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ARBITRARIETA’ SEMIOTICA MATERIALE: consiste nella libertà di scelta dei materiali cui viene di
volta in volta assegnato il ruolo di segnale o senso.
Questa scelta ha dei limiti che dipendono dalla natura del segnale e dalla possibilità da parte del
destinatario o ricevente di produrlo o riceverlo. Con possibilità si intende le condizioni biologiche o
meccaniche dell’utente.
ARBITRARIETA’ SEMIOTICO FORMALE: è l’operazione attraverso la quale individuiamo le
caratteristiche pertinenti di un’entità. Ogni entità ha un numero infinito di caratteristiche
intrinseche, per identificare un’entità non è necessario determinarle tutte ma solo quelle
sufficienti, che sono le caratteristiche pertinenti.
L’entità identificata viene inserita in una determinata classe formale, in base alle caratteristiche
pertinenti che possiede. Ogni messa in rapporto di due entità avviene attraverso la messa in
rapporto delle due classi alle quali le entità appartengono. Se le classi appartengono a sistemi
diversi ciò comporta la messa in rapporto di due sistemi, questo rapporto si chiama CODICE.
Se i sistemi messi in rapporto sono quelli di sensi e segnali il codice è un CODICE SEMIOLOGICO:
formato dal piano dei significanti (detto anche piano dell’espressione) e dal piano dei significati
(detto anche piano del contenuto).
Un segnale appartiene alla classe formale del significante e un senso appartiene alla classe formale
del significato, il segno è il prodotto del rapporto semiotico tra significato e significante (tra senso
e segnale.
Vi sono veri e propri universali linguistici che impediscono di attribuire alle lingue i tre requisiti suddetti:
1 Oscillazione individuale e collettiva del vocabolario
2 Coesistenza di espressioni agglutinate e sintagmi omonimi deagglutinati
3 Contraddittorietà interna alla stessa proposizione e tra proposizioni diverse
4 Autonimia e riflessività
5 Omonimi
La VAGHEZZA è una condizione inerente ai segni e al codice. Investe sia il significante che il significato.
La METAFORICITA’ è la trasferibilità dei confini di significato fino ad includere nuovi sensi, attraverso un
rapporto di contiguità.
Le lingue storico-naturali sono regolate da un TERZO PRINCIPIO SAUSSURIANO: le lingue sono soggette a
trasformazioni delle articolazioni formali entro la massa parlante e attraverso il tempo, questo vuol dire che
l’analisi di questo tipo di lingue deve avvenire prendendo in considerazione le usanze e le credenze vigenti
in un certo periodo di tempo tra i concreti gruppi di utenti.
Questa mobilità entro la massa parlante e il tempo ha come conseguenza un PROCESSO CONTINUO DI
RINNOVAMENTO DEL VOCABOLARIO, che è sottoposto a continue oscillazioni, per cui perde e acquista
lessemi.
-All’interno delle lingue storico-naturali il senso di una parola può essere espresso attraverso diverse
accezioni, ed è necessario che queste accezioni siano espresse da parole nuove e diverse.
La formazione di una nuova accezioni nasce da un’operazione di trasporto della parola da un ambito a un
altro ambito socialmente e culturalmente differenziato.
Quanto più una parola è largamente usata, poiché circola tra ambiti diversi, tanto più è ricca di accezioni:
perché avvengono trasferimenti d’uso che danno luogo a nuove accezioni.
Sono le caratteristiche della lingua (indeterminatezza e creatività) che permettono il costituirsi di una
pluralità di accezioni, ciò che permette l’esistenza di queste due caratteristiche e che permette di superare
le difficoltà della lingua dovute all’indeterminatezza e alla creatività sono altre due caratteristiche:
l’AUTONIMIA e la RIFLESSIVITA’: sono le caratteristiche che permettono ad una lingua di fungere da
metalinguaggio di se sttessa.
Questo permette alle parole e ai segni di funzionare da nomi di se stessi, di riferirsi a se stessi e alle parti
della stessa lingua.