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La scorsa volta abbiamo visto in linea di massima come si effettua il prelievo di sangue e quali
potrebbero essere gli errori
procedurali che per via preanalitica,
analitica o post-analitica possono in
qualche modo inficiare il risultato e
quindi ci possono dare dei falsi
positivi o dei falsi negativi. Su questo
ricordiamoci che è molto importante
la preparazione adeguata del
paziente, soprattutto per la fase
preanalitica. Nella fase analitica
ricordiamoci di utilizzare il metodo
idoneo e di adeguare sempre il
nostro metodo con i controlli positivi
e negativi, quindi di utilizzare degli
approcci che ci consentano di
verificare la qualità del metodo che
stiamo utilizzando. La fase post-
analitica è una fase dove effettivamente c'è massimo una percentuale del 17% di errore e quindi
stiamo parlando di una fase in cui la trascrizione del risultato e la refertazione dovrebbero essere
teoricamente in assenza di errori.
Per entrare nel merito della lezione odierna, ci occuperemo oggi dell'esame emocromocitometrico
e in particolare delle informazioni principali che ci fornisce quest’esame e quando questi valori
possono essere alterati di che malattie possono essere indicativi in linea di massima. Per fare
questo ricordiamoci da cosa è costituito il sangue che è un tessuto liquido e come vedete in una
provetta di sangue che faremo coagulare noi avremo un 45% di volume costituito da globuli rossi
(anche un po’ meno in realtà intorno al 43-42%), poi c'è questo 1-3% costituito da globuli bianchi e
piastrine. Invece la parte liquida sovrastante, che è formata per lo più da una soluzione acquosa in
cui sono disciolti sali minerali e le proteine plasmatiche, corrisponde al 55%. Quando parlo di
globuli rossi sto parlando di tutta la parte corpuscolata e come voi già sapete sono dell'ordine di
grandezza di 4-5 milioni per mm3 di sangue, mentre le piastrine sono dell'ordine di grandezza di
200/300/400 mila per mm3 e i globuli bianchi sono dell'ordine di grandezza di 4.000 massimo
10.000. Per cui il 100% del volume della massa corpuscolata è effettivamente costituita dai globuli
rossi e il resto diciamo è abbastanza trascurabile. Perciò quando parliamo di ematocrito mi
riferisco al rapporto del volume tra la parte corpuscolata e la parte liquida. Sicuramente il globulo
rosso è quello che pesa maggiormente nel determinare questo rapporto per quanto riguarda la
parte corpuscolata. Quindi sappiamo che se ci sono variazioni di questo rapporto in senso
patologico questo è imputabile ad un aumento o ad una riduzione dei globuli rossi o ad un
aumento o ad una riduzione della parte acquosa. Sicuramente globuli bianchi e piastrine non
determinano una variazione apprezzabile di questo rapporto. Quindi all’ematocrito contribuiscono
essenzialmente il plasma e il volume dei globuli rossi, non sicuramente quello dei globuli bianchi e
piastrine e il motivo lo capite grazie a questa raffigurazione grafica che ci aiuta a capire il perché
quando facciamo il rapporto tra il volume percentuale di parte corpuscolata e parte liquida. Quindi
alterazioni di quel valore sono correlabili a questi due fattori non tanto a globuli bianchi e
piastrine.
Quali sono le funzioni del sangue? Mantenimento della temperatura, trasporto di gas respiratori,
trasporto di ormoni e altri metaboliti vari. Quindi diciamo ha una funzione importantissima.
Il processo di
formazione delle
cellule del
sangue viene
definito
emopoiesi e ha
origine proprio
dal midollo
osseo. Solo in
epoca fetale
inizialmente
viene espletato
nel sacco
vitellino, poi
successivamente
avviene a livello
epatico o nella
milza e poi in
epoche
successive si
stabilizza nel midollo osseo. Questo processo non è nient'altro che una differenziazione cellulare,
quindi partiamo da un precursore staminale multipotente emopoietico e avviene quello che viene
definito commitment, cioè c'è qualche segnale che proviene dal microambiente che dice a questa
cellula staminale multipotente di differenziarsi o in senso mieloide a partire da un progenitore
comune mieloide che darà a sua volta origine anche ai granulociti (basofili, neutrofili ed eosinofili),
ai monociti e ai megacariociti da cui poi derivano le piastrine, o in senso linfoide che parte da un
progenitore linfoide per dare origine alle cellule natural killer, ai linfociti di tipo T e di tipo B.
Questo processo di eritropoiesi che dà luogo alla formazione di eritrociti da chi è iniziato?
Innanzitutto, quando nel sangue sono presenti basse tensioni di ossigeno si ha lo stimolo
eritropoietinico, quindi a livello renale viene rilasciato questo ormone e questo viaggia proprio a
livello midollare per dare l'input al commitment in senso mieloide e in senso eritropoietico. Le
cellule degli eritrociti sono cellule anucleate molto semplici che non hanno un abbondante
citoplasma e sono cellule molto povere da un punto di vista strutturale. Sono semplicemente
dotate di estrema elasticità e flessibilità. Hanno questa forma di disco biconcavo che ne aumenta
notevolmente la superficie e questo è fondamentale per gli scambi e hanno un diametro di 8 μm
per cui riescono ad infilarsi anche nei capillari più piccoli. Quindi abbiamo detto che sono cellule
senza nucleo, senza mitocondri, non presentano ribosomi né tanto meno componenti del reticolo
citoplasmatico o per esempio apparato di Golgi e quant'altro. Come mai hanno questo asset così
particolare da un punto di vista strutturale e da un punto di vista metabolico? Perché la loro
funzione non è quella sintetica. A livello dell’eritroblasto abbiamo una cellula che darà origine agli
eritrociti ed è una cellula che ha un apparato sintetico molto sviluppato perché produrrà
tantissima emoglobina che è la proteina più importante contenuta nei globuli rossi deputata allo
scambio dell'ossigeno e dell’anidride carbonica. Tuttavia, quando l’eritroblasto matura va a
perdere tutte queste componenti e rimane con la sola emoglobina perché di fatto deve espletare
solo questa funzione. Il processo eritropoietico è un processo tutto sommato abbastanza breve
della durata di 4-5 giorni e una volta che si formano in circolo questi globuli rossi avranno una vita
media di 120 giorni e quindi verranno immediatamente rimpiazzati alla fine del loro ciclo vitale.
Gli eosinofili invece sono tra lo 0 e 6% di tutta la popolazione leucociti e arrivano a massimo 450
cellule per microlitro o mm3 di sangue. La caratteristica del nucleo è quella di essere a forma
bilobata. Se fate uno striscio di sangue li individuate veramente facilmente a casa del nucleo
peculiare e analogamente a quanto succede per i basofili queste cellule presentano un recettore
per le immunoglobuline E e quindi diciamo si possono legare alcuni allergeni. Dunque, in qualche
modo partecipano in reazioni allergiche ma soprattutto intervengono nella difesa aspecifica da
parte di parassiti ed
elminti proprio perché
contengono una serie
di molecole, tra cui
questa proteina basica
maggiore (MBP), uno
dei componenti dei
granuli degli eosinofili
che viene colorato
dall’eosina. Gli
eosinofili si chiamano
così proprio perché
amano l’eosina che è
un colorante a
carattere acido. Quindi
significa che i granuli
degli eosinofili sono basici poiché appunto si fanno legare dai coloranti di carattere acido e la
proteina basica maggiore è proprio uno dei componenti più importanti dei granuli degli eosinofili
che vanno a legare l’eosina quando uno fa lo striscio di sangue ed esercita azione citotossica che
anche insieme a delle perossidasi ci consente di difenderci da infezioni parassitarie ed elmintiche.
Le piastrine sono
frammenti cellulari
coinvolti nell’emostasi:
non hanno nucleo ed è
come se venissero da
questo grande
megacarioblasto che va
incontro a
frammentazione durante
la differenziazione
emopoietica in senso
megacariocitico.
Il problema opposto invece è quello della leucopenia, ovvero una riduzione dei leucociti circolanti
al di sotto delle 4.000 cellule per mm3 di sangue. Per
quanto riguarda i neutrofili, parliamo di neutropenia
quando il valore dei neutrofili scende sotto le 2000
cellule per mm3, tuttavia, ricordiamoci che se il valore
si mantiene comunque al di sopra dei 1000 abbiamo
una neutropenia diciamo di carattere lieve e non è
eccessivamente preoccupante. Invece se il valore si
assesta tra 500 e 1000 cellule per mm3, la neutropenia
viene definita moderata e per valori di neutrofili
invece inferiori alle 500 cellule per mm3 parliamo di
una neutropenia severa. Ovviamente il rischio più
importante è quello che si sviluppino processi infettivi.
Ricordiamoci ancora una volta che
le cause più importanti di
neutropenia sono:
• le infezioni virali che vanno
essenzialmente a
consumare queste cellule e
a volte anche infezioni
batteriche
• l'utilizzo di farmaci come
per esempio
chemioterapici, antibiotici,
tranquillanti
• oppure la neutropenia può
intervenire per due cause
diciamo non esogene
(infezioni virali e farmaci): o
da eccessiva distruzione periferica, per esempio ci può essere una neutropenia di tipo
autoimmune quindi a causa di un processo autoimmunitario abbiamo una produzione di
autoanticorpi che vanno a distruggere i neutrofili oppure se la milza è interessata da
processi di splenomegalia allora si può avere anche un aumento del sequestro splenico di
queste cellule. Ricordiamoci anche un'altra cosa che se il midollo è ipoplasico, o aplasico
addirittura, oppure se c'è un'invasione neoplastica a livello midollare e nel contesto di
neoplasie solide che sono andate a metastatizzare a livello del midollo, allora questo
potrebbe determinare una neutropenia caratterizzata dall’alterazione a livello midollare.
Nella sezione dei globuli rossi abbiamo 3 parametri fondamentali e 4 indici eritrocitari.
Dall'insieme di questi tre parametri e quattro indici riusciamo a derivare un’ampia quantità di
informazioni che ci serve per definire le anemie ovvero quelle condizioni patologiche
caratterizzate da una riduzione dell’emoglobina circolante.
I globuli rossi sono cellule deputate al trasporto di ossigeno che massimo durano 120 giorni. Sono
caratterizzate da:
• presenza di emoglobina di tipo A (due catene alfa e due catene beta) e se diversa da questa
è nella maggior parte dei casi patologica perché le altre due isoforme sono scarsamente
presenti
• una membrana elastica estremamente deformabile ed estremamente plastica in maniera
tale da poter entrare anche a livello dei capillari più piccoli
• produzione a livello midollare sotto stimolo eritropoietinico
• distruzione a livello splenico quindi nell'organo emocateretico più importante e recupero
essendo metabolizzata poi a bilirubina
I globuli rossi appena prodotti, quando sono immessi in circolo dopo il processo di differenziazione
in senso eritropoietico nel midollo osseo, sono cellule giovani che vengono definite reticolociti
poiché presentano un citoplasma ricco in reticoli. Hanno già perso il nucleo, tuttavia contengono
ancora una certa quantità di ribosomi per continuare un po’ di sintesi proteica però nel giro di
pochi giorni, massimo due giorni, questi reticolociti maturano completamente perdendo i pochi
ribosomi rimasti e quindi diventano eritrociti maturi. I reticolociti, evidenziabili con la colorazione
di blu di metilene e ovviamente al citofluorimetro perché hanno dimensioni più grandi rispetto ai
globuli rossi, sono importanti nel contesto delle malattie dei globuli rossi e delle emoglobinopatie
perché ci possono dare un'informazione di quanto il midollo sta lavorando in senso eritropoietico
perché è chiaro che se vediamo assenza di reticolociti nel sangue periferico (sono sempre espressi
come percentuale del numero di globuli rossi e sono 1-2% massimo dei globuli rossi circolanti)
allora il problema può essere proprio nell’eritroblastogenesi, come un’aplasia midollare,
un’invasione neoplastica del midollo, un farmaco che mi determina una soppressione della
funzione emopoetica. Quindi l'assenza di reticolociti ci potrebbe definire una di quelle anemie che
appartengono alle classi dell’anemia da ridotta o assente eritroblastogenesi.
Combinando questi tre parametri fondamentali ai quattro indici abbiamo dei valori che ci aiutano
a capire le patologie collegate ai globuli rossi e in particolare all'emoglobina. Le anemie vengono
definite come delle condizioni patologiche conseguenti a una riduzione del contenuto di
emoglobina circolante che poi può essere attribuibile alla presenza di emoglobina patologica, a
una presenza di globuli rossi più piccoli o in numero alterato oppure a globuli rossi che vengono
più facilmente intrappolati dagli organi dell’emocateresi e vanno incontro ad emolisi più
facilmente.
Vediamo quali sono questi tre parametri per poter procedere:
• numero dei globuli rossi. Cosa ce lo da? O facciamo lo striscio di sangue o più
frequentemente andiamo ad applicare il campione al citofluorimetro e il campione corre là
e la macchina ci dà il numero dei globuli rossi che abbiamo detto va da 4,2 a 5,6 milioni di
cellule per mm3 di sangue con delle piccole oscillazioni tra il sesso femminile e il sesso
maschile
• contenuto di emoglobina con
un range dai 12 ai 17 grammi
per decilitro di sangue con
differenze sempre tra sesso
maschile e sesso femminile
• l’ematocrito che è il rapporto
fra la componente
corpuscolata e la parte liquida
del sangue. Il valore normale
di ematocrito è mediamente
45%, leggermente di meno
per le donne e leggermente di
più per gli uomini. A
determinare questo rapporto
tra la parte corpuscolata e la
parte liquida la fanno da
maggiore i globuli rossi rispetto ai globuli bianchi e piastrine perché sono in quantità molto
più alta quindi il contributo che apportano le altre due è estremamente trascurabile
Gli indici eritrocitari invece sono quattro:
• il volume medio dei globuli rossi (MCV)
• il contenuto medio di emoglobina del singolo globulo rosso (MCH)
• la concentrazione media di emoglobina espressa come percentuale sulla massa totale di
eritrociti (MCHC)
• l'ampiezza di distribuzione dei volumi eritrocitari (RDW)
MCV: volume cellulare medio. Questo valore si può calcolare andando a dividere il valore
dell’ematocrito con il numero dei globuli rossi (Hct/RBC). Comprendendo quale sia il volume
cellulare medio dei globuli rossi possiamo distinguere globuli rossi normocitici, in caso di volume
medio corpuscolare normale compreso tra 80-97 fL (femtolitri, cioè micrometri cubici), emazie
microcitiche, quando abbiamo valori inferiori agli 80 fL e macrocitiche quando si osservano valori
superiori ai 97 fL.
MCH: contenuto emoglobinico eritrocitario medio. Questo indice eritrocitario si può calcolare
dividendo il valore dell’emoglobina totale con il numero di globuli rossi (Hb/RBC). Questo ci
consente di differenziare emazie normocromiche (25-34 pg), ipocromiche (<25 pg) e ipercromiche
(>34 pg).
MCHC: concentrazione emoglobinica eritrocitaria media. Si calcola dal rapporto tra emoglobina ed
ematocrito (Hb/Hct) e sta ad indicare il grado di saturazione dell’emoglobina della massa
eritrocitaria .
RDW: red cell distribution width, cioè l’ampiezza della curva di distribuzione dei volumi eritrocitari.
Ovviamente i globuli rossi non presentano tutti un uguale volume perciò questo indice ci permette
di osservare l’ampiezza di un intervallo dove ad un estremo avremo il globulo rosso con volume
minore e all’estremo opposto il globulo rosso con volume maggiore. Più il valore di ampiezza della
curva di distribuzione dei volumi eritrocitari è grande, più gli eritrociti saranno di dimensioni
diverse tra loro. Viceversa, più l’ RDW è piccolo, più gli eritrociti avranno lo stesso volume. Se
abbiamo un soggetto anemico di tipo ipocromico e tutti i globuli rossi sono tutti esattamente
piccoli, avremo un RDW molto piccolo. Quando l’RDW ha valori elevati, abbiamo eritrociti di
dimensioni eterogenee. È un indice di anisocitosi. Valori normali :11-16.5 %. Di solito, in un
soggetto normale abbiamo un valore di RDW pari a 14%.
Questo valore ci permette di differenziare i vari tipi di anemia. A parità di emazie microcitiche e
quindi di dimensioni minori rispetto alla media, allora abbiamo anemie carenziali, come l’anemia
sideropenica , da carenza di ferro, in cui però l’RDW è più alto rispetto alla norma, superiore al 16
%, quindi una popolazione di eritrociti con dimensioni più eterogenee, in cui coesistono globuli
rossi di volume ridotto e di volume normale perché la carenza di ferro varia nel tempo, a causa
della variabilità dell’introito marziale e delle perdite ematiche . Invece, nelle anemie talassemiche,
che sono altrettanto microcitiche, ma caratterizzate da un deficit genetico o relativo alle catene
alfa o relativo alle catene beta, avremo un RDW nella norma, perché i globuli rossi sono tutti
equamente piccoli. Dunque grazie a questo valore sarà possibile operare una diagnosi
differenziale.
ANORMALITA’ MORFOLOGICHE DEI GLOBULI ROSSI
RETICOLOCITI
Si tratta di ‘’giovani’’ globuli rossi
appena rilasciati dal midollo osseo,
dopo il processo eritropoietico, sono
presenti in quantità pari all’1% degli
eritrociti totali. La loro conta, che si
può effettuare perché questi
presentano reticoli endoplasmatici
colorabili con blu di metilene, ci
permette di avere un’idea circa la
funzionalità del midollo osseo in senso
eritropoietico. La conta dei reticolociti
è espressa di solito come percentuale
dei globuli rossi ( valore normale 1-2% dei globuli rossi totali). In termini numerici, la conta
reticolocitaria normale varia da 50.000 a 100.000 su mm cubo. Possiamo osservare una riduzione
del numero dei reticolociti, quando l’eritropoiesi è inefficace, in presenza o di anemie
megaloblastiche o di sindromi mielodisplastiche oppure in caso di talassemie (microcitica
ipocromica) o anche di anemia perniciosa (macrocitica ipocromica). Invece, in caso di anemie
rigenerative, carenziali e emorragiche, abbiamo un aumento di tipo compensatorio del numero di
reticolociti. In questi casi la reticolocitosi persiste finché non si ripristina il livello normale di
emoglobina.
Per quanto riguarda la sezione delle piastrine, l’emocromo,
analogamente a quanto succede con la sezione dei globuli
rossi, riporta:
- il numero di piastrine
- il volume piastrinico medio (MPV)
- Il rapporto percentuale piastrine / parte liquida
(piastrinocrito-PCT)
- L’ampiezza della distribuzione dei volumi piastrinici
(PDW)
- La P-LCR (platelet-large cell ratio) percentuale delle piastrine di grandi dimensioni
ANEMIE
Talvolta questi gruppi si sovrappongono perché spesso oltre all’emoglobina patologica abbiamo
una deformazione della membrana del globulo rosso che porta ad emolisi meccanica automatica
che determina la ridotta sopravvivenza del globulo rosso stesso. Abbiamo, dunque, alterazioni
dell’eritrocita di tipo metabolico-strutturale, alterazioni dell’emoglobina, quindi presenza di
emoglobina patologica, come nel caso dell’anemia falciforme oppure emolisi immune o
meccanica.
CARENZA DI GLUCOSIO-6-
FOSFATO DEIDROGENASI
EMOGLOBINOPATIE
Si tratta di alterazioni nella produzione di
emoglobina, che risulterà strutturalmente
anomala. Nella maggior parte dei casi,
abbiamo la sostituzione di un aminoacido
del residuo di acido glutammico nella
catena beta dell’emoglobina.