteva bastare ad accertare la
tesi iniziale ma non è proprio cosi.
Infatti Pfungst nel1911 prova a testare delle ipotesi alternative mettendo in dubbio la tesi iniziale
(benda il cavallo e non è più in grado di contare perché per contare coglieva segnali dalle
persone presenti) quindi un buon ricercatore cerca di falsificare le ipotesi anche se plausibili per
avere un atteggiamento scettico. Lo scopo del ricercatore è trovare una spiegazione che resista
a tutte le possibili falsificazioni. L’ipotesi dev’essere tale per cui io la possa testare e possa
creare degli esperimenti in cui controllo tutti i fattori in gioco, creando relazioni di causalità tra le
variabili questo fattore causa di questo risultato.
DETERMINISMO (causalità)
Gli eventi naturali come la nostra mente e nostri comportamenti non avvengono casualmente
ma sono frutto di relazioni causa/effetto. Fossero casuali sarebbe difficile fare delle ipotesi.
senon
EMPIRISMO (verifica empirica)
La realtà va compresa attraverso una verifica empirica quindi una dimostrazione sperimentale di
ciò che voglio studiare.
• RIPRODUCIBILITÀ = non è sufficiente dimostrare una volta, devo far in modo che a distanza di
tempo, riproducendo lo stesso caso, il risultato sia lo stesso. Stessa cosa è con la ricerca, le
conclusioni che traggo devono essere valide più di una volta. deveesserefattibile
• PROVVISORIETÀ DELLE CONCLUSIONI = alla fine di una ricerca non ci sono verità assodate
ma ci sono conclusioni provvisorie, alcune possono resistere negli anni ed essere riprodotte,
altre invece con il passare degli anni possono essere confutate (nuove tecnologie ..)
DIAGRAMMA METODO SPERIMENTALE
- Interessi personali riguardo un tema specifico: (un ricercatore può essere interessato di
musica quindi studierà probabilmente la percezione musicale come tema).
- Conoscenza del tema e della letteratura sul tema: non basta che io abbia interesse per quel
determinato tema devo formarmi una conoscenza per essere un vero e proprio esperto.
- Individuare una domanda alla quale si vuole rispondere: devo anche capire se c’è una
domanda alla quale voglio rispondere (l’orecchio assoluto è una capacità che si può allenare oppure no?)
- Definizione di questa domanda: devo definire la domanda e trovarci una risposta
- Serendipità (serendipity): legata alla scoperta puramente casuale (vedi Pavlov /meccanismi
fisiologici della salivazione casualmente arrivò ad un processo alla base dell’apprendimento)
- Scetticismo: deve guidare lo sperimentatore nella ricerca, non accettare mai una sola
conclusione ma cercare di demolire le proprie stesse ipotesi.
- Contesto della scoperta (elaborazione di un’ipotesi): nel contesto della ricerca ci sono
intuizioni che può avere lo sperimentatore ma c’è anche la conoscenza dell’argomento, le
intuizioni nascono perché guidate dalla conoscenza dell’argomento quindi leggere articoli
scientifici, manuali, pubblicazioni di esperimenti. Per farlo ci sono banche dati e motori di
ricerca come Pubmed, Psychinfo, google scolar. (anche in biblioteca di Ateneo)
TEORIE E LEGGI
Grazie alle informazioni raccolte tramite la conoscenza sul tema posso poi creare Teorie.
All’interno di una teoria ci sono più LEGGI. Infatti è formata da una connessione di leggi che
mettono in relazione due variabili. solitamente con relazione causale (causa/effetto.
Un problema delle teorie è che utilizzano concetti astratti quindi difficilmente misurabili.
A questo punto per condurre un esperimento devo definire delle variabili che possono essere
misurabili, perché l’aspetto fondamentale di qualsiasi ricerca è la misurabilità di un fenomeno.
Il concetto di Stress: può essere definito in termini soggettivi, fisiologici e situazionali, può
quindi avere varie sfaccettature ma devo trovare un modo per definire/misurare questo concetto di
stress. Posso concentrarmi su una risposta fisiologica legata allo stress, come all’innalzamento del
sudore corporeo quindi misuro la produzione di sudore nella persona sotto stress, oppure il battito
cardiaco, in questo caso sto operazionalizzando questa variabile.
Nella scienza psicologica si ragiona per rapporti di causalità (causa/effetto) e per fare questo si
cerca di determinare delle variabili controllate tramite le quali si possono ottenere dei risultati.
NB leipotesiscientificheriguardanolaprevisionediunnessocausalechevaoltrelasempliceassociazionefradueo piùeventi
Quando noi facciamo operazionalizzazione dei concetti quindi la misurazione/quantificazione,
cerchiamo il legame causale quindi causa/effetto.
(In Italia esiste una correlazione positiva tra consumo di verdura e morti per annegamento. Non c’è un nesso
causale perché entrambi aumentano in estate)
_Relazione di questo tipo in fenomeni psicologici: livello di autostima e il successo agli esami universitari, ci
può essere una correlazione positiva, c’è un legame causale?
BUON ESPERIMENTO
Un buon esperimento per essere condotto deve fare in modo che i dati che ho raccolto siano a
supporto o contrari all’ipotesi iniziale. Dai dati raccolti deve esserci la possibilità di interpretare
l’ipotesi iniziale. Quindi deve essere:
1
2. Fattibile: deve essere realizzabile da un punto di vista pratico
3. Controllato: lo sperimentatore deve aver progettato l’esperimento in modo da avere i vari
fattori in gioco tutti sotto controllo.
unesperimentocontuttequestecaratteristichesidefinisceelegante
ESPERIMENTO CON LIMITI
= quando io raccolgo dei dati che non mi permettono né di escludere e neppure di supportare
l’ipotesi iniziale. Questo ha a che fare con chi ha progettato l’esperimento. Lo sperimentatore
deve poter controllare tutti i fattori in gioco.
• QUALITATIVE: quelle variabili che si possono distinguere tra loro per caratteristiche precise
ma che hanno il limite di non essere trasformabili in grandezze (genere sessuale, patologie…)
• QUANTITATIVE: quelle variabili che possono variare in grandezza (livelli di stress, allenamento..)
Una patologia può essere di difficile quantificazione se non è determinata da livelli di gravità
quindi è una variabile qualitativa; diventa quantitativa se invece all’interno di quella patologia
abbiamo dei livelli di gravità. Nel momento in cui può esser creato un ordine di grandezza la
variabile diventa quantitativa. (definizione che può variare, relativa alle situazioni)
• INDIPENDENTE (causa): quella variabile che viene controllata dallo sperimentatore, è lui che
decide quale variabile indipendente prendere in considerazione (causa gli effetti)
• DIPENDENTE (effetto): quella variabile su cui vengono misurati gli effetti della variabile
indipendente. (gli effetti prodotti sono misurabili tramite la variabile dipendente)
TIPOLOGIE DI VARIABILI
Che effetto ha la variabile indipendente sulla variabile dipendente:
VARIABILI MANIPOLABILI
- ETÀ: non manipolabile (da giovane ad anziano e viceversa) ma posso decidere quanto l’età
influenza o influisce su determinate attività, quindi posso misurare l’impatto (V.D.) su il numero
di parole ricordate dopo una lettura di un brano e mi aspetto che con l’età si ricordi meno
(V.D. è l’età mentre la V.I. è il numero di parole che sono state ricordate)
- TIPOLOGIE DI OCCUPAZIONE:
Ciò che viene controllato dallo sperimentatore sono LIVELLI DI UNA VARIABILE INDIPENDENTE
(tipo di apprendimento intenzionale vs incidentale = 2 livelli)
prendo quindi 3 condizioni in cui lo stress è: nullo, moderato ed elevato + i 2 livelli cioè
femmine e maschi ed entrambi le variabili partecipano alle 3 diverse condizioni.
MASCHI
Devo definire cosa voglio misurare, potrebbero essere quesiti logici a cui la persona deve
rispondere in determinate situazioni. Quello che posso misurare sono l’effetto principale
(l’effetto che si misura sulla base di una delle due indipendenti considerata) o le interazioni.
effettodiunavariabilecheunitaadunaltra
produceuneffettodelleduevariabilicontemporaneamente
diversecon diversesottopostealivelli
caratteristiche divers
• DISEGNO ENTRO SOGGETTI persone
Limita il numero dei partecipanti e i problemi creati dalla variabilità interindividuale.
Lo svantaggio sta nell’effetto d’ordine e di sequenza (abituazione/aver fatto una condizione
prima di un’altra) possibilesoluzionefarelivelli diversiingiornidiversi
effettostanchezza
Come soluzione possiamo controbilanciare l’ordine di presentazione dei fattori. (creare una
combinazione delle varie condizioni che vari da partecipante a partecipante)
(alcune variabili possono essere solo tra soggetti come ad esempio il genere sessuale e l’età dei partecipanti)
CONCETTO DI POPOLAZIONE
La popolazione non sono gli abitanti di un luogo ma è rappresentata da quegli individui che
hanno determinate caratteristiche (obesi, gemelli monozigoti di persone affetti da morbo
Alzheimer, persone musicalmente dotate)
Queste popolazioni non hanno confini geografici quindi le posso considerare senza alcuna
definizione di provenienza. Il concetto di popolazione è: tutti gli individui che hanno quelle
caratteristiche che devono essere definite in maniera chiara ed esplicita. Più sono identificabili i
criteri stabiliti della popolazione presa in considerazione più è semplice il confronto.
Procedo per sottogruppi perché non è sempre possibile prendere in considerazione tutta la
popolazione per diverse ragioni (problematiche pratiche /teoriche)
escostilocation
CONCETTO DI CAMPIONAMENTO (parte della popolazione)
Quindi una selezione di persone che partecipano, quindi numero limitato di individui che deve
essere rappresentativo della popolazione.
I valori che caratterizzano un campione si chiamano STATISTICHE DEL CAMPIONE.
• CAMPIONI CASUALI
si cerca sempre di utilizzare campioni casuali, reclutamento non di persone a me vicine ma in
maniera più casuale possibile (annuncio esperimento). Le persone vicino a me potrebbero
cercare di soddisfare le mie aspettative o impegnarsi molto di più.
averlastessaprobabilitàdeglialtricomponentidellapopolazionedipartecipare
ciascunmembrodellapopolazionedeve
No avolte utileandareinmododel
non tuttocasuale reclutamentosi
casualemadevo contodellastratificazionedella
tener popolazione
• CAMPIONI STRATIFICATI
spesso serve scegliere un campione non casuale per bilanciare il campione (maschio/femmina)
È quindi una casualità guidata.
aper
controllareesperimento
ERRORE DI CAMPIONAMENTO cisarannosempre
Devo il di
averspecificatobene criterio selezionedel
campione
perpoterloriprodurre
• Nessun campione rappresenta perfettamente la popolazione: per cui se non è
rappresentativa possiamo incorrere in risultati che non riflettono la realtà cioè le relazioni di
causa/effetto potrebbero non essere effettivamente verificate nella realtà.
• Esiste sempre un errore di campionamento: perché il campione non è la popolazione quindi
non rappresenta in tutto e per tutto la popolazione di conseguenza lo sperimentatore ha
come scopo quello di essere in grado di stimare l’errore.
• Nei campioni casuali le tecniche di analisi statistica consentono di stimare l’errore di
campionamento:
problemadirappresentività sen'ridottopossotrovaredeifenomeniraripocofrequenti
STATISTICA IN PSICOLOGIA
Ci permette di analizzare i risultati e ci permette di misurare in maniera quantitativa quanto è
robusto il risultato e quanto esso possa essere credibile/attendibile. È importante perché ci dà
un peso di quanto sia probabile quella conclusione e quanto sia da scartare un’interpretazione
alternativa. Ci quantifica quanto può essere sostenibile quell’ipotesi e quindi prevede/rivela se
le previsioni sono corrette ma non definitive (risultati magari non riprodotti)
Quando comincio ad avere gruppi diversi e più numerosi il grafico mi aiuta di più nell’avere
un’idea globale dell’andamento, altrimenti se andassi a vedere i singoli valori ne avrei una
quantità dalla quale tratterei poche informazioni appropriate. Gli Istogrammi forniscono una
rappresentazione visiva del numero di punteggi di una distribuzione presenti in ciascun intervallo.
Indice di tendenza centrale mi rappresenta l’andamento delle risposte riassume quella che è la
prestazione ma non è sufficiente perché non mi dà un quadro di tutte le mie informazioni (anche
altre informazioni importanti come la variabilità) ecco perché mi servono le misure di variabilità.
MISURE DI VARIABILITÀ
Statistiche che descrivono la distribuzione dei punteggi intorno a una misura di tendenza
centrale, come il rango o la deviazione standard, che indica quanto strettamente siano
raggruppati i punteggi tra loro in un insieme di osservazioni.
DS = ∑ (X-M)²
II N
• IPOTESI NULLA (H0): sostiene che qualsiasi differenza trovata sia dovuta al caso.
• IPOTESI ALTERNATIVA (H1): sostiene che le differenze siano dovute all’effetto della variabile
indipendente. (accettata quando la probabilità del caso è < al 5% che è un valore arbitrario - a
volte vengon o utilizzate anche soglie più restrittive come < si .01 e < di .001)
Quando è presente una differenza statisticamente significativa il ricercatore trarre conclusioni sul
comportamento che stava osservando ma può commettere comunque degli errori:
- ERRORE DI I TIPO: rifiutare l’ipotesi nulla quando è vera, accade quando io faccio un’analisi
trovo che la probabilità è inferiore al 5% quindi accetto l’ipotesi alternativa, in realtà quel
risultato è dovuto al caso.
- ERRORE DI II TIPO: quando la probabilità che il risultato sia casuale è superiore al 5% allora io
seguo la convenzione e dico è dovuta al caso, in realtà non è vero, l’ipotesi alternativa spiega i
risultati.
Ci sono dei test che stimano la significatività statistica di un insieme di dati, la scelta dei test dipende dal
disegno di ricerca, dalla forma dei dati e dall’ampiezza dei gruppi.
La probabilità di commettere gli errori di I e II tipo dipende da:
- Ampiezza dell’effetto: si intende tempi di reazione e risposta, quindi più grande è l’effetto
meno è la probabilità di commettere quegli errori.
- Variabilità dei dati: tanto più i dati sono variabili tanto più sono possibili gli errori
- Numerosità dei dati: se i dati sono pochi ho più probabilità di commettere errori (poche
persone o particolarmente brave oppure non capaci)
Negli anni è cresciuta l’esigenza di limitare questa provvisorietà tramite una nuova statistica:
STATISTICA BAYSIANA: ci dice quanto è alta la probabilità che i dati raccolti confermino l’ipotesi
alternativa o siano a favore dell’ipotesi nulla, quindi mi dice quale probabilità ho di commettere
un errore di I o II tipo - (quadro più ricco di informazioni per interpretare i risultati ottenuti)
tra delricercatoreelarealtà
corrispondenza conclusioni
4 TIPI DI VALIDITÀ:
riguardarelazionecausale fra vi e realtà
• Validità interna: ci dice quanto i risultati quindi le conclusioni sono riferibili alle variabili in
gioco - valido internamente se io posso concludere che quella V.I. ha prodotto quel risultato.
Può essere massimizzata quando ho solo una variabile che può produrre quel risultato e gli
alti fattori sono costanti quindi se ottengo una differenza può essere legata solo a quella
variabile se invece è legata a altri fattori che non ho controllato c’è un limite di validità interna.
• Validità esterna: il grado di generalizzazione dei risultati, quanto io posso applicare quei
risultati anche ad altre situazioni. Deve essere vero sempre e non per una situazione specifica.
• Validità di costrutto: tipo di validità che ha a che fare con quella che è la corrispondenza tra
teoria (alla base delle mie ipotesi) e i risultati stessi, se l’esperimento manca di validità di
costrutto vuol dire che posso avere validità interna ed esterna ma la teoria che ha originato
quelle ipotesi non è legata ai risultati (scarsa definizione della teoria stessa)
• Validità statistica: quella che pesa la relazione tra variabile dipendente e indipendente, la
probabilità che quel legame sia legato a una variabile dipendente o indipendente o al caso.
interpretazione dellarelazione fravi e vD intermini dicausa effettooppureaccidentali
ERRORI NELLA RICERCA
ilmetodosperimentalelimitaglieffettididisturboma limitarenonsignificaescludere
1. Errore Reattivo (Hawthorne): la produttività degli operai aumentasse all’aumentare della
luminosità delle stanze. La produttività aumentava sia quando anche la luminosità
aumentava ma anche quando quest’ultima diminuiva. Questo perché i partecipanti
sapevano di essere sottoposti ad una sperimentazione, sotto osservazione si tende a dare il
meglio di sé per apparire. consapevolezza dipartecipareadunesperimentopuòportarelepersonedesiderabilità
anche
involontariamente acomportarsi inmododifferente risposteindirezionedi
2. Effetto delle aspettative dello sperimentatore (Pimaglione): lo sperimentatore ha sempre sociale
delle aspettative e può essere influenzato, questo può avere degli effetti anche solo
mandare dei feedback o dare istruzioni in maniera differente, enfatizzando o meno,
influenzando cosi anche il partecipante.
3. Artefatti legati al compito sperimentale e/o alla tecnica di misurazione: posso aver scritto le
istruzioni per fare un compito in maniera non chiara - (sperimentatore deve chiarire)
studio
fruttodiunproblemanellaprogettazioneocondottadello
stipidierrorerientranonellacategoriadeibias
sistematiche
distorsioni
questi
NB altracategoriadierroreèquelladeglierror erroricasuali perridurreconimpattosufficienteutilizzarecampionidiampiedimensio
Per limitare gli errori nella ricerca vengono introdotte delle PROCEDURE DI CONTROLLO:
Strategie utilizzate dai ricercatori per mantenere costati tutte le variabili e le condizioni non
legate all’ipotesi che deve essere verificata - (non viene manipolata la variabile indipendente)
controllo pto diparagonefissoconcuiconfrontareglieffettidiunoopiùlivellidellavi
• Controllo a doppio cieco: quando i partecipanti sono inconsapevoli delle condizioni
sperimentali in cui si trovano e dello scopo effettivo dell’esperimento. Lo sperimentatore è
nella condizione di non sapere a quale condizione sperimentale siano stati assegnati i soggetti
che sta esaminando (affiancarsi di una persona non coinvolta emotivamente)
• Condizione di controllo: non viene somministrato il trattamento, non c’è manipolazione della
variabile indipendente. disegnoentroisoggetti
• Gruppo di controllo: è quello in cui il disegno è tra i partecipanti, quindi ho un gruppo
sperimentale e il gruppo di controllo. disegnotraisoggetti
Definiti dei parametri per quantificare i fenomeni cognitivi come può essere:
Identificazione
Baseline Identificazione
devo decidere se è stato
premi ogni volta senza devo identificare
presentato un quadrato o un
identificazione di stimolo il triangolo e il quadrato
triangolo
Selezione
Baseline
devo decidere se rispondere con
rispondo
tasto dx o sinistro
Baseline
rispondo
Soglia di falsa partenza in atletica: 100 millisecondi è il tempo al di sotto il quale non si può
andare perché qualsiasi reazione a qualsiasi stimolo richiede tempo.
Questo sistema vale anche negli esperimenti che raccolgono tempi di reazione viene messa una
SOGLIA dove le risposte date al di sotto di quel tempo vengono considerate risposte non
accettabili perché non implicano una vera e propria elaborazione dello stimolo e una risposta
successiva.
Il metodo di Donders fu un metodo che per primo si proponeva di misurare l’attività cognitiva,
consisteva nell’ordinare una serie di compiti, di difficoltà differente, e dal confronto di questi
compiti si proponeva di misurare alcune operazioni che noi possiamo mettere in atto.
NoDondersassumecheogni mentalesianettamentedistintodaglialtrieabbiaprecisaduratacheèmisurabile
processo
esempio stimoli/computer (slide)
Pensiero di Donders:
I processi mentali si svolgono in serie dal più semplice al più complesso quindi posso sommarli
e quindi confrontarli tra di loro; quindi se prendo compiti diversi sottraendoli (compito più
complesso - compito meno complesso) posso trovare il tempo impiegato per fare una determinata
operazione che rende quel compito più complesso (tempo di reazione).
processocomplessivodipercezionecompostodispecificheoperazionimentalichesisusseguonoseriamente
COMPITO C (Identificazione/Baseline) - COMPITO A (Baseline) = IDENTIFICAZIONE
perché per rispondere al compito C avrò impiegato 300 millisecondi mentre per rispondere al
compito A avrò impiegato 170 millisecondi quindi 300-170=130.
_Secondo Donders quei 170 millisecondi sono il tempo impiegato per identificare lo stimolo.
Presupposto di Donders:
I nostri processi cognitivi funzionano serialmente, in sequenza cioè nel momento che devo
identificare lo stimolo faccio quello poi seleziono la risposta poi produco la risposta in
sequenza. In realtà non è proprio così, molto spesso i P.C. funzionano in parallelo cioè il
momento di selezione della risposta non inizia quando ho terminato il momento di
identificazione dello stimolo molto spesso inizia in anticipo, una preparazione che accorcia il
momento di selezione di risposta (sapendo di avere due opzioni già preparati su una o l’altra)
PSICOFISICA
Si intende quella serie di esperimenti che nascono da autori che all’inizio del secolo scorso con
cui si voleva studiare la relazione tra gli stimoli fisici e il comportamento o le esperienze mentali
evocate dagli stimoli.
Utilizzando delle leggi (approccio fisico) cioè trasformando l’interazione che abbiamo con gli
stimoli attraverso delle leggi fisiche. L’approccio della psicofisica si rifà alla correttezza delle
risposte, introduce quindi dei concetti:
• SOGLIA PERCETTIVA: un limite che la psicofisica vuole misurare, al di sopra di quel limite
abbiamo la percezione dell’evento, al di sotto di quel limite noi non percepiamo quell’evento.
Quel valore al di sopra del quale si ha un’esperienza dello stimolo fisico e al di sotto del quale
non si ha questa esperienza.
• SOGLIA ASSOLUTA: quel minimo o massimo valore fisico capace di esplicitare una sensazione
(può essere definita in db per gli stimoli uditivi ma anche in frequenze oppure in cm²)
perogniintensitàpiù presentazioni
approcciocherisentedel
criterioutilizzato dapartecipanteper
rispondere
LIMITAZIONI DELLA SOGLIA ASSOLUTA
METODIDELLA NEUROPSICOLOGIA
1 Dissociazionesemplice
2 Doppiadissociazione
Capitolo 2 -
L’ETICA DELLA RICERCA IN PSICOLOGIA
Nella ricerca ci sono una serie di problemi che vanno affrontati che riguardano:
• I limiti che non vanno oltrepassati
• Quali sono le richieste che possiamo fare
• Chi stabilisce le regole
• Qual’è la procedura per farle rispettare
All’epoca non c’era limite etico l’unico scopo era quello di introdurre possibili cure senza dare
importanza delle modalità. In quelle ricerche la parte più importante stava nella società perché
non importava uccidere persone ma produrre aspetti positivi per la società.
Quindi il ruolo fondamentale non è più della società ma del partecipante nonostante il risultato
dell’esperimento rimanga un beneficio collettivo. terminepreferito asoggetto
CODICEETICOPERLARICERCAINPSICOLOGIA redattonel2015inItalia
DICHIARAZIONE DI HELSINKI (World Medical Association - 1964/2013)
documento che norma in maniera più completa la sperimentazione sull’essere umano, quella
dichiarazione che considera una serie di cose ad esempio:
Tutela l’interesse della persona che partecipa all’esperimento:
• Nessuno stress né fisico né emotivo
• Ricompensa di partecipazione crimidisctèteijowse
• Tutela della privacy
• Rispetto delle volontà
v3 atermine soggettisperimentali preferitoterminepartecipantepersottolinearerapportoparitario
CONSENSO INFORMATO:
è quel documento che chiedo alle persone di firmare oppure di accettare (condizioni online), in
cui informo la persona su una serie di cose sull’esperimento:
• Scopi della ricerca: (i partecipanti non devono essere informati nel dettaglio sulla mia ipotesi per non
essere influenzati, infatti lo scopo definitivo lo dirò solo alla fine)
• Procedura a cui si viene sottoposti
• Possibili disagi e rischi
• Incentivi (rimborsi)
• Durata/frequenza delle sessioni sperimentali
• Possibilità di sponsor ed enti finanziatori (può esserci possibilità di presenza di qualche sponsor che
non incontra il favore di qualche futuro partecipante)
VOLONTARIETÀ
partecipazione in cui ci può essere una palese forzatura:
- Campo di concentramento (Norimberga)
- Usufruire di un servizio solo se si accetta di partecipare (esame clinico)
Progettazione
• Le domande a cui si vuole rispondere non hanno trovato risposta in studi precedenti?
(posso però volerlo replicare, quindi accettato ed auspicabile perché rende quella ricerca validi)
• Si possono trovare procedure bene disagevoli per i partecipanti
Individuazione del rischio
• Rischio minimo: (noia, affaticamento, minima frustrazione) per migliorarli si può rendere
l’esperimento più accattivante, inserendo delle pause e utilizzando la rassicurazione.
• Rischi più rilevanti:
- Fisici: calibrare l’esperimento in base alla sensibilità dei partecipanti
- Psicologici: si informa il partecipante tramite questionari sui temi trattati cosicché la
persona si possa escludere se sa di avere difficoltà nell’affrontare quel determinato tema.
- Sociali: la persona potrebbe essere giudicata rispetto a quello che risponde (diffusione
risultati) questo si risolve dando un numero identificativo ai partecipanti e senza alcuna
pubblicazione dei risultanti, disponibili solo agli sperimentatori.
Minimi esnoiafrustrazioneaffaticamento
guardosoluzionisumieiappunti p 13
COMITATO ETICO (figura terza ed imparziale)
gruppo di esperti in vari ambiti che valuta rischi e benefici per i partecipanti e per la società
(anche per gli enti che finanziano o in cui viene svolta la ricerca)
1 apprese; per farlo dovrei prendere dei neonati e separarli alla nascita dalla madre, non si può
fare ma più semplice ad esempio con dei pulcini.
• MOTIVAZIONE SCIENTIFICO-METODOLOGICA: ho un maggior rigore di controllo in quanto
l’animale sarà sempre inferiore allo sperimentatore quindi perde d’importanza rispetto allo
sperimentatore stesso e alla società.
leconsiderazionietichee scientifico metodologiche siintrecciano inmolticasi
Esistono comunque delle leggi che normano e permettono di limitare il disagio anche negli
animali, infatti lo sperimentatore è vincolato dal seguire il PRINCIPIO DELLE 3R:
(Replacement, Reduction; Refinement)
1. Sostituzione: quando possibile evitare di utilizzare animali per gli esperimenti, quando
possibili utilizzare simulazioni da computer oppure modelli vitro.
2. Riduzione: ridurre al minimo il numero di animali coinvolti, evitando cosi di coinvolgere
esemplari non necessari.
3. Perfezionamento: perfezionare il più possibile le tecniche utilizzate per limitarne l’invalidità e
possano cosi creare dei danni
Esiste anche una direttiva europea 2010/63/UE/ si occupa della protezione degli animali utilizzati
a fini scientifici.
TECNICHE DI INDAGINE = tutti quegli strumenti che ci permettono di analizzare quello che è il
funzionamento meno evidente dei processi cognitivi o mentali; si osservano le basi biologiche
dei processi cognitivi o mentali (posso vedere come risponde il cervello)
Cerco delle correlazioni tra comportamenti e attività celebrali perché ci può dare qualcosa in più
sui processi mentali. (percezione, memoria, attenzione)
ATTIVITÀ CELEBRALE
si può indagare utilizzando due prospettive non combinabili ma differenti, ad esempio tramite:
tecnicheneuropsicologiche
• Lo studio di pazienti con lesioni cerebrali (approccio neuropsicologico): ho un paziente che ha
un deficit in un’area celebrale e non riesce a svolgere quel determinato compito,
probabilmente quell’area cerebrale danneggiata ha un ruolo in quel compito preciso. Questo
mi può aiutare a capire come rappresento il mondo esterno.
Gli studi neuro psicologici sui pazienti vengono ancora condotti ma sono accompagnati ad una
serie di altri studi che utilizzano delle tecniche che ci permettono di misurare l’attività cerebrale.
Queste tecniche possono misurare aspetti diversi dell’attività cerebrale, in alcuni casi sono
dirette in altri sono indirette.
Per ciascun metodo d’indagine occorre specificare e ricordare delle differenze:
Alcune tecniche servono per registrare l’attività cerebrale altre per interagire (aumentare
oppure inibire l’attività cerebrale).
1. ELETTROENCEFALOGRAFIA - (EEG)
È una misura diretta e poco invasiva. È diretta perché l’attività cerebrale è considerata un’attività
elettrica (ne sono responsabili i neuroni che hanno un impulso nervoso quindi elettrico)
Permette di misurare l’attività elettrica del cervello (intensità bassa) prodotta da bilioni di neuroni
che quando vengono coinvolti in un’attività si attivano in maniera SINCRONA, simultaneamente,
che ci permette di aumentare il segnale elettrico e di poterlo registrare.
Quello che esce come intensità dall’encefalogramma non è mai una fedele riproduzione perché
si tratta di un’amplificazione (perché intensità normale troppo bassa).
Un vantaggio dell’EEG è quello della risoluzione temporale riesce a misurare l’attività cerebrale
nell’ordine dei millisecondi.
Le lettere che ci sono vicino ad ogni elettrodo identificano la posizione (T temporale P parietale
O occipitale…) mentre i numeri non evidenziano un ordine di sequenza ma il lato (dispari lato
sinistro pari lato destro) non importa quindi la quantità di elettrodi che sistemo sul capo.
Il segnale viene registrato sotto forma di frequenza, variazioni nel tempo (numero di cicli nel
secondo) per cui ci sono attività nelle frequenze (Alfa, Beta, Delta, Theta, Gamma)
Queste misurazioni vengono utilizzate per misurare l’attività spontanea cerebrale quindi non
prodotta da un evento particolare (fasi del sonno)
Il rumore nella registrazione è casuale, di prova in prova posso avere un’attività cerebrale
casuale, non sempre la stessa, invece quando presento uno stimolo ho una certa coerenza di
risposta cerebrale. La media ci permette di mantenere il segnale e toglie gli elementi irrilevanti.
Nella rappresentazione grafica i picchi nella parte superiore sono negativi mentre i picchi nella
parte inferiore sono positivi. Ad un tempo minore corrisponde una superficiale elaborazione
degli stimoli e dell’attività cerebrale invece a tempi maggiori c’è più complessa attività cerebrale.
- Componenti primarie: nei primi millisecondi sono evocate dalle caratteristiche fisiche
dell’oggetto, sono quindi più percettive, a latenza minore
- Componenti secondarie: ha una latenza maggiore e sono maggiormente imputabili a
componenti cognitive.
INTERFACCIA CERVELLO-COMPUTER
la ricerca sull’interfaccia cervello-computer ha come scopo la creazione di una connessione
diretta tra i processi cognitivi e neurali e le macchina. (Relazioni tra una determinata attività cerebrale
e una situazione particolare.)
CICLO BCI
LIMITI BCI
• Le attivazioni cerebrali sono molto complesse non è possibile creare un ampia gamma di
azioni con le teorie che abbiamo a disposizione.
• Il segnale è debole soggetto ad interferenze
• Problema di portabilità gli strumenti che abbiamo non sono facilmente portabili, ridotte le
dimensioni negli anni ma hanno comunque un certo peso
Il sistema BCI richiede un controllo continuo dell’attività mentale mentre gran parte dei processi
mentali avviene in maniera automatica (programmo il movimento e lo faccio, non penso a dover
pensare al movimento)
Esiste una grande variabilità nei risultati che si ottengono con la BCI (variazioni anche all’interno
di singole sessioni sperimentali).
2. MAGNETOENCEFALOGRAFIA - (MEG)
tecnica elettrofisiologia che, per alcuni aspetti, si avvicina all’elettroencefalografia ma ha logica e
funzionamento differenti. Non misura direttamente l’attività elettrica, l’attività elettrica produce
dei campi magnetici. Quindi non misura il potenziale elettrico ma il campo magnetico.
Per misurare questi campi magnetici occorre utilizzare dei super sensori, che per funzionare
devono essere mantenuti a bassa temperatura (in elio liquido 270° sotto lo zero) proprio per
questo non si mettono i sensori direttamente a contatto con la testa ma vengono applicati
all’interno di un casco.
Quindi la MEG a differenza dell’EEG permette di avere una buona risoluzione temporale ma una
maggiore risoluzione spaziale rispetto all’EEG; ma non ha sostituto completamente la EEG
perché è particolarmente costosa.
3. RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE
RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE (NMR) = tecnica non invasiva quindi nessuna
introduzione di sostanze nel corpo, che ci fornisce immagini ad alta risoluzione dei tessiti umani
come ad esempio il cervello (struttura anatomica).
FUNZIONALE = ci permette di misurare l’attività cerebrale durante il funzionamento del cervello.
STRUTTURALE vedoappunti p 9
(esempio dello stimolo sul dito indice) // La risonanza magnetica mi permette di individuare
perfettamente l’area che si attiva con buona risoluzione.
Video: https://www.youtube.com/watch?v=Rb_mdzgw-Jc
Tubo per risonanza = potente magnete (centro del campo magnetico dove il paziente posiziona la testa)
La Risonanza quindi ci fa vedere quale area del cervello si attiva per quella determinata azione
(misurazione indiretta dell’attività cerebrale)
Questa tecnica ha un buona risoluzione spaziale ma una scarsa risoluzione temporale perché il
picco del segnale, quella differenza tra emoglobina ossigenata e deossigenata, che misura la
risonanza, si manifesta dopo 6 secondi; tempo molto ampio per metterlo in relazione all’attività
cerebrale (millisecondi).
L’emoglobina che assorbe la luce ci fa capire che è un componente importante quando si parla
di attività cerebrale (porta l’ossigeno).
RILEVATORE = rileva quando ci sono momenti o quali sono le aree in cui viene assorbito,
dall’emoglobina, il segnale emesso dall’emettitore. (variazioni di concentrazione di emoglobina
nell’ordine del millisecondo)
4. ELETTROMIOGRAFIA
Misura la risposta muscolare (mi viene detto di pensare di muovere la mano, non la muovo ma il
cervello solo immaginando produce un’attività muscolare che non si vede ad occhio nudo ma è
misurabile tramite elettromiografia)
permettedivisualizzareeregistrarel'attivitàelettricacheèallabasedellacontrazionedelmuscolo volontario
5. RISPOSTA ELETTRODERMICA
Attivazione del sistema autonomo (quando siamo in stato di rilassamento la cute è più secca e
non conduce bene l’elettricità. Quando aumenta l’attività delle ghiandole sudoripare aumenta il
contenuto d’acqua e anche la conduttanza della cute)
Misura quindi quello che accade in risposta a diversi stimoli, piacevoli o sgradevoli.
v3 cutepersonainstatodirilassamentopiùsecca enonconducebene elettricitàquandoaumentaattivitàghianda
sudori
peraumentacontenutoacqua equindiconduttanzacute
6. ELETTROCARDIOGRAMMA (ECG)
Misura stati emotivi quali stati di ansia, stress o eccitazione…
7. MOVIMENTI OCULARI
Misurazione delle SACCADI:
- movimenti oculari che facciamo più di frequente, che facciamo inconsapevolmente. Vengono
eseguite in media 3/4 Saccadi al secondo, circa 150.000 in un giorno.
- movimenti di tipo coniugato cioè che si fanno contemporaneamente con entrambi gli occhi
nella stessa direzione.
- la loro ampiezza massima è di 20° (il campo visivo si misura in gradi), oltre i 20° entra in gioco
la rotazione della testa.
- la loro massima velocità angolare è di 900°/sec (movimenti rapidissimi)
- la latenza di una Saccade è di 225ms (dalla comparsa dello stimolo)
- traiettorie rettilinee per movimenti orizzontali
- traiettorie curve per movimenti verticali e obliqui
FISSAZIONI = legata all’attenzione perché fisso un oggetto perché porto la mia attenzione su
quel punto. Quindi le fissazioni sono pause dello sguardo tra una saccade e quella successiva.
Sistema che integra il movimento degli occhi su coordinate esterne al monitor e quello che
accade sul monitor, questo lo fa in maniera automatica.
Se noto che in una parte di sito non ottengo fissazioni posso provare a cambiare posizione
dell’informazione, se nonostante questo cambiamento viene ancora ignorata c’è qualcosa che
non va con la presentazione dell’informazione stessa (quindi lavoro sull’aspetto estetico/visivo)
TECNICHE DI STIMOLAZIONE cerebralenoninvasiva
TECNICHE DI STIMOLAZIONE = aumentano o riducono le attività neurali, hanno un’influenza
sulla stimolazione di quella determinata area. Se stimolo un’area cerebrale possono aumentarla
o diminuirla.
Questo tipo di tecnica stimola le aree e interferisce con esse in modo temporaneo (questione di
millisecondi). La stimolazione magnetica può causare lesioni virtuali che però spariscono subito.
Gli effetti della stimolazione cambiano in funzione a dove ci si colloca con la bobina:
- cmotoria primaria: contrazioni visibili dei muscoli della mano
- corteccia somatosensoriale primaria: percezione tattile come prurito
- corteccia visiva primaria: percezione dei fosfeni (lampi di luce bianca a forma di ellisse
presenti anche in assenza di stimoli)
fibresensitive conduzionediimpulsidi
DIFFERENZE DEL SISTEMA NERVOSO PERIFERICO: naturasensoriale
- Nervi afferenti (sensoriali): afferiscono al cervello quindi quelli che portano le informazioni al
cervello cioè abbiamo una realtà esterna costituita da stimoli che producono degli effetti su
delle strutture chiamate recettori che stimolati producono impulsi nervosi e da li l’impulso
arriva al cervello.
- Nervi Efferenti (motori): una volta che i nervi afferenti portano l’informazione al cervello esso
elabora l’impulso, a questo punto può non fare nulla oppure può rispondere a quello stimolo
facendo rispondere i miei muscoli che tramite i nervi efferenti producono un movimento.
1 funzioneprincipalelegata
a elaborazionesensoriale
distimolivisivi sensibilitàsomaticarappresentano
dellospazioesternointegrazione
2 elaborazionesensorialedi sensomotoriafunzioneattenzione
stimolivisiviuditivieolfattivi ecalcolonumerico
lamemoria leemozionie
solonell'emisferosinistrola
ama
piùcraniale
fvoltaemisferi
telencefalo porzione esuperficialecomprendeasua
allabase
nuclei
cerebralie
Struttura dell’encefalo:
Nella parte superiore troviamo il telencefalo o cervello. diencefalo italamoeipotalamo
Successivamente è composto da strutture sottocorticali come ad esempio talamo e ipotalamo.
- Tronco encefalico = ultima terminazione del midollo spinale, luogo in cui si mette in contatto
il midollo spinale con cervello. È diviso in mesencefalo, ponte e midollo allungato o bulbo.
(considerando il tronco encefalico ha controllo sulle attività respiratorie, regolazione pressione sanguigna,
termoregolazione, masticazione, deglutizione, defecazione e minzione, accoppiamento, comportamenti stereotipati di
attacco e fuga..) - molte funzioni del sistema nervoso autonomo.
- Cervelletto = ruolo importante nel regolare i movimenti volontari e sede della memoria
procedurale cioè quella che ci aiuta a fermare quelle informazioni che riguardano movimenti
(legarsi le scarpe, andare in bicicletta, determinato passo di danza)
Il cervello è stato suddiviso in aree o lobi divisi sulla base dell’esistenza delle scissure quindi
punti in cui rientra e ci sono avvallamenti.
nosegregatiintermini diconnettività
I nomi dati ai vari lobi presenti nel cervello sono dati in base alla posizione e alle ossa che
stanno al di sopra di quelle aree cerebrali (temporale = tempie)
definitocomelobominoreinsiemealobolimbico
avolte
INSULA = struttura al di sotto della corteccia, particolare ruolo nelle funzioni omeostatiche
quindi arrivare a portare il nostro sistema in equilibrio - omeostasi quello stato per cui
dobbiamo avere le necessarie risorse per compiere determinate azione, grado di equilibrio tra
acquisizione di energia e consumo di energia.
OCCHIO/RETINA all’oftalmoscopio
• Retina coperta da vasi sanguigni che non ostacolano la luce che arriva ai nostri recettori
• macchia cieca = sprovvista di ricettori, in quella parte di retina non arriva l’informazione, non
viene elaborata l’informazione visiva (noi non ci rendiamo conto di questa parte)
• sulla retina i ricettori hanno una disposizione concentrata soprattutto sulla Macula e il punto di
maggiore acuità visiva è la Fovea.
Proprio grazie a questa struttura se fissiamo un oggetto perfettamente visibile nei sui dettagli,
mettiamo a fuoco solo l’oggetto ma non quello che lo circonda.
Quando mettiamo a fuoco un oggetto lo mettiamo per far in modo che la luce riflessa da
quell’oggetto vada a cadere sulla Macula (parte in cui abbiamo maggiore concentrazione di
ricettori - coni) cosi riusciamo a vedere meglio i dettagli; nel resto della retina ci sono ricettori
ma in minore quantità (bastoncelli)
L’utilizzo della Fovea come riferimento anatomico è importante perché ci permette di capire
come noi vediamo le informazioni e come le informazioni arrivano dagli occhi al cervello.
Campo visivo di sinistra: elaborato dall’emisfero destro quindi visto dall’emiretina temporale
dell’occhio destro e dall’emiretina nasale dell’occhio sinistro.
Campo visivo di destra: elaborato dall’emisfero sinistro quindi visto dall’emiretina temporale
dell’occhio sinistro e dall’emiretina nasale dell’occhio destro.
L’emiretina nasale rimane lo stesso alto, elabora le informazioni dello stesso emicapo
L’emiretina temporale elabora le informazioni dell’emicampo opposto
Quindi solo le informazioni dell’emiretina nasale ad un certo punto incrociano e vanno dall’altro
lato. Questo incrocio avviene a livello di una struttura chiamata CHIASMA OTTICO
Ovvero l’emicampo visivo destro viene visto dall’emisfero sinistro mentre l’emicampo visivo
sinistro viene visto dall’emisfero destro.
Via retino-genicolo-corticale
le vie visive arrivano, a livello di corteccia cerebrale, in quella che viene chiamata CORTECCIA
STRIATA oppure area V1 (visiva primaria) oppure AREA DI BRODMANN 17
La corteccia visiva si estende sulla superficie mediale di ciascun emisfero anche introno alla
FESSURA CALCARINA (uno degli avvallamenti).
Al cervello arrivano solo impulsi elettrici, come rispondono i ricettori e perché in determinate
parti del corpo abbiamo sensibilità maggiore.
I recettori rispondono per zone di spazio ben delimitate chiamate Campi ricettivi dei neuroni, i
recettori hanno quindi una certa selettività. Se prendo in considerazione una piccola porzione
circolare del campo visivo, potrò determinare il campo ricettivo di quel neurone vedendo se presentando
uno stimolo all’interno di quella porzione ho una risposta cerebrale, se presento lo stimo fuori dal cerchio
non ho nessuna risposta. (elettrodi intra cranici, direttamente sui neuroni)
CAMPI RICETTIVI DEI NEURONI = porzione limitata dello spazio che quando stimolata produce
una modifica nella risposta del neurone
Vantaggi di avere neuroni con campi ricettivi differenti, ben delimitati e definiti:
• Accuratezza: con campi ridotti riesco ad essere molto più preciso nel discriminare gli stimoli
sia che io venga toccato o che io esplori un oggetto (i polpastrelli)
• Capire la direzione dello stimolo: con campi ricettivi molto ampi, non identifica con precisione
lo stimolo ma ci dice che qualcosa si sta muovendo, per poi identificarlo nel dettagli
utilizzeremo campi più ridotti presenti sul corpo.
Tutte le vie sensoriali (tranne l’olfatto) hanno una sinapsi nel Talamo prima di terminare nelle
rispettive aree sensoriali primarie. TALAMO = stazione nella quale tutti i neuroni si fermano
perché a quel livello fanno delle sinapsi (si connettono ad altri neuroni) e da li le informazioni
poi arrivano al cervello
L’organizzazione topografica non sempre rispetta la realtà. Sistema somatosensoriale per far
riferimento ad un’area del cervello che elabora tutte le informazioni sensoriale che derivano dal
corpo (soma). Si parla di sistema somatosensoriale perché non si parla solo di tatto ma anche di
dolore, temperatura, posizioni delle parti del corpo (per tutte le parti abbiamo recettori diversi).
Il neurone riceve segnali da dei recettori che fanno la trasduzione: cioè l’attività che trasforma lo
stimolo esterno in impulso nervoso. Quindi il recettore coglie gli stimoli esterni e trasforma
questo segnale in impulso nervoso. - Come fa questa trasformazione? Ciascun neurone è in
contatto con una cellula (recettore o altro neurone) attraverso delle sinapsi, a livello sintetico
avverrà un cambiamento che attiverà l’attività elettrica per quel neurone.
Può capitare che si aprano altri canali tipo ioni potassio ecco che a quel punto si fa uscire uno
ione con carica positiva (riducendo il potenziale d’azione) e si torna alla negatività precedente e
si ferma l’attività del neurone.
1. DEPOLARIZZAZIONE: faccio entrare ioni positivi (Na+), quindi il valore negativo, tra interno
ed esterno, diventa positivo (-70/+40) // attivazione del potenziale d’azione.
2. RIPOLARIZZAZIONE: non si aprono più ioni sodio (Na+) ma potassio (K+) quindi escono le
cariche positive riducendo il potenziale d’azione, per tornare cosi al valore negativo di
partenza -70 // riduzione del potenziale d’azione
3. IPERPOLARIZZAZIONE: la fuoriuscita degli ioni potassio (K+) porta il potenziale di
membrana ad un’intensità ancora più negativa (passaggio da depolarizzazione a
ripolarizzazione). Faccio diventare il valore ancora più negativo (-90mV) cosicché per tornare
a un valore positivo sarà necessario avere intensità maggiore.
Una volta ottenuta la riduzione dell’attivazione, attraverso la ripolarizzazione, si ottiene una fase di
iperpolarizzazione cioè quella che richiede che il segnale prodotto dalla depolarizzazione sia più intenso.
Funzionamento dei neuroni in particolare come originano o si origina al loro interno un impulso nervoso/elettrico, si
genera grazie all’origine di un potenziale d’azione. Questo potenziale d’azione può generarsi più volte ma deve esserci un
evento eccitatorio che porti dal potenziale di membrana a riposo a potenziale di membrana in azione. I neuroni tra loro
comunicano grazie una serie di punti chiamate terminazioni sinaptiche.
SINAPSI
la loro funzione è quella di creare comunicazione tra neuroni.
I punti in cui i neuroni comunicano si chiamano Bottoni sinaptici, che si trovano in collegamento
tra l’assone di un neurone e il dendrite del neurone successivo. Quindi dall’arsone arriva
l’informazione che raggiunge il neurone successivo tramite il dendrite.
• Sinapsi elettrica: quella sinapsi in cui non c’è spazio tra i due neuroni, congiunti direttamente e
quello che passa è l’impulso elettrico. La comunicazione tra neuroni avviene attraverso un
segnale elettrico che determina l’apertura o la chiusura dei canali ionici.
(invia l’impulso elettrico, viene raccolto dal neurone successivo e se è un impulso che provoca eccitazione questo è il
segnale che viene inviato altrimenti produce un effetto opposto) - (sono presenti a livello di strutture che controllano il
sistema nervoso autonomo, ad esempio a livello del cuore, tubo digerenti per controllare le contrazioni, garantiscono
un segnale costante).
• Sinapsi Chimica: quella sinapsi in cui c’è uno spazio intersinaptico e terminazione presinattica
che appartiene al neurone precedente e terminazione postsinaptica che appartiene al
neurone successivo non sono in contatto. Il segnale elettrico di potenziale d’azione che
viaggia nel neurone si lega al neurone successivo tramite un passaggio intermedio di natura
chimica. Nella parte presinaptica ci sono vescicole presinaptiche che contengono dei neuro
trasmettitori (sostanze chimiche) questi vengono liberati (in durante
depolarizzazione
maniera quantica) nello spazio
sinaptico e alcuni vanno a congiungersi a livello postsinaptico, tramite punti di contatto, al
neurone successivo altri rimangono nello spazio sinaptico.
(l’impulso elettrico nel neurone precedente fa liberare i neuro trasmettitori che si legano nella parte postsinaptica,
legandosi possono produrre due effetti a seconda del tipo si neurotrasmettitore: se eccitatorio si prolunga il potenziale
d’azione anche per il neurone successivo se inibitorio ha un effetto che riduce l’attività nel neurone successivo, riporta
al potenziale di memebrana a riposo) - (sono presenti in tutto il resto del sistema nervoso centrale, sono molto più
graduali, garantiscono una risposta che può variare anche repentinamente nel tempo).
Il legame tra neurotrasmettitore e recettore può aprire i canali ionici della membrana, e a
seconda dello ione che si apre può esserci un aumento o riduzione del potenziale d’azione e
generare un meccanismo di trasduzione del segnale che fa compire quest’azione.
• Sommazione spaziale: le entità del segnale nel neurone postsinaptico dipende molto dalla
somala di segnali che riceve (se riceve da un unico neurone il segnale può avere una certa
intensità, se lo riceve da più neuroni l’intensità aumenta quindi si può sommare a seconda del
numero di neuroni che in quel momento inviano segnale)
• Sommazione temprale: il neurone precedente può ripetere il segnale, tante più volte lo ripete
tanto più si intensifica la risposta a livello postsinaptico.
Neuroni Sensoriali, Motoneuroni e Interneuroni
1. Neuroni sensoriali: riceve informazioni dai recettori e trasmette quest’informazione al
sistema nervoso centrale (afferenti)
2. Motoneuroni: sono quelli che controllano la risposta che produciamo a una determinata
stimolazione, ci permettono di rispondere e interagire con la realtà esterna (efferenti)
3. Interneuroni: comunicano inviano messaggi direttamente da un neurone a quello
successivo, possono comunicare con altri interneuroni oppure comunicare ai motoneuroni.
Questo sistema (microcircuito) può essere rappresentato dal riflesso che possiamo riprodurre a
seguito di una stimolazione dolorosa. La risposta è automatica senza avere passaggio cerebrale,
sono coinvolti tutti quei neuroni eleganti precedentemente che assieme elaborano
l’informazione e producono una risposta. (questo avviene solo nei casi in cui dobbiamo evitare
rapidamente situazioni dolorose).
A. rappresentiamo dei quadrati di colori diversi. La linea rossa corrisponde alla risposta
prodotta dai neuroni alla presentazione dello stimolo. É piatta perché quel neurone non è
selettivo per il colore. La linea tratteggiata ci indica il potenziale di membrana a riposo.
B. cambiano gli stimoli, ora sono dello stesso colore ma cambiano orientamento. La risposta è
rappresentata da una curva, con un picco che determina la risposta massima (rettangolo in
verticale) di quel neurone, poi via via le risposte scendono per gli stimoli vicini; la risposta
diventa pari al potenziale di membrana a riposo quando lo stimolo è orizzontale. Questo
vuol dire che il neurone considerato è selettivo per gli oggetti posti in verticale e non
risponde agli oggetti posti in orizzontale. C’è quindi una differenza di risposta a seconda del
fatto che ci si allontani più o meno dalla forma standard a cui i neuroni rispondono.
C. stesso stimolo del caso B ma la curva è più ampia. Stiamo considerando due neuroni che
rispondono in maniera diversa: uno più preciso dell’altro, nel caso B la risposta è più legata
all’orientamento (maggiore selettività) nel caso C si riduce la risposta ma meno del caso B
quindi c’è minore selettività.
Il primo contatto con la realtà eterna avviene attraverso dei recettori che trasducono, qualsiasi
stimolo esterno ha una determinata intensità, determinate caratteristiche fisiche (onde sonore,
onde elettromagnetiche, molecole chimiche).
L’organizzazione percettiva è l’integrazione da parte del cervello dei segnali raccolti dagli organi
recettori grazie alla conoscenza pregressa del mondo per formare una rappresentazione interna
di uno stimolo esterno. I processi di identificazione e di riconoscimento sono i processi che
consentono di attribuire significato ai precetti.
differenza per stimoli visivi e uditivi, rappresentati lontani dal nostro corpo:
• Stimoli prossimali: immagine dell’oggetto fisico riflesso sulla retina (vicino all’osservatore)
• Stimoli distali: oggetto fisico reale che guardo a una certa distanza dall’osservatore.
Questo effetto ribadisce che attraverso i nostri sensi non possiamo fotografare la realtà;
dobbiamo considerare che quando noi percepiamo la realtà ci possono essere meccanismi
diversi che entrano in gioco.
Processi BOTTOM UP e TOP DOWN (sistema nervoso centrale: cervello alto periferia/recettori basso)
• Bottom up (dal basso verso l’alto): informazione sensoriale raccolta dai recettori che raggiunge il
cervello - forte influenza dell’informazione sensoriale (stimolo ambiguo).
• Top down (dall’alto verso il basso): informazioni sensoriali interpretate dalle nostre conoscenze,
credenze, aspettative, obiettivi (più interpretazioni).
• effetto somiglianza: identifica la lettera A, i tempi di reazione nella ricerca è maggiore e gli se
target e distruttori, hanno lo stesso colore (somiglianza per colore) perché gli elementi
vengono raggruppati tra loro.
• effetto simmetria: accomuniamo gli elementi quando simmetrici, questo perché
nell’asimmetria ci troviamo qualcosa che non va - (compagno per simmetria - valore estetico)
(esperimento del 1998 - presentazione di volti la gente preferiva i volti con perfetta simmetria)
• effetto di segmentazione figura/sfondo: dividere lo sfondo dall’immagine (immagine della
doppia figura, vaso e due volti) quello che abbiamo scelto come sfondo non può diventare
figura nello stesso momento. (esempio puzzle azzurro).
SISTEMA VESTIBOLARE
è un sistema che informa il cervello sulla posizione del corpo e sui suoi movimenti.
Fornisce quindi il senso dell’equilibrio permettendoci di mantenere la classica posizione eretta;,
aiuta a coordinare i movimenti della testa e degli occhi e aggiusta la postura del corpo;
è possibile perdere anche il senso dell’equilibrio.
Questo sistema ha dei recettori nascosti nel nostro corpo in una posizione molto vicina a quella
dell’orecchio interno, di una struttura chiamata Coclea che è importante per l’elaborazione degli
stimoli uditivi - (giramenti di testa a seguito di infezioni all’apparato uditivo)
L’organo fondamentale del sistema vestibolare è detto LABIRINTO VESTIBOLARE composto da:
• 2 organi otolitici: utricolo e sacculo che rilevano la forza di gravità e l’inclinazione del corpo,
sono quelli che ci permettono di mantenere la posizione eretta (contrastano la forza di gravità).
• 3 canali semicircolari: sono orientati nelle tre direzioni di un piano tridimensionale, avendo
questo orientamento ci permettono di mandare informazioni rispetto alla rotazione del capo,
importante per il coordinamento tra movimenti della testa e quelli degli occhi (ad esempio
quando guardo qualcosa in movimento)
(L’afide della Veccia è un insetto che attraverso il rilascio dei feromoni da l’allarme dell’arrivo dei un
predatore, gli altri conspecifici colgono i feromoni rilasciati e possono scappare.)
Viene anche utilizzato per l’accoppiamento, la femmina nel periodo fertile rilascia una serie di
feromoni per attirare il maschio.
• McClintock (1971) (primi studi sull’effetto dei feromoni nell’uomo) - nel dormitorio di un college
americano, aveva coinvolto un gruppo di studentesse universitarie e aveva notato che il ciclo
mestruale dopo 6 mesi tendeva a sincronizzarsi; si sosteneva quindi che tra queste
studentesse ci fosse stato uno scambio di feromoni che vengono prodotti particolarmente
durante il ciclo mestruale - (influenzato la risposta fisiologica)
Da una parte può essere che abbiamo un organo vomeronasale che non invia informazioni al
cervello, dall’altra può essere che influenzi comunque l’attività fisiologica pur non portando
un’elaborazione consapevole del segnale.
(lo studio della McClintock è interessante ma pieno di criticità)
• Doty, 2014, Human pheromes: esperimento in cui le persone dovevano cercare di capire se
erano in grado di distinguere feromoni prodotti dall’uomo e feromoni prodotti dalla donna;
per farlo hanno utilizzato come stimolo i feromoni prodotti dal sudore (chiedendo di indossare
una maglietta per una settimana senza lavarsi) numero di magliette usate da maschi e numero
di magliette usate da femmine mescolate e inserite nei sacchetti proposte ai partecipanti
dell’esperimento che dovevano annusare e determinare se era stata indossata da un maschio
o da una femmina.
Il problema del conteggio dei nostri sensi dipende molto dal criterio che utilizziamo per definire
una modalità sensoriale:
• sulla base dei recettori che sono coinvolti: quindi ogni modalità deve avere i suoi recettori
dedicati ad elaborare determinate sensazioni.
• organizzazione a livello cerebrale*: per distinguere una modalità sensoriale dall’altra posso
considerare il fatto che non tutte le modalità hanno lo stesso tipo di organizzazione cerebrale.
Quindi alla domanda iniziale “vale la pena studiare solo la vista?” Si può rispondere che vale la
pena studiare anche gli altri sensi anche perché hanno delle differenze; se avessimo studiato
una sola modalità sensoriale non avremmo scoperto che non tutte le modalità sensoriali hanno
un’organizzazione a livello cerebrale differente.
Per anni si è pensato che la corteccia sensoriale primaria potesse elaborare solo stimoli visivi.
- Costanza della grandezza: gli oggetti che noi vediamo hanno determinate dimensioni che
vengono interpretate in base al riflesso che arriva sulla nostra retina e allo spazio che ne
occupa. Per evitare l’illusione il nostro sistema percettivo mantiene una costanza delle
grandezze quindi un oggetto che osserviamo da una certa distanza quindi di piccole
dimensioni non lo crediamo realmente piccolo. (esempio binario con segmenti rossi)
- Stanza di Ames: stanza costruita con delle particolarità in cui percepisco un signore molto più
alto degli altri ma è un fenomeno illusorio creato dal fatto che non riusciamo a percepire la
stanza in maniera reale quindi anomala (parete in fondo non perpendicolare a quelle di lato e
non sempre la stessa altezza - simil trapezio) - si perde la costanza di grandezza.
Le illusioni possono essere affrontate con prospettiva uni sensoriale ma possono essere anche
sperimentate attraverso una prospettiva multisensoriale (illusioni/stimoli che coinvolgono più
modalità sensoriali contemporaneamente)
Le illusioni multi sensoriali vengono spesso utilizzate perché creano situazioni conflittuali tra le
informazioni cosi facendo posso osservare come il cervello organizza quelle determinate
informazioni (video persona che parla con musica alta mi concentro più sull’informazione visiva
quindi il labiale) - vedere che peso/ruolo dò alle informazioni.
Il nostro cervello pesa le varie informazioni a seconda delle condizioni (tolgo gli occhiali inizia a
perdere peso l’informazione visiva rispetto a quella uditiva perché non più affidabile)
Come noi percepiamo il nostro corpo attraverso le nostre modalità sensoriali, questa percezione
deriva dalla combinazione delle diverse informazioni che arrivano alle modalità sensoriali:
• Mano di gomma
questo tipo di illusione viene utilizzata per studiare vari aspetti della rappresentazione corporea.
La persona ha la sua mano vera nascosta dietro una barriera senza vederla e vede invece una
mano finta (situazione conflittuale), al mio cervello arriva l’informazione della posizione reale
della mia mano vera però non la vedo, visualizzo la mano finta con consapevolezza. La
confusione inizia quando viene introdotta l’informazione tattile in simultanea su entrambe le
mani, ecco che comincio a percepire che la mano finta possa essere la mia mano (illusione).
Ci conferma l’importanza dell’informazione visiva combinata a quella tattile (illusione di senso di
appartenenza). Una misura più indiretta di questa illusione è data da una localizzazione della
mano fatta prima di stimolare le mani simultaneamente (dimmi dove si trova il tuo dito indice
della mano destra - non visibili perché mascherato quindi vanno sotto il tavolo, prima della
stimolazione tattile la localizzazione è molto accurata mentre successivamente è più indirizzata
verso la mano finta.
Con questa illusione si spiega che la nostra rappresentazione corporea è multi funzionale perché
viene determinata da più informazioni (tattile, visiva..)
Quello che possiamo capire grazie alle illusioni multi sensoriali è che il nostro cervello pesa le
informazioni che riceve dando maggiore importanza a quella più affidabili (negli esempi visti
l’affidabilità si basa su compiti di natura spaziale cioè in cui si creava una discrepanza spaziale).
La localizzazione spaziale è una situazione in cui la modalità visiva è molto più precisa rispetto
alla modalità uditiva, esistono però altre situazioni in cui troviamo un rapporto capovolto quindi
in cui la modalità uditiva è più precisa di quella visiva:
• Illusione del flash indotto dal suono: consiste nel fissare il centro dello schermo dove può
comparire un cerchio, una sola volta o più volte. Il compito della persona è dire quante volte
vede apparire il cerchio; apparentemente banale ma ciò che lo rende difficile è la presenza di
un suono in contemporanea all’apparizione del cerchio. Presentando il suono in numero volte
differente dal cerchio (più volte rispetto al cerchio) accade che una buona percentuale di
prove le persone diranno di aver visto il cerchio comparire più volte rispetto a quelle effettive
questo perché guidate dallo stimolo acustico ripetuto effettivamente più volte.
Questo però accade solo presentando più volte lo stimolo uditivo e meno quello visivo, perché
quando avviene il contrario le persone non si fanno influenzare dalla vista quindi diranno di aver
visto il cerchio nel numero di volte che effettivamente è apparso.
Quindi in questa illusione si comprende che lo stimolo uditivo influenza la percezione visiva (al
contrario dell’illusione del ventriloquo). Questo avviene perché nel compito richiesto compito
non è presente una componente spaziale (il cerchio è sempre nella stessa posizione) ma c’è
semplicemente una sequenza di stimoli (componente temporale) - udito superiore alla vista.
• Illusione della pelle a pergamena / 1980 (audio tattile): in questa illusione la componente
visiva non ha importanza. L’illusione consiste nel far indossare ai partecipanti delle cuffie e
utilizzare un microfono (il rumore creato sopra il microfono che è collegato ad un mixer per modifiche
audio e poi il suono creato dal rumore arriva direttamente alle cuffie). Ai partecipanti viene chiesto di
sfregare le mani difronte al microfono e dire se le sentivano secche o umide. Il suono reale
veniva modificato (alte e basse frequenze modificate) e ci si accorgeva che bastava la modifica del
suono per far cambiare sensazione delle condizioni delle proprie mani ai partecipanti (se il
suono veniva abbassato le sentivano più secche, se il suono veniva alzato le sentivano più
umide). La conclusione dell’illusione è che il suono influenza la nostra percezione tattile.
dominanzavsipotesimodalità
ipotesi piùappropriata
Il processo di percezione è un affidarsi alla modalità sensoriale che fornisce l’informazione più
accurata, questo è più evidente quando le informazioni sono in conflitto quindi multi sensoriali
(il conflitto determina l’informazione più affine )
- Informazione visiva risulta migliore quando ho una risoluzione spaziale quindi domina nei
compiti di discriminazione spaziale (localizzazione degli stimoli)
- Informazione uditiva risulta migliore quando ho una risoluzione temporale (compiti di
giudizio temporale come la percezione del ritmo).
ATTENZIONE
È stato dimostrato che l’abilità di risposta varia al valore delle ore dormite quindi meno ore di
sonno hai meno hai capacità di risposta veloci.
Prima informazione che appare sullo schermo è il CUE (freccia) cioè quell’elemento che porta
con sé l’informazione (ci indica la destra ma il target a cui tu devi fare riferimento non è detto che
apparirà sempre a destra)
Posner ha creato queste situazioni per analizzare il vantaggio che può avere lo spostamento
dell’attenzione pur avendo lo sguardo fisso; per analizzarlo devo confrontare:
Il tempo di reazione tra prova neutra e prova valida = nelle prove valide il tempo di reazione è
più veloce rispetto a quelle neutre, per la stessa logica, nelle prove invalide sono più lento
rispetto a quelle neutre (qui è una questione di costi/svantaggi - sottrazione tempo reazione
prova invalida/prova neutra); portare l’attenzione su una posizione aiuta l’elaborazione di tutti
quegli stimoli presentati in quella posizione (se stimoli presentati in posizione opposta subentra un costo/ritardo)
Viene a mancare il vantaggio nella prova valida quando tra cue e target c’è un tempo superiore
a 200 millisecondi: Inibizione di ritorno (cue e stimolo appaiono con tempi di distanza inferiori a 200 millisecondi)
Attenzione e oggetti:
posso guidare una ricerca tramite attenzione di oggetti/elementi che conosco (ricerca delle
chiavi con elementi particolare che riconosco)
Per Duncan il compito richiesto alle persone è quello di rispondere più rapidamente possibile a
una serie di domande su un aspetto dei due elementi (come di ricordare apertura rettangolo dx
o sx, linea tratteggiata o segmenti …) la richiesta era rispondere individuando i due elementi.
Duncan ha scoperto che le persone sono veloci nell’individuazione di un elemento di un singolo
oggetto (rettangolo piccolo o grande) mentre quando devono individuare un elemento di due
oggetti la cosa risulta più complessa.
• L’individuazione di elementi di due oggetti distinti la risposta è più lenta (attenzione divisa non
nello spazio ma tra oggetti che occupano la stessa posizione)
• L’individuazione di elementi dello stesso oggetto la riposta è veloce (attenzione guidata su un
singolo) questo perché l’attenzione si orienta anche in base agli oggetti
Duncan ha utilizzato anche una lieve modifica del paradigma id Posner in cui utilizzava un cue
esogeno (indizio):
nelle prove invalide il target poteva comparire in basso oppure nell’altro rettangolo ma in alto,
tutto ciò creato in modo che l’indizio fosse alla stessa distanza tra un target e l’altro (distanza
paragonabile) - Duncun ha visto che quando l’indizio compare sull’oggetto le risposte sono più
veloci per lo stesso oggetto questo perché è come se l’attenzione si spostasse non solo
spazialmente nella parte più bassa ma si spostasse sull’oggetto stesso, mentre nel secondo caso
c’è uno svantaggio perché l’attenzione si è spostata sull’oggetto e il target compare sull’altro.
Attenzione = meccanismo che noi utilizziamo per selezionare le informazioni. Informazioni che
sono difficili da elaborare per il nostro sistema infatti siamo in grado di elaborarle in numero
limitato. Attraverso l’attenzione noi ottimizziamo il processo di percezione. La percezione è
limitata e tramite l’attenzione noi selezioniamo delle informazioni che in quel momento ci
appaiono più rilevanti. Inoltre ci dà anche consapevolezza della realtà che ci circonda.
L’attenzione non ci permette di elaborare l’intera persona ma a volte si focalizza su dettagli della
persona stessa, questo ci distrae da altri aspetti circostanti (i borseggiatori puntano sulla
distrazione quindi sullo spostare l’attenzione cosi dà far venire a mancare la consapevolezza)
(video caminetti fabbrica che appaiono e spariscono)
Esistono esempi di fenomeni non esattamente di change blindness come ad esempio quelle
cecità dovute a disattenzione che possono spiegare come mai perdiamo tutti quei dettagli.
Se non abbiamo alcun disturbo a livello visivo, abbiamo una visione che ci permette di vedere
tutto quello che abbiamo difronte quindi non abbiamo problemi a livello sensoriale, nonostante
questo possiamo essere ciechi al cambiamento, c’è quindi qualcosa di più della semplice
elaborazione sensoriale.
• Neglect = disturbo con lesioni nell’emisfero destro (strutture non definite ma in particolare
lobi parietali e temporali) i sintomi descritti variano dalla fase acuta o meno del deficit ma
sostanzialmente le persone hanno difficoltà ad elaborare/rappresentare le informazioni che
stanno nella parte sinistra del campo visivo. Non riguarda la cecità, dal punto di vista visivo il
paziente non ha alcun tipo di alterazione, le immagini arrivano alla retina e alla corteccia visiva
(come a noi i 21 cambiamenti nella scena e i comignoli di cui noi non ci rendiamo conto).
• I pazienti perdono qualsiasi elemento della parte sinistra perché hanno l’attenzione focalizzata
fortemente a destra. Il loro spostamento dell’attenzione a sinistra deve essere forzato altrimenti
non lo farebbero di loro spontanea volontà.
(copying/spontaneous drawing: nella prima situazione devo solamente copiare nella seconda
ricostruisco in base alla mia memoria)
La costruzione di memoria mantiene questo forte spostamento dell’attenzione a destra?
Bismarck - fine anni 80’ - scrisse un articolo su due pazienti milanesi al quale venne chiesto di
descrivere la piazza del duomo di Milano, assumendo due prospettive diverse:
- Duomo di fronte: le persone riportarono una serie di dettagli degli edifici solo di destra;
- Duomo alle spalle: le persone riportarono i dettagli degli edifici di destra che prima non
avevano descritto e non descrissero quelli che avevano riportato in precedenza
quindi quando recupero a memoria un’immagine, anche a quel livello consapevolezza della
rappresentazione è limitata ad uno spazio.
A. la rappresentazione dell’immagine è legata allo spazio nel suo complesso, unicamente per
quello che sta a destra nell’immagine
B. l’attenzione non è più orientata sullo spazio ma è orientata sugli oggetti, e di quegli oggetti
rappresento solo la parte destra (spiegazione dei paradigmi visti in precedenza) quello che viene a
mancare non sono gli oggetti che stanno a sinistra ma sono le parti sinistre degli oggetti
Quindi esistono due sintomi per lo stesso disturbo, rientrano entrambi nella sindrome del
Neglect ma per alcuni pazienti è legato allo spazio per altri è legato agli oggetti.
Per l’attenzione vale lo stesso discorso della percezione, quindi, anche l’attenzione può essere
affrontata adottando una prospettiva uni sensoriale (esempi in cui vista ruolo fondamentale), ma
la si può affrontare anche adottando un approccio multi sensoriale.
L’interesse per lo studio dell’attenzione con un approccio multi sensoriale non è stato sempre
ovvio. Gli studi dell’attenzione hanno adottato sin dall’inizio uno studio uni sensoriale non per
forza uno studio per l’attenzione visiva.
Tra i primi studi in laboratorio fatti da Donald Eric Broadbent (Università di Oxford) troviamo
quelli sull’ascolto dicotico che è un paradigma che studia l’attenzione uditiva.
Dallo studio è emerso che le persone riuscivano a riportare perfettamente quello che sentivano
da un lato (output verbale) e non riuscivano a riportare alcun elemento dell’altra frase.
Jon Driver: ripropose un esperimento simile a quello del paradigma dell’ascolto dicotico, ma
invece che chiedere alle persone di indossare le cuffie presentava dei suoni in sequenza, da un
unica cassa (due schermi con due casse dx e sx) il compito era di riconoscere le parole target
(nomi propri o appartenenti a diverse categorie) in contemporanea venivano presentate delle
parole che distraevano (non appartenenti alla stessa categoria o non parole). In questo compito
è molto difficile orientare la propria attenzione perché i messaggi provengono dalla stessa
sorgente (casse).
Driver aggiunge il video di una persona che pronunciava quelle parole target che la persona
doveva riconoscere, il video poteva comparire nella stessa posizione o in posizione opposta, si
notò che quando il video compariva nella stessa posizione riuscivano a comprendere meglio le
parole. Qui entra in gioco l’illusione del ventriloquo (discrepanza tra informazione visiva e
informazione acustica) la sorgente uditiva viene attratta da quella visiva.
Quello che si è visto in questi esperimenti, con stimoli relativamente semplice, è che l’attenzione
spaziale può essere condivisa tra più modalità, quando sposto l’attenzione verso un lato dello
spazio questo può avere degli effetti anche su altre modalità sensoriali:
la freccia (cue) indica che gli stimoli, in una delle due modalità, possano essere presentati con
maggiore probabilità; se il compito primario era quello visivo nell’80% dei casi veniva detto alle
persone “lo stimolo viene presentato a sinistra nel 20% a destra” per quanto riguarda invece lo
stimolo uditivo 50% e 50% (nessuna differenza).
Questo esperimento per rispondere alla domanda iniziale, cioè: se sposto l’attenzione verso un
lato (stimolo visivo) ottengo un effetto solo per gli stimoli visivi perché sono i più probabili e
quindi non lo ottengo per quelli uditivi oppure lo ottengo per entrambi? L’attenzione è legata alla
modalità sensoriale o è qualcosa che può essere condiviso tra le modalità (se sposto l’attenzione
spaziale non importa che stimolo venga presentato)
La freccia facilità tutti gli stimoli presentati nella modalità primaria (visivi) ma facilità anche quelli
uditivi, quindi la conclusione è che l’attenzione non è qualcosa legato a una singola modalità ma
se sposto l’attenzione nello spazio tendo ad elaborare meglio qualsiasi cosa presentata in quella
parte di spazio vale per stimoli uditivi (non primari).
Da questo esperimento si è notata una certa difficoltà, ma in maggior numero quando gli stimoli
da ripetere provenivano dal lato e non difronte. In questo caso è un problema di attenzione
divisa perché richiede maggiori risorse attentive su punti differenti.
Una persona che sta con noi in auto non è fonte di distrazioni tanto quanto qualcuno che è con
noi tramite telefonata perché la persona presente è consapevole dei momenti in cui la mia guida
richiede o meno attenzione quindi può dosare il disturbo, mentre chi è al telefono non è a
conoscenza della situazione presente in auto.
La conclusione è che non è sufficiente indossare gli auricolari per togliere il problema ma
sarebbe forse più risolutivo costruire dei sistemi viva voce per cui la voce appaia come
provenire dal parabrezza (quindi esattamente difronte a noi) .
Nella percezione del cibo sono coinvolte informazioni tattili, uditive e visive ma tra le più
importanti troviamo quelle informazioni relative ai sensi chimici (gusto ed olfatto).
• Super taster (super gustatori): che sentono molto forte la sensazione di amaro
• Normal taster (normali gustatori): che sentono accettabile la sensazione di amaro
• Non - taster (pochi recettori): che non sentono affatto la sensazione di amaro
queste differenze sono dovute alla quantità di recettori sulla lingua, per notarli si può utilizzare
un colorante che si posiziona sulla lingua e si fotografa (taster status e acuità tattile).
Il numero di recettori presenti sulla lingua è determinato geneticamente.
Le nostre esperienze percettive non sempre derivano unicamente da quello che noi, nel corso
del tempo, apprendiamo o esperienze che noi facciamo nel tempo.
(il caffè è una sostanza che ci permette di evidenziare le differenze tra categorie, quindi le nostre
preferenze individuali nascono da una serie di aspetti non innati, c’è invece una parte genetica
che può influenzare quello che sono le nostre esperienze di cibo)
Alla maggiore o minore sensibilità all’amaro c’è anche una maggiore o minore sensibilità alle
sensazioni tattili che sento sulla lingua (recettori tattili x consistenza del cibo confermano
l’esperienza multisensoriale)
Il sapore del cibo è qualcosa di più articolato rispetto al solo gusto e viene percepito sulla lingua
non nella bocca infatti è sufficiente tapparsi il naso (con occhi bendati) o essere raffreddati per
non riconoscere più il sapore del cibo; (esempio succhi di frutta/patate e mele)
Con il sapore mescolo informazione gustativa 20% con informazione olfattiva 80%
un dolce alla vaniglia: ha esperienza gustativa di sensazione di dolce e l’odore di vaniglia che io
combino assieme e creo il sapore. Ma questa forte interazione tra olfatto e gusto porta
confusioni semantiche (date anche dall’esperienza)
Sensazioni tattili:
abbiamo dei meccanocettori che sono i recettori per le sensazioni tattili.
Queste informazioni vengono inviate dalla lingua al cervello da una serie di nervi cranici in
contatto con la lingua e quindi con la nostra bocca.
Sensazioni termiche:
abbiamo anche dei termocettori che sono i recettori che ci permettono di percepire il calore di
un cibo o quanto è fredda una bevanda.
Quest’esperienza anticipatoria non è importante solo perché può variare la nostra preferenza
sul cibo ma anche perché innesca una serie di risposte fisiologiche tra cui la più importante:
- rilascio di insulina (alla vista del cibo): fa si che la nostra digestione sia facilitata (esperienze)
- cambio del battito cardiaco: condizionamento classico (sistema nervoso autonomo)
l’esperienza visiva può ingannarci (colore)
- Wheatley - 1973: esperimento per confermare quanto sia importante il colore del cibo; invitò
delle persone a cena in una stanza particolare in cui l’intensità della luce era lieve che
permetteva di far vedere quello che avevano nel piatto ma le vedevano in bianco e nero,
nessuno trovò nulla di strano. Successivamente illuminò la stanza come sarebbe stata in
normalità la bistecca era blu, le patatine verdi e i piselli rossi, buona parte delle persone si
sentì male. L’impatto del colore era molto forte.
- Maga - 1974: soluzioni colorate con coloranti alimentari che non ne alteravano l’aroma e
chiedevano alle persone quale sentivano più dolce (zucchero uguale in tutte le soluzioni) i
partecipanti davano per scontato che la soluzione rossa fosse più dolce rispetto a quella blu.
(cambia l’informazione visiva quindi il colore)
- Zellner & Kautz - 1990: succhi all’arancia il cui aroma era identico cambiava solamente il
colore (veniva aggiunto del colorante alimentare) le persone ne trovavano uno più intenso.
- DuBose, Cardello & Maller - 1980: può il colore influenzare la percezione del sapore? La
soluzione era aromatizzata alla ciliegia, quando la soluzione era colorata di rosso la risposta
era prettamente corretta quindi ciliegia, quando la soluzione era colorata di verde la gente
non era sicura e rispondeva lime. Le persone vengono potentemente influenzate dal colore.
Indirettamente: perché i suoni che non sono legati alla nostra attività di ingestione o assunzione
del cibo possono influenzare le nostre scelte.
- In-store music affects product choice (North, Hargreaves e McKendrick): venne preso in
considerazione un negozio di vini, in cui presentarono ogni settimana un sottofondo diverso
(tedesca/francese..) volevano vedere se la musica di sottofondo influenzava la vendita di vino
quindi i vini potevano essere vini tedeschi o francesi a cui si cambiava posizione ogni giorno
(cosicché non influenzasse la vendita) le persone acquistavano più vino francese nella
settimana di musica francese e viceversa con il tedesco (solo una persona ammetteva di
essere stata influenzata).
Quando sento musica classica sono portato a spendere di più e a scegliere vini più pregiati
perché con la musica classica mi si attiva il campo semantico del raffinato e anche le mie scelte
d’acquisto vanno in quella direzione.
Quanto può influire sulla nostra esperienza il suono che produciamo mentre mangiamo.
Quando mangiamo cibi croccanti produciamo del rumore che può essere importante, ad
esempio, per definire se una mela è più o meno matura.
Esperimento pringles: queste patatine perché hanno più o meno la stessa forma quindi difficile
differenziarle, hanno generalmente un sapore uniforme quindi hanno stimoli gustativi, visivi e
tattili tutti uguali. Questo permise di variare un altro aspetto, il suono che proveniva dal morso.
Esperimento ispirato dall’illusione della pelle a pergamena (sfregare le mani difronte al
microfono e suono diverso) venne quindi chiesto alle persone di dare 1 morso a 180 Pringles
(recipiente in cui sputarle) questo morso doveva essere dato davanti a un microfono cosi da
raccogliere il suono, inviarlo alle cuffie o in maniera veridica o modificato come nell’illusione.
Infine veniva chiesto di mettere su una scala il valore di correntezza della patatina morsa.
Il risultato fece notare che modificare i suoni intensificando le frequenza produceva un effetto
sulle sensazioni; quando il suono era amplificato le persone sentivano le patatine più croccanti e
viceversa, in realtà le patatine avevano tutte la stessa consistenza.
Capitolo 5 -
L’APPRENDIMENTO
APPRENDIMENTO nuoveconoscenzeomodificadialcune
acquisizione
giàpossedute
lasuaduratapuòvariaredaalcuniistanti agiornimesioanni
non è solo l’acquisizione di nuove informazioni o modifica di quelle già esistenti.
A volte modifichiamo le informazioni già esistenti affinandole e rendendole più precise, o
semplicemente perché quello che avevamo appreso era errato. Le informazioni possono essere
anche legate al comportamento come imparare a guidare un auto.
inalcunicasiapprendiamo in modoautomatico senzacioèchesiarichiesta ne lanostracoscienza
differenza tra apprendimento e memoria ne la nostraattenzione
due processi mentali diversi. L’apprendimento è l’acquisizione di nuove conoscenze e la
memoria il mantenimento delle stesse; apprendimento e memoria sono distinguibili come
processi ma sono in forte interazione.
L’apprendimento non è sempre naturale, in alcuni casi possiamo imparare a camminare però poi
quella capacità viene fissata in memoria (procedurale). - apprendimento e mantenimento.
CATEGORIE DI APPRENDIMENTO
Il comportamentismo era una scuola di pensiero che prevedeva la possibilità di studiare aspetti
psicologici ma sosteneva che lo studio della mente umana fosse un obiettivo difficile da
raggiungere questo perché la mente umana è qualcosa che non si può osservare direttamente.
Watson (stilò il manifesto del comportamentismo) sosteneva che la cosa che deve fare la scienza
è osservare degli eventi e la mente non è qualcosa di osservabile, quindi quello che i
comportamentisti sostenevano era che l’unica cosa che si può osservare sono i comportamenti,
le risposte che vengono prodotte a seguito di stimolazioni (legame tra stimolo e risposta)
Da questi esperimenti notò qualcosa di particolare, cioè che come da aspettativa alla vista del
cibo il cane aumentava la sua salivazione (la vista produce reazioni fisiologiche) ma la salivazione
aumentava anche quando lui o qualche collaboratore entravano nella stanza, questo perché si
creava una relazione molto forte tra cibo e persona che porta il cibo, quindi segnali che fanno
prevedere al cane la possibilità di presentazione del cibo.
Questa relazione (tra cibo e persona che porta il cibo) si produceva con uno stimolo che in
origine non doveva produrre quello stimolo. La conclusione è che si può insegnare al cane a
salivare, l’aumento di questa risposta fisiologica può essere addestrata a patto che ci siano
determinate condizioni.
il ri esso di salivazione poteva essere anche prodotto dalla percezione di uno stimolo che anticipava il cibo.
Attori/elementi del condizionamento:
nel condizionamento classico c’è un prima e un dopo:
• Dopo il condizionamento
L’apprendimento comincia quando inizio far suonare la campanella (stimolo neutro) ogni volta
che presento il cibo (stimolo incondizionato). Questo comporta che il cane comincerà a creare
un associazione tra lo stimolo neutro e lo stimolo incondizionato e successivamente la risposta
verrà prodotta anche solo in presenza dello stimolo neutro, questo determina che c’è stato un
apprendimento.
anche la a vista del cibo che produce salivazione ha subito un condizionamento, pensare che sia
innata è una questione dibattuta (esempio dei ratti); è quindi una risposta che non si crea alla
nascita quindi non innata ma che impiega poco tempo a prodursi.
_rispostacondizionata cit rispostaeccitatadallostimolocondizionato essalivazionealsuonodelcampanello
rispostaincondizionata uri rispostaevocatadausche consistespessoinunriflesso essalivazione
Aspetti del condizionamento:
momento
es eusappaiononellostesso
• Condizionamento simultaneo = quando la presentazione degli stimoli avviene nello stesso
momento e per lo stesso tempo, si rivela però una forma di apprendimento più debole.
Quindi un aspetto che aiuta l’apprendimento è che lo stimolo neutro che deve essere
associato allo stimolo incondizionato deve sempre precederlo, se lo precede ho una forma
di apprendimento più forte, al contrario è un po’ più debole (meno durata nel tempo)
• Fenomeno di generalizzazione = tanto più forte quanto lo stimolo che è stato condizionato
assomiglia agli altri stimoli presentati successivamente (animali di dimensioni simili al ratto
produce lo stesso effetto anche senza essere condizionato).
quandounesdiversodaquellousatoduranteilconditioningè ingradodiprodurrela croriginale
• Fenomeno di discriminazione = ad esempio il cane risponde quando il suono è a 292 c/s
tone e non quando il suono è a 392 c/s tone, questo perché ha distinto i due stimoli gli ha
discriminati (misura di sogna differenziale attraverso la procedura di condizionamento)
Ilcondizionamentoclassicopuòessereusatoperstudiarelecapacitàdiscriminantidianimalichenon
possonofornirerispostetramiteilnostrostessolinguaggio
• Fenomeno di inibizione latente = presentiamo il campanello (stimolo neutro) più volte senza
presentare il cibo. Il giorno dopo faccio diventare lo stimolo neutro uno stimolo
condizionato, quindi comincio ad associarlo al cibo; Scoprirò che non sarà affatto semplice
condizionare quello stimolo perché sarà scattata l’inibizione latente una inibizione a crearsi
quella forma di associazione perché ho presentato più e più volte il campanello da solo,
come se avessi rafforzato nel cane l’idea che il campanello non ha nessuna associazione con
il cibo (quello che ho fatto il giorno prima produce effetti inibitori, quindi necessario un
maggior numero di prove per ottenere il condizionamento)
• Fenomeno del blocking = in un primo momento creo un’associazione tra luce e cibo, ad un
certo punto la luce sarà condizionata e creerà salivazione, in un secondo momento presento
nuovamente luce, suono e cibo ed ottengo salivazione ma il legame che si è creato non si è
collegato con il suono, questo perché il cane già sapeva che la luce era associata al suono;
quindi aggiungere il suono è totalmente inutile (presentato da solo non produce risposta)
Esperimento di Rescorla:
serie di esperimenti coinvolgendo degli animali utilizzando la logica di Pavlov. L’animale veniva
introdotto in una gabbia divisa in due con pavimento sul quale erano poste sbarre metalliche
che potevano condurre elettricità, lo sperimentatore poteva produrre scosse elettriche
all’animale. Queste scosse facevano in modo che l’animale attivasse la volontà di scappare.
Successivamente venne inserito uno stimolo neutro (suono) che da solo non dava alcuna
informazione al cane; Rescorla associò lo stimolo neutro (suono) allo stimolo incondizionato
(scossa) variando le possibili associazioni. Considerò 3 gruppi di cani (R-P-N).
Rescorla fece questo per verificare l’idea sostenuta da Pavlov, rispetto al condizionamento
classico; il quale sosteneva che, per ottenere l’apprendimento bastasse una continuità tra gli
stimoli (anche temporale).
Per verificare quest’ipotesi Recorla introdusse negli altri due gruppi due condizioni diverse;
nella prima presentava solo 6 scosse e a quest’ultime venivano associati 6 stimoli neutri mentre
gli altri non avevano associazione (contrario del gruppo R)
p asuonosaltaN asuonononsalta R nonsapevacosa fare
Notò che le condizioni migliori in cui l’apprendimento avveniva in maniera ottimale erano il
gruppo P e il gruppo N (quindi il contrario di quello che sosteneva Povlov)
Quindi è importante non tanto la continuità ma la contingenza cioè il fatto che sia molto forte il
legame tra lo stimolo neutro e lo stimolo incondizionato.
Il condizionamento classico non è la situazione ideale per studiare questo tipo di reazioni,
questo perché è un legame tra comportamenti che si manifestano in maniera automatica.
L’esperimento misura di volta in volta le risposte e i tentativi compiuti dal gatto per uscire. Si
nota che questo apprendimento è un’apprendimento di natura cumulativa cioè nei giorni
seguenti il gatto impiegherà sempre meno tempo ad uscire, metterà meno in atto risposte
inadeguate e arriverà prima a mettere in atto quella corretta.
l'apprendimentoeraquindiunprocessoincrementale
cheavvenivaperproveederrorinonistantaneamente
v3 davisionediKohlerchecredevachelasoluzionediunproblemapotessearrivareall'improvviso
permezzodiunasortadiilluminazione
- Legge dell’effetto: il comportamento che ottiene un esito positivo ha più probabilità di essere
riprodotto mentre il comportamento che ottiene un esito negativo ha più probabilità di sparire.
- Legge dell’esercizio: i comportamenti esercitati più spesso hanno più probabilità di essere messi in
atto in situazioni specifiche. seassociazionetrascurata siindebolisce
Konorksi e Miller fanno da ponte tra Povlov e Skinner, cercarono di produrre una serie di
risposte modificando il paradigma di Pavlov. Consideravano anche loro cani e gatti e l’obiettivo
era far apprendere agli animali di alzare la zampa ad un determinato segnale ottenendo del
cibo in cambio. Notarono che questa risposta che veniva agevolata dallo sperimentatore, venne
appresa e quindi alla presentazione della luce gli animali alzavano la zampa.
Ci sono tutti gli elementi del condizionamento classico ma manca la risposta incondizionata
ecco perché si tratta di condizionamento strumentale e non condizionamento classico.
v3 guardomieiappuntip32 comportamentismo radicale
• condizionamento strumentale (o operante) di Skinner:
nonassociaalcunruolocasuale
aglistatimentalinellagenesi
delcomportamento
Skinner box - (scatola di Skinner)
apparato sperimentale nel quale venivano inseriti animali a digiuno (fortemente motivano ad
ottenere cibo come ricompensa) queste ricompense si potevano ottenere premendo una leva, a
differenza di Thorndike il cibo si otteneva non al premere della leva ma solo quando si
accendeva una determinata luce (verde o rossa). - associazione tra luci e ricompensa
L’animale deve imparare che solo a quel determinato stimolo presentato viene prodotta una
risposta. L’animale tendeva a produrre la risposta più velocemente.
Schemi di rinforzo di Skinner (per vedere come i comportamenti spontanei possono essere prodotti)
• Intervallo fisso: quando decido di presentare il cibo ogni volta che l’animale alla vista della
luce rossa preme la leva.
• Intervallo variabile: quando decido di presentare il cibo in maniera casuale.
• Ragione fissa: quando decido di presentare il cibo in maniera fissa.
ogni nrisposte
• Ragione variabile: quando decido di presentare il cibo in maniera casuale. ognin'dirispostevariab
Notò che se ottengo un intervallo fisso la probabilità che una volta finito la procedura di rinforzo
l’animale produca quel comportamento all’accensione della luce è minore rispetto a quella
dell’intervallo variabile. Questo perché l’animale nell’intervallo fisso sa che ogni tot riceve del
cibo e imparerà che il cibo viene presentato ogni minuto e per un minuto non produrrà risposta;
nell’intervallo variabile l’animale non può fare previsione rispetto al tempo in cui riceverà la
ricompensa quindi una volta finita la fase di apprendimento mette in atto con maggior
frequenza quel tipo di comportamento che si vuole insegnare.
Abituazione = esperienza che si fa quando si nota una progressiva riduzione di una determinata
risposta alla presentazione di uno stimolo. Deve però essere uno stimolo irrilevante per
l’organismo (non deve avere effetti negativi). Esperienza che facciamo quotidianamente (entrare
in una stanza rendendoci conto di un particolare profumo nella stanza, dopo un paio di minuti in
quella stanza non percepiamo più quel profumo).
riduzioneprogressivadella
perl'organismocosidapoterdedicareleproprierisorselimitate
stimoloirrilevante
rispostaauno
Ridurre una risposta quando lo stimolo è irrilevante. aanalisidistimolirilevanti
n riduzionechenondipendedaaffaticamentomotorio
- Stimoli molto frequenti, più gli stimoli sono frequenti più veloce è l’abituzione
- Stimoli poco intensi, tanto più lo stimolo è debole tanto più è irrilevante
- Presentazione continua altrimenti si interrompe l’abituazione
caratteristicheabitazione guardosumieiappuntip34
• Modello di Sokolov per abituazione modello abitazionealivello
di il
comportamentaleper riflesso
cioèlacatturadell'attenzioneusunostimoloimprovviso
d'orientamento
questo modello fa riferimento al fatto che ogni volta che siamo in presenza di uno stimolo,
quest’ultimo si fissa in memoria. Confronto gli stimoli, il nostro sistema se lo stimolo corrisponde
a quanto ho in memoria dedica meno risorse a quello stimolo e piano piano lo ignora, se invece
quello che sento è uno stimolo differente a quello che ho in memoria comincio a fare prestare
più attenzione. nellasuainterazioneconambienteilsistemanervosocostruisceunmodelloneuraledel mondo
echequestomodellosia percreareun'aspettativadelloscenarioprobabileinprocintodiverificarsi
creato
• Sensibilizzazione: studi di Kandel du Aplysia sec'è corrispondenzatrastimolazione
ottenutae
attesaavvienel'abitazioneovverosoppressionestimolo
Studi su un mollusco che ha il vantaggio di avere delle sinapsi molto simili a quelle umane.
L’idea di Kandel era quello di studiare il funzionamento e le risposte a livello sinaptico in un
organismo molto semplice, con il vantaggio di poter fare delle possibili differenze sui neuroni
umani rispetto a quelli dell’aplysia.
Notò che quando la risposta è fortemente rilevante (scarica elettrica) il sifone dell’aplasia si
chiudeva in difesa dall’ambiente esterno, questo tipo di risposta si manteneva e aumentava nel
tempo. Quindi il contrario dell’abituazione.
Considerava degli scimpanzé a digiuno, posti in una stanza in cui al soffitto è appeso un casco di
banane. L’obiettivo era quello di raggiungere il casco di banane senza alzare solamente un arto;
Köhler lasciò nella stanza delle scatole e dei bastoni di dimensioni diverse che se messi assieme
formavano un bastone delle dimensioni corrette per arrivare al casco di banane.
Notò che gli scimpanzé non facevano tentativi e prove di errore ma da un momento all’altro
producevano la soluzione che portava all’obiettivo. Questo è una forma di apprendimento
diversa da quelle viste fino ad ora. (esperimento studiato anche sugli umani)
candelasopraatavolosenzafargocciolarelacera
NB riorganizzazionedeglielementistudiataanchenegliesseriumanicaompitosospendere
asposizioneuna
aver
pienadipuntinecandelaconfezionefiammiferi
scatola
Riformulazione della situazione in cui ci troviamo per arrivare alla soluzione, questo avviene
tramite ragionamento non tramite prove di errore.
delproblemariconfigurandoneglielementiinunmodonuovocheconsenta
Insight capacitàimprovvisadireinterpretareitermini
di
a alla
rrivare soluzione na no prove ederrori m a improvvisa
scoperta
• Apprendimento per imitazione
studia quel processo di apprendimento per il quale dobbiamo avere un modello che possa
influenzare il nostro comportamento successivo. (presente nel mondo umano e animale)
BOBODOLLEXPERIMENT I
Bambini dai 3 ai 6 anni, in una stanza con dei giochi (pupazzo gonfiabile) divisi in due gruppi:
1. Gruppo sperimentale: gruppo in cui entrava una persona adulta che cominciava a dare dei
colpi ed attaccare in maniera violenta il pupazzo gonfiabile ed i bambini assistevano a
questo evento.
2. Gruppo di controllo: gruppo in cui entrava una persona adulta che giocava con vari oggetti
non prestando attenzione al pupazzo.
Si osservò quindi che i bambini del gruppo sperimentale tendevano a riprodurre lo stesso
comportamento che veniva messo in atto dalla persona adulta, mentre i bambini del gruppo di
controllo non ripetevano alcun comportamento.
All’epoca di Bandura iniziava a diffondersi la televisione come nuovo mezzo di comunicazione di
massa, e l’idea era quella di capire qual’ era il comportamento dei bambini quando qualcosa
accade non direttamente in presenza ma viene mostrato in un video. Si confermò l’osservazione
precedente, quindi guardare un film violento può avere un effetto catartico quindi ci libera da
questa violenza oppure ha un effetto imitativo?
Bobo DollEXPERIMENTIl È Ioaah
Io I IIII guerre
3gruppisperimentalidibambini3 6anni
Bandura negli esperimenti venivano coinvolti bambini dai 3 ai 6, questo comporta che
ricompensa
Questa è una forma di apprendimento sociale che noi possiamo apprendere tra i 3 e i 6 anni,
comportamenti messi in atto osservando gli adulti, con lo sviluppo abbiamo altri elementi che ci
permettono di analizzare la scena in maniera critica, elementi che ci permettono di riflettere…
ulteriori informazioni che ci aiutano a prevenire l’effetto imitativo difronte a film o spettacoli
violenti.
Film effettocatartico oimitativo
• Apprendimento percettivo:
forma di apprendimento che può avvenire grazie al ripetuto uso dei nostri sensi.
(persona cieca e direttore d’orchestra)
puòriguardareanchenostracapacitàpercettivaovverolanostraabilitadidiscriminareglistimolicuisiamoesposti
allenamento
Per le persone cieche occorre tradurre le parole in stimoli tattili:
- Prima fase di apprendimento: insegnamento del Breil quindi associare i pallini a dei simboli
- Seconda fase di apprendimento: apprendimento percettivo, quindi l’affinamento del senso
tattile per comprendere meglio i puntini, questo vale anche per il sistema uditivo.
Si orientano tramite l’udito visto che si percepisce tramite onde che tornano indietro quando
trovano un ostacolo, in base al ritorno del loro suono sanno orientare lo spazio.
esempio radiologoespertoconpraticahaacquisitocapacitàdidiscriminarepiccoledifferenzedicontrasto
nell'immagineassociandoatalidifferenzeunprecisosignificatoclinico
v3 apprendimento percettivospessomoltospecificoperilmaterialecuièdiretto
laspecificitàdiquestoapprendimentosuggeriscesecondoalcunichesianoleareedellav1 icuineuronipresentanoun'elevata
specificitàdirisposta
per isingoliattributideglistimoliincensalaloroposizionespazialeadesserecoinvoltenelcompito
na apprendimentopercettivopuòmantenersiinalteratopermesiannidopoallenamento
Iecolocalizzazione formadi
apprendimentopercettivo
Imprinting
simanifestacomeattaccamentoamadreo insuaassenzaalprimooggettocospicuovistoimmediatamentedopolanascita
èunarispostageneticamentedeterminatainnata
imprintinggarantisceche glianimalimemorizzi nolecaratteristichedellamadre
puòriguardarediversem sensoriali
odalità nonsolo visiva
quella
uccelli
esalcuni subisconoimprintinga custicop renatale
MOTIVAZIONE
spinta a compiere una certa attività al fine di realizzare un dato scopo in relazione ai vincoli e alle
opportunità ambientali.
inassenzadimotivazionenonc'èmodificadelcomportamentocorrente
all’interno della motivazione possiamo distinguere vari elementi:
• Pulsioni: stati interni che nascono sulla base di bisogni fisiologici.
• Incentivi: stimoli esterni o premi che otteniamo che però non sono legati a bisogni fisiologici.
• Istinti: serie di comportamenti che riguardano ciascuna specie e che in base a sollecitazioni
ambientali possono essere messi in atto.
Non aveva considerato che a volte mettiamo in atto comportamenti anche quando non
abbiamo necessariamente un bisogno fisiologico noi mettiamo in atto comportamento per il
puro piacere; la spinta che ci porta a mettere in atto i comportamenti è semplicemente la
soddisfazione di quel piacere che non è per forza legato a un mancato equilibrio può essere
semplicemente legato al fatto che quell’esperienza soddisfa quell’esigenza. Quindi i piaceri
possono essere condivisi oppure differenti in base alle preferenze di ciascuno di noi.
cerebraliincuilastimolazionecausava ricerca cibo
siti la di eranoglistessichesiattivavanoduranteilconsumodellaricompensa
I centri del piacere
Negli anni Sessanta/Settanta si sono cominciati a condurre una serie di esperimenti tra i quali
troviamo quelli di Olds e Milner, questi esperimenti venivano condotti su quelli che possiamo
considerare i centri del piacere cioè quei centri, che a livello cerebrale, producono piacere.
ad esempio il piccione inserito in una gabbia a cui, una volta che si apre una porta viene dato
del cibo. Si può associare una luce che precede l’apertura della porta e il piccione sa che subito
dopo l’accendersi della luce si apre la porta e il cibo è a disposizione. In parecchi studi sono stati
notati dei comportamenti errati (misbehaviors), che non avevano nulla a che fare con il
comportamento messo in atto come ad esempio il piccione non beccava più solo il cibo ma
beccava la luce mettendo in atto un comportamento insensato.
Si tratta quindi di capire come mai lo stimolo che anticipa la ricompensa venga considerato
come un sostituto della ricompensa stessa. Questo porta criticità alla teoria di Hull perché questi
comportamenti non contribuiscono a ridurre nessun tipo di bisogno (beccare la luce non è un
comportamento funzionale al fine di alimentarsi)
Questo fenomeno si può manifestare anche nei neonati e in numerose specie animali in cui si
possono notare delle reazioni tipiche che vengono interpretate come:
• reazioni piacevoli: quando ad un neonato viene data una soluzione dolce
• reazioni di risposte avversive: quando ad un neonato viene data una soluzione amara/salata
queste reazioni cambiano a seconda dello stato di sazietà del neonato.
Secondo Toates quindi c’è un effetto bidirezionale tra drive e stimoli, cioè se da una parte il drive
porta a considerare degli stimoli come rilevanti, gli stimoli stessi possono creare pulsione (sento
profumo di pane per strada questo attira la mia attenzione anche se in quel momento non avevo
previsto di acquistare del pane) quindi solo vedere lo stimolo crea una spinta.
In conclusione il drive può amplificare l’effetto degli stimoli incentivanti, ma anche gli stimoli
possono potenziare la motivazione.
glistimoliambientalipossonopotenziarela
motivazione
All’interno della salienza motivazionale troviamo aspetti legati all’attenzione, posso utilizzare
degli stimoli che per caratteristiche visive siano molto simili. Se ho motivazione la mia
attenzione tende verso l’oggetto riconosciuto come cibo rispetto a qualcosa che ha le stesse
caratteristiche visive ma non è cibo. La salienza motivazionale legata all’attenzione è variabile,
non è una cosa che funziona sempre ma varia in base alle condizioni.
Reward condizionato: se consideriamo il denaro come oggetto non procura nessun tipo di
soddisfazione di bisogno ma noi apprendiamo che con quell’oggetto posso procurarmi altri
oggetti; questo diventa quindi un Reward condizionato perché si slega, il denaro acquista le
caratteristiche dell’oggetto che può soddisfare i miei bisogni quindi procurarmi piacere.
Liking e Wanting
una componente che produce il piacere e l’altra che porta la spinta all’ottenimento.
A livello cerebrale ci sono una serie di strutture che sono alcune più dedicate al Wanting altre al
Liking.
Alcuni esperimenti condotti tra gli anni Cinquanta e Sessanta hanno mostrato che si possono
produrre anche esperienze di piacere senza produrre una necessità di procurarsi determinate
sostanze. Mostravano infatti che i ratti presi in considerazione, quando entravano in contatto con
una determinata sostanza, quindi si alimentavano con essa, mostravano reazione di piacere ma
senza aver alcun interesse per quella sostanza; il ratto non era spinto a procurarsi quella
determinata sostanza. Questo per via di un danno al sistema neurali su cui agisce la dopamina.
(Liking e Wanting due sistemi separati)
A. Primo gruppo: venivano posizionati in una struttura per impedirgli il movimento e ogni tanto
veniva data una scossa ma in questo caso il cane era impotente.
Notò che i cani coinvolti in questa prima fase non avevano più motivazione nel saltare dall’altra
parte, rimanevano fermi. Seligman spiegò questo fatto tramite l’impotenza appresa. Il fatto che i
cani fossero stati imbragati e immobilizzati aveva mostrato al cane che non dipendeva da lui il
poter evitare la scossa e questa forma di comportamento era stata appresa.
Apprende quindi che non c’è possibilità di fuggire da quella situazione e nessun tipo di
comportamento può essere messo in atto per risolvere quella situazione. Rotter
É possibile applicare questo anche a tratti di personalità LOCUS OF CONTROL cioè di fronte
alle situazioni io posso avere un atteggiamento in la causa di determinate azioni e risultati viene
imputata a qualcosa che deriva dall’esterno o a qualcosa che deriva dall’interno:
• Locus of control Interno: persona che è convinta di controllare il proprio destino, tutto ciò che
accade deriva dai comportamenti che mette in atto e da quello che può realizzare.
• Locus of control esterno: dà responsabilità maggiori a quello che accade all’esterno.
In questo caso ci possono essere atteggiamenti differenti, personalità orientata verso un locus of
control interno potrà lavorare su strategie per modificare le situazioni; mentre chi ha una
personalità orientata verso un locus of control esterno eviterà di mettere in atto comportamenti.
il
fallimentonelprodurreunarispostaadattivaaeventitraumaticiècausatodall'averappresoche eventitraumatici
gli sono
indipendentidallenostreazionie dall'applicazione diquestanozioneancheanuovecircostanze in cuipotremmoinvece
agireefficacemente IMPOTENZAappresa
Motivazione e dipendenza
per essere definita dipendenza devono esserci determinate caratteristiche.
Nel gioco d’azzardo le persone continuando a premere la leva vincono qualcosa ma è la loro
costanza che gli porta ad ottenere dei premi ed è proprio questo che alimenta il
comportamento. Inserire la moneta o tirare la leva è simile all’atoshaèing del piccione, già
solamente l’inserimento della moneta e il tirare la leva produce il piacere come la vincita.
ilgiocod'azzardoèmantenutadaschemidirinforzovariabile
Dissociazione tra: desiderio, piacere e razionalità:
questa è una caratteristica tipica dei giocatori d’azzardo,
Le persone anche se informate della probabilità molto bassa di riuscire a vincere continuano lo
stesso a provarci.
La perdita viene vista come un’esperienza negativa che non viene tanto pesata, non ha lo stesso
peso che può avere una vincita, il dispiacere per una perdita di denaro non è cosi forte. Se
anche non vinco c’è un piacere insito nell’azione stessa.
La spinta a giocare è un processo autonomo distinto dal piacere della vincita, il Liking si
mantiene costante ed aumenta continuamente il Waiting;
Comportamento motivato
solitamente si fa riferimento a tutta una serie di comportamenti che sono fondamentali per la
sopravvivenza dell’individuo e della specie. Per la sopravvivenza dell’individuo sono tutti quei
comportamenti che servono a coprire le nostre necessità energetiche; ma lo sono anche dei
meccanismi che hanno a che fare con i processi di termoregolazione.
Il nostro corpo può resistere a determinate temperature, per riuscire a mantenere quelle
temperature abbiamo due tipi di reazioni:
1. automatiche: come l’auto regolamento della temperatura corporea (sistema autonomo)
2. volontarie: andiamo a scegliere un luogo riparato, ci vestiamo di più.. metto in atto
comportamenti che vanno proteggermi da situazioni che possono provocarmi dolore.
In alcune situazioni questi comportamenti di protezione sono talmente rapidi e veloci che
vengono governati da circuiti periferici.
Quattrocategorie di comportamentimotivati
1. Ritmo circadiano: ritmo fisiologico che è legato ai momenti della giornata, quello che ci
impone a una certa ora di andare a dormire e svegliarci e ci porta a sentire fame per pranzo
e cena - (varia da persona a persona e si può adeguare all’esigenze dell’individuo).
2. Informazione endosensoriale: informazioni legate a stati interni cioè quello che io elaboro e
percepisco (quando sono affamato ho delle sensazioni personali) serie di caratteristiche
legate a sistemi interocettivi cioè la percezione di tutte le sensazioni interne (fame, sazietà..)
(recettori al nostro interno collegati alla nostra muscolatura che producono sensazioni)
3. Informazione ensosensoriale: elaborazioni di tutti gli stimoli esterni che, a differenza di quelli
interni, possono essere anche condivisi.
4. Rilascio di ormoni: possono influenzare i nostri comportamenti (esempio ciclo mestruale)
Quello che avviene per produrre un comportamento che effettivamente venga messo in atto,
quindi, un comportamento motivato, abbiamo bisogno di questa serie di condizioni.
A due gruppi di ratti viene insegnata la stessa cosa (premi la leva quando vedi una luce o senti
un suono e ricevi una ricompensa) a metà dei ratti viene fatta un’iniezione di una sostanza che
crea forti disagi legati alla digestione questo per far in modo che a quel cibo si associ una
reazione avversa. Si nota che l’animale ad un certo punto non preme più la leva e questo fa
capire che l’animale crea un collegamento di causa/effetto tra le azioni che mette in atto e le
conseguenze.
- Errore di attribuzione: si può dare troppo rilievo alla figura guida, alla capacità che hanno
queste figure di attirare l’attenzione e convincere.
PSICOLOGIA SOCIALE
l’aspetto sociale prevede che tutti i processi mentali/cognitivi e i comportamenti visti fino ad ora
siano messi in relazione con la presenza di altre persone. Nella gran parte delle situazioni viste
precedentemente abbiamo considerato i processi cognitivi sul singolo individuo, vanno però
inseriti in un contesto che prese la presenza di altre persone.
- Compito difficile: quel compito che implica l’individuazione anche di nuove risposte, mi viene
posto un quesito e mi viene chiesto di risolverlo. - ogni volta una soluzione differente.
La presenza di altri peggiora perché ho bisogno di più attenzione.
TEORIA DELLA DEINDIVIDUAZIONE (Zimbardo)
Zimbardo sosteneva che nel momento cui mi trovo in gruppo potrei tendere a comportami in
maniera diversa da quando sono un singolo individuo perché via via perdo di individualità,
divento anonimo, cedo parte dell’individualità al gruppo stesso.
Quello che notò da questo esperimento è che il comportamento delle guardie diventò sempre
più violento con comportamenti fuori controllo costringendo i carcerati ad azioni pesanti.
Questo conferma la teoria della deidividuazione, basta entrare nel ruolo della guardia carceraria
per assumere gli stessi comportamenti.
L’esperimento fu molto criticato perché forzato, non rispettava le regole etiche e metodologiche.
Il 50% dei partecipanti concordò con una risposta errata in 4 o più prove questo perché
“Credevo che il gruppo avesse ragione” “Avevo paura di sembrare ridicolo”
Il 25% dei partecipanti non si lasciò influenzare ma dissero “Mi sono sentito a disagio” - “cerco
tuttora di conciliare le mie opinioni con quelle del gruppo”
In conclusione anche difronte a compiti semplici possiamo farci influenzare da quello che
dicono gli altri quindi la maggioranza, per non sentirci a disagio - (conformità alla maggioranza)
Capitolo 7 -
LA MEMORIA
Non tutte le informazioni sono presenti contemporaneamente nella nostra memoria e non
sempre riesco a recuperare le informazioni, questo non determina la sua estinzione, ma
semplicemente può essere che il percorso per recuperarla è particolarmente impegnativo.
Quindi il linguaggio costruisce una traccia della memoria linguistica che ci permette di arricchire
quel ricordo. Ad esempio riesco a fare una descrizione verbale perché quell’esperienza si è
fissata nella memoria anche linguisticamente non solo visivamente (descrizione verbale della
giornata a scuola)
Il motivo per cui qualcuno ricorda il colore dei capelli della prima persona che ha visto appena è
uscito di casa è dettato dalla quantità di attenzione prestata. In quel momento qualcuno ha
prestato più attenzione perché il colore dei capelli ha attirato il suo sguardo (attenzione
esogena) oppure qualcuno ha prestato più attenzione perché solitamente tende a osservare i
capelli delle persone quindi presta attenzione di sua spontanea volontà (attenzione endogena)
Fino alla metà del ‘900 si credeva esistesse un unico sistema di memoria.
nelqualeapprendimento
avvenivaperilformarsidiassociazioni eobliodovutoa interferenza diassociazioni in competizione
• Donald Hebb - (1904-1985)
Hebb invece introdusse una lieve distinzione rispetto ad un unico sistema di memoria:
elettrica
Memoria a breve termine (MBT): legata ad un’attività del cervello transitoria, quindi temporanea
Memoria a lungo termine (MLT): determinata da modificazioni di natura neurochimica che si
mantenevano durature nel tempo - modificazioni stabili nel tempo.
Nello studio veniva presentato un trigramma di consonanti (ZCS) che doveva essere presentato
e con un intervallo che andava dai 3 ai 18 secondi veniva chiesto alle persone di ricordarlo.
Vengono utilizzati questo tipo di stimoli perché sono slegati dalle nostre conoscenze, lontane da
quello che abbiamo già in memoria, dalle nostre conoscenze.
Misurazione di un’attività passiva, se continuo a ripetere in maniera subvocalica (a mente) il
trigramma di consonanti io le ricordo per più tempo, oltre i secondi di intervallo.
Per evitare che avvenisse la ripetizione subvocalica chiedevano ai partecipanti di contare
all’indietro in 3x3 dopo la presentazione dello stimo e prima della rievocazione. A questo punto
è difficile metter in pratica strategie per ricordarle meglio.
Quello che risultava da questi esperimenti era che la funzione di ricordo era logaritmica, dopo 4
secondi la probabilità di rievocazione scendeva del 50/% dopo 10 secondi scende intorno al
10%, quindi probabilmente l’informazione in memoria a breve termine rimane per qualche
secondo, ha un tempo limitato.
Per confermare l’esistenza di diversi tipi di sistemi di memoria ci sono stati degli studi tra i quali
troviamo quelli condotti in pazienti.
Se questi pazienti hanno difficoltà in due tipi di compiti di questo tipo è possibile che esistano
due distinti tipi di memoria (non come si pensava nel secolo scorso).
Questi effetti possono essere modificati, ridotti, ad esempio presentando una lista di parole e
dopo l’ultima parola presentata si chiede di contare a ritroso, questo comporta un ricordo di
meno parole ma in special modo delle parole finali, perché il meccanismo prodotto dall’effetto
primacy/recency non è unico; ricordiamo le parole iniziali e finali per motivi differenti:
ITEM = in generale sinonimo di ogni singolo elementi di una lista o di una categoria, si può riferire a parole
e numeri, come in questo caso, ma un item può anche essere un’immagine, le domande di un test.
NB recencyeffectpreservatoinpazienticondeficitdi Mlt mapersoneipazienticonmaicompromessa
primacyeffect ilcontrario
Primi item: gli ricordiamo perché abbiamo più tempo per ripeterli hanno quindi più probabilità
di passare in memoria a lungo termine,
Item più recenti (ultimi): sono ancora presenti e quindi gli mantengo in memoria a breve termine
Il contare a ritroso influisce sugli item più recenti perché interferisce con le informazioni che ho
in memoria a breve termine, mentre le parole iniziali sono già in memoria a lungo termine (non
posso più ostacolarne il recupero) - Se introduco un ritardo nella presentazione sparisce l’effetto
recency.
Gli elementi centrali subiscono un’interferenza, continuo a ripetere le parole iniziali per fissarle
in memoria a lungo termine ma ostacolo il ricordo delle parole successive. Quindi non possono
essere fissati in memoria a lungo termine e non sono presenti in memoria a breve termine.
- Presenza di uno stimolo ambientale (non necessariamente, può riguardare anche uno stimolo interno)
- Nel momento del contatto i nostri sensi raccolgono, attraverso i recettori, questo stimolo
- Entra e per qualche centinaio di millisecondi rimane fissato nel registro sensoriale mantiene le
informazioni nel loro stato sensoriale (visivo, uditivo, propriocettivo) memoriaiconicatecnica
- L’informazione passa nel magazzino/memoria a breve termine, qui l’informazione rimane per
qualche secondo - Il magazzino a breve termine ci permette di richiamare qualche
informazione (informazione richiamata) secondo un modello simile alla biblioteca. hacapacitàlimitata
- Se non sono interessato all’informazione presente in MBT quell’informazione svanisce se
invece mi fisso su quell’informazione è probabile che la fissi in memoria a lungo termine.
dipendedaentrambi imagazzini
I vantaggi di questo modello è che ci permette di rappresentare tecnicamente e fisicamente
quello che può essere il funzionamento della memoria inoltre può essere anche testato. Le
evidenze che abbiamo ci hanno portato a dire che forse la memoria non funziona proprio cosi.
(doppia dissociazione nei pazienti)
secondoquestomodellol'oblioavveniva sostituzionedellevecchie
infoconquellenuove
per
problemiPRINCIPALIMODELLOModale
1 iltempodimantenimento inMbtnoprincipalefattoreperapprendimento Teoriadei livelli di elaborazione p 37
2 semaitappaobbligataperapprendimento alungotermine ipazienticondeficitinMbtdovrebberoesserecompromessi
anchenellamet ma difattononera cosi
si èpassatia modelli inparallelo
Superamento del modello modale
il processo non è effettivamente cosi seriale ma può funzionare in parallelo, quindi:
se nello stimolo favorisco un tipo di analisi semantica quindi mi concentro sul significato dei
termini che voglio imparare a fissare in memoria, questo tipo di elaborazione semantica sembra
prevedere un passaggio diretto alla memoria a lungo termine senza un reale percorso nella
memoria a breve termine nel quale sembrano fermarsi quelle informazioni che prevedono
un’analisi fonetica (quindi del suono) - un’analisi più profonda passa direttamente in MLT.
(negli esperimenti in cui vengono presentati elenchi di parole bisogna bilanciare l’importanza e
la lunghezza di esse cosi da evitare problemi di attenzione sbilanciata)
I risultati di questo esperimento maturò un’ipotesi nella mente di Sperling il quale iniziò a
pensare che la MBT fosse composta da più elementi, quindi più capacità, per dimostrare questo
introdusse un altro compito:
Questo perché nel PR il suono indica la riga di riferimento solo dopo la presentazione della
matrice, quindi devo avere in memoria tutta la matrice per poter poi selezionare la riga da
riportare. Allora, se moltiplico il numero medio di lettere che una persona riporta nella
condizione di PR (3 elementi) per il numero di righe della matrice (3) ottengo un valore di 9
lettere potenzialmente disponibili per essere riportate (= 75% del totale)
Neisser (padre del Cognitivismo) nel 1967 chiamò questa forma di memoria (Partial Report
Superiority) Iconic Memory ovvero memoria iconica perché fa particolare riferimento agli aspetti
visivi quindi al magazzino sensoriale visivo.
Sperling di divertì a modulare la presentazione del suono (in corrispondenza degli stimoli o ad
intervalli con un massimo di 500 millisecondi, questo per misurare la durata di questo
magazzino sensoriale (quanto quest’informazione rimane in memoria). Notò che il Partial Report
Superiority perdura per circa 300 millisecondi
secondosperlingprovadell'esistenza diunmagazzinodibrevissimadurata memoriaiconica
194518612020
è meglio ricordarlo così:
1945 1861 2020
- un compito che coinvolge l’esecutivo centrale: generare numeri casuali, cioè gli viene detto,
in contemporanea al compito primario, di produrre una serie di numeri casuali facendo in
modo che non ci sia un ordine preciso e non siano sempre gli stessi.
- un compito che coinvolge il taccuino visuo-spaziale: premere tasti secondo una precisa
sequenza visiva.
- un compito che coinvolge il circuito fonologico: ripetere “see-saw” per più tempo.
Dall’esperimento infatti notarono che i giocatori più forti venivano influenzati dal secondo
compito quando andava a impegnare l’esecutivo centrale e il taccuino visuo-spaziale.
Quindi questo esperimento dimostra che effettivamente esiste una memoria di lavoro che ha
delle diverse sotto componenti ben distinte.
• MEMORIA A LUNGO TERMINE
memoria che ci permette di mantenere le informazioni per un periodo più lungo che può
variare, si può distinguere in:
ii
cronologicamente e contiene informazioni spazio/temporali che specificano dove e
È
quando si è verificato l’evento Viene distinta in base a passato (retrospettiva) e futuro
(prospettica), perché si può riferire a qualcosa che devo ricordarmi di far accadere.
- Memoria semantica: tipo di conoscenza di informazioni più generali ed astratte, slegate
dalla collocazione spazio-temporale degli eventi (regista) e vene organizzata in modo
tassonomico e associativo.secondo tuevignecessaria l'utilizzazionedellinguaggio
per
conoscenza delmondoingenerale
2. Memoria Non Dichiarativa Implicita: accessibile solo svolgendo l’azione ma non banale da
riportare a parole (qualcosa che abbiamo già presente ma che utilizziamo implicitamente, ad
esempio l’andare in bicicletta). formenonconsapevolidimemoria
- Memoria procedurale: è la prima che si sviluppa durante l’infanzia questo perché meno
legata al linguaggio e più legata all’imitare dei movimenti e si riferisce alle procedure che
utilizziamo nello svolgimento di un compito. - (a livello strutturale fa riferimento a
cervelletto e gangli della base che hanno una funzione nel coordinamento motorio)
Priming percettivoussemantico
temporale
tempo organizzazione relazioni intocondivisedatuttii
informazioni membri diunadet
cultura
(importante relazione temporale tra gli eventi, (sparisce il concetto di tempo e c’è un legame di relazioni
scanditi da sequenza cronologica) tra concetti)
giudizio veridicità
(più legata all’individuo, do io un giudizio su quello che è (qualcosa che viene stabilito in base ad un accordo,
avvenuto e sto riportando) definizioni comuni per tutti)
dipende da contesto
Abbiamo detto che la memoria prospettica può riguardare un evento che deve verificarsi ad un
determinato orario, oppure un evento che deve verificarsi quando incontro una tal persona; nel
secondo caso può essere più semplice ricordarlo perché la persona aiuta a richiamare
quell’evento (funziona come cue).
Molto spesso si nota che il processo di memoria è un processo ricostruttivo questo vuol dire
che, anche quando pensiamo di aver registrato perfettamente l’evento e siamo in grado di
riprodurlo cosi come lo abbiamo vissuto difficilmente riusciamo a farlo, perché entrano in gioco
una serie di elementi come la sovrapposizione di ricordi simili.
Il fatto che la nostra memoria sia ricostruttiva non appartiene solo alla memoria autobiografica
ma anche a quella episodica che riguarda ad esempio riportare brani in prosa.
Bartlett: studiando la lettura di brani in prosa, notò che quando le persone riportavano
quel brano utilizzavano un processo ricostruttivo, in base alle proprie conoscenza
facevano delle differenze riportando il ricordo con delle modifiche.
In questo caso la codifica è influenzata dai processi attentavi, cioè tanto più sono attento
a quello che devo ricordare, tanta più probabilità avrò di trasformare una
rappresentazione mentale in maniera corretta.
ProfonditàElaborazione info
apprendimentodistribuito studiatodaEbbinghaus
2. CONSOLIDAMENTO: la rappresentazione mentale deve fissarsi in memoria attraverso il
continuo pensarci così da arrivare al consolidamento.
faseincuileinfodiventanopiùstabili
Livello di elaborazione: vale per qualsiasi informazione io voglia fissare in memoria,
quest’informazione la posso rappresentare da diverse prospettive (livelli di elaborazione:
fonetico/suono, semantico/significato, visivo/immagine) tanto più la codifica riesce a
richiamare questi diversi registri e tanto più ho probabilità di ricordare
quell’informazione.
Ebbinghaus (1885): prime ricerche usando un metodo sperimentale sulla memoria; fece
degli esperimenti in cui bisognava prendere sillabe senza senso e ricordarle da cui notò
che più tempo si dedica all’apprendimento meglio si ricorda ma se si passa da un giorno
al giorno successivo, il giorno successivo si impiega meno tempo ad imparare quelle
stesse sillabe che si erano imparate il giorno prima. Proporzionalmente si ottiene
maggior vantaggio se si dedica minor tempo, quindi si ha un vantaggio superiore se si
distribuisce l’apprendimento nel tempo.
(esperimenti su giocatori di football americano i cui risultati hanno portato teorie sul
funzionamento del consolidamento)
3. RICHIAMO: abbiamo tante informazioni già presente in teoria che però non possiamo
gestire tutte assieme quindi è necessario richiamare una determinata informazione quando
necessito di essa.
Ruolo dei cue: tutte le informazioni (i cue) presenti durante il momento della codifica
facilitano il recupero se tutte quelle informazioni sono presenti anche al momento del
recupero; i cue possono essere:
• Cue Esterni
- Intriseci: vanno associati direttamente alla parola da ricordare
- Estrinseci: riguardano il luogo, se studiando in un aula poi rifaccio l’esame nella
stessa aula ho maggiore probabilità di ricordare le cose, perché nel momento in
cui richiamo l’informazione mi ritrovo nella stessa condizione di quando la ho
codificata.
• Cue Interni
- Umore: riguardano l’umore, come mi sento nel momento in cui sto apprendendo
qualcosa e se questa sensazione è la stessa quando devo recuperarla - (effetto
maggiore con umore positivo e con eventi personali)
Ng ilcontestofondamentale fenomenodelladipendenzadacontesto
Principio di specificità della codifica:
Wieseman & Tulving (1976): quando io vado a codificare un nuovo elemento non codifico solo
l’elemento ma anche una serie d’informazioni legate a quell’elemento e queste informazioni
entrano tutte in memoria; quindi è presente sia l’Item l’elemento che è target da ricordare sia il
contesto (elementi interni/esterni).
- Traccia = item target + elemento contesto (cue)
tanto più quando devo ricordare l’item mi ritrovo ad avere una situazione che rappresenta il più
possibile la situazione in cui ho fissato quell’informazione tanto più ho facilità nel ricordarlo,
questo perché non fisso in memoria solo quell’informazione ma tutto il contesto quindi tanti più
pezzetti ho di quella traccia amnestica disponibili e tanto più sarò facilitato.
Esperimento contesto esterno: veniva chiesto a dei sommozzatori esperti di apprendere una
lista di parole in due fasi distinte (codifica e richiamo), la prima fase poteva essere su una
spiaggia oppure sott’acqua, la fase successiva poteva essere identico a quella della codifica
oppure diversa. Venne dimostrato che i sommozzatori ricordavano meglio quando il contesto di
codifica e richiamo era lo stesso.
indizi nellocalizzarelatracciadimemoria
ambientaliimportanti
NBanchetonoumoreinfluenzalarievocazione
Esperimento contesto interno: un alcolista che nasconde la bottiglia da ubriaco non la ritrova
quando è sano ma la ritrova da ubriaco, quindi nella stessa condizione della fase di codifica.
È difficile stabilire se sia più vera l’ipotesi del decadimento rispetto a quella dell’interferenza
perché se la variabile è quella del tempo, quindi più tempo è passato tra il momento in cui ho
imparato e il momento in cui devo rievocare, è anche vero che sono passate più informazioni
quindi è aumentata l’interferenza.
Sicuramente però possiamo notare che l’interferenza ha un ruolo e si può dividere in:
- Interferenza proattiva: è quella del materiale che ho appreso in precedenza sul nuovo
materiale che devo apprendere. traccialottaperriprendereil suoposto
vecchia
- Interferenza retroattiva: il nuovo materiale appreso rispetto al materiale che devo
apprendere. obliodivecchieinfocausatodaarrivodinuove
L’interferenza è più disturbante quando si devono dare risposte diverse agli stessi stimoli.
Gli studi sull’interferenza hanno suscitato interesse anche in ambiti applicativi uno dei quali è
quello dei messaggi pubblicitari, l’inserimento di messaggi pubblicitari in contesti che possono
essere la proiezione di film.
L’obiettivo era capire quanto i partecipanti a questo esperimento riuscivano a ricordare il nome
della birra nella pubblicità; hanno notato che quando il messaggio pubblicitario veniva
presentato dopo le persone ricordavano meno il nome della birra.
In questo caso è un tipo di ricerca applicativa perché dal punto di vista metodologico può
rispondere ad una domanda teorica che è quella del ruolo dell’interferenza ma riguarda
qualcosa che ha una forte componente ecologica (quanto i risultati dell’esperimento possano
essere esportati al di fuori del laboratorio, quindi nel quotidiano)
Tra questi effetti che si mostrano quando viene chiesto alle persone di rievocare un evento o di
riconoscere una scena o riconoscere una persona su una foto segnaletica, ce ne sono alcuni
ampiamente dimostrati come ad esempio:
Tra gli esempi più particolari e precisi troviamo quello riportato in uno studio di Elizabeth Loftus:
le persone vedono una foto di due auto che si sono scontrate (non c’è scena):
A. primo gruppo: “a che velocità si sono urtate le macchine?”
B. secondo gruppo: “a che velocità scontrate le macchine?”
le persone del gruppo A tendevano a dare una velocità inferiore rispetto a quelle del gruppo B,
quindi la formulazione della domanda può influenzare le risposte
ad una settimana di distanza senza rivedere la scena, alle persone venivano poste una serie di
domande rispetto all’immagine che avevano visto. Queste domande sono pensate ad hot tra cui
troviamo “se i vetri delle due auto si fossero rotti a seguito dell’incidente” (a nessuna delle due
auto si erano rotti i vetri) il 1/3 del totale delle persone del primo gruppo risposero che le auto
avevano dei vetri rotti mentre 1/6 le persone che avevano visto i vetri rotti del secondo gruppo.
Quindi la formulazione delle domande può portare a ricostruire quello che si è visto/vissuto,
portando anche ad aggiungere elementi non presenti, portando ad interpretare in maniera
diversa elementi che non si sono vissuti direttamente.
Ci sono delle situazioni in cui abbiamo una percezione molto forte di quello che abbiamo
vissuto che è legata ad un aspetto emozionale:
flash di memoria = tutti quegli eventi con forte impatto emotivo
• Compiti di Rievocazione: richiede il fatto che sia la persona stessa a recuperare l’informazione;
- Rievocazione libera: presento una lista di parole e chiedo alla persona di ricordare il più
possibile, viene definita libera perché viene lasciato ampio margine alla persona e non è
importante l’ordine delle parole ma riportane il più possibile.
- Rievocazione seriale: prevede che se presento una lista di parole, le persone non debbano
riportare tuti gli elementi della lista di parole con ordine casuale ma devono riportare la
lista di parole rispettando l’ordine di presentazione (più complessa perché due aspetti da ricordare)
- Rievocazione suggerita: presento coppie di parole (cane/gatto, albero/casa..) poi presento la
prima parola e la persona deve dire la parola associata; suggerita perché c’è un elemento
che può facilitare il ricordo.
a seconda del periodo di vita a cui si riferisce quest’amnesia la possiamo distinguere in:
• Amnesia Retrograda: difficoltà a ricordare tutto quello che ha preceduto il trauma quindi
eventi molto vicini ma riguardanti il passato (il meccanismo direttamente colpito è quello che ci
permette di mantenere le informazioni passate)
• Amnesia Anterograda: difficoltà a fissare le nuove informazioni (il meccanismo direttamente
colpito è quello che ci permette di fissare le informazioni nella memoria)
Questo tipo di disturbi si riferiscono alle aree cerebrali che vengono colpite, alle aree cerebrali
che possono in qualche maniera spiegare il perché si manifesti retrograda o anterograda.
Capitolo 8 -
IL LINGUAGGIO
LINGUAGGIO
È una delle facoltà cognitive di cui è dotato il sistema cognitivo umano.
Come visto in precedenza è un’esperienza che coinvolge più sensi contemporaneamente (udito,
vista, tatto) in psicologia si intende anche il linguaggio veicolato attraverso la scrittura (lettura).
Questi due aspetti possono essere slegati, ad esempio, quando si danneggiano alcune parti del
cervello può essere che la persona abbia difficoltà a produrre il linguaggio ma non a
comprenderlo mentre s era lesione è da un’altra parte del cervello può accadere l’opposto,
riesce a produrre parole ma non riesce a comprendere.
Anche per i bambini avviene lo stesso procedimento con le stesse due fasi; la produzione del
linguaggio avviene ad una velocità differente in quanto il bambino apprende molte più parole
rispetto a quante riesca a produrne. Il linguaggio non è solo un’attività che coinvolge i nostri
sensi ma è anche un’attività motoria dato che nel momento in cui produciamo dei suoni
dobbiamo programmare dei movimenti in modo tale che escano quei suoni ben precisi (il
modo in cui produciamo i suoni può influenzarne la comprensione)
Da questi due livelli (suoni e morfemi) io posso produrre una quantità di termini, parole e
significati. Avere questi due livelli mi permette di avere un economicità di funzionamento.
2. Arbitrarietà deSaussere
legata al fatto che i simboli che noi utilizziamo per il linguaggio sono scelte in maniera arbitraria
che non vuol dire casuale. Nessuna relazione tra i simboli che costituiscono il linguaggio e gli
oggetti a cui si riferiscono. (Cervello in italiano e Brain in inglese, nessuna delle due parole
hanno qualcosa che richiama quell’oggetto). Ci sono dell’eccezioni come con le onomatopee.
Avere un’arbitrarietà rende problematica la traduzione, soprattutto quelli automatici, non c’è un
chiaro riferimento tra un termine e quell’oggetto stesso. Allo stesso tempo crea anche una
libertà nella scelta dei termini con cui riferirsi allo stesso oggetto.
3. Ricorsività
quella proprietà che ci permette di applicare una serie di regole che conosciamo per costruire
significati sempre nuovi, si applica a costruzioni di frasi che possono essere sempre più
complesse. Applicare e riapplicare una serie di regole in maniera illimitata per ottenere
significati sempre nuovi.
Queste sono proprietà del linguaggio; gli aspetti che più ci interessano in psicologia sono stati
studiati inizialmente già dal secolo scorso.
PSICOLINGUISTICA (Seminari Giugno/Agosto del 1951)
a metà dello scorso secolo le competenze della linguistica si uniscono alle competenze della
psicologia (come riusciamo a produrre, apprendere e comprendere il linguaggio) e nasce cosi
una disciplina che analizza tutti i processi cognitivi legati al linguaggio non solo da un punto di
vista comportamentale ma andando a osservare anche le basi neurali dell’attivazione quando si
fanno dei compiti legati a quesiti di natura linguistica.
Livelli di analisi linguistica:
• Fonetica
• Fonologia
• Morfologia diversicampi unodeidua siconcentrasuaspettidiversid
09 90990
• Sintassi
• Lessico
• Semantica
2. FONOLOGIA: studia il modo in cui i suoni si comportano nella lingua, come vengono
elaborati a livello cerebrale e come vengono categorizzati. L’unità linguistica più piccola dal
punto di vista sonoro è il Fonema.
Fonemi: sono le parti più piccole di cui sono composte le parole di una lingua (parlata):
• non corrispondono alle lettere
• /c/ o /p/ sono due fonemi perché creano parole di diverso significato (costo o posto)
• la corrispondenza tra fonemi e grafemi varia di lingua in lingua:
Lingue trasparenti: quando c’è alta corrispondenza tra grafemi e fonemi.
Lingue opache: quando c’è bassa corrispondenza tra grafemi e fonemi.
suonocheselosisostituisceportaaduncambiamentodellaparola
3. LESSICO E MORFOLOGIA:
Il lessico si intende tutta una serie di parole che fanno parte di una determinata lingua, quello
che può essere contenuto nel dizionario Treccani. Al suo interno ha diversi aspetti interessanti
come la Frequenza di una parola cioè può essere il lessico presente in una lingua, il lessico che
padroneggia una persona. La conoscenza di questi termine e la capacità di recuperarne il
significato è determinato dalla frequenza d’uso (termini più utilizzati di altri).
Esistono dei database della frequenza lessicale: lingua parlata e lingua scritta.
Il lessico ha degli aspetti anche qualitativi: si evolve ci sono termini, modi di dire che sono
particolarmente utilizzati in alcune fasce d’età e questi termini sono in continua evoluzione.;
stessa cosa vale per le regole sintattiche.
La morfologia studia la struttura, la forma delle parole che cambia anche per dare significati
differenti. Mentre la sintassi è quell’insieme di regole che utilizziamo per comporre le parole ee
attraverso la loro composizione poter formare delle frasi.
PAROLE insiemedisuonilinguisticiassociatiadunideaoconcetto
Morfemi = sono le unità più piccole dotate di significato che non possono essere ulteriormente
suddivise [gatt-] radice di parole con significato simile
- Il morfema può coincidere con la parola, una parola può essere cioè formata da una solo
morfema (monomorfemica: bar, ieri, che, sempre, tribù)
- La parola piò essere il risultato di una combinazione tra due morfemi (bimorfemiche) o più
morfemi (plurimorfemiche)
TRIANGOLO SEMIOTICO
= parola scritta
Catena sintattica: struttura generale con cui si dispongono le parole all’interno di una farse.
• Sintagma: unità minima della catena sintattica/elemento principale e minimo della frase:
- Sintagmi nominali: (il mio gatto)
- Sintagmi verbali: (gioca volentieri)
- Sintagmi preposizionali: (con la lana)
La prima frase è quella che è accettabile perché nella seconda abbiamo un insieme di termini
confusamente disposti ma nessuna delle due dal punto di vista semantico ha un significato.
Data la struttura, anche se dal punto di vista delle regole grammaticali è errata, io riesco a dare il
significato corretto. «Ho visto Maria e Gianni. Gli ho detto di chiamarmi in serata». È frequente
che quando si comunica con una persona si possano commettere errori grammaticali che però
vengono accettati perché c’è comprensione del significato, l’importante è che ci sia la sintassi;
questo perché quello che ci dà la sintassi ci permette comunque di avere l’impressione che una
frase possa essere accettata che è differente dall’essere corretta.
L’ipotesi è che i suoni del linguaggio siano rappresentati, a livello cerebrale, in categorie non
siano quindi suoni i quali variando frequenze sento già la differenza. Per i suoni dei fonemi
sembra invece che siano rappresentati in categorie distinte, nessun continuum, o appartieni a
un fonema o all’altro anche se vario di poco le caratteristiche.
• il suo modo di articolazione è occlusivo, perché questo fono è dovuto all'occlusione nel
canale fonatorio (la bocca), seguita da un brusco rilascio detto esplosione;
• il suo luogo di articolazione è bilabiale, perché nella pronuncia le labbra si chiudono;
• è una consonante sonora, perché il suono è prodotto con la vibrazione delle corde vocali.
• il suo modo di articolazione è occlusivo, perché questo fono è dovuto all'occlusione nel
canale fonatorio (la bocca), seguita da un brusco rilascio detto esplosione;
• il suo luogo di articolazione è bilabiale, perché nella pronuncia le labbra si chiudono;
• è una consonante sorda, perché il suono è prodotto senza la vibrazione delle corde vocali.
nel momento del rilascio dell’occlusione sento il suono e tra il momento dell’apertura, il rilascio
dell’occlusione e il suono che riesco a sentire passa del tempo che viene definito appunto
tempo di attacco della sonorità, parliamo di un tempo relativamente breve.
Manipolazioni sperimentali:
utilizzando i programmi computerizzati si può variare il VOT, partendo da 5 ms fino a 60 ms. in
questa maniera posso ottenere suoni che vanno da ba a pa.
Tuttavia le persone sentono questo continuum in maniera categoriale. Fino ad un certo punto
sento ba e da un punto in poi pa e non sentono differenze interne alle due categorie di suono.
Questo ci dà l’idea che i suoni del linguaggio siano rappresentati, a livello mentale, sotto forma
di categorie diverse e distinte non lungo un continuum di suoni che via via cambiano ma lungo
distinzioni di categorie. Questo lo si può vedere in:
• Compiti di identificazione: fino ad un certo VOT tutti i suoni presentati vengono riconosciuti
come ba, poi sempre e chiaramente come pa (non viene percepito il cambio graduale)
• Compiti di discriminazione: suoni presentati a coppie, più difficili da distinguere se questi
suoni rientrano nello stesso segmento categoriale.
Frequenza delle sillabe:
gli studi sulle sillabe ci hanno aiutato a comprendere tutta una serie di aspetti e l’idea è che
all’interno della nostra mente le sillabe le abbiamo fissate in memoria.
Il compito che viene svolto per studiare la rappresentazione delle sillabe sono divisi in fasi:
• Prima fase: i partecipanti all’esperimento si trovano difronte ad un immagine (simbolo visivo
casuale) e ad una sillaba
• Seconda fase: presentazione del solo stimolo visivo e viene richiesto di produrre la sillaba
associata a quel simbolo visivo, più rapidamente possibile
Questo è un compito di memoria (rievocazione guidata) e si nota che le sillabe che appaiono
più di frequente in una lingua vengono prodotte più rapidamente. Quindi si può confermare
l’esistenza di un sillabario mentale in cui è probabile abbia associate le sillabe non solo sotto
forma di parola scritta e suono ma anche di come vengono prodotte.
Si è notato che se utilizzo come Prime la parola cane le persone rispondono più velocemente a
casa rispetto a quando utilizzo come Prime una parola che non ha alcun fonema in comune con
la parola da pronunciare. Quindi se ho un legame semplicemente sonoro tra due parole il
riconoscimento del disegno presentato è facilitato.
Effetto della frequenza delle parole
Compito di decisione lessicale
compito in cui devo scegliere se una parola è una parola o una non-parola; vengono presentate
delle parole scritte e i partecipanti devono dire se è una parola o una non-parola.
La frequenza d’uso non solo ha un effetto sulla velocità di risposta ma anche un effetto sulla
correttezza, tanto più un termine sarà frequente tanto più sarà riconosciuto come tale.
Come faccio a quantificare la frequenza di una parola?
Operazionalizzare una variabile è importante per calcolarne gli effetti, sta a significare che a
quella variabile devo dare un preciso significato e deve essere anche quantificabile
Corpora linguistici: al loro interno contengono tutta una serie di informazioni che riguardano
la frequenza di utilizzo di un determinato termine; si distinguono in lingua parlata e lingua scritta
Tachistoscopio: strumento noto in psicologia sperimentale che veniva utilizzato per presentare
lettere/parole in modo rapido. fungeva un po’ come il computer ora.
Questi compiti in cui gli stimoli vengono presentati per breve tempo funzionano meglio quando
viene presentata una parola (Parassita) rispetto a quando viene presentata una non parola
(Trgchjkwsq). Si è notato anche che le persone hanno una prestazione migliore in questi compiti
quando prima viene presentata prima una parola rispetto alla singola lettera quindi all’interno
della nostra memoria raggruppiamo il linguaggio in parole piuttosto che in singole lettere
Quando cornico con una persona che pronuncia una parola sembra che il riconoscimento di
quella parola possa avvenire non quando è stata pronunciata per intero ma anche prima che la
parola venga pronunciata e questo avviene quando si raggiunge il punto di unicità.
Punto di unicità: quando c’è sufficiente informazione uditiva (fonetica) per riconoscere quella
parola (al di là del contesto)
Quando confronto due parole con punti di unicità differenti le persone riescono a dare risposti
più veloci dove cade il punto di unicità se è precedente io riesco a riconoscerle prima, tanto più
il punto di unicità è precedente alla fine della parola, tanto più le risposte saranno veloci.
Modello di attivazione della coorte
Spiega il funzionamento a livello mentale della rappresentazione delle parole che si sentono
quando si ha un’interazione verbale.
Prevede che, nel momento in cui viene pronunciata una parola io sento dei suoni (ad esempio
matita Matilde, mattina… tutti suoni che iniziano con ma) quando pronunciano ma già evoca tutti
i termini che cominciano con ma, andato avanti nel completamento della parola si riducono.
Quindi suoni evocano tutte quelle parole che hanno quel fonema comune e via via l’attivazione
si riduce fino ad arrivare al punto di unicità che è quello che blocca l’attivazione.
Si è notato che se il prime ricalca la parola successiva, avendo anche significato diverso, il
riconoscimento del target è facilitato; Il legame tra le parole è dato dalla forma delle parole
(morfema) questo porta all’ipotesi che le parole possano essere raggruppate per morfemi.
• Masked priming: effetto che io posso ottenere da un termine prime anche se l’elaborazione
del termine prime stesso è nascosta. (tra prime e target vengono presentati degli elementi con
lo scopo di mascherare il prime presentato in precedenza)
? P58appunti
Secondo Collins & Quillian i concetti sono organizzati secondo un modello di natura gerarchica
che prevede che dei singoli elementi siano categorizzabili all’interno di categorie più ampie.
ci sono stati dei compiti che hanno mostrato come questa struttura può essere vera ma anche
esperimenti che hanno messo in dubbio alcune assunzioni fatte da questo modello.
• (Collins & Quillian): tutti i membri di una categoria sono ugualmente importanti.
Rosch (1973): pettirosso rappresenta meglio la categoria degli uccelli del canarino.
Questo spiega: il gradiente di tipicità, le categorie sfumate, il livello di astrazione (non hanno
struttura prototipica)
• Rosh (1977): il prototipo è l’esemplare reale che possiede il maggior numero di caratteristiche
condivide dai membri di una categoria.
• Smith, Shoben e Rips (1974): il prototipo rappresenta un’astrazione, cioè l’insieme delle
caratteristiche più frequenti di una categoria.
(Lezione 29 novembre)
conoscenze che noi abbiamo possono aiutarci a definire la realtà, a volte ci aiutiamo con
concetti che sono approssimativi/superficiali, non necessariamente fondati su evidenze.
Stereotipi
Sono forme di conoscenza che noi utilizziamo per identificare una determinata azione;, cioè
delle semplificazioni di concetti molto più complessi.
quelli sottoposti alla prima versione, usciti dalla prova camminavano in maniera più lenta
rispetto alla velocità impiegata dagli altri partecipanti. Gli autori hanno rilevato che l’utilizzare
una serie di concetti che si riferiscono all’anziano possa influenzare il comportamento delle
persone che hanno attivato questo stereotipo.
Quindi anche solo essere esposti a dei messaggi che evocano stereotipi sessisti può favorire un
tipo di comportamento che va in quella stessa direzione.
Per spiegare questo si possono utilizzare dei test che prevedano di studiare quelle associazioni
che vengono fatte implicitamente che, se testate esplicitamente (tramite questionari), non
emergono ma che potrebbero emergere se testate in maniera del tutto implicita.
l’idea che sta dietro a questo esperimento è che se io categorizzo quel tipo di risposta/attività
seguendo uno stereotipo sono più rapido nella risposta quando c’è una corrispondenza bilato
tra termini e stereotipo (i termini presentati corrispondo allo stereotipo)
pelle bianca/scienza - pelle nera/sport
Il concetto di bianco è associato a persone preparate, acculturate ed intelligenti mentre il
concetto di nero è associato allo sportivo quindi attività di natura motoria.
Questi risultati sono presenti anche in persone che dicono di non avere stereotipi.
Contesto
come visto in precedenza il linguaggio ha una serie di componenti al suo interno (lessicali,
semantiche, fonetiche) ma un aspetto importante è il contesto, una frase o semplicemente delle
parole pronunciate in un determinato contesto possono assumere accezioni diverse a seconda
del contesto stesso.
è più semplice ricordare concetti concreti perché lo percepiamo attraverso i nostri sensi, questo
ci spiega l’esistenza di un effetto chiamato:
è un effetto che si manifesta anche in compiti di decisione lessicale, riconosco più velocemente
il termine “cane” rispetto al termine “libertà”;
l’ipotesi è che all’interno della nostra memoria i concetti siano rappresentati non solo con
determinate organizzazioni (Collins, prototipi) ma siano rappresentate anche sotto i due diversi
registri (proprosizionale e analogico).
Quindi l’effetto concretezza nasce dal fatto che l’oggetto concreto è un oggetto che gode di
entrambe le rappresentazioni (proprosizionale e analogica).
un oggetto concreto può essere rappresentato sia con il termine scritto sia con un’immagine
mentre un oggetto astratto può essere rappresentato solamente dal termine scritto
RISPETTO
BIGLIETTO
la scelta di quale delle due sia una parola o una non parola viene fatta per termini concreti,
quindi il termine biglietto viene riconosciuto più velocemente come parola.
Alcuni sostengono che questo abbia a che fare con l’Immaginabilità cioè il fatto che io
leggendo quella parola possa immaginarla quindi averne anche una rappresentazione visiva.
In realtà l’effetto concretezza è maggiormente spiegabile con la forza percettiva cioè ci si
riferisce al fatto che una determinata parola può evocare una rappresentazione mentale e non
necessariamente solo visiva (evoca una rappresentazione mentale legata alle altre modalità sensoriali).
La forza percettiva può essere data da quanto quel termine richiama più esperienze fatte con i
nostri sensi, quindi tanto più forte sarà la rappresentazione (veloce riconoscimento) quanto più
richiamerà situazioni multiple che possono evocare esperienze visive, tattili, uditive.
Violazioni Semantiche
dobbiamo capire qual è la risposta di natura cerebrale quando ci troviamo a leggere frasi con
all’interno violazioni semantiche, vengono utilizzati:
• potenziali evocati o evento correlati
sono quei potenziali elettrici che noi possiamo misurare attraverso l’elettroencefalografia; dei
segnali elettrici, positivi o negativi, che noi possiamo misurare dopo la presentazione ddi uno
stimolo o dopo l’accadimento di un evento, il tutto controllato dallo sperimentatore.
Nelle violazioni semantiche il potenziale di rifermento che spesso si vede emergere che si può
registrare viene chiamato N400.
Il segnale è molto sensibile alle violazioni semantiche di cui esistono vari livelli.
Struttura sintattica
Per misurare come ci si comporta di fronte alle frasi Garden Path, che contengono elementi di
ambiguità, si utilizza l’analisi dei movimenti oculari:
queste analisi ci dicono che solitamente nelle frasi Garden Path quello che avviene è un insieme
di fissazioni che vanno in un certo ordine:
Attraverso il sistema di movimenti oculari posso vedere degli aspetti che mi fanno comprendere
anche se implicitamente come viene fatta la lavorazione.
Queste analisi dei movimenti oculari può essere uno strumento molto potente a livello
diagnostico perché quando si parla di lettura possiamo considerare dei disturbi della lettura
(dislessia); ci possono dire se, in chi soffre di quelle difficoltà di lettura, sono presenti movimenti
oculari anomali cioè differenti da quelli che sono tipici di chi legge.
Gruppo di controllo a cui non siano stati diagnosticati disturbi della lettura
Gruppo sperimentale in cui la diagnosi è stata fatta
Nell’analisi dei movimenti oculari ci sono una serie di componenti che vanno considerate:
ad esempio quando si parla di movimenti oculari nella lettura di ‘garden path’ c’è un ordine
preciso nella sequenza di questi movimenti oculari, l’ordine prevede che ad un certo punto
arrivati alla fine della frase ci si renda conto che c’è qualcosa che non quadra in una prima lettura
errata e questa ci porta a tornare al punto di ambiguità, il punto in cui ci sono più possibili
interpretazioni.
possono esserci però alterazioni di altra natura, definibili come bottom up, in parte legate al
sistema di controllo dei movimenti oculari (non mi permette un controllo adeguato) oppure ci
può essere una sorta di guida degli elementi sui quali mi sono concentrato maggiormente
(salienza diversa, elementi che attraggono la mia attenzioni in maniera diversa)
Frase di controllo
La giovane cantante era arrivata a guadagnare milioni di euro.
Violazione nome- verbo
La giovane cantante erano arrivati a guadagnare milioni di euro.
Violazione nome-aggettivo
Le giovani cantante era arrivata a guadagnare milioni di euro.
Violazione ausiliare-verbo
La giovane cantante era arrivare a guadagnare milione di euro.
Queste sono le violazioni sintattiche tipiche degli studi che utilizzano i potenziali evocati.
Con questo tipo di violazione si possono misurare i potenziali evocati (hanno un’ottima
risoluzione temporale quindi posso vedere come si attiva il cervello in una finestra temporale
nell’ordine dei millisecondi) solitamente si misurano due diversi segnali:
• Segnali precoci (processo precoce): presento una frase di controllo e la confronto con una
frase con una violazione sintattica noto un potenziale aumentato e questo compare tra 200 e
300ms ELAN (early left anterior negativity). - (la persona ha notato che qualcosa nella frase
non va)
• Segnali tardivi (processo tardivo): presento una frase di controllo e la confronto con una frase
con una violazione sintattica noto un potenziale aumentato e questo compare tra 300 e 500ms
LAN (left anterior negativity) - (plausibile che subentri un processo che ci permette di
individuare dov’è esattamente il problema, quindi di far ricorso a ciò che abbiamo in memoria
come le regole di natura sintattiche e le conoscenze di natura semantica)
Questo mi permette di fare un’analisi puntuale di quello che accade nel corso del tempo
nell’attività cerebrale e quello che vedo dopo 100ms è un processo molto diverso da quello che
vedo dopo 600ms.
Aspetti riguardanti l’elaborazione delle frasi
l’ipotesi è che le frasi possano essere anche raggruppate, a livello cerebrale, sulla base di:
Costituenti frasari: tanto più semplice sarà la frase tanto minore sarà il numero di costituenti di
cui questa parte sarà costituita e tanto più sarà complessa sarà la frase tanto più sarà il numero
di componenti frasari di cui sarà costituita la frase stessa.
“Che egli fosse contento era evidente dal modo in cui sorrideva”
Costituenti principali:
• Prima parte: “Che egli fosse contento”
• Seconda parte: “era eveniente dal modo in cui sorrideva”
L’idea è quella che anche a livello cerebrale noi organizziamo le frasi sulla base di costituenti
frasari, un modo che noi utilizziamo per separare le frasi nei loro costituenti e quest’ultimi
vengano vissuti anche nell’elaborazione stessa.
• Esperimento del clic (strategia per capire se una persona organizza le frasi per costituenti frasari)
le persone dovevano leggere la frase, ad un certo punto veniva presentato un suono (clic) in
momenti diversi della lettura della frase. Si è notato che in realtà le persone quando dovevano
riferire dove era stato presentato il suono, dicevano che la posizione era tra “contento” ed “era”,
sia che il suono fosse stato presentato realmente in quella posizione sia che fosse stato
presentato altrove; si parla quindi di trasposizione percettiva cioè tendo a sentiere lo stimolo
sonoro al confine tra un costituente e l’altro.
Modelli psicolinguistici
Concetto di modello = rappresentazione del funzionamento dei processi cognitivi, che non
sono osservabili. Tendono quindi a dare un’interpretazione a sintetizzare qualcosa che è molto
complesso, ma ha il vantaggio che una volta testato può essere validato oppure se ne possono
iconoscerne i limiti. (non rappresentano del tutto la realtà)
Come faccio a riconoscere le parole dalle non parole e come mai questo meccanismo a volte è
più veloce mentre altre volte richiede più tempo?
2. Soglia di attivazione (fisso): prevede che questo modello abbia una soglia, nel momento in
cui quel termine si attiva se raggiunge la soglia lo riconosco come parole altrimenti non lo
riconosco; è fissa ma non ha un valore assoluto per tutti i termini quindi ci sono soglie
differenti in base alla frequenza lessicale.
(cane/cavo - sono più veloce a riconoscere la parola cane per via della soglia inferiore rispetto a
cavo, questo è dato anche dalla frequenza lessicale)
Il modello di Morton prevede che questo tipo di decisione lessicale venga fatta sia tramite
un’analisi visiva che un’analisi uditiva, quindi vale il modello sia per i termini che vedo che per
quelli che sento che contribuiscono al livello di attivazione del logogeno (sistema per cui le
parole sono rappresentate dal loro punto di vista grafico) secondo la proposta di Morton il nel
sistema logogeno non è inserito il significato delle parole che invece è presente nel sistema
cognitivo (include il sistema semantico e tutta una serie di altre funzioni cognitive come la
memoria nello specifico a breve termine perché la parola letta deve rimanere in MBT perchè io
possa riconoscerla come parola o non parola, importante è anche l’attenzione) e una volta
terminato tutto il processo produco una risposta.
prevede che all’interno della nostra mente ci sia un dizionario mentale con una serie di voci che
contiene le parole e i loro significati, la loro forma visiva, i suoni ed aspetti legati alla frequenza
d’uso e legami con altri termini (di categoria, vicinanza/lontananza semantica).
Secondo Forster quando mi viene presentato un termine ci sono differenti fasi che prevedono
passaggi successivi che permettono di analizzare le parole per poi andarle ad identificare per le
diverse caratteristiche. Forster prevede che quest’analisi sia fatta per diversi aspetti per arrivare
poi ad una rappresentazione lessicale della parola.
Archivio centrale
contiene le rappresentazioni lessicali delle parole in continua evoluzione; a questo archivio ci si
arriva attraverso dei file d’accesso (ortografico, fonologico, sintattico/semantico) che contengono
un codice di accesso: ortografico, fonologico e semantico. Le parole all’interno di questi file di
accesso sono organizzate in BINS quindi per somiglianza di caratteristiche relative al file di
accesso a cui mi riferisco.
1. Prima fase del modello: gli input (letta o sentita) che arrivano dai file di accesso guidano
questa ricerca che poi avviene in maniera seriale, dalle più frequenti alle meno frequenti
2. Seconda fase del modello l’accesso vero e proprio avviene in questa fase perché i puntatori
indicano la voce lessicale
Anche le non parole richiedono una ricerca (ad eccezione di parole composte da consonanti).
Esistono anche modelli che hanno a che fare con la produzione del linguaggio quindi quando
sono in conversazione come avviene il procedimento di scelta delle parole:
• Modello Weaver ++
(Word- from Encoding by activation and verification
codificazione della forma lessicale attraverso attivazione e verifica)
Prevede che ci siano varie componenti e he tutte contribuiscano alla produzione della parola:
• Sistema concettuale: quel sistema per cui all’interno ho tutti i concetti raggruppati; può
essere organizzato per nodi, prototipi, può essere un sistema rappresentato sotto forma
proposizionale o analogica e al suo interno ho una serie di informazioni con tutte le
conoscenze relative a quel termine (caratteristiche semantiche, fonologiche, grammaticali).
Nel momento in cui dal sistema concettuale ho intenzione di passare alla produzione della
parola devo affrontare una serie di livelli:
1. Livello del lemma: prevede una definizione astratta delle caratteristiche della parola,
proprietà di quel determinato termine (significato, grammatica..) non individua però le
caratteristiche fisiche del termine che si trovano nel secondo livello.
2. Livello del lessema: individuo delle caratteristiche fisiche che hanno a che fare con le
caratteristiche della parola (lettere) e i suoni che io produco relativi a quella parola. Mi
permette di individuare quella parola che dopo pronuncio e a quel punto farò una scelta dal
punto di vista motorio che mi permette di pronunciare la parola stessa.
Quando parliamo mettiamo in atto una serie di processi in maniera automatica/implicita, questo
prevede comunque una programmazione a livello della corteccia motoria in particolare la
corteccia premotoria, programmo il movimento, invio l’informazione alla corteccia premotoria
che invia il segnale ai vari muscoli e qui pronuncio la parola.
È difficile distinguere queste due fase in farsi poco ambigue ma secondo questo modello
queste fasi emergono in maniera molto netta quando abbiamo difronte delle frasi Garden Path
che contengono elementi di ambiguità.
• Modelli constraint-based
modelli che prevedono che oltre all’aspetto sintattico ci siano una serie di altri aspetti che
vengono considerati come aspetti semantici e pragmatici (relazione tra linguaggio e situazioni/
contesto).
- vincoli (constraint): da questa serie di ambiti derivano una serie di vincoli come possono
essere quelli grammaticali che sono propri di ciascuna lingua.
- frequenza e familiarità: quanto una frase viene utilizzata e quanto è famigliare
- plausibilità che viene data a determinate interpretazioni della frase stessa, questa è data
sostanzialmente dalle nostre esperienze e competenze.
- capacità di Memoria di lavoro: importante perché nel momento in cui interpreto una frase
che sto leggendo, i vari elementi della frase sono mantenuti in memoria di lavoro perché se
non li mantenessi avrei difficoltà a combinarli assieme e dare un significato alla frase.
Per cercare di spiegare questi aspetti sono stati proposti vari modelli che tendono a spiegare il
funzionamento del meccanismo di lettura:
2. Via sublessicale: la via che utilizziamo quando ci troviamo difronte a parole sconosciute o
non parole; utilizzo quindi delle regole precise per la conversione del grafema con il
fonema (conversione grafema/fonema)
• Modello a triangolo
modello di lettura che viene applicato per le reti neurali, quindi capacità di lettura di sistemi di
intelligenza artificiale, che fanno simulazioni computazionali.
Questo modello prevede che ci siano tre vertici: Semantico - Ortografico - Fonologico.
Ciascun vertice codifica il significato, il grafemam e il significato delle parole stesse.
Questi tre vertici comunicano tra di loro in livelli nascosti nei quali vengono prodotte delle
combinazioni tra i vari aspetti. Questi sitemi hanno delle caratteristiche per le quali non è
necessario avere una rappresentazione lessicale già presente ma procedono per elementi
semplici (non c’è una lettura di casa ma di c-a-s-a).
Questi modelli di rete neurale hanno la capacità di fare simulazioni molto rapide e analizzare
quantità di informazioni molto più numerose. Hanno però il limite di essere basti sulle
conoscenze che abbiamo che non sempre riflettono correttamente quello che è il
funzionamento di un processo cognitivo.
Può essere di due tipi, la cui differenza sta nel numero di parole che vengono prodotte:
• Afasia fluente: la persona riesce a produrre più parole, frasi più complesse e la sua prosodia
quindi l’intonazione, il ritmo, l’accento, la durata del linguaggio parlato è intatta. In particolare
le persone affette da afasia fluente non si rendono conto dei propri deficit (anosognosia che
è una condizione frequente tra chi ha disturbi dovuti a danni cerebrali)
- L’afasico fluente riesce a produrre frasi molto lunghe ma spesso combina frasi con nesso
logico con frasi che non hanno minimo senso in quella determinata frase (linguaggio
vuoto di significato)
• Afasia non fluente: la persona riesce a produrre pochi elementi, la prosodia è rallentata e
anormale. Le frasi hanno strutture sintattiche molto semplici (pochi verbi non coniugati),
utilizzano uno stile telegrafico quindi senza articoli, preposizioni e pronomi.
- La loro difficoltà a comunicare li scoraggia, portandoli a rinunciare al silenzio o alla
sostituzione del linguaggio verbale con quello non verbale.
Distinzione classica dell’Afasia:
- Afasia di Broca o Motoria
- Afasia anomica
- Afasia trascorticale
- Afasia di Wernicke o sensoriale
queste distinzioni tradizionali sembrano superate perché i disturbi sono molto più diffusi non
sono cosi nettamente distinti.
PENSIERO:
una delle funzioni cognitive di più alto livello, nel corso del tempo è stata poco studiata
nell’ambito delle neuroscienze cognitive (relazione tra mente e cervello) questo perché è difficile
studiare il pensiero con le tecniche di neuroimaging.
Processo decisionale
quando consideriamo un processo decisionale ci troviamo difronte:
Non decidiamo mai totalmente modo razionale molto spesso abbiamo delle tendenze che
guidano le nostre decisioni e non sempre queste portano a decisioni corrette.
Bias decisionale: quello che si può commettere in alcune condizioni.
• Esperimento affidamento
“Immagina di far parte della giuria in un caso di custodia esclusiva di un bambino a seguito di
un divorzio piuttosto conflittuale. I fatti del caso sono complicati da considerazioni economiche,
sociali ed emotive piuttosto ambigue. Tu stabilisci di basare la tua decisione interamente sulle
seguenti osservazioni”
GENITORE A GENITORE B
sceltabasatasulleragioni
quando ci troviamo difronte ad una decisione di questo tipo tendiamo a propendere per quelle
opzioni che hanno valori più estremi quindi le caratteristiche più accentuate, sia da un punto di
vista positivo che da quello negativo, diventano bias decisionali.
Si è concluso quindi che, in molti processi decisionali la nostra capacità di decidere non è del
tutto legata ad aspetti razionali.
I bias decisionali possono entrare in gioco in situazioni differenti ed essere utilizzati anche da chi
commercia prodotti o da chi ha necessità di essere scelto in particolari situazioni.
Da questo test emerge che il primo gruppo ha scelto per la maggior parte l’opzione A, il
secondo gruppo ha scelto per la maggior parte l’opzione B. Se guardiamo le opzioni sono
esattamente identiche.
Quando c’è un’opzione declinata al positivo si tende per certezza mentre quando si fa
riferimento ad esiti negativi si opta per soluzione più incerta anche se potenzialmente è
quella che può portare a risultati peggiori. (teoria del prospetto)
effettoincorniciatura vsprincipioinvarianzadell'approccionormativo
• ATTRACTION EFFECT
effetto utilizzato anche in economia che mira a rendere un’opzione più appetibile, quindi ad
aumentare la probabilità che il consumatore scelga di optare per quell’opzione anche se
inizialmente non si sarebbe orientato verso quella soluzione. (esempio Economist - rivista
online/cartacea e scelta di partiti politici)
Questo effetto funziona perché viene inserita una terza alternativa (dicoy) che fa aumentare di
valore un’alternativa che precedentemente non ne aveva, ma deve avere delle caratteristiche
ben precise.
Se consideriamo due dimensioni che ci servono per valutare un prodotto o una. Persona questa
terza alternativa deve:
vsprincipioregolaritàdell'approccionormativo
- essere uguale per una dimensione in termini di valore ma essere inferiore per l’altra
(nell’esempio dell’Economist uguale per prezzo ma non per il servizio).
Oltre ad analizzare i bias sono state proposte delle teorie che descrivono come queste decisioni
avvengano. Queste teorie partono da un approccio di base:
Secondo questo approccio bisognerebbe porre tutte le dimensioni su una scala comune che va
ad esempio da 0 a 100, comune per tutti gli aspetti.
0 100
= per nulla = del tutto
soddisfacente 50 soddisfacente
Successivamente faccio una somma tra i valori che vengono dati a ciascuna dimensione e quello
che ottengo è la massimizzazione dell’utilità (MdU)
utilitàdell'opzione
Questa è una situazione valutata in condizioni di certezza ma possiamo trovarci in condizioni di
incertezza (luogo di lavoro che cambia quindi probabilità per dimensione)
Nei casi di incertezza sommo i valori e moltiplico ciascun valore per la probabilità di quella
dimensione che può essere più o meno alta.
Dagli esempi fatti in precedenza è chiaro che ci sono dimensioni che non hanno un valore nella
scelta ma che influenzano la nostra scelta finale e come abbiamo visto per l’attraction effect se
aggiungo un altro elemento questo va a cambiare la probabilità delle scelte precedenti.
Quindi dalle evidenze che abbiamo possiamo abbandonare la teoria normativa in quanto
prevede che le persone siano decisori razionali ma non lo sono (bias decisionali)
La scelta di quale strategia applicare dipende dal tempo a disposizione per fare una scelta.
(esempio acquisto auto per neopatentati)
- Strategie compensatorie: decisioni complesse, in cui è utile fare un’analisi di tutte le opzioni,
quella rimaste dopo che alcune sono state eliminate da strategie non-compensatorie.
efficientiquandoun'opzionehamoltedimensioni
considero il tempo medio di vita di quell’auto.)
Siamo quindi dei decisori che si adattano alle situazioni e mettiamo in atto delle strategie
compensatorie quando abbiamo tempo per farlo e strategie non compensatorie quando
abbiamo meno tempo a disposizione; può essere anche che mettiamo in atto strategie non
compensatorie semplicemente per mancanza di voglia.
Introduce il valore di probabilità che viene dato soggettivamente dalle persone, sostiene quindi
che se io metto in relazione la probabilità soggettiva (asseY) e la probabilità oggettiva noto che
non hanno una perfetta correlazione. (alla certezza di un evento non corrisponde la probabilità
soggettiva di un evento)
Quando noi valutiamo eventi che hanno una bassa probabilità di accadere noi tendiamo
sovrastimare quella probabilità che l’evento accada, di contro quando siamo vicini alla certezza
che quell’evento accada tendiamo a sottostimare. (esempio vincite al Superenalotto)
In questa teoria l’utilità (vista nella teoria razionale) viene sostituita da Valore.
Posso costruire un insieme di coordinate in cui da una parte rappresento:
• valore soggettivo
• valore oggettivo
Quello che si nota è che dal punto di vista soggettivo tendiamo a valutare meno i guadagni e ad
enfatizzare di più le perdite (vinco 100€ ma per andare a vincerli ne perdo 90€) viene dato
maggior peso ai 90€ rispetto al guadagno di 100€.
A seconda che ci troviamo nel lato positivo dei guadagni o nel lato negativo delle perdite c’è,
nel valore soggettivo che noi diamo a perdite e guadagni, un’asimmetria che prevede che il
valore delle perdite sia maggiore; l’asimmetria è anche legata anche ad un andamento più
ripido per le perdite che per i guadagni.
Questa teoria sostiene anche che ci siano dei cambiamenti, prende in considerazione guadagni
e perdite rispetto ad uno stato iniziale (punto 0, baseline) ci sono delle variazioni che tendono
ad aumentare o diminuire quel valore 0;
Posso mostrare come un’opzione abbia caratteristiche migliori di un’altra oppure posso aiutare
le persone a metter in atto un comportamento
(esempi di design)
EMOZIONI:
Motivi per cui le emozioni vengono studiate in psicologia:
• Per capire quali caratteristiche hanno e come le interpretiamo
• Per capire la loro relazione con gli altri processi cognitivi e come queste possono influenzarli
si crea una relazione tra sistema nervoso autonomo e sistema nervoso centrale e il ruolo più
importante lo ha una struttura chiamata Amigdala.
Gli altri stati affettivi durano più a lungo e fatico a trovarne l’evento scatenante.
1. Prima fase: quella in cui si hanno risposte fisiologiche (calore, tensione) e produco risposte
espressive/comportamentali (fase più rapida) - (sistema nervoso autonomo)
2. Seconda fase (teorie dell’Appraisal): quella in cui metto in atto dei processi più complessi
che determinano quello che definiamo come esperienza emozionale soggettiva - (sistema
nervoso centrale)
Quindi dopo una prima fase rapida che produce delle risposte c’è una fase di valutazione che si
basa su una serie di considerazioni che faccio che possono essere legate al contesto (la seconda
fase è più complessa perché richiede consapevolezza che può arrivare anche più avanti)
Gli stimoli emozionali hanno il potere di mantenere l’attenzione per un tempo necessario a
produrre una risposta adeguata. (gli stessi stimoli possono produrre risposte diverse)
1. novità degli elementi: presentiamo un suono di una determinata frequenza, sempre uguale,
ho una risposta cerebrale che, tolta la prima presentazione, che non sarà molto intensa,
questa si intensificherà quando in quella sequenza presento inaspettatamente uno stimolo
deviante (risposta rapida).
2. Rilevanza motivazionale: lo stimolo novità evoca una risposta, se sono a digiuno da 24h se
lo stimolo novità è legato al cibo attiverà in maniera maggiore i potenziali evocati per la
risposta motivazionale rispetto a uno stimolo che non ha nessuna rilevanza motivazionale.
Si possono misurare anche delle Risposte Muscolari:
attraverso strumenti di eletrromiografia è sufficiente posizionare degli elettrodi all’altezza dei
determinati muscoli e notare che:
Per spiegare come a volte gli effetti di stimoli che evocano emozioni possono essere lontani
dalla nostra consapevolezza è stato utilizzato un paradigma di priming:
• Affective (o evaluative) priming: condizione che si ottiene quando utilizzo come elemento
prime un elemento che può essere piacevole o sgradevole.
La parola Target impiega meno tempo ad essere categorizzata come piacevole o spiacevole se
la parola prime è coerente rispetto alla parola successiva.
L’evocare qualcosa di piacevole o sgradevole è qualcosa che avviene rapidamente quindi anche
se il prime è vicino al target ho comunque un effetto e inoltre si ottiene anche in condizioni multi
sensoriali (vale lo stesso effetto con stimoli olfattivi o uditivi).
Il problema è che hanno spesso utilizzato strumenti di autovalutazione: se si considera che sia un
processo automatico e inconsapevole è sorprendente che si utilizzi uno strumento che implica
una consapevolezza.
Dalla combinazione di queste scale si può arrivare a categorizzare diverse esperienze emotive.
Wilhelm Wundt Primo laboratorio di psicologia sperimentale (Lipsia 1879)
Conseguentemente a ciò che sosteneva Wundt qualcuno pensò che fosse meglio limitarsi a
quelle che sono due dimensioni fondamentali per le emozioni:
queste due componenti sono sempre presenti quando si parla delle emozioni.
Joseph Ledoux
proposta sui processi emozionali, il quale ha basato questa proposta sui correlati neurobiologici
cioè su il funzionamento a livello cerebrale di queste fasi.
Secondo questa proposta:
uno stimolo che produce una risposta emozionale viene percepito a livello di recettori, come
tutti gli stimoli, ma, a differenza di esse, poi raggiunge il talamo (struttura/stazione in cui fanno
sinapsi molte nervazioni dei recettori) il segnale emozionale ha due percorsi:
Dal talamo arriva all’amigdala: percorso molto rapido che spiega la prima fase (inconsapevole)
Dal talamo arriva alle cortecce sensoriali: nelle cortecce sensoriali identifico il segnale che a sua
volta viene mandato ad altre strutture come l’ippocampo (memoria) - attraverso questa via
riesco ad arrivare all’interpretazione di quello che sta accadendo
Risposta espressivo-comportamentali:
1. Risposte Visivo-cinesiche
- espressioni facciali
- sguardo
- postura
- prossemica: regole che coordinano per gestire lo spazio che ci circonda (tendiamo a
separare lo spazio in base alla distanza che questo spazio o che persone presenti con noi
occupano; esistono quindi più zone (zona intima, personale, sociale, pubblica) quindi in
termini di risposte posso produrre diverse distanze con le persone.
- gesti
2. Risposte Uditivo-vocale
posso variare ritmo, intonazione, velocità ed enfasi perché in quel momento ci sono elementi
che mi spingono ad utilizzare un diverso tono di voce
3. Risposte Motorio-tattili
come può essere il contatto fisico
4. Risposte Chimico-olfattive
alcuni studi hanno mostrato che si riesce a riconoscere l’odore della paura
Dawin sostiene che le emozioni sono universali per una serie di ragioni:
• espressioni condivise tra uomini ed animali
• espressioni condivise tra membri di gruppi umani diversi e distanti geograficamente
• presenti in persone nate cieche, che mostrano espressioni simili alle persone vedenti.
TEORIA NEURO-CULTURALE
secondo la quale le emozioni di base sono universali.
Russel mostrò che c’è una condivisione di risposte nelle seguenti percentuali:
- 71% nelle società occidentali (es. Europa e America)
- 57% nelle società non occidentali (es, Giappone e Africa),
39% nelle società illettera-te isolate (es esempio, Burkinabe e Sadong).
Teoria di James-Lange
vediamo uno stimolo emotivo che evoca una riposta fisiologica che a sua volta produce poi
un’esperienza emozionale; in base a questo modello non tremiamo perché abbiamo paura, ma
abbiamo paura perché tremiamo;
Se per la teoria di James-Lange siamo tristi perchè piangiamo, per la teoria di Cannon per
sentirsi tristi è necessaria una appropriata stimolazione talamica.
Ci sono quindi una serie di strutture cerebrali coinvolte:
un segnale che arriva dal Talamo all’Amigdala, dall’Ipotalamo all’Amigdala ma anche una serie
di altre strutture che hanno a che fare con sensazioni del piacere (corteccia orbitofrontale,
corteccia prefrontale ventromediale e corteccia cingolata anteriore) che hanno a che fare anche
con la memoria.
Per esserci una risposta emozionale è necessario che ci siano una serie di strutture coinvolte e la
teoria di Lange è molto limitata.
Emotion-induced blindness
Altri aspetti dei processi cognitivi riguardano l’attenzione come, ad esempio, ci sono alcune
immagini impattanti che, anche se sono immagini prime quindi che posso ignorare, mi
impediscono di riconoscere altri stimoli presentati in seguito.