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Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Italianistica, Romanistica,

Arti e Spettacolo dell'Università di Genova.


Paolo Zublena

'inquietante simmetria
della lingua
Il linguaggio tecnico-scientifico
nella narrativa italiana del Novecento

1
I - R I N A ET LITE*

Edizioni dell'Orso
Indice

Nota al testo

Introduzione

La scienza del dolore.

Il linguaggio tecnico-scientifico nel Gadda narratore

Un sistema quasi periodico.

Il linguaggio chimico nel Sistema periodico di Primo Levi


© 2002
Copyright by Edizioni dell'Orso S.r.l.
L'ultimo Calvino tra precisione e disastro
15100 Alessandria, via Rattazzi 47
Tel. 0131.25.23.49 - Fax 0131.25.75.67
La scienza del sentimento.
E-mail: edizionidellorso@libero.it
http: //www.ediorso.it
Il linguaggio tecnico-scientifico in Daniele Del Giudice

Impaginazione a cura di C D R , Torino

E vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, com-
presa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. L'illecito sarà penalmente perseguibile a norma
dell'art. 171 della Legge n. 633 del22.04.1941

I S B N 88-7694-613-6
(Frankenstein)
di cui come sempre punto a ignorare il nome
il perché il come
grugroviglio comunque piziaco
cerebro gremito di voglie di dominio
eppure sazio nel suo narciso-autismo
solo in sé rattratto ma
sparato come mille arpioni in atto
in ordinarissima combustione verde?
In quante specie di combustioni convulsii
che spingono tutto il mondo intorno
e le cavità caine
a un futuro a un rovescio senza ritorno?

G R A N K H A N degli alberi-piante
figlio di Swendenborg e di Mabuse e C .
o combinazione chimera
di vegetalità e torve
sessualità, sei addirittura
del gran K H A N del C A T A I la figlia altera
cui chiedere una carità romana
chissà quando, in qual maniera?

(Andrea Zanzotto, OGM?)


Nota al testo

L'introduzione e i saggi che compongono questo libro sono inediti, con


l'eccezione di L'ultimo Calvino tra precisione e disastro, pubblicato in A writer
for the next millenium. Atti del Convegno Internazionale di Sanremo. 28
novembre - 1 dicembre 1996, a cura di Giorgio Bertone, Alessandria, Edizio-
ni dell'Orso, 1998, pp. 333-356 e La scienza del dolore. Il linguaggio tecnico-
scientifico nel Gadda narratore, già apparso - con il titolo // linguaggio tecni-
co-scientifico nel Gadda narratore — in «Lingua e Stile», XXXIV, 2, 1999, pp.
253-283. Questi due lavori sono qui ristampati con lievi modifiche formali e
qualche ritocco.
Ringrazio Gian Luigi Beccaria per aver voluto accogliere questo volume
nella collana che dirige. Grazie di cuore anche a tutti gli amici del
Dipartimento di Italianistica di Genova: sotto la freddezza apparente dell'i-
peronimo ognuno di loro sentirà singolarmente — spero — il calore del mio
sincero affetto.
Introduzione

La science, la poesie. Cette couplaison est une mise en


ordre. Le rangement habituel du signe. La pseudo-
sagesse du binaire. Dans l'éternelle ambiguité du pas-
sage entre science, conaissance et savoir. Un jeu. De
société. Il n'y a pas à le refuser. Puisque c'est un jeu.
Le heurt mème des deux notions de science et de poe-
sie entraìne une sèrie de fìgures. Figures de danse. Les
entrechats de la raison, charmant duo. Figures d'op-
positions, fìgures de fusion. Toutes déjà dansées.
Connues un débat scolastique et vivant, ancien et
toujours renouvelé. O n ne s'en débarasse pas sans y
prendre personnellement sa place. Sérieusement.
(Henri Meschonnic, La poesie comme contre-savoir)

1. I l lavoro di indagine linguistica e stilistica tentato in questo libro non può


e neppure vuole accodarsi - né tanto meno avvicinarsi in modo dirimente —
alla longue querelle tra scienza e letteratura. In ambito italiano, il dibattito sul-
le due culture, pur frequentato già nella prima metà del XX secolo (del 1908
è, ad esempio, il saggio Arte e scienza di Pirandello), esplode soltanto negli
anni 1964-65, seguendo la stampa della traduzione italiana del notissimo
libello di Charles Snow, The two cultures^. Tra le poche eccezioni al comune
denominatore della superficialità , resta un'intervista a Elio Vittorini, da cui
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sarà opportuno togliere un passo:

È l'umanesimo tradizionale che deve smobilitare, deve cedere il passo, deve


togliersi dalla scena. Deve essere distrutto culturalmente per far posto alla cul-
tura scientifica, ad una cultura scientifica che sia però, come ho già detto, capa-
ce di assumere un ruolo umanistico. Perché in realtà la cultura è sempre basata
sulla scienza. Sempre contiene la scienza. 3

Anche concedendo a Vittorini l'attenuante delle migliori intenzioni, non ci


si può esimere dal cogliere innanzitutto una troppo ruvida semplificazione
sul piano teoretico, poi - ed è ciò che più rileva - una visibile contraddizio-
ne tra queste parole e la prassi scrittoria del Vittorini narratore (soprattutto
di quello più giovane), sul carattere lirico della cui prosa non varrà la pena di
aggiungere parole al già noto. Quali che fossero le prospettive di "poetica"
degli scrittori al centro del dibattito sulle due culture, o di quello ancor più
12 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA INTRODUZIONE 13

esteso e rilevante su letteratura e industria, un carattere comune condiviso settore specifico cui la lingua speciale afferisce, più vasti e più sottili in con-
dalla maggior parte dei partecipanti era l'estraneità, per mentalità e forma- fronto all'offerta lessicale della lingua comune. Questi bisogni sono motivati
zione, alla prassi della scienza, e quindi - per ovvia conseguenza - alla lingua dall'esigenza di riferirsi: a) a oggetti e nozioni non percepibili dall'esperienza
scientifica . Una prospezione nella nostra lingua letteraria alla ricerca di pre-
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del non specialista; b) a elementi riguardanti nuovi prodotti tecnici spesso
senze tecnico-scientifiche avrà dunque un numero di oggetti piuttosto esiguo immessi nel mercato in rapida successione (ad esempio si pensi alla pletorica
(qui si parlerà di Gadda, Primo Levi, Calvino e Del Giudice), sebbene sin- invasione di cose e di parole cui ci ha sottoposti l'industria informatica); c) a
golarmente di alto rilievo. porzioni di realtà cui la lingua comune fa fronte con termini troppo generici
Ma, preventivamente, è opportuno fare un po' di chiarezza sul tema in rispetto a una maggiore analiticità richiesta dalla lingua speciale (ad es. cefa-
questione. Che cosa si intende per lingua della scienza? lea, emicrania vs mal di testa; tonsillite, faringite vs mal di gold);
— tendenza alla monoreferenzialità. Il lessico di un linguaggio scientifico si
2. Il linguaggio tecnico-scientifico rappresenta l'esempio più tipico di lingua
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organizza nella forma di nomenclatura, cioè di «un insieme di termini in cui
speciale in senso stretto . Per lingua speciale si intende, secondo la defini-
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ogni termine ha una definizione concettuale esplicita all'interno di una tasso-
zione di Michele Cortelazzo: nomia gerarchica» : il che dovrebbe evitare la concomitanza di sinonimi, in
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quanto ogni termine può essere sostituito solamente da una sua definizione o
un varietà funzionale di una lingua naturale, dipendente da un settore di cono-
perifrasi. In realtà l'univocità semantica non solo è limitata al campo discipli-
scenze o da una sfera di attività specialistici, utilizzata, nella sua interezza, da un
nare in cui il termine viene impiegato, ma anche all'interno di un singolo set-
gruppo di parlanti più ristretto della totalità dei parlanti la lingua di cui quella
speciale è una varietà, per soddisfare i bisogni comunicativi (in primo luogo tore specialistico fatica ad attuarsi a causa della permanenza di diverse tradi-
quelli referenziali) di quel settore specialistico; la lingua speciale è costituita a zioni storiche nella denominazione (l'esempio più eclatante è il lessico della
livello lessicale da una serie di corrispondenze aggiuntive rispetto a quelle gene- scienza medica, gonfio di escrescenze terminologiche dovute in particolare
rali e comuni della lingua e a quello morfosintattico da un insieme di selezioni, alla frequenza dell'uso di eponimi ), ovvero di discrepanze terminologiche
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ricorrenti con regolarità, all'interno di forme disponibili nella lingua. 8


comportate da diverse prospettive teoriche contrastantisi all'interno di una
stessa disciplina . In casi estremi, dunque, ma non infrequenti, la monosemia
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Se dunque la morfosintassi e la struttura testuale godono di statuti parti- è da intendersi come circoscritta al testo in cui il termine scientifico appare.
colari nell'ambito del linguaggio tecnico-scientifico, resta vero che soltanto al
— presenza di tecnicismi collaterali («particolari espressioni stereotipiche,
lessico sarà da attribuire un ruolo discriminante per apprezzare l'individualità
non necessarie, a rigore, alle esigenze della denotatività scientifica, ma prefe-
di un sottocodice scientifico sia nei confronti della lingua comune, sia di altre
rite per la loro connotazione tecnica» ), che, prive della precisione veicolata
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lingue speciali (soprattutto scientifiche, giacché nella struttura di queste sin-


dalla monosemia, vengono usate appunto per il loro alone settoriale (ad es.
tassi e organizzazione testuale mantengono caratteristiche analoghe, deman-
«il paziente accusa un dolore», «la parotite può esitare in pancreatite» ); 14

dando appunto al lessico la specificità disciplinare).


Le famiglie lessicali operano quindi una stratificazione orizzontale dei lin- Diverse sono le tecniche di formazione o adozione di termini scientifici,
guaggi tecnico-scientifici nei vari settori specialistici. Ma non è questa l'uni- che per altro non differiscono qualitativamente da quelle peculiari alla lingua
ca distinzione possibile: studi più recenti si sono soffermati sulla stratificazio-
comune:
ne verticale delle lingue nei vari settori, riconoscendo una differenziazione
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sul piano sociolinguistico e pragmatico. 1) rideterminazione semantica di termini già presenti nella lingua comune,
che vengono resi monoreferenziali cancellandone la storia precedente attra-
3. Il lessico dei linguaggi tecnico-scientifici si distingue da quello della lingua verso un convenzionale «accordo di definizione» (Bloomfield). Si vedano ad
comune per almeno tre caratteristiche:
es. i termini della fisica massa, forza, momento, che passano dal significato
generico a quello definito e univoco quando sono impiegati in ambito scien-
necessità di impiegare segni aggiuntivi rispetto a quelli componenti la
tifico. D i tale metodo si serviva in genere Galileo, mentre in tempi più recen-
lingua comune, allo scopo di ottemperare ai bisogni di denominazione del
14 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA INTRODUZIONE 15

ti viene preferibilmente evitato per sottrarsi alla residua carica connotativa fluire) e, in particolare nel campo medico, di latinismi anche pretti e di arcai-
che permane nei termini provenienti dalla lingua comune. smi o aulicismi;
2) rideterminazione semantica di termini appartenenti ad altre lingue spe- 8) uso di simboli anche non alfanumerici, che sono presenti non solo nel-
ciali (ad es. dalla medicina all'astrofisica: collasso 'rapida contrazione di stelle le formule intercalate al testo (linguaggio formalizzato), ma anche nel testo
dovuta al prevalere delle forze di gravità su quelle di pressione'); stesso (cioè possono entrare nella lingua naturale);
3) neoformazioni quasi mai assolute, in genere ottenute per derivazione o 9) uso residuo di definizioni analogiche {elettrodo a baffo di gatto, valvole a
per composizione da parole delle lingue classiche, spesso rese oggetto di un farfalla, cellule a palizzata), che mal si prestano alla tendenza a obliterare l'e-
cospicuo mutamento semantico. Il procedimento di neoformazione più fre- motività, tipico dei linguaggi scientifici.
quente è l'aggiunta di affissi (prefissi, suffissi e suffissoidi) peculiari alle lingue
speciali o identici a quelli presenti nella lingua comune, ma in ogni caso dota- 4. La sintassi dei linguaggi tecnico-scientifici si offre ancor meno del lessico
ti all'interno del settore specialistico di un univoco significato convenzionale all'individuazione di fenomeni specifici, in quanto si basa su procedimenti
(ad es. enti- e -orna in medicina per il primo caso, -oso e -ico in chimica, -osi e presenti nella lingua comune, dei quali varia soltanto la frequenza, che diven-
-ite ancora in medicina per il secondo). La relativa trasparenza del significan- ta pervasiva. Questi i fatti principali, largamente interdipendenti:
te che contraddistingue i neologismi per derivazione è alla base della analoga
fortuna dei composti nominali, in cui spesso è forte l'influsso della lingua 1) diffuso processo di nominalizzazione, cioè ai sintagmi verbali si preferi-
inglese: il che comporta caratteri innovativi rispetto ai composti tradizionali scono sintagmi nominali equivalenti, caratterizzati dalla presenza di nomina
della lingua italiana, come l'ordine determinante-determinato (influenzato sia actionis (es.: «dopo l'accensione, verificare per qualche minuto il regolare
dal greco che dall'inglese), la possibile presenza di elementi nella composizio- funzionamento dell' apparecchio» ) ;
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ne in numero superiore a due (ad es. epatocolangioenterostomia), la mancata 2) frequenza di forme nominali del verbo, participi presenti e passati, sia
grammaticalizzazione del rapporto fra gli elementi compositivi, tipica anche con valore verbale ancora percettibile, sia in usi cristallizzati simili all'ablati-
di molte giustapposizioni nominali (ad es. scambio alogeno-metallo); vo assoluto latino (ad es. dato + sost. nelle discipline matematiche); più in
4) uso di sigle e acronimi, che si comportano sintatticamente in genere generale risulta maggioritario l'impiego dei modi non finiti del verbo e, inve-
come parole piene (ad es. TAC, LASER, AIDS e eliporto, da elicottero]' + ce, scarsa la presenza di frasi subordinate esplicite;
'[aero]porto'); 3) radicale riduzione di tempi, modi e persone verbali, con prevalenza del
5) uso di derivati o sintagmi eponimi, conformemente alla usuale facoltà presente indicativo (com'è ovvio, stante la prevalente natura descrittiva degli
antonomastica della lingua comune. I termini eponimi si possono ottenere scritti scientifici) e continuo uso della diatesi passiva e di forme impersonali;
attraverso la sola transcategorizzazione {watt, unità di potenza), la derivazione notevole è poi la presenza di espressioni tendenti alla cancellazione del sog-
{mendelevite, powellite in mineralogia), la composizione di unità lessicali supe- getto enunciante (ad es. chi scrive, l'autore, uso del plurale d'autore);
riori {costante di Planck, teorema di incompletezza di Godei); 4) uso di un parco ridotto di verbi generici {essere, consistere, rappresentare,
6) adozione di forestierismi, nella forma di prestiti formali {file), calchi riferirsi, comportare, verficarsì) impiegati perlopiù in sintagmi del tipo verbo
semantici {memoria di un calcolatore), calchi-traduzione {disco rigido per + sostantivo, nei quali la seconda parte, sostantivale, rappresenta il nucleo
'harddisk'). D'altronde anche composti e derivati, acronimi ed eponimi sono semantico (es. «si verifica una deflagrazione»);
spesso di derivazione straniera, tanto che, considerando la forte contiguità di 5) impiego di un gruppo particolare di connettivi testuali tendenti al
termini con uguale referente nelle diverse lingue nazionali, al più morfologi- discorso argomentativo, specie di causalità e di conseguenza {perciò, pertanto,
camente adattati, sarebbe forse più corretto parlare di internazionalismi piut- cioè, appunto, quindi, dunque) o alla enumerazione {prima-poi-infine, in pri-
tosto che di forestierismi; mo luogo-in secondo luogo-in terzo luogo);
7) uso di tecnicismi collaterali, tra i quali abbondano i deverbali a suffisso 6) largo uso di formule limitative come «a quanto sembra», «sembra lecito
zero {modifica, utilizzo); frequente è anche l'impiego di sinonimi dotti non dedurre», «si può dire plausibilmente che», «si può avanzare l'ipotesi», «risul-
necessari per univocità semantica {assumere per prendere, coalescere per con- ta possibile affermare che»;
16 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA INTRODUZIONE 17

7) frequente struttura argomentativa «se.. .allora»; 6. La stratificazione diafasica dei linguaggi tecnico-scientifici può essere indi-
8) scansione del testo in blocchi generalmente di scarsa ampiezza, visibil- viduata in tre livelli:
mente isolati (attraverso l'"a capo" del capoverso), sovente numerati, allo sco-
po di permettere rinvii anaforici e cataforici .16 1) lingua speciale a livello alto (Theoriesprache ), tipica della comunica-
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zione scritta ufficiale tra esperti. La differenza dalla lingua comune è massi-
L'osservazione più immediata che deriva dall'analisi di questi fenomeni ma, soprattutto per la estrema precisione settoriale del lessico;
non può che vertere sulla evidente perdita di importanza del verbo, cui corri- 2) lingua della comunicazione diretta informale tra tecnici (fachliche
sponde un largo aumento quantitativo e qualitativo dei sostantivi e delle par- Umgangssprache), perlopiù orale (ma anche scritta ad es. in appunti).
ti sostantivate: ne deriva Yalta densità semantica dei testi scientifici, espressio- Permette una forte economia verbale, dato il contesto situazionale comune e
ne di una tendenza all'economia tipica del discorso scientifico. Un'altra la condivisione di ampie conoscenze enciclopediche. Si possono così regi-
caratteristica facilmente rilevabile è la tendenza alla desoggettivizzazione, strare formulazioni linguistiche abbreviate (ad es. bianchi per globuli bian-
conforme al proposito, insito nella prassi scrittoria scientifica, di descrivere chi), forme mistilingui con lessico straniero e morfologia italiana (ad es. for-
oggetti e fenomeni da un punto di vista impersonale e generalizzabile; non a mattare, resettare);
caso le frequenti forme passive (cfr. supra, punto 3) sono in genere prive di 3) lingua della divulgazione (Verteilersprache), che viene usata nel contatto
indicazione di causa o agente . 17 fra esperto e profano, nella divulgazione attraverso i mass media, nella didatti-
ca. La lingua scientifica a livello divulgativo si avvicina alla lingua comune, che
5. Anche se poco studiato, i l livello testuale può forse essere identificato svolge la funzione di metalingua: parole del lessico specialistico vengono sosti-
come quello che distingue maggiormente i linguaggi scientifici tra di loro, tuite da parole del lessico comune o da perifrasi, pur non del tutto equivalen-
ti, ovvero vengono accompagnate da una glossa esplicativa in lingua comune;
dalla lingua comune e anche dai linguaggi scientifici stranieri.
frequente è il tentativo di spiegare i concetti tecnici con l'aiuto di metafore o
Una prima vistosa caratteristica dei testi scientifici è la frequente presenza di
analogie; le forme verbali godono di una maggiore libertà e si dissolve la rigi-
schemi, tabelle, grafici e illustrazioni; notevole importanza rivestono poi gli
dità dell'organizzazione testuale.
aspetti di coerenza e coesione testuale più comuni, che sono:

1) la referenza anaforica, che si realizza soprattutto come rinvio testuale, sia Un vizio comune della scrittura divulgativa è l'alternanza indifferenziata tra
del tipo «cfr. infra», «v. oltre», sia in forma di sintagmi anaforici e cataforici (ad il termine tecnico e quello non tecnico, senza che ne venga segnalata l'equiva-
lenza, per semplici ragioni di varìatio stilistica. Contravvenendo all'opportu-
es. «detta ipotesi», «come si vedrà nel capitolo seguente»). Rispetto alle anafo-
nità della ripetizione lessicale nei casi di coreferenza, si va contro la necessità
re pronominali, nei casi di coreferenza il linguaggio scientifico preferisce in
dell'esatta individuazione del referente essenziale alla lingua speciale, indulgen-
genere la ripetizione lessicale, che consente una maggiore precisione;
do alla plurivocità semantica della lingua comune.
2) la funzione organizzatrice dei connettivi testuali di causa e conseguenza
In ogni caso la mancanza di una seria tradizione divulgativa in Italia ha cagio-
(cfr. supra, paragrafo 4 al punto 5);
nato una impermeabilità tra lingue scientifiche e lingua comune maggiore
3) la rigidità della struttura testuale , compensata però dal largo numero
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rispetto a quanto avviene all'interno di culture più attente all'educazione scien-


di tipi testuali disponibili per le diverse aree disciplinari, più o meno tutti
tifica, e destinata a sussistere ancora per molto tempo, nonostante l'accresciuta
basati sullo schema fondamentale a quattro parti: introduzione - problema -
attività odierna di divulgazione nel nostro paese (si pensi ad esempio all'ottima
soluzione - conclusione.
edizione dello «Scientific American», «Le Scienze», e al supplemento settimana-
le «Tuttoscienze» del quotidiano «La Stampa»).
Qualsiasi testo scientifico dovrebbe poi soddisfare le condizioni di chia-
Un'altra forma di stratificazione sarà da individuare anche nell'ambito del-
rezza, coerenza, assenza di contraddizioni. La presenza di schemi vincolanti
la ricezione: non tutti i destinatari associano a un termine scientifico lo stesso
rende inoltre questo tipo di testi assai prevedibili.
significato. Per molti termini della lingua d'uso (termini di genere naturale,
18 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA INTRODUZIONE 19

soprattutto), esiste una varietà nella capacità dei parlanti di individuare il rife- di «forza centripeta e centrifuga dell'istinto» o di «valvola di sicurezza delle pas-
rimento, motivata da quella che il filosofo analitico americano Hilary Putnam sioni». Non prima di aver constatato che molte delle espressioni criticate da
ha chiamato «divisione del lavoro linguistico» : in una comunità soltanto un
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De Amicis sono ormai componenti indistinte del lessico comune, sembra leci-
gruppo ristretto di "esperti" conosce precisamente i criteri di riconoscibilità (e to notare che l'insistenza dello scrittore implica un uso già piuttosto largo di
dunque la definizione scientifica) di un termine indicante un dato oggetto (ad termini scientifici nella lingua comune all'inizio del secolo. Una tendenza che,
es. "acqua"); gli altri parlanti associano invece a tale termine uno «stereoti- in parallelo con il progresso tecnico-scientifico, non ha fatto, naturalmente,
po» , cioè dispongono di una competenza ristretta ad alcuni «fatti essenziali»
21
che acuirsi, in particolare dopo il boom industriale degli anni '50: il parlante,
circa l'oggetto referente della parola. Putnam distingue tra «stereotipi forti» (il inserito nei processi di produzione, si è trovato ad acquisire una competenza
parlante conosce le condizioni sufficienti per l'appartenenza di un oggetto a minima tecnico-scientifica (soprattutto tecnica), per nominare con precisione
una classe, ad es. nel caso di 'limone' o 'tigre') e «stereotipi deboli» (il parlan- gli oggetti che lo affiancano sul lavoro, nonché quelli che la produzione del-
te non ha idea di tali condizioni, ad es. nel caso di 'molibdeno'). Va da sé che l'industria neocapitalistica gli offre come consumatore.
i termini scientifici detengono nella competenza media dei parlanti stereotipi Questo ampliamento del lessico non rimane però senza effetti. Quando si
deboli, anzi nella maggior parte dei casi inesistenti, consentendo al parlante al trasferisce dal sottosistema della lingua speciale al sistema della lingua comu-
più di orientarsi vagamente nella classificazione (comprendendo ad es. che la ne il termine tecnico-scientifico può mantenere il senso proprio, o acquista-
osteomielite h un'infiammazione), oppure di comprendere soltanto l'area disci- re un senso metaforico. Anche nel primo caso, comunque, il passaggio com-
plinare di provenienza del termine (ad es. catalisi enzimatica, per la relativa porta la riduzione, quando non l'annullamento, dei caratteri propri del lessi-
familiarità con la parola 'enzima'), ovvero impedendo qualsiasi riconoscimen- co scientifico: monoreferenzialità, precisione, collocazione in una tassono-
to, a parte la facilmente congetturabile appartenenza del termine alla sfera del- mia gerarchica, rapporto con termini riferentisi alla stessa area settoriale,
la scienza (ad es. mirmecofilia, che forse solo un discreto conoscitore del greco legame privilegiato con la cosa significata. In conseguenza di ciò il termine
antico può assegnare alla zoologia, trattandosi della 'tendenza di piante o ani- perde parte della sua funzione denotativa e acquisisce potere connotativo,
mali a vivere in rapporto simbiotico con formicidi'). fregiandosi di un margine evocativo, che lo differenzia dalle parole vicine a
Si può concludere dunque che una larga quantità di termini scientifici grado zero di connotazione. I l termine tecnico-scientifico si trova così in
non comunicano altro al destinatario medio se non di essere, appunto, ter- molti casi non a denotare con precisione, ma a evocare la precisione median-
mini scientifici. te il suo aspetto esteriore, quasi un camice bianco. L'illusione di precisione
scientifica non serve che a certificare l'autorità dell'emittente e a conferire
7. L'influsso esercitato dai sottocodici tecnico-scientifici sulla lingua comu- maggiore prestigio ai contenuti del messaggio. Questo impiego mistificatorio
ne è certamente notevole. Mentre è difficile verificare, se non in tempi mol-
22 del linguaggio tecnico-scientifico, con fini di persuasione, viene sfruttato
to estesi , il passaggio dagli uni all'altra di tratti sintattici, del resto quasi tut-
23 principalmente nella lingua della pubblicità . In altri casi il lessico speciali-
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ti potenzialmente presenti già nella lingua comune, ben più visibile risulta il stico viene utilizzato in accezione impropria, metaforica, allo scopo di otte-
trasferimento di termini del lessico tecnico-scientifico nel lessico comune, nere un discorso incisivo e brillante, in ossequio alla moda e alla contiguità
che avviene principalmente attraverso il vettore dei mass media *, oltre che, in
1 con le sfere di pensiero privilegiate .
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misura minore, per l'incontro diretto del parlante non esperto con settori
specialistici. 8. Se, insomma, può esistere un uso onestamente referenziale del linguaggio
Già nel 1905 Edmondo De Amicis, nel suo trattato L'idioma gentile '', iro-1
tecnico-scientifico (ad esempio nella seria divulgazione), è poi senza dubbio
nizza circa l'uso, a suo modo di vedere non pertinente, di termini tecnico- vero che nella comunicazione di tutti o giorni prevale un impiego che pro-
scientifici all'interno di un contesto di lingua comune. D i prospettiva lingui- porrei di chiamare feticistico. Feticistico perché il valore d'uso del lessema
stica manzoniana (anche se eterodossa), De Amicis ritiene quei termini «locu- (l'individuazione di un significato condiviso) viene sostituito da un mero
zioni barbare, errate, strampalate, torte ad altro significato dal vero, che pul- valore di feticcio, che millanta lo status up to date della cultura scientifica del
lulano nel comune linguaggio parlato e scritto» e si prende gioco di chi parla parlante, mentre non fa che dimostrarne l'alienazione, linguistica e non solo
20 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA INTRODUZIONE 21

tale. Proprio il mero funzionalismo referenzialista del linguaggio come prati- E io qui sto
ca sociale porta a quello che Gunther Anders ha chiamato «monologo collet- e io qui sto Elena in gabbia e aspetto
tivo»: tutti conoscono - o credono di conoscere - le stesse cose, pertanto le il suono di un oggetto la comunicazione dell'effetto
informazioni che circolano sono del tutto inutili, configurando null'altro che su te, delle modifiche
uno «scambio tautologico» di parole ribattute come palle da tennis . È evi- 28 Non sono io
dente che proprio la veste "tecnica" del lessico usato, del tutto rescissa dal vin- che ti tradisco, chi ti prende alla gola è la tua amica
la vita
colo del significato, ha un decisivo ruolo sul piano diastratico: mostra, anzi
Io cosa vuoi se tiene duro il muscolo cardiaco
ostende l'appartenenza, autentica o simulata, di un parlante a un gruppo
è ormai provato che sono una pellaccia, mi tingerò i capelli Einstein piuttosto
sociale alto, quello che appunto si identifica nella disponibilità dei mezzi tec- e la sua chioma, te lo immagini quando dovette prendere la penna
nici più avanzati. scrivendo a Roosevelt «Caro presidente, facciamola
Ora, mi è parso rilevante affrontare questo tema - che potrebbe parere l'atomica, sennò i nazi» l'azione dell'energia
pertinente più alla sociolinguistica che allo studio dello stile - perché l'uso dell'energia moltiplicata per il tempo l'epistassi
del lessico, o anche di altri livelli (sintassi, testualità) della lingua scientifica anzi il sangue dal naso, diceva la Pasquina alla tua età, il sangue dal naso
da parte di narratori e poeti italiani ha spesso comportato una forte carica di [che ti libera
29

critica sociale nei confronti della liaison tra tecnica e potere politico-econo-
mico. Esemplare da questo punto di vista il caso di Volponi nelle Mosche del La nota d'autore specifica: «ho tratto linguaggio e informazione soprattutto
capitale (1989), dove il trattamento del lessico dirigenziale-industriale è dall'introduzione di Luigi Confalonieri al Dibattito sulla meccanica quantisti-
oggetto di una satira addirittura rabbiosa, oppure - in poesia - di Pagliarani, ca apparso su "Quaderni milanesi", n. 3, 1962». E però ovvio che il ruolo
che già nella Ragazza Carla aveva affrontato direttamente il tema dell'aliena- informativo-referenziale è qui minimo, mentre la denuncia politica e sociale
zione nella metropoli, ma in Lezione di fisica (1964) attacca direttamente l'e- spinge anzi il linguaggio a liberarsi consapevolmente dell'ipoteca tecnica
siziale legame tra scienza e dominio, proprio nella sua manifestazione più ter- benedetta dal potere: si noti la "traduzione" di epistassi' nel sentimentale-
ribile, la bomba: allegorico «sangue dal naso che ti libera». La posizione di Pagliarani nei con-
fronti dello sfruttamento della scienza sarà del resto direttamente tematizzata
Cominciò studiando il corpo nero - attraverso la decostruzione dell'epistemologia popperiana - nel Doppio trit-
Max Planck all'inizio del secolo (dispute se era il principio o la fine tico di Nandi, degli anni '70, poi incluso nella Ballata di Rudi (1995): «scien-
del secolo), le radiazioni del corpo nero nella memoria za: scienza è conoscenza che includa / la garanzia della propria validità / l'op-
del 14 dicembre 1900
posto della scienza è l'opinione / caratterizzata per l'appunto dalla mancanza
bisognava supporre che quanti d'azione fossero alla base
dell'energia moltiplicata per il tempo di garanzia circa la sua validità / Dall'idea adeguata dell'essenza formale di
Elena oh le sudate carte la luce alcuni attributi di Dio / si procede alla conoscenza adeguata dell'essenza del-
è una gragnuola di quanti, provo a dirti che esiste opposizione le cose II concetto fondamentale della scienza / è quello della legge scientifica
fra macrofisica e microfisica che il mondo atomico delle particelle elementari / e lo scopo fondamentale della scienza è lo stabilimento di leggi / L'arma-
è studiato dalla meccanica quantistica - scuola di Copenaghen - mentario della scienza dimostra Kappa punto Popper nella Logica / è diretto
e da quella ondulatoria del principe di Broglie che ben presto i fisici alla falsifica / non alla verifica delle proposizioni: Nandi sembra più bello / ma
si accorsero come le due nuove meccaniche benché basate su algoritmi diffe c'è sempre il tranello / continuando a lustrare il coltello» . 30

[renti Quando non si ha satira della lingua-feticcio, accade spesso che l'uso del
siano in sostanza equivalenti: entrambe negano
linguaggio tecnico-scientifico vada in direzione espressivista, parodica o cal-
negano che possano esistere precisi rapporti di causa e effetto
affermano che non si può aver studio di un oggetto ligrafica, costituendo uno dei molti ingredienti di una lingua mescidata: ma
senza modificarlo limitando per ciò stesso l'interesse per l'eventuale ruolo specifico di figuran-
la luce che piomba sull'elettrone per illuminarlo ti o oggetti tratti dalla scienza .
31
22 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA INTRODUZIONE 23

È il caso di un grande autore come Tommaso Landolfì, che interessa qui del lirico, dominato com'è dal «carattere visionario, allucinatorio del suo modo
solo per un piccolo episodio della sua lunga carriera di narratore, ossia il rac- di guardare il mondo, supportato non di rado da personaggi nevrotici o folli»,
conto Da: «L'astronomia esposta al popolo». Nozioni d'astronomia sideronebu- come scrive con piena ragione Pier Vincenzo Mengaldo , sicché «il linguaggio
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lare, uscito in volume nella raccolta II Mar delle Blatte e altre storie (1939). 'lirico' ha il doppio compito [...] di esprimere l'ottica deviarne di costoro, vitti-
Recante in calce la data fittizia del 2051, la novella si propone di mettere alla me della società, e di porre un'esigenza di alterità 'utopistica rispetto al mondo
berlina nei toni e nei temi certa divulgazione scientifica di area positivista stesso di oggi, nelle sue forme neocapitalistiche» . A questo proposito è di uti-
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molto diffusa ancora nella prima metà del nostro secolo, e in particolare il lità esemplare il romanzo La macchina mondiale (1965), nel quale il protagoni-
noto astronomo divulgatore Camille Flammarion, ricordato «con venerazio- sta Anteo Crocioni, un contadino marchigiano, elabora un sistema utopico
ne» dall'immaginario autore del trattato di cui il racconto costituirebbe il pseudoscientifico, descritto in un trattato di cui, nellafinzionenarrativa, fanno
finale. L'andamento paternalistico-affabulatorio dell'esposizione (che si pro- parte le sezioni corsivate del testo. Questi frammenti del trattato, sotto una
pone di illustrare gli obiettivi di «quella particolare branca dell'astronomia superficie di tono parascientifico, risultano frutto del delirio paranoide del pro-
detta sideronebulare») parodizza i famigerati manuali divulgatori positivisti, tagonista-narratore. Poco oltre la metà del romanzo, Crocioni riesce a presenta-
utilizzando tra l'altro un linguaggio costellato da pseudotecnicismi di evi- re il trattato a un professore universitario di fisica:
dente natura fittizia (ad esempio le cifre: miriachilioni, pentadecalioni, cin-
quantilioni, ecc.). Si legga come esempio un breve passo: «Il sistema primario Mandai avanti poi ^POTESTÀ DELL'ESSERE: CERVELLO, con il gran-
risulta invece dalla conglobazione o coacervazione di tutte le nebulose visibili de capitolo delle analisi e delle sintesi, e dei registri articolati che stanno fra questi
invisibili e supposte, a partire dalle nebulose-basi) o cellule nebulari, quali ad due immensi campi concettuali e dentro di loro.
esempio Galassia nostra patria) per finire alle primarie e alle epitrote (o super- Citai le sezioni:
primarie o principes)» .
32
La stramberia terminologica è mezzo per porre in 1 ° ARBITRIO, BUSSOLA, SCIBILE, AMBIENTE, SPECCHIO, FAN-
ridicolo l'autore fittizio del trattato, del tutto fidente nelle magnifiche sorti TASIA: potenza ordinata estrema e scaturita dal nulla;
dominio prestigioso, enorme e derivante dal tutto.
della sua scienza, da buon positivista.
2° SAPIENZA, CULTURA, VIRTÙ, TALENTO, MENTALITÀ: linfa
Ancora un uso non referenziale dei tecnicismi si può riscontrare nella narra- universale impressa da spontaneo orgoglio; forza partorita tradotta da obbligato
tiva di Raffaello Brignetti. Nel suo più importante libro di racconti, Il gabbia- coraggio.
no azzurro , Brignetti si serve confrequenzadi tecnicismi marinari, e riporta
33 3"IDEALE, QUALITÀ, GIUDIZIO, GENIO, QUANTITÀ, CRITERIO:
addirittura la trascrizione in alfabeto Morse di comunicazioni telegrafiche: ma guida delle fatiche assunte dalla specie singola; chiave dei profitti assoluti del genere.
il linguaggio settoriale si inserisce qui in una prosa confinante con l'ermetismo 4" ANIMO COSCIENTE INTENDERE, SPIRITO RESPONSO VO-
LERE:
poetico, e - lungi dal garantire precisione denotativa - congiura, nella sua dif-
intimi e attenti desideri;
ficile comprensibilità, a significare l'illeggibilità del reale, emblematizzata dal- stimolo di fermentate e accorte passioni.
l'equoreo labirinto teatro della narrazione. 5" MORALE, MINIERA, SENTIMENTI, MATERIA, CANTIERE
Un solo accenno alla cosiddetta letteratura industriale: si ha l'impressione ISTINTIVO:
che lo scarso uso di linguaggio tecnico che si registra nelle opere più note (ad misura eterea e definita dai principi; banco di prova corporeo e ripetuto nell'infinito?^
esempio Donnarumma all'assalto di Ottiero Ottieri), non sia indifferente alla
posizione esterna con cui lo scrittore-intellettuale si avvicina alla vita di fabbri- Non pago di questa esposizione, che tende più all'idiosincrasia del linguag-
ca, cogliendone più gli aspetti sociali e sindacali, e più latamente politici, che gio poetico che alla oggettività di quello scientifico, Crocioni presenta al pro-
non quelli afferenti alla quotidiana pratica lavorativa. fessore una curiosa tavola fatta di caratteri alfabetici che compongono strut-
Un caso a parte è la narrativa di Paolo Volponi, di cui si accennava sopra. ture geometriche, per lui prova di assoluta scientificità. L'illustrazione solleva
Anche se il lavoro di fabbrica è tanto importante dal punto di vista tematico il comprensibile commento dell'interlocutore: «Questi disegni sono belli ma
nell'insieme della sua opera, non bisogna certo pensare a una intenzione mime- non mi sembrano meccanici, mi sembrano poetici» . Se questa tabella è un
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tica di stampo naturalistico: lo stile di Volponi tiene meno del romanzesco che estremo di asignificanza, è pur vero che quasi sempre in Volponi il linguag-
24 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA INTRODUZIONE 25

gio, seguendo la fecalizzazione del personaggio, registra una deformazione Italo Calvino condivide la stessa formazione positivistica di Levi, e non c'è
della realtà di tono lirico e di struttura nevrotico-psicotica - assai giocata sul- dubbio che la prima stagione della sua scrittura sia abitata da una chiara
la sintassi soluta - , lasciando così poco spazio al linguaggio tecnico corrente, volontà comunicativa. Ma è proprio nella fluidificazione del modello cono-
che costituisce il portavoce della scienza ufficiale alleata con l'oppressione scitivo - e di conseguenza della prassi linguistica di Calvino - che va indivi-
capitalistica. Nel già nominato romanzo Le mosche del capitale è particolar- duato il turning point di questo lavoro: il tecnicismo non abbandona, ma
mente evidente il ruolo "corruttorio" della lingua tecnica. Più il protagonista affianca la sua funzione referenziale con quella evocativa. Evocativa di che
Saraccini parla la lingua della comunicazione industriale, più si compromet- cosa? Innanzitutto della sfera mitica - e sia pure di un mito affrancato dalle
te con la macchina del capitale che infine lo schiaccerà: e in ogni caso il les- certezze trascendenti - , e in essa della presentificazione dell'esperienza pate-
sico tecnico è sempre sottoposto a brutali procedimenti di serializzazione o di mica: del sentire - della comprensione sentimentale - , che non elide, ma
enumerazione caotica dominata dai significanti, con il chiaro obiettivo di appunto intrama e vivifica la funzione di referenza oggettivistica della lingua.
scardinare l'ideologia che sta dietro il linguaggio. Il processo - a prescindere dall'altezza dei valori in campo - giunge alla pie-
La forma testuale dello pseudotrattato caratterizza anche il libro di esordio na maturazione con Del Giudice, in cui la energetizzazione patica della pre-
di Giorgio Manganelli, Hilarotragoedia (1964), appunto parodia di un trat- cisione del linguaggio settoriale si ritrova, oltre che nei testi, anche nell'auto-
tato di tonalità barocca. Come scriveva lo stesso Manganelli in un segnalibro comprensione dell'autore, testimoniata negli scritti di poetica.
anonimo che accompagnava la prima edizione del libro: «Il libretto che qui
si presenta è, propriamente, un trattatello, un manualetto teorico-pratico; e, 10. Si è molto dibattuto, in tutto il XX secolo, circa il ruolo della scienza e del-
come tale, ben si sarebbe schierato a fianco di un Dizionarietto del vinattie- la tecnica nella nostra vita. C'è chi ha sostenuto - ingenuamente o in malafede
re di Borgogna, e di un Manuale del floricultore» . La nekyia manganelliana
38 - che essa rappresenti il nostro felice destino di progresso, chi ha messo in luce
definisce e commenta, con anarchici elenchi di punti, concetti come «balisti- il suo legame inestricabile con la pratica del dominio (Adorno, Habermas ), 39

ca discenditiva», «adediretto» e «angosciastico». Va da sé che nulla è la pre- chi ha cercato di individuarne la ricaduta sulle strutture ontologiche
senza del linguaggio scientifico moderno, se non - in parte - nella struttura (Heidegger, Severino, Galimberti). Heidegger ha statuito che la tecnica è una
testuale che si costituisce come metastatica eversione da esso, complice anche delle modalità - la più inautentica - in cui l'essere è tratto al disvelamento: l'es-
la suggestione della trattatistica rinascimentale e barocca, molto amata da senza della tecnica sta fuori dalla tecnica stessa, nel processo di disvelamento . 40

Manganelli. Severino considera Heidegger del tutto interno al paradigma che egli stesso
vorrebbe rovesciare giusta la tesi dell'oblio dell'essere nella metafìsica occiden-
tale: per l'autore di Essenza del nichilismo il fondamento della cultura attuale è
9. Lo stesso Gadda - come si vedrà poi - impiega il linguaggio tecnico-scien-
il «nichilismo metafisico», di cui «la tecnica è la più radicale e rigorosa realizza-
tifico all'interno del suo ben noto crogiuolo plurilinguistico, in cui sono però
zione» . La tecnica conduce all'estrema nientificazione l'ente che non è sog-
41

decisive l'impronta illuministica, che lascia una forte nostalgia della corri-
getto o oggetto di produzione, formando una barriera di certezza metodica: è
spondenza parola-oggetto, e una non trascurabile petizione di principio
- afiancodella religione - una delle «due fondamentali espressioni del nichili-
naturalistica, che cagiona una forte ambiguità nella funzione stessa degli
smo metafisico» . Galimberti segue Severino quanto alla sostituzione del mez-
42

strumenti linguistici: ansia di precisazione ed esplosione moltiplicante a un


zo al fine nella tecnica moderna, ma ne rovescia in qualche modo la tesi di fon-
tempo.
do, sostenendo che se la tecnica porta potenzialmente alla nientificazione del-
L'unico autore qui preso in considerazione che pratichi un uso davvero
l'ente, essa - nella sua manifesta necessità - esige un pensiero che sia in grado
funzionalmente informativo-referenziale della lingua scientifica è senza dub-
di comprendere le nuove categorie antropologiche attraverso una vera e propria
bio Primo Levi. Ma si dovrà tenere nel massimo conto l'ipotesi - che riguar-
revisione ontologica: da questo ampliamento della psiche dovrebbe scaturire la
da poi tutta la struttura ad alto tasso di artificio ordinante della sua lingua -
possibilità di un nichilismo attivo capace se non di dominare la tecnica, alme-
che l'ordine sia in misura non secondaria una maschera di protezione, da cui
no di controllare il dominio che essa esercita. Il che consegna all'uomo una for-
di quando in quando emerge il rimosso temuto e desiderato.
te misura di responsabilità etica .
43
26 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA INTRODUZIONE 27

Ora, se la posizione di Galimberti non finisce di convincere quanto alla Ecco, si può ben dire che i quattro autori di cui ci si occupa in questo libro
soluzione (la "revisione" delle categorie), essa ha almeno il merito di tenere in siano entrati nella tana del lupo. Hanno usato proprio quel settore della lin-
conto il rapporto tra tecnoscienza e politica. È questo infatti il nodo decisi-
44
gua, il linguaggio scientifico, che più coadiuva la tecnica nella sua operazione
vo, anche dal nostro punto di vista - quello della lingua. Bisognerebbe anestetica (in vari sensi) sulla società odierna. Sono entrati nella tana del lupo
insomma capire se la tecnica è controllata dalla politica (e dall'economia), o con pregiudizi e attese diversi, chi iniziando con fiducia nella fattualità asso-
se è invece essa stessa a determinare, in modo ormai inevitabile, le decisioni luta della tecnica - come Levi - , chi ancora avvinto alla visione naturalistica
politico-economiche . Una tecnica costituita in produzione automotivata è,
45 della letteratura - come Gadda - , chi destinato a mutare per via la sua deter-
in effetti, la fine della politica, e sarebbe anche la censura dell'opera d'arte e minazione razionalistica - come Calvino - , chi partendo da un autocoscien-
della lingua non meramente funzionale a una informatività per altro tauto- te trascendimento del mero oggettivismo - ed è questo il caso di Del Giudice.
logica. La lingua oggettivistica del formalismo empirico è - in virtù della sua Tutti però hanno scoperto, nel servirsi di quel mezzo, che dietro a esso, nelle
pericolosa, anche e soprattutto politicamente, idolatria della fattualità - del sue armoniche connotative, si trova il mondo-della-vita, il sentire condiviso
tutto inservibile per la scrittura letteraria. Ciò che è più grave è la sua distan- delle correnti patiche, prima di tutto la sofferenza dell'uomo finito travaglia-
za dalla sfera patica (aristotelicamente, dai pdthe), dalla corrente vitale dei to da una scienza che pretende di trascenderlo come verità assoluta. Aver otte-
sentimenti: in breve, la sua distanza dal «mondo-della-vita», cui viene sovrap- nuto questo risultato, diciamo così, "in trasferta" ci conferma nell'idea che la
posto l'«abito ideale» della matematizzazione, secondo la critica di Husserl grande letteratura possa e debba tenere sveglio lo spirito critico della società.
all'assolutizzazione della verità scientifica memorabilmente espressa nella
Crisi delle scienze europee* . In questa direzione la lingua della letteratura può
6
11. «Tiger! Tiger! burning bright / In the forests of the night, / What immor-
intervenire come antidoto (come «contre-savoir», direbbe Meschonnic ) 47
tai hand or eye / Could frame thy fearful simmetry?» si chiedeva William
risvegliando la risonanza patemica ed etica presente in qualunque linguaggio. Blake. La simmetria - icona stessa della mondo letto more geometrico dalla
La lingua della letteratura ha il compito di presentifìcare quello che una cer- scienza classica - è una possibilità della lingua. Simmetria tra mondo feno-
ta visione della scienza - o forse, inevitabilmente, la tecnoscienza stessa per menico e mondo scritto, simmetria tra parola e oggetto, simmetria nella
come si è configurata - vorrebbe obliterare: il mondo-della-vita, la passione, struttura stessa del testo. La simmetria, quand'anche la si avvicini con fidu-
prima di tutto la sofferenza e il dolore. Ha scritto con profonda acutezza cioso spirito razionalista, lascia sempre un forte margine di inquietudine,
Salvatore Natoli: «Tra ciò che gli uomini si aspettano e ciò che li colpisce esi- perché, come tutte le strutture rigide, è distante dalla fluidità del mondo-del-
stono sempre scarti imprevedibili che cambiano da un momento all'altro il la-vita. Può però essere animata, attraversata dalle correnti del sentire: la sua
panorama dell'esistenza. La tecnica consente l'occultamento del dolore, ma è lingua diventa allora viva, anche se magari rischia di impaniarsi nel groviglio
anche vero che il dolore dà scacco alla tecnica. La tecnica è l'unica dimensio- della complessità.
ne in cui l'uomo contemporaneo pensa il suo successo, o quantomeno riesce Lo scrittore che decide di avvicinarsi ai concetti e alla lingua della scienza, si
a prospettarsi il suo movimento, ma la tecnica può fallire. Anzi si dà il caso comporta come il vecchio poeta della carità romana di Zanzotto, dalla poesia
che molto spesso fallisca. Fallisce localmente e non come disegno di civiltà, posta in epigrafe. Vuole rischiare, guardare negli occhi il sogno della ragione e
ma fallisce. Ma la vita degli uomini è una sola e se essi sono uguali lo sono i suoi possibili mostri, abbeverarsene e cercarvi un orizzonte di senso: «Nel
per l'irripetibilità della loro vita. L'individuo sa e dice: se la tecnica fallisce per nostro tempo la poesia subisce un processo che rasenta l'emarginazione (anche
me, essa è per sempre e definitivamente fallita. L'uomo contemporaneo se non sparirà mai del tutto). Essa viene da una figura di reietto, necessitato ad
conosce tutto questo, percepisce il rumore di fondo della sofferenza anche se assorbire e a saturarsi delle velenose forze che tendono ad ottenebrare la fisio-
essa è tolta dalla scena ed è occultata. La sofferenza trapela e forza la congiu- logia stessa del sussistere. I l padre velenoso in quanto possibile interprete dei
ra del silenzio che le molteplici, civili, e costruttive attività del giorno copro- veleni attuali e dei loro linguaggi genererà un ghost, una "figlia" che gli rinvierà
no con il loro rumore produttivo e fecondo. Ma l'eco sorda del dolore l'uo- col suo latte malsano l'insieme ingigantito dei suoi mali. Eppure... Se questo
mo contemporaneo se la porta dentro, la vive nella forma dell'inquietudine, scambio in qualche modo si verifica, come in certi paradossi presenti nelle rea-
se la tiene nel cuore come ansia» *.
4 zioni chimiche, forse qualche luce shocking può apparire ». 43
28 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA INTRODUZIONE 29

Note 1988-89, Padova, Cedam, 1990; Maurizio Gotti, I linguaggi specialistici, Firenze, La Nuova
Italia, 1991; Alberto A. Sobrero, Lingue speciali, in Introduzione all'italiano contemporaneo, a
1. Charles Snow, The two cultures: and a second look. An expanded version of the two cura di A.A. Sobrero, 2 voli., Roma-Bari, Laterza, 1993, voi. II {La variazione e gli usi), pp.
Cultures and the scientific revolution, Cambridge, Cambridge University Press, 1963, in it. Le 237-277; Pier Vincenzo Mengaldo, // Novecento, in Storia della lingua italiana, a cura di
due culture, Milano, Feltrinelli, 1964. Francesco Bruni, Bologna, il Mulino, 1994 (cap. Ili, Lingue speciali). La descrizione che occu-
2. Tra i contributi stranieri più significativi si possono citare: Herman Heissenbuttel, perà questo e i prossimi paragrafi è in particolare debitrice del lavoro citato di Michele
Literatur und Wissenschafì, in «Akzente», XII, 2, aprile 1965, poi - in forma più sintetica - nel Cortelazzo.
volume Uber Literatur, Olten und Freiburg im Breisgau, 1966, con il titolo 13 Hypothesen 7. Si accetta qui la distinzione di Mengaldo {IlNovecento, cit., p. 37) tra lingue speciali, cioè
tibtr Literatur und Wissenschafì ab vergleichbare Tàtigkeiterr, Aldous Huxley, Literature and sottocodici dotati di lessico particolare e tratti caratteristici a livello morfosintattico e di orga-
Science, London, Chatto & Windus, 1963, in it. Letteratura e scienza, trad. di Corrado nizzazione testuale, e lingue settoriali, contaddistinte da una scelta lessicale e da formule sin-
Pavolini, Milano, il Saggiatore, 1965. tattiche e testuali, ma prive di un lessico specialistico; tale distinzione segue, nella sostanza se
3. «Paese Sera Libri», 5 febbraio 1965, poi in Elio Vittorini, Per un'assunzione di responsa- non nella terminologia, le soluzioni proposte da Berruto (Sociolinguistica dell'italiano contem-
bilità umanistiche da parte della cultura scientifica, «il menabò», 10, 1965, p. 49. poraneo, cit., pp. 155-56) e Cortelazzo (Le lingue speciali, cit., pp. 7-8). Si aggiunga che secon-
4. Sul rapporto tra letteratura e scienza, soprattutto nel Novecento italiano, si possono do Mengaldo, a queste condizioni, soltanto il linguaggio della scienza e della tecnica e quello
vedere Rosario Assunto, L'automobile di Mallarmé e altri ragionamenti intorno alla vocazione dello sport possono dirsi lingue speciali.
odierna delle arti, Roma, Ed. dell'Ateneo, 1968; Letteratura e scienza, a cura di Andrea 8. Questa definizione, come precisa Cortelazzo, è fortemente debitrice di quella presente
Battistini, Bologna, Zanichelli, 1977; Letteratura e scienza nella storia della cultura italiana. in Gaetano Berruto, La sociolinguistica, Bologna, Zanichelli, 1974, p. 68.
Atti del IX congresso A.I.S.L.L.L (Palermo, Messina, Catania, 21-25 aprile 1976), Palermo, 9. Cfr. in particolare Cortelazzo, Le lingue speciali, cit.
Manfredi, 1978; Mario Petrucciani, Scienza c letteratura nel secondo novecento, Milano, 10. Berruto, Sociolinguistica dell'italiano contemporaneo, cit., p. 154.
Mursia, 1978; Ezio Raimondi, La strada verso Xanadu, in Scienza e letteratura, Torino, 11. Ad es. il megacolon congenito viene chiamato anche morbo di Hirschsprung, malattia di
Einaudi, 1978; Andrea Battistini, Letteratura e scienza, in Letteratura italiana contemporanea, Ruysch, malattia di Battini-Hirschsprung, malattia di Mya. La splenomegalia mieloide idiopati-
diretta da Gaetano Mariani e Mario Petrucciani, 4 voli., Roma, Lucarini, 1979-87, voi. Ili ca gode di ben dodici sinonimi in inglese, tredici in tedesco e trentuno in francese. Cfr.
(1982); Konflikt der Diskurse. Zum Verhàltnis von Literatur und Wissenschafì im modernen Emanuele Djalma Vitali, // linguaggio delle scienze biomediche in Atti del li Convegno naziona-
Italien, a cura di Helene Hart, Susanne Kleinert, Birgit Wagner, Tubingen, Stauffenburg, le «Illinguaggio della divulgazione», Milano, Selezione del Reader's Digest, 1983. Tale dovizia
1991; utilmente consultabili sono anche Anima ed esattezza. Letteratura e scienza nella cultu- di sinonimi sussiste nonostante esista una classificazione internazionale delle malattie elabora-
ra austriaca tra '800 e '900, a cura di Riccardo Morello, Casale Monferrato, Marietti, 1983; ta e costantemente aggiornata dall'O.M.S.; nomenclature internazionali stabilite da commis-
Estetica 1995. Le arti e le scienze, a cura di Stefano Zecchi, Bologna, il Mulino, 1996. sioni esistono anche per altre discipline: più che centenario è il sistema I.U.P.A.C. per la chi-
5. Per la verità sarebbe più preciso dire: i diversi linguaggi tecnici e scientifici. mica (cfr. Altieri Biagi, La lingua italiana e i linguaggi tecnici e speciali, cit., pp. 101-102).
6. Gli studi circa le lingue speciali nell'area linguistica italiana si sono moltiplicati negli ulti- 12. Alcunifilosofidella scienza di posizione relativista (Rorty ad es.) sarebbero pronti a soste-
mi vent'anni, coprendo parzialmente un considerevole vacuum preesistente. In particolare la nere che i termini scientifici abbiano estensioni di significato diverse e incommensurabili tra
prima parte di questo capitolo si basa sui seguenti contributi: Gian Luigi Beccaria, Linguaggi loro, giungendo a fare della verità una nozione intrateorica, in caso di antirealismo radicale.
settoriali e lingua comune, in / linguaggi settoriali in Italia, a cura di G.L. B., Milano, Bompiani, Riesce opportuna l'obiezione di Hilary Putnam: «E risaputo che l'operazionismo stretto non rie-
1973, pp. 7-59; Marzio Porro, / linguaggi della scienza e della tecnica, in / linguaggi settoriali in sce a spiegare con successo l'uso effettivo dei termini della scienza o del senso comune. Versioni
Italia, cit., pp. 181-206; Maria Luisa Altieri Biagi, La lingua italiana e i linguaggi tecnici e spe- più morbide dell'operazionismo [...], anche se non Io spiegano, concordano con l'uso scientifi-
ciali, nel volume collettaneo Italiano d'oggi. Lingua non letteraria e lingue speciali, Trieste, co effettivo [...], ma a costo di fare della comunicabilità dei risultati scientifici un miracolo. E fuo-
LINT, 1974; Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell'italiano contemporaneo, Roma, La Nuova ri discussione che gli scienziati usino i termini come se i criteri relativi fossero non condizioni
Italia Scientifica, 1987, pp. 154-168; Maurizio Dardano, Linguaggi settoriali e processi di rifor- necessarie e sufficienti, bensì caratterizzazioni approssimativamente corrette di un qualche mondo
mulazione, in Wolfgang Ulrich Dressler etalii, Parallela 3. Linguistica contrastiva/Linguaggi set- di entità indipendenti dalle teorie, e che parlino come se le più recenti teorie in una scienza
toriali/Sintassi generativa. Atti del IV incontro italo austriaco dei linguisti (Vienna, 15-18 set- matura fossero, in generale, descrizioni migliori delle stesse entità a cui si riferivano le teorie pre-
tembre 1986), Tubingen, Narr, 1987; Id., / linguaggi scientifici, in Storia della lingua italiana, cedenti. È mia opinione che l'ipotesi che ciò è giusto è la sola ipotesi in grado di spiegatela comu-
a cura di Luca Serianni e Pietro Trifone, 3 voli., Torino, Einaudi, 1993-1995, voi. II (1994), nicabilità dei risultati scientifici, la chiusura delle teorie scientifiche accettabilirispettoalla logi-
pp. 497-451 ; Michele Cortelazzo, Le lingue speciali, in Lingue speciali. La dimensione verticale, ca del primo ordine, e molte altre caratteristiche del metodo scientifico». Il passo è tolto da
Padova, Unipress, 1990 , ma - con il titolo Italienisch: Fachsprachen/Lingue speciali - già in
2 Hilary Putnam, The meaning of «meaning» [1975], in Mind, language and reality, Cambridge,
Lexicon der Romanistischen Linguistik, a cura di Gunter Holtus, Michael Metzeltin, Christian Cambridge University Press, 1975, in it. Il significato di «significato», in Mente, linguaggio e
Schmitt, Tubingen, Niemeyer, 1988; Francesco Sabatini, Analisi del linguaggio giuridico. Il realtà, trad. di Roberto Cordeschi, Milano, Adelphi, 1987, pp. 239-297, alla p. 261. Si veda
testo normativo in una tipologia generale dei testi, in AA. W . , Corso di studi superiori legislativi anche, almeno, in trad. it., Id., Il desiderio d'oggettività, in Realismo dal volto umano, Bologna, il
Mulino, 1995. Putnam ritiene che relativismo e realismo metafisico riduzionista siano viziati
30 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA INTRODUZIONE 31

allo stesso modo dalla necessità di un punto di vista assoluto ed esterno alla realtà: a essi con- quato. Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale, Milano, Bollati
trappone un realismo antiriduzionista che non distingue tra fatto e valore (il "realismo interno"). Boringhieti, 1992, pp. 138-141.
13. Luca Serianni, Lingua medica e lessicografia specializzata nel primo Ottocento, in La 29. Cito da Elio Pagliarani, Poesie da recita. La ragazza Carla. Lezione di fisica e Fecaloro.
Crusca nella tradizione letteraria e linguistica italiana. Atti del Congresso Internazionale per il Dalla ballata di Rudi, a cura di Alessandra Briganti, Roma, Bulzoni, 1985, pp. 91-92.
IV centenario dell'Accademia della Crusca (Firenze, 29 settembre-2 ottobre 1984), Firenze, 30. Elio Pagliarani, La ballata di Rudi, in 1 romanzi in versi, Milano, Mondadori, 1997, p. 109.
Accademia della Crusca, 1985, poi in L. S., Saggi di storia linguistica italiana, Napoli, 31. Un caso a parte di uso non espressionistico, ma neppure referenziale, è quello dello
Morano, 1989, pp. 77-139, alla p. 105. scrittore-ingegnere Leonardo Sinisgalli, infaticabile auspice del legame tra le due culture: alcu-
14. Esempi tratti da Cortelazzo, Le lingue speciali, cit., p. 12. ni suoi scritti degli anni '30-'40, di natura saggistico-autobiografica (in particolare Quaderno
15. Esempio citato ivi, p. 17. di geometria), vertono su temi scientifici, considerati però dal punto di vista storico o in rap-
16. Tale almeno è la condivisibile opinione di Francesco Sabatini (Analisi del linguaggio porto ad arte e filosofìa, con parco uso di linguaggio scientifico e senza alcuna propensione
giuridico, cit., pp. 697-698). narrativa. Questi scritti sono stati raccolti nel volume Furor mathematicus, uscito presso
17. La forma passiva riveste anche una funzione rilevante dal punto di vista pragmatico, in Urbinati nel 1944, poi in edizione accresciuta da Mondadori nel 1950, e ora in Leonardo
quanto consente di «tematizzare il processo, il fatto o l'azione di cui si è trattato nella frase pre- Sinisgalli, Furor mathematicus, Firenze, Ponte alle Grazie, 1992.
cedente, garantendo quindi una più funzionale e naturale progressione delflussodelle infor- 32. Il Mar delle Blatte e altre storie, in Tommaso Landolfì, Opere I (1937-1959), a cura di
mazioni». Cosi Gotti, / linguaggi specialistici, cit., p. 98.
Idolina Landolfì, voi. 1, Milano, Rizzoli, 1991, p. 230.
18. Talerigiditàva però intesa come flessibile nel tempo. Inoltre ogni epoca vede l'affermazio- 33. Torino, Einaudi, 1967.
ne di nuovi tipi testuali (tra i più recenti il rapporto, l'appunto, {'abstract). Cfr. Sobrero, Lingue spe- 34. Mengaldo, Il Novecento, cit., p. 180.
ciali, cit., p. 252. Si veda anche Sabatini, Analisi del linguaggio giuridico, cit. 35. Ibidem.
19. Questa terminologia tedesca è usata da Cortelazzo (Le lingue speciali, cit., pp. 20-21), 36. Paolo Volponi, La macchina mondiale, Torino, Einaudi, 1965, p. 117.
che si rifa a Hahn e Ischreyt. 37. Ivi, p. 118.
20. Cfr. Putnam, Il significato di «significato», cit., pp. 251-253 38. Si cita dalla copertina di Giorgio Manganelli, Hilarotragoedia, Milano, Adelphi, 1987.
21. Cfr. ivi e Id., Is semanticspossible?e Explanation and reference, in Mind, language and 39. Mi riferisco, ovviamente, a Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, Dialektik der
reality, cit., in it. Mente, linguaggio e realtà, cit. Aufklarùng(ì947), in it. Dialettica dell'illuminismo, tr. it. di Renato Solmi, Torino, Einaudi,
22. Oltre agli studi già citati, si possono vedere: il consuntivo di Maria Corti all'inchiesta 1966, e a Jiirgen Habermas, Theorie undPraxis (1971), in it. Prassi politica e teoria critica del-
Come parleremo domani?, pubblicata in diversi numeri del 1965 di «La Fiera letteraria», poi in la società, Bologna, il Mulino, 1973.
La nuova questione della lingua, a cura di Oronzo Parlangeli, Brescia, Paideia, 1971; Cesare 40. Martin Heidegger, Die fiage nach der Technik (1954), in it. La questione della tecnica,
Segre, La nuova «questione della lingua», in «La Battana», maggio 1966, poi in La nuova que-
in Saggi e discorsi, trad. di Gianni Vattimo, Milano, Mursia, 1976, pp 5-27.
stione della lingua, cit.
41. Emanuele Severino, Essenza del nichilismo, Milano, Adelphi, 1982 (II ed.), p. 196.
23. Fra i tratti sintattici transitati nel passato dalla lingua scientifica a quella comune è utile 42. Ivi, p. 197
ricordate, in generale, l'esemplare linearità sintattica di cui si servivano Galileo e i galileiani, 43. Umberto Galimberti, Psiche e techne. L'uomo nell'età della tecnica, Milano, Feltrinelli, 1999.
oltre a diversi costrutti specifici innovativi da loro impiegati, per i quali cfr. Marcello Durante, 44. Il termine è usato nel senso definito da Bruno Latour in Science in action. Houi to fal-
Dal latino all'italiano moderno, Bologna, Zanichelli, 1981, pp. 188-90. lout Scientists andEngineers through Society ( 1987), in it. La scienza in azione. Introduzione alla
24. Cfr. Maurizio Dardano, Il linguaggio dei giornali italiani, Bari, Laterza, 1973, nuova sociologia della scienza, trad. di Silvio Ferraresi, Torino, Edizioni di Comunità, 1998, pp. 235-
ed. ampliata: 1981 (cap. VIII, Il sottocodice tecnico-scientifico). 236. La tecnoscienza, cioè, descrive «tutti gli elementi legati ai contenuti scientifici, non
25. Edmondo De Amicis, L'idioma gentile, Milano, Treves, 1905.I906 . Le opinioni di
2
importa quanto siano puri, inattesi o estranei».
De Amicis sonoricordateda Porro, / linguaggi della scienza e della tecnica, cit., p. 84. 45. Una illuminante discussione del problema è contenuta nell'ottimo saggio di Fabrizio
26. Infiniti potrebbero essere gli esempi: si va dai pretensionatori delle cinture di sicurezza Desideri, // vincolo mimetico. Benjamin e la questione della tecnica, in // fantasma dell'opera.
di un'automobile ai radicali liberi di una crema anti-rughe. Cfr. Maria Corti, Il linguaggio del- Benjamin, Adorno e le aporie dell'arte contemporanea, Genova, il melangolo, 2002, pp. 133-154.
la pubblicità, in / linguaggi settoriali in Italia, cit., pp. 119-139. Dall'epoca dell'articolo della 46. Edmund Husserl, Die Krisis der europàischen Wissenschaften und die transzendentale
Corti il fenomeno è però notevolmente cresciuto. Phànomenologie (1954), in it. La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, pre-
27. E il caso, in particolare, di un'abitudine comune a molti giornalisti, seguaci di tale fazione di Enzo Paci, trad. di Enrico Filippini, Milano, il Saggiatore, 1961, p. 80.
moda epressiva, che per altro coabita con la volontà di conferire al giornale una connotazione 47. Henri Meschonnic, La poesie comme contre-savoir, in Politique du rythme. Politique du
di efficienza, precisione e modernità. Cfr. Dardano, Il linguaggio dei giornali italiani, cit., pp. sujet, Paris, Verdier, 1995, pp. 168-184.
213-214 e p. 217.
48. Salvatore Natoli, L'esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale,
28. Giinther Anders, Die Antiquiertheit des Menschen. II. Uber die Zerstòrung des Lebens im Milano, Feltrinelli, 1986, pp. 379-380.
Zeitalter der dritten industriellen Revolution, Miinchen, Oscar Beck, 1987, in it. L'uomo è anti-
49. Andrea Zanzotto, nota a OGMÌ, III parte di Da Carità romane, in Sovrimpressioni,
Milano, Mondadori, 2001, p. 46.
La scienza del dolore
Il linguaggio tecnico-scientifico nel Gadda narratore*

1. // nesso lingua-conoscenza secondo l'ingegnere-filosofo

Nel 1953 Gadda — come collaboratore del Terzo Programma radiofonico


della R.A.I. - si trova a compilare un prontuario di Norme per la redazione di
un testo radiofonico. In questo bizzarro documento l'ingegnere ormai in pen-
sione offre un catalogo antifrastico dei modi del suo stile. Ecco il punto dedi-
cato al lessico:

Evitare le parole desuete, i modi nuovi o sconosciuti, e in genere un lessico


e una semantica arbitraria, tutti quei vocaboli o quelle forme del dire che non
risultino probabilmente e sicuramente afferrabili. Figurano tra essi:
a) i modi e i vocaboli antiquati;
b) i modi e i vocaboli di esclusivo uso regionale, provinciale, municipale;
c) i modi e i vocaboli, talora arbitrariamente introdotti nella pagina, della
supercultura (p. e. della supercritica), del preziosismo e dello snobismo;
d) i modi e i vocaboli delle diverse tecniche; della specializzazione;
e) i modi e i vocaboli astratti. [Sd 1090]

Nel raccomandare ai suoi colleghi della R.A.I. una lingua dalla monastica
veste denotativa - con una sorta di ironica autofustigazione punto per pun-

* Le opere di Gadda sono citate dall'edizione dei Libri della Spiga di Garzanti (i singoli luo-
ghi saranno citati con l'abbreviazione seguita dal numero di pagina): Romanzi e racconti I, a
cura di Raffaella Rodondi, Guido Lucchini, Emilio Manzoni, Milano, Garzanti, 1988, 1993
(terza edizione variata e aggiornata), da cui si citano La Madonna dei Filosofi [MF], Il castello
di Udine [CU], L'Adalgisa [A]; Romanzi e racconti II, a cura di Giorgio Pinotti, Dante Isella,
Raffaella Rodondi, Milano, Garzanti, 1989, 1994 (seconda edizione aggiornata), da cui si cita-
no Querpasticciaccio brutto de via Merulana [P], La meccanica [M], Accoppiamenti giudiziosi
[Ag], Racconti dispersi [Rd\ ; Saggi giornalifavole e altri scritti I, a cura di Liliana Orlando, Clelia
Martignoni, Dante Isella, Milano, Garzanti, 1991, da cui si citano / viaggi la morte [Vm],
Scritti dispersi [Sd\ ; Scritti vari e postumi, a cura di Andrea Silvestri, Claudio Vela, Dante Isella,
Paola Italia, Giorgio Pinotti, Milano, Garzanti, 1993, da cui si citano Pagine di divulgazione
tecnica [Pdt], Racconto italiano di ignoto del novecento [Ri], Meditazione milanese [Mm].
Inoltre si citerà da La cognizione del dolore, Introduzione e commento di Emilio Manzotti,
Torino, Einaudi, 1987 [C] e Azoto e altri scritti di divulgazione scientifica, a cura di Andrea
Silvestri, Milano, Scheiwiller, 1986 [Azoto].
34 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA D E L L A LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 35

to, ma non senza la fiducia nella funzione comunicativa della lingua d'uso - , In sintesi Gadda mette in rilievo, prima, la natura collettiva dell'elaborazione
lo scrittore esclude dal lessico utilizzabile nella comunicazione radiofonica di quanto egli chiama «materiale espressivo» nel comune sforzo indirizzato a
anche i tecnicismi (punto d). Ma questa esclusione-inclusione non è che uno un fine di utilità comunicativa: «Le parole tecniche "attraccare", "ipoteca",
dei capitoli finali di una storia lunga e articolata. "rotóre" sono accettate non da molti: da tutti» ( Vm 479). Dal momento poi
La familiarità di Gadda con il lessico delle scienze e delle tecniche va posta che «L'elaborazione espressiva, nell'ambito proprio d'una tecnica determina-
in ovvia relazione con i suoi studi da ingegnere elettrotecnico presso il Poli- ta, morde "in corpore veritatis" - e cioè lavora sui fatti, sugli atti, sulle cose,
tecnico di Milano e con la successiva pratica lavorativa . Parallelamente, fin
1 sulle relazioni, sulla esperienza insomma» {ibidem), essa - organizzandosi in
dai primi tempi il linguaggio tecnico-scientifico è stato uno dei componenti codice di comunicazione - si muove «con avanguardia degli sforzi euristici
della prosa gaddiana sul piano del lessico. La miscela lessicale trova il suo verso il nuovo, il più esatto, il più proprio, il più rapido, il più conveniente»
impiego in quella operazione stilistica cui gli studiosi attribuiscono concorde- {ibidem). Ogni linguaggio speciale ha dietro di sé una storia che deriva dalla
mente il nome di "espressionismo" , e che consiste nella mescidazione dei tan-
2 sua prossimità all'esperienza concreta, e di tale storia, con i suoi echi incro-
ti ingredienti in una prosa dalla sintassi costantemente complessa e spezzetta- ciati, l'utente del linguaggio è in genere ignaro, in conformità con i suoi inte-
ta («il pianto dura, ma il singhiozzo è intermittente», ricorda Gianfranco ressi di immediata utilità, che seguono il veloce progresso della tecnica: ne
Contini ), sovente ellittica e brachilogica, sostenuta da una «qualità lirica del
3 deriverà dunque una scrittura magari priva di armoniche, ma contraddistin-
temperamento» che costituisce la «ragione più radicale del frammento narra- ta da una vivida nitidezza che lo scrittore mediocre potrebbe persino invidia-
tivo» . E - sempre secondo Contini - l'inconcludenza diegetica di Gadda e la
4 re. Ma come agisce il vero scrittore, di fronte al materiale grezzo della tecni-
sua strenua ricerca stilistica sono in stretto rapporto di interdipendenza: «la ca? Così Gadda: «L'artista può ricreare la materia delle tecniche (materia
sua narrativa tiene meno del romanzo tradizionale, inclusa l'appendice neo- come pesantezza concreta di situazioni espressive già definite accettate,
realistica, che delpoeme enprose» {ibidem). Occorre d'altronde considerare allo epperò in senso platonico e forse un tantino bergsoniano) annichilandola e
stesso tempo la costante tendenza dell'autore a porre in rilievo la sostanza al rifacendola per conto suo» {Vm 485). Naturalmente questa disgregazione
fondo naturalistica della sua narrazione , che rimane comunque lontana dal
5 deve essere sostenuta da adeguate ragioni, per non riuscire in un tour de force
divertissement adagiato sull'uso di meri espedienti stilistici. squisitamente stilistico. Lo scrittore può quindi «assumere posizione estetica
volutamente, consciamente evasiva rispetto a quella medesima tecnica [quel-
Il pigmento tecnico-scientifico nella ricetta espressionista segna anche la
la di cui aveva deciso di servirsi], posizione che o ne riemendi i risultati, o li
riflessione saggistica dello scrittore: già nel '29 Gadda era intervenuto a pro-
riassuma nello scorcio della prospettiva, o li releghi nell'indistinto, o loro
posito delle potenzialità mitopoietiche della tecnica nell'universo letterario
deneghi validità nell'affermazione di contrastanti valori. Uno xilografo che
con uno scritto su «Solaria», Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecni-
rappresenti una locomotiva, non la disegnerà certo chiodo per chiodo, quale
che. Questo saggio, per altro la sua prima pubblicazione teorica di peso dopo
è consegnata nelle tre proiezioni ortogonali dentro l'archivio dell'ufficio tec-
l'ugualmente solariana Apologia manzoniana, non si sofferma soltanto sul-
nico, presso la casa costruttrice. Potrà lo xilografo non vedervi le ruote, ma
l'apporto direttamente lessicale dei linguaggi speciali, ma più in generale sul-
un'omerica nebula, preso com'è nell'impeto di raffigurare la corsa trasvolan-
la «questione de' materiali, cioè delle figure espressive, che le diverse tecniche
te. Non potrà però munire quella trionfante macchina di ruote quadrate»
apportano spaventosamente al magazzino del povero diavolo: dello scrittore:
( Vm 486). In questo caso l'attività rielaboratrice dello scrittore è governata da
come se al buio botteghino d'un allampanato "bouquiniste" arrivassero a un
un fine conoscitivo, lo stile procede dallo sforzo interpretativo, come viene
tratto quaranta furgoni di Gondrand carichi d'ogni montagna di casse e di
ribadito nella proposizione saliente del saggio: «il compito del disintegrare e
cubi, da non saper più dove incantonarli» . La lingua delle tecniche è da
6

del ricostruire l'espressione emana dalla funzione stessa della conoscenza: è


Gadda sentita precipuamente come veicolo di precisione espressiva, sicché lo
euresi, è attività connaturata alla costruzione gnoseologica» {Vm 487). E il
scrittore che ne facesse uso soverchio potrebbe esporsi al rischio di diventare
vocabolo-spia «euresi» ritorna in forma aggettivale nella conclusione dello
«Enciclopedia», io «scrittore Larousse» (ivi, 478). A dimostrare l'infondatezza
scritto che ribadisce con più solenne icasticità la tesi appena esposta: «Tutta la
di questa ipotesi è destinato tutto il resto dello scritto gaddiano, impostato su
questione d'altronde, come da qualche accenno s'è visto, si riconnette e
una dialettica hegeliana scandita da passaggi non tutti di eguale perspicuità.
36 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA D E L L A LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 37

subordina ad altre e diverse e prima forse ad una, ch'è grama quant'altre: se bandiera: fiamme in chiesa, diavolo al convento: s'è sfondato il setaccio [in
l'attività estetica sia realmente prescissa, come da taluni nobilmente è stato nota: «De Cruscanti»]. Non è immanente ai millenni, il vocabolo: non è
affermato, dai momenti che sogliamo chiamare prammatici dell'esser nostro querce, è una muffa: è un prurito dei millenni» {ibidem). Ancora più avanti
o se nel fondo cupo d'ogni rappresentazione sia ritrovabile ancora quello stes- questa posizione verrà ribadita ed estremizzata nel dialoghetto premesso alla
so germine euristico che è la sintesi operatrice del reale» (Vm 488). prima edizione in libro del 1963 di La cognizione del dolore con il titolo
Nel saggio solariano, dunque, si può cogliere allo stato embrionale quel pro- L'editore chiede venia del recupero chiamando in causa l'Autore (dello stesso
gramma di deformazione stilistica che solo più avanti muoverà compiutamente anno 1963, e quindi successivo di circa vent'anni alla prima redazione di Q,
la scrittura gaddiana, a quei tempi ancora per molta parte invescata nella tem- dove la deformazione stilistica del testo viene sempre meno attribuita all'a-
perie bellettristica di cui proprio «Solaria» è una delle palestre più frequentate .
7
zione distorcente dell'autore sulla realtà conosciuta e ritratta, trovando piut-
Quanto alla natura euristica della rappresentazione letteraria, Le belle let- tosto origine in una perenne disfunzione e asistematicità insita nel reale stes-
tere e i contributi espressivi delle tecniche va messo in rapporto diretto con la so (ovvero le due ipotesi, scemando la fiducia nella razionalità del soggetto
posizione filosofica di Gadda rintracciabile nei quaderni della Meditazione conoscente, tendono a identificarsi, esponendo sempre più la narrazione alla
milanese, l'atipica opera speculativa che Gadda affianca nel 1928 agli abboz- casualità e alla dispersione nel dedalo dei possibili): «il barocco e il grottesco
zi per la tesi di laurea in filosofia su Leibniz . Mm intende dimostrare che «il
9
albergano già nelle cose, nelle singole trovate di una fenomenologia a noi
flusso fenomenale si identifica in una deformazione conoscitiva, in un "pro- esterna: nelle stesse espressioni del costume, nella nozione accettata "comu-
cesso" conoscitivo. Procedere, conoscere è inserire alcunché nel reale, è, quin- nemente" dai pochi o dai molti: e nelle lettere, umane o disumane che siano:
di, deformare il reale» {Mm 862-863). Il processo di «euresi», pur nella sua grottesco e barocco non ascrivibili a una premeditata volontà o tendenza
autonomia, comporta che l'atto conoscitivo modifichi la realtà: sicché, data espressiva dell'autore, ma legati alla natura e alla storia [...] talché il grido
la costante naturalistica insita nella narrativa gaddiana, lo scrittore impegna- parola d'ordine "barocco è il G.!", potrebbe commutarsi nel più ragionevole
to nella rappresentazione del reale (e quindi, per previa necessità, nella sua e più pacato asserto "barocco è il mondo e il G. ne ha percepito e ritratto la12

conoscenza) è condotto alla deformazione consustanziale all'atto conosciti- baroccaggine"» (C480-482).


vo, attivo intervento sui realia che assume sulla pagina evidenza stilistica (e si Risulta ormai evidente come l'espressionismo gaddiano sia radicato in un
comprendono cosi meglio le radici gnoseologiche della deformazione stilisti- groviglio gnoseologico, sul quale le armi congiunte delle risorse stilistiche
ca teorizzata nel saggio su «Solarla»). Anni dopo, nel saggio Come lavoro usci- lanciano il loro assalto interpretativo, destinato a selezionare una catena di
to su «Paragone» nel 1949, Gadda fornirà una felice sintesi del processo sopra significati, destando - nel rispetto della molteplicità del reale - il maggior
descritto, maggiormente orientata sul piano dello stile. Anche in questa occa- numero di «armoniche, cioè riferimenti profondi» possibili. A questo ten-
13

sione l'attenzione è puntata sull'iceberg di relazioni storiche che sottostà a tativo concorre, tra gli altri fenomeni, - ed eccoci tornare al primo obiettivo
ogni parola (si direbbe - bachtinianamente - che se ne metta in luce la plu- - il ricorso al lessico tecnico-scientifico, usato da Gadda proprio in direzione
ridiscorsività ), per poi ribadire la possibilità per lo scrittore di giocare con la
10
contraria alla auspicata (dagli scienziati) nudità denotativa, e sfruttando inve-
molteplicità storica dei significati: «Le frasi nostre, le nostre parole, sono dei ce tutta la sua carica di pluridiscorsività radicata nella storia, e in particolare
momenti-pause (dei pianerottoli di sosta) d'una fluenza (o d'una ascensione) nella concrezione dei paradigmi scientifici e filosofici.
conoscitiva-espressiva» ,
u
L'azione deformante dello scrittore-soggetto cono- L'impiego di materiale scientifico nel calderone lessicale che anima il ten-
scente conferisce alle parole un «novo incarico», tanto che «La nova utilizza- tativo di rappresentazione dell'infinita molteplicità del reale"* operato da
1

zione le strazia: la lor figura si deforma, comparativamente all'usato, come Gadda si inscrive dunque in quel procedimento lucidamente individuato e
d'un elastico teso. Orazio, nell'epistola "Humano capiti", ha indicato esser descritto da Gian Carlo Roscioni, alla definizione del quale lo studioso ha
pensabile, attuabile un siffatto impiego della parola già nota: lo "spasmo", devoluto due espressioni cartesiane, «singula enumerare» e «omnia circum-
"l'impiego spastico", può comportare una dissoluzione-rinnovazione del spicere», e che si potrebbe altrimenti indicare come la "sindrome linneiana"
valore. L'impreciso ma, nella stessa imprecisione, ricreante uso del popolo di Gadda. Gli oggetti della narrazione vengono accatastati in serie prive di un
non più e non meno che la preziosità meditata dei barocchi, ha tolto a mano ordine intelligibile: «lo spirito classificatorio e fondamentalmente asintattico
38 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 39

dell'enumerazione [...] prende il sopravvento sulla schematicità astratta del- si. Volendoci restringere a un campo, l'inventore è uno che non trascura rap-
la ricostruzione causale» . Cedendo all'impulso sistematico presente ad
15
porti apparsi agli altri insignificanti. I l genio letterario o artistico intuisce
esempio nel Leibniz del Tractatus de arte combinatoria, Gadda tenta di espe- cioè lega e sintetizza ed esprime comprendendo dei "minima" che lo zoppi-
rire tutte le sfaccettature del reale, talvolta in modo esplicitamente parodico, cante scribacchino o il pinturicchio aveva creduto di poter trascurare o non
come nell'Adalgisa, sfruttando vistosamente le risorse del linguaggio scienti- aveva raggiunto» {Mm 843).
fico fino all'estremo della notazione simbolica (ma in contrasto con le for- Alla luce di tale dichiarazione, non dovrebbe stupire un elenco, risalente ai
mule vacuamente borghesi appena precedenti e "sfigurata" dal punto escla- primi anni '30, riportato da Roscioni, che è solo piccola parte di una lista di
mativo che segue il denominatore):
argomenti e problemi da studiare:
la contessa Giulia, dicevo, era donna di elevato sentire, stando alla enunciazio- Scienze
ne più frequente, e talora invece, eletta gentildonna lombarda di squisito senti- Mi occuperò prevalentemente:
re, mentreché vi farò grazia delle Fisica. Elettrofisica. Atomistica et ultra. Struttura della materia. Energia. Chi-
mica generale. Biochimica generale.
n ( n - 1) (n-2) ( n - 3 ) (n-4) Geografia. Geologia.
2 Botanica; flore; climi; ecc. Zoologia - ma con intenti descrittivi.
5! Astrofìsica e astronomia. Sistemi stellari.
Soprattutto: Biologia. Medicina. Neurologia. Psichiatria. Psicanalisi. (Psicofisi-
varianti che il calcolo combinatorio ci attesta realizzabili dopo le suddette, dal-
la permuta di n parole senza senso prese a cinque a cinque. [A 365] ca. Psicotecnica).17

Ma in genere i cataloghi consistono in catene di termini eterogenei, soven- Sarebbe sin troppo facile, data l'abbondanza, riconoscere proprio in queste
te anche cumulati per indicare un solo referente, non senza l'intervento di discipline il serbatoio lessicale cui Gadda attinge per la lingua della sua ope-
•frequenti glosse epcsegetiche nel testo corrente o in nota. Si veda un esempio: ra narrativa. E comunque importante notare come il lessico afferente alle
«il povero Carlo aveva meticolosamente infilzato gli Scarabei e i Ditischi infi- discipline studiate dall'autore a livello universitario non goda — anche se
niti della natura, i Cebrioni, i Cureulioni, i Cerambrìcidi, Buprèssidi, gli Ela- cospicuamente rappresentato - della maggioranza assoluta nell'ambito dei
tèridi: le fuggitive Cicindèle odorate di rosa e di muschio, lucide come Gio- vocabolari settoriali, trovandosi esso a convivere con una forte presenza di
vanna d'Arco nella loro corazza di acciaio chiuso, brunito; poi gli infaticati tecnicismi provenienti dalla medicina, dalla biologia, dalla zoologia e dalla
Ateuci e le Silfi, e tutta la genìa salutare dei beccamorti agresti e silvani» (A botanica. Come precisa ancora Roscioni: «Che anche nelle pagine più ariose
520). Le specie di coleotteri si ordinano secondo giochi fonici, suscitano me- e più liriche di Gadda sia possibile individuare le tracce degli anni trascorsi
morie letterarie giocando con il titolo di una commedia plautina ( Curculio) nelle aule del Politecnico, nei cantieri e nelle centrali elettriche, è certo. Ma
e con la mitologia nordica (le Silfi-silfidi), promuovono il paragone irrive- un attento esame del lessico, delle metafore e, in generale, dell'imagerie gad-
rente con Giovanna d'Arco, incorrono infine nell'occasionale iperonimo dia- diana rivela che il peso di queste esperienze non è certo esorbitante, e non
lettale «beccamorti». Sempre secondo Roscioni, «Il catalogo degli oggetti e supera, per esempio, quello di scienze come la medicina o lafisiologia.I l con-
dei nomi tende ad arricchirsi indefinitamente, e a diventare il catalogo di tut- tributo della filosofia è senz'altro più rilevante di quello dell'ingegneria idrau-
ti gli oggetti e di tutti i nomi: a trasformarsi cioè in un'intera fabbrica, in un lica, così come quello della gastronomia supera, forse, quello di tutte le tec-
completo teatro del mondo. "Singula enumerare" [...] postula di necessità un nologie» . Pertanto «Più che di duplicità di formazione o d'interessi, si do-
18

obbiettivo irraggiungibile e continuamente fuorviarne: "omnia circumspice- vrebbe parlare di tendenza all'assimilazione di tutto lo scibile» , come infat-
19

re"» . Già nella Meditazione milanese, dopo aver lodato le propensioni siste-
16
ti dimostrava la tabella citata poco sopra. E necessario dunque indagare l'in-
maticamente tassonomiche di Aristotele e del «sommo Linneo», Gadda teo- cidenza relativa e il ruolo nell'impasto stilistico del lessico tecnico-scientifico,
rizzava la necessità per l'artista di non censurare la molteplicità del reale: con la consapevolezza che tale ruolo non può essere astratto dalla tensione
«Occorre aver attenzione a tutta la realtà complessa per operare buone sinte- enciclopedica e dalla gemmazione plurilinguistica, ma deve essere considera-
40 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 41

to in combinazione con le altre componenti del sistema per evitare il rischio Quanto alle condutture terrestri, (nel caso che il nostro lettore si interessi dell'ar-
di un'eccessiva arbitrarietà interpretativa: «Qualsiasi approccio univoco gomento e desiderosi di servirlo prontamente a 1 domicilio senza scartabellamenti
rischia infatti di essere drasticamente e arbitrariamente selettivo, mentre il ulteriori) possiamo fornirgli i dati seguenti, sufficientemente aggiornati: (1924)
pastiche ammette soltanto una comprehensio di tutti i suoi ingredienti, una Un trasporto trifase di cinquantamila kilowatt, effettuato a centotrenta kilo-
presa di possesso globale. Chi voglia isolare nell'opera di Gadda, gli elemen- volt, costa circa centosessanta mila lire per kilometro in terreno di pianura
ti linguistici o tematici che servano di base a un'interpretazione troppo rigi- (Lombardia).
damente orientata, se ha proceduto a un inventario un po' sistematico del
proprio materiale di studio, si troverà, a lavoro ultimato, il tavolo ingombro [...]
di schede che infirmano le sue conclusioni, che confutano la sua tesi» . 20
Le magagne del cos <|> si guariscono inserendoo nel circuito, alle stazioni ricevi-
trici, degli alternatori che girano a vuoto e che si sovreccitano. In tali condizio-
ni essi forniscono le così dette correnti dewattate in anticipo che, unitamente
2. Umorismo "facile" e impossibile specificazione del caos alle correnti derivanti dalla capacitanza della linea, servono a migliorare il fat-
tore di potenza.
Non è facile affrontare un autore come Gadda eseguendo un'analisi diacro-
nica della sua produzione narrativa. I testi si incrociano tra di loro, vengono [...]
accantonati e ripresi a lacerti, passano da libro a libro, e non sempre per inizia- Per linee ad altissima tensione, come le citate, è abbastanza notevole anche il
tiva dello scrittore, ma magari con un suo infastidito avallo. Ritengo pertanto cosiddetto effetto pellicola (o skin effect) per cui la sezione utile del condutto-
che sia utile procedere isolando due blocchi cronologici considerati come sin- re viene diminuita di un notevole percento. Il coefficiente di rendimento dovu-
cronici al loro interno: un primo periodo che va dai primi scritti fino a II castel- to a tale inconveniente è di 0.96. Le equazioni che interessano il fenomeno
lo di Udine, e un secondo che si muove dal '37-38, gli anni decisivi che segna- sono di primo grado e sono state dettate da Lord Kelvin.
no il turningpoint della scrittura gaddiana con la prima redazione di La cogni-
zione del dolore, per giungere alle edizioni in volume di Pasticciaccio (1957) e [.-]
Cognizione (1963) '. La decisione si giustifica anche per la "naturale" sincroni-
2

Galileo aveva pensato che la curva descritta dai conduttori fosse una parabola.
cità della scrittura gaddiana, continuamente traversata non solo da nuclei L'analisi infinitesimale ci dimostra che è in realtà una curva di grado superiore
tematici ricorrenti, ma anche da tic stilistici, da ossessivi ritorni lessicali (si pen- al secondo: e venne chiamata catenaria (chaìnette). Praticamente però si tra-
si a tutta la serie 'pasticcio', 'groviglio', 'gliommero', ecc., e - per il lessico scien- scurano i termini infinitesimi superiori al secondo, e si fanno i conti alla
tifico - alla ricorsività di 'epigastro'/'epigastrico', 'lunula', volendo citare soltan- Galileo. Sicché non aveva tutti i torti e, per quanto era in lui, aveva fatto anche
to alcuni casi), in modo tale che una trattazione del problema per exempla con- troppo. [Ri 454-456]
viene più di una serie di elenchi con anodina ambizione di esaustività.
Si può notare come qui la prosa gaddiana, già intrisa dall'ossessiva ansia del
Nei primi esperimenti narrativi, il lessico tecnico-scientifico è presente in dettaglio, sia però priva di intemperanze espressive, come d'altronde la mas-
misura assai labile. Nel Cahier d'études per il Racconto italiano di ignoto del sima parte degli appunti narrativi del Cahier d'études.
novecento, l'unica occorrenza notevole consiste in un lungo excursus a propo- Un caso apparentemente simile si può rinvenire anche in La meccanica,
sito del trasporto di elettricità, occasionato da un episodio del racconto, un dove viene dato per esteso il responso di una visita medica. Questa volta però
colloquio sull'elettrificazione delle ferrovie, da cui si snoda un'illustrazione la funzione del linguaggio scientifico non è pragmaticamente referenziale,
che potrebbe benissimo comparire negli scritti di divulgazione tecnica dello bensì esso rappresenta un pauroso geroglifico per il personaggio oggetto del-
stesso autore. Se ne riportano l'esordio e alcuni stralci: la visita, Luigi, destinato a morire per tisi:

E il responso fu degno dell'oracolo: un foglietto intestato dove, subito dopo le sue


proprie generalità [Luigi] potè leggere:
42 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 43

Reperto microscopico dell'esame degli espettorati: parenchima, Rasmussen, il galoppo di Potain: gli pareva che fosse un galop-
a) Decolorazione all'ac. nitrico 33% e rinvenimento alla fucsina secondo po vertiginoso verso un baratro nero» (M 525). Le denominazioni scientifi-
Ziehl- Neelsen per il b. di Koch: Non eseguito che si mescidano con metafore zoologiche, culinarie, meccaniche, per sfocia-
b) Decolorazione alla potassa caust. e rinvenimento alla eosina secondo Balzer, re nell'immagine lirica di chiusura. Nelfinaledel romanzo, un analogo desti-
per lefibreelastiche: Non eseguito
no subiscono termini matematici, questa volta con tono ironico verso il gio-
Reperto radiologico: Non eseguito vane Franco, rampollo della borghesia milanese, che ha abbandonato gli stu-
di con la benedizione dei genitori: «E dimenticò subito nell'esultante vigore
Referto medico:
della sua pubertà, i logogrifi di Neper di Carnot e di Briggs e i funambolismi
Statura: 1.62 - Peso: 60 - Capacità polmonare allo spirometro di Hutchinson; bombati di un certo Ippòcrate, il quale, escogitate certe lùnule, sostenne (e
2.69.
Polso: normale. Temper.: normale. sostengono ancora) equivaler elleno all'area del triangolo retto, di che germi-
Statofisicogenerale: discreto. narono» (M546). La figura geometrica della lunula (molto cara a Gadda, sì
Condizioni del cuore: normali. Ipertensione arteriosa: 165. da essere ripresa con tanto di definizioni nel Castello di Udine e nell'Adalgisa,
Accusa leggera traspirazione notturna, facile stanchezza, inappetenza; inquietu- poi nella Cognizione) viene indicata dalla fantasiosa espressione «funamboli-
dine, abbattimento. smo bombato», mentre l'enunciazione del teorema è punteggiata da arcai-
Alla visita, lieve punta dolorifica da pressione digitale in corrispondenza fossa smi, «elleno», «di che» (che Gadda faccia il verso all'amato Galileo?).
sopraclavicolare sinistra. Tosse intermittente, secca. Voce risonante, appena Nei primi libri di Gadda non manca (ma neppure è frequente) un impie-
egofònica. Alla percussione digito-digitale lieve oscurità apicale sinistra. Mur- go metaforico dei tecnicismi. Si veda un esempio: «capii che [un pompiere]
murc vescicolare quasi normale: respirazione più rude ed espirazione prolunga-
ta in corrispondenza apice sinistro. Dubbia parvenza di rantolo sottocrepitan- si era sporto per errore, forse attratto dal campo magnetico rotante di alcune
te. danzatrici, i cui piedi sembravano volersi disfare, ora al nostro indirizzo ora
al suo, di una modesta ciabatta» (MF13). La celebre invenzione di Galileo
Esame delle orine: Ferraris (sulla quale ancora oggi sono basati la maggior parte dei motori elet-
Albuminuria (tracce) - Fosfaturia (tracce). trici, in particolare degli elettrodomestici) serve a rendere il tipo di movi-
mento circolare delle danzatrici . Altrove la metafora proviene dalla geome-
22

Diagnosi.
tria, innestandosi su un termine geologico: «tetraedri e romboedri di dolo-
Sospetto di infìtralzione tubercolare iniziale dell'apice sinistro. [M 523-524]
mia, cubi dal bianco calcare» (MF 28), oppure «Le carte di tiro recano gli
òvuli rossi, intersezioni del conoide [di deiezione] lungispruzzante con la fal-
E infatti i termini medici, le scarse cognizioni scientifiche si intrecciano nel-
da della pianura, o del monte» (MF31). Si noti come al tecnicismo «conoi-
la mente di Luigi come un groviglio irrisolvibile: «Sapeva il parenchima, il
de» segua il monstrum «lungispruzzante», parodicamente modellato sui com-
miocardio, i leucociti. E aveva letto che l'aneurisma di Rasmussen è, talvolta,
la tragica fine del processo morboso, quando la caverna scopre un'arteria e il posti aggettivo/awerbio-participio tipici del greco antico e talvolta imitati
male dissolvitore la intacca» (A/524). La scrittura si tende espressivamente, nelle traduzioni italiane, per esempio dei poemi epici.
anche in virtù di effetti fonici (la ripetizione del nesso occlusiva + vibrante Assai più spesso però il termine scientifico, quando non ha un'immediata
alveolare, l'abbondanza delle sibilanti seguite da altre consonanti) per signi- efficacia referenziale (e sarà il caso dei tecnicismi meno specialistici, ad
23

ficare il rovello mentale di Luigi: «certe designazioni imparucchiate dallo stu- esempio di quelli, piuttosto frequenti, legati alla pratica militare), si innesta
dente o scartabellando ne' libri, ripetute poi a memoria, nella solitudine, da da solo o in serie su un oggetto della narrazione per specificarne metastatica-
solo, per curiosità e vanagloria d'autodidatta, gli si rimescolavano dentro il mente — in un delirio di precisazione — caratteri sempre meno necessari all'e-
cervello in una sarabanda paurosa di suoni e d'imagini: le caverne, i tuberco- conomia del plot, oppure semplicemente si moltiplica a partire da un primo
li, i rantoli, i suoni anforici, il timbro egofonico [notare la successione di termine di cui viene scandagliata la contigua area lessicale, come si può dimo-
sdrucciole], cioè la voce di capra, gli espettorati, la gelatina di lamponi, il strare grazie ad alcuni esempi. In un caso, i tecnicismi descrivono la sudora-
rumore di pentola fessa di Laennec, lo stadio necrotico-caseoso, lo sfacelo del zione del direttore d'orchestra in frack: «Si ebbe così un ben meritato castigo,
44 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 45

dacché le [«le parti inamidate della persona»] ridusse impresentabili, mace- zione epcsegetica è sufficientemente rispettata: le note tecniche non sono più
randole di acidi della serie cromatica e della serie grassa, di ammino-acidi, di di tanto divaganti e soccorrono nell'interpretazione del testo (dove però sta-
composti albuminoidi vari e di altre sostanze azotate» (MF\4). La realtà vie- va, dunque, una effettiva difficoltà). D i fronte a una frase di difficile intelli-
ne spezzettata con iperbolica precisione, qui con intenti ironici. E ancora iro- gibilità come «Nuvoli d'incenso rotondo si moruleranno verso i profeti e i
nica, ma più gratuita, è l'intenzione di questa altra serie, un autentico elenco pontefici grassi» (CU 168), la nota (a «si moruleranno») viene in aiuto spie-
— per la verità — di metalli con cui rimediare al malocchio: «E siccome ero un gando: «Morulazione (t. tecn.) è nella biogènesi il processo de' consecutivi
po' impressionabile, i miei amici mi suggerivano, in simili frangenti, di toc- sdoppiamenti d'una cellula fecondata. Da una due, da due quattro, ecc. ecc.
care con due o tre polpastrelli un pizzico di qualche solfuro od ossido o car- E una fase dello sviluppo del feto. I nùvoli d'incenso o di fumo vengono a
bonato o silicato metallico come pirite, blenda, bauxite, siderite, galena, leu- "mondarsi" in quanto un globo ne dà due, i due ne dàn quattro, ecc. ecc.
cite, dolomina, o anche ottone, o meglio ancora ferro omogeneo» (MF64). (Fumo delle ciminiere, neri incendi de' pozzi petroliferi). Etimologicamente
Altrove i termini tecnici sono inglobati in una sintassi arcaica e in un genera- da mora, ch'è una sorta di frutto: (p. e. del gelso)» (CU 177). Come si può
le tono aulico (apocopi postvocaliche delle preposizioni articolate, tronca- vedere, l'autore chiarifica anche l'uso metaforico del termine, come pure
mento del verbo) di stampo eroicomico: «Fu allora che anche però, mi duole avviene in quest'altro caso: «Il lungo tragitto de' sibili [...] dopo un'indeci-
di non poter omettere d'un così volgare incidente, che ne' tamburi de' freni le frabile pausa, fading d'arrivo, si sfasciava fradicio sulle ridotte nemiche» (CU
potenti molle schiacciarono dilatandosi le ciabatte loro contro il cavo della 174). E la nota: «"fading d'arrivo": t. tecnico in radiofonia = attenuazione del
puleggia, e inchiodaron le razze» (A/F103). Nella prosa lirica di Tendo al mio suono. I l sibilo del proietto viene a cessare negli attimi che precedono lo
fine, in apertura a // castello di Udine, tra gli arcaismi e gli aulicismi trovano scoppio e cioè per quanto dura i l tempo della penetrazione nel terreno, o
spazio due tecnicismi botanici, in un estremo di mescidazione, ulteriormente comunque il termine infinitesimo della percussione» (CU 178). Da citare è
rilevata dalla congiunzione 'et' che li separa: Lodare la spica e '1 corimbo, et il anche la nota a «lunula», termine già incontrato nella Meccanica, e che tor-
frùtice, e '1 pane» (CU 121) . In Polemiche e pace nel direttissimo, l'abbando-
24
nerà, di nuovo - seppure più brevemente - annotato, nell'Adalgisa e - più
no alla lista di termini tecnici, dereferenzializzati dal vortice numerico (e volte - nella Cognizione. «Lùnula, detta di Ippocrate, è la porzione del piano
infatti i l mondo è «trasfigurabile»), precede il delirio onirico dell'ingegnere definita da un arco di circonferenza e dalla semicirconferenza che curerai
costruttore di aquedotti, che sta prendendo sonno: «E sotto al torbido vapo- tracciare prendendo a diametro la corda di quello. Questa figura è quadrar-
rare delle nùvole, erano fughe di pilastri e d'archi. - Ma via! Non c'erano sol- le (per comparazione e diffalco) senza il sussidio del calcolo integrale. E la sua
tanto pompe e tubi Mannesmann nel trasfigurabile mondo, curve di sei pol- quadratura occupò anche Leonardo nel "De ludo geometrico"» (CU216). Si
lici, riduzioni di tre a due, saracinesche di quattro, flange di otto» (CU258). noti come qui la spiegazione eccede le necessità del testo (cui per altro la nota
Il tecnicismo può anche trovarsi isolato: così avviene in II castello di Udine nemmeno si riferisce direttamente, a differenza di quelle appena viste che
per diversi termini (sette), poi spiegati in nota dall'autore stesso. Le note di illustrano la funzione del termine nel testo), dove il termine era impiegato
tipo tecnico sono comunque in netta minoranza nel complesso della discre- semplicemente per definire un tipo di decorazione.
ta mole di annotazioni fittiziamente attribuite al pedante Feo Averrois. Un ulteriore impiego del linguaggio tecnico-scientifico nel Castello di
Secondo Manuela Bertone «le glosse in cui si traducono espressioni attinte Udine si riscontra quando termini legati allo studio universitario dell'inge-
dall'italiano arcaico, dal latino, dal greco e dal francese e poi dai linguaggi gneria si ripresentano negli scritti riferiti alla guerra o al periodo di prigionia
speciali delle scienze e delle tecniche [...] diventalo luogo di chiarificazione e in Germania dell'autore, acquisendo così valore sentimentale. In un primo
di ristabilimento dell'equilibrio pregiudicato dalla deviazione linguistica tempo, per la verità, i tecnicismi segnano piuttosto il distacco dalla società in
contenuta dal testo e rappresentata dall'uso di codici eccentrici rispetto alla tempo di pace: «Dimenticai perfino le aule del Politenico [...]. Dimenticai le
norma. Paradossalmente, inoltre, la nota funziona da riequilibratore del sen- tavole di proiettiva coi loro inviluppi di linee: o gli inviluppi divennero dei
so di un testo di cui essa stessa aveva turbato la stabilità strutturale, inter- gomitoli, ingarbugliati dal gatto. - E alcuni de' miei più rari e cari integrali»
rompendolo». La nota (di questo tipo) risulta dunque a un tempo «elemen- (CU 151). Ma passato l'entusiasmo per la guerra, e sopraggiunto il tempo
to di complicanza e di semplificazione del testo narrativo» . In effetti la fun-
25
doloroso della prigionia, i tecnicismi ritornano, pregni di malinconia e
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dignità, legati a una figura di tenente moribondo: «Parlando gli dissi che mi te . Cambia però soprattutto - almeno in buona parte - la natura del suo
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spiaceva di non aver nota ancora la formula cardànica per la risoluzione gene- impiego: diminuisce ulteriormente il grado di referenzialità dei tecnicismi,
rale dell'equazione di terzo grado». E più avanti: «Vedo ancora quella mano che sono sempre più spesso metaforici; aumenta la furia espressiva che tra-
tremare sul foglio e con dignità pura quei poveri occhi dirmi, dirmi dietro le scina accostamenti imprevedibili, portando spesso alla creazione di pseudo-
lenti, della risoluzione di Cardano» (CU 172). tecnicismi (come di molte altre invenzioni verbali di origine invece dialetta-
Complessivamente, l'impressione è che nel primo Gadda l'uso dei tecnici- le); acquisisce ulteriore importanza la componente fonica che spesso deter-
smi, come degli altri ingredienti della miscela plurilinguistica, dia miglior mina la scelta del vocabolo in ordine a una almeno apparente autonomia del
esito quando muove verso una sia pure impraticabile precisazione della realtà significante (si pensi anche soltanto al celebre sogno del brigadiere nel
caotica da rappresentare sulla pagina, aumentando la carica pluridiscorsiva Pasticciaccio, con le mutazioni del «topazio»).
fino alla dispersione, e conseguendo talvolta effetti di contrastato lirismo. Si può iniziare l'analisi censendo una caratteristica peculiare 2$ Adalgisa,
Non altrettanto efficace si rivela invece la prosa gaddiana quando mette le che non s'incontra - se non in minima misura - altrove: ci si riferisce alla pre-
sue risorse espressive al servizio di un umorismo bilioso e sostenuto, polemi- senza di note sovente lunghissime , spesso riguardanti termini scientifici.
27

co verso i vizi di quella classe borghese cui l'autore stesso appartiene. Una Queste note acquisiscono non di rado una totale autonomia, prolungandosi
vena satirica che si colora spesso di eccessiva faciloneria, di freddurismo otto- per pagine e pagine pur essendo partite da un minimo accenno contenuto
centesco, come nella prosa di Cinema (La Madonna dei Filosofi) o di Pole- nel testo (esemplare è la smisurata nota su Napoleone), tanto da palesarsi
miche e pace nel direttissimo (Il castello di Udine). Resta qualche felice ecce- come artifici centrifughi destinati a suggerire la sfuggente molteplicità del
zione, come il seguente spassoso passo tratto da Teatro, dove l'ironia si abbat- reale, l'inestricabile groviglio conoscitivo, con una rinuncia pressoché totale
te sull'appuntamento mondano del melodramma - e sull'idea allora assai in all'intento epcsegetico ancora presente di quando in quando nelle note del
voga del melodramma totale, di origine wagneriana - , viaggiando sulle ali - Castello di Udine. Rispetto a esse, le note dell'Adalgisa - dal punto di vista
tra l'altro - di diversi tecnicismi: della misura — possono risultare di analoga estensione, ma anche superarle di
molto fino a giungere al paio di pagine. D i dimensioni modeste è per esem-
Perché un piacere alla volta? pio la glossa a cracking, usato metaforicamente nel testo: «"Cracking": rottu-
Qui l'occhio vede, l'orecchio sente, il muscolo freme, preso nell'émpito del- ra, frantumazione (degli idrocarburi pesanti nella raffinazione dei petroli: da
la mimesi terpsicorea. Oh! ma l'olfatto e il gusto e il tatto e tutto il resto, per-
"to crack" = spaccare, frantumare con romore: e intr. spaccarsi con romore,
ché assisteranno negletti al tripudio dei favoriti?
In un ulteriore stadio evolutivo del glorioso melodramma a questo vizio sarà andare a pezzi, come in frane, "craquer"» (A 336). Più lunga invece la nota a
fattoriparo.Per il tatto un bagno tepido ai piedi, con rubinetto di regolazione; estrusione kimberlitica, che oltre a fornire spiegazione scientifiche, si dilunga
a richiesta, un apparecchio cinesiterapico, giovevolissimo alla salute. Per l'olfat- in ragguagli di carattere storico (A 337). La massima ampiezza viene rag-
to, un odorino iniziale di cetrioli sott'aceto darà la stura a una successione fan- giunta da una nota al seguente passo (che contiene per altro diversi termini
tasmagorica di altri odorini. Essi verranno dal basso: una batteria di potenti scientifici) dell'ultimo racconto di Adalgisa: «Quelli [i ditischi] intanto buca-
aspiratori li tirerà di cucina, un gioco di valvole li immetterà nella sala secondo rono via l'acqua come siluretti felici, scampati nei roridi e verdi regni, fra i
schemi sinfonici: esaleranno poi dall'alto, a lor comodo, in virtù della nota leg- capegli dell'erbe e dell'alghe: salvi dal loro profilo ellittico o parellittico, che
gefisicadel tiraggio. [Mi 116]
7

offre, credo, un minimum di resistenza, che segna un optimum della forma


natante. E devono aver raggiunto quest'ottimo nella pertinace evoluzione
della discendenza, in un loro amore del meglio e poi del perfetto, educendo
3. Il plurilinguismo come processo euristico e l'individuazione del dolore dalla grossolanità primigenia il garbo del capo, del corsaletto e dell'elitre,
sforzandosi di tendere, tendendo all'ellisse, entro paludi, o gore morte nelle
Nei tre principali libri di Gadda, L'Adalgisa, Quer pasticciaccio brutto de golene de' fiumi: ogni acqua ferma un bacino da esperimenti, ogni specchio
via Merulana e La cognizione del dolore, il linguaggio tecnico-scientifico è livido un mondo da perforare col pensiero: traverso generazioni e millenni
presente in misura un poco più cospicua rispetto alle opere sinora considera- raggiungendo il loro laborioso integrale isoperimetrico» (A 519). Partendo
48 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 49

dal termine scientifico finale Gadda costruisce una nota che definisce il suo severa dello sguardo, l'attitudine risoluta, i modi indaffarati, precipiti verso un
oggetto, ne delinea la storia e quindi si intrattiene nella discussione di altri appuntamento o un telefono, come di uomo che cammini diritto alla su' stra-
problemi algebrici, non mancando di fornire dati biografici su diversi scien- da, gli occhi e il pensiero intenti, e direi polarizzati, ad un fine. Il suofineera
ziati (A 558-559). In altri casi la nota si invischia addirittura nella risoluzio- il più luminoso dei fini: la luce elettrica» (A 415-416). Il tema torna nel rac-
ne di problemi con tanto di formule, come accade nel commento di un ter- conto Un «concerto» di centoventi professori, dove protagonista è sempre il neo-
mine inserito nel testo con funzione metaforica - e con tono piuttosto ironi- ingegnere Valerio, ragazzo di «forbitezza logaritmica» (A 459), della cui osses-
co —, in questo passo: «La groppa [del cavallo], col filone della schiena, face- siva attitudine al calcolo viene dato il seguente divertito ritratto:
va una corda molla da non dire, una catenaria, se più vi piace: ma ladina mol-
to, però» {A 483). Ed ecco la nota: Dal taschino della giacca, oltre che il casto angoluccio d'un suo fazzoletto color
albicocca, gli sporgeva un piccolo regolo calcolatore, ch'egli non dimenticava
«Catenaria» è lafiguradi equilibrio della catena sospesa per i due capi: (frane. mai d'introdurvi, o di lasciarvi, nemmeno quando dava licenza ai fantasmi di
chainette, ingl. catenary curve). pistoni e di manovelle aventi lor nido nel suo bel cranio ragionativo di dolico-
È la curva secondo cui si dispone un filo pesante, omogeneo, flessibile, ine- cefalo biondo, dai folti e fisci capelli. È noto che gli ingegneri, di tanto in tan-
stensibile, tenuto per i due estremi A e B, nel campo della gravitazione terrestre. to, sentono il bisogno di calcolare qualche cosa: la spinta trasmessa dal pistone
L'equazione della catenaria è y = a/2 (e**" + e* ') = a cos iperb. xla, ove si denomi-
1
di un compressore, ad esempio: o la resistenza di un fondo di cilindro, a due o
na aia. distanza, dall'asse x, del punto centrale ed imo, sedente sull'assey. È curva a quattro tempi: i consumi di carburante, la durata della fase di lavaggio e di
simmetrica rispetto ad y. Galileo, in un geniale errore, aveva assimilato la catena- qualunque altra fase del resto : altre volte si tratta di eccitazione, tensione,
riafisicaall'arco centrale della parabola. E di fatto, se tu sviluppi la y in serie di capacità, reattanza, impendenza....: e per calcolare, è chiaro, hanno bisogno del
Stirling-Mac-Laurin, e te tu trascuri i termini (trascurabilissimi ne' computi regolo. Solo ai bagni di mare, a Spotorno, Valerio si separava dal regolo: dato
applicativi) di grado della xsuperiore al secondo, te tu ne cavi l'equazione^ = a + che i tuffi, la salsedine, potrebbero ledere la scala: o ingranare il cursore.
x l2a che è l'equazione d'una parabola. Il che si pratica appunto nel calcolo mec-
2
l
Diffìcilmente, poi, si arriverebbe a cavare un taschino dalla mammella sinistra.
canico delle funicolari e delle linee elettriche aeree, cioè sospese. [A 502-503]
28
[A 450-451]

Si può vedere come la nota risulti non poco turbativa per la lettura del testo Se, nel passo appena visto, il plurilinguismo era limitato al settore della
corrente, ammesso che il lettore abbia intenzione, e sia in grado, di tenere scienza, è invece vero che solitamente la lingua di Gadda orchestra una caoti-
testa alle formule. La volontà dell'autore non è qui certo quella di chiarifica- ca contaminazione dell'eterogeneo materiale impiegato. Un fenomeno in cui
re un testo d'altronde facilmente comprensibile con un minimo dispendio tale contaminazione può essere facilmente rinvenuta è la creazione di pseudo-
ragionativo, ma di allargare l'obiettivo della scrittura fino ad abbracciare il tecnicismi. Tornando al 1933, nel racconto / viaggi di Gulliver, cioè del
più alto numero possibile di sfaccettature del reale, senza rinunciare per di Gaddus, in tangenza tematica con la Cognizione - di cui anzi costituisce un
più, anche nell'ambito di una prosa di stampo manualistico, a qualche incunabolo - , si trova un ottimo esempio del fenomeno in questione: «Altri
intemperanza linguistica, come il toscanismo «te tu». infetidirono nel commercio del borbonzola, sorta di odorosissimo e pedagno
escremento venato d'un suo borbomiceto verde-azzurro che ne fa ghiotti i
Sempre restando ai tecnicismi nell'Adalgisa, un certo numero di essi viene
deglutitoti sua» [Rd 955). Attaccando con ferocia il detestato gorgonzola,
impiegato nell'ambito di ironiche stigmatizzazioni dell'aura culturale del
come poi accadrà nuovamente in un noto passaggio della Cognizione (dove il
Politecnico di Milano (il «noster Politeknik»), luogo deputato degli studi dei
formaggio diventa, con travestimento ispanizzante, «croconsuelo»), Gadda
rampolli di quella borghesia sulla quale cadono gli strali satirici di Gadda: «I
escogita la neoformazione 'borbomiceto', composto del già deformato 'bor-
politecnici sgranavan fuora i loro diplomabili fagoli, inturgidite silique a ogni
bonzola' - con il quale si attua un gioco di richiamo fonico - e di 'micete', ter-
rinnovata stagione: il laborioso quinquennio si sfaccettava hegelianamente in
mine botanico per 'fungo', ottenendo una creatura linguistica in cui l'odio
un poliedro di "esatte": oggi la teoria degli errori e domani la teoria dell'elasti-
gaddiano per il fetido formaggio anima e motiva l'oltranza formativa.
cità. ... e dopodomani il lavoro.... il lavoro» (A 412). Ed ecco il profilo psico-
logico di un giovane ingegnere: «Neppure la Biblioteca Linguistica ebbe virtù Tanti altri potrebbero essere gli esempi. Lo pseudotecnicismo è spesso tra-
a mutare o attenuare, nell'ingegnere Valerio Caviggioni, la determinatezza scinato da un termine scientifico proprio che lo accompagna nel testo, come in
50 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA D E L L A LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 51

alcuni dei casi elencati di seguito: «Iperasparago» («cuberà mentalmente l'inu- scambio tra le attribuzioni metaforiche dei locali dell'appartamento (visti
sitata cilindratura dell'Iperasparago, del Nembroth degli asparagi» [A 309]); come un corpo umano, con l'aggiunta di una metafora elettrotecnica) e le
«ittide» («sia l'ittide che l'echinoderma» [C 86]: 'ittide' è un grecismo alla parti reali del corpo della domestica: «E quella specie di tromba d'Eustachio
maniera scientifica - per 'pesce' - di conio gaddiano, anche se in zoologia è che era il passaggio fra latrina e cucina fungeva da condensatore in stazione
attestato nel significato di 'donnola', 'martora'); «Boletus Atrox Linnaei» d'arrivo, e ingigantiva il messaggio provocando repentini sbalzi nel regime di
(«Escluso infallibilmente dalla colta il Boletus Atrox Linnaei, che somiglia il circolo (sanguigno-respiratorio) della conturbata Giovanna, la quale soffriva
Boletus Edulis come un farabutto alla propria carta d'identità» [C403]: inven- di arteriosclerosi, e bloccando la peristalsi d'un esofago piuttosto delicato, alle
zione gaddiana, modellata sul vicino «Boletus edulis» e indicante probabil- prese con una patata» {A 360). In una occasione Gadda giunge, con la mesco-
mente il Boletus satanas); «Peronospera banzavoisi» [C7] (lieve pseudolat. indi- lanza di registri e la fusione-incrocio delle parole, a rendere quell'idea di pro-
cante una malattia del per altro fittizio «banzavois», modificazione di 'perono- pagazione caotica insita nella stessa metafora dominante: «Talché il gambero,
spora' con effetto di camuffamento se è vero che la fenomenologia descritta da come sempre i suoi confratelli, fu costituito in totem: quindi in dogma: e per
Gadda riporta più ad altre malattie che al noto fungo parassita); «capillotomi- quella capacità iperbatica e permeatrice di ogni tessuto, ch'è d'ogni nuovo
ca» («capillotomica dialessi» [P185]: scherzoso composto del lat. capilluse del dogma o neoplasma o neo-gambero, ovverosia carcinoma, o canchero, si pro-
gr. temno, 'che spacca un capello in più parti'); «criptorutto nasativo» (P189); pagò e divulgò in breve tempo, e in modo mirabile nel soma della somaresca
«facies basedowoide» [Ag799] (pseudolat. medico: 'aspetto di chi è affetto dal tribù» {A 491). Altrove la metafora algebrica, originata da una vicinanza
morbo di Basedow'). In un caso l'invenzione è segnalata, con antifrastica iro- tematica (lo studente è alle prese con studi aritmetici, con i «rognosi radica-
nia, come un prodotto della più aggiornata terminologia: «si seguitò a credere li») illustra ironicamente le imprese poco ortodosse di un ragazzo di dubbie
e a sostenere fosse stata, a Lukones, fosse stata la spada del pesce-spada a perfo- buone maniere: «Una terza caratteristica di Luciano, indagare con un ditino,
rargli la parete del duodeno, all'incontro di una svolta pericolosissima, che i ai momenti di più affligente aritmetica o di più sconturbante "amore - 'e chi-
notomisti la gabellano, come sogliono, per ansa duodenale o lobo duodenale sto core", nel segreto ricettacolo dell'una o dell'altra delle cavità nasali, da
del gastrico, o collo anseàtico del perigurdio, questo nella terminologia più tirarne auspici ed oroscopi di sempre più rognosi radicali: oroscopi che dopo
recente» (C96). L'ironico prodotto della terminologia più recente, «perigur- un accurato trattamento, un po' da speziale omeopatico, proiettava con
dio» (per altro attribuita a scienziati definiti con vocabolo arcaico «notomisti») occhio ad infinito in una dimensione astratta dello spazio, raggiungibile for-
è invece detto in un appunto d'autore «Vocabolo gaddiano maccheronico», se, dalla componente immaginaria del quaternione di Hamilton» (Ag 910).
ideato, secondo Emilio Manzotti, «forse sulla scorta dei Périgourdins di Diderot Bisogna comunque osservare che non sempre le propagazioni o gli acco-
in Jaques le fataliste et son maitre [...]: non gli 'abitanti del Périgord', ma gli stamenti inusitati di tecnicismi con materiale lessicale apparentemente
'adoratori della gourde o fiasca' (in attesa della dea, attorno alla tavola {péri-); incompatibile sono di natura metaforica. Spesso il punto di partenza è deno-
donde in C[ognizione] gurdio come metafora di 'stomaco' e perigurdio, sul tativamente legato a un qualche oggetto concreto della narrazione (magari
modello di pericardio, per la 'regione attorno allo stomaco'» . 29
minimo, invisibile o imprevisto), ma non per questo il testo guadagna in
referenzialità, come si può vedere da diversi esempi. Ecco che un discorso del
Non di rado, i tecnicismi si presentano pressoché totalmente disimpegna- medico, nella Cognizione, alterna verbi pittoreschi o inusitati con espressioni
ti dalla referenzialità, serializzati in catene giustificate da giochi fonici o dalla scientifiche pronunciate però in una frammentazione sintattica che le rende
propagazione semantica - magari originata da un primo uso metaforico - , glossolaliche, anche per il rincorrersi di cellule foniche: «il gastrentèrico è poi
coinvolti in un vortice di altri termini deputati a sminuirne la capacità deno- condannato a maciullare, gramolare, espellere.... La peptonizzazione degli
tativa. Ad esempio è la suggestione astronomica a sostenere questo passo albuminoidi! . . . . E il fegato!.... E il pancreas!.... I'amidifìcazione dei gras-
dell'Adalgisa: «Talché, nere [le zie «insalivataci»], dopo qualche prima incer- si! la saccarificazione degli amidi e dei glucosi! una parola! Vorrei
tezza gravitazionale sui più timorati esagoni d'anticamera, (indi gabinetti), veder loro!....» (C84-85). Analogo materiale lessicale si trova più avanti, con
erano oggimai pervenute a orbitare con regolarità copernicana nel proliferan- l'aggiunta di una comparazione sempre di ambito scientifico: «lo stomaco era
te piano dell'eclittica demarpiònica» (A 359). E poco più avanti si assiste allo tutto messo in giulebbe, e andava dietro come un disperato ameboide a man-
52 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 53

trugiare e a peptonizzare l'ossobuco. La peristalsi veniva via con un andazzo la tra l'arcaismo letterario («locupletando»), i tecnicismi e l'allusione lettera-
trionfale» (C347). Si noti l'accostamento dei tecnicismi all'arcaismo lettera- ria che è insieme funambolismo verbale («marchionici»).
rio 'mantrugiare' e alle locuzioni andare dietro a' e 'venire via', tipiche del Tornando ai tecnicismi impiegati metaforicamente, si può dare il caso che
parlato. Nell'Adalgisa poi è il nome di un prodotto farmaceutico a variare in essi appaiano talvolta, specie se isolati da altri consimili, diretti a una chiari-
virtù di continue trasformazioni combinatorie dei suoi componenti, qui ficazione dell'oggetto cui si applicano. Ma il più delle volte il filtro metafori-
anche mimetiche delle improprie vociferazioni del parlante borghese semi- co risulta invece fuorviante e digressivo, sia per ragioni pragmatiche (la pre-
colto: «Il peptojodone, cioè no, lo jodopeptone Robin (jodio colloidale orga- sumibile rarità di un lettore reale dotato di buona cultura scientifica), sia per-
nico) era quello che faceva al caso». E poco sotto: «[Elsa] Aveva il cervello che ché l'oggetto glossato dalla metafora gode già di per sé di una perfetta com-
le fumigava di vapori jodici: "jodio colloidale, jodio colloidale", si ripeteva a prensibilità. Esemplare un caso nell'Adalgisa: «Questa rottura, questo crack-
ogni passo, con martellante insistenza, come il naufrago che non vuol molla- ing della nenia e querimonia procedurale, esercita un fascino incredibile sul-
re un momento la luce di salvezza. "Jodio organico.... proteine jodate.... l'animo delle donne» (A 305). La metafora chimica (chiarita in nota dall'au-
peptone jodico.... peptojodine.... jodopeptone Robin"» {A 322). Per i l tore, come si è già visto sopra), è più strumento di depistaggio che di com-
Pasticciaccio, accanto ai «peptoncelli» {P 161) e ai «corrucciati elettroni» (P prensione, giacché il figurante si sovrappone al figurato senza metterne in
261) - cui tiene degna compagnia «la sizìgie vongole-vermicelli» (Ag793) , ì0
luce alcun particolare. Altrove, la precisazione è meno gratuita: «Le meravi-
con il nesso tra spaghetti e vongole che assurge metaforicamente a congiun- gliose notizie si diffusero allora nell'albero della collettività per il naturale
zione tra pianeti —, si può citare questo passo: «Il corindone, pleòcromi cri- processo dell'assorbimento, reso possibile da un'attiva endosmosi: l'avidità
stalli, si appalesò tale di fatto sul bigio-topo dell'ambienza, venuto di Ceylon fresca e mordente degli incorrotti, il lavorio vitale delle cellule che non abbi-
o di Birmania, o dal Siam, nobile d'una sua strutturante accettazione, o ver- no miglior epos da elaborare» (C29). Gadda sceglie comunque il composto
de splendido o rosso splendido o azzurro notte, anche, un anello, del sugge- 'endosmosi', e non l'assai più comune - proprio nell'accezione metaforica -
rimento cristallografico di Dio: memoria, ogni gemma, ed opera individua 'osmosi' (come invece fa nel Pasticciaccio, ma per contaminarlo ironicamente
dentro la memoria lontanissima e dentro la fatica di Dio: verace sesquiossido con un dialettalismo, e forse non senza un intento ironico nei confronti di
A l 0 veracemente spaziatosi nei modi scalenoedrici ditrigonali della sua
2 } certe viete immagini giornalistiche: «una sorta di osmosi polizzia-carabinie-
classe, premeditata da Dio» (P23Ì). In una sorta di delirio sulla teleologia ri» [P 141]). Più spesso però i l tecnicismo risulta di non facile intelligenza,
del cristallo, complessi termini geometrici e addirittura la notazione chimica come si constata in questi due esempi: «il tentennamento [del capo, in senso
simbolica si situano in una sintassi procedente per balzi nominali dai labili di diniego], ostacolato dal gozzo, le riuscì con elongazione ridotta» (C125);
nessi logici (forse con una citazione dal Credo: «verace [...] veracemente»). «Gonzalo, in quel suo essere a diagramma pendolare con elongazione spinta»
Un caso estremo ancora nella Cognizione, dove i l testo risulterebbe di ben (C217). Ricorrendo all'identico termine della meccanica, l'autore non fa
ardua comprensione senza la lettura della nota d'autore: «Il grido meraviglio- particolare luce sui tentennamenti (fisico l'uno e morale l'altro) dei due per-
so, fastosissimo, pieno d'ossequio e d'una toccante premura, più inebriante sonaggi, tanto che nel secondo caso la metafora iniziale si trova ad essere ulte-
che melode elisia di Bellini, rimbalzava di garzone in garzone, di piastrone in riormente e lungamente illustrata.
piastrone, locupletando di nuovi sortilegi destrogiri gli ormoni marchionici L'opera più ricca di lessico tecnico-scientifico con funzione metaforica, è —
del comittente» (C339). E la nota: «Giuoco fra marchese e Marchionn, per- vistosamente — il Pasticciaccio. Una prima importante occorrenza la si incon-
sonaggio portiano. L'A. immagina che gli ormoni del committente, deliziato tra nel noto passo iniziale sulla "filosofia" del commissario Ciccio Ingravallo.
dall'ossequio [del cameriere], si arricchiscano di nuove meravigliose combi- L'importante ruolo di significare la pluricausalità del reale, concetto chiave per
nazioni chimiche: (sortilegi). Destrogiri, sinistrogiri: termini della chimica Gadda (svolto lungamente già nella Meditazione milanese), è affidato a una
strutturale, della geometria e della cristallografia: e diconsi in genere, di due similitudine meteorologica, questa volta pienamente felice e gnoseologica-
strutture molecolari simmetriche, cioè metricamente uguali ma non sovrap- mente efficace: «Sosteneva, fra l'altro, che le inopinate catastrofi non sono mai
ponibili. (Vite destra e vite sinistra)» (ibidem). Si osservi anche qui la misce- la conseguenza o l'effetto che dir si voglia d'un unico motivo, d'una causa al
singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella
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L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA D E L L A LINGUA

coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di cau- Si è detto sopra delle serie di tecnicismi non metaforici che però rimango-
sali convergenti». Ma l'immagine meteorologica e il successivo preciso lin- no lontani dalla denotatività. Bisogna aggiungere che esistono nei testi gad-
guaggio giuridico vengono immediatamente reduplicati da una grandinata di diani anche diverse occorrenze di termini tecnici il cui uso sembrerebbe
emblemi del caos: «Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, rispondere a esigenze di precisione referenziale: ma l'effetto che creano, più
che alla romana vuol dire gomitolo. Ma il termine giuridico "le causali, la cau- che di precisione sa di ansia di precisazione, quasi ci si trovasse di fronte a un
sale" gli sfuggiva preferentemente di bocca: quasi contro sua voglia» (P 16). pittore iperrealista che dedica tanta attenzione al dettaglio da rendere diffici-
Una doppia condotta linguistica che, girata sull'autore, potrebbe significare la le l'identificazione dell'oggetto raffigurato. Si tratta insomma di quella sin-
compresenza tra strenua volontà definitoria di derivazione positivista e consa- drome classificatoria di cui si è già discusso: l'autore, nel tentativo di cono-
pevolezza dell'inadeguatezza della lingua, intesa come strumento conoscitivo, scere l'universa realtà, fugge continuamente dalla linea diegetica percorrendo
a rappresentare il reale. Procedendo nell'opera si incontrano casi abbastanza i vari sentieri che singoli elementi della narrazione gli presentano davanti. E
neutri (ad esempio un «"campo di forze" del destino» [P31], segnalato dalle sono queste armoniche a suscitare non di rado proprio l'immissione di dati
virgolette), e altri in cui si avverte la superfluità dell'immagine, mossa dall'an- scientifici nel racconto, ingresso che costituisce soltanto una momentanea
sia di specificazione: «Ma la Storia è una sola! Be', sono capaci di spezzarla in risposta a quel desiderio di totalità conoscitiva, di «omnia circumspicere» che
due: un pezzo per uno: con un processo di degeminazione, di sdoppiamento ovviamente non si può sottrarre al consueto destino di inevitabile frustrazio-
amebico: metà me, metà te» (P46). In altre occasioni la comparazione scien- ne. Quasi obbligato per la sua notorietà è il primo esempio, tolto dalla
tifica è accompagnata da un'immagine banale di vita quotidiana, che ne depo- descrizione dell'appartamento del nobiluomo Cipriano de' Marpioni
tenzia la vis conoscitiva: «maestra, a volte, nel suggerire un'idea senza neppur nell'Adalgisa: «Com'era l'uso in Milano fra il 1890 e il 1910, l'apotèma di
disegnarne verbalmente il contorno: per accenni, per prove e controprove quelle mattonelle misurava centimetri 5,196: mentreché il raggio del circolo
laterali, per mute attese: dandole un avvio d'induzione, come lo statore all'in- circoscritto raggiungeva i 60 millimetri: le due misure sono interdipendenti,
dotto: con la stessa tecnica onde suol circondare e proteggere (e dirizzare al per il che non occorre aver noi alcuna notizia di trigonometria, ma ci pensa
bene) i primi passi al primo barcollare d'un parvolo: incanalandolo però dove il cervello stesso dell'esagono» (A 355). Va da sé che tali informazioni pre-
vuol lei, che è dove lui potrà far pipì nei modi più dicevoli, e con rilasciamen- sentano una tangenza nulla con la linea tematica del racconto, fornendo anzi
to esauriente» [P133-134] (si noti come la seconda comparazione "casalinga" in questo caso una testimonianza volutamente parossistica dell'ansioso enci-
sia sigillata da un altro tecnicismo, ma medico, 'rilasciamento'); «Roma doma. clopedismo gaddiano. In molti casi il tecnicismo specifica una prima espres-
Roma cova. In sul pagliaio de' decreti sua. Un giorno viene, alfine, che l'ovo sione generica, o anche un altro tecnicismo, lasciando fianco a fianco i dop-
della sospirata promulga le erompe alfine dal viscere, dal collettore di scarico pioni: «una leggera sfasatura, o ritardo, o istèresi» (Ag 899); «trombe di
del labirinto decretale» (P191). Si dà infine il caso che ilfigurantescientifico Falloppio, (dotti ovàrici)» (A 363); «magistero di bismuto [denominazione
della comparazione sia sfruttato comicamente, come nei due seguenti esempi
tradizionale ora in disuso] (sottonitrato di bismuto)» (C95). Se queste ulti-
dove risalta il contrasto tra la freddezza scientifica del tecnicismo e la carica -
me occorrenze trovano ricetto in zone di relativa tranquillità linguistica, in
rispettivamente - di erotismo o di squallidità del figurato: «Il seno palpitava,
altre occasioni la precisa notazione scientifica è coinvolta in un tale turbinio
desiderabilissimo, come tra i due poli una lamina magnetica: ma non era il
espressivo da pregiudicarne qualsiasi capacità di individuazione, come avvie-
magnetismo di Maxwell, ed era invece una lamina di pelle color latte, trepida
ne in un passo del Pasticciaccio:
e cara» (P 240); «Le gambe nocchiute, la porzione in vista, emettevano anzi
sagittavano perpendicolari alla superfìcie della pelle i lor peli, neri anche quel- Con raccomandarsi di preghiera in brucio a Sant'Antonio da Padova miracola-
li, saturati d'elettrico: come linee di forza d'un campo newtoniano o coulom- tore amorosissimo a tutti noi, anche però in una ai buoni uffici (nel trascorso di
biano» (P259). Si veda come, in questo secondo passo, il tono ironico affian- lei tempo automatici) del plesso emorroidale medio, plexus haemorroidalis
chi ai tecnicismi un latinismo poetico come 'sagittare' e un termine tecnico in medii. Pervenne infatti alla deliberata strizione dei più quotati anelli rettali, se
pensione, 'elettrico', usato come sostantivo nel significato di 'elettricità', come pure estenuati da vecchiezza: non del tutto inoperanti, per quanto via via sem-
pre più fatiscenti negli anni, le cosiddette valvole di Houston, principe la super-
accadeva comunemente nel XIX secolo. valvola di Kolrausch, né le semilunari di Morgagni. Il disperato tentativo di
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blocco dell'ampolla, sulle cui postreme ritenute ohi ohi ohi di già il trauma gri- misura dell'apotema del mattone, mentre per un uso metaforico che vela fat-
gioverde-nero-argento impelleva concomitato da fischio ohi ohi ohi acutissimo ti di banale semplicità, si legga questo passo: «Ronzava [un moscone] rumo-
della vaporiera in arrivo, non riuscì per altro se non allo sblocco d'un qualche roso, in una vibrazione metallica di che raggiungeva gli acuti con certe virate
gocciolone piuttosto fòbico, gnaffe, sulla banchina di Casal Bruciato: free along
o controvirate a otto: ebbro, quasi, d'esservi astretto dalla fatalità rinnovata
bank, sì, fab Casal Bruciato, per quanto alcuni dicono e però scrivano, cif, cost
insurance free e alcuni addirittura ciaf. [P219] d'un campo gravidico sui generis: d'un campo escogitato per la nuova storia,
dal Pippo dei mosconi giovani: dove all'ellisse della orbitazione newtoniana
Ai termini anatomici, cui si riconoscerà una funzione comico-eufemistica, si si fosse sostituita la lemniscata» (P239). Notata la curiosità del «campo gra-
affiancano liberamente linguaggio burocratico (con + verbo all'infinito, «per- vidico» (propriamente 'gravidico' sta per 'relativo a gravidanza'), anziché 'gra-
venne alla deliberata stazione»), arcaismi («gnaffe»), iperbati e altre costru- vitazionale', si può osservare come Gadda, ironicamente - secondo il tono di
zioni letterarie (l'agente senza articolo: «da vecchiezza»), interiezioni e fore- tutto il passo - , usi questa complessa immagine solo per significare che il
stierismi, fino al finale onomatopeico ai limiti del borborigmo, scatenato moscone non seguiva l'usuale traiettoria ellittica, bensì procedeva seguendo
divertissement sostenuto dal solo evasivo umorismo. un otto (la 'lemniscata' è una curva a forma di otto). Nuovamente l'ellisse si
Non sempre la commistione del lessico tecnico-scientifico con gli altri può trovare nella Cognizione, dove in un primo caso serve a visualizzare il
ingredienti del cocktail espressivo avviene senza che esso si trovi mutato. Alle percorso di un fulmine: «sdipanando e addipanando un gomitolo e contro-
forme correnti Gadda spesso sostituisce delle varianti meno usate o anche gomitolo di orbite ellittiche in senso alternativo un paio di milioni di volte al
non attestate in autori precedenti: così 'cistifele' anziché 'cistifellea (nel secondo» (C52). Pur nella minuzia descrittiva, l'immagine sembra risolversi
Pasticciaccio e prima nella Madonna dei Filosofi), forse giustificabile come come di consueto in un emblema del caos.
neoformazione basata sulla erronea etimologia fornita dal Tommaseo- La stesso termine geometrico torna poi nel momento più alto della
Bellini, cisti- e Iat. fel, in luogo di felleus. Altri esempi ricorrenti sono 'epiga- Cognizione, all'inizio del quinto tratto: «Ma che cosa era il sole? Quale giorno
stro' (raro, sebbene attestato) al posto di 'epigastrio' e il già citato 'elettrico' portava? sopra i latrati del buio. Ella [la Madre] ne conosceva le dimensioni e
per 'elettricità'. l'intrinseco, la distanza dalla terra, dai rimanenti pianeti: e il loro andare e rivol-
Nel Pasticciaccio si trovano anche tecnicismi completamente immersi nel vere; molte cose aveva imparato e insegnato: e i materni e le quadrature di
dialetto o addirittura dialettalizzati, in genere con effetti di tipo comico. Ecco Keplero che perseguono nella vacuità degli spazi senza senso l'ellisse del nostro
i due casi: «Congiunse le pie manone in una breve altalena sotto ar naso, disperato dolore» (C258-259). I «materni» ('ardui calcoli') e le «quadrature di
davanti ar barbozzo: un va e vieni in der piano dell'azimut, di tipo italico Keplero» (con vocabolo oggi disusato Gadda intende 'integrazioni', cioè le
decente» (P 134); «un infisèmo pormonare con sopporazione setticìmicia» soluzioni delle equazioni differenziali esprimenti le tre leggi di Keplero) «perse-
(P20). Anche qui il fine comico eclissa certo quello referenziale. guono» ('tentano di comprendere, di definire') l'orbita ellittica della terra, tea-
tro del «disperato dolore» degli uomini. Gadda, immergendo i tecnicismi in un
teso lirismo (che permea tutto il tratto), riesce qui a dialogare con il Leopardi
Qualche osservazione a parte merita infine un campo del lessico tecnico-
del Canto notturno (di cui compaiono tracce anche puntuali ). Ma nell'ambi-
31

scientifico tra i più frequentati da Gadda, quello della matematica e geome-


to del quinto tratto, pregno di citazioni della tradizione poetica lirica, la pre-
tria, certo familiare all'educazione ingegneristica dello scrittore. I l ricorso al
senza di questi tecnicismi è un caso isolato, giacché qui la lingua di Gadda
termine geometrico o matematico sembrerebbe dover dirigere la lingua ver-
rinuncia a gran parte del suo repertorio plurilinguistico, eccettuato appunto il
so un compito di precisione denotativa: ma anche in questo caso la precisio-
linguaggio della poesia lirica (e quello dei Promessi sposi), per confrontarsi diret-
ne è solo apparente. Usato spesso in combinazione con termini astronomici
tamente con il nucleo doloroso dell'esistenza. Rimane comunque questa splen-
(ricorrente l'immagine dell'ellisse), il tecnicismo geometrico-matematico si
dida immagine che testimonia come il lessico scientifico possa convivere con
trova in genere o a rappresentare, velandone la comprensione, un oggetto che
una prosa lirica, in questo caso fornendo materiale a un passo decisivo, impe-
sarebbe facilmente esprimibile con mezzi linguistici più semplici, oppure a
gnato a sondare il tema centrale (ed eponimo) del romanzo, la graduale appros-
fornire dati precisi, ma centrifughi rispetto al tema della narrazione. Per que-
simazione, per accerchiamenti successivi, al dolore, vero centro dell'esistenza. E
st'ultimo caso si pensi al passo dell'Adalgisa citato poco sopra, con tanto di
LA SCIENZA D E L D O L O R E 59
58 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA

quanto prova un altro brano, in cui la misura dell'accelerazione di gravità ti nello sforzo lirico-tragico, servano ad approssimare quel fondo nero dell'e-
diventa allusione alla morte in guerra (per caduta dell'aeroplano) del fratello di sistenza che è poi il reale obiettivo della narrazione gaddiana. E quello che
Gonzalo, tema dolorossimo per le note implicazioni biografiche: «ma la gravi- succede negli ultimi due passi citati della Cognizione, in cui proprio nei tec-
tazione aveva funzionato, il 9,81: con due fili rossi sui labbri delle narici, e gli nicismi è convogliata tutta la verticalità di cui si mostra capace la tensione
occhi aperti, aperti, dentro cui si spegneva il tramonto.... Coi labbri pareva poetica di Gadda. Il lessico tecnico-scientifico e tutte le altre risorse plurilin-
voler ribere il suo stesso sangue.... perché non sta bene.... dal naso.... il san- guistiche, che nel resto dell'opera gaddiana tendono a isolarsi in singoli pez-
gue due fili rossi.... dal naso» (C414-415). zi di bravura, nel capolavoro contribuiscono a una discesa nell'oscuro splen-
dida e terribile, sospesa tra cerchio lirico e linea narrativa.
È impossibile non notare che in questi momenti sommi del suo capolavo- Non so, però, se sia poi davvero la compatibilità con la narrazione a essere
ro, Gadda si astiene da quella furia espressionistica che permea la maggio- messa a rischio dalla natura violentemente e incessantemente tensiva dell'e-
ranza dei suoi scritti. Può dunque risultare legittima la questione recente- spressionismo gaddiano. Il problema sta forse più nel fondo intimamente tra-
mente posta da Pier Vincenzo Mengaldo: «Nessun scrittore del Novecento gico della scrittura di Gadda. E proprio quando Gadda gioca troppo, quando
possiede la ricchezza linguistica di Gadda e la sua capacità di maneggiare le satireggia, che i variegati «elementi» linguistici «girano a vuoto» e «a-funzional-
componenti della lingua, lasciandoci divertiti nel senso più alto, anche com- mente»: il che succede in particolare nelle prime opere e poi in quelle intenzio-
mossi, sempre ammirati. Ma non ci si sottrae all'impressione che troppo nalmente satiriche come l'infelice Eros e Priapo, dove è difficile non mettere in
spesso quegli elementi girino a vuoto a-funzionalmente; e ci si può seria- rapporto la violenza dello stile con l'ideologia conservatrice dell'autore.
mente domandare se sia compatibile con la narrativa una continua tensione Va comunque osservato, per finire, come l'ipotesi che vede in un certo uso
che non conosce mai distensione» . Anche riconoscendo al plurilinguismo
32 di figuranti o di oggetti di rappresentazione tratti dalla scienza e dalla tecni-
gaddiano una solida motivazione gnoseologica, come risultante dello scontro ca (quelli geometrici soprattutto) una possibile formazione reattiva non pos-
tra tensione tradizional-'positivista" ad abbracciare con l'atto conoscitivo sa riguardare l'interezza della lingua di Gadda. La quale, anzi, per lo più cede
l'interezza del reale e incoercibile - e quindi irrappresentabile — molteplicità alla pulsione distruttiva efilocaotica- e prova ne sia la sua evidente frantu-
del mondo, non si può che consentire con Mengaldo circa il fatto che in mol- mazione. Ma forse - si diceva - proprio in quei luoghi dove permangono iso-
te delle opere gaddiane lo spiegamento di forze linguistico appaia come iner-' le geometrizzanti incrinate crudelmente dal dolore della realtà molteplice e
zialmente propagato da una moltiplicazione di se stesso. La girandola delle disastrosa, accade che gli squarci dell'ordine artificiale si umanizzino, dando
visuali, e tra esse quella della scienza - in teoria fortemente individuante - , libero ma non effusivo sfogo alla corrente patemica in cui si fonda la tragicità
che Gadda giustappone all'oggetto narrato, finiscono spesso per soverchiare di Gadda: le figure della scienza, frantumandosi, non rivelano altro che il
quello stesso oggetto, spostando l'attenzione del lettore su quanto dovrebbe «nostro disperato dolore».
costituire prevalentemente (e intendo per lo stesso autore, per il portato del-
la sua formazione positivistica) un medium conoscitivo, la lingua. E anzi, vie-
ne da pensare che in larga parte la metaforica attinta dalla scienza, nonché le
escursioni scientifiche pseudoreferenziali - come tante altre componenti del
vortice narrativo - rappresentino una sorta di estesa formazione reattiva che 33

allontana — ma insieme presume — la sostanza tragica della scrittura di


Gadda, un déguisement del pianto, o meglio del singhiozzo — per usare l'im-
magine continiana - , che però a tratti non si perita di scoprirsi nella sua
patenza di cupa disperazione. Verrebbe quindi voglia di ipotizzare che la
miscela linguistica tendente all'eccesso funzioni narrativamente soprattutto
quando l'outrance verbale serve a preparare per contrasto delle zone di lirico
accesso al dolore, in cui eventuali schegge dei diversi linguaggi, conglomera-
60 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 61

Note 1969, pp. 52-77; Guido Lucchini, L'istinto della combinazione. Le origini del romanzo in Carlo
Emilio Gadda, Firenze, La Nuova Italia, 1988; Id., La biblioteca "filosofica"di Gadda, in Don
1. Per notizie biografiche legate agli studi scientifici e alla successiva carriera ingegneristi- Gonzalo. IlFondo Gadda alla Biblioteca del Burcardo. 2. Saggi, cit., pp. 115-122; Letizia Grassi,
ca, si vedano Andrea Silvestri, Gadda e il politecnico, in Carlo Emilio Gadda milanese, a cura di L'aspettofigurale-simbolicoe la polifonia dei linguaggi nella Cognizione del dolore di C. E.
Gioia Sebastiani, Giulio Ungarelli, Vanni Scheiwiller, Milano, Scheiwiller, 1993 e Andrea Gadda, «Lingua e stile», XXIV, 2, 1989, pp. 245-264; Manuela Bertone, // romanzo come siste-
Silvestri, Gadda studente politecnico e ingegnere, in Per Gadda il Politecnico di Milano, Atti del ma. Molteplicità e differenza in CE. Gadda, Roma, Editori Riuniti, 1993; Ottavio Lutati,
Convegno e Catalogo della mostra. Milano 12 novembre 1993, a cura di A. S., Milano, Gadda testimone di lingua condivisa, in Le lingue di Gadda, Atti del Convegno di Basilea. 10-12
All'insegna del pesce d'oro, 1994, pp. 41-58; in Per Gadda il Politecnico di Milano, cit. si veda- dicembre 1993, a cura di Maria Antonietta Terzoli, Roma, Salerno, 1995, pp. 283-305. Molto
no anche le descrizioni dei documenti della mostra Gadda studente politecnico e ingegnere, sem- utili anche le sintesi presenti in Vittorio Coletti, Storia dell'italiano letterario, Torino, Einaudi,
pre curata dallo stesso studioso. Di Silvestri si veda infine Qualche riflessione sulla cultura tec- 1993, pp. 337-339 e Pier Vincenzo Mengaldo, // Novecento, in Storia della lingua italiana, a
nico-scientifica di Gadda, in La biblioteca di Don Gonzalo. Il Fondo Gadda alla Biblioteca del cura di Francesco Bruni, Bologna, il Mulino, 1994, pp. 148-154.
Burcardo. 2. Saggi, a cura di Andrea Cortellessa e Giorgio Patrizi, Roma, Bulzoni, 2001, pp. Tutti gli studi citati si occupano più o meno tangenzialmente della presenza di linguaggi
167-180. Si ricorda comunque che Gadda, dopo essersi laureato nel 1920 (con una tesi speciali in Gadda. Su tale argomento (ma più generico di quanto non suggerirebbe il titolo),
riguardante la materia «Costruzione dei Motori termici e idraulici»), lavorò poi presso varie si veda infine Cesare Segre, Linguaggio scientifico e invenzione letteraria in Gadda, in Per
istituzioni sino al definitivo abbandono dell'attività ingegneristica nel 1940. Il primo mestie- Gadda il Politecnico di Milano, cit., pp. 83-96.
re lasciò un'impronta anche successiva a quell'anno in un buon numero di scritti tecnico- 3. Introduzione alla Cognizione del dolore, cit., p. 20.
scientifici di carattere divulgativo, contraddistinti da una disciplina stilistica pragmaticamen- 4. Ivi, p. 19.
te intesa a non creare difficoltà al lettore di competenze generiche, anche se non privi talvolta 5. A questo proposito soccorre ancora l'autorevole definizione di Contini, per il quale «pur
di qualche riferimento letterario e di rare impennate espressive. Comparsi su diverse riviste più sorgendo dal buio, dove non immora, ma se ne svincola, quello di Gadda è un mondo robu-
o meno specializzate, tali scritti sono stati in larga parte raccolti in Azoto, poi - con l'aggiunta stamente esterno, nel quale l'autore crede. Il suo, considerato da quest'angolo, è un espressio-
di un articolo - in Pdt (nel quale si veda anche la Nota al testo di Andrea Silvestri), da integrare nismo naturalistico» (Introduzione alla Cognizione del dolore, cit., p. 26; corsivo mio).
con altri articoli di giornale pubblicati da Alba Andreini nel suo Studi e testi gaddiani, 6. Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche, Vm 475-488, alle pp. 477-478.
Palermo, Sellerio, 1988, pp. 173-193. 7. Si ricorda che a questa altezza cronologica Gadda non aveva prodotto che i tentativi di
2. Innumerevoli sono gli studi dedicati alla lingua di un autore che, in virtù del suo invitante narrazione entrambi abortiti (sebbene a un diverso stadio di elaborazione) di Racconto italia-
impasto stilistico, ha sollevato costantemente gli appetiti interpretativi (quando non semplice- no di ignoto del novecento (1924-25) e La meccanica (1928), e i pezzi, anch'essi ospitati dalle
mente regestuali) dei linguisti. Il più illustre tra i lettori della prim'ora di Gadda è ceno pagine di «Solaria» (tranne Manovre di artiglieria da campagna, in «Fiera letteraria»), che
Gianfranco Contini, ideatore della fortunata tesi critica della «funzione Gadda», che vede nel- andranno nel 1931 a formare il primo libro di Gadda, La Madonna dei Filosofi.
l'autore milanese il vertice italiano di una linea comprendente Folengo, Rabelais, il Joyce di 8. Questa operazione è già stata compiuta da Gian Carlo Roscioni nel saggio La
Finnegans Wake tra i suoi maggiori esponenti, e - nei suoi esiti più provinciali - gli scapigliati Meditazione milanese, in La disarmonia prestabilita, cit., pp. 159-196, alle pp. 179-186. Il
Dossi e Faldella. Si vedano almeno Gianfranco Contini, Carlo Emilio Gadda, o del "pastiche", saggio solariano viene definito da Roscioni una sorta di «appendice di poetica» (p. 179) alla
«Solatia», gennaio-febbraio 1934, poi - con il titolo Primo approccio al Castello di Udine - in Meditazione milanese.
Quarantanni d'amicizia. Scritti su Carlo Emilio Gadda, Torino, Einaudi, 1989, pp. 3-10; Id., 9. Il titolo previsto per la tesi di laurea era La teoria della conoscenza nei "Nuovi saggi"di
Introduzione, in Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore, Torino, Einaudi, 1963, pp. 5- G. W. Leibniz Sul rapporto con il relatore Pietro Martinetti, e più in generale sul rapporto tra
28, poi - con il titolo Introduzione alla Cognizione del dolore - in Quarantanni d'amicizia, speculazionefilosoficae scrittura narrativa, cfr. il primo capitolo Dallo scartafaccio sul "Lavoro
cit., pp. 15-35; Id., Espressionismo letterario, in Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto italiano"a "Solaria" di Lucchini, L'istinto della combinazione, cit., che integra e ridiscute le
dell'Enciclopedia Italiana, 1977, voi. II, pp. 798-800, poi in Ultimi esercizi ed elzeviri, Torino, tesi di Roscioni.
Einaudi, 1989, pp. 41-105, alle pp. 95-104. Notevoli sono anche, di Cesare Segre, La tradi- 10. Contatti - naturalmente poligenetici - tra le posizioni teoriche di Bachtin e quelle di
zione macaronica da Folengo a Gadda (e oltre), in Semiotica filologica, Torino, Einaudi, 1979, Gadda sono stati messi inrilievoda Segre, Punto di vista, polifonia ed espressionismo nel roman-
pp. 169-183 e Punto di vista, polifonia ed espressionismo nel romanza italiano (1940-1970), in zo italiano (1940-1970), cit., pp. 30-34.
Intrecci di voci, Torino, Einaudi, 1991, pp. 27-44. Fondamentale anche dal punto di vista lin- 11. Come lavoro, Vm 437. Corsivo mio.
guistico è il per nulla invecchiato - la prima edizione è del '69 - libro di Gian Carlo Roscioni, 12. Si noti la coppia di verbi gaddiani, percepire e ritrarre, cherimandanoalla doppia operazio-
La disarmonia prestabilita, Torino, Einaudi, 1995 (I ed.: 1969; II ed.: 1975). Indispensabile è ne sopra analizzata che Gadda ritiene peculiare allo scrittore: conoscere il reale e rappresentarlo.
il commento di Manzotti in C; sempre dello stesso studioso, si veda ora l'ottimo e ampio sag- 13. Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche, Vm 480.
gio sul capolavoro gaddiano: La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda, in Letteratura 14. Si pensi all'emblematico esempio del ricorrente uso metaforico del calcolo combinatorio.
italiana. Le opere. Volume quarto. Il Novecento. II. La ricerca letteraria, Torino, Einaudi, 1996, 15. Roscioni, La disarmonia prestabilita, cit., p. 34.
pp. 201-337. Cfr. inoltre: Giacomo Devoto, Dal "Castello di Udine", in Studi di stilistica, 16. Ivi, p. 56.
Firenze, Le Monnier, 1950, pp. 57-90; Piero Gelli, Sul lessico di Gadda, «Paragone», XX, 230,
17. Ivi, p. 58.
62 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L D O L O R E 63

18. Ivi, p. 57. 28. Si noti per inciso come il brano ripeta lo stesso concetto del passo del Racconto italia-
19. Ibidem. no di ignoto del novecento citato supra. Un'altra nota completa di definizione e formula è quel-
20. Ivi. P- 144. la dedicata al termine «entropia» (A 475-476).
21. In questo secondo periodo si devono quindi includere, com'è ovvio, i "racconti" stesi 29. Cosi il commento ad locum di Manzotti (C96).
tra il '38 e il '43 che confluiranno (1943) in L'Adalgisa, e i due libri di racconti [Novelle dal 30. «sizìgie» è impropriamente preceduto nel testo gaddiano dall'articolo singolare: è infat-
ducato in fiamme, 1953, confluito poi in Accoppiamenti giudiziosi, 1963) cui Gadda attende ri il plurale di 'sizigia' e nel significato astronomico si usa soltanto in tale forma.
dopo la pubblicazione del Pasticciaccio \n rivista (1946-47). 31. Cfr. Raffaele Donnarumma, Gadda e il sublime. Sulquinto trattodella «Cognizione del
22. A proposito di Galileo Ferraris, Gadda scrisse nel '51 (pubblicato sul «Radiocorriere») dolore», «Italianistica», XXXIII, 1, 1994, pp. 35-66, alle pp. 47-48.
un appassionato articolo laudatorio (ispirato per altro a un amore per l'ingegneria ben mag- 32. Mengaldo, Il Novecento, cit., p. 154. Il giudizio di Mengaldo si è ripresentato incrudi-
giore di quanto dichiarato altrove), dove è interessante leggere come il grande ingegnere sia to in un articolo dal titolo esplicito, Fu un vero narratore, «Cooperazione», 5 dicembre 1993,
visto come modello di euretés, la cui abilità sta nell'applicate categorie di una scienza a un altro poi in Giudizi di valore, Torino, Einaudi, 1999, pp. 116-119.
settore, cosa che in fondo fa anche Gadda con le sue lunghe catene metaforiche, in direzione 33. La «formazione reattiva» consiste, secondo Freud, in un'abitudine (che può costituire
di un ideale di conoscenza enciclopedica (l'«omnia circumspicere»), seppure costantemente un sintomo) contraria a un desiderio rimosso, in relazione al quale essa si è costituita: è da
disatteso. L'idea è notevole anche perché anteriore alle indagini ora già classiche sulla funzione notare come la pulsione respinta possa bruscamente riemergere in certi momenti, "smasche-
della metafora nella scienza (si pensi soltanto agli studi di Boyd e Kuhn). Ma ecco il notevole rando" il comportamento contrario esibito dal soggetto.
brano: «L mente di Galileo Ferraris operava secondo categorie analogiche, trasferendo con-
3

cetti e g PP' di concetti da uno ad altro campo scientifico ed applicativo: egli è matematico e
ru

fisico "entusiasta": ma è "scopritore da riflessione", da intuizione riflessa. Rappresenta, cioè, il


tipo intellettivo dell'indagatore, non l'uomo fortunato che incocca quasi a caso il bersaglio. Lo
studio teorico (matematico) dei moti vibratori simultanei e della loro composizione, lo studio
della composizione di due raggi luminosi rettilinei polarizzati a dare un raggio polarizzato cir-
colarmente, indi una meditazione "analogica", suggerì al Ferraris l'idea di comporre due vet-
tori elettrici alternativi a dare un vettore rotante. Il Ferraris, dal 1885 in poi compie nel Museo
Industriale esperienze dirette a verificare il suo principio e soltanto "dietro premurose insi-
stenze di amici" lo rende pubblico, insieme ai risultati sperimentali ottenuti, nella Memoria
(Reale Accademia delle Scienze) del 18 marzo 1888: Rotazioni elettrodinamiche prodotte per
mezzo di correnti alternate. I È il principio da cui nasce il moderno motore asincrono, cioè il
tipo £i motore a cui si riconduce la maggioranza dei motori elettrici in servizio sulla faccia del-
la terra. / U campo magnetico rotante, che ne costituisce la idea matrice, si chiama oggi cam-
po Ferrraris» (Galileo Ferraris e gli scienziati piemontesi, 5^980-984, allepp. 983-984).
23. Si veda ad esempio questo brano, in cui i tecnicismi, riferiti al treno - vulgatissimo
simbolo del progresso - contrastano (con un gioco sin troppo facile) con gli occhi della lupa,
emblema della natura, descritti infatti metaforicamente: «Pulsando infaticate le bielle, (visibi-
li in curva), il locomotore imbocca il viadotto, sorvola la solitaria centrale. Nell'ombra della
valle profonda tutti la ignorano, gli acuti diplomatici, le dame. Nell'ombra di queste macchie
vivono soltanto due occhi, torvi topazi: è la lupa, venuta dalla notte, per allattare cuccioli
umani; ma i caparbi alternatori portano perennemente la loro soma invisibile, le Francis stra-
scicano i rotors nel perenne freno del campo» (Treno celere nell'Italia centrale, in MF40).
24. Altri termini della botanica si trovano in CU 197 (sparto, acacia australiana, lanceolato).
25. Bertone, Il romanzo come sistema, cit., p. 88. Più in generale, sulla funzione delle note
nel Castello di Udine, come tentativo di allargare il testo alla poliedricità del reale, si vedano le
pp. 83-103.
26. Più scarsa e menorilevanteè invece la presenza di tecnicismi nei racconti che conflui-
scono in Accoppiamenti giudiziosi.
27. Un'interprerazione di tale caratteristica è tentata in Bertone, // romanzo come sistema,
cit., pp. 125-143), nel capitolo Ai margini del testo. Sempre per le note dell'Adalgisa si veda
anche Lucchini, L'istinto della combinazione, cit., p. 90).
Un sistema quasi periodico
Il linguaggio chimico nel Sistema periodico di Primo Levi*

A me, la notizia della chiralità dell'universo, o


solo della nostra galassia, è apparsa sconvolgente,
insieme drammatica ed enigmatica: ha un senso?
E se si, quale? Quanto lontano porta? Non è un
«gioco di dadi», quello stesso che Einstein rifiuta-
va di attribuire a Dio?
(Primo Levi, L'asimmetria e la vita)

Se si vuole indicare l'appuntamento più ineludibile, nel Novecento italia-


no, del rapporto fra scienza e letteratura, la scelta potrebbe difficilmente
cadere su un oggetto diverso dal Sistema periodico^ di Primo Levi per ragioni
al tempo stesso tematiche e linguistiche. Il sistema periodico è infatti, nell'in-
tera opera di Levi, il libro che presenta la più alta percentuale di lessico tec-
nico-scientifico. Trattandosi, a grandi linee, di un'autobiografia sub specie
chimica, non può destare sorpresa ritrovare una grande quantità di tecnici-
smi chimici, secondo una doppia operazione che potrebbe essere enunciata
sinteticamente, con le parole di Levi, come il «rivisitare le cose della tecnica
con l'occhio del letterato, e le lettere con l'occhio del tecnico» . 2

L'intreccio tra i due mestieri di Primo Levi, vistosamente tematizzato nel


Sistema periodico, è spesso esplicitamente scandagliato dall'autore nei termini
della riflessione teorica. Memorabile, intanto, la paradigmatica manifestazio-
ne dell'inscindibile liaison tra letteratura e scienza presente nel sesto capitolo,
L'intellettuale ad Auschwitz, di / sommersi e i salvati. Dopo la rievocazione del-
l'episodio di Se questo un uomo che vede l'autore-personaggio impegnato nel
tentativo di recitare al francese Pikolo il canto dantesco di Ulisse, Levi ribadi-
sce l'importanza della cultura come fattore di sopravvivenza all'interno del
Lager, e tra i brandelli di quello che l'autore chiama - zweighianamente - il
suo «mondo di ieri», emerge un dittico cui si può tranquillamente conferire il
carattere di emblema: «Per me, il Lager è stato anche questo; prima e dopo
"Ulisse", ricordo di aver ossessionato i miei compagni italiani perché mi aiu-

* Le opere di Levi si citano dall'edizione einaudiana della NUE: Opere I, a cura di Marco
Belpoliti, Introduzione di Daniele Del Giudice, Torino, Einaudi, 1997 (Ol); Opere II, a cura
di M.B., Torino, Einaudi, 1997 ( 02).
66 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O 67

tasserò a recuperare questo o quel brandello del mio mondo di ieri, senza Chimica . Già nel periodo del ginnasio, Levi cominciava a interessarsi alla
5

cavarne molto, anzi, leggendo nei loro occhi fastidio e sospetto: che cosa va chimica e alla biologia, dedicando meno tempo invece alle materie letterarie,
cercando questo qui, con Leopardi e il Numero di Avogadro?» . E subito dopo
3
tutto ciò in linea con l'ambiente familiare, in cui agiva l'humus della passio-
viene la constatazione dell'importanza del mestiere di chimico, la sua rilevan- ne scientifica (del resto largamente conforme all'indirizzo culturale della
za nella cruciale stazione biografica di Auschwitz, ma anche - si può certo Torino positivista di fine '800-inizio '900 ): 6

aggiungere - la profonda influenza della scienza chimica sulla scrittura di Levi


già all'altezza di Se questo un uomo, nella forma di una inestinguibile e oltre- La tua [=di Tullio Regge] vocazione scientifica precede di poco la mia, io ho
modo resistente capacità di analisi equilibrata, la cui obiettività distaccata e cominciato sui quattordici anni. Mio padre [...] era ingegnere, e di famiglia
insieme carica di pathos è la principale scaturigine della doppia natura di quel agiata. [.. .]Anche mio padre ha fatto caute pressioni per mandarmi dalle parte
testo, testimonianza incancellabile e altissima opera letteraria: scientifica; anche lui era un bibliofilo, comperava libri a caso e aveva passioni di
autodidatta. Aveva studiato per conto suo unte cose, e ha continuato a studia-
Credo di poter contestare «per fatto personale» l'affermazione di Améry [Jean re sino alla fine. [...] A me comperava la bella serie di Mondadori di divulga-
Améry, alias Hans Mayer, filosofo deportato a Auschwitz, suicida nel 1978, zione scientifica, I cacciatori di microbi, L'architettura delle cose, un primo libro
autore del saggio L'intellettuale a Auschwitz], che esclude gli scienziati, ed a mag- sulla genetica che stava ancora nascendo - siamo agli inizi degli anni '30 - ,
gior ragione i tecnici, dal novero degli intellettuali: questi, per lui, sarebbero da L'uomo questo sconosciuto, di Carrel. 7

reclutarsi esclusivamente nel campo delle lettere e della filosofia. Leonardo da


Vinci, che si definiva "omo sanza lettere", non era un intellettuale? Uno dei libri appena citati - L'architettura delle cose di Sir William Bragg,
Insieme col bagaglio di nozioni pratiche, avevo ricavato dagli studi, e mi ero premio Nobel 1915 per la fisica - torna in La ricerca delle radici, dove viene
portato dietro in Lager, un mal definito patrimonio di abitudini mentali che chiarito il suo ruolo fondamentale nella formazione del giovane Levi studen-
derivavano dalla chimica e dai suoi dintorni, ma che trovano applicazioni più te di liceo:
vaste. Se io agisco in un certo modo, come reagirà la sostanza che ho tra le
mani, o il mio interlocutore umano? Perché essa, o lui, o lei, manifesta o inter- A questo suo libro devo riconoscenza. L'ho letto per caso a sedici anni; mi
rompe o cambia un determinato comportamento? Posso anticipare cosa avverrà sono invaghito delle cose chiare e semplici che diceva, e ho deciso che sarei sta-
intorno a me fra un minuto, o domani, o fra un mese? Se si, quali sono i segni to un chimico. Leggevo fra le righe una grande speranza: i modelli in scala uma-
che contano, quali quelli da trascurarsi? Posso prevedere il colpo, sapere da che na, i concetti di forma e misura, arrivano molto lontano, verso il mondo minu-
parte verrà, pararlo, sfuggirlo? scolo degli atomi e verso il mondo sterminato degli astri; forse infinitamente
Ma soprattutto, e più specificamente: ho contratto dal mio mestiere un'abitu- lontano? Se sì, viviamo in un cosmo immaginabile, alla portata della nostra fan-
dine che può essere variamente giudicata, e definita a piacere umana o disumana, tasia, e l'angoscia del buio cede il posto all'alacrità della ricerca.
quella di non rimanere mai indifferente ai personaggi che il caso mi porta davan- Sarei stato un chimico: avrei condiviso lafiduciadi Bragg (che oggi appare
ti. Sono esseri umani, ma anche "campioni", esemplari in busta chiusa, da rico- molto ingenua); mi sarei schierato con lui e con i leggendari atomisti dell'anti-
noscere analizzare e pesare. Ora, il campionario che Auschwitz mi aveva squader- chità, contro il gregge scoraggiato e pigro di chi vede la materia infinitamente,
nato davanti era abbondante, vario e strano; fatto di amici, di neutri e di nemici, inutilmente, noiosamente divisibile. 8

comunque cibo per la mia curiosità, che alcuni, allora e dopo, hanno giudicato
distaccata. Un cibo che certamente ha contribuito a mantenere viva una parte di L'interesse per la scienza del giovane liceale veniva frustrato dal clima sco-
me, e che in seguito mi ha fornito materia per pensare e per costruire libri.
4
lastico prodotto dalla riforma Gentile, vigorosamente antiscientifica: «Avevo
una curiosa sensazione: che ci fosse una congiura ai miei danni, che la fami-
Passo rilevantissimo, e persino troppo esplicito nel ricondurre allo schema
glia e la scuola mi tenessero nascosto qualcosa, che andavo cercando nei luo-
concettuale indotto dalla prassi scientifica una attitudine conoscitiva e persi-
ghi che mi erano riservati: per esempio la chimica, o anche l'astronomia» . E 9

no una morale: per certo una posizione limpidamente illuministica, ma for-


ancora: «Era la congiura gentiliana. Anch'io avevo un ottimo rapporto con la
se un poco immunizzante, censoria...
mia insegnante di italiano, ma quando ha detto pubblicamente che le mate-
Prima di giungere all'esperienza del Lager all'età di ventiquattro anni,
rie letterarie hanno valore formativo, e quelle scientifiche solo valore infor-
Primo Levi, nato nel 1919, aveva avuto il tempo di arrivare alla laurea in
mativo, mi si sono rizzati i capelli in testa, e ne sono uscito confermato in
68 L'INQUIETANTE SIMMETRIA D E L L A LINGUA U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O 69

questa idea che la congiura esisteva. Tu giovane fascista, tu giovane crociano, brica di vernici tra Torino e Settimo Torinese, della quale nel giro di pochi anni
tu giovane cresciuto in questa Italia non avvicinarti alle fonti del sapere scien- diventa direttore. A Philip Roth che lo intervista nel 1986 per la «New York
tifico, perché sono pericolose» . E le cose non cambiavano con gli insegnan-
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Times Book Review», Levi dirà: «Sono approdato all'industria delle vernici per
ti di materie scientifiche: «Anche per la mia insegnante di scienze naturali la puro caso. M i sono occupato piuttosto poco di vernici propriamente dette: la
chimica era un testo di chimica, e basta. Era le pagine di un libro. Non ave- nostra fabbrica, fin dai primi anni, si è specializzata nella produzione di smalti
va mai toccato in vita sua un cristallo o una soluzione. Era un sapere tra- isolanti per conduttori elettrici di rame. A quel tempo contavo fra i trenta e qua-
smesso da insegnante a insegnante, senza mai un collaudo pratico. C'erano le ranta specialisti del mondo in questo ramo» . Anche se preferisce sempre esse-
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esperienze in aula, ma erano sempre le stesse. Mancava assolutamente tutto re chiamato tecnico piuttosto che scienziato , continua a studiare chimica per
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quello che c'è di inventivo in queste cose» . 11


tenersi aggiornato e traduce anche una parte di un grosso trattato di chimica
Un deciso miglioramento arriva con la frequentazione dell'università, organica superiore . Lavora fino al 1975, quando lascia la direzione della fab-
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dove la disciplina scientifica viene coltivata attraverso i mezzi dell'esperienza brica per andare in pensione e dedicarsi esclusivamente all'attività di scrittore.
concreta, e le parole cominciano a corrispondere biunivocamente alle cose: Certamente la formazione scientifica e i lunghi anni di lavoro in laboratorio
«Ricordo ancora la prima lezione di chimica del professor Ponzio, in cui ave- lasciano un segno profondo che riverbera anche nella scrittura di Primo Levi.
vo notizie chiare, precise, controllabili, senza parole inutili, espresse in un Quel che più si nota è l'inesauribile amore per la scienza, intesa sia come attività
linguaggio che mi piaceva straordinariamente, anche dal punto di vista lette- di conoscenza pura sia come applicazione tecnica, che senza dubbio posa le pro-
rario: un linguaggio definito, essenziale. E poi il laboratorio [...]: ci stavamo prie radici nell'ambiente culturale positivista cui si è fatto cenno sopra. Pertanto
cinque ore al giorno, era un bell'impegno. Un'esperienza straordinaria. In la scienza di Levi, proprio perché fortemente manuale, basata sull'empiria del
primo luogo perché toccavi con mano: alla lettera, ed era la prima volta che lavoro nel laboratorio della fabbrica, rimane sempre al di qua rispetto alle per-
mi capitava, anche se magari ti scottavi le mani o te le tagliavi. Era un ritor- plessità ontologiche dei moderni epistemologi, per tacere delle interrogazioni
no alle origini. La mano è un organo nobile, ma la scuola, tutta presa ad ermeneutiche sulla natura intrinsicamente nichilistica del progresso tecnico. La
occuparsi del cervello, l'aveva trascurata» . Lo stesso professor Ponzio è tra i
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concezione della realtà di Levi è insomma ordinata dal principio verificazionista,
protagonisti del capitolo Zinco - quello dedicato, insieme a Ferro e Potassio, seppure - ovviamente - temperato dall'ormai pacifico indebolimento dei lega-
agli anni dell'università - nel Sistema periodico: «A me P. [scil. Ponzio] era mi tra causa ed effetto dimostrato tra l'altro dalla meccanica quantistica: il che
simpatico. M i piaceva il rigore sobrio delle sue lezioni [...]. Apprezzavo i suoi però non infirma la convinzione di Levi di avere a che fare con oggetti piuttosto
due testi, chiari fino all'ossessione, stringati» . L'ossessione per la chiarezza è
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che con ipotesi di oggetti, anche nel campo invisibile dei reticoli molecolari.
qualcosa di cui non ci si dovrà dimenticare. Non per questo la scienza acquisisce per lo scrittore un aspetto idilliaco e infini-
Nel 1941 Levi si laurea con centodieci e lode , discutendo una tesi (rela-
14 tamente progressivo: ma la degenerazione dell'attività scientifica, pur così pre-
tore un fisico, l'allora assistente Dalla Porta) che a una prima parte breve sente, è di stampo sociale, deriva dal cattivo uso che la società umana fa della
(venti pagine) e compilativa di argomento chimico, faceva seguire una sotto- scienza per fini non conoscitivi. Si tocca qui un ganglio vitale della mentalità e
tesi sperimentale di fìsica di cento pagine .
15 della poetica leviana, che è quello dell'indissolubile legame tra conoscenza e
Segue il lavoro, sempre descritto nel Sistema periodico, prima in una cava d'a- morale, mediato dal lavoro, per Levi la principale possibile sorgente di felicità
mianto, poi in una fabbrica svizzera di medicinali a Milano, dove lo coglie il nella vita dell'uomo . La volontà di conoscenza e il progresso tecnico sono da
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crollo del fascismo nel 1943. Dopo la breve e disgraziata esperienza partigiana, stimare positivamente, purché restino nei binari di una lotta di ogni individuo
e dopo i due anni, testimoniati dal «ghasdy tale» di Se questo è un uomo e La tre- per il bene comune della specie, come si evince dalla bella metafora mitica pre-
gua, Levi ritorna in patria e trova lavoro presso la fabbrica di vernici Duco- sente in queste parole di Levi: «Chi nega i benefici delle macchine è in malafede
Montecatini, ad Avigliana, vicino a Torino, da cui si licenzia nel 1947. Dopo [...] ma è altrettanto chiaro che una tecnologia impazzita, o asservita a una clas-
una breve e deludente esperienza di lavoro autonomo con un amico - testimo- se può condurre il mondo a una catastrofe o ad una lenta cancrena, mentre la
niata nei capitoli Arsenico, Azoto, e Stagno del Sistema periodico - , nel dicembre scienza, come figlia della ragione, può liberare l'umanità da buona parte delle
del '47 Levi accetta un posto di chimico in laboratorio alla Siva, una piccola fab- sue sofferenze ed entro certi limiti lo ha già dimostrato [...]. Penso che la tecni-
70 L'INQUIETANTE SIMMETRIA D E L L A LINGUA U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O 71

ca sia come la lancia di Achille, che ferisce o guarisce, a seconda di come viene l'altra l'ironia, presente soprattutto nelle miscele di linguaggio scientifico e
maneggiata, o meglio, a seconda della mano che la regge» . 20
burocratico e nella larga quantità di pseudotecnicismi escogitati dall'autore,
Levi non nutre dubbi sulla linearità del progresso scientifico, e condanna permea i racconti fantastici volti a criticare gli sviluppi della scienza che con-
alla stessa stregua chi ne rifiuta gli effetti come chi li sfrutta cinicamente: traddicono la morale "naturale".
Sarà stato sufficiente questo compendioso percorso attraverso la parabola
Oggi, da alcuni pensatori (e da molti non-pensatori) lo stesso progresso scien-
tifico-tecnologico viene messo in dubbio: la rivoluzione industriale ha provoca- esistenziale di Levi, per confermare ciò che si era affermato in partenza, vale
to due guerre planetarie e sanguinose, dalla chimica è venuta la dinamite, da a dire Io stretto legame tra l'attività del chimico e quella dello scrittore, né
Einstein e Fermi è venuta Hiroshima, dai diserbanti è venuta Seveso, dai tran- mancano le testimonianze d'autore in questo senso. Come un convinto
quillanti la tragedia della talidomide, dai coloranti viene il cancro. Basta, fer- refrain torna di frequente la condanna della scissione tra le "due culture":
miamoci, torniamo indietro.
sovente ho messo piede sui ponti che uniscono (o dovrebbero unire) la cultura
Ora, tornare indietro non si può, o si può solo a spese di un massacro di pro-
scientifica con quella letteraria scavalcando un crepaccio che mi è sempre sem-
porzioni inaudite: tornare alle origini significherebbe riaprire le porte alle epi-
brato assurdo. C'è chi si torce le mani e lo definisce un abisso, ma non fa nulla per
demie ed alla mortalità infantile, rinunciare alla produzione dei fertilizzanti
colmarlo; c'è anche chi si adopera per allargarlo, quasi che lo scienziato e il lette-
chimici riducendo così alla metà o ad un terzo la produzione agricola e con-
dannando alla fame centinaia di milioni di individui oltre a quelli che già la rato appartenessero a due sottospecie diverse, reciprocamente alloglotte, destina-
patiscono attualmente. L'umanità si trova oggi in una situazione critica e nuo- te a ignorarsi e non interfeconde. È una schisi innaturale, non necessaria, nociva,
va, talmente complessa che sarebbe ingenuo proporre di risolverla in base ad un frutto di lontani tabù e della controriforma, quando non risalga addirittura a una
unico criterio generale. Non si può continuare a 'progredire' indiscriminata- interpretazione meschina del divieto di mangiare un certo frutto. Non la cono-
mente, ma non si può neppure fermarsi o regredire su tutto il fronte. Occorre scevano Empedocle, Dante, Leonardo, Galileo, Cartesio, Goethe, Einstein, né gli
affrontare i singoli problemi uno per uno, con onestà, intelligenza ed umiltà: è anonimi costruttori delle cattedrali gotiche, né Michelangelo; né la conoscono i
questo il compito delicato e formidabile dei tecnici di oggi e di domani. 21 buoni artigiani d'oggi, né ifisiciesitanti sull'orlo dell'inconoscibile. 24

Se dunque la conoscenza scientifica può dimostrarsi pericolosa, è anche E ancora:


vero che in essa è contenuto il più verace germe di nobiltà della specie uma- Può benissimo esistere uno scrittore che ignora totalmente la scienza e la tecnica,
na, ciò che Levi osserva in un passo che mescola l'Ulisse dantesco con ed è uno scrittore rispettabilissimo e valido [...]. Però mi pare che sarebbe una
Lucrezio e Monod: «La miseria dell'uomo ha un'altra faccia, che è di nobiltà; buona cosa che Io scrittore non vivesse non dico in una torre d'avorio, ma in una
forse esistiamo per caso, forse siamo la sola isola d'intelligenza dell'universo, condotta, in una tubazione che parte da Dante e arriva all'infinito. Ed egli si
certo siamo inconcepibilmente piccoli, deboli e soli, ma se la mente umana muove in questa tubazione senza mai vedere il mondo intorno a sé. Se viviamo in
ha concepito i buchi neri, ed osa sillogizzare quanto è avvenuto nei primi un mondo impregnato di tecnologia e di scienza, è sconsigliabile ignorarlo, anche
attimi della creazione, perché non dovrebbe saper debellare la paura, il biso- perché la Scienza, con la S maiuscola, e la Tecnologia, con la T maiuscola, sono
gno e il dolore?» . Passi magnanimi quanto si vuole, certo. Resta il fatto che
22 delle formidabili fonti d'ispirazione. Oltre che esistere e dover pure rispecchiarsi
l'immagine della scienza come lancia di Achille trascura un po' troppo otti- in qualche modo nella parola scritta, sono, a mio parere, o lo sono per me alme-
misticamente il rapporto essenziale fra tecnica e dominio (Adorno, Anders, no, degli stimoli formidabili. A me pare che chi oggi ignori, per esempio quello
Habermas) che poi, per altro, lo stesso Levi mette in rilievo critico sceneg- che fanno gli astrofisici con i loro strumenti, o addirittura in modo più clamoro-
so con i satelliti artificiali, con gli Explorer e così via, si pone ad un livello regredi-
giando nei suoi racconti di fantascienza il fatale amplesso fra struttura socia-
to anche rispetto a Kant, per fare un nome, che prima di scrivere i suoi libri ave-
le capitalistica e immoralità della tecnica. va studiato astronomia. Mi pare che sia una cecità volontaria, questa. Vuol dire
E quindi pur vero che in Levi, alle due facce della scienza - nobile arma perdere la misura dell'universo in cui viviamo... Il fatto che le culture sian due è
della conoscenza e possibile carnefice assoldato da una società cinica —, cor- già nocivo in partenza. Dovrebbe essere una sola: Galileo ne aveva una di cultu-
rispondono due usi distinti del linguaggio tecnico-scientifico: da una parte la ra, e anche Spallanzani, anche Magalotti. Non sentivano, non percepivano spac-
precisione referenziale - che il tecnicismo convoglia nella nominazione del-
23 cature. Galileo era un grandissimo scrittore proprio perché non era scrittore affat-
le cose - pervade la pagina soprattutto biografica dello scrittore-chimico, dal- to. Era uno che voleva esporre quello che aveva visto 23
72 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O 73

Accanto all'azione mitopoietica della scienza, Levi ha una chiara percezio- scuso ma sinonimi non ce n'è. Se come è probabile, ha accettato a suo tempo
ne dell'effetto che la consuetudine con il linguaggio tecnico-scientifico com- i libri di mare dell'Ottocento, avrà pure digerito i bompressi e i palischermi:
porta nella sua prosa , il cui scrupoloso ordine cerca di incasellare la realtà
26
dunque si faccia animo, lavori di fantasia o consulti un dizionario. Gli potrà
magmatica e sfuggente dei realia catturati sulla pagina: venire utile, dato che viviamo in un mondo di molecole e di cuscinetti» . 30

Dunque l'esigenza di economia deve sposarsi con una altrettanto forte


L'abitudine a penetrare la materia, a volerne sapere la composizione e la strut- tendenza alla precisione: classicità e brevitas, cui si conformano morfologia e
tura, a prevederne la proprietà ed il comportamento, conduce ad un insight, ad sintassi, si saldano con la fervida ricchezza lessicale (in particolare nell'agget-
un abito mentale di concretezza e di concisione, al desiderio costante di non
tivazione), che attinge soprattutto dal campo tecnico-scientifico. Tra le
fermarsi alla superfìcie delle cose. La chimica è l'arte di separare, pesare e distin-
guere: sono tre esercizi utili anche a chi si accinge a descrivere fatti o a dare cor- 48000 forme circa del corpus leviano, oltre 21920 sono degli hapax legome-
po alla propria fantasia. C'è poi un patrimonio immenso di metafore che lo na, in percentuale il 48,65%, e sempre molto alta è la quantità degli hapax
scrittore può ricavare dalla chimica di oggi e di ieri, e che chi non abbia fre- dislegomena, 7507, il 15,6% '. L'opera con maggiore ricchezza lessicale è //
3

quentato il laboratorio e la fabbrica conosce solo approssimativamente. Anche sistema periodico, quella lessicalmente più povera Se non ora quando. Da que-
il profano sa cosa vuol direfiltrare,cristallizzare, distillare, ma lo sa di seconda sti dati non è difficile concludere che una larga quantità di hapax sia costi-
mano: non ne conosce la «passione impressa», ignora le emozioni che a questi tuita da tecnicismi, contribuendo essi per esempio ad aumentare la ricchezza
gesti sono legate, non ne ha percepita l'ombra simbolica. Anche solo sul piano
lessicale del Sistema periodico, l'opera che ne ospita in maggiore entità , e 32

delle comparazioni, il chimico militante si trova in possesso di una insospetta-


taricchezza:«nero come...»; «amaro come...»; «vischioso, tenace, greve, fetido, condizionando invece con la loro assenza il lessico assai più scarno di Se non
fluido, volatile, inerte, infiammabile»: sono tutte qualità che il chimico conosce ora quando , opera che ne è affatto priva, con poche eccezioni.
00

bene, e per ognuna di esse sa scegliere una sostanza che la possiede in misura Un altro fattore - al di là del lessico - che incatena in una griglia ordinata
preminente ed esemplare. Io ex chimico, ormai atrofico e sprovveduto se doves- la vulcanica abbondanza lessicale di Levi è il suo uso della punteggiatura,
si rientrare in un laboratorio, provo quasi vergogna quando nel mio scrivere «estremamente ricca, analitica, articolata, verrebbe da dire "manzoniana"» . 34

traggo profitto di questo repertorio: mi pare di fruire di un vantaggio illecito


Ha perfettamente ragione Mengaldo a vedere in questo ordine imposto dal-
nei confronti dei miei neo-colleghi scrittori che non hanno alle spalle una mili-
tanza come la mia. l'autore una valenza morale, allo stesso modo in cui la si trovava - almeno
nell'interpretazione di Levi - nel vecchio manuale di chimica, Die Praxis des
Per tutti questi motivi, quando un lettore si stupisce del fatto che io chimi- organischen Chemikers di Ludwig Gattermann, che lo scrittore inserisce nella
co abbia scelto la via dello scrivere, mi sento autorizzato a rispondergli che scri- sua "antologia personale" : come in esso erano «le parole del Padre» , così la
35 36

vo proprio perché sono un chimico: il mio vecchio mestiere si è largamente tra-


sfuso nel nuovo. 27
scrittura di Levi può apparire «portatrice di un principio paterno, con quan-
to ciò comporta di rigore (anche nel senso di 'freddezza'), autorità e distan-
za» . M i pare di poter cogliere però nell'uso leviano della punteggiatura
37

Levi giunge anzi ad affermare: «il mio modello di scrivere è il "rapporto"


anche un ulteriore influenza dello stile scientifico sulla prosa letteraria: Levi
che si fa a fine settimana in fabbrica. Chiaro, essenziale, comprensibile da tut-
scrive con la punteggiatura convenzionale dell'articolo scientifico, in questo
ti. M i sembrerebbe un estremo sgarbo al lettore presentargli una 'relazione'
differenziandosi vistosamente da scrittori a lui vicini come Calvino, la cui ars
che lui non può capire» . Questo modello di stile che tende a ottenere il
28

punctandi si sviluppa all'insegna di una crescente libertà (estesa invero più


«massimo di informazione con il minimo ingombro», certo in ottemperanza
generalmente anche alla sintassi, che nell'ultimo Calvino tende spesso a\Y ora-
al «bisogno acuto di chiarezza e razionalità» (bisognerà tornarci su) provato
29

rio soluta). Non sarà difficile rubricare anche questa tendenza sotto la lettera
dall'autore, non teme però di includere una larga messe di tecnicismi spesso
della precisione tesa all'ordine, della chiarezza che vuole fare luce su una realtà
per nulla comprensibili - senza ausili - dal lettore mediamente colto e non
di per sé assai oscura. Né potrà sfuggire la potenziale struttura nevrotica che
specialista. E lo scrittore ne è perfettamente conscio, come si può constatare
il bisogno di precisione contrappone dialetticamente alla caoticità del reale.
dalle parole della persona autobiografica nella Chiave a stella: «Può essere che
invece non mi segua il lettore, qui ed altrove, dove è questione di mandrini, Ancora qualche osservazione linguistica . Innanzitutto l'area del lessico
38

di molecole, di cuscinetti a sfera e di capicorda; bene, non so che farci, mi settoriale cui attinge Levi non è limitata alla chimica e scienze affini, a testi-
74 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA 75
U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O

monianza dei molteplici interessi dello scrittore, della sua fiducia nella scien- più ho sviluppato l'abitudine a scrivere compatto, a evitare il superfluo. La pre-
za e nella possibilità di divulgarne i risultati, della necessità di precisione cisione e la concisione, che a quanto mi si dice sono il mio modo di scrivere, mi
nominativa. sono venute dal mio mestiere di chimico. Come anche l'abitudine all'obietti-
Se è vero che alcuni termini sono del tutto fuori dalle competenze di un vità, a non lasciarsi ingannare facilmente dalle apparenze.
non specialista (ad apertura di libro, nichel-dimetilgliossima nel Sistema perio-
dico), esiste però anche la tendenza ad usare parole comuni specializzandone Con gli strumenti del chimico-analista, lo scrittore potrà raccontare la carne-
o convertendone il significato in direzione scientifica, secondo l'antico pro- ficina cui ebbe la ventura di assistere sedando le emergenze del pathos.
cedimento galileiano, con esiti di crescita della precisione. Sempre lessemi Dall'ibridazione dello scienziato con lo scrittore nasce la voce del vecchio
comuni vengono spesso uniti in composti dal sapore scientifico (ad es. con- marinaio-profeta che ha visto l'inferno e ammonisce gli uomini a non ren-
trocane in Storie naturali), e numerosissime sono le coppie di sostantivi lega- derlo di nuovo possibile.
ti da una lineetta (anche nella produzione saggistica), palese derivazione di
39
Insiste Levi: «ho cercato di cavalcare i simboli e partire come Astolfo a
un habitus stilistico di provenienza scientifica. cavallo di questi simboli (che mi erano sembrati interessanti, nuovi, diverten-
Nelle coppie o serie di aggettivi è frequente il caso della presenza di un tec- ti, forse non sfruttati) contenuti nei nomi, nel carattere, nello spirito degli ele-
nicismo, magari metaforico, atto a precisare l'accerchiamento sinonimico, a menti chimici che hanno costituito per me il pane quotidiano. Ognuno di
concretizzare gli altri aggettivi . Stessa direzione, ma verso contrario, per il
40 loro, visto in un certo modo, harivestitodei caratteri antropomorfi e ha ser-
procedimento che tende a umanizzare gli oggetti inanimati della scienza - gli vito come trampolino di lancio per decollare. Questa esperienza non è solo
elementi chimici in particolare - , attribuendo loro caratteristiche antropo-
41 mia, è l'esperienza degli alchimisti. Per quanti secoli gli alchimisti hanno vis-
momorfiche o teriomorfiche : su entrambi i fenomeni, bisognerà tornare in
42 suto percependo significati umani nella materia?» . A differenza dell'alchimi-
47

modo più analitico circa il Sistema periodico. sta, però, lo scrittore-chimico non solo avvicina il lettore umanizzando gli
Mentre si è già accennato degli pseudotecnicismi ironici dei racconti fan- oggetti della scienza, ma anche si serve di questi oggetti come filtro metafori-
tastici, (cui solo in parte si devono avvicinare le variazioni giocose sui termi- co, come griglia fortemente individuante in cui ingabbiare una realtà caotica.
ni scientifici eseguite con lo strumento dell' interpretatio nominis, meno ma- Tale è infatti il significato del titolo - torniamo finalmente al nostro ogget-
nifestazioni di ironia che non divertissementper l'appassionato di etimologie) to centrale - // sistema periodico, la definizione comune della tavola di
rimane da dire del frequente uso di metafore e - più ancora - di similitudi- Mendeleev, che dispone gli elementi chimici secondo i l peso atomico cre-
ni , spesso caratterizzate dalla presenza di un oggetto tecnico o scientifico
43 scente, costituendo gruppi di elementi affini con proprietà chimiche analo-
come figurante , insieme teso a specificare e concretizzare il figurato e a con-
44 ghe: lo stesso tentativo di schematizzare la realtà compie l'autore del libro,
notarlo in direzioni che vanno dall'ironico al solenne-religioso (in senso - che infatti intitola ogni capitolo a un elemento diverso della tavola. E vero
diciamo così — Iucreziano) . Ancora una volta viene in aiuto un passo auto-
45 che gli elementi-capitoli di Levi non si succedono con alcun ordine deduci-
interpretativo di Levi: bile dalla tavola periodica , ma neppure si trovano nella casualità del disor-
48

dine. I l libro inizia con un racconto dove l'elemento ha funzione soltanto


Per quella che è stata la mia esperienza devo dire che la mia chimica, che poi metaforica {Argon) e si conclude con Carbonio, racconto che ha invece un
era una chimica «bassa», quasi una cucina, mi ha fornito in primo luogo un andamento descrittivo-referenziale; l'elemento-racconto centrale è Cerio, l'u-
vasto assortimento di metafore. M i ritrovo più ricco di altri colleghi perché per nico ambientato ad Auschwitz, spartiacque biografico e quindi anche del
me termini come «chiaro», «scuro», «pesante», «leggero», «azzurro» hanno una libro: il cerio inoltre è un metallo appartenente al gruppo delle terre rare, iso-
gamma di significati più estesa e più concreta. Per me l'azzurro non è soltanto lato dagli altri sulla tavola, così come l'esperienza di Auschwitz è stata insie-
quello del cielo, ho cinque o sei azzurri a disposizione... Voglio dire che ho me centrale e però totalmente esterna rispetto alle altre vicende della vita; a
avuto per le mani dei materiali di uso non corrente, con proprietà fuori dall'or- sinistra e a destra di Cerio si dispongono dieci racconti, di cui due appaiati da
dinario, che hanno servito ad ampliare proprio in senso tecnico il mio linguag-
una parte (Piombo e Mercurio) e due dall'altra (Zolfo e Titanio) sono in terza
gio. Quindi dispongo di un inventario di materie prime, di «tessere» per scrive-
re, un po' più vasto di quello che possiede chi non ha una formzione tecnica. In
persona e non autobiografici. Una struttura dunque vicina alla simmetria , 49

ma che la evita — Piombo e mercurio sono in settima e ottava posizione dall'i-


76 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O 77

nizio, Zolfo e Titanio in seconda e terza dopo l'intermezzo di Cerio: perché la mento («elemento della vita») è infatti comune a tutti gli organismi: la sua
seconda decina fosse speculare alla prima si dovrebbero trovare in terza e apparizione non è più legata all'esperienza di laboratorio, ma alla sua natura
quarta posizione - proprio in virtù del fatto che lo scrittore è perfettamente di primum agens della vita umana. La peripezia dell'atomo di carbonio viene
cosciente di come la realtà non sia riducibile ad alcun schema perfetto. Resta seguita con la scelta di un percorso fra le infinite possibilità, spostando così
fermo però il compito di provare a interpretarla e a sottometterla a un ordi- l'obiettivo della narrazione dallo specifico autobiografico al piano universale
ne che lasci aperte le sue infinite potenzialità: di qui l'opportunità della scel- dell'esemplarità: quando l'atomo, nella conclusione del libro, entra ne! cor-
ta di un sistema che mi pare si possa definire quasi periodico, assimilato dal- po dello scrittore, questi non è ormai che un qualunque rappresentante del-
l'autore stesso - con metafora, se si vuole, un po' ingenua - a una poesia, la razza umana. Dunque il sistema si è detetminato in struttura, ma soltanto
chiuso e aperto com'è allo stesso tempo: alla fine questa struttura si è liberata dalla sua parzialità individuale per attin-
gere all'universalità lucreziana (la natura scomposta nelle sue parti minime)
cercai di spiegargli [...] Che vincere la materia è comprenderla, e comprendere della storia di un'atomo.
la materia è necessario per comprendere l'universo e noi stessi: e che quindi il
Ma torniamo pure al linguaggio chimico e alla sua abbondante presenza.
Sistema Periodico di Mendeleev, che proprio in quelle settimane imparavamo
laboriosamente a dipanare, era una poesia, più alta e più solenne di tutte le poe- Ecco l'elenco dei termini chimici (lessemi singoli e unità lessicali superiori),
sie digerite in liceo: a pensarci bene, aveva persino le rime! Che, se cercava il o comunque legati all'attività di laboratorio, racconto per racconto : 52

ponte, l'anello mancante, fra il mondo delle carte e il mondo delle cose, non lo
doveva cercare lontano: era lì, nell'Autenrieth, in quei nostri laboratori fumosi, ARGON: gas inerte, xenon, gas nobile,fluoro,anidride carbonica,
e nel nostro futuro mestiere. 50 IDROGENO: reattivo, becco Bunsen, ossidulo d'azoto, Sestini e Funaro (testo sco-
lastico di chimica), gas esilarante, nitrato d'ammonio, ammoniaca, acido nitrico,
reazione neutra, pila a secco, elettrolisi, becher, catodo, anodo, legge delle propor-
La tavola periodica è dunque trattata da Levi come un sistema dalle infi- zioni definite, ossigeno, cloro, condensazione,
nite possibilità di realizzazione, e il libro (il complesso dei racconti) Il sistema ZINCO: stereochimica, Helvetica Chimica Ada (rivista scientifica di chimica),
periodico è una delle possibili realizzazioni (una particolare struttura) di que- nitrato d'argento, cloruro di nichel, bromo, acido borico, cristalli pseudomorfici,
sto sistema, quella legata all'esperienza autobiografica dell'autore, come risul- solfato di zinco, calcolo stechiometrico, granuli, acido solforico, concentrare, cristal-
ta evidente dalle parole dello stesso Levi all'inizio di Carbonio: lizzare, radicale aichilico, metile, bufile, solfato di rame, reagentario;
FERRO: Analisi Qualitativa, solfato di magnesio, magnesite, bromuro di potas-
E, o avrebbe voluto essere, una microstoria, la storia di un mestiere e delle sue sio, bromo, metallo, non-metallo, bismuto, cadmio, sublimare, sodio, cloruro,
sconfitte, vittorie e miserie, quale ognuno desidera raccontare quando sente pros- Autenrieth (testo di chimica), caustico, acido cloridrico, cappa d'espirazione, clo-
simo a conchiudersi l'arco della propria carriera, e l'arte cessa di essere lunga. ruro d'ammonio, acido solfidrico, catione, anione, silicio, calcio, magnesio;
Giunto a questo punto della vita, quale chimico, davanti alla tabella del Sistema POTASSIO: bromobenzene, violetto metile, Gattermann (il già citato manuale
Periodico, o agli indici monumentali del Beilstein o del Landolt, non vi ravvisa universitario di chimica), viscosità, tensione superficiale, potere rotatorio, eolipila,
sparsi i tristi brandelli, o i trofei del proprio passato professionale? Non ha che da fontana di Erone, dipolo elettrico, molecola, campo elettrico, bilancia di Westpbal,
sfogliare un qualsiasi trattato, e le memorie sorgono a grappoli: c'è fra noi chi ha eterodina, molecola polare, stato liquido, soluzione concentrata, liquido polare
legato il suo destino, indelebilmente, al bromo o al propilene o al gruppo -NCO o puro, liquido complesso, equazione di Onsager, benzene, clorobenzene, clorofenolo,
all'acido glutammico; ed ogni studente in chimica, davanti ad un qualsiasi tratta- amminofenolo, toluidina, benzene tecnico, purezza, rettificare, colonnine di Vi-
to, dovrebbe essere consapevole che in una di quelle pagine, forse in una sola riga greux, sodio,finoIfianeina,basico, idrossido di potassio;
o formula o parola, sta scritto il suo avvenire, in caratteri indecifrabili, ma che NICHEL: sterile, fase gassosa, cobalto, pirite, stagno, acidofluoridrico,dimetil-
diverranno chiari «poi»: dopo il successo o l'errore o la colpa, la vittoria o la disfat- gliossima,fosfato,precipitato, nichel-dimetilgiiossima, separazione magnetica, flot-
ta. Ogni chimico non più giovane, riaprendo alla pagina «verhàngnisvoll» [fatale] tazione, levigazione, stacciatura, liquido pesante, piano a scosse, bivalente, reattivo
quel medesimo trattato, è percosso da amore o disgusto, si rallegra o dispera. 51
d'attacco, quarzo, sospensione, ridurre, idrogeno, serpentino (minerale), termosta-
to, riduttore di pressione,flussimetro,frazione magnetica, silicato,filtrare,essicca-
Questo passo si riferisce però ai primi venti capitoli del libro: appena più re, selezione magnetica, selettore magnetico;
avanti Levi precisa che diverso è lo statuto del carbonio. Quel particolare ele- PIOMBO: - ;
L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O 79

MERCURIO-. - ; Come si vede, la lista è ben nutrita. D i alcuni tra i termini usati, l'autore
FOSFORO: estratto ormonale, bilancia analitica, carter, termometro, manome- spiega anche il significato: «Rettificare significa distillare frazionatamente,
tro, antidiabetico perorale, antociano, glucosio, ossidare, disossidare, ossidazione, scartando le frazioni che bollono più basso o più alto del previsto e racco-
acido fosforico, carboidrati, fosforo organico, pesafiltri, fosfatina Falières, giicerofo-
gliendo il "cuore", che dovrebbe bollire a temperatura costante» , ma più54

sfato, stativo, Crecelius-Seifert (memoria scientifica, gergalmente indicata con


l'uso metonimico del nome degli autori), fosforato (agg.); spesso il lettore è costretto a servirsi di un dizionario o meglio di un trattato
ORO. carbonio, fotosintesi colorofilliana, di chimica. Una scrittura che vuole essere strumento di conoscenza deve
CERIO: polietilene, polimerizzazione, ossidazione, paraffina, acido grasso, glice- insomma richiedere anche un poco di collaborazione dal lettore, in partico-
rina, scissione, ferro-cerio, cannello ossiacetilenico; lare da quello di formazione umanista, impegnato così, in gran parte dei casi,
CROMO, coppale (resina per vernici), resinafossile,punto di fusione, insolubile, a smuoversi dalla sua ben radicata indifferenza per le cose della scienza alla
solubile, acidità, decarbossilarsi, vapore acqueo, anidride carbonica, solubilità, resina quale è stato educato fin dai tempi della scuola. D'altronde la precisione
fenolica, resina maleica, vernice sintetica, antiruggine, cromato, cloruro d'ammonio, cosale della lingua fomenta l'abitudine alla precisione nella prassi quotidiana,
«livering» (subito seguito dalla traduzione letterale e da quella in uso: «infegata- e il linguaggio della chimica è soprattutto un viatico per scoprire le piccole
mento» e impolmonimentò) basico, acido, resina alchidica, essudare, basicità, disgre- differenze e diffidare dunque della vaghezza, giacché la realtà è assai com-
gazione, pigmento, impolmonire, organista, macromolecolista, ossido di piombo-,
plessa, ma non incomprensibile: conoscendola adeguatamente, se ne posso-
ZOLFO: solfodiene, reattivo;
TITANIO. --,
no trarre ragionevoli previsioni per i suoi sviluppi immediati . 55

ARSENICO: filtrare, soluzione, acidificare, Kipp, idrogeno solforato, precipitato, A confronto della mole di materiale ora elencato, relativamente pochi
solfuro, anidride arseniosa, acido piruvico, acido solforico, soda, bisolfato, polietile- sono i tecnicismi non afferenti alla chimica. Dal linguaggio del lavoro di fab-
ne, acido tartarico, disidratarsi, distillarsi, refrigerante a serpentina, collettore, brica o comunque meccanico vengono: regolo logaritmico, sforgia a carbone, a
AZOTO, essudare, acido piruvico, anilina, aldeide benzoica, colorante solubile, cascata, valvola di fondo, carter, Prescrizione di aquisto PDA 48010, patogene-
fusione, diffusione, insolubile, migrante, diluire, benzene, centrifugare, carta da si, Prescrizioni dì Collaudo (PDQ, specifica, mulino a palle, agitatore, buono di
filtro, allossana (dell'allossana è riportata nel corpo del testo anche l'illustrazio- lavorazione, B4l (termine burocratico della fabbrica per indicare lo zolfo),
ne della struttura reticolare ), urea, acido urico, ossigeno, carbonio, idrogeno,
53
boccaporto, pompa centrifuga, bruciatore, vuotometro, in pressione, ventola d'a-
Chemisches Zentralblatt (repertorio bibliografico di studi chimici), sintesi orga-
spirazione, rompivuoto, tubo pescante, compressore, bacinella di racccolta, pa-
nica, isolamento, alluminio metallico, Beilstein (enciclopedia chimica), demoli-
zione ossidativa, stato solido, fosforo, ossidare, ranco, reattore, resistenza. Dalla medicina e della biologia: opoterapico, capsu-
STAGNO, becco a gas, cloruro stannoso, allegarsi, granulare, attaccare, acido clo-
la surrenale, glicemia, metabolismo, membrana, metabolizzare, simbionte, coc-
ridrico, concentrare, travasare, cristallizzare, becher, beuta, ammoniaca gassosa, cige, escreto, equilibrio delle membrane, urografia discendente, cromosomi,
peso specifico, cristallizzazione, ponte di solfuro, cheratina, acqua di cristallizzazio- fibrilla muscolare. D i varia provenienza: grifo, deverbio, piano inclinato, plu-
ne, igroscopico, riducente, elettrone, vanillina, eugenolo, secernere, acido piruvico; viometro, anemometro, bardana, achillea, chelidonia, impuparsi.
URANIO, uranio metallico, energia di disintegrazione, reagente, reazione, peso Va subito detto che la grandissima parte di tutti questi tecnicismi (il 98%
specifico (anche in forma abbreviata p. sp.), becco Bunsen, nitrato d'argento, cad- circa) vengono usati con funzione immediatamente referenziale, cioè deno-
mio, cadmiatura,
tano oggetti direttamente presenti nella narrazione . Da notare l'assenza di
56

ARGENTO, precipitazione degli steroli, magnete, reattivo, bario, emulsione, bro-


muro d'argento, depuratore a scambio ionico, polifenolo, resina scambio-ionica, tecnicismi chimici nei racconti non autobiografici, il che dimostra e contra-
atomizzare, soluzione 1:10000, inibitore; rio come invece quelli "personali" siano fortemente legati all'empiria dell'e-
VANADIO, solidificare, reattore, resina di base, solidificazione, ossigeno, nafte- vento autobiografico (al mestiere). Del tutto a sé è il caso di Argon, il capito-
nato di vanadio, «beta-Naphtylamin» (poi tradotto «naptilamina»); lo che apre il libro. Qui l'elemento chimico è soltanto termine di paragone,
CARBONIO: Beilstein, Landolt, propilene, gruppo -NCO, acido glutammico, sia pure nella larga campitura di una similitudine estesa, che domina l'intero
grafite, atomo, azoto, ossigeno, idrogeno, fosforo, anidride carbonica, catena stabi- racconto: esordiscono i due procedimenti più praticati nel libro, il ricorso
le, organicazione, glucosio, proteico, fermentazione alcoolica, ossidare, molecola, metaforico al termine e all'oggetto tecnico-scientifici e l'umanizzazione del-
acido lattico, energia chimica, energia meccanica, cellulosa, chitina, calcare, carbon l'elemento chimico. Ecco l'incipit.
fossile, fotosintesi, organicare, ridurre, scissione, duplicazione, fusione.
80 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O 81

Ci sono nell'aria che respiriamo, i cosiddetti gas inerti. Portano curiosi nomi torio che è proprio del reduce che racconta, provavo ora nello scrivere un pia-
greci di derivazione dotta, che significano «il Nuovo», «il Nascosto», «l'Inope- cere complesso, intenso e nuovo, simile a quello sperimentato da studente nel
roso», «lo Straniero». Sono, appunto, talmente inerti, talmente paghi della loro penetrare l'ordine solenne del calcolo differenziale», 873), o ancora chimico-
condizione, che non interferiscono in alcuna reazione chimica, non si combi- matematica («tutti i cinquanta abitatori della miniera avevano reagito fra
nano con alcun altro elemento, e proprio per questo motivo sono passati inos- loro, a due a due, come nel calcolo combinatorio», 492). Mette conto notare
servati per secoli: solo nel 1962 un chimico di buona volontà, dopo lunghi ed
come la maggior parte di queste similitudini restino sintonizzate su una tona-
ingegnosi sforzi, è riuscito a costringere lo Straniero (lo xenon) a combinarsi
fugacemente con l'avidissimo, vivacissimo fluoro, e l'impresa è parsa talmente lità ironica: pochissime (forse soltanto quella che riguarda l'amico Alberto)
straordinaria che gli è stato conferito il Premio Nobel. Si chiamano anche gas rivestono una seria responsabilità conoscitiva o patemica. Il che induce a non
nobili, e qui ci sarebbe da discutere se veramente tutti i nobili siano inerti e tut- sopravvalutare il ruolo di modellizzazione epistemologica comportato dalla
ti gli inerti siano nobili; si chiamano infine anche gas rari, benché uno di loro, metaforica tecnico-scientifica, almeno nel Sistema periodico.
l'argon, l'Inoperoso, sia presente nell'aria nella rispettabile proporzione dell'I Per quanto riguarda invece l'umanizzazione (o animalizzazione) degli ele-
59

per cento: cioè venti o trenta volte più abbondante dell'anidride carbonica, sen- menti - e si intende il ricorrente modulo di predicazione degli elementi chi-
za la quale non ci sarebbe traccia di vita su questo pianeta.
mici per mezzo di aggettivi o verbi normalmente riferibili a esseri senzienti e
Il poco che so dei miei antenati li avvicina a questi gas.57

dotati di libero arbitrio - , gli esempi sono continui: si possono allegare la poco
sopra citata apertura di Argon (741), e passi da Zinco («[scil. lo zinco] è un
Di qui si svolge la stupenda rievocazione delle radici familiari ebreo-piemon-
metallo noioso. È noto all'umanità da due o tre secoli, non è dunque un vete-
tesi, senza però fare ulteriore ricorso alla chimica, soltanto evocata nel brano
rano carico di gloria come il rame, e neppure uno di quegli elementini freschi
citato per la descrizione dei gas nobili: i due termini della similitudine risul-
freschi che portano ancora addosso il clamore della loro scoperta» e, poco
tano in questo caso affiancati, senza che figurante e figurato intreccino anali-
dopo, «il partner dello zinco», 767; «lo zinco si risveglia, si ricopre di una bian-
ticamente i loro caratteri comuni.
ca pelliccia di bollicine d'idrogeno», 768), da Cromo («I due partner, i due for-
Il ricorso a un figurante tratto dalla scienza è assai frequente, anche a pre-
nicatori dal cui amplesso erano scaturiti i mostri aranciati, erano il cromato e
scindere dal ruolo metaforico che ha sovente il titolo del capitolo (ad esempio
la resina», 873; «occorreva neutralizzare in qualche modo, entro il corpo mala-
Ferro che sintetizza le qualità del protagonista amico Sandro Delmastro), e
to di quella vernice, l'eccesso di basicità dovuto all'ossido di piombo libero»,
non sempre - e neppure prevalentemente - viene dalla chimica. Si legga que-
876: qui l'umanizzazione è meno sensibile, data la parziale lessicalizzazione
sta efficace similitudine: «Costoro [i giovani d'ufficio], in maggiore o minore
della metafora del «corpo»), da Uranio («il colore nero-azzurro che si sviluppò
misura, tendono a trasfondere la sostanza umana del loro Principale nel loro
mi confermò che il metallo era cadmio, il lontano figlio di Cadmo, il semina-
proprio stampo, come avviene per i cristalli pseudomorfici: talvolta ne soffro-
tore dei denti del drago», 911), oltreché - com'è ovvio - tutto il racconto
no, spesso ne godono» . Se questo e altri paragoni sono dunque di prove-
58

Carbonio. Ma si legga il caso forse più estremo, con la precisazione che anche
nienza chimica («Gli dissi che eravamo come un catione e un anione», 774;
per questo processo il tono prevalente è quello dell'ironia, tra il didascalico e
«Col fascismo non si era compromesso, e aveva reagito bene al reattivo delle
il divertito, giusta Bragg e le consuetudini della divulgazione scientifica di
leggi razziali», 913), molti ve ne sono di origine medica («La diagnosi era con-
marca anglosassone: «Nulla della bonarietà generosa dello stagno, metallo di
fermata e la patogenesi scoperta: si trattava adesso di definire la terapia» [a
Giove, sopravvive nel suo cloruro (del resto, i cloruri in genere sono gentaglia,
proposito del «Iivering» delle vernici], 876; «Mi feci annunciare, mi diedero il
per lo più sottoprodotti ignobili, igroscopici e buoni a poco: con la sola ecce-
modulo da riempire e mi consegnarono il cartellino da appendere all'occhiel-
zione del sale comune, che è tutt'altro discorso). Questo sale è un energico
lo, che ti caratterizza come straniero e ti immunizza contro le reazioni di
riducente, vale a dire che è smanioso di liberarsi di certi suoi elettroni, e lo fa
rigetto dei guardioni», 906), biologico-zoologica («in condizioni patologiche
al minimo pretesto, talvolta con esiti disastrosi» (901). Un po' differente è la
non è raro che la carta, secreto aziendale, venga riassorbita in misura eccessi-
situazione di Carbonio. Il processo di umanizzazione si fa continuo - è in fine
va, e addormenti, paralizzi, o addirittura uccida l'organismo da cui è stata
dei conti il tema stesso della narrazione - : mentre l'atomo di carbonio prota-
essudata» 874; «Alberto era un simbionte ideale», 863), geometrica o mate-
gonista della peripezia si integra nei vari composti, il linguaggio gli sta dietro
matica («lo Sbarùa è un prisma di granito», 778; «Accanto al sollievo libera-
82 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O 83

come può, anche per la mancata conoscenza precisa degli avvenimenti descrit- una domanda che finora è rimasta sotto la superfìcie. L'investimento razio-
ti (644), e familiarizza con l'elemento, gli prepara quasi l'ingresso nella testa nale di Levi, sia pure temperato dai vari elogi dell'impurità di cui si è detto,
dell'uomo. L'acido lattico è il «tristo araldo della fatica» (646), il glucosio di è privo di scorie? Ci si può fidare dell'autointerpretazione dell'autore, specie
cui l'atomo fa parte «appartiene, come il grano di un rosario, ad una lunga quando è essa stessa a rivelare delle sospette cautele immunitarie?
catena di cellulosa» (647). L'atomo infine: Abbiamo già visto l'esemplarità del manuale di chimica organica di
Gattermann, e la valorizzazione in senso interpretativo che ne ha fatto
È di nuovo fra noi, in un bicchiere di latte. È inserito in una lunga catena, mol- Mengaldo (la «scrittura portatrice di un principio paterno, con quanto ciò
to complessa, tuttavia tale che quasi tutti i suoi anelli sono accetti dal corpo comporta di rigore (anche nel senso di 'freddezza'), autorità e distanza»). Ma
umano. Viene ingoiato, e poiché ogni struttura vivente alberga una selvaggia si pensi anche alle lodi tributate alle lezioni di Ponzio: «Apprezzavo i suoi due
diffidenza verso ogni apporto di altro materiale di origine vivente, la catena vie- testi, chiari fino all'ossessione, stringati» (765). Si può trascurare questa spia
ne meticolosamente frantumata, ed i frantumi, uno per uno, accettati o respin- — la natura ossessiva della chiarezza - , inserita nel testo dall'autore stesso?
ti. Uno, quello che ci sta a cuore, varca la soglia intestinale ed entra nel torren-
Certo un primo motivo della chiarezza linguistica è la ricerca della precisio-
te sanguigno: migra, bussa alla porta di una cellula nervosa, entra e soppianta
un altro carbonio che ne faceva parte. Questa cellula appartiene ad un cervello, ne - Cases nel suo bel saggio ha testimoniato con forza la nobiltà illumini-
e questo è il mio cervello, di me che scrivo, e la cellula in questione, ed in essa stica dell'esorcismo dei mostri operato dalla ratio individuante —, ma non si
l'atomo in questione, è addetta al mio scrivere, in un gigantesco minuscolo gio- può tacere il sospetto che l'ansia di precisione sia da interpretare come la
co che nessuno ha ancora descritto. E quella che in questo istante, fuori da un manifestazione di una struttura nevrotica, più precisamente una formazione
labirintico intreccio di si e di no, fa si che la mia mano corra in un certo cam- reattiva, secondo la terminologia freudiana: viene sostituito con una imma-
mino sulla carta, la segni di queste volute che sono segni; un doppio scatto, in gine contraria (l'ordine) quel rimosso di cui si teme l'emergenza (il caos, la
su ed in giù, fra due livelli d'energia guida questa mia mano ad imprimere sul- complessità).
la carta questo punto: questo. 60

Usciamo un momento dallo specifico del linguaggio tecnico, per lumeg-


giare altri aspetti linguistici in cui si manifesta la razionalità leviana e il suo
Così culmina lo sforzo supremo di rappresentare l'irrappresentabile, di fer-
potere individuante. È stato osservato da più parti che una delle grandi ric-
mare sulla pagina ciò che sfugge nella realtà: il processo di umanizzazione si
chezze della prosa di Levi è la straordinaria abbondanza dell'aggettivazione,
compie definitivamente quando l'elemento, che in Argon era un distaccato
in un'epoca di grande antipatia per gli aggettivi (il nouveau roman, Calvino
termine di paragone, entra nel corpo di chi ne scrive la storia. A questo mas-
in Italia...). Non c'è dubbio che «il movente primario di questa vivacità
simo di umanizzazione corrisponde l'abbandono della funzione metaforica
aggettivale sia [...] la ricerca di una precisione sfumata e sfaccettata» . Certo
62

dell'elemento, ormai non tanto lente attraverso la quale vedere la realtà con
però è diffìcile non cogliere una modalità appunto ossessiva nella incessante
maggiore precisione, ma piccolo eppure basilare mattone di cui questa realtà
ripetizione di certi moduli. Si tolga ad esempio la terna di aggettivi, frequen-
è costituita, e insieme allargamento dell'esperienza autobiografica di chi scri-
tissima in tutta l'opera di Levi, e addirittura pervasiva nel Sistema periodico.
ve, perché la storia dell'atomo di carbonio si affianca naturaliter a infinite
Si rischierà pure la noia del lettore, ma mi pare opportuno dare una misura
altre storie analoghe, ricostruibili da ogni lettore per se stesso e per gli altri.
quantitativa (comunque per difetto) di un fenomeno qualitativamente già
L'atomo di carbonio non costituisce più un figurante metaforico, ma viene
preso in considerazione.
rappresentato: rappresentato metaforicamente da quel punticino con cui il
libro si conclude, estrema riuscita metamorfica di una scrittura che desidera Ecco dunque un elenco: «discussione elegante, sofistica e gratuita» (741);
talmente l'oggetto da significarlo ideograficamente se le parole non bastano, «Nobili, inerti e rari» (742); «alto, robusto e di idee radicali» (744); «arguto,
anzi da ipostatizzarlo alla sostanza di oggetto . 61 mite ed assestato» (744); «presuntuoso, goffo e collerico» (744); «scabro,
sobrio e laconico» (746); «un coro di vicine di casa scarmigliate, nerovestite e
indementite come lei» (755: con tratto ironico); «le nostre interminabili
Se ci si dovesse fermare qui si rischierebbe però di essere rimasti prigionie-
discussioni, volta a volta platoniche, darwiniane, bergsoniane più tardi»
ri delle intenzioni dell'autore. Fin qui abbiamo seguito il percorso tracciato
(757); «ad un antica atrofia, nostra, delle nostre famiglie, della nostra casta»
da Levi e confermato dall'autoesegesi interna ed esterna al libro. Resta però
84 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA U N SISTEMA QUASI PERIODICO 85

(759); «una materia diversa da tutte, di suo genere, piena di mistero e di modulo ternario, nello stesso racconto sono rinvenibili serie aggettivali mul-
capriccio» (760); «profonde, estese e fantasticamente intrecciate» (783); «ster- ti-ossimoriche: «retorica, sincera a mezzo, piena di digressioni e di elogi sper-
minata fornicazione interclassista, pubblica e variamente intrecciata» (799: tra ticati, commovente, pedantica ed impacciata» (929: è ancora la lettera di
l'ironico e il lievemente censorio); «durezza siderale, nemica, estranea» (804); Mùller); «i suoi sforzi di superamento erano maldestri, un po' ridicoli, irri-
«[valle] lunga, stretta e deserta» (813); «ragazze sudice, solide e scarmigliate» tanti e tristi, tuttavia decorosi» (932). Più la realtà è complessa, difficile da
(816); «[piombo] torbido velenoso e greve» (820); «Giulia era una ragazza definire, più cresce la propensione all'uso dell'ossimoro, la cospicua presenza
bruna, minuta, ed espedita» (836); «petali celesti, secchi e fragili» (842); «una del quale è - lo ha scritto con piena ragione Mengaldo - «il massimo omag-
vita avvelenata dalle invidie e dai desideri astratti, sterile e senza scopo» (847); gio che la razionalità di Levi, naturalmente chiara e distinta, e semplificatri-
«superficiali, passivi e cinici» (850); «è strano, assurdo e sinistramente comi- ce, abbia reso alla complessità ardua, al caos, alla contraddittorietà e all'am-
co» (853); «ne eravamo usciti distrutti, destituiti, desiderosi che tuttofinissee bivalenza, irriducibili e conturbanti, che abitano tanta parte della realtà; l'os-
di finire noi stessi» (853); «flessibile, leggero e splendidamente impermeabile» simoro è lafiguradi compromesso fra queste due forze opposte, in cui quel-
(861); «è dannoso, e quindi immorale, quasi indecente» (863); «paziente la limpidezza insieme resiste e cede al proprio necessario oscurarsi» . L'uso
65

sapiente e sicura» (872); «un piacere complesso, intenso e nuovo» (873); «la dell'ossimoro tende inoltre a infittirsi quando Levi descrive «le esperienze
parola giusta, cioè commisurata, breve e forte» (873); «gli occhi apparivano fondamentali della sua esistenza e le questioni primarie dell'esistenza» . Non 66

chiari, mobili e giovanili» (885); «un odore [...] metallico, agliaceo, inorgani- è da stupirsi che Mengaldo si sia servito di un tecnicismo freudiano — la for-
co, anzi, controorganico» (886: con correctio); «alto, bello e pieno d'ambizio- mazione di compromesso — per designare la funzione dell'ossimoro nella
ne» (888); «gente pia, sconsigliata e longanime» (899); «sottoprodotti ignobi- lucidità della scrittura leviana. Quello che nell'ossimoro è presente in forma
li, igroscopici e buoni a poco» (901); «Bonino era un ometto rotondo, sciatto, mediata - la contraddizione - incombe, e contrario sulla artificiale chiarezza
vagamente canino» (906); «l'onesto maldestro e volenteroso Cerrato» (912); definitoria dell'«italiano marmoreo» di Levi con il suo loud silence.
«era alto, ossuto, olivastro» (913); «[scil. la realtà] meno pettinata, più ruvida, Levi elogia l'impurità, ma non ama l'indifferenziato. In un passo tra i più
meno rotonda» (928); «Non era un ignavo, né un sordo, né un cinico» (932); ricordati del Sistema periodico delinea un'etica della conoscenza basata sul
«una risposta per quanto possibile sincera, equilibrata e dignitosa» (932); riconoscimento delle differenze:
«opera ingombrante, lenta e ponderosa dell'uomo» (936).
Se si considerano anche le terne di sostantivi e quelle di intere proposi-
63 Io pensavo ad un'altra morale, più terrena e concreta, e credo che ogni chimi-
zioni , si dovrà convenire che il modulo ternario gode, nel Sistema periodico
64
co militante la potrà confermare: che occorre diffidare del quasi-uguale (il sodio
è quasi uguale al potassio: ma col sodio non sarebbe successo nulla), del prati-
di una frequenza senza meno impressionante. Che cosa si deve intravedere
camente identico, del pressapoco, dell'oppure, di tutti i surrogati e di tutti i
dietro a questa presenza massiccia? La cadenza a tre - oltre a riflettere come rappezzi. Le differenze possono essere piccole, ma portare a conseguenze radi-
tutte le coppie e le serie aggettivali la strenua volontà di precisazione - calmente diverse, come gli aghi degli scambi; il mestiere del chimico consiste in
aggiunge segnale di epigraficità, ricerca del tutto tondo, del cerchio chiuso: e buona parte nel guardarsi da queste differenze, nel conoscerle da vicino, nel
non è difficile scorgervi una struttura ossessiva antifrastica rispetto alle con- prevederne gli effetti. Non solo il mestiere del chimico. [791]
traddizioni del reale - una formazione reattiva, appunto. Questo finché resi-
ste l'uniformità semantica delle serie aggettivali: in alcuni casi essa viene Tutto chiaro e razionale. Anche troppo. Infindei conti è vero che la scienza
meno, lasciando spazio all'emergenza di figure ossimoriche in cui è lecito e la tecnica consistono né più né meno che nel dispiegamento delle differen-
vedere una manifestazione episodica di quelle aporie della realtà che lo stile ze. La ragione (e la tecnica) si fondano sul principio di non contraddizione,
leviano usualmente cerca di irreggimentare. Si legga come esempio la doppia ma censurano lo spazio dell'assenza di differenze, dell'indifferenziato, che un
terna di aggettivi a specchio — ma non simmetrica - che definisce la lettera tempo era dominio del racconto mitico. Ora, cercare di coprire il naturale
del doktor Mtiller in Vanadio, il racconto più inquietante del Sistema perio- indifferenziato in cui risuona la domanda sul fondamento — che poi non è
dico: «una lettera umile, calda, cristiana, di tedesco redento» e «una ribalda, cosa diversa dall'inconscio — è spesso l'operazione privilegiata della ratio
superba, glaciale, di nazista pervicace» (928). Anzi, lasciando da parte il scientifica in cui Levi ha visto lo strumento principe di lettura del reale.
86 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O 87

Irretire l'indifferenziato (l'inconscio, se si vuole) nella gabbia dello stile è sta- Note
ta l'operazione prediletta del chimico-scrittore: ma - lo si è visto - non senza
un contromovimento talora silente e non di rado anche esplicito nella forma 1. Su II sistema periodico si veda: Mario Petrucciani, Primo Levi: la simbolizzazione chimica,
in Scienza e letteratura nel secondo Novecento. La ricerca letteraria in Italia tra algebra e metafora,
della struttura ossimorica. Ha scritto Elio Gioanola - rimarcando il ruolo
pp. 91-94; Lawrence R. Schehr, Primo Levi's strenous clarity, «Italica», LXV1, 4, 1989, pp. 429-
difensivo della razionalità Ieviana - : «Levi, mettendo in opposizione lucidità 443; C. Riatsch e V. Gorge, Né sistema, né periodico. Appunti per la lettura di "Il sistema periodi-
razionale e pulsioni inconsce, compie una riduzione non ammissibile, caden- co" di Primo Levi, «Esperienze letterarie», XVI, n. 4,1991, pp. 65-81; Giorgio Barberi Squarotti,
do proprio nell'equivoco razionalistico della possibile separazione di buio e II sistema della scrittura, in Primo Levi: memoria e invenzione. Atti del Convegno Internazionale.
luce, non rendendosi conto abbastanza [...] che le istanze razionali possono San Salvatore Monferrato. 26-27-28 settembre 1991, a cura di Giovanna Ioli, San Salvatore
Monferrato, Edizioni della Biennale «Piemonte e Letteratura», 1995, pp. 102-120; Luca Pedini,
essere più inquinate dall'Es di quelle pulsionali, tanto che si danno patologie
Le occasioni chimiche di Primo Levi, «Il Ponte», LII, 4,1996, pp. 99-115.
nevrotiche e anche psicotiche dominate dalla lucidità e dalla esigenza di ordi-
2. Premessa, in L'altrui mestiere, 02, p. 631. Sul rapporro di Primo Levi con la scienza si
ne» . Ora, non interessa qui tanto la imperscrutabile applicabilità di tale pro-
67
vedano almeno: Cesare Cases L'ordine delle cose e l'ordine delle parole, «L'Indice dei libri del
filo alla psicologia dell'autore, quanto le piuttosto evidenti strutture linguisti- mese», IV, 10, 1987, pp. 25-31 (in ogni senso uno dei punti di riferimento della critica Ievia-
che che caratterizzano la scrittura di Levi come un'ordinata forma di reazione na); Mima Cicioni, Primo Levi. Bridges of knowledge, Oxford, Berg, 1995, passim; Elio
alla crisi della ragione nel confronto con l'esistenza, segnata dall'emergenza di Gioanola, Diversità della letteratura, letteratura della diversità. Qualche osservazione generale
crepe di informità che risaltano come ritorno del represso formale. sull'opera di Primo Levi, in Primo Levi: memoria e invenzione, cit., pp. 1-17. Più specifici sono
invece: Cesare Cases, Sodio e potassio: scienza e visione del mondo in Primo Levi, in Primo Levi
Sia chiaro. Questa lettura non intende in nessun modo sottovalutare la as witness. Proceedings of a Symposium held at Princeton University. Aprii 30 - May 2,1989,
nobile istanza conoscitiva presente nell'opera di Levi, né il legame della clari- a cura di Pietro Frassica, Fiesole, Casalini, 1990, pp. 21-30; Tullio Regge, Gli interessi scien-
tas con l'etica. Scrivere, nella concezione Ieviana, vuol dire scrivere per gli altri, tifici: alle origini di un "dialogo", in Primo Levi. Il presente del passato. Giornate internazionali
tenendo sempre ferma la priorità della funzione comunicativa del testo lette- di studio, a cura di Alberto Cavaglion, Milano, Franco Angeli, 1991, pp. 165-167; Werner
Helmich, Uberlebenshilfen. Zum Konnex von Naturwissenschaft und Literatur in den Schriften
rario: «la scrittura serve a comunicare, a trasmettere informazioni o sentimen-
Primo Levis, in Konflikt der Diskurse. Zum Verhàltnis von Literatur und Wissenschaft im moder-
ti da mente a mente, da luogo a luogo e da tempo a tempo, e chi non viene nen Italien, a cura di Helene Hart, Susanne Kleinert, Birgit Wagner, Tubingen, Stauffenburg,
capito da nessuno non trasmette nulla, grida nel deserto. [...] Sta allo scritto- 1991, pp. 149-176; Mario Porro, Scienza, «Riga», 13, 1997 (fascicolo monografico dal titolo
re farsi capire da chi desidera capirlo: è il suo mestiere, scrivere è un servizio Primo Levi, a cura di Marco Belpoliti), pp. 434-475.
pubblico, e il lettore volenteroso non deve andare deluso» . E ancora:68
3. I sommersi e i salvati, 02, p. 1101.
«Neppure è vero che solo attraverso l'oscurità verbale si possa esprimere quel- 4. Ivi, pp. 1101-1102.
l'altra oscurità di cui siamo figli, e che giace nel nostro profondo. Non è vero 5. Per la biografia di Primo Levi, cfr. soprattutto la Cronologia curata da Ernesto Ferrerò
nel primo volume delle opere einaudiane, poi Flora Vincenti, Invito alla lettura di Primo Levi,
che il disordine sia necessario per dipingere il disordine; non è vero che il caos
Milano, Mursia, 1973 (poi aggiornato fino alla morte di Levi); Primo Levi e Tullio Regge,
della pagina scritta sia il miglior simbolo del caos ultimo a cui siamo votati: Dialogo, Torino, Einaudi, 1987 (prima edizione Milano, Edizioni di Comunità, 1984); Fer-
crederlo è il vizio tipico del nostro secolo insicuro» . La lingua, seguendo un
69
dinando Camon, Conversazione con Primo Levi, Milano, Garzanti, 1991 (prima edizione con
«bisogno acuto di chiarezza e razionalità», dovrebbe dare il «massimo di infor- il titolo Autoritratto di Primo Levi, a cura di F. Camon, Padova, Edizioni Nord-Est, 1987);
mazione con il minimo ingombro» . E sin troppo facile contestare con otti-
70 Gabriella Poli e Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta. Incontri, interviste e conversazio-
mi argomenti questa visione della letteratura e dello stile : resta però che pro-
71 ni con Primo Levi, Milano, Mursia, 1992; Primo Levi, Conversazioni e interviste. 1963-1987,
a cura di Marco Belpoliti, Torino, Einaudi, 1997. Del massimo rilievo è anche quel docu-
prio in queste dichiarazioni solenni e nobili non si può non cogliere un ansio- mento costituito dall'antologia delle letture biograficamente più importanti, La ricerca delle
so gesto difensivo di natura ossessiva. D'altronde non bisognerà davvero insi- radici. Antologia personale, Torino, Einaudi, 1981 (da cui cito), poi incluso come appendice
stere troppo - né scomodare Adorno - per ricordare che l'illuminismo ha un in Opere II.
suo rovescio in ombra dialetticamente legato alla zona in chiaro. La grandez- 6. «Mio padre andava al tempio a Kippur perché era un po' superstizioso, ma frequentava
za di Levi stava certamente nella sua intrepida, nobile e solenne lucidità: ma Lombroso, ifisiologipositivisti; faceva sedute spiritiche, non perché credesse agli spiriti, ma
non meno nelle variamente percepibili emergenze dell'ombra verso le quali la per capire cosa c'era sotto. Il canocchiale non me l'aveva comperato, ma un microscopio da
250 ingrandimenti sì, con il quale organizzavo spettacoli "classici", una soluzione di allume
sua lingua non ha mai smesso di fare da poderosa e mirabile diga. per vedere i cristalli... Aveva una macchinetta da proiezione del Pathé Baby, a passo ridottis-
88 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA U N SISTEMA QUASI P E R I O D I C O 89
simo: invitavo i miei amici, e mettevo il vetrino al posto della pellicola, si vedevano crescere i Bruni, Bologna, il Mulino, 1994, pp. 171-175; Vittorio Coletti, Storia dell'italiano letterario,
cristalli». Sono parole di Primo Levi in Levi e Regge, Dialogo, cit., p. 19. Torino, Einaudi, 1993, pp. 371-372; Jane Nystedt, Le opere di Primo Levi viste al computer.
7. Ivi, pp. 11-12. Osservazionistilolinguistiche, Stockholm, Almqvist 8c Wiksell International, 1993. Importanti
8. La ricerca delle radici, cit., p. 31. Si veda anche l'analoga testimonianza in II sistema pe- osservazioni sulla lingua contiene anche il fondamentale e già ricordato Cases, L'ordine delle
riodico, 01, p. 758. cose e l'ordine delle parole, cit., passim. Sulla passione di Levi per l'etimologia e sulla lingua del-
9. Levi e Regge, Dialogo, cit., p. 13. la Chiave a stella, cfr. Gian Luigi Beccaria, «L'altrui mestiere» di Primo Levi, in Primo Levi:
10. Ivi, p. 14. memoria e invenzione, cit., pp. 157-163 e Id., Introduzione e note all'edizione scolastica della
11. Ivi, p. 16. Chiave a stella, Torino, Einaudi, 1983.
12. Ivi, pp. 19-20. 27. L'altrui mestiere, 02, pp. 642-643. Per considerazioni analoghe, cfr. Prefazione alla
13. Il sistema periodico, 01, p. 765. Ricerca delle radici, cit., p. VII; Poli e Calcagno, Echi di una voce perduta, p. 83.
14. «Avevo in cassetto una pergamena miniata, con su scritto in eleganti caratteri che a Primo 28. Ivi, p. 97. Cfr. anche ivi, p. 71.
Levi, di razza ebraica, veniva conferita la laurea in Chimica con 110 e lode» (ivi, p. 792). 29. A un giovane lettore, in L'altrui mestiere, 02, p. 847.
15. Cfr. Levi e Regge, Dialogo, cit., p. 21. «La vera tesi era la sottotesi», aggiunge Levi. 30. La chiave a stella, Ol, p. 1081.
16. L'intervista appare sul «New York Times Book Review» del 12 ottobre 1986; viene poi 31. Questi dati e i seguenti sono tratti da Nystedt, Le opere di Primo Levi viste al computer,
pubblicata in traduzione italiana su «La Stampa» il 26 e il 27 novembre dello stesso anno (con cit., passim. Appare però discutibile la determinazione del corpus di scritti leviani decisa dal-
i titoli Salvarsi dall'inferno come Robinson e // mio western degli ebrei ribelli). Qui è citata da l'autrice, in quanto vengono inclusi insieme alla produzione narrativa anche i saggi e i cappelli
Levi, Conversazioni e interviste. 1963-1987, cit., pp. 92-93. introduttivi della Ricerca delle radici, gli uni e gli altri inficiami l'attendibilità dei dati, conside-
17. «Purtroppo non sono più un uomo di scienza, sono un uomo di tecnica; fa una certa rando la varietà tematica e l'abbondanza di nomi propri che caratterizzano quegli scritti etero-
differenza» (Poli e Calcagno, Echi di una voce perduta, cit., p. 71). genei (si pensi solo ai nomi degli scrittori e dei personaggi nei saggi di argomento letterario).
18. Organic chemistry - An advanced Treatise, a cura di H . Gilman, 4 voli., New York, John 32. E che ha la quantità maggiore di forme uniche, con prevalenza di termini scientifici,
Wiley and oc Sons, 1942-1953; in it. Chimica organica superiore, traduzione dei dottori in chi- come dai dati di Nystedt, Le opere di Primo Levi viste al computer, cit., pp. 36-37.
mica Primo Levi e Giorgio Anglesio, voi. I, Torino, Edizioni Scientifiche Einaudi, 1955; voi. 33. Non deve stupire che l'opera lessicalmente più povera insieme a Se non ora quando sia
II, Torino, Edizioni Scientifiche Einaudi, 1956; voi. III, Torino, Boringhieri, 1958; voi. IV, La chiave a stella, che pure ospita numerosi tecnicismi: il motivo risiede nel lessico voluta-
Torino, Boringhieri, 1960. Questa traduzione non è segnalata nelle bibliografìe leviane che ho mente e dichiaratamente ripetitivo del protagonista Faussone.
potuto consultare. 34. Mengaldo, Lingua e scrittura in Levi, cit., p. 338. A quel luogo si rimanda anche per gli
19. Cfr. La chiave a stella, 02, p. 1015. esempi.
20. Claudio Toscani, Incontro con Primo Levi, «Il Ragguaglio Librario», 3, marzo 1972, 35. Cfr. La ricerca delle radici, cit., p. 83.
citato in Poli e Calcagno, Echi di una voce perduta, cit., p. 51. 36. Ibidem.
21. Prefazione* Luciano Caglioti, Idue volti della chimica, Milano, Mondadori, 1979, p. 37. Mengaldo, Lingua e scrittura in Levi, cit., p. 339.
10. Persino di fronte alla sciagura di Chernobyl, Levi non rinuncia alla necessirà di un progres- 38. Anche qui il punto di riferimento è Mengaldo, Lingua e scrittura in Levi, cit., pp. 362-374.
so che va però continuamente temperato per renderlo sostenibile, e guarda avanti verso solu- 39. Ad esempio: «opinione-speranza» (La tregua, Ol, p. 246); «città-scheletro» (ivi, p. 301).
zioni future: «Purtroppo, la tecnologia e la biologia nucleare sono intrinsecamente ardue: ai 40. Un paio di esempi: «esseri umani scaleni, difettivi, abnormi» (La tregua, Ol, p. 226);
profani è difficile fare il bilancio rischi-benefici. Ora, profani siamo tutti, i pochi non profani «un'immagine [...] variopinta, pigmentata e distorta» (Vizio di forma, 02, p. 676).
sono parte in causa, e quindi non sempre immuni da partiti presi. Da profano, oso prevedere, 41. Infatti tale procedimento occorre prevalentemente nel Sistema periodico.
o almeno sperare, che Cernobil sarà una svolta nelle scelte energetiche» (La peste non ha fron- 42. Si vedano tra i tanti questi due casi: «il metallo era cadmio, il lontano figlio di Cadmo, il
tiere, «La Stampa», 3 maggio 1986, poi in Pagine sparse, 02, pp. 1301-1303, alla p. 1302). seminatore dei denti di drago» (Il sistema periodico, Ol, p. 911); «I due partner," i due fornicato-
22. La ricerca delle radici, cit., p. 229. ri dal cui amplesso erano scaturiti i mostri aranciati, erano il cromato e la resina» (ivi, p. 873).
23. Cfr. Cesare Cases, Sodio e potassio, cit., p. 23. Tra l'altro Cases afferma perentoria- Ma sul fenomeno nel Sistema periodico si tornerà più avanti.
mente che, al contrario di Calvino, «Levi si atteneva rigorosamente alla corrispondenza tra 43. La prevalenza di similitudini non stupisce, in quanto strumenti più analitici e ragiona-
cosa e parola». tivi, e quindi chiarificatori, rispetto alla maggiore carica di polisemia insita nelle metafore.
24. Dalla Premessa a L'altrui mestiere, 02, pp. 631-632. 44. Il termine scientifico compare spesso però anche come figurato, soprattutto in occa-
25. È un passo dell'intervistarilasciataa Giuseppe Grassano che apre il castoro dedicato a sione dei processi di umanizzazione di cui si è detto poco sopra, con esiti che portano spesso
Levi: Primo Levi, Firenze, La Nuova Italia, 1981, pp. 3-17, alle pp. 8-9. Si legge ora anche in a similitudini lungamente distese: il caso più evidente nel capitolo conclusivo del Sistema
Levi, Conversazioni e interviste. 1963-1987, pp. 167-183, alle pp. 173-174. periodico, Carbonio.
26. Allo studio della lingua di Primo Levi ha fornito un mirabile contributo Pier Vincenzo 45. Si vedano anche qui due esempi: «eravamo come un catione e un anione» (Il sistema
Mengaldo: Lingua e scrittura in Levi, in La tradizione del Novecento, Torino, Einaudi, 1991, periodico, Ol, p. 774); «un cielo come io non l'avevo mai visto e nemmeno sognato, talmen-
pp. 313-386; cfr. anche Id., Il Novecento, in Storia della lingua italiana, a cura di Francesco te pieno di stelle che mi sembrava fino fuori tolleranza» (La chiave a stella, Ol, p. 1068).
90 L'INQUIETANTE SIMMETRIA D E L L A LINGUA U N SISTEMA QUASI PERIODICO 91
46. Levi e Regge, Dialogo, cit., p. 59. 58. Ivi, p. 457. Nel prosieguo del testo corrente si darà per i luoghi del Sistema periodico
47. Intervista televisiva riportata in Poli e Calcagno, Echi di una voce perduta, cit., pp. 73-74. direttamente l'indicazione della pagina.
48. Cfr. Riatsch e Gorge, Né sistema, né periodico, cit., p. 66. Errata era l'impressione di 59. Un interessante precedente del trattamento di umanizzazione cui Levi sottopone gli
Calvino, che in una lettera a Levi (da Parigi) del 12 aprile 1974 accenna a un «ordinamento elementi chimici lo si può trovare in uno dei brani antologizzati dall'autore in La ricerca del-
anche per peso atomico (con eccezioni, mi pare)» (Italo Calvino, Lettere. 1940-1985, a cura di le radici, sotto il titolo Vedere gli atomi, dal citato libro di William Bragg, L'architettura delle
Luca Baranelli, Introduzione di Claudio Milanini, Milano, Mondadori, 2000, p. 1256). In cose. Si veda ad esempio questo passo: «Il primo di questi due fascetti (quello C H di sinistra
3

realtà la progressione del peso atomico non ha alcun rapporto con la disposizione degli ele- infigura)è assai riservato: non si sente attratto verso un legame con altri atomi o molecole. Il
menti-racconti, e assai miope appare la riserva di Calvino - espressa nella lettera citata - circa secondo invece (di destra infigura,gruppo C0 Na) non è per nulla così scontroso: è un grup-
2

la posizione incipitaria di Argon, che non è motivata da futili ragioni numeriche, ma ordinata po attivo che volentieri s'associa con altri» (La ricerca delle radici, cit., p. 37).
secondo un processo cosciente di evoluzione che parte dalla totale metaforicità del primo ele-
60. Ivi, p. 649.
mento alla piena referenzialità dell'ultimo, e da un'umanizzazione "arbitraria", fino a un uma-
61. Secondo Cases (L'ordine delle cose e l'ordine delle parole, cit., p. 26), la chiusa del
nizzazione non più metaforica, ma realizzata con l'ingresso dell'atomo di carbonio nel corpo
Sistema periodico sarebbe forse stata ispirata da quella del calviniano Barone rampante. E cer-
dello scrittore, come cerco di dimostrare oltre nel testo corrente.
tamente le somiglianze non mancano, ma bisogna tenere presente una fondamentale diffe-
49. Cfr. l'ili ustrazione e la sua discussione in Helmich, Uberlebenshilfen. Zum Konnex von renza: in Calvino la realtà di Ombrosa si dissolve, mura in segno, in scrittura che «avvolge un
Naturwissenschaft und Literatur in den Schriften Primo Levis, cit., p. 166, dove però c'è un ultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finirò», cose che mutano in parole, che a
errore (forse un refuso): manca Cromo tra Cerio e Zolfo. loro volta sono un «ricamo fatto sul nulla». In Levi invece si avverte lo sforzo della parola per
50. Il sistema periodico, Ol.p. 775. farsi cosa, tanto da finire su quell'ultimo concretissimo punto marcato da un deittico,
51. Il sistema periodico, Ol, p. 934. impronta tematica della parola, mentre il punticino di Calvino sta per dissolversi in un moto
52.1 termini con più d'una occorrenza all'interno di un singolo racconto sono registrati in ascendente verso il nulla.
occasione della loro prima comparsa. Se ripetuti in un racconto successivo, sono nuovamente
62. Mengaldo, Lingua e scrittura in Levi, cit., p. 324.
riportati (questo per dare idea della varietà all'interno delle singole unità narrative).
63. Anche per i sostantivi riporto un elenco, per dare idea della quantità: «portati alla spe-
53. Il sistema periodico, Ol, p. 893.
culazione disinteressata, al discorso arguto, alla discussione elegante, sofistica e gratuita» (741:
54. Ivi, p. 788. Si vedano poi, oltre al passo di Argon citato poco oltre, le definizioni di
doppia terna, luna - di aggettivi - incassata nell'altra - di sostantivi); «numero, lunghezza e
sodio (789), coppale (868-869), «livering» (872), allossana (893, con illustrazione).
forma» (742); «le vicende, le memorie e i detti» (743); «il mio tormentoso oscillare dal cielo
55. Levi ha insomma un modus cogitandi e quindi operandi ancora meccanicistico, sebbe-
(di un successo scolastico o sportivo, di una nuova amicizia, di un amore rudimentale e fuga-
ne non rigidamente tale. Proprio dalla sua esperienza di laboratorio ha imparato a confrontarsi
ce) all'inferno (di un quattro, di un rimorso, di una brutale rivelazione d'inferiorità che pare-
con una realtà diffìcile da comprendere, ma leggibile - dal suo punto di vista - attraverso la
va ogni volta eterna, definitiva)» (758); «il buio, il vuoto, e gli anni nemici che sopravveniva-
tecnica conoscitiva di un metodo.
no» (770); «alla fame, al freddo e alla fatica» (784); «brulicano di gnomi, coboldi (cobalto!),
56. Questi tecnicismi compaiono frequentemente in serie all'interno di descrizioni di
niccoli (nichel!)» (795); «radici che significano "inganno, frode, abbagliamento"» (795); «il
procedimenti chimici (o comunque di ambito tecnico), modulo tematico assai frequente per
legno vetusto dei banchi, la sfera del sole di là dai vetri e dai tetti, il volo vano dei pappi nel-
tutta la durata del libro, sempre nella già indicata direzione della referenzialità. Si vedano le
l'aria di giugno» (758); «Ma non è più tempo di folletti, di niccoli e di coboldi» (804); «pau-
pagine 761-762 (preparazione dell'ossidulo d'azoto), 767 (preparazione del solfato di zinco),
ra, rabbia e ribrezzo» (5P828); «oasi di velluti, penombre e tendaggi» (833); «aveva sopracci-
788-789 (purificazione del benzene), 803-805 (separazione del nichel), 806 (altro tentativo
gli dall'arco elegante, un viso liscio ed aguzzo, movenze vivaci ma precise» (836); «Nella cella
di separazione del nichel), 876 (analisi di una vernice), 886 (analisi di un campione), 901
mi riaccolse la solitudine, ilfiatogelido e puro delle montagne che penetrava dalla finestrella,
(preparazione del cloruro srannoso), 920 (esperimento di laboratorio), 922 (solidificazione
e l'angoscia del domani» (859); «alla sua vita precaria, ma mostruosamente libera, al suo ine-
di una vernice). Un esempio (confinaleumanizzazione dell'elemento): «Avevamo disposto il
sauribile rigagnolo d'oro, ad una fila di giorni senza fine» (859); «la rinuncia, il pessimismo,
minerale,finementemacinato, in una navicella di porcellana, questa in un tubo di quarzo, e
lo sconforto» (863); «un suo gesto, una sua parola, un suo rigo» (863); «i bambini, gli stolti e
nel tubo, riscaldato dall'esterno, avevamo fatto passare una corrente d'idrogeno, nella spe-
gli ebbri» (865); «da quella del capo-laboratorio, del direttore tecnico e del direttore generale»
ranza che quest'ultimo strappasse l'ossigeno legato al nichel e lo lasciasse ridotto, cioè nudo,
(874); «le sue virtù, di guardiano incorruttibile, di piccolo minosse pignolo e senza fantasia, di
allo stato metallico. Il nichel metallico, come il ferro, è magnetico, e quindi, in questa ipote-
bastone fra le ruote della produzione» (875); «chi era questo ultimo venuto, questo pivello a
si, sarebbe stato facile separarlo dal resto, solo o col ferro, semplicemente per mezzo di una
7000 lire al mese, questo scribacchino maniaco» (875); «raccontando le ipotesi fatte, le cose
calamita. Ma, dopo il trattamento, avevamo dibattuto invano una potente calamita nella
capite in riva al lago, l'attesa spasmodica della sentenza che i fatti avrebbero pronunciata»
sospensione acquosa della nostra polvere: non ne avevamo ricavato che una traccia di ferro.
(877); «tra veleni, rossetti e sterco pollino» (899); «la cucina, l'anticamera e perfino il bagno»
Chiaro e triste: l'idrogeno, in quelle condizioni, non riduceva nulla; il nichel, insieme col fer-
(900); «ricco di remoti fermenti pirateschi, di iniziative mercantili e di inquieta smania del
ro, doveva essere incastrato stabilmente nella struttura del serpentino, ben legato alla silice ed
nuovo» (902); «cambiare mestiere, luogo e stile di vita» (902); «con esitazione, compunzione
all'acqua, contento (per così dire) del suo stato ed alieno dall'assumerne un altro» (ivi, p
e scarso valore umano» (905); «la stessa smania di avventura, di scoperta, d'imprevisto» (910);
804-805).
«attraverso i secoli, i meridiani e i paralleli» (911); «senza aiuti, con il cervello e con le mani,
57. Ivi, p. 429.
92 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA

con la ragione e la fantasia» (915); «di figli, di ferie e di stipendi» (920); «parlare di pudore,
ribrezzo, ritegno» (920); «un'acrobazia ironica, uno scherzo da giocoliere, una incomprensibi-
L'ultimo Calvino tra precisione e disastro*
le ostentazione di onnipotenza-prepotenza» (937); «l'ex bevitore, ex cedro, ex tarlo» (940);
«processo di scissione duplicazione e fusione» (941).
64. Anche di queste, ecco la lista: «Troverò una scorciatoia, mi farò un grimaldello, forzerò
le porte» (758); «sapeva tutto, aveva visto tutto, ma non parlava per la sua pudicizia estrema»
(799); «chiedevano anche se avevano piombo, dove lo comperavano, quanto lo pagavano»
(811); «mi importa vivere libero, non avere un collare come i cani, lavorare così, quando voglio
[...]» (858); «riuscivo [...] a pensare, a registrare il mondo intorno a me, e persino a svolgere A prendere in esame la produzione narrativa di Italo Calvino negli ultimi
un lavoro abbastanza delicato» (860); «non accettava l'universo concentrazionario, lo rifiutava anni della sua vita, specie quella degli anni '80 - ma con decisivi anticipi già
con l'istinto e con la ragione, non se ne lasciava inquinare» (863); «avrebbe fatto quattrini, pla- dai primi anni '70 - , sorge l'impressione che la fiducia nella razionalità del
cato Giove ed evitato il guaio dell'avvoltoio» (863); «In poche ore mi ero sentito nuovo e pie- reale, e quindi in un processo gnoseologico sempre destinato a sortire in indi-
no dì potenze nuove, lavato e guarito dal lungo male, prontofinalmentead entrare nella vita
viduazioni positive, segni ormai il passo a favore di una concezione che,
con gioia e vigore» (872); «capacità di impastoiare, smorzare, smussare» (874); «e addormenti,
paralizzi, o addirittura uccida l'organismo» (874); «ha l'occhio vigile e il volto teso, teme la fro- tenendo ferma la volontà di conoscenza come un primum etico, si sottrae
de o la medita, e sta in guardia come un gatto all'imbrunire» (885); «pagando non poco, fati- però alla tentazione di una lettura positivistica della realtà pacificicamente
cando ed insudiciandoci parecchio» (896); «le carré da parato cambiavano colore, le maniglie e adagiata sulla fallace corrispondenza illuministica tra parola e oggetto.
gli infissi metallici diventavano opachi e scabri, e ogni tanto ci faceva sobbalzare un tonfo sini- L'ultimo Calvino risponde piuttosto all'esigenza di una scrittura che presen-
stro» (900); «Fu costtuita un'impalcatura, montato un paranco, tese funi di guida» (903); «Non tifichi quel nucleo oscuro di invisibile-indicibile che non è semplicemente
volevo contarci, né contare gli assenti, né fare calcoli» (913); «che mi scuoiasse, lentamente,
metodicamente, e godendoci» (917); «il ritegno di chi sa fin dall'inizio che il suo tema è dispe-
l'altra faccia del visibile, esposto al progressivo svelamento, bensì ciò che non
rato, i mezzifievoli,e il mestiere di rivestire i fatti con parole fallimentare» (941). è riducibile alla violenza unificante del logos, quello che si potrebbe anche
65. Mengaldo, Lingua e scrittura in Levi, cit., p. 381. definire, nella particolare accezione di Merleau-Ponty, senso . Credo sia 1

66. Ibidem. necessario, per riconoscere questo movimento della scrittura di Calvino, pro-
67. Gioanola, Diversità della letteratura, letteratura della diversità, cit., pp. 9-10. cedere al di là delle dichiarazioni programmatiche depositate in interviste e
68. Dello scrìvere oscuro, in L'altrui mestiere, 02, pp. 676-681, alla p. 678. saggi teorici - sempre un passo indietro rispetto ai risultati narrativi più
69. Ivi, pp. 680-681.
inquietanti, sempre tentate dall'illuminazione artificiale della nozione tradi-
70. A un giovane lettore, in L'altrui mestiere, 02, pp. 845-847, alla p. 847.
71. E difatti buon gioco ebbe Giorgio Manganelli a stroncarlo (Elogio dello scrivere oscuro, zionale di conoscenza - : sondando la prosa non saggistica, troppi sono i luo-
«Corriere della Sera», 3 febbraio 1977, poi in // rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi, 1994, ghi che depongono contro la visione che proprio lo scrittore volle dare di se
pp. 36-39), accusandolo di «terrorismo assistenziale» con la sua consueta magistrale ironia. stesso quale fautore della conoscenza come fine precipuo della letteratura. Per
quanto la sua volontà abbia sempre piegato verso questa meta ideologica,
restandovi in un certo senso fedele fino alla fine, mette conto notare come —
anche oltre la consapevolezza dello stesso Calvino, almeno quella manifesta-
ta negli scritti autoesegetici - fosse la qualità di tale conoscenza a mutare: per
riuscire sempre meno lettura riduzionistica del reale, sempre più tentativo di
avvicinare il fuori, ciò che è irriducibile alla ratio scientista.
Di qui l'impressione che le frequentissime immagini di disastro che costel-
lano gli ultimi quindici anni della scrittura di Calvino non rappresentino
2

* Le opere di Calvino vengono citate dall'edizione mondadoriana nei Meridiani: Romanzi


e racconti, 3 voli., Mondadori, Milano 1991-94 (RR 1-3) e Saggi, 2 voli., Mondadori, Milano
1995 (S 1-2). Fanno eccezione gli scritti non compresi in tale edizione, di cui sarà segnalata la
provenienza.
94 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA L'ULTIMO CALVINO TRA PRECISIONE E DISASTRO 95

tanto il timore o la previsione di un disastro storico, collettivo o individuale, ne più vistosa - del manierismo stilistico che caratterizzerà di lì in poi, in
né - come si è sovente ipotizzato - il trionfo del rumore nel processo di misura variabile, la produzione calviniana.
semiosi con conseguente esplosione della comunicazione per eccesso di segni Già nel 1958, l'anno del Cavaliere, la precisione della scrittura di Calvino
sempre meno significanti (il fungo semiotico, si potrebbe chiamarlo) , ma la3
stentava a soddisfare la varietas del reale. Nel racconto L'avventura di un poe-
spia, la manifestazione più vistosa - insieme propria e metaforica, ma sareb- ta, si incontra un magnifico esempio di descrizione paesaggistica, condotto
be più giusto dire oltre la metafora - del destino di una scrittura ormai orien- con buona ricchezza terminologica:
tata a cancellare se stessa (e il suo autore) per cercare il brusio angoscioso del-
la domanda sul fondamento: per farsi appunto scrittura del disastro. Così, Ora il canotto era alfiancodella barca, dove la vernice sbiadita si screziava di
magistralmente, Blanchot: «Quando tutto è stato detto, resta da dire il disastro, crepe sollevandosi in corti segmenti, e il remo legato con un pezzo di corda allo
rovina della parola, cedimento attraverso la scrittura, brusio che mormora: ciò scalmo a piolo gemeva a ogni giro contro il legno slabbrato della sponda, e
che resta senza resto (il frammentario)» . 4
un'ancoretta rugginosa a quattro ganci s'era impigliata sotto la tavola stretta del
sedile in una delle nasse di vimini barbute d'alghe rossicce, seccate chissà da
E necessario a questo punto provare a capire come questo cedimento del- quanto tempo, e sopra il mucchio delle reti tinte di tannino e cosparse ai mar-
la parola si articoli nel concreto della lingua calviniana , come ne influenzi in
5
gini di tonde fette di sughero, luccicavano nella veste pungente delle scaglie ora
modo decisivo il corso: cercherò di procedere per specimina. grigio smorto ora turchino splendente i pesci boccheggianti; le branchie mosse
La caratteristica saliente della prosa di Calvino è da individuarsi nella volontà ancora da un palpito mostravano, sotto, un rosso triangolo di sangue.
di precisione (o di «esattezza», se si vuole usare la categoria delle Lezioni ameri- Usnelli stava sempre zitto, ma questa angoscia del mondo umano era il con-
cane), come è facile dedurre dalla lettura dei testi e dalle molte testimonianze trario di quella che gli comunicava poco prima la bellezza della natura: come là
d'autore. La precisione si propone di essere soprattutto immediatezza nel pas- ogni parola veniva meno, così qua era una ressa di parole che gli si affollavano
alla mente: parole da descrivere ogni verruca, ogni pelo della fascia malrasa del
saggio dal linguaggio alla realtà: celebre è l'auspicio a favore di un italiano «con-
pescatore vecchio, ogni scaglia argentata del muggine.
creto» e «preciso» , che dovrebbe tradursi in una scrittura egualmente distanzia-
6

ta dalla grigia referenzialità e dalla espressività plurilinguistica .


7

Il racconto seguita con una lunga, tesa descrizione della miseria di un pae-
A dominare nella prima stagione della narrativa calviniana è infatti l'illu- saggio brullo, che lascia poi nuovamente spazio alla riflessione del poeta
ministica illusione della trasparenza del segno, devoluta alla realizzazione di
Usnelli:
un linguaggio cosale che consenta allo scrittore di rappresentare la realtà sen-
za porsi dubbi sulla sua consistenza ontologica, dedicandosi dunque senza e a Usnelli venivano alla mente parole e parole, fitte, intrecciate le une sulle
diaframmi alla sua comprensione sul piano effettuale. La precisione di altre, senza spazio tra le righe, finché a poco a poco non si distìnguevano più,
Calvino si esplica nell'uso di una sintassi analitica e, in particolare, di lessico era un groviglio da cui andavano sparendo anche i minimi occhielli bianchi e
tratto dai linguaggi settoriali: per quanto non manchino termini di matrice restava solo il nero, il nero più totale, impenetrabile, disperato come un urlo. 9

tecnico-scientifica (in genere mantenuti nei limiti di una sobria referenzia-


lità, fuori dal gergalismo settoriale) la maggior parte di questo vocabolario è Il tentativo di catalogare il reale cozza contro la sua impenetrabilità, ne coglie
costituito da una nomenclatura, anche di matrice dialettale o popolare, che magari la superficie ma non l'essenza. Le parole si giustappongono fino a
tende a individuare gli oggetti con attenzione alla concretezza dei referenti. confondersi tra loro, in quanto sganciate dagli oggetti.
Se nel Cavaliere inesistente, storia di un nome senza referente, cominciano Leggendo quest'ultimo passo ci si è avvicinati a una delle figure di stile
i dubbi sulla tranquilla corrispondenza biunivoca tra parole e cose, è con la centrali e costanti della prosa calviniana, legata com'è alla descrizione, auten-
serie cosmicomica negli anni '60 che si attua una cospicua svolta anche stili- tica ossessione del Calvino tardo: si tratta dell' elencazione. Infatti l'abbon-
stica nella prosa calviniana, sotto la specie di un notevole arricchimento dei danza terminologica acquista importanza in quanto largamente protratta,
modi legati al lessico e alla sintassi, che si mostrano spesso capaci di notevoli venendosi spesso a strutturare appunto in elencazione. Questo modulo stili-
capacità mimetiche: nel turningpoint delle Cosmicomiche, come nota autore- stico, secondo la magistrale indagine di Mengaldo, si realizza in due forme
volmente Pier Vincenzo Mengaldo , si trova l'origine - e anche l'incarnazio-
8
fondamentali: il catalogo, in cui il tentativo di seriazione cerca di ordinare il
96 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA L ' U L T I M O CALVINO TRA PRECISIONE E DISASTRO 97

mondo secondo uno schema preciso, e Xenumerazione caotica, che accatasta spazio riempiendo la pagina di parole, con uno sforzo di adeguamento minuzio-
disorganicamente una magmatica pluralità di parole per restituire il crescen- so dello scritto al non scritto, alla totalità del dicibile e del non dicibile. Sono due
te disordine del mondo . Si può però osservare come questa distinzione
10 diverse pulsioni all'esattezza che non arriveranno mai alla soddisfazione assoluta:
risulti meno certa nel Calvino post Cosmicomiche, nelle cui opere le due for- l'una perché le lingue naturali dicono sempre qualcosa in più rispetto ai linguag-
me tendono a fondersi con prevalenza della seconda, ma senza perdere l'ori- gi formalizzati, comportano sempre una certa quantità di rumore che disturba
l'essenzialità dell'informazione; l'altra perché nel rendere conto della densità con-
ginaria tensione all'ordine e alla precisione, insita nella prima. Per l'interpre-
tinuità del mondo che ci circonda il linguaggio si rivela lacunoso, frammentario,
tazione di questo modulo stilistico è possibile ricorrere utilmente al riciclag- dice sempre qualcosa in meno rispetto alla totalità dell'esperibile. 16

gio di quanto Mengaldo scrive a proposito del fenomeno della correctio (d'al-
tronde per molti versi analogo a quello qui in esame): «si vede che ciò che a A ben vedere le due linee disegnate da Calvino, più che individuare due
una prima analisi appare culto della precisione analitica, in seconda istanza sentieri nel percorso della sua opera, coesistono spesso all'interno dello stes-
rimonta a un rapporto fra il soggetto, e il suo linguaggio, e la realtà, conce- so testo. La loro intersezione sembra però andare oltre la appena citata dico-
pito sotto il segno insieme deludente e salutare dell'indeterminazione. tomia, in fondo l'ennesima ripetizione - qui in salsa semiotica - dell'eterna
17

Atteggiamento a sua volta polivalente se non ambiguo, perché muove in pari querelle tra razionalismo ed empirismo. Si pensi, esemplarmente, a Dall'opa-
tempo dalla percezione dell'irriducibile varietà del mondo - anche, e sempre co (1971), tra l'altro uno dei momenti più alti, anche se non tipici , della 18

più col tempo, del suo caos - , da cautela nell'interpretarlo e da una sorta di scrittura calviniana. Un «io» prova a descrivere un paesaggio (il paesaggio
eudaimonismo intellettuale che esalta il gioco in se stesso delle congetture sanremasco dell'infanzia di Calvino) con gli strumenti di un linguaggio che
alternative, sfumature, contraddizioni. In ogni caso ne è sollecitato quello cerca la precisione del termine geometrico e geografico , a tratti incastonato
19

che già abbiamo chiamato il relativismo linguistico dello scrittore: la perce- in stilemi tipici del discorso scientifico, ma accompagnato da forme collo-
zione insomma che la lingua non può dire tutto, ma forse riesce a dire qual- quiali e immaginose, e da una sintassi libera e slegata, che ne attenuano l'ef-
cosa, a patto che la si circuisca e quasi la si corteggi con assidua pazienza, ficacia referenziale. I l soggetto enunciante-conoscente prende coscienza del-
disposti allo scacco» . E ha ancora ragione Mengaldo quando vede in queste
11
l'origine esclusivamente mentale di qualsiasi tentativo di irreggimentazione
strutture stilistiche l'incombere della maniera : il pericolo naturalmente
12
ideale-schematica della realtà, in sé informe: la lettura del reale dipende dal-
risiede nell'esagerazione di moduli del genere, cui indulge a volte il Calvino la qualità e dalla posizione del soggetto che l'interpreta. D i qui la vittoria
soprattutto degli anni '60-70, con frequenti esiti di scrittura manierata 13
finale dell'opaco, neutralità e alterità dell'informe nella cui (in)consistenza
talora fastidiosa .
14
magmatica si dissolve anche la geometria:
Nel periodo delle Cosmicomiche e poi di Ti con zero, quindi, si può vedere
come il margine di invisibile che sfugge alla rappresentabilità («Parlare non è e se partendo da quella posizione iniziale considero le fasi successive dello
vedere», ammonisce Blanchot ) si faccia strada con insistenza in una scrittu-
15 stesso me stesso, ogni passo in avanti può essere pure un ritrarsi, la linea che
ra pur sempre devota all'esattezza. All'inizio degli anni 70 la fiducia di traccio s'avvolge sempre più nell'opaco, ed è inutile che cerchi di ricordare a che
Calvino nella potenzialità razionalizzatrice della conoscenza sembra venire punto sono entrato nell'ombra, già c'ero fin dal principio, è inutile che cerchi
in fondo all'opaco uno sbocco all'opaco, ora so che il solo mondo che esiste è
progressivamente meno, pur senza mai spegnersi del tutto. A proposito delle
l'opaco e l'aprico ne è solo il rovescio, l'aprico che opacamente si sforza di mol-
Città invisibili - cresciute in quel periodo - , è interessante leggere un giudi-
tiplicare se stesso ma moltiplica solo il rovescio del proprio rovescio
zio dell'autore nelle Lezioni americane.
«D'int'ubagu», dal fondo dell'opaco io scrivo, ricostruendo la mappa d'un
In realtà sempre la mia scrittura si è trovata di fronte due strade divergenti che aprico che è solo un inverificabile assioma per i calcoli della memoria, il luogo
corrispondono a due diversi tipi di conoscenza: una che si muove nello spazio geometrico dell'io, di un me stesso di cui il me stesso ha bisogno per sapersi me
mentale d'una razionalità scorporata, dove si possono tracciare linee che con- stesso, l'io che serve solo perché il mondo riceva continuamente notizie dell'e-
giungono punti, proiezioni, forme astratte, vettori di forze; l'altra che si muove sistenza del mondo, un congegno di cui il mondo dispone per sapere se c'è. 20

in uno spazio gremito d'oggetti e cerca di creare un equivalente verbale di quello


98 L'INQUIETANTE SIMMETRIA D E L L A LINGUA L'ULTIMO CALVINO TRA PRECISIONE E DISASTRO 99

La posizione espressa in questo testo, come si accennava sopra, va al di là la taverna, le alabarde il corpo di guardia, la stadera l'erbivendola. [...] Lo
della contrapposizione conoscenza idealista-conoscenza empirista. Sia pure sguardo percorre le vie come pagine scritte: la città dice tutto quello che devi
en artiste - e senza, perciò, la coerenza argomentativa del filosofo, Calvino pensare, ti fa ripetere il tuo discorso, e mentre credi di visitare Tamara non fai
cerca di risolvere una delle impasses che hanno maggiormente turbato la filo- che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti. / Come
sofìa novecentesca, il dissidio tra Per sé e In sé. In qualche maniera mi pare di veramente sia la città sotto questo fitto involucro di segni, cosa contenga o
poter avvertire una consonanza con la critica di Merleau-Ponty alle tradizio- nasconda, l'uomo esce da Tamara senza averlo saputo» . Per dirla di nuovo con
24

nali concezioni del processo conoscitivo. Scrive infatti il filosofo: «La bifor- Mengaldo, «Ciò che è in causa è ogni processo di verbalizzazione della realtà, e
cazione dell'essenza e del fatto si impone solo a un pensiero che guardi all'es- l'adeguatezza del linguaggio rispetto a ciò di cui è segno» , i dati della realtà si
25

sere da un altro luogo, e per così dire di fronte. Se io sono kosmotheoros, il mio mostrano cifrati, il loro significato non è facilmente comprensibile. Nella città
sguardo sovrano trova le cose ognuna nel suo tempo, nel suo luogo, come di Ottavia, appesa a una rete, «Tutto il resto, invece d'elevarsi, sta appeso sotto:
individui assoluti in una sede locale e temporale unica. [...] Ma sono forse io scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazzi come navicelle,
kosmotheorosì [...] Sono primitivamente un potere di contemplare, un puro otri d'acqua, becchi del gas, girarrosti, cesti appesi a spaghi, montacarichi, doc-
sguardo che fissa le cose nel loro posto temporale e locale e le essenze in un ce, trapezi e anelli per i giochi, teleferiche, lampadari, vasi con piante dal foglia-
cielo invisibile? Sono quel raggio del sapere che sorge da nessun luogo? me pendulo. / Sospesa sull'abisso, la vita degli abitanti d'Ottavia è meno incer-
Orbene, mentre mi installo in questo punto zero dell'Essere, io so bene che ta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge» . 26

esso ha un vincolo misterioso con la località e la temporalità: domani, fra Il tentativo riduzionistico della ragione sulla realtà sfuma così in un «soli-
poco, questa veduta dall'alto, con tutto ciò che involge, cadrà a una certa do nulla» ; dietro i lunghi elenchi di oggetti, occhieggia il «tassello di legno
27

data del calendario, io le assegnerò un certo punto di apparizione sulla terra piallato: il nulla.. .» della scacchiera di Kublai: ma non si tratta di esorcisti-
28

e nella mia vita» . La realtà non può essere concepita prescindendo dall'at-
21
co horror vacui, bensì di estrema affermazione del valore della conoscenza,
tualità spazio-temporale del nostro corpo - soggetto e oggetto allo stesso pur nella ossimorica certezza del suo scacco finale . A questo proposito,
29

tempo - che la percepisce e non c'è quindi idea senza carne che la porti: pochi anni dopo - nel 1975 - , Calvino scriverà:
«L'idea - scrive ancora Merleau-Ponty - è questo livello, questa dimensione,
e quindi non un invisibile di fatto, come un oggetto nascosto dietro un altro, Ultimamente sembra che prendano la loro rivincita immagini di vuoto che
non un invisibile assoluto, che non avrebbe niente a che fare con il visibile, sostiene il pieno, di buio che alimenta la luce, di assenza che determina la pre-
ma l'invisibile di questo mondo, quello che lo abita, lo sostiene e lo rende senza, di perdita che moltiplica la potenza. Il signor Palomar è molto contento
visibile, la sua possibilità interna e propria, l'Essere di questo Essente» . 22 d'apprendere che secondo un'ipotesi autorevole e recente (vedi il numero di
L'aprico, il visibile è non un'illusione percettiva, ma il dispiegamento di una aprile di «Le scienze») la nostra galassia e tutti noi ruoteremmo attorno a un
possibilità dell'invisibile-opaco entrato in contatto con un soggetto in un immenso block hole. Gli sembra che solo così tutto regga. 30

tempo e un luogo dato: l'aprico si costruisce sull'opaco - così sembra con-


cludere Calvino, in poligenetica concordia con Merleau-Ponty. E ancora:

Nelle opere immediatamente vicine si può riscontrare una situazione analo- Al signor Palomar l'ipotesi d'un enorme «buco nero» al centro della nostra
ga. Nelle Città invisibili il già considerato modulo dell'elencazione è presente galassia (pur sapendo che non sarebbe affatto un buco, né un vuoto, ma certo
in modo pervasivo, ma non fa che confermare il fondamento cedevole di ogni un po' per suggestione della metafora scherzosa che sono stati gli astronomi
descrizione. Kublai, conscio che l'impero-realtà «che ci era sembrato la somma stessi a inventare e a lanciare) ha richiamato alla mente alcuni versi d'un antico
testo cinese, il Tao Tè Ching, che non sa se implichino unafisicao una metafì-
di tutte le meraviglie è uno sfacelo senza fine né forma», può discernere nei
sica, ma che comunque gli piacciono molto: «Trenta raggi convergono sul
resoconti di Marco Polo soltanto «lafiligranadi un disegno così sottile da sfug- mozzo / ma è il vuoto al centro della ruota / che fa muovere il carro. / Per fare
gire al morso delle termiti» , accontentarsi di una lieve esistenza mentale rea-
23
i vasi si lavora l'argilla, / ma è dal vuoto interno / che dipende il loro uso. / In
lizzabile attraverso le parole. A Tamara «L'occhio non vede cose ma figure di una casa s'aprono porte efinestre:/ è sempre il vuoto / che la rende abitabile. /
cose che significano altre cose: la tenaglia indica la casa del cavaliere, il boccale Le possibilità che l'essere dà / è il non essere che le rende utili».
31
100 L'INQUIETANTE SIMMETRIA D E L L A LINGUA L'ULTIMO CALVINO TRA PRECISIONE E DISASTRO 101

Cosi come il non essere fornisce spazio all'essere, il nulla del buco nero fa si Palomar s'è distratto, non strappa più le erbacce, non pensa più al prato: pen-
che il mondo possa reggere. Si ripresenta l'idea che sia l'invisibile a costituire sa all'universo. Sta provando ad applicare all'universo tutto quello che ha pensa-
la trama del visibile: pur non potendo entrare esplicitamente nella rappre- to del prato. L'universo come cosmo regolare e ordinato o come proliferazione
caotica. L'universo come finito ma innumerabile, instabile nei suoi confini, che
sentazione, ne costituisce il nucleo vitale.
apre entro di sé altri universi. L'universo, insieme di corpi celesti, nebulose, pul-
Transitando velocemente per il finale "disastroso" del Castello dei destini viscolo, campi di forze, intersezioni di campi, insiemi di insiemi.. . 35

incrociati e l'entropico pastiche di Se una notte d'inverno un viaggiatore, si


giunge a quel tentativo (frustrato) di ripristinare la conoscenza degli oggetti Se il rapporto del signor Palomar con le cose consiste nell'osservazione, dal
che è Palomar (1983), per molti aspetti il culmine di quella poetica della
12
momento che l'oggetto ha perso la propria materialità per ridursi a immagi-
descrizione che riconosce nell'elencazione uno dei suoi strumenti prediletti. ne di se stesso , la sua impresa conoscitiva è destinata a sicuro fallimento:
36

La parcellizzazione conoscitiva della realtà incontra sempre un ineludibile infatti è costretto a riconoscere che «la superficie delle cose è inesauribile» . 37

scacco. Esemplare a questo proposito è La spada del sole. L'immagine, nella società schiava dei media, mostra ormai il vuoto dietro di
sé: è pura illusione.
Che sollievo se riuscisse ad anullare il suo io parziale e dubbioso nella certezza
È vero che Palomar cerca ancora nella nomenclatuta un salvagente refe-
d'un principio da cui tutto deriva! Un principio unico e assoluto da cui pren-
dono origine gli atti e le forme? Oppure un certo numero di principi distinti, renziale per abbinare parole e oggetti:
linee di forza che s'intersecano dando una forma al mondo quale appare, uni-
co, istante per istante? Questo negozio è un dizionario; la lingua è il sistema dei formaggi nel suo
insieme: una lingua la cui morfologia registra declinazioni e coniugazioni in
innumerevoli varianti, e il cui lessico presenta una ricchezza inesauribile di sino-
[...] nimi, usi idiomatici, connotazioni e sfumature di significato, come tutte le lin-
gue nutrite dall'apporto di cento dialetti. È una lingua fatta di cose; la nomen-
L'io nuotante del signor Palomar è immerso in un mondo scorporato, inter-
clatura ne è solo un aspetto esteriore, strumentale; ma per il signor Palomar
sezioni di campi di forze, diagrammi vettoriali, fasci di rette che convergono,
impararsi un po' di nomenclatura resta sempre la prima misura da prendere se
divergono, si rifrangono. Ma dentro di lui resta un punto in cui tutto esiste in
vuole fermare un momento le cose che scorrono davanti ai suoi occhi. 38

un altro modo, come un groppo, come un grumo, come un ingorgo 33

Il signor Palomar, nonostante l'ansia geometrizzante, conserva dentro di sé Ma resta il fatto che, davanti alla formaggiaia, di tutti questi nomi Palomar
un punto opaco, un groppo-grumo-ingorgo dall'aspetto decisamente gad- non è capace di servirsi. La visione del mondo come vocabolario senza defini-
diano, molteplice, inconoscibile. Un altro esempio, questo di matematizza- zioni, come inestricabile foresta di parole conduce a una conoscenza tutta auto-
zione non riuscita della realtà: referenziale, mettendo in crisi l'ex illuminista Palomar-Calvino: «Il signor
Palomar spera sempre che il silenzio contenga qualcosa di più di quello che il
Il prato è un insieme d'erbe, - così va impostato il problema, - che include linguaggio può dire. Ma se il linguaggio fosse davvero il punto d'arrivo a cui
un sottoinsieme d'erbe coltivate e un sottoinsieme d'erbe spontanee dette tende tutto ciò che esiste? O se tutto ciò che esiste fosse linguaggio, già dal prin-
erbacce; un'intersezione dei due sottoinsiemi è costituita dalle erbe nate spon- cipio dei tempi? Qui il signor Palomar è ripreso dall'angoscia» . 39

taneamente ma appartenenti alle specie coltivate e quindi indistinguibili da Di tutti gli oggetti si potrebbe dunque dire, come del chac-mool, che «-no
queste. I due sottoinsiemi a loro volta includono le varie specie, ognuna delle se sabe qué quiere decina: la realtà non è interpretabile. Ma «non interpreta-
quali è un sottoinsieme, o per meglio dire è un insieme che include il sottoin-
sieme dei propri appartenenti che appartengono pure al prato e il sottoinsieme re è impossibile» , pensa il signor Palomar, rendendosi conto a un tempo che
41

degli esterni al prato. Soffia il vento, volano i semi e i pollini, le relazioni tra gli altrettanto impossibile è andare oltre l'apparenza enigmatica dell'immagine.
insiemi si sconvolgono... 34 I vecchi modelli conoscitivi dunque non servono più: «Nella vita del
signor Palomar c'è stata un'epoca in cui la sua regola era questa: primo,
La stessa immagine di moltiplicazione non misurabile si estende all'universo: costruire nella sua mente un modello, il più perfetto, logico, geometrico pos-
sibile; secondo, verificare se il modello si adatta ai casi pratici osservabili nel-
102 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA L'ULTIMO CALVINO TRA PRECISIONE E DISASTRO 103

l'esperienza; terzo apportare le correzioni necessarie perché modello e realtà dinamismo che impedisce di riportarli nella mente e poi sul foglio. Frequente
coincidano» . Questo era il «modello dei modelli», costruito su «principi»,
42 obiettivo del protagonista era rappresentare attraverso la visione e poi la scrit-
«detti [...] assiomi o postulati», e «disegnato con linee nettamente tracciate, tura una serie di spazi limitati: ogni tentativo in questo senso viene però fru-
rette e circoli ed ellissi, parallelogrammi di forze, diagrammi con ascisse e strato, in genere perché il signor Palomar accetta di includere nella sua anali-
ordinate», che veniva coltivato nel passato dal personaggio calviniano, alter si il fattore tempo , ciò che naturalmente gli impedisce una descrizione defi-
51

ego dell'autore , e che certo deve essere identificato con il marxismo , ma


43 44 nitiva di una realtà comunque irriducibile alla pagina per la limitatezza del
pure ricorda, intertestualmente, il modello - geometrico - della prigione del linguaggio. Così nella Lettura di un onda, dove la precisione nominativa è
Conte di Montecristo. Questa costruzione ideale non può più accontentare il vanificata dall'intrusione del fattore tempo; così anche in Dal terrazzo, da cui
signor Palomar, in quanto «se [...] smetteva difissarel'armoniosa figura geo- si trae il memorabile brano sulla città vista dall'alto:
metrica disegnata nel cielo dei modelli ideali, gli saltava agli occhi un pae-
La forma vera della città è in questo sali e scendi di tetti, tegole vecchie e
saggio umano in cui le mostruosità e i disastri non erano affatto spariti e le
nuove, coppi ed embrici, comignoli esili o tarchiati, pergole di cannucce e tet-
linee del disegno apparivano deformate e contorte» , ciò che lo porta a «otte-
45
toie d'eternit ondulata,ringhiere,balaustre, pilastrini che regggono vasi, serba-
nere dei modelli trasparenti, diafani, sottili come ragnatele», anzi a «cancella- toi d'acqua in lamiera, abbaini, lucernari di vetro, e su ogni cosa s'innalza l'al-
re dalla sua mente i modelli e i modelli di modelli» . D i fronte alla «realtà
46
beratura delle antenne televisive, dritte o storte, smaltate o arrugginite, in
mal padroneggiabile e non omogeneizzabile» , Palomar «preferisce tenere le
47
modelli di generazioni successive, variamente ramificate e cornute e schermate,
sue convinzioni allo stato fluido» . 48
ma tutte magre come scheletri e inquietanti come totem. Separati da golfi di
Un'altra rinuncia alla geometria in L'universo come specchio: mentre lo vuoto irregolari e frastagliati, si fronteggiano terrazzi proletari con corde per i
panni stesi e pomodori piantati in catini di zinco; terrazzi residenziali con spal-
sguardo mentale di Palomar immagina «il suo mondo interiore come un cal-
liere di rampicanti su tralicci di legno, mobili da giardino in ghisa verniciata di
mo immenso ruotare d'una spirale luminosa», le stelle e i pianeti che naviga- bianco, tendoni arrotolabili; campanili con la loggia campanaria scampanante;
no «sulle parabole e le ellissi che determinano il carattere e il destino», e «una frontoni di palazzi pubblici di fronte e di profilo; attici e superattici, sopraele-
sfera di circonferenza infinita che ha l'io per centro e il centro in ogni pun- vamenti abusivi e impunibili; impalcature in tubi metallici di costruzioni in
to» , all'apertura degli occhi l'unica immagine è quella della caotica realtà
49
corso o rimaste a mezzo;finestronicon tendaggi efinestrinidi gabinetti; muri
cittadina, nugolo di «avamposti d'un universo pericolante, contorto, senza color ocra e color siena; muri color muffa dalle cui crepe cespi d'erba riversano
requie come lui» . 50 il loro pendulo fogliame; colonne d'ascensori; torri con bifore e trifore; guglie
Infine Palomar cede, in Come imparare a essere morto, all'estrema tentazio- di chiese con madonne; statue di cavalli e quadrighe; magioni decadute a tugu-
ri, tuguri ristrutturati a garconnières; e cupole che tondeggiano sul cielo in ogni
ne, di descrivere ogni istante della sua vita per dilatarlo all'infinito. L'intel-
direzione e a ogni distanza come a confermare l'essenza femminile, giunonica
letto conoscente, dopo aver sperimentato tutte le sue limitazioni e la neces- della città: cupole bianche o rosa o viola a seconda dell'ora e della luce, venate
saria soggettività dell'atto conoscitivo, fa un salto all'indietro di due secoli, di nervature, culminanti in lanterne sormontate da altre cupole più piccole.
incarnandosi in una versione sia pure minimalista (perché limitata a facoltà [...] non viene neppure da domandarsi cosa nascondono nel loro fondo,
percettive umane) del demone di Laplace, l'emblema della massima oggetti- perché già tanta e ricca e varia è la vista in superficie che basta e avanza a satu-
vità addirittura superumana. È un gesto suicida. rare la mente d'informazioni e di significati.
Nel finale di Palomar si palesa un motivo fondamentale dei fallimenti del- Così ragionano gli uccelli, o almeno così ragiona, immaginandosi uccello, il
le imprese descrittone del signor Palomar: nel suo proponimento che prece- signor Palomar. «Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose, - conclu-
de la morte sarà da cogliere, oltre all'ampliamento spropositato delle capacità de, - ci si può spingere a cercare quel che c'è sotto. Ma la superficie delle cose
conoscitive, anche la cancellazione della dimensione temporale (analizzare - è inesauribile».52

spazialmente - ogni istante, dilatandolo fino a non vederne più la fine, vuol
Intrusione della dimensione tempo e infinità del molteplice rendono la
dire fermare il tempo in t ), quel tempo che nel corso di tutto il libro ha
Q
descrizione impossibile.
costituito la maggiore turbativa alla lettura dei quadratini di realtà ritagliati
Tornando alla morte di Palomar, finale sigillo impresso dall'autore a que-
dal protagonista, in quanto inserisce nei sistemi considerati la componente di
sta personificazione di un mai domo pensiero interpretante, ucciso dagli
104 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA L'ULTIMO CALVINO TRA PRECISIONE E DISASTRO 105

attuali sviluppi della scienza e della filosofia, si può constatare come essa Interpretare vuol dire dunque dare una propria peculiare forma al vuoto.
segni il superamento di una impasse nell'opera di Calvino: se il modulo de- In Sapore Sapere (Sotto il sole giaguaro) una rassegna di cibi (o di nomi di cibi,
scrittivo di Palomar sottendeva l'intenzione di tornare a un rapporto più in buona parte non familiari al lettore europeo ) dalla forte carica emblema-
55

diretto tra soggetto e oggetto attraverso la visione, la morte del protagonista tica diventa il referente simbolico di un'interpretazione mitica della realtà
si trova a coincidere con l'accertata indecifrabilità del mondo, che non è più nella quale le pulsioni irrazionali dell'inconscio si definiscono sotto la specie
affrontabile con gli strumenti forniti dalla scrittura analitica, emanazione di miti esemplari. Questi miti, nascosti relitti del sacro sommersi nell'odier-
diretta del pensiero critico. Nella realtà e nella scrittura, c'è una zona di non no mondo desacralizzato , pronti a riaffiorare dall'inconscio dell'uomo are-
56

visibile, che è anche luogo della possibilità: Calvino preferirà continuare a ligioso senza potersi collocare nell'universo trascendentale in cui un tempo
mostrare il mondo in tutta la sua vorticosa molteplicità, senza più cercare di abitavano , danno la direzione di una ricerca del senso nascosto che ricono-
57

ridurlo alla semplicità della geometrizzazione, ma neppure rinunciando com- sce un efficace nucleo di immagini nella complessità dell'insieme di archeti-
pletamente alla funzione interpretativa, ora però nei confini riconosciuti del- pi mitici la cui traccia pervade la cultura e il linguaggio di ogni popolo .
58

la soggettività, e con il riconoscimento della incoercibile pluralità del senso. Il 1984 segna il ritorno di Calvino alla serie cosmicomica, cui lo scrittore
Negli ultimi lavori di Calvino, questo riconoscimento della inesauribile aggiunge due nuovi testi, composti nella seconda parte di quell'anno in occa-
complessità del mondo riesce evidente. In un appunto risalente alla fine del sione dell'uscita presso il nuovo editore, Garzanti, del volume Cosmicomiche
1984, parte di una traccia per l'elaborazione del racconto sulla vista da inserire vecchie e nuove.
in I cinque sensi (racconto poi mai scritto), Calvino scrive «I segni nascosti sono Il niente e il poco, che contrappone un Qfwfq sostenitore del tutto a una
da cercare, come i funghi. Il mondo non è un panopticon, ma un pancripticon. Nugkta fautrice del nulla, procede da un cappello scientifico seguito però
59

Non il nascosto occulto (viscere, segreto), ma il nascosto con intenzione d'es- narrativamente soltanto nella prima parte del racconto:
sere trovato (tracce, tesoro nascosto)» . Ancora la caotica indecifrabilità del
53

reale, sebbene temperata da una residua volontà di interpretazione, scevra però Secondo i calcoli delfisicoAlan Guth, dello Stanford Linear Accelerator Center,
di qualunque procedimento metodico, come dimostra l'equiparazione del sog- l'Universo ha avuto origine letteralmente dal nulla in una frazione di tempo estre-
getto conoscente (mediante la visione) a un cercatore di funghi. D'altronde esi- mamente breve: un secondo diviso per un miliardo di miliardi di miliardi. (Dal
stono funghi che non si lasciano mai trovare, anche se Calvino (ma solo nel "Washington Post", 3 giugno 1984). 60

momento teorico del progetto) non sembra volerlo ammettere.


Il modo stilistico non differisce da quello delle vecchie cosmicomiche.
Coerentemente alla concezione del mondo come parete piena di geroglifi- Compaiono dunque diversi termini scientifici, ma vengono costantemente
ci, nei racconti di / cinque sensi portati a termine la realtà si configura come sottoposti alla diminutio operata da metafore o altri procedimenti familiariz-
difficilmente intelligibile. In Un re in ascolto (1984) si disegna una trama di zanti: «ti può capitare [...] di curvare intorno a te un lembo di spazio-tempo
segnali sonori di dubbia identificazione che precipitano il soggetto perci- anche minimo: come successe a una quantità sempre crescente di nonsocosa -
piente in una montante angoscia: chiamiamoli neutrini perché è un bel nome, ma allora i neutrini nessuno se li
era mai sognati - ondeggianti uno addosso all'altro in una zuppa rovente d'un
Se il tuo palazzo resta per te sconosciuto e inconoscibile, puoi tentare di rico-
struirlo pezzo a pezzo, situando ogni calpestio, ogni colpo di tosse in un punto calore infinito» ; «Così l'universo da infinitesimo brufolo nella levigatezza del
61

dello spazio, immaginando intorno a ogni segno sonoro pareti, soffitti, impian- nulla s'espandeva fulmineo fino alle dimensioni d'un protone, poi d'un atomo,
titi, dando forma al vuoto in cui i rumori si propagano e agli ostacoli contro cui poi d'una punta di spillo, d'una capocchia, d'un cucchiaio, d'un cappello,
urtano, lasciando che siano i suoni stessi a suggerire le immagini. Un tintinnio d'un ombrello» ; «la profusione di corpuscoli che zampillavano dappertutto -
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argentino non è solo un cucchiaino che è caduto dal sottocoppa in cui era in adrioni, barioni, mesoni, qualche quark» ; «altera e riservata, delimitava attor-
60

bilico ma è anche un angolo di tavola coperto da una tovaglia di lino con fran- no a sé un campo dì forze dai contorni longilinei e dinoccolati» ; «C'erano già
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gia di pizzo, rischiarata da un'alta vetrata su cui pendono rami di glicine; un dei campi elettromagnetici ben formati, dei nuclei, i primi atomi» . Il tono rilas-
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tonfo soffice non è soltanto un gatto che è balzato su un topo ma è un sotto- sato, tipicamente cosmicomico, si incrina però nel finale:
scala umido di muffa, chiuso da tavole irte di chiodi. 54
106 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA L ' U L T I M O CALVINO TRA PRECISIONE E DISASTRO 107

c'è un segreto che solo Nugkta e io conosciamo: che quanto è contenuto nello incupisce, mentre viene tessuta la lode dei buchi neri, approdo finale delle
spazio e nel tempo non è altro che il poco, generato dal niente, il poco che c'è stelle «rattrappite nelle dimensioni di "nane rosse" o "nane bianche", ansi-
e che potrebbe anche non esserci, o essere ancora più esiguo, più sparuto e manti nell'ultimo singhiozzo luccicante dei "pulsar", compresse fino allo sta-
deperibile. Se preferiamo non parlarne, né in male né in bene, è perché potrem- dio di "stelle a neutroni", [...] mature per l'inarrestabile collasso in cui tutto,
mo dire solo questo: povero gracile universo figlio del nulla, tutto ciò che sia- anche i raggi luminosi, ricade all'interno per non più uscirne» . In questo
71

mo e facciamo t'assomiglia. 66

caso i termini scientifici, isolati spesso dalle virgolette, valgono non tanto per
la precisione denotativa, quanto per la loro carica mitopoietica: sono prota-
Questa conclusione negativa, caproniana nel riconoscere la precarietà del
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gonisti di allegorie. Secondo Qfwfq «"Buchi neri" è un soprannome denigra-


poco che esiste, introduce all'ultima cosmicomica scritta da Calvino, L'im-
torio, dettato dall'invidia: sono tutto il contrario di buchi, non c'è nulla di
plosione, uno dei suoi esiti più angosciati.
più pieno pesante e denso e compatto, con un'ostinazione nel reggere la gra-
In questo caso il tema proposto dal cappello scientifico viene effettiva- vità che portano in sé, come stringendo i pugni, serrando i denti, inarcando
mente affrontato nel corso della narrazione, interamente condotta sul tema la gobba» . I l termine è contestato non per la sua scarsa precisione dovuta
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dei buchi neri: all'eccesso di evocatività, ma per la definizione fuorviarne che dà della sua
funzione mitica. Infatti il buco nero è il luogo «in cui l'implicito, l'inespres-
« Quasar, galassie di Seyfert, oggetti B.L. Lacertae, o, più in generale nuclei galatti-
ci attivi, richiamano l'attenzione degli astronomi negli ultimi anni per l'enorme so non perdono la propria forza, in cui la pregnanza di significati non si dilui-
quantità di energia che emettono, a velocità fino a 10.000 km al secondo. Vi sono sce» . Un'ipotesi scientifica diventa l'immagine del neutro non immaginabi-
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valide ragioni per credere che il motore centrale delle galassie sia un buco nero di le in cui convergono tutti i possibili.
massa enorme» (L'Astronomia, n. 36). «1 nuclei galattici attivi potrebbero essere E importante ricordare come questo racconto sia la riscrittura di un brano
frammenti non esplosi al momento del big bang, nei quali sarebbe in corso un pro- rintracciabile tra quelli scritti da Calvino per contrapporre al protagonista -
cesso esattamente opposto a quello dei buchi neri, con espansione esplosiva e libera-
in Palomar — una figura speculare, il signor Mohole , interessato all'opaco,
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zione d'enormi quantità d'energia ("buchi bianchi"). Essi potrebbero essere spiega-
ti come estremità uscenti d'un collegamento tra due punti dello spazio-tempo (pon- all'interiore, e contraddistinto da un sulfureo pessimismo: il Qfwfq di
ti di Einstein-Rosen) espellenti materia divorata da un buco nero situato all'estre- L'implosione è una reinacarnazione di Mohole, che già nel testo fino a poco fa
mità entrante. Secondo questa teoria è possibile che una galassia di Seyfert distante inedito, con notevoli corrispondenze testuali, propugna l'implosione come
cento milioni d'anni-luce stia espellendo ora gas succhiati da un 'altra parte dell'u- termine ultimo della serie di catastrofi in cui si risolve la storia. Nella cosmi-
niverso dieci miliardi d'anni fa. Ed è persino possibile che un quasar distante dieci comica entra però un elemento che restava fuori dai ragionamenti del signor
miliardi d'anni-luce sia sorto, come lo vediamo ora, col materiale che gli giunse da Mohole: Qfwfq paventa la possibilità che alla propria introiezione centripe-
un'epoca futura, procedendo da un buco nero che, per noi, si è formato solo oggi» ta nel buco nero risponda l'esplosione di un altro Qfwfq in qualche zona lon-
(Paolo Maffei, I mostri del cielo, pagg. 210-215) ^ tana dello spazio. È il timore che il tempo non finisca nel buco nero:

Il racconto inizia con un virtuosistico adattamento del monologo di Am- Allora mi prende l'angoscia che anche al di là della barriera del collasso gravita-
leto alla moderna cosmologia: zionale il tempo continui a scorrere: un tempo diverso, senza rapporto con
quello rimasto al di qua, ma ugualmente lanciato in una corsa senza ritorno. In
Esplodere o implodere - disse Qfivfq - questo è il problema: se sia più nobile questo caso l'implosione in cui mi getto sarebbe solo una pausa che mi viene
intento espandere nello spazio la propria energia senza freno, o stritolarla in una concessa, un ritardo frapposto alla fatalità cui non posso sfuggire. 75

densa concentrazione interiore e conservarla ingoiandola. Sottrarsi, scomparire;


nient'altro; trattenere dentro di sé ogni bagliore, ogni raggio, ogni sfogo, e Mi pare possibile individuare l'origine di questo passo nel libro da cui è trat-
soffocando nel profondo dell'anima i conflitti che l'agitano scompostamente, ta la citazione del cappello introduttivo, / mostri del cielo di Paolo Maffei. In
dar loro pace; occultarsi, cancellarsi: forse risvegliarsi altrove, diverso.
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pagine di poco successive a quelle citate da Calvino, Maffei formula l'ipotesi


- a fini illustrativi - che un astronauta dalla dubbia sanità mentale intra-
Con la scelta di Qfwfq a favore dell'implosione («io implodo, come se il pre-
prenda un viaggio attraverso un buco nero:
cipitare centripeto mi salvasse per sempre da dubbi e da errori» ), il tono si
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108 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA L'ULTIMO C A L V I N O TRA PRECISIONE E DISASTRO 109

Partendo dal nostro universo, attraverserà dapprima l'orizzonte degli eventi mo», «ingorgo» - già incontrati in Palomar (vedi supra), tutti afferenti a un
esterno, penetrerà nella zona tra i due orizzonti, attraverserà l'orizzonte degli analogo piano di significanza, quello del cronico disordine in cui versa la
eventi interno spingendosi nella zona più prossima alla singolarità, sulla quale realtà, che determina la frustrazione dell'atto conoscitivo . E dunque il disa-
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però non cadrà, taglierà nuovamente, ma in un altro punto, l'orizzonte degli stro a dominare nel Calvino postremo: ma non è un disastro nichilista, né una
eventi interno, attraverserà ancora, emergendo, la zona tra i due orizzonti e infi-
petizione di principio relativistica. La realtà non viene abbandonata, ma esibi-
ne, tagliando per la seconda e ultima volta l'orizzonte degli eventi esterno, bal-
zerà fuori dal buco nero emergendo in un altro universo. sce sempre più il suo nucleo di oscurità non cartesianamente domabile: la
A questo punto il viaggio è terminato ma potrebbe anche continuare, portando volontà di conoscenza si immerge nel neutro, ma non vi si spegne, mostran-
l'astronauta in un terzo universo e cosi via [...]. E non è detto che il gioco do semmai l'angoscia di una forma mentis che deve morire per rinascere.
dovrebbe continuare all'infinito, poiché la striscia [di universi] potrebbe non Non è un caso che un Calvino sempre tardo (nella conferenza Mondo scrit-
essere aperta [...], ma chiusa [...]. In tal caso l'astronautafinirebbeper tornare to e mondo non scritto, 1983) indichi quale exemplum di lettura del groviglio-
nuovamente nel nostro universo, risbucando in un certo punto dello spazio disastro il realismo allucinato di Kafka, in contrapposizione alla mimesi del
tempo. Potrebbe riapparire poco dopo la sua partenza dalla Terra, in qualche caos di Pound e Gadda: «La vera sfida per uno scrittore è parlare dell'intrica-
posto lontanissimo dal nostro pianeta o ritornare esattamente nel luogo di par-
to groviglio della nostra situazione usando un linguaggio che sembri tanto
tenza, ma in un altro tempo, per esempio due milioni di anni dopo la sua par-
tenza o diecimila anni prima. 76
trasparente da creare un senso d'allucinazione, come è riuscito a fare Kaf-
ka» . Ma che cos'è il realismo puntuale di Kafka se non la difesa dall'eccessi-
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vo abbandono all'indefinitezza del neutro: scrivere vuol dire riconoscere il


Quella che in Maffei è una brillante avventura conoscitiva, in Calvino si
disastro, ma non abbandonarvisi. Chiudo a cerchio con Blanchot su Kafka:
cambia in incubo, poiché viene a significare l'impossibilità della fuga dalla
«[Kafka] si è sempre più imposto una minuzia, una lentezza d'avvicinamen-
magmatica caoticità del reale sia pure attraverso un annichilimento:
to, una precisione dettagliata (anche nella descrizione dei suoi sogni), senza
Qualcosa come un sogno, o un ricordo, passa per la mia mente: Qfwfq sta le quali l'uomo, esiliato dalla realtà, è rapidamente votato allo smarrimento
sfuggendo la catastrofe del tempo, trova un varco per sottrarsi alla sua condan- della confusione e al pressapoco dell'immaginario. Più ci si perde nel di fuo-
na, si lancia attraverso la breccia, è sicuro d'essersi messo al sicuro, da uno spira- ri, nella stranezza e nell'insicurezza di questa perdita, più bisogna fare appel-
glio del suorifugiocontempla il precipitare degli eventi da cui è scampato, com- lo allo spirito di rigore, di scrupolo, di esattezza, essere presenti all'assenza
misera con distacco chi ne è travolto, ed ecco che gli sembra diriconoscerequal- con la molteplicità delle immagini, con la loro apparenza determinata, mo-
cuno, si, è Qfwfq, è Qfwfq che sotto gli occhi di Qfwfq ripercorre la stessa cata- desta (libera dal fascino), e con la loro coerenza energicamente mantenuta.
strofe di prima o di dopo, Qfwfq, che nel momento di perdersi vede Qfwfq sal- Chi appartiene alla realtà non ha bisogno di tanti dettagli, che, come noi sap-
varsi ma non salvarlo. - Qfwfq, salvati! - grida Qfwfq, ma è Qfwfq che implo-
piamo, non corrispondono affatto alla forma di una visione reale. Ma chi
dendo vuol salvare Qfwfq che esplode, o il contrario? Nessun Qfwfq salva dalla
deflagrazione i Qfwfq che esplodono, i quali non riescono a trattenere nessun appartiene alla profondità dell'illimitato e del lontano, all'infelicità della
Qfwfq dal loro inarrestabile implodere. Ogni percorso del tempo procede verso dismisura, è condannato all'eccesso della misura e alla ricerca di una conti-
il disastro in un senso o nel senso contrario e il loro intersecarsi non forma una nuità senza difetto, senza lacuna, senza disparità. E condannato è la parola
rete di binari regolati da scambi e da svincoli, ma un'intrico, un groviglio.. . 77 giusta, poiché se la pazienza, l'esattezza, la fredda maestria sono le qualità
indispensabili per evitare di perdersi quando più niente sussiste a cui ci si
Dunque è proprio una scoperta della fisica contemporanea, l'impossibilità possa afferrare, pazienza, esattezza e fredda maestria sono anche i difetti che,
di determinare nella totalità dei casi la direzione del tempo, che coinvolge il separando le difficoltà ed estendendole indefinitamente, ritardano forse il
soggetto nella caoticità di un universo che crolla, impedendo a qualsiasi rete naufragio, ma ritardano sicuramente la liberazione, trasformando senza posa
mentale di governare l'intrico di una realtà sempre meno conoscibile. Non a l'infinito in indefinito; come è anche la misura a impedire nell'opera che l'il-
caso, alla «rete di binari regolati da scambi e da svincoli» vengono preferiti, limitato si compia» . Né Kafka né Calvino possono consegnarsi al felice
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come immagini emblematiche dell'universo entropico, l'«intrico» e il «grovi- compimento dell'assenza neutra in una verità definitiva: la precisione non è
glio», termini di sensibile sapore gaddiano, analoghi a quelli - «groppo», «gru- che l'altra faccia di un disastro che permea ormai il linguaggio, ma che ne
110 L'INQUIETANTE SIMMETRIA D E L L A LINGUA L'ULTIMO CALVINO TRA PRECISIONE E DISASTRO 111

resta allo stesso tempo inderogabilmente fuori. Ancora Blanchot: «Se il disa- Note
stro viene pronunciato, sentiamo che non si tratta di una parola, di un nome,
e che in generale non vi è un nome separato, nominale, predominante, ma 1. Ovviamente in questo caso il «senso» è qualcosa di ben diverso dallo Sinn fregeano: non
sempre un'intera frase semplice o complessa in cui l'infinito del linguaggio, è neppure, strido sensu, una determinazione linguistica. Nelle parole di Merleau-Ponty: «Il
senso è invisibile, ma l'invisibile non è il contrario del visibile: il visibile ha esso stesso una
nella sua storia non compiuta, nel suo sistema non chiuso, cerca di farsi assu-
membratura di invisibile, e l'in-visibile è la contropartita segreta del visibile, non appare che
mere da una sequenza di verbi, ma, nello stesso tempo, nella sua tensione mai in esso, è il Nichturpràsentierbar che mi viene presentato come tale nel mondo - non si può
attenuata tra nome e verbo, cerca di cadere come sospeso al di fuori del lin- vedervelo, e ogni sforzo per vedervelo lo fa scomparire, ma esso è nella linea del visibile, ne è il
guaggio senza tuttavia smettere di appartenergli» . 81 fuoco virtuale, si inscrive in esso (infiligrana)-» (Maurice Merleau-Ponty, Le visible et l'invi-
sible, Paris, Gallimard, 1964, in it. // visibile e l'invisibile, nuova edizione riveduta a cura di
Nella maggiore libertà sintattica del Calvino ultimo, in quella oratio solu- Mauro Carbone, Milano, Bompiani, 1993, p. 230).
ta costituita da proposizioni che si inseguono a spirale, dove i singoli termini 2. Ad esemplificazione di tale presenza, tolgo alcuni passi notevoli (altri verranno citati
precisi si configurano come membra disiecta di un'illusione di esattezza, il infra nel testo): «è il momento disperato in cui si scopre che quest'impero che ci era sembrato la
disastro trova la sua dimora linguistica annidandosi nei luoghi dove la scrit- somma di tutte le meraviglie è uno sfacelo senza fine né forma, che la sua corruzione è troppo
tura rinuncia a perseguire il mero visibile per accogliere in sé l'invisibile illi- incancrenita perché il nostro scettro possa mettervi riparo, che il trionfo sui sovrani avversari ci ha
fatto eredi della loro lunga rovina» (Le città invisibili, RR 2, p. 361); «[parla Macbeth] Sono
mitato ed extratemporale, che non è mai misurabile e che si ripete continua-
stanco che // Sole resti in cielo, non vedo l'ora che si sfasci la sintassi de! Mondo, che si mesco-
mente come l'implosione-esplosione di Qfwfq: quell'invisibile che infine è lino le carte del gioco, i fogli dell'in-folio, i frantumi di specchio del disastro» (// castello dei
ospite nascosto di un linguaggio mai in grado di domarlo inglobandolo nel- destini incrociati, RR2, p. 610); «questi interstizi s'allargano, presto tra me e Franziska si frap-
le sue parti, ma che viene anzi da esso sempre trascinato verso il fuori. porrà un burrone, un abisso! Salto da una sponda all'altra, e in basso non vedo alcun fondo
Calvino cercava spesso, analizzando la sua opera, di individuare un Calvino- ma solo il nulla che continua giù all'infinito; corro su pezzi di mondo sparpagliati nel vuoto;
il mondo si sta sgretolando...» (Se una notte d'inverno un viaggiatore, RR2, p. 861); «La società
aprico costantemente capace di misurare con precisione la complessità del
si manifesta come collasso, come frana, come cancrena» (Unapietra sopra, S1, p. 7); «Il mon-
reale: ma leggendo i suoi ultimi testi si comprende come quel Calvino-apri- do che io abito è governato dalla scienza, e questa scienza ha un fondamento tragico: il pro-
co fosse solo il rovescio di un Calvino-opaco angosciato dal disastro, teso cesso irreversibile che conduce l'universo a decomporsi in una nube di calore. Dei mondi vivi-
ormai all'auscultazione dell'assoluta alterità. bili e visibili resterà solo un pulviscolo di particelle che non ritroveranno più una forma, in cui
non si distinguerà nulla da nulla, il vicino e il lontano, il prima e il poi. Qui tra i fedeli di
Ahura Mazda, nel fuoco custodito al buio che il mobet risveglia e culla al suono della voce sal-
modiarne, mi viene mostrata la sostanza dell'universo che si manifesta soltanto nella combu-
stione che la divora senza tregua, la forma dello spazio che si espande e si contrae, il rombo e
il crepitio del tempo» ( Collezione di sabbia, S l,p. 620) ; «La città è esplosa infiammee in gri-
da. La notte è esplosa, rovesciata dentro se stessa. Buio e silenzio precipitano dentro se stessi e
gettano fuori il loro rovescio di fuoco e d'urla. La città s'accartoccia come un fuoco ardente»
(Un re in ascolto, RR3, p. 170).

3. Per la verità, pare indubitabile che spesso il disastro abbia in Calvino anche questo aspet-
to di morte della comunicazione per inquinamento semiotico: nondimeno, la mia impressio-
ne è che tale realizzazione costituisca una particolare manifestazione (storicizzata, anzi secola-
rizzata) dell'altro disastro, che è - da sempre e per sempre - fuori dal tempo.
4. Maurice Blanchot, L'écriture du désastre, Paris, Gallimard, 1980, in it. La scrittura del
disastro, a cura di Federica Sossi, Milano, SE, 1990, p. 47.
5. Sulla lingua di Calvino, è di capitale importanza Pier Vincenzo Mengaldo, Aspetti della
lingua di Calvino, in La tradizione del Novecento, Torino, Einaudi, 1991, pp. 227-291; cfr. anche
Id., // novecento, in Storia della lingua italiana, a cura di Francesco Bruni, Bologna, il Mulino,
1994, pp. 167-171 e 337-342; Vittorio Coletti, Calvino e l'italiano «concreto» e «preciso», in Italo
Calvino. La letteratura, la scienza, la città. Atti del Convegno nazionale di studi di Sanremo, a
cura di Giorgio Bertone, Genova, Marietti, 1988, pp. 36-43; Id., L'italiano di Italo Calvino, in
Italiano d'autore. Saggi di lingua e letteratura del Novecento, Genova, Marietti, 1989, pp. 69-80
112 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA L'ULTIMO CALVINO TRA PRECISIONE E DISASTRO 113
(parzialmente analogo al precedente); Id., Storia dell'italiano letterario, Torino, Einaudi, 1993, 20. Dall'opaco, RR3, p. 101.
pp. 367-371; Mario Boselli, Il complesso stile calviniano, «Nuova Corrente», XXXIX, 109, 1992 21. Merleau-Ponty, Il visibile e l'invisibile, cit., p. 132.
(Da Calvino a Biamonti. Scritti di Mario Boselli; la maggior parte degli scritti di Boselli contenu- 22. Ivi, p. 166.
ti in questo numero sono calviniani e contengono interessanti notazioni linguistiche), pp. 189- 23. Le città invisibili, RR2, p. 361.
198; Guido Bonsaver, // mondo scritto. Forme e ideologia nella narrativa di Italo Calvino, Torino, 24. Ivi, p. 368.
Tirrenia Stampatori, 1995 (monografìa con una larga sezione di argomento linguistico). 25. Pier Vincenzo Mengaldo, L'arco e le pietre (Calvino, «Le città invisibili»), in La tradi-
6. «Il mio ideale linguistico è un italiano che sia il più possibile concreto e il più possibile zione del Novecento, Milano, Feltrinelli, 1975, poi Torino, Bollati Boringhieri, 1996, pp. 430-
preciso. Il nemico da battere è la tendenza degli italiani a usare espressioni astratte e generiche». 451, alla p. 439.
Il passo è tolto da L'italiano, una lingua tra le altre lingue, in Una pietra sopra, S 1, p. 153. 26. Le città invisibili, RR 2, p. 421.
7. Sarà superfluo che una tale definizione vale solo come indicazione di tendenza. Si deve 27. Mengaldo, L'arco e le pietre, cit., p. 443.
infatti consentire con Mengaldo che «qualsiasi generalizzazione farebbe torto non solo alla ric- 28. Le città invisibili, RR2, p. 462.
chezza e duttilità in ogni momento della lingua di questo scrittore, altrettanto unitario che 29. Mi pare infatti da rivedere la tesi, assai diffusa nella critica calviniana, secondo la qua-
politropo e versipelle, ma soprattutto alla forte diacronia interna, alla varietà di sperimenta- le l'analiticità dello stile di Calvino è - per usare le parole di un per altro assai acuto saggio di
zioni, maniere, generi e auto-superamenti che caratterizzano la sua esperienza narrativa: met- Elio Gioanola - «una difesa, da intendere nel senso psicologico di resistenza contro le irruzio-
tendoci continuamente di fronte insieme a sensibili variazioni di genere e a tratti evolutivi ni dell"'altro"», e la razionalità può sopravvivere solo nel territorio del fantastico, fuori dal cao-
"assoluti"» (Aspetti della lingua di Calvino, cit., p. 228). tico mondo reale. Per Gioanola, che converte la nota formula nietzcheana del pathos della
8. Mengaldo, Aspetti della lingua di Calvino, cit., p. 285. distanza, usata da Cesare Cases per Calvino già nel 1957, in quella di distanza dal pathos,
9. Gli amori difficili, RR2, pp. 1170-1172. A proposito dell'uso del termine 'groviglio', si «Tutta l'opera di Calvino è un lungo esorcismo contro la pesantezza insostenibile dell'io, una
rammenta che nel 1957 era uscito in volume il Pasticciaccio: come si vedrà alla nota 78, fuga nella luce incorruttibile dello stile per evitare i contatti annichilatoti con gli altri e con
Calvino individuerà più volte nel «groviglio» conoscitivo - sia pure giusta l'indicazione di l'altro» e «la scrittura è un ricamo sul nulla: svolgendosi con tutto rigore la poetica di Calvino
Roscioni - l'oggetto di rappresentazione del romanzo gaddiano. combina ricchezza inventiva e nichilismo» (Elio Gioanola, Modalità del fantastico nell'opera di
10. Si veda Mengaldo, Aspetti della lingua di Calvino, cit., pp. 268-270. Italo Calvino, in Italo Calvino. La letteratura, la scienza, la città, cit., pp. 20-35, alle pp. 29 e
11. Ivi, p. 282. 24). Per quanto ci sia del vero in quanto sostiene Gioanola (la scrittura bilicante sul nulla),
12. Ivi, p. 283. quel che mi pare meno facilmente sostenibile è l'idea della rimozione del lato oscuro della
13. Per una lucida riflessione sul manierismo di Calvino, si veda ancora lo studio di realtà dalle pagine di Calvino. Una proposta critica analoga è condotta anche - ma in manie-
Mengaldo alla p. 290. ra assai più discutibile e provocatoria, e certo meno elegante - da Alfonso Berardinelli, che
14. Ad esempio nelle prime due parti di Priscilla ( Ti con Zero), dove il continuo, ossessivo scrive: «Il suo [di Calvino] stile è anzitutto questo: difficoltà o impossibilità di confessate pau-
ricorso a forme di precisazione metalinguistica, inteso a significare l'inadeguatezza del lin- ra ripugnanza, odio, sconforto, desolazione, amore deluso, e ogni genere di passioni toccate o
guaggio umano a rendere conto degli accadimenti cellulari, porta l'applicazione dello stilema anche solo sfiorate dall'infelicità. Per questo è uno scrittore tanto amato. Tutti i suoi eroi sono
della correctio a eccessi vicini all'elefantiasi. la proiezione del suo letterario ideale dell'io. Nella narrativa di Calvino non ci si fa mai male,
non si versa una lacrima, non si emette mai né un sospiro né un grido, non si impreca e non
15. Maurice Blanchot, L'entretien infini, Gallimard, Paris 1969, in it. L'infinito intratteni-
si recrimina, non ci si lamenta e non ci si accusa» (Alfonso Berardinelli, Calvino moralista,
mento. Scritti sull'«insensato gioco di scrivere», trad. di Roberta Ferrara, Torino, Einaudi, 1977,
«Diario», 9, 1991, pp. 37-58, alla p. 43). Appare invece del tutto evidente, anche alla luce
p. 38. Il passo seguita così: «Parlare libera il pensiero dall'esigenza ottica che, nella tradizione
degli esempi fin qui acclusi, come il Iato buio delle cose sia presente con assoluto rilievo
occidentale, condiziona da millenni il nostro modo di accostarci alle cose e ci invita a pensare
soprattutto nel Calvino tardo: il che si può constatare con totale patenza proprio nei paragra-
garantiti dalla luce o dall'assenza di luce» (ibidem). A differenza del vedere, «il parlare ci
fifinalidi Dall'opaco e nelle Città invisibili, per proseguire poi, attraverso ricorrenti immagi-
immette in un moto di separazione, una uscita vacillante e oscillante» (ibidem).
ni di sfascio ed entropia, sino alle ultime cosmicomiche. Certo, il buio viene percepito da
16. Lezioni americane, S 1, p. 691.
Calvino più nei vacua della rappresentabilità che nelle psicologiefittiziedei personaggi - quel-
17. Lascia perplessi in particolate l'uso della categoria del rumore. La visione negativa -
le che soltanto sembrano interessare a Berardinelli - : ma la sottile angoscia del disagio cono-
come zavorra - di tutta quella parte del linguaggio che non punta in linea retta al referente,
scitivo, derivante dall'irriducibilità del reale alla nostra mente, coglie alcuni nodi centrali del
accettabile nel linguaggio scientifico, è assai discutibile nel campo del linguaggio letterario,
pensiero contemporaneo che non possono sfuggire a un lettore avvertito. E sarà questo che
dove spesso è proprio questo rumore a echeggiare il mormorio dell'indicibile.
desta tanto l'interesse dei molti lettori di Calvino, non certo il narcisismo idealizzante e difen-
18. Dall'opaco è infatti il frutto migliore di uno dei tanti modi stilistici frequentati dall'ul- sivo evocato da Berardinelli.
timo Calvino, quello, moderatamente sperimentale, in cui il periodo si dipana quasi senza
pause lungo i sentieri di una sintassi affabulatoria e dai nessi deboli. Circa la natura ancipire della narrativa calviniana, valgano queste parole tratte da un'inter-
19. Questa la lista: segmento, linea spezzata, - obliqua, - verticale ascendente, dimensione, vista televisiva solo recentemente edita: «"Che cosa metto di me stesso in quello che scrivo?" /
zenith, pendenza, isoipsa, superficie cilindrica, intensità, inclinazione, frequenza, angolo di rifles- Ci metto la ragione, la volontà, il gusto, la cultura a cui appartengo; ma nello stesso tempo ci
sione, acrocoro, displuvio, assioma, luogo geometrico. metto anche l'inconscio, gli impulsi interiori, quello che io non posso nemmeno padroneg-
114 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA L'ULTIMO CALVINO TRA PRECISIONE E DISASTRO 115

giare, diciamo la mia nevrosi, quello che possiamo chiamare lafrenesia.Ecco: lafrenesia[si rifa 46. Ivi, p. 966.
alla citazione da Nietzsche dell'intervistatore]» (Preparativiper un intervista, «Micromega», 47. Ivi, pp. 966-967.
ottobre-novembre 1996, pp. 223-232, alla p. 226). 48. Ivi, p. 967. È da notare come Calvino per significare la sua rinuncia all'ordine geome-
30. / buchi neri, «Corriere della Sera», 7 settembre 1975, poi in «Riga», 9, 1995, pp 48- trico, si serva di una metafora tratta dallafisica.Palomar, mentre riconosce la propria sogget-
51, alla p. 51. tività conoscitiva, cerca di mantenere un minimo di oggettività.
31. Un maremoto nel Pacifico, «Corriere della Sera», 29 ottobre 1975, poi in «Riga» 9 49. Ivi, p. 974.
1995, p. 55. 50. Ibidem.
32. Su Palomar si veda Gian Paolo Biasin, Le rare isole del razionale, «Intersezioni», VII, 1, 51. Diversamente agisce Perec, che ferma il tempo per descrivere l'istante, non a caso nella
1987, pp. 179-186; Enrico Testa, «No se sabe lo quiere decir»: la ricerca della saggezza di natura morta di Stili life-Style leaf (ma anche in La vie mode d'emploi, in fondo lunghissima
Palomar, «Nuova Corrente», XXXIV, 99, 1987, pp. 199-212; Gianni Celati, Palomar, nella descrizione dell'istante della morte di Bartlebooth). Quando Palomar cade nella tentazione di
prosa del mondo, «Nuova Corrente», XXXIV, 100, 1987, pp. 227-242; Antonio Prete, fermare il tempo, è la fine del libro: muore. Invece in Perec (La vie mode d'emploi) si incontra-
Palomar o la vertigine della misura, ivi, pp. 243-250; Claudio Milanini, L'utopia discontinua. no piccoli segnali del fallimento, come l'orologio che ha cambiato ora, che infirmano la volontà
Saggio su Italo Calvino, Milano, Garzanti, 1990, cap. 7; Giorgio Bertone, Il castello della scrit- di autoconservazione dell'io. Queste considerazioni derivano dall'ottimo saggio di Gabriella
tura, in Italo Calvino. Il castello della scrittura, Torino, Einaudi, 1994, pp. 119-176 (il saggio Gabbi, Tre poetiche della descrizione: Perec, Calvino, Celati, in Mappe e letture. Studi in onore di
verte sul Castello, ma contiene osservazioni notevoli per l'interpretazione di Palomar); Ezio Raimondi, a cura di Andrea Battistini, Bologna, il Mulino, 1994, pp. 467-483.
Francesca Serra, Calvino e il pulviscolo di Palomar, Firenze, Le Lettere, 1996. 52. Palomar, RR2, pp. 919-920.
33. Palomar, RR2, p. 886. Il riflesso del sole sul mare, particolarmente nelle sue manife- 53. Note e notizie sui testi, RR 3, p. 1215.
stazioni pittoriche, era stato esaminato in Ruggero Pierantoni, L'occhio e l'idea. Fisiologia e sto- 54. Un re in ascolto, in Racconti per «I cinque sensi», RR3, p. 156.
ria della visione, Torino, Bollati Boringhieri, 1981, pp. 105-107 (i numeri di pagina si riferi- 55. O almeno non erano familiari ai tempi di questo racconto, prima della (benvenuta)
scono alla quinta impressione del settembre 1993). Il libro di Pierantoni viene recensito posi- proliferazione di ristoranti messicani in Europa. Faccio seguire la non breve lista delle vivan-
tivamente da Calvino nel luglio 1982 («la Repubblica», 17 luglio 1982, poi in Collezione di de esotiche appetite dalla coppia in vacanza: chiles en nogada, tamdlde elote, guacamole, guajo-
sabbia con il titolo La luce negli occhi, S 1, pp. 525-531), mentre La spada del sole risale al lote con mole poblano, quesadillas, xilantro, sopa de camarones, chiles jalapeAos, cabrito, ensalada
luglio 1983: Calvino avrà ricordato il passo di Pierantoni, anche se le riflessioni del signor de nopalitos, maguey, tequila con sangrita, gorditas pellizcadas con manteca, mangos, papayas,
Palomar non ne dipendono strettamente. chirimoyas, guayabas, sopa de frijoles, huacinango a la veracruzana, enchiladas. E se è vero che
34. Palomar, RR2, pp. 899-900. (quasi) tutti questi nomi sono tradotti e spiegati dal narratore, pure la loro rilevanza sta pro-
35. Ivi, p. 900. prio in quel tanto di misterioso e sacro che sfugge alla loro riduzione in ricette: «in quello che
36. Sullo statuto ontologico degli oggetti, si rimanda alle tesi di Jean Baudrillard, di cui si doveva essere un rapporto tra tre termini, io-polpetta-Olivia, s'inseriva un quarto termine che
vedano almeno: L'échange simbolique et la mort, Paris, Gallimard, 1976, in it. Lo scambio sim- assumeva un ruolo dominante: il nome delle polpette. Era il nome "gorditas pellizcadas con
bolico e la morte, trad. di Girolamo Mancuso, Milano, Feltrinelli, 1979; De la séduction, Paris, manteca" che io gustavo soprattutto e assimilavo e possedevo. Tanto che la magia del nome
Gallimard, 1979, in it. Della seduzione, trad. di Pina Lalli, Milano, SE, 1995; L'autrepar lui- continuò ad agire anche dopo il pasto, quando ci ritirammo insieme nella nostra camera d'al-
mème. Habilitation, Paris, Galilée, 1987, in it. L'altro visto da sé, trad. di Maria Teresa bergo, nella notte» (Sotto il sole giaguaro, RR3, pp. 127-148).
Carbone, Genova, Costa Se Nolan, 1988; Le crimeparfait, Paris, Galilée, 1996, in it. Il delit- 56. A questo proposito si possono citare alcuni brani di un articolo di Calvino, Gli dei degli
to perfetto, trad. di Gabriele Piana, Milano, Cortina, 1996. oggetti, tra i primi sotto l'occhiello Osservatorio del signor Palomar. «Gli dèi ai quali crede il signor
37. Palomar, RR2,p. 920. Palomar si nascondono negli oggetti quotidiani: ogni mattina aprendo lafinestrasaluta e inter-
38. Ivi, p. 935. roga gli dèi delle tende, gli dèi dei vetri, gli dèi del davanzale, delle persiane; più in là gli dèi del-
39. Ivi, p. 895. la finestra di fronte, della grondaia, del lampione. / (La coscienza del signor Palomar è fatta di
40. Ivi, p. 955. molti strati sovrapposti, sottili e trasparenti come scorze di cipolla: ogni scorza racchiude una
41. Ivi, p. 957. diversa concezione del mondo o metodo di pensiero o religione; una di queste scorze non ha
42. Ivi, p. 964. dubbi sull'esistenza degli dèi). / [...] Forse sono l'ultimo residuo della potenza dell'Olimpo pol-
43. O almeno dai tratti fortemente autobiografici. Su questo punto si vedano comunque verizzata dopo il crollo. / [...] Le grandi energie delle origini animano ancora gli dèi degli ogget-
Paolo Lagorio, /silenzi narrativi di Palomar, «Autografo», I, 2, 1984, pp. 77-84, e Claudio ti, ma come fossero agli ultimi guizzi» («Corriere della Sera», 14 ottobre 1975).
Milanini, L'utopia discontinua, cit., p. 191. 57. Sulla presenza di immagini mitologiche nell'inconscio, e sulla loro rilevanza nella defi-
44. Mario Barenghi nelle Note e notizie sui testi (RR 2, p. 1435) afferma che // modello dei nizione delle crisi esistenziali dell'odierno uomo areligioso, incapace di estendere la validità
modelli «Rappresenta, in estrema sintesi, una sorta di autobiografìa politico-intellettuale: in del mito dal particolare all'universale, conferendogli cosi validità ontologica, cfr. - oltre agli
una conversazione telefonica con Claudio Milanini Calvino confermava che il "modello" di studi classici di Jung e Kerényi - Mircea Eliade, Le sacre et le profane, Paris, Gallimard, 1965,
cui discorre all'inizio del brano è il marxismo». in it. // sacro e il profano, trad. di Edoardo Fadini, Torino, Boringhieri 1967, poi Torino,
45. Palomar, RR2, p. 965. Bollati Boringhieri, 1984 . Si vedano comunque le sacrosante critiche alle prospettive di
3
116 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA D E L L A LINGUA L'ULTIMO CALVINO T R A PRECISIONE E DISASTRO 117

Eliade e Kerényi da parte di Furio Jesi, soprattutto in Letteratura e mito, Torino, Einaudi, 65. Ivi, p. 1266. C.m.
1968 (nuova edizione: Torino, Einaudi, 2002, con un saggio di Andrea Cavalletti): in parti- 66. Ivi, p. 1267.
colare la decisiva osservazione sulla compresenza nell'uomo moderno della necessità del mito 67. Cfr. // taciturno ciarliero (per Giorgio Caproni) (1980), in cui Calvino definisce un con-
e del sentimento della sua immedicabile distanza. Sia detto per inciso che la pubblicazione, nel cetto che tornerà nella cosmicomica: «Mentre stavo scrivendo quest'articolo m'è capitato di
1968, del fertilissimo opus magnum del ventisettenne (ma con dieci anni di pubblicazioni alle leggere, in spagnolo, uno straordinario sonetto di Camoens chefiniscetodo es poco lo posible.
spalle) Jesi fu fortemente voluta dall'einaudiano Calvino. Ecco: il segreto che Caproni ci comunica non è l'esperienza del nulla, che è comune a tanta
58. In relazione a ciò è utile ricordare un testo del 1976, La foresta egli dèi, che, forse non parte della poesia moderna; egli ci dimostra che ciò a cui il nulla si contrappone non è il tut-
a caso, data la franca ammissione della stretta dipendenza della realtà dal linguaggio, compa- to: è il poco» (S 1, pp. 1026-1027). La coincidenza è a tratti letterale.
re soltanto in Collezione di sabbia (1984). Si veda in particolare questo brano (in cui la foresta 68. Cosmicomiche vecchie e nuove, RR2, p. 1268.
è emblema del mondo oggettuale, mentre i templi scolpiti lo sono dell'autonomia del lin- 69. Ivi, pp. 1268-1269.
guaggio): «La foresta può accanirsi contro i templi quanto vuole; la pietra non si lascia corro- 70. Ivi, p. 1269.
dere dall'imputridirsi della mucillagine vegetale, le figure in cui si leggono i nomi degli dèi 71. Ivi, p. 1270.
non si lasciano cancellare dai licheni e dai funghi. Da quando il linguaggio esiste, la natura 72. Ivi, p. 1271.
non può abolirlo: esso continua ad agire nonostante tutto, in un suo ambito separato, che 73. Ibidem. Il passo è una riscrittura: già in / buchi neri (vedi nota successiva), Calvino scrive-
l'impeto convulso delle cose non scalfisce. I nomi degli dèi e gli dèi senza nome si fronteggia- va: «Eppure "Cygnus" è una fredda denominazione scientifica, intercambiabile con altre, e non
no in una guerra che non può avere né vinti né vincitori. / Ma se io attribuisco alla foresta dice nulla di quella porzione della galassia; mentre la brutale definizione di block hole è carica di
un intenzione aggressiva, se vedo le radici e le liane agire, assaltare, aggirare il nemico, non fac- senso per ciò che dice e ciò che non dice, fa restare colfiatosospeso» («Riga», 9, 1995, p. 51).
cio altro che proiettare la mitologia dei bassorilievi sulla vegetazione di linfa. Il linguaggio 74. In realtà l'iter è più complesso. Esiste un primo testo, I buchi neri, uscito sotto l'occhiel-
(ogni linguaggio) costruisce una mitologia, e questo modo d'essere mitologico coinvolge lo «Osservatorio del signor Palomar» nel «Corriere della Sera» del 7 settembre 1975 (poi in
anche ciò che si credeva esistesse indipendentemente dal linguaggio. Da quando il linguaggio «Riga», 9, 1995, pp. 48-51), cui si ispira una parte di un altro testo, L'implosione in II signor
fa la sua comparsa nell'universo, l'universo assume il modo d'essere del linguaggio, e non può Mohole (RR 3, pp. 1168-1173). Il signor Mohole non entrerà però in Palomar, dal momento che
manifestarsi se non seguendone le regole. Da quel momento le radici e le liane fanno parte del cade l'idea del dialogo tra i due personaggi contrapposti, esistendone uno solo già abbastanza
discorso degli dèi, da cui si dirama ogni discorso. Le gesta fatte di nomi e verbi e conseguenze contradittorio in sé, e L'implosione veni rielaborato per dar luce alla omonima cosmicomica.
e analogie hanno coinvolto gli elementi e le sostanze prime. I templi che custodiscono le ori- 75. Cosmicomiche vecchie e nuove, RR2, p. 1272.
gini del linguaggio in cima alle scalinate di pietra o in fondo a cripte sotterranee hanno impo- 76. Paolo Maffei, I mostri del cielo, Milano, Mondadori, 1976, pp. 218-220.
sto il loro dominio sulla foresta. / Ma oggi siamo sicuri che gli dèi parlino ancora il linguaggio 77. Cosmicomiche vecchie e nuove, RR2, p. 1272.
della foresta, dai loro templi in rovina? Forse gli dèi che comandano il discorso non sono più 78. In particolare «groviglio» è il termine di cui Calvino si serve usualmente per riferirsi alla
quelli che ripetevano il racconto, terribile ma mai disperato, del susseguirsi di distruzione e problematica gnoseologica nell'opera gaddiana, seguendo in questo il fondamentale studio di
rinascita in un ciclo senza fine. Altri dèi parlano attraverso di noi, consapevoli che tutto ciò Gian Carlo Roscioni, La disarmonia prestabilita (Torino, Einaudi, 1969, poi - III ed. - ivi
chefiniscenon ritorna» (Si, pp. 607-608). Dove si può notare come Calvino colga con gran- 1995), il cui capitolo quarto si intitola appunto II groviglio conoscitivo, sfruttando una delle
de attenzione il mutato orizzonte mitico dell'uomo contemporaneo, che di fronte alla corsa parole-chiave più occorrenti in Gadda. Questo tema è toccato in molti luoghi calviniani che
entropica dell'universo trova inadeguato il proprio bagaglio di miti, sottendenti concezioni si soffermano su Gadda, tra i quali si tolgono di seguito i più rilevanti: «L'oggetto dello scri-
del tempo come ripetizione ciclica (le culture primitive), o come periodo finito, tendente a vere di Gadda è il sistema di relazione tra le cose, che attraverso una genetica combinatoria
una fine assoluta della storia culminante nel Regno dell'Essere (la religione giudaico-cristia- mira a una mappa o catalogo o enciclopedia del possibile, e, risalendo una genealogia di cau-
na). Si confronti poi il finale anche più inquietante di L'altra Euridice (RR 3, pp. 1177-1185), se e di concause, a collegare tutte le storie in una, nell'intento eroico di liberarsi dal groviglio
riscrittura della cosmicomica II cielo di pietra dove il protagonista, non più Qfwfq ma Plutone, dei fatti subiti passivamente contrapponendo loro la costruzione d'un "groviglio conoscitivo"
esprime la volontà di rivalsa delle forze ctonie esorcizzate dal mondo di oggi. - o, noi diremmo, d'un "modello" - altrettanto articolato. Intento continuamente frustrato:
la complessità dei vorticosi processi di trasformazione s'espande in labirinti concentrici e non
59. Il nome della protagonista femminile del racconto mi pare possa rimandare, oltre che,
tarda ad aver ragione del più ostinato ottimismo gnoseologico» (La macchina spasmodica
ovviamente, a 'nulla', anche alla radice greca di 'notte' (nyx, gen. nyktós), e - forse, almeno in
[1969], in Una pietra sopra, S 1, p. 253); «È il ribollente calderone della vita, è la stratifica-
quanto al suono - alla sigla N G C (New General Catalogue), che si riferisce al catalogo di cor-
zione infinita della realtà, è il groviglio inestricabile della conoscenza ciò che Gadda vuole rap-
pi celesti (uno dei principali) pubblicato nel 1888 da J.L.E. Dreyer. Si tratterebbe, in fondo,
presentare» (//Pasticciaccio [saggio la cui traduzione inglese introduce un'edizione americana
di un sapido giochetto di parole alla Queneau.
del testo gaddiano, ThatAwfulMess on Via Merulana, New York, George Braziller, 1984, pp.
60. Cosmicomiche vecchie e nuove, RR2, p. 1259. V-XIV], S 1, p. 1077. Di questo groviglio conoscitivo per Calvino rileva soprattutto la realiz-
61. Ivi, p. 1260. Corsivo mio. zazione stilistica («quel che più conta è come questafilosofiadella conoscenza è riflessa nello
62. Ibidem. C.m. stile», ivi, p. 1076), identificata nel noto corte;'/plurilinguistico gaddiano. Ma si è visto sopra
63. Ivi, p. 1261. C.m. come Calvino accosti il «groviglio» secondo Gadda a quel concetto di «modello» che risulta
64. Ivi, p. 1262. C.m.
118 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA

una costante tematica di tutto rilievo nella narrativa calviniana (almeno dagli anni '60 in avan-
ti): ciò che parrebbe suggerire una certa analogia nella posizione gnoseologica dei due scritto-
La scienza del sentimento
ri, illustrata però da due percorsi stilistici del tutto distinti, quello diretto a rendere specular- Il linguaggio tecnico-scientifico in Daniele Del Giudice
mente nello stile la sfuggente molteplicità del reale, questo tutto teso a esperire la precisione
nominativa sino a palesarne i limiti nella lettura della realtà, ma preservandone anche la sia
pure limitatamente positiva funzione di piccola isola razionale nella mente.
79. Mondo scritto e mondo non scritto, S 2, p. 1872.
80. Maurice Blanchot, L'espace litteraire, Paris, Gallimard, 1955, in it. Lo spazio letterario,
trad. di Gabriella Zanobetti, Torino, Einaudi, 1967, pp. 64-65.
81. Blanchot, La scrittura del disastro, cit., p. 92. 1. Tra gli scrittori attivi negli ultimi anni, Daniele Del Giudice è quello che
più di tutti viene associato al territorio della scienza e della tecnica, sia per
ragioni tematiche, sia per la forte presenza all'interno della sua prosa di lessi-
co settoriale. Se si eccettua infatti il racconto Nel museo di Reims, il resto della
produzione narrativa di questo autore appassionato di aerei e di manuali tec-
1

nici, ospita largamente occasioni tematiche tecnico-scientifiche (gli aeroplani


in tutti i libri einaudiani - addirittura protagonisti in Staccando l'ombra da ter-
ra - , la fìsica delle particelle elementari in Atlante occidentale, l'architettura in
Dillon Bay, l'astronomia in Come cometa), e spesso tracce o anche notevoli
presenze di linguaggio tecnico-scientifico, con la dominante pervasiva del lin-
guaggio aeronautico, al culmine in Staccando l'ombra da terra.
In linea con una caratteristica comune della narrativa degli ultimi decen-
ni, si verifica in Del Giudice l'ingresso nella sfera della narrazione di mate-
riale tematico e linguistico tradizionalmente a essa estraneo. Variando sul
tema di fondo del rapporto oggetto-immagine-parola — e quindi del legame
tra linguaggio e realtà - , la scrittura di Del Giudice punta non tanto a indi-
viduare lo statuto ontologico degli oggetti, ma a chiarire i risvolti etici e
intersoggettivi che dalla visibilità e dicibilità degli oggetti possono derivare,
nonché a mettere in luce le tracce di oscurità che le immagini e le parole reca-
no impresse . D i fronte alla perdita di materialità degli oggetti, ridotti a rap-
2

presentazione di se stessi e convergenti dunque verso una «visibilità totale e


illusoria» , lo scrittore, data la scarsa affidabilità narrativa delle immagini,
3

deve «stare dalla parte delle parole»: «se esci dalle parole e entri direttamente
nelle immagini sei fritto» . Parole che «operano [...] sulla soglia tra visibile e
4

invisibile, ed anzi costituiscono la sostanza di quella soglia» , tanto che al nar-


5

ratore, dell'immagine narrativa, interessa soltanto «la quantità di passione e


di invisibile che quell'immagine sopporta» , «la quantità di invisibile che essa
6

ricrea nel momento stesso in cui si mostra attraverso le parole» . 7

Alla luce di ciò parrà naturale il passaggio di Del Giudice dalla problema-
tica ontologica a quella etica: il suo interesse si sposta continuamente dalla
visibile evidenza degli oggetti alla carica di passione, di sentimento che essi
nascondono nella loro area di invisibilità. Infatti «La potenza di un'immagi-
120 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 121

ne, la sua attività (a prescindere ancora dai suoi caratteri) è [...] quella di considerata invece come l'infinita moltiplicazione dei possibili, in cui si affol-
evolversi da questa sua natura morta e di produrre un sentimento vivo» . La 8
lano immagini e figure che attendono di essere portate ad essere nelle figure
presenza-assenza dell'autore negli oggetti della narrazione vicariata dalle trac- di cui tracciamo il profilo, lungo la traiettoria degli eventi che costituiscono
ce di passione è ciò che consente a quell'insieme di descrizioni oggettuali e la nostra storia. Sono le cose, gli enti, in questa prospettiva che rovescia
dialoghi che compongono i testi di Del Giudice di acquisire unità narrativa, Heidegger, che aprono la strada all'essere e che costruiscono lo spazio della
di farsi racconto: gli oggetti, i personaggi, le loro relazioni si ergono dallo sta- sua possibilità» .
12

tuto di frammenti - anche in presenza di un plot ellittico - per effetto del Lafìctio trasfigura la scienza in mito della possibilità. Del Giudice, sempre
sentimento, che si manifesta come mutazione, metamorfosi, luogo delle infi- nel citato articolo del 1991, ricorda un'importante osservazione di Jung sul-
nite possibilità . Scrive Franco Rella in pagine nate dal confronto con Del
9
la continuità dell'archetipo mitico: «Secondo la fondamentale legge filogene-
Giudice, e che si possono pertanto considerare con buona approssimazione tica, la struttura psichica, proprio come quella anatomica, deve portare i
vicine al pensiero del nostro autore: «Un volto, una cosa, un evento sono ina- segni degli stadi precedenti attraverso i quali è passata. Nelle eclissi della
nimati quando sono irrigiditi in una catena di equivalenze e identità. Il vol- coscienza, per esempio nel sogno, nelle perturbazioni psichiche ecc., salgono
to, le cose, gli eventi, diventano vivi nel mutamento, nella metamorfosi, nel- alla superficie prodotti e contenuti psichici che presentano le caratteristiche
la trasformazione. [...] / Il racconto narra sempre il mutamento. Il racconto della vita primitiva, non solo in quanto alla forma, ma anche in quanto al
è lo spazio in cui si mostra la metamorfosi delle cose. I l racconto è il sapere significato sensibile. Numerosi sono i motivi mitologici che compaiono in
possibile di questa metamorfosi, quando, nell'impermanenza delle cose che tali occasioni; essi però si dissimulano nel linguaggio figurato moderno, cioè
ci circondano, nel loro continuo oscillare, scorrere, fluttuare, decidiamo una non si tratta più dell'aquila di Giove, ma di un aeroplano; la lotta col drago
traiettoria, e su questa traiettoria cominciamo a descrivere atteggiamenti, è uno scontro ferroviario; l'eroe che uccide il drago è un tenore del teatro
positure, tratti, movimenti» . 10
comunale; la madre ctonia è una grassa erbivendola; Plutone che rapisce
Il materiale narrativo grezzo che l'autore estrae dal terreno della tecnica e Proserpina è un automobilista temerario e così via» . Ma se qui si tratta di
13

della scienza, visitato dal movimento ipotetico della metamorfosi, attraversa- motivi mitologici antichi mascherati, va invece osservato come Del Giudice
to dalla forza vivificante del sentimento come estraniazione del sé verso l'al- appartenga alla assai più giovane tradizione di un nuovo mito tipico della
tro, si organizza come racconto, diventa mythos. D'altronde la scienza odier- modernità, quel mito che secondo Rella è stato inaugurato da Kafka, per il
na — soprattutto nella sua punta più audace, la microfìsica — si mostra sem- quale ad esempio il castello non è la degradazione o la nostalgica ripresa di un
pre più luogo del parziale e del possibile, dell'indeterminato nella determina- mito antico caricato di nuovi significati, ma la costruzione di un nuovo mito
zione ', e si presta pertanto massimamente a diventare materiale mitopoieti-
1 che si apre a passato e futuro nella categoria della possibilità . 14

co in direzione di partecipato epos del divenire. Scrive ancora Rella che «Le In Del Giudice, ad accogliere questa pluralità aperta di significati, sono
cose, prigioniere della rigida oggettualità funzionale, sono liberate da questo figure perlopiù tratte dal campo della tecnica e della scienza, in primis l'aero-
rigore mortale, solo quando osiamo la massima trasformazione, quando osia- plano (nei tre testi einaudiani), ma anche l'anello dei laboratori del Cern di
mo, nella messa in gioco delle loro immagini e della nostra immagine, una Ginevra, che si costituiscono appunto come moderni miti della possibilità , 15

vera e propria trasfigurazione, e dunque non solo il mutamento dell'oggetto, figure che nella loro difficile e mutevole - quando non impraticabile - visibi-
ma dell'intero contesto figurale in cui esso è chiuso e attraverso cui esso ci lità testimoniano l'attenzione per ciò che rimane senza figura, per l'invisibile.
appare. / Si tratta, dunque, di progettare la differenza, o meglio il luogo - lo Alla presenza di materiale tecnico-scientifico a livello tematico, corrispon-
spazio atopico — in cui le differenze non solo possano manifestarsi, ma anche de la forte e significativa frequenza nell'opera di Del Giudice del lessico affe-
prodursi. I In questa nozione di progetto è implicito un pensiero della tecni- rente a vari campi della scienza e della tecnica . Una ricerca di precisione ,
16 17

ca opposto a quello che i profeti del progresso e i profeti della fine hanno pro- certo; ma si tratta di una precisione analoga a quella che si può incontrare in
posto con puntuale convergenza: un pensiero come decisione svincolata da Kafka e Conrad, e anche nel maestro e amico di Del Giudice, Calvino: un'e-
ogni valore, da ogni amore per la cosa, che solo come reliquia e come monu- sattezza quindi che si fonde con l'anima - sotto il patronato di Musil - , che
mento dovrebbe essere conservata e custodita. La tecnica può essere vista e trascende l'evidenza delle cose per ricercare il "cuore di tenebra" che in esse si
122 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L SENTIMENTO 123

nasconde. È la scommessa, quindi, di usare un linguaggio preciso senza rinun- linguaggio codificato, non può che portare all'elusione del problema di fon-
ciare alla sua più esplicita funzione denotativa, ma anzi accentuandola per do dell'esistenza nel suo rapporto con la realtà: anche Nietzsche pensava che
mostrare in filigrana - se si vuole dirla nei termini di Merleau-Ponty - quegli questa ricerca di sicurezza fondata sulla paura dell'enigma fosse da sempre il
interstizi da cui si intravede l'invisibile: di dire le parole più dicibili per signi- segreto intendimento della scienza. Ora, è del tutto evidente che Del
ficare, anche, l'indicibile. Ecco dunque che le descrizioni, le azioni costruite Giudice, anche alla luce degli sviluppi più recenti della scienza - meccanica
con i tecnicismi si costituiscono in strutture mitiche, di racconto appunto. quantistica e teoria della complessità in primo luogo - voglia liberare il lin-
Questo procedimento, oltre che sulla costruzione tematica della narrazio- guaggio scientifico dall'ipoteca denotativa e oggettivistica. Ed ecco il punto
ne, gioca fortemente sulla sintassi, tutt'altro che mimetica del parlato — come fondamentale: proprio nel luogo di maggiore insistenza della petizione di
si comprende benissimo dai dialoghi, per nulla naturalistici - : una sintassi principio funzionalista e monoreferenzialista del linguaggio - il lessico setto-
ben poco romanzesca, almeno secondo il modello tradizionale. Si direbbe riale - , Del Giudice tenta di instillare la conoscenza ingenua dell'esperienza
che il massimo mezzo di conseguimento del pathos sia costituito dal ritmo (e immediata della Lebenswelt. Vale a dire che alla conoscenza-comprensione
in questo si nota una significativa continuità con Calvino), curatissimo e operata dalla ratio more geometrico configurata, Io scrittore vuole affiancare la
sovente sfociante in un tono lirico, con sempre maggiore evidenza nel capo- comprensione attraverso la percezione e il sentimento, da sempre sottovalu-
lavoro di Del Giudice, Staccando l'ombra da terra. In quest'opera, per altro, la tata nella tradizionefilosoficaoccidentale prefenomenologica: il che avviene
liricità del tono si accompagna a una sintassi liberata e accumulativa assai non usando il lessico tecnico-scientifico in opposizione al suo ruolo funzio-
vicina a certi esiti squisitamente manieristici del tardo Calvino, manierismo nalmente denotativo, ma - dando questo ruolo per scontato e in qualche
che Del Giudice scongiura proprio in virtù di una massima carica di pathos, misura pragmaticamente irrilevante — iniettando in esso la tensione e l'incer-
facendo così cadere le affrettate tesi di diversi suoi lettori, che ne denunciano tezza, l'angoscia aporetica che intrama il mondo-della-vita. Come avvenga
la freddezza e Io battezzano «Calvino dimezzato» . Gli ultimi esiti di questo
18 questo inserimento, è scopo dei successivi paragrafi mostrarlo.
scrittore mi pare che lo pongano invece sulla linea dei risultati più fertili del-
l'ultimo Calvino: Del Giudice muove da una premessa di irriproducibilità 2. Andiamo alla verifica sul primo romanzo di Del Giudice, Lo stadio di
del reale con i mezzi dell'analisi precisa, posizione cui Calvino era approdato Wimbledon. In questa storia di un viaggio alla ricerca dell'identità di Bobi
con la morte del signor Palomar, che risolveva l'impasse rappresentata dal- Bazlen e del suo rapporto tra vita e scrittura (Bazlen non pubblicò nulla dei
l'ansia definitoria di quel personaggio. Come il Calvino di / cinque sensi e suoi tentativi di narrazione), il ricorso al lessico scientifico è — in effetti -
delle ultime cosmicomiche, Del Giudice accetta la molteplicità della realtà e quantitativamente poco rilevante. In alcuni dei luoghi più significativi esso,
cerca di coglierne la sostanza mitica . 19 però, compare in larga misura, e soprattutto viene costantemente accompa-
gnato da una tiflessione metalinguistica assolutamente centrale nell'econo-
A ben vedere, la scommessa sul linguaggio di Del Giudice — l'uso fre-
mia del libro. Un esempio: «Chiesuola della bussola, madiere, alidada: a que-
quente e non espressionistico, né ironico, ma nemmeno mimetico-referen-
sti nomi il guardiamarina non rinuncerebbe per nessun motivo. Determinate
ziale del lessico scientifico — mette in gioco una posta davvero alta. Edmund
parole fanno prendere un determinato portamento. E poi queste parole gli
Husserl ha mostrato, in un luogo memorabile di Crisi delle scienze europee e piacciono perché non hanno sinonimi, e possono congiungere la precisione
la fenomenologia trascendentale, che la forma mentis indotta dalla tecnoscien- tecnica a una certa quantità di evocazione» (SW44). Si dà anche — ed è la cir-
za ha imposto alla Lebenswelt, al mondo-della-vita (il «mondo che ci è co- costanza più importante - che il tecnicismo intervenga nei momenti di mag-
stantemente e realmente dato nella nostra vita concreta che si svolge in es- giore pathos della narrazione. Ma nel caso di Del Giudice non si può dire che
so» ) I'«abito ideale» dell'obiettività, celando o travestendo l'autenticità on-
20
la funzione della lingua settoriale sia quella di formare una struttura difensi-
tologica, percettiva e patemica del reale: ragione sufficiente per indurre Hus- va nei confronti delle paure e delle domande più dolorose o perturbanti,
serl a rinunciare, nella fondazione di un pensiero fenomenologico, alla ter- come si è visto accadere in Levi, bensì di restituire una certa modalità della
minologia scientifica, o almeno a considerarla criticamente alla luce dell'in- percezione, liberando la narrazione dalle secche dello psicologismo soggetti-
tuizione ingenua, pre-razionale che si ha nell'esperire il mondo-della-vita. vista come dalla prigione dell'oggettività scientifica. Leggiamo allora la de-
Normalmente, l'uso esclusivo della razionalità scientifica, ivi compreso il suo scrizione di un volo in aereo dell'io narrante protagonista:
124 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 125

Molto più avanti, nel colore celeste e grigio della cabina, un comandante di il parabrezza e i tergicristalli velocissimi una massa bruna e bianca, e quell'im-
cui ci è stato detto il nome starà guardando sulla consolle la pallina dell'oriz- magine ipertesa dall'adrenalina resterebbe nei loro occhi, se è vero che la retina
zonte artificiale che torna lentamente in piano, solidale con la sagoma disegna- trattiene l'ultima visione.
ta dell'aereo e con l'aereo stesso, tutti in un volo uniforme e rettilineo dopo una Per noi sarebbe solo un fragore forte, molto forte, troppo forte perché anche
lunga salita (quando la hostess è passata per il corridoio con una camminata di questa volta i danni siano riparabili. Vedremmo... No, non vedremmo nulla,
montagna). Lui, o il suo secondo, avranno preso la radiale 292, un'uscita stan- nemmeno il bagliore della materia; tutto di noi, compresi gli occhiali, andrebbe a
dard sul mare da Roma Fiumicino; dopo quaranta miglia avranno virato a 490 miglia orarie, mentre il resto fuori e attorno è immobile, abitualmente.
destra, sul punto Alpha, per circa 23 gradi, quanti ne occorrevano per imboc- Occorrerebbe un altro punto di vista, successivo e tecnico, dal quale il nostro urto
care quella linea ideale spostata di 315 gradi rispetto al Nord magnetico, che un contro l'oggetto più vicino verrebbe definito semplicemente un G 20 o G 22,
segnale in altissima frequenza e dunque imperturbabile dal cattivo tempo trac- cioè ventidue volte la nostra corporale gravità; a quella pressione gli spazi tra le
cia tra la stazione Vor dell'Elba e la prua dell'aereo. [,!> W81-82] cellule si sarebbero modificati notevolmente, aumentando o comprimendo gli
intervalli in un generale mutamento della coesione, in una disposizione inedita, e
Poco più avanti, si parla della carta aeronautica, che: allafinesi sarà trattato soltanto di una piccola rivoluzione della mia forma com-
plessiva, in un mare di camice, pigiami e samsonite divelte. [SW83-84]
è basata sulla più antica Carta di Mercatore, la carta con cui si costruiscono
quasi tutte le altre, dato che si può immaginare come la proiezione della terra Durante l'avvicinamento all'incidente i tecnicismi si caricano di tensione
su un cilindro tangente alla sfera dell'equatore, sul quale il mondo tagliato con - tentando di restituire quel tipo di percezione ipnotica e prerazionale che
le forbici venisse arrotolato e poi srotolato e messo in piano. I meridiani resta- distingue le situazioni di pericolo estremo, di paura - : per poi assumere un
no equidistanti; i paralleli si piegano convessi verso i poli, bocche sempre più asettico distacco dopo l'impatto e lasciare spazio infine all'immagine conclu-
sorridenti al Nord e sempre più tristi al Sud. Ma la Carta di Mercatore non è siva che riporta all'evidenza il caos del disastro.
una proiezione geometrica, è inventata con un calcolo preciso, e con una mate-
matica quasi perfetta. Il suo secondo nome è Rappresentazione. [5W82] Una caratteristica ben visibile nel passo appena citato (e una cospicua
novità nella lingua della narrativa italiana), ma che si può estendere alla tota-
Le geometrie perfette e astratte della Carta di Mercatore non imitano la realtà lità dell'opera narrativa di Del Giudice, è l'alternanza molto libera dei tempi
verbali: l'uso frequente del futuro suppositivo e del condizionale ipotetico
geografica, ma la rappresentano, come la fictio fa con il mondo delle cose e
sciolto, ma soprattutto del passato prossimo come tempo narrativo e non
delle persone. Ma la apparente perfezione della carta viene letta attraverso
commentativo (pur mancando dai brani appena visti, è proprio questo il
l'ottica metaforizzante che vi scorge i sorrisi e le bocche tristi dei paralleli.
fenomeno più ricorrente e notevole ). Questa molteplicità dei tempi,
21

Anche nella precisione del fittizio fa capolino il molteplice proprio attraver-


soprattutto di quelli che comportano incertezza, probabilità (e secondo Del
so l'espressione di un sentimento. La descrizione del volo si chiude in cre-
Giudice anche il passato prossimo è segno di probabilità ) corrisponde per-
22

scendo di tenuta stilistica con l'ipotesi di un incidente:


fettamente alla concezione (e alla prassi) del racconto come luogo della meta-
Certamente potrebbe accadere anche adesso, anche qui; sebbene come som- morfosi e della possibilità.
ma di circostanze, cioè come sempre accade. L'avaria di alcuni strumenti da cui
ricavare indicazioni indirette, e loro non se ne accorgerebbero; la richiesta del 3. Nel 1985 appaiono il racconto Dillon Bay, un racconto militare e il roman-
controllo di Ginevra di scendere di quota per mantenere la separazione vertica- zo Atlante occidentale.
le con un altro aereo; il temporale tra le nubi del Monte Bianco, sulle quali loro Dillon Bay, a dispetto del titolo conradiano (si pensi, ma senza alcuna tan-
si stanno abbassando; nel temporale un improvviso calo di pressione, e l'atmo-
sfera improvvisamente rarefatta in alta quota; l'altimetro ne risentirebbe, dato genza tematica, a Duel. A military tale) rappresenta forse il momento di con-
che funziona in base alla pressione esterna e non all'altezza, e indicherebbe cifre fronto più diretto di Del Giudice con Calvino, presentando notevoli punti di
immaginarie e irreali. Loro volerebbero tra nubi e pioggia ben al di sotto dei contatto con // conte di Montecristo (il racconto finale di Ti con zero), con Le
18500 piedi che la carta indica qui come tassativi per scavalcare la vetta con un città invisibili, ma soprattutto con Palomar, del cui episodio saliente viene
buon margine. Forerebbero le nubi di colpo; a 800 chilometri l'ora relativi al forse proposta una ridiscussione in sede narrativa.
suolo il tempo non è frazionabile in alcun movimento; forse intuirebbero oltre
126 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 127

Il racconto narra di un mutamento dello statuto delle immagini, anche comincia a sentire» . Si sforza di sentire, e percepisce la differenza tra la sua
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della percezione, di conseguenza. Scriverà qualche anno più tardi Del Giu- situazione e quella del più anziano superiore:
dice, su Dillon Bay. «Altri ancora combattevano una guerra [...] diventata
invisibile, senza più nemici, né fortezze concrete, una guerra di pure traietto- «SI, forse potrei arrivarci. Ma sarebbe cosi diverso da quello che devo sforzarmi
di sentire in un'esercitazione come questa, così lontano. Lei parla di un tempo
rie, dove il tempo si misurava non in giorni e notti ma in milionesimi di
che si poteva perdere, guadagnare, arrestare, un tempo che durava tutta una
secondo e lo spazio si accorciava e si piegava come nella relatività» .
23
notte o tutta un'alba e finiva poco alla volta, con incerti e rovesci. Io invece
In Dillon Bay si trova un buon numero di tecnicismi: militari [rivelatore, debbo sforzarmi di sentire un secondo; dovrei poterlo prendere per i bordi e
missile apripista, fotogrammetria, bomba ad alto calore, casamatta, radar di sor- dilatarlo, e vedere e sentire e toccare le migliaia di informazioni che ci sono
veglianza, radar di tracking, rotore di coda, fuoco d'infilata, fuocoficcante,fuo- dentro, le migliaia di decisioni, le migliaia di scelte definitive, e irreversibili, tra
co rovescio o obliquo, fuoco diretto, contramina); architettonici (cimosa, piazzo- cui anche la mia morte, che certamente non durerebbe di più. La mia fortezza
la di tiro, piantana, ponteggio, tirante, collaudo statico, ponte Baecker, barbaca- è grande un secondo, è ovunque nello spazio, senza più fuori e dentro, con un
ne, orecchione, braga, scarpa, cavaliere, denti di sega, mantelletta, muro a frec- margine che posso immaginare solo per comodità spostandolo sempre in un
cia, commessura, alzata, tensione elicoidale, arco acuto, caponiera, camera di punto diverso. È un secondo con dentro milioni di particelle connesse e scon-
nesse, guidate, mirate; con dentro mosse e contromosse convenzionali fino a un
compensazione); geografici e geometrici o matematici (risultante, curva di
livello di profondità ormai tutto calcolato, tutto immaginato. Certe volte pen-
livello, quota altimetrica, dodecaedro, puntiforme, perimetrare, bisettrice, tan- so che questo secondo enorme è così saturo di tutte le previsioni, di tutte le pos-
gente, sottomultiplo, moltiplicatore). Non mancano - ma neppure abbondano sibilità, che adesso ne cerchiamo un altro, un livello più alto, uno spazio più
— usi metaforici (ad es. «Avevamo pensieri puntiformi»). alto, un tempo più veloce, per ricominciare a calcolare mosse e contromosse.
Questa robusta, ma non pervasiva, presenza lessicale è richiamata dal ten- Vorrei che tutto questo non esistesse, però ho imparato a vivere così, e anche a
tativo di definire un nuovo rapporto con la visibilità, e gioca sul contrasto tra morire così, "un po'", come dice lei, senza che nulla accada. Certe volte penso
termini architettonici, tecnici, ma etimologicamente legati a oggetti familiari che stiamo uscendo da questo secondo, col rischio di andare avanti, o di torna-
re indietro. Forse per questo mi hanno mandato a conoscere una fortezza». 27

e quindi evocativi di un tempo più - letteralmente - a misura d'uomo, e quel-


li geometrici, che tendono ad astrarre lo spazio e il tempo in un dedalo di
linee . L'occasione tematica, un'esercitazione militare, assurge a lampante —
24 L'analisi del rapporto della conoscenza con il tempo rimanda senz'altro alle
fin troppo, se si vuole - metafora gnoseologica. Non a caso l'operazione ha ultime pagine di Palomar. Così ne scrive Del Giudice: «Descrivere ciò che si
nome in codice «Light knowledge»: «mi chiedo chi scelga questi nomi, e quale vede e cambia istante per istante è l'ultimo compito che Palomar si dà. Dopo
rapporto abbiano con le nostre operazioni. Dopotutto Light knowledge poteva aver assottigliato la sua soggettività fino a farne un semplice punto di fuoco tra
significare conoscenza della luce, luce della conoscenza, conoscenza luminosa, le immagini, unafinestraattraverso la quale il mondo guarda il mondo (ma pur
conoscenza leggera» . Forse proprio conoscenza leggera è la traduzione più
25 sempre unafinestrae dunque irriducibile) mette mano all'ultima cosa, il tem-
adatta, per significare una conoscenza metamorfica che si adatti alla moltepli- po, e muore, come un aereo che scenda sotto la velocità minima di sostenta-
cità del reale come la fortezza a stella del racconto cambia continuamente for- mento. Muore davvero? O cambia pelle? O trasfigura egli stesso nella succes-
ma per fronteggiare gli attacchi esterni. I nomi "corporali" sopra citati mal si sione degli istanti, considerati uno per uno?» . Il finale di Dillon Bay viene
28

adattano ormai a rendere conto di tutta la realtà: oggi l'infìnitamente piccolo dunque a configurarsi come una glossa esegetica alla morte del signor Palomar,
e l'infìnitamente grande non sono più a misura di metafora per l'uomo e il suo che qui risulta sdoppiato in due figure: il colonnello, legato al vecchio modo di
ambiente familiare. Il campo metaforico più utile ma anche il più neutro nel- sentire il tempo e alla conoscenza ancora deterministica, muore, mentre il capi-
la sua astrattezza da forma ideale è quello geometrico, che qui però viene spin- tano, che ha compreso il nuovo statuto del tempo, eterno presente dilatato ver-
to a descrivere una trasformazione continua, secondo una nuova concezione so tutti i passati e tutti i futuri, sopravvive grazie anche alla maggiore consape-
del tempo in cui il presente è talmente sottile da esplodere verso il passato e il volezza che il colonnello gli ha fornito attraverso la sua esperienza.
futuro in una moltiplicazione di possibilità.
L'io narrante, il capitano, deve essere condotto dal colonnello-guida «fino Con Atlante occidentale Del Giudice sceneggia il confronto (e la conver-
79

a quel punto in cui si smette di capire, si smette di immaginare, [...] dove si genza) tra scienza e letteratura attraverso l'incontro di un giovane fisico
128 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 129

impegnato nei laboratori del CERN, Pietro Brahe, e di un maturo scrittore soltanto la base per produrre quello che forse si sarebbe visto. Rallentarono
in odore di Nobel, Ira Epstein. I due, entrambi appassionati di volo aero- davanti ai ripiani con le lastre di scintillazione, le plastiche in sfoglie e barre, le
guide di luce, dove cominciavano i ricambi del vedere, i fotomoltiplicatori divi-
nautico, si conoscono in seguito a un incidente sfiorato dai loro velivoli pres-
si negli scaffali per tipo e per potenza, fotodiodi, fototubi con le basette di ali-
so un campo di aviazione. Da questa occasione matura un rapporto dialogi-
mentazione, fototriodi per le bassissime luminosità, fototriodi di solenoide per i
co che diventa riflessione sul destino degli oggetti e sulla possibilità di trasfe- forti campi magnetici, fototriodi con risoluzione anche di un solo fotone. Si fer-
rire la realtà sulla pagina bianca della rappresentazione. marono tra i ricambi per la presa dati, il culmine del vedere, tra scaffali di modu-
Notevole è la presenza di tecnicismi, in prevalenza legati all'aeronautica e li per i rack e schede singole per gli chassis di acquisizione e manipolazione, sche-
all'ambiente di lavoro di Brahe, il laboratorio di fisica. Quanto ai primi la de di trigger processing, schede di discriminazione del rumore di fondo, schede
lista non è breve: rullare, volantino, braccio telescopico, lucciola, sostentamento, con due o tre cancelli di memoria, e ogni tanto ne prendevano qualcuna e la rigi-
portanza, atterrare alla cacciatora, motore coi cilindri in linea, motore a stella, ravano tra le mani, fastbus, bus ausiliari per la memoria esterna dove parcheg-
giare dati senza mandarli al calcolatore, schede di traslazione ultrarapide, schede
aerofreno, pedaliera, cloche, altìmetro, monomotore, piani di coda, motore
di speech processor per far parlare gli strumenti, schede generatrici di frasi, e
radiale, carter, crinato, ammaraggio, semiala, deriva, alettone, timone, iperso-
schede per aprire finestre di tempo in nanosecondi e picosecondi, dato che quel-
stentatore, flottaggio, quadrimotore, a scafo centrale, galleggiante, motore a regi- lo che si vedeva durava miliardesimi di secondi e nessuno l'avrebbe mai visto con
me appaiato, ala bassa, cupolino, impennaggio di coda, ruotino, starter, tutto- i propri occhi, ma solo dalle tracce computerizzate di ciò che era decaduto avreb-
povera (grado di regolazione della miscela), timone verticale, pressione, depres- be potuto intuire e immaginare, immaginare con rigore e prova, ciò che si era
sione, farfalla del carburatore, triangolo del vento, bordo d'uscita, anemometro, generato per trasfomarsi subito in tutt'altro.
direzionale, manetta. Abbondano poi i nomi delle marche e dei modelli degli Brahe diede un'occhiata alle pareti del magazzino dove erano raccolti i mate-
aeroplani e dei loro motori: Zlin, Piper, Chessna, SI AI Marchetti, Dornier, riali più generici, rotoli di fibre di carbonio, nastri di silicone, rivestimenti a
Lycoming, DC8, De Havilland, Grumman Hellcat, Spitfire Supermarine, Rolls- sandwich, variatori elettronici per motori a corrente continua e alternata, tastie-
Royce, Bristol, Halifax, Lancaster, Short-Mayo Composite, Mercury, Empire re, touch monitor, intensifìcatori di immagini a fibre ottiche, alimentatori di
laboratorio, galvanometri classici, contatori di neutroni per la sicurezza, conta-
Boat, Jumbo. Sempre in buon numero i tecnicismi della fìsica o ad essa lega-
tori Geiger-Muller per lo stesso fine, endoscopi per ispezionare le parti non
ti: onda gravitazionale, magnete, collidere, fascio, chassis, spina multipoli, sca-
accessibili all'occhio, e secchi di plastica per lavare per terra, imbuti e spugne di
blare, spina femmina, punto di giunzione, rivelatore, rumore di fondo, calori- una certa qualità. [AO 69-70]
metro, scintillatore, adrone, camera a bolle, calcolo infinitesimale, attrazione tra
cariche elettriche, connettore, elettromagnetismo, quanto, modello atomico, mec- Si noterà la raffinata orditura tutta giocata sul ritmo, ma c'è anche un chiaro
canica ondulatoria, spin, connettore multipoli, cavo vergine, microjìlo, angolo di movimento tematico a onda: si va dagli oggetti più concreti fino ai non-
entrata, ricablare, elettrone, positrone, protone, antiprotone, trigger, cilindro oggetti intuibili soltanto attraverso le tracce di luce lasciate sui monitor, poi
risonante, gravitone, fisico delle alte energie, tabulato, microfish, sala outputs, si torna di nuovo a oggetti più concreti e tradizionali, per chiudere ironica-
unità logica, cablatura, forza nucleare, fòrza gravitazionale. mente con i secchi e le spugne, messi in rilievo dall'abbassamento stilistico
Oltre ai termini appena citati, ci sono due brani del libro particolarmente del sintagma colloquiale «secchi [...] per lavare» e dall'espressione banaliz-
ricchi di lessico tecnico-scientifico. I l primo è un catalogo di oggetti presen- zante «di una certa qualità», come a far combaciare l'umiltà un poco squalli-
ti nel magazzino dei ricambi per il laboratorio: da degli oggetti con il calo della tensione stilistica.
L'altro brano narra invece di un decollo dei due protagonisti del romanzo:
Passarono velocemente tra gli scanali di ricambi per il vuoto spinto, con tubi
isolanti, giunti in lega, giunti rotanti, labirinti, sbarramenti gassosi, valvole di Tirò giù il cupolino e bloccò la maniglia, tagliando il rumore che veniva dall'e-
regolazione criogenetica per temperature dell'elio liquido; attraversarono la vasta sterno; controllò la pressione di alimentazione, arricchì la miscela. Brahe regolò
offerta di lamine per i magneti di localizzazione e i magneti di curvatura; supe- l'altimetro sull'altitudine e sulla pressione dell'aeroporto, controllò la depres-
rarono anche i ripiani con i tubi di potenza e i klystrons e le piastre di niobium sione degli strumenti giroscopici, sbloccò l'orizzonte artificiale. Epstein mise la
per le cavità superconduttrici. Non si fermarono a dare nemmeno un occhiata, miscela su tutto-ricca, aumentò i giri del motore. Brahe mosse il volantino in
dato che tutto questo non riguardava i rivelatori e non era ancora il vedere, ma qua e in là, guardando a destra e a sinistra se gli alettoni si alzavano e si abbas-
130 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 131

savano, mosse i piedi sui pedali voltandosi a guardare se il timone girava. di Brahe, «Epstein si accorgeva che più [Brahe] restava fedele a sé e più gli
Epstein allacciò le cinture, anche Brahe le allacciò. Epstein guardò Brahe; die- sembrava che lui sapesse già, o capisse perfettamente. Epstein ascoltando si
de potenza. L'aereo si mosse in avanti. Brahe fece un cenno al meccanico che sporse verso Brahe, e Brahe parlando si sporse verso Epstein, ed erano cosi
fece un cenno contro il cielo ancora rosso. [AO 99-100] raccolti uno verso l'altro, e del resto il rumore del motore era così continuo e
avvolgente, come l'aria, che nessuno dietro di loro, avrebbe potuto sentire
L'attenzione per gli oggetti dà spicco ai pochi gesti dei personaggi, che su di nulla» (AO 105). Precisione veicolo di passione, dunque, che definisce l'ethos
essi trasferiscono i loro sentimenti: non ci sono infatti né dialoghi, né espres- come responsabilità suggellando un'amicizia.
sione dei pensieri dei personaggi, ma una tersa resa stilistica, una simmetria
Ancora, quando Epstein descrive i fuochi d'artificio a Brahe, è la massima
isocratea dei cola, diretta a strappare la pagina alla freddezza referenziale con-
precisione a caricare il racconto di pathos: «Linee traccianti [...] entravano dal
tribuendo a caricare i gesti di significato. In questa circostanza l'eventuale opa-
basso del riquadro di cielo buio, esplodevano in alto con un boato perforante,
cità del lessema scientifico non può non ricordare la natura criptica e tutta
si divaricavano in un punto dove la materia diventava luce, probabilmente il
patemica dei linguaggi rituali (anche del latino liturgico, se si vuole).
sodio luce gialla, il bario luce verde, il rame luce azzurra, il magnesio luce
L'abbondanza di termini scientifici significa in primo luogo epicedio per gli bianca, lo stronzio luce rossa» (AO 130). Se vengono introdotte nella descri-
oggetti che vanno scomparendo. Dice Epstein: «Le cose stanno cambiando, zione delle metafore, esse si originano però da un riferimento oggettuale ini-
sono cambiate. Non nel senso generico che si dà a questa frase. Le cose stan- ziale: « . . . E fuochi, poi, più lenti e duraturi, ritardati dal carbone di salici e di
no scomparendo. Quelle che arrivano, o arriveranno, ho paura che non potrò pioppi che i pirotecnici tagliano apposta in primavera, quando ilflussodella
più sentirle. Ho paura che potrò solo usarle» (AO 62). D i fronte a questa per- linfa scioglie i sali minerali, o ritardati dall'aggiunta di gomma arabica sgorga-
dita di materialità degli oggetti, a favore della funzionalità (si pensi alle rifles- ta dalle acacie, e in questo modo gli alberi si trasformavano in luce, giustifi-
sioni di Del Giudice ricordate sopra, che fanno proprio un luogo topico del cando almeno in parte la forma a fiori dei fuochi successivi, fiori luminosi con
pensiero contemporaneo, in particolare di Debord e Baudrillard), lo scrittore lunghi stami rossi proiettati in cime ombrelliformi come gli eucalipti» (AO
ha deciso di smettere di scrivere: la motivazione risiede nello svuotamento eti- 131). In tal modo i fuochi vengono paragonati con piante e animali (parten-
co che i caratterizza i nuovi oggetti. Epstein era uno scrittore di sentimenti do dall'insetto che secerne la gomma lacca presente nell'impasto pirotecnico)
attraverso le cose, crede nella carica etica dei vecchi oggetti (di qui il suo amo- mediante l'uso di termini anche settoriali: granadilla, stame, iperico, buddleia,
re per i manuali ). Ora anche lui ha deciso di fare un esperimento parallelo a
30
androceo, gineceo, tubuloso, echinoderma, protula tabularla, policheto sedentario.
quellofisicodi Brahe : siccome i nuovi oggetti sono «pura energia, pura luce,
31
E lungo la minuziosa descrizione tornano altri tecnicismi sia immediatamen-
pura immaginazione», «non-cose», e richiedono non più «movimenti del cor- te referenziali che metaforici. Finito il racconto dello scrittore, Brahe vorreb-
po, ma sentimenti», Epstein non dovrà più raccontare le sue storie, ma veder- be «trattenere le forme che ha appena visto, o creduto di vedere; [...] ma c'è
le, costruirle per immagine in una sorta di fulmineo ideale tempo zero. un circuito di assoluta fluidità, di scorrimento veloce, di continua trasforma-
I non-oggetti di cui si occupa Brahe sono irriducibili a immagini , sono 32
zione nel quale gli sembra di essere immerso, dove è difficile stabilire un qua-
figure della probabilità. Ancora Epstein: «quello che più mi piace delle cose lunque punto fisso» (AO 135). Il mondo fittizio creato dallo scrittore è in fon-
di cui lei si occupa è che un'idea o un modello non vengono mai abbando- do analogo a quello delle particelle elementari di cui si occupa il fisico: pura
nati del tutto; forse perché non sono veri, ma probabili. Forse la probabilità luce senza forma fissa, dominio della possibilità.
è una vera forma di rispetto, vicina a ciò che accade fino alla coincidenza, Infatti nelfinale,dopo la notte in cui Brahe porta a termine con successo l'e-
eppure separata» (AO 92). Per lo scrittore il valore che raccoglie tutti gli altri sperimento, e Epstein viene a sapere dell'assegnazione del Nobel, si assiste alla
è la precisione: «Di tutte le cose che col passare degli anni irrigidiscono, e parallela riuscita dell'esperimento dello scrittore, che, davanti a una vetrina
bisogna tenere in esercizio, Epstein aveva curato la precisione» (AO 95), che all'interno della stazione ferroviaria, rivede tutta la storia dell'incontro con
significa soprattutto individuare analiticamente gli oggetti per sottoporli alla Brahe, anche nei particolari non ancora conosciuti da noi lettori. Raggiunto dal
carica tensiva del sentimento. Quando Brahe cerca di spiegargli il proprio fisico, Epstein, «che ha visto tutto questo [...], nell'istante stesso in cui Brahe gli
esperimento servendosi di paragoni, Epstein pretende che il fisico si esprima si para davanti col fiatone, smette di vederlo» (AO 151). Ha potuto vedere la
con tutta la precisione della terminologia speciale: allora di fronte al discorso
132 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 133

storia, le ha iniettato la passione della sua amicizia con Brahe, le ha dato valore di Del Giudice guadagna in lirismo nonostante la presenza di numerosi
etico . Nel disporsi all'accettazione dell'indeterminatezza attraverso la com-
33
excursus saggistici, si serve di una sintassi più libera e mossa, si struttura in
prensione sentimentale, Epstein rinuncia anche al soffocante carcere mimetico- otto blocchi coordinati tra loro con rispondenze più o meno evidenti, com-
referenziale della scrittura. Non perché la letteratura non debba farsi carico di plesso incrocio di isotopie delle quali le due più in risalto sono la costante
rappresentare la realtà, ma perché questa realtà non consiste solo nella fattualità tematica dell'aeroplano e il comune soggetto enunciarne (con la significativa
oggettiva tradizionalmente intesa, ma anche - e forse soprattutto - nella chimi- eccezione del capitolo sul disastro di Ustica, dove la voce del narratore extra-
ca e nella dinamica dei rapporti, delle sensazioni e dei sentimenti: diegetico si confonde con quella del voice recorder e degli altri oggetti, essen-
do non a caso tutto il blocco narrativo isolato tra parentesi, così da palesare
«E adesso?» la inopportunità di sovrapporre un narratore giudicante a quei fatti per con-
«Adesso dovrebbe cominciare una storia nuova».
servane intatta la tragicità ).38

«E questa?»
«Questa è finita». Conformemente all'unicità del tema, il racconto è continuamente intes-
«Finita finita?» suto di lessico aeronautico, nonché di quel particolare gergo che usano i pilo-
«Finita finita». ti per i contatti radio (dove per ogni lettera dell'alfabeto si usa una parola
39

«La scriverà qualcuno?» convenzionale: B-Bravo, D-Delta, M-Mike, ecc.): anche qui il tecnicismo
«Non so, penso di no. L'importante non era scriverla. L'importante era pro- significa visibilità, ma allo stesso tempo presenza di una zona d'ombra che
varne un sentimento». [AO 152] 34
rimanda all'altrove; anche qui esso è fortemente legato a una dimensione eti-
ca della scrittura, come conferma in modo scoperto questo passo del libro:
4. Fare scaturire un sentimento dagli oggetti vuol dire anche trovare in essi
quel «cono d'ombra» che rimanda all'invisibile. È ancora questo il proposi-
35 Ogni linguaggio tecnico, al suo apparire si distacca dal linguaggio comune, dal
to di Del Giudice in Nel museo di Reims, sottile storia d'amore giocata sulla sapere comune, e costruisce un lessico di nuove parole, di immmagini mentali
e di rappresentazioni spaziali, autonome, e nel far questo estende i limiti delle
falsificazione della visibilità, nel più recente racconto Come cometa (con qual-
nostre conoscenze e del linguaggio generale, e talvolta cambia in parte anche il
che termine astronomico), nel bel raccontino Ritornare a Sud, immaginaria
nostro modo di vivere e di morire. Ma a poco a poco, perfino la lingua più ope-
lettera alla moglie di un compagno di Scott nella esiziale spedizione al Polo rativa comincia a restituire qualcosa alle parole e al senso comune, probabil-
Sud in gara con Amundsen, da cui si riporta la descrizione geometrizzante di mente nel momento della sua piena maturità, o della sua piena diffusione, o
un fenomeno luminoso: all'inizio del suo declino. È come se liberasse qualcosa che era custodito al pro-
prio interno, nascosto nella sua operatività, idee di comportamento e orienta-
In certe notti (quel poco di notte che ci è data) la luna si presenta accompa- mento, percorsi della mente e della percezione, sentimenti; è come un lento
gnata da una circonferenza che la contorna e da due piccole lune, due minimi ritorno alla lingua madre. [SOTò\]
bagliori informi all'intersezione di una lunga linea orizzontale che l'attraversa
nel buio. Questi paraselene potrebbero spiegarsi con la rifrazione o con la cur- E si noti come l'«operatività» nasconda - husserlianamente - la potenzialità
vatura dell'atmosfera, coi campi elettrici del magnetismo terrestre e dei corpi affettiva della lingua, i «percorsi della mente e della percezione, sentimenti»,
astrali, con l'angolo con cui i raggi luminosi deflettono sulla superficie ghiac-
in una parola il mondo-della-vita.
ciata. Ma nemmeno tali argomenti basterebbero a dare conto di un'immagine
L'uso dei dei termini aeronautici è, neanche a dirlo, di una frequenza sen-
tanto straordinaria che il cielo produce per suo conto, in modo cosi istintivo ed
elaborato. Mi chiedo come riuscirò a riprodurre tutto questo . 36
za precedenti: cockpit, rullaggio, imbardata,flap,stallo, virata, avvicinamento
radar, luci di atterraggio, contropista, tratta, equilibrio instabile, volantino, ala
La precisione descrittiva consente di non fare del fenomeno un emblema di a coltello, cabrare, overspeed, voice recorder, flight recorder, quadrielica,
marca simbolista, ma allo stesso tempo di lasciare spazio a quel margine di Unidentified Flying Objects, remeggio, gradiente termico verticale, depressione,
inquietudine che tale immagine non può che sollevare. sovrapressione,filettifluidi,inganasciare, portanza, sostentamento, centinatura,
Sulla strada della ricerca dell'invisibile nel visibile, si arriva a Staccando castello di prua, tubicolo, condotta, piano di planata, tonneau, doppio tre e ses-
l'ombra da terra . Un intero libro dedicato ai cari aeroplani, dove la scrittura
07 santa (subito spiegato: «una procedura per l'atterraggio col motore in ava-
134 L ' I N Q U I E T A N T E SIMMETRIA D E L L A LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 135

ria»), looping, Otto Cubano, Settantanove («il più famoso trimotore da guer- go quacchero Luke Howard , mentre le successive porzioni di testo in italia-
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ra italiano»), manetta, trini, Savoia Marchetti, derapata, impennata, campo no sono una sorta di libera improvvisazione di Del Giudice sul tema costitui-
d'involo, impennaggio, angolo di impatto, angolo sfuggente, angolo tangente, to dalle parti esplicative del testo di Howard. Le lunghe descrizioni ottengono
evoluire, angolo Beta, volo livellato, assetto orizzontale, accostata, angolo di l'effetto di accumulare tensione fino alla liberazione finale dell'atterraggio, ma
prua, scivolata, brandeggio, centina, Spitfire, controluna, imbardare, disimpe- insieme servono anche a esplicitare l'impossibilità da parte di un principio
gnarsi,flangiad'immissione d'aria, rullare, variometro, salita ripida, virosban- ordinatore (il linguaggio scientifico) di classificare la realtà cangiante, poiché
dometro, beccheggio, rollio, cumulonimbus, transponder, ghiera, orizzonte arti- essa si trova immersa nel flusso delle possibilità, emblematizzato dai diversi
ficiale, strobe anticollisione, radiosegnale, grado-bussola, girobussola, cirro, cirro- tipi di nubi che mutano continuamente, scaturendo le une dalle altre. La for-
strato, cirro-cumulo, cumulo, radiofaro, verticale, spiralare, caduta in vite, ma transitoria delle nubi rende necessario il ricorrente intervento descrittivo
radiale, "visione periferica", nord magnetico, nord geografico, Stali, zona aerodi- del linguaggio scientifico, il quale però - e ne era già consapevole il suo inven-
namica, "comandi invertiti", "piantata", crociera, sonar, plotter, massa magne- tore, che ebbe lo straordinario merito di non censurare la varietà metamorfica
tica, lamiera scatolata, rivestimento esterno, rivettatura, corrcntino, stringer, del suo oggetto pur indulgendo a una per altro funzionalissima categorizza-
pompa carburante, longherone, tubo oleodinamico, martinetto, scatola nera elet- zione nomenclatoria alla Linneo - riproduce ogni volta una situazione fluen-
trica-elettronica, deicing line, elevatore con scaricatore statico, condotta di ven- te, un flusso piuttosto che uno stato:
tilazione, telaio per supporto carrucole, ordinata, galley, fusoliera, camera
repair, aerovia, bussola a liquido, P38 Lightning, Mustang, tangenza, Hanriot La meteorologia ti appariva come una scienza della delusione, non perché la
HD-14, Latécoère, Caudron Simoun, full flaps, T6, allineamento. previsione non trovasse conferma nell'accadimento, ma perché al carattere clas-
sificatorio, che sembrava garantire qualcosa di ben definito e misurabile, corri-
Oltre a questi lessemi - non necessariamente spiegati dell'autore, perché spondeva una fluidità continua, un'imprendibilità totale. Forse la meteorologia
valgono più come testimoni di percezione che come referenti - , ricorrono era una scienza al tempo stesso della previsione e della delusione. All'inizio,
spesso battute dialogiche in gergo aeronautico, oltretutto proprio nei due volando, ti tenevi lontano dalle nubi come un marinaio dagli iceberg, poi quan-
capitoli di maggior tensione emotiva, lo stupendo Fino al punto di rugiada, in do capisti che sarebbero state il paesaggio della tua condotta cercasti di impara-
cui il narratore si trova in una situazione di volo a vista assai pericolosa e si fa re a conoscerle, a riconoscerle almeno, ma non era come da ragazzo coi mine-
quindi dirigere nella nebbia dalla torre di controllo, e «Unreported inbound rali e le piante, con le declinazioni le desinenze e i casi, alla definizione della
Palermo», dove i dialoghi pronunciati tra piloti e torre durante gli ultimi nube non corrispondeva mai un'immagine definitiva, i manuali aeronautici
minuti di volo del DC9 di Ustica si alternano con potente effetto drammati- erano efficaci ma troppo assertivi, Aristotele troppo cosmogonico, la nube non
era mai quello che avrebbe dovuto essere, l'unico che l'aveva capito, l'unico che
co con la descrizione dei pezzi dell'aereo ripescati e raccolti in un hangar.
l'aveva accettato era stato quello che aveva dato il nome alle nubi, il primo a
Un esempio da Fino al punto di rugiada: «Treviso Radar, l'Indian Echo No- decidere che si sarebbero chiamate cirrus, cumulus, cirro-stratus, o cumulo-nim-
vember non è più in Victor Mike Charlie [cioè VMC, Visual Meteorological bus, Luke Howard, un inglese, il solo che avesse capito che la nube non è un
Conditions, 'condizioni meteorologiche di visibilità']. Chiede un Quebec oggetto, non è uno stato, ma è una transizione costante, e come tale andava
Delta Mike [QDM è la richiesta di indicazione della direzione per raggiunge- descritta, per questo aveva intitolato il suo libro On the modifications of clouds,
re la posizione del radiofaro, VOR ( Very-high-frequency OmnidirectionalRadio Goethe gli aveva dedicato un'ode. [50778]
range, 'radiofaro omnidirezionale che usa onde elettromagnetiche di frequen-
za ultra alta')]» (507/71). Qui l'espressione gergale contrasta con lo stato di I tecnicismi, alternativamente in latino, inglese e italiano, secondo un pluri-
grave ansia del pilota, la secchezza referenziale delle sigle copre (ma non esor- linguismo per nulla espressionista - anche perché citati di peso dal perspicuo
cizza) ilfiumedi pensieri del pilota narratore, collocati tra un messaggio radio originale - , vengono modulati cercando di inseguire la continua metamorfo-
e l'altro . Nello stesso episodio, le comunicazioni e i pensieri sono intercalati
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si delle nubi. Il tranquillo respiro saggistico della prosa (con prevalenza, però,
da lunghe descrizioni scientifiche delle nubi, formate di definizioni in latino, della paratassi) indulge a una placida e protratta narrazione dei movimenti
versione in inglese e commento in italiano. La definizione latina e quella delle nuvole, contrastando con le brevi e vitali comunicazioni radio, creando
inglese sono estratte dal trattato On the modifications of clouds del meteorolo- nel suo estendersi un effetto di suspense.
136 L'INQUIETANTE SIMMETRIA D E L L A LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 137

quella dei cirri era una modificazione apparentemente immobile, in realtà con- «Treviso radar. Indian Echo November per un qudimike».
nessa ai movimenti volubili dell'atmosfera, con tempo umido i cirri potevano «Indian Echo November, uno zero otto il qudiemme. In leggera deriva ver-
scendere dalle alte quote mutando in cirro-strati, nubes extenuatae sub-concavae so sud. Nove miglia dal V O R » . [50780-81]
vel undulatae, horizontal or slightly inclined masses, attenuated towards a part
of the whole of their circumference, una nuova modificazione prodotta dal- Gli antichi tecnicismi meteorologici lasciano spazio alla visione metafori-
l'abbassamento delle fibre dei cirri, dal loro rinserrarsi in un insieme scivolante ca (e metamorfica) delle nubi, cui subentra ancora la assoluta referenzialità
di forme mobili, più corposo al centro, estenuato verso le estremità. del codice aeronautico. Si noterà inoltre come le diverse denominazioni del-
«Treviso radar. Indian Echo November per un qudimike». le nuvole, incrociandosi tra di loro e variando anche singolarmente nella for-
«Indian Echo November, uno uno zero il qudiemme. Quattordici miglia dal ma (italiana e latina: 'cirro-stratus' alternato a 'cirro-strato', 'cumulus' a
V O R . Mantenete».
'cumulo', ecc.), costituiscono un ulteriore mezzo per la resa della situazione
Nella medesima nube i cirro-strati potevano alternarsi con dei cirro-cumuli,
di metamorfosi, del resto già tale in Howard. Oltre all'effetto di sospensione,
nubeculae densiores subrotundae et quasi in agmine appositae, small, well defined
roundish masses, in dose horizontal arrangement, una modificazione elaborata
va anche detto che il contrasto tra i due codici profondamente diversi tende
da un cirro, o da un piccolo gruppo di cirri scissi, per il collassare delle fibre, in a essere anche immagine dell'indifferenza della natura e del tempo naturale
più ridotti volumi ben arrotondati e definiti; la tessitura del cirro come tale non alla storia e al tempo storico dell'uomo, del sontuoso e vorticante linguaggio
era più discernibile, il cambiamento avveniva simultaneamente all'interno o pro- della natura al secco e povero linguaggio dell'uomo, la cui immediata refe-
gressivamente da un'estremità all'altra, la nuova modificazione formava un cielo renzialità - veramente rough and tough - ha però il massimo carico di respon-
bellissimo con numerosi alvei distinti di piccoli nubi, che con tempo caldo sareb- sabilità e di emozione (sbagliare vuol dire morire).
bero poi evaporate o modificate di nuovo in cirro o cirro-stratus. [SOT79]
Non meno tensivo il racconto «Unreported inbound Palermo», dove si può
constatare come sia l'aereo stesso, attraverso i dialoghi del voice recorder -
La continua mutazione trascina in seguito il linguaggio fino a una signifi-
affiancati dal catalogo dei rottami - , a raccontare la sua storia. I dialoghi dei
cazione del tutto metaforica, alla cui vaghezza risponde di nuovo il secco e
salvifico messaggio-radio: piloti, in gergo areonautico e la descrizione lessicalmente precisa dei pezzi del-
l'aereo si alternano in modo sempre più serrato procedendo verso il finale. Si
Cercavi di lasciarti alle spalle i cumuli, nubes cumulata, densa, sursum crescens, legga - a testimonianza del tono del racconto - l'intero brano conclusivo:
convex or conical heaps, increasing upwards from an horizontal base, quando
le nuvole apparivano di più densa struttura e si formavano nell'atmosfera più Col tempo arrivarono anche gli ultimi pezzi, l'ultimo frammento di corrcntino,
bassa, da un nucleo sul quale il resto concresceva mantenendo la base irregolar- l'ultimo pezzo stringer, l'ultimo brano di rivestimento rivettato, i Tigi furono
mente piana, dove la sommità svettava in coni e sfere agugliate. Prima di pio- quasi completamente riuniti, quasi. E quando si riparte? «Itavia 870, qui è
vere, il cumulo si gonfiava rivelando una superfìcie piena di fiocchi sfilacciati e Roma, ricevete?...» Venne alla luce ilflightrecorder, e l'ultimo dei giubbetti sal-
protuberanze; talvolta attorno alla sua sommità si acciambellava rapidamente vagente, e l'ultima delle mascherine dell'ossigeno, e il telaio della porta anterio-
un cirro-stratus, come la tesa di un cappello attorno alla cupola, conservando il re con un finestrino della cabina piloti, e una pompa carburante, e un longhe-
cumulus preesistente distinguibile dentro di sé. Una mutazione, questa, che rone con rivestimento e rivetti, e un seggiolino, e un portello con maniglia cir-
durava poco, il cirro-strato presto diventava più denso, diffuso, e mentre la par- colare, «Itavia 870, Roma...? Itavia 870, qui è Roma, ricevete?...», e una sca-
te superiore del cumulo interno si estendeva e travasava in esso, la base prose- tola elettrica, e tre tubi oleodinamici, e una condotta schiacciata, un elemento
guiva come prima e le protuberanze convesse cambiavano posizione fino a di strumentazione, un martinetto con molla, un seggiolino con cintura, «Itavia
disporsi lateralmente e al di sotto. Allora si formava una grande nube, il cumu- 870, ricevete?... Itavia 870, qui è Roma, ricevete?...», un pezzo di lamiera cele-
lo-stratus, nubes densa, basim planam undique supercrescens, vel cuius moles lon- ste con strumento, e un pezzo d'ala con valvole e tubi, e una scatola nera elet-
ginqua videturpartimplanapartim cumulata (le nubi verosimilmente nelle qua- trica/elettronica, un oblò di plexiglas, un pezzo di struttura della fusoliera con
li tu sei finito), dove il cumulo si innalzava attraverso gli interstizi delle nuvole targhetta "Douglas", e uno scatolato nero con attacco di condotta, e un conte-
superiori e l'insieme, visto all'orizzonte, visto da Howard, appariva nell'aspetto nitore grigio verde con attacchi elettrici, «Air Malta 758, this is Rome control»,
di montagne ricoperte di neve, interrotte da creste e contrafforti più scuri, laghi «Rome go ahead», «Air Malta 758, please, try to cali for us, try to cali for us
d'acqua, valli, rocce e torri. Più che una nube un'intera ricapitolazione in cielo Itavia 870, please», «Roger, sir... Itavia 870... Itavia 870, this is Air Malta
del paesaggio.
138 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 139

charter 758, do you read?... Itavia 870... Itavia 870, this is Air Malta charter alla finale e bivoca ('read' nel doppio significato di 'ricevere' e 'leggere') inter-
758, do you read?... do you read?... Rome, negative contact with Itavia 870", rogazione finale (fuori parentesi e corsivata) - «Do you read?» - indirizzata al
altri duefinestrinicon l'apertura del portello d'emergenza, la targhetta dell'in- lettore, chiamato quindi a recepire i sentimenti veicolati dalle cose, a testimo-
segna luminosa "emergency exit", un ultimo pezzetto di fusoliera con pittura niare il martyrion degli oggetti e degli uomini. La glaciale trasparenza dei tec-
rossa, un'altra parte di fusoliera bianca con l'interno celesteripiegatosulla par-
nicismi non crea qui un pathos della distanza, ma un pathos dell'immediatez-
te esterna bianca, un trasformatore bruciato con cavo, un frammento della dei-
cing line, alcuni fogli del manuale operativo, un pezzo del rivestimento abraso za, dell'immediata adesione al mondo-della-vita: non c'è una parola di trop-
per frizione, uno strumento senza più il quadrante, «Itavia 870, Itavia 870 this po, i sentimenti non potrebbero iconizzarsi meglio che attraverso la voce del-
is Rome control, do you read?... Itavia 870, Itavia 870, Rome control, do you le cose e degli strumenti. Come scrive giustamente Vittorio Coletti, Del
read?...», un elevatore con scaricatore statico, un pezzo di condotta di ventila- Giudice «anima la nomenclatura cui si è rivolto interrogandola da poeta e
zione a Y, unfinestrinodella fusoliera, un telaio per supporto carrucole, la sca- chiedendo ad essa di narrare la storia che più non si sa raccontare. Ne sono
letta posteriore, parte terminale dell'ala sinistra, un pannello divisorio bianco, uscite pagine straordinarie. Perché se la poesia racconta una storia, questa poe-
una cassetta elettrica con sportellino, ordinate e corrcntini, il galley, cioè il cuci- sia ha si la delicatezza, la leggerezza della parola lirica, ma anche lo spessore, il
nino, un frammento di fusoliera con valvola di scarico per WC, un "toilette piglio solenne dell'epica» . Epica tragica, si vorrebbe aggiungere, ed epica eti-
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seat", «Air Malta, this is Rome», «Rome go ahead, this is Air Malta», «Ok, sir, ca - per la necessitata corripondenza tra linguaggio e responsabilità.
we have Itavia 870 unreported inbound Palermo, please, please try to cali for us
Itavia 870, try to cali for us Itavia 870», «Alitalia 870?», «Itavia, sir, Itavia, Itavia Nella loro unitaria complessione, queste storie di aerei formano un per-
870», «Roger... Itavia 870, Itavia 870 this is Air Malta. Do you read?... Itavia corso etico di iniziazione alla responsabilità, all'attenzione per l'altro (si pen-
870, do you read?... do you read?...») si al rapporto con l'istruttore Bruno) fino a comporsi in racconto: X ethos sì fa
mythos. Statuto mitico di cui l'autore è ben consapevole, come emerge espli-
Do you read? [SOT104] citamente dall'inizio di Unreported inbound Palermo: «Sarebbe una storia da
intitolare / Tigi [trasformazione della sigla in codice del DC9,1-TIGI, «India
Si nota una totale assenza del narratore esterno giudicante (anche gli agget- Tango India Golf India»], come fossero un popolo antico o degli alberi seco-
tivi sono strettamente funzionali alla definizione dei vari pezzi), mentre la lari, e non dei pezzi di metallo sbriciolati e ricomposti» (SOT97). Il nome
descrizione neppure si costituisce secondo un ordine spaziale dato, ma solo bruscamente referenziale del codice aeronautico viene trasportato in un
secondo quello temporale, ovviamente del tutto aleatorio, del ripescaggio: una immaginario territorio di confine, nelle brume del mito.
casualità testimoniata dalla sintassi libera, priva di centri verbali e di punteg- L'abilità di Del Giudice sta proprio nel raccogliere tutto il materiale lessi-
giatura gerarchizzante (compaiono solo virgole, a separare un elemento dal- cale specialistico potenzialmente neutro e centrifugo per costituirlo in mito
l'altro), che accosta come in una litania descrizioni e dialoghi. Le parti descrit- intramandolo di passioni attraverso le armoniche create dal racconto stesso.
tive, fìtte di tecnicismi, sono costituite da liste - ora asindetiche ora polisin- I cataloghi non sono freddi, sono testimonianza di devoto attaccamento, di
detiche - di sostantivi, specificati da aggettivi, da participi e da complementi religioso amore (non era già così per il catalogo delle navi di Omero?):
in larga prevalenza retti dalle preposizioni 'con' e 'di' (genitivo perlopiù di
materia o provenienza), tendenti dunque al massimo dettaglio, il tutto in un ho un piccolo libro di preghiere, un libro minore, come minori erano i libri che
regime di accumulazione caotica: ciò che porta l'oggetto a una totale visibilità coltivavo da ragazzo, guide e manuali. Ogni mattina monto in aeroplano e per
proprio nel momento in cui diventa a-funzionale, tessera di un mosaico che prima cosa apro quel breviario. Il testo contempla per ogni argomento una
non si ricompone in significato, attonita parcella di realtà che non diventa domanda e una risposta, si dovrebbe recitare in coppia ma va bene anche da
simbolo, ma testimone, nella sua muta e insowertibile presenza, del myste- soli, come sempre più spesso accade, basta che uno faccia tutte e due le parti...
- Master switch? On.
rium tremendum. Alle liste di oggetti l'autore alterna le voci delle comunica-
- Anti-collision beaconì On.
zioni-radio nel convenzionale inglese aeronautico, continue e sempre più
- Flaps?\0 degree.
disperate domande caratterizzate dalla reiterazione ossessiva delle stesse brevi - Parking brake? On.
formule (il nome dell'aereo, «Itavia 870»; «try to cali»; «do you read?»), fino - Radios?TuneA and checked.
140 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 141
- Instruments? Set as required. pale conosce persino delle inusuali punte plurilinguistiche (dialetto napole-
- Trimmer?Ncuxxa\. tano, turpiloquio, oralità), mentre gli inserti corsivati osservano uno scrupo-
Al pari di altre forme di preghiera, anche questa ha una sua manualità, con- loso monolinguismo freddo. Ma si legga un passo decisivo:
centrata sugli interrutori. E come esistono preghiere per ogni momento della
giornata, allo stesso modo ogni fase del volo ha una sua liturgia propiziatoria,
La corte in forma di quadrato sarà lastricata diagonalmente da conci rettangola-
prima della messa in moto, prima del rullaggio, dopo il decollo, durante la cro-
ri di pietra lavica grigia, ed arredata da un solo elemento verticale al centro, un lam-
ciera, per l'avvicinamento finale, per l'atterraggio, per il parcheggio, e natural-
pione in ghisa a trefiammecollocato all'incrocio degli assi di simmetria su un basa-
mente preghiere specialissime per le emergenze, le cui pagine nel breviario sono
mento anch'esso di piperno. Le mura perimetrali avranno lunghezza di ottanta
bordate a striscie rosse, per trovarle più rapidamente all'occasione. [507*95-96]
metri per lato. Dalla tessitura diagonale della pavimentazione emergeranno appena,
in corrispondenza degli incroci relativi all'immaginaria maglia ortogonale tracciata
Il linguaggio aeronautico assurge al grado di preghiera, avvicinandosi a que- dalle linee partenti dal recinto di perimetrazione, emergeranno trecentosessanta pie-
sta per l'intrinseco contenuto di responsabilità, per la comune sostanza etica: tre tombali a chiusura di altrettante bocche di fossa, ciascuna delle quali di forma
non a caso, nel volo come nel rito, a ogni preghiera è associato un gesto che quadrata e di ottanta centimetri per lato, e numerata progressivamente a scalpello in
dà valore alla parola. La lingua e gli atti del pilota costituiscono quindi una cifre arabe, affiorando impercettibilmente al livello del calpestio. Altre sei pietre tom-
liturgia animata dal rispetto per le cose, per sé e per gli altri. bali saranno disposte sulpavimento dell'edificio coperto corrispondente all'atrio d'in-
L'aereo — occhio affinato verso l'invisibile, che solca l'indeterminatezza gresso, dove anche la «Casa de li becchini». In totale si otterrà il numero di trecen-
ostile dell'elemento - diventa cosi un nuovo mito totalmente moderno, con- tosessantasei pietre tombali, ciascuna delle quali sormonterà una sottostante camera
trapposto a «tutto il resto» (la realtà "terrestre"), zona franca dove è possibile - verticale a pianta quadra, larga quattro metri su ogni lato e profonda dodici, inter-
secondo Massimo Dona - «accedere ad un inedito sguardo sul mondo. rotta a metri dieci da una griglia metallica a mo'difiltro.Le fosse della corte saran-
no allineate in diciannovefile,in numero di diciannove per ciascuna fila.
D'altronde è proprio un altro mondo quello disvelatosi al termine di una lun-
Diciannove per diciannove trecentosessantuno, ma occorrerà sottrarre al risultato la
ga difficile, eppur radicale trasformazione. Dove però \'alterità non è più fossa al centro degli assi di simmetria, dove si trova il lampione, e aggiungerla inve-
misurabile secondo i canoni del nostro esistere mondano» . E ha di nuovo
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ce alle cinque nell'atrio chiuso, corrispondenti agli ultimi giorni dell'anno, le quali,
ragione Dona quando sostiene che «la trasformazione costituisce l'elemento con la sesta bisestile, riguadagneranno il numero pari. [M 89-90]
tematico sostanziale» , giacché come si è visto in precedenza questo nuovo
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mito dell'infinita possibilità ha come figura centrale proprio la metamorfosi, Qui davvero il linguaggio della vita — la fuga di Santino - sembra del tutto
che qui si manifesta come mutamento del bambino in aereo, cioè del sogget- separato da quello della tecnica, totalmente devoluto alla pratica del dominio
to in oggetto, come continua trasformazione della nube secondo la scienza e del controllo sociale. Eppure, proprio nell'abuso paranoico della simmetria
meteorologica di Howard, ma anche come generale sviluppo di potenzialità artificiale c'è il germe del caos, la rivincita del naturale:
nella relazione con il mondo-della-vita.
Un cimitero paleoillumunista, si dirà, dando la colpa ai limiti della ragione.
6. Nel più recente libro di Del Giudice, Mania, si trova un racconto in cui Certamente metteva ordine ortogonalmente nel passato, cancellando ogni pretesa
viene tematizzata una sorta di minore dialettica dell'illuminismo in veste par- individuale; ma proprio in questo perseguire la modernità, senza volerlo, senza
tenopea. In Fuga si narra dell'inseguimento da parte di un malvivente nei saperlo, corrispondeva a un sentimento più antico e primitivo, quando i morti era-
confronti del piccolo ladruncolo Sante, il quale finisce per rifugiarsi all'inter- no comunità indistinta, corale, fertilità nel ciclo della terra, e come tale frequenta-
no delle mura di un misterioso cimitero quadrato dove l'inseguitore camor- ti, festeggiati. Anche per il tempo raggiungeva l'opposto di quello che avrebbe volu-
to: la rotazione di cui la macchina era capace convertiva il tempo lineare del pro-
rista è destinato a una brutta fine. La lingua è basata su un doppio registro
gresso nel tempo ciclico e ricorrente di un 'epoca lontanissima, mitica. L'utopia è
separato: si alternano brani di oratio soluta in regime paratattico, con giu-
necessaria, per cosa lottare altrimenti, l'oggetto di utopia è ricco, abbonda, contiene
stapposizione indifferenziata di discorso diretto, indiretto e indiretto libero - perfino Usuo contrario, Usuo fallimento, maggiore è la passione e la precisione nel-
destinati al racconto della vicenda —, con brani, distinti dal corsivo, in paca- l'elaborare l'oggetto tanto più il risultato contraddice e sbeffeggia l'intento. [A/93]
to stile saggistico bordeggiante il trattato. La lingua della narrazione princi-
142 L'INQUIETANTE SIMMETRIA DELLA LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 143

Non è questo, però, un rovesciamento parodico, che avrebbe per esito una Note
prospettiva specularmente antiilluministica, chiliastica nel suo nichilismo.
L'inquietudine che solleva la simmetria inscrive come suo rovescio la possibi- 1. I testi narrativi di Del Giudice cui si fa riferimento sono: Lo stadio di Wimbledon,
Torino, Einaudi, 1983 (SWj; Atlante occidentale, Torino, Einaudi, 1985 (AO); Nel museo di
lità di una rilettura mitica che risale ai nuclei - magari vuoti, ma pur sempre
Reims, Milano, Mondadori, 1988 (MR); Staccando l'ombra da terra, Torino, Einaudi, 1994
insistenti - dell'interrogazione sull'esistenza. La geometria che vorrebbe reti- (SOL); Mania, Torino, Einaudi, 1997 (M). Oltre ai testi direttamente pubblicati in volumi
colare la morte, ne mostra per contrasto il volto pauroso e questionante. I l autonomi, verranno considerati anche i seguenti racconti, pubblicati in varie sedi: Dillon Bay,
mimetismo tecnicista che irretisce il linguaggio perde la sua ossessione deno- un racconto militare, in Amelio Fara, La metropoli difesa. Architettura militare dell'Ottocento
tativa per lasciare libere le corde della tensione sentimentale. La fearful sìm- nelle città capitali d'Italia, Roma, Stato Maggiore dell'Esercito - Ufficio storico, 1985, pp.
metry del linguaggio scientifico, incrociandosi, come in questo racconto, con VII-XXII, poi in Mania, cit., pp. 97-119; Due racconti [Naufragio con quadro e Ritornare a
Sud\, «Idra», II, 4, 1991, pp. 9-19; Come cometa, «Domenica. Il Sole 24 Ore», 22 dicembre
le calde correnti del mondo-della-vita, mostra il sottofondo asimmetrico che 1996, p. 21, poi in Mania, cit., pp. 121-127.1 luoghi citati verranno seguiti dall'abbreviazio-
garantisce il respiro irregolare della corsa esistenziale. ne del titolo con il numero di pagina.
2. Si vedano a questo proposito due fondamentali scritti teorici di Del Giudice: Gli ogget-
ti, la letteratura, la memoria, nel volume collettaneo L'esperienza delle cose, a cura di Andrea
Borsari, Genova, Marietti, 1992, pp. 91-102; Elogio dell'ombra, «Corriere della Sera», 17 feb-
braio 1991; si vedano inoltre le risposte di Del Giudice a un questionario rivolto ai romanzieri
esordienti in Cristina Benussi e Giulio Lughi, // romanzo d'esordio tra immaginario e mercato,
Venezia, Marsilio, 1986, passim, e le interviste contenute in Michele Trecca, Parola d'autore.
La narrativa italiana contemporanea nel racconto dei protagonisti, con un intervento di
Giuseppe Petronio, Lecce, Argo, 1995, pp. 112-123.
3. Gli oggetti, la letteratura, la memoria, cit., p. 97.
4. Ivi, p. 102.
5. Elogio dell'ombra, cit
6. Ibidem.
7. Ibidem.
8. Elogio dell'ombra, cit.
9. Sul rapporto tra percezione, sentimento e statuto ontologico della realtà in Del Giudice,
mi sia consentito rimandare al mio Vedere, mentire, sentire. Nel museo di Reims di Daniele
Del Giudice, in / segni incrociati. Letteratura Italiana del '900 e Arte Figurativa, a cura di
Marcello Ciccuto e Alexandra Zingone, Viareggio, Baroni, 1998, pp. 863-876.
10. Franco Rella, La battaglia della verità, Milano, Feltrinelli, 1986, p. 12. La premessa di
questo libro, da cui sono tratti i braniriportatinel testo correnre, è «nata da una serie di con-
versazioni con Daniele Del Giudice» (ivi, p. 83)
11. Mi riferisco in particolare al fatto che, nella meccanica quantistica, di fronte a oggetti
nomologici come le particelle subatomiche, sia possibile soltanto ritagliare un piccolissimo
spazio e conoscere la quantità e il tipo di particelle ivi contenute, ma non distinguerle le une
dalle altre, se sono dello stesso tipo. Tale indiscernibilità degli identici fa subentrare la possi-
bilità alla determinazione: se ho due elettroni e li chiamo Pietro e Paolo, il mio battesimo non
mi consente di distinguerli tra loro perché «il mondo in cui l'uno è Pietro e l'altro è Paolo è
identico al mondo in cui l'uno è Paolo e l'altro è Pietro» (Giuliano Toraldo di Francia, Le cose
e i loro nomi, Bari, Laterza, 1986, p. 169).
12. Franco Rella, Limina. Il pensiero e le cose, Milano, Feltrinelli, 1987, p. 119.
13. Elogio dell'ombra, cit. (si tratta di Jung citato da Del Giudice).
14. Scrive infatti Rella, a proposito del grande praghese: «Kafka è andato oltre l'ipotesi
musiliana. Egli non ha più ipotizzatofilosoficamenteun mondo organizzato secondo una
144 L'INQUIETANTE SIMMETRIA D E L L A LINGUA LA SCIENZA D E L S E N T I M E N T O 145
figuralità, ma lo ha raccontato, risolvendo l'ibridazione dei linguaggi in un nuovo "racconto", diando il fenomeno della vista fino a Nel museo dì Reims, individua il luogo di conoscenza pre-
in un mito come capacità di comporre in una traiettoria, o in una peripezia, una pluralità di ferito dall'autore in un territorio ai margini della vista, o oltre i suoi confini); Ead., La «Light
sensi e di cose. [...] Il personaggio kafkiano, apparentemente privo di tempo, in quanto estra- Knowledge» di Daniele Del Giudice, nel volume collettaneo La realtà e i linguaggi ai confini tra
neo al tempo lineare delle metafisiche del progresso, è in realtà gravido di ogni tempo, e inve- scienza e letteratura, a cura di Mimma Bresciani Califano, Firenze, Le Lettere, 1998, pp. 313-
stito di un compito immane: quello di portare il mondo, il noto e l'ignoto, al suo essere, alla 325; il meritevole Pierpaolo Antonello, Microfisica del racconto, «Nuova corrente», XLII, 115,
storia. Forse per questo l'opera di Kafka [...] è [...] nuovo racconto e nuovo mito, che sono l'a- 1995, pp. 129-146, che legge Del Giudice alla luce del pensiero di Michel Serres; Marinella
pertura a un diverso territorio non più definibile in termini di "poesia" o di "filosofia". [...] Colummi Camerino, Daniele Del Giudice: narrazione del luogo, percezione dello spazio,
Qualcosa di arcaico quifinisce,qualcosa di nuovo si affaccia. Ma non si tratta di una sostitu- «Strumenti critici», XIV, 1, gennaio 1999, pp. 61-81. Meno interessante è invece Giovanni
zione, ma di una vera e propria metamorfosi. Infatti il nuovo senso, che qui si presenta, pre- Bardazzi, Del Giudice o il narrare in superficie, «Idra», II, 4, 1991, pp. 20-35.
tende di incorporare e di comprendere anche ciò che è passato e sta mutandosi in un insensa- 19. Si veda a questo proposito l'importante recensione di Del Giudice a Palomar. L'occhio che
to. L'ossessione del nuovo, tipica del racconto, si trasforma qui in una disponibilità ugual- scrive («Rinascita», 3, 20 gennaio 1984, poi in «Riga», 9, 1995, pp. 176-179), che legge la mor-
mente aperta al passato e al futuro» (Franco Rella, Metamorfosi. Immagini del pensiero, te di Palomar come fine di un tipo di visibilità illuministicamente oggettuale e trasfigurazione
Milano, Feltrinelli, 1984, p. 126). La stessa tesi era già espressa in quel primo capitolo di La nella molteplicità di un tempo che non è più quello della meccanica classica newtoniana.
battaglia della verità (cit., p. 11) nato dalla discussione con Del Giudice. 20. Edmund Husserl, Die Krisis der europàischen Wissenschafien und die transzendentale
15. Rimane implicito che, per accettare questa tesi, bisognerà rifarsi a una concezione del Phànomenologie (1954), in it. La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale,
mito che rifiuti il passaggio lineare e irreversibile da mythos a logos, come può presentarsi nel- prefazione di Enzo Paci, trad. di Enrico Filippini, Milano, il Saggiatore, 1961, p. 80.
la filosofia di Cassirer o nel funzionalismo etnologico di Malinowsky, considerando anche la 21. Un esempio di questo uso narrativo - molto frequente - del passato prossimo: «Ho
ormai acclarata (Walter Friedrich Otto, Kerényi, Lévi-Strauss) fallacia di una distinzione net- riflettuto, sembrava che alla domanda mancasse rutto il resto attorno; però ho detto che avrei
ta tra mentalità primitiva e mentalità odierna. In questa direzione è notevole l'importanza del- preso un caffè» (SW13)
le posizioni di Walter Friedrich Otto (Der Mythos und das Wort, in Dos Wort der Antike, 22. Così afferma in un'intervista su «Italienisch», n. 22, 1989.
Stuttgart, Klett, 1962, in it. // mito e la parola, in // mito, trad. di Giampiero Moretti, Genova, 23. Elogio dell'ombra, cit.
il Melangolo, 1993, pp. 21-48), di Karoly Kerényi (Cari Gustav Jung e Kàroly Kerényi, 24. «Non era tipo da farla molto lunga con la nomenclatura. Camminava senza tensioni,
Einfuhrung in das Wesen der Mythologie, Amsterdam-Leipzig, Pantheon Akademische con una naturalezza animale, non ricercata, e camminando e parlando con me, ogni tanto
Verlagsanstalt, 1942, in it. Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, Torino, Borin- faceva un cenno laterale: "Ecco l'orecchione", "Ecco la braga", "Ecco la scarpa", "Ecco il cava-
ghieri, 1972) e di Mircea Eliade (Aspects du mythe, Paris, Gallimard, 1963), che, semplifican- liere", "Ecco i denti di sega", "Ecco la mantelletta". I nomi indicavano forme piane o curve,
do e uniformando al massimo grado, concordano sul carattere di modello esemplare del mito, volute o spigoli con cui la fortezza si piegava nello spazio, piccole costruzionirilevateo abbas-
autorivelazione dell'essere accaduta nella realtà ab initio, e di Hans Blumenberg (Arbeit am sate, ciascuna con un proprio scopo: per riparare gli uomini, per ricoverare i materiali, per
Mythos, Frankfurt a. M., Surkamp, 1979, in it., Elaborazione del mito, trad. di Bruno Argenton, dominare la situazione, per sparare. Solo, era come se questi nomi venissero da un nucleo uni-
Bologna, il Mulino, 1991), che legge il mito come «irruzione del nome nel caos senza nome», co; le parti della fortezza si chiamavano come gli strumenti con cui era stata costruita, la gola
ma nega l'esistenza di un nucleo originario invariante, individuando come unica base di veri- era la gola fuori, tra le montagne, ma anche il lato di una torre aperta verso l'interno; il cava-
fica la catena delle ricezioni. Non si dimentichi infine il sempre attuale Letteratura e mito di liere era un attaccante avversario, ma anche una specie di casamatta messa a cavalcioni delle
Furio Jesi (Torino, Einaudi, 1968; nuova edizione: Torino, Einaudi, 2002, con un saggio di mura per respingerlo; la tenaglia era la tenaglia, ma anche una disposizione delle truppe, ma
Andrea Cavalletti) che decostruisce la prospettiva sul mito di Kerényi come una religio mortis anche quel piccolo muro a freccia, più avanzato rispetto ai bastioni, che lui mi indicava ades-
aliena alla storia e umanisticamente travestita. so. Tutto sommato, a me sembrava che questa povertà di nomi corrispondesse a un'epoca in
16. Sulla lingua di Del Giudice si veda Vittorio Coletti, Storia dell'italiano letterario, cui la misura standard era quella del corpo umano, per ogni cosa, sia per le proporzioni sia per
Torino, Einaudi, 1993, pp. 372-374. le immagini, ed era a quel corpo, anche per difenderlo o per ucciderlo che tutto veniva ricon-
17. Cfr. Atlante occidentale, cit., pp. 95-97. dotto» (Dillon Bay, cit., p. XVI [M109-110]).
18. Tale definizione è di Filippo La Porta, che coinvolge Del Giudice in questa scomoda 25. Ivi, p . X ( M 9 9 ) .
linea insieme ad altri giovani autori come De Carlo e Canobbio, dimostrando complessiva- 26. Ivi,p. XVII (M111).
mente una singolare sordità all'opera di quest'autore, ciò che d'altronde non stupisce, vista la 27. Ivi, p. XX (M116-117).
generale superficialità del suo libro sulla narrativa più recente (Filippo La Porta, La nuova nar- 28. L'occhio che scrive, cit., p. 178.
rativa italiana, Milano, Bollati Boringhieri, 1995, pp. 31-34). Su posizioni analoghe si trova- 29. Su Atlante occidentale, oltre agli studi generali già citati, si vedano: Tiziano Gorini, In
no Remo Ceserani, // romanzo sui pattini, Ancona, Transeuropa, 1990, pp. 91-93, e - meno margine adAtlante occidentale di Daniele Del Giudice, «Riscontri», IX, 4, 1987, pp. 119-124;
critico - Cesare De Michelis, Fiori di carta, Milano, Bompiani, 1990, pp. 84-90. Gerhard Regn, Nach der Moderne. Literatur und Naturwissenschaft in Daniele Del Giudices
In generale sulla narrativa di Del Giudice si vedano però soprattutto: Anna Dolfi, Sul filo del- "Atlante occidentale", in Konflikt der Diskurse. Zum Verhàltnis von Literatur und Wissenschafì
l'iride. Daniele Del Giudice e la geometria della visione, «Esperienze letterarie», XIX, 2, 1994 (che, im modernen Italìen, a cura di Helene Hart, Susanne Kleinert, Birgit Wagner, Tubingen,
attraverso vie diverse, arriva a conclusioni simili a quelle sopra esposte, dal momento che, stu- Stauffenburg, 1991, pp. 327-352; Pierpaolo Antonello, Microfisica del racconto, cit. Si veda
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anche il rapido - ma, al solito, magistrale - schizzo della lingua di Atlante occidentale Traccia- 38. Infatti così inizia il capitolo: «(Se qui ci fosse un capitolo su Ustica, dovrebbe essere la
to da Enrico Testa nel suo Lo stile semplice, Torino, Einaudi, 1997, pp. 339-340. storia dell'aereo» (SOT 97).
30. «Il fine di un manuale è uno solo, accrescere la felicità del genere umano. Nei manua- 39. Il codice aeronautico è sentito sempre come lingua della responsabilità, della totale
li c'erano i nomi della natura, i nomi delle cose, la descrizione del loro funzionamento, ciò che necessità, come chiarisce l'autore: «In nessun luogo la parola ti sembrava così importante
bisognava fare o come si doveva stare perché quella determinata cosa funzionasse. Ogni come in cielo, o ascoltata con tanta avidità; il volo aveva un suo alfabeto, minore come il
manuale era per me un libro di galateo applicato, un romanzo di formazione. Con ogni cosa Morse o il Braille, un alfabeto senza ambizione di creare parole, un semplice alfabeto foneti-
nuova imparavo anche una nuova nomenclatura, ed era come un'alfabetizzazione del corpo: i co, non simboli che traducevano lettere né lettere che componevano parole, ma solo parole di
nomi corrispondevano ai gesti, i gesti a sentimenti, i sentimenti a un atteggiamento e a una uso comune per compitare inequivocabilmente le lettere dell'alfabeto normale, Bravo per B,
proprietà nella manovra, a una disposizione del corpo, a una tensione dei muscoli, a una per- Sierra per S, un lessico al servizio di un alfabeto e non viceversa, Juliet, Charlie, Mike, Oscar,
cezione e risoluzione dello spazio. [...] A me sembrava che la vita delle persone fosse unita a Romeo e Victor, sei nomi di persona, due balli, il fox-trot e il tango, due nazioni, il Quebec e
quella delle cose» {AO 60). l'India, una sola città Lima, due etnie, Yankee e Zulù, un hotel, un liquore, una divisa, un
31. «deve esserci un legame segreto fra la scomparsa delle cose e la visibilità, perché oggi io mese per tutti, november, un'analisi clinica come i raggi x. Un alfabeto parlato affinché nes-
le mie storie le vedo, io comincio sempre più a vedere le mie storie; [...] prima le vedevo rac- suno potesse indicare una lettera attraverso ciò che più prediligeva, magari flamenco per F
contando, le vedevo nel momento in cui le scrivevo, adesso le vedo guardando, vedo una sto- invece che foxtrot, ballo che unitamente al tango doveva intendersi come l'unico mondial-
ria compiutamente dall'inizio alla fine semplicemente guardando. E questo, - ha concluso mente accettato da chiunque parlasse via radio. Per quanto questa lingua all'inizio ti apparis-
Epstein in un tono più sospeso, - è il mio esperimento» {AO 62-63). se cerimoniosa e stravagante, a poco a poco ti rendesti conto della sua serietà, un linguaggio
32. «lui vedeva cose di cui non c'era immagine» (/IO 79). ogni volta definitivo, il solo in cui un errore o un fraintendimento potevano non avere un'ul-
33. In questo trasferimento dell'ethos sugli oggetti, in questo slancio verso l'altro sarà da teriore occasione per non essere chiariti. Il più irreale dei linguaggi, il massimo di densità nel
individuarsi la principale differenza tra Epstein e il Lord Chandos di Hofmannsthal (Ein brief, minimo di parole, ma anche il massimo di immaginazione, poiché ogni parola disegnava
1902), che smette di scrivere perché il muro indecifrabile dei realia non si lascia più tradurre istantaneamente una geografìa di traiettorie, di posizioni, di intenzioni, di provenienze e di
in lingua, se non in un privatissimo idioletto mentale incomunicabile agli altri. Chandos è destinazioni» (50782-83).
sconvolto per la disgregazione di se stesso come soggetto conoscente, Epstein la dà per pacifi- 40. In un passo questo contrasto viene anche esplicitamente notato: «La mano sul microfo-
ca - e anzi auspicabile - , ma cerca di leggere le cose come fecondo arabesco di combinazioni no, Io sguardo fisso nel nerume del cielo, pensavi alla frase; in realtà lafraseera lì bell'e pron-
possibili, come punto di contatto con l'altro. ta, un'augusta frase naturale stampata in mente: Treviso Radar, non voglio morire. Ripeto,
34. E inreressante riportare la lettura che di questo finale ha fatto Enrico Testa: «Facendo non voglio morire. Ma il linguaggio aeronautico non contempla desideri, neppure desideri
leva sul doppio senso implicito nel termine "storia" (il testo scritto e quanto hanno vissuto i cruciali, soltanto posiizioni e direzioni» (507*71).
protagonisti), la forma della deissi testuale è, ad un tempo, segno forte della chiusura del libro 41. Luke Howard, On the Modifications of Clouds &c, London, Taylor, 1804. Del testo
e indice, per paradossale svalutazione del testo, di uno slancio che dalla scrittura vuole appro- esistono diverse edizioni anche in opere collettanee di storia della scienza.
dare al luogo del "sentimento": alla regione dove s'incontrano il discorso della narrazione e 42. Coletti, La narrazione: tecniche di sopravvivenza, cit., p. 9.
quanto, in esso, di se stesso ha trovato chi si recita mentalmente il dialogo dei due protagoni- 43. Dona, Sul vedere obliquo, cit., p. 190.
sti: ad una "storia" in cui il questa partecipi sia dell'enunciazione del dictum del racconto che 44. Ivi, p. 187.
della replica enunciativa che ne fa il lettore» (Lo stile semplice, cit., p. 340).
35. Scrive Del Giudice: «Ogni volta che diciamo un'immagine con le parole, anche la più
consueta, anche quando diciamo nuvole, o bottiglia, o cravatta, facciamo un piccolo raggio di
luce, attorno al quale si crea simultaneamente il suo cono d'ombra. È in quell'ombra 11, credo,
in quella zona invisibile che emerge insieme e nell'atto stesso del rendere visibile, che passano
le cose più importanti di una narrazione» (Elogio dell'ombra, cit.).
36. Ritornare a Sud, cit., pp. 16-17.
37. Su Staccando l'ombra da terra, si vedano: Cesare Segre, La grammatica del cielo. Scrivere
è un po' come volare, «Corriere della Sera», 21 ottobre 1994; Vittorio Coletti, La narrazione:
tecniche di sopravvivenza, «L'Asino d'oro», V, 10, 1994, pp. 3-9 alle pp. 8-9; Giorgio Bertone,
Il volo di Del Giudice «L'Indice dei libri del mese», XII, 4, 1995, p. 14; Mauro Bersani, [recen-
sione a Staccando l'ombra da terra), «Autografo», XII, 31, 1995, pp. 161-166; Massimo Dona,
Sul vedere obliquo. Note su «Staccando l'ombra da terra» di Daniele Del Giudice, «aut aut», 271-
272, pp. 184-192; Vittorio Coletti, Uno spazio contro il tempo, in Dietro la parola. Miti e osses-
sioni del Novecento, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2000, pp. 119-141, alle pp. 140-141.
Già pubblicati:
Quando eravamo strutturalisti
a cura di GIAN LUIGI BECCARIA, 1999
Federico FALOPPA
Lessico e alterità.
La formulazione del "diverso ", 2000
Vittorio COLETTI
Dietro la parola.
Miti e ossessioni del Novecento, 2000

Paolo SILVESTRI
Le grammatiche italiane per
ispanofoni (secoli XVI-XIX), 2001

Di prossima pubblicazione:
Pier Marco BERTINETTO

Tempi verbali e narrativa italiana


dell 'Otto-Novecento.
Un esercizio di stilistica della lingua
Franco FANCIULLO
Etimologie dell'Italo-romània
Giovanni MAURELLA
II dodicesimo uomo in campo.
Il linguaggio "ultra "
Raffaella SCARPA
L'autentica parola.
Pausa e silenzio nella poesia
di Giorgio Caproni
Barbara ZANDRINO
Antitesi barocche

Finito di stampare nel giugno 2002


da VIVA srl in Torino
per conto delle Edizioni dell'Orso

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