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TULLIO DE MAURO – MINISEMANTICA

Prima parte: La comunicazione


La comunicazione avviene tramite segnali, qualsiasi entità percepibile (un’immagine, un suono,
una parola…) può assolvere il compito di segnale.
Il compito del segnale è quello di esprimere un SENSO.
Il rapporto che un utente stabilisce tra un senso e un segnale è definito RAPPORTO SEMIOTICO.
L’azione che un utente compie per stabilire un rapporto semiotico è definito PROCESSO
SEMIOTICO.
Il processo semiotico può essere di due tipi:
-PROCESSO PRODUTTIVO: l’utente è l’emittente che produce il segnale;
-PROCESSO RICETTIVO: l’utente è il ricevente del segnale.
De Mauro definisce COMUNICAZIONE il convergere di un emittente e di un destinatario verso lo
stesso rapporto semiotico.

ARBITRARIETA’ SEMIOTICA MATERIALE: consiste nella libertà di scelta dei materiali cui viene di
volta in volta assegnato il ruolo di segnale o senso.
Questa scelta ha dei limiti che dipendono dalla natura del segnale e dalla possibilità da parte del
destinatario o ricevente di produrlo o riceverlo. Con possibilità si intende le condizioni biologiche o
meccaniche dell’utente.
ARBITRARIETA’ SEMIOTICO FORMALE: è l’operazione attraverso la quale individuiamo le
caratteristiche pertinenti di un’entità. Ogni entità ha un numero infinito di caratteristiche
intrinseche, per identificare un’entità non è necessario determinarle tutte ma solo quelle
sufficienti, che sono le caratteristiche pertinenti.
L’entità identificata viene inserita in una determinata classe formale, in base alle caratteristiche
pertinenti che possiede. Ogni messa in rapporto di due entità avviene attraverso la messa in
rapporto delle due classi alle quali le entità appartengono. Se le classi appartengono a sistemi
diversi ciò comporta la messa in rapporto di due sistemi, questo rapporto si chiama CODICE.
Se i sistemi messi in rapporto sono quelli di sensi e segnali il codice è un CODICE SEMIOLOGICO:
formato dal piano dei significanti (detto anche piano dell’espressione) e dal piano dei significati
(detto anche piano del contenuto).
Un segnale appartiene alla classe formale del significante e un senso appartiene alla classe formale
del significato, il segno è il prodotto del rapporto semiotico tra significato e significante (tra senso
e segnale.

Ogni codice è ordinato da due rapporti:


- Uno interno o formale, ed è il rapporto tra i segni;
- Uno esterno o materiale, ed è il rapporto tra segni e utenti.

La SEMIOLOGIA è lo studio di un particolare codice semiologico e va condotto tenendo


conto di quattro dimensioni:
1 Pragmatica
2 Fonetica
3 Sintattica
4 Semantica
Seconda parte: La classificazione semantica dei codici semiologici
La classificazione semantica deve obbedire a tre requisiti:
1. UNIVOCA: un’entità collocata in una classe non deve appartenere ad altre classi;
2. ESAUSTIVA: le entità di una classe possono avere una sola collocazione all’interno di essa;
3. ECONOMICITA’: la classificazione deve essere costruita sulla base di non più di quattro
criteri semantico-formali.

PRIMO CRITERIO: Distingue i segni inarticolati dai segni articolati.


-I segni che hanno un senso globale non sono decomponibili, quindi sono SEGNI INARTICOLATI, che non
possiedono la dimensione sintagmatica.
-Se un segno è decomponibile in parti, ciascuna delle quali è portatrice di una parte del significato
complessivo del segno, diciamo che il segno è ARTICOLATO.
Un segno articolato è decomponibile in unità minime: i morfemi.
I segni che si articolano in morfemi possiedono una dimensione sintagmatica. Sintagmi = unione di monemi.
Il significato della parola dipende dal modo in cui vengono disposti i monemi all’interno della parola stessa:
proprietà combinatoria dei codici articolati.
I codici non articolati prevedono un numero finito di segni, i codici articolati possono prevedere un numero
sia finito sia infinito di segni.

SECONDO CRITERIO: Codici articolati con un numero infinito di segni.


Con un numero limitato di monemi, una lingua dà luogo ad un numero potenzialmente infinito di forme di
significato.
I codici semiologici articolati prevedono un numero di raggruppamenti potenzialmente infinito se
rispettano due condizioni:
-condizione necessaria: la ripetizione di un elemento deve poter servire a distinguere raggruppamenti
diversi;
-condizione sufficiente: il numero di raggruppamenti non deve avere limite teorico.
Nei codici a numero finito non è possibile la sinonimia, nei codici a numero infinito la sinonimia può essere
assente (significati non sovrapponibili) o presente (significati sovrapponibili).

TERZO CRITERIO: Sinonimia.


Due segni diversi possono veicolare lo stesso senso.

QUARTO CRITERO: Calcolabilità delle sinonimie.


Dato un segno siamo in grado di prevedere la forma dei segni che, in condizioni formali (altrettanto
prevedibili) risulteranno sinonimi. Questa previsione è definita calcolabilità.
Un codice semiologico in cui i segni potenzialmente infiniti sono organizzabili in serie di sinonimi calcolabili,
viene detto CALCOLO.
I codici semiologici che non godono di calcolabilità sono caratterizzati dalla CREATIVITA’.
Cinque diverse accezioni teoriche di creatività:
1 Creatività di Benedetto Croce: perpetua creazione del linguaggio;
2 Creatività di Chomsky: creatività regolare;
3 Creatività di Humboldt: creazione linguistica;
4 Creatività dei pedagogisti: creatività come capacità di divergenza;
5 Creatività dei logici: creatività di variazione.
Terza parte: La semantica dei linguaggi non verbali

1)LINGUAGGI A SENSI NON ARTICOLATI


Solo i linguaggi a senso globale: l’intero significante è portatore dell’intero.
Appartengono a questi linguaggi i “codici semiologici a due sensi” (o a tre, a quattro…). Sono i
codici dove un senso è espresso da due segni (con i due rispettivi significanti e significati).
Esempio: le spie luminose della macchina hanno senso sia quando sono spente che quando sono
accese.
Un sottogruppo di questa famiglia di codici è rappresentata dai “codici semiologici seriali” (es.
alfabeti, segni zodiacali). Questi codici sono formati da una successione di segni dove ciascun
segno ha senso in rapporto alla proprio posizione all’interno della serie e in rapporto alla serie
completa.
-Ad un segno possono essere ricondotti più sensi, in tal caso parliamo di ACCEZIONE.
Un’ accezione rinvia alle “habitudines”, ovvero per comprenderle bisogna prendere in
considerazione gli utenti e le loro usanze, vale a dire la DIMENSIONE PRAGMATICA.
-L’esistenza di accezioni ci permette di fare un’osservazione: il valore semantico di un segno non
dipende soltanto dall’insieme dei sensi che esso può assumere, ma anche dal rapporto con gli altri
segni. Questi rapporti Saussure li definì RAPPORTI ASSOCIATIVI.

2)LINGUAGGI A SENSI ARTICOLATI E SIGNIFICATI FINITI


A questi linguaggi appartengono i codici in cui l’articolazione in parti non investe soltanto il
significante ma il segno nella sua interezza (sia il significante che il significato).
Questo tipo di codice consente: con un numero modesto di monemi e l’utilizzo di regole
sintagmatiche (che coordinano la disposizione dei monemi) formare un numero assai alto di
significati (caratterizzati da una diversa disposizione dei monemi).
Questo codice esclude la sinonimia: un senso può essere veicolato da un unico significato.

3)LINGUAGGI A SENSI ARTICOLATI E SIGNIFICATI INFINITI


Sono codici in cui i monemi possono essere raggruppati in un numero infinito di raggruppamenti,
ossia un numero infinito di segni. Un numero infinito di segni identifica un numero infinito di
significati. Affinchè questo avvenga devono essere rispettate due condizioni:
-La ripetizione di una stessa unità sia possibile e distintiva
-Dato un raggruppamento, sia sempre possibile un raggruppamento con un’unità in più.
PRINCIPIO DI POSIZIONALITA’: i monemi non hanno valori semantici indipendentemente dal
contesto, ma il loro valore varia con il variare della sua posizione.
-Le operazioni tra il valore semantico del segno, la sua struttura sintagmatica e la sua struttura
paradigmatica costituiscono il significato complessivo del segno.
-Questo insieme di operazioni che permettono di dare un significato complessivo al segno
prendono il nome di STRUTTURA PROFONDA: permette di analizzare una parola partendo
dall’analisi sintagmatica e arrivando ai monemi.
Un numero infinito di significanti corrisponde ad un numero infinito di significati, attraverso un
rapporto di univocità, quindi da questi codici è esclusa la sinonimia.
4)CALCOLI: LINGUAGGI A INFINITI SEGNI SINONIMI CALCOLABILI
Chiamiamo calcoli quei codici semiologici in cui il passaggio da un sinonimo all’altro è regolato da
un numero definito di regole esplicite, per cui: dato un segno di data forma, è prevedibile quale
sarà la forma dei suoi possibili sinonimi.
In questi codici un senso può essere veicolato da più di un segno:
-La sinonimia investe sia il significante che il significato
-I segni sinonimi rientrano nella normalità, il calcolo si costituisce appunto per definire le serie
sinonimiche, e i passi da fare per passare da un sinonimo all’altro.
-Le serie sinonimiche sono innumerevoli.
QUARTA PARTE: LA SEMANTICA DEL LINGUAGGIO VERBALE
Le teorie generativiste di Chomsky e la sua scuola hanno costituito il più imponente e sistematico
tentativo di riduzione del linguaggio a calcolo.
Perché una lingua storico-naturale sia un calcolo dobbiamo riscontrare in essa le condizioni
necessarie al costituirsi di un calcolo:
1- La non-creativià dell’insieme comprensivo dei monemi e la non-creatività dell’insieme
comprensivo delle regole.
2- La connessità sintattica delle proposizioni del calcolo.
3- L’effettività dei procedimenti di formazione delle proposizioni e operazioni.

Vi sono veri e propri universali linguistici che impediscono di attribuire alle lingue i tre requisiti suddetti:
1 Oscillazione individuale e collettiva del vocabolario
2 Coesistenza di espressioni agglutinate e sintagmi omonimi deagglutinati
3 Contraddittorietà interna alla stessa proposizione e tra proposizioni diverse
4 Autonimia e riflessività
5 Omonimi

5)UNA QUINTA FAMIGLIA DI CODICI E UN TERZO PRINCIPIO SAUSSURIANO: LE LINGUE STORICO-NATURALI


Le lingue storico-naturali sono caratterizzate dall’esistenza di sinonimie non predicibili e non calcolabili.
Questa incalcolabilità dipende da una caratteristica propria delle lingue storico-naturali che è la creatività,
intesa come disponibilità permanente all’innovazione.
Questa creatività porta ad altre due caratteristiche della lingua: metaforicità e vaghezza.

La VAGHEZZA è una condizione inerente ai segni e al codice. Investe sia il significante che il significato.
La METAFORICITA’ è la trasferibilità dei confini di significato fino ad includere nuovi sensi, attraverso un
rapporto di contiguità.

Le lingue storico-naturali sono regolate da un TERZO PRINCIPIO SAUSSURIANO: le lingue sono soggette a
trasformazioni delle articolazioni formali entro la massa parlante e attraverso il tempo, questo vuol dire che
l’analisi di questo tipo di lingue deve avvenire prendendo in considerazione le usanze e le credenze vigenti
in un certo periodo di tempo tra i concreti gruppi di utenti.
Questa mobilità entro la massa parlante e il tempo ha come conseguenza un PROCESSO CONTINUO DI
RINNOVAMENTO DEL VOCABOLARIO, che è sottoposto a continue oscillazioni, per cui perde e acquista
lessemi.

-All’interno delle lingue storico-naturali il senso di una parola può essere espresso attraverso diverse
accezioni, ed è necessario che queste accezioni siano espresse da parole nuove e diverse.
La formazione di una nuova accezioni nasce da un’operazione di trasporto della parola da un ambito a un
altro ambito socialmente e culturalmente differenziato.
Quanto più una parola è largamente usata, poiché circola tra ambiti diversi, tanto più è ricca di accezioni:
perché avvengono trasferimenti d’uso che danno luogo a nuove accezioni.
Sono le caratteristiche della lingua (indeterminatezza e creatività) che permettono il costituirsi di una
pluralità di accezioni, ciò che permette l’esistenza di queste due caratteristiche e che permette di superare
le difficoltà della lingua dovute all’indeterminatezza e alla creatività sono altre due caratteristiche:
l’AUTONIMIA e la RIFLESSIVITA’: sono le caratteristiche che permettono ad una lingua di fungere da
metalinguaggio di se sttessa.
Questo permette alle parole e ai segni di funzionare da nomi di se stessi, di riferirsi a se stessi e alle parti
della stessa lingua.

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