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CHETONURIA

Cosa è
La chetonuria è la presenza nelle urine di particolari prodotti del metabolismo chiamati chetoni. Si tratta di un fenomeno anormale,
che deve sempre mettere in allerta. Le spiegazioni possono essere diverse, ma la più probabile in un soggetto diabetico è una grave
e prolungata iperglicemia. Mancando o essendo inefficace l’insulina, le cellule dell'organismo non possono utilizzare il glucosio e
iniziano a bruciare i grassi. I chetoni sono appunto le ‘scorie’ prodotte dal metabolismo dei grassi che entrano nel sangue e poiché
sono tossici per l’organismo devono essere eliminati attraverso l'urina.

Cosa significa
La presenza di chetoni prima nel sangue e poi nelle urine è la spia di una condizione di alterato metabolismo (la glicemia è stata
molto alta, confermabile con una glicosuria, e probabilmente lo è ancora, e si può vedere da una glicemia) che va riportato ad una
condizione di equilibrio. Potrebbe indicare un aggravamento del diabete oppure un errore prolungato nelle dosi dei farmaci assunti
(antidiabetici orali o insulina in dosi insufficienti).

Cosa fare
La presenza di piccola quantità di chetoni nelle urine richiede la segnalazione al medico, ma non è un'urgenza. E' opportuno bere
abbondatemente nel frattempo. La presenza di quantità maggiori richiede invece un intervento medico rapido e quindi è necessario
chiamarlo con urgenza oppure andare in ospedale.

Chi deve controllare la chetonuria


La chetonuria può essere controllata a casa con grande semplicità ed è consigliata sia ‘in sostituzione’ a persone che non controllano
normalmente la glicemia, sia in ‘affiancamento’ ai test della glicemia stessa. In particolare si consiglia il test alle persone che usano
insulina, a quelle soggette a forti sbalzi metabolici (il cosiddetto 'diabete fragile o brittle diabetes'), a quelle che non riescono a
mantenere un buon controllo, alle persone anziane ed alle persone con diabete e malattie intercorrenti (un'influenza per esempio).

Quando fare il test


La chetonuria va verificata
* più volte al giorno durante stati febbrili o di malattia anche leggera
* qualche volta durante gli stati di stress dell’organismo
* quando l’esame della glicemia dà livelli molto alti (maggiori di 300 mg/dl)

Chi non controlla abitualmente la glicemia, è opportuno che controlli la chetonuria quando
* ha sempre sete o fame;
* è inappetente;
* ha nausea e vomito;
* sta dimagrendo;
* ha bisogno troppo spesso di urinare;
* ha un’iperglicemia protratta;
* si sente nervoso e irrequieto o particolarmente stressato;
* prova difficoltà a concentrarsi;
* l'alito ha un odore dolciastro, fruttato;
* prova una stanchezza cronica e inspiegabile.

Come farlo
La chetonuria è un test veloce e facile da fare: basta raccogliere le urine in un recipiente e immergere anche per un solo secondo la
striscia reattiva, oppure mettere la striscia direttamente a contatto con il getto di urina. Nel giro di due minuti la zona reattiva
assumerà una colorazione che va messa a confronto con la scala graduata presente sull’etichetta della confezione. Questa scala
fornisce il valore raggiunto. Le strisce più recenti permettono di effettuare contemporaneamente anche la rilevazione della
glicosuria (vedere sotto).

La gamma Accu-Chek
Ketur-Test™ è la striscia reattiva per la determinazione semiquantitativa dei chetoni nell'urina, particolarmente indicata in campo
pediatrico. La lettura del risultato avviene dopo 60 secondi mediante confronto del colore di reazione con la scala cromatica posta
sulla confezione.

Keto-Diabur-Test 5000 consente di determinare contemporaneamente la concentrazione di glucosio e di corpi chetonici nell'urina.
Registrando valori fino a 5000 mg/dl questo prodotto consente di visualizzare condizioni di scompenso metabolico grave. La striscia
è infatti costituita da due zone reattive con diverse sensibilità al glucosio che permettono di ottenere il più esteso intervallo di
misura, da negativo fino a 5000 mg/dl, ai quali si aggiunge una terza zona reattiva specifica per la determinazione dei chetoni.
Chetoni nelle urine

Il riscontro di chetoni nelle urine è tipico delle condizioni caratterizzate da un esaltato catabolismo di acidi grassi liberi in
presenza di una ridotta disponibilità di glucosio. Dalle tappe metaboliche specificate più in basso, originano così i corpi
chetonici, combustibili alternativi al glucosio ma non esattamente ecologici. L'accumulo di queste sostanze nel sangue (chetosi),
infatti, ne diminuisce il pH fino a causare stanchezza, malessere generale, emissione di grandi quantità di urina, sete intensa,
disidratazione, crampi, aritmie cardiache, respiro corto e frequente, sonnolenza e perdita di peso.

Normalmente le urine contengono tracce irrisorie di chetoni; quando la loro concentrazione ematica aumenta, però, il corpo
cerca di disfarsene eliminandoli con le urine, dove aumentano sensibilmente di quantità.

Il riscontro di corpi chetonici nelle urine (chetonuria) è comune nel digiuno particolarmente prolungato (uguale o superiore a 18
ore), durante la gravidanza, nell'avvelenamento da isopropanolo, nelle persone che seguono diete chetogeniche, negli ustionati
e dopo un intervento chirurgico. Tuttavia, la più caratteristica condizione accompagnata ad un aumento di corpi chetonici nelle
urine rimane il diabete di tipo I, dove a fronte di elevati livelli di glucosio nel sangue la disponibilità intracellulare dello zucchero
è molto bassa (per assenza di insulina). Più raramente, si riscontrano corpi chetonici nelle urine dei diabetici di tipo II, ad
esempio nelle fasi di scompenso metabolico e malattie infettive acute (febbre) o per forti restrizioni alimentari intraprese allo
scopo di ridurre la glicemia (ad esempio la dieta Atkins).

Tutti i diabetici dovrebbero eseguire il test per la chetonuria durante qualunque tipo di malattia intercorrente, quando sono
presenti intensa glicosuria e notevole iperglicemia (>300 mg/dL), durante la gravidanza o in presenza di sintomi compatibili con
la diagnosi di chetoacidosi (nausea, vomito, dolore addominale).

La determinazione dei chetoni nelle urine è ampiamente utilizzata nella diagnosi di diabete, nel
monitoraggio del paziente diabetico insulinodipendente e soprattutto nella valutazione della chetoacidosi
diabetica (chetosi + iperglicemia + acidosi ematica: rappresenta un' importante emergenza medica che può
interessare sia il soggetto con diabete noto che il diabetico di prima diagnosi).

Dall'ossidazione del glucosio nel ciclo di Krebs, viene prodotta una sostanza - l'ossalacetato - che si combina con l'acetil-CoA
derivante dalla B-ossidazione degli acidi grassi liberi; da tale unione origina il citrato, che subisce il ciclo di reazioni di Krebs per
un'ulteriore ossidazione fino ad anidride carbonica ed acqua. Se la disponibilità di ossalacetato è bassa (ridotta disponibilità
intracellulare di glucosio) a fronte di elevate concentrazioni di acetil-CoA (spiccato catabolismo degli acidi grassi), due moli di
acetil-CoA si uniscono formando acetoacetil-CoA, precursore dell'acetoacetato (un corpo chetonico), che a sua volta può
originare 3-idrossibutirrato e acetone (gli altri due corpi chetonici).
Come si esegue l'esame e come interpretare i risultati

La ricerca di chetoni nelle urine può essere eseguita all'ospedale su un campione urinario, oppure a domicilio, mediante delle
striscette da immergere nell'urina per misurare la presenza di chetoni; in quest'ultimo caso è molto importante il rispetto delle
indicazioni mediche e di quelle riportate sulla confezione. In base ai risultati (colore assunto dalle striscette), qualora si rilevi la
presenza di alte concentrazioni di corpi chetonici è bene procedere come consigliato dal medico o allertarlo al più presto in caso
di dubbi.

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Diabete autoimmune dell'adulto (LADA o NIRAD)

Il diabete autoimmune dell'adulto (LADA) è una forma di diabete, identificata intorno ai primi anni '90, caratterizzata
dall'insorgenza in età adulta di un diabete insulino-dipendente su base autoimmunitaria. Poiché il fabbisogno insulinico emerge
gradualmente, la maggior parte di questi pazienti viene inizialmente classificata come DM2. Presto, pero’, diventano
insulinodipendenti e possono andare incontro a chetoacidosi, caratteristica questa che è una prerogativa dedei soggetti con tipo 1;
se si dosa il peptide C hanno livelli < 1 ng/ml, che è il valore soglia per definire il paziente con diabete insulinodipendente. Nello
studio UKPDS essi passano nel grro di tre anni alla dipendenza da insulina. Hanno ICA positivi ed anche anticorpi anti insula ed anti –
GAD.

Diabete mellito tipo 2 LADA


Peso aumentato Peso ridotto o normale
Sintomi assenti Aumentati
Chetoni negativi Chetoni positivi
C peptide > 1 ng/ml C peptide < 1 ng/ml
ICA Ab anti insula , anti GAD negativi ICA Ab anti insula , anti GAD positivi
HLA DR3 – DR4-DQB1

Nel diabete di tipo 1, gli anticorpi 'bombardano' le cellule beta, distruggendole completamente in poco tempo.Nel Lada assistiamo
a una reazione autoimmune che distrugge cellule beta, ma in un tempo che va da molti mesi a diversi anni. Una delle ipotesi è che
il soggetto sia in grado di resistere al bombardamento, producendo nuove betacellule che - almeno per qualche tempo - si
sottraggono all'attacco degli anticorpi. I pazienti affetti da LADA sono molti : 10% di tutti i casi di iperglicemia, il che significa alcune
centinaia di migliaia di persone solo in Italia. Noi dobbiamo anche e soprattutto definire quale sia il modo migliore di curare questi
pazienti".
Il Lada o Nirad è generalmente sottodiagnosticato, perche’ il medico è portato a diagnosticare un normale diabete di tipo 2. Il
sospetto nasce quando, nonostante le terapie e l'impegno del paziente in termini di dieta ed esercizio fisico, il controllo glicemico
non migliora.
Le terapie con farmaci orali adottate per il diabete di tipo 2 potrebbero rivelarsi adeguate anche in questi casi. Anche i pazienti Lada
soffrono di insulinoresistenza; aiutare le cellule a utilizzare meglio l'insulina esistente, così come incentivare la secrezione di insulina
potrebbe essere la strategia corretta. D'altra parte c'è anche chi ipotizza che le betacellule colpite dalla reazione immunitaria
potrebbero essere 'aiutate' con delle iniezioni di insulina, magari solo una o due al giorno.

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