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Libri:
1)Flow benessere e prestazione eccellente (franco angeli 2012)
2)manuale di psicologia dello sport (il mulino 2017)
3)Psicologia dello sport (il mulino 1998)
Regole di fondo:
-É scientifico e vero solo ciò che è misurabile
-Un problema va affrontato segmentandolo in parti più semplici
-Lo studio e la ricerca si fanno in laboratorio
-La scienza appartiene agli scienziati
Nacque a Mannheim, quarto figlio di un pastore protestante. Nel 1856 Wundt ottenne il titolo
di dottore in medicina presso l'università di Heidelberg e approfondì gli studi di fisiologia
lavorando a fianco di Johannes Peter Müller ed Hermann von Helmholtz, che all'epoca stavano
conducendo le prime pionieristiche ricerche sperimentali sulla fisiologia degli organi di senso.
Presso l'Università di Lipsia nel 1879 Wundt fondò il primo laboratorio di psicologia
sperimentale. Questa data è spesso considerata come l’inizio della moderna psicologia. Il
laboratorio divenne rapidamente un modello da imitare, oltre che un centro di ricerca dove
accorrevano giovani studiosi da tutta Europa per imparare le basi della nuova psicologia
sperimentale. Cominciò a dare un’impronta che andava al di fuori della comunità scientifica.
Sostenne che per ogni popolo esiste una CULTURA attorno alla quale costruisce, riti, festività e
credenze, che vengono tramandate attraverso artefatti non visibili. Dimostrò che esiste una
forte relazione tra INDIVIDUO e SOCIETA’.
All’inizio la psico era introspettiva “dimmi cosa pensi?” Etc.. > le parole non corrispondono
al mondo interno, inevitabile che ci siano distorsioni
Lui inizia a studiare le percezioni, poi quella che diventa la psicofisiòlògia> abituarsi allo
stimolo> più aumenta intensità più aumenta il tempo, più mi abituo
Voleva capire da cosa derivano le sensazione corporee, inizio con i suoni, con immagini..
stimolo neurologico che interpretiamo con il nostro cervello.
>>
Si è accorto che le percezioni possono essere dispercezioni> ex mano acqua calda e fredda
(Op-art )
Approccio positivistico> darwinismo sociale (Spencer) > applicata alla società
Problema di sovrannumero> troppi> scarsità> inizia competizione per quelle cose che
sono scarse> “chi offre di più” etc..> speculazione > vince chi riesce ad organizzarsi>
ottenendo poche cose rimaste> strategia: veloci all’adattamento, trovando qualcosa di
originale> cosa che altri non fanno in brevissimo tempo> tutti hanno idee> selezione delle
strategie> quello che siamo oggi è il risultato di strategie messe in atto prima di noi> il
mondo è quello che è per quello che è successo> si seleziona per quantità e qualità>
il fatto di ottenere il max dal punto di vista del tempo e della quantità> max risultato nel
minor tempo possibile > evoluzione> ad un certo punto tutti avranno applicato = strategia
Esiste forma di alienazione, tutti esseri umani che entrano in competizione per scarsità di
risorse
>> RICOMINCIA IL CICLO…
Esiste evoluzione culturale.. per ex schiavitù( convinzione sociale), perché non ci sono più?
Perché ci sono state rivoluzioni sociali per far si che non ci fossero più
Darwinismo si applica alla psicologia nell’evoluzione culturale
PSICOLOGIA
Psiche (anima) logos (discorso) > studio dell’anima
Primi psicoterapeuti, erano i filosofi del tempo dei greci>
“perché persone si comportano in quel modo?”..
Comprendere comportamento persone> sempre stato scopo della psicologia> scienza del
comportamento
Esiste un inconscio del fisico, del corpo> le emozioni sono collegate al corpo
Approcci diversi di psicologia, studiando i comportamenti
>Psicologia positiva
Uno si comporta in un modo:
Approccio bio socio culturale> prende considerazioni tutte le componenti che influenzano
comportamento umano.
Le esperienze delle persone, vissute nei contesti sociali e culturali, danno forma in modo
reciproco, alle relazioni dinamiche (sempre in movimento) fra cervello e comportamento.
(Inghilleri)
>Epigenetica
Termine (originariamente coniato per descrivere come l’informazione genetica viene
utilizzata durante lo sviluppo per produrre un organismo) oggi usato per descrivere tutte
quelle modificazioni ereditabili che variano l’espressione genica pur non alterando la
sequenza del DNA. Con termini più tecnici, dunque, si definiscono epigenetici quei
cambiamenti che influenzano il fenotipo senza alterare il genotipo. Benché questi
cambiamenti vengano spesso tramandati alle diverse generazioni cellulari attraverso la
mitosi e in molti casi attraverso la meiosi, non sono permanenti, ma possono essere
cancellati o modificati in risposta a diversi stimoli, inclusi i fattori ambientali. Su fenomeni
epigenetici si basa la maggior parte dei processi di differenziamento cellulare.
Proprio perché il differenziamento è prevalentemente epigenetico, una cellula differenziata
può essere riprogrammata e diventare totipotente, permettendo così il clonaggio di un
intero organismo a partire dal suo nucleo. Tra i fattori epigenetici maggiormente in studio
in questi anni possiamo annoverare:
(a) la metilazione del DNA;
(b) la struttura della cromatina;
(c) la modificazione postraduzionale degli istoni e l’utilizzo delle varianti istoniche;
(d) l’inattivazione del cromosoma X;
(e) i fenomeni di imprinting;
(f) il silenziamento genico. Relativamente a quest’ultimo, è importante ricordare come
recentemente si è scoperto che l’interferenza a RNA (RNA interference) sia uno dei
metodi fondamentali utilizzati sia dalle cellule animali sia vegetali per regolare il
silenziamento genico durante lo sviluppo. (v. Imprinting genetico)
>I neuroni specchio sono una classe di neuroni motori che si attiva involontariamente
quando un individuo esegue un'azione finalizzata, e quando lo stesso individuo osserva la
medesima azione finalizzata compiuta da un altro soggetto qualunque
G
CE
CI
>utili ed adattive solo in passato ma che rimangono per inerzia a disposizione del
comportamento individuale
APPROCCIO PSICANALITICO
Freud non era convinto dell’approccio positivista.
Epoca vittoriana, forte repressione dei costumi comportamentali delle persone, (vietato
mostrare caviglie, can can al moulin rouge era un taboo..)> c’erano delle donne in
particolare, isteriche, ist=utero> uomini convinti che utero girasse e facesse diventare loro
isteriche.
C’era un dottore che aveva delle donne cieche eppure vedevano benissimo, paralizzate ma
potevano muoversi. Allora si inizia a pensare che ci fosse problema psicologico e non
semplicemente fisico.
Freud conosce medico capace di fare ipnosi, con clienti incoscienti, oltre a mente
cosciente> si pone il problema di capire del perché vi siano malattie più mentali che fisiche
Thomas koon> una cosa è vera fino a che può essere falsificata
Istinto ≠ pulsione
Nel momento in cui Freud divulga le sue teorie, era un medico ebreo in un mondo
antisemita. Veniva deriso etc..
Dopodiché fu riabilitato dopo morte. Ebbe successo anche oltreoceano grazie ad alcun ebrei
emigrati all’estero.
F. Dice che dentro noi c’e inconscio che ci spinge a fare delle cose che in maniere cosciente
noi non vorremmo fare
[due pulsioni di base eros(dio dell’amore, dio del piacere) e Thanatos (morte)
x positivisti dell’epoca le teorie di Freud non erano accertabili, soprattuto per quanto
riguarda piacere e sesso.
Epoca vittoriana, vietate moltissime cose fino a che le donne ad esempio non potessero
neanche più esprimere il perché del loro male> stessa cosa spiegata da Orwell con 1984
Determinismo psichico> tutto deciso dalla mente, nulla è a caso perché c’è questo grande
ES che comanda tutto
piacere≠compulsione > disturbo che poi diventa una dipendenza > ex serial killer, lo
fanno e non riescono a smettere, non ne fanno a meno
Organizza mente
- conscio > parte alta iceberg, quello di cui noi siamo consapevoli, di cui ci rendiamo
conto. È una piccolissima parte perché tutto il resto avviene sotto di noi
- Subconscio> sottile linea, zona d’ombra, che non è cosciente, dove vanno le cose che ad
ex apprendiamo in maniera automatica. Tutte quelle conoscenze apprese che rimangono
sempre impresse.
Parte di queste info possono passare attraverso l conscio e andare verso l’es.
- Es> tutto ciò che “sotto “ il conscio, tutto l’inconscio . Mai ragiona in maniera razionale e
logica. Ex fumare> sia Thanatos che eros> cosi ragiona inconscio che ragiona per
paradossi per contraddizioni
3)IO > 2 parti, il sé (ciò che pensiamo di noi stessi )e il me (cosa pensano altri di noi )
L’Io è quella parte dell’Es che viene modificata dal condizionamento del mondo esterno.
All’Io appartengono la percezione e la coscienza
x conoscere me stesso devo interagire con altri per poter capire di esistere
Fase orale > nascita-1 anno> bocca> bimbo trae piacere attraverso bocca provando
piacere nel sentire i gusti
Fase anale> 1-3 > imparare a fare pipi
Fase fallica 3-6 anni> differenza fra maschi e femmine > complesso di Edipo > ansia da
castrazione> complesso di Elettra
Fase latente > 6- > sviluppo ego e super io, preoccupazione maggiore per hobbies etc,
energia sessuale un po repressa da altre cose
Fase genitale >pubertà - morte > sviluppo interesse sessuale per sesso opposto> stabilire
equilibrio fra vari cose della vita
Il bambino piccolo è notoriamente amorale, non possiede inibizioni interiori contro i propri
impulsi che desiderano il piacere. La funzione che più tardi assume il Super io viene svolta
dall’autorità dei genitori. I genitori governano il bambino mediante la concessione di prove
d’amore e la minaccia di castighi, che gli dimostrano la perdita d’amore e di per sé stessi
sono quindi temuti. Questa angoscia reale è la precorritrice della futura angoscia morale;
finché essa domina, non c’è bisogno di parlare di Super io e di coscienza morale. Solo in
seguito si sviluppa la situazione secondaria – che noi siamo troppo facilmente disposti a
ritenere quella normale – in cui l’impedimento esterno viene interiorizzato e al posto
dell’istanza parentale subentra il Super io, il quale ora osserva, guida e minaccia l’Io,
esattamente come facevano prima i genitori col bambino
Critiche>
teorie difficili da testare scientificamente
Previsioni future sono troppo vaghe
Si basa su casi studio e non ricerca empirica
Si concentra sullo sviluppo eterosessuali e non anche omosessuali
Importante> Influenze inconsce hanno un forte impatto sul comportamento umano
COMPORTAMENTISMO lez. 19/10
PREMESSA:
Sistema nervoso > autonomo
Ipotesi>
Creare automatismi> x comportamentisti è misurabile solo il comportamento visibile, tutto
quello che rappresenta la psicanalisi va tralasciato. > creare automatismi da “delegare” al
SNA per creare spazio ed opportunità al SNC per concentrarsi e dare attenzione ad altro, al
nuovo.
Spiegazione comportamentista di attacco di panico> c’è uno stimolo che causa tuto ciò e
non deriva da qualcosa altro
Watson >Nell’ambito del comportamentismo Watson e Morgan hanno elaborato una teoria
per la quale si sostiene che nell’infanzia vi è un numero limitato di emozioni osservabili, e
che sono riconducibili ad esempio a paura, rabbia e amore…… Dimostrano anche come sia
possibile evidenziarle con stimoli piuttosto semplici. Negli adulti questo percorso sembra
essere molto più complesso e più difficile da studiare. L’ipotesi di partenza afferma che nel
bambino si possono introdurre nuovi stimoli in grado di suscitare queste emozioni
attraverso il condizionamento ambientale. L’emozione scelta per l’esperimento è la paura.
[esperimento piccolo Albert]La paura subisce la generalizzazione, ex piccolo Albert aveva
paura di tutte cose bianche a partire dal topo bianco> è arrivato ad aver paura di babbo
natale, dovuto alla sua barba bianca.]
inizia a ragionare> semplificando al max il comportamento umano> come influenzare
emozioni> (iniziato con bambini perché secondo loro nascono “vuoti e vanno riempiti>
crescono per errori, capiscono etc, quindi comportamento come conseguenza come prove
ed errori
CONDIZIONAMENTO CLASSICO
Il condizionamento classico è una forma di apprendimento associativo che consiste
nell’associazione di due stimoli, uno incondizionato (SI) e uno condizionato (SC). LO
STIMOLO INCONDIZIONATO SI CHIAMA COSI PERCHE normalmente evoca una specifica
risposta riflessa, lo stimolo condizionato invece, di per se non evoca la risposta provocata
dallo stimolo incondizionato e necessità di un certo allenamento per causare quella
specifica risposta
CONDIZIONAMENTO OPERANTE
> stimolo - ambiente
S > R STIMOLO-RISPOSTA
Nel condizionamento operante , il soggetto apprende ad associare una risposta motoria a
uno stimolo per lui significativo. I primi studi sono stati condotti su ratti affamati inseriti in
una gabbia particolare (Skinner box), caratterizzata da una leva che, se premuta, forniva
bocconcini di cibo. Secondo questo condizionamento, a determinar l’apprendimento
dovevano esserci contingenze tra le attività (urtare la leva) e le condizioni prodotte da esse
(ricevere cibo). Pertanto un’azione sarebbe prodotta, o rinforzata, in virtù del suo effetto.
Le ricerche sperimentali hanno permesso a skinner di generalizzare i risultati ottenuti e
applicarli al domini della psicologia. Secondo l'autore si acquisirebbe il linguaggio
attraverso un continuo processo di condizionamento. infatti, i bambini imparerebbero a
parlare perché rinforzati positivamente o negativamente dai genitori.
Modi di apprendere:
Ogni parte implica comportamenti e atteggiamenti diversi ma sempre all’in terno dello
stesso sistema .
Alcune cose non le si sceglie altre invece si. Ogni scelta che mio hi fatto implica più rinunce.
PRIMO INCONTRO: E’ solo con una corretta educazione che possiamo evitare la paura che
un normale contrasto o una diversità di idee possa trasformarsi in un conflitto distruttivo.
La conseguenza è che un conflitto esterno non gestito si trasformi in un conflitto interiore
che gradualmente può trasformarsi in sofferenza, dolore, chiusura e aggressività, anche
verso se stessi.
SECONDO INCONTRO: Proviamo quindi a proporre una pedagogia del conflitto inteso
come un’opportunità di cambiamento, di crescita, di trasformazione piena di opportunità,
senza la paura che una parola in più o un’azione impulsiva possa trasformarsi in un
abbandono, un lutto, una sconfitta.
TERZO INCONTRO:Terminiamo con una indicazione di "istruzioni per l'uso" che possano
aiutare a comprendere, agire e ad aver cura delle persone che non riescono da sole a re-
agire e subiscono il conflitto
!Evitare conflitto è la strategia peggiore, invitare persone con cui abbiamo diversità in fatto
di temi etc. La cosa migliore è parlare e affrontare un determinato argomento assieme
all’altra persona!
Il conflitto/colpevole non è altro che l’espressione più alta di un sistema che non funziona.
Far emergere il disagio può essere doloroso ma è indispensabile, per questo si ha bisogno di
una persona neutrale.
LA COMUNICAZIONE
PONTE TRA COMPORTAMENTISMO E COMUNICAZIONE: TEORIE DELL’INFLUENZA
SOCIALE
Muzafer Sherif> esperimento grotta dei ladri. Realizzato nel 1954 da Sherif con l’obiettivo
di identificare le origini dei pregiudizi sociali.L’intero esercizio della Grotta dei Ladroni fu
centrato sul concetto di “gruppo”. L’obiettivo era valutare come si forma la percezione di
appartenenza ad un determinato gruppo, come si configurano le relazioni all’interno di esso
e come ciascun collettivo si relaziona con gli altri.Un altro scopo era quello di individuare in
che modo appare o si intensifica il conflitto tra due gruppi. Quando esistono due insiemi i
cui partecipanti abbiano sviluppato un forte senso di appartenenza al gruppo, sembra che
ne consegua un forte rifiuto verso gli insiemi di non appartenenza, così come verso le
caratteristiche che identificano tali gruppi. La cosa può essere anche invertita.
Per realizzare lo studio, i ricercatori scelsero 22 ragazzini di 11 anni, tutti considerati
“normali”, vale a dire senza alcun precedente di cattivo comportamento, tutti provenienti
da famiglie stabili e con un buon rendimento scolastico. Appartenevano tutti alla classe
media e non sapevano di essere stati scelti per un esperimento.
Dopo aver fatto la selezione, i bambini furono divisi in due gruppi, dopodiché raggiunsero
un campeggio estivo situato in una zona dell’Oklahoma conosciuta come il parco statale
della Grotta dei Ladroni. I due gruppi si accamparono in zone molto distanti, e nessuno
bambino sapeva dell’esistenza dell’altro gruppo.
L’esperimento della G rotta dei Ladroni si suddivise in tre fasi: nella prima i ricercatori
cercarono di stimolare il sentimento di appartenenza al gruppo. La seconda fu la fase del
contrasto, durante la quale furono deliberatamente generate situazioni di conflitto con
l’altro gruppo. La fase finale era quella dell’integrazione, in cui i ricercatori tentarono di
stimolare la soluzione dei conflitti e la rimozione delle apparenti differenze tra gruppi.
Durante la prima settimana furono organizzate attività per rafforzare le relazioni interne di
ciascun gruppo. I bambini passeggiavano insieme, andavano in piscina in gruppo e
realizzavano varie attività ricreative. A ciascun gruppo venne chiesto di scegliere un nome e
una bandiera. Uno dei due decise di chiamarsi “Aquile”, mentre l’altro scelse come nome
“Serpenti a sonagli”.
Durante questa prima fase si notò che i membri di ciascun collettivo cominciavano ad
identificarsi con il proprio gruppo sviluppando un forte senso di appartenenza. In pochi
giorni apparvero gerarchie e ruoli interni. I legami tra i membri si rafforzarono
progressivamente all’interno dei due gruppi.
Durante la seconda settimana i ragazzi vennero informati dell’esistenza dell’altro
gruppo. Inizialmente i ragazzi si mostrarono sulla difensiva rispetto ai loro rivali. Le
barriere erano evidenti. Gli stessi ragazzi chiesero ai ricercatori di realizzare attività per
confrontare le competenze dei due gruppi. Così fu fatto e i vincitori, i membri dei “Serpenti
a sonagli”, vinsero addirittura un premio.
Da quel momento l’ostilità crebbe notevolmente. Gli scontri erano così frequenti che i
ragazzi si rifiutarono di mangiare insieme. Il rifiuto reciproco crebbe al punto che gli
investigatori decisero di concludere questa fase in anticipo rispetto a quanto previsto,
temendo che la situazione potesse sfuggirgli di mano.
Nella fase finale gli investigatori idearono attività che richiedessero la cooperazione tra
entrambi i gruppi. Una di queste comportò la creazione di un problema fittizio: dissero ai
ragazzi che la riserva d’acqua era terminata a causa di alcuni vandali (nemico comune) e
che avrebbero dovuto risolvere la questione. Per riuscirci, i due gruppi dovettero lavorare
insieme.
In un secondo momento, dissero ai ragazzi che avrebbero visto un film che piaceva quasi a
tutti, ma che avrebbero dovuto pagare per vederlo. Poiché nessuno dei due gruppi aveva
denaro a sufficienza per raggiungere la somma richiesta, dovettero di nuovo cooperare per
raggiungere l’obiettivo comune.
Dopo aver risolto vari problemi insieme, l’antipatia reciproca cominciò ad affievolirsi, al
punto che giunto il momento del ritorno i ragazzi chiesero di condividere lo stesso autobus.
Quando si fermarono per riposare, il gruppo dei “Serpenti a sonagli” utilizzò il denaro vinto
durante un’attività per comprare bibite fresche per tutti i 22 bambini.
I ricercatori della Grotta dei Ladroni giunsero alla conclusione che il profilarsi di problemi
comuni, così come di mete comuni, è una via per risolvere i conflitti tra gruppi. Gli
scienziati postularono così la teoria del conflitto realistico, la quale afferma che la
risoluzione comune di un problema collettivo fa sì che i pregiudizi si affievoliscano pian
piano fino a sparire.
L’assunto di base del suo esperimento consisteva nel fatto che l’essere membro di un
gruppo è una condizione sufficiente a modificare le azioni e, in una certa misura,
anche i giudizi e le percezioni visive di una persona. Il suo esperimento si focalizzava
sulla possibilità di influire sulle percezioni e sulle valutazioni di dati oggettivi, senza
ricorrere a false informazioni sulla realtà o a distorsioni oggettive palesi.Il protocollo
sperimentale prevedeva che 8 soggetti, di cui 7 complici dello sperimentatore
all’insaputa dell’ottavo, si incontrassero in un laboratorio, per quello che veniva
presentato come un normale esercizio di discriminazione visiva. Lo sperimentatore
presentava loro delle schede con tre linee di diversa lunghezza in ordine decrescente;
su un’altra scheda aveva disegnato un’altra linea, di lunghezza uguale alla prima linea
della prima scheda. Chiedeva a quel punto ai soggetti, iniziando dai complici, quale
fosse la linea corrispondente nelle due schede. Dopo un paio di ripetizioni “normali”,
alla terza serie di domande i complici iniziavano a rispondere in maniera concorde e
palesemente errata; il vero soggetto sperimentale, che doveva rispondere per ultimo o
penultimo, in un’ampia serie di casi iniziava regolarmente a rispondere anche lui in
maniera scorretta, conformemente alla risposta sbagliata data dalla maggioranza di
persone che aveva risposto prima di lui. in sintesi, pur sapendo soggettivamente quale
fosse la “vera” risposta giusta, il soggetto sperimentale decideva, consapevolmente e
pur sulla base di un dato oggettivo, di assumere la posizione esplicita della
maggioranza (solo una piccola percentuale si sottraeva alla pressione del gruppo,
dichiarando ciò che vedeva realmente e non ciò che sentiva di “dover”
dire).Nell’esperimento originale di Asch, il 25% dei partecipanti non si conformò alla
maggioranza, ma il 75% si conformò almeno una volta alla pressione del gruppo (ed
il 5% dei soggetti si adeguò ad ogni singola ripetizione della prova).Successivamente
fu introdotto all’interno del gruppo un secondo soggetto ingenuo, eliminando in tal
modo l‘isolamento del primo, la prova fornì risultati molto interessanti: il tasso di
conformità calò dal 32% al 10,4%, sottolineando così l’importanza della presenza di
un “sostegno sociale”.
In un’altra variante, poi, il secondo soggetto era un collaboratore dello
sperimentatore, addestrato a dare risposte corrette sugli item visivi; in contrasto con
la posizione della maggioranza: si assistette così ad un ulteriore calo del tasso di
conformità, che scese fino al 5,5%.
Stanley Milgram>.
Azioni in rapporto all’autorità studio del comportamento di soggetti ai quali un’autorità
ordina di eseguire delle azioni in conflitto con i valori etici e morali dei soggetti stessi.
ESPERIMENTO MILGRAM> 1961> per capire la collaborazione dei tedeschi allo sterminio
degli ebrei. Seleziono un gruppo di individui ai quali fece credere che sarebbe stato un
esperimento sulla memoria e sull’apprendimento. Distribuendo i ruoli di allievo e di
insegnante con sorteggio truccato, in modo che il soggetto ignaro fosse sempre un
insegnate. L’insegnante doveva proporre un compito all’allievo e infliggere una scarica
elettrica progressivamente più forte in caso di errore. L’allievo simulava gli effetti della
scossa con grida e implorazioni sempre più drammatiche all’aumento di intensità delle
scosse. Lo sperimentatore incoraggiava sempre il soggetto a proseguire e portare a termine
l’esperimento. Il grado di obbedienza fu misurato in base all’ultimo interruttore premuto
prima di interrompere la prova. Il 65% degli individui portò a termine la prova nonostante
l’avvertimento che la scossa avrebbe potuto causare serie conseguenze all’allievo. Questo
stupefacente grado di obbedienza fu spiegato da milgram con la subordinazione ad
un’autorità considerata legittima che induce uno stato eteronomico di
deresponsabilizzazione del soggetto. A questo concorrono 3 fattori:
1) la convinzione nella legittimità dell’autorità
2) Adesione al sistema: obbedire sia giusto e nello specifico l’obbedienza a quella specifica
autorità della quale non si discute l’operato
3) La forza della pressione sociale> presenza della sperimentatore che richiedeva
all’insegnante di proseguire.
Con questo esperimento milgram mostrò che l’obbedienza dipende anche dalla definizione
della situazione del soggetto e della sua accettazione della definizione ideologica proposta
dall’autorità.
INTERAZIONISMO SIMBOLICO> GEROGE MEAD
Anni 50-60 secolo scorso. E ci si sta avvicinando ad una serie di riflessioni vicine al socio-
culturismo e interazionismo simbolico. Il punto di partenza si rifa dal punto di vista di
Mead, che sosteneva che essendo che noi nasciamo a scatola vuota, la mente non esiste
all’inizio ma si costruisce. Quindi la mente è una costruzione, la mente è socialmente
costruita perché c’è sempre questo stimolo risposta e tutte le info si depositano in questa
scatola.
I simboli: sono convenzioni, accordi fra gruppi. Ciao che è depositato fra noi, si comunica
Secondo un filone di pensiero molto importante la comunicazione funzione sei vado una
logic di segni connessi.
E>M>R CANALE>MEZZO>SUPPORTO
Comunicazione funziona quando emittente e ricevente si invertono i ruoli, si da una
risposta
LA COMUNICAZIONE
“non si può non comunicare” Paul Watzlawick
> pragmatica della comunicazione umana > sua intervista https://www.youtube.com/
watch?v=h1ERjBQnqu4
LA SINCRONICITà E JUNG
“tutto ciò che ho appreso nella vita, mi ha portato passo dopo passo alla convinzione
incrollabile dell’esistenza di dio. Io credo soltanto in ciò che so per esperienza. Questo
mette fuori campo la fede. Dunque io non credo all’esistenza di dio per fede: io so che dio
esiste”
La sincronicità è un concetto introdotto dallo psicoanalista Carl Gustav Jung nel 1950,
definito come «un principio di nessi acausali» che consiste in un legame tra due eventi che
avvengono in contemporanea, connessi tra loro, ma non in maniera causale, cioè non in
modo tale che l'uno influisca materialmente sull'altro; essi apparterrebbero piuttosto a un
medesimo contesto o contenuto significativo, come due orologi che siano stati sincronizzati
su una stessa ora."
Nella mia vita faccio esperienza delle sincronicità quando sono molto indeciso nel prendere
una decisione importante. In questo caso, una sincronicità può essere usata come una sorta
di segnale stradale.
Altre volte, faccio esperienza delle sincronicità quando ho in mente una domanda a cui
penso costantemente, ma a cui non riesco a rispondere. In questo caso, la sincronicità mi
può aiutare a trovare la risposta alla mia domanda.
Oppure, in altri casi, una sincronicità è solo un modo bizzarro in cui l'universo sembra
volerci far notare la connessione tra mondo interiore e mondo esteriore.
Il termine sincronicità fu coniato da Jung nel 1950 anche se lo studio dei fenomeni che
caratterizzano la sincronicità era già stato affrontato da altri, prima di lui, interessati a
questi tipi di accadimenti. Le ipotesi formulate da Jung sui fenomeni di sincronicità
trovarono sviluppo anche attraverso lo studio dell’ I-Ching (Il libro dei mutamenti),
dell’astrologia e della fisica quantistica.
In questa affermazione Jung parla della sincronicità come il verificarsi in modo simultaneo
di uno stato psichico con uno o più eventi fisici come la risultante di due fattori:
«Voglio dire per sincronicità le coincidenze, che non sono infrequenti, di stati soggettivi e fatti
oggettivi che non si possono spiegare causalmente, almeno con le nostre risorse attuali.»
Quando Jung parla di fatti oggettivi intende lo stato fisico esterno, il Fattore Nr.2, ovvero
tutte quelle manifestazioni spiegabili in senso causale, stiamo parlando della realtà in tutte
le sue manifestazioni che siamo abituati a percepire.
Mentre per stato soggettivo intende lo stato psichico inconscio del soggetto: il Fattore Nr.1.
La sincronicità pertanto è l’incontro di questi due mondi: uno è quello fisico, il mondo
oggettivo e l’altro è il mondo soggettivo inconscio.
Uno degli aspetti fondamentali che differenzia questi due mondi è il concetto di “spazio” e
“tempo”
ESEMPI DI SINCRONICITA
1.Discuti di una questione con una persona, sali sull’autobus e due persone a fianco a te
stanno parlando della stessa identica cosa.
2.Sei in sala d’aspetto di uno studio medico e sul tavolino ci sono diverse riviste, ne prendi
una a caso e quando la apri, il primo articolo che ti si presenta parla esattamente di quello a
cui stavi pensando proprio quella mattina.
Tendiamo a considerarli delle casualità, delle pure coincidenze. Ma ciò che ci tocca in modo
significativo non accade per puro caso e Jung ce lo spiega attraverso la sue teorie che
mettono in relazione la sincronicità con gli archetipi e l’inconscio collettivo.
LEV VYGOTSKY
TENDENZA MULTIDISCIPLINARE
Il termine d’identità è stato definito in senso lato, nell’ambito teorico dell’interazionismo
simbolico, come un complesso interiorizzato di significati ed aspettative che le persone
attribuiscono a se stesse nel corso d’interazioni con altri in determinate situazioni. Tali
auto-designazioni tengono conto del comportamento di sostegno o rifiuto da parte di questi
altri. La teoria dell’identità (“Identity Theory”) è una teoria unitaria, costituita da un
comune apparato concettuale e da un insieme di proposizioni che definiscono i molteplici
significati di identità e ne indicano sia le condizioni per la loro formazione, sia anche le
conseguenze comportamentali (Burke, 1991, 837; 2003a, 1, 4-5; Burke, Stets, 2009, 39-43,
49-50). L’appartenenza sia degli autori ora richiamati, sia anche di Sheldon Stryker, alla
prospettiva teorica dell’interazionismo simbolico si spiega – come è stato messo in chiaro da
rappresentanti di questa prospettiva – con il carattere interattivo e sociale dei processi con
cui si formano, preservano e mutano le identità ed i significati ad esse connessi.
Lez 9/11
E-MOZIONI > rapportarci all’emozione (secondo Emilio Tiberi “il primato delle emozioni”)
È l’effetto di un processo dinamico che si realizza in 4 momenti legati:
1) all’ambiente, dove avviene. Contento in cui gli stimoli assumono un determinato
significato (sono nel bosco..)
2) Ai sensi. Corporeità (5 sensi), orientamento (senso come direzione), valore (dare un
senso a qualcosa) (vedo un orso..)
3) Elaborazione esperienza rispetto allo stimolo> si basa sulle preconoscenze o sulle
esperienze pregresse (ho paura!) elaborazione esperienza: la via MENTE-CORPO-
MENTE
4) azioni> legate all’equilibrio psico-fisico della persona (scappo!)
Darwin ebbe anche un'altra intuizione. Infatti, notò che emozioni diverse erano associate a
specifiche espressioni facciali e che queste erano costanti in tutte le culture, suggerendone,
quindi, una base comune. In questa prospettiva, lo psicologo americano Paul Ekman,
studiando le espressioni facciali di una tribù isolata della Nuova Guinea, evidenziò come
alcune emozioni fossero fondamentali e universali e riuscì a codificare le espressioni facciali
corrispondenti. Nella figura 7.2 sono raffigurate le emozioni universali di base o primarie
che, secondo Ekman, sono: collera, tristezza, sorpresa, paura, disgusto e felicità [Ekman e
Friesen 1978]. In seguito a tale categorizzazione, diversi psicologi hanno provato ad
ampliarne il numero inserendone altre come il disprezzo, l'interesse e la vergogna [Izard
2009]. Sia le ricerche di Ekman che gli studi successivi in questo settore, hanno dimostrato
che le persone sane sono in grado di manifestare e, allo stesso tempo di riconoscere, le
emozioni primarie.
Quelle che sono definite secondarie (ad esempio, colpa, orgoglio e rimpianto), invece,
riguardano le emozioni che sono influenzate da fattori sociali e culturali e possono essere
mascherate. E esperienza comune che evitiamo di dimostrarci contenti di fronte a un
superamento di un esame se vicino a noi è presente il nostro migliore amico che, al
contrario, è stato bocciato.
Diversi studi hanno evidenziato che le emozioni primarie, per assolvere alla loro funzione
adattativa, dovrebbero estinguersi in breve tempo, addirittura, secondo alcuni, nell'arco di
pochi minuti, altrimenti potrebbero provocare danni all'organismo. Ad esempio,
un'attivazione prolungata del sistema simpatico in risposta a stimoli ansiogeni può condurre
allo stress fino all'instaurarsi di una condizione patologica, Invece, le emozioni secondarie
possono durare molto di più e dar luogo ai sentimenti e agli umori.
Connesso alle emozioni vi è il temperamento, la predisposizione generale di un individuo a
percepire gli eventi come piacevoli o spiacevoli. A breve vedremo che il temperamento è la
componente biologica e genetica della personalità.
Per molto tempo si è ritenuto che un ruolo predominante nell'elaborazione delle emozioni
fosse giocato esclusivamente dal sistema limbico, A tal riguardo, negli anni Trenta, un
neurologo americano, James Papez, propose come substrato anatomico del comportamento
emozionale un circuito nervoso che mettesse in comunicazione la corteccia cerebrale con
l'ipotalamo attraverso alcune strutture del lobo
limbico. Nel circuito di Papez, infatti, l'espressione emozionale, mediata dall'ipotalamo, e
l'esperienza emotiva, mediata dalla corteccia, sono in relazione reciproca attraverso
specifiche connessioni neuronali (cfr. fig. 7.3). Gli studi condotti negli anni successivi
hanno, in un certo senso, convalidato l'ipotesi di Papez, pur mettendo in rilievo il fatto che
questo circuito sia molto più complesso di quanto Papez pensasse, essendo anche
controllato da altri centri corticali e sottocorticali. Infatti, risulta molto difficile restringere i
processi emozionali, come del resto tutti i processi cerebrali, a un singolo circuito
neuronale. A conferma di ciò, nel capitolo precedente abbiamo visto
quanto la corteccia prefrontale abbia un ruolo determinante nel regolare le risposte
comportamentali a situazioni-stimolo, decidendo, di volta in volta, di concerto con il
sistema limbico, il grado di attivazione dell'organismo (cfr. cap. 6). In particolare, la
corteccia orbitofrontale è in stretta correlazione anatomo-funzionale con l'amigdala e il giro
del cingolo, due strutture del sistema limbico implicate nelle emozioni.
Dopo che Papez suggerì l'esistenza di un circuito emozionale, altri due studiosi, Heinrich
Klüver e Paul Bucy, osservarono che, nei primati, la lesione bilaterale dei lobi temporali
(lobotomia temporale), produceva bizzarri effetti comportamentali classificati come cecità
psichica (vedere oggetti senza essere in grado di riconoscerli e comprenderne l'utilizzo) e
cambiamenti emotivi.
Gli animali che avevano subito l'intervento chirurgico, infatti, presentavano molti sintomi e
segni clinici, tra cui quelli di non riconoscere gli oggetti, di esplorarli in maniera esagerata
con la bocca e, soprattutto, le scimmie operate non avevano paura. La costellazione di
sintomi che presentavano tali animali fu presto chiamata sindrome di Klüver-Bucy e
dimostra ulteriormente quanto sia complesso ed esteso il correlato biologico delle emozioni.
Molti studi sperimentali si sono occupati di analizzare le strutture cerebrali maggiormente
implicate in alcune emozioni come la paura e l'aggressività.
Dobbiamo sapere però che ogni singola struttura cerebrale è composta da una serie di
nuclei, ossia agglomerati di neuroni anatomicamente vicini che svolgono la stessa funzione.
Questo concetto è importante e ci fa capire che a seconda della lesione o stimolazione di un
certo nucleo si manifesta un dato comportamento. Addirittura, all'interno della stessa
struttura, alcuni nuclei possono svolgere funzione opposta. Pensiamo all'ipotalamo, dove
una lesione dei nuclei laterali causa anoressia, mentre una lesione dei nuclei
ventromediali, obesità.
Una struttura molto correlata alla paura è l'amigdala, che ha connessioni con l'ipotalamo e
con altre strutture del sistema limbico. Si è dimostrato che, nell'animale, la stimolazione
elettrica di alcuni suoi nuclei genera paura, mentre una sua lesione la elimina. Oltre a
questi effetti, una lesione impedisce di riconoscere la paura negli altri. Infatti, una persona
con danno amigdaloideo di fronte a una foto di qualcuno in stato di paura non riesce a
interpretarne l'emozione.
5. VALENZA E ATTIVAZIONE
ANSIA
Curva, dopo certo livello do ansia la performance cala
Diamo per scontato che Noi abbiamo liv ansia che è generato dal fatto oche noi ci poniamo
obiettivi più alti rispetto alla percezione delle nostre capacita
Le Emozioni nella vita e nel lavoro: una questione umana che fa la differenza
“Già essere qui è emozione. È emozione sapere che si parte per un viaggio. È emozione sapere di
non sapere tutto, e gioirne” (F. Romano)
Vale la pena anche di riflettere su alcune finestre di attualità che ben spiegano come è
pervaso di emozioni il nostro mondo contemporaneo:
• I crack finanziari e il ruolo dell’emozione come motore decisionale che porta a far
fluttuare aziende e borse.
• Il “sentimento del sacro”, condiviso dai tempi più antichi, inspiegabile, dalla
Valcamonica al Dalai Lama
Per questo motivo si comprende che vivere l’emozione è un modo, uno stile squisitamente
personale: ognuno di noi vive con diversa intensità, durata frequenza diversa il proprio
mondo affettivo ed emotivo, re-agisce cioè in modo diverso agli stimoli che attivano questo
processo interiore.
E’ una risposta pertanto ad una domanda di fondo, “immensa”: ci si chiede in base a che
cosa l’uomo operi le proprie scelte, decida il proprio agire.
Il secondo è il motore ombra, quello delle emozioni, quello sommerso, meno spiegabile,
non misurabile, rappresentato da Eros, da Dioniso, da Bacco. Il mondo di Dionisio è buio,
notturno, ed è quello che più rappresenta la sfera delle emozioni. È un mondo poco
indagato, affidato alla sensibilità di poeti, musicisti, artisti. 64
Il motore ultimo dei nostri spazi di senso e dei nostri valori è frutto delle nostre pulsioni
emotive.
Nel mondo del sogno invece tutto è possibile e non valgono i principi aristotelici della
logica (identità, non contraddizione, terzo non dato): Eros vuole tutto e subito. Ma nella
vita reale non esiste il primato di una dimensione sull’altra: entrambe si con-fondono nella
nostra anima.
Un esempio che concilia la sfera del razionale e delle emozioni ed è un bellissimo paradosso
è la musica: essa è generata da emozioni e genera emozioni, usa un linguaggio
rigorosamente razionale.
Le emozioni quindi fungono da valuta corrente, sono la moneta che circola in tutte le
relazioni umane. L’uomo non è mai da solo ma è accompagnato dalle sue emozioni. L’uso
miscelato dei comportamenti a favore del bene proprio e altrui è il motore etico del nostro
agire: l’etica è una morale declinata al contesto, nel senso che riguarda un retto agire
secondo la funzione che si è chiamati a svolgere nel gruppo sociale d’appartenenza. Per
questo, tante possibili forme d’etica, possono essere interpretate dall’uomo, secondo il posto
o ruolo occupato.
Gestire e conoscere l’emozione nel mondo del lavoro: l’agire dell’uomo nelle relazioni
in azienda
Fra questi va inserito il percorso di coinvolgimento degli altri individui nelle dinamiche
organizzative e decisionali: che si tratti di comprare un prodotto o un titolo in borsa, o
semplicemente di eseguire dei compiti legati alle dinamiche organizzative, pare che la cosa
più difficile per i leader sia convincere gli altri.
Perché cambiare
In questo caso qual è l’equilibrio tra sfera razionale ed emotiva? Come può un imprenditore
coinvolgere senza usare violenza? Può il linguaggio dell’emozione aiutare in questo senso?
Persuasione, manipolazione, condizionamento, coercizione sono modalità del comunicare,
tutte possibili, tutte utilizzabili. L’abilità dell’imprenditore sta nel saper dosare il cocktail di
queste modalità in funzione di una lettura sensibile delle situazioni relazionali. La
leadership è fatta di competenza ma anche di passione che appartiene alla sfera emotiva. Il
leader trasmette la passione con l’esempio. Non si può educare la passione in forma teorica.
La si trasmette sulla base delle emozioni trasmesse.
Una funzione significativa esercitato nella nostra vita dall’e-mozione è legata al trattenere,
alla scelta e alla decisone. Noi non dimentichiamo nulla. Semplicemente ricordiamo
qualcosa: la memoria sedimenta il nostro vivere in maniera inesorabilmente continua, ma
di ciò affiora solo qua e là qualche ricordo, più stimolato di altri ad uscire alla luce. Sono
quindi le emozioni che decidono cosa trattenere intervenendo nei processi di selezione e
archiviazione degli avvenimenti ritenuti “di valore”. Il resto, pur rimanendo all’oscuro della
nostra coscienza, fa parte di noi stessi, ci costituisce, ci fa quello che siamo. È nell’ambito
della memoria che si verifica l’interazione tra i nodi o unità emozionali ed i fenomeni
cognitivi. Per questo la narrazione ed il vivere storie comuni può facilitare il coinvolgimento
ed il cambiamento.
Si può e si deve educare alla condivisione delle esperienze, positive e negative. Al contrario
di quello che avviene in genere in una società che educa a reprimere l’emozione come fonte
di debolezza: “solo i forti vincono e vincere è necessario per sopravvivere ed emergere” in
una competizione dove valori ed etica lasciano spesso il posto a violenza relazionale e
profonde solitudini. Dovremmo favorire una pedagogia delle emozioni in tutte le occasioni
possibili, dalla scuola alla famiglia alla vita organizzativa.
La sensorialità, l’educazione al bello, all’arte, alla cultura, alla natura sono veicoli che
favoriscono lo sviluppo della capacità emotiva e facilitano quindi l’apertura al nuovo e
quindi al cambiamento.
moti rivoluzionari> 1848. (rimasto nel gergo dire che 48=che confusione)
inghilterra> serie di riforme, grande crisi, discriminazioni forti contro determinati ceti
Gente a Bristol va in piazza e manda in fiamme la città > poliziotti contro manifestanti.
>Visione negativa della folla
>viene studiato da Ringelman che prende una corda e la fa tirare a una persona che tira
100, 10 tirerebbero 1000, ma tirano 700 quindi dimostrato scientificamente che le folle
sono inutili .
Idea di base tuttora radicata è che una persona in una folla fa delle cose che non avrebbe
mai fatto.> si perde identità e si è in balia delle onde> concetto di base di questi pensatori.
> social loafing (pigrizia sociale)
General electric> esperimenti su 100 lavoratori farli lavorare di più, per aumentare
numero lampadine prodotte.
Uno psicologo dice “noi parliamo tanto di Bristol, ma anche i poliziotti sono una folla, come
mai spaccano tutto e non perdono la testa?”
• Ogni campo (o sistema) è formato da ‘regioni’ o parti, che devono essere differenti in
buona misura per assicurare all’insieme un potere evolutivo e differenziatore.
• L’idea di fondo è che i conflitti siano ‘sintomi’ di un insieme disfunzionale, al suo interno o
verso l’esterno.
• Secondo tale ottica, il leader, come il negativo e ogni altro ruolo sociale, sono
l’espressione del campo o sistema che li creano.
Il conflitto, in cui si entra per distruggere, non può essere letto in modo da farlo discendere
da una causa univoca, separando il bene dal male, e la ragione dal torto: essa è un segno
del fallimento della convivenza fra diversità, e quindi dell’impoverimento dell’insieme
rispetto al suo destino. Non è solo l’espressione del ‘diabolico’, ricettacolo del male e del
torto, la causa del disagio: l’altro polo del conflitto è sempre l’emergenza di una carenza
dell’insieme.
Per questo, è estranea alla cultura organizzativa l’idea di una rimozione, emarginazione o,
peggio, soppressione del portatore del conflitto, perché la sua eliminazione non riduce le
possibilità della sua riemersione in altre forme, in quanto esso rappresenta una parte
dell’insieme che, malfunzionando, l’ha prodotto. Quindi la formazione come intervento di
sostegno dovrebbe agire su tutto il sistema, comprese le sue parti malate. Per la cultura
organizzativa non esiste il nemico bensì l’avversario, l’antagonista, il doppio, l’ombra,
l’oppositore che interpreta una polarità indispensabile all’insieme e presente, in diverse
dosi, in ogni regione di esso.
Le parti o regioni di un campo hanno tuttavia relazioni multiple fra loro e con tutte le altri
regioni. Per esempio, due individui possono essere in conflitto sul lavoro, ma in buoni
rapporti amicali. Due nazioni possono essere in conflitto commerciale, ma alleate sul piano
militare. Quindi il conflitto va circoscritto e trattato in modo diretto e specifico.
La strategia di intervento non può essere solo sintomatica né solo repressiva: questo
principio non richiede l’astensione, l’indifferenza morale, o la rinuncia a prendere iniziative
contro il conflitto. L’intervento non è la negazione del conflitto o della sua distruttività, ma è
invece la conseguenza di una visione olistica del sistema, e qui ci si può ancora riferire alla
potenza della formazione. La riduzione del sintomo è utile temporaneamente, ma non
riduce le cause di insorgenza del malessere, che vanno cercate nell’insieme delle relazioni
fra parti. La repressione è anch’essa utile e necessaria per sedare una parte del sistema, ma
solamente se si propone di arrivare al più presto a un’azione rimodellante. le cure
sintomatiche e le misure restrittive hanno un valore transitorio e temporaneo, e devono
essere accompagnate o seguite da interventi di cambiamento.
Per comprendere e risolvere i conflitti è necessario quindi riferirsi a molti aspetti
dell’organizzazione per avere • una chiave di lettura dei fenomeni e • delle relazioni fra
gruppi, • fra persone, • fra le persone e se stesse
Bias sociale> distorsione automatica ragionamento> negli usa appunto usavano soldi veri
e dividendo in gruppi, si era visto che la parte delle persone dava i soldi a qualcuno del
proprio gruppo.
SI TENDE AD USARE:
1. Un linguaggio astratto per descrivere comportamenti positivi dell’ingroup e
comportamenti negativi dell’out-group
2. Un linguaggio concreto per descrivere comportamenti negativi dell’ingroup e
comportamenti positivi dell’outgroup
Tajfel> crea teoria identità sociale (SIT)> quando mi identifico in un gruppo è vero che
perdo identità ma ne acquisisco un’altra, io prendo identità in base a quello che mi sento di
appartenere, se identità gruppo è forte io mi sento membro del gruppo
Identità sociale è talmente forte che la interrogano e quindi se tutti sono onesti iniziano a
comportarsi in maniera onesta> dimostrato scientificamente
“Quando inizio a sentirmi parte di un gruppo che ha determinati aspetti devo prendermi
conseguenze.. velo, croce, simboli, modi di vestire
più difficile è entrare in un gruppo, più te ne senti parte (riti, college, confraternite); code
in discoteca> siccome è faticoso lo apprezzo di più.
TEORIA DELLA DISSONANZA COGNITIVA> giustifichi lo sforzo che hai fatto (non c’è un
rito di passaggio nell’essere italiano e quindi potrebbe renderlo meno bello> problema
nazionalismo)
Un gruppo condivide:
- Valori
- Linguaggio comune (saluto)
- Posti (in cui ritrovarsi)
- Organizzazione con ruoli: chi è il capo? Il leader? Differenza capo- leader> ogni ruolo ha
un’aspettativa che si porta dietro. Il ruolo porta con sé il diseallineamento (pragmatica
della comunicazione umana):
° nel gruppo c’è il rompiscatole che ti sfida che si mette allo stesso livello e ti sfida (mentre
tate le api costruiscono alveare ce n’è sempre una che rompe le celle> ha la funzione di
mantenere la temperatura corretta, serve alla sopravvivenza, non bisogna mai eliminarlo
perché crei il martire e quindi verrebbe esaltato da altri che la pensavano nella stesso modo
ma non si esponevano. Se lo si elimina si crea la scissione nel gruppo.
LE LEADERSHIP
Le forme di governo sono:monarchia, aristocrazia, democrazia,…> tutte sono legittime
purché si rispetti il principio di giustizia.
RICONOSCIMENTO DELL’AUTOREVOLEZZA
1. Quando stima, credito e fiducia nascono da chi ne gode
2. La capacità accompagnare le persone verso le corrette decisioni
3. Dalle potenzialità del sé e del gruppo alla crescita comune: liberi dal dover fare e dal
dover essere
—> i cinesi di Lapiere (1934) ricerca sulla relazione fra atteggiamento e comportamento:
Il problema della relazione fra atteggiamento e comportamento è importante per due
motivi.
>per motivi di tipo pratico e applicativo: conoscendo l’atteggiamento delle persone verso
un oggetto è possibile prevedere il loro comportamento verso l’oggetto
> per motivi di tipo tecnico: le misure di comportamento vengono usate x validare le scale
di atteggiamento
Il problema è che le relazione fra atteggiamento e comportamento sono scarse e ne sono la
prova le ricerche di Lapiere del 1934: lo sperimentare ha girato gli usa con una coppia di
cinesi e soltanto un albergo su 66 non ha dato loro le stanze. Poi agli stessi albergatori ha
mandato un questionario chiedendo loro se all’interno dell’albergo avrebbero ospitato
cinesi e questi nel 92% dei casi hanno compilato il questionario in un ottica razzista,
affermando che non avrebbero ospitato clienti cinesi.
Due strade : breve ( bombardati da informazioni ) o lunga ( per la casa, per il telefono , per
l’auto ) Uno dei maggiori sfori cognitivi è durante voto politico —> elettore deve analizzare
tutti i pro contro ... non è vero ! Questi studi erano stati fatti negli anni 70 ora no
Anni 80-90 thinktank fanno analisi sulla società , ragionano , scoperta che elettore medio
decide 3 giorni prima chi votare ma alcuni decidono in cabina , quindi riesci a scoprire
perché in nazioni con libertà può vincere chi non fa interessi maggioranza ma lo si vota —
> perché ci sono elementi di persuasione
ELEMENTI PERSUASIONE x raccontare storia
- Protagonista : unico, speciale, deve essere riconosciuto ( io sono il più forte, puro,
intelligente )
- Antagonista: qualcuno o qualcosa che lo ostacola,
- Obbiettivo del protagonista
- Debolezza del protagonista vanitoso, antipatico, arrogante, pieno di se , che la comunica,
ci gioca , perché fa immedesimare la persona con te , eroe più umano , permette di creare
legame
- SCONTRO tra eroe e antieroe devono essere massimizzati : massimo scontro , due
antipodi più estremi, bisogna dividere il mondo esageratamente . Cattivissimi, buonissimi .
Sfrutti meno energie, no sforzo cognitivo .
Tutti i politici, religioni, eroi. Del contenuto ci interessa relativamente
Noi abbiamo modi di elaborare info che Ono predisposti . Abbiamo scorciatoie x vedere
come risolvere facilmente un dubbio . Categorizzazione stereotipi pregiudizi - RISPARMIO
ENERGIA PERCHE STILI COGNITIVI e ci sono persone ossessive, paranoico , fobiche ecc .
Che va bene , fino a quando non perdono la flessibilità e non si irrigidisce.
Modo in cui elaboriamo informazioni crea questi stili
EORISTICHE DEL RAGIONAMENTO : automatismi, scorciatoie quando no abbastanza dati
per informazioni e devo arrivare a classificare perché abbiamo bisogno dio sapere che
quella cosa rientra in qualcosa . Creiamo modi di ragionare che ci permettono di prendere
una decisione
- Olistica dell’ancoraggio : prendi e la collochi da qualche parte ( la mia amica mina detto
questo)
- Rappresentatività : quanto è possibile che accada , chi fuma una sigaretta ( be una non ti
uccide ) “ si ma io sto attento “ —> IPEROTTIMISMO IRREALISTA = agli altri capita a me
no .
C’è UN. RISCHIO MA QUNTE VOLTE TI è CAPITATO ? Perché non mi vien in mente quante
volte è capitato -bias. Anche quando valutiamo performance : “ quante volte abbiamo
sbagliato
? “ Ingrandisco una cosa piccola .
- Olistica della disponibilità : la pesco in memoria perse vicina nel tempo . Mi hanno etto
che co2 importante e quindi devo prenderla in considerazione, prodotto mezzo venuto ,
PESSIMISMO : ho perso partita , è colpa mia , le perderemo, oggi sono di cattivo umore e
litigherò con partner.
OTTIMISTA : spiegazione diversa a questo fatto negativo , non mi ero allenato abbastanza ,
squadra non al 100% , la prossima la vinco . Speranza nel futuro , partner e le cose
andranno meglio . Stesso evento diverse spiegazioni .
Non si nasce ottimista o pessimista si può cambiare è un’esperienza appressa . IMPOTENZA
Fattore generale globale —> idea che ci fosse solo un intelligenza . Sei intelligente o no.
Approcci comportantista del QI : ma qui si misurano abilità logiche matematica ma tipo
Picasso , Dalì QI può avere 70 . QI in persone che non sapevano leggere e scrivere —> sono
sciocche perché non sanno scrivere? Nessuno glielo ha insegnato . QI misura logica
matematica basta .
DOTI MUSICALI anni 30-40 erano ignoranti, non andavano a scuola ma erano geni
musicali
quindi QI , fattore g veramente ? NO . Misuro un tipo intelligenza
—> robert sterneberg e la teoria tripolare (è uno psicologo statunitense ed è uno dei
maggiori studiosi dell’intelligenza e dello sviluppo cognitivo.
La struttura dell’intelligenza viene descritta all’interno della teoria tripolare e suddivisa
nelle subteorie contestuale, esperenziale e componenziale.
Per la subteoria contestuale il soggetto cerca di trovare un adatta mento tra se stesso e
l’ambiente e pertanto la sua intelligenza cambia in base all’ambiente sociale e culturale in
cui il soggetto è inserito ed in funzione dell’esperienza acquisita.
Nella subteoria esperenziale i soggetti si differenziano sia in base al grado di insigne (abilità
che consente di affrontare i compiti e le situazioni nuove) applicato alla soluzione dei
problemi, che per la capacità di automatizzazione delle info acquisite (abilità che permette
di di eseguire compiti complessi.)
La subteoria compone piale ci dice che per studiare le differenze di intelligenza tra i
soggetti, dobbiamo osservare il modo in cui il soggetto, al fine di scoprire la relazione tra le
due parti di un’analogia, si costruisce ed usa una mappa mentale.
- interpersonale:
È diffusa in tutto il cervello ma prevalentemente nei lobi prefrontali. Riguarda le abilità
di entrare in connessione con gli altri e le loro emozioni, e sulla base di questo creare un
ambiente favorevole all’azione di gruppo. Questi soggetti sono molto empatici e infatti
l’intelligenza interpersonale insieme a quella intrapersonale sono state definite da
Gardner stesso “intelligenze emotive”. Questi studenti apprendono meglio se possono
interagire con gli altri, scoprire nuovi punti di vista, fare amicizie, organizzare il lavoro
del gruppo. È utile anche farli recitare in commedie o simulazioni.Struttura intelligenze
multiple e uno può averne uno o più.
Tutti gli esseri umani posseggono questo tipo di intelligenza, ma non tutti la utilizzano
subito, la utilizzano solo quando la scoprono, magari per necessità.
[Paolo bellinelli> triatleta> nelle gare in rapida frequenza nuoto bicicletta e corsa. Sport
che non vanno molto d’accordo. Muscoli antagonisti che mescolati insieme ti portano al
traguardo.
Lui fino a 35 anni ha giocato a pallavolo, dopo provocazione riveduta da una amico sul
triathlon, incuriosito e dopo un mese incomincio con la sua prima gara corta> 150mt
nuoto, 20km ima bici e 7km corsa.
Orientamento all’azione qui sono concentrato, gestisco mia energiam, sono risoluto,
persistenza, visione a lungo periodo
Aspetti psicobiologici
Agli inizi del 900, il filologo Walter Cannon, introduce il termine “omeostasi”, per indicare
la tendenza dell’organismo verso una condizione di stabilità dell’ambiente interno. Da un
punto di vista fisiologico, quest’ultimo, viene regolato dall’attività dell’ipotalamo che
controlla il sistema neuroendocrino, vegetativo e motivazionale. Il controllo del sistema
neuroendocrino avviene attraverso l’ipofisi che, più o meno direttamente, rilascia ormoni la
cui azione è quella di modulare il comportamento.
Tra le cause di ritiro dallo sport è bene tenere in considerazione l’interazione di diversi
fattori: legati alla personalità o al fattore ambientale, quest’ultima sembra giocare un
fattore predominante. Infatti si è visto che si rinuncia allo sport x scarsità di impianti
sportivi o per la lontananza da essi. Costi troppo elevati, monotonia degli esercizi, ansia
non gestita, e ripetuti infortuni sono altri fattori che portano all’abbandono sportivo.
Il fenomeno dell’abbandono fra i giovani è stato molto studiato; e si ha dimostrato che non
sempre i ragazzi conducono uno stile di vita malsano-sedentario, ma che sia il contesto a
far rinunciare loro delle cose, come lo sport. Infatti, i troppi compiti a casa, la scarsa
disponibilità dei genitori che x vari motivi non accompagnano i figli in palestra, ne
impediscono la pratica.
Psicologia positiva, dagli anni 90 a oggi si è occupata di studiare la vita e come vale la pena
viverla.
La buona vita, libro di inghilleri dove tratta le cose che possono far star bene le persone
Da cosa sono determinati il nostro benessere e la nostra felicità? Dai valori, ideologie,
religione, denaro, possesso di oggetti, relazioni positive
—> artefatti
• Non solo gli oggetti materiali prodotti dall’uomo, ma anche immateriali • Hanno una
doppia natura
• Appartengono alla materia inorganica
• Sono il risultato di forze esterne applicate ai materiali inorganici
—> entropia
• Gli artefatti, privi di forze esterne, tendono all’entropia • Gli artefici tendono all’aumento
della complessità e dell’informazione interna (entropia negativa) • QUINDI ogni artefatto
è allo stesso tempo veicolo e replicatore di informazioni
• La seconda via per un materialismo dotato di senso: “prima mi rafforzo e poi divento più
complesso”
• • Un percorso più aspro, frutto di esperienze personali conflittuali (conflitti, traumi,
asincronie di maggiore intensità) che comporta uno sviluppo psichico complesso da cui il
sé esce rafforzato
• La terza via per un materialismo dotato di sesno: “come far fronte al trauma e
all’infelicità”
• Spesso un comportamento “immateriale” e l’adesione alle comunità centrate sulle
relazioni interpersonali e sul raggiungimento di scopi interiori ha in questo caso la
funzione riparativa rispetto a episodi traumatici passati. Si evitano così conflitti distruttivi
o patologie psichiche.
LE DUE DIMENSIONI
• La prima dimensione: “sono libero di scegliere”
• Una delle due dimensioni per il raggiungimento di ben-essere è la liberta di
autodeterminarsi, da cui deriva un sentimento di autonomia per realizzare i propri scopi e
poterli realizzare (motivazione intrinseca)
• La presenza di artefatti complessi che possono fornire “equilibrio” e con potere ordinante
aiutano lo sviluppo psichico verso e il raggiungimento di un materialismo dotato di senso
I QUATTRO FATTORI
- Il primo fattore è costituito dal giusto bilanciamento tra collettivismo e individualismo
- Ognuno tende a propendere versa uno dei due estremi, che non devono essere giudicati
in termini di valore o positività, ma rappresentano un tratto psicologico e sociale che
contribuisce all’equilibrio sociale e alla costruzione dell’identità
- Il secondo fattore è l’importanza di avere dei maestri
- Un maestro indica la via, guida e aiuta nelle scelte di vita, fornisce punti di riferimento
precisi
- Possono essere figure pubbliche, private oppure incontrare in istituzioni (professori)
- L’importanza del “fare”, incidere sulla propria realtà, creando un’unione tra azione ed
esperienza
- Può essere anche un’azione astratta come quelle legate all’arte, ma che si concretizza
sempre in un’opera tangibile
- Si tratta sempre di un “fare” per confrontarsi con delle sfide che porta ad una buona
esperienza soggettiva.
Riassumendo…
3 VIE
• Evviva il conflitto ovvero la spiritualità non si paga
• Prima mi rafforzo e poi divento più complesso
• Come far fronte al trauma e all’infelicità
2 DIMENSIONI
• Sono libero di scegliere
• Gli artefatti mi aiutano •
4 FATTORI
• Collettivismo/individualismo
• Maestri
• Il “fare”
• Il gioco
Quando ci si trova davanti ad un performer, bisogna saper che questo si muove secondo stili
percettivo cognitivi> percepire quello che sta accadendo e reagire. Le percezioni divise fra
globali / differenziate
1 mito da sfatare che nell’alta prestazione bisogna soffrire. Non è sempre cosi
Cosa evitare, chiudere allen,aneto che ricorda il dolore, al contrario chiuderlo con una
sensazione di piacere. Se c chiudiamo allenamento avendo portato all’estremo il soggetto ,il
giorno dopo si avrà un’allontanamento automatico perché mente automativmwnere vorrà
allontanarsi.
Atti basati sulla volontà e basta, disciplina fine a se stessa serve solo all’inizio ma non si
riesce a mantenere a lungo periodo > diventa un’abitudine spontanea
Addestrare il soggetto al fallimento—> un vero campione sa che l’errore è molto più
presente rispetto ai risultati
Performer cade e fallisce e immediatamente dopo si rialza, chi non ha la stoffa rimane a
terra.
Resilienza:
Addestrare attitudine del performer perché non sempre le cose vanno come devono andare.
Prendere urto, deformarsi sull’urto e poi ritornare come prima, non si tratta di esser
einsensibili ma si riempie subito in performance quello che accade.
Libro coscienza,
Flow of consciousness
Ansia da prestazione
Ansia: sorta du stato di attivazione psicologico corporeo e fisico che indica attivazione a
carico del sistema nervoso autonomo> coinvolgimento cuore, intestino alcuni muscoli.
Ansia nella sua versione sana, fisiologica prepara al meglio organismo per affrontare
qualche cosa che può essere reale o immaginario, perché il percepito della persona è
totalmente soggettivo. La nostra percezione determina reazione > ansia sana, fisiologica
Ansia funzionale che serve a preparci oppure disfunzionale che prepara tropo e ti blocca.
Ansia da prestazione—> attivazione che sorge naturalmente davanti all’idea che dobbiamo
preformare, dobbiamo fare qualche cosa.
2 tipologie:
1 tutto quello che si verifica prima della gara, ansia anticipatoria (tipo di ansia più
frequente)
2 paura dell’avversario