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Sono i globuli rossi, le cellule più numerose del nostro sangue , e anche quelle che
conferiscono al nostro fluido vitale il caratteristico color rosso rubino.
Se li guardi al microscopio appaiono come dei piccoli dischi volanti, con forma
biconcava e un color rosa scuro leggermente più chiaro al centro .
Dai 4 ai 6 milioni per ml cubo sono i globuli rossi presenti nel sangue di un adulto (la
quantità varia a seconda del genere e dell’età, le donne ne hanno un pochino meno
rispetto agli uomini);
Eritrociti è il loro secondo nome, perché il termine eritròs in greco antico significava
rosso;
7-8 micron (millesimi di millimetro), è il diametro medio di un globulo rosso;
25% del totale delle cellule del corpo, è la percentuale di globuli rossi che possediamo;
120 giorni, è la durata media della loro vita;
Sono privi di nucleo e di altre strutture interne (es. i mitocondri e ribosomi, presenti
nella maggior parte delle cellule del corpo) e pertanto non possono replicarsi, né
produrre proteine, né effettuare respirazione aerobica per generare energia come le
altre cellule;
Sono rivestiti di una membrana sulla cui superficie sono presenti specifici antigeni che
determinano l’appartenenza ad uno dei quattro principali gruppi sanguigni (A, B, AB, 0).
2 milioni sono i globuli rossi che il midollo osseo produce ogni secondo! Questo
continuo ricambio è necessario perché, come abbiamo visto, gli eritrociti non sono in
grado di moltiplicarsi da sé;
La milza è l’organo in cui i globuli rossi “vecchi” vengono “rottamati” ;
Ferro (soprattutto), ma anche zinco, rame, lipidi , vitamine del gruppo B e aminoacidi
sono sostanze di partenza che occorrono al midollo osseo per “costruire” i globuli rossi.
Emoglobina è la proteina costitutiva dei globuli rossi, fatta prevalentemente di ferro,
che è anche il pigmento che conferisce il color rosso agli eritrociti
In gravidanza vengono prodotti molti più globuli rossi, perché servono anche allo sviluppo
del feto;
Trasportare ossigeno attraverso il flusso sanguigno e farlo arrivare a tutte i distretti
del corpo è il compito principale dei globuli rossi;
La caratteristica forma biconcava, la leggerezza e la flessibilità della loro struttura
permette agli eritrociti di “passare” attraverso i capillari facilmente e raggiungere le
cellule di organi e tessuti interni;
RBC, è la sigla che identifica i globuli rossi nelle analisi del sangue;
Emocromo, è l’esame del sangue in cui troviamo anche le informazioni sui nostri
eritrociti, ovvero il loro numero globale, la concentrazione di emoglobina ( HB), l’MCV (il
volume medio dei globuli rossi), EDW (l’ampiezza di distribuzione dei globuli rossi).
Un rapido identikit dei globuli rossi non basta per comprendere ciò che queste minuscole
cellule fanno per noi, occorre approfondire le loro funzioni, che sono direttamente
collegate con la respirazione e la circolazione del nostro corpo.
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La funzione principale dei globuli rossi è quella di promuovere lo scambio
gassoso negli organi e tessuti del corpo. Significa che queste cellule
trasportano ossigeno “fresco” e lo donano alle cellule, e in cambio recuperano
l’anidride carbonica da eliminare. Tutt’altro che un compito semplice, come
potrebbe sembrare.
Al contrario, il nostro corpo dipende da questo scambio, senza il quale non
potremmo sopravvivere. Infatti i sistemi respiratorio e cardiocircolatorio del nostro
organismo convergono verso questa funzione: fornire ossigeno (nutrimento) alle
singole componenti di ogni organo e tessuto, ovvero le cellule, affinché
possano svolgere le funziono biologiche a cui sono preposti gli organi di cui fanno
parte. Il tutto grazie al nostro sangue e ai nostri piccoli “operai” rossi.
Una volta che gli eritrociti arrivano nei polmoni, l’emoglobina in essi contenuta si
lega agli atomi di ossigeno formando l’ossiemoglobina. Il colore dei globuli rossi
con l’ossigeno “fresco” è di un bel rosso brillante. Questi ultimi, come abbiamo
visto, hanno una struttura biconcava, leggermente schiacciati al centro come una
pizza, per poter superare agevolmente la barriera costituita dalle pareti dei vasi
sanguigni.
Una volta che il sangue ossigenato, quindi i nostri eritrociti carichi di
ossiemoglobina, arrivano ai capillari, che sono i vasi più sottili e periferici, si
riversano nel plasma (la parte liquida del sangue) e da questo alle cellule dei vari
distretti del corpo. A loro volta, le cellule prendono l’ossigeno di cui hanno
bisogno, e rilasciano l’anidride carbonica, sostanza di scarto del loro metabolismo,
che a sua volta si lega con l’emoglobina dei globuli rossi, che diventa ora
carbominoemoglobina, e assumendo una colorazione rossa più scura.
A un macrolivello, quindi, questo è il processo biologico che ci mantiene vivi:
A+, A-
B+, B-
AB+, AB-
0+,0-
Gruppo A. Sulla superficie dei globuli rossi è presente l’antigene A e nel
plasma l’anticorpo B;
Gruppo B. Sui globuli rossi troviamo l’antigene B e nel plasma l’anticorpo
A;
Gruppo AB. Sui globuli rossi di chi appartiene a questo gruppo sanguigno
sono presenti sia l’antigene A che l’antigene B, mentre nel plasma non si
trova alcun anticorpo né A, né B;
Gruppo 0. Non sono presenti antigeni sulla membrana di rivestimento di
questi globuli rossi, ma nel plasma troviamo sia gli anticorpi A che B.
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Ma cosa sono questi antigeni e perché ci serve sapere se li abbiamo o no, e di che
tipo? Gli antigeni eritrocitari, anche detti agglutinogeni, sono molecole in grado
di innescare una reazione immunitaria, mentre gli anticorpi sono
immunoglobuline prodotte dal sistema immunitario che “rispondono” alla
stimolazione degli antigeni.
Pertanto, se appartengo al gruppo A, e nei miei globuli rossi sono presenti gli
antigeni A e nel mio plasma gli anticorpi anti-B, significa che non potrò ricevere
sangue (in caso di trasfusione) del gruppo B o AB perché questo scatenerebbe
una reazione immunitaria di rigetto. Pertanto chi appartiene al gruppo A può
ricevere sangue del proprio gruppo o del gruppo 0, il quale non ha antigeni.
Per tale ragione chi appartiene al gruppo sanguigno 0 è anche
definito “donatore universale”, perché i suoi globuli rossi non “attaccano” gli
altri globuli rossi di nessun tipo. Tuttavia, dal momento che nel loro plasma sono
presenti gli anticorpi anti A e anti B, possono ricevere sangue in trasfusione solo
da persone con lo stesso gruppo sanguigno.
La conta dei globuli rossi fa parte delle analisi del sangue di routine, ed è inserita
all’interno dell’esame emocromocitometrico, in associazione con altre indagini
relative alle cellule del nostro sangue. Abbiamo visto che in media un individuo
adulto ha una quantità di eritrociti circolanti pari a 5 milioni per millilitro di
sangue. Ovvero, circa 25 miliardi di miliardi di globuli rossi!
Ma, se andiamo nello specifico, scopriamo che:
Negli uomini adulti la conta degli eritrociti (RBC) nelle analisi del sangue si
aggira tra 4,4 e i 6 milioni per ml;
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Nelle donne adulte non gravide, invece, il numero di unità scende un pochino,
attestandosi tra i 3,9 e i 5,3 milioni per ml.
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Sono svariate le patologie che provocano un calo o un aumento nella produzione
dei globuli rossi, e che producono sintomi più o meno severi.
Abbiamo precisato come le malattie o anomalie più comuni che portano a un
impoverimento del nostro sangue e causa di una ridotta o ridottissima generazione
di eritrociti (o di emoglobina) sono le anemie.
L’anemia è, in generale, una condizione caratterizzata da una carenza produttiva
di globuli rossi nuovi e sani, da cui consegue un indebolimento generale
dell’organismo. Se non ci sono sufficienti globuli rossi, infatti, a chi si legano gli
atomi di ossigeno, e come raggiungono le cellule di tutti i distretti del corpo?
Comuni sintomi di anemia sono infatti senso di affaticamento, deficit di memoria e
di concentrazione, stordimento e capogiri, tachicardia e fiato corto: l’organismo va
in sofferenza.
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Talassemie. Sono malattie ereditarie che comportano dei difetti genetici
nella produzione di emoglobina. Ve ne sono di due tipi: la alfa-talassemia e
la beta-talassemia .
In Italia è presente la beta-talassemia, diffusasi a causa della malaria
endemica in alcuni territori, e non a caso chiamata anemia mediterranea.
Decisamente men
o numerosi dei globuli rossi (il rapporto è di 1:1000), i globuli bianchi,
o leucociti sono chiamati così in quanto non “colorati” dall’emoglobina,.
Sono, pertanto, anch’esse cellule del sangue altamente specializzate,
suddivise in cinque sottotipi, e hanno un compito importantissimo:
difendere l’organismo dalle minacce interne ed esterne.
Come si evince, anche nella conta dei globuli bianchi, sia nel bambino/a piccolo/a
che nell’adulto/a esiste un buon margine differenziale individuale che dipende
da molti fattori, ma che in sé non ha un significato patologico.
Esistono tre principali tipologie di globuli bianchi, che li distinguono per funzione e
per caratteristiche, ovvero:
Granulociti;
Monociti;
Linfociti.
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A loro volta, ciascuno si differenzia e specializza:
Linfociti B. Sono proprio questi globuli bianchi che hanno il compito di rilasciare
nell’organismo gli anticorpi, ovvero sostanze proteiche a forma di Y che si
legano agli antigeni dei microrganismi infettivi o delle cellule infettate e possono
fare due cose: distruggerli direttamente, oppure “segnalarli” ai linfociti T affinché
siano questi ad occuparsi della loro disintegrazione;
Linfociti T. Sono incredibilmente longevi (possono durare molti anni prima di
“morire”) e ve ne sono di diverso tipo:
I linfociti T “helper”, che rilasciano una sostanza chiamata citochina, a sua volta
responsabile di dirigere la risposta immunitaria degli altri leucociti;
I linfociti T “killer” (o citotissici) che, com'è facilmente intuibile, “uccidono” i
germi infettivi rilasciando speciali molecole;
I linfociti T “memory” mantengono memoria del tipo di agente infettivo che ha
attaccato l’organismo (es. un virus) anche dopo la guarigione, e si attivano
immediatamente nel caso di un secondo “attacco”;
I linfociti T “regolatori”, che hanno un compito delicato: quello di controllare che
gli altri linfociti T non “marchino” come nemiche le cellule sane del corpo
anziché quelle infettate o neoplastiche. Attenzione: come vedremo, una loro
débâcle sta dietro il meccanismo dell’autoimmunità.
Questi sono dunque i bravi soldatini del nostro sistema immunitario che, in
condizioni di salute in cui non stiamo “covando” alcuna infezione, sono
relativamente pochi.
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