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APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO

Il sangue è un tessuto connettivo fluido altamente specializzato che si occupa delle seguenti funzioni

- Trasporto dei gas disciolti, ossigeno dai polmoni ai tessuti, CO2 verso contrario

- Distribuzione dei nutrienti assorbiti a livello intestinale o rilasciati dai depositi ematici

- Trasporto di sostanze di rifiuto dai tessuti periferici ai siti di escrezione

- Trasporto di enzimi e ormoni a specifici organi bersaglio

- Stabilizza il PH e i livelli di elettroliti dei fluidi interstiziali, attraverso l’assorbimento, il trasporto e il


rilascio degli ioni circolanti, il sangue aiuta a prevenire variazioni regionali della concentrazione
ionica tessutale

- Prevenzione della perdita di fluidi attraverso i vasi danneggiati (processo coagulativo) arginando le
variazioni di volume ematico dannose per il cuore

- Difesa contro le tossine ed agenti patogeni, ovvero cellule specializzate capaci di combattere le
infezioni o rimuovere detriti cellulari (i leucociti) ed altre che attaccano germi o elementi estranei
(anticorpi)

- NB il sangue trasporta anche le tossine al fegato e al rene dove vengono inattivate ed eliminate

- Stabilizza la temperatura corporea attraverso l’assorbimento e la distribuzione del calore

Il sangue è composto da diversi componenti:

 PLASMA: matrice del sangue, ha una densità maggiore dell’acqua, rappresenta il 55% del volume
del sangue

Acqua: corrisponde al 92% del volume ematico funge da solvente e trasporta le molecole organiche e
inorganiche, trasporta le cellule ematiche e distribuisce calore

NB I volumi del plasma e dell’acqua non sono sempre gli stessi ma variano a seconda:

- Dalla regione in cui viene raccolto il campione

- Dell’attività metabolica in corso nella regione

Elettroliti: mantengono la composizione ionica dei fluidi extracellulari, per lo svolgimento delle attività

Nutrienti: utilizzati per la produzione di energia e per il metabolismo cellulare

Rifiuti organici: diretti verso i siti di degradazione ed eliminazione

Albumina: responsabile della concentrazione osmotica del sangue e del trasporto di acidi grassi, ormoni
steroidei e rappresenta il 60% delle proteine plasmatiche

Globulina: si occupano trasporto ioni, ormoni e lipidi e ad attività immunitaria (immunoglobuline o


anticorpi) e rappresentano il 35% delle proteine plasmatiche

Fibrinogeno: essenziale per la coagulazione, può essere convertito in fibrina insolubile rappresenta il 4% .
NB Albumine e globuline legano lipidi, acidi grassi o colesterolo non solubili nel plasma, formando dei
composti lipoproteici che vengono trasportati nei distretti periferici

NB il fegato produce l 90% delle proteina plasmatiche ed alcune malattie, che colpiscono quest’organo,
possono portare ad un alterazione della composizione del sangue

 CELLULE EMATICHE: sospesi nel plasma

Eritrociti (o globuli rossi): sono metà del volume del sangue, si occupano del trasporto dei gas. Il valore
dell’ematocrito indica la percentuale di sangue occupato dalle cellule , quello di un maschio sano 45 (range
40-54) ,mentre della femmina è 42 (range 37-47).

L’ematocrito rappresenta approssimativamente il volume degli eritrociti, per questo spesso è riportato
come volume eritrocitario

Gli eritrociti sono trasportatori di ossigeno ed anidride carbonica nel sangue, ognuno dei quali ha la forma
di un disco biconcavo, con una regione centrale sottile e margini spessi ai lati (diametro 7,7 um). Questa
forma assicura resistenza e flessibilità, e conferisce superficie ampia permettendo rapida diffusione tra
citoplasma e plasma.

NB Rouleaux: la forma particolare degli eritrociti permette di impilarsi gli uni sugli altri, e di disfare queste
strutture senza che le cellule siano danneggiate. Questa struttura può attraversare anche capillari molti
piccoli, perché caratterizzate da una alta flessibilità .

Durante il differenziamento e la maturazione i globuli rossi mantengono solo le componenti


citoscheletriche, quindi mancano nucleo, mitocondri, reticolo endoplasmatico, ribosomi, nucleo.

L’assenza di mitocondri, determina il metabolismo anaerobico degli eritrociti (sfruttano il glucosio), il quale
fa si che non sia sottratto ossigeno al livello polmonare e durante il trasporto ai tessuti.
L’assenza di ribosomi e nucleo, determina il mancato avvenimento della sintesi proteica, quindi le enzimi e
proteine strutturali invecchiano, senza essere sostituiti.

Un circuito completo dell’apparato circolatorio si realizza in 30 secondi. In questo lasso di tempo un globulo
rosso impila si contorce e si piega nei capillari per poi tornare al cuore.

La vita media di un eritrocita è di 120 giorni, duranti i quali invecchia per poi essere eliminato dai fagociti.
Ogni giorno quasi l’1% dei eritrociti viene sostituito.

STUTTURA

Un eritrocita matura, è formato da una membrana che circonda il citoplasma contenente H2O e proteine. Il
95% delle proteine delle proteine di un globulo rosso sono emoglobine, importanti nel trasporto di gas.

 Emoglobina ossigenata ha un colore rosso acceso (ossiemoglobina),

 Emoglobina deossigenata ha un colore rosso più scuro (deossiemoglobina)

L’emoglobina è formata da 4 subunità polipeptidiche: 2 catene α e 2 catene β e ciascuna contiene un


gruppo eme, il quale contiene un ione ferro che interagisce con l’O2 formando la ossiemoglobina
Il legame tra ferro ed ossigeno è reversibile e molto debole, per questo le due molecole si separano
facilmente, e il ferro senza O2 da origine alla deossiemoglobina

NB L’emoglobina trasporta anche il 23% della CO2, che si lega ad amminoacidi della subunità globinica
senza competere con l’O2.

La quantità di O2 legata all’emoglobina dipende dal livello plasmatico dell’ossigeno, quindi quando i livelli di
ossigeno si abbassano, vi è il rilascio di O2 :
- Nei capillari dei tessuti ,i livelli di CO2 sono alti, per questo le catene α legano la CO2 formando la
carbaminoemoglobina;
- Nei capillari polmonari i livelli di O2 sono alti e quelli di CO2 sono bassi , per questo i globuli rossi
rilasciano CO2 per legarsi all’O2

Leucociti (o globuli bianchi): difendono l’organismo, rimuovono tossine, prodotti di rifiuto e cellule
danneggiate. Sono disperse prevalentemente a livello dei tessuti periferici. Il numero è calcolato attraverso
la conta differenziale, e il range normale è tra i 5 000 e i 10 000 al microlitro.

Utilizzati i suffissi (–penia) e (–osi), utilizzati per indicare il basso o elevato numero di uno specifico
leucocita.

NB In caso di lesione o invasione di un distretto le cellule rilasciano nel fluido interstizionale dei mediatori
chimici che richiamano i leucociti (chemiotassi) al sito interessato, i quali una volta arrivati attraverso la
circolazione, si insinuano tra le cellule endoteliali adiacenti (processo di diapedesi)

LEUCOCITI GRANULATI ( O GRANULOCITI)

 Neutrofili: rappresentano il 50/70 % dei leucociti in circolo, presentano dei granuli citoplasmatici,
contenenti enzimi lisosomali e composti battericidi. Ha dimensioni doppie rispetto agli eritrociti, e
presentano un nucleo denso e polilobato.

Sono estremamente mobili, svolgono attività fagocitaria, specializzata nell’attaccare i batteri, ma hanno vita
breve (10 ore) dopo aver digerito una agente patogeno muore rilasciando sostanze chimiche che chiamano
altri neutrofili

 Eosinofili: detti anche acidofili, si colorano di colore rosso a contatto con l’eosina (colorante acido),
presentano dimensioni simili ai neutrofili, ma presentano un nucleo bilobato. Svolgono azione
fagocitaria di sostanze estranee che hanno interagito con gli anticorpi

Rilasciano enzimi che riducono l’infiammazione prodotta da neutrofili e mastcellule(mastociti)


controllandone la diffusione

 Basofili: possiedono granuli che si colorano di blu quando sono a contatto con coloranti basici , e
rappresentano l’1% di leucociti. Attraversano l’endotelio capillare e raggiungono i siti danneggiati,
dove liberano il contenuto dei granuli nel fluido interstizionale.

Contengono nei granuli istamina, che provoca vasodilatazione ed eparina che impedisce il coagulo del
sangue, stimolando così la risposta dei mastociti, inoltre se stimolati producono altre sostanze chimiche che
attirano eosinofili e altri basofili

NB seppure producono le stesse sostanze queste cellule sono diverse dai mastociti.
LEUCOCITI AGRANULARI

 Monociti: rappresentano il 2-8% dei leucociti e hanno diametro pari a 2 o 3 volte un eritrocita,
hanno un nucleo voluminoso, ovare o reniforme. Rimangono in circolo pochi giorni prima di
raggiungere i tessuti periferici e una volta usciti dal circolo prendono i nomi di Macrofagi liberi
(distinti dai macrofagi fissi nel tessuto connettivo)

Sono cellule fagocitarie mobili che raggiungono il sito della lesione appena dopo i neutrofili, durante la
fagocitosi i macrofagi liberi e fissi iniziano a produrre tessuto cicatriziale che circoscrive l’area danneggiata.
Inoltre i macrofagi attivi producono sostanze in grado di richiamare fibroblasti

 Linfociti: sono caratterizzati da un citoplasma scarso che forma un sottile alone intorno al nucleo
rotondo. Più grandi dei globuli rosso sono il 20-30% dei leucociti.

NB I linfociti ematici sono una parte dei linfociti che sono componente principale del sistema linfatico.

Sono cellule responsabili dell’immunità specifica, ovvero della capacità di rispondere su base individuale ad
un agente patogeno. Ci sono vari tipi di linfociti

- Linfociti T: raggiungono i tessuti periferici e aggrediscono direttamente le cellule estranee

- Linfociti B: si differenziano in plasmacellule secernono anticorpi in grado di distruggere antigeni


localizzati in distretti lontani

- Cellule natural killer: detti grandi linfociti granulari, responsabili della sorveglianza immunitaria e
della distribuzione delle cellule anomala, importanti nella prevenzione al cancro.

Piastrine:. Sono frammenti di cellule piatti, arrotondati circolanti nel torrente ematico, si formano da
cellule presenti nel tessuto osseo rosso (megacariociti), cellule molto grandi con un nucleo sviluppato,
lobato o anulare e citoplasma contente apparato di Golgi, ribosomi e mitocondri. Presenta una membrana
in comunicazione con un reticolo che irradia nella porzione periferica del citoplasma

I megacariociti sintetizzano proteine strutturali, enzimi e mitocondri quindi iniziano a sfaldarsi, in piccoli
frammenti racchiusi da membrana, ( da 1 cellula si ottengono 4 000 piastrine). Le piastrine vengono
continuamente rimpiazzate, 1 piastrina circola per 10-12 giorni prima di essere fagocitata, e 1 microlitro di
sangue contiene 350 000 piastrine.

NB Molte piastrine sono situate nella milza e in altri organi vascolari. Un numero troppo basso di piastrine è
definito trombocitopenia ( eccessiva distruzione delle piastrine e quindi eccessivo sanguinamento), mentre
la situazione opposto è la trombocitosi, che avviene in seguito a lesioni/ risposte infiammatorie/ tumori

Il processo di coagulazione richiede anche l’intervento di alcune proteina plasmatiche e altre cellule.
L’omeostasi limita la perdita di sangue attraverso le pareti dei vasi danneggiati assicurandola costruzione di
riparazioni necessari, che possono essere disturbate da carenza di ioni calcio o vitaminaK

Funzioni delle piastrina

- Innescano e controllano la coagulazione attraverso enzimi e altri fattori


- Si aggregano tra loro nei siti danneggiati, formando un “tappo” che rallenta la perdita ematica

- Contengono filamenti di actina e miosina, che dopo la formazione del coagulo si contraggono
riducendo le dimensioni dello stesso avvicinando i margini

Il sangue è quindi una miscela di plasma e cellule, i cui componenti possono essere separati, o frazionati.
Nel complesso il sangue è coesivo e resistente al flusso e questo ne determina la viscosità, presenta inoltre
un PH alcalino (7,3/7,4) e una temperatura di circa 38°C.

Ipovolemico, normovolemico, ipervolemico per descrivere il volume sanguineo, e la 1° e la 3° condizione


sono pericolose perché determinano un ulteriore stress del cuore che deve pompare più o meno sangue
per riportare una sorta di equilibrio

Gruppi sanguinei

È determinato dalla presenza/ assenza di un determinato di specifici antigeni (glicoproteine) nella superficie
di membrana degli eritrociti

La membrana degli eritrociti contiene un certo numero di agglutinogeni (o antigeni di superficie), i più
importanti di questi sono A,B;D (o Rh)

Sangue A Sangue B Sangue AB Sangue 0 Sangue + (Rh+) Sangue – (Rh-)


Presenza Presenza Presenza di Presenza di Presenza Assenza
dell’antigene A e dell’antigene Be entrambi gli entrambi gli dell’antigene Rh, dell’antigene Rh,
dell’anticorpo dell’anticorpo antigeni e nessun anticorpi e nessun assenza anticorpo presenza anticorpo
AntiA AntiB anticorpo antigene AntiRh AntiRh

La presenza di uno dei due anticorpi, determina l’innesco di una reazione di difesa alla presenza
dell’antigene bersaglio, questo fenomeno che deve essere preso in considerazione per le donazioni
sanguine, la conoscenza del gruppo sanguineo del donatore e del ricevitore sono importanti per non avere
reazioni di rigetto del sangue donato da parte dell’organismo (reazione crociata).

Emopoiesi: processo di formazione delle cellule del sangue a partire dalle cellule staminali emopoietiche.

- Eritropoiesi: avviene nel midollo osseo rosso, è processo di formazione degli eritrociti, che inizia
durante lo sviluppo embrionale.

NB Può avvenire in caso di perdite ematiche durature, una conversione del midollo osseo giallo ( a livello
delle diafisi) in midollo osseo rosso.

Perché si realizzi questo processo necessita che il midollo osseo rosso riceva quantità adeguate di
aminoacidi, ferro e vitamina B12, ed è controllato dall’eritropoietina (EPO), è una glicoproteina sintetizzata
e secreta dal rene in ipossia che :

1) Stimola la proliferazione di eritroblasti e cellule staminali

2) Accelera la produzione di eritrociti aumentando la velocità di sintesi dell’emoglobina


- Leucopoiesi: inizia anche esso in fase di sviluppo embrionale. Le cellule staminali si trovano nel
midollo osseo rosso.

Le cellule che originano dal processo di linfocitopoiesi, originano nel midollo osseo rosso e restano li e si
differenziano in linfociti B o cellule NK

Altre cellule staminali migrano nei tessuti linfoidi , al timo, milza e linfonodi dove originano linfociti T

I fattori che regolano questi processi non sono ben conosciuti ma un ruolo importante è svolto da :

Ormoni prodotti dal rimo che promuovo il differenziamento e il mantenimento dei linfociti T

Fattori stimolanti e colonie (CSF) coinvolti nella regolazione delle popolazioni di altre cellule leucocitarie, e
sono usati su pazienti sottoposti a chemioterapia antitumorale .

La circolazione in generale

Circolazione polmonare: il sangue ricco di CO2 parte dal ventricolo destro del cuore, ed arriva agli alveoli
polmonari, superficie di scambio gassoso, il sangue diventa ricco di O2 e ritorna al cuore nell’atrio sinistro.
L’atrio sx spinge il sangue nel ventricolo sx per iniziare la circolazione sistematica

Circolazione sistemica; il sangue ricco di O2 parte dall’atrio sx del cuore ed arriva ai tessuti periferici, dove a
livello dei capillari avvengono gli scambi gassosi, e una volta che il sangue si è arricchito di CO2 ritorna al
cuore nell’atrio dx. Dall’atrio dx il sangue passa al ventricolo dx per iniziare la circolazione sistematica

NB Quando il cuore batte, si contraggono contemporaneamente gli atri e subito dopo i ventricoli. I due
ventricoli si contraggono contemporaneamente spingendo in entrambe le circolazioni la stessa quantità di
sangue.

Arterie: sono i vasi che portano il sangue lontano dal cuore

Vene: sono i vasi che riportano il sangue al cuore

Capillari: luogo dove avvengono gli scambi gassosi, e di sostanze nutritive con i tessuti periferici

IL CUORE

Ha le dimensioni di un pugno, presenta 2 atri e 2 ventricoli, che lavorano insieme per pompare sangue
attraverso un estesa rete di vasi, che connette il cuore ai tessuti. È situato nel mediastino, che contiene
anche i grandi vasi attaccati al cuore.

Il cuore è avvolto da l pericardio, che è suddiviso in :

 Pericardio fibroso: costituito da una rete di fibre di collagene che stabilizza la posizione del cuore

 Pericardio sieroso: un membrana a doppio strato composta da uno strato parietale esterno ed uno
strato viscerale interno (epicardio)

Lo spazio compreso tra i due strati sierosi è la cavità pericardica, la quale contiene liquido pericardico
secreto dalle membrane pericardiche, il quale funge da lubrificante per ridurre attrito tra le superfici.

Il cuore risulta costituito da tre strati distinti:


 Epicardio (strato viscerale del pericardio) ricopre il cuore, presenta due strati: mesotelio e uno
strato di supporto sottostante al tessuto areolare. Mentre lo strato parietale del pericardio
consiste in uno strato fibroso denso e un mesotelio

 Miocardio: tessuto muscolare che forma atri e ventricoli. Associati ad esso cellule cardiache, tessuti
connettivi, vasi, nervi

NB Il miocardio atriale, è formato da strati che si dispongono a 8 circondando gli sbocchi venosi, mentre
quello ventricolare è molto più spesso e l’orientamento varia da strato astrato. Gli strati più superficiali dei
ventricoli, gli avvolgono entrambi, mentre quelli più profondi si dispongono a spirale sui singoli

 Endocardio: ricopre le superfici interne del cuore e le valvole cardiache, è un epitelio pavimentoso

Le cellule cardiache (cardiociti o miocardiociti) misurano 10-20 um di diametro e 50-100 um di lunghezza, e


presentano un nucleo al centro.

Le fibrocellule cardiache sono più piccole di quelle scheletriche, ed ognuna possiede miofibrille organizzate,
ed un aspetto striato conferito dall’allineamento dei sarcomeri. Inoltre queste cellule sono dipendenti dalla
respirazione aerobica per la sintesi di ATP.

Il sarcoplasma contiene molti mitocondri, molta mioglobina , glicogeno e lipidi

I tuboli T sono corti e non formano triadi con il reticolo sarcoplasmatico.

La contrazione del miocardio avviene in modo indipendente dallo stimolo nervoso, e i miocardiociti sono
uniti attraverso i dischi intercalari.

NB Dischi intercalari: l’aspetto dentellato è dato dalla interdigitazione tra il sarcolemma dei cardiomiociti,
infatti questi sono uniti da desmosomi che impediscono separazioni durante la contrazione.

possiedono giunzioni specifiche, le fasce aderenti, in cui i filamenti di actina delle cellule si ancorano al
sarcolemma di questa fascia nei dischi intercalari, permettendo una contrazione simultanea. Inoltre i
cardiomiociti a livello dei dischi intercalari sono connessi con giunzioni comunicanti, le quali permettono la
diffusione di ioni e molecole da una cellula all’altra, in questo modo un potenziale d’azione può propagarsi
da una cellula all’altra.

La contrazione di una cellula, provoca una contrazione anche delle altre, propagandosi per tutto il
miocardio per questo il muscolo cardiaco è considerato un sincizio funzionale.

Il tessuto connettivo del cuore è formato prevalentemente da fibre elastiche e collagene. Ogni cellula è
avvolta da un rivestimento resistente. Ciascuno stato muscolare possiede rivestimento fibroso e le guaine
fibrose separano gli strati superficiali da quelli profondi.

Strati di tessuto connettivo si continuano con bande di tessuto connettivo denso che circondano le origine
del tronco polmonare e dell’aorta che costituiscono la base di impianto per le valvole cardiache, collegano
gli anelli che circondano le aperture delle valvole. Si estendono nel muscolo cardiaco che separa ventricoli
ed atri( struttura chiamata scheletro cardiaco) e seve a :

- Stabilizzare la posizione dei cardiomiociti e delle valvole


- Assicurano un sostegno fisico cardiomiociti

- Distribuire le forze di contrazione

- Rinforzare le valvole ed impedire un eccessiva espansione del cuore

- Fornire elasticità necessaria perché il cuore ritorni alla forma originaria

- Isolare fisicamente le fibre muscolari atriali dalle ventricolari

STRUTTURA ESTERNA DEL CUORE

Il cuore è leggermente spostato a sx rispetto alla linea mediana, forma un angolo con l’asse longitudinale
del corpo ed è lievemente ruotato verso il lato sx, per questo l’impronta cardiaca lasciata sul polmone sx è
maggiore di quella del polmone dx.

La base è la porzione più ampia del cuore, da cui emergono grossi vasi delle circolazioni sistematica e
polmonare, inizia a livello dell’origine dei vasi principali e delle superfici dei due atri

L’apice corrisponde all’estremità inferiore del cuore ed è formata dal ventricolo sx, è diretto lateralmente
raggiunge il 5° spazio intercostale e si estende a sx della linea mediana

La base forma il margine superiore, l’atrio dx forma il margine dx, mentre il ventricolo sx forma il
margine sx

Faccia anteriore (o sterno costale): è posta di fronte alla parete toracica anteriore è costituita dalla parete
del ventricolo dx e da parte del ventricolo sx

Faccia posteriore: formata dall’atrio sx e da parte dell’atrio dx

Faccia diaframmatica: compresa tra l’apice e la base costituita dalle superfici posteriori ed inferiori dei
ventricolo dx e sx

Le camere del cuore sono divise da dei confini visibili :

 Solco interatriale: separa i due atri

 Solco coronario: separagli atri dai ventricoli

 Solco interventricolare anteriore: separa i due ventricoli sulla faccia anteriore

 Solco interventricolare posteriore: separa i due ventricoli sulla faccia posteriore

NB Il tessuto connettivo a livello dei solchi interventricolari e coronario contiene abbondante tessuto
adiposo.

Gli atri: si occupano dell’accumulazione del sangue , l’atrio dx è situato anteriormente, inferiormente ed a
destra dell’atrio sx, il quale curva posteriormente e forma la superficie al di sopra del solco coronario.
Entrambi presentano una parete muscolare sottile.

Quando non sono pieni si sangue la parete (auricola) è sgonfia e raggrinzita

STRUTTRA INTERNA DEL CUORE


I due atri sono separati tra loro dal setto interatriale, mentre i due ventricoli dal sdetto interventricolare. Il
sangue fluisce da ciascun atrio al ventricolo dello stesso lato, e sono presenti valvole, che chiudendosi
impediscono il reflusso del sangue.

Le valvole sono pieghe di endocardio, che si inseriscono a livello degli orifizi di comunicazione tra atri e
ventricoli.

ATRIO DESTRO: riceve il sangue povero d’ossigeno da due grosse vene :

 La vena cava inferiore: si apre nella porzione posteroinferiore dell’atrio dx riporta all’atrio dx il
sangue proveniente dalla cavità addomino-pelvica e dagli arti inferiori

 La vena cava superiore: si apre nella porzione posterosuperiore dell’atrio dx, riporta al cuore il
sangue proveniente dalla testa, dagli arti superiori e dal torace

Le vene cardiache raccolgono il sangue refluo dalla parete cardiaca e lo riversano nel seno coronario che si
apre nell’atrio dx sotto all’orifizio di sbocco della vena cava inferiore.

I muscoli pettinati si estendono dalla superficie interna dell’auricola dx fino alla parete atriale anteriore.
Dalla 5° settimana di sviluppo embrionale il setto interatriale presenta il foro ovale ( di Botallo), che
consente al sangue di passare dell’atrio dx a quello sx mentre i polmoni si stanno sviluppando, in seguito
alla nascita però questo foro si chiude . Visibile a questo livello una piccola depressione la fossa ovale

In alcuni casi questo foro rimane il sangue quindi passa da un atrio all’altro, riducendo l’efficienza della
circolazione sistematica ed innalzando la pressione sanguinea .

VENTRICOLO DESTRO: riceve sangue povero d’ossigeno dall’atrio dx, attraverso un apertura, in
corrispondenza della quale si inseriscono 3 cuspidi, che formano la valvola atrioventricolare dx (tricuspide)

Da un lato attaccate allo scheletro del cuore, mentre le estremità libere forniscono siti d’attacco alle corde
tendinee (fibre di tessuto connettivo), le quali originano da estroflessioni muscolari coniformi, ai muscoli
papillari che dipartano dalla superficie interna del ventricolo dx.

La superficie interna presenta creste muscolari irregolari (trabecole carnee), tra cui il fascio moderatore che
si estende orizzontalmente dalla porzione inferiore del setto interventricolare e si connette al muscolo
papillare anteriore.
La porzione superiore del ventricolo dx forma una tasca coniforme a pareti lisce (cono arterioso) che
termina a livello della valvola polmonare (valvola semilunare polmonare, previene il reflusso a ventricolo
rilasciato.

Il flusso ematico può passare nel tronco polmonare, 1°vaso della circolazione polmonare e prosegue verso
le arterie polmonari dx e sx, che si dividono nei rispettivi polmoni fino a capillari per realizzare gli scambi di
gas.

ATRIO SINISTRO: le 4 vene polmonari (2 per ogni polmone), portano il sangue ricco d’ossigeno dai capillari
polmonari alla parte posteriore di questa parte del cuore.
L’atrio sx differisce dal dx in quanto è più cubico, la sua auricola è più lunga, stretta ed uncinata e i suoi
muscoli pettinei sono contenuti in essa. Il sangue che fluisce dall’atrio sx al ventricolo sx passa attraverso la
valvola atrioventricolare sinistra (bicuspide), formata da 2 cuspidi che impediscono il reflusso del sangue.

VENTRICOLO SINISTRO: riceve il sangue dall’atrio sinistro, presenta un parete molto più spessa dal
ventricolo destro, in quanto deve sopportare una pressione molto grande che sia in grado di pompare il
sangue a tutti i distretti periferici.

L’organizzazione interna è molto simile a quella del ventricolo destro, ma le sue trabecole carnee sono più
robuste e prominenti , inoltre non esiste un fascio moderatore e sono presenti 2 muscoli papillari invece
che 3.

Dal ventricolo sx il sangue raggiunge l’aorta ascendente passando per la valvola aortica (semilunare aortica)
analoga alla polmonare. Alla base dell’aorta ascendente sono presenti piccole dilatazioni sacciformi
corrispondenti ai cuspidi della valvola, i quali impediscono un adesione dei lembi alla parete dell’aorta e
sono detti seni aortici

In corrispondenza di essi originano le arterie coronarie addette alla vascolarizzazione del miocardio.

Dall’ aorta ascendente si passa poi nell’arco aortico e nell’aorta discendente. Il tronco polmonare e l’arco
aortico sono uniti dal legamento arterioso una banda fibrosa di tessuto connettivo che collegava le 2
circolazioni nel feto.

NB Essendo i polmoni vicino al cuore l’atrio dx non necessita di imprimere una pressione molto alta, e
quando si contrae si muove verso la parete del ventricolo sx, che comprime il sangue entro il ventricolo dx e
la pressione generata spinge il sangue nel tronco polmonare, pressioni più elevate danneggerebbero la
struttura.

NB il ventricolo sx invece contraendosi riduce la distanza tra la base e l’apice e si riduce il diametro della
camera ventricolare diminuisce, la pressione generata è sufficiente ad aprire la valvola semilunare aortica e
spingere il sangue nell’aorta ascendente. La forza contrattile viene trasferita parzialmente alla cavità dx con
aumento dell’efficacia di pompaggio del ventricolo dx, quindi anche se esso fosse danneggiato si potrebbe
sopravvivere.

LE VALVOLE CARDIACHE

Le valvole AV, sono situate tra l’atrio e il ventricolo ciascuna presenta 4 componenti:

 Anello di tessuto connettivo che fa parte dello scheletro cardiaco

 Cuspidi di tessuto connettivo che interrompono la comunicazione tra le camere

 Corde tendinee che ancorano le cuspidi ai muscoli papillari, i quali tendono le corde.

La tensione dei muscoli papillari e delle corde permette il mantenimento dei lembi in sede e impedisce il
ribaltamento nell’atrio, in questo modo impedisce il reflusso del sangue che avverrebbe nella sistole

La valvola polmonare e situata tra il ventricolo dx e l’arteria polmonare, mentre la valvola aortica è situata
tra il ventricolo sx e l’aorta ascendente. Queste non necessitano di corde tendinee in quanto le cuspidi
siano stabili.
Patologie valvolari interferiscono con la funzione cardiaca, infatti vi è una modificazione del tono e dei
rumori cardiaci, per questo è utilizzato lo stetoscopio, il quale permette (in posizione corretta), di percepire
i rumori anomali, in quanto i suoni si diffondo attraverso il pericardio

NB I cardiomiociti richiedono molto O2 e sostanze nutritive, per questo esiste la circolazione coronarica , la
quale aumenta considerevolmente il flusso ematico in situazioni di sforzo, e sopporta una pressione
sanguinea maggiore, necessaria a soddisfare le richieste del cuore.

Le arterie coronarie dx e sx hanno origine alla base dell’aorta ascendente, all’interno dei seni aortici,
rappresentano i primi rami collaterali .

ARTERIA CORONARIA DX: si dirama dall’aorta ascendente, piega verso dx passando tra l’auricola dx e il
tronco polmonare per proseguire nel solco coronario. Nel 60% dei casi è l’arteria dominante, ovvero da
origine a un ramo interventricolare posteriore (esistono variabili). I rami di questa arteria irrorano:

 L’atrio dx e una porzione dell’atrio sx: irrorati dai rami atriali che originano dopo la curvatura sulla
superficie anteriore

 Il setto interatriale: irrorata da un'altra arteriola che origina dalla parete coronaria, in prossimità del
ramo interventricolare posteriore

 Il ventricolo dx: irrorato dal ramo marginale che si forma in prossimità del margine dx del cuore

 3°posteriore del setto interventricolare : irrorato dal ramo interventricolare posteriore (o arteria
discendente posteriore) decorre verso l’apice, nel solco interventricolare posteriore

 Nodo senoatriale del cuore: irrorato da un piccolo ramo il pacemaker cardiaco

ARTERIA CORONARIA SINISTRA: presenta un diametro maggiore della dx, fornisce sangue a :

 Ventricolo sx:

 Parte del ventricolo dx

 Atrio sx

 2/3 del setto interventricolare

Al solco coronario si biforca in :

 Interventricolare anteriore: o ramo discendente anteriore sx, ampia decorre lungo la faccia
anteriore nel solco interventricolare anteriore, fornisce sangue al miocardio ventricolare anteriore

Piccole diramazioni sono in comunità con le analoghe del ramo interventricolare posteriore della coronaria
dx

 Ramo circonflesso ramo: decorre dal solco coronario, curva sulla superficie posteriore del cuore, dà
origine a più rami che irrorano il ventricolo sx

Porzioni distali si incrociano con rami dell’arteria coronaria dx fondendosi tra loro
NB Spesso l’arteria coronaria sx emette un ramo marginale sx che raggiunge l’apice del cuore e irrora gran
parte del ventricolo sx

Raggiunta la faccia posteriore forma il ramo ventricolare posteriore sx, di piccole dimensioni in alcuni casi
assente, rimpiazzato dal ramo interventricolare posteriore dell’arteria circonflessa

NB Anastomosi :interconnessioni che si sviluppano tra i rami delle 2 arterie coronarie

VENE CARDIACHE: sono due ( vene cardiaca magna e media) che raccolgono il sangue dalle vene che
drenano i capillari miocardici e trasportano il sangue al seno coronario, vena accolta nella parte posteriore
del solco coronario

Si apre nell’atrio dx sotto lo sbocco della vena cava inferiore

Le vene che drenano in queste vene e nel seno coronario sono:

 Vena posteriore del ventricolo sx: drena il territorio irrorato dal ramo circonflesso

 Vena cardiaca media: drena il territorio dove irrora il ramo interventricolare posteriore

 Vena cardiaca parva: riceve il sangue dalle porzioni posteriori del ventricolo e atrio dx

 Vene cardiache anteriore: drenano la superficie anteriore del ventricolo dx e si svuotano nell’atrio
dx

CONTRAZIONE CARDIACA : il cuore funge da pompa e deve sviluppare una pressione e muovere il fluido in
una direzione ad una velocità date.

Il cuore lavora a cicli di contrazione (sistole) e rilasciamento (diastole) e la pressione di ogni camera
aumenta e diminuisce in ciascun ciclo di contrazione.

Le valvole contribuiscono ad assicurare un flusso sanguineo unidirezionale:

 il sangue defluisce da un atrio solo se la valvola AV è aperta e la pressione atriale supera quella
ventricolare

 Il sangue defluisce da un ventricolo all’aorta o al tronco polmonare solo se la valvola aortica o


polmonare è aperta e la pressione ventricolare è maggiore di quella arteriosa

Questa meccanica dipende dalla coordinazione della contrazioni atriali e ventricolari, i sistemi cardiaci di
generazione e conduzione dell’impulso generalmente determinano il rapporto tra sistole ventricolare e
sistole atriale

Le contrazioni del cuore è autonoma (proprietà di autoritmicità), e gli stimoli o ormonali modificano il ritmo
di base. Le contrazioni sono coordinate da cellule di conduzione:

1) Cellule nodali: responsabili del ritmo cardiaco attraverso le membrane plasmatiche che consentono
la depolarizzazione spontanea a livello di soglia, inoltre presentano giunzioni intercellulari che
collegano le cellule tra loro e con le fibre di conduzione

La depolarizzazione crea un potenziale d’azione che si propaga attraverso il sistema di conduzione


raggiungendo i tessuti muscolari cardiaci e determinando un ciclo cardiaco
NB non tutte le cellule nodali si depolarizzano alla stessa velocità, la frequenza però è stabilita dalle cellule
che raggiungono prima il livello di soglia, e l’impulso porterà tutte le altre a livello di soglia. Queste cellule
pacemaker si trovano nel nodo senoatriale (pacemaker cardiaco)

Ogni volta che SA genera un impulso produce un battito cardiaco, per cui la frequenza a riposo dovrebbe
essere 80-100 bpm, le cellule nodali però sono influenzate dal sistema nervoso autonomo che attraverso:

 Acetilcolina: rilasciata dai neuroni motori parasimpatici è in grado di rallentare la depolarizzazione e


ridurre la frequenza cardiaca

 Noradrenalina: rilasciata dai neuroni simpatici provoca aumento dell’indice di depolarizzazione e


della frequenza cardiaca

L’attività parasimpatica riduce i battiti a 70-80 bpm

I centri cardiaci bulbari (nel midollo allungato) contengono centri di controllo cardiaco del SNA. La
stimolazione del centro cardioaccelaratore attiva i neuroni simpatici, mentre quello cardioinbitore attiva i
neuroni parasimpatici. I centri cardiaci ricevono input dai centri superiori, in particolare dai centri simpatici
e parasimpatici presenti nell’ipotalamo.

Le informazioni sensitive dell’apparato cardiovascolare giungono ai centri cardiaci attraverso le fibre


sensitive viscerali che vengono dai nervi glossofaringei, e vago. Queste fibre afferenti originano dai
barocettori sensibili alla pressione sanguinea e alla concentrazione di gas dissolti.

I centri cardiaci rispondo alle informazioni regolando la prestazione cardiaca a mantenere i livelli adeguati,
incrementando o diminuendo la concentrazione del flusso ematico, regolando la propria attività.

2) Fibre di conduzione: distribuiscono lo stimolo al miocardio comune

NB Brachicardia: frequenza cardiaca inferiore alla norma

Tachicardia: frequenza cardiaca superiore alla norma

NB Le cellule del nodo senoatriale sono connesse elettricamente con quelle del nodo atrioventricolare di
dimensioni maggiore attraverso le fibre di conduzione presenti

Nodo senoatriale Contiene cellule pacemaker, generano l’impulso elettrico


Vie internodali Fibre di conduzione nella parete atriale, trasportano lo stimolo al nodo
AV, e simultaneamente stimolano le cellule muscolari di entrambi gli
atri
Nodo atrio-ventricolare Rallenta lo stimolo quando vi giunge
Fascio di His (Fascio AV) Trasporta l’impulso dal nodo AV ai rami del fascio
Branca sx Si estende verso l’apice del cuore ed irradia sulla superficie interna del
ventricolo sx
Branca dx Si estende verso l’apice del cuore ed irradia sulla superficie interna del
ventricolo dx
Fascio moderatore Trasmette lo stimolo attraverso il ventricolo ai muscoli papillari, che
tendono le corde tendinee prima che i ventricoli si contraggano
Fibre di Purkinje Trasmettono rapidamente l’impulso alle cellule contrattili del miocardio
ventricolare
CICLO CARDIACO: periodo compreso tra l’inizio di un battito e l’inizio di quello successivo , comprende
periodi di rilassamento e periodi di contrazione, può essere diviso in :

 Sistole: una camera spinge sangue nella camera adiacente o in un tronco arterioso

 Diastole: fase di rilasciamento

1) Inizio sistole atriale: la contrazione spinge sangue nel ventricolo

2) Finisce la sistole atriale comincia la diastole atriale: continua fino all’inizio del successivo ciclo
cardiaco

3A)Sistole ventricolare ( fase isovolumetrica): la contrazione ventricolare spinge la valvola Av a


chiudersi, ma non crea abbastanza pressione per aprire le semilunari

3B) Sistole ventricolare (fase propulsiva): la pressione ventricolare aumenta e supera la pressione
nella arterie, le semilunari si aprono e il sangue viene espulso

4A) Diastole ventricolare (fase precoce): il ventricolo si rilascia e cala la pressione ventricolare cala, il
sangue refluisce verso le semilunari e le chiude. Il sangue fluisce negli atri rilasciati

4B) Diastole ventricolare (fase tardiva): le camere sono rilasciate e avviene un riempimento
ventricolare passivo mediante l’apertura delle valvole atrioventricolari (Dopo questa fase ricomincia)

ISTOLOGIA DEI VASI

Le parete dei vasi sono costituite da tre stati distinti

 Tonaca avventizia: più esterno forma una guaina di tessuto connettivo intorno al vaso, costituito da
fibre di collagene con fascetti dispersi di fibre elastiche, le quali si disperdono nei tessuti adiacenti
dando stabilità ed ancoraggio ai vasi

 Tonaca media: strato intermedio, le fibrocellule muscolari lisce sono disposte circolarmente
attorno al lume del vaso, e se stimolate si contraggono e riducono il diametro
(vasocostrizione),mentre il rilasciamento di queste causa una aumento e del diametro del lume
(vasodilatazione). Le fibrocellule sono stimolate da fattori come variazioni di PH, pCO2, pO2

Le piccole arterie contengono fasci concentrici di muscolatura liscia immerse in una rete di tessuto
connettivo lasso

NB Tra tonaca media ed avventizia si trovano fibre di collagene che le connettono ed uno strato di fibre
elastiche detto membrana elastica esterna

 Tonaca intima: strato più interno include il rivestimento endoteliale ed un sottostante strato di
tessuto connettivo contenente la quota variabile di fibre elastiche

NB Nelle arterie il versante esterno contiene la membrana elastica interna, spesso stato di fibre elastiche, e
quelle di maggiore calibro presentano uno spessore maggiore della tonaca intima e più tessuto connettivo

Questa disposizione a strati conferisce resistenza, le componenti elastiche e muscolari permettono di


controllare il diametro e la pressione sanguinea. La parete di vene ed arterie è troppo spessa per gli scambi
tra correte ematica e tessuti, per questo le pareti dei vasi maggiori ricevono piccole arterie/ vene che
apportano sangue alle fibrocellule muscolari lisce delle tonache (vaso vasorum cioè vasi di vasi)

ARTERIE VENE
 Pareti più spesse  Pareti più sottili
 La tonaca media contiene più fibre muscolari lisce  Meno elastiche e resistenti
ed elastiche, che danno maggiore resistenza  Lume maggiore
 Lume più piccolo  Sezionate tendono a collassare
 Mantengono la sezione circolare essendo più  Il rivestimento endoteliale è privo di pieghe
spesse e resistenti  Presenti valvole semilunari atte ad impedire il
 Il rivestimento endoteliale non si contrae, ma si reflusso del sangue
solleva in pieghe
 Prive di valvole

ARTERIE: portano il sangue dal cuore ai distretti periferici, e si dividono in :

 Arterie elastiche (o arterie di conduzione): grossi vasi (diametro max 2,5 cm), trasportano
grandi volumi di sangue (es tronchi polmonare ed aortico).

Le pareti non troppo spesse ma resistenti, l’intima spessa, composta da rivestimento endoteliale e da una
sottostante lamina basale di fibre di collagene ed elastiche. Pareti resistenti perché contengono nella
parete molte fibre elastiche e poche fibrocellule muscolari, per questo possono sopportare variazioni
pressorie.

Non si contraggono attivamente sotto stimolazione simpatica o locale. Durante la sistole ventricolare la
pressione aumenta e queste arterie vengono distese, man mano che poi la pressione decresce le fibre
elastiche ritornano alle dimensioni originali.

NB Questa espansione ammortizza l’incremento di pressione provocato dalla sistole, mentre il


rilasciamento rallenta la riduzione pressoria provocato dalla diastole ventricolare e spinge il sangue nei
capillari

 Arterie muscolari (o arterie di medio calibro/ di distribuzione): distribuiscono il sangue ai


muscoli scheletrici e agli organi interni.

Hanno una spessa tonaca media contenente più fibre muscolari lisce che elastiche ed una membrana
elastica interna separa l’intima. La componente simpatica del SNA e la stimolazione locale controllano il
diametro di questi vasi, infatti attraverso esse si può regolare il flusso sanguineo a ciascun organo in modo
indipendente

 Arteriole: calibro molto piccolo ( 30um) presentano una scarsa tonaca avventizia e una
tonaca media costituita da fibrocellule muscolari lisce, che non formano uno strato
completo

Le arterie muscolari più piccole e le arteriole modificano il loro diametro in risposta alle condizioni locali o
alla stimolazione simpatica o endocrina, e questi vasi controllano il flusso sanguineo tra arterie e capillari.

CAPILLARI: vasi sanguinei piccoli e delicati, sono gli unici a permettere gli scambi tra il sangue e i fluidi
interstizionali circostanti. Essendo la parete capillare sottile, la distanza di diffusione è limitata e gli scambi
possono avvenire rapidamente
Il sangue scorre lentamente attraverso i capillari, fornendo un tempo sufficiente per la diffusione o il
trasporto attivo di sostanze attraverso la parete capillare. Alcune sostanze passano per diffusione attraverso
le cellule di rivestimento endoteliale altre passano attraverso pori esistenti tra cellule vicine.

NB La struttura istologica di ogni capillare determina la capacità di regolare lo scambio bidirezionale di


sostanza tra sangue e fluido interstizonale.

Un capillare è costituito da un cilindro endoteliale circondato da una lamina basale

 Capillari continui: si trovano in molte regioni eccetto negli epiteli e nelle cartilagini. Il loro endotelio
è un rivestimento completo, con cellule endoteliali connesse tra loro per mezzo di giunzioni strette
e desmosomi.

Può essere avvolto da una singola cellula

 Capillari fenestrati: presentano un rivestimento endoteliali incompleto, presentano quindi pori


nella loro parete

Capillare molto permeabile utilizzato per scambi molto rapidi di fluidi e soluti, si trovano quindi
nell’encefalo ghiandole endocrine, cistifellea

 Sinusoidi: appiattiti, irregolari simili ai fenestrati, ma hanno pori più grandi, e una lamina base più
sottile, permettono un ampio passaggio di fluidi e soluti (es. proteine in sospensione) fra sangue e
liquido interstiziale. In questi vasi il sangue si muove lentamente prolungando i tempi a
disposizione per l’assorbimento e la secrezione. Questi vasi si trovano nel midollo osseo e nei
surreni

Meccanismi di scambio attraverso le pareti di capillari e sinusoidi:

1) Diffusione attraverso le cellule endoteliali dei capillari

2) Diffusione attraverso aperture presenti tra cellule endoteliali adiacenti

3) Diffusione attraverso i pori dei capillari fenestrati

4) Trasporto vescicolare mediante cellule endoteliali, acqua e soluti specifici legati e non legati

NB I capillari non funzionano come entità singole ma come parte di una rete interconnessa (plesso
capillare o letto capillare), perché una singola vena/arteria dà origine a molte diramazioni.

Il sangue scorre con velocità costante da venule ad arterie, ma il flusso ematico in un capillare può variare,
infatti ogni sfintere precapillare è sottoposto ad un ciclo continuo di rilasciamento-contrazione, 12 volte al
minuto, avendo come risultato un flusso intermittente nei singoli capillari, e quindi il sangue può
raggiungere le venule, seguendo percorsi alternativi (processo di autoregolazione)

Le reti di capillari sono spesso irrorate da più arterie, dette collaterali, le quali piuttosto che ramificarsi, si
fondono tra loro formando un anastomosi arteriosa, le quali si trovano nell’encefalo, nel cuore, nello
stomaco, permettendo l’apporto vascolare al distretto anche in caso di occlusione di un vaso
Le anastomosi arterovenose sono invece connessioni dirette tra venule e arteriole, sono comuni nei visceri
e nelle articolazioni, soprattutto dove il cambiamento di posizione potrebbe portare un ostacolo per il
flusso ematico

Un letto capillare stabilisce connessioni dirette tra arteriole e venule, il segmento arteriolare contiene
cellule muscolari lisce che modificano il diametro di questa regione indicata come metarteriola (intermedio
tra arteriola e capillare) la restante parte del canale è definita canale preferenziale.

VENE: raccolgono il sangue dai tessuti e dagli organi e lo riportano al cuore, e si suddividono in :

 Venule: calibro inferiore, raccolgono il sangue dai capillari, variano però per dimensioni e
caratteristiche, infatti le più piccole sono dette postcapillari (50 um), quelli con diametri superiori a
50 um contengono i tre strati ma la tonaca media è dominata dal tessuto connettivo

 Vene di medio calibro: diametro che va dai 2 ai 10 mm, ne fanno parte molte vene profonde
(poplitea, radiale, tibiale). Si trovano nella stessa guaina di tessuto connettivo a fianco di un arteria
muscolare.

L’organizzazione dei 3 strati è ben delineata, l’intima è composta da un endotelio che poggia su una lamina
basale. Nella media invece si trovano molti strati di cellule muscolari lisce insieme a quantità di tessuto
connettivo elastico e collagene. La tonaca avventizia è quella più spessa, e contiene fasci longitudinali di
fibre elastiche e collagene.

Essendo troppo bassa la pressione tra le venule e nelle vene di medio calibro , sono presenti delle valvole
semilunari unidirezionali , formate da pieghe della tonaca intima, che impediscono il reflusso del sangue in
direzione opposta. Tipicamente formate da 2 lembi a nido di rondine con concavità rivolta verso il cuore.

NB Ogni movimento che distorce o comprime una vena spinge il sangue verso il cuore, vincendo le forze di
gravità, un esempio è la pompa muscolare scheletrica.

 Vene di grosso calibro: comprendono la vena cava inferiore e superiore, e le affluenti della cavità
addominale quali succlavia, renale, portale, mesenterica. Le tonache intima e media difficili da
distinguere, mentre l’avventizia contiene molte fibre elastiche, di collagene ed isolate cellule
muscolari lisce disposte longitudinalmente.

Queste vene non possiedono valvole ma sono i cambiamenti della pressione all’interno della cavità toracica
ad assicurare il movimento del sangue verso il cuore in particolare durante l’espirazione.

NB Il volume del sangue non è distribuito uniformemente tra arterie, capillari e vene, infatti cuore, arterie e
capillari contengono circa il 35% di sangue, la restante parte è tenuta dalle vene, le quali possiedono parete
sottili con maggiori quantità di fibre elastiche e minore di cellule muscolari, e quindi più distensibili

Capacità di un vaso sanguineo: relazione tra il volume di sangue e la pressione sanguinea, e le vene sono
considerate vasi di capacità, infatti in seguito ad una riduzione o aumento della pressione ematica, la vene
si estende o collassa

Le vene svolgono il ruolo di riserva ematica fondamentale in caso di emorragia, quando il centro
vasomotore bulbare stimola l’innervazione simpatica delle cellule muscolari, per causare venocostrizioni
riducendo il volume venoso e il sangue presenti nei distretti epatici, midollare e cutaneo viene dirottato al
distretto arterioso, mentre il flusso a organi come il cervello è mantenuto costante o aumentato.
I vasi sanguinei vengono suddivisi nelle due circolazioni, e sono presenti le seguenti caratteristiche:

- Distribuzione periferica di arterie e vene simile, a eccezione dei distretti in prossimità del cuore
dove i vasi maggiori prendono rapporto con atri o ventricoli

- Un vaso può assumere vari denominazioni durante il suo decorso

- Arterie e vene stabiliscono connessioni anastomotiche, riducendo gli effetti di una occlusione
temporanea o permanente di un vaso

CIRCOLAZIONE POLMONARE: Ha inizio a livello della valvola semilunare polmonare e termina con l’ingresso
nell’atrio sx, e durante questa O2 viene reintegrato, mentre la Co2 viene eliminata. Quindi all’inizio il
sangue entra nell’atrio dx dai letti capillari dei tessuti periferici del miocardio, dove ha ceduto O2 ed
assorbito Co2. Dall’atrio dx passa al ventricolo dx, dal quale entra poi nel tronco polmonare.

Il tronco polmonare dà origine alle arterie polmonari dx e sx, le quali entrano nei polmoni e si ramificano,
formando una fitta rete di vasi. Le arteriole polmonari si occupano di fornire sangue ai capillari che
circondano gli alveoli, permettendo gli scambi di gas tra sangue capillare e aria inspirata

Lasciati i capillari alveolari il sangue ossigenato entra nelle venule, che si uniscono tra loro a formare vene
sempre più grandi fino alla vene polmonari, (2 per ogni polmone) dirette all’atrio sx.

NB In questo caso le arterie portano sangue deossigenato ai polmoni.

CIRCOLAZIONE SISTEMICA: inizia a livello della valvola semilunare aortica e termina nell’atrio dx, fornendo
il sangue ai capillari di tutti i distretti del corpo.

Aorta: arteria che origina dalla v. semilunare del ventricolo sx e si divide in :

 Aorta ascendente: primo tratto, da essa appena sopra la valvola aortica originano le arterie
coronarie

 Arco aortico: si ripiega al di sopra della superficie superiore del cuore, connettendo aorta
ascendente con l’aorta discendente, e da esso originano tre arterie elastiche

Tronco brachiocefalico Arteria carotide comuna sx Arteria succlavia sx


(o arteria anonima)

Risale un breve tratto per poi


suddividersi in :
- Arteria succlavia dx
- Arteria carotidea comune dx

ARTERIE SUCCLAVIE: si arcuano sull’apice dei polmoni, conducono il sangue agli arti superiori, alla parete
toracica, all’encefalo e midollo spinale, i 3 rami principali, che si uniscono per originare l’arteria succlavia
che lascia il torace sono:

- Tronco tireocervicale: fornisce il sangue ai muscoli e ai tessuti del collo spalla e dorso superiore
- Arteria toracica interna: porta sangue al pericardio e alla parete anteriore del torace

- Arteria vertebrale: irrora encefalo e midollo spinale

Dopo aver lasciato la cavità toracica e delimitato il margine superiore della prima costa, diventa arteria
ascellare, fornisce sangue ai muscoli della regione pettorale e ascellare, entra poi nel braccio diventando
arteria brachiale la quale vascolarizza l’arto superiore

Dà origine all’arteria brachiale profonda che rifornisce le strutture profonde presenti sulla superficie
posteriore ed emette le arterie collaterali ulnari e ricorrenti ulnari , le quali vascolarizzano la regione del
gomito .

A livello della fossa cubitale l’arteria brachiale si divide in arteria radiale e arteria ulnare, entrambe irrorano
l’avambraccio. A livello del polso formano due arcate palmari (superficiale e profonda) che forniscono
sangue al palmo della mano e alle arterie digitali delle dita.

ARTERIE CAROTIDI: risalgono profondamente il collo, ciascuna si divide a livello della laringe in
Carotide esterna : portano sangue alle strutture di collo, faringe, esofago, mandibola, faccia,

Carotidea interna: entrano nel cranio attraverso i canali carotici delle ossa temporali, portando sangue
all’encefalo e risalgono fino al nervo ottico dove ognuna si divide in 3 rami:

 Arteria oftalmica: vascolarizza l’occhio

 Arteria celebrale anteriore: irrora i lobi frontali e parietali dell’encefalo

 Arteria celebrale media: destinata al mesencefalo e alle superfici laterali degli emisferi celebrali

NB l’encefalo è estremamente sensibile , quindi in caso di interruzione della circolazione per alcuni secondi,
si instaura una situazione di incoscienza, se invece l’interruzione dura oltre i 4 minuti, vi si presentano dei
danni celebrali seri. L’encefalo è rifornito da:

- Arterie vertebrali: originano dalle arterie succlavie e risalgono attraverso i fori vertebrali delle
vertebre cervicali, ed entrano nel cranio a livello del forame magno, dove si fondono a livello del
bulbo per costituire l’arteria basilare

- Arteria basilare: continua sulla superficie ventrale dell’encefalo ramificandosi fino a dividersi nelle
arterie celebrali posteriori dalle quali si originano le arterie comunicanti posteriori

Le arterie carotidee di solito riforniscono la parte anteriore del cervello, mentre l’encefalo è irrorato dalle
vertebrali, situazione che può variare, perché le carotidee interne e la basilare sono interconnesse da un
circuito anastomotico ad anello ( circolo arterioso celebrale o circolo di Willis), che circondo parte
dell’ipofisi

L’encefalo riceve sangue sia dalla dalle carotidi sia dalle vertebrali

NB Il seno carotideo localizzato alla base della carotidea interna, può estendersi per un tratto della
carotidea comune. Struttura che contiene barocettori e chemiocettori coinvolti nella regolazione
cardiocircolatoria

 Arteria discendente: fa seguito all’arco toracico, il diaframma la divide in


- Aorta toracica: inizia a livello di T5 e termina a livello di T12, decorre il mediastino a livello della
parete posteriore lievemente a sx della colonna vert. Vascolarizza i visceri e muscoli del torace, il
diaframma e la porzione del midollo spinale

Rami viscerali Rami parietali


Apportano sangue agli organi: Vascolarizzano la parete toracica:
-Arterie bronchiali: irrorano le vie di conduzioni § Arterie intercostali: vascolarizzano i muscoli
bronchiali dei polmoni toracici e parte della colonna vertebrale
- Arterie pericardiche: vascolarizzano il pericardio § Arterie freniche superiori: portano il sangue alla
- Arterie mediastiniche: vascolarizzano il mediastino superficie superiore del muscolo diaframma
- Arterie esofagee: vascolarizzano l’esofago

- Aorta addominale: ha inizio sotto al diaframma, a sx rispetto alla colonna , spesso circondata da
tessuto adiposo. A livello della L4, si divide (nel segmento terminale della Aorta), nelle arterie
iliache comuni dx e sx, che irrorano gli organi pelvici e gli arti inferiori

Vascolarizza le pareti e gli organi addomino-pelvici, i principali rami sono impari ed originano sulla parete
anteriore, mentre per reni e strutture esterne alla cavità peritoneale sono pari e decorrono le pareti laterali

IMPARI PARI
Tronco celiaco: si divide in ARTERIE FRENICHE INFERIORI: vascolarizzano la
- Arteria gastrica sx: vascolarizza lo stomaco superficie inferiore del diaframma e parte
e la porzione inferiore dell’esofago dell’esofago
- Arteria splenica (o lineale): dà sangue alla
milza ed emette rami per lo stomaco e il ARTERIE SURRENALI MEDIE: originano ai lati
pancreas dell’aorta vicino alla base mesenterica, ciascuna
- Arteria epatica comune: emette le arterie vascolarizza il lato la rispettiva ghiandola surrenale,
per il fegato, stomaco, duodeno
NB Ghiandola vascolarizzata anche dalle arterie
ARTERIA MESENTERICA SUPERIORE: origina sotto il surrenali superiori che originano delle arterie
tronco celiaco, dà origine a due rami, uno per freniche inferiori e dalle surrenali inferiori
pancreas e duodeno, uno per il crasso e il tenue
ARTERIE RENALI: originano sulla superficie
ARTERIA MESENTERICA INFERIORE: origina sopra il posterolaterale dell’aorta addominale, decorrono in
segmento terminale dell’aorta ed irrora le porzioni sede retroperitonale per raggiungere i reni e i
terminali del colon e retto surreni

ARTERIE GONADICHE: originano a livello delle


arterie mesenteriche.
- Nel maschio: arterie testicolari, portano sangue ai
testicoli
-Nella femmina: arterie ovariche che vascolarizzano
le ovaie e l’utero

ARTERIE LOMBARI : originano a livello della parete


posteriore dell’aorta e vascolarizzano le vertebre, il
midollo spinale e la parete addominale

A livello di L4 il segmento terminale dell’aorta si divide a formare le:


Arterie iliache comuni dx e sx: portano sangue alla pelvi e agli arti inferiori, decorrono lungo la superficie
interna dell’ileo, scendendo poi posteriormente al cieco e colon sigmoideo, fino all’articolazione
lombosacrale, dove ciascuna arteria si divide in e.

- arteria iliaca interna: entrano nella cavità pelvica per vascolarizzare la vescica, le pareti interne ed
esterne della pelvi, e i genitali. I principali rami collaterali sono le arterie glutea superiore, prudenda
interna, otturatoria, sacrale laterale

- arteria iliaca esterna: portano sangue agli arti inferiori e hanno un diametro maggiore.

L’arteria sacrale esterna attraversa la superficie dell’ileopsoas ed emerge sulla superficie anteriore della
coscia come arteria femorale, che dal punto di emergenza, emette l’arteria femorale profonda

Dà origine alle arterie circonflesse laterali e mediali e fornisce sangue alla cute e alle facce anteriori, laterali
e ai muscoli. L’arteria femorale prosegue e a livello della fossa poplitea origina l’arteria discendente del
ginocchio che irrora la faccia mediale del ginocchio.

Attraversato il grande adduttore l’arteria femorale diventa arteria poplitea, che decorre la fossa omonima
prima di ramificarsi in:

- Arteria tibiale anteriore: passa tra tibia e fibula, emergendo sulla superficie anteriore della tibia,
mentre scende in direzione del piede, porta sangue alla cute e ai muscoli della regione anteriore
della gamba.

- Arteria tibiale posteriore: continua irrorando la cute e i muscoli posteriori della gamba e dà origine
alla arteria fibulare (o peronea) che continua inferiormente lungo la superficie posteriore della tibia
irrorando cute e muscoli

Quando l’arteria tibiale anteriore raggiunge la caviglia diventa arteria dorsale del piede, e si ramifica
ripetutamente, vascolarizzando la caviglia e la porzione dorsale del piede. Mentre l’arteria tibiale posteriore
di divide alla caviglia per formare le arterie plantari laterale e media, che portano sangue alla superficie
plantare del piede

Le arterie plantari e mediali sono un paio di anastomosi che collegano l’arcata dorsale (arco arcuato)
all’arcata plantare, e da essi si staccano delle piccole arterie che irrorano le dita dei piedi

Arteria sacrale media

Le vene decorrono spesso a fianco delle arterie e nervi e per questo hanno gli stessi nomi, e raccolgono il
sangue dai tessuti per drenarlo nell’atrio dx.
NB Il drenaggio venoso è variabile: variazioni significative riguardano il numero e la localizzazione delle
vene che drenano il collo e gli arti. In queste regioni non vi sono arterie superficiali ma solo profonde, e nel
collo e negli arti sono presenti 2 gruppi di vene superficiali e profonde, utilizzate per ottenere campioni.

NB il duplice drenaggio permette di controllare la temperatura corporea, infatti quando questa è bassa il
flusso cutaneo si riduce in maniera che il sangue sia indirizzato agli arti attraverso le vene profonde, quando
invece è troppo alta, aumenta il sangue nei vasi superficiali i quali si dilatano
Le vene inoltre si ramificano in modo più variabile rispetto alle arterie, e nel momento che il sangue arriva
al sistema venoso la pressione è bassa. Tutte le vene sistemiche (eccezione le vene cardiache) drenano il
sangue nelle vene cave.

VENA CAVA SUPERIORE: riceve sangue dai tessuti ed organi della testa, collo, torace, spalle, arti superiori, e
le vene che drenano dentro questo vaso sono:

 Vene cerebrali superficiali: si svuotano in una rete di seni durali (compresi seni sagittali sup. ed inf. ,
petrosi, occipitale, trasversi e retto).

 Le vene celebrali interne: molte si uniscono all’interno dell’encefalo formando la grande vena
cerebrale, che raccoglie il sangue dagli emisferi cerebrali e dal plesso coroideo drenando nel seno
del retto

Altre drenano nel seno cavernoso insieme alle vene dell’orbita, e da questo seno il sangue arriva alla
giugulare interna attraverso i seni petrosi

NB i seni venosi convergono, all’interno della dura madre nel confluente dei seni, in corrispondenza del
quale si formano i seni trasversi dx e sx. Ciascun seno drena in un seno sigmoideo, che penetra nel foro
giugulare e lascia il cranio prendendo il nome di vena giugulare interna, che scenda parallela alla carotide

 Vene vertebrali: drenano il midollo spinale cervicale e la superficie posteriore del cranio

 Le vene superficiali della testa convergono formando:

VENE TEMPORALI VENE FACIALI VENE MASCELLARI


Drenano insieme alle mascellari Drenano nella giugulare interna, Drenano insieme alle temporali
nella giugulare esterna (ampia anastomosi tra le giugulari nella giugulare esterna
interna ed esterna in
corrispondenza dell’angolo della
mandibola)

La vena giugulare esterna scende superficialmente al muscolo sternocleidomastoideo e posteriormente alla


clavicola

 Le vene digitali: confluiscono nelle vene palmari superficiali e profonde, interconnesse a formare
arcate venose palmari:

- L’arco superficiale si svuota nella vena cefalica, che risale lungo il rato radiale dell’avambraccio,
nella arteria mediana e nella vena basilica, che risalgono invece il lato ulnare

Anteriormente scorre la vena cubitale mediana, che interconnette le vene cefaliche e basilica

- Le vene palmari profonde drenano invece nelle vene radiale ed ulnare, le quali dopo il gomito si
fondono con la vena interossea anteriore a formare la vena brachiale, e riceve il sangue dalla vena
basilica prima di entrare nella vena ascellare

La vena cefalica si unisce alla vena ascellare sulla parte esterna della prima costa formando la vena
succlavia che continua nel torace per raggiungere la cavità toracica, dove si fonde con le vene giugulari
esterna ed interna dello stesso lato, creando la vena brachiocefalica (o vena anonima) la quale riceve
sangue dalla vena vertebrale, che drena la porzione posteriore del cranio e midollo spinale .A livello di della
1°e 2°costa, le vene brachiocefaliche dx e sx si uniscono originando la vena cava superiore

In prossimità del punto di unione la vena toracica interna si svuota nella brachiocefalica sx. L’unico
affluente dalla VCS , è la vena azygos, che risale il vaso lombare sul lato dx della colonna e penetra nella
cavità toracica dal diaframma gettandosi nella VCS a livello di T4 dopo aver ricevuto sangue dalla vena
emiazygos. Quest’ultima può drenare nella intercostale superiore sx , che è invece è un affluente della
brachio

cefalica sx attraverso una emiazygos accessoria.

VENA CAVA INFERIORE: raccoglie il sangue degli organi e tessuti sottodiaframmatici

Il sangue lasciati i capillari del piede si raccoglie nelle vene plantari, il quale conduce il sangue alla vena
tibiale anteriore, alla tibiale posteriore e alla fibulare.
Mentre l’arco dorsale raccoglie il sangue dalla superficie dorsale del piede e dalle vene digitali delle dita, è
drenato da:

- Vena grande safena: + lunga vena del corpo umano, risale il margine mediale della gambe e dalla
coscia, drenando nella vena femorale in prossimità dell’anca

Vena piccola safena: ha origine dall’arco dorsale, risale lungo il margine laterale e posteriore del polpaccio,
ed entra nella fossa poplitea, dove drena la vena poplitea (unione della vena tibiale anteriore, posteriore e
fibulare), ed una volta raggiunto il femore diventa vena femorale che risale la coscia

NB Tra i due archi vi sono interconnessioni che permettono il passaggio del sangue dalle vene superficiali a
quelle profonde.

Prima di raggiungere la parete addominale, la vena femorale riceve sangue da:

- La vena grande safena

- La vena femorale

- Vena circonflessa: drena il sangue nell’area circostante la testa e il collo del femore

Ne risulta una vena di grosse dimensioni che penetra nella parete corporea riemergendo nella cavità
pelvica come vena iliaca esterne ,le quali ricevono il sangue dagli arti inferiori, pelvi e addome, decorrono
lungo la superficie interna dell’osso iliaca, ciascuna di queste si fonde con la vena iliaca interna omolaterale
che drena il sangue proveniente dagli organi pelvici

Le vene iliache interne sono formate dalle vene glutea, pudenda interna, otturatoria, e sacrale laterale.

NB L’unione delle vene iliache interne ed esterne dà origine alla vena iliaca comune, mentre la vena sacrale
media drena la regione irrorata dall’arteria sacrale media e si svuota nella vena iliaca comune di sx

Sia quelle di dx che quelle di sx risalgono un angolo obliquo anteriormente a L5, e si uniscono a formare la
VCI

La VCI risale posteriormente la cavità peritoneale parallelamente all’aorta. Il sangue proveniente da questo
vaso finisce nell’atrio dx dove si mescola con quello della VCS. Sangue che entra poi nel ventricolo dx, dal
quale viene pompato nella circolazione polmonare. I vasi drenati dalla VCI sono:
- Vene lombari: drenano la parete lombare dell’addome, sono collegate con la vena azygos a dx, ed
emiazygos a sx affluenti VCS

- Vene gonadiche: drenano le ovaie o i testicoli , quella di dx si svuota nella VCI, mentre la sx drena
nella vena renale sx

- Vena epatiche: lasciano il fegato per svuotarsi in VCI a livello di T10

- Vene renali: raccolgono il sangue refluo dai reni, sono le più voluminose

- Vene surrenali: provenienti delle ghiandole surrenali

- Vene freniche: drenano il diaframma

IL SISTEMA PORTALE EPATICA


Rete di vasi sanguinei che connettono due letti capillari. Origina nei capillari degli organi digerenti e termina
nei sinusoidi epatici, solo il fegato è l’organo dell’apparato digerente che drena direttamente in VCI. Il
sangue che scorre nel sistema portale è differente da quello che scorre nelle vene sistemiche e serve per
portare sostanze al fegato che vengono immagazzinate, convertite metabolicamente o escrete.

Vena porta è il grosso del sistema portale epatico, e riceve il sangue da 3 vasi:

 VENA MESENTERICA: raccoglie il sangue dai capillari della posizione inferiore dell’intestino crasso,
le sue tributarie includono la vena colica sx e le vene rettali superiori che drenano il colon

 VENA SPLENICA: raccoglie il sangue della vena mesenterica inferiore e delle vene della milza, da
parte laterale dello stomaco e del pancreas

 VENA MESENTERICA SUPERIORE: raccoglie il sangue refluo da stomaco, tenue e crasso.

Si forma dalla confluenza delle vene spleniche e mesenterica superiore, procedendo verso il fegato la vena
porta riceve sangue dalle vene gastriche le quali drenano la cistifellea.

Dai sinuosi epatici il sangue si dirige alle vene epatiche che si svuotano nelle VCI, avendo quindi il fegato
una via preferenziale, la composizione del sangue nella circolazione sistematica generale rimane stabile
indipendentemente dalle attività digestive.

APPARATO RESPIRATORIO: la sua esistenza deriva dalla necessità di portare gas, e di far avennire gli
scambi di quest’ultimo con le cellule raggiunte dall’apparato circolatorio. È formato da due tratti:

- Tratto superiore: costituito dai seni paranasali, cornetti nasali, naso, cavità nasali e rinofaringe,
filtrano, riscaldano ed umidificano l’aria, proteggendo le superficie di conduzione e di scambio del
tratto inferiore.

- Tratto inferiore: costituito da laringe, bronchi, polmoni, bronchioli alveoli polmonari

NB Tratto respiratorio: porzione di conduzione , che può andare dal naso ai bronchioli/ alveoli.

NB O2 è trasportato dall’emoglobina, che una volta formato il legame l’emoglobina passa da


deossiemoglobina, a ossidoemoglobina. Il legame formato con l’ossigeno è un legame transitorio (non
ossida l’emoglobina, e non è covalente),ma serve a mantenere il legame fino alla cessione.
O2 e CO2 sono gas liposolubili, possono attraversare la membrana cellulare e si spostano secondo
gradiente.

FUNZIONI APPARATO:

 Fornire superficie per gli scambi gassosi

 Condurre l’aria fino agli alveoli

 Difendere l’apparato respiratorio stesso

 Produrre suoni implicati nel linguaggio

 Regolare il volume e la pressione del sangue e del PH dei fluidi corporei.

EPITELIO RESPIRATORIO: epitelio pseudostratificato, cilindrico, ciliato (estroflessioni citoplasmatiche) con


numerose cellule caliciformi. Riveste l’intero tratto respiratorio , ad eccezione della parte inferiore della
faringe (rivestita da un epitelio pavimentoso stratificato che la protegge da eventuali attacchi)e delle
conduzioni più sottili ed alveoli. Ultimo tratto di faringe responsabile della conduzione dell’aria nella
faringe e del cibo nell’esofago

Cellule caliciformi e ghiandole mucose (ghiandole monocellulari, che producono secreto mucoso) si trovano
nella lamina propria (che poggia sull’osso nasale ed è altamente vascolarizzata), producono muco denso e
viscoso che ricopre le superfici dell’epitelio stesso. Nelle cavità nasali le ciglia hanno funzione di indirizzare
il muco, contenente particelle estranee e i microorganismi intrappolati, verso la faringe, pe poi arrivare allo
stomaco. Inoltre l’aria oltre ad essere filtrata viene anche riscaldata ed umidificata

L’aria che entra nell’apparato respiratorio viene filtrata allo scopo di rimuovere agenti contaminanti, e
questi meccanismi sono alla base del sistema difensivo dell’apparato respiratorio. A livello delle cavità
nasali rimuove particelle con un diametro di 10um contente aria inspirata: le particelle grosse sono rimosse
da peli rigidi (vibrisse), le particelle più piccole sono intrappolate nel muco prodotto nella rinofaringe .

NASO: formato dalle narici che si inseriscono sopra l’apertura piriforme del cranio. È la principale via di
passaggio per l’aria, che entra nell’apparato respiratorio, l’aria infatti entra attraverso 2 narici, che si
aprono nel vestibolo nasale e nelle cavità nasali.

È la porzione iniziale della cavità nasale (tende a restringersi verso l’apice), è delimitato dai tessuti flessibili
del naso e sostenuto da un paio di cartilagini laterali e 2 cartilagini alari.

Setto nasale: separa le due cavità nasali sx e dx, la sua porzione ossea è formata dalla fusione della lamina
dell’etmoide con quella del vomere, e la porzione anteriore è completata da cartilagine ialina che da
supporto al dorso del naso (ponte), all’apice del naso (punta). Le pareti del naso sono formate delle ossa
mascellari, nasale, frontale, etmoide, sfenoide.

Le secrezioni mucose, prodotte dai seni paranasali, e le lacrime drenate dai condotti nasolacrimali, aiutano
a mantenere la superficie della cavità umida e pulita.

La parte superiore della cavità nasale è rivestito dall’epitelio olfattivo e sono presenti le seguenti strutture:

- Cornetti nasali superiore, medio ed inferiore: sporgono verso il setto nasale dalle pareti laterali
della cavità nasale, riducendo lo spazio della cavità, dando forme irregolari. Queste irregolarità
comportano che l’aria circoli in modo turbolento, e passitra i cornetti adiacenti attraverso i meati
superiore, medio ed inferiore ( sono insenature e l’aria entra e rimbalza sui cornetti assumendo un
moto vorticoso), per passare dal vestibolo alle coane (aperture nasali posteriori). Turbolenza oltre
che rendere più efficiente l’azione di filtraggio, aumenta il tempo di riscaldamento per opera dei
capillari (la lamina su cui poggiano è fortemente vascolarizzata)

- Palato duro: pavimento osseo costituito dalle ossa mascellare e palatino e separa la cavità orale da
quella nasale

- Palato molle: carnoso si estende posteriormente al palato duro e segna il confine tra rinofaringe e
il resto della faringe. Presenta l’ugola muscolatura molle che tende verso il basso.

NB L’aria non entra in modo spontaneo ma bisogna creare una depressione, infatti l’aria viene inalata
attraverso una dilatazione del torace, mentre altre vie si oppongono al flusso d’aria delle vie aeree.

NB EDEMA: naso chiuso , utilizzo di vasocostrittori, e pur essendo il naso occluso, si può respirare
utilizzando la bocca la quale però non esercita le stesse funzioni.

Le cavità nasali si aprono a livello delle coane nella rinofaringe.

FARINGE: organo muscolo-membranoso, la parte alta si inserisce nella base del cranio, è un tubo verticale
privo di parte anteriore. È parte sia dell’apparato digerente, sia dell’apparato respiratorio si estende dalle
coane fino all’ingresso dell’esofago e della trachea. Inserendosi alla base del cranio ha una struttura
membranosa che conferisce effetto strutturale e da 3 strati di muscoli

- Costrittore medio

- Costrittore inferiore

- Costrittore superiore

La faringe è suddivisibile in tre parti:

 RINOFARINGE: porzione superiore si trova dietro le cavità nasali, con le quali comunica attraverso
le coane ed è separata dal palato molle, è rivestita da epitelio respiratorio. Presente la tonsilla
(adenoide, cioè accumulo di tessuto linfatico a causa dell’esposizioni ad agenti patogeni) sulla volta
posteriore, mentre sulle pareti laterali si apre l’orifizio faringeo della tuba uditiva

 OROFARINGE: si trova tra il palato molle e la base della lingua (livello osso ioide), comunica
direttamente con la cavità orale e con le porzioni posteriore ed inferiore della rinofaringe, rivestita
da epitelio pavimentoso stratificato non cheratinizzato.

Il margine posteriore del palato molle sostiene l’ugola (sospesa) e comprende due paia di archi, l’arco
palatoglosso (anteriore) e l’arco palatofaringeo (posteriore)

 LARINGOFARINGE: porzione compresa tra l’osso ioide e l’ingresso dell’esofago, è rivestita da


pavimento stratificato non cheratinizzato, resistente ad abrasioni meccaniche, attacchi chimici ecc.

L’aria inspirata lascia la faringe attraverso la glottide (apertura ristretta) in comunicazione con la laringe
LARINGE (inizio vie respiratorie inferiori): inizia a livello di C3-C4 e termina a livello di C7, è un cilindro
cartilagineo reso stabile da legamenti e muscoli scheletrici. È formato da :

- Cartilagine tiroidea (impari): più voluminosa tra quelle laringee, costituisce la maggior parte delle
pareti anteriore e laterale della laringe. È incompleta posteriormente, mentre anteriormente ha la
forma di scudo e al centro presenta la prominenza laringea (Pomo d’Adamo). Il margine inferiore si
articola con la cartilagine cricoidea, mentre la faccia superiore fornisce attacco legamentoso
all’epiglottide e alle cartilagini aritenoidee

- Cartilagine cricoidea (impari): inferiore alla tiroidea, ha forma ad anello completo, di cui la parte
posteriore è sviluppata (lamina della cricoide) e funge da supporto alla faccia posteriore della
laringe. Il margine inferiore è connesso al primo anello tracheale attraverso i legamenti intrinseci
(legamento cricotracheale) mentre la faccia superiore si articola con le cartilagini aritenoidee.

NB queste prime due cartilagini proteggono l’apertura della glottide e danno attacco a legamenti e muscoli.

- Epiglottide (impari): si proietta sopra la glottide, rivestita da mucosa come le altre cartilagini,
prende attacco sulle superfici posteriori della cartilagine tiroidea e dell’osso ioide, per mezzo di
legamenti.

Durante la deglutizione la laringe si innalza e l’epiglottide piega sopra la glottide impedendo al cibo/liquidi
di entrare nelle vie aeree.

- Cartilagini aritenoidee (2 e quindi pari): si articolano con il margine superiore della porzione più
sviluppata della cartilagine cricoidea

- Cartilagine corniculate ( 2 e quindi pari): si articolano con l’apice della cartilagine aritenoidee, con
le quali partecipano si meccanismi di apertura e chiusura della glottide e produzione del suono

- Cartilagini cuneiformi (2 e quindi pari): curve allungate ( forma cuneo) e si trovano nello spessore
delle pieghe aritenoidea e epiglottide

Legamenti intrinseci: connettono tutte le nove cartilagini

Legamenti estrinseci: connettono la cartilagine tiroidea all’osso ioide e quella cricoidea alla trachea

Legamenti vestibolari: si estendono tra la cartilagine tiroidea e le aritenoidee, sono rivestiti di da pieghe
mucose che si proiettano verso la glottide. Sono contenuti nelle pieghe superiori (pieghe vestibolari), le
quali sono poco elastiche e impediscono l’entrata di corpi estranei nella glottide e proteggono le delicate
pieghe vocali. Non coinvolte nella fonazione per questo le pieghe sono dette corde vocali false

Legamenti vocali: lamine di tessuto elastico, che si estendono tra la cartilagine tiroidea e le aritenoidee,
rivestiti da pieghe muscose, che si proiettano verso la glottide. Sono contenuti nelle pieghe vocali, le quali
sono molto elastiche, e sono coinvolte nella fonazione per questo sono dette corde vocali vere

FONAZIONE: l’aria passando per la glottide, fa vibrare le pieghe vocali producendo onde sonore. L’intensità
del suono dipende dal diametro, lunghezza, tensione di esse.

Diametro e lunghezza sono correlati alle dimensioni della laringe, mentre la tensione è controllata dalla
contrazione dei muscoli scheletrici, che fanno variare la posizione delle cartilagini (tiroidea e aritenoidee).
Quando la distanza tra le due cartilagini aumenta, le pieghe vocali vengono messe in tensione ed aumenta
l’altezza del suono (acuto), mentre quando la distanza tra le pieghe vocali si allentano, l’intensità
diminuisce.

NB I bambini hanno pieghe vocali corte e sottili, quindi le voci sono più acute, alla pubertà la laringe
maschile si sviluppa maggiormente, e le corde vocali vele si inspessiscono e diventano più lunghe e quindi
assumono toni più gravi rispetto alle femmine.

Durante la fonazione è coinvolta tutta la laringe poiché, le sue pareti vibrano, producendo un suono misto. I
fenomeni di amplificazione e risonanza del suono avvengono nella faringe, cavità orale, nasale e seni
paranasali. La produzione di suoni distinti deriva da movimenti volontari di lingua, labbra e guance.

MUSCOLATURA LARINGE:

- Muscoli laringei intrinseci: contenuti nella laringe sia per origine che per intersezione, svolgono 2
funzioni principali

Un gruppo regola la tensione delle Un gruppo apre e chiude la glottide


pieghe vocali

- Muscoli laringei estrinseci: connettono la laringe alle strutture circostanti, mantengono stabile la
laringe e la muovono verso l’alto e il basso durante la deglutizione e la fonazione

NB Prima della deglutizione il cibo viene demolito e trasformato in bolo. Durante la deglutizione entrambi i
muscoli cooperano per impedire l’entrata di solidi/liquidi nella glottide:

- I muscoli estrinseci innalzano la laringe, piegando l’epiglottide sulla rima della glottide, così il bolo vi
ci scivola sopra evitando di cadere nella laringe.

- I muscoli intrinseci contemporaneamente all’azione degli estrinseci, chiudono la glottide

Nel caso di caduta di un corpo estraneo nella laringe, si manifesta il riflesso della tosse

TRACHEA: organo composto da spazi che intervallo gli anelli cartilaginei, i quali sono avvolti da una
membrana continua e fibrosa (membrana tracheale) che dà struttura generale. Presenta lo stesso epitelio
della laringe, ed inizia a livello di C6, con il legamento d’attacco alla cartilagine cricoidea e termina nel
mediastino, dove si biforca a formare il bronchi dx ed sx.

Il rivestimento ne delimita la trachea, che delimita il lume, e consiste nell’epitelio respiratorio, poggiato su
uno strato di tessuto connettivo lasso (lamina propria) che separa l’epitelio dalle cartilagini. Epitelio e
lamina sono indipendenti e insieme formano la tonaca mucosa.

Tonaca sottomucosa: spesso strato di tessuto connettivo, posto profondamente alla mucosa e contiene
ghiandole mucose che comunicano con la superficie epiteliale tramite i dotti escretori.

Profondamente alla sottomucosa vi sono gli anelli cartilaginei tracheali, uniti dai legamenti anulari elastici,
che delimitano la superficie della trachea, rinforzano le pareti e proteggono il passaggio aereo,
prevenendo il collasso, iperestensioni e variazioni di pressioni.

Ogni anello ha forma di C, chiusa anteriormente e lateralmente ed aperta posteriormente (verso


l’esofago), in questo modo può facilmente deformarsi durante la deglutizione permettendo l’estensione
dell’esofago al passaggio del cibo. Presente un legamento elastico e una banda muscolare (muscolo
tracheale) e la contrazione di questo muscolo porta alla modifica del lume tracheale e del flusso aereo.

NB Alla biforcazione della trachea sono presenti numerosi linfonodi che drenano la linfa e hanno rilevanza
in radiologia. Gli anelli cartilaginei si assottigliano e diventano placche articolari che impediscono il collasso,
e a causa dell’assottigliamento diminuisce la componente cartilaginea ed aumenta la muscolare.

BRONCHI PRINCIPALI: la trachea a livello di T4 si ramifica nel mediastino nei bronchi dx ed sx (chiamati
anche bronchi extrapolmonari), che decorrono fuori dai polmoni. Presentano la stessa struttura della
trachea (anelli ecc). Il bronco dx è più corto e di diametro maggiore , per questo è più facile che vi entrino
dei corpi estranei.

Ciascun bronco principale prima di suddividersi, passa per l’ileo polmonare, punto di passaggio di vasi e
nervi destinati al polmone. Queste formazioni vascolari e nervose son ancorate a tessuto connettivo denso
(radice del polmone), la quale tiene ancorati i polmoni al mediastino e rende stabile la posizione dei nervi e
vasi. Le radici si trovano anteriormente a T5 e T6.

POLMONI: situati nelle cavità pleuriche dx ed sx, che sono laterali nelle omonime parti al mediastino,
ciascun polmone ha la forma di un cono tronco con apice che si estende superiormente sopra alla 1°costa e
una porzione inferiore, la base, ampia e concava che poggia sul diaframma. I polmoni sono avvolti da una
membrana sierosa (pleure) e sono suddivisi in lobi, a causa di profonde fessure:

- Il polmone dx presenta 3 lobi: superiore, inferiore (separati dalla scissura obliqua) e medio ( la
scissione orizzontale separa lobo superiore dal medio)

- Il polmone sx presenta 2 lobi: superiore ed inferiore separati dalla scissura obliqua.

NB Il polmone dx ha una dimensione maggiore rispetto al sx, perché il sx presenta un impronta cardiaca
maggiore. Inoltre il polmone sx presenta un diametro verticale di poco maggiore del dx, in quanto il
diaframma si sollevi maggiormente a dx, a causa della presenza del fegato.

 Faccia costale: porzione convessa, in rapporto con la superficie interna della gabbia toracica

 Faccia mediastinica: contiene l’ilo ( il quale contiene bronchi, entrata arterie, ed uscita vena), ha
una forma irregolare data la presenza delle impronte cardiache, il margine mediale dx è una linea
verticale, il sx invece presenta l’incisura cardiaca.

Il tessuto connettivo della radice si estende assottigliandosi all’interno del polmone, sotto forma di
trabecole, contenti fibre elastiche cellule muscolari e vasi linfatici. Queste si ramificano ripetutamente,
suddividendo i lobi in regioni più piccole, e vasi, nervi e bronchi seguono queste diramazioni per arrivare
alla destinazione periferica.

La suddivisione terminale i setti, dividono il polmone in lobuli, i quali sono vascolarizzati da vasi tributari
delle arterie e vene polmonari. Il tessuto connettivo dei setti è continuo nella pleure viscerale.

BRONCHI POLMONARI: dall’ ingresso ai polmoni ogni bronco si suddivide in bronchi lobari (secondari),
presente uno per ogni lobo, i quali si suddividono a loro volta in bronchi segmentali (terziari), ciascuno dei
quali ventila un segmento broncopolmonare (10 a dx, 8/9 a sx).
Polmone destro Polmone sx
Diviso in 3 lobi, riceve 3 bronchi lombari: Diviso in 2 lobi, riceve 2 bronchi lombari:
superiore, medio ed inferiore. Questi, si superiore ed inferiore. Questi si suddividono a
suddividono a loro volta in bronchi segmentali loro volta in bronchi segmentali (zonali), il lobo
(zonali) e il lobo superiore ne presenta 3, il superiore ne presenta 4, l’inferiore 5.
medio 2, e l’inferiore 5.

Ogni bronco segmentale porta aria ai segmenti broncopolmonari, i quali sono suddivisioni più piccole dei
lobi polmonari, e consistono in tessuto polmonare associato ad un bronco segmentale. I nomi dei segmenti
corrispondono a quello del bronco segmentale.

BRONCHIOLI: derivano dalle diramazioni ripetute di un segmento broncopolmonare. Questi si ramificano


nei bronchi terminali, i quali conducono aria alle superfici di scambio dei polmoni (1 bronco forma circa
6500 bronchioli terminali). Le pareti dei bronchioli terminali sono continue e prive di cartilagine e cellule
caliciformi, mentre i segmenti prossimali sono rivestiti da un epitelio cilindrico ciliato e pseudostratidicato.
Nelle loro parete prevale la muscolatura liscia, regolata dal SNA che controlla il diametro bronchiale.

- Broncodilatazione: attivazione del sistema nervoso simpatico e rilascio di adrenalina midollare, che
comporta un ampliamento delle vie aeree con una riduzione della resistenza del flusso aereo

- Broncorestrizione: stimolazione parasimpatica, che comporta ad una riduzione delle vie aeree ed
un aumento della resistenza del flusso aereo

NB Un eccessiva stimolazione parasimpatica può impedire il passaggio d’aria lungo i bronchioli terminali

Ciascun bronchiolo si ramifica nei bronchioli respiratori, i quali presentano un epitelio cubico ciliato. Sono
connessi agli alveoli attraverso i dotti alveolari, (vie di passaggio che terminano nelle sacche alveolari). I
dotti sono rivestiti da un epitelio pavimentoso semplice

ALVEOLI: Ogni alveolo è connesso ad ud un reticolo di capillari perialveolari circondati da fibre elastiche le
quali contribuiscono a mantenere la posizione degli alveoli, dotti alveolari e dei bronchioli respiratori. Il
ritorno di queste fibre infatti facilita l’espirazione. Presentano un epitelio pavimentoso semplice, contenenti
pneumociti di tipo I (o cellule alveolari di tipo I) i quali occupano un area molto estesa, e sparsi tra essi vi
sono i pneumociti di tipo II (o cellule alveolari di tipo II), hanno forma rotondeggiante, e producono una
sostanza oleosa contenente una miscela di fosfolipidi.

Secreto che riveste la superficie interna dell’alveolo, detto surfactante, riduce la tensione superficiale del
liquido che riveste gli alveoli, tensione provocata dal fatto che essi hanno tutti dimensioni diverse, e che
porta i più piccoli al collasso nei più grandi. Presenti i macrofagi alveolari che proteggono l’epitelio
fagocitando le particelle raggiungono queste superfici.

Gli scambi gassosi avvengono a livello della membrana respiratoria perché la distanza tra compartimenti
circolatori e respiratori è breve ed inoltre O2 e CO2 sono liposolubili. La membrana è costituita da 3 strati

- Epitelio alveolare

- Endotelio capillare

- Strato di lamine basali fuse degli strati precedenti


VASCOLARIZZAZIONE DEL POLMONE: le superficie deputate agli scambi ricevono sangue dalle arterie della
circolazione polmonare, le quali entrano nell’ilo e si suddividono seguendo le ramificazioni dei bronchi fini
ai lobuli.

Ogni lobulo riceve un arteriola che forma una rete capillare, che circonda i singoli alveoli e si unisce alle
venule, le quali sono dirette all’atrio sx.

NB L’endotelio dei capillari alveolari produce anche l’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), il quale
converte l’angiotensina I in angiotensia I, coinvolta nella regolazione della pressione del sangue.

L’apparato respiratorio riceve il sangue da:

- Arterie carotidi esterne: irrorano le cavità nasali e la laringe

- Tronco tireocervicale: irrorano la porzione inferiore della laringe e trachea

- Arterie bronchiali: irrorano “l’albero bronchiale” e gli alveoli

Il sangue venoso fluisce nelle vene polmonari, bypassando il resto della circolazione sistemica e diluendo il
sangue ossigenato proveniente dagli alveoli.

CAVITA PLEURICHE: contenute nella cavità toracica, sono separate dal mediastino, ed ogni polmone occupa
una singola cavità pleurica delimitata da una membrana sierosa (pleure)

Si suddivide in pleure parietali, che riveste la superficie interna della parete toracica e si estende sul
diaframma e sul mediastino e in pleure viscerale, la quale riveste la superficie esterna sul diaframma dei
polmoni e si approfonda all’interno delle scissure che separano i lobi)

NB Lo spazio presenti tra le due pleure è detto cavità pleurica, spazio virtuale perché sono a stretto
contatto

Entrambe le pleure secernono il liquido pleurico, fluido umido e viscoso che riduce l’attrito durante la
respirazione.

Pleurite: infiammazione della pleura che può determinare:

- Eccessiva produzione di liquido pleurico

- Adesione dei due foglietti, con conseguente difficoltà respiratoria e necessità di intervento

TERMINI:

Ventilazione polmonare: respirazione ovvero dare aria all’albero bronchiale

Eupnea: respirazione tranquilla

Iperpnea: respirazione forzata

Meccanica respiratoria (vedi torace in anatomia apparato locomotore)


SISTEMA NERVOSO: si distingue in

- Sistema nervoso centrale (SNC): costituito da encefalo (tutte le strutture contenute nella scatola
cranica), midollo spinale contenuto nel canale vertebrale. Queste due strutture sono in continuità
anatomica tra loro, e questa è una condizione essenziale per il funzionamento del sistema, e non
avvengono fenomeni di rigenerazione

- Sistema nervoso periferico (SNP): costituito dai nervi, costituiti da prolungamenti dei neuroni che
raggiungono la periferia delle strutture del corpo ed è possibile una piccola rigenerazione.

Innervazione somatica: destinata alle Innervazione viscerale: destinata ia


strutture scheletriche visceri

Anche nel sistema nervoso periferico, vi è una continuità di strutture, quindi i prolungamenti assonici dei
neuroni sono in continuità anatomica gli uni con gli altri e i collegamenti che si creano lungo una via
nervosa ( tra 2 neuroni o tra un neurone e 1 cellula) sono del tipo delle sinapsi.

La direzione dell’impulso nei nervi può andare dal SNC alla periferia (fibre efferenti) vanno in direzione
centrifuga, e alcune di esse sono motrici, ovvero fibre efferenti che interessano muscoli. Gli impulsi però
possono essere raccolti dalla periferia, ed essere trasportati al SNC, da fibre afferenti o sensitive.

CELLULE DEL SISTEMA NERVOSO

Neuroni (ripasso istologia): cellule fortemente differenziate, hanno un nucleo e presentano dei
prolungamenti (neurite e dendriti), quando stimolato la differenza di potenziale tra i due lati della
membrana del neurone viene alterata (depolarizzazione).

Innesco della terminazione dell’assone, dove è presente una secrezione neuro-mediatoria, che permette
l’arrivo delle trasmissioni alle cellule

Proprietà :

- Eccitabilità: i grado di rispondere a stimoli adeguati generando una risposta azionale, che consiste
un cambiamento conformazione

- Conducibilità

- Trasmissibilità

- Memorizzazione

- Depolarizzazione

Sinapsi: dispositivi di collagene tra i neuroni, creano dei circuiti più o meno complessi di neuroni

Giunzioni cito-neuronali: dispositivi di collegamento tra un neurone e una cellula neuronale

NB In entrambe la trasmissione avviene allo stesso modo

I neuroni possono essere classificati in base al numero di terminazioni sinaptiche


- Anassonici: piccole dimensioni, non presentano elementi che distinguono dendriti ed assoni, si
trovano nel SNC, in particolare negli organi di senso

- Bipolari: hanno dendriti sottili che si fondono a formarne uno unico, il pirenoforo tra il dendrite ed
assone (amielinico) sono rari ma giocano un ruolo importante nello scambio di informazioni
sensitive.

- Pseudounipolari: dendriti ed assoni in continuità gli uni con gli altri e il pirenoforo si trova
lateralmente. Il segmento inziale è alla base della ramificazione dendritiche e il resto delle
terminazioni può essere un assone su basi strutturali che funzionali. Assone che può essere
mielitico

- Multipolari: possiedono numerosi dendriti e un singolo assone, può avere 1 o più ramificazioni, i
neuroni multipolari sono i più comuni nel SNC es tutti i neuroni motori dei muscoli scheletrici.

Classificazione in base alla lunghezza assonica:

- 1°tipo di Golgi

- 2°tipo di Golgi

Classificazione in base alla funzione:

- Sensitivi: formano le vie afferenti del SNP, e conducono le informazioni sull’ambiente interno ed
esterno. I loro assoni sono detti fibre afferenti e si estendono da un recettore al midollo spinale

Neuroni sensitivi somatici: tramettono Neuroni sensitivi viscerali: raccolgono


informazioni sul mondo esterno ed informazioni dai visceri , riguardanti lo
sulla posizione che il corpo occupa stato interno degli organi

I loro recettori possono essere:

Enterocettori (viscerali) Esterocettori Propriocettori


Ricevono informazioni dai visceri Raccolgono informazioni Monitorano la posizione del corpo
del corpo provenienti dall’ambiente esterno e ricevono informazioni dal
sistema muscolo-scheletrico

- Motori (motoneuroni) : formano le vie efferenti del sistema nervoso, è in grado di stimolare un
tessuto periferico e si distinguono in motoneuroni somatici (nel SNS), motoneuroni viscerali (SNA) e
fibre pregangliari e postgangliari ( vanno dal SNC ai gangli e viceversa)

- Associativi o interneuroni: situati tra i neuroni sensitivi e i motori, modulano le afferenze sensitive e
coordinano gli impulsi motori. Possono essere eccitatori o inibitori (rilasciano neurotramettitori) e
maggiore è la complessità dello stimolo maggiore è il numero di interneuroni coinvolti

NB Un neurone deve presentare nella membrana postsinaptica, i recettore adeguato in base al


neuromediatore prodotto dal neurone presinaptico presente. Esiste quindi un sistema di segnalazione
espressi dal neuromediatore e dalla membrana presinaptica che sono quando sono combacianti la
vescicola si ferma e si attiva l’esocitosi.
Un neurone è un cellula eccitabile cioè in grado di rispondere a stimoli adeguati generando una
risposta azionale, che consiste un cambiamento conformazione (riguarda principalmente il potenziale
d’azione).

NB Potenziale d’azione inziale (o potenziale a riposo) -70 eV, questo vuol dire che un neurone a riposo
non presenta una membrana elettricamente neutra, ma esiste questa differenza di potenziale tra la
faccia interna e la faccia esterna della membrana. La membrana costituisce un dipolo elettrico, dove le
cariche positive sono accumulate all’interno e le cariche positive sono accumulate all’esterno.

Le cariche elettriche , all’interno dell’ambiente biologico dell’organismo sono ioni, cioè Sali dissolti in
ambiente acquoso ( es NaCl si dissolve in Na+ CL-). Il generatore della differenza biologica è dato da uno
sbilanciamento tra ioni positivi e ioni negativi.

Quando il neurone viene stimolato, (non è l’unica cellula capace di eccitarsi, ma essa oltre che questo,
trasmette lo stimolo ad altri neuroni o a cellule bersaglio), risponde attraverso una modificazione
temporanea del suo potenziale (potenziale d’azione), e dopo ritorna allo stato di riposo.

Il SNC ha una grande capacità di elaborazione , vengono processati stimoli in entrata (input) in seguito
ai quali organizza risposte sofisticate (output), come la contrazione e regolazione del tono muscolare,
infatti il SNC è capace di regolare in modo autonomo.

NB Il livello di complessità delle risposte non è dato da modo in cui neuroni rispondo alla stimolazione,
ma dalle vaste influenze che esercitano il controllo dell’attività, ovvero dal numero di neuroni e di reti
sinaptiche presenti. Inoltre la modalità di risposta non è un sistema binario semplice.

La sinapsi si forma tra la membrana presinaptico (spazio presente tra la terminazione dell’assone e
l’inizio delle sinapsi) e la membrana post-sinaptico (dendriti di un altro neurone). In mezzo vi è lo spazio
sinaptico, e la trasmissione dello stimolo è dovuto al rilascio esocitosicoo di molecole segnale
(neurotrasmettitori), da parte del neurone presinaptico all’interno dello spazio sinaptico.

Molecole prodotte dal corpo cellulare (pirenoforo), fornito da organuli che provvedono a generare
delle vescicole (apparato di Golgi) ripiene di neurotrasmettitori. Il trasporto delle vescicole comporta
consumo energetico ed accompagnate da vescicole motrici, es chinesina e la dineina ( muove le
vesciche di recupero, in senso opposto).

Quando le vescicole arrivano la terminazione sinaptica, queste non riversano il contenuto fino a quando
il potenziale d’azione, che si genera non invade tutta la membrana compresa la terminazione assonica,
aprendo i canali del calcio genera l’entrata di calcio, il quale attiva i meccanismi di apertura della
vescicole. Queste ultime si fondono nella membrana e attraverso esocitosi si aprono, liberano il
neuromediatore sinaptico, il quale necessita, che sulla membrana post-sinaptica (del secondo neurone)
siano presenti dei recettori che legano il neurotrasmettitore (questo legame nasce la trasmissione
dell’impulso al neurone post-sinaptico).

Ogni neurone utilizza un solo neuromediatore, prodotto da loro stessi es utilizzano la dopamina
(dopaminergici), se il neurone non è stimolato o è stimolato in modo inadeguato non vi è non accada
nulla.

NB l’assone ha una grande variabilità di dimensioni anche nei vari compartimenti


Potenziale di riposo: causato dalla pompa Na-K (ATP dipendente), che è in continua funzione, che prende
il sodio da dentro, e lo porta fuori, e siccome ha una carica +, l’esterno è più positivo rispetto l’intero. La
condizione per cui il sodio non si sposti secondo gradiente, quindi torni all’interno è che la membrana del
neurone sia impermeabile al sodio

Attratto da un gradiente di concentrazione, ma anche da un gradiente elettrico, esiste quindi un gradiente


elettrochimico che attira il sodio dentro la cellula. Questa membrana può essere temporaneamente
modificata e resa permeabile al sodio

Canali ionici: canali molecolari, presenti nella membrana e formano degli assembramenti tubulari
(proteine trans-membrana) con un poro al centro selettivo al sodio. Grazie alla pompa sodio potassio in
stato rilassato del neurone è presente una maggiore concentrazione di sodio all’esterno della cellula, e il
potassio viceversa. I canali del sodio sono specifici.

La stimolazione provoca l’apertura del canale del sodio ( sodio entra all’interno), e causa un azzeramento
(annullato gradiente elettrico, ma rimane il chimico) ed inversione del potenziale (segnale di chiusura), e
quindi vi è una ricerca della situazione del riposo per rispondere ad una seconda stimolazione. Richiede
alcuni millisecondi.

La risposta alla stimolazione o non avviene o è massima perché la stimolazione determina un apertura di
tutti i canali sodio potassio, e questo non consente di avere risposte a mezze misure (legge del tutto o
nulla). Il neurone è refrattario alla risposta ad un stimolo nel caso i cui stia già rispondendo ad un altro
stimolo. Se la stimolazione è troppo ravvicinata come frequenza, il neurone non risponderà più a tutti gli
stimoli ed esiste un massimo di potenziale d’azione nel tempo che un neurone può generato.

Lo stimolo può essere di natura molto varia, uno dei principali è quando un neurone stimolato rilascia il
neuromediatore, che si lega si recettori post sinaptici di un altro neurone che innesca l’apertura del canale
del sodio (stimolo chimico).

Sulla membrana sono presenti migliaia di sinapsi, quindi ciascun pezzettino di una membrana si considera
postsinaptico. Nel periodo di latenza, si sta formando, il legame del neuromediatore eccitatorio con i
recettori della membrana post-sinaptica, apre i canali del sodio nel pezzettino di membrana dove arriva il
segnale, che però è una piccola parte del totale (regolati chimicamente).

Ogni neurone è dotato da di due tipi di canale del Na che sono identici, ma presentano una regolazione
differente :

- Regolazione chimica: regolati dalla formazione del legame recettore-neurotrasmettitore, si trovano


a valle delle sinapsi e sono una % minore

Dopo il legame vi è una depolarizzazione inziale, che fino non è troppo incisiva fino al livello critico
(apertura canali sodio chimici), se si arriva il livello critico ( differenza di potenziale = -55mV), si aprono i
canali del sodio regolati dal voltaggio

- Regolazione dal voltaggio: quando si raggiunge il livello critico (-55mV) che determina una totale
de improvvisa apertura totale dei livelli dei canali del sodio in un tempo minimo (apertura
contemporanea)

Se lo stimolo non è sufficiente, per arrivare al livello critico, non parte il potenziale d’azione, nonostante
questo c’è stata una variazione del potenziale.
Parte delle sinapsi eccitatori lavorano sotto-soglia, e i potenziali sotto-soglia non rispondono alla regola del
tutto o nulla. Un neurone può ricevere da due sinapsi diverse, quindi due sorgenti diversi uno stimolo nello
stesso neurone, entrambi insufficienti per raggiungere il livello soglia, ma generano un potenziale locale.
Arrivando contemporaneamente e non rispondendo al tutto o nulla, sono sommabili i potenziali locali.

NB Se su un neurone postsinaptico vengono eccitate un certo numero di sinapsi eccitatorie, (le quali da sole
o arrivassero in momenti diversi non arriverebbero alla sogli), arrivando insieme permettono di
raggiungere la soglia e quindi causano l’apertura di tutti i canali del sodio partendo il potenziale d’azione.

Non sono presenti solo due stadi del neurone, ma un neurone può innescare il potenziale d’azione anche
attraverso meccanismi modulabili ( convergenza contemporanea di stimoli su un neurone)

Il SNC genera /inibisce risposte integrate, ovvero analizza un complesso di imput coincidenti

NB Esistono neuromediatori inibitori, che allontanano dalla soglia come ad esempio i canali del cloro, che
avendo carica (-) entrando all’interno della cellula, causa un allontanamento dal livello di soglia in modo
temporaneo, e quindi il neurone per rispondere necessita di una stimolazione maggiore (neurone inibito)

La risposta di un neurone ad uno stimolo è data dalla somma algebrica dei potenziali locali (riguardano una
sola zona non tutta la cellula) eccitatori o inibitori.

Glutamato (acido glutammico è il neuromediatore eccitatorio più diffuso nel SNC),

Acido GABA (acido gammaminobutirico è il neuromediatore inibitorio più diffuso nel SNC)

Acetilcolina ( neuromediatore utilizzato dal midollo per la contrazione muscolare)

Dopamina (neuromediatore, ammina biogena utilizzata dai neuroni del mesencefalo, che se muoiono
causano il Parkinson), presenta due classi recettoriali, dentro le quali ci sono 5 recettori

Serotonina: (neuromediatore del tronco dell’encefalo, ruolo nel coinvolgimento nel sonno, umore, dolore)

NB possibilità di utilizzare farmaci che interagiscono con questi neuromediatori (es benzodiazepine)

Nervi : sono fasci d’assoni eterogeni tra loro ( presenti sia mielinici oppure amielinici, o alcuni che portano
le informazioni in una direzioni mentre altri che portano nell’altra), che derivano da neuroni diversi, ma che
vanno ad “innervare” la medesima area. Nell’ultimo tratto le fibre si sfioccano, dividendosi in gruppi dove
sono presenti fibre simili.

possono originare dal midollo spinale ( nervi spinali) e sono 31 paia simmetriche dx e sx
oppure possono originare dall’encefalo (nervi cranici) e sono 12 paia, dei quali tutti ad eccezione del 1° e 2°
(nervi visivi e nervi olfattivi) paio originano dalla porzione dell’encefalo (tronco dell’encefalo) che fa seguito
in alto al midollo spinale dopo aver superato il gran forame occipitale.

NB Presenza limitata di nervi, che presentano un raggruppamento di fasci, che seppur differenti, sono
accumunati dalla destinazione topografica.

Nervo misto: nervo che contiene contemporaneamente, fibre sensitive e fibre motrici (es nervi spinali)

Nervi sensitivi: portano impulsi delle informazioni sensitive ( alcuni nervi cranici es 2°-8° paio)
Nervi motori: muscoli che innervano i muscoli ( es 12° paio nervo ipoglosso)

La lesione dell’assoni: i due monconi dell’assone degenerano dal punto di lesione in avanti (Lesione
d’azione anterograda) e dal punto di lesione indietro (Lesione s’azione retrograda)

Se avviene lungo un nervo periferico, sotto certe condizioni (es rimessa in contatto dei due monconi) è
possibile un fenomeno di rigenerazione, cosa che non avviene per SNC.

CELLULE GLIALI : diversi specie cellulari, che on hanno la stessa funzione dei neuroni , ma supportano le
funzioni neuronali. 2 tipi di cellule gliali:

- Cellule di Schwaan (SNP): cellule che si arrotolano attraverso la loro membrana e citoplasma
attorno agli assoni dei neuroni. Non avviene per tutti gli assoni, ma quelli dotati di questo
avvolgimento prendono il nome di assoni mielinici ( deriva dall’aspetto superficiale di colore
bianco)

- Oligodendrociti (SNC): medesima funzione

La presenza della mielina è un materiale isolante, e quindi isola il neurone da quelli adiacenti migliorando
la trasmissione, e permette un accelerazione importante dello stimolo.

NB La velocità della trasmissione di un assone deriva da 2 fattori:

 Aumenta con la presenza di mielina

 Aumenta all’aumentare del diametro dell’assone

NB Il sistema nervoso è costruito, non solo per collegare due punti dell’organismo ma collegarli ad una
velocità precisa

Se la velocità rallenta, nonostante i due impulsi siano collegati, l’intero sistema presenta delle funzioni (es
disfunzioni della mielina)

ENCEFALO (forma cilindrica)

TRONCO DELL’ENCEFALO: struttura cilindrica formata da tre strutture :

- Il bulbo (o midollo allungato):punto di connessione tra il midollo spinale e il tronco dell’encefalo, la


parte superiore ha un tetto sottile e membranoso, mente nella parte caudale è più simile al midollo
spinale. Le informazioni vengono indirizzate al talamo e a centri del tronco encefalico, esso
contiene i principale centri per la regolazione delle funzioni autonome (es frequenza cardiaca)

- Ponte: sopra la midollo , connette il cervelletto al tronco encefalico, contiene nuclei nel controllo
motorio viscerale somatico

- Mesencefalo: elaborano informazioni delle vie visive ed uditive e dirigono le risposte motorie
somatiche involontarie a tali stimoli, e contiene centri nervosi per il mantenimento della coscienza

DIENCEFALO: parte più profonda dell’encefalo presenta 4 suddivisioni :

 Epitalamo: contiene l’epifisi (ghiandola pineale) formazioni endocrina, secerne melatonina


 Talamo: centro di trasmissione di elaborazione di informazioni sensitive

 Ipotalamo: centro di controllo viscerale, legato alla ghiandola pituitaria (ipofisi) con un peduncolo.
Contiene i centri del controllo delle emozioni e della produzione di ormoni

 Subtalamo: partecipa al controllo alla regolazione della motilità

Emisferi cerebrali: sono parzialmente separati da una profonda fessura interemisferica, occupano la fossa:
cranica posteriore e la fossa cranica media, e i lobi occipitali degli emisferi occupano la porzione alta della
fossa cranica posteriore. La parte bassa di questa fossa, è occupata da un altro organo sovrassiali che è il
cervelletto anche esso diviso in due emisferi.

NB Organi sovrassiali: organi che assumono una posizione più alta e non presentano una forma cilindrica, e
svolgono un ruolo di coordinamento dei centri nervosi

Tutte queste strutture del SNC sono avvolte da 3 membrane che prendono il nome di meningi, che
svolgono funzioni, delle quali la protettiva è la più importante. Queste 3 meningi sono:

- Dura madre: ( dura= aggettivo durale): è la più esterna, per questa è più robusta delle altre, e si
ancora alla superficie interna della scatola cranica per la sua parte encefalica e al canale vertebrale,
per la parte vertebrale. Adesa al periostio interno del canale vertebrale in molti punti;

- Aracnoide: è la intermedia, deve il suo nome dal fatto che presenta delle estroflessioni di natura
fibrillare, verso la pia madre, la quale aderisce alla struttura nervosa;

Tra l’Aracnoide e la Pia madre si crea uno spazio, denominato spazio subaracnoideo, ed essendo le meningi
continue, anche lo spazio subaracnoideo si estende attorno all’intera struttura anatomica del nevrasse.

Questo spazio non è vuoto ma contiene il liquor (o liquido cefalorachidiano) derivato del plasma prodotto
da speciali strutture alloggiate all’interno dell’encefalo (plessi coroidei collocati nel ventricolo). Questo
liquido è presente anche nel sistema di fessure presenti nel nevrasse.

Cavità che prevedono che il midollo spinale sia attraversato da un sottile canalicolo (canale midollare), che
prosegue ed attraversa il tronco dell’encefalo e qui si allarga formando il 4° ventricolo, il quale si collega con
gli altri:
3° ventricolo: sta centralmente in mezzo agli emisferi

2 ventricoli laterali: non sono numerati e stanno all’interno di ciascun emisfero, quindi sono due cavità
uguali e simmetriche

- Pia madia: è la più interna, sottile pellicola riccamente vascolarizzata che fa da guida ai vasi
sanguinei sia nel midollo sia nell’encefalo

Presenti e fori a livello del 4° ventricolo che permettono una comunicazione e quindi permettono il
passaggio del liquor dagli spazi liquorali interni al SNC agli spazi esterni al SNC che lo avvolgono e
corrispondo agli spazi subaracnoidei. A livello dello spazio subaracnoideo avviene l’assorbimento del liquor
nel sangue venoso.

NB Il condotto di collegamento tra il 4° e il 3° ventricolo è un canalino molto sottile ed è chiamato


acquedotto mesencefalico, il quale per impedimenti meccanici per malformazioni nei bambini può
occludersi, e quindi gli spazi si dilatano e schiacciano le strutture contro le ossa, la situazione è chiamata
idrocefalo, e deve essere identificato precocemente e si deve intervenire chirurgicamente.

NEUROANATOMIA:

Fibre motrici: portano il segnale verso alla periferia, dal SNC

Fibre sensitive: raccolgono il segnale dalla periferia, al SNC. (es informazioni tattili, sono date dalla
deformazione della cute, la quale contenendo recettori tattili, quindi dei meccanocettori sensibili, e sono
collegati da una fibra nervosa, e si innesca un potenziale d’azione)

Recettore= trasduttori sensibile ad un certo tipo di energia e sono tutti innervati). Presenti tante classi di
recettori, che presentano strutture diverse

- Meccanocettori: sensibili alla deformazione meccanica

- Termici: sensibili alla variazione di temperatura

- Nocicettori: sensibili al dolore, sono uguali in tutti gli individui e sono distribuiti in modo simili

- Fotorecettori : sensibili alla radiazione luminosa

NB La stimolazione dolorifica (natura chimica) non consiste in una eccessiva stimolazione di altro tipo, ma
nell’attivazione simultanea di neuroni di un senso con quelli dolorifici. L’attivazione di quest’ultimi deriva da
una lesione tissutale, che causa la liberazione di sostanze chimiche che stimolano i nocicettori.

L’informazione arriva al SNC, dove viene modulata, esistono infatti diversi sistemi di modulazioni , alcuni
comuni, altri più efficienti in alcuni individui, e nello stesso individuo varia anche in base alla situazione (in
situazioni di pericolo, si percepisce meno).

Dolore= allarme contestualizzato, quindi se presenta un azione più importante per la preservazione e
quindi la percezione del dolore può essere un intralcio , e quindi viene bloccata all’ingresso del SNC.
Regolazione centrale che varia da persona a persona e da questa deriva la vastità della variazione della
percezione, che può variare anche nello stesso individuo in base all’emozione ( tristezza amplifica).

FUSO NEUROMUSCOLARE: recettore da stiramento, e sono mescolati e distribuiti in mezzo alle fibre
muscolari scheletriche, e disposte con esse in parallelo .

ES. Il riflesso patellare : ginocchio piegato e piede non tocca terra e viene colpito il tendine rotuleo, ( si
inserisce sulla tuberosità tibiale su un capo e dall’altro sul quadricipite femorale), questo viene fatto
flettere, e provoca un allungamento del muscolo (stiramento) e la risposta è una contrazione ed essendo un
estensore del ginocchio , questo si estende. Possibile fare il riflesso di altri muscoli nello stesso modo.

Se stiro passivamente un muscolo scheletrico, questo risponde in maniera riflessa ed automatica


contraendosi, cioè opponendosi allo stiramento passivo generato.

NB le fibre sensitive attivate dal potenziale d’azione entrano nel midollo spinale, fanno una sinapsi
eccitatoria, con un motoneurone contenuto nel midollo spinale, che ha un assone che va ad innervare le
fibre del muscolo dei fusi stimolati. Tutto questo avviene per via riflessa ed è indipendente, ed è chiamato
riflesso miotattico.
Fuso neuromuscolare delimitato da una membranella connettivale, e al suo interno possiede delle
fibrocellule muscolari più piccole di quelle del muscolo.

NB 2 tipi di fibrocellule muscolari


Quando vi è uno stiramento del
- Intra-fusali fuso, creo una tensione alle
estremità delle fibrocellule
- Extra-fusali: fibrocellule muscolari dei muscoli scheletrici
muscolari intra-fusali.
Sotto il peso muscolare le ginocchia dovrebbero piegarsi , e una persona cadrebbe, ma questo non succede:

- Se io sono seduto, il quadricipite femorale è rilasciato, perché non deve contrastare la forza peso

- Se sono in piedi, lo stato di contrazione basale (tono muscolare) del quadricipite femorale è
aumentato per tenere le ginocchia estese. Per sostenere il corpo, il muscolo deve quindi aumentare
di tono, ovvero i motoneuroni che li innervano vengano attivati,

NB Se sono dritto entrambi i quadricipiti femorali hanno lo stesso tono, spostandomi su una gamba
invece varia.

In una sequenza dinamica il tono dei muscoli agonisti ed antagonisti si modifica in continuazione, per
modificare la postura ed adattarla. Questa azione però è composta da una serie di riflessi involontari, che
avvengono in una sequenza motoria che si considera volontaria (es camminata). Un bambino infatti
nonostante voglia camminare deve imparare la sequenza motoria.

L’apprendimento motorio consiste nello schematizzare una serie di regolazioni , che ti permette di eseguire
un movimento complesso, in maniera completamente fluida, e spesso sena un grado di concentrazione
elevato. Concentrazione che invece era mantenuta altissima durante l’apprendimento e i tentativi.

Questo perché si è ottimizzato un circuito, che si attiva quando noi volontariamente decidiamo di fare
quella determinata azione, e le fasi dell’atto motorio avvengono in modo automatizzato, e più sono
automatizzate meglio vengono (apprendimento motorio e base dell’allenamento).

NB l’esecuzione di un atto motorio è migliore, tante più volte è stato provato, in quanto attraverso i
tentativi si affina il movimento. (compresa la deambulazione)

Il bambino all’inizio quando impara a camminare trova delle difficoltà perché è instabile in quanto non sa
regolare la contrazione per mantenere il baricentro nella base d’appoggio, e quindi sentendosi cadere
allarga la base d’appoggio.

Il muscolo è contratto quanto basta, perché se il suo stiramento passivo aumenta, il riflesso miotattico
entra in azione in quanto i suoi fusi si attivano, e reclutano unità motorie e quindi aumentando la tendenza
allo stiramento aumenta anche il numero di cellule reclutate. Quindi il muscolo si contrappone alla sua
tendenza allo stiramento passivo con una contrazione. Il tono muscolare è continuamente regolato in base
alla necessità.

Nei recettori da stiramento sono presenti delle fibrocellule muscolari, che presentano una innervazione
motoria oltre a quella sensitiva, è quindi dotato di una doppia innervazione, ovvero sensitiva (comune a
tutti) e motrice che derivano dal midollo spinale non da gli stessi motoneuroni che innervano le fibre
extrafusali, (alfa motonuroni), ma nel midollo spinale è contenuta una classe più piccola di neuroni
motoneuroni (gamma motoneuroni) che presentano un assone che innerva le fibre intrafusali.

È possibile generare tensione nel fuso in 2 modi:

- Stiro tutto il muscolo sia le fibre intrafusali, sia quelle extrafusali e si attiva il riflesso (allungamento
passivo

- Accorcio attivamente tutto il muscolo, perché dispongo di un sistema contrattile personale del fuso,
grazie alle innervazioni del gamma motoneurone, portando alla contrazioni delle cellule intrafusali

Se il fuso si accorcia entrano in tensione le sue estremità e quindi si attiva, e quindi parte il riflesso
miotattico e quindi aumenta il tono muscolare.

NB Riflesso miotattico: contrae le fibre extrafusali opponendosi alla tendenza allo stiramento passiva, ma
può essere attivato per un attivo accorciamento dei fusi. Presenti quindi dei centri sovrassiali che
determinano una contrazione o allungamento dei fusi, vuol dire che modulo la sensibilità dello stiramento
dei fusi stessi e quindi il riflesso miotattico.

Il SNC è in grado di “governare” il riflesso miotattico a seconda della situazione, per controllare il tono
basale della muscolatura scheletrica, la quale è soggetta:

- Muscolatura tonica: sempre presente un certo grado di contrazione basale

- Tono posturale: tono muscolare necessario ad assumere e mantenere una determinata postura,
regolata anche essa dal riflesso miotattico

Durante il movimento, si attiva una regolazione della contrazione della muscolatura agonista ed
antagonista per rendere il movimento efficace, e deve essere metrico quindi ogni momento avrà una
precisa contrazione, che per imparare ho appreso nei singoli passaggi e che una volta imparata svolgo in
modo volontario-riflesso.

Oltre ad eseguire un atto motorio, il cui innesco è volontario, è presente un'altra parte del movimento che
sottende ad esso e lo rende possibile, ( es passo in avanti, reso possibile dal mantenimento dell’equilibrio),
quindi durante l’apprendimento motorio, non si apprende solo il movimento in modo asettico, ma anche gli
aggiustamenti posturali dinamici che ne permettono l’espressione.

NB L’azione della muscolatura striata pur essendo definita volontaria, la è limitatamente sulla decisione del
movimento globale, che viene però espresso per via riflessa

Ci sono malattie neurologiche del versante motorio del SNC che non comportano una perdita della capacità
motoria, ma comportano una alterazione di essa, cioè la modulazione motoria

- Paralisi flaccida del muscolo: lesione al nervo periferico che innerva un muscolo rendendolo privo
dell’innervazione motoria

- Paralisi spastica: impossibilità del il movimento dovuta da una co-contrazione degli estensori e
adduttori
Ogni atto motorio necessita di un aggiustamento posturale (non riguarda solo i muscoli coinvolti, ma tutti i
muscoli) che lo sottenda per rendere possibile l’esecuzione corretta. Molte patologie riguardano infatti
l’impossibilità nel compiere correttamente un movimento.

MIDOLLO SPINALE (struttura continua)

Dalla abbozzo della porzione caudale del tubo neurale che darà origine al midollo spinale, e dal tronco
dell’encefalo, originano le radici dei nervi spinali (midollo spinale) e cranici (tronco encefalo)

Il midollo spinale contenuto nel canale vertebrale, è più corto di quest’ultimo, infatti termina nell’adulto a
livello di L2-L3 presenti differenze individuali e tra i sessi).

Originano 31 paia di nervi, e pur essendo una struttura unica in continuità anche con il tronco dell’encefalo,
viene suddiviso per comodità operativa in diversi settori, che ripetono i segmenti della colonna vertebrale.
Suddivisione fatta nonostante la continuità perché da ciascun segmento di midollo spinale deriva una
coppia di nervi spinali,

- Cervicale: contiene 8 nervi cervicali, nonostante le vertebre cervicali siano 7 il primo paio di nervi
origina tra l’Atlante e l’Occipite

- Toracico: da T1 a T12

- Lombare: da L1 a L5

- Sacrale : da S1 a S5,

- Coccigea : un unico paio di nervi rudimentale

Mielomero: tratto di midollo spinale che da origine una coppia di nervi spinali simmetrici.

NB la disposizione dei nervi sul midollo spinale è metamerica cioè segmentari ed originano con le stesse
modalità l’una dopo l’atra. Per questo è possibile identificare un segmento di midollo spinale

ASCESA DEL MIDOLLO:

1) Durante la prima fase intrauterina, dove vi è un abbozzo del midollo , quest’ultimo e la colonna
vertebrale presentano la stessa lunghezza e quindi occupato tutto il canale vertebrale

2) Già durante lo sviluppo fetale, cosa che poi si consolida nella vita adulta è che, nonostante sia
colonna che midollo si allunghino, quest’ultimo rimane più corto e non occupa tutto il canale
vertebrale. La colonna vertebrale si allunga principalmente a carico dei suoi segmenti caudali

Risultato finale è l’impropriamente detta risalita del midollo, nome dovuto dal fatto che il midollo resta più
corto della colonna. Fatto che ha conseguenze anatomiche sui nervi spinali.

Il canale vertebrale essendo formato dalla sovrapposizione delle vertebra, le quali presentano su ogni lato
una incisura inferiore ed una superiore. Due vertebra attraverso la sovrapposizione quindi non portano solo
alla formazione del canale vertebrale, ma con le incisure laterali anche ai fori intervertebrali che sono
simmetrici a dx e sx, permettendo una comunicazione con l’esterno. Questi fori infatti sono utilizzati dai
nervi per uscire dal canale vertebrale.
Dopo la formazione dell’abbozzo del canale vertebrale vi è la formazione dell’abbozzo dei nervi spinali, che
si infilano nel corrispondente foro intervertebrale in una fase precoce dello sviluppo.

L’inziale corrispondenza inziale tra radice e foro vertebrale di uscita viene persa, allontanandosi in direzione
caudale e questo allontanamento aumenta, tanto più si scende in direzione caudale (questo dovuto alla
maggiore sviluppo della colonna rispetto al midollo). Il risultato nella vita adulta è

 Nei mielomeri cervicali: trovano il forame d’uscita vicini all’origine midollare

 Allontanandoci dalla parte alta e spostandosi casualmente ogni mielomero, trova un tratto
intercanalicolare (tragitto dentro il canale vertebrale che la radice fa dall’origine midollare per
arrivare al foro d’uscita) è sempre più lungo e la radice è sempre più obliqua e rivolta verso il basso

Nonostante il midollo termini prima il rivestimento meningeo continua per tutto il canale vertebrale, che
contiene, nelle regioni caudali dopo la fine del midollo, le radici degli ultimi nervi di numerazione più
elevata che decorrono lungo il canale per raggiungere il foro d’uscita corrispondente.

Cauda equina: insieme di fasci di nervi che decorrono nella zona caudale della colonna vertebrale sotto il
midollo.

NB Punture, prelievi di liquido liquorale vengono fatti a valle di L2 per non rischiare di produrre lesioni
midollari.

 Il midollo e cervello sono flottanti nel liquor che invade gli spazi subaracnoidei, per impedire che il
peso dell’encefalo gravi sulla superficie basale del cervello e proteggere il midollo, perché esso
segue la colonna vertebrale nei suoi spostamenti non deve urtare e deve essere mantenuto al
centro del canale vertebrale. Questo permette movimenti angolari finali di grande ampiezza, ma
descrivono una curva progressiva, perché ciascuna vertebra fa un piccolo angolo rispetto alle
vertebre sotto e sovrastanti (evitate brusche angolature)

 Sostanza bianca è costituita da fibre nervose, ed appare bianca sebbene siano presenti sia fibre
miliniche che amieliniche, la mielina occupa più spazio. Dove si distribuiscono gli assoni. Nel
midollo contornano la sostanza bianca

NB Nel cervello e negli organi sovrassiali questo rapporto si inverte, la sostanza grigia sono le cortecce che
stanno perifericamente alla sostanza bianca.

NB Il midollo è formato da due metà simmetriche.

Un nervo spinale qualunque, che al di fuori del canale vertebrale è un tronco unico di fasci nervosi, non
origina come un tronco unico ma con 2 radici

- Radice anteriore: contiene fibre motrici, segnale viaggia in direzione centrifuga dal midollo alla
periferia. Radice posteriore: contiene fibre sensitive, segnale viaggia in direzione contraria cioè
dalla periferia al midollo.

Unendosi poi in un unico tronco spinale a livello del proprio foro intervertebrale, un nervo contiene sia fibre
sensitive che fibre motrici (nervi misti)

Il midollo in periferia nella parte anteriore presenta una fessura profonda, che divide i due emimidolli,
mentre posteriormente è presente un'altra fessura con la stessa funzione ma meno marcata.
La sostanza bianca in un emi-midollo viene attraversata dalle radice, che devono uscire, e rimane divisa in
3 cordoni:

1) Anteriore : dalla fessura anteriore, arriva alla radice anteriore

2) Laterale: situato tra le due radici

3) Posteriore tra la radice posteriore e la fessura mediana posteriore

NB Tutti i fasci di fibre ascendenti o discendenti, che decorrono nella sostanza bianca del midollo sono
situati in uno dei tre cordoni di uno dei 2 emi-midolli.

 Sostanza grigia è costituita dai pirenofori dei neuroni, e da dove originano gli assoni. È accumulata
al centro del midollo spinale, e ha forma a “farfalla” ed è contornata dalla sostanza bianca.

Avendo questa forma ad H, presenta 2 corna posteriori più sottile 2 corna anteriori e un ponte della
medesima sostanza che va da un corno all’altro.

- Radice anteriore: contiene fibre motrici, e i loro pirenofori sono nella sostanza grigia del corno
anteriore, quindi il corno anteriore contiene le popolazioni di motoneuroni (neuroni effettori)

- Il corno posteriore della sostanza grigia invece riceve (in ingresso) le fibre del corno posteriore.

Lungo le radici posteriori di tutti i nervi spinali vi è un piccolo rigonfiamento (ganglio sensitivo/ ganglio
radice posteriore) che contiene i pirenofori dei neuroni sensitivi, i quali hanno due prolungamenti:

- Uno periferico: va ad innervare un recettore (es recettore tattile della periferia cutanea)

NB Qualunque tipo di recettore, riceve un innervazione sensitiva che serve ad emettere il segnale qualora
venga stimola

- Uno centrale: più corto va a costituire la vera radice posteriore ed entra nel midollo, e porta il
segnale a livello midollare dove fa sinapsi con un neurone sensitivo contenuto nel corno posteriore
del midollo.

NB Ci sono stimoli che devono arrivare all’elaborazione cosciente per la trasformazione da sensazione a
percezione, che comporta quindi un certo grado di coscienza. Ci sono però anche altre stimoli che non
necessitano di una elaborazione cosciente, che sono però utilizzate per risposte integrate.

So quindi impostare l’atto motorio, senza vedere avendo però una previa conoscenza dell’ambiente (es
corsa all’indietro guardando in avanti)

Chi ha patologia al cervelletto, oppure ai fasci che trasportano informazioni propriocettive (paziente
cerbellare), non lavora correttamente su questo tipo di informazione, di cui non si ha la percezione. Quindi
senza vedere non è capace di compiere il movimento in modo corretto, cosa che però accade quando ha gli
occhi aperti.

Cervelletto riceve moltissime informazioni, e le elabora per regolare l’attività motoria

Il nostro sistema centrale possiede lo schema motorio, e conosce, anche quando non riceve informazioni
visive (occhi chiusi) dove sono situate le varie parti del corpo, cioè sappiamo puntare un bersaglio grazie ad
una mappatura del nostro corpo (es. toccarsi la punta del naso). Mappatura effettuata grazie ai recettori
propriocettivi di posizione distribuiti sul nostro organismo.

Ciò che guida questo movimento è l’integrazione delle informazioni propriocettive che creano istante per
istante una mappatura dinamica del movimento , che viene confrontata con la mappatura già presente nel
mio corpo.

Il versante sensitivo e il versante motorio del nostro SNC, non sono indipendenti tra loro, perché non esiste
una motricità adeguata senza una sensibilità adeguata, infatti il nostro SNC per elaborare risposte,
necessita di informazioni sensitive su cui lavorare.

SENSIBILITA’ GENERALE: sono presenti due modi di classificarla

1°modo (in base alla provenienza dello stimolo)

- Esterocettiva: se lo stimolo arriva dall’esterno (es dolorifica, termica)

- Propriocettiva: se arriva dall’apparato muscolo-scheletrico

- Viscerale : se lo stimolo arriva dai visceri interni

NB Pur derivando entrambe dall’interno dell’organismo la viscerale e la propriocettiva, vengono distinte


soprattutto per la grande diversità di informazioni che portano e finalità che possiedono.

2° modo (in base al criterio filogenetico)

- Protopatica: più antica, meno discriminativa presente anche negli animali più piccoli. (es sensibilità
dolorifica, contenuti emozionali)

- Epicritica: più discriminativo e recente, spesso coesistono con le vie protopatiche (es sensibilità
propriocettiva articolare)

NB Questi 2 tipi di vie coesistono nel SNC dell’uomo, e spesso riguardano la stessa stimolazione (es tatto)
ma il percorso delle fibre è differente , infatti decorrono in posti diversi e fanno sinapsi in posti diversi.

Nella vita quotidiana si utilizza largamente la componente epicritica, perché necessitiamo di informazioni
precisi, nonostante ci siano momenti in cui prevale la via protopatica, esempio lesioni che riguardano la
componente epicratica, creando una area di parestesia (area di alterazione del sensorio), percezione tattile
non più come prima perché la capacità discriminativa diventa meno fine.

I fusi neuromuscolari sono i recettori muscolari della sensibilità propriocettiva, la componente


propriocettiva relativa invece della tensione dei tendini è svolta da recettori più semplici del fuso (organi
muscolo-tendinei di Golgi), i quali spesso sono maggiormente concentrati presso la giunzione muscolo
tendinea e all’inserzione ossea del tendinea.

Svolgono un azione inibitoria sull’attività dei motoneuroni, per cui se una contrazione troppo intensa rischia
di originare una rottura del tendine vicino al suo punto di rottura, la contrazione del muscolo viene inibita,
per evitare lesioni tendinee.

Esistono 3 modali di comportamento delle fibre sensitive in entrata nella radice posteriore
1) Fuso neuromuscolare, innervato da una fibra, che arriva al pirenoforo del ganglio sensitivo della
radice posteriore. La fibra sensitiva entra nel midollo e resta a livello del mielomero d’ingresso, dal
corno posteriore va al cono anteriore, e fa sinapsi con il motoneurone. L’assone del motoneurone
esce ed innerva il muscolo corrispondente (es. riflesso patellare) . Struttura anatomica riflesso
miotattico

Per permettere i movimenti il riflesso miotattico degli antagonisti e temporaneamente inibito. Quando il
fuso è stimolato entra un segnale con la radice posteriore del nervo, il quale genera una contrazione del
muscolo stimolato. All’interno del midollo però, la fibra non fa sinapsi con 1 solo motoneurone, ma tramite
collaterali fa sinapsi fa sinapsi con motoneuroni che innervano gli antagonisti, con interposizione di un
neurone inibitorio.

Quando si attiva l’arco diastaltico di un gruppo agonista di movimento, viene attivato il riflesso miotattico
del gruppo, che però viene contestualmente inibito il riflesso miotattico dell’antagonista, se non ci fosse
questa regolazione si manifesterebbe un spasticità.

NB Questi neuroni sono sottoposti ad un controllo assiale, importante per la valutazione del contesto, per
regolare l’attività di questi motoneuroni. I fusi neuromuscolari sono recettori attivi, e se inibisco quindi i
gamma motoneuroni il muscoli si rilassano e sono meno sensibili allo stiramento. Sono modulabili a
seconda del fatto che lo accorcio rendendolo più sensibile, oppure distendendolo rendendolo meno
sensibile fino ad inibirlo . L’incapacità del sistema assiale causa il manifestarsi di spasticità.

la radice posteriore del nervo spinale contiene i pirenofori dei nervi sensitivi i quali perifericamente
terminano sopra un recettore e con il loro ramo centrale la fibra sensitiva decorre lungo al nervo, arriva
nella radice posteriore al ganglio, procede con il prolungamento centrale del neurone sensitiva, il quale o si
interrompe nella sostanza grigia del midollo, facendo una sinapsi con un secondo neurone il cui assone si
incrocia, passa nel cordone laterale dell’altro lato, e salgono verso l’altro attraversando il midollo e il tronco
dell’encefalo, fino al talamo.

nucleo grigio del diencefalo, che farà un'altra sinapsi con l’ultimo neurone di questa via (trineuronale cioè
fatta da 3 neuroni, che è il talamo corticale), questo neurone talamico che riceve le afferenze midollari,
proietterà verso la corteccia sensitiva dell’emisfero celebrale.

Fibre incrociate a livello midollare, questo tipo di sensibilità somatica, giungerà alla corteccia celebrale
dell’emisfero controlaterale, rispetto all’emisoma di dove era collocato il recettore. Questo trasporta la
sensibilità protopatica.

NB Le vie epicritiche presentano la prima struttura con il ganglio simile, fino all’arrivo nel midollo, dove non
fanno sinapsi, perché sfiorano la sostanza grigia del corno posteriore entrano solo nella sostanza bianca e
salgono nel midollo rimanendo omolaterali (non si incrociano). I fasci epicritici occupano quasi tutto il
cordone posteriore, e sono due fasci:

- Gragile (di Goll): mediale;

- Cuneato (di Burdach): laterale;

Risalgono tutto il midollo, fino ad arrivare al bulbo (prima parte del tronco dell’encefalo), e qui trovano
nuclei con i quali fanno sinapsi.
L’assone del secondo neurone (quelli del bulbo), si incrocia con gli altri (da dx a sx e viceversa), e si formano
2 grandi fasci che risalgono il tronco dell’encefalo e finiscono al talamo, qui trovano il terzo neurone, quello
delle aree sensitive dell’emisfero controlaterale.

NB la differenza tra le vie è quindi morfologico e sta nel momento in cui avviene l’incrocio degli assoni,
perché il 2° neurone di trasmissione della sensibilità protopatica, sta ai diversi livelli della sostanza grigia
del corno posteriore del midollo e il suo assone fa l’incrocio, mentre nell’epicritica l’incrocio avviene nel
bulbo.

2) FASCI SPINOCERBELLARI: vanno dal midollo al cervelletto e decorrono superficialmente nella


sostanza bianca del cordone laterale e si dividono in

- Anteriore:

- Posteriore:

Fasci che trasportano la sensibilità propriocettiva al cervelletto, piuttosto grossi trasportano le informazioni
raccolte dal tronco e dagli arti inferiori. A livello dell’arto superiore, le informazioni vengono raccolte da un
fascio che arriva fino alle porzioni più alte del midollo e si aggiunge agli altri (fascio spino-cerbellare
rostrale).

La sensibilità propriocettiva della testa è raccolta dai muscoli, in particolare della faccia e dall’articolazione
temporo-madibolare. Raccolte dal nervo cranico sensitivo, (5°paio di nervi cranici ) che è il nervo trigemino
e la ritrasmette al cervelletto . questo nervo raccoglie tutti i tipi di informazioni sensibili.

Il complesso di sensibilità propriocettiva, elabora le informazioni attraverso un processo inconscio, quindi le


afferenze cerebellari non superano il livello coscienza. Solo i 5% della sensibilità propriocettiva non viene
mandata al cervelletto, ma viene mandata con il resto della sensibilità alle aree sensitive della corteccia
cerebrale, ed per arrivarci decorrono con i fasci di Goll e Burdach (si mischiano con i fasci ci epicritici) .

Vi è un superamento del livello di coscienza, necessario per avere consapevolezza della sensibilità
propriocettiva, che la nostra corteccia ricostruisce come riposizionamento dei nostri segmenti corporei.
Trasformano la sensazione in percezione.

3) FASCI PIRAMIDALI : uno nella cordone anteriore, e uno nel cordone laterale (più grosso), non sono
ascendenti (quindi non sensitivi) ma sono fasci motori (discendenti), provengono dalle aree motrici
della corteccia e scendono nel midollo, e durante la discesa, le fibre lasciano questi fasci e fanno
sinapsi con le fibre dei motoneuroni delle corna anteriore di midolli.

Chiamati anche cortico-spinali nome che deriva dal fatto che questi fasci partano dalla corteccia ed arrivino
ai nervi spinali

NB I fasci spino-talamici, i fasci gracile e cuneato sono i 2 principali sistemi di raccolta della sensibilità
generale somatica. Mentre i fasci spino-cerebellari sono invece i fasci che trasportano la sensibilità
propriocettivi, importati per il cervelletto per regolare la postura e la tensione muscolare. L’ultimo sistema,
quello piramidale è il responsabile della motricità volontaria.

NB I fasci ascendenti crociati, che si generano dopo l’incrociamento prendono i nomi di lemnischi

- Spinale: fascio della sensibilità spino-talamica (sensibilità protopatica)


- Mediale: fascio delle sensibilità epicritica

A livello anatomico quello che rende diverse la sensibilità epicritica da quella protopatica (es distinzione
delle due componenti nelle sensibilità tattile):

L’epicriticità: data dalla densità dei recettori, ovvero più aumentano in numero, maggiore è la capacità di
discriminare, ma l’aumento non deve esse un aumento puro e casuale, perché se l’aumento eccessivo,
porta alla stimolazioni di più recettori, anche quando lo stimolo è uno solo, causando confusione durante la
mappatura della stimolazione sul nostro corpo, per la quantità di segnali che si generano (stimolazione
impropria dei recettori adiacenti).

L’epicriticità è quindi data da un aumento, i recettori che stanno al di sotto della superficie stimolate,
possiedono delle fibre che li innervano, che esercitano un inibizione laterale, ovvero inibiscono i recettori
adiacenti al recettore stimolato, “eliminando” il segnale confondente, e focalizzando tutto sul segnale
principale. Ottenendo così dei vantaggi per quanto riguarda la sensibilità discriminatoria, questo però non
comporta la perdita della protopatica che però passa in un zone differenti (sistema salvaguardia)

La sensibilità epicritica non è uguale in tutte le parti del corpo. Ad esempio la sensibilità epicritica tattile
non è uguale in tute le zone della cute:

 Nel polpastrello delle dita ha una componente epicritica elevatissima, non paragonabile invece a
quella della cute del dorso.

Queste differenze delle densità dei recettori e quindi della componente epicritica nelle varie parti del corpo
che varia in base alla funzione di queste ultime. Presente anche la capacità di adattamento, ovvero quando
i recettori sono sottoposti ad uno stimolo costante nel tempo, le vie afferenti si “spengono”
temporaneamente, perché se no deterrebbero troppe informazioni irrilevanti. In questo stato però i
recettori rimangono però sensibili ai movimenti, quindi percepiscono una variazione che comporta il
cambiamento della situazione inziale (es vestiti sulla cute)

Fenomeno dell’adattamento sensoriale, ovvero il recettore trasmette ad alta frequenza ad inizio


stimolazione, ma se essa persiste la frequenza di scarica recettoriale carica .

Per far si che la corteccia possa costruire una mappatura periferica dei recettori è necessario che la fibra
rimanga sempre una, deve essere quindi mantenuto il rapporto 1:1 tra la fibra in arrivo e la fibra in
partenza, quindi la fibra fa sinapsi con un neurone (non ci sono ne fenomeni di convergenza, ne di
divergenza). La mappatura neurologica della dislocazione periferica dei recettori sensitivi si chiama
somatotopia.

- Fibre s. epicritica: organizzazione somatotopica

- Fibre s. protopatica: organizzazione poco somatotopica perché presentano fenomeni di


convergenza e divergenza

Nel cordone posteriore le fibre iniziano organizzarsi disponendosi medialmente, poi man mano che si sale
nel midollo, le fibre progressivamente in ingresso, iniziano ad assumere una progressione medio-laterale (le
più mediali sono più caudali, mentre le più laterali sono le più craniali

Esiste quindi una mappatura dei fasci di Burdach e Goll, inoltre i diversi tipi di sensibilità sono distribuiti a
vari livelli di profondità.
NB i fasci spino-cerebellari non raggiungono il talamo, infatti il cervelletto sta posteriormente al tronco
dell’encefalo sono dorsali e ventrale, entrano del cervelletto, ma uno è diretto l’altro è crociato, uno entra
dal peduncolo cervellare inferiore l’altro invece in quello superiore. Entrambi portano la sensibilità
propriocettiva

FASCIO CROTICO SPINALE (PIRAMIDALE): fascio discendente che parte dalle aree motrici della corteccia
(aree delle cortecce sono numerate la motrice e la 4), la quale contiene delle cellule molto grosse (neuroni
piramidali giganti) i cui assoni escono dalla cortecce e passano nella sostanza bianca degli emisferi fino al
midollo. Attraversano il tronco dell’encefalo, il mesencefalo, ponte e bulbo fino per scendere nel midollo,
uno a dx e uno a sx

Sono circa 1 000 000 di fibre che scende nella parte dell’emisfero di dx ed altrettante nell’emisfero di sx, e
quando arrivano al bulbo avviene un parziale incrociamento di queste fibre per cui l’80% delle fibre si
incrocia cambiando lato. A valle dell’incrociamento (nel midollo e per tutta la sua lunghezza) sono presenti
4 fasci piramidali 2 diretti e 2 crociati (più grossi)

- 2 crociati: più grossi situati nell’emimidolli controlaterali al lato di origine

- 2 fasci piramidali diretti: resta nello stesso lato , e formano il cordone anteriore

L’incrociamento è detta decussazione dei fasci . In questo caso un lesione a monte della decussazione, le
fibre lese sono quelle del crociato controlaterale e del diretto omolaterale. Gli assoni di queste fibre
terminano facendo sinapsi con le corna anteriori del midollo del muscolo innervato. Sono fibre mieliniche
ad altissima velocità (120 m/s)

In questo modo viene impostata la motricità volontaria (2 neuroni, 1 sinapsi)

NB Una via nervosa, è maggiormente veloce, quanto è più basso il numero di sinapsi presenti. Avendo però
poche sinapsi lo svantaggio, il sistema risulta si molto rapido ma è poco modulabile, cioè non ho stazioni di
ritrasmissioni del segnale dove posso modularlo con azioni inibitorie, stimolazioni e quindi non posso
lavorare e perfezionare il segnale in itinere. Questo comporta che il segnale deve essere perfetto in
partenza.

Per questo motivo attorno all’area motoria primaria, esistono delle aree premotorie, che perfezionano ed
ottimizzano il segnale che innesca il programma motorio, prima di passarlo all’aria motoria primaria, dalla
quale parte il fascio motorio spinale. Sono presenti però delle regolazioni a livello midollare.

Tutte le fibre dei fasci piramidali alla fine decussano, perché anche i fasci diretti si incrociano terminando
nell’emimidollo controlaterale, ma questo avviene successivamente nei vari livelli midollari e non all’inizio.
Questo provoca un vantaggio, perché è vero che la corteccia prima di dx controlla l’emisoma di sx e
viceversa, ma questo avviene in maniera diversificata, perché gli incrociamenti delle fibre avvengono a
livelli diversi . Quindi una lesione di una delle due parti, non priva però della presenza di fasci che arrivano
dall’altro ramo.

Un unico sistema che decussa parzialmente in una zona, e l’altra parte in un'altra zona, entra in gioco il
sistema di preservatezza (sicurezza), perché in caso di lesione conservo sempre una quota di fibre che mi
mantengono la funzione, questo perché è difficile che una lesione riguardi entrambe le parti

SENSIBILITA’ SPECIFICA: riguarda 4 sensi (olfattiva, gustativa, visiva, acustica)


SISTEMA NERVOSO PERIFERICO: responsabile di funzioni fisiologiche come regolazione della temperatura,
coordinazione degli apparati cardiovascolare, respiratorio, digerente, escretore e riproduttivo

Viene suddiviso in :

- Sistema nervoso somatico (SNS): le innervazioni sono nei muscoli scheletrici, possiede sia vie
afferenti, che efferenti

- Sistema nervoso autonomo o viscerale (SNA) : le innervazioni sono nei visceri, possiede sia vie
afferenti (originano nei recettori viscerali), che efferenti (si connettono agli organi effettori viscerali)

NB I due tipi di sistema differiscono non solo pe la localizzazione dei recettori, ma anche perché il SNA
possiede una divisione simpatica e parasimpatica

L’assone di un motoneurone viscerale, posto all’interno del SNC va ad innervare un secondo neurone
localizzato nel ganglio periferico, il quale innerva un effettore periferico. I motoneuroni viscerali del SNC,
sono conosciuti come neuroni pregangliari, inviano i loro assoni mielinici (fibre pregangliari), a contrarre
sinapsi con neuroni gangliari.

i pirenofori sono situati nei gangli del Sistema Nervoso Autonomo, e i loro assoni sono lunghi ed amielinici
(fibre postgangliari), in quanto trasportano impulso lontano dal ganglio e vanno ad innervare tessuti, organi
periferici come il muscolo cardiaco

DIVISIONE SIMPATICA E PARASIMPATICA DEL SNC:

- Possono avere effetti opposti (es eccitatori ed inibitori)

- Possono agire in maniera indipendente (alcune strutture innervate solo da una, altre da entambe)

- Possono agire congiuntamente (nelle diverse fasi di uno stesso processo)

La divisione parasimpatica predomina il riposo, mentre quella simpatica prevale in condizioni di sforzo

Presente anche una terza divisione (sistema nervoso enterico, intreccio di neuroni localizzato nelle pareti
del canale digestivo, e nonostante sotto stia all’influenza della divisioni prima dette, coordina e origina
molti riflessi a livello locale

DIVISIONE SIMPATICA: neuroni pregangliari situati tra T1 e L2 del midollo spinale. I pirenofori sono situati
nelle corna laterali del midollo nel segmento T1-L2, e gli assoni entrano nelle radici ventrali dello stesso
segmento.

I neuroni gangliari presentano 3 localizzazioni:

1) Gangli della catena simpatica (paravertebrali): su entrambi i lai della colonna verterbrale, le fibre
postgangliari che emergono da questi gangli innervano gli effettori situati nella parete corporea
nella testa, nel collo, negli arti e nella cavità toracica
2) Gangli collaterali (o prevertebrali) posti anteriormente alla colonna vertebrale, le fibre postgangliari
che emergono da tali gangli innervano gli organi effettori della cavità addominopelvica

3) Neuroni simpatici specializzati, posti all’interno della ghiandola surrenale, nella midollare del
surrene (ganglio simpatico modificato). I neuroni gangliari hanno assoni molto brevi che se
stimolati lasciano neurotrasmettitori (es ormoni)

Ogni catena gangliare è formata da 3 gangli simpatici è formata da 3 gangli simpatici cervicali, 11 toracici, 2-
5 lombari, 4-5 sacrali, 1 coccigeo, il numero è variabile perché sono possibili delle la fusione dei gangli
adiacenti

Es 1 Ganglio impari: gangli coccigei dei due lati fusi insieme in un unico ganglio mediano

Es 2 Ganglio stellato: ganglio cervicale inferiore e 1°toracico di entrambi i lati si fondono insieme

NB I nervi spinali presenti nel segmento T1-L2 presentano rami comunicanti sia bianchi (fibre pre-gangliari),
che grigi (fibre post-gangliari)

I neuroni delle catene gangliari cervicali, lombare inferiore e sacrale sono raggiunti da fibre pre-gangliari
che si estendono per tutta la catena, e da tali gangli partono le fibre post-gangliari, dirette ai nervi spinali
cervicali, lombari, sacrali attraverso i rami comunicanti grigi.

I rami dorsali e ventrali dei nervi spinali forniscono innervazione simpatica alla parte corporea e agli arti.
Nella testa invece, le fibre post-gangliari dai gangli simpatici, sono dirette a tutte le strutture innervate dai
nervi cranici III, VII, IX, X.

Gangli collaterali: innervazione simpatica dei visceri addominali, sono formati da fibre pre-gangliari
simpatiche, che contraggono sinapsi in gangli collaterali separati. Queste attraversano la catena simpatica
senza instaurare sinapsi, e formano nervi splancnici pari, situati nella parete posteriore della cavità
addominale.

Hanno origine come gangli pari, ma solitamente due gangli di ogni coppia si fondono, i nervi splancnici
innervano 3 gangli collaterali:

Le fibre pregangliari dei 7 segmenti Le fibre gangliari dei segmenti lombari


toracici inferiori terminano nei gangli formano nervi splancnici che
celiaco e mesenterico superiore, situati terminano nel ganglio mesenterico
dentro un traliccio di fibre nervose inferiore
(plesso autonomo)

Ganglio celiaco: localizzato


alla base del tronco celiaco, Ganglio superiore: si trovano
le fibre post-gangliari vanno nelle vicinanze dell’origine Ganglio mesenterico inferiore:
ad innervare stomaco, dell’arteria mesenterica si trova vicino all’arteria
duodeno, fegato, cistifellea, superiore, le fibre post- mesenterica inferiore, le sue
pancreas, milza e reni. gangliari innervano l’intestino fibre innervano il tratto
Ganglio che presenta un tenue, tratto iniziale intestino terminale dell’i. crasso, reni,
aspetto variabile, il più crasso vescica, e genitali.
frequente risulta essere
costituito da 2 masse di
sostanza grigia comunicanti
tra loro
REGIONE MIDOLLARE DEL SURRENE: alcune fibre pre-gangliari originano tra T5 e T8, passano attraverso le
catene simpatiche e il ganglio celiaco senza interruzioni sinaptiche per arrivare al centro della regione
midollare del surrene, dove contraggono sinapsi con i neuroni modificati che svolgono funzioni endocrine.

Neuroni con assoni molto brevi, che se stimolati, liberano neurotrasmettitori (adrenalina o epinefrina e
noradrenalina o norepinefrina) che attraverso una rete capillare, raggiungono i vari organi bersaglio

Il sangue distribuisce gli ormoni in tutto il corpo, rendendo possibili le modificazioni delle attività
metaboliche di numerose cellule, e gli effetti di questi sono paragonabili alla stimolazione delle fivre
simpatiche post-gangliari, ma differiscono dal fatto che:

1) Le cellule innervate dalle fibre, risentono lo stesso degli ormoni se possiedono recettori appositi

2) Gli effetti durano più a lungo, perché gli ormoni continuano a diffondere al di fuori del sangue
circolante per un tempo prolungato

Effetti stimolazione simpatica: le fibre motorie simpatiche innervano effettori specifici, quali la muscoltura
liscia dei vasi sanguinei , che sono attivati da riflessi che non coinvolgono gli effettori periferici

Attivazione simpatica: casi in cui si attiva l’intera divisione simpatica, e sono sopposti al controllo dei centri
ipotalamici. Quando questo sistema viene attivato provoca:

 Aumento livello attenzione, attraverso la stimolazione reticolare attivante, che da la sensazione di


essere in bilico

 Sensazione di euforia e vigore, associata alla sottostima del pericolo e temporanea insensibilità al
dolore

 Aumento attività dei centri cardiovascolari e respiratori nel midollo, che porta un incremento della
frequenza cardiaca e della forza di contrazione del cuore, un innalzamento della pressione
sanguinea, e della frequenza e profondità di respiro

 Potenziamento del tono muscolare attraverso la stimolazione del sistema extra-piramidale, tale da
provocare un tensione che porta al tremore

 Mobilizzazione delle riserve energetiche attraverso la scissione di glicogeno da parte delle cellule
epatiche e muscolari, rilascio di lipidi da parte del tessuto adiposo

Effetti che uniti alla modificazioni periferiche permetto all’individuo di far fronte a situazioni pericolose

L’acetilcolina rilasciata dai neuroni pre-gangliari durante l’attivazione del simpatico stimola i neuroni
gangliari, determinando il rilascio da parte delle fibre post-gangliari della noradrenalina a livello delle
giunzioni periferiche

NB Esiste un numero limitato di neuroni gangliari che rilasciano acetilcolina al posto della noradrenalina, a
livello delle giunzioni neuroeffetrici della cute e della muscolatura scheletrica

Giunzione sinaptica che forma un estesa rete ramificata, che anziché terminare in un unico assone,
ciascuna ramificazione (varicosità) contiene mitocondri e vescicole di neurotrasmettitori. Queste varicosità
mettono in comunicazione più cellule effettrici.
Le proteine recettoriali si trovano sparse sulla superficie (non ci sono membrane post-sinapitche
specializzate).

Gli effetti dei neurotrasmettitori rilasciati durano pochi secondi, tempo necessario per far degradare dagli
enzimi ed assorbire il neurotrasmettitore

NB gli effetti della adrenalina e noradrenalina (secreti della midollare del surrene) sono più duraturi nel
tempo, in quanto, non ci sono enzimi in grado di degradarli nella circolazione sanguinea, e i tessuti
contengono basse quantità di enzimi appositi.

Recettori di membrana: esistono 2 classi di recettori sensibili ad adrenalina e noradrenalina

- Recettori alfa: stimolati da adrenali e noradrenalina

- Recettori beta: stimolati esclusivamente dall’adrenalina

Ogni classe presenta 2/3 sottoclassi. La diversità dei recettori consiste nelle combinazioni variabili sulla
membrana plasmatica, e ciò spiega anche la varietà di risposte che ne possono conseguire

DIVISIONE PARASIMPATICA:

- Neuroni pregangliari posti nei segmenti sacrali del midollo spinale. Midollo allungato, ponte e
mesencefalo contengono nuclei autonomi associati ai nervi cranici III, VII, IX, X, mentre nel tratto
sacrale i nuclei autonomi si trovano tra S2-S4

- Neuroni gangliari in gangli situati in gangli periferici all’interno o vicino agli organi bersaglio. Le fibre
non possiedono una divergenza estesa come quelle simpatiche (una tipica fibra contrae 6-8 sinapsi
con neuroni gangliari nello stesso ganglio, le cui fibre post-gangliari raggiungono lo stesso bersaglio)

Il ganglio può essere terminale (vicino all’organo bersaglio) o intramurale (interno dei tessuti del bersaglio),
quindi gli effetti di questa stimolazione sono più specifici e localizzati

Le fibre pregangliari parasimpatiche che lasciano l’encefalo, decorrono all’interno dei nervi cranici III
(oculomotore), VII (facciale), IX (glossofaringeo), X (vago).

Deputate al controllo delle strutture viscerali della testa e le loro avvengono nei gangli ciliare,
pterigopalatino, sottomandibolare e otico. Da qui le fibre postgangliari decorrono verso i loro bersagli
periferici .

Fornisce innervazione parasimpatica pregangliare ai gangli intramurali posti nella cavità addominopelvica
fino agli ultimi segmenti del crasso

Le efferenze parasimaptiche sacrali non si uniscono ai rami ventrali dei nervi spinali, ma formano i nervi
pelvici che innervano i gangli intramurali di reni, vescica urinaria, delle porzioni terminali del crasso e gli
organi sessuali

FUNZIONI DIVISIONE PARASIMPATICA:

- Costrizione pupille, riducendo la quantità di luce che penetra negli occhi , messa a fuoco degli occhi
- Secrezione ghiandolare dell’apparato digerente, tra i quali ghiandole salivari, gastriche, duodenali,
intestinali, pancreas, fegato

- Secrezione ormoni che determinano l’assorbimento di sostanze nutritive da parte delle cellule
periferiche

- Aumento attività della muscolatura liscia

- Stimolazione e coordinazione della defecazione

- Contrazione della vescica urinaria

- Costrizione delle vie respiratori

- Riduzione della frequenza cardiaca de della forza contrattile del miocardio

- Controllo del desiderio sessuale e stimolazione delle ghiandole e dell’apparato sessuale

Funzione incentrate sul rilassamento, sulla trasformazione del cibo e sull’assorbimento energetico, e gli
effetti portano un aumento delle sostanze nutritive nel sangue e un aumento dell’utilizzo delle sostanze da
parte delle cellule per la crescita e attività anaboliche

Le giunzioni neuroeffettrici sono piccole e ristrette, gli effetti della stimolazione sono di breve durata e
localizzati, in quanto molta dell’acetilcolina liberata viene inattivata dall’acetilcolinesterasi (AChE), che si
trova nelle sinapsi.

Utilizzano l’acetilcolina come trasmettitore a livello delle sinapsi, giunzioni neuromuscolari e


neuroghiandolari. Sulle membrane postsinaptiche è possibile ritrovare 2 tipi di recettori per l’acetilcolina:

 Recettori nicotinici: situati sulla superficie di tutti i neuroni gangliari (simpatici e parasimpatici),
così come nelle giunzioni neuromuscolari del SNS. Il contatto con il trasmettitore provoca l’apertura
dei canali del Na presenti nelle membrana e quindi l’eccitazione del neurone gangliare /fibra
muscolare. Chiamati così perché reagiscono con la nicotina

 Recettori muscarinici: si trovano nelle giunzioni neuromuscolari e neuroghiandolari colinergiche


della divisione simpatica e nelle giunzioni neuroeffettrici colinergiche della divisione simpatica. Se
stimolati provocano effetti di durata maggiore rispetto ai precedenti e spesso la risposta è eccitatori
piuttosto che inibitoria. Chiamati così perché reagiscono con la muscarina (tossina funghi)

NB Mentre la divisione simpatica raggiunge organi di tutto il corpo, quella parasimaptica si dirige soloalle
strutture innervate dai nervi cranici, e nervi pelvici

Nonostante siano presenti organi con una sola innervazione, la maggior parte presentano una doppia
innervazione, e quando presente le due divisioni hanno azione antagoniste, cosa che avviene ad esempio
nell’apparato digerente, dove la divisione simpatica inibisce la motilità del canale, mentre quella
parasimpatica l’aumenta.

DOPPIA INNERVAZIONE:
- Nella testa: le fibre parasimpatiche postgangliari proveniente dai gangli ciliare, pterigopalatino,
sottomandibolare e otico accompagnano i nervi cranici alla rispettive destinazioni periferiche.
Mentre l’innervazione simpatica raggiunge le stesse strutture, ma parte dai gangli superiori della
catena simpatica.

- Nella cavità toracica ed addominopelvica: le fibre simpatiche postgangliari si uniscono a fibre


pregangliari parasinaptiche, per formare dei plessi (cardiaco, polmonare, esofageo, celiaco,
mesenterico inferiore ipogastico). I nervi che lasciano questi plessi viaggiano insieme ai vasi
sanguinei.

Plesso cardiaco e Plesso esofageo Plesso celiaco e piccolo Plesso ipogastrico


polmonare plesso mesenterico
inferiore

Contengono fibre sia Formato da fibre Innervano i visceri della Contiene efferenze
simpatiche che innervano discendenti del nervo cavità addomino pelvica parasimpatiche dei nervi
il cuore, sia vago e dei nervi pelvici, fibre postgangliali
parasimpatiche che splancnici, che lasciano simpatiche del ganglio
innervano cuore e la catena gangliare del mesenterico inferiore,
polmoni medesimo lato nervi splancnici sacrali
della catena del
simpatico. Innerva gli
organi degli apparati
digerente, urinario, e
riproduttivo nella cavità
pelvica

NB Le fibre del nervo vago entrano nella cavità addominale dell’esofago, e si uniscono al plesso celiaco e
mesenterico inferiore

Riflessi viscerali: sono riflessi autonomi che hanno inizio nei visceri, possono essere modificate, stimolate,
inibite dai centri ipotalamici ( es costrizione pupille alla luce, e dilatazione al buio), i quali presiedono gli
stati emozionali (es pupilla costretta= senso di nausea/ malessere, invece pupilla dilatata= desiderio
sessuale)

NB Tutti i riflessi sono polisinaptici, infatti ogni arco riflesso viscerale consiste in :

- Un recettore sensitivo;

- Centro elaborazione ( uno o + neuroni) nel SNC

- Due motoneuroni viscerali (uno pregangliare ed uno gangliare)

- Nervi afferenti (sensitivi) trasportano le informazioni al SNC ai nervi spinali, cranici e nervi del SNA
che innervano gli effettori

Riflessi lunghi: equivalenti del riflesso autonomo dei riflessi polisinaptici. I neuroni sensitivi viscerali
trasportano le informazioni al SNC lungo le radici dorsali dei nervi spinali, all’interno dei compartimenti
cranici e dei nervi autonomi che innervano gli effettori viscerali.
La fase di elaborazione coinvolge le interneuroni del SNC, e i motoneurtoni implicati sono localizzati del
tronco encefalico o nel midollo spinale. Il SNC porta comandi motori agli effettori viscerali dopo sinapsi in
un ganglio periferico

NB I riflessi lunghi coordinano le attività dell’intero organo, impiegati nella regolazione dell’attività
viscerale, (eccezione l’apparato digerente e ghiandole annesse)

Riflessi brevi: non coinvolgono il SNC, ma i neuroni sensitivi e interneuroni in cui pirenofori sono localizzati,
all’interno di gangli autonomi. Gli contraggono sinapsi con i neuroni gangliari e i comandi motori sono
distribuiti in seguito dalle fibre postgangliari

Controllano risposte brevi con effetti localizzati, possono però controllare schemi di attività in una parte di
organo bersaglio. Impiegato nel controllo della attività dell’apparato digerente e ghiandole annesse,
insieme a neuroni che formano il sistemano nervoso enterico, il quale può controllare funzioni
dell’apparato digerente indipendente dal sistema nervoso.

FILOGENESI:

- Hydra: animale acquatico, capace di sola risposta riflessa alla stimolazione (es retrazione), non
presenta nessuna differenza dell’organizzazione dei neuroni. Presenta quindi una sola rete neurale
identica a sé stessa in ogni punto dell’organismo

- Stella marina: animale acquatico, presenta un distinzione nell’organizzazione dei neuroni, in quanto
i pirenofori sono al centro mentre gli assoni sono presenti alla periferia, si crea quindi una
simmetria neurologia (simmetria raggiata). Nei tentacoli però è presente la stessa organizzazione

- Sanguisuga: animale dove non è sempre presente una simmetria non più raggiata, ma i pirenofori,
sono collegati in una serie di gangli in una corda dorsale, e i prolungamenti assonici vanno da un
lato all’altro del corpo (simmetria bilaterale)

NB Da qui il sistema costruttivo si stabilizza e diventa sempre più complessa.

- Blatta: presentano anche essi la stessa simmetria , ma i gangli o un ganglio cresce maggiormente,
ed assume un controllo funzionale , gerarchicamente superiore agli altri (cefalizzazione).

- Nell’embrione, il dorso nel derivato ectodermico si forma una doccia che diventa sempre più
incavata fino a diventare un tubo, presenta quindi una cavità interna dove sarà presente il liquor e
dalla pareti del tubo costituito da neuroblasti, dai quali origineranno le diverse parti del SNC, la
saldatura è un passaggio critico dell’embriogenesi e dello sviluppo dell’uomo che si chiude in avanti
e all’indietro. Continuando la a crescere la testa forma delle pieghe mentre il midollo resta lineare

L’abbondanza dei neuroni crea le pieghe della corteccia, necessarie per tenete in uno spazio ristretto una
notevole quantità di materia

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