Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Fisiologia
Fisiologia Umana
Università degli Studi di Urbino Carlo Bo (UNIURB)
36 pag.
ANATOMIA FUNZIONALE
L’unità funzionale, cioè la più piccola parte del rene in grado di svolgere la funzione renale (produrre urina),
è il nefrone. Un altro aspetto anatomico fondamentale per comprendere la funzione del rene è la
circolazione renale.
I reni sono 2, si trovano nella parte cefalica e dorsale della cavità addominale, per cui sono appoggiati alla
parete posteriore della cavità addominale e sono subito sotto il diaframma.
I reni ricevono il sangue dall’arteria renale che è un ramo dell’aorta addominale, il sangue poi esce dalla
vena renale e si getta nella vena cava inferiore.
Il rene ha una forma a grosso fagiolo con una faccia convessa e una concava. La faccia concava si chiama ilo
e attraverso questo entrano l’arteria renale e i nervi ed escono l’arteria renale, i vasi linfatici e l’uretere.
L’uretere è un lungo tubo la cui parete ha una natura muscolare liscia, rivestito da un epitelio intero.
È molto lungo perché dall’ilo attraversa tutta la lunghezza della cavità addominale e si va a gettare nella
vescica.
La vescica è un organo cavo, la cui parete è prevalentemente di natura muscolare liscia, nella vescica
sboccano i due ureteri dx e sx e da essa caudalmente esce un altro tubo, l’uretra, verso l’esterno.
L’uretra è molto diversa nel maschio e nella femmina: nella femmina l’uretra sbocca nella vulva, tra piccole
e grandi labbra; nel maschio invece l’uretra è molto più lunga perché percorre tutta la lunghezza del pene e
inoltre confluisce con la via di espulsione dello sperma. Nell’uomo c’è un unico tubo terminale che sbocca
all’esterno che appartiene sia all’apparato genitale che a quello urinario.
Nella donna è più frequente la cistite (infezione della vescica) in quanto essendo più corta l’uretra, la
vescica è collegata all’esterno in modo più diretto rispetto all’uomo.
Nel rene si distinguono una parte interna o midollare, e una parte esterna o corticale.
La parte midollare è divisa in piramidi che hanno il vertice che guarda verso l’interno e che confluisce in
strutture tubulari molto corte che confluiscono in una cisterna, chiamata pelvi renale.
CIRCOLAZIONE RENALE
Il rene è un organo abbastanza piccolo e nonostante questo, l’arteria renale è molto grossa, infatti il 20%
del totale del sangue della gittata cardiaca va a finire nel rene.
L’arteria renale entra nell’ilo e si divide in rami che entrano nella midollare tra una
piramide renale e l’altra. I rami che passano tra le piramidi si chiamano arterie
interlobari, in quanto le piramidi renali si chiamano anche lobi.
Le arterie interlobari arrivate al confine tra midolllare e corticale, l’arteria interlobare
piega a 90° e percorre la superficie di base della piramide (quindi il confine tra midollare
e corticale). Siccome le basi delle piramidi sono curve, le arterie che le percorrono si
chiamano arciformi (a forma di arco). Dalle arterie arciformi partono delle arterie più
piccole, chiamate interlobulari, che salgono nella corticale dividendola in tanti settori
chiamati lobuli. Dalle arterie interlobulari si staccano delle arteriole afferenti, per cui c’è
un passaggio netto della componente istologica del vaso: nelle arterie c’è una prevalenza
di tessuto elastico, ora nelle arteriole c’è una prevalenza di tessuto muscolare liscio.
L’arteriola afferente (9), entra nella capsula di Bowman, si sfiocca nei capillari (10) che sono stati tagliati
trasversalmente, e che a loro volta si riuniscono nella via efferente (11) che porta via il sangue. Il tubulo
contorto distale (C) è stato anch’esso tagliato trasversalmente e passa tra arteriola afferente e arteriola
efferente. All’interno del glomerulo, ci sono i capillari con il loro endotelio, ma anche delle cellule che
stanno tutte intorno ai capillari, chiamate cellule del mesangio (“mesos-angios”= in mezzo ai capillari).
Le cellule del mesangio hanno delle capacità contrattili (non sono cellule muscolari). Esse hanno dunque la
capacità di ridurre il diametro del capillare, quindi di ridurre la superficie laterale del capillare.
Il tubulo contorto distale passa a cavallo tra l’arteriola afferente e quella efferente, in particolare passa
aderente alla parete dell’arteriola afferente (che ovviamente ha il suo endotelio e cellule muscolari lisce
come tutte le arteriole). Nel punto di contatto tra il tubulo contorto distale (che fa parte della parte
urinifera del nefrone) e l’arteriola afferente (che fa parte della parte ematica del nefrone), le cellule
epiteliali del tubulo contorto distali sono cellule specializzate, chiamate nel complesso macula densa (7).
Sono chiamate così in quanto al microscopio si vede una macchia di cellule più scure (perché assorbono di
più la luce). Fuori dal tubulo contorto distale, fuori dalla macula densa, si trovano delle altre cellule
specializzate (6), che stanno a ridosso della parete dell’arteriola, chiamate iuxta glomerulari (= vicino al
glomerulo). Nel complesso, poiché le cellule della macula densa e le cellule iuxta glomerulari, formano
un’unità funzionale, ci sono le caratteristiche per dire che insieme formano un apparato, cioè un insieme di
organi che formano un apparato che si chiama apparato iuxta glomerulare.
Il risultato di tutto ciò è la produzione di liquido filtrato fino a 180 litri al giorno. Ovviamente non abbiamo
questa quantità di liquidi nel sangue e nel corspo; ciò sinifica che nel corpuscolo renale la parte liquida del
sangue (plasma) viene filtrato e riassorbito più volte al giorno.
Il volume del sangue totale è circa 5 litri, di questi circa 3 litri sono plasma. Questi 3 litri vengono filtrati
tante volte fino a raggiungere un volume totale di 180litri.
In realtà si devono considerare altri fattori, ma si può dire che se il plasma passasse interamente (3 litri alla
volta) attraverso il filtro, il plasma verrebbe filtrato e riassorbito 60 volte in un giorno. In realtà non è 60
volte, ma molto di più, perché viene filtrato solo una parte del plasma alla volta.
Se si blocca la funzione renale (blocco renale), si muore principalmente per acidosi: il pH raggiunge valori
fuori controllo (inferiori a 7) incompatibili con la vita.
Le fasi attraverso cui si realizzano le prime 4 funzioni sopra elencate sono due:
3. Filtrazione glomerulare
4. Elaborazione del filtrato (nei tubuli)
ANATOMIA FUNZIONALE
L’unità funzionale, cioè la più piccola parte del rene in grado di svolgere la funzione renale (produrre urina),
è il nefrone. Un altro aspetto anatomico fondamentale per comprendere la funzione del rene è la
circolazione renale.
I reni sono 2, si trovano nella parte cefalica e dorsale della cavità addominale, per cui sono appoggiati alla
parete posteriore della cavità addominale e sono subito sotto il diaframma.
I reni ricevono il sangue dall’arteria renale che è un ramo dell’aorta addominale; il sangue poi esce dalla
vena renale che si getta nella vena cava inferiore.
Il rene ha una forma a grosso fagiolo con una faccia convessa e una concava. La faccia concava si chiama ilo
e attraverso questo entrano l’arteria renale e i nervi ed escono l’arteria renale, i vasi linfatici e l’uretere.
L’uretere è un lungo tubo la cui parete ha una natura muscolare liscia, ovviamente rivestito da un epitelio
intero. È molto lungo perché dall’ilo attraversa tutta la cavità addominale e si va a gettare nella vescica. La
vescica è un organo cavo, la cui parete è prevalentemente di natura muscolare liscia. Nella vescica
sboccano i due ureteri dx e sx e da essa caudalmente esce un altro tubo, l’uretra, verso l’esterno. L’uretra è
molto diversa nel maschio e nella femmina: nella femmina l’uretra sbocca nella vulva, tra piccole e grandi
labbra; nel maschio invece l’uretra è molto più lunga perché percorre tutta la lunghezza del pene e inoltre
confluisce con la via di espulsione dello sperma. Nell’uomo c’è un unico tubo terminale che sbocca
all’esterno che appartiene sia all’apparato genitale che a quello urinario.
Nella donna è più frequente la cistite (infezione della vescica) in quanto essendo più corta l’uretra, la
vescica è collegata all’esterno in modo più diretto rispetto all’uomo.
Nel rene si distinguono una parte più interna, o midollare, e una parte esterna, corticale. La parte midollare
è divisa in piramidi renali che hanno il vertice che guarda in strutture tubulari molto corte che confluiscono
in una cisterna, chiamata pelvi renale.
Il rene è un organo abbastanza piccolo e nonostante questo, l’arteria renale è molto grossa, infatti il 20%
del totale del sangue della gittata cardiaca va a finire nel rene. L’arteria renale entra
nell’ilo e si divide in rami che entrano nella midollare tra una piramide renale e l’altro.
I rami che passano tra le piramidi si chiamano arterie interlobari, in quanto le piramidi
renali si chiamano anche lobi. Arrivate le arterie interlobari al confine tra midolllare e
corticale, l’arteria interlobare piega a 90° e percorre la superficie di base della piramide
(quindi il confine tra midollare e corticale della piramide). Siccome le basi delle piramidi
sono curve, le arterie che le percorrono si chiamano arciformi (a forma di arco). Dalle
arterie arciformi partono delle arterie più piccole, chiamate interlobulari, che salgono
nella corticale dividendola in tanti settori chiamati lobuli. Dalle arterie interlobulari si
staccano delle arteriole afferenti, per cui c’è un passaggio netto della componente
istologica del vaso: nelle arterie c’è una prevalenza di tessuto elastico, ora nelle arteriole
c’è una prevalenza di tessuto muscolare liscio. Sono arteriole afferenti che portano
sangue ad un gomitolo di capillari che si chiama glomerulo renale. Il glomerulo è una
struttura vascolare fatta di capillari in rete che ricevono il sangue dall’arteriola afferente.
A questo punto succede una cosa che succede solo in questo punto del corpo, tanto che è stata definita
rete mirabile: la rete di capillari, invece che riunirsi in una venula, si riunisce in una arteriola efferente.
Sia l’arteriola afferente che quella efferente hanno una grossa capacità contrattile.
L’arteriola efferente da origine ad una rete di capillari che vanno prevalentemente nella midollare che
circonda altre strutture. I capillari si riuniscono poi in venule che sboccano in vene arciformi che si
riuniscono in vene interlobari, che si riuniscono nella vena renale.
Il glomerulo, la capsula di Bowman e tutto l’insieme dei tubuli costituiscono l’unità funzionale del rene, cioè
il nefrone. Ovviamente il dotto collettore non appartiene ad un solo nefrone, ma è condiviso tra tanti
nefroni. Nel nefrone si distingue una parte vascolare (glomerulo) e una parte urinifera (insieme dei tubuli
dove si forma l’urina).
Il liquido per passare attraverso la barriera filtrante incontra un attrito, per cui è necessario che ci sia una
forza che spinge.
Solitamente i meccanismi possibili di passaggio sono 2: quello di diffusione e quello di filtrazione. In questo
caso però quello di diffusone non ha importanza in quanto il materiale che passa ha circa la stessa
composizione del materiale di partenza: il filtrato glomerulare ha la stessa concentrazione della quasi
totalità delle strutture del plasma (l’unico componente diverso sono le proteine).
Il meccanismo che in questo caso entra in gioco è quello di filtrazione.
Nel meccanismo di filtrazione si devono considerare la pressione idrostatica (del sangue nel capillare
glomerulare; del filtrato nello spazio della capsula) e la pressione oncotica (del sangue nel capillare; del
filtrato nello spazio capsulare).
- La pressione oncotica del plasma (πc) è 25mmHg, poiché la concentrazione è sempre la stessa in
tutto il sangue. Questa pressione tenderà a trattenere l’acqua all’interno dei capillari.
- La pressione oncotica del filtrato nello spazio capsulare (πB) è praticamente 0mmHg, poiché di
proteine ne passano talmente poche che la pressione può essere approssimata a zero.
- La pressione idrostatica nei capillari tissutali è di 35mmHg e poi diminuisce fino a 15mmHg, per cui
possiamo considerare che la pressione media di un capillare (tolta la componente gravitazionale)
25mmHg.
Nei capillari glomerulari c’è una pressione idrostatica molto più grande rispetto a quella di
qualunque altro capillare di circa 48mmH.
- La pressione idrostatica del filtrato nella capsula di Bowman deve essere considerata sia in
relazione alla velocità di filtrazione, sia all’attrito del filtrato nei tubuli. La velocità di filtrazione
determina il flusso del liquido nella capsula e la spinta del flusso stesso all’interno dei tubuli. Per cui
se c’è un flusso importante e una resistenza alta, si ha un ΔP con un certo valore, diverso da zero.
La ΔP rappresenta differenza di pressione tra la capsula e la pelvi renale (nella pelvi renale c’è
pressione 0, poiché non c’è attrito). Il filtrato che si va a formare nella capsula di Bowman a seguito
della filtrazione prosegue lungo l’unica via di uscita, cioè lungo i tubuli, dove incontra un certo
attrito. Nella capsula di Bowman si forma una certa pressione che permette al liquido di essere
spinto attraverso i tubuli. Questa pressione ha un valore tra i 10 e i 15mmHg.
La pressione oncotica dei capillari glomerulari può assumere valori superiori ai 25mmHg, fino a 35mmHg.
Ciò avviene in quanto nel sangue aumenta la concentrazione di proteine scorrendo lungo il capillare, in
quanto le proteine vengono mantenute e l’acqua viene filtrata: a mano a mano che si procede lungo il
capillare la perdita d solvente fa si che la concentrazione di proteine aumenti. Quindi complessivamente si
ha un aumento della pressione oncotica dei capillari.
Se la pressione oncotica aumenta, la pressione di filtrazione totale diminuisce procedendo lungo il capillare.
Il problema di mantenimento della velocità di filtrazione è molto importante, in quanto una piccola
variazione del valore della pressione idrostatica del filtrato può portare anche alla morte.
Poiché la pressione di filtrazione è un valore molto importante e vitale, esso è regolato da una pluralità di
meccanismi di controllo.
La velocità di filtrazione glomerulare è la quantità di filtrato che si forma nell’unità di tempo in tutti i
glomeruli renali. Essa dipende da una costante (K), data dalle caratteristiche della membrana filtrante, ed è
direttamente proporzionale alla pressione di filtrazione totale (PF) e al flusso ematico renale (RBF).
La filtrazione dipende dal mantenimento della pressione di filtrazione; ma se immaginiamo di mantenere la
pressione di filtrazione e di interrompere il passaggio di sangue attraverso i capillari glomerulari, è chiaro
che la filtrazione si fermerebbe poiché una volta persa l’acuqa dal glomerulo, la pressione oncotica
all’interno del glomerulo diventerebbe più grande, tendendo a tratterene l’acqua e portando a zero la
pressione di filtrazione totale.
Quindi abbiamo la necessità sia di mantenere una pressione di filtrazione, sia un
flusso ematico renale.
La velocità di filtrazione può essere regolata tramite la regolazione delle due grandezze da cui dipende
(pressione di filitrazione e flusso ematico). Queste due, a loro volta, possono essere modificate e regolate
cambiando la resistenza che offre ciascuno dei tre elementi (arteriola afferente, barriera filtrante e arteriola
efferente) al passaggio di sangue.
Se si stringe l’arteriola efferente, aumentano le resistenze complessive del rene al flusso ematico,
ma essendo la costrizione a valle del glomerulo, è anche vero che, aumentando la resisteza
dell’arteriola efferente, aumenta il ΔP tra il glomerulo e la circolazione venosa, quindi
aumenta la pressione all’interno del glomerulo. In sostanza si ha una dimuizione del
flusso ematico renale complessivo, e auamento della pressione idrostatica all’interno
del glomerulo. Complessivamente i due effetti si compensano ma prevale l’aumento di
aumento di pressione. Quindi di fatto la velocità di filtrazione aumenta.
Nel grafico si vede che se aumento la resistenza dell’arteriola efferente, il fusso ematico
renale diminuisce, ma poiché aumenta la pressione idrostatica glomerulare, si ha un
aumento complessivodella velocità di filtrazione.
Quindi e costringo l’arteriola afferente i ha una diminuzione del flusso renale e della velocità di filtrazione;
se costringo l’arteriola efferente ho una diminuzione del flusso renale, ma anche un aumento della velocità
di filtrazione data dall’aumento della pressione glomerulare.
Nel tubulo contorto prossimale si ha il riassorbimento di sodio molto intenso dato dalla pompa sodio
potassio. È un riassorbimento fondamentale, perché da questo derivano tutti gli altri, nel senso che il
trasporto attivo di sodio (grazie al meccaismo di trasporto primario pompa sodio-potassio) mette in moto
tutti gli altri riassorbimenti, prima di tutto quello dell’acqua per osmosi. Per mantenere l’equilibrio
elettrostatico, all’assorbimento del sodio (carica positiva), viene assorbito anche il cloruro (carica negativa).
C’è infine un riassorbimento di molecole per trasporto
attivo secondario: il gradiente di sodio creato dalla
pompa sodio potassio determina l’attivazione di
meccanismi di trasporto attivo secondario, sia nel senso
di riassorbimento (glucosio, amminoacidi, bicarbonato),
sia nel senso della secrezione (ioni idrogeno).
Il tubulo contorto distale e il dotto collettore presentano una permeabilità dell’acqua variabile. La
variaibilità è controllata dall’ormone antidiuretico. Nel tubulo contorto distale riprendono gli assorbimenti
(sodio, cloruro, bicarbonato, calcio, fosfato) e le secrezioni (ioni idrogeno). Nel dotto collettore continuano i
riassorbimenti di sodio e cloruro, compare la possibilità di riassorbire urea e ancora una volta secreazione o
riassorbimento di ioni idrogeno. Nel tubulo contorto distale e nel dotto collettore avvengono la maggior
parte delle regolazioni fini: essi controllano precisamente che la quantità di riassorbimento dei soluti sia
quella giusta. Lo scopo non è quello di fare un’urina giusta, ma quello di mantenere le varie omeostasi, le
giute concentrazione del liquido extracellulare e dell’ambiente interno.
Nella figura sotto si mette in relazione la struttura dei vari tratti del tubulo con la funzione: guardando
l’epitelio si può capire qualcosa sulla sua funzione.
Il grafico rappresenta un’analisi energetica dei vari tratti del nefrone: è descritto il consumo energetico
dell’epitelio dei vari tratti del tubulo.
La prima immagine in alto a destra rappresenta una cellula epiteliale del tubulo contorto prossimale. È una
cellula cubica con microvilli molto sviluppati dalla parte verso il lume del tubulo. All’interno, il volume della
cellula cubica è occupato dai mitocondri (quei corpi neri). Queste caratteristiche citologiche vengono
mantenute lungo tutto il tubulo contorto prossimale, anche se il numero di mitocondri diminuisce. Nel
gradico vediamo che nel tubulo contorto prossimale (S1) il consumo di ATP è molto alto. La maggior parte
28/04/2020
Tutte le modifiche che avvengono sia in termini quantitativi che qualitativi nel filtrato glomerulare,
avvengono per via della pompa sodio-potassio.
Il riassorbimento di acqua che avviene nel tubulo contorto distale e nel tubulo collettore viene chiamato
facoltatitvo, rispetto al grande riassorbimento di acqua che avviene nel tubulo contorto prossimale, e che
vinene detto obbligatorio.
L’assorbimento obbligatorio di acqua è quello che avvine a prescindere dal bisogno di acqua dell’organismo
(sia che sia disiratato, superidratato o normoidratato); avviene indipendentemente dallo stato di
idratazione. Gli assorbimenti facoltativi nel tubulo contorto distlale e nel tubul collettore avvengono più o
meno a seconda del bisogno dell’organismo di trattenere o di eliminare acqua.
[Il riassorbimento di acqua varia molto a seconda dell’età: in base all’età si ha un cambiamento continuo di
acqua presente all’interno del corpo. L’invecchiamento può essere visto come l’incapacità dei tessuti di
trattenere acqua.]
RIASSORBIMENTO DI SODIO
ll riassorbimento di sodio avviene sia nel tubulo contorto prossimale, che in altre zone del tubulo. Esso
avviene sostanzialmente con un meccanismo fondamentalmente uguale in tutte le parti.
Come si formano le proteine (sintesi proteica): dal DNA e dalla sequenza di nuocleotidi viene costruita la molecola di RNA
messaggero, che a seguito di alcune elaborazioni, viene trasferito nel citosol. Nel citosol i ribosomi si attaccano al RNA messaggero
che tripletta per tripletta (3 nucleotidi alla volta) aggiungono un amminoacido alla proteina che si sta formando. Questo vale sia
per le proteine di membrana, sia per le proteine destinate all’esocitosi, sia per le proteine citosoliche.
Come fa una proteina a finire nella membrana e l’altra a finitre nel citosol?
Le proteine di membrna sicuramente devono avere almeno una sequenza di amminoacidi idrofoba per stare nel doppio strato
fosfolipidico.
Ci sono due localizzazione dei robosomi: i ribosomi liberi e i ribosomi legati al reticolo endoplasmatico rugoso. I ribosomi liberi nel
citosol formano la proteina che a mano a mano che si forma e si allunga, si stacca dal ribosoma e va nel citosol. Le proteine invece
sintetizzate dal ribosoma legate al reticolo endoplasmatico rugoso, a mano a mano che si formano e che si forma la catena,
vengono inniettate all’interno del reticolo stesso. La proteina del ribosoma legato al reticolo, va a finire all’interno del lume del
reticolo. Se però una proteina sintetizzata dal ribosoma legato al reticolo, presenta una parte idrofoba, nel momento in cui viene
inniettata nella membrana del reticolo e passa la parte idrofoba, quella rimane incastrata all’interno della membrana del reticolo.
La proteina tutta idrofila, passa all’interno del lume del reticolo; quella che invece ha un pezzo della sequenza di amminoacidi
idrofoba, resta incastrata nella membrana del reticolo.
Nel reticolo queste proteine vengono elaborate, idrolizzate (eccetera…), dopodiché dal reticolo si formano per gemmazione delle
vescicole, delle esteroflessioni della membrana del reticolo. Le vescicole quindi che si vanno a formare sono rivestite della
membrana del reticolo, cioè quella membrana che si porta dietro quelle proteine che sono state sintetizzate dai ribosomi legato al
reticolo endoplasmatico rugoso. Questa vescicola va a fondersi con l’apparato di Golgi, dove le proteine vengono elaborte.
Dall’apparato di Golgi nascono per gemmazione, delle vescicole che si vanno a fondere per esocitosi con la membrana plasmatica.
A questo punto le proteine di quel pezzo di membrana vanno ad essere proteine di membrana plasmatica (provenienti dunque dai
ribosomi legato al reticolo). Le proteine invece contenute all’intenro della vescicola che va in esocitosi venogo secrete.
Continuamente nelle nostre cellule c’è un’aggiunta e un’eliminazione di membrana: le memrbane vengono
rinnovete poiché la vita è dinamica.Epitelio polarizzato significa che la membrana apicale è diversa da
quella basolaterale nella composizione proteica.
Ma come è possibile che ci siano proteine diverse da una parte e dall’altra?
Le vescicole che nascono dall’apparato di Golgi, non vanno a fondersi in un punto qualunque della
membrana, ma vengono indirizzate da un sistema molto complesso, che comprende dei binari di
citoscheletro, al punto preciso in cui devono esere fuse. C’è un indirizzamento delle vescicole a seconda
delle proteine di membrana della vescicola stessa. A seconda delle proteine di membrana delle vescicole,
queste verranno idirizzate e fondersi o con la membrana basolaterale, o con la membrana apicale. Questo
spiega l’origine della diversa composizione in proteine delle due membrane, ma sappiamo che le
membrane sono dei mosaici fluidi: i fosfolipidi si muovono e le proteine stesse vengono trascinate con loro
a meno che non ci siano dei vincoli (legami con il citoscheletro o con la matrice extracellulare) che limitano
il movimento delle proteine. Quindi se le proteine si muovessero liberamente, anche se ci sono due
membrane diverse, dopo un po’ dovrebbe esserci un rimescolamento. Ciò che impedisce il movimento
delle proteine in una cellula epiteliale polarizzata, mantenendo la diversa identità delle due membrane,
sono le tight junction. Nel punto di contatto tra due cellule adiacenti, ci sono delle giunzioni serrate (thight
junction) che sono delle collane di proteine di membrana che si agganciano con le proteine analoghe
dell’altra membrana. Le due membrane laterali di due cellule adiacenti sono tenute molto vicine. Questo
crea una specie di barriera tutt’intorno alla cellula che impedisce la migrazione delle altre proteine di
membrana al di là della bariera stessa. Essendo queste giunzioni presenti tutt’intorno alla cellula, ciò
impedisce che le proteine della membrana apcale vadano a finire nella membrana basolaterale e viceversa.
Nella membrana apicale poi c’è un importante meccanismo di antiporto: antiporto sodio-ione idrogeno. E’
un meccanismo di antiporto: fa entrare il sodio secondo gradiente di potenziale elettrochimico che
determina l’ucita forzata di ioni idrogeno.
Tutte le particelle che entrano nella cellula, aumentano la loro concentrazione nella cellula e poi passano
attraverso la membrana basolaterale secondo un gradiente (quindi trasporto passivo), ognuno attraverso la
sua via. Il cloruro ad esempio ha dei canali sulla membrana basolaterale che gli permettono di uscire. Il
glucosio trova un trasportatore che permette il passaggio secondo gradiente (è una diffusione facilitata); è
una diffusione mediata da un trasportatore proteico di membrana che avviene secondo gradiente di
concentrazione. uscendo dalla cellula le molecole vengono poi catturate dal torrente ematico.
Tutti gli assorbimenti e secrezioni dipendono dal gradiente di sodio che si è formato a cavallo della
membrana apicale grazie all’azione della pompa sodio potassio che si trova esclusivamente solo nella
membrana basolaterale. Questo determina nel tubulo contorto prossimale diversi cambiamenti nella
concentrazione di diverse sostanze presenti nel filtrato rappresentiati nel grafico sotto.
Di sodio ne viene riassorbito tanto perché ne viene filtrato tanto e perché ce n’è tanto
nel plasma.
Il sodio lo si assume con la dieta, poiché mangiando cibi, mangiamo anche il liquido
extracellulare, ricco di sodio. inoltre assumiamo sodio anche tramite il sale da cucina
(cloruro di sodio). ogni giorno assumiamo circa 120millimoli di sodio. Nell’intestino
viene assorbito la maggior parte, e solo 5 o 10 millimoli restano nell’intestino e
vengono eliminati tramite le feci. Circa 110mmol di sodio vengono trasportati nel
liquido extracellulare dove si uniscono al tutto quello che c’è. Qui il sodio è in
equilibrio con il liquido extracellulare perché continuamente entra nelle cellule
attraverso i canali di fuga e viene espulso continuamente tramite le pompe sodio-
potassio. Una piccola parte del sodio si perde tramite la pelle. Il sodio viene filtrato e
riassorbito nei reni e nell’urina se ne trovano circa 100millimoli al giorno.
Tanto sodio viene assunto, tanto sodio viene eliminato, poiché la quantità di sodio
presente nell’organismo deve rimanere costante.
Quasi tutto il sodio che viene filtrato deve essere riassorbito nel processo tubulare; 2/3 vengono riassorbiti
nel tubulo contorto prossimale.
È importante mantenere la concentrazione di sodio nel liquido extracellulare in quanto il sodio, essendo il
soluto del liquido extracellulare presente in quantità maggiore, è il maggior fattore dell’osmolarità del
liquido extracellulare; se cambia la concentrazione del sodio, cambia l’osmolarità del liquido extracellulare
e quindi si avviano dei processi di osmosi tra intra e extracellulare: se il sodio diminuisce fuori, l’acqua
tende ad entrare nelle cellule che si gonfiano ed esplodono o si rovinano, se invece il sodio extracellulare
aumenta, l’acqua viene allontanata dalle cellule che si raggrinziscono.
Inoltre se cambia la concentrazione di sodio cambiano anche le caratteristiche elettriche della membrana e
la sua polarizzazione.
Il mantenimento della concentrazione è importante inoltre perché permette di dar vita a tutti quei
meccanismi di trasporto attivo secondario che si basano proprio sul gradiente di concentrazione di sodio
transmembrana.
La stessa quantità di sodio che si ingerisce con la dieta, la si deve espellere (tramite soprattutto l’urina ma
anche tramite la sudorazione). Per cui si può magiare salatissimo oppure non mangiare un giorno, ma la
quantità di sodio presente nel corpo non cambia: il rene si adegua per espellere circa la stessa quantità di
sodio che viene assunta.
Il nefrone interviene nei suoi diversi tubuli per eliminare la giusta quantità di sodio.
Nell’ansa di Henle (braccio discendente e la parte sottile del braccio ascendente) non ci sono grandi
cambiamenti; ci sono dei riassorbimenti passivi di sodio, per gradiente elettrochimico (di concentrazione e
del potenziale elettrico).
Nel tratto spesso dell’ansa, il meccanismo fondamentale è il cotrasportatore a 3 (sodio, potassio, 2 cloruro).
Il cloruro accumulato all’interno della cellula uscirà per diffusione dalla membrana basolaterale attraverso
del trasportatori.
Nel tubulo contorto distale si ha il cotrasportatore sodio-cloruro attivato precedentemente dalla pompa
sodio-potassio della membrana basolaterale.
Nel dotto collettore si hanno diversi meccanismi, sia paracellulari che transcellulari, di cotrasporto e di
canali.
RIASSORBIMENTO DELL’ACQUA
Il sodio viene riassorbito nei vari tratti con vari meccanismo, e a questa grande
quantità di sodio vanno dietro alcuni soluti, ma soprattutto l’acqua. L’acqua segue il
sodio per mantenere un equilibrio osmotico; l’uscita del sodio richiama l’acqua
all’esterno.
L’acqua per uscire dal tubulo passa passivamente per una via paracellulare (giunzioni
tra cellula e cellula), e attraverso la via transcellulare: nella membrana apicale e
basolaterale ci sono delle proteine, le acquaporine, che sono dei canali di acqua. Le
acquaporine sono una famiglia di proteine di membrna, transmembrana, che
formano un foro all’interno e che permettono il passaggio di acqua, sempre in modo
passivo (secondo un processo di osmosi).
Nel tratto spesso dell’ansa di Henle l’acqua non passa perché le giunzioni tra lecellule sono molto strette
(non permettono il passaggio di acqua per via paracellulare) e perché le cellule apiteliali sono prive di
acquaporine.
Nel tubulo contorto distale e nel dotto collettore la permeabilità dell’acqua è variabile: l’acqua non può
passare per via paracellulare ma può passare per via transcellulare, a patto che ci siano le acquaporine.
In questi tratti del tubulo la presenza di acquaporine è controllata: possono eserci come non esserci.
30/04/2020
Nei tratti sottili dell’ansa di Henle viene riassorbita un po’ di acqua perché questi tratti si trovano nella
midollare, che presenta un ambiente extracellulare iperosmotico. Quindi anche se in questi tratti non c’è un
riassorbimento di sodio, l’ambiente iperosmotico permette il riassorbimento dell’acqua del 15%.
L’80% o più di acqua (che corrisponde a più di 130 litri al giorno) viene riassorbita prevalentemente nel
tubulo contorto prossimale e in parte minore, ma comunque importante, nell’ansa di Henle (parte sottile).
Dal punto di vista omeostatico questi riassorbimenti non vengono fatti in funzione dello stato di idratazione
o di disidratazione dell’organismo: l’acqua viene riassorbita a prescindere dallo stato di idratazione. L’acqua
riassorbita in funzione del bisogno del corpo di riassorbire sodio. Il riassorbimento non serve per regolare
l’omeostasi idrica, ma quella del sodio, e anche del potassio e del cloro.
Una volta riassorbita la maggior parte della quatità di acqua, il riassorbimento del sodio e dell’acqua e delle
loro omeostasi si dissociano. Quindi il 15 o 20% di acqua che resta da assorbire per arrivare ad 1litro e
mezzo di urina complessivo al giorno, deve essere mirato sul problema dell’omeostasi dell’acqua: è
regolato a seconda dell’idratazione giornaliera (data dalla quantità di acqua bevuta, dalla sudorazione ecc.).
Il riassorbimento obbligatorio dell’acqua corrisponde dunque alla prima parte riassorbita (85%), perché
corrisponde alla quantità di acqua che viene sempre riassorbita e non è regolato dalla disponibilità di acqua
del corpo; il riassorbimento facoltativo di acqua è quello che può essere effettuato o no, a seconda del
bisogno idrico di quel momento.
L’aldosterone è un ormone steroideo, quinidi derivato dal colesterolo (Il colesterolo ha una struttura di
base di 4 anelli di carboni). All’interno delle nostre cellule si formam l’aldosterone a partire dalla molecola
di colesterole, mantenendone le caratteristiche. L’aldosterone, derivando dal colesterolo è una molecola
lipoolubile (ha una prevalenza di legami nonpolari). La molecola quindi può attraversare facilmente il
-la creazione di un ambiente iperosmotico nella midollare del rene. In questo modo non si crea una
situazione di equilibrio, infatti tutti i soluti presenti nell’ambiente iperosmotico tenderebbero a disperdersi
-il tubulo che passa attraverso l’ambiente iperosmotico deve avere una prmeabilità all’acqua variabile; deve
essere modulabile a seconda delle esigenze e delle condizioni di idratazione.
Per osmolarità si intende il numero di moli di particelle di qualsiasi tipo che sono presenti in un litro di
soluzione, o di solvente (se si parla di osmolalità). L’osmolarità è la misura del numero di particelle nel
soluto. È la misura con cui una soluzione tende a richiamare acqua a sé per osmosi.
Nell’immagine a fianco si può vedere un grafico in cui è rappresentato
il cambiamento dell’osmolarità in base alle zone del nefrone.
La curva blu indica l’osmolarità in condizioni di iperidratazione.
La curva rossa indica l’osmolarità in condizioni di disidratazione.
“1” indica il valore di osmolarità del sangue, quindi anche del filtrato
(in quanto i soluti del sangue sono uguali a quelli del filtrato, ad
eccezione per le proteine). In realtà questo 1 corrisponde ad un valore
di circa 300 milliosmolare per litro.
Lungo il corso del tubulo contorto prossimale l’osmolarità non cambia
perché viene riassorbito sodio e proporzionalmente acqua.
Nell’ansa di Henle, nella parte discendente, l’osmolarità aumenta fino
ad un valore di circa 1200 milliosmolari e poi diminuisce
drasticamente (soprattutto nel tratto spesso) fino ad arrivare ad un
valore inferiore a quello di partenza, circa a 100milliosmolari; per cui alla fine dell’ansa di Henle si ha un
liquido più diluito di quello iniziale del filtrato. Alla fine dell’ansa di Henle si arriva allo stesso valore sia in
condizioni di idratazione, sia in condizioni di disidratazione, ma attraverso due percorsi diversi: in caso di
iperidratazione c’è un aumento di osmolarità piccolo; nel caso di disidratazione l’aumento di osmolarità è
molto più grande. Alla fine del’ansa di Henle in entrambi casi si raggiunge lo stesso valore.
Nel tubulo contorto distale in condizioni di iperidratazione l’osmolrità continua a diminuire anche lungo il
dotto collettore, fino ad arrivare anche a valori estremi di 1/6 o 1/7 rispetto al valore dell’osmolarità
iniziale: è possibile produrre un’urina che è più diluita rispetto al filtrato di 6 o 7 volte (15litri in un giorno).
In caso di disidratazione, dopo l’ansa di Henle, l’osmolarità torna ad aumentare nel tubulo contorto distale.
Continua poi ad aumentare ancora di più nel percorso del dotto collettore potendo arrivare teoricamente
anche a valori di 3 o 4 volte più grandi rispetto a quello iniziale (fino anche a 1000 osmomolari).
I valori descritti dalle curve sono valori estremi, insuperabili, oltre i quali non si può andare. Normalmente si
hanno valori intermedi, tali per cui il valore di osmolarità dell’acqua è di poco superiore a quella del plasma.
[L’acqua di mare ha una concentrazione di cloruro di sodio più alto rispetto a quello dell’urina concentrata a
valori massimi. Nel caso in cui bevessimo acqua di mare, per eliminare quella enorme quantità di cloruro di
sodio assunto, dobbiamo eliminare anche una grande quantità di acqua. Per cui in caso di necessità bere
acqua di mare fa aumentare la dispersione di liquidi. Non bere acqua di mare! ]
In fiura sotto è rappresentato un altro schema riassuntivo di tutti i valori dell’osmolarità dell’acuqa lungo il
tubilo.
NA+: il tubulo contorto prossimale ha un meccanismo intenso di trasporto attivo. Nella parte idscendente
dell’ansa quasi non c’è trasporto attivo, ma è permeabile; la parte ascendente sottile è permeabile, ma
senza trasoporto attivo di sodio; nel tratto spesso dell’ansa c’è un trasporto attivo intensissimo (pompa
sodio-potassio accoppiata a un cotrasportatore a 3 di sodio potassio e due cloruri); la stessa cosa la si
ritrova nel tubulo contorto distale e nel dotto collettore.
Le stesse cose del sodio le si ritrovano anche nel cloruro.
UREA: L’urea è la molecola che viene formata nel fegato grazie al ciclo metabolico dell’urea. Essa per il
passaggio attraverso le cellule del tubulo richiede un trasportatore passivo. Se c’è il trasportatore può
passare per diffusione facilitata, altrimenti non passa. Di urea ne viene riassorbita poca nel tubulo contorto
prossimale; nell’ansa di Henle sottile, la membrana è permeabile;nel dotto collettore, in particolare
nell’ultima più profonda che va nellamidollare, l’urea è dipendente dall’ormone antidiudetico. Se non c’è
l’ormone l’urea è intrappolata nel dotto collettore; se c’è l’ormone l’urea esce per gradiente di
concentrazione.
Come si forma l’ambiente iperosmotico nella midollare? Qual è il meccanismo con lui l’ATP viene utilizzata
per concentrare i soluti nella midollare del rene tanto da avere un’osmolarità circa 4 volte superiore rispetto
a quella normale presente in tutte le altre parti del corpo?
Nel braccio spesso dell’ansa di Henle c’è il motore che mette in moto tutta una serie di eventi a cascata che
determineranno poi un’iperosmolarità sempre più grande a mano a mano che si va in profondità nella
midollare.
Nel tratto spesso del’ansa la pompa sodio-potassio riassorbe una grande quantità di sodio e sulla
membrana apicale è presnte il cotrasportatore a 3 (sodio potassio e 2 clori). In questa parte dell’ansa viene
riassorbita un grande quantità i sodio cloruro e potassio che vanno nel liquido extracellulare della
midollare. Ciò aumenta l’osmolarità della midollare. Il filtrato che rimane nel tubulo è stato diluito in
quanto sono stati tolti dei soluti e in quanto non è avvenuto passaggio di acqua poiché la membrana è
assolutamente impermeabile. Il liquido diluito ora presenta un’osmolarita di circa 1/3 rispetto a quella
insiziale (passa a 100milliosmolari) ed entra nel tubulo contorto distale.
Nel tubulo contorto distale la permeabilità all’acqua è variabile a seconda o meno dell’ADH.
Se c’è l’ormone: il tubulo contorto distale sta nella corticale del rene, che non ha subito il processo di
concentrzione dovuto ai trasporti che avvengono nel tratto spesso, quindi ha un’osmolarità normale di
300milliormolari. Per cui essendoci all’interno una osmolarità di 100milliosmolari e all’esterno di
300milliosmolari, l’acqua esce per gradiente di concentrazione (va da un ambiente più diluito, ad un
ambiente più concentrato per osmosi). Se l’acqua esce, il liquido nel tubulo contorto distale si concentra e
torna sostanziaemente ai valori di osmolarità normali, 300milliosmolari.
Immaginiamo con la fantasia una condizione in cui questi processi non sono
ancora iniziati: ci sarebbe all’interno dell’ansa un liquido di 300 milliosmolari,
uguale a quello dell filtrato iniziale e come al’ambiente extracellulare. Quando i
soluti escono dal tratto spesso ascendente, si va a creare una differenza di
osmolarità di 200milliosmolari; per cui nel tratto ascendente ci sarà un valore di
200, mentre il liquido extracellulare avrà un valore di 400. Anche il braccio
ascendente tende ad assumere valori simili a quelli del liquido extracellulare,
per cui avrà un valore anch’esso di 400 milliosmolare.
Il liquido scorre all’interno dell’ansa. Quindi il valore di 300 che si trovana nel
liquido contorto prossimale scorre ed entra nel braccio discendente dell’ansa.
Per cui all’inizio del braccio discendente non c’è un valore di 400, ma un valore
di 300milliosmolare a causa dello scorrimento del liquido. Inoltre i 400
milliormolari che si trovano in fondo al braccio discendente dell’ansa,
scorrendo, arrivano nella parte più profonda del braccio ascendente.
Ripetuto questo porcesso “n” volte abbiamo una situazione reale.
Si parte quindi in una condizione in cui all’interno del tratto spesso del tubulo
ascendente si ha un valore di 200 e nelo spazio extracellulare c’è un valore di
300 milliosmolari (valore che si è omologato al valore del liquido che esce dal
Si può dunque continuare a ripetere il procedimento per numerose volte, tenendo presente 3 cose:
1- I meccanismi di trasporto del braccio ascendente sono capaci di creare una differenza di osmolarità
di 200.
2- Il braccio ascendente dell’ansa è così permeabile all’acqua che si omogenizza subito con il liquido
extracellulare circostante.
3- Il liquido scorre dal discendente all’ascendente.
Il fatto che il processo si ripeta a vari livelli, determina una sempre maggiore osmolarità a mano a mano che
si scende nella midollare. Questo permette di tirar fuori sempre più acqua dal dotto collettore: nella
midllare si avrà un’osmolarità sempre più alta e quindi si tira fuori sempre più acqua da dotto collettore che
passa nella midollare.
Come fa l’ormone antidiuretico a rendere permeabile la parete del tubulo contorto distale e del tubulo
collettore?
Le membrane sono permeabili all’acqua se contengono le acquaporine. Queste proteine formano un foro
dove ci sono delle cariche che si affacciano sulla superficie del foro, in modo tale che le molecole di acqua
possono interagre con queste cariche.
In figura è rappresentata una cellula epiteliale del dotto collettore.
La membrana apicale è quella in alto; la membrana basolaterale è quella ai lati e in basso.
Nella membrana basolaterale le acquaporine sono sempre presenti.
Nella membrana apicale invece le acquaporine non ci sono. Queste
proteine si trovano nella membrana di vescicole (originate
dall’apparato di Golgi) che si trovano all’interno della cellula epiteliale
del dotto collettore. In particolare, nella membrana di queste vescicole
si trovano le acquaporine 2. Sulla membrana basolaterale c’è il
recettore dell’ormone atidiuretico, che è un ormone proteico, un
polipeptide. Esso non può attraversare la membrana, ma ha bisogno di
04/05/2020
È uno schema che riassume quasi tutto sul feedback della pressione arteriosa. La
pressione arteriosa del sangue è strettamente correlata con la concentrazione di
sodio e cloruro (perché richiamano acqua e fa aumentare il volume ematico).
attraverso tutti i vari passaggi dello schema si arriva alla compensazione delle
variazioni della pressione arteriosa.
CONTROLLO DEL pH
A livelli fisiologici il pH ha un valore di 7.39/7.40, mantenuto in modo molto rigido. Abbiamo già visto 2 dei
3 livelli di intervento per il mantenimento del pH:
Il livello ematico: i sistemi tampone, presenti nel sangue, permettono di assorbire gli ioni idrogeno quando
aumentano, e rilasciarli quando diminuiscono. Esempi di sistemi tampone sono il sistema acidocarbonico
bicarbonato; il sistema fosfato acido fosfato alcalino; il sistema dato dalle proteine plasmatiche.
Nel tratto spesso dell’ansa di Henle ci sono la pompa, il cotrasportatore a 3, e anche gli
stessi meccanismi di trasporto di ioni idrogeno e bicarbonato, pre
senti nel tubulo contorto prossimale. L’anidrasi carbonica forma acido carbonico che si
dissocia; gli ioni idrogeno vengono trasportati nel lume del tubulo dal meccanismo di
antiporto sodio-idregeno (alimentato dalla pompa sodio potassio) e lo ione
bicarbonato viene espulso nel liquido extracellulare con quel meccanismo di antiporto
cloro-bicarbonato.
Nell’ultima parte del tubulo contorto distale e nel dotto collettore avvenegono le rifiniture: vengono definiti
quanti ioni idrogeno devono essere espulsi precisamente e quanti ioni bicarbonato devono essere
riassorbiti in base al pH del sangue e del liquido extracellulare dellìorganismo in quel preciso momento.
Tuto questo a sua volta dipende da un’nfinità di cosa: dal tasso metabolico, dalla capacità respiratoria, dalla
dieta, dall’efficienza dei sisitemi tampone.
Nel dotto collettore in particolare si hanno 3 tipi di cellule ndoteliali: le cellule principali, le cellule
intercalate di tipo A (alpha) e le cellule intercalate di tipo B (beta). Le cellule intercalate sono quelle di
numero maggiore.
Le cellule principali hanno funzioni molto simile a quelle del tubulo contorto prossimale e al tratto spesso
dell’ansa (l’anidrasi carbonica, produce ioni idrogeno che venogno inviati nel lume grazie al meccanismo di
antiporto con il sodio; nella membrana basolaterle ci sono i meccanismi di trasporto del bicarbonato).
Quindi tramite queste cellule si continua ad eliminare il grosso degli ioni idrogeno e a recuperare il
bicarbonato.
Le cellule intercalate di tipo A dal punto di vista metabolico sono simili a quelle vste precedentemente.
L’anidrasi carbonica prende la CO2, la fa reagire con l’acqua e forma ioni idrogeno e
bicarbonato. Il bicarbonato viene pompato dalla membrna baso laterale verso il liquido
extracellulare. Gli ioni idrogeno in parte vengono messi nel lume del tubulo da vari
meccanismi di antiporto. L’altra parte di ioni idrogeno sfruttano un meccanismo Di
trasporto attivo primario presente nella membrana plasmatica apicale della cellula
intercalata di tipo A. Questo meccanismo, essendo primario, consuma ATP, infatti la
proteina è un ATPasi e ha la funzione di trasportare solo ioni idrogeno contro gradiente
di concentrazione. Avviene contro gradiente di concentrazione in quanto già sono
avvenuti tanti trasporti di ioni idrogeno e il liquido tubulare si è già acidificato. Infatti
questo meccanismo avviene proprio grazie all’energia data all’idrolisi dell’ATP.
Fino a questo punto il trasporto di ioni idrogeno nel lume è avvenuto grazie all’entrata di sodio (è l’entrata
di sodio che formisce energia per l’eliminazione dello ione idrogeno).
A questo punto potrei avere bisogno di riassorbire ioni sodio oppure non avere più bisogno di riassorbirli
ma essere allo stesso tempo in acidosi, e avere quindi un ulteriore bisogno di eliminare ioni idrogeno. in
questo ultimo caso si deve rendere indipendente l’eliminazione ulteriore di ioni idrogeno dal
riassorbimento parallelo di ioni sodio. il meccanismo delle cellule intercalate permette di intervenire
sull’omeostasi degli ioni idrogeno indipendentemente dall’omeostasi degli ioni sodio (e di qualsiasi altra
omeostasi). È necessario avere ATP a sufficienza per eliminare ioni idrogeno.
Le cellule intercalate di tipo B sono delle cellule rovesciate, in cui il meccanismo di antiporto bicarbonato-
cloruro è posto sulla membrana apicale (non più su quella basolaterale) il meccanismo di trasporto attivo
primario è posto sulla membrana basolaterale (anziché in quella apicale). È tutto al rovescio.
Questi ultimi 3 ormoni vengon secreti sulla base di diversi fattori di controllo, tra cui il pH del sangue. Il pH
va a modificare la secrezione di questi ormoni che vanno ad agire sulle cellule intercalari A e B, modificando
la funzione relativa. Determinano l’eliminazione o il riassorbimento di ioni idrogeno.