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Lettera a Benedetto Castelli

Fino a quel momento la chiesa sosteneva la visione Aristotelico - Tolemaica,


Geocentrica, dell’universo. Si tratta di un’idea dettata dall’ipse dixit delle
sacre scritture, soprattutto il passo in cui Giosuè ordinava al sole di fermarsi.
La contestazione di Galileo è rivolta al fatto che il linguaggio utilizzato da
Galileo era un linguaggio metaforico rivolto alla parte della popolazione meno
colta, era questo il motivo per cui gli scritti sacri non potevano essere utilizzati
per la verifica di alcune teorie scientifiche.

Egli parte infatti da una semplice distinzione: la natura e la bibbia sono


entrambe volute da dio. Dio ha creato sia il libro della natura che quello delle
sacre scritture, in quest’ultimo ha utilizzato un linguaggio metaforico per farsi
capire dagli uomini del tempo, il primo, quello della natura, è stato scritto da
caratteri matematici che gli uomini devono studiare per poterlo comprendere.

Galileo ancora una volta pone una supposizione: sebbene le sacre scritture
non possono sbagliare, a commettere errori di interpretazione sono gli uomini
come noi che, appunto, la interpretano. Essi sbagliano, ancora, poiché
nonostante siano stati posti dinanzi ad una dimostrazione scientifica hanno
continuato a sostenere le loro idee sbagliate, idee e interpretazioni basate
solo sul significato letterario della bibbia. La stessa interpretazione fatta in
questo modo porterebbe anche all’affermazione di eresie e bestemmie dagli
stessi teologi. Sono proprio questi teologi che dovrebbero interpretare
correttamente, quindi metaforicamente, le sacre scritture affinchè tutti gli
uomini possano conoscere la verità.

Galielo ancora sostiene che se Dio ha creato il mondo in una perfetta


armonia esso sarà stato scritto in un ordine, seguendo delle leggi
matematiche poste alla base della natura che sta a noi uomini scoprire. Le
due realtà non sono in contrapposizione, ma se mai tale contraddizione
dovessero verificarsi è la chiesa che deve mettersi in dubbio e non la
scienza, in quanto quest’ultima è il frutto di un ragionamento induttivo che
porta ad una proposizione, si tratta dunque di una verità in fieri, in divenire, se
si parla della verità della scienza. Egli affermava ancora che la terra giri
attorno al sole, legge imposta da Dio quando ha creato il mondo, legge che
gli scienziati hanno osservato e dedotto dagli esperimenti, proprio perché la
legge è stata ideata da Dio, le sacre scritture non possono negarla.
Poiché la dimostrazione degli scienziati è dettata da osservazioni e
sperimentazioni, Galileo afferma che sono i teologi a doversi adeguare a
questa nuova visione del mondo. Egli infatti dice che la visione antica del
mondo, quella basata sul dover dimostrare la visione dettata dalla chiesa,
deve essere abbandonata per dare spazio ad una nuova visione che vede la
scienza che esalta il vero sapere seguita dalla religione.

Solo da Giovanni Paolo II Galielo è stato riammesso nel pensiero cattolico, fu


infatti questo papa a riammettere nella chiesa Galielo che era stato
scomunicato nel 1600.

ESERCIZI:

PG. 202 N.1 , 2 , 3 LEGGI IL BRANO “PASSATO E PRESENTE”

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