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SECREZIONE DI BICARBONATO
La membrana apicale delle cellule duttali contiene lo
scambiatore Cl-/HCO3-, mentre la membrana basolaterale
contiene la Na+/K+-ATPasi e scambiatori Na+/H+. Le cellule
contengono anidrasi carbonica. La CO2 e l’H2O che derivano
dal metabolismo, tramite l’enzima anidrasi carbonica, sono
convertiti in H2CO3, che viene scisso in H+ e HCO3-; HCO3-
viene secreto nel succo pancreatico dallo scambiatore Cl-/
HCO3- sulla membrana apicale, mentre lo ione H+ viene
riassorbito dallo scambiatore Na+/H+ sulla membrana
basolaterale.
L’acqua segue per richiamo osmotico il bicarbonato e Na+.
Il meccanismo di secrezione del HCO3- è analogo a quello di
HCl, ma in direzione opposta: gli H+ sono trasportati attivamente fuori dalle cellule del dotto e
riversati nel sangue, il bicarbonato è secreto nel lume del dotto.
La velocità di secrezione del HCO3- dipende dalla disponibilità luminale di Cl-, e quindi
dall’apertura dei canali CFTR (regolatore della conduttanza transmembranaria della brosi cistica);
la proteina CFTR è un canale transmembrana del cloro, attivato dalla proteina chinasi A mediante
AMP ciclico, con la funzione di regolare gli scambi elettrolitici tra l’interno e l’esterno delle cellule
di molte ghiandole dell’organismo. La sua alterazione causa anomalie del trasporto di ioni cloro e,
in generale, della produzione delle secrezioni esocrine dell’organismo, che risultano dense e
viscose, causando un danno progressivo degli organi coinvolti. Si ritiene che il più grave e etto
dovuto all’accumulo di muco sia la creazione di un microambiente favorevole alle infezioni
polmonari croniche da parte di batteri come Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa,
che sono la causa di morte più frequente per i pazienti a etti da brosi cistica.
ENZIMI PANCREATICI
Gli enzimi pancreatici si dividono in:
1. amilasi, per la digestione dei carboidrati;
2. lipasi, per la digestione dei grassi
- lipasi pancreatica
- colesterolo esterasi
- fosfolipasi A2
- colipasi
3. proteasi, per la digestione delle proteine
- tripsina
- chimotripsina
- carbossipeptidasi
- elastasi
4. nucleasi per la digestione degli acidi nucleici
- ribonucleasi
- desossiribonucleasi.
La maggior parte degli enzimi sono secreti come zimogeni che sono trasformati in enzimi attivi
quando la enteropeptidasi o enterochinasi dell’orletto a spazzola degli enterociti, cellule
epiteliali dell’intestino, trasforma il tripsinogeno in tripsina; questa, a sua volta, attiva tutti gli altri
zimogeni.
Il pancreas non si autodigerisce proprio perché gli enzimi sono secreti in forma inattiva e perché
secerne un inibitore della tripsina.
FEGATO
Il fegato è il più grande tra gli organi interni: in un adulto pesa
circa 1,5 kg; è situato sotto il diaframma, a destra, è mantenuto
in posizione, oltre che dalla vicinanza di altri visceri, da diversi
legamenti, costituiti da pieghe del peritoneo:
• il legamento falciforme che lo ssa al
diaframma;
• il legamento coronario, che lo congiunge alla parete
posteriore dell’addome;
• il legamento rotondo, che lo congiunge alla parete
addominale anteriore.
Le cellule del fegato sono gli epatociti, che hanno le seguenti
funzioni:
1. elaborano i nutrienti dopo l’assorbimento intestinale;
2. detossi cano e degradano i prodotti di ri uto dell’organismo e degli ormoni, nonché farmaci;
3. sintetizzano proteine plasmatiche;
4. accumulano glicogeno, lipidi, ferro e vitamine;
5. attivano la vitamina D, che regola l’assorbimento di calcio e fosforo;
6. rimuovono batteri e distruggono gli eritrociti invecchiati;
7. eliminano colesterolo e bilirubina con la bile;
8. producono la bile.
Agli epatociti si aggiungono le cellule di Kup er, macrofagi con attività fagocitaria, localizzati
nelle pareti dei sinusoidi epatici, capillari sanguigni, a parete sottile, lume ampio e irregolare ed
endotelio fenestrato e tortuoso, che consentono uno stretto rapporto fra gli epatociti e il lume
capillare.
La circolazione epatica riceve il 25% della gittata cardiaca,
attraverso l’arteria epatica, e il 75% di sangue venoso, dalla
vena porta; quest’ultimo proviene dal resto della
circolazione splancnica, cioè il usso di sangue del tratto
GI, della milza, del pancreas e del fegato.
Nel fegato, il sangue misto, arterioso e venoso, circola
attraverso i sinusoidi epatici per passare nelle vene
epatiche e quindi nella vena cava inferiore.
A livello dei sinusoidi, il usso sanguigno permette alle
cellule di rimuovere batteri e particelle che potrebbero
entrare e di trasportare a livello epatico la maggior parte
delle sostanze grasse non digerite. Infatti, le cellule
epatiche assorbono dal sangue e temporaneamente
immagazzinano una grande quantità di
nutrienti.
BILE
La bile è una soluzione non enzimatica prodotta continuamente dagli epatociti e secreta nei
canalicoli biliari; da qui, uisce nei dotti biliari no al dotto epatico e al dotto biliare comune.
Dal dotto biliare comune, la bile passa direttamente nel duodeno, durante i pasti, o viene
riversata, attraverso il dotto cistico, nella cistifellea o colecisti, nei periodi interprandiali, dove si
accumula e si concentra. La colecisti contraendosi svuota il suo contenuto nel duodeno, e la CCK
è un potente stimolo per lo svuotamento.
Nell’uomo adulto la produzione di bile ammonta a 0.6-1.2 l/die.
La secretina stimola la secrezione di bile e soprattutto la liberazione di ioni bicarbonato dai dotti
biliari che si uniscono a quelli del pancreas.
I componenti fondamentali della bile sono:
• acqua (95-97%);
• soluti inorganici (Na+, K+, Ca++, Cl-, HCO3- );
• colesterolo;
• lecitine, un gruppo di fosfolipidi costituiti da glicerolo, acido fosforico, colina e da due residui
di acido grasso;
• pigmenti biliari, come la bilirubina o prodotti di degradazione dell’emoglobina;
• acidi biliari, cioè molecole sintetizzate negli epatociti direttamente dal colesterolo;
• sali biliari, cioè sali di Na+ e di K+ degli acidi biliari coniugati con la glicina e con la taurina.
1La bilirubina è un pigmento di colore giallo-rossastro, contenuto nella bile ed è un prodotto del
catabolismo dell'emoglobina nei vertebrati.
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Gli acidi biliari secondari derivano dai primari che non sono stati riassorbiti durante il loro
passaggio nell’intestino tenue; infatti, questi, una volta
raggiunto il colon, sono trasformati, dai batteri intestinali,
in acidi biliari secondari, desossicolico e litocolico, che
formano il restante 20% del pool totale degli acidi biliari.
Gli acidi biliari primari e secondari sono in genere
coniugati con gli aa glicina e taurina e presenti sotto
forma di sali di sodio e di potassio, i sali biliari; questi
stabilizzano l’emulsione dei lipidi, esaltano l’azione della
lipasi pancreatica, consentendo l’assorbimento dei grassi.
Dopo la digestione dei lipidi, la maggior parte dei sali
biliari viene riassorbita nel sangue per trasporto attivo
speci co nell’ileo terminale.
Da qui il sistema portale epatico li riporta al fegato che li
secerne di nuovo nella bile.
Questo riciclo di sali biliari tra intestino tenue e fegato è detto circolazione entero-epatica e
consente all’organismo di usare i sali biliari più volte. Circa il 95% dei sali biliari sono riassorbiti a
livello intestinale e riportati al fegato attraverso la circolazione portale, il rimanente 5% è riformato
nel fegato a partire dal colesterolo.
Il fegato rappresenta anche un’importante barriera contro microrganismi patogeni che giungono
dal tubo digerente in quanto è percorso da una rete linfatica assai sviluppata, ricca di linfociti.
CISTIFELLEA
E’ un piccolo sacco muscolare, localizzato inferiormente al fegato, in
cui viene secreta la bile e, tra un pasto e l’altro, contraendosi, la
spinge nel duodeno, attraverso il coledoco. A livello del duodeno, il
coledoco e il dotto pancreatico convergono a formare un’unica via di
passaggio, la papilla di Vater, controllata dallo s ntere di Oddi.
La bile rimane nella cistifellea no al pasto successivo, con una
capacità volumetrica di 30-60ml; tuttavia, è possibile mantenere la
secrezione di 12 ore, corrispondentne a più o meno 450 ml, grazie al
fatto che, nella cistifellea, acqua ed alcuni elettroliti sono assorbiti
dalla mucosa e quindi la bile risulta fortemente concentrata in termini
di sali biliari, colesterolo, lecitina e bilirubina.
Questo riassorbimento avviene per trasporto attivo di Na+ attraverso
l’epitelio seguito da assorbimento secondario di Cl- e quindi di
acqua.
Quando il cibo comincia ad essere digerito nel tratto GI superiore, la
cistifellea inizia a svuotarsi per aumento delle contrazioni della parete.
Lo stimolo principale per iniziare queste contrazioni è la CCK che viene rilasciata quando
sostanze grasse passano nel duodeno.
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IMMISSIONE DI BILE E SUCCO PANCREATICO NEL
DUODENO
I due dotti epatici, destro e sinistro, sboccano nel dotto epatico
comune che si unisce al dotto cistico formando il dotto coledoco;
questo raggiunge il dotto pancreatico principale ed entrambi
con uiscono nella papilla duodenale maggiore (Vater).
Lo s ntere di Oddi permette il passaggio della bile nel duodeno
solo durante la digestione. Quando lo s ntere è chiuso la bile è
riportata nella colecisti. Quindi, la bile non è secreta direttamente
nella colecisti, ma è qui accumulata nel periodo interprandiale.
INTESTINO
L’intestino, un lungo tubo aggrovigliato, è avvolto da una
membrana, il peritoneo, e si divide in due parti, l’intestino tenue e
crasso.
Qui, il chimo proveniente dallo stomaco è sottoposto ad ulteriore
digestione e assorbimento.
INTESTINO TENUE
Anatomicamente, l’intestino tenue viene distinto in duodeno, digiuno e ileo.
Per tutta la sua lunghezza, la mucosa del tenue è ripiegata in ampie pliche che mutano di
continuo di posizione e di profondità per e etto delle contrazioni della muscolaris mucosae.
La super cie della mucosa è ricoperta da digitazioni dette villi intestinali, che presentano sulla
loro sommità gli enterociti provvisti di microvilli. Questa specializzazione sulla sommità
dell’enterocita è detto orletto a spazzola che, ospita enzimi digestivi e carrier proteici; infatti,
oltre ad aumentare la super cie assorbente di circa 100 volte, l’orletto a spazzola è la sede di
produzione degli enzimi digestivi.
2. FASE PRANDIALE
La motilità del periodo digestivo include:
• movimenti di segmentazione, per favorire il contatto del chimo con le secrezioni digestive e
con la mucosa, al ne di ottimizzare l’assorbimento;
• movimenti peristaltici, per fare avanzare il contenuto;
• movimenti di massa, per attuare lo svuotamento rapido e massivo del contenuto luminale;
questi non si riscontrano in condizioni siologiche, ma solo in presenza di sostanze tossiche e
nocive o processi infettivi.
SECREZIONI INTESTINALI
L’intestino produce complessivamente 2-3 l/die di secrezione; tutta la mucosa intestinale secerne
muco, a scopo protettivo, mentre le altre secrezioni si di erenziano tra tenue e crasso.
Nell’intestino tenue, la digestione chimica degli alimenti avviene per l’azione di tre succhi:
3. succo enterico, secreto dalle ghiandole intestinali, cioè dalle cripte del Lieberkuhn e dalle
ghiandole di Brunner;
4. succo pancreatico;
5. bile.
Le ghiandole di Brunner sono situate solo nei primi centimetri della mucosa duodenale, fra piloro
e papilla di Vater, e sono ghiandole tubulo-acinose più complesse. Secernono un muco alcalino a
funzione lubri cante e protettiva dall’acidità del chimo, contenente bicarbonato, che neutralizza
l’acidità di stomaco, e urogastrone, un polipeptide che inibisce la produzione di HCl ed aumenta
attività mitotica epiteliale.
La secrezione di queste ghiandole è indotta da stimoli chimici irritanti della mucosa, da secretina,
da stimolazione vagale.
Nel succo intestinale non sono presenti grandi quantità di enzimi, ad eccezione dell’enterochinasi
prodotta dalle cellule delle cripte. Durante il passaggio del materiale alimentare, è l’orletto a
spazzola che secerne piccole quantità di enzimi, quali varie peptidasi, saccarasi, maltasi,
isomaltasi, lattasi ed anche alcune lipasi intestinali.
DIGESTIONE
La digestione è un processo chimico nel quale enzimi catalizzano l’idrolisi di grandi molecole
complesse in componenti più piccoli, al ne di favorire:
• l’assorbimento, il passaggio delle sostanze digerite dal lume intestinale al sangue;
• l’assimilazione, il passaggio delle molecole digerite dal sangue ai tessuti.
In base alle macromolecole da idrolizzare distinguiamo:
• Digestione delle proteine
• Digestione dei carboidrati
• Digestione dei lipidi
• Digestione degli acidi nucleici.
1) Il primo step per la digestione dei polisaccaridi è l’azione della ptialina, o α-amilasi salivare,
che inizia nella bocca e termina nello stomaco.
2) Il secondo step è attuato dall’azione dell’α-amilasi
pancreatica che comincia nel duodeno.
Entrambi gli enzimi sono attivati da Cl- e scindono i legami
α-1,4-glicosidici interni dei polisaccaridi, ma non i legami
α-1,6-glicosidici. I prodotti di questa reazione sono corti
oligosaccaridi, come maltosio, maltotriosio e destrine. Il
maltosio è un disaccaride costituito da due unità di glucosio,
unite da legami α-1,4, il maltotriosio è cosituito da tre
molecole di glucosio, le destrine sono costituite da 7-9 unità di
glucosio, con presenza di una rami cazione.
3) Il terzo step è attuato dall’azione degli enzimi che si trovano sull’orletto a
spazzola degli enterociti. Questi enzimi sono disaccaridasi, quali:
• le isomaltasi, che idrolizzano gli oligosaccaridi a glucosio;
• le maltasi, che idrolizzano il maltosio e il maltotriosio a glucosio;
• le saccarasi, che idrolizzano il saccarosio a glucosio e fruttosio;
• le lattasi, che idrolizzano il lattosio a glucosio e galattosio.
La digestione forma quindi una miscela di 3 monosaccaridi, ovvero glucosio, galattosio e
fruttosio, assorbibili mediante speci ci sistemi di trasporto, i cui trasportatori sono sui microvilli.
4Per bre alimentari si intendono tutte quelle sostanze organiche che gli enzimi del nostro
apparato digerente non sono in grado di scomporre e, quindi, digerire.
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dell’enterocita; glucosio e galattosio lasciano poi l’enterocita dalla
membrana basolaterale per di usione facilitata mediata da GLUT2.
• L’assorbimento di fruttosio avviene per di usione facilitata
attraverso GLUT5, esclusivo per queso monosaccaride, sul lato
luminale; lascia l’enterocita al polo basolaterale grazie a GLUT2.
• Usciti dall’enterocita, i monosaccaridi assorbiti entrano nel circolo
a livello dei capillari del villo.
Oltre le macromolceole, gli animali necessitano di introdurre con la dieta anche altri composti
organici, necessari al metabolismo ma che non vengono sintetizzate dall’organismo; tra questi,
vitamine, amminoacidi essenziali, acidi grassi poliinsaturi, minerali e acqua.
• Le vitamine liposolubili A, D, E e K sono assorbite insieme ai lipidi; le vitamine idrosolubili C
e complesso B sono assorbite per trasporto mediato. Fa eccezione la vitamina B12, che viene
trasportata dalla transcobalammina II (TCII), ed insieme, le due sostanze escono dalle cellule
epiteliali e vengono trasportate al fegato attraverso il circolo portale.
• A livello dell’intestino tenue, il 95% dell’acqua è assorbita per osmosi, che si veri ca per il
gradiente di concentrazione creato dal trasporto attivo dei soluti. Il conseguente aumento
della pressione idrostatica spinge il uido verso i capillari dei villi. Il massimo riassorbimento si
veri ca a livello della punta del villo, dove c’è la maggior concentrazione di Na+.
• I minerali sono assorbiti in genere per trasporto attivo. Alcuni minerali sono necessari in
quantità maggiori rispetto ad altri, per esempio il calcio, il fosforo, il magnesio, il sodio, il
potassio e il cloruro, altri in quantità minori e sono a volte chiamati minerali in traccia, ad
esempio ferro, zinco, iodio, uoro, selenio e rame.
Il fattore intrinseco è secreto dalle cellule parietali dello stomaco, che secernono anche HCl. La
secrezione del fattore intrinseco, anche detto di Castle, è l’unica funzione gastrica essenziale
per la vita dell’uomo. In assenza di questo fattore si ha un de cit di vitamina B12 che determina
anemia perniciosa, in cui la sintesi di globuli rossi, che dipende dalla vitamina B12, è severamente
ridotta.
INTESTINO CRASSO
È una struttura tubulare, di circa 1,5 m, che va
dalla valvola ileo-cecale no all’ano; è diviso in
cieco, colon ascendente, colon trasverso,
colon discendente, colon sigmoideo e retto.
L'intestino crasso si di erenzia dal tenue per:
• calibro maggiore;
• la presenza di solchi circolari, a breve
distanza l'uno dall'altro, corrispondenti a
pieghe della mucosa che delimitano
tasche, dette austre;
• le bre muscolari esterne formano tre
bande muscolari longitudinali dette tenie,
che sono più corte della parete dell’organo
e perciò determinano la formazione delle
austre;
• non c’è un rivestimento totale del canale.
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MOTILITÀ DELL’INTESTINO CRASSO
L’intestino crasso è caratterizzato da un’attività motoria pressoché continua, in cui il contenuto
luminale si mescola, anche quello di diversi pasti.
In condizioni siologiche, occorrono 36-48 ore per attraversare tutto il crasso. Raggiunto il colon
trasverso, il materiale vi rimane per circa 24 ore: è il tratto principalmente deputato a
riassorbimento di acqua ed elettroliti e all’accumulo di materiale fecale.
I movimenti dell’intestino crasso sono molto lenti e non propulsivi, e riconducibili principalmente a
movimenti di segmentazione, detti austrazioni, e di movimenti di massa.
• Le austrazioni prevalgono nella parte prossimale e corrispondono a contrazioni alternate della
muscolatura circolare, che modi cano l’ampiezza delle austre e delle tenie. Somigliano alle
segmentazioni del tenue, ma sono più lente, perchè lo scopo è quello di rimescolare il chilo e
di metterlo ancora di più in contatto con la mucosa per favorirne l’assorbimento.
• I movimenti di massa si veri cano 2-3 volte al giorno, nel colon trasverso e discendente, e
corrispondono a contrazioni peristaltiche, che consentono la veloce progressione delle feci
verso il canale anale. I movimenti di massa nel colon sono indotti dal ri esso gastro-colico,
quando il bolo entra nello stomaco, e dal ri esso duodeno-colico, quando il chimo entra nel
duodeno.
L’equilibrio acido-base non è alterato dai processi digestivi, in quanto le secrezioni di stomaco e
pancreas, derivanti dal plasma, ritornano al plasma riassorbiti dall’intestino; quindi, nel
complesso, non vi è guadagno o perdita netta di acidi e/o basi durante la digestione.
MICROBIOTA INTESTINALE
Con l’espressione microbiota si intendono diversi miliardi di microrganismi presenti nel tubo
digerente, principalmente nel colon, in particolare batteri,
ma anche virus, funghi e protozoi. La concentrazione
della ora batterica varia lungo il tubo digerente,
aumentando in modo esponenziale in senso oro-fecale.
Questa popolazione è molto ampia: si stima che il
numero di cellule microbiche intestinali, sia pari a 10 volte
il numero di cellule dell’intero organismo. Recenti studi e
ricerche hanno dimostrato che il microbiota intestinale
svolge numerose e importantissime funzioni per tutto
l’organismo:
• fornisce protezione alla crescita di patogeni;
• regola il metabolismo e il senso di sazietà;
• se è in salute, protegge l’apparato cardiocircolatorio;
• è fondamentale nella risposta immunitaria;
• elimina le tossine;
• favorisce il corretto processo digestivo;
• contribuisce attivamente alla biosintesi di varie
vitamine, in particolare la vitamina K.