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IL SANGUE
Il sangue può essere definito come un tessuto connettivo fluido specializzato presente negli animali dotati
di apparato circolatorio, quindi anche nell’uomo. Esso ha colore rosso (quello più chiaro è arterioso, quello
più scuro è venoso) e ha un sapore ferroso, dovuto alla presenza del metallo in forma ossidata (+2).
È costituito da:
- una parte corpuscolata/cellulata/figurata (45%), formata da globuli rossi o eritrociti o emazie, globuli
bianchi o leucociti e piastrine o trombociti;
PLASMA
Il plasma è un liquido di colore giallo chiaro costituito:
Vi sono inoltre altri fattori della coagulazione: la protrombina, le proteine del sistema del complemento. Il
plasma contiene anche glucidi, principalmente sotto forma di glucosio, nonché lipidi quali i trigliceridi e
i fosfolipidi, quindi numerosi ioni, magnesio, sodio, potassio, cloruro, calcio, acido urico, urea, e
altri cataboliti. Il plasma privo di fibrinogeno viene definito siero.
I radicali glucidici che costituiscono alcune glicoproteine degli eritrociti determinano anche il gruppo
sanguigno; com'è noto esistono tre tipi di antigeni sanguigni, l'antigene 0, A e B che danno origine a
quattro gruppi sanguigni (0, A, B, AB), ognuno di essi può avere inoltre fattore Rh positivo o negativo (e
altri fattori minori). Coloro che possiedono Rh- sono donatori universali.
il gruppo A, che presenta l’antigene A sulla superficie dei globuli rossi e gli anticorpi anti-B nel sangue
• il gruppo B, che presenta l’antigene B sulla superficie dei globuli rossi e gli anticorpi anti-A nel
sangue
• il gruppo 0, che non presenta antigeni sulla superficie del globuli rossi ma presenta gli anticorpi
anti-A e anti-B nel sangue
• il gruppo AB che presenta gli antigeni A e B sulla superficie dei globuli rossi, ma non presenta alcun
anticorpo nel sangue.
Ognuno di questi gruppi può essere suddiviso in RH positivo o Rh negativo in base alla presenza di una
specifica proteina, l’antigene Rh D. Sempre secondo la classificazione AB0 i gruppi sanguigni sono così
denominati:
• A+ (A Rh D positivo)
• A- (A Rh D negativo)
• B+ (B Rh D positivo)
• B- (B Rh D negativo)
• 0+ (0 Rh D positivo)
• 0- (0 Rh D negativo)
• AB+ (AB Rh D positivo)
• AB- (AB Rh D negativo)
IL FATTORE Rh
Il fattore Rh è uno specifico antigene proteico sulla superficie dei globuli rossi, l'antigene D. Se una
persona possiede questo fattore si dice che il suo gruppo, relativamente al sistema Rh, è Rh
positivo (Rh+), se invece i suoi globuli rossi non lo presentano, il suo gruppo sanguigno è definito Rh
negativo (Rh−).
Il fattore Rh è la causa di una patologia che in passato era molto comune nei neonati: l'eritroblastosi
fetale. Durante l'ultimo mese di gravidanza vi è un passaggio di anticorpi, utili per il nascituro, dal sangue
della madre a quello del feto, ma gli anticorpi prodotti contro il fattore Rh possono essere dannosi. Se
una donna Rh negativa alla prima gravidanza partorisce un bambino Rh positivo, è probabile che i globuli
rossi del feto con l'antigene Rh entrino nel circolo sanguigno materno; il corpo della madre reagisce
producendo anticorpi contro l'antigene estraneo che rimarranno presenti nel suo sangue. Questa
reazione rientra nella tipologia delle reazioni di ipersensibilità di tipo II. In caso di una seconda
gravidanza, gli anticorpi prodotti possono essere trasferiti nel sangue del feto, e nel caso esso sia Rh+ tali
anticorpi attaccheranno i globuli rossi fetali distruggendoli. Tale reazione può essere mortale prima o
dopo la nascita o portare gravi problemi al sistema nervoso del nascituro.
Oggi, i pericoli che corre un eventuale secondo figlio sono arginati attraverso exsanguinotrasfusione o
iniettando alla madre Rh−, entro 72 ore dal primo parto, anticorpi specifici che riconoscono e bloccano
l'antigene Rh che dal feto passa alla madre. Questo processo deve essere ripetuto con ogni gravidanza
successiva alla prima esposizione della madre all'antigene Rh.
Il fattore Rh prende il nome dal fatto che è stato isolato per la prima volta dalla scimmia Macacus
rhesus. Questo gruppo comprende più di una dozzina di antigeni eritrocitari proteici, e i più comuni
sono denominati C, D ed E.
Il citoplasma degli eritrociti è d'aspetto omogeneo e contiene una proteina fondamentale affinché
essi svolgano la loro funzione principale, cioè quella di trasportatori d'ossigeno, detta emoglobina.
L’EMOGLOBINA
L'emoglobina è un tetramero formato da quattro unità di globulina (due catene α e due catene β),
che racchiudono ciascuna, in una gabbia di amminoacidi idrofobici, un gruppo eme, contenente
ferro bivalente, a cui sono legati covalentemente. Abbiamo:
La particolare posizione del gruppo eme determina la difficoltà per agenti esterni di ossidare il ferro
bivalente al suo interno in ferro trivalente, in tal caso infatti l'ossigeno sarebbe legato
irreversibilmente alla proteina e quindi inutilizzabile per gli scambi.
L’emoglobina trasporta ossigeno dai polmoni ai tessuti periferici e anidride carbonica dai tessuti
periferici ai polmoni.
Nell'eritrocita non vi sono mitocondri, la fonte di energia principale, il glucosio, viene scissa tramite
la glicolisi e la via degli esoso-fosfati. I globuli rossi sono prodotti dal midollo osseo rosso delle ossa
piatte, hanno una vita di circa 120 giorni.
LEUCOCITI
I leucociti (o globuli bianchi) sono cellule contenenti un nucleo, più grandi ma meno numerose dei globuli
rossi, essi hanno inoltre il compito di difendere l'organismo dagli attacchi di agenti
patogeni come batteri o virus migrando nel sangue per mezzo di agenti chemio-attraenti che permettono
loro di raggiungere la sede dell'infiammazione.
I leucociti si distinguono in base alla presenza o assenza di granuli nel citoplasma.
Comprendono:
- basofili;
- linfociti;
- eosinofili;
- monociti;
- neutrofoli.
I linfociti sono i costituenti principali del sistema immunitario che costituisce una difesa contro l'attacco
di microrganismi patogeni (virus, batteri, funghi e protisti). I linfociti producono anticorpi.
I monociti sono precursori dei macrofagi. Sono le cellule del sangue di dimensione maggiore ed hanno
anche loro attività macrofaga.
I neutrofili sono molto attivi nel fagocitare batteri e sono presenti in grandi quantità nel pus delle ferite.
PIASTRINE
Le piastrine sono cellule del sangue, senza nucleo che vengono prodotte dal midollo osseo.
La principale funzione delle piastrine, o trombociti, è di fermare la perdita di sangue nelle
ferite (emostasi). A tale scopo, esse si aggregano tra loro promuovendo la coagulazione del sangue.
SISTEMA EMOPOIETICO
Il sistema emopoietico è formato dagli organi responsabili dell’emopoiesi, cioè della produzione degli
elementi cellulari del sangue: i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Durante lo sviluppo embrionale
questa funzione è svolta principalmente dalla milza, dal fegato e dal midollo osseo, mentre dopo la nascita
a occuparsene sono soprattutto il midollo osseo e i linfonodi.
Il principale produttore di questi elementi è il midollo osseo, in particolare quello localizzato all’interno
delle vertebre, dello sterno, delle costole e delle scapole. Fra i globuli bianchi, però, i linfociti vengono
prodotti soprattutto a livello delle ghiandole linfatiche, piccole strutture dalla forma sferica localizzate in
diversi punti del corpo.
Il sistema emopoietico permette di rinnovare continuamente i globuli rossi, le piastrine e i globuli
bianchi (granulociti, monociti e linfociti) presenti nel sangue. In questo modo l’organismo può avere
sempre a disposizione gli elementi figurati del sangue di cui ha bisogno anche se questi hanno una durata di
vita ben definita.
Infatti i globuli rossi, che permettono il trasporto dell’ossigeno verso i tessuti e quello di anidride carbonica
verso i polmoni, hanno una vita di circa 120 giorni, trascorsi i quali devono essere sostituiti. Altri elementi,
come i granulociti neutrofili, vivono molto meno e dopo sei ore sono destinati a essere rimpiazzati da
nuovi elementi. L’intera popolazione di piastrine viene invece rimpiazzata in media ogni 9,9 giorni.
Nel midollo osseo sono presenti cellule staminali pluripotenti da cui possono originare i precursori dei
diversi tipi di cellule del sangue. Dalle staminali pluripotenti possono infatti formarsi le cellule progenitrici
delle cellule linfatiche e le cellule staminali mieloidi, da cui possono invece formarsi i globuli rossi, i
megacariociti da cui si formeranno le piastrine, i mastociti e i mieloblasti da cui di formeranno i granulociti
(basofili, neutrofili ed eosinofili) e i monociti.
A regolare la differenziazione delle cellule sono diversi fattori di crescita e ormoni.
Dalla cellula staminale pluripotente traggono origine le cellule staminali commissionate, quindi cellule che
producono 3 linee importanti che poi si differenziano:
- linea eritroide megacariocitaria da cui derivano eritrociti e piastrine
- linea granulocitica macrofagica da cui derivano mieloblasti e monoblasti ovvero neutrofii e monociti;
- linea leucocitaria da cui derivano basofili ed eosinofili.
IL MICROAMBIENTE EMOPOIETICO
Il midollo osseo presenta un microambiente unico nella sua capacità di favorire e supportare l´emopoiesi.
Il midollo osseo ha una consistenza da gelatinosa a semiliquida e risulta costituito dalle cellule
emopoietiche, da cellule adipose e da un complesso sistema cellulare (fibroblasti, macrofagi, cellule
endoteliali, cellule avventiziali, fibre nervose) ed extracellulare (collagene, glicoproteine di adesione,
proteoglicani) che prende il nome di microambiente midollare. La funzione di quest´ultimo è sia di
supporto alle cellule emopoietiche che sono ancorate alle cellule stremali ed alla matrice extracellulare
attraverso un complesso sistema di molecole di adesione, che di regolazione della proliferazione e
differenziazione dei progenitori emopoietici. Ciò avviene attraverso la secrezione ad opera delle cellule
stremali di fattori di stimolazione e di inibizione, come pure attraverso lo stabilirsi di interazioni dirette
cellula-cellula o cellula-matrice extracellulare.
-Nel primo stadio della eritropoiesi le cellule precursori vengono chiamate proeritroblasti: esse hanno un
diametro di circa 15-19 micron, un nucleo eucromatico e un citoplasma basofilo per via della presenza di
numerosi poliribosomi. La divisione cellulare (mitosi) avviene numerose volte in questo stadio;
l'eritropoietina non è necessaria in questo stadio per il completamento del processo.
-Nel secondo stadio i proeritroblasti diventano eritroblasti basofili: rispetto allo stadio precedente, le
dimensioni cellulari diminuiscono e la cromatina è molto addensata; il citoplasma è ancora molto basofilo e
la cellula va ancora incontro a intense divisioni mitotiche. I recettori per la transferrina vengono espressi.
Nel terzo stadio le cellule precursori diventano eritroblasti policromatici, in quanto il citoplasma presenta
colorazione mista; rispetto allo stadio precedente, le dimensioni del nucleo diminuiscono, la cromatina è
ancora più addensata, scompare l'apparato di Golgi e il nucleolo non è più visibile.
-Nel quarto stadio le cellule precursori diventano eritroblasti ortocromatici, caratterizzati da un nucleo
piccolo ed eterocromatico, da citoplasma acidofilo per l'accumulo di emoglobina e da assenza di mitosi.
-Nel quinto stadio le cellule precursori diventano reticolociti in quanto in queste cellule è presente un
reticolo dovuto alla precipitazione dei ribosomi causata dal colorante blu-cresile-brillante: essi sono globuli
rossi immaturi, infatti sono ancora presenti ribosomi. Il nucleo è stato estruso dalla cellula e fagocitato da
cellule specializzate dell'isolotto eritroblastico-macrofagico.
Alla fine del processo il nucleo viene espulso dalla cellula e si formano i globuli rossi; i nuclei espulsi
vengono fagocitati dall'isolotto eritroblastico che avvolge i vari eritroblasti. L'isolotto eritroblastico inoltre
cede ai precursori ferritina, proteina essenziale per la sintesi di eme.
L'eritropoiesi viene regolata da vari meccanismi di controllo che fanno sì che avvenga una costante
dismissione in circolo di nuovi elementi maturi che sostituiscano i vecchi globuli rossi fagocitati
dai macrofagi. L'eritropoietina (EPO) è uno di questi meccanismi di controllo: essa stimola la produzione di
globuli rossi quando c'è carenza di ossigeno (per esempio in alta montagna).
EMATOCRITO
L'ematocrito (abbreviato con Ht o HCT) è un esame del sangue che indica la percentuale del volume
sanguigno occupata dagli eritrociti. Il suo valore normale varia dal 37% al 47% per le donne, mentre
normalmente per il sesso maschile è più alto (42-52%), mentre nei neonati ha un valore molto alto e si
riduce in caso di età avanzata e gravidanza. La percentuale restante è occupata dalla frazione liquida,
il plasma.
Questo esame è considerato parte integrante del risultato totale del sangue di una persona, insieme con la
concentrazione dell'emoglobina, al numero di globuli bianchi e alla conta piastrinica. Un ematocrito del
campione di sangue ossia la percentuale di volume dei globuli rossi all'interno del sangue serve per capire il
grado di capacità di fornire ossigeno ai tessuti.
Al contrario, tale valore aumenta in tutte quelle situazioni nelle quali si ha esuberante produzione di globuli
rossi e di emoconcentrazione, con conseguente riduzione della frazione plasmatica del sangue
(policitemia). In questo caso aumenta notevolmente la viscosità del sangue e secondo la legge di Hagen-
Poiseuille la velocità del sangue viene notevolmente diminuita.
L’ematocrito rappresenta la quota di volume ematico occupata esclusivamente dagli eritrociti; è chiaro
che una condizione di sofferenza eritrocitaria legata ad una carente produzione o ad una maggiore
distruzione degli eritrociti determina una diminuzione degli eritrociti circolanti ed una diminuzione della
percentuale espressiva dell’ematocrito.
Quando questa percentuale è al di sotto del 40%, soprattutto se è associata ad un valore di emoglobina
diminuito, bisogna pensare alla presenza di un’alterazione dell’eritropoiesi (la presenza di un’emoglobina
inferiore a 13 indica un globulo rosso con un basso contenuto o che ha un’emivita più breve).
SINTOMI DELL’ANEMIA
I sintomi sono secondari al ridotto apporto di ossigeno.
La gravità dei sintomi dipende dalla gravità dell’anemia e dalla rapidità con la quale l’anemia si stabilisce,
l’anemia cronica è relativamente ben tollerata. L’ittero si verifica soprattutto in condizioni di anemia
emolitica con un aumento della bilirubina indiretta ovvero la quota di bilirubina che deve essere ancora
coniugata dall’acido glucuronico a livello epatico: ad esempio, l’ittero pre-epatico che prescinde
dall’efficienza dei meccanismi di coniugazione epatica della bilirubina è causato da un’anemia emolitica (es.
falcemia). Sono tutte condizioni che accentuano l’azione di emocateresi ovvero l’azione distruttiva da parte
di alcuni emuntori, soprattutto splenico ed epatico.
-Emorragia acuta → diminuzione del volume ematico (stato di shock, morte), emodiluizione (abbassamento
dei valori di ematocrito). Nel periodo post-emorragico è caratteristico un aumento del numero dei
reticolociti circolanti.
-Emorragia cronica → a carico dell’apparato gastrointestinale (ulcera gastrica, emorroidi, neoplasie
dell’apparato digerente), mestruazioni molto abbondanti, non viene modificata la volemia, perdite di ferro.
ANEMIE EMOLITICHE
Anemie causate da riduzione della vita media del globulo rosso, e quindi vi è una eccessiva distruzione dei
globuli rossi.
- Anemie emolitiche da causa intrinseca: difetti di membrana, Hb anomale, difetti enzimatici dell’eritrocita.
(difetti interni al globulo rosso);
- Anemie emolitiche da causa estrinseca: cause immunologiche, cause meccaniche, fisiche, chimiche,
ipersplenismo, epatopatie e nefropatie. (difetti esterni al globulo rosso).
- Emolisi extravascolare (sistema mononucleato-macrofagico della milza). Si verifica quando i globuli rossi
danneggiati vengono allontanati e distrutti dalla milza e dal fegato.
CATABOLISMO DELL’EMOGLOBINA
Le anemie emolitiche comportano l’emoglobina nel sangue, la quale aumenta: la degradazione
dell’emoglobina avviene nel sistema mononucleato-macrofagico della milza, si libera del ferro e
attraverso l’eme ossigenasi si trasforma in biliverdina la quale attraverso una biliverdina riduttasi-NADPH
diventa bilirubina (trasportata al fegato dove viene elaborata ed escreta con la bile). Le anemie emolitiche
ereditarie sono legate ad un difetto eritrocitario:
- Sferocitosi ereditaria, difetto della membrana plasmatica del globulo rosso: l’eritrocita assume una forma
sferica, la superficie della membrana cellulare è ridotta in misura sproporzionata rispetto al contenuto
intracellulare, a causa della perdita di proteine associate alla membrana cellulare. La riduzione della
superficie della cellula si ripercuote negativamente sulla flessibilità necessaria alla cellula per passare
attraverso il microcircolo splenico, causando emolisi intrasplenica.
ANEMIE IMMUNOEMOLITICHE
Le anemie immunoemolitiche comprendono un gruppo di malattie caratterizzate da malfunzionamento
del sistema immunitario con produzione di autoanticorpi che aggrediscono i globuli rossi come se fossero
sostanze estranee all’organismo.
Sono anemie emolitiche autoimmuni determinate dalla presenza di IgG o IgM dirette contro antigeni
presenti sulla membrana plasmatica degli eritrociti.
Il test di Coombs è il mezzo principale di diagnosi. Si basa sulla capacità di anticorpi (preparati in animali)
diretti contro le immunoglobuline sieriche umane di agglutinare i globuli rossi del paziente (se presentano
sulla superficie di membrana globuline anti-emazie). È un test di laboratorio utilizzato per rilevare la
presenza di anticorpi fissati alla superficie dei globuli rossi (test di Coombs diretto) oppure di anticorpi
liberi nel siero (test di Coombs indiretto).
ANEMIE MEGALOBLASTICHE
Sono un gruppo di anemie caratterizzate da macrocitosi (aumento delle dimensioni cellulari) dei globuli
rossi dovuta ad una alterata sintesi di DNA con ritardo di maturazione del nucleo e normale maturazione
del citoplasma della cellula. Il processo maturativo degli eritrociti viene alterato portando alla formazione di
eritrociti di dimensioni superiori alla norma (megalociti).
Cause:
∙Carenza di Vitamina B12;
∙Carenza di Acido Folico;
Si riconoscono:
-Rare forme ereditarie (deficit di enzimi coinvolti nella biosintesi delle basi azotate);
-Forme acquisite (principalmente carenza di vit b12);
-Ridotta assunzione alimentare;
-Alterato assorbimento intestinale;
-Alterazioni nel trasporto ematico della vitamina (transcobalamina);
-Riduzione dei depositi per aumento del fabbisogno (tumori, gravidanza);
È dovuta ad una carenza di vitamina B12 che rappresenta un complesso organometallico che prende il
nome di cobalamina: solitamente questa metalloproteina ha una derivazione alimentare non tanto dai
vegetali ma dai prodotti animali che hanno avuto però una contaminazione microbica. Il soggetto che ha
un’alimentazione prevalentemente/esclusivamente vegetariana è un soggetto che ha carente apporto di
vitamina B12. Il fabbisogno giornaliero della vitamina B12 (cobalamina) è dell’ordine di 2/3 microgrammi
con una dieta normale e le riserve dell’organismo quando vengono mantenute complete possono essere
sufficienti anche per anni.
Come avviene l’assorbimento della vitamina B12?
Richiede un fattore secreto dalle cellule parietali, insieme a HCl e alle pepsine, ovvero alla componente
enzimatica, che conferisce al chimo un ambiente a pH acido fondamentale per la seconda fase della
digestione definita digestione gastrica. Quando vi è un’alterazione della mucosa gastrica è chiaro che ci può
essere un deficit secretorio delle cellule parietali e quindi un deficit di fattore intrinseco di Castle che è
quello che si lega alla cobalamina e ne consente la diffusione nell’organismo: quando questo fattore è
carente si ha un carente utilizzo della cobalamina. Il fattore intrinseco, dopo essere stato secreto dalle
cellule parietali del fondo gastrico, viene utilizzato più a valle, a livello dell’intestino tenue. Solitamente la
vitamina richiede questo fattore intrinseco: la cobalamina viene rilasciata a partire dalla forma legata a
proteine per azione delle pepsine nell’ambiente, la pepsina scinde il complesso proteina-cobalamina e la
vitamina libera si lega a proteine di derivazione salivare leganti la vitamina B12 dette cobalofiline. Nel
duodeno questi complessi definiti R-vitamina B12 (prodotto complessati a questa addizione) vengono scissi
dall’azione degli enzimi pancreatici, la vitamina B12 viene trasportata all’ileo e proprio qui si lega al fattore
intrinseco di Castle e insieme poi riconoscono un recettore specifico a livello della regione ileale
dell’intestino. A questo punto, la vitamina attraversa la membrana plasmatica, si lega al recettore ileale
attraverso il fattore intrinseco, entra nella cellula mucosa e viene legata ad una proteina plasmatica definita
transcobalamina la quale trasporta la vitamina dalla cellula della mucosa dell’ileo in circolo ed è importante
perché una volta in circolo va soprattutto agli epatociti attraverso la circolazione portale e alle cellule di
quegli apparati che hanno un’elevata attività proliferativa come le cellule del midollo osseo e del
rivestimento mucoso del tratto gastro-enterico; quindi si tratta di una vitamina coinvolta nei processi di
replicazione cellulare. L’azione biologica della vitamina B-12 ha bisogno di un co-fattore importante ovvero
l’acido folico: l’interazione tra essi è fondamentale nella sintesi del DNA ed è alla base del quadro di anemia
megaloblastica. Due sono le reazioni importanti:
1. Il prodotto metilato della cobalamina ovvero la Metil-Cbl è un co-fattore essenziale per l’enzima
metionina sintetasi coinvolto nel metabolismo della metionina (uno degli amminoacidi essenziali), è un
enzima coinvolto nella conversione dell’omocisteina a metionina. L’omocisteina oggi ha un ruolo
fondamentale anche nella valutazione dell’evoluzione prognostica di alcune patologie cardiovascolari, è un
precursore della metionina che si accumula quando il metabolismo di quest’ultima viene ad essere
alterato. L’omocisteina nella trasformazione in metionina assume un metile da parte della Metil-Cbl che
diventa cobalamina (Cbl), è importante perché la Metil-Cbl viene rigenerata dall’acido tetraidrofolico che è
presente nell’organismo nella sua forma metilata attraverso la metionina sintetasi, che è una sorta di
enzima ad azione ciclica, rigenera la Metil-Cbl; cedendo un gruppo metilico previene la forma di acido
tetraidrofolico. L’acido tetraidrofolico è indispensabile attraverso il suo derivato N-metilene-acido
tetraidrofolico alla conversione del dUMP (deossi-uridin-monofosfato) in dTMP (deossi-timidina-
monofosfato) fondamentale per la sintesi del DNA. Viene ipotizzato che la causa fondamentale di alterata
sintesi del DNA nel deficit di vitamina B12 sia la ridotta disponibilità dell’acido tetraidrofolico. Il deficit
interno di folato, che deriva dalla mancanza di vitamina B12, può essere anche causato dall’impossibilità di
sintetizzare i derivati dei folati metabolicamente attivi come i poliglutammati: la sintesi di questi dal folato
richiede singoli gruppi carboniosi attivi. Qualunque sia il meccanismo del deficit interno di folato, l’ipotesi
che la mancanza di folato sia la causa di una possibile anemia in corso di carenza di vitamina B12 è
sostenuta dal fatto che somministrando acido folico il quadro dell’anemia viene riversato.
2. Non vi è un coinvolgimento diretto del folato: a volte la somministrazione di acido folico corregge il
quadro anemico megaloblastico ma non porta a nessun miglioramento del disturbo neurologico; questo
succede perché la cobalamina subisce la reazione di transmetilazione, in cui il gruppo metilico viene ceduto
dall’acido metil-tetraidrofolico. La cobalamina è coinvolta in un processo di isomerizzazione del metil-
MalonilCoA a Succinil-CoA, in questo passaggio si richiede un intermedio, l’adenosil-cobalamina ovvero un
gruppo prostetico dell’enzima metilMalonil-CoA mutasi il quale permette l’isomerizzazione: quando questo
enzima non funziona perché c’è una carenza di adenosil-cobalamina si ha un accumulo dei livelli di metil-
malonato che viene escreto nelle urine e tale accumulo produce acidi grassi anomali che possono essere
incorporati nei lipidi neuronali e possono portare alla degradazione della mielina quindi produrre
complicanze neurologiche da carenza di vitamina B12, ma in questa situazione non c’è un coinvolgimento
diretto dell’acido folico. Quando si parla di anemia megaloblastica si parla di carenza di sintesi di DNA.
Somministrando acido folico si riattiva subito l’emopoiesi con la presenza di reticolociti che sono i
precursori dell’eritrocita maturo. Patogenesi: alterazione della mucosa gastrica, carenza del fattore
intrinseco di Castle.
Perché si collega l’anemia perniciosa ad una gastrite cronica su base immunitaria? Una gastrite vede il
sovvertimento della funzione secretoria delle ghiandole della mucosa perché si hanno reazioni
immunologiche alla base del quadro dell’anemia perniciosa. In una cellula parietale ci sono degli infiltrati
linfoplasmacellulari tra una cellula parietale e l’altra, ma vi sono anche modificazioni nucleari della mucosa
e ad un certo punto compaiono 3 tipi di anticorpi (patogenesi immunitaria):
1. Anticorpi di tipo I: nel 75% dei pazienti vi sono gli anticorpi di tipo 1 ovvero anticorpi che bloccano il
legame della vitamina B12 col fattore intrinseco di Castle, sono Ab bloccanti, si trovano sia nel siero che nel
succo gastrico;
2. Anticorpi di tipo II: non consentono il legame del fattore intrinseco di Castle o del complesso fattore
intrinseco-vitamina B12 al recettore ideale bloccando la sua distribuzione a livello plasmatico, epatico e a
livello degli organi dove la componente cellulare ha un’intensa attività replicativa (es. midollo osseo, cellule
della mucosa gastrica);
3. Anticorpi di tipo III: sono presenti nell’85-90% dei pazienti, si localizzano nel sistema canalicolare delle
cellule parietali gastriche, infatti si chiamano anticorpi parieto-canalicolari. Sono anticorpi contro la pompa
protonica: questo Ab è diretto contro la subunità α e β della pompa protonica gastrica; gli anticorpi parieto-
canalicolari non sono specifici per l’anemia perniciosa, infatti si possono trovare anche nel 50% di pazienti
anziani con gastrite cronica idiopatica non associata ad anemia perniciosa. Gli anticorpi rappresentano la
causa primaria delle modificazioni della mucosa gastrica, si sospetta che una reazione autoimmune mediata
dalle cellule T possa dare inizio al danno della mucosa gastrica e quindi innescare la formazione di
autoanticorpi successivamente, i quali a loro volta causano ulteriore danno alla mucosa e quando le cellule
parietali che producono il fattore intrinseco scendono al di sotto di un valore soglia si sviluppa l’anemia
perniciosa. La reazione cellulo-mediata T CD4-dipendente sviluppa poi un assetto auto-anticorpale che è
proprio quello dell’anemia perniciosa. Un soggetto con l’anemia perniciosa che decorso ha? Il decorso può
essere grave, se si ha un blocco della maturazione eritrocitaria aumentano gli eritrociti che invecchiano,
aumentano le proprie dimensioni ma stentano a moltiplicarsi perché vi è una carenza di DNA; si può avere
anche un deficit della linea granulocitaria per continuità della linea megacariocitica. La diagnosi si fa
dosando la vitamina B12 e gli anticorpi; si tratta di anticorpi che danno conferma di un processo auto-
immunitario in atto che produce il quadro dell’anemia perniciosa. Gli anticorpi sierici sono altamente
specifici e la loro presenza provoca il nesso causale tra anemia perniciosa e deficit di vitamina B12.
Anemie megaloblastiche da deficit di vitamina b12 e folati (terapia)
-Terapia sostitutiva con vitamina B12 e folati (per os e per via parenterale);
-Identificazione e correzione della causa;
-Risposta reticolocitaria dopo 4-7 giorni, normalizzazione dell’emoglobina dopo 1-2 mesi;
1. Diminuito apporto: può derivare da una dieta inadeguata, insufficiente assorbimento intestinale. Le
diete incongrue si osservano più frequentemente negli alcolisti cronici. In queste condizioni l’anemia
megaloblastica si accompagna ad aspetti di malnutrizione generale, manifestazione di vitaminosi;
3. Insufficiente utilizzazione;
ANEMIE APLASTICHE
L'anemia aplastica è un disturbo nel quale le cellule di midollo osseo dalle quali si sviluppano le cellule
ematiche mature sono danneggiate, determinando una riduzione del numero di globuli rossi, globuli
bianchi e/o piastrine.
Costituzionali:
• Sindrome di Fanconi → una malattia autosomica recessiva, determinata dalla mancanza delle strutture
riparatrici del DNA;
• L’anemia aplastica si manifesta precocemente intorno al 3°- 4° anno di vita;
• Neutropenia e piastrinopenia;
• Associata ad altre anomalie congenite come: alterazioni scheletriche, ipoplasia del rene e della milza.
Acquisite:
• Insufficiente produzione di eritropoietina (insufficienza renale);
• Distruzione delle cellule staminali (agenti chimici, farmaci, infezioni virali).
MACROCITOSI ERITROCITARIA
∙Variazioni della forma e delle dimensioni degli eritrociti (anisocitosi);
∙I macrociti possono presentarsi ipercromici;
∙I neutrofili possono presentare più lobuli nucleari (5-6);
Sintomi → generali dell’anemia, determinati dalla carenza di ferro a livello tissutale (alterazione delle
mucose, unghie, lingua, in genere dei tessuti di derivazione epiteliale).
Cosa distingue una condizione di ferro carenziale? Variabilità del diametro dell’eritrocita, diminuzione
della dimensione cellulare, carenza interna di emoglobina (condizione ipocromica).
Eritrociti a falce → Si tratta di una molecola con binding affinity cioè con un’affinità di legame con
l’ossigeno ridotta, ma a bassa tensione di ossigeno questa struttura anomala precipita e deforma l’eritrocita
ecco perché si ha l’anemia falciforme: si parte dai tessuti periferici dove la tensione di ossigeno
progressivamente diminuisce.
TALASSEMIE
La talassemia è una malattia ereditaria del sangue ed è caratterizzata da un'anemia cronica dovuta alla
sintesi ridotta o assente di una delle catene polipeptidiche (alfa o beta) presenti nella molecola
dell’emoglobina, proteina responsabile del trasporto di ossigeno attraverso tutto l’organismo.
Il nome “talassemia” deriva dal greco “thàlassa” (mare) e “haîma” (sangue), ed è stato scelto per via della
grande diffusione di questa patologia nell’area del bacino del Mediterraneo. La malattia era tipicamente
presente tra le popolazioni residenti nelle aree paludose o acquitrinose, infestate per secoli dalla malaria: la
ragione di ciò risiede nel fatto che, nei talassemici, l'anomalia dei globuli rossi ostacola la riproduzione del
plasmodio della malaria, rendendoli più resistenti a questa malattia e consentendo, negli anni, una sorta di
selezione naturale delle persone con talassemia. Quindi con ‘’talassemia’’ si intende la riduzione o
assenza di sintesi di una o più catene globiniche.
Esistono diversi tipi di emoglobina che differiscono nel tipo di catene globiniche. Nell’adulto importante è la
HbA. Le catene β sono molto più frequentemente compromesse rispetto alle catene α, perché le catene β
sono codificate da due geni per la globina β, ognuno dei quali è localizzato su uno dei cromosomi 11;
viceversa per quanto riguarda l’α vi sono due paia di geni, due per ogni cromosoma. Ciò sta a significare
che avendo una mutazione in uno dei quattro geni della globina α, sicuramente ci saranno altri tre geni che
potranno assicurare la funzione; questo invece non succede nella β globulina. Si parla perciò più
frequentemente delle β talassemie, piuttosto che delle α talassemie.
TALASSEMIA ALFA
L'alfa talassemia è un'emoglobinopatia ereditaria, caratterizzata da un difetto della sintesi delle
catene dell'alfa globina.
Nell'alfa talassemia la produzione di catene α dell'emoglobina risulta deficitaria, e in conseguenza di ciò vi
sarà un eccesso di catene β nell'adulto e di catene γ nel neonato che non potranno combinarsi con le prime
per formare la molecola completa.
La catene β in eccesso si uniscono a formare tetrameri β4 con anormale curva di dissociazione dell'ossigeno,
chiamati emoglobina H o HbH.
Le catene γ in eccesso invece formano tetrameri γ4 (Hb di Barts) con alta affinità per l'ossigeno, che quindi
non riesce a dissociarsi alla periferia del sistema cardiocircolatorio per essere ceduto ai tessuti. Nella forma
omozigote α0, dove si formano molti tetrameri γ4 ma nessuna catena α, vi è solitamente aborto spontaneo.
L'alfa-talassemia origina da una diminuita produzione di catene polipeptidiche alfa dovuta alla delezione
di uno o più geni alfa. Le persone normalmente hanno quattro geni alfa (due su ciascuna coppia di
cromosomi) perché il gene alfa è duplicato. La classificazione della malattia si basa sul numero e sulla
posizione delle delezioni:
• Alfa + talassemia: perdita di un singolo gene su un cromosoma (alfa/--)
• Alfa 0 talassemia: perdita di entrambi i geni sullo stesso cromosoma (--/--)
• I pazienti con un singolo allele alfa + allele (alfa/alfa;alfa/--) sono clinicamente normali e sono
chiamati portatori sani.
• I pazienti che sono eterozigoti che presentano difetti in 2 geni su 4 come 2 alleli alfa+ (alfa/--
;alfa/--) o un allele alfa 0 (alfa/alfa;--/--) tendono a sviluppare un'anemia microcitica da lieve a
moderata, ma nessun sintomo clinico. Questi pazienti hanno un tratto alfa talassemico.
• I difetti in 3 dei 4 geni causati da co-ereditarietà sia di alfa + che di alfa 0 (alfa/-;--/--)
compromettono gravemente la produzione di catene alfa. La produzione danneggiata di catene
alfa si traduce nella formazione di tetrameri di catene beta in eccesso, chiamate emoglobina H, o,
nell'infanzia, di catene gamma chiamate emoglobina di Bart. I pazienti affetti da malattia da
emoglobina H presentano spesso anemia emolitica sintomatica e splenomegalia.
• I difetti in tutti e 4 i geni via 2 alleli alfa 0 (--/--;--/--) rappresentano una condizione letale (idrope
fetale) già in utero, poiché l'emoglobina che manca di catene alfa non è capace di trasportare
ossigeno.
TALASSEMIA BETA
La beta-talassemia deriva dalla diminuzione della produzione di catene di beta-polipeptidi a causa di
mutazioni o delezioni nel gene della beta globina, portando a una ridotta produzione di emoglobina A.
Mutazioni o delezioni possono comportare la perdita parziale (beta + allele) o la perdita completa (allele
beta 0) della funzione della beta globina. Ci sono due geni della beta globina, e i pazienti possono avere
mutazioni eterozigote, omozigote o eterozigote composte. Inoltre, i pazienti possono essere eterozigoti o
omozigoti per anomalie in 2 diversi geni globinici (p. es., beta e delta).
La beta-delta-talassemia è una forma meno comune di beta-talassemia in cui la produzione sia della
catena delta che della catena beta è compromessa. Queste mutazioni possono essere eterozigote o
omozigote.
Nella beta-talassemia, i fenotipi clinici sono classificati in 3 gruppi in base al grado in cui la produzione di
beta globina è compromessa:
• Minor (o tratto)
• Intermedia
• Major
La beta-talassemia minor (tratto) si manifesta in pazienti che sono eterozigoti (beta/beta + o beta/beta
0), che di solito sono asintomatici con anemia microcitica da lieve a moderata. Questo fenotipo può
verificarsi anche in casi lievi di beta +/beta +.
La beta-talassemia intermedia è un quadro clinico variabile che è intermedio tra la talassemia major o
minor, causato dall'ereditarietà di 2 alleli beta-talassemici (beta +/beta 0 o casi gravi di beta +/beta +).
La beta-talassemia major (o anemia di Cooley) si verifica in pazienti che sono omozigoti (beta 0/beta 0)
o eterozigoti composti gravi (beta 0/beta +) e deriva da una grave carenza di beta globina. Questi pazienti
sviluppano grave anemia e iperattività del midollo osseo. La beta-talassemia major si manifesta entro il
1o e il 2o anno di vita con sintomi di anemia grave e sovraccarico di ferro trasfusionale e da
assorbimento. I pazienti sono itterici e possono presentare ulcere agli arti inferiori e colelitiasi (come
nella malattia falciforme). È frequente splenomegalia, spesso massiva. Può verificarsi sequestro splenico,
il che accelera la distruzione dei globuli rossi normali trasfusi. L'iperplasia del midollo osseo causa un
ispessimento delle ossa del cranio e delle eminenze malari. Il coinvolgimento delle ossa lunghe
predispone a fratture patologiche e ritarda l'accrescimento, eventualmente ritardando o impedendo la
pubertà.
Quando vi è un sovraccarico di ferro, i depositi di ferro nel miocardio possono provocare insufficienza
cardiaca. È tipica la siderosi epatica, con conseguente insufficienza funzionale e cirrosi. Di solito è
necessaria la chelazione del ferro.
PATOGENESI MOLECOLARE
-mutazioni della regione promotrice della β-globina → Se si tiene presente che alcune mutazioni
puntiformi nel promotore del gene che codifica alterano i legami con la RNA-polimerasi, si ha di
conseguenza una riduzione della quota di trasduzione dal 75% all’80%, per questo motivo si ha una
riduzione della catena globinica;
-mutazioni di termine della catena (inserimento di codoni di stop) → si ha una prematura interruzione
della translazione dell’mRNA, cioè se all’interno di un esone si ha una mutazione puntiforme si può avere la
formazione di un codone di stop. Ad un certo punto, dunque, la trasduzione si ferma e si avrà perciò un
trascritto per una catena più corta. L’interruzione della catena ad opera di questi meccanismi genera
frammenti non funzionanti per la globina β, questi causano una β-0-talassemia cioè una talassemia
caratterizzata da un’assenza funzionale della β-globina;
- difetti di splicing → mutazioni che causano un’alterata separazione di un introne da un esone. In questi
casi l’mRNA formato è un mRNA anomalo, non separato, che viene degradato all’interno del nucleo e
quindi allo stesso modo ne concerne una β-0-talassemia; L’alterata sintesi della β-globina contribuisce alla
patogenesi della talassemia. Se si h una β-globina non espressa o espressa male con una catena più corta, il
rapporto α / β-globina è alterato, cioè viene a mancare un’adeguata produzione di emoglobina funzionante
e la concentrazione globale di emoglobina nelle cellule diminuisce. L’emoglobina non è più una proteina
vettrice capace di trasportare l’ossigeno perché le sue strutture cominciano ad essere alterate.
ANEMIA FALCIFORME
L'anemia falciforme è una malattia genetica ed ereditaria del sangue. Il nome si deve alla caratteristica
forma a falce o mezzaluna che viene assunta dai globuli rossi che diventano anche rigidi, viscosi e
facilmente aggregabili. La forma irregolare ne ostacola il movimento attraverso i vasi sanguigni,
rallentando o bloccando il flusso del sangue. La patologia è a eredità autosomica recessiva, vale a dire che
per la trasmissione al figlio è necessario che entrambi i genitori siano portatori della malattia.
Dunque una delle forme più note di Emoglobinopatia è, appunto, l’anemia falciforme in cui si ha nella β
globina una mutazione puntiforme, la sostituzione dell’acido glutammico con valina e gli eritrociti
tendono ad assumere una caratteristica forma a falce in quanto l’Hb tende a formare aggregati. I soggetti
portatori di questa anomalia, soprattutto in eterozigosi, hanno la capacità di resistere alla malaria proprio
perché non presentano condizioni ottimali di propagazione dell’infezione.
Nell’emoglobina falciforme si ha la sostituzione dell’acido glutammico con la valina. Ciò è preceduto
dall’inversione delle due basi A-T che dà delle triplette che poi portano alla sintesi di un amminoacido
diverso da quello normale. Quello che è più importante è che questa mutazione altera l’affinità di legame
dell’O da parte della β-globina. Si ha quindi una condizione in cui soprattutto in presenza di basse tensioni
di ossigeno, si ha un precipitato dell’emoglobina che deforma l’eritrocita facendogli assumere la
conformazione di una falce. Questi precipitati comportano un’alterazione dell’equilibrio osmotico
cellulare, ma soprattutto comportano un’alterazione di quella che è la membrana eritrocitaria. Si ha
dunque una cellula che per le sue mutate condizioni chimico-fisiche si disidrata, che è scarsamente
ossigenata, con un danno della membrana notevole. Anche in questo caso si ha un duplice meccanismo: la
carenza del trasporto di ossigeno e l’aumentata distruzione dell’eritrocita. Una cellula falciforme è una
cellula che ha una vita molto più contenuta, è una cellula destinata alla distruzione. Le molecole di HbS
polimerizzano a bassa tensione di O2 determinando modificazioni della membrana eritrocitaria (globuli
rossi a falce):