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PANCREAS

Il pancreas è una ghiandola con componente


cellulare endocrina e esocrina.
Il pancreas esocrino produce proenzimi digestivi,
acqua e bicarbonato, il pancreas endocrino, che
rappresenta l’1% della massa ghiandolare
rappresentata dalle isole di Langerhans, produce
insulina e glucagone.
La porzione esocrina del pancreas presenta la
struttura di una ghiandola tubulo-acinosa: gli acini
sono costituiti da un'unica la di cellule di forma
piramidale, chiamate cellule acinose o acinari o
zimogeniche, in quanto contengoni i granuli
secretori di zimogeno. Al centro degli acini, si
trovano le cellule centroacinari che costituiscono il
tratto iniziale dei dotti intercalari.
I dotti intercalari con uiscono nei dotti intralobulari,
poi interlobulari e questi drenano nel dotto
pancreatico principale di Wirsung e nel dotto pancreatico accessorio del Santorini.
Le cellule acinose secernono enzimi, sono ricche di granuli di zimogeno e hanno un RE
sviluppato, mentre le cellule duttali sono ricche di mitocondri e secernono H2O, elettroliti e
HCO3-.

Il lungo dotto pancreatico principale si unisce


al coledoco epatico, prima di riversarsi nel
duodeno, in corrispondenza della papilla di
Vater, circondata da una tonaca muscolare
rappresentata dallo s ntere di Oddi.
Le funzioni del pancreas esocrino sono:
• neutralizzazione dell’acidità del chimo
proveniente dallo stomaco;
• fornisce l’ambiente ottimale per la
funzione degli enzimi digestivi, tramite la
liberazione, da parte delle cellule acinose,
di HCO3-;
• produzione di enzimi rilasciati in forma
inattiva che sono attivati nel duodeno
dall’enteropeptidasi intestinale.
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La secrezione pancreatica, circa 1,5 l/giorno, pH 7.5-8.0, contiene:
- acqua
- sali inorganici Na+, K+, Cl-, HCO3-
- enzimi.

SECREZIONE DI BICARBONATO
La membrana apicale delle cellule duttali contiene lo
scambiatore Cl-/HCO3-, mentre la membrana basolaterale
contiene la Na+/K+-ATPasi e scambiatori Na+/H+. Le cellule
contengono anidrasi carbonica. La CO2 e l’H2O che derivano
dal metabolismo, tramite l’enzima anidrasi carbonica, sono
convertiti in H2CO3, che viene scisso in H+ e HCO3-; HCO3-
viene secreto nel succo pancreatico dallo scambiatore Cl-/
HCO3- sulla membrana apicale, mentre lo ione H+ viene
riassorbito dallo scambiatore Na+/H+ sulla membrana
basolaterale.
L’acqua segue per richiamo osmotico il bicarbonato e Na+.
Il meccanismo di secrezione del HCO3- è analogo a quello di
HCl, ma in direzione opposta: gli H+ sono trasportati attivamente fuori dalle cellule del dotto e
riversati nel sangue, il bicarbonato è secreto nel lume del dotto.

La velocità di secrezione del HCO3- dipende dalla disponibilità luminale di Cl-, e quindi
dall’apertura dei canali CFTR (regolatore della conduttanza transmembranaria della brosi cistica);
la proteina CFTR è un canale transmembrana del cloro, attivato dalla proteina chinasi A mediante
AMP ciclico, con la funzione di regolare gli scambi elettrolitici tra l’interno e l’esterno delle cellule
di molte ghiandole dell’organismo. La sua alterazione causa anomalie del trasporto di ioni cloro e,
in generale, della produzione delle secrezioni esocrine dell’organismo, che risultano dense e
viscose, causando un danno progressivo degli organi coinvolti. Si ritiene che il più grave e etto
dovuto all’accumulo di muco sia la creazione di un microambiente favorevole alle infezioni
polmonari croniche da parte di batteri come Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa,
che sono la causa di morte più frequente per i pazienti a etti da brosi cistica.

ENZIMI PANCREATICI
Gli enzimi pancreatici si dividono in:
1. amilasi, per la digestione dei carboidrati;
2. lipasi, per la digestione dei grassi
- lipasi pancreatica
- colesterolo esterasi
- fosfolipasi A2
- colipasi
3. proteasi, per la digestione delle proteine
- tripsina
- chimotripsina
- carbossipeptidasi
- elastasi
4. nucleasi per la digestione degli acidi nucleici
- ribonucleasi
- desossiribonucleasi.
La maggior parte degli enzimi sono secreti come zimogeni che sono trasformati in enzimi attivi
quando la enteropeptidasi o enterochinasi dell’orletto a spazzola degli enterociti, cellule
epiteliali dell’intestino, trasforma il tripsinogeno in tripsina; questa, a sua volta, attiva tutti gli altri
zimogeni.
Il pancreas non si autodigerisce proprio perché gli enzimi sono secreti in forma inattiva e perché
secerne un inibitore della tripsina.

REGOLAZIONE DELLA SECREZIONE PANCREATICA


La quantità di HCO3- secreta è dipendente dall’acidità del chimo, mentre la quantità di enzimi
secreti è proporzionale alla quantità di materiale da digerire.
Il controllo della secrezione pancreatica è di tipo endocrino, da parte della secretina e della CCK,
e nervoso, con ri essi vagovagali. Può essere divisa in tre fasi:
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1. fase cefalica, il 20%, stimolata da vista, profumo, gusto, pensiero del cibo, masticazione,
deglutizione; è mediata da bre vagali colinergiche che innervano prevalentemente le cellule
acinose;
2. fase gastrica, 5-10%, in cui la distensione dello stomaco attiva ri essi vagovagali e la
gastrina stimola, a livello acinale, la produzione di enzimi;
3. fase intestinale, il 70-80%, indotta dalla presenza di chimo acido nel duodeno; predomina lo
stimolo ormonale della colecistochinina e della gastrina, che stimolano la secrezione proteica,
mentre la secretina stimola la secrezione acquosa.

FEGATO
Il fegato è il più grande tra gli organi interni: in un adulto pesa
circa 1,5 kg; è situato sotto il diaframma, a destra, è mantenuto
in posizione, oltre che dalla vicinanza di altri visceri, da diversi
legamenti, costituiti da pieghe del peritoneo:
• il legamento falciforme che lo ssa al
diaframma;
• il legamento coronario, che lo congiunge alla parete
posteriore dell’addome;
• il legamento rotondo, che lo congiunge alla parete
addominale anteriore.
Le cellule del fegato sono gli epatociti, che hanno le seguenti
funzioni:
1. elaborano i nutrienti dopo l’assorbimento intestinale;
2. detossi cano e degradano i prodotti di ri uto dell’organismo e degli ormoni, nonché farmaci;
3. sintetizzano proteine plasmatiche;
4. accumulano glicogeno, lipidi, ferro e vitamine;
5. attivano la vitamina D, che regola l’assorbimento di calcio e fosforo;
6. rimuovono batteri e distruggono gli eritrociti invecchiati;
7. eliminano colesterolo e bilirubina con la bile;
8. producono la bile.
Agli epatociti si aggiungono le cellule di Kup er, macrofagi con attività fagocitaria, localizzati
nelle pareti dei sinusoidi epatici, capillari sanguigni, a parete sottile, lume ampio e irregolare ed
endotelio fenestrato e tortuoso, che consentono uno stretto rapporto fra gli epatociti e il lume
capillare.
La circolazione epatica riceve il 25% della gittata cardiaca,
attraverso l’arteria epatica, e il 75% di sangue venoso, dalla
vena porta; quest’ultimo proviene dal resto della
circolazione splancnica, cioè il usso di sangue del tratto
GI, della milza, del pancreas e del fegato.
Nel fegato, il sangue misto, arterioso e venoso, circola
attraverso i sinusoidi epatici per passare nelle vene
epatiche e quindi nella vena cava inferiore.
A livello dei sinusoidi, il usso sanguigno permette alle
cellule di rimuovere batteri e particelle che potrebbero
entrare e di trasportare a livello epatico la maggior parte
delle sostanze grasse non digerite. Infatti, le cellule
epatiche assorbono dal sangue e temporaneamente
immagazzinano una grande quantità di
nutrienti.

STRUTTURA DEL FEGATO


L’unità funzionale del fegato è il lobulo
epatico, a forma di prisma esagonale
attraversato da una vena centrale; a ciascuno
spigolo sono associati 3 vasi, de niti triade
epatica:
1. un ramo dell’arteria epatica;
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2. un ramo della vena porta;
3. un dotto biliare.
Intorno alla vena centrale, sono disposte, come i raggi di una ruota, le lamine o trabecole, dello
spessore di 2 cellule; gli spazi fra le lamine cellulari sono occupati dai sinusoidi. Le vene centrali di
tutti i lobuli convogliano nella vena epatica, che drena il sangue dal fegato.
Tra le cellule di ogni lamina decorre un canalicolo biliare, che raccoglie e trasporta la bile verso il
dotto biliare. Più dotti convogliano la bile nel dotto biliare comune.
La circolazione del lobulo epatico procede in senso centripeto: infatti, il sangue proveniente dalla
vena porta e dall'arteria epatica si unisce all'interno del lobulo nei sinusoidi e forma una ricca rete
venosa che pervade l'intero lobulo no a portarsi al suo centro ed immettersi nella vena
centrolobulare. La secrezione della bile segue, invece, una direzione centrifuga, poiché la bile,
secreta dalle cellule del lobulo, si porta verso l'esterno no a raggiungere i rami dei dotti biliari.

FUNZIONE METABOLICA DEL FEGATO


Il fegato interviene in tutti i principali processi metabolici dell’organismo:
• metabolismo glucidico, glicogenogenesi e glicogenolisi, in modo da controllare il
mantenimento della glicemia nei periodi interprandiali;
• metabolismo dei grassi, quindi di colesterolo e suoi derivati, e formazione dei trigliceridi;
• anabolismo delle proteine, sintesi delle proteine plasmatiche, della protrombina e altri fattori
della coagulazione;
• metabolismo della bilirubina1, farmaci e sostanze tossiche.

FUNZIONE ENDOCRINA ED EMOPOIETICA


Durante la vita fetale, le cellule di Kup er sono le principali responsabili della sintesi di
eritropoietina, che stimola l’eritropoiesi; nella vita adulta compiono solo il 5-10% della produzione
totale, il resto è a dato al rene, ma sono essenziali per l’apporto di ferro, acido folico e vitamina
B12.
Il fegato produce epcidina, un ormone importante nel mantenimento dell’omeostasi del ferro, e
nel potenziamento di alcuni ormoni, come gli ormoni tiroidei; ad esempio, converte il T4, la
tiroxina, in T3, la triiodotironina.

BILE
La bile è una soluzione non enzimatica prodotta continuamente dagli epatociti e secreta nei
canalicoli biliari; da qui, uisce nei dotti biliari no al dotto epatico e al dotto biliare comune.
Dal dotto biliare comune, la bile passa direttamente nel duodeno, durante i pasti, o viene
riversata, attraverso il dotto cistico, nella cistifellea o colecisti, nei periodi interprandiali, dove si
accumula e si concentra. La colecisti contraendosi svuota il suo contenuto nel duodeno, e la CCK
è un potente stimolo per lo svuotamento.
Nell’uomo adulto la produzione di bile ammonta a 0.6-1.2 l/die.
La secretina stimola la secrezione di bile e soprattutto la liberazione di ioni bicarbonato dai dotti
biliari che si uniscono a quelli del pancreas.
I componenti fondamentali della bile sono:
• acqua (95-97%);
• soluti inorganici (Na+, K+, Ca++, Cl-, HCO3- );
• colesterolo;
• lecitine, un gruppo di fosfolipidi costituiti da glicerolo, acido fosforico, colina e da due residui
di acido grasso;
• pigmenti biliari, come la bilirubina o prodotti di degradazione dell’emoglobina;
• acidi biliari, cioè molecole sintetizzate negli epatociti direttamente dal colesterolo;
• sali biliari, cioè sali di Na+ e di K+ degli acidi biliari coniugati con la glicina e con la taurina.

ACIDI BILIARI E SALI BILIARI


Sono de niti acidi biliari primari le molecole sintetizzate negli epatociti direttamente dal
colesterolo. Nell’uomo, i principali sono l’acido colico e l’acido chenodesossicolico, che da soli
formano no all’80% di tutti gli acidi biliari.

1La bilirubina è un pigmento di colore giallo-rossastro, contenuto nella bile ed è un prodotto del
catabolismo dell'emoglobina nei vertebrati.
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Gli acidi biliari secondari derivano dai primari che non sono stati riassorbiti durante il loro
passaggio nell’intestino tenue; infatti, questi, una volta
raggiunto il colon, sono trasformati, dai batteri intestinali,
in acidi biliari secondari, desossicolico e litocolico, che
formano il restante 20% del pool totale degli acidi biliari.
Gli acidi biliari primari e secondari sono in genere
coniugati con gli aa glicina e taurina e presenti sotto
forma di sali di sodio e di potassio, i sali biliari; questi
stabilizzano l’emulsione dei lipidi, esaltano l’azione della
lipasi pancreatica, consentendo l’assorbimento dei grassi.
Dopo la digestione dei lipidi, la maggior parte dei sali
biliari viene riassorbita nel sangue per trasporto attivo
speci co nell’ileo terminale.
Da qui il sistema portale epatico li riporta al fegato che li
secerne di nuovo nella bile.
Questo riciclo di sali biliari tra intestino tenue e fegato è detto circolazione entero-epatica e
consente all’organismo di usare i sali biliari più volte. Circa il 95% dei sali biliari sono riassorbiti a
livello intestinale e riportati al fegato attraverso la circolazione portale, il rimanente 5% è riformato
nel fegato a partire dal colesterolo.

FUNZIONI DELLA BILE


• Neutralizza l’acidità dello stomaco.
• Grazie alla sua composizione in sali biliari, ha una funzione fondamentale nel metabolismo
dei grassi:
- emulsiona le grosse particelle di grasso in piccole particelle che possono essere
attaccate dalle lipasi;
- favorisce il trasporto e l‘assorbimento dei grassi a livello della mucosa intestinale.
• Mezzo di escrezione di diversi prodotti dell’azione catabolica del fegato, come la quantità in
eccesso di colesterolo prodotto dalle cellule epatiche, pigmenti biliari, ormoni steroidei.
- I pigmenti biliari sono prodotti del catabolismo dell’emoglobina; la bilirubina, ad
esempio, deriva dalla degradazione del gruppo eme contenente ferro, a cui è dovuto il
colore giallo-verde della bile epatica, e costituisce la quasi totalità dei pigmenti presenti
nella bile.
- Ormoni steroidei sono prodotti prevalentemente dalle ghiandole surrenali, dai testicoli e
dalle ovaie. Per via ematica sistemica arrivano al fegato dove vengono trasformati in
colesterolo e come tale eliminati con la bile.

Il fegato rappresenta anche un’importante barriera contro microrganismi patogeni che giungono
dal tubo digerente in quanto è percorso da una rete linfatica assai sviluppata, ricca di linfociti.

CISTIFELLEA
E’ un piccolo sacco muscolare, localizzato inferiormente al fegato, in
cui viene secreta la bile e, tra un pasto e l’altro, contraendosi, la
spinge nel duodeno, attraverso il coledoco. A livello del duodeno, il
coledoco e il dotto pancreatico convergono a formare un’unica via di
passaggio, la papilla di Vater, controllata dallo s ntere di Oddi.
La bile rimane nella cistifellea no al pasto successivo, con una
capacità volumetrica di 30-60ml; tuttavia, è possibile mantenere la
secrezione di 12 ore, corrispondentne a più o meno 450 ml, grazie al
fatto che, nella cistifellea, acqua ed alcuni elettroliti sono assorbiti
dalla mucosa e quindi la bile risulta fortemente concentrata in termini
di sali biliari, colesterolo, lecitina e bilirubina.
Questo riassorbimento avviene per trasporto attivo di Na+ attraverso
l’epitelio seguito da assorbimento secondario di Cl- e quindi di
acqua.
Quando il cibo comincia ad essere digerito nel tratto GI superiore, la
cistifellea inizia a svuotarsi per aumento delle contrazioni della parete.
Lo stimolo principale per iniziare queste contrazioni è la CCK che viene rilasciata quando
sostanze grasse passano nel duodeno.
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IMMISSIONE DI BILE E SUCCO PANCREATICO NEL
DUODENO
I due dotti epatici, destro e sinistro, sboccano nel dotto epatico
comune che si unisce al dotto cistico formando il dotto coledoco;
questo raggiunge il dotto pancreatico principale ed entrambi
con uiscono nella papilla duodenale maggiore (Vater).
Lo s ntere di Oddi permette il passaggio della bile nel duodeno
solo durante la digestione. Quando lo s ntere è chiuso la bile è
riportata nella colecisti. Quindi, la bile non è secreta direttamente
nella colecisti, ma è qui accumulata nel periodo interprandiale.

INTESTINO
L’intestino, un lungo tubo aggrovigliato, è avvolto da una
membrana, il peritoneo, e si divide in due parti, l’intestino tenue e
crasso.
Qui, il chimo proveniente dallo stomaco è sottoposto ad ulteriore
digestione e assorbimento.

INTESTINO TENUE
Anatomicamente, l’intestino tenue viene distinto in duodeno, digiuno e ileo.
Per tutta la sua lunghezza, la mucosa del tenue è ripiegata in ampie pliche che mutano di
continuo di posizione e di profondità per e etto delle contrazioni della muscolaris mucosae.
La super cie della mucosa è ricoperta da digitazioni dette villi intestinali, che presentano sulla
loro sommità gli enterociti provvisti di microvilli. Questa specializzazione sulla sommità
dell’enterocita è detto orletto a spazzola che, ospita enzimi digestivi e carrier proteici; infatti,
oltre ad aumentare la super cie assorbente di circa 100 volte, l’orletto a spazzola è la sede di
produzione degli enzimi digestivi.

Ogni villo è costituito da strutture fondamentali per l’assorbimento di nutrienti:


• rete di capillari;
• vaso chilifero, un vaso linfatico a fondo cieco;
• bre nervose.

Il duodeno riceve il chimo e lo mescola con la bile e con il succo pancreatico.


Il bicarbonato neutralizza l'acidità del chimo proveniente dallo stomaco, condizione necessaria
per fare funzionare gli enzimi del succo pancreatico.
Una volta che il chimo è attaccato dagli enzimi, i prodotti sono assorbiti dalle cellule dell’epitelio
della mucosa; solitamente, l’assorbimento si completa nel primo quinto del tenue, comunque
prima che raggiunga l’ileo.
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MOTILITA’ DELL’INTESTINO TENUE
1. FASE INTERPRANDIALE
Durante il digiuno, l’intestino tenue è completamente attraversato dal complesso motorio
migrante che, come nel caso della motilità gastrica, origina dal pacemaker gastrico.
Ogni onda peristaltica interessa un breve segmento intestinale.
Un evento peristaltico, inizia più a valle del precedente e si propaga no ad un punto leggermente
più distale. In tal modo il contenuto intestinale è progressivamente spinto verso la valvola ileo-
cecale.

2. FASE PRANDIALE
La motilità del periodo digestivo include:
• movimenti di segmentazione, per favorire il contatto del chimo con le secrezioni digestive e
con la mucosa, al ne di ottimizzare l’assorbimento;
• movimenti peristaltici, per fare avanzare il contenuto;
• movimenti di massa, per attuare lo svuotamento rapido e massivo del contenuto luminale;
questi non si riscontrano in condizioni siologiche, ma solo in presenza di sostanze tossiche e
nocive o processi infettivi.

INNERVAZIONE E CONTROLLO NERVOSO DELLA MOTILITA’ INTESTINALE


L’intestino tenue è innervato da SNA e SNE.
Il controllo nervoso della sua motilità è di tipo:
• intrinseco, in cui, a seguito della dilatazione delle pareti dello stomaco, la motilità del tenue
aumenta di molto, a causa del ri esso gastro-enterico che parte dal plesso mioenterico.
Giunto a livello della valvola ileo-cecale, il chilo viene bloccato per molte ore sino a quando
non si realizza un altro pasto, cioè quando non si realizza un altro ri esso gastro-enterico che
sospinge il materiale verso il cieco;
• estrinseco, mediato dal SNA, in cui il parasimpatico ha azione stimolante, mentre
l’ortosimpatico ha azione inibente sulla motilità intestinale.

SECREZIONI INTESTINALI
L’intestino produce complessivamente 2-3 l/die di secrezione; tutta la mucosa intestinale secerne
muco, a scopo protettivo, mentre le altre secrezioni si di erenziano tra tenue e crasso.
Nell’intestino tenue, la digestione chimica degli alimenti avviene per l’azione di tre succhi:
3. succo enterico, secreto dalle ghiandole intestinali, cioè dalle cripte del Lieberkuhn e dalle
ghiandole di Brunner;
4. succo pancreatico;
5. bile.

Le cripte di Lieberkuhn sono ghiandole


tubulari presenti per tutta la lunghezza del
piccolo intestino, fra i villi intestinali. Sono
responsabili della secrezione di muco e
grandi quantità di acqua ed elettroliti, che
sono poi riassorbiti dai villi; questa
circolazione è utile per favorire
l’assorbimento di sostanze dal chimo. Le
cripte di Lieberkühn contengono varie
popolazioni cellulari, di forma
prevalentemente cilindrica, disposte
dall’alto verso il basso in quest’ordine:
1. cellule assorbenti;
2. cellule caliciformi, secernenti mucina;
3. cellule enteroendocrine, argenta ni2,

2 In istologia, di struttura che si colora con i sali di argento.


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appartenenti al DNES3, che producono serotonina e altri ormoni;
4. cellule staminali, che proliferano per sostituire l’epitelio, con funzione rigenerativa;
5. cellule di Paneth, con funzione antimicrobica, producendo il lisozima e la fosfolipasi A.

Le ghiandole di Brunner sono situate solo nei primi centimetri della mucosa duodenale, fra piloro
e papilla di Vater, e sono ghiandole tubulo-acinose più complesse. Secernono un muco alcalino a
funzione lubri cante e protettiva dall’acidità del chimo, contenente bicarbonato, che neutralizza
l’acidità di stomaco, e urogastrone, un polipeptide che inibisce la produzione di HCl ed aumenta
attività mitotica epiteliale.
La secrezione di queste ghiandole è indotta da stimoli chimici irritanti della mucosa, da secretina,
da stimolazione vagale.

Nel succo intestinale non sono presenti grandi quantità di enzimi, ad eccezione dell’enterochinasi
prodotta dalle cellule delle cripte. Durante il passaggio del materiale alimentare, è l’orletto a
spazzola che secerne piccole quantità di enzimi, quali varie peptidasi, saccarasi, maltasi,
isomaltasi, lattasi ed anche alcune lipasi intestinali.

CONTROLLO DELLA SECREZIONE ENTERICA DEL TENUE


La produzione di succo enterico è continuamente regolata, in relazione al progredire della
digestione, da diversi meccanismi sia nervosi che ormonali. Il meccanismo nervoso più
importante è un ri esso locale eccitatorio che si attua a livello dei neuroni del plesso
mioenterico, evocato dalla stimolazione meccanica e chimica del contenuto intestinale.
Il controllo ormonale, sebbene meno importante di quello nervoso, si esplica per azione di ormoni
eccito-secretori duodenali come la secretina e la colecistochinina.

DIGESTIONE
La digestione è un processo chimico nel quale enzimi catalizzano l’idrolisi di grandi molecole
complesse in componenti più piccoli, al ne di favorire:
• l’assorbimento, il passaggio delle sostanze digerite dal lume intestinale al sangue;
• l’assimilazione, il passaggio delle molecole digerite dal sangue ai tessuti.
In base alle macromolecole da idrolizzare distinguiamo:
• Digestione delle proteine
• Digestione dei carboidrati
• Digestione dei lipidi
• Digestione degli acidi nucleici.

1. DIGESTIONE DELLE PROTEINE


La digestione delle proteine è ad opera di proteasi
gastriche, intestinali e pancreatiche, che frammentano le
proteine in peptidi, e di peptidasi, distinte in esopeptidasi
e endopeptidasi, che degradano i peptidi in frammenti più
piccoli.
1) La digestione delle proteine inizia nello stomaco, in
cui la pepsina è secreta in forma inattiva come
pepsinogeno ed attivata dal pH acido dello stomaco;
è responsabile della riduzione del 15% delle proteine
ingerite con la dieta.
2) La seconda parte della digestione delle proteine
avviene nel duodeno, ad opera degli enzimi
pancreatici. Qui, la pepsina è inattivata dal pH
elevato e le proteasi pancreatiche, attivate
nell’intestino tenue, idrolizzano le proteine in
oligopeptidi.
3) La terza tappa è opera di enzimi presenti sulla
super cie luminale dell’orletto a spazzola degli

3DNES = sistema neuroendocrino di uso, comprende un gran numero di cellule sparse in


numerosi organi e tessuti, che contengono granuli di secrezione e producono sostanze ormonali
con azione paracrina o endocrina
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enterociti, quali aminopeptidasi, carbossipeptidasi, dipeptidasi, dipeptidilaminopeptidasi,
dipeptidilcarbossipeptidasi; queste peptidasi idrolizzano ulteriormente gli oligopeptidi derivanti
dall’azione degli enzimi pancreatici generando aminoacidi, dipeptidi e tripeptidi.

Assorbimento delle Proteine


Il meccanismo di assorbimento varia a seconda che si tratti di singoli aa, di o tripeptidi o piccoli
peptidi. Sono stati sinora identi cati 7 trasportatori per gli aa sulla membrana luminale, 5 Na+-
dipendenti, attraverso trasporto attivo secondario, e 2 Na+indipendenti, attraverso di usione
facilitata. Il passaggio degli aa al sangue avviene, invece, attraverso la membrana basolaterale,
anche qui con trasportatori Na+ dipendenti o indipendenti, di cui ne sono stati identi cati n’ora
4, 2 dipendenti e 2 indipendenti. Ne è un esempio il PepT1 (peptide transporter 1), che è un
simporto accoppiato ai protoni. Il gradiente dei protoni viene creato dall'azione degli scambiatori
Na+/H+ (NHE) della membrana apicale.

4. DIGESTIONE DEI CARBOIDRATI


I carboidrati alimentari forniscono la maggior fonte calorica. Si dividono in:
• monosaccaridi, che non richiedono alcun processo digestivo prima di poter essere assorbiti
(glucosio, fruttosio, galattosio);
• disaccaridi, che necessitano dell’intervento di enzimi intestinali per essere idrolizzati a
monosaccaridi (saccarosio, lattosio, maltosio);
• polisaccaridi, che richiedono l’intervento, oltre che degli enzimi intestinali, dell’amilasi salivare
e pancreatica (amilopectina, l’amilosio e la cellulosa, di origine vegetale, e il glicogeno di
origine animale).
Il 50% dei carboidrati digeribili è solitamente amido, un polisaccaride costituito da due polimeri
di glucosio: uno lineare con legami α-1,4, chiamato amilosio (20%) ed uno rami cato con legami
α-1,6, chiamato amilopectina (80%). Il glicogeno è, invece, la principale forma di deposito e
riserva di glucosio negli animali.
I carboidrati non digeribili entrano a far parte della bra alimentare4 e sono soprattutto cellulosa
(catena lineare di glucosio ma con legami β-1,4) e emicellulosa; una parte di queste è digerita
dalla ora microbica del colon con produzione di acidi grassi a catena corta, che sono assorbiti.

1) Il primo step per la digestione dei polisaccaridi è l’azione della ptialina, o α-amilasi salivare,
che inizia nella bocca e termina nello stomaco.
2) Il secondo step è attuato dall’azione dell’α-amilasi
pancreatica che comincia nel duodeno.
Entrambi gli enzimi sono attivati da Cl- e scindono i legami
α-1,4-glicosidici interni dei polisaccaridi, ma non i legami
α-1,6-glicosidici. I prodotti di questa reazione sono corti
oligosaccaridi, come maltosio, maltotriosio e destrine. Il
maltosio è un disaccaride costituito da due unità di glucosio,
unite da legami α-1,4, il maltotriosio è cosituito da tre
molecole di glucosio, le destrine sono costituite da 7-9 unità di
glucosio, con presenza di una rami cazione.
3) Il terzo step è attuato dall’azione degli enzimi che si trovano sull’orletto a
spazzola degli enterociti. Questi enzimi sono disaccaridasi, quali:
• le isomaltasi, che idrolizzano gli oligosaccaridi a glucosio;
• le maltasi, che idrolizzano il maltosio e il maltotriosio a glucosio;
• le saccarasi, che idrolizzano il saccarosio a glucosio e fruttosio;
• le lattasi, che idrolizzano il lattosio a glucosio e galattosio.
La digestione forma quindi una miscela di 3 monosaccaridi, ovvero glucosio, galattosio e
fruttosio, assorbibili mediante speci ci sistemi di trasporto, i cui trasportatori sono sui microvilli.

Assorbimento dei carboidrati


• L’assorbimento di glucosio e galattosio avviene mediante SGLT1, un trasportatore che utilizza
l'energia fornita da un gradiente elettrochimico del Na+, tramite cotrasporto. Il gradiente di
Na+ necessario è mantenuto grazie alla pompa Na+/K+ nella membrana basale

4Per bre alimentari si intendono tutte quelle sostanze organiche che gli enzimi del nostro
apparato digerente non sono in grado di scomporre e, quindi, digerire.
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dell’enterocita; glucosio e galattosio lasciano poi l’enterocita dalla
membrana basolaterale per di usione facilitata mediata da GLUT2.
• L’assorbimento di fruttosio avviene per di usione facilitata
attraverso GLUT5, esclusivo per queso monosaccaride, sul lato
luminale; lascia l’enterocita al polo basolaterale grazie a GLUT2.
• Usciti dall’enterocita, i monosaccaridi assorbiti entrano nel circolo
a livello dei capillari del villo.

3. DIGESTIONE DEI LIPIDI


I lipidi comprendono: trigliceridi, acidi grassi a catena lunga,
colesterolo, fosfolipidi e vitamine liposolubili.
1) La digestione dei lipidi inizia, anche se in misura minima (10%), nella bocca e nello stomaco
per azione della lipasi linguale e gastrica, coadiuvate da masticazione e mescolamento
gastrico.
2) La seconda fase avviene nel duodeno e nel digiuno ad opera degli enzimi pancreatici; il
pancreas produce i principali enzimi responsabili
della digestione lipidica:
• lipasi pancreatica, speci ca per i trigliceridi,
secreta in forma attiva, necessita del legame con
la colipasi, un coenzima secreta come
proenzima e attivata da tripsina. I trigliceridi sono
digeriti in 2-monogliceride e acidi grassi liberi;
• colesterolo esterasi, secreta in forma attiva;
agisce su esteri del colesterolo idrolizzandole in
colesterolo e acidi grassi, e sui trigliceridi,
idrolizzandoli in glicerolo e acidi grassi;
• fosfolipasi A2, secreta come proenzima e
attivata da tripsina, idrolizza le lecitine in
lisolecitina e acidi grassi.

Essendo idrofobici, i grassi non si mescolano con il contenuto gastrico


ma formano grandi gocce, che galleggiano sul chimo. Nel duodeno si
aggregano in grandi globuli che sarebbero indigeribili da parte delle
lipasi pancreatiche; perciò, la digestione deve essere facilitata da due
secrezioni:
• la bile, che contiene sali biliari e lecitine che rivestono le gocce
lipidiche scindendole in gocce più piccole. Questo corrisponde al
concetto di emulsione, cioè creare un rivestimento polare attorno
ad un nucleo idrofobo, permettendone il trasporto nel lume
acquoso che altrimenti non raggiungerebbe la super cie
assorbente, rimanendo in sospensione;
• il succo pancreatico, contenete colipasi che permette alla lipasi
pancreatica di agire sulle gocce rivestite.

I prodotti nali della digestione lipidica sono quindi 2-monogliceridi,


acidi grassi liberi, colesterolo e lisolecitina, i quali si aggregano con acidi
e sali biliari a formare le micelle miste o nanomicelle, che vengono
assorbiti dagli enterociti, prevalentemente per di usione semplice.
Il colesterolo passa mediante un trasportatore di membrana speci co,
mentre, nel REL, i monogliceridi e gli acidi grassi liberi sono risintetizzati
in triglicerdi, che si combinano con colesterolo e proteine a formare i
chilomicroni, nel Golgi, immagazzinati in vescicole secretorie e rilasciate
per esocitosi. I chilomicroni sono poi assorbiti nei vasi chiliferi, che li
portano nella circolazione venosa.
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DIGESTIONE DEGLI ACIDI NUCLEICI
Gli acidi nucleici sono degradati a basi e monosaccaridi da enzimi pancreatici e intestinali.
Le basi sono assorbite per trasporto attivo, mentre i monosaccaridi sono assorbiti per di usione
facilitata o per trasporto attivo secondario.

Oltre le macromolceole, gli animali necessitano di introdurre con la dieta anche altri composti
organici, necessari al metabolismo ma che non vengono sintetizzate dall’organismo; tra questi,
vitamine, amminoacidi essenziali, acidi grassi poliinsaturi, minerali e acqua.
• Le vitamine liposolubili A, D, E e K sono assorbite insieme ai lipidi; le vitamine idrosolubili C
e complesso B sono assorbite per trasporto mediato. Fa eccezione la vitamina B12, che viene
trasportata dalla transcobalammina II (TCII), ed insieme, le due sostanze escono dalle cellule
epiteliali e vengono trasportate al fegato attraverso il circolo portale.
• A livello dell’intestino tenue, il 95% dell’acqua è assorbita per osmosi, che si veri ca per il
gradiente di concentrazione creato dal trasporto attivo dei soluti. Il conseguente aumento
della pressione idrostatica spinge il uido verso i capillari dei villi. Il massimo riassorbimento si
veri ca a livello della punta del villo, dove c’è la maggior concentrazione di Na+.
• I minerali sono assorbiti in genere per trasporto attivo. Alcuni minerali sono necessari in
quantità maggiori rispetto ad altri, per esempio il calcio, il fosforo, il magnesio, il sodio, il
potassio e il cloruro, altri in quantità minori e sono a volte chiamati minerali in traccia, ad
esempio ferro, zinco, iodio, uoro, selenio e rame.

Assorbimento del ferro


L'assorbimento del ferro avviene a livello del duodeno, nel quale arriva o come ferro ferrico (Fe3+)
oppure come ferro contenuto nell’eme, che si stacca già nello stomaco ad opera dell’eme
ossigenasi, a causa dell’ambiente acido, grazie anche alla necessaria presenza di vitamina C. A
livello dei microvilli intestinali, il ferro ferrico
viene ridotto a ferroso (Fe2+), l’unica forma
assorbibile.
Il Fe2+ viene assorbito tramite un
trasportatore DMT1.
All’interno della cellula intestinale il Fe2+
può essere:
• immagazzinato nella ferritina, proteina
deposito;
• trasportato sul lato basolaterale e
rilasciato dal complesso efestina-
ferroportina nel sangue dove si lega
alla transferrina, proteina plasmatica di
trasporto del ferro prodotta dal fegato.
Nel sangue però, il ferro ferroso deve
essere ossidato a ferro ferrico, poiché la
transferrina riconosce solo ferro ferrico.

Assorbimento del calcio


Il Ca2+ è captato dall’enterocita mediante canali
TRPV6 sulla membrana luminale.
Nel citoplasma, è sequestrato in vescicole oppure
legato a proteine, come la calbindina D-9k.
Nella membrana basolaterale il Ca2+ utilizza un
trasporto attivo primario, una Ca2+-ATPasi, e un
trasporto attivo secondario, uno scambiatore Na+-
Ca2+, mentre il calcio contenuto nelle vescicole
esce attraverso la membrana basolaterale per
esocitosi. L’assorbimento del calcio è dipendente
dalla vitamina D3, il calcitriolo.
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Vitamina B12
La vitamina B12 o cobalamina svolge un ruolo fondamentale nella produzione dei globuli rossi,
ma non può essere direttamente sintetizzata dall’organismo e deve pertanto essere assunta con
la dieta. Può essere sintetizzata in natura solo da batteri, funghi e alghe ed è presente, seppure in
piccolissime quantità, in tutti gli alimenti di origine animale, per l’accumulo delle quantità
sintetizzate dai batteri, soprattutto pesce, crostacei, carne e prodotti caseari. Gli alimenti vegetali
non contengono vitamina B12, salvo nel caso in cui siano stati contaminati da microrganismi. Vi è
anche una produzione endogena da parte del microbiota intestinale, che fornisce una quota del
fabbisogno giornaliero.

Assorbimento Vitamina B12


L’assorbimento avviene nell’ileo grazie all’intervento di 4 proteine diverse:
1. aptocorrina, una proteina salivare;
2. fattore intrinseco gastrico;
3. complesso cubilina/megalina (trasportatore dell’ileo);
4. transcobalamina II.

• Nello stomaco, la vitamina B12 si lega all’aptocorrina e


non al fattore intrinseco perchè il legame viene impedito
dal pH acido.
• Nel duodeno, le proteasi pancreatiche digeriscono
l’aptocorrina, e la vitamina B12 libera si lega al fattore
intrinseco.
• Questo complesso è resistente alla proteolisi
pancreatica e transita no all’ileo terminale, dove ci sono
recettori speci ci chiamati complessi cubilina/megalina,
ed il complesso recettore-vitamina B12 viene
internalizzato.
• Nell’ileo il complesso si dissocia e cubilina/megalina
tornano sulla membrana, il fattore intrinseco è degradato
e la vitamina B12 esce dal polo basolaterale, e
trasportata in circolo legata alla transcobalamina II.
• Si deposita, poi, nel fegato.

Il fattore intrinseco è secreto dalle cellule parietali dello stomaco, che secernono anche HCl. La
secrezione del fattore intrinseco, anche detto di Castle, è l’unica funzione gastrica essenziale
per la vita dell’uomo. In assenza di questo fattore si ha un de cit di vitamina B12 che determina
anemia perniciosa, in cui la sintesi di globuli rossi, che dipende dalla vitamina B12, è severamente
ridotta.

INTESTINO CRASSO
È una struttura tubulare, di circa 1,5 m, che va
dalla valvola ileo-cecale no all’ano; è diviso in
cieco, colon ascendente, colon trasverso,
colon discendente, colon sigmoideo e retto.
L'intestino crasso si di erenzia dal tenue per:
• calibro maggiore;
• la presenza di solchi circolari, a breve
distanza l'uno dall'altro, corrispondenti a
pieghe della mucosa che delimitano
tasche, dette austre;
• le bre muscolari esterne formano tre
bande muscolari longitudinali dette tenie,
che sono più corte della parete dell’organo
e perciò determinano la formazione delle
austre;
• non c’è un rivestimento totale del canale.
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MOTILITÀ DELL’INTESTINO CRASSO
L’intestino crasso è caratterizzato da un’attività motoria pressoché continua, in cui il contenuto
luminale si mescola, anche quello di diversi pasti.
In condizioni siologiche, occorrono 36-48 ore per attraversare tutto il crasso. Raggiunto il colon
trasverso, il materiale vi rimane per circa 24 ore: è il tratto principalmente deputato a
riassorbimento di acqua ed elettroliti e all’accumulo di materiale fecale.
I movimenti dell’intestino crasso sono molto lenti e non propulsivi, e riconducibili principalmente a
movimenti di segmentazione, detti austrazioni, e di movimenti di massa.
• Le austrazioni prevalgono nella parte prossimale e corrispondono a contrazioni alternate della
muscolatura circolare, che modi cano l’ampiezza delle austre e delle tenie. Somigliano alle
segmentazioni del tenue, ma sono più lente, perchè lo scopo è quello di rimescolare il chilo e
di metterlo ancora di più in contatto con la mucosa per favorirne l’assorbimento.
• I movimenti di massa si veri cano 2-3 volte al giorno, nel colon trasverso e discendente, e
corrispondono a contrazioni peristaltiche, che consentono la veloce progressione delle feci
verso il canale anale. I movimenti di massa nel colon sono indotti dal ri esso gastro-colico,
quando il bolo entra nello stomaco, e dal ri esso duodeno-colico, quando il chimo entra nel
duodeno.

CONTROLLO DEI MOVIMENTI DEL CRASSO


Anche l’intestino crasso è provvisto di innervazione intrinseca, che comprende i plessi
mioenterico e sottomucoso, responsabili dei ri essi. La distensione dello stomaco o del duodeno
o la presenza di elementi irritativi evocano questi ri essi locali che si manifestano come attività
elettrica di risposta. L’innervazione estrinseca parasimpatica determina la stimolazione della
motilità, favorendo il movimento di massa. Il controllo ormonale è poco noto, ma si riconosce la
gastrina, con azione stimolante sui movimenti del colon, e la CCK, con azione stimolante sulla
muscolatura del colon, favorendo quindi le contrazioni che portano ai movimenti di massa.

SECREZIONI DELL’INTESTINO CRASSO


La mucosa del crasso, come quella del tenue, è provvista di numerose cripte del Lieberkuhn,
ma è priva di villi. Le cellule epiteliali non producono enzimi digestivi, sulle pareti delle cripte sono
presenti quasi esclusivamente cellule caliciformi che secernono muco a funzione protettiva e
lubri cante, in seguito a stimoli meccanici e irritanti.
La stimolazione alla produzione di muco è legata a ri essi mioenterici locali; inoltre, anche la
stimolazione parasimpatica, attraverso i nervi pelvici, produce un forte aumento della secrezione
mucosa che si accompagna alla stimolazione della contrazione. Questo è il motivo per cui,
durante stati emozionali intensi, si manifesta un abbondante produzione di muco tale da
provocare ripetute scariche, prive quasi del tutto di materiale fecale.

FUNZIONE E REGOLAZIONE DELL’INTESTINO CRASSO


Le funzioni del crasso sono:
• assorbimento di acqua e di elettroliti dal chilo, nel tratto prossimale;
• il contenimento del materiale fecale no al momento della sua espulsione, nel tratto distale;
• formazione e escrezione delle feci.
Nel colon, il riassorbimento può essere regolato da un controllo ormonale e neuronale.
• Il controllo ormonale prevede:
- l’aldosterone, che stimola l’assorbimento dell’H2O e Na+, con secrezione di K+, per
aumento della sintesi di canali Na+ sulla membrana apicale e aumento delle Na+/K+-
ATPasi su quella basolaterale;
- adrenalina, somatostatina e oppioidi che stimolano l’assorbimento di H2O e sali
minerali.
• Il controllo neuronale prevede:
- i neuroni del plesso sottomucoso del SNE, che liberano ACh e/o VIP, stimolando la
secrezione;
- il parasimpatico, che diminuisce l’assorbimento di H2O e sali e aumenta l’attività
secretoria;
- il simpatico, che aumenta il riassorbimento.
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TERAPIA DI REIDRATAZIONE ORALE
L’ORT è un intervento volto al ripristino della normale omeostasi idrica nei casi di disidratazione
per aumentata perdita (vomito, diarrea, intossicazione da diuretici) o mancata assunzione di
liquidi. In condizioni patologiche, come la diarrea infettiva, infatti, l’eccessiva stimolazione della
secrezione di Cl-, durante la secrezione del succo enterico, e/o la compromissione
dell’assorbimento di Na+, che ne consegue, impedisce il riassorbimento di H2O provocando
disidratazione. Il cotrasportatore Na+/glucosio non è in uenzato dai microorganismi, per cui la
somministrazione di soluzione di zucchero e sale induce il riassorbimento di H2O dal lume
recuperando liquido ed evitando la sostituzione di liquidi per via endovenosa.
Nei casi lievi e moderati, la somministrazione precoce di sali reidratanti orali è la terapia di scelta
e riduce drammaticamente la letalità, mentre, nei casi più gravi, occorre l’utilizzo di uidi per via
endovenosa.
Ad esempio, una soluzione reidratante orale contiene:
• 1/2 cucchiaino di sale
• 6 cucchiaini di zucchero
• 1 L di acqua.
Integratori salini, soda, succhi e bevande simili non soddisfano questi criteri e non devono essere
utilizzati: hanno generalmente un contenuto di sodio troppo scarso e di carboidrati troppo alto,
per sfruttare i vantaggi del co-trasporto Na/glucosio, e l'e etto osmotico dell'eccesso dei
carboidrati può causare un'ulteriore perdita di liquidi.

L’equilibrio acido-base non è alterato dai processi digestivi, in quanto le secrezioni di stomaco e
pancreas, derivanti dal plasma, ritornano al plasma riassorbiti dall’intestino; quindi, nel
complesso, non vi è guadagno o perdita netta di acidi e/o basi durante la digestione.

MICROBIOTA INTESTINALE
Con l’espressione microbiota si intendono diversi miliardi di microrganismi presenti nel tubo
digerente, principalmente nel colon, in particolare batteri,
ma anche virus, funghi e protozoi. La concentrazione
della ora batterica varia lungo il tubo digerente,
aumentando in modo esponenziale in senso oro-fecale.
Questa popolazione è molto ampia: si stima che il
numero di cellule microbiche intestinali, sia pari a 10 volte
il numero di cellule dell’intero organismo. Recenti studi e
ricerche hanno dimostrato che il microbiota intestinale
svolge numerose e importantissime funzioni per tutto
l’organismo:
• fornisce protezione alla crescita di patogeni;
• regola il metabolismo e il senso di sazietà;
• se è in salute, protegge l’apparato cardiocircolatorio;
• è fondamentale nella risposta immunitaria;
• elimina le tossine;
• favorisce il corretto processo digestivo;
• contribuisce attivamente alla biosintesi di varie
vitamine, in particolare la vitamina K.

Colonizzazione e predominanza batterica dalla nascita alla senescenza


Il tratto gastrointestinale prima della nascita è
sterile, la colonizzazione avviene al momento
del parto, quando il neonato viene a contatto
con i microrganismi materni e ambientali.
Lo svezzamento determina una diminuzione
dei bi dobatteri e la composizione del
microbiota diventa simile a quello dell’adulto.
Un ulteriore cambiamento si ha nell’anziano,
nel quale si assiste a un aumento della
popolazione di lattobacilli, streptococchi,
Escherichia coli e a una diminuzione di
bi dobatteri.
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AMPOLLA RETTALE E RETTO
L’ampolla rettale ha la funzione di serbatoio del materiale
di scarto. Il rilascio del retto è controllato da 2 s nteri:
1. s ntere anale interno
2. s ntere anale esterno
Lo s ntere anale interno è costituito da muscolatura liscia,
perciò è involontario, mentre lo s ntere anale esterno è
costituito da muscolatura striata, perciò volontario.
Quindi, entro certi limiti, la volontà impedisce la
defecazione involontaria.
Solo dopo una certa età i bambini imparano a controllare lo
s ntere anale. Lo stato emozionale può aumentare o
ridurre la motilità.

La defecazione è un ri esso spinale innescato dalla


distensione del retto; tuttavia, quest’ultimo è, di solito,
debole per determinare la defecazione e deve essere
rinforzato dal ri esso parasimpatico della defecazione,
che potenzia le onde peristaltiche. È necessario, in ne, il
rilassamento dello s ntere esterno.
Nel retto sono presenti recettori in grado di rilevare la
distensione della regione, oltre che barocettori,
termocettori e nocicettori che inviano a erenze al SNC.
Tali segnali inducono la contrazione delle pareti rettali e il
rilasciamento dello s ntere anale interno che consente al contenuto di progredire verso il canale
anale.
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