Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
I precursori degli eritrociti sono vari, subiscono varie differenziazioni prima di arrivare alla cellula
matura ovvero il globulo rosso. In primis i suoi precursori sono eritroblasti e reticolociti (precursori
diretti delle emazie).
Se si prendesse un campione di sangue e si trovasse anche un solo eritroblasto, è un campanello
d’allarme.
Prima di raggiungere la differenziazione finale, il globulo rosso immaturo dimezza a mano a mano
il suo nucleo, che in un normoblasto occupa più dei 2/3 della porzione del citosol,
conseguentemente dopo varie ripartizioni si giunge all’eritrocita maturo: anucleato.
I reticolociti contengono RNA ribosomiale, acido nucleico che non è presente nei globuli rossi
maturi. In base alla quantità di contenuto dell’RNA ribosomiale, i reticolociti si distinguono in LFR
(low fluorescence ratio), MFR (medium) e HFR (high). Man mano che la quantità di RNA
ribosomiale diminuisce significa che il reticolocita rappresenta la frazione di reticolociti più maturi,
con valori normali intorno al 78%/92%.
Piastrine/trombociti
Sono frammenti di megacariociti, coinvolti nel processo emostatico. Misurano 2-3 micron (3 volte
più piccole dei GR)
Si aggirano tra i 250.000-400.000 unità per microlitro, nel caso in cui siano <100.000 si determina
una piastrinopenia; nel caso in cui siano >450.000 si parla di trombocitemia essenziale.
Le piastrine vengono misurate sulla base del loro volume e la dispersione del diametro piastrinico,
tramite la conta delle piastrine. Essa è passibile di errori artificiali molto facilmente, poiché le
piastrine tendono ad aggregare e a creare agglomerati di dimensioni maggiori rispetto ai
frammenti singoli piastrinici.
Globuli bianchi
Cellule diverse per forma e dimensione. I neutrofili sono i più abbondanti, presenti
nell’infiammazione acuta, misurano circa 20 micron e rimangono in circolo per circa una
settimana.
I linfociti sono coinvolti nella risposta virale. Eosinofili, monociti e basofili sono coinvolti
principalmente nelle allergie e nelle parassitosi.
Una volta i globuli bianchi erano misurati in base a % (numero/popolazione globale * 100),
oggigiorno è necessario contare i leucociti con numeri assoluti, numeri precisi.
Il peso di una variazione di neutrofili è molto evidente perché sono la popolazione più
abbondante. I range mutano molto in età pediatrica, un bambino di due anni è possibile abbia un
calo di neutrofili, in concomitanza con un aumento di linfociti.
I neutrofili vengono chiamati polimorfonucleati (nucleo polilobato); i loro precursori sono i
neutrofili a banda (con il nucleo a forma di nastro), dopo di che si differenziano in neutrofili
segmentati (pseudo maturi).
Eosinofili (nucleo trilobato), sono molto poco rappresentati, a meno che non ci troviamo in
presenza di una patologia; essi intervengono in reazioni allergiche o nel caso di infezioni
parassitarie.
I basofili hanno un’intensa colorazione granulare in tutto il citoplasma, quasi a schermare il nucleo.
I monociti (20 micron) presentano un nucleo unico o a ferro di cavallo, con una granulazione
particolarmente fine. Sono coinvolti sia nella riparazione tissutale, sia nella distruzione di essa.
I linfociti: CD8+ e CD4+. I primi sono coinvolti nell’uccisione del patogeno, i secondi sono i
precursori delle plasmacellule, che a loro volta sono i precursori degli anticorpi.
Se solo una popolazione leucocitaria aumenta, è più semplice fare diagnosi. Se tutte (o gran parte)
le popolazioni leucocitarie aumentano in percentuale, ci potrebbe essere un problema a livello
midollare, è più complicato trovare la diagnosi in questo caso.
Le anemie sono una riduzione della concentrazione dell’Hb funzionale. Nei maschi adulti sta in un
range tra i 14-18 g/dl; nelle donne tra i 12-16 g/dl.
Ci si può trovare in condizioni di anemia a causa di:
- Una ridotta produzione eritrocitaria
- Eritropoiesi inefficace.
- Ridotta sopravvivenza.
- Aumentato sequestro.
- Deficit nella forma.
- Emorragie.
Possiamo distinguere le anemie emolitiche in extra eritrocitarie (in primis per cause
immunologiche, o anche per cause infettive o tossiche) e intraeritrocitarie (per deficit di
membrana, dell’Hb o di enzimi).
Emoglobinopatie sono deficit dovuti alla persistenza di varianti strutturali dell’Hb, un esempio
comune è l’anemia falciforme (HbS); è caratterizzata dal cambio di una base azotata che invece di
codificare per il glutammato, codifica per la valina, che è un enzima che fa decadere l’Hb essendo
un amminoacido apolare; si creano delle fibrille tassoidi (eritrociti con forma a falce) che vengono
degradate prima dei loro canonici 120 gg causando un aumento della bilirubina e diminuzione
dell’emoglobina funzionale.
Altro esempio è la talassemia è un gruppo di malattie caratterizzate da una mancata o
inefficiente sintesi di una o più catene globiniche. Possono interessare o la catena alfa o la catena
beta ed in base alla gravità della patologia possiamo differenziarle in minor, intermedia e major.
Alfa talassemia
Delezione o mutazione in uno o più copie di geni che codificano per la catena alfa.
- Se è intaccato 1 solo gene, livelli ed indici di Hb sono normali ma il portatore è in grado di
trasmettere il gene alterato alla progenie;
- Se sono intaccati 2 geni, gli eritrociti sono microcitici e ipocromici; è un’anemia che on
risponde alla somministrazione di Fe;
- Se sono intaccati 3 geni alfa vi è una maggiore produzione di catene beta (tetrameri),
causando anemia da moderata a grave, splenomegalia e deformità ossee;
- Se sono intaccati tutti e 4 i geni (talassemia major) non vi è alcuna produzione della catena
alfa, i feti diventano precocemente anemici durante la gestazione con ipertrofia epatica e
cardiaca.
Beta talassemia
Delezione o mutazione di uno o entrambi i geni codificanti per la catena beta.
Beta talassemia minor il pz ha un gene normale ed uno lievemente mutato causando una
possibile lieve anemia;
beta talassemia intermedia il pz ha un gene normale e funzionante e l’altro totalmente
anomalo; il grado di severità dell’anemia dipende dal tipo di mutazione presente;
beta talassemia major (anemia di Cooley), il pz ha due geni anomali che possono provocare la
completa perdita della globina beta, con conseguente diminuzione dell’Hb funzionale causando
un’anemia potenzialmente pericolosa per la vita.
Emostasi
Consiste in un insieme di processi attivati da un’emorragia per la formazione di una massa solida,
ovvero un coagulo. Consta di tre fasi:
- Fase vascolare è un processo molto rapido: tramite un riflesso nervoso vi è una
vasocostrizione che rallenta l’emorragia, questa contrazione è favorita da un potente
vasocostrittore: l’endotelina, secreta dall’endotelio;
- Fase piastrinica entrano in gioco le piastrine che aderiscono sul fattore di von
Willebrand creando un monostrato, conseguentemente le piastrine sintetizzando e
rilasciando trombossano A2 richiamano altre piastrine per la formazione di un multistrato
più resistente;
- Fase plasmatica in questa fase avviene il consolidamento del coagulo; entrano in gioco
degli enzimi plasmatici inattivi, ad esempio la protrombina, che muta in trombina grazie al
fattore X; la trombina, in presenza di ioni Ca++ permette la conversione del fibrinogeno in
fibrina e la “cucitura” delle maglie di fibrina per creare una rete di maglie stabile.
La distruzione del coagulo avviene tramite la fibrinolisi: la plasmina viene trasformata in
plasminogeno causando la distruzione delle maglie.
Alterazioni dell’emostasi:
- Insufficiente emostasi, diatesi emorragica un esempio è la sindrome di Bernard Soulier o
malattia di von Willebrand che è un raro disturbo autosomico recessivo dovuto a carenza
del vWF (difetto di adesione piastrinica). Altro esempio è l’emofilia che causa emorragie
cospicue, si differenzia in emofilia A (la più comune, manca il fattore VIII della
coagulazione) ed emofilia B (più rara, manca il fattore IX), la cui gravità dipende
ovviamente dalla funzionalità residua del fattore. Altro ed ultimo esempio di diatesi
emorragica è un deficit antiplasmina causando una dissoluzione troppo rapida del coagulo
e quindi emorragie.
- Eccessiva emostasi (ipercoagulabilità) diatesi trombotica con eccessi generalizzati (CID) o
localizzati (trombosi)
- Test di adesività piastrinica misura la capacità delle piastrine di aderire ad una superficie
estranea
- Test di aggregazione piastrinica considerato il test di primo livello poiché fornisce una
valutazione complessiva della fase piastrinica, mettendo a contatto (tramite un
aggregometro) un plasma ricco di proteine con sostanze quali collagene o trombina è
possibile rilevare ad esempio la tromboastenia di Glazman che consiste in un difetto di
aggregazione piastrinica per mancanza del recettore del fibrinogeno.
Per valutare l’emostasi secondaria è bene fare un test di coagulazione è necessario usare sangue
reso inizialmente e temporaneamente incoagulabile per poi valutarne il tempo di re-coagulazione.
A questo scopo si usano provette con soluzione tamponata di sodio citrato, il quale sequestra il
Ca2+ in modo reversibile. La provetta va poi centrifugata (entro 2-4 ore) per isolare la parte
corpuscolata ed eliminare le piastrine, così da standardizzare l’esecuzione del test tra pazienti
diversi.
I tempi vengono misurati con un «coagulometro» che valuta la formazione del coagulo dal
cambiamento di trasmittanza.
Tempo di protrombina tempo necessario alla formazione di un coagulo di fibrina dopo aggiunta
di Fattore Tissutale (in passato Tromboplastina ciò che permette la conversione della
protrombina in trombina), calcio e fosfolipidi. I valori sono normalmente espresso in secondi (VN
11-13 s). il tempo di protrombina può essere più lungo o diminuito nel caso di un eccesso di vit.K o
per malattie autoimmuni.
Tempo di trombina è un test abbastanza comune che misura la conversione del fibrinogeno in
fibrina; i valori di riferimento, variabili da lab a lab, sono in genere 13-15 s o inferiori.
Analisi chimica del siero servono a misurare le sostanze contenute fisiologicamente come il
glucosio, proteine, prodotti di scarto del metabolismo in attesa di essere eliminati, farmaci oppure
sostanze liberate dalle cellule in seguito ad un danno o attivazione anomala della proliferazione.
- Proteine che interagiscono nei tessuti per poi transitare passivamente nel sangue
Le uniche proteine facilmente disponibili allo studio sono quelle del sangue (nel plasma);
nonostante corrispondono ad una piccola percentuale rispetto al totale, il loro studio è
fondamentale per il clinico. Le proteine sono sintetizzate in massima parte dal fegato, poi da
immunoglobuline, monociti/macrofagi e cellule intestinali.
Comunque, per evitare errori quantitativi dovuti alla dinamica proteolitica del plasma, la
diagnostica di routine delle proteine del sangue viene effettuata da campioni di siero (proteine
totali nel siero 6-8 g/dl).
Nel caso di una “gammopatia policlonale” vi sarà un incremento progressivo delle frazioni
globiniche condizione tipica della sarcoidosi.
Proteina C reattiva fa parte di un gruppo di proteine chiamate “di fase acuta” poiché la loro
concentrazione aumenta, anche mille volte in più, in corso di processi infiammatori acuti; queste
proteine concorrono alla risposta immunitaria ed infiammatoria. In particolare, la PCR si lega a
detriti necrotici o a batteri favorendone la fagocitosi.
Altre proteine fondamentali sono gli enzimi sono catalizzatori biologici intracellulari, di fatti il
riscontro di aumentati livelli di enzimi nel siero è indice di danno cellulare. Alcuni organi sono
particolarmente ricchi di enzimi (es. amilasi nel pancreas, ALT nel fegato), che possono essere
presenti nei vari organi in forme diverse: isoenzimi.
Enzima muscolare il più comune è la creatina chinasi, rilasciata in circolo in caso di danno
muscolare di qualsiasi natura. Esiste in forme isoenzimatiche organo-specifiche (CK MM
muscolo scheletrico; CK BB muscolo liscio e cervello; CK MB miocardio) ed ovviamente il suo
livello varia in rapporto alla massa muscolare.
I filamenti del muscolo striato sono costituiti da: actina, miosina, tropo miosina e il complesso
troponinico; la troponina consiste di 3 subunità:
La mioglobina invece è una proteina che lega in maniera reversibile l’ossigeno e rappresenta uno
dei marcatori più utilizzati per confermare o escludere un eventuale danno al cuore; ovviamente
alti livelli di mioglobina devono essere confrontati con i risultati di altri esami come la CK MB o
troponina, AST o LDH ciò consente di capire se il danno è stato realmente a carico del cuore o di
un altro organo.
Enzimi pancreatici la lipasi è un enzima responsabile dell’idrolisi degli esteri del glicerolo ed è il
test d’elezione per la diagnosi di pancreatite acuta. L’amilasi è un enzima digestivo prodotto dal
pancreas, rilasciato in circolo per pancreatite o per patologie delle ghiandole salivari.
Enzimi epatici ALT (alanina aminotransferasi) e AST (aspartato aminotransferasi) sono presenti
soprattutto nel fegato e vengono rilasciati in circolo nel caso di epatiti acute. Anche il gamma-
glutamil transferasi è un enzima epatico indotto dall’ingestione di alcol (infatti è utilizzato per
monitorare terapie di disintossicazione da alcol).
Enzimi ossei ACP (fosfatasi acida), viene misurata sia quella di origine ossea sia quella di origine
prostatica (utile per la diagnosi di carcinoma prostatico).
Altri enzimi l’LDH (lattico deidrogenasi) è presente in numerosi tessuti, è un indicatore generale
di danno tissutale e cellulare.
I lipidi, o grassi, sono un gruppo eterogeneo di sostanze accomunate dalla proprietà fisica
dell’idrofobicità, ovvero dell’insolubilità in solventi polari.
Essendo lipofili, i lipidi sono legati a proteine: le lipoproteine. Ogni particella lipoproteica contiene
un nucleo idrofobico (core) ed un rivestimento superficiale idrofilo costituito da proteine e lipidi
polari. Esse possono essere considerate unità fisiche di trasporto dei lipidi.
- HDL: high density lipoproteins trasportano il colesterolo dai tessuti periferici al fegato
(dove poi verrà smaltito). Alti livelli di HDL sono considerati protettivi poiché riducono il
rischio cardiovascolare.
Per controllare il quadro lipidico gli esami di laboratorio più richiesti sono la colesterolemia totale
e frazionata, la trigliceridemia e l’elettroforesi di lipoproteine.
DIAGNOSI.
Aspetto del siero ciascun tipo di iperlipidemia è caratterizzata da una variabile densità del siero,
nei casi più gravi può addirittura essere lattescente.
Trigliceridi totali sono dosati con metodo enzimatico dopo un digiuno di 12-14 h; la tecnica
consiste in un’idrolisi enzimatica e una successiva misurazione a partire dal glicerolo liberato.
Il profilo lipidico comprende: Colesterolo totale < 200 mg/dl Colesterolo LDL < 100 mg/dl*
Colesterolo HDL > 40 mg/dl Trigliceridi < 150 mg/dl
Attenzione:
Molte proteine plasmatiche sono modificate dai livelli di glucosio senza l’intervento di enzimi;
questo processo è chiamato glicazione (legame covalente tra un monosaccaride e una proteina.)
Tale reazione avviene in due fasi, una reversibile che conduce alla formazione di un’aldimina ed
una irreversible che porta alla formazione di una chetoammina.
Quindi, un incremento transitorio della glicemia può produrre una notevole quantità di aldimina;
se l’iperglicemia persiste, la molecola di Hb resterà “glicata” sino alla morte del globulo.
Per un buon monitoraggio del diabete è bene eseguire l’esame delle urine, funzionalità renale,
profilo lipidico completo, albumina glicata e peptide C per valutare la capacità secretoria residua
delle cellule beta del pancreas.
Il range nel quale dovrebbe aggirarsi la bilirubina sierica è 0.3-1 mg/100mL, quando i valori
superano i 2-2.5 mg/100mL compare l’ittero. L’iperbilirubinemia avviene a causa di emolisi,
distruzione di epatociti o patologie dei dotti biliari.
Gli elettroliti misurati più frequentemente sono Na, K, Cl, Mg… l’osmolarità corrisponde alla
concentrazione di particelle di soluto in una soluzione; il Na+ è il principale regolatore fisiologico,
di fatti piccole variazioni spostano in modo importante l’osmolarità e la sua concentrazione sierica
Ipopotassiemia causata da vomito o diarrea protratti, abuso di diuretici, esercizio fisico intenso
o carenza di Mg.
La maggior parte dei marcatori tumorali è costituita da sostanze (per lo più proteine) elaborate sia
da cellule neoplastiche che da cellule normali nell’ambito del rapporto con il tumore; la variazione
è di tipo quantitativo. Possono essere trovati nel sangue, ma anche nelle urine, nelle feci, nello
stesso tessuto tumorale o in altri tessuti o liquidi organici di una certa percentuale di pazienti
neoplastici. Un esempio di marker è l’antigene CA15/3, spesso elevato nei carcinomi della
mammella e nel tumore del polmone. Uno dei markers più utilizzato per l’individuazione veloce di
tumore alla prostata è il PSA, che nonostante abbia una bassa sensibilità (bassi livelli di PSA non
escludono presenza di tumore) e bassa specificità (aumento moderato dell’antigene, può essere
legato a patologie non tumorali), i suoi livelli si innalzano molto precocemente.
Il sistema urinario ha la funzione di filtro poiché elimina dal sangue e secerne cataboliti) come
urea, creatinina e prodotti finali della degradazione dell’Hb) tramite l’urina; ha una funzione
omeostatica ovvero regola l’equilibrio idrico, l’equilibrio acido-base, la PA ed ha una funzione
ormonale tramite la produzione di ormoni coinvolti in eritropoiesi, gluconeogenesi e metabolismo
del Ca++. L’unità funzionale dell’apparato urinario è il nefrone dove si realizzano 3 processi che
portano alla formazione dell’urina: la filtrazione glomerulare, il riassorbimento tubulare, la
secrezione tubulare e l’escrezione uretrale.
L’esame delle urine può dare informazioni sulla funzionalità renale, su infezioni o neoplasie legate
a rene e vescica, può dare informazioni sulla funzionalità di altri organi e su eventuali disturbi
metabolici come il diabete.
- analisi fisiche valutando colore, odore e aspetto, per esempio la formazione di schiuma
indica la presenza di proteine nel campione,
La creatinina è il risultato della degradazione della creatina a livello dei muscoli; la reazione, che
fornisce l’energia per la contrazione, comporta la formazione di piccole quantità di creatinina che
passa nel sangue e viene eliminata in modo molto efficiente dai reni. Anche questa misura è quindi
utilizzata come indice di funzionalità renale.
L’acido urico è il prodotto terminale del catabolismo purinico, se nelle urine raggiunge elevate
concentrazioni, precipita rapidamente sotto forma di cristalli determinando la formazione di
calcoli renali.
Il parametro utilizzato per misurare la quantità di sostanze escrete è la CLEARENCE RENALE. Nella
pratica clinica si ricorreva più spesso alla misura della clearance della creatinina, che è endogena,
ma presenta il limite di essere parzialmente secreta dalle cellule del tubulo renale.
La funzionaltà intestinale può essere monitorata mediante la valutazione di specifiche sostanze nel
sangue (ferro, vitamine, anticorpi...)
L’esame delle feci può essere molto utile in certe patologie del tratto gastrointestinale. Molto
spesso viene richiesta la coprocoltura per indagare sulle cause di una dissenteria.
Esame macroscopico valutati: quantità (100-200 g/die), colore (bruno), forma, consistenza,
odore e pH (normalmente neutro)
Esame microscopico rilevata l’eventuale presenza di sangue, muco, pus, fibre muscolari non
digerite, residui alimentari, parassiti. Se le perdite di sangue appartengono alle alte vie digerenti, il
sangue assume un colore nerastro (melena), poiché è stato digerito, se contrariamente appartiene
all’area del colon-retto acquisirà un colore rosso vivo.