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RENE E DELLE
VIE URINARIE
DISPENSA MATRICOLE DISPARI -
TRENTADUE ROBERTO
INDICE
Introduzione alla Nefrologia. (Anatomia, Fisiologia,
Semeiotica)..................................................................1
Insufficienza Renale Acuta e Danno Renale
Acuto..........................................................................12
Insufficienza Renale
Cronica......................................................................30
Disordini dell’equilibrio idroelettrico:
Sodio..........................................................................38
Disordini dell’equilibrio idroelettrico:
Potassio......................................................................45
Tubulopatie Sale
Disperdenti...............................................................58
Disordini dell’Equilibrio Acido Base: approccio
clinico.........................................................................79
Glomerulopatie........................................................86
RenePolicistico........................................................109
NefropatiaDiabetica .............................................119
Malattia di
Fabry........................................................................125
Ipertensione
Arteriosa..................................................................129
S. Di Liddle..............................................................142
Trapianto.................................................................144
Dialisi.......................................................................153
giovedì 19 dicembre 2019
Funzioni Renali
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un’anemia eritroblastica (I gruppo) e la terapia di questa è proprio la eritropoietina
ricombinante umana
- S1: costituito da cellule rigogliose dette blasch bord con orsetto a spazzola
abbondante e cellule con tantissimi mitocondri ed è la sede della maggiorparte
del riassorbimento: ioni, amminoacidi, zuccheri
- Ansa di Henle
L’irrorazione è assicurata dal sistema arteria-arteria che parte del glomerulo (vedi
anatomia del glomerulo).
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Nel momento in cui si collega il rene donato con una circolazione delle ricevente,
subito il paziente comincia ad urinare. Ciò che colpisce è che la quantità di urina
che si manifesta nelle ore successive al trapianto è spaventoso, si arriva anche a 7;
8; 10 litri di urine nelle 24 h,ciò significa che il rene funziona bene. Perché un
soggetto trapiantato è per definizione un paziente POLIURICO? Le spiegazioni sono
molte:
Seconda Ipotesi: il rene prelevato dal soggetto donatore potrebbe essere stato
maltrattato, quindi potrebbe trovarsi in una leggera IR iniziale e noi sappiamo che
nelle fasi iniziali di IR c’è poliuria. Quindi potrebbe essere normale, ma dopo
qualche giorno dovrebbe passare, i valori di creatinina ritornano alla norma,ma il
rene è ancora poliurico.
Terza ipotesi: nel momento in cui facciamo un trapianto, per avviare la diuresi
somministriamo diuretici, quindi induciamo una diuresi da farmaci, ma anche dopo
la non somministrazione di diuretici,il soggetto continua ad avere poliuria.
Quarta ipotesi: l’azione del sistema simpatico. Nel momento in cui trapiantiamo
un rene, tutto viene trapiantato tranne le connessioni nervose. Si possono fare due
studi sperimentali. Primo studio: Nell'animale da esperimento tagliamo
l'innervazione simpatica che decorrono intorno all’arteria renale, basta mettere un
po' di acido intorno all'arteria renale e l'innervazione viene distrutta.Il rene denervato
diviene immediatamente poliurico; Secondo Studio: Si possono prendere le
terminazioni nervose e si possono elettrostimolare, in modo da aumentare il numero
degli impulsi che arriva alle cellule renali. Si è visto che c'è una contrazione della
diuresi e dell' escrezione di Na. Quando immettiamo un rene trapiantato, lo
immettiamo con le connessioni vascolari intatte, ma le connessioni nervose sono
deficitaria. Questa è una ragione per cui il rene trapiantato deve essere un rene
poliurico. Entro tre-sei mesi dal trapianto, la poliuria termina e il soggetto torna ad
urinare normalmente. Inoltre, quando si fanno biopsie di reni trapiantati, e si usano
colorazioni che mettono in evidenza le cellule nervose, vediamo che si sono
riformate. L'antico concetto che le cellule nervose non possono riformarsi, è
completamente superato, lo dimostra il fatto che il rene dopo tre mesi dal trapianto
lo ritroviamo reinnervato, poichè sappiamo che esistono in circolo cellule staminali
totipotenti in tutto il corpo,che sono in grado di poter rigenerare il tessuto nervoso
dove è deficitario.
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Tra le anse del glomerulo vi sono delle cellule dette cellule mesangiali che hanno
delle proprietà contrattili comportandosi come cellule muscolari lisce: ne consegue
che le sostanze che causano costrizione (vasopressina e trombassano)
diminuiscano la filtrazione, mentre sostanze vasodilatative ne causano un aumento
Filtrazione Glomerulare
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Si capisce come malattie che danneggiano l’integrità della barriera abbiano come
sintomo quello di ritrovare nelle urine le sostanze che normalmente non la passano.
La risultante è data dalla sottrazione della sommatoria delle forze che spingono
fuori dal glomerulo (favoriscono la filtrazione) - quelle che trattengono le sostanze
nel glomerulo:
(55 piu 0) - (30 piu 15) = 10 mmHg. Questo valore serve a garantire una velocità di
filtrazione di 180l/die, che è altrettanto regolata da tre meccanismi:
1 Nella efferente, la pressione di filtrazione è 0 poichè la pressione oncotica nei capillari sale
a 35mmHg per la perdita di liquidi e quindi la concentrazione delle molecole. Ma dove
avviene questo pareggio di forze? Non lontano dall’afferente. Questo ha una grande
importanza a livello fisiologico: in corso di patologia renale, vi è una fase di latenza dove io
non vedo la patologia. Questo succede perchè vi è un’iperfiltrazione glomerulare e lo
spostamento del punto di pareggiamento di forze consente a tutto il segmento a monte di
filtrare, compensare e quindi io non vedo la patologia,
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Cos’è la clereance? E’ il volume di plasma che viene deprivato di una sostanza dal
rene nella unità di tempo:
Se la cleareance è uguale a ml/min, ovvero volume su tempo, risulta ovvio come sia
giusta la definizione. Viene scelta la creartinina perchè è liberamente filtrabile, nè
riassorbita, nè secreta nè metabolizzata ed è endogena a differenza dell’inulina che
invece è infettata endovena. Detto questo: la quantità della sostanza filtrata deve
essere uguale a quella escreta con le urine, ovvero la GFR x la conc.plasmatica =
Flusso Urinario x la concentrazione urinaria, da cui risulta:
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Semeiotica Nefrologica
Anamnesi
- Dolore lombare: Calcolosi - Il rene purtroppo non è innervato dal somatico: cioè
non trasmette dolore. Allora perché quando il calcolo si incunea in uretere insorge
un dolore acuto? Perché il calcolo si sposta dalla pelvi renale in uretere, formando
un tappo in quest’ultimo: vi sarà un incremento di pressione a monte tale da
distendere la capsula renale. (Il rene è infatti avvolto da una capsula renale sulla
quale ci sono terminazioni somatiche. La presenza di tali terminazioni somatiche
fa sì che con la distensione insorga questo dolore violentissimo (paragonabile al
parto naturale); Altra causa di algia lombare sono le neoplasie renali. Se il calcolo
incuneato dà origine non ad un meccanismo a valvola ma ad una completa
occlusione, non ci sarà più la possibilità di distendersi perché si blocca la
filtrazione glomerulare (in quanto la pressione aumenta così tanto che in rene
diventa muto). È detto rene “muto” perché se eseguiamo un’urografia
endovenosa ci rendiamo conto di poter identificare una sola ombra renale invece
di due, in quanto non passa il mezzo di contrasto perché è stata bloccata la
filtrazione glomerulare.
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- Nausea, vomito e prurito: nel paziente con insufficienza renale cronica terminale
(ovvero quando dalla fase di compenso si passa alla fase dello scompenso)
insorgono i sintomi. La differenza tra fase compensata e fase di scompenso si
vede anche nell’acidosi metabolica compensata e scompensata. Nell’acidosi
metabolica compensata non ci si accorge di nulla perché vi è un aumento degli
atti respiratori che non è percepito; invece nell’ambito dello scompenso la
iperpnea è notevole, riusciamo anche a sentirla: il paziente sviluppa il cosiddetto
respiro del Kussmaul, respiro affannoso.
- Edema: il segno della fovea. Se un paziente arriva al pronto soccorso con edema,
può essere affetto da diverse patologie: 1) ipoalbuminemia legata a cirrosi (in tal
caso più che edema periferico si avrà un versamento ascitico); 2) perdita di
proteine con le urine, quindi sindrome nefrosica (dovuta a varie patologie, in
particolar modo alle glomerulonefriti primitive e secondarie, quindi sia quelle che
riguardano esclusivamente il rene che quelle che rientrano nell’ambito di un
quadro sistemico quale può essere il LES, la crioglobulinemia mista essenziale
ecc.)
- Diabete: il 30-40% dei pazienti con diabete di tipo 2 sviluppa complicanze renali
sottoforma di glomerulosclerosi di Kimmelstiel-Wilson. Nel momento in cui un
diabetico sviluppa la complicanza renale è davvero difficile poter ripristinare la
sua funzione. Il più delle volte si tratta di pazienti che evolvono rapidamente verso
l’insufficienza renale cronica. Ecco perché si fa prevenzione primaria in pazienti
con diabete: evitare che possano sviluppare le complicanze perché quando un
diabetico sviluppa le complicanze è troppo tardi, diventa difficile il suo
compenso.
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Esame Obiettivo
3) Il segno della fovea (della fossetta), che è indice di presenza di liquidi nel “terzo
spazio”, quindi edema agli arti inferiori e in sede sacrale. Quali sono le patologie
che si accompagnano al segno della fovea, alla secchezza della cute e all’edema
agli arti inferiori? Invece la presenza del terzo spazio, quindi dell’edema periferico
sia a livello degli arti inferiori sia a livello della sede sacrale, la ritroviamo in corso di
ipoalbuminemia. L’ipoalbuminemia può riconoscere varie cause:
8) Ricerca di ipertensione arteriosa. Infatti una delle funzioni del rene è quella di
regolare la pressione arteriosa, sia a livello di gittata cardiaca sia a livello di
resistenze periferiche. (Come regola il rene la pressione arteriosa? Abbiamo parlato
della macula densa e della presenza della renina che risente sia dei barocettori a
livello dell’endotelio, sia dei chemocettori a livello della macula densa).
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10) Manifestazioni cutanee: butterfly rash ci orientiamo verso una patologia
autoimmune; porpora, va ricordata la Schonlein-Henoch, una vasculite che si
complica anche con danno renale (classica è la presenza di porpora).
11) Infine va ricordato che: l’unica volta in cui il rene “si fa sentire” è in corso di
colica renale. Cosa Il dolore viene riacutizzato dalla palpazione bimanuale del rene o
dalla classica manovra del Giordano: si percuote sulla zona lombare, faccia dorsale
[della mano] verso l’alto. Durante la manovra del Giordano il paziente prova un
dolore fortissimo, perché gli riacutizzate violentemente il dolore in quanto stirate
ulteriormente la capsula con la percussione. Quindi si pone il lato dorsale [della
mano] verso l’alto. I punti ureterali che possono essere da guida, e quindi se palpati
riaccendono il dolore, si trovano a livello di:
Proteinuria
o glomerulare
o tubulare
Come identifichiamo una glomerulare selettiva da una non selettiva, o una tubulare,
o una mista, o una patologica?
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L’elettroforesi è una metodica
che è in grado di separare le
proteine sulla base della loro
carica elettrica e del loro PM.
- A livello urinario, in
condizioni di proteinuria
fisiologica (cioè quella proteinuria che arriva fino a 0,15 g/24h) che cosa
troveremmo all’elettroforesi urinaria? Solo una banda che corrisponde alla banda
dell’albumina. Cioè in condizioni normali eliminamo piccole quantità di albumina
(nel range della normoalbuminuria)
- Che cosa succede invece quando siamo di fronte ad una proteinuria glomerulare
selettiva? Guardando la banda dell’albumina possiamo notare che aumenta
notevolmente, cioè perdiamo nelle urine delle quantità maggiori di albumina e di
altre proteine a basso PM.
Che cosa succede nella selettiva e nella non selettiva? E’ un problema di indice di
selettività. Il paragone fatto era stato quello dello “scolapasta”: il setaccio
glomerulare è simile ad uno scolapasta. A seconda dei fori dello “scolapasta” ci
sarà una proteinuria selettiva e una proteinuria non selettiva.
Nel caso della selettiva abbiamo un setaccio che ha allargato i fori, ma non sono dei
fori molto ampi, per cui fanno passare solo proteine a basso PM [l’albumina].
L’albumina ha un PM di circa 68000 Da.
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A livello invece tubulare, quali sono le proteine tubulari, sulle quali possiamo
focalizzare la nostra attenzione? Sono innanzi tutto proteine a basso PM che
vengono liberamente filtrate dal glomerulo renale, ma che non sono riassorbite dal
tubulo danneggiato. In condizioni di fisiologia tutte queste proteine vengono
riassorbite, e quindi non le troviamo nelle urine, se invece dovesse esserci un danno
tubulare le ritroverei nelle urine. La presenza di queste proteine nelle urine significa
che è in atto un danno tubulare.
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Introduzione
- Poi l’insufficienza acuta renale, con noxa patogena del rene, ovvero una
disfunzione del rene che si traduce in una perdita funzionale del rene. La terapia
sarà incentrata nel curare ciò che ha determinato il danno all’interno del rene
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E’ causata da tutte quelle condizioni che causano ipotensione (per riduzione della
gittata cardiaca) e shock:
- Pancreatite
Tutte queste cause portano ad una riduzione del volume plasmatico circolante, ciò
si riflette sulla funzionalità renale, perché il rene si nutre di circa il 40% della gittata
cardiaca, quindi ogni qualvolta c'è una riduzione della gittata cardiaca in
conseguenza della ipovolemia, il rene va in sofferenza.
- Trauma (In una persona rimasta sotto le macerie, con una trave sulle gambe, vi
sarà un sequestro di liquidi negli arti inferiori che non partecipa più alla
circolazione sistemica.
- Disidratazione che a sua volta ha come effetto: una riduzione del volume
plasmatico circolante; una riduzione della pressione arteriosa, una riduzione del
flusso renale plasmatico
- Tamponamento pericardico
- Trombosi arteriosa
VASODILATAZIONE PERIFERICA
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AUMENTO RESISTENZE VASCOLARI RENALI
- Anestesia
Per parlare di insufficienza renale cronica, c’è bisogno del perdurare di uno stato di
malfunzionamento renale per almeno 6 mesi. Anche l’insufficienza renale acuta,non
viene da un giorno all’altro,ma nel corso di giorni.
Innanzitutto bisogna precisare che l’ IRA Renale può derivare da una prerenale se lo
stimolo ischemico/ipossico legato alla riduzione del volume plasmatico permanga
per un periodo di tempo tanto prolungato, senza che siano messi in atto
meccanismi terapeutici. Il danno quindi non sarà più sistemico (funzionale), ma
istologic, cioè parenchimale. La prognosi dell’ IRA RENALE è riservata,perché può
evolvere in IRC.
INSULTI NEFROTOSSICI
1) Antibiotici: Molti farmaci possono avere un'azione nefrotossica, tra questi gli
antibiotici, la maggior parte dei quali viene eliminata attraverso la via renale, altri
vengono eliminati attraverso la via epatica. Un antibiotico che viene eliminato
attraverso la via renale, subisce il destino di qualsiasi sostanza che viene eliminata
dalla rene e cioè viene concentrato. Rispetto alla concentrazione plasmatica dell’
antibiotico, a livello dei tubuli renali diviene molto più alta, perché il rene ha la
funzione di concentrare le sostanze che vengono eliminate con le urine (Questo
avviene perchè l’acqua viene riassorbita). La maggiore concentrazione si traduce in
un effetto lesivo. Il rene per allontanare un antibiotico o una qualsiasi altra sostanza,
può agire in due modi:
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Gli antibiotici possono subire il processo di secrezione, cioè dall’interstizio possono
essere secreti nel lume 2. Ed è proprio questo processo di secrezione alla base
dell’ulteriore danno nefrotossico degli antibiotici, perché in questo modo tendono
ad accumularsi a livello della cellula, rispetto a quando si trovano a livello del lume
tubulare.
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dei trapianti nel mondo. Prima del suo avvento,agli inizi degli anni 80,i pochi
trapianti effettuati avevano il grosso rischio del rigetto (dopo 15-20 giorni dal
trapianto). La ciclosporina non è un farmaco innocuo.In seguito ai trapianti di cuore,
nonostante la performance della pompa miocardica era nettamente migliorata,
dopo 3, 4 anni i pz andavano incontro ad IRC, i livelli di creatininemia aumentavano.
Si è visto che tale IRC si istaurava in seguito ad alte dosi di ciclosporina per effetto
del danno da ROS. A secondo del tipo di trapianto,la dose di ciclosporina è
differente,in soggetti con trapianto di cuore, la dose è doppia rispetto a pz
trapiantati di rene. (La differenza tra un trapianto di rene e un qualsiasi altro
trapianto di organi è :
Tutte le nefropatie possono dar luogo a IRA di origine renale. La diagnosi è fatt a
mediante la presenza nelle urine di ematuria e proteinuria;
In effetti, però, nessuna delle malattie rare può essere esclusa, poichè ce ne sono
alcune che hanno come esordio insufficienza renale acuta, e tra le più temibili vi
sono le vasculiti, che sono delle malattie a carattere immunovascolare, e che
colpiscono anche il rene provocando come sintomo d’esordio insufficienza renale
acuta.
Sono tutte quelle forme di malattie che determinano un’ostruzione delle vie urinarie.
Questa ostruzione può trovarsi:
- All’interno del rene stesso ad esempio quando avete un calcolo soprattutto nella
papilla e può esserci necrosi papillare;
- Per causa di fibrosi retroperitoneale che è una malattia piuttosto rara ma molto
molto temibile che comprime il rene e quindi impedisce il passaggio di urina
Tutto questo determina una normale filtrazione, ma una volta avvenuta la filtrazione,
l’ultrafiltrato non riesce a raggiungere la vescica perché a questo punto lungo
l’albero urinario c’è un’ostruzione da qualche parte.
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Ci si pone quindi l’interrogativo di come si faccia a differenziare un’insufficienza
renale acuta para renale da un’insufficienza renale acuta renale.
Osmolarità3:
3 Quantità di elettroliti e di sostanze osmoticamente attive presenti nelle urine. V.N. 300
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Sodio Urinario ([Na] nelle urine.)
La creatinina è una sostanza che normalmente viene filtrata, non viene riassorbita,
viene solo escreta, per cui:
4Poichè se viene solo escreta abbiamo un numero piu alto al numeratore, rispetto al
denominatore, se invece è minore vuol dire che il denominatore è piu grande del
denominatore
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Escrezione Frazionata di Sodio (espressa in %)
La frazione di escrezione del Na+ è quella più importante perché il Na+ va incontro
a tutti questi processi di riassorbimento (tranne che nel tubulo collettore perché qui
vi è un riassorbimento di acqua libera). L’escrezione del Na+ la calcoliamo con
questa è la formula:
Poniamo come valore 100 la quantità di Na che viene ad essere filtrata a livello
glomerulare, e la poniamo in percentuale rispetto alla quantità di Na eliminata nelle
urine. In genere la frazione escreta del Na è < 1 % (ciò significa che se è 1% di Na
che troviamo nelle urine e se 100 è la quantità filtrata, il 99% è stato riassorbito.)
Come si fa calcolare la quantità di sodio in percentuale filtrata rispetto a quella
escreta?
- Per calcolare la quantità filtrata, non facciamo altro che moltiplicare [Na] per il
filtrato glomerulare posto uguale a 100 %p
- Per calcolare la quantità escreta, moltiplichiamo il volume urinario delle 24h per
la concentrazione.
Renale: L’escrezione frazionata di Na,al di sopra del 2,3,4 in %, ci dice che lungo il
nefrone vi sono dei meccanismi di trasporto del Na che sono stati lesi e quindi c'è
stato un danno a livello della cellula tubulare. Ciò ci permette di dire che il soggetto
è affetto da IRA di origine renale,Na urinario è aumentato e la capacità concentrante
dell'urina risulta essere diminuita.
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Prerenale: Se abbiamo una frazione escreto del Na al di sotto dell’1%, significa che
il 99% del Na è stato riassorbito, quindi il rene è intatto nel trasporto del Na. La
concentrazione di Na risulta essere bassa,inferiore a 20 mEq/l,ciò indica che la
cellula tubulare riassorbe la gran parte del Na filtrato,con un osmolarità urinaria
inferiore a 500,quindi il rene funziona piuttosto bene.
Sedimento Urinario
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Questo esperimento vale solo per gli animali o può essere traslato a livello
dell’uomo? (Principio base della medicina traslazionale). Il professore dice di essere
un forte assertore di un approccio di questo genere perché tra noi ne gli animali c’è
un 98‐99% di similarità nel codice genetico quindi qualcosa che succede a loro
dovrebbe succedere anche a noi. A suffragio di questa tesi, vi è un esperimento
condotto in pazienti con rene trapiantato (che è un rene ischemico, per ridurre al
minimo il metabolismo - inffatti viene lasciato anche per 24 ore in una busta col
ghiaccio. Questo rene ischemico viene poi messo nel ricevente e lo
rivascolarizziamo. Che cosa avviene da un punto di vista istologico per quanto
riguarda la distribuzione della Na/K ATPasi? Utilizzando anticorpi verso la NA/K
ATPasi che ci fanno vedere dove sta. Si sono viste due situazioni differenti:
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- In pazienti PGF (ripresa funzionale immediata) - trapiantati che hanno iniziato ad
urinare immediatamente sul letto operatorio - (cioè il rene funziona), la Na/K è
basolaterale, per il trasporto vettoriale funziona e quindi il rene urina
- In pazienti DGF (ripresa funzionale ritardata) - trapiantati che hanno un rene che
non urina subito - la Na/K è luminale e quindi il trasporto vettoriale non è
conservato, vuol dire che le cellule tubulari non si sono riprese.
Viene fatta la stessa cosa vale per la spettrina e l’anchirina che sono due proteine
del citoscheletro. Quindi questa è la prova provata che quello che noi abbiamo fatto
nell’animale si ritrova anche negli umani, è la prova provata che la funzione tubulare
integra dev’essere accompagnata dalla Na/K ATPasi sulla membrana basolaterale,
la funzione tubulare invece non integra si accompagna ad una trasposizione della
Na/K ATPasi dalla membrana basocellulare alla luminale.
Complicanze
Le possibili ripercussioni a livello sistemico del fatto che il rene non funziona e
quindi possibili cause di morte per IRA sono:
Sovraccarico idrico
Iposodiemia
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Iperpotassiemia
Come mai c’è accumulo di potassio in corso di IRA? Potrebbe non funzionare la Na/
K ATPasi perché è traslocata. Il potassio è contenuto nella cellula, ma se la Na/K è
traslocata potrebbe uscire e andare nel sangue e poichè il potassio nelle urine è
quello escreto (100% - perchè normalmente sta nella celula) nel tubulo collettore
dalle cellule principali. Il principale fattore regolante l’escrezione di potassio è il
flusso urinario: se vi è flusso urinario, il potassio viene escreto e poichè nella IRA vi
è un flusso diminuito, il K non viene escreto ma rimane nel sangue. Inoltre nella
IRA anche la filtrazione è diminuita quindi la potassiuria si riduce, e la potassiemia
aumenta.
Acidosi metabolica
Si instaura perchè:
- Il pz non urina, e dal momento in cui attraverso le urine vengono eliminate delle
valenza acide,non vengono escreti ioni H+ che si accumulano nel sangue si ha
acidosi
- Incapacità da parte del rene di generare ioni NH4+ (ione ammonio) che si
formano a livello della cellula polare tubulare prossimale. In questo modo non
riesce piu a tamponare le valenze acide legando l’H con NH3.
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Iperfosfatemia
Ipercalcemia
Quando c’è acidosi metabolica, avviene il riassorbimento del calcio. Il rene genera
acidosi e l’organismo reagisce cercando di combatterla, aprendo la sua riserva di
bicarbonati, riserva che si trova nelle ossa sottoforma di calcio-carbonato.Cerca di
aumentare il bicarbonato plasmatico e quindi si libera anche calcio nel plasma.
Ipocalcemia
E’ un po’ più complessa,il calcio viene eliminato attraverso il rene,ma viene anche
riassorbito attraverso l’intestino,è possibile che si abbia un mancato riassorbimento
di calcio a livello intestinale,questo è legato al fatto che l’acidosi metabolica blocca
il trasporto del Ca nel sangue perchè è in anitporto col H
Infezioni
Anemia
- Per riduzione la vita media dei GR che è di 120 dì.Si riduce la vita media dei GR
perché in corso di IRA si ha l’accumulo a livello plasmatico delle tossine uremiche
(PTH, PUTRESCINA, CADAVERINA, METILGUANIDINA) queste sostanze rendono
la parete cellulare più permeabile, andando incontro più facilmente a fenomeni di
emolisi, andando a ridurre la vita media degli eritrociti. Si hanno anche carenze di
Fe2+,quando si ha una cellula tubulare ridotta male, la cellula intestinale,non se la
passa meglio.Un pz con IRA si trova in condizioni cliniche precarie,già l’apporto
alimentare è ridotto,se a ciò aggiungiamo che il trasporto di varie sostanze,ivi
compreso il ferro,che a livello intestinale è deficitario (l’ IRA diviene una malattia
sistemica),l’apporto di ferro risulta essere ridotto e di conseguenza si possono
istaurare fenomeni di anemia.
Terapia
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trasposizione della Na/K ATPasi hai voglia a dare diuretici ma il soggetto non fa
pipì.
- Dialisi: Questa è la grande novità della nefrologia che permette in qualche modo
di riequilibrare l’equilibrio acido‐ base, il potassio, la volemia, la calcemia, la
fosfatemia; questo è quello che ha cambiato completamente non la prognosi,
perché non è detto che tu metti il soggetto in dialisi e il soggetto campa perché lo
puoi anche perdere, però almeno il soggetto non muore per le conseguenze
elettrolitiche dell’insufficienza renale acuta. Quindi la dialisi è il trattamento
principe dell’insufficienza renale acuta quando alcuni mezzi, soprattutto nella pre
renale, non riescono ad essere efficaci. Il problema è che l’insufficienza renale
acuta a differenza della disfunzione armonica è qualcosa su cui bisogna decidere
nello spazio di qualche ora, non si possono aspettare giorni, quindi la dialisi che
si fa in corso di insufficienza renale acuta prevede prima di ogni cosa non il
confezionamento della fistola artero‐venosa che è quella che si fa normalmente
per poter fare la dialisi pechè per fare la dialisi poi avete bisogno di un’arteria per
prelevare sangue ed un’arteria per infondere sangue ed il flusso plasmatico di cui
avete bisogno è piuttosto alto non è un flusso plasmatico che vi può dare
qualsiasi rene, quindi avete bisogno di un accesso vascolare. Quindi non potendo
fare una una fistola si usano dei cateteri che possono essere messi o in vena
femorale o si fa un catetere giugulare o surrenale e questo vi permette di
accedere direttamente ad un grosso vaso che è la vena cava in caso di
catetere della femorale o direttamente in atrio destro se utilizzate il catetere
giugulare, quindi questo vi permette di avere un supply di sangue in circolo. Il
paziente viene quindi messo in dialisi e con la dialisi si riescono a tamponare sia
la potassiemia ma soprattutto si vicaria la funzione del rene, perché anche se il
soggetto non urina può essere depleto del volume di acqua.
2) Aumento dell'azotemia;
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3) Riduzione della diuresi.
Ma questi 3 dati non sono né sensibili né sufficienti a fare diagnosi di danno renale
acuto: la differenza tra IRA e danno renale acuto è lampante: l'insufficienza è
quando c'è un aumento della creatininemia, il danno invece è un insulto renale,
un'alterazione della funzione renale, che non è rilevabile con il semplice aumento
della creatininemia plasmatica. Infatti la creatininemia è semplicemente un indice
della velocità della filtrazione glomerulare. Vi sono delle condizioni di danno renale
in cui la filtrazione glomerulare viene inflenzata non precocemente ma in modo
tardivo e a questo punto la creatininemia non è sufficiente.
Per cui si è cercato di individuare molecole marker precoci di danno renale acuto:
Che cosa succede invece quando abbiamo una IRA di tipo tossico ad esempio
causata da cisplatino, chemioterapico neefrotossico? Dopo la somministrazione di
una dose acuta di cisplatino:
Dal momento che quanto prima facciamo la diagnosi di nefropatia, tanto prima
possiamo intervenire per migliorare la funzione renale, è chiaro che la creatinina in
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questo caso non ci aiuta, anche perché se ci affidassimo solo a questo parametro,
dopo aver visto che non è aumentato nell'arco delle 24‐48 ore, penseremmo che
non ci sia stato un danno renale, quindi lasceremmo il paziente senza un
monitoraggio adeguato e questi può andare incontro ad un aumento della
creatininemia che non viene rilevata in tempo utile e può facilmente andare incontro
ad un'evoluzione verso l'insufficienza renale cronica peché noi medici non ce ne
siamo accorti perché abbiamo utilizzato un “falso marcatore” di danno renale acuto
Proteina Kim1 (è già affermato): sempre prodotta dal rene, che è molto sensibile al
danno ischemico. Questa molecola non è presente nel rene normale, ma è presente
a livello tubulare di un rene con necrosi tubulare acuta dovuta a un processo
ischemico.
Mentre la nitrina aumenta ogni qual volta ci sia un danno renale acuto, kim1 ha
queste caratteristiche: E’ attivamente sensibile al danno ischemico. Quindi non
solo abbiamo dei biomarcatori che sono in grado di poter essere attivati in modo
precoce, ma ne abbiamo alcuni ovvero specifici per un determinato momento
patogenetico (ischemia).
NGAL: E’ una lipocalina inizialmente descritta nei neutrofili, però vedete che viene
liberamente filtrata a livello glomerulare, riassorbita a livello del tubulo contorto
prossimale e secreta lungo il tratto spesso ascendente dell'ansa si Henle (tutti
parametri che sono stati studiati). Si è visto che
- NGAL nelle urine di topi con danno renale acuto da cisplatino aumenta dopo
circa 4 giorni (questi sono i dati di immunoblot).
- NGAL nelle urine e nel plasma di soggetti pediatrici che hanno subito un
intervento di cardiochirurgia: se c'è IRA post‐operatoria (dovuta a una
complicanza ischemica, anestesia lunga, squilibrio idrico e elettrolitico) =>
NGAL(valore predittivo) urinario aumenta nel seconda giornata , NGAL plasmatico
aumenta dopo 2 ore e la cratininemia dopo 24 ore; se non c'è IRA => NGAL
urinario e plasmatico non variano.
NGAL (urinario e plasmatico) è così sensibile che può predire una IRA 24 ore prima,
in modo da salvare la vita del bambino con grosse infusioni di elettroliti per evitare
che si instauri l'IRA conclamata; è un valore predittivo di IRA o non IRA ed è un
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marcatore molto più precoce di danno renale rispetto alla creatinina plasmatica che
invece aumenta dopo 24 ore.
Tutti questi studi (nitrina, kim1, NGAL) hanno sortito come effetto quello di poter
essere trasportati al letto del paziente perché con questi marcatori si riesce a fare
diagnosi patogenetica, molto tempo prima, 24 ore prima, (diagnosi precoce) di IRA,
prima ancora che si verifichi l'aumento della creatininemia. Noi possiamo abbinare
più marcatori per poter fare una diagnosi il più circostanziale possibile (metodo
statistico). Attualmente lo studio dei biomarcatori è fatto in modo tale da poter
mettere insieme almeno 3 proteine ognuna delle quali ha una sua sensibilità e
specificità: la combinazione di più marcatori ci permette di aumentare la probabilità
di fare diagnosi di danno renale acuto (oggi già sono commercializzati dei kit che
misurano i 3 marcatori prima nominati, che vengono usati nei reparti di anestesia,
chirurgia e nefrologia). Quindi, riassumendo, i biomarcatori da soli sono utili a fare
diagnosi precoce di un danno ischemico o tossico a livello renale (ancor prima
dell'aumento della creatininemia), ma insieme lo sono ancora di più perché aumenta
la probabilità di fare diagnosi non di IRA ma di “danno renale acuto” che, ripeto, è
un insulto che il rene subisce, che non si accompagna ad un aumento della
creatininemia, ma che si accompagnerà ad un aumento della creatininemia e sapere
questo con qualche giorno o ora di anticipo può essere “salvavita” per il paziente.
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Introduzione
Stadi dell’IRC
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filtrazione glomerulare è normale, compresa tra 80 e 120 ml/min. Com’è
possibile? In aggiunta a questo (che senno il paziente sarebbe normale), si vede la
presenza di Proteine nelle urine. (Proteinuria - visibile almeno a 200 microgrammi
su dl - perchè anche la micro può essere predittivo di danno renale,
importantissimo nelle fasi precoci di diabete, dove si ha all’inizio addirittura un
aumento della VFG per cui si pensa che il pz sta bene, ma in realtà se si va a
vedere le proteine, si vede proteinuria. Perchè è importante? Perchè un pz
diabetico che presenta microproteinuria, se non trattato, in 20 anni sarà in dialisi).
● Stadio 2: GFR 60/90 questo è uno stadio molto importante, in quanto ,in termini di
prevenzione, può essere fatto davvero molto
● Stadio 3: GFR 30/60 lo possiamo dividere in due stadi︎: A con gfr tra 30/40 e B
con gfr tra 40/60 ma sono so︎ttigliezze nefrologiche
● st 4 GFR 15/30
● st 5 GFR < 15 ogni volta che un pz presenta un gfr <15 si può iniziare il
trattamento con dialisi. In generale si sta cercando di capire se la dialisi inizia cn gfr
<5 di 15 o cn valori più bassi, nel range 0/15. in effetti possiamo riconoscere due
step: con gfr <5 la dialisi va iniziata sempre, mentre tra 5/7 possiamo attuare
una dialisi precoce, che da risultati migliori di una dialisi iniziata tardivamente in un
paziente con gfr <5. Attualmente in italia nello stadio 5 vi sono circa 50.000
persone, quindi giudicando dal numero di persone che sono sottoposte a dialisi,
l’IRC sembrerebbe quasi una malattia rara,definita tale quando la frequenza della
malattia è di 1:2000 nati vivi.
1) Se qua dentro abbiamo 100 persone, circa 8 avranno l’ IR, ma se non in stadi
avanzati, queste 8 persone non presenteranno sintomi, essendo l’unica patologia
renale che da luogo ad una sintomatologia eclatante la calcolosi renale. Infatti, ci
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accorgiamo di una IR negli stadi finali in base ai sintomi, ma se facciamo gli esami
di laboratorio, ci possiamo accorgere della patologia negli stadi iniziali o in modo
precoce. E qui si pone il problema della progressione. Es: un soggetto in fase due,
gfr 60/90, noi sappiamo che ha come sua possibilità quella di progredire dallo
stadio 2 al 3, al 4 e al 5.quindi un problema è quello della progressione, un
problema biologico, che in effetti appartiene a tutti gli organi.
Quindi ci si è chiesti se l’IR non riguardasse solo il rene ma anche altri organi,
sistemi o apparati, cioè se fosse un fattore di rischio: Negli ultimi 10‐15 anni,
numerosi studi ci hanno permesso di parlare della malattia renale come DEL fattore
di rischio più importante per la mortalità cardiovascolare, proprio accanto a diabete,
ipertensione, fumo. Questo non vuol dire che se un paziente decede per un infarto e
ha problemi renali, sia morto perchè aveva una IRC in stadio avanzato, anzi,
qualsiasi stadio della IRC (anche il 2 con microproteinuria) rappresenta un fattore di
rischio.
Possiamo dire quindi che non è una malattia rara, riguarda l’8.5% della
popolazione, circa 4/5.000.000, non tutti arriveranno in dialisi, dato che molti li
perderemo strada facendo, essendo uno dei principali fattori di rischio per le
malattie cardiovascolari.
Sintomatologia
● Stadio 1‐2 quindi con gfr pari a 60‐90 o >90 non abbiamo sintomi evidenti. (la
condizione patologica è completamente asintomatica). Gli unici sintomi possono
essere di laboratorio e presentare al massimo una leggera ematuria o
microproteinuria.
● Stadio 3 con gfr pari a 30/60, abbiamo una IR già abbondante in cui diciamo,
circa il 50% dei nefroni sono stati gia lesi. La creatinina è ampiamente al di sotto dei
2 mg/dl, può comparire una leggera ipertensione benigna, quindi risolvibile
farmaceuticamente e un aumento del PTH con conseguente iperparatiroidismo.
Cosa facciamo per mitigare gli effetti della IR? Passiamo alla terapia.
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● Stadio 4 iniziano a cominciare diverse alterazioni: anemia, l’alterazione più
evidente oltre all’iperparatiroidismo e all’ipertensione. Naturalmente è ovvio che se
già allo stadio due ho un pz iperteso dovrò attuare, anche in quel caso, una
restrizione dell’apporto di sodio ovvero NaCl.
● Stadio 5: compare l’uremia (vedi tabella): anoressia, vomito, astenia, la cute tende
a desquamare, alito urinoso, possiamo già riconoscerlo, e quindi mandarlo in
dialisi, altrimenti va in contro a iperkaliemia, edema polmonare e acidosi
metabolica, già presente nelle fasi iniziali, soltanto che è compensata a livello
polmonare.
Quindi allo stadio 5 bisogna mettere il paziente in dialisi: 50 anni fa si diceva che
mettere un paziente in dialisi era un successo perché il paziente scampava morte
certa, oggi invece mettere un paziente in dialisi è definito un insuccesso in quanto
esiste un approccio anche multifattoriale in grado di ritardale l’ingresso del pz in
dialisi. In Italia ci sono 50.000 persone che fanno dialisi, di queste circa il 70%
hanno una diagnosi più o meno certa della malattia che lo ha portati in dialisi, il
restante 30% non sa perché si trova in dialisi. Ciò ci indica che c’è ancora tanto
da fare, sia per cercare di evitare il fenomeno della progressione della patologia, sia
per cercare di capire perché uno sta in stadio uno o in stadio ad tre.
Cause di IRC
‐ Nefropatia diabetica: si stima che circa il 30% degli individui come causa abbia
una nefropatia . diabetica
‐ Glomerulonefriti
‐ Nefropatie interstiziali
‐ ipertensione arteriosa
‐ Nefropatie vascolari
Il rene quindi può essere considerato sia come l’organo target sia come l’iniziatore
della patologia.
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- Malattie ereditarie, Malattie congenite, rientrano nella schiera di patologie che
possono dare IRC. Sono malattie che noi identifichiamo come malattie rare, ma in
effetti dobbiamo considerare che le malattie rare sono centinaia, e se sommiamo
tutti i casi di tutte le malattie rare, arriviamo ad una cifra in percentuale quasi a due
cifre.
Anemia da IRC
- Emolisi dei globuli rossi: La vita dei globuli rossi diventa si ridurrà notevolmente,
ovvero sarà di 22 giorni. Avranno una vita media più bassa, probabilmente per le
sostanze che sono contenute nel plasma che sono tossiche. Se queste stesse
emazie le trasfondete in un soggetto sano, a dimostrazione del fatto che è la
componente plasmatica alterata dei soggetti uremici ad alterare la vita dei GR.
Fattori Associati:
Insufficienza di ferro: Poichè l'emoglobina è formata dalla globina e dal ferro, per
la sintesi dell'emoglobina oltre alla globina avete bisogno di abbastanza ferro. Nel
soggetto uremico ci sono due fattori che contribuiscono all'iposideremia:
2) Impossibilità di assorbimento: Il ferro ingerito non viene più assorbito per il 10%
ma viene assorbito per percentuali più basse.quindi mancato introito di ferro e
minore assorbimento a livello gastrointestinale, infatti la malattia uremica non
interessa solo il rene ma interessa moltissimi organi, soprattutto l' intestino. I
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processi di trasporto a livello intestinale sono molto simili a quelli renali. Quindi
se il rene non funziona, non funzionano nemmeno le proteine e le stesse
proteine espresse anche a livello intestinale, che non funzioneranno.
Perdita di sangue: Avete mai visto fare una dialisi?immaginate come si fa. Il
soggetto deve essere in circolazione extracorporea. Deve avere per 3 volte la
settimana il braccio punto da due aghi, per cui il sangue esce dalla circolazione
corporea per poi ritornare,quindi può rimanere sangue nella cannule esterne, nei
filtri, negli aghi quindi c'è una perdita di sangue. In più aggiungete che il soggetto
uremico va più facilmente incontro a fenomeni emorragici.
Malnutrizione
I sintomi poi aspecifici dell’anemia sono: incapacità di fare attività fisica, minore
capacità cognitiva, minore capacità ossidante, disturbi del sonno, ipertrofia del
miocardo.
Per la presenza di tutte queste complicanze, bisogna che il paziente uremico abbia
una emoglobina normale. Inizialmente si facevano trasfusioni di sangue, ma da
quando è stato possibile sintetizzare l'eritropoietina con metodi di ingegneria
genetica, noi utilizziamo eritropoietina prodotta tramite metodo ricombinante.
Ciò che limita l’azione dell’eritropoietina è la carenza marziale. (Per esempio do EPO
ricombinante, ma non funziona).
Qual è il livello di emoglobina che dobbiamo raggiungere nel sangue quando diamo
l'eritropoietina? Fino a 11,5 o 12,5, poichè a livelli più alti (che in un soggetto sano
sarebbero valori normali) i pazienti morivano per complicanze come processi
ischemici cerebrali.
Iperparatiroidismo
Secondario a IRC
Patogenesi
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nefronica funzionante. Seconda cosa: in corso di insufficienza renale noi abbiamo
anche un fisiologico aumento della fosforiemia, poichè normalmente il fosforo viene
escreto, e se la filtrazione è ridotta per una ridotta massa nefronica, allora abbiamo
una maggiore concentrazione plasmatica di fosforo. L' aumento di fosforo inibisce
la sintesi di calcitriolo. Queste due alterazioni causano una riduzione della calcemia.
Subito il nostro organismo viene stimolato a produrre PTH, che tende ad aumentare
per far si che i livelli di calcemia tornino alla norma. Tutto ciò ha come prezzo
l'aumento del PTH, anche perchè anche l’assorbimento intestinale di calcio è
vitamina D dipendente, il che non fa che aggravare l’omeostasi del calcio a favore
della produzione di PTH: è un iperparatiroidismo di tipo secondario. Poichè, come
sottolineato in precedenza, l’insufficienza renale cronica è un processo progressivo,
quando la VFG scende ancora, i livelli di calcio che si erano normalizzati per effetto
del PTH, si abbassano e questo porta ad un’ulteriore secrezione di PTH:
istologicamente e anatomicamente le cellule Paratiroidee saranno sia ipertrofiche
che iperplastiche, fino a che non si arriva ad una secrezione del PTH
INDIPENDENTE dai livelli di calcemia, configurando un quadro di IP terziario.
Queste cellule sono vere e proprie cellule tumorali che secernono PTH in modo
pauroso.Il meccanismo non può essere bloccato, per cui bisogna fare la
paratiroidectomia.
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- Livelli di PTH. Soggetti che hanno un PTH aumentato oltre 600 hanno una
mortalità del 20% superiore.
Ci sono dei registri che vengono aggiornati continuamente in cui sono riportati i
valori di PTH,calcemia e fosforemia a cui bisogna attenersi affinchè questi soggetti
abbiano una propabilità di non morire pari a quella dei soggetti sotto controllo.
Il PTH si deve mantenere intorno ai 300,il fosforo inferiore a 5,5, il calcio a 9.5 ed il
prodotto calcio‐fosforo inferiore a (50). Questi sono i valori a cui bisogna attenersi.
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Introduzione
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La potassiemia che normalmente è 3,5 – 5,5 mEq, si raddoppia, partendo da un
minimo di 7 a 10 mEq. Valori di 10 mEq di K, sono incompatibili con la vita.
E’ possibile che se il rene non funziona, possiamo andare incontro a morte? Ciò
accade nell’ultima fase dell’IRA e IRC, si ha il rischio di avere potassiemia non
compatibili con la vita. La clinica ci insegna che di tutti gli squilibri idrosalini che
possiamo riscontrare nel momento in cui i reni non funzionano, questo è quello che
dobbiamo conoscere maggiormente,altrimenti rischiamo di perdere il pz.
Cosa significa introdurre 100 mEq di K con il cibo e ne eliminiamo 100 mEq con le
urine nelle 24 h? Significa mantenere livelli plasmatici adeguati di potassio sempre,
anche dopo un vistoso pasto di potassio che potrebbe innalzarlo di troppo. Cosa
accade per eliminare gli sbalzi di potassiemia così vistosi dopo un pranzo o se
consideriamo che la quantità totale di potassio contenuta nei liquidi extra cellulari
equivale a quella che in introduciamo con un pasto abbondante di frutta, come si
comporta l’organismo per mantenere costante gli sbalzi di potassio? Mediante il
trasporto intracellulare, in modo tale da frazionare i 70-80 mEq ingeriti dopo un
pasto tra tutti i liquidi intracellulari di tutte le cellule dell’organismo. Inoltre,
frazionando il K, non faccio variare neanche il rapporto Kextrac/intrac, fondamentale
per il controllo del potenziale di membrana, e quindi dell’impulso nervoso.
- Attivazione della pompa sodio potassio: l’insulina stimola l’attività della Na/K
ATPasi, e, ogni qual volta abbiamo la tendenza all’iperpotassiemia, l’insulina agisce
incrementando la trascrizione di più Na/K ATPasi, più K entra nella cellula, più Na
esce dalla cellula.
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II meccanismo STIMOLA LO SCAMBIO Na/H: lo
scambio Na/H lo abbiamo studiato fino ad ora
come il meccanismo principe che permette di
acidificare le urine, espresso nel tubulo prossimale,
espellendo Na da una parte e H dall’altra. Lo
scambio Na/H è una proteina ubiquitaria, ve ne
sono diverse isoforme, quando è espressa a livello
renale, è una proteina che compie un trasporto
vettoriale, è legato al trasporto transepiteliale dello
ione Na e dello ione H: secerne ione H nel lume e
riassorbe lo ione Na. La cellula muscolare e il Globulo Rosso non sono cellule
vettoriali e in queste cellule lo scambio Na/H (isoforma 1) regola la concentrazione
di Na e di H all’interno della cellula, determina il pH della cellula stessa. Nel
momento in cui l'insulina attiva lo scambio Na/H,cosa succede?
E’ ovvio che il K che abbiamo introdotto non può rimanere sempre all'interno della
cellula, ma deve essere poi eliminato, e Lodi fa attraverso:
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A livello del tubulo prossimale, dove il 70% del K filtrato, viene riassorbito. A livello
del tubulo prossimale il trasporto del K è abbastanza semplice,è Na dipendente.Il K
segue in modo passivo quello che succede al Na, trasportato soprattutto a livello
dello spazio intercellulare.
Scambiatore Na/K/2Cl
Vi è una proteina che è specifica, si trova solo a livello di questo segmento, perché
è una delle poche che ha un cotrasporto a tre (Na,K,Cl), con stechiometria 1Na, 1K,
2Cl. Le cariche sono bilanciate (proteina elettroneutra), e quindi non è capace di
generare nessun gradiente elettrico. Questa proteina lega Na,K,Cl dal lume tubulare
e fa guadagnare al Na,K,Cl nel citoplasma cellulare. Questa proteina è importante
farmacologicamente, perché è quella che andiamo ad interpellare quando
vogliamo far fare pipì ad un paziente. Infatti, Il diuretico più conosciuto al mondo
(Lasix) ha come principio attivo la Furosemide, che ha la proteina Na,K,Cl come
molecola target della sua azione per questo viene definito un diuretico dell’ansa
dell’ansa. Che cosa fanno questi farmaci? Perché sono così fortemente diuretici? I
diuretici dell’ansa, bloccano il cotrasporto a tre, legandosi al K e togliendolo dalla
proteina, impedendo la sua funzione. Il Na,K,Cl non vengono riassorbiti nella cellula
e come conseguenza, troviamo nelle urine finali Na,K,Cl
(sodiuria,potassiuria,cloruria). Infatti, se vi è un sovradosaggio di diuretici dell’ansa,
si va incontro a ipopotassiemia, il K plasmatico diminuisce. Come facciamo a
spiegarci come mai i soggetti in cui diamo diuretici dell’ansa urinano maggiormente
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se noi blocchiamo il meccanismo Na,K,Cl su di un segmento dove l’acqua non
viene trasportata? Perché urina? L’ansa di Hanle si trova nella midollare, la quale
per poter concentrare ha bisogno di accumulo di sostanze osmoticamente attive
che sono Na,K,Cl, trasportate attraverso la proteina specifica cotrasportatrice
Na,K,Cl. Se si blocca questa proteina, non si ha trasporto di Na,K,Cl e come
conseguenza il tessuto interstiziale che è la midollare renale, non ha più elettroliti,
perché lì ha persi nelle urine e come conseguenza, la midollare non sarà più
ipertonica. Dal momento che non c'è più ipertonicità nella midollare renale, non si
avrà riassorbimento di acqua nella porzione discendente dell’ansa di Henle, ma
l'acqua dal tubulo prossimale discendente rimarrà immutata fino alla porzione
ascendente,dove non c’è trasporto di acqua, guadagna Na,K,Cl, essendo inibito il
loro trasporto all’interstizio e raggiunge il tubulo collettore. Nel tubulo collettore c’è
la possibilità di un riassorbimento dell’acqua ADH dipendente,però l’ADH può
compensare sommariamente,ma non eliminare completamente l’effetto della
mancata concentrazione midollare a livello della porzione spessa discendente e
ascendente dell’ansa di Hanle. Come conseguenza avremo diuresi, accompagnata
da ipersodiurea,iperpotassiurea e ipercloruria.
Questo aumento di elettroliti nelle urine viene avvertito dalla macula densa
(feedback tubulo glomerulare): se la macula densa sente più Na, più K e più Cl, di
conseguenza dovrebbe mandare un segnale di vasocostrizione nell’arteriola
afferente e quindi la filtrazione glomerulare dovrebbe diminuire, per contrastare un
ulteriore apporto di eltettroliti, quindi, ogni qual volta diamo furosemide, come
conseguenza fisiologica dovremmo avere una caduta della filtrazione glomerulare
che è si manifesta nell’ IRA, con conseguente anuria o oliguria, ma ciò non accade,
perché il paziente urina ugualmente, perchè la furosemide blocca la proteina che
“sente la concentrazione di elettroliti”, per cui, pur essendo inondata di Na e Cl,
questi non vengono avvertiti. Ciò spiega perché la furosemide è in grado di essere
uno dei più potenti diuretici, perché sia agisce sul meccanismo di concentrazione
della midollare sia impedisce il meccanismo di cross-talk tra la cellula macula densa
e l’arteriola afferente glomerulare.
E’ chiaro quindi come, malattie genetiche che colpiscono queste proteine possano
manifestare sintomi tipici, dovuti al malfunzionamento fisiologico di questi
trasportatori. (Vedi Sindrome di Bartter).
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Cosa accade per effetto del
meccanismo del ricircolo del
K dalla cellula nel lume
tubulare? Si viene a creare un
potenziale elettrico che è lume
positivo, perchè permette di
creare un gradiente elettrico
positivo, per poter andare dal
lume tubulare verso l’interstizio.
Tutte le sostanze che sono caricate positivamente hanno un’energia da sfruttare,
hanno un gradiente elettrico che possono sfruttare. Quali sono queste sostanze? Lo
ione calcio Ca2+ e ione magnesio Mg2+ i quali vengono trasportati attraverso la via
paracellulare, sfruttando il gradiente elettrico che viene generato dal ricircolo del
potassio tra il lume e l’interstizio. Che ciò sia vero, lo possiamo dimostrare ogni qual
volta usiamo la furosemide, la quale utilizzata in diverse patologie, tra le quali
l’edema, ma si utilizza spesso nei soggetti oncologici che vanno incontro a crisi di
ipercalcemia. Il modo più corretto per trattare una ipercalcemia, è quello di
infondere ad un soggetto soluzione fisiologica con abbondante quantità di diuretici
dell’ansa. Perché? Con la soluzione fisiologica, tendiamo a diminuire il calcio
plasmatico, dando furosemide, impediamo il riciclo del potassio e limitiamo il
gradiente lume positivo, quindi il Ca2+ non può essere riassorbito attraverso la via
paracellulare e come conseguenza abbiamo un aumento dell’escrezione di ioni
Ca2+ nelle urine e quindi la correzione dell’ipercalcemia plasmatica in tutte le
condizioni morbose patologiche e oncologiche.
A livello del tubulo distale e del tubulo collettore, avvengono due tipi di processi:
- Viene completato il trasporto del potassio, per cui il 100% del potassio filtrato
viene ad essere riassorbito.
Per questa duplice capacità di riassorbire e secernere, nelle urine finali, la quantità
di K può essere addirittura superiore alla quantità di K filtrata.5
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In questo tratto vi sono due tipi di cellule:
Per effetto di questa attivazione (Na/K ATPasi) il K viene accumulato all'interno della
cellula, fin qui abbiamo un accumulo intracellulare. L'aldosterone agisce anche
stimolando il passaggio di Na dal lume tubulare nella cellula mediante specifiche
proteine i cosiddetti CANALI al Na. Nel momento in cui abbiamo uno stimolo al
trasporto sodico dal lume nella cellula, che cosa succede? Il lume tubulare diventa
elettronegativo (perchè è stata tolta una carica positiva), abbiamo una cellula che
contiene un'elevata quantità di K, al di sopra dell’equilibrio elettrochimico, e in
qualche modo il K vuole uscire dalla cellula perché ve ne è troppo, trova un
gradiente negativo a livello luminale, attraverso dei specifici canali, i CANALI AL K
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(ROMK - flusso dipendenti) 6, guadagna il lume tubulare sfruttando il gradiente
elettrico creato dal sodio.
- Meccanismo diretto sul canale al Na, in modo da favorire l’entrata del Na, e
creare un lume elettronegativo
- Azione sulla Na/K ATPasi che favorisce l’uscita del Na e K all’interno della cellula
e come conseguenza un flusso di K dalla cellula nel lume tubulare.
Ogni volta abbiamo uno stato poliurico, dobbiamo fare attenzione poichè la poliuria
(flusso maggiore), favorisce la secrezione di K, quindi il soggetto può andare
incontro a fenomeni di ipopotassiemia. Quindi, alla luce di quanto detto anche nel
paragrafo precedente, terapie diuretiche a base di furosemide hanno la tendenza a
dare ipopotassiemia franca, dovuta a due meccanismi:
Cellule Intercalate A
6Sono questi i canali presenti sul cilio, che, piegato dal flusso, regola il meccanismo
molecolare della secrezione di potassio (vedi rene policistico)
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In condizioni di acidosi, le valenze acide presenti nel sangue e interstizio vengono
tamponate dal bicarbonato presente (che nel frattempo viene trasportato in
antiporto col cloro. L’acido carbonico viene scisso nuovamente a H e HCO3. HCO3
viene antiportato col cloro per tamponare gli H nell’interstizio; H nella cellula segue
due strade:
- Escreto nelle urine in antiporto col potassio che viene quindi riassorbito
Cellule Intercalate B
- Allontanare i bicarbonati dal plasma, escreti nelle urine in antiporto col cloro
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Ipokaliemia
Definizione e Eziopatogenesi:
Può avvenire per terapia con furosemide; alcalosi metabolica, oppure in condizioni
patologiche che riguardano l’aldosterone come iperaldosteronismo primitivo o
sindrome di Cushing (in quanto il cortisolo possiede anche una piccola attività
mineralcorticoide).
Sintomatologia
Laboratorio e Diagnosi
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Terapia
Viene utilizzato KCl, così viene sia reintegrato potassio, sia il cloro viene utilizzato
per l’antiporto con HCO3, favorendo la sua escrezione.
Iperpotassiemia
Aumentata concentrazione plasmatica di potassio. (Maggiore di 5,5 mEq)
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Tubulopatie Sale-Disperdenti
Disordini per lo più genetici caratterizzati da tendenza alla deplezione di volume,
associata ad alterazioni dell’equilibrio idroelettrico è acido base. Esse sono la S.di
Bartter, Gitelmann, Acidosi Tubulari e Diabete Insipido.
Sindrome di Bartter
Introduzione e Definizione
Bartter Gitelmann
Fisiopatologia
- Il canale del potassio ROMK consente il ricircolo del K nel lume, poichè il NKCC2
è sensibile al gradiente del K e poichè questo gradiente positivo serve per il
trasporto paracellulare di Calcio e magnesio.
Sulla membrana basolaterale si trova invece la Na/K citata prima e il canale CLCKB
con la sua subunità Bartin, che consente il passaggio del Cloro nell’interstizio
Quindi:
- ROMK serve anche per il trasporto paracellulare del calcio e del magnesio
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Le mutazioni di queste proteine causano le diverse forme della sindrome di B.
Sindrome di Gitelmann
E’ causata dalla mutazione del gene SLC12A3, che codifica per il cotrasporto Na-
Cl tiazide sensibile, espresso sulla membrana apicale del tubulo distale.
Fisiopatologia
Sintomi: insorge in età adulta con tetanica, crampi, febbre, vomito, diarrea che
peggiorano l’ipokaliemia e la ipomagnesemia. Vi è una ipotensione per la
diminuzione del volume
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Diagnosi e Terapia: Ipocalciuria, Ipomagnesemia, Ipokaliemia, Ipotensione e
alcalosi metab. Se si dà furosemide, si vede come vi è escrezione urinaria di Na (il
difetto sarà quindi a livello del tubulo distale). La terapia è a base di MgCl.
Acidosi Tubulare
Definizione
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Un acidosi metabolica ipercloremica, con gap anionico conservato, senza
abbassamento del GFR, può essere un acidosi metabolica dovuta ad un’acidosi
tubulare.
In pratica, in cosa consiste l’acidosi tubulare? C’è un incapacità da parte del rene di
secernere ioni idrogeno. Perché la mancanza di secrezione degli ioni idrogeno
comporta un alterazione dell’equilibrio acido base? Poichè Il rene secernere ioni
idrogeno e riassorbe ioni bicarbonato HCO3 ̄ e, insieme al polmone (CO2), regola il
pH. Quando non funziona il polmone, ci troviamo di fronte a disordini acido-base
respiratori; i renali sono metabolici
Man mano che ci allontaniamo dal glomerulo, a livello del dotto collettore, il pH del
filtrato tende ad abbassarsi. Ciò significa che più gli ioni idrogeno vengono secreti,
più i bicarbonati sono stati riassorbiti, il pH si abbassa, infatti il pH urinario è intorno
a 4- 4,5 circa 3 unità più basso del pH sistemico.
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Proteine di Membrana coinvolte nell’Equilibrio Acido Base
- I trasportatori luminali che sono preposti al trasporto acido base sono lo scambio
Na-H, la pompa protonica, che è una ATPasi capace di secernere direttamente
ioni idrogeno, lo scambiatore Cl- HCO3-, questa proteina (molto studiata negli
ultimi tempi) secerne ioni bicarbonato e riassorbe lo ione cloro.
Quando lo ioni idrogeno viene secreto dalla cellula tubulare, se rimanesse come
tale, legandosi allo ione bicarbonato, tenderebbe a formare acido carbonico
(H2CO3). L'acido carbonico farebbe abbassare di molto il pH luminale, ma l’anidrasi
carbonica (enzima) permette all’acido carbonico che si forma, di reidratarsi.
Dalle cellule del tubulo prossimale il bicarbonato filtrato che viene dal glomerulo,
reagisce con lo ione idrogeno che viene secreto utilizzando il gradiente sodico dalle
cellule dell’epitelio tubulare prossimale ( nello scambio Na - H ). Otteniamo in
questo modo un accumulo di ioni H nel lume tubulare,che è ciò che vogliamo. Lo
ione idrogeno reagisce con il bicarbonato, forma normalmente acido carbonico, ma
visto che c'è l'anidrasi carbonica, l'acido carbonico viene subito scisso in acqua e
CO2, la CO2 retro diffonde, essendo liberamente permeabile, ma si pensa che ci
siano anche dei canali di acquaporine che permette alla CO2 di passare attraverso
la parete cellulare, entra nella cellula e reagisce di nuovo con l'acqua. Per effetto
della reazione tra CO2 ed acqua abbiamo la formazione di H + HCO3 - .
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Non perché la cellula tubulare renale non riesce più a secernere ioni idrogeno, ma
poiché, basandosi sulla teoria del nefrone intatto, abbiamo la permanenza delle
capacità secernenti solo dei pochi nefroni superstiti, che riescono ancora ad
acidificare bene le urine, (infatti il pH urinario in corso di IRC è un pH acido e non
basico), ma il numero di cellule che ha la capacità di formare i bicarbonati attraverso
il ciclo della glutammina è annullato. Non vi è nuova generazione di bicarbonati.
Man mano che si va avanti con l’ IRC, sia ha l’accumulo di valenze acide a livello
sistemico, soprattutto se il soggetto mangia seguendo una dieta
sproporzionatamente normoproteica o iperproteica.
Lo ione ammonio a livello del tubulo collettore viene ad essere secreto sotto forma
di (NH3+), lo ione NH4 non esiste di per sé,ma esiste l’equilibrio elettrodinamico di
(NH3+) + (H+). A secondo del pH sistemico, quando il pH è acido abbiamo la
formazione di NH4, quando il pH è basico abbiamo la dissociazione di NH4 in NH3+
H+. Al livello dell'interstizio il pH è meno acido del liquido tubulare,lo ione ammonio
lo ritroviamo come NH3+, che è leggermente più diffusibile e legandosi con lo ione
idrogeno presente a livello del lume tubulare, abbiamo un'intrappolamento dello
ione NH4 che come tale viene ad essere eliminato.
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Equilibrio Acido Base nel Tubulo Collettore
Al livello del tubulo collettore troviamo diverse cellule, tra le quali la cellula
principale, che presenta i canali al sodio e al potassio, vicino alle cellule principali vi
sono le cellule intercalate di tipo α e β che sono deputate al trasporto acido base.
TIPO 2: Prossimale
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espressa a livello del tubulo prossimale e distale, quando viene alterata,dà luogo ad
una forma mista di acidosi tra il tipo 1 e 2.
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Proteinuria a basso pm: questa è dovuta al fatto che a livello del tubulo prossimale
vi sono dei recettori che sono in grado di riassorbire le proteine, questi recettori
devono essere presenti sulla membrana del lume tubulare, altrimenti le proteine non
vengono assorbite e si perdono nelle urine. Affinché questi recettori possano essere
presenti a livello del lume tubulare, c’è bisogno di una traslocazione dal
compartimento citoplasmatico alla membrana cellulare; per poter essere traslocati,
vengono veicolati in delle vescicole endosomiali. Per poter traslocare gli endosomi
devono avere un pH intracellulare acido. Chi determina il pH acido degli endosomi?
L’acidità è data dalla pompa H+ ATPasi, che viene accumulata all’interno degli
endosomi. Questa proteina permette agli endosomi di veicolare dal citoplasma sulla
membrana, di prendere le proteine filtrate e di poterle trasportare. Esistono
endosomi per il trasporto degli ioni acidi,per i fosfati e acido urico. (Possibile
correlazione con i sintomi). Tornando alla biologia molecolare: poichè le vescicole
devono essere acide, e per essere acide hanno bisogno di H, ma la carica deve
essere sempre bilanciata, a livello della membrana cellulare degli endosomi, insieme
agli ioni idrogeno abbiamo nel citoplasma gli ioni cloro. Se abbiamo una mutazione
di questo canale al cloro,come accade nella sindrome di Dent,avremo mancato
ingresso di ioni cloro,che impedisce agli ioni idrogeno di accumularsi all’interno
della cellula,e gli endosomi che contengono i recettori per le proteine,non riescono
più a traslocare sulla membrana cellulare e di conseguenza abbiamo la perdita di
proteine che filtrate le ritroviamo nelle urine. Questo è il modo con cui per un difetto
di un canale al cloro,si ha un difetto di acidificazione. Mutazioni di proteine
canali,possono essere ricondotte anche ad una patologia tipo calcolotico, per cui
oltre ad avere una Sindrome di Fanconi tipo Dent, ci aspettiamo anche una
sintomatolgia di questo tipo.
- Ipercalciuria,
- Nefrocalcinosi
- Nefrolitiasi,
Mutazione Na-HCO3
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Diagnosi
Molto spesso, bambini in età pediatrica non crescono. Questi soggetti hanno un’
acidosi sistemica, l'organismo per contrastare l’acidosi utilizza i bicarbonati (valenze
basiche) presenti a livello osseo. Questo è l’unico grande segno,perché a livello
sistemico il pH mostra una modestissima acidosi, con bicarbonatemia plasmatica
particolarmente bassa, il pH urinario risulta essere normale 5.2 –6 e la
bicarbonaturia è assente. Non è facile fare diagnosi con questi parametri di acidosi
tubulare.
Il test che si usa per fare diagnosi di acidosi tubulare prossimale è aumentare i livelli
di bicarbonato plasmatico, man mano che la bicarbonatemia aumenta,il
bicarbonato invece di essere riassorbito,viene perso nelle urine. Valori di
bicarbonato di 24-25 mmol/L vengono riassorbiti,con un escrezione quasi zero.
Terapia
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Segni Clinici
- Difetti di crescita
- Rachitismo
- Nefrocalcinosi: ogni qual volta si ha acidosi di tipo sistemico a livello del tubulo
distale si attivano un bel po’ di proteine come quella che cotrasporta il Na con il
citrato (NADC1). Questa proteina riassorbe citrato ed è pH dipendente. Quando
riassorbe citrato, tende ad abbassare la quantità di citrati a livello del lume
tubulare. I citrati tendono a legarsi con gli ioni calcio dando luogo alla formazione
di citrato di calcio. La presenza di citrati a livello del lume tubulare è importante
perché evita la precipitazione del calcio. Se il citrato non c’è perché la proteina
trasportatrice è stata troppo attivata, il calcio è comunque presente ed invece di
legarsi con il citrato,si lega con il fosfato dando luogo alla formazione di fosfato di
calcio (CaPO4) o peggio ancora si lega con l’ossalato e forma l’ossalato di calcio
che tende a precipitare. L’ossalato di calcio e il fosfato di calcio che precipitano a
livello del lume tubulare è il primo evento che in corso di acidosi tubulare distale
in cui il pH sistemico è molto basso, danno luogo alla nefrocalcinosi e nefrolitiasi.
E’ anche vero che quando si ha un pH sistemico molto basso, mobilizziamo
calcio dalle ossa e abbiamo la tendenza all’ipercalciuria,l’ipercalciuria
concomitante alla ipocitraturia, determina come conseguenza la nefrocalcinosi
(deposizione di sali di calcio nel tessuto renale) e nefrolitiasi (calcolosi renale)
- Ipopotassiemia
Diagnosi
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pompa protonica (H ATPasi). Lo scambio Na-H è funzionalmente silente perché il
gradiente sodico che gli permette di funzionare è bassissimo, poichè il
riassorbimento del Na avviene nel tubulo prossimale e il suo gradiente non è più
140, ma sarà 30-40 mEq, è quasi in equilibrio con il Na cellulare,il Na entra nella
cellula,ma non è in grado di stimolare la secrezione di ioni H,anche perché il pH
luminale si è abbassato(la secrezione di ioni H è aumentata), lo ione H è
presente,ma funziona poco. A livello distale abbiamo il processo di acidificazione
delle urine,il pH scende da 6.5 a 4.5. A livello distale c’è la capacità di secernere ioni
H,anche perché il tubulo distale ha una resistenza maggiore per mantenere un
gradiente lume-tubulare,il tubulo distale è la sede del processo di acidificazione
massimale,quindi lì c’è bisogno di una proteina che abbia come fonte energetica la
pompa protonica.
2. una malattia che fa sì che la permeabilità del tubulo distale risulti essere allentata,
o meglio la resistenza sia ridotta, anche se la pompa protonica fosse intatta (la
pompa secerne ioni H, lo ione H tende a retrodiffondere perché la permeabilità della
membrana risulta essere aumentata).
Dando un carico acido come il cloruro d’ammonio, dopo circa 2 ore dalla
somministrazione di NH4Cl il pH urinario dal normale 5-6 scende al di sotto di
5.5.Con il cloruro di ammonio acidifichiamo le urine al di sotto di 5.5.
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secerne ioni idrogeno. Questo test è valido e più semplice del precedente,perché
non è bello ingerire NH4Cl.
TERAPIA
Diabete Insipido
Scoperta di Agre
- il dotto collettore è positivo all’AQP2 sul versante apicale e positivo per AQP3 e
AQP4 sul basolaterale
- L'ansa ascendente, sia la parte spessa che la sottile, non si colora perchè questo
segmento è detto "diluente" perché vengono riassorbiti soltanto i soluti mentre la
quota di acqua che vien dentro rimane là.
7Era un reumatologo della John Hopkins che stava studiando i fattori ABO dei gruppi
sanguigni e isolò questa CHIP28 di cui non sapeva la funzione.
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Regolazione dell’ADH
Quali sono le condizioni che indicano al rene "ci serve più acqua"? 8
- L'osmolarità: questo significa che piccole variazioni di 2-3 mOsm sono in grado
di dire alla neuroipofisi di secernere nuovo ADH.
- L'ipovolemia (10% della variazione della volemia), che puoi raggiungere durante
febbre, vomito, perdita ematica.
Il meccanismo è il seguente:
8l'alcol invece inibisce la secrezione di ADH. Infatti quando si assume alcol si fa molta più
pipì di quanto si è bevuto, perché una quota è determinata da un effetto inibitorio diretto
dell'alcol.
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Via principale di trasduzione del segnale dell'ADH: agisce sul recettore V2R,
attiva la PKA, la fosforilazione dell'AQP2 e il loro raggiungimento sulla membrana.
Ad oggi molti più pathway sono stati identificati.
- AQP2: che se di per sé è mutata, non può arrivare alla membrana e funzionare,
- Recettore V2R.
Se noi riusciamo ad agire a valle del recettore V2R possiamo stimolare comunque
l'espressione di membrana dell'AQP2, in caso contrario, dobbiamo cercare di
vincolare direttamente l'AQP2 in membrana. Questo sembra oggi in via di
risoluzione.
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L’analogia e la differenza col diabete Mellito sta nella analogia e differenza dei
termini utilizzarti per descrivere le patologie:
- Mellito: urine dolci per la presenza di glucosio; Insipido: insapori perchè molto
diluite
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paziente, prelevando un campione di sangue venoso per determinare le
concentrazioni elettrolitiche e l'osmolalità, e misurando l'osmolalità urinaria. Viene
eseguita la raccolta delle urine ad intervalli di un'ora, misurandone il peso specifico
o, preferibilmente, l'osmolalità. La disidratazione viene continuata fino a che
compaiono ipotensione ortostatica e tachicardia posturale, o viene perso ≥ 5% del
peso corporeo iniziale, oppure la concentrazione urinaria non aumenta di > 0,001 il
peso specifico o > 30 mOsm/L nei campioni raccolti consecutivamente. Quindi
vengono misurati di nuovo gli elettroliti e l'osmolalità del siero. Viene quindi
somministrata vasopressina per via esogena (5 unità di vasopressina acquosa sc,
10 mcg desmopressina intranasale, o 4 mcg IM o EV). Sessanta minuti dopo
l'iniezione, viene effettuata l'ultima raccolta di urine per la determinazione del peso
specifico o dell'osmolalità e il test viene concluso.
Il diabete insipido nefrogenico è una condizione di poliuria legata alla resistenza del
rene all'azione dell'ADH. Si distinguono due grosse famiglie: forme genetiche e
forme secondarie. Le forme genetiche le vedono molto i pediatri, i neonatologi. A
che sono dovute? Vi sono due grosse famiglie:
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- Mutazione de novo
Mutazioni a carico dell'AQP2 avvengono nel 10% dei casi di diabete insipido
nefrogenico e di questo 10% la maggior parte sono dovute a
- Forme autosomiche recessive: sono un po' più difficili da rintracciare con questo
sistema perché i genitori sono entrambi eterozigoti, ma la diagnosi può essere
prenatale perché spesso questi bambini fanno pipì nella pancia e quindi hanno un
idroamnios;. In questo caso l’AQP2 non si mette proprio in membrane, perchè
rimangono intrappolate nel RER
- Forma autosomica dominante, il liquido amniotico non è altro che la pipì del
bambino. In questo caso l’AQP2 hanno un difetto nella trasduzione del segnale
Quale delle due forme è più severa? L'autosomica recessiva, ed infatti la differenza
clinica tra queste due è che spesso i bambini già nascono con le forme
autosomiche recessive, già in utero possono presentare idroamnios, alla nascita
possono essere disidratati o comunque fare molta pipì; hanno un'osmolarità urinaria
che non supera mai i 200 mOsm, la risposta all'ADH è assente mentre le forme
autosomiche dominanti cominciano un po' più tardi, dai 6 mesi in poi l'osmolarità
urinaria può superare i 200 e può esserci una parziale risposta all'ADH.
Come possiamo fare una diagnosi legante tra mutazioni del rettore V2R e quelle
autosomiche dominanti? una cosa fondamentale è questa: quanti sono i recettori
dell'ADH? nel rene c'è V2 e quindi ci sarà anche un V1 che è presente anche sulle
cellule endoteliali. Nella pratica clinica quando stiamo per fare una biopsia renale,
noi facciamo delle dosi di ADH, non perché vogliamo che questo paziente
concentri, ma perché vogliamo condizionare o al meglio settare il suo sistema
coagulativo, perché l'ADH sulle cellule endoteliali promuove il rilascio del fattore di
von Willebrand e del TPAI, quindi se il recettore dell'ADH funziona, quando diamo
ADH funzionerà nei vasi, non nel rene in caso sia una mutazione del recettore.
Quindi seguendo i valori di TPAI in tre pazienti che hanno mutazioni di AQP2, se
V2R è mutato in tutto il corpo questo non risponde, mentre risponde quando è
mutata l'AQP2.
Terapia
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Farmaci:
- Tiazidici: Anche se sono diuretici vengono dati perchè i tiazidici 1) agiscono nel
tubulo contorto distale sul trasportatore NCC, cioè co-trasportatore sodio cloro. I
tiazidici sono i primi farmaci da cosigliare nel trattamento dell'ipertensione perché
fanno perdere sodio e in base al sodio perso anche acqua. Facendo perdere
sodio (iponatriemia), 2) stimolano la secrezione di aldosterone, perché esercita
l'azione di riassorbimento Na-Cl attraverso questa via. Uno dei target
dell'aldosterone non solo è il tubulo distale aldo-sensibile, ma anche il tubulo
contorto prossimale che è prevalentemente nelle veci dell'angiotensina2. Quindi i
tiazidici determinano un'ipovolemia relativa, che a sua volta determina un
maggior recupero di sodio a monte del segmento che non funziona, cioè il dotto
collettore.
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Dato da
- Possiamo ritrovarlo anche nei pazienti urologici con una lunga storia di ipertrofia
prostatica che, dopo la sua risoluzione, cominciano ad avere poliuria fino agli
squilibri idroelettrolitici.
- Immunomediati: Delle forme secondarie con anticorpi contro AQP2 o contro V2R.
Sono comuni in queste condizioni qua: sindrome di Sjogren, amiloidosi, anemia
falciforme.. Questo è un meccanismo fisiologico che sottende appunto la poliuria
indotta da ipercalcemia.
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Introduzione
Poichè è un equilibrio acido base, le valenze acide sono rappresentate dalla CO2,
regolata dal polmone e le valenze basiche dal bicarbonato rappresentato dal rene:
per mantenere costante il pH ad ogni variazione dei bicarbonati deve corrispondere
una equivalente variazione della CO2 e viceversa.
Esempio: quando mangiamo un pasto proteico (ricco di valenze acide), per portare
l’equilibrio verso sinistra il polmone iperventila, togliendo reagente e quindi
ripristinando il pH. I problemi sussistono quindi quando o il rene o il polmone
vengono meno alla loro funzione. Quando uno dei due organi salta.
Quale parte del rene controlla l’equilibrio acido base? Il tubulo è la parte del rene
che regola l’eq. Acido-base, in particolare:
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Tutti questi meccanismi, sia a livello prossimale, sia a livello del tubulo distale che
del collettore vengono modulati da un unico enzima che si chiama anidrasi
carbonica.
Oggi gli emogas-analizzatori ci danno anche altri valori quale può essere il Cloro,
che ci serve per il gap anionico. Le siringhe devono essere “eparinate” e devono
essere sottovuoto altrimenti correte il rischio di fare un emogas falso positivo o falso
negativo.
Fisiologia
Tubulo Prossimale
Tubulo Distale
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Tubulo Collettore: Ione ammonio
Alterazione dell’Equilibrio
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Alcalosi respiratoria: avremo una riduzione della pressione parziale di CO2. I valori
normali di pressione parziale di CO2 oscillano fra 40-44-45 mmHg.
Compensazioni
Partendo dal presupposto che alla variazione di uno ci deve essere la variazione
dell’altro vediamo cosa succede:
Il difetto può essere misto e può essere convergente o divergente, e qui ci viene in
aiuto il normogramma.
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Difetti misti convergenti
Di fronte, invece, ad una acidosi mista di tipo metabolico e respiratorio avrò una
bicarbonatemia bassa ed un aumento della pCO2.
In questi casi il pH varia, non è più normale. Pur essendo di fronte ad una alcalosi
metabolica ed una acidosi respiratoria molte volte vi trovate anche un pH acido per
cui uno potrebbe dire: è una acidosi respiratoria! Ma ha anche una componente
metabolica perché non tornano i conti. Nella acidosi respiratoria voi vi aspettavate
un incremento della pCO2 e a fronte di questo un aumento elevatissimo anche della
bicarbonatemia. Quindi tutto praticamente è difettoso. Fate attenzione, nella
alcalosi metabolica voi vi ritrovate, anche in quel caso, un incremento dei valori di
bicarbonatemia, però in questo caso il pH potrebbe essere acido e quindi vi porta
fuori strada.
Normogramma
Nel normogramma tutto ciò che rilevato all’emogas cade nei petali sono disturbi
puri, tutto ciò che cade al di fuori sono disturbi misti.
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Esempio: pH: 7.4. 20 di HCO3 e 35 di pCO2. Bicarbonati bassi e CO2 bassa. Può
essere:
GAP Aninonico
La somma degli ioni positivi nel siero è uguale alla somma degli ioni negativi. In
condizioni di normalità il gap anionico deve avere un valore che oscilla intorno ai 12
mEq/L. Come lo calcoliamo? Il gap anionico del siero si calcola in maniera
semplice: qual è lo ione extracellulare più abbondante? È lo ione sodio. Quali sono
gli ioni negativi più abbondanti? Sono cloro e bicarbonato.
Quali sono i valori del sodio? 140mEq/L. Cloro: 102-105mEq/L. Bicarbonato: 22-24
mEq/L. Quindi: 140 - (105+24) = 11.
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bicarbonati con le urine abbiamo detto che avrò una acidosi sierica e soprattutto
urine basiche. Se sono di fronte ad una acidosi sistemica con pH basico urinario
devo sospettare una acidosi tubulare o da nefrocalcinosi o da nefrolitiasi.
Però, la presenza di urine acide non sempre esclude una acidosi tubulare
prossimale. In questi casi che si fa? Abbiamo la conferma diagnostica con il test da
carico. Una acidosi tubulare prossimale la possiamo diagnosticare con il carico dei
bicarbonati mentre una acidosi tubulare distale la possiamo diagnosticare con il
carico del cloruro d’ammonio. Guardate nelle curve cosa succede.
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Definizione
- formare in situ contro antigeni intrinseci della membrana basale glomerulare (Ab
anti MBG). Il modello sperimentale la glomerulopatia membranosa di Heyman, in
cui si osserva una immunizzazione del modello murino che produce una
crossreazione da parte degli anticorpi che reagiscono contro megalina. 9 Il
corrispettivo antigene umano è il Recettore M della Fosfolipasi A2 10 nella
glomerulopatia umana membranosa. Questi complessi si depositano a livello
della membrana basale in posizione subepiteliale e danno luogo a depositi
granulari visibili al microscopio a immunofluorescenza. (D) Un altro esempio è la
glomerulonefrite da Ab anti MBG, dove gli anticorpi sono diretti contro il dominio
NC1 dell’elica α3 del collagene tipo IV. Al microscopio hanno un pattern lineare
(E) ; Oppure contro antigeni fissati (Ag che hanno una certa affinità per la
membrana basale - che possono
essere esogeni: farmaci, prodotti
virali, batterici, parassitari; o
endogeni (DNA, proteine nucleari,
istoni, IgA).
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Come gli immunocomplessi causano danno? Qualunque sia il tipo di antigene, i
complessi antigene-anticorpo formati o depositati nel glomerulo possono suscitare
una reazione infiammatoria locale che produce danno. Il protagonista della
patogenesi è il legame ai recettori Fc11 degli anticorpi sui leucociti che attira le
cellule infiammatorie. Possiamo avere due situazioni:
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Una volta che si sia istituito il danno a livello renale, si possono verificare delle
risposte compensatorie del rene che non fanno altro che accelerare il decorso
clinico verso la dialisi o verso il trapianto d’organo. I meccanismi alla base di questo
danno sono la glomerulosclerosi focale segmentaria e la fibrosi tubulo-interstiziale.
La glomerulosclerosi focale
segmentaria è chiamata così dal
momento che si manifesta,
istologicamente, come un deposito di
collagene (=sclerosi glomerulare) in
particolari zone del glomerulo renale. I
meccanismi compensatori che si
riscontrano nella glomerulosclerosi
focale segmentaria sono alla base della
progressione del danno: la riduzione della massa renale provoca come
conseguenza un’ipertrofia compensatoria delle cellule non intaccate dal danno,
specialmente dei podociti. Tuttavia, questa ipertrofia altera la morfologia dei
podociti, per cui viene meno la normale architettura del diaframma di filtrazione e si
verifica la perdita di proteine con le urine. Inoltre, accanto a questo meccanismo, nel
glomerulo si verifica un aumento della pressione, cosiddetta ipertensione
intraglomerulare, che può anche favorire il passaggio del flusso da laminare a
turbolento, facilitando il danno endoteliale e l’espressione di proprietà pro-
coagulanti dell’endotelio, come l’esposizione del tissue factor, responsabile della
coagulazione intraglomerulare. Tra l’altro, nella glomerulosclerosi focale segmentaria
si verifica uno stato di ipertensione sistemica, che produce una iperplasia delle
cellule mesangiali e induce la fibrosi, vale a dire la deposizione di fibre collagene a
livello della matrice extracellulare, che viene detta focale e segmentaria poiché
interessa solo determinate zone del glomerulo.
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- Proliferazione cellulare delle cellule del mesangio o delle cellule endoteliali del
glomerulo renale.
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intende il deposito di un materiale rosato ed eosinofilo a livello della matrice
extracellulare.
Una alterazione del bilancio idro-salino del sangue: L’ alterazione del processo
di filtrazione del glomerulo vede:
2) A causa del danno renale, passano nel filtrato proteine di vario genere, in quanto
l’alterata permeabilità permette anche la fuoriuscita di cellule e proteine ad alto
peso molecolare.
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Una alterazione della regolazione degli equilibri acido-base. L’alterata
funzionalità del nefrone fa sì che il glomerulo non sia in grado di secernere elettroliti
come fosfati e potassio; questo va a ripercuotersi sul pH del sangue: molti organi
cominciano a risentire di questa alterazione. Infatti, esiste una pompa ionica che
basa la propria attività sull’antiporto tra ione potassio e protoni per cui questa
condizione determina una alterazione dell’equilibrio acido-base. Oltretutto, il rene
secerne protoni per smaltire il carico acido in accoppiamento con delle basi in
maniera tale da mantenere l’acidificazione dell’urina al di sopra del valore di 4.4 ed
uno dei principali sistemi tampone utilizzato è quello dello ione fosfato, il quale
presenta una alterazione nell’ambito della secrezione quando vi sono delle patologie
renali.
Sindromi
Sindrome nefritica
Si osserva una riduzione della quantità di plasma che viene filtrato, per cui si verifica
una riduzione del volume urinario, condizione nota come oliguria. Oltre all’oliguria,
bisogna considerare che nelle glomerulopatie si osserva un processo di distruzione
della membrana glomerulare, che è alla base dell’alterazione del filtro di selettività
alla filtrazione e come espressione dell’alterazione di queste proprietà filtranti si
osserva ematuria, vale a dire la presenza di globuli rossi nelle urine, ma non solo in
quanto è anche possibile che si osservi la presenza di globuli bianchi nelle urine,
(che tuttavia non sono visibili ad occhio nudo), espressione del fatto che le
glomerulopatie sono spesso il risultato di alcuni meccanismi di tipo immuno-
infiammatorio, tanto che le più diffuse patologie del glomerulo renale risultano
essere le glomerulonefriti, ovvero delle patologie su base autoimmune. In sostanza,
la noxa immuno-infiammatoria si esplica mediante un richiamo di globuli bianchi
che innescano un processo infiammatorio dannoso che esita con l’apoptosi dei
leucociti. In condizioni di sofferenza del glomerulo, inoltre, l’espressione del danno
alla membrana di filtrazione è anche costituita da una proteinuria selettiva per
quanto concerne le proteine a basso peso molecolare, come l’albumina, come
anche la transferrina: il passaggio delle proteine è dovuto alla distruzione delle
cariche negative del glomerulo, che normalmente fungono da filtro di carica che
impedisce il passaggio di proteine che sono normalmente anioniche. Quindi, si
verifica una perdita di proteine nelle urine, che non supera i 3.5 g/die. D’altra parte,
l’oliguria comporta una riduzione del volume delle urine, che a sua volta determina
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un aumento del volume di plasma circolante, aprendo ad una condizione di
ipervolemia. L’ipervolemia è sintomatica di un aumento della pressione arteriosa.
L’aumento della pressione arteriosa è alla base dell’aumento della forza filtrante, il
che si associa alla riduzione della pressione oncotica che dipende in massima parte
dall’albumina: quando il glomerulo è danneggiato, la filtrazione e il passaggio nel
tubulo renale dell’albumina determina una condizione di ipoalbuminemia, che
favorisce il passaggio di liquidi nell’interstizio, quindi edemi principalmente a livello
delle palpebre e della regione peri-orbitaria. Tra l’altro, questa condizione è altresì
favorita dalla presenza di una serie di meccanismi quali l’aumento della ritenzione di
sodio che induce un aumento del richiamo di acqua nei capillari peritubulari del
rene, il che aumenta la condizione di ipervolemia. L’aumento della ritenzione di
sodio è dovuto al fatto che la riduzione della velocità di filtrazione glomerulare si
associa ad una diminuzione del carico tubulare di NaCl, con conseguente innesco
del meccanismo compensatorio renale noto come feedback tubulo-glomerulare.
Tra l’altro, la ridotta filtrazione del glomerulo renale induce anche un aumento dei
cataboliti dell’azoto, per cui un indice laboratoristico della sindrome nefritica è
anche l’iperazotemia.
Sindrome nefrosica
La sindrome nefrosica è una condizione che interessa il rene e può essere una
conseguenza di glomerulosclerosi focale (Fattore Plasmatico che riduce la
permeabilità all’albumina), o di glomerulonefriti come la glomerulonefrite a lesioni
minime (alterazione delle cariche negative della barriera di filtrazione)e la
glomerulonefrite membranosa (Alterazione anatomica dei pori), per cui di base vi è
anche in questo caso una patologia immune. In sostanza, quello che si osserva è
una alterazione della funzione di filtrazione e della selettività della filtrazione poiché
questi processi portano a distruzione delle cariche negative della membrana di
filtrazione, quindi si osserva una proteinuria grave con perdita di più di 3.5 g/die di
proteine, in maniera tale che il valore dell’albumina presente nel sangue diminuisca
al di sotto del valore di 3 g/dL di sangue. L’albumina è la principale proteina
responsabile del mantenimento della pressione oncotica del sangue per cui la
diminuzione dell’albuminemia e della pressione colloido-osmotica conducono alla
formazione di edemi generalizzati, non più solo a livello palpebrale e peri-orbitario.
Inoltre, in queste condizioni, si verifica una ipovolemia, che comporta uno stato di
ipo-perfusione renale ma non solo: l’ipoprotidemia causa una minore produzione di
lipoproteine, causando accumulo di lipidi nel sangue che aprono ad una condizione
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di iperlipidemia e successivamente di lipiduria. Chiaramente, si parla in tal caso di
lipidi circolanti liberi, poiché le proteine di trasporto lipidico vengono perse durante
la filtrazione glomerulare alterata. I lipidi vengono maggiormente sintetizzati e
immessi in circolo dal fegato e una volta giunti a livello renale vengono filtrati: fino a
che la velocità di riassorbimento è congruente alla concentrazione plasmatica di
lipidi, essi vengono totalmente riassorbiti, ma quando si verifichi un aumento
eccessivo della loro concentrazione plasmatica, la capacità di riassorbimento renale
viene saturata, i lipidi compaiono nelle urine sotto forma di corpi ovali. D’altro canto,
la filtrazione glomerulare comporta una possibilità di perdita degli inibitori fisiologici
della coagulazione, quindi si può determinare una condizione di ipercoagulabilità.
L’ipercoagulabilità è dovuta alla perdita degli inibitori fisiologici della coagulazione
come la proteina C o l’antitrombina e quindi, nei soggetti predisposti, la sindrome
nefrosica può essere alla base di una variante trombotica o tromboembolica.
Per quanto riguarda la formazione degli edemi, essa dipende dalle alterazioni di una
serie di parametri emodinamici che incidono sulle forze di Starling. La sindrome
nefrosica, come la sindrome nefritica può essere causata da un danno della
membrana filtrante dovuto alla presenza di un deposito di immunocomplessi: gli
immunocomplessi ispessiscono la membrana di filtrazione glomerulare, per cui la
VFG diminuisce (è utile ricordare che VFG= Kf x Pf) quindi diminuisce il volume
urinario e aumenta il volume plasmatico, con aumento della pressione arteriosa e
della pressione idrostatica. La perdita di proteine, soprattutto di albumina
-principale responsabile del mantenimento della pressione oncotica- determina una
riduzione della pressione oncotica, che determina un aumento della forza filtrante a
livello del microcircolo, il che induce un aumento della trasudazione con perdita di
liquidi sotto forma di edema non-infiammatorio, ovvero di trasudato, con peso
specifico minore di 1.012. La perdita di liquidi conduce ad una diminuzione della
pressione di perfusione renale, quindi diminuendo la pressione di filtrazione
diminuisce la VFG e il carico filtrato di cloruro di sodio: la diminuzione del carico
filtrato di cloruro di sodio determina un innesco dell’asse renina-angiotensina-
aldosterone, che produce un aumento della ritenzione idrica e di sodio, con
diminuzione della natriuresi e della diuresi pressorie. Tutto ciò non fa che amplificare
l’aumento della pressione arteriosa e della pressione idrostatica, quindi la perdita di
liquidi a livello del microcircolo. Tra le altre cose, occorre considerare come la
perdita di liquidi determini inneschi un riflesso di risposta neurogena da parte dei
barocettori ad alta pressione, che diminuendo la propria frequenza di scarica
inviano un’informazione al sistema nervoso centrale che si traduce in un aumento
della produzione e del rilascio dell’ormone antidiuretico, che in combinazione con il
sistema renina-angiotensina-aldosterone amplifica il circolo vizioso di perdita di
liquidi che si è creato. Quindi, oltre all’ipertensione e all’oliguria, caratteristiche della
sindrome nefrosica sono: 1) Proteinuria grave che causa secondariamente
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ipirlipidemia; la perdita di transferrina causa anemia; la perdita di IgG causa
infezioni; Iperlipidemia e lipiduria; Ipercoagulabilità per perdita di fattori plasmatici
anticoagulanti; Perdita della globulina che lega la vitamina D3 per cui si ha
iperparatiroidismo secondario Edema generalizzato.
• Utile dieta leggermente ipoproteica (0.8-0,9 g/Kg/die + proteine perdute nelle 24h)
ed ipercalorica (35 cal/Kg/die).
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Classificazione
- GN rapidamente progressiva
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Definizione
La malattia esordisce con una sindrome nefritica che inizia circa 2 settimane dopo
il processo infettivo iniziale, che ha le sue sedi più frequenti in faringe e cute.
Clinica
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- Edemi periferici legati a riduzione del GFR e ad attivazione del RAS legata sia ad
una alterata risposta alle variazioni di pressione presenti nella parte distale del
nefrone; sia alla liberazione di sostanze vasoattive dà parte dell’infiltrato
infiammatorio
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Definizione
Epidemiologia
Patogenesi
Si è vista una certa associazione tra la presenza di particolari aplotipi come BW35 e
DR4.
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Clinica
Laboratorio
• C3 e C4 normali
• Microematuria
Decorso e Prognosi
• Età adulta
• Sesso maschile
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La terapia si basa su ACE inibitori che inibiscono il RAAS e per forme
particolarmente progressive cortisone per via orale e immunosoppressori.
GN Rapidamente progressiva
Definizione e Classificazione
Distinguiamo:
1)Forme primitive
- Autoanticorpi contro membrana basale (IgG)
2)Forme secondarie
- LES
- Poliarterite
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Patogenesi
Si chiama a lesioni minime poichè vi è una negatività alla microscopia ottica per
lesioni glomerulari, negatività per immunofluorescenza, ma riduzione dei pedicelli
per la microscopia elettronica.
Laboratorio
Complicanze
Trombosi della vena renale e possibile viraggio verso una forma di gloemrulosclerosi
focale e segmentale.
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Glomerulosclerosi focale e
segmentaria
Sindrome caratterizzata da proteinuria
nedrosica con ipertensione e insufficienza
renale progressiva. Focale perchè un numero
limitato di glomeruli è interessato dalla
sclerosi; Segmentaria perchè in tutti i
glomeruli, solo una porzione di essi è colpita.
Quadro Clinico
Complicanze
- Legate alla sindrome nefrosica: Trombosi della vena renale; IMA per
accelerazione dell’aterosclerosi per alterazione del metabolismo lipidico; infezini
per ipogammaglobuinemia
Terapia
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Glomerulonefrite Membranosa
Nefropatia caratterizzata da sindrome nefrosica e deposito di materiale
elettrondenso sul versante endoteliale della membrana basale, che causa un
ispessimento della parete capillare dei glomeruli e sclerosi glomerulare. A
differenza della GNaLM, che è la GN più frequente nel bambino, questa è la più
frequente nell’adulto. Può insorgere:
Secondaria a:
Stadi Istologici
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Clinica e Laboratorio
Nella maggior parte dei casi si ha sindrome nefrosica. Può esserci: microematuria,
ipertensione ed IRC cronica lieve.
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Glomerulonefrite membrano-proliferativa
Nefropatia caratterizzata da proteinuria nefrosica (anche nefritica) e da una
proliferazione mesangiale (proliferativa) associata ad un aumento di spessore delle
membrane basali (membrano). Può essere:
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Rene Policistico
Introduzione ed Epidemiologia
Oggi circa il 10% della popolazione dialitica (riferita ai Paesi dove sono state fatte
statistiche, quindi i Paesi del Mondo Occidentale) è affetta da rene policistico.
Il rene policistico è la terza causa di end stage renal disease (ESRD), cioè tra tutte le
malattie che provocano IR questa è al terzo posto; tra il 10 e il 15% dei pz dializzati
sono affetti da rene policistico. La progressione della malattia, cioè il fatto che un
soggetto inizia con un’azotemia normale e un GFR intorno a 80‐100 e poi il GFR
scende a 10 (quindi la malattia progredisce), è dovuto fondamentalmente al fatto
che il parenchima renale normale viene man mano sostituito da cisti, che
ingrandendosi determinano l’aumento/peggioramento dell’IR.
A questo dato si sono aggiunti altri esempi come quelli dei bambini: i bambini sani
senza familiarità per rene policistico presentavano un aumento di volume dei reni
molto minore rispetto a bambini con familiarità positiva, in cui il volume renale
aumentava molto di più nello stesso arco di tempo (l’aumento di volume renale nei
bambini sani è un fatto fisiologico attribuibile alla crescita, mentre nei bambini con
familiarità per rene policistico alla crescita fisiologica si aggiunge anche quella
legata alla malattia).
Quindi si è dedotto che l’evoluzione verso l’insufficienza renale era dovuto al fatto
che i reni aumentavano di volume. Poi, più correttamente, si è preso in
considerazione il GFR e si è visto che il GFR diminuisce man mano che il volume del
rene tende ad aumentare.
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Sono stati fatti circa tre studi che hanno tutti dimostrato che l’evoluzione verso
l’insufficienza renale era dovuta all’aumento di volume del rene e su questo non c’è
più ombra di dubbio.
Eziologia
Ci sono due geni responsabili del rene policistico: PKD1 e PKD2. C’è anche un
terzo gene detto PKD3, la cui esistenza è stata presupposta in base al fatto che non
tutti i pz con rene policistico hanno mutazioni dei geni PKD1 e PKD2; meglio
ancora, il fatto che un soggetto abbia una mutazione di PKD1 e/o PKD2 non
significa che debba avere per forza la malattia. Inoltre, c’è bisogno di un HIT
(“colpo”), di un trigger, di un altro evento, che sia in grado di attivare questi geni e
scatenare la malattia. In circa il 10% della popolazione, non è possibile evidenziare
alcuna familiarità per mutazioni di questi geni, quindi ci sono le cosiddette malattie
“de novo”, cioè malattie che compaiono in assenza di ascendenti in famiglia con la
mutazione.
Patogenesi
- Poi abbiamo i geni PC1/ TRPP1 e PC2/TRPP2 che sono i geni per la policistina
1 e 2 che sono delle proteine estremamente importanti; il gene più importante è
PC1, molto lungo e costituito da una parte intra‐membrana e una parte extra‐
membrana.
I soggetti che hanno una mutazione interessante il primo gene sono più frequenti:
85% soggetti è affetto da mutazione di PKD1, mentre solo il 15% soggetti è affetto
da mutazione di PKD2. Inoltre, i pz con mutazioni di PKD1 hanno un’evoluzione più
rapida e vanno in dialisi più precocemente, ad un’età media di circa 53 anni (i
soggetti PKD2 invece finiscono in dialisi intorno ai 63 anni).
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Il gene, pur essendo espresso in tutte le cellule, viene attivato solo in una
cellula, che inizia a moltiplicarsi come una vera e propria cellula tumorale, quindi si
allunga, si formano delle estroflessioni, che poi si staccano dal tubulo e questa
piccola vescicola poi si ingrandisce.
Diagnosi
Anamnesi: si apprende che familiari del pz hanno avuto reni grandi che sono poi
finiti in dialisi (trattamento sostitutivo); questo già basta per sospettare il rene
policistico.
E.O: il pz con rene policistico ha rene palpabile (normalmente i reni non sono
palpabili) e si presenta granuloso e ricco di protuberanze alla palpazione. A volte la
stessa ispezione porta sospetto di rene policistico perché un pz di 50 aa con
mutazione di PKD1 presenta un addome enorme
Nel 2010 è stato pubblicato un articolo che affronta il problema della diagnosi
ecografica in soggetti affetti da rene policistico con anamnesi familiare positiva:
‐ Tra i 15 e i 39 anni, per poter fare diagnosi di certezza di rene policistico in pz con
anamnesi familiare positiva bisogna avere almeno 3 cisti tra dx e sx (unilateral/
bilateral);
‐ Meno di 2 cisti in individui a rischio con età ≥40 anni è sufficiente ad escludere la
patologia.
Man mano che uno diventa meno giovane, più alto deve essere il numero di cisti per
diagnosi di rene policistico, così come più uno è giovane, minore è il numero di cisti
necessario per diagnosticare il rene policistico.
TAC e RM: Indagine di secondo livello. L’ecografia è facile da fare, pronta, priva di
effetti collaterali, ma è operatore dipendente perché le cisti più piccole (es. diametro
0,5‐0,6cm) si riescono a vedere solo se l’ecografista ha una buona esperienza.
Quindi le limitazioni dell’ecografia sono il fatto di essere operatore dipendente e la
sua sensibilità, che varia in base all’età e ai geni mutatiu. La TAC invece è molto più
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specifica, anche se tra la TAC e la RM, il mezzo diagnostico più acclamato è la RM,
sia per fare diagnosi sia per il follow‐up perché molto spesso quello che si chiede al
collega radiologo non è solo la diagnosi, ma di monitorare grandezza e numero di
cisti perché la progressione della malattia verso l’insufficienza renale è correlata alla
grandezza delle singole cisti e alla grandezza del rene, quindi quanto più il rene
diventa grande e il parenchima renale viene sostituito da cisti, tanto maggiore sarà
la progressione verso insufficienza renale. Spesso la TAC viene bypassata e si fa
direttamente la RM, ma quando la RM non è disponibile la TAC è una sua valida
sostituta.
Prognosi
‐ A lenta evoluzione: con l’andare avanti dell’età il volume totale del rene aumenta di
poco (resta più o meno costante) es. pz a 40 aa con volume totale renale minore di
1000cc;
- Dal volume del rene. Quanto più velocemente il volume del rene aumenta, tanto
più velocemente il rene del pz andrà incontro a decadimento funzionale con
possibilità di finire in dialisi.
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- A parità di volume renale, dimensioni delle cisti un pz può dimensioni delle cisti,
più o meno parenchima renale sano, pz con cisti grandi evolvono più lentamente
verso IRC.
Diagnosi molecolare
Possiamo fare diagnosi molecolare sia di PKD1 sia di PKD2 ma questo non ci
risolve al 100% la problematica perché: 1) potrebbe esistere un terzo gene PKD3
che non conosciamo ancora; 2) c’è bisogno di un fattore ambientale affinché le
mutazioni si attivino; 3) la diagnosi molecolare,essendo molto complessa, non ci
permette ancora di identificare la mutazione che ci interessa.
Quindi se un soggetto non ha una mutazione per questi due geni (diagnosi
molecolare negativa), non vuol dire che non ha la malattia perché bisogna tener
presente che nel 10% dei pz non la trovo proprio e nel 65% dei pz in cui la trovo,
la presenza della mutazione non implica la presenza di malattia. Questo rende la
diagnostica molecolare nel rene policistico un po’ complicata perché non consente
di fare diagnosi di certezza nel 100% dei casi, a volte bisogna wait and see, cioè
facciamo un follow‐up nel corso del tempo e se la malattia dovesse appalesarsi,
allora faremo diagnosi di certezza.
Complicanze
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avuto o sono deceduti per emorragia cerebrale). Valvulopatie cardiache (25%) =
prolasso della mitrale
- Dissecazione aortica;
- Ipertrofia ventricolare sinistra, osservata anche nei normotesi (il rene policistico in
genere si accompagna ad ipertensione, ma ci possono essere fenomeni di
ipertrofia miocardica anche nei normotesi)
- Anemia da IR. È importante quindi notare che i pz con rene policistico in IR non
sono anemici, ma poichè ci possono essere alterazioni endocrine legate alle
maggiore secrezione di renina e questo può portare a ipertensione. Inoltre,
l’aumentata secrezione di eritropoietina spiega il perché c’è di rado l’anemia
nonostante l’IR.
‐ Nefrolitiasi (circa 20%) con ipocitraturia e riduzione del pH urinario, che sono
considerati fattori prognostici negativi per la calcolosi. I pz con rene policistico
hanno doppia frequenza di calcolosi rispetto a quelli con rene normale.
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e il nuovo rene viene trapiantato in fossa iliaca dx o sx); la nefrectomia porta dei
problemi perché spesso il rene è contiguo col fegato quindi se si vuole asportare il
rene, spesso bisogna intervenire anche sulla massa epatica; inoltre, asportando il
rene si vanno a togliere 1‐1,5 litri di sangue che, in soggetti in IR che hanno già Hb
bassa, potrebbe provocare dei problemi. Per ciò la nefrectomia si fa solo in centri
specializzati.
Ruolo di PK1 e PK2 nel Rene Policistico: Abbiamo una cellula tubulare che porta
questo gene mutato; per fenomeni ancora sconosciuti questo gene si attiva, si
sveglia e la cellula tende a proliferare. Proliferando dà luogo ad una vescicola che si
stacca dal lume tubulare, diventa indipendente, e tende ad accumulare al suo
interno liquidi e cresce. La cellula tubulare ha una sua polarità: riassorbe liquido dal
lume nel suo interstizio. Ha una sua nascita, vita e morte, tende a riprodursi, ma per
potersi riprodurre ha bisogno di avere una sua polarità (polarità planare cellulare).
Essendo una cellula che si sviluppa lungo l’asse delle y (asse longitudinale), per
potersi riprodurre, è necessario che la riproduzione avvenga lungo questo asse
(divisione cellulare direzionale). Questo sia nella fase di gestazione, di
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accrescimento e di sostituzione delle cellule nell’arco della vita. Quindi questo tipo
di riproduzione fa sì che il tubulo si allunghi in senso longitudinale. Nel paziente con
rene policistico succede che la polarità e la divisione cellulare avviene quasi lungo
l’asse delle x, quindi la cellula si divide lungo l’asse trasversale invece che su quello
longitudinale. C’è un difetto di polarità di divisione mitotica della cellula, che è una
delle proprietà vicariate da PK1 e PK2. La cellula invece di allungarsi, si allarga. Per
questo motivo la cellula cresce in una direzione sbagliata.
Ruolo della Policistina: Il cilio presenta diverse proteine tra cui il complesso
policistina 1/policistina 2. La policistina 2 è soprattutto un CANALE CATIONICO che
fa passare ioni caricati positivamente. Questo cilio è presente a livello del lume
tubulare dove c’è fluido, che ha una sua velocità che varia in base alla velocità di
filtrazione glomerulare; quindi esiste un flusso tubulare che viene “sentito” dal cilio
che tende ad inclinarsi (bend) se il flusso è maggiore e a raddrizzarsi se il flusso è
minore. Quindi c’è uno stress di natura fisica che fa inclinare il cilio. Questo stress (il
flusso), nel momento in cui viene percepito, fa piegare il cilio e aprire i canali della
policistina 2 e passano cationi, soprattutto Ca2+ che entra nella cellula e viene
sequestrato dal RE e viene in qualche modo rilasciato all’interno della cellula
sempre tramite PDK1 e 2 che è presente anche sul RE. In genere c’è una
corrispondenza tra la quantità di Ca2+ che entra nella cellula tubulare e la quantità
di Ca2+ intracellulare. Normalmente la presenza di quantità “normali” di Ca2+ è in
grado di attivare una serie di meccanismi:
‐ Cosa più importante, il Ca2+ agisce sul cAMP, che normalmente viene represso. Il
cAMP cellulare agisce in modo negativo, down‐regolando la cascata cellulare del
complesso mTOR (importante perché a questo livello agiscono farmaci coma la
ciclosporina, che sono farmaci anti‐rigetto). Il cAMP inoltre ha la capacità di inibire
un altro canale che è il CFTR (canale al cloro importantissimo perché è quello che,
per mezzo di mutazioni che lo tengono sempre aperto, determina la fibrosi cistica a
livello polmonare). Normalmente il CFTR a livello della membrana tubulare è chiuso,
e questo fa sì che il cloro non possa essere secreto a livello del lume tubulare. CFTR
quindi è un canale silente, che viene aperto solo in determinate circostanze.
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la quantità di canali del Ca2+ presenti sulle cilia è ridotta perché la policistina 2, pur
se presente, non funziona. Quindi il flusso luminale piega il cilio, che dovrebbe
trasportare Ca2+ , ma la quantità di Ca2+ che viene ad essere trasportata nella
cellula è ridotta, quindi tutti quei meccanismi inibitori che c’erano prima, adesso non
ci sono più. Di conseguenza ci sarà un aumento dell’AC‐VI, ma soprattutto del
cAMP e questo porta all’attivazione della PKA, attivazione della cascata mTOR, ma
soprattutto all’apertura dei canali CFTR. Praticamente cosa succede per far
ingrandire le cisti? Partiamo da una piccolissima cisti (non visibile nemmeno con la
RM), formatasi perché le cellule si sono staccate dal lume (a causa di PK1 e PK2
che, essendo mutati, determinano mitosi in senso sbagliato). Una delle cellule che
forma questa cisti è una cellula normale che ha però queste mutazioni di PK1 e
PK2. A livello della membrana baso‐laterale di questa cellula ci sono: Na/K ATPasi
(proteina principe che tende a polarizzare la cellula che permette di riassorbire Na e
Cl), NKCC1 (canale sodio potassio cloro), canali K. Normalmente, grazie alla Na/K
ATPasi, sia il Na che il K tendono ad essere accumulati nella cellula e poi ad essere
espulsi. Per effetto del ricircolo di Na e K attraverso la membrana baso‐laterale
questa diventa iperpolarizzata per cui favorisce l’entrata di cloro dall’interstizio
all’interno della cellula. Normalmente il cloro non ha la capacità di essere secreto a
livello luminale perché i CFTR sono chiusi, quindi in condizioni normali il cloro
ricircola attraverso la membrana. Se invece il CFTR è aperto, il cloro che si
accumula esce e va nel lume tubulare e va nella vescicoletta cistica che si è
formata. Nel momento in cui il cloro si accumula in queste cellule della cisti,
determina iperosmolarità all’interno di queste cellule, quindi il liquido sarà
ipertonico; attraverso questa giunzione intercellulare si stabilisce quindi una driving
force che richiama acqua e Na. Quindi all’interno della vescicoletta, per effetto di un
unico primum movens (CFTR aperto), si accumula cloro; l’ipertonicità che si viene a
creare richiama acqua e Na nella vescicoletta. Questo accumulo di sostanze porta
ad un aumento di pressione nel lume della vescicola, che determina attivazione
della mitosi perché c’è uno stretching che induce un processo di duplicazione delle
cellule che delimitano la vescicola, che, essendo mutate, si replicano in senso
sbagliato portando quindi ad un allargamento e aumento di dimensioni delle
vescicole.
Farmaci molecolari:
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‐ OUBAINA: agisce sulla Na/K ATPasi
‐ CFTR BLOCKER: agiscono solo sui canali al cloro, bloccandoli. E se il cloro non
entra, la cisti non si forma. Questi farmaci prevengono sia la formazione sia
l’ingrandimento della cisti. Sono farmaciancora in sperimentazione.
‐ RAPAMICINA: blocca la cascata mTOR; si utilizza oggi nei trials, dà buoni risultati
e fa sì che le cisti non si ingrandiscano.
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Nefropatia Diabetica
Definizione
Epidemiologia
In base ad un lavoro del 2003, che mostra l’incidenza negli USA dei pazienti
diabetici affetti da uremia terminale, vediamo che dal 1982, tra tutti i pazienti che in
quell’anno hanno bisogno di dialisi, la percentuale di pazienti che erano affetti da IR
dovuta al diabete:
Significa che negli USA quasi 1 paziente su 2 che entrano in dialisi è affetto da
diabete, quindi insufficienza renale dovuta al diabete. In italia siamo intorno al 16%.
Per quale motivo negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento dei pazienti
uremici legati al diabete? Le ragioni sono diverse:
In tutte le parti del mondo ci si aspetta per i prossimi anni un incremento della
patologia diabetica, di conseguenza di nefropatia diabetica, questo è dovuto al fatto
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che le condizioni di vita sono migliorate e miglioreranno. Quindi questa è una
patologia di grande conto e dal momento che la malattia diabetica più è lunga più
ha le probabilità di interessare il rene, assisteremo molti più pazienti diabetici che
vanno in dialisi per insufficienza renale. Da qui l’importanza di alcune cose:
- Vedere se possiamo fare qualcosa affinché questa storia clinica non si tramuti in
necessità dialitiche, quindi prevenzione primaria/secondaria/terziaria
- Nel momento in cui abbiamo pazienti con nefropatia diabetica, qual è il modo
migliore per trattare questi soggetti con IR in fase terminale da nefropatia
diabetica.
Sopravvivenza
La sopravvivenza dei pazienti che arrivano in dialisi per nefropatia diabetica, rispetto
a pazienti dialitici affetti da glomerulopatia, pazienti affetti da ipertensione, muoiono
prima.
- Tempo medio di dialisi: in Usa è di 3 ore e 30 min per 3 volte/sett; in Italia 4 ore
per 3 volte/sett,quindi vi è 1⁄2 ora di differenza ad ogni dialisi,che fa in modo tale
che la sopravvivenza dei pazienti in dialisi sia più alta in Italia che in America. In
America così la macchina dialitica la puoi usare per tre turni invece che due,
sempre motivi economici. 12
12 Ci sono stati degli studi in Francia che hanno dimostrato che se trattiamo un soggetto in
dialisi per 8 ore invece che 4 ore, vive di più, poichè vi sono meno complicazioni per il
metabolismo calcio-fosforo, per l’equilibrio acido-base, per minore complicanze
cardiovascolari, però non possibile trattenere il paziente per 8 ore, per motivi sociali ma
anche economici. Quindi l’emodialisi per 4 ore è un giusto compromesso. Per questo
riteniamo che un trattamento più fisiologico sia la dialisi peritoneale,perché a differenza
dell’emodialisi,non viene fatta a giorni alterni, ma tutti i giorni e il pz dializza in effetti non
per 4 ore ma per 12 ore e addirittura per 24 ore. Il problema è che nella dialisi peritoneale, la
membrana dializzante è la membrana peritoneale che è quella biologica e si usura, mentre
nell’emodialisi la membrana è data dal filtro che si cambia ogni volta. Si dovrebbe
prediligere la dialisi peritoneale, ma vi sono risvolti sociali,un paziente che fa l’avvocato non
può andare in giro con un tubo in pancia tutti i giorni, però per un bambino e per il paziente
anziano è ottimale la dialisi peritoneale.Non c’è dubbio che la dialisi peritoneale è quella che
sostituisce il rene minuto per minuto e non a giorni alterni come l’emodialisi.
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Storia Naturale
- GFR: misurarlo bene, non basarsi solo sulla creatinina plasmatici, bisogna
utilizzare eventualmente l’inulina,e soprattutto delle formule per calcolare il GFR
non solo in base alla creatininemia ma in base a formule che ci danno il GFR non
misurato ma calcolato.
- Tempo: che va da 0 a 25aa. Questo significa che nella malattia diabetica dalla
fase di insorgenza alla fase in cui il soggetto va in dialisi possono passare
addirittura 25 aa. Quindi dobbiamo cercare di intervenire nelle fasi precocissime
della malattia.
- 1° fase: può durare anche alcuni anni,non c’è nulla tranne GFR aumentato!,perché
vi è iperfiltrazione glomerulare che è un compenso fisiologico a un decadimento
della funzione renale, perché in questa fase il glomerulo cerca di funzionare di più e
nel momento in cui il rene iperfiltra, questo porta ad un consumo delle sue stesse
capacità
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Questi due concetti sono dei concetti recenti,degli ultimi 10 anni,prima facevano
diagnosi quando vi era macroproteinuria e non c’era quasi più niente da fare. (È
inutile guardare solo la glicemia in un soggetto diabetico. Il vero intervento di
prevenzione si fa quando c’è microproteinuria). E’ in questa fase che bisogna fare
Prevenzione primaria: Bisogna sapere quali sono i fattori di rischio per la
progressione della nefropatia diabetica:
- Fumo
- BMI
- Colesterolo totale.
-3° fase o stadio incipiente: macroproteinuria con proteinuria >300 mg/24 h. Non
vi è più la fase di iperfiltrazione glomerulare. Quali sono i fattori di rischio,per
un’eventuale progressione, da tener presente in questa fase:
- Età
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- Momento di insorgenza dell’albuminuria
- Hb glicosilata
- Pressione arteriosa
- Assetto lipidico
Quindi più o meno gli stessi fattori. Ci sono degli studi che hanno dimostrato che è
necessario trattare questi pazienti in questa fase con la stessa aggressività verso la
pressione arteriosa, Per prolungare il tempo di comparsa dell’albuminuria franca.
Nel momento in cui un paziente ha proteinuria, quali sono i dati per attuare una
prevenzione secondaria:
-4° fase o stadio: nefropatia franca: purtroppo gran parte dei pz diabetici che oggi
vediamo hanno già riduzione della filtrazione glomerulare e macroproteinuria. In
questo caso l’uso di ACE-inibitori non è più un consiglio ma un dovere! Perché
rallenta l’evolzione in IR,oppure con antagonisti recettoriali (questo è stato
dimostrato da studi con pz trattati con placebo e altri trattati con questi 2
farmaci,che ritardano la necessità dialitica)
(Quindi sia nella fase di micro- sia nella fase di macro-proteinuria o conclamata,i
farmaci da utilizzare sono gli ACE- inibitori o i Satanici, oppure insieme purchè si
raggiunga il target 120/70 mmHg, poiché, a parità di effetto anti-ipertensivo, rispetto
agli altri farmaci,hanno un effetto nefroprotettivo maggiore.)
-5° fase o stadio dell’IR terminale: oggi qual è la terapia quando comunque
abbiamo pazienti diabetici alla fine della storia naturale,quando gli sforzi sono stati
inutili? Abbiamo 3 possibilità:
- Emodialisi
- Dialisi peritoneale
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- Trapianto
Oggi gran parte sono trattati con l’emodialisi, una piccola parte fanno dialisi
peritoneale (in forma continua e in forma automizzata) e una parte più piccola riceve
un trapianto.
Quali sono i problemi della dialisi peritoneale in corso di nefropatia diabetica in fase
terminale:
- Più facile perdita della capacità filtrante della membrana peritoneale; sappiamo
che tramite un catetere viene introdotto un liquido che contiene glucosio che per
effetto osmotico richiama liquido all’interno del compartimento peritoneale, che
porta con se urea, sodio, un po’ di calcio, azoto,ecc. Quindi dopo due ore si tira il
liquido fuori, il quale avrà una composizione diversa, e nel frattempo noi abbiamo
comunque dato con il liquido bicarbonato,potassio,sodio,ecc. Il fattore
importante è che ci deve essere una sostanza osmoticamente attiva, che attira
acqua dal compartimento extracellulare a quello intraperitoneale, e che è il
glucosio(ma vi sono anche altre sostanze).
- fibrosi del peritoneo e non avvengono più gli scambi: nel pz diabetico il rischio di
fibrosi è più alto e in più mettendo glucosio noi peggioriamo il diabete,per ovviare
si dà anche insulina. Nonostante ciò la mortalità per pz che fanno emodialisi è la
stessa più o meno per pz che fanno dialisi peritoneale.
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Malattia di Anderson-Fabry
Malattie Rare: il parlamento europeo definisce rare le malattie che sono riscontrate
in 5 casi su 10.000 abitanti.
Introduzione
- Geni modificatori (la mutazione può essere compensata da altri geni che rendono
il fenotipo meno evidente; posso avere anche fenotipo Fabry ma senza mutazione
del gene, ma solo il primer di innesco dell’enzima)
In generale possiamo avere tre varianti: Variante Classica: forma più lampante;
variante Cardiaca; Variante Renale Per cui bisogna individuarla subito.
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Clinica
L’accumulo di Gb3 inizia già precocemente (anche nel feto a volte) - è un bambino
in età scolare che ha problemi con la scuola (non riesce a scrivere, mal di pancia). Il
pediatra deve accorgersene sennò sarà un adulto che svilupperà infarto, ictus e
IRC. Infatti, l’aspettativa di vita di un uomo con mutazione vive 20 anni in meno
della popolazione generale, la donna va meglio per lyonizzazione. Avremo:
- Febbre ricorrente
- Ipoacusia, tinnito
- Angiocheratoma dorsale
- Depressione
- Fatica, stanchezza
- Depressione, ictus
- Ipertrofia ventricolare
Percorso Diagnostico
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Fase Fibrotica: le cellule della fibrosi sono morte per cui non si vedono piu i segni
dell’accumulo (spesso confusa con glomerulosclerosi segmentale). Questa fase è
irreversibile!
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Pazienti con tanto danno renale alla diagnosi: la funzione renale nonostante la
terapia non funziona molto. Ma perchè si fa lo stesso? Per prevenire il rischio
cardiovascolare di infarto e ictus
Pazienti in dialisi: i pazienti fabry sovravivvono di piu dei dializzati diabetici che
muoiono per complicanze cardiache sopreattutto E SOPRAVVIVONO DI OIU DEI
DIALIZZATI NON Diabetici
Pazienti con trapianto: continuano a fare la terapia perchè hanno una sopravvivenza
inferiore perchè gli altri organi li fanno morire
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Ipertensione Arteriosa
Malattia sistemica, ampiamente diffusa nel mondo occidentale, (circa il 20% della
popolazione mondiale è affetta dal processo ipertensivo). Solo nel 5% dei casi si
riesce a fare diagnosi di ipertensione arteriosa a patogenesi nota, nel 95% dei casi
la causa rimane sconosciuta e si parla in questo caso di Ipertensione Primaria. Per
alcune forme di ipertensione è possibile definire non solo la causa, ma è possibile
individuare la molecola che qualche volta è responsabile del processo ipertensivo,
per cui si parlerà di Ipertensione secondaria.
La pressione arteriosa deve essere inquadrata nell'ambito dello stato di salute del
soggetto (obeso,fumatore,sedentario,atleta,ipercolesterolemico) e delle sue attività
fisiche. E’ chiaro che il campione olimpionico può avere una pressione arteriosa di
130/85, ma il paziente diabetico, se ha 135/85 è già da considerare iperteso.
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Quando consideriamo l'ipertensione vera e propria ?
Il bracciale per la misurazione deve essere circa 2/3 della lunghezza del braccio. Il
fonendoscopio non va sotto la fascia e non va a livello della piega del gomito ma un
pò più sotto lungo il decorso della brachiale che sta diventando radiale.
In base a studi su rischi comulativi: Un soggetto con una pressione di 140/90, che
consideriamo iperteso allo stadio 1, è un soggetto con una P.A. Che non ci mette in
allarme, infatti, il rischio cardiovascolare in questo processo ipertensivo, è
abbastanza basso. Però se il soggetto è diabetico, ha una nefropatia diabetica ,
fuma, è obeso, basta una pressione arteriosa border-line per determinare in
aggiunta agli altri fattori di rischio, un aumento del rischio di accidente
cardiovascolare enorme, maggiore di un altro gruppo con pressione di 140,con
bassi fattori di rischio perché non sono diabetici,svolgono attività fisica,nonostante
la pressione sistolica al di sopra di 140,hanno un rischio di accidenti cardiovascolari
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molto basso. Ciò che si capisce è che il valore della pressione arteriosa di per sé
stesso, è importante, ma non deve essere disgiunto dall’osservazione delle altre
patologie concomitanti. E’ la concomitanza con le altre patologie che ci dice qual’è
il valore pressorio di riferimento ottimale che dobbiamo prendere in considerazione.
Danni d’organo
L'ipertensione ha una patogenesi non ben definita, ma è una malattia multi organò.
I target del processo ipertensivo sono soprattutto:
- SISTEMA CARDIOVASCOLARE
- CEREBRALE
- RENALE
Per cui, ogni volta che faremo uno screening per vedere che cosa ha causato
l'ipertensione, dobbiamo valutare la funzione cardiovascolare, cerebrale e renale.
Cardiovascolare:
- ECG che mette in evidenza l’ipertrofia della cellula miocardica (indice di Sokolov)
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Renale:
Proteinuria: con un semplice esame delle urine, la Micro e una Macro accompagna
il processo ipertensivo. Si valuta la funzionalità renale con la creatininemia o meglio
la clearance della creatinina o mediante le formule di Krokoft o MDR,che ci
permettono di definire l’entità della filtrazione glomerulare che in corso di
ipertensione arteriosa risulta diminuita.
Ipertensione Secondaria
Cause Endocrine
Renale
- Malattia parenchimale
- Malattie vascolari (vasculiti, diabete mellito, stenosi delle arterie intra ed extra
renali; Tumori secernenti angiotensina). Ogni volta che vi è una costrizione
dell’arteria renale, abbiamo una stimolazione della sintesi di renina,questa attiva
la cascata che porta dall’aldosterone all’angiotensina II,quest’ultima sostanza
fortemente vasoattiva,cioè vasocostringe e a forte azione sodio-ritentiva,che
trasporta sodio insieme con l’aldosterone,determinano un bilancio positivo del
metabolismo del sodio e quindi di acqua,che innesca il processo ipertensivo.
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Altre
Come si può notare, non c’è nessuna causa di origine cardiaca che determina
ipertensione arteriosa, per cui il CUORE rappresenta il target e non la causa del
processo ipertensivo in genere.
Cause Genetiche:
- S. di Liddle: una mutazione con guadagno di funzione di un gene che codifica per
un canale al Na che rimane aperto, più sodio viene trasportato e si istaura un
processo ipertensivo anche se l’aldosterone risulta essere depresso.
Si possono fare degli studi sugli uomini oppure creare in laboratorio un modello di
animale iperteso. Oggi l’ingegneria genetica permette di regolare una proteina che
interviene nel trasporto sodico, e instauriamo un processo ipertensivo
artificialmente. Negli anni passati quando tutto ciò non era possibile, si prendeva un
ceppo di animali,si incrociavano e si misurava la pressione ai discendenti e si
selezionavano gli animali che avevano qualche mmHg in più di pressione arteriosa, i
quali venivano selezionati e accoppiati per decine e decine di generazioni, per
selezionare alla fine un ceppo definito “spontaneamente ipertesi”. Questo è ciò che
avviene in natura, infatti abbiamo segregato geni che codificano per qualche
proteina che causa ipertensione.
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Questa è la prova che ci dice che il rene rientra nel processo patogenetico
dell’ipertensione.
Cosa fa normalmente il rene visto che il sodio oltre a concentrare induce un certo
processo ipertensivo? Nel momento in cui si ha una crisi ipertensiva, cioè un
aumento improvviso della pressione arteriosa, il rene di un soggetto normale che
non è prono al processo ipertensivo, risponde all'aumento pressorio cacciando
sodio, questa è la natriuresi pressoria. (Ogni qual volta c'è un aumento della
pressione arteriosa, c'è anche un aumento dell'escrezione sodica, è un modo con
cui il rene difende l'organismo dall'aumento di pressione).
Questo tipo di risposta si può studiare, ovvero si può studiare qual è il valore della
pressione sistemica che è in grado di determinare un aumento dell’escrezione
sodica urinaria.
- Nel ceppo iperteso, affinchè si possa avere l’escrezione sodica nelle urine, la PA
deve arrivare a 150 mmHg,cioè il rene ha una sensibilità diversa ai valori pressori,
Il set è più alto.
Il set-point o set di equilibrio è spostato verso valori più alti e questo identifica quei
pazienti che hanno un ipertensione di origine renale. E’ il rene che in qualche modo
si adatta a certi livelli pressori e non attua quei meccanismi di escrezione sodica che
dovrebbero essere in grado di mantenerla a valori costanti. Anche in clinica per
vedere se i pazienti ipertesi sono oppure no sodiosensibili, si introduce un carico di
sodio al soggetto e si vede se la pressione aumenta e quando compare la natriuresi
pressoria: se compare molto velocemente,la pressione è di tipo sodioresistente,se
la natriuresi compare tardivamente è di tipo sodiosensibile.
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L’aldosterone è ipertensivo perché trattiene sodio.
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ostruzione, il rene mette in circolo una quantità elevata di Angiotensina, mediata
dalla produzione di renina. L’angiotensina fisiologicamente agisce a livello dell’art
efferente, e per effetto della vasocostrizione efferente,la pressione di filtrazione
tende a ristabilirsi, non cade e il GFR viene ad essere preservato.
Fatte queste premesse fisiologiche, si capisce adesso che il farmaco di scelta che si
deve utilizzare in caso di ipertensione reno-vascolare è l’ ACE Inibitore, perché
blocca l'aumento dell’angiotensina e la pressione arteriosa dovrebbe tendere alla
normalità.
Se il meccanismo di cui abbiamo parlato sopra e attivo, nel momento in cui diamo
l’ACE Inibitore, questo blocca la risposta fisiologica vasocostringente da parte
dell’Angiotensina sull'arteriola efferente, la quale non si contrae più, ma si vasodilata
e di conseguenza la filtrazione glomerulare invece di essere mantenuta si abbassa,
perchè abbiamo l’azzeramento delle forze di Starling: questa è una
controindicazione che bisogna tener presente quando si somministrano ACE
inibitore a soggetti che hanno un'ostruzione a livello dell'arteria renale, perché si
rischia l'IRA.
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Per questo, come regola generale, quando bisogna iniziare una terapia con ACE
inibitore, si inizia sempre a dosi subliminali13 per qualche giorno. Dopo una
settimana di terapia, controllare la funzione renale con la creatininemia o la
clearance della creatinina: se questi valori non si sono modificati, si può procedere
con la terapia a dosi congrue.
Test al Captopril
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un buon ecocolordoppler dei vasi renali in pazienti in cui sospettiamo una
stenosi, bisogna operare per almeno 30 min. 14
Quindi l’iter è: dopo aver pensato che il paziente possono avere una stenosi, si fa in
test al captopril, poi l’ecocolordoppler, poi la TC spirale e, se quest’ultima conferma,
abbiano due alternative:
1) Terapia medica
Na dietetico
Quando c’è un ischemia serrata, non c’è differenza tra rene destro e sinistro.
Quando c’è differenza di volume tra i due reni in un soggetto che è iperteso,non escludete
la possibilità che possa avere ...........(scovo pelvico) forse!
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Potassio
Terapia
- L’approccio terapeutico deve avere la più alta compliance da parte del paziente.
1. DIURETICI
4. ACE INIBITORI
5. ANGIOTENSINA II
6. ALFA I BLOCCANTI
7. VASODILATATORI
Diuretici
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dell’ansa non sono i diuretici elettivi nel trattamento del processo ipertensivo,
perché danno un’azione troppo immediata. Ci occorre un farmaco che agisce più
nel tempo, sempre sodio escretivo, però più blando.
Meccanismo d’azione
Per poter capire se una sostanza può essere o meno utilizzata, ci occorrono dei
trials clinici: si prendono un certo numero di pazienti si sottopongono ad un tipo di
trattamento A, B, C. Si è visto che i diuretici tiazidici hanno un effetto positivo sulla
pressione arteriosa sia rispetto a soggetti trattati con placebo e non solo, hanno un
effetto positivo sulla pressione arteriosa per quanto riguarda gli effetti secondari sui
danni d’organo, rispetto ai calcioantagonisti, beta bloccanti e ACE inibitori, però, in
corso di ipertensione arteriosa complicata da proteinuria, non si riesce a domare
l’ipertensione arteriosa con un solo farmaco, ma bisogna utilizzare un secondo
farmaco, ovvero i diuretici tiazidici vengono associati agli ACE inibitori, quando
l'ipertensione arteriosa si complicata con una proteinuria.
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Effetti Collaterali dei diuretici:
- Ipomagnesemia
- Dislipidemia
- Resistenza Insulinica
- Incremento di Calcio
- Disfunzione Sessuale
Nonostante tutti questi effetti collaterali, questi sono dose dipendente, e la dose
farmacologica massima che utilizziamo è di 15-25 mg per I tiazidici, che sono quelli
più studiati e che fino a prova contraria, rimangono la pietra miliare per il
trattamento dell’ipertensione arteriosa.
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Sindrome di Liddle
Caso Clinico: Una giovane donna di 16 anni con sospetto di iperaldosteronismo
primario presenta:
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β γ ), con una mutazione che non era in grado di bloccare l’attività del canale,ma di
renderlo più funzionante, con acquisto di funzione. Le subunità che costituiscono la
proteina canale al Na, permette il passaggio dello ione Na dal lume tubulare
nell’interstizio a livello delle cellule principali (nel tubulo distale),normalmente questi
canali sono in posizione di chiusura e apertura,e dipende il tutto dai livelli di
aldosterone presente, per cui si aprono quando c’è aldosterone,si chiudono quando
non c’è aldosterone, infatti questo ormone ci permette di regolare il bilancio sodico.
Se abbiamo pazienti con mutazioni con acquisto di funzione, in cui una delle
subunità è mutata, in modo che il canale viene ad essere sempre aperto, succede
che di ione Na ne entra di più nella cellula principale. Più sodio entra nella cellula,
più si espande il suo volume, con conseguente ipertensione Na dipendente e
volume dipendente; c’è una maggiore elettronegatività nel lume tubulare e il K esce
più facilmente,e quindi abbiamo ipopotassiemia. Dal momento in cui abbiamo il
lume negativo,accanto alla cellula principale, abbiamo la cellula intercalata che
possiede la pompa protonica ,la quale tende a secernere più facilmente ioni H, per
cui abbiamo una perdita di ioni H con conseguente alcalosi metabolica.
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Trapianto Renale
Con il trapianto vi è la sostituzione biologica di tutte o quasi tutte le funzioni renali.
Il primo trapianto di rene è stato effettuato nel 1956, è stato il primo trapianto nella
storia della medicina che ha funzionato. Il trapianto avvenne a Boston, tra due
gemelli omozigoti di cui uno sano ed uno malato di IRC. Il trapianto andò bene per
parecchi decenni. Questo trapianto dimostrò che:
Un paziente che si trova in una condizione di IRC o nella fase terminale, oppure può
aver iniziato una terapia dialitica. I soggetti che necessitano di un rene o sono
soggetti in dialisi o stanno per andare in dialisi.
Da un punto di vista teorico e anche dal punto di vista clinico, il trapianto è tanto
più efficace quanto minore è stata la degenza in dialisi. Da un punto di vista
teorico l'ideale sarebbe trapiantare i soggetti che non sono ancora andati in dialisi.
Ciò si scontra con la realtà clinica in cui la domanda è maggiore dell'offerta. Vi
sono molte richieste di trapianto e pochi organi disponibili, per cui è più difficile
trapiantare un soggetto in IRC in terapia conservativa farmacologica che un
soggetto con IRC in fase terminale e dializzato.I tempi di attesa per un trapianto
sono di anni.
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Il trapianto non è consigliato quando:
- In soggetti positivi all’HIV, perché la vita media di questi soggetti è più bassa dei
soggetti non infetti. (Questo accadeva soprattutto prima). Con l’avvento delle
nuove terapie contro AIDS, le aspettative di vita di tali pazienti sono migliorate,
per cui non c’è più questa discriminazione. Oggi si fanno anche trapianti tra
soggetti HIV positivi donatore e HIV positivo ricevente.
- Soggetti con età superiore ai 70 anni, anche se oggi non vi è più discriminazione,
poichè l’età media delle persone eleggibili a ricevere tende ad essere sempre più
alta. Oggi eticamente non è più corretto escludere persone anziane dalla
possibilità di ricevere un trapianto. È anche vero che se abbiamo un donatore di
trent'anni non si dà il rene del donatore ad un paziente di 75 anni, perché ciò
sarebbe eticamente e moralmente una scelta non idonea.
- I soggetti con EPATITE , prima vi era una certa riluttanza oggi si trapianta con una
certa facilità si è pazienti HBV che i pz HCV avendo l'accortezza di trapiantare
reni di donatori HBV in riceventi HBV e reni HCV in riceventi HCV. Esistono vari
genotipi di virus HCV, per cui se si trapianta un rene con HCV di un certo
genotipo ad un paziente con HCV di genotipo diverso. L’epatite di tipo B è
sempre meno frequente grazie alla vaccinazione.Per quanto riguarda l’epatite C,
grazie all’uso della ribavirina e dell’interferone, si è arrivati al 50% di successo
nell’eradicazione del virus C dai pz infetti.
3) RISCHI CARDIOVASCOLARE
4) DANNO GASTROINTESTINALE
5) DONNE GRAVIDE
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Bisogna caratterizzare il paziente sotto l'aspetto immunologico, fare un testo per il
gruppo sanguigno e per la tipizzazione del sistema HLA, ciò permette di stabilire
una particolare affidabilità tra soggetto ricevente e donatore.
Controindicazioni Assolute
- Non si trapiantano pazienti con rischio operatorio elevato (un pz con una
stenosi a livello del letto coronarico, se sottoposto ad operazione può rischiare la
vita durante e dopo l’operazione), e non viene trapiantato.
- Cirrotici
- Pazienti con psicosi, perché la vita del trapiantato non è semplice, hanno un ritmo
di vita molto particolare, devono fare controlli regolari, prendere farmaci
abitualmente a vita.
- Positività cross-match.
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Controindicazioni Relative
- Malattia coronarica,si cerca di metterlo prima apposto dal punto di vista chirurgico
coronarico e poi si pensa al trapianto.
Tumore e Trapianto
Ricevere un Rene
- Da un donatore non più vivente: Un donatore non più vivente è un soggetto che
ha avuto problematiche extrarenali, quasi sempre un soggetto che ha avuto un
incidente stradale con danno cerebrale, in cui la funzione cerebrale e andata
persa ma le funzioni cardiorespiratorie e renale risultano essere conservate. Il
trapianto si fa con donatore a cuore battente, con funzione cardiorespiratoria
renale e gastrointestinale in condizioni più che decenti, tutto ciò si ottiene anche
grazie a manovre di natura rianimatoria. Dato che il numero di pazienti donatori è
inferiore al numero dei riceventi e le liste di attesa sono lunghe, si è iniziato a
trapiantare in alcuni centri soggetti con organi di donatori a cuore non battente,in
questo caso le cose non vanno tanto male,per cui si è riusciti ad aumentare il
pool dei potenziali donatori. Inoltre, è stato introdotto il concetto di DONATORE
MARGINALE, cioè quello che non è in condizioni ottimali ma che eventualmente
può donare, in genere è un soggetto oltre i 70 anni che prima non veniva
considerato né come ricevente,né come donatore, mentre oggi è sia ricevente
che donatore.
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vincoli di sangue (papà,mamma,fratelli,figli,cugini,zio,nonni), oppure da persone
che sono legate da vincoli affettivi (marito e moglie, tra fidanzati quando si sa che
sono storicamente legati). La natura di questa regola non ha un senso
immunologico, ma ha un senso legale perché una delle grandi piaghe di questo
secolo è la schiavitù nascosta, cioè il commercio di organi, che non si riduce solo
alla donazione di un organo ed in cambio di denaro, ma il commercio di organi
può significare in alcune parti del mondo la scomparsa di un singolo individuo. La
legge italiana per evitare il commercio degli organi, ha stabilito la donazione degli
organi tra persone affettivamente legate o tra consanguinei.
Fattore importante da valutare è che i trapianti tra donatori viventi,vanno meglio che
tra donatore cadavere e vanno anche meglio tra donatore ricevente non
consanguinei che consanguinei: questo sta a significare che le nostre conoscenze
per quanto riguarda il sistema ABO e HLA sono conoscenze soltanto marginali,
perché sicuramente non conosciamo ancora tante altre cose. Oppure può
significare che l’affetto supera qualsiasi barriera.
Oggi le cose vanno bene anche per un altro fattore: le terapie immunosoppressive
sono talmente forti che in alcuni paesi si fa il trapianto anche tra soggetti che hanno
il sistema ABO non compatibile. Ma queste terapie immunosoppressive
rappresentano anche proprio uno dei limiti della trapiantologia moderna per i loro
forti effetti collaterali, come per esempio le infezioni e i tumori.
Solo in alcuni casi si asporta il rene prima di fare il trapianto o in sede di trapianto:
2) Se è infetto
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Prognosi
- Nell’80% dei casi in cui i trapianto è fatto da donatore vivente,il rene inizia subito
a funzionare
- Nel 18% dei casi dei soggetti che hanno ricevuto un rene da donatore a cuore
battente, hanno una funzione ritardata
- Nel 64% dei casi il rene inizia a funzionare più tardi. Ciò ci dimostra che il
soggetto che ha ricevuto un rene maltrattato, ha bisogno nel post-intervento di
fare la dialisi.
Durante il periodo di ischemia del rene, si utilizzano soluzioni che devono far
sopravvivere la cellula tubulare la quale deve riprendere a funzionare: Si utilizza la
soluzione Willsconsy: è una soluzione iperpotassiemica 100 mmol/L perché deve
far in modo che il K non fuoriesca dalla cellula,in modo da ridurre il potenziale tra K
extracellulare e intracellulare,per non far morire le cellule. Contiene penicillina
200.000 mmol/L per evitare fenomeni infettivi, Ione Na 25 mmol/L.
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Tecnica Chirurgica
Durante il trapianto si fa prima l’innesto venoso, poi quello arterioso. L’arteria viene
connessa con un tronco della iliaca comune e la vena direttamente sulla vena cava
oppure sull’ipogastrica. Questo tipo di tecnica chirurgica non si usa solo per il
trapianto renale, ma anche in quelli soggetti gravi affetti da ipertensione
nefrovascolare, in cui l’arteria renale è estremamente ridotta di calibro:
- C’è una profonda ptosi renale, per cui il rene non è in sede,in questi casi si fa
l’autotrapianto,cioè rimuovono il rene dalla sede e lo mettono in fossa iliaca
anteriore in modo da debellare il processo dell’ipertensione arteriosa
nefrovascolare.
Complicanze Chirurgiche
1) STENOSI DELL’AORTA
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con aumento dei livelli plasmatici
di creatininemia e azotemia con
un aumento dei globuli bianchi
attivati, con febbricola e
malessere. La diagnosi di
certezza si fa bioptizzando
l’organo. Nel momento in cui si
sospetta un rigetto acuto,si parte
immediatamente con la terapia
immunosoppressiva e
cortisone,tre boli da 1g a 24 h di
distanza l’uno dall’altro.
- Trombosi sia dell’arteria renale che della vena renale, Per evitare ciò,nel post
trapianto si usano sostanze anticoagulanti.
Dopo tre mesi dal trapianto possono insorgere complicanze dovute alla terapia
immunosoppressiva, fatta di sostanze che abbassano le difese immunologiche (si
da cortisone e ciclosporina15, la quale ha degli effetti collaterali:
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1) NEFROTOSSICITA’: Ciò si è scoperto osservando pazienti trapiantati di cuore,i
quali dopo 5 anni,andavano in insufficienza renale; o in pazienti con l’uveite, dove i
soggetti si ammalavano di insufficienza renale. Nei soggetti trapiantati che con l’uso
della ciclosporina andavano incontro ad IRC, spesso questa veniva confusa con il
rigetto cronico, perché si pensava fosse dovuto a motivi immunologici. Oggi
sappiamo che l’immunologia centra ma fino ad un certo punto, perché vi sono tanti
altri fattori,e questa decadenza della funzione renale è stata ribattezzata come
“nefropatia cronica da trapianto”,dovuta alla comunanza di fattori immunologici e
tossici.
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Dialisi
Prima di iniziare il discorso sulla dialisi, che è una delle possibilità di terapia
sostitutiva del 5^ stadio di IRC, bisogna ricordare che in casi selezionati (paziente
giovane) vi è la strategia del wait and see: prima di sottoporre il paziente ad un
protocollo dialitico, periodicamente ogni mese/ogni 15 giorni, si fanno le analisi di
funzione renale poichè è possibile che alcuni pazienti possano permanere in questo
stadio anche per molto tempo, soprattutto se non interviene un fattore
concomitante.16
Quand’è che non applichiamo il wait and see? Quando è un paziente ultra 70enne,
con comorbilità come per esempio segni di un’iperpotassemia importante che si
vede all’elettrocardiogramma; edema polmonare; acidosi metabolica grave.
Introduzione
La dialisi è un tipo di terapia sostitutiva che si inserisce nel quadro delle opzioni di
un paziente con IRC. L’altra terapia possibile è il trapianto. In alcuni casi selezionati
(soggetto giovane e motivato) si preferisce non adottare subito la dialisi, ma il
paziente si sottopone ad una dieta ipoproteica (meno valenze acide) o il trapianto
pre-emptive17 da donatore vivente. La dialisi si divide in due grandi categorie:
- Emodialisi
- Dialisi Peritoneale
I pazienti che noi vediamo in dialisi sono solo la punta dell’iceberg, cioè quelli che
hanno resistito ad una patologia aterosclerotica, che li avrebbe potuti portare ad
un’accidente cardiovascolare. Quelli che entrano in dialisi, sono solo la punta
dell’iceberg. Questo non vuol dire che un dializzato non abbia un alto rischio di
malattie cardiovascolari, anzi, gli eventi cardiovascolari sono la prima causa di
morte in questi pazienti. (Rispetto alla popolazione generale, in cui dagli anni ’50 si è
assistito a un decremento degli eventi cardiovascolari, nei dializzati invece, gli
accidenti cardiovascolari sono rimasti sempre a circa il 10% all’anno - Ciò vuol dire
che su 10 pz, ogni anno, 1 muore per accidenti cardiovascolari.)
16Segni e sintomi uremici che possono far precipitare sono quelli dell’apparato
cardiovascolare: pericardite, ipertensione, aterosclerosi; dell’apparato respiratorio: edema
polmonare; e l’apparato gastrointestinale; infezioni dell’apparato urinario
17Il termine indica un intervento effettuato quando il paziente non ha ancora iniziato la
dialisi. Normalmente si esegue avvalendosi di un donatore vivente. In alcune Regioni d'Italia
è possibile eseguire il trapianto pre-emptive da donatore cadavere.
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Terapie Concomitanti
E’ bene ricordare che con la dialisi noi risolviamo solo problematiche relative al
deficit di funzione glomerulare, che riguarda il filtrato. Abbiamo tutta una serie di
problematiche che devono essere affrontate dal punto di vista medico, che sono:
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La terapia con eritropoietina non è una terapia sostitutiva, cioè non andiamo a dare
eritropoietina per sostituire quelli che sono i valori normali. Nell’uremico i valori di
eritropoietina, andandoli a dosare, sono sempre più elevati di un soggetto normale,
però sono più bassi rispetto a un soggetto anemico non ureimico. Vale a dire che
comunque c’è una produzione, ma non riesce a superare il difetto. Per cui
dobbiamo dare eritropoietina a dosi farmacologiche e poi dobbiamo affrontare
l’aspetto dell’assetto marziale. Se diamo eritropoietina, ma il ferro non c’è, non
avremo nessun effetto. Quindi bisogna dosare la sideremia, transferrina, ferritina,
fare il calcolo del total iron binding capacity. Chiaramente se il pz è infiammato, il Fe
serve alla superossido dismutasi, e quindi se gli diamo ferro nel caso di
infiammazione, possiamo accelerare l’infiammazione stessa.
- Acqua
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- Altri soluti che sono : sodio, glucosio, potassio, cloro, calcio, magnesio per
richiamare il plasma tramite osmosi.
Principi dell’Emodialisi
2) Ultrafiltrazione: Dalla parte del dialisato c’è una pressione negativa che viene
creato mediante una pompa, quindi c’è un gradiente di pressione, che è
negativa dalla parte del dialisato e positiva da parte del sangue. Questo che
cosa comporta? Il passaggio di acqua dal sangue al dialisato, che si trascina
anche dei soluti (solvent drug). Questa viene detta ultrafiltrazione a
convenzione.
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ridiamo, e questo avviene o prima del filtro o subito dopo il filtro ( si dice
prediluizione o postdiluizione):
Membrane Dialitiche
Possono essere:
- Filtri a piastra o capillari: in effetti oggi si utilizzano più capillari di 1 mm. Il sangue
passa all’interno del capillare, e all’esterno c’è il bagno di dialisi. i
Accessi Vascolari
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In paziente cronico: Si allestisce la fistola artero‐venosa di Cimmino‐Brescia che è
un’anastomosi tra un’arteria e una vena, in genere dell’avambraccio non dominante,
quindi arteria radiale e vena brachiale e si fa
un’anastomosi che può essere latero‐ laterale,
latero‐terminale. o lo fa il nefrologo esperto in
questo o il chirurgo vascolare. Perchè si fa questo?
Il sangue dall’arteria passerà direttamente nella
vena, è un sangue cosìdetto arterializzato e infatti
se entrate in una sala dialisi potete vedere subito
qual è il pz che dializza con il catetere e quale con
la FAV perché il sangue che entra nel circuito
extracorporeo, se dializza con il catetere è molto più
scuro perché non è arterializzato.
Essi non possono stare molto vicini e magari uno messo verso l’alto e uno verso il
basso, altrimenti si ricadrebbe nel fenomeno del ricircolo: si dializzerebbe sempre
lo stesso sangue, ovvero prende il sangue che è appena stato ripulito e reimmesso
in circolo.
Caso del Pz con esaurimento vascolare: In dialisi ci possono stare anche gli ultra
90enni, che sono anche 30 anni in dialisi perché non sono eleggibili per il trapianto).
Poichè la fistola può chiudersi per trombosi o può infettarsi è considerata il tallone
d’achille della dialisi. (Poggiando il catatere sualla FAV si sente il caratteristico
fremito e quello è il segno che la fistola funziona. Appena si sente una riduzione del
fremito, c’è rischio di trombosi e l’ago va eparinizzato). Se quindi il paziente ha
esaurito il patrimonio vascolare può mettere un catetere a permanenza di Tesio,
oppure ci sono anche delle vere e proprie protesi in materiale sintetico.
La seduta Dialitica
L’emodialisi dura 4 ore per seduta dialitica, per 3 sedute settimanali in generale.
Esistono delle complicanze relative alla singola seduta dialitica, e complicanze a
lungo termine.
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COMPLICANZE RELATIVE ALLA SINGOLA SEDUTA DIALITICA:
- Nausea e vomito
- Cefalea
- Prurito
- Amiloidosi: perché non vengono eliminate le proteine che hanno un più alto peso
molecolare. Di solito le membrane usate in dialisi hanno un cut off di circa 10000,
quindi tutte le proteine al di sopra non passano, e quindi si accumulano queste
sostanze che possono determinare anche la sindrome del tunnel carpale e
l’amiloidosi.
- Accumulo di alluminio, che può anche essere causato dal malox (algitrato di
alluminio) che noi usiamo come chelante del fosforo, che deve essere però
utilizzato con molta parsimonia perché sappiamo che può dare tossicità da
alluminio. E poi c’è anche l’alluminio contenuta nell’acqua di dialisi. anche se
sono delle patologie più rare oggi, perché sappiamo del malox, sappiamo
dell’acqua di dialisi ecc....la tossicità da alluminio da encefalopatia e anemia.
- Cisti Renale.
Dialisi Peritoneale
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immettere liquido e farlo uscire. Il liquido per
la dialisi peritoneale è un liquido
osmoticamente attivo, non c’è più
convezione e ultrafiltrazione, non c’è più
gradiente di diffusione: funziona con il
principio osmotico - se tu hai un liquido di
dialisi che contiene di solito glucosio, anche
amminoacidi, ma più spesso glucosio,
questo viene immesso nel peritoneo e
richiama acqua e soluti, quindi si arricchisce
e poi viene drenato sempre attraverso il
catetere di Tenckhoff.
Il paziente deve essere in grado di capire le regole della sepsi e in grado di essere
assistito perchè altrimenti è inutile proporgli la dialisi peritoneale perchè potrà
sviluppare una peritonite che è la complicanza più frequente, che ha una certa
mortalità. Si propone magari al paziente che vuole rimanere molto autonomo,
magari che lavora e che fa un lavoro che lo costringe a guidare, a stare in giro per
molto tempo. L’altra complicanza è il diabete, per la presenza all’interno del liquido
di glucosio.
Vantaggi
Oggi si pensa dialisi peritoneale prima e poi emodialisi, a meno che non ci stanno
delle patologie, perchè comunque il peritoneo si esaurisce e quindi dopo un pò
andrà in fibrosi, comunque può durare diversi anni, quindi il paziente può sfruttare
5‐8anni di dialisi peritoneale e poi entrare in emodialisi invece che avere l’alternativa
emodialisi/dialisi peritoneale
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Adeguatezza Dialitica
Quanto è efficiente la dialisi? Usiamo un calcolo che si chiama Kt/V. Bisogna tenere
presente che la dialisi è comunque individualizzata, non è che basta mettere il peso
che ha portato il paziente e mettere quel range di dialisi uguale per tutti. Bisogna
sempre individualizzare e ci si appoggia appunto a questo Kt/V. il Kt/V è un
parametro usato per valutare l'adeguatezza del trattamento dialitico, ovvero la
capacità della dialisi di rimuovere dal sangue i soluti che si accumulano nelle
persone affette da insufficienza renale grave, detti anche tossine uremiche. Per
convenzione si è scelto di considerare l'urea, una molecola derivata dal
metabolismo degli aminoacidi, come rappresentativa dell'accumulo e della
rimozione di queste sostanze. Nel contesto dell'emodialisi il Kt/V è un numero
pseudo-adimensionale che dipende dalla concentrazione dell'urea nel sangue prima
e dopo la dialisi. In particolare:
- K: clearance dell'urea ottenuta dal dializzatore, o filtro per dialisi (valore diverso
per ogni filtro)
A dispetto del nome, esso non rappresenta il prodotto di K e t diviso per V, che
sarebbe un vero numero adimensionale. Il calcolo del Kt/V fu sviluppato da Frank
Gotch e John Sargent come misura della dose dialitica per analizzare i risultati di
uno studio clinico su larga scala, il National Cooperative Dialysis Study. Secondo le
linee guida del gruppo di studio statunitense KDOQI, afferente alla National Kidney
Foundation, il valore desiderabile (target) del Kt/V è 1,3, così da assicurare un valore
minimo di 1,2. In dialisi peritoneale il target è ≥ 1,7/settimana.
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