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Desire Merien, professore di biologia, vive e lavora a Lorient, nella Bretagna francese.
Preoccupato da problemi di malattia, comincio giovanissimo ad interessarsi ai metodi naturali di
salute e particolarmente alle Idee Igieniste praticate e divulgate negli Stati Uniti dal dr. Shelton
e dal dr. H.Tilden e In Francia da Albert Mosseri.
Si e sforzato di raggiungere un equilibrio personale e un modo di vita sano in un ambiente
poco favorevole, quale quello della citta. In una nazione industrialmente avanzata.
Dopo una ventina danni di pratica delligiene vitale ha fondato il Centro Nature et Vie,
nel quale organizza soggiorni di iniziazione alla dietetica igienista, al digiuno e stages di
epanouiesement personale, utilizrendo tecniche psico-corporee quali la biorespirazione, la
bioanalisi e la liberazione dal controllo.
Il Centro pubblica una rivista trimestrale e svolge una intensa attivita di corsi, anche per
corrispondenza.
PREFAZIONE
Il punto di partenza del pensiero igienista e che salute e malattia non sono dovute al
caso; luna e laltra dipendono dalle nostre scelte di vita. Il capitale ereditario che ci
accompagna dalla nascita puo, in maggiore o minor misura influire sulla situazione, ma
una salute eccellente si ha soltanto se si riesce ad armonizzare il modo di vita con le
proprie possibilita originarie.
La salute e dunque una questione di volonta e di responsabilita. Correre da uno spe-
cialista ad un altro, da una diagnosi ad unaltra, da una terapia ad unaltra, serve soltanto
a farci affondare sempre di piu nella malattia e nella depressione che vi si accompagna.
Ciascuno deve darsi carico della propria salute, personalmente, senza delegare nessun
altro.
Per far questo bisogna innanzi tutto riconoscere che la malattia e un rimedio messo
in atto dalla natura e un messaggio per la nostra volonta cosciente: lorganismo reagisce
agli insulti che gli vengono da una condotta di vita sbagliata. Cos la diarrea ripulisce
lintestino per impedire un avvelenamento del sangue, la febbre disintossica le cellule, i
foruncoli purificano il sangue. . . e, al tempo stesso, febbre, foruncoli, diarrea segnalano
lerrore.
Il sistema igienista utilizza i fattori delligiene naturale come materiali necessari alla
salute e non come rimedi, per i malati e per i sani, a seconda delle capacita degli uni e
degli altri. Il riposo, come fattore di ricupero (digiuno, riposo muscolare, sensoriale
e sessuale), alimenti sani, aria, sole, luce, pulizia, fiducia nella forza risanatrice della
natura.
Nessuna ricetta quindi per guarire questa o quellaltra malattia, nessuna erba, nessun
prodotto chimico, nessuna diagnosi; solo il rispetto delle regole di vita che generano la
salute.
I sintomi dalla malattia appaiono quando lintossicazione delle cellule (tossiemia) di-
venta intollerabile. La tossiemia puo risultare da cause fisiche, come alimentazione ec-
cessiva, squilibrata, addittivata, cattiva digestione, medicinali, esposizione a radiazioni o
altro, ma anche da cause psichiche. Tensioni, ansie, stress, possono inibire un corretto
funzionamento degli organi.
Di fatto tutto si riconduce alla tossiemia; quando le cellule sono intossicate ogni rea-
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di Desire Merien
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Capitolo 1
Semplificare lalimentazione
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di Desire Merien
Lautore
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Capitolo 2
Come avviene la digestione
La digestione rappresenta linsieme degli atti meccanici, secretori e chimici che concor-
rono a modificare gli alimenti e ridurli in corpi semplici detti nutrienti che saranno
direttamente assorbibili e assimilabili.
La digestione avviene nellapparato digerente, che, nelluomo, e costituito dalla cavita
boccale (denti, lingua, ghiandole salivari), dalla faringe, dallesofago, dallo stomaco,
dallintestino, dal pancreas, dal fegato, e da varie ghiandole.
La digestione e innanzi tutto un fenomeno meccanico. Gli alimenti sono portati alla
bocca, triturati dai denti e impregnati di saliva. Si trasformano in una pasta molle e con
laiuto della lingua il boccone, detto bolo, scivola verso la faringe. Il bolo oltrepassa la
faringe, ovvero viene deglutito, e qui termina il controllo volontario del cibo, che si inoltra
nellesofago dove unonda di contrazione muscolare (movimento peristaltico) lo portera
verso lo stomaco.
Quando il cibo penetra nello stomaco, le pareti di questultimo si distendono. Il piloro
rimane chiuso, tranne che per il passaggio dei liquidi che vanno direttamente nellintestino
tenue. Nello stomaco gli alimenti vengono rimescolati e impregnati con i succhi gastri-
ci; si trasformano cos in una pappetta chiamata chimo ed escono per ondate successive
quando il piloro si distende.
Nellintestino tenue, come nello stomaco, i movimenti sono dettati dalla necessita
di consentire lazione del succo pancreatico, della bile e dei succhi intestinali. Lo
scuotimento favorisce lazione di questi succhi e i movimenti peristaltici assicurano la-
vanzamento del contenuto. Nellintestino tenue si produce una separazione fra i nutrienti
assimilabili, trattenuti dai villi intestinali e i rifiuti, spinti nellintestino crasso; una valvola
a senso unico si oppone al loro ritorno nellintestino tenue.
Nel crasso i rifiuti sono compressi, sempre per effetto di movimenti peristaltici. Infine
essi arrivano al retto producendo una sensazione che induce alla evacuazione.
La digestione e anche un fenomeno chimico che consiste in una serie di reazioni
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di Desire Merien
per trasformare i protidi, i glucidi e i lipidi. Queste reazioni sono rese possibili, cioe
catalizzate, dagli enzimi contenuti nei succhi digestivi.
Il primo enzima e quello contenuto nella saliva, la ptialina. Oltre al suo ruolo nel-
lambito dei fenomeni meccanici della masticazione e della deglutizione, essa ha una-
zione nella trasformazione chimica dei glucidi. La saliva e secreta con un atto riflesso,
dovuto alle eccitazioni della mucosa della lingua e/o allinfluenza dei centri nervosi, per
lintermediazione della vista e dellolfatto.
Il succo gastrico proviene da ghiandole situate nella mucosa dello stomaco. Contiene
dellacido cloridrico (da 1 a 5 per mille) e alcuni enzimi: il presame o caglio soprattutto
nei bambini, la pepsina e una lipasi.
Il succo pancreatico ha una reazione alcalina, e probabilmente il piu importante dei
succhi digestivi. In effetti contiene una lipasi, due proteasi (la tripsina e la chimotripsina),
una amilasi e una peptidasi.
La bile e prodotta dal fegato e poi immagazzinata nella vescichetta biliare, in attesa
di essere versata nellintestino. La bile non puo dirsi precisamente un succo digestivo, in
quanto non contiene enzimi, ma solo sali che servono ad emulsionare, cioe ridurre in
particelle piccolissime, i grassi.
I succhi intestinali hanno una reazione alcalina. Provengono da ghiandole situate nella
mucosa dellintestino tenue. Contengono diversi enzimi, lenterochinasi, la maltasi, la
saccarasi e due peptidasi.
La digestione dei glucidi consiste nella trasformazione degli amidi e degli zuccheri in
zuccheri semplici. Essa avviene in presenza di una amilasi (ptialina della saliva e amilasi
pancreatica) e in certe condizioni di temperatura, esistenti nel corpo umano.
In una prima fase lamido si trasforma in maltosio:
+ amilasi
2(C6 H10 O5 )n + nH2 O nC12 H22 O11
che si legge. . .
+ amilasi
amido + acqua maltosio
poi, in una seconda fase, il maltosio, come pure il saccarosio e il lattosio si trasfor-
mano in zuccheri ancora piu semplici (glucosio, levulosio, e galattosio) per effetto di
un enzima intestinale: maltasi o saccarasi o lattasi.
+ enzima
C12 H22 O11 + H2 O C6 H12 O6
che si legge. . .
+ enzima
maltosio/saccarosio/lattosio + acqua glucosio/levulosi/galattosio
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La digestione dei protidi avviene anchessa in due tempi, come quella degli amidi.
Innanzi tutto il latte, sotto lazione del caglio o presame si trasforma in caseina e in poli-
petidi. Nelladulto, che non ha piu il caglio nel succo gastrico, un enzima pancreatico
fa cagliare il latte. La caseina e le altre proteine (della carne, del pesce, delle uova),
compresa lalbumina, sono trasformate in polipeptidi per effetto di tre enzimi: la pepsina
dello stomaco (che agisce in presenza di acido cloridrico) o la tripsina o la chimotripsina
pancreatica.
+ proteasi
P roteina + H2 O polipeptidi
+ peptidasi
P olipeptidi + H2 O aminoacidi
La digestione dei lipidi inizia per effetto dei sali biliari che emulsionano i grassi in par-
ticelle finissime. Lenzima pancreatico che digerisce i grassi puo cos agire su una super-
ficie piu ampia e i gliceridi iniziali vengono trasformati in grassi semplici, cioe glicerolo
e acidi grassi.
+ lipasi
Gliceridi + H2 O glicerolo + acidi grassi
Lacqua e i sali minerali, infine, non sono digeriti, ma assorbiti senza cambiamenti di
stato, lungo tutto il tubo digerente. Ma e soprattutto a livello dellintestino tenue che
avviene il principale assorbimento. Le vitamine e la glicerina sono ugualmente assorbite
senza trasformazioni di sorta.
Ora che abbiamo visto quali sono gli enzimi che agiscono sulla digestione degli ali-
menti e come avviene la loro trasformazione possiamo vedere un po meglio cosa avviene
nei vari organi preposti alla digestione.
Nella bocca, abbiamo detto che la secrezione salivale, contenente la ptialina, agisce
sugli amidi solo quando lambiente e alcalino o neutro, cioe non acido. Gli amidi, quando
sostano sufficientemente nella bocca o nello stomaco, in ambiente alcalino o neutro, sono
trasformati in zuccheri semplici. Questa azione chimica, che e la sola realizzata in bocca,
e tanto piu incompleta quanto meno il cibo viene masticato e insalivato. Lo zucchero
alimentare o saccarosio praticamente non viene modificato dalla saliva.
Nello stomaco, il succo gastrico agisce essenzialmente sulle proteine, per azione della
pepsina, in presenza di acido cloridrico: il ph o grado di acidita, e fra 2 e 4. La pepsina
favorisce lidrolisi delle proteine per trasformarle in polipeptidi, stadio intermedio fra le
proteine e gli aminoacidi. Nello stomaco del bambino, il caglio trasforma il caseinogeno,
proteina particolare del latte, in caseina e in polipeptidi. La caseina, come lalbumina,
saranno poi sottoposte allazione della pepsina per essere ridotte in polipeptidi. Nello
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stomaco i grassi subiscono poche trasformazioni; solo alcuni di essi vengono trasformati
in acidi grassi.
Nellintestino tenue arrivano gli alimenti ridotti dallo stomaco in chimo, di natura
acida. Sotto linfluenza di questa acidita, la mucosa del duodeno, che e la parte dellin-
testino tenue situata immediatamente dopo lo stomaco, produce un ormone, la secretina.
Questa passa nel sangue e provoca la secrezione del succo pancreatico. In assenza di
questo meccanismo ormonale, un secondo meccanismo nervoso puo condurre allo stesso
risultato.
Quando il chimo raggiunge il duodeno viene sottoposto allazione del succo pan-
creatico, che e uno dei succhi digestivi piu importanti, in quanto il suo corredo en-
zimatico e il piu completo: agisce su tutti i tipi di alimenti e puo, da solo, portare a
termine la digestione.
Lamilasi pancreatica e lanalogo addominale della ptialina della saliva. Lazione
della ptialina idrolizza circa il 20% degli amidi ingeriti; lamilasi pancreatica e molto
piu attiva poiche e capace di digerire 20.000 volte il suo peso in amidi, in 30 minuti.
La trasformazione dellamido cotto puo raggiungere il 90%, mentre quella dellami-
do crudo e molto piu ridotta. Notiamo qui per inciso che lamido non costituisce, ne
quello contenuto nei cereali ne quello delle patate, un alimento strettamente idoneo
alla specie umana; e con la cottura che luomo ha trovato un artificio per renderlo
piu digeribile.
Le due proteinasi pancreatiche la tripsina e la chimotripsina dopo essere state attivate
dallenterochinasi continuano le modificazioni iniziate nello stomaco ad opera della pep-
sina, trasformando le proteine in polipeptidi. Osserviamo che questa azione si svolge in
ambiente alcalino ( 7 < pH < 9 ). Tale alcalinita e favorita dalla bile. Infine, una pep-
tidasi pancreatica (la carbossipeptidasi) prolunga lazione delle proteinasi continuando a
trasformare i polipeptidi in aminoacidi, ultimo stadio della digestione delle proteine.
La lipasi pancreatica provoca la trasformazione dei gliceridi in glicerolo e acidi gras-
si; questi ultimi si trasformano in saponi. La lipasi pancreatica, solubile in acqua, agisce
solo sulla superfice delle particelle di grasso e quindi la sua efficacia aumenta quanto piu
le particelle sono piccole. Versata nellintestino tenue, la bile, assolve questo compito
emulsionando i grassi, cioe riducendoli in particelle minute. Inoltre la bile rinforza di-
rettamente lattivita di questa lipasi, arrivando fino a quadruplicare il suo potere di
digestione dei lipidi.
Il pH ottimale, favorevole allazione della lipasi si situa fra 7 e 8, favorito dalla pre-
senza della bile. Nel duodeno, dove il pH e acido, lidrolisi dei grassi e meno rapida che
nel digiuno, lungo il quale lalcalinita aumenta.
I succhi intestinali intervengono poi per concludere la digestione degli alimenti, non
ancora effettuata in precedenza. Tre enzimi intestinali trasformano per idrolisi i disaccari-
di (maltosio, saccarosio e lattosio) in monosaccaridi (glucosio, levulosio e galattosio) che
sono direttamente assimilabili. Il maltosio, primo risultato della digestione degli amidi,
e trasformato, sotto leffetto della maltasi, in glucosio e levulosio; il saccarosio, presente
nello zucchero industriale di canna o di barbabietola, si scinde in glucosio e levulosio,
sotto leffetto di un altro enzima, linvertina; una lattasi trasforma il lattosio in galattosio.
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Infine lerepsina contiene due peptidasi che assicurano lidrolisi delle proteine fino al loro
stadio ultimo, gli aminoacidi.
Allinfuori dello stomaco e della prima parte del duodeno, che sono praticamente sterili
a motivo dellacidita del succo gastrico (in ambiente molto acido i microrganismi non
possono vivere, n.d.t.), nelle altre porzioni dellintestino tenue e crasso vivono numerosi
germi. Questa popolazione microbica agisce sui costituenti alimentari presenti nellin-
testino ed opera le ultime trasformazioni. In particolare fa evolvere la cellulosa non
intaccata dai succhi digestivi verso lo stadio di zucchero semplice o glucosio, che viene
parzialmente assorbito nella prima parte dellintestino crasso. Questo, la cui principa-
le funzione e quella di assorbire lacqua del contenuto intestinale, possiede un potere di
assorbimento che si riduce via via che si procede verso lano.
Esiste anche un succo digestivo nellintestino crasso, ma il suo potere e praticamente
nullo. Le tracce di enzimi che vi si trovano non hanno importanza fisiologica; oltrepassata
la valvola ileo-cecale, la. digestione termina e continua soltanto lassorbimento dellac-
qua. La digestione microbica prosegue, cos come abbiamo detto, ma non e strettamente
indispensabile alla vita dellorganismo.
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Questo pH si situa abitualmente fra 2 e 4. Notiamo che e piu elevato del pH del succo
gastrico puro, determinato dalla concentrazione in acido cloridrico, che si avvicina all1.
Certe circostanze rallentano lazione della pepsina o addirittura vi si oppongono.
Cos le bevande ghiacciate sospendono la sua azione, lalcool la distrugge.
Per contro, la vista del cibo o il suo sapore, provocano una secrezione di pepsina,
quando lalimento corrisponde al substrato di questo enzima. In caso contrario non si
produce secrezione.
Lamilasi pancreatica agisce in ambiente poco acido. Il pH ottimale si situa fra 6,9 e
7.
Le proteasi pancreatiche, cioe la tripsina e la chimotripsina, hanno una azione par-
ticolarmente efficace sulle proteine che hanno gia subito un inizio di trasformazione, ad
opera della pepsina dello stomaco. Esse sviluppano il massimo di efficacia in ambiente
alcalino, cioe quando il pH e fra 7 e 9. Questo pH ottimale, in questa zona di variazione,
dipende dalla natura del substrato, vale a dire dal genere di proteine ingerite.
La tupsina e attivata dalla enterochinasi, succo intestinale.
La peptidasi pancreatica agisce in ambiente alcalino.
La lipasi pancreatica sviluppa ugualmente il massimo di efficacia in ambiente alcalino.
Il suo pH ottimale si situa fra 7 e 8. Questo pH si ha nel digiuno, meno acido del duodeno,
che lo precede nellintestino tenue. La sua attivita e amplificata dallintervento dei sali
biliari.
Le saccarasi intestinali non agiscono direttamente allinterno dellintestino tenue. I
disaccaridi penetrano nella mucosa intestinale che contiene le saccarasi ed e qui che si
produce la loro trasformazione in monosaccaridi.
Avviene lo stesso per le peptidasi intestinali, la cui azione si situa a contatto delle
cellule della mucosa che le contiene.
Si puo dunque concludere che le secrezioni enzimatiche sono in funzione degli ali-
menti ingeriti. Delle ghiandole specializzate reagiscono agli stimoli registrati dal cervello
ed emettono degli enzimi specifici per ogni tipo di alimento ingerito.
Lo stomaco, in particolare, possiede dei milioni di ghiandole che secernono succhi
gastrici diversi, adatti ai bisogni digestivi dei differenti tipi di alimenti. Cos il succo
gastrico puo essere fortemente acido o quasi neutro. Questa variabilita del pH ga-
strico muta altres nel tempo: essendo lacidita direttamente dipendente dallalimento da
digerire.
Si osserva lo stesso fenomeno di adattamento della secrezione enzimatica a livello
della saliva. A seconda dei bisogni, tale o talaltra ghiandola salivare entrano in azione.
Cos, la ptialina non si produce se non in presenza di amido. Se si mangia zucchero raf-
finato, la ptialina sara completamente assente nella saliva emessa. Analogamente quando
si mangiano solo proteine o grassi.
Gli alimenti poi non richiedono tempi uguali per essere digeriti.
Gli zuccheri della frutta non subiscono praticamente. alcuna digestione: essi sono
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Capitolo 3
Associare opportunamente gli alimenti
per eliminare la TOSSIEMIA
Le informazioni presentate fin qui, ci permettono ora di affrontare il problema cos im-
portante delle compatibilita alimentari.
associazione amido-acido
La digestione degli amidi concentrati (cereali, patate) inizia nella bocca, sotto leffetto
della amilasi salivare: la ptialina. Poiche questo enzima non agisce se non in ambiente
neutro o debolmente alcalino, ogni ingestione di amido, unito ad acido (es. associazione
pane e arance) rallenta o annulla completamente lazione della ptialina sullamido.
Ora questa azione rappresenta circa il 20% dellazione di insieme delle amilasi salivari e
pancreatica sullamido.
Lamido, non trasformato per la presenza dellacido, rischia di imputridire nello sto-
maco ovvero di subire delle trasformazioni che annullano lazione ulteriore dellamilasi
pancreatica.
Non ve alcun motivo di mangiare amidi e acidi nello stesso pasto.
Il pasto di amidi preceduto dallingestione di frutta acida (arance, pompelmi, manda-
rini, mandarance) e da escludere1 . Per la stessa ragione, bisogna evitare di mettere del
1
Anche il pomodoro si deve includere tra la frutta acida. Pane e pomodoro, pasta con succo di
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succo di limone, dellaceto e ogni altro alimento acido nel condimento dellinsalata
che consumiamo con gli amidi, come i cereali e le patate.
Unaltra ragione importante che si oppone alla associazione amido-acido, e che lor-
ganismo deve effettuare un investimento energetico importante per ridurre gli acidi della
frutta acida prima di ricavare i sali minerali e il loro potere alcalinizzante. Poiche la dige-
stione degli amidi necessita ugualmente di un forte apporto di energia vitale, risulta
evidente che associare frutta acida e amidi rischia di oltrepassare la potenzialita energetica
di molte persone che vivono in uno stato permanente di scarsa energia vitale (vale a
dire in una situazione energetica ridotta, dunque insufficiente).
Infine, ecco un altro argomento che si oppone alla associazione amido-frutta acida: si
tratta del tempo di digestione di ciascuno degli elementi di questa associazione alimenta-
re. Gli amidi richiedono un lungo tempo per essere digeriti, mentre la frutta acida nelle
persone normali, e rapidamente digerita e assorbita. Questa differenza nella velocita di
gestione, favorisce la putrefazione del miscuglio acido-amido.
Conclusione: consumate gli amidi senza acidi. Lassociazione amido-acido e incom-
patibile.
associazione amido-proteina
La ptialina della saliva che agisce sugli amidi e molto sensibile allacido cloridrico dello
stomaco. Il succo gastrico contiene, in presenza di proteine concentrate, dell 1 al 5 per
mille di HCl (acido cloridrico) allo stato libero; orbene, una percentuale dello 0,03 per
mille di HCl libero e sufficiente a rallentare lazione della ptialina sugli amidi. Que-
sto enzima puo essere distrutto allorche lacido cloridrico libero oltrepassa questultima
concentrazione.
Appare quindi evidente che la digestione salivare dellamido e quella gastrica delle
proteine si realizzano in ambiente acido-basico opposti: la prima si effettua in ambiente
leggermente alcalino o neutro, la seconda in ambiente acido, tanto piu acido quanto piu la
proteina ingerita e pura e concentrata.
Lo stomaco e in grado di dosare lacidita del suo succo digestivo a seconda degli
alimenti assorbiti.
Se lalimento ingerito e una protema magra concentrata, il succo gastrico emesso sara
molto acido, e questo succo intralcera gravemente la digestione degli amidi insalivati nella
bocca.
Ma quando lalimento ingerito e un amido, la reazione del succo gastrico e meno aci-
da. Lamido che e stato preventivamente insalivato con la ptialina, continuera nella bocca
poi nello stomaco, la sua trasformazione in maltosio che non sara arrestata da un eccesso
di acidita. Notiamo che lamilasi pancreatica, ben piu potente della amilasi salivare,
agisce anchessa in ambiente quasi neutro (6,9 - 7) in modo che questa azione sara
rinforzata dallarrivo di un chimo non troppo acido.
pomodoro, ecc. di cui si fa grande consumo in Italia sono sconsigliate dagli igienisti (N.d.R.)
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associazione amido-zucchero
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associazione amido-grassi
associazione amido-verdure
I vegetali crudi, sotto forma di insalata o leggermente cotti (decrudits, secondo il vo-
cabolo inventato al Centro Nature et Vie) occupano un posto preponderante nella alimen-
tazione. Le verdure, soprattutto quelle a cellulosa tenera, possono e devono essere
consumate in presenza di amidi. Apportano la freschezza necessaria in un pasto
amidaceo, i sali minerali e gli oligoelementi necessari alla utilizzazione degli zuc-
cheri semplici, ottenuti a partire dagli amidi ed inoltre le vitamine necessarie alla
digestione degli amidi (fra cui quelle del gruppo B).
Del resto, i vegetali, generalmente sprovvisti di una grande concentrazione di proteine
e grassi, non intralciano il processo di digestione degli amidi. E molto raccomandabile
consumare verdure in un pasto di amidi.
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associazione amido-acqua
La maggior parte degli autori che parlano di associazioni alimentari (fra cui il dr.Shelton)
raccomandano di evitare di bere acqua durante il pasto; sia questo a base di amidi o a
base di proteine. Spiegano il loro punto di vista, dichiarando che lacqua diluisce lazione
egli enzimi digestivi e li trascina verso lintestino, opponendosi cos alla loro azione. Cio
e probabilmente vero se lacqua e assorbita in grande quantita durante il pasto; cio
provoca un vero dilavamento degli enzimi.
Questi autori propongono quindi di bere dellacqua prima dellora del pasto, se si
ha sete; da un quarto dora a mezzora prima del pasto. Di fatto, generalmente non
si ha sete prima del pasto e tanto meno se avremo mangiato una razione sufficiente di
frutta al mattino come prima colazione. Ed e spesso durante il pasto che appare la sete.
Sete che e reale e che si spiega con il fatto che gli amidi sono consumati di preferenza
asciutti. Del resto abbiamo ripetuto molte volte che gli amidi (cereali principalmente)
non costituiscono, allo stato crudo, lalimento ideale delluomo. Anche dopo la cottura,
che prepara la loro digestione, trasformandoli parzialmente in glucosio, essi necessita-
no di essere trasformati per idrolisi, in maltosio. E questa idrolisi richiede acqua.
Lacqua verra quindi sottratta ai tessuti se non sara assunta tramite i vegetali o per
assorbimento diretto.
La sequenza di digestione degli amidi sara ottima quando il consumo di questi amidi,
serviti asciutti, sara seguito dallapporto di cellulosa tenera, come insalate diverse, oppure
acqua, se la sete si fa decisamente sentire; lapporto di acqua dovra essere dosato
secondo il bisogno2 .
Bisogna osservare che i succhi di frutta, per quanto ricchi di acqua, non calmano gene-
ralmente la sete, a causa della richiesta dacqua provocata dagli zuccheri raffinati; poiche
lassociazione zuccheri-amidi non e raccomandabile, non si dovranno bere succhi di
frutta, dopo un pasto di cibi amidacei.
In conclusione, ricordiamo che gli amidi non costituiscono un alimento ideale per
luomo e che, per questo motivo, la richiesta di acqua da parte dellorganismo durante un
pasto a base di amidacei, o dopo di esso, rappresenta probabilmente un tentativo di com-
pensare questa non specificita alimentare. Cio rappresenta dunque unulteriore ragione
per moderare il consumo di amidi e di zuccheri complessi, in generale.
associazione amido-amido
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sto che, pur non opponendovisi rigorosamente, gli igienisti sconsigliano lassociazione
amido-amido e raccomandano di non prendere abitualmente che un solo amido concen-
trato per pasto, per coloro che desiderano consumarne.
associazione amido-latte
***
Cos come abbiamo visto nel capitolo precedente, lazione di idrolisi che, le amilasi sa-
livare e pancreatica sono suscettibili di effettuare sugli amidi, dipende da certi fattori di
associazioni alimentari.
Gli acidi, le proteine, gli zuccheri, intralciano lazione di queste amilasi. I grassi,
un eccesso dacqua, unassociazione di amidi diversi, rallentano la loro azione, senza
opporvisi.
Le verdure, lacqua in piccola quantita, favoriscono lazione delle amilasi. Il ri-
sultato dellazione delle amilasi sugli amidi e lottenimento, per idrolisi, di un disaccaride,
il maltosio.
Il maltosio cos ottenuto subisce, al livello inferiore dellintestino tenue, lazione della
maltasi intestinale che lo trasforma in zucchero semplice: glucosio e levulosio, diretta-
mente assimilabili.
Ricordiamo, innanzi tutto, che la digestione corretta degli amidi richiede una riserva
sensibile di energia. Questa circostanza, di per se, rappresenta ai nostri occhi la migliore
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giustificazione alla proposta di ingerire gli amidi cotti da soli, o accompagnati da verdura
a cellulosa tenera e, facoltativamente, da un po di materie grasse.
Il capitale energetico della maggior parte delle persone e ridotto e laggiunta di protei-
ne (principalmente magre) di acidi o di zuccheri ad un pasto costituito da amidi, provoca
troppo sovente delle catastofi intestinali che a posteriori, si ripercuotono su tutto lorgani-
smo. Il risultato della digestione scorretta degli amidi e la fermentazione. Gli amidi, come
gli zuccheri, devono essere ridotti allo stato di zuccheri seplici o monosaccaridi (glucosio,
levulosio, galattosio) per essere assorbiti dalla parete intestinale. Ma se essi subiscono una
fermentazione, li ritroviamo allo stato di ossido di carbonio, di corpi acidi: acido ossalico,
acido acetico, alcool, ecc.
Tutti questi prodotti sono tossici e creeranno dei malesseri. Cio produrra dei bron-
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tolii intestinali con emissione di gas maleodoranti, areofagia con il suo, corredo di
compressione di organi, perfino stordimenti e svenimenti.
Tutti questi fenomeni paradigestivi sono anormali. La risposta artificiosa che si da loro
e che consiste nellingurgitare medicine varie per compensare questo stress digestivo, e
ugualmente illusoria ed anormale. Bisogna realizzare una digestione corretta degli amidi,
poiche il consumo degli amidi, in associazione con altri alimenti non compatibili, genera
dei disturbi digestivi.
Vedi tavola riepilogativa sulla digestione degli amidi.
Come abbiamo detto precedentemente, gli zuccheri (disaccaridi) subiscono solo lazione
digestiva degli enzimi intestinali. E dunque pericoloso ingerirli insieme a qualsiasi
altro alimento.
associazione zucchero-amido
associazione zucchero-grassi
(Per es. creme zuccherate, frutta dolce frutta proteica) tale associazione e mediamente
accettabile. La digestione dei disaccaridi e squilibrata di per se, soprattutto quando si
tratta di saccarosio industriale bianco o rosso, sprovvisto di vitamine e di sali minerali.
Questa digestione dipende soprattutto dalla rapidita del transito di questi zuccheri fino
alla sede dove ha luogo lazione degli enzimi intestinali. E facile capire come i grassi, di
per se lenti da digerire, non favoriranno questo transfert intestinale diretto, che gioverebbe
agli zuccheri.
associazione zucchero-sale
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associazione zucchero-verdure
associazione zucchero-proteine
Va considerata da due diversi punti di vista. A seconda che la proteina sia grassa (noci,
formaggi grassi, tuorli duovo, carni grasse), dunque a digestione lenta, oppure magra
(formaggi magri o yogurth magri), dunque a digestione rapida.
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Gli zuccheri inducono un fenomeno di inibizione della secrezione degli enzimi neces-
sari alla digestione delle proteine, cio rischia di creare dei disordini sia per la digestione
degli zuccheri che delle proteine. In linea generale il consumo di zuccheri e proteine allo
stesso pasto non e raccomandabile.
Tuttavia, se si tratta di proteine magre a digestione rapida, leffetto di inibizione
non e cos manifesto, in quanto questo tipo di proteina provoca una secrezione abbon-
dante di proteasi gastrica e intestinale. Si puo dunque considerare che lo zucchero e le
proteine magre arrivano rapidamente nella zona dellintestino tenue in cui agiscono la
saccarasi e le peptidasi intestinali.
Lassociazione zucchero proteine-magre e quindi semi-compatibile.
associazione zucchero-acido
E molto difficile da digerire. Potrebbe trattarsi, per esempio, della arancia con lo zucchero.
In effetti lacido della frutta necessita innanzi tutto di essere neutralizzato perche i
sali minerali siano utilizzabili e gli zuccheri assorbibili. Questa operazione rischia di
richiedere lungo tempo se, lorganismo non ha una discreta energia. Questa attesa della
digestione degli acidi si oppone al transito rapido dello zucchero a livello intestinale.
E preferibile evitare lassociazione zucchero-acido. Il risultato della digestione nor-
male dello zucchero complesso e uno zucchero semplice ottenuto dopo lazione delle
saccarasi intestinali sui diversi zuccheri
Naturalmente, quando il transito degli zuccheri e rallentato per una causa qualsiasi,
oppure vi e una sovraimmissione di zuccheri concentrati, si rischia di avere una digestione
anormale con fermentazione e formazione di prodotti nocivi derivati, come, gia detto.
Consultare la tavola riepilogativa sulla digestione degli zuccheri doppi (disaccaridi).
Gli zuccheri semplici: glucosio, fruttosio, levulosio, galattosio, che si trovano nella frutta
o nel latte, sono direttamente assimilabili a livello intestinale e non subiscono alcuna
digestione nel condotto digerente.
Il loro transito nel tubo digerente dovra effettuarsi il piu rapidamente possibile per
evitare fenomeni di fermentazione con il loro corteo di malesseri.
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(monosaccaridi).
La cellulosa, cos come abbiamo detto precedentemente, non e sensibile agli enzimi del
tubo digerente. Subisce tuttavia, verso la parte terminale dellintestino tenue e la prima
parte di quello crasso, unazione microbica che fa evolvere una parte di essa verso la
struttura del glucosio. Ma questa operazione resta molto parziale nelluomo.
Allinfuori degli zuccheri semplici, direttamente essorbibili a livello intestinale, gli amidi
e gli zuccheri doppi subiscono una digestione piu o meno complessa, per essere ridotti a
zuccheri semplici.
Un principio essenziale e di non intralciare questa digestione con laggiunta, agli amidi
e agli zuccheri, di alimenti con un loro processo digestivo incompatibile.
La grande regola che si desume dallosservazione della digestione degli amidi e degli
zuccheri e che questi dovrebbero essere, per quanto possibile, ingeriti in associazioni
semplificate.
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associazione proteina-amidi
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Per contro, se ingeriamo dapprima lamido e se abbiamo cura di masticare bene questo
amido, lemissione di saliva con ptialina sara certa e la digestione dellamido sotto lazio-
ne di questo enzima si realizzera in bocca; continuera nello stomaco, che non emettera
immediatamente dei succhi molto acidi.
Per lingestione successiva delle proteine, vanno distinte due situazioni:
la proteina e grassa: possono essere delle noci, del formaggio grasso, delle carni
grasse. . . In questo caso, i lipidi ritarderanno lemissione di pepsina. La digestione
dellamido si prolunghera e alla fine delloperazione, quando il risultato della dige-
stione (in parte maltosio) dellamido sara spinto attraverso il piloro nellintestino,
la digestione della proteina potra iniziare, anche se con un certo ritardo.
Ecco perche abbiamo detto precedentemente che lassociazione amido-proteina gras-
sa puo essere considerata semi-compatibile. Osserviamo tuttavia che la digestione
di questo tipo di pasto richiede una importante quantita di energia per essere condot-
ta a termine, in quanto i suoi tre costituenti, amido, grasso e proteina, necessitano,
ciascuno di per se, di un investimento energetico importante. Questo tipo di pasto
sara definito pesante.
la proteina e magra: potrebbe essere uno yogurth acido, un formaggio bianco ma-
gro. In questo caso lirruzione della pepsina seguira da vicino larrivo della proteina
nello stomaco e ne seguira un deterioramento simultaneo dellamido e della proteina
con fermentazione e putrefazione, cos come abbiamo visto precedentemente.
Lassociazione proteina magra-amido e davvero sconsigliabile da ogni punto di vi-
sta: e probabilmente una delle peggiori associazioni alimentari che possano esistere.
Infine non bisoga dimenticare che la digestione delle proteine continua, nellintestino,
sotto lazione degli enzimi pancreatici: la tripsina e la chimotripsina. Ma la condizio-
ne necessaria affinche questa digestione proteica intestinale possa esistere, e che i pro-
tidi ingeriti vi arrivino allo stato di protidi o di protidi semidigeriti, sotto lazione della
pepsina gastrica. In effetti, se i protidi sono deteriorati per putrefazione nello stomaco,
perche sono stati ingeriti insieme agli amidi, la digestione proteica intestinale non av-
verra e la putrefazione aumentera, con il suo seguito di sintomi specifici (brontolii, gas
putridi, ecc.). Va da se che questi stessi protidi distrutti non potranno subire nemmeno
lazione complementare delle peptidasi intestinali e, in conclusione, possiamo dire che
non saranno assorbiti, quindi saranno inutili e perfino dannosi per lorganismo.
associazione proteina-acidi
La digestione delle proteine inizia nello stomaco sotto lazione della pepsina. La pepsina
puo agire solo in presenza di acido cloridrico (HCl) e la concentrazione in HCl di-
pende dalla natura della proteina ingerita; sara piu elevata per una proteina magra
rispetto ad una grassa, ma sara in ogni modo specifica per ogni tipo di proteina.
Cos la pepsina agisce solo in ambiente acido adatto alla natura della proteina da dige-
rire. Laggiunta di acidi ( sotto forma di olio o di prodotti chimici diversi) distrugge questa
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armonia di adattamento acido alla proteina. Ne consegue una impossibilita di azione della
pepsina sulla proteina e un processo di putrefazione di questultima.
Evidentemente tutto qui e questione di dosaggio; piccole quantita di acido in un
pasto proteico non portano a situazioni catastrofiche (per esempio, un po di pomodoro
in un pasto proteico, per il resto ben associato).
Tutto sta nella concentrazione dellacido assorbito. A dosi elevate, lacido si oppone,
perfino alla secrezione della pepsina e a quella dellacido cloridrico.
Lacido deve essere neutralizzato, per essere esso stesso digerito, e questo lavoro
ritarda la digestione proteica.
Il chimo acido quando esce dallo stomaco, deve diventare alcalino nellintestino tenue
affinche lazione delle proteasi pancreatiche e delle peptidasi intestinali possa realizzarsi
sulle proteine parzialmente trasformate dalla pepsina dello stomaco. Un eccesso di aci-
do intralcia la trasformazione del chimo gastrico acido e, rallenta lazione degli enzimi
intestinali.
Distingueremo ugualmente le associazioni:
associazione proteina-grassi
I grassi svolgono un ruolo inibitore del succo gastrico. In questo senso, essi indur-
ranno un rallentamento, della digestione delle proteine. Una proteina associata ad un
grasso, provochera una digestione lenta e talvolta difficile, per le persone a scarsa energia.
Anche qui tutto dipendera dalla concentrazione dei grassi mescolati ai protidi.
Noi consideriamo dunque lassociazione proteina-grassi come una associazione sol-
tanto semi-compatibile.
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associazione proteina-zucchero
Abbiamo gia parlato di questa associazione. Ricordiamo che noi consideriamo lasso-
ciazione proteina grassa-zucchero come molto incompatibile e lassociazione proteina
magra-zucchero come relativamente compatibile.
associazione proteina-verdure
Le verdure, soprattutto quelle a cellulosa tenera, si associano molto bene alle proteine
in generale, ma soprattutto con quelle grasse. Questo perche le verdure neutralizzano
leffetto inibitore dei grassi e perche il loro tempo di digestione si accorda con quello
delle proteine.
A motivo della loro bassa concentrazione in amidi, zuccheri ed acidi, le verdure
non intralciano la digestione delle proteine. Inoltre forniscono lacqua e i sali minerali
favorevoli alla loro digestione. Lassociazione proteine-verdure, e molto compatibile.
associazione proteina-acqua
La digestione dei protidi si effettua anchessa per idrolisi. Lacqua e dunque neces-
saria per questa operazione. Per talune proteine, come i latticini freschi (latte cagliato,
yogurth. . . ) lacqua e gia presente nellalimento. Al contrario, per le proteine delle noci,
delle uova e soprattutto dei cereali, ce un reale fabbisogno di acqua quando si consumano
queste proteine. Ecco perche e consigliabile consumare delle verdure a cellulosa tenera
durante questi pasti. E anche, se e necessario, prendere un po dacqua quando la sete
e intensa, ma evitare tuttavia di assorbire grandi quantita di acqua che diluirebbero troppo
i succhi digestivi, ritardando la digestione.
Lassociazione proteine-acqua a dunque facoltativa.
associazione proteina-proteina
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associazione proteina-sale
Notiamo che la maggior parte delle proteine possiede una certa quantita di sale (NaCl,
sale da cucina). Del resto questo sale e contenuto abbondantemente anche nella frutta e
nei vegetali, associato armonicamente agli altri sali e agli oligoelementi.
Il sale abbisogna di una quantita importante di acqua per essere neutralizzato: il suo
eccesso affatica cellule e reni; e stimolante. E dunque raccomandabile astenersene. Sic-
come i protidi sono ugualmente stimolanti, e chiaro che lassociazione proteine-sale, a
seconda delle concentrazioni adottate, rischia di essere pericolosa.
Lassociazione proteina-sale non e quindi raccomandabile.
***
Gli enzimi della saliva non hanno alcuna azione sulla digestione delle proteine. Soltanto
gli enzimi gastrici hanno un primo effetto digestivo sulle proteine.
Nel bambino vi e la produzione di un enzima, il caglio o presame, che agisce su un
protide particolare del latte, il caseinogeno, per trasformarlo in polipeptidi e in caseina.
Notiamo che nelladulto, questa azione e impossibile perche il suo stomaco non secer-
ne piu presame. Tuttavia esiste un sostitutivo nelladulto dellazione del caglio. Un altro
enzima pancreatico (la chimotripsina) effettua questo lavoro al posto del caglio.
Cos come abbiamo detto precedentemente, lazione piu importante che si svolge nello
stomaco e lazione della pepsina. In presenza di acido cloridrico essa comincia la trasfor-
mazione delle proteine in polipeptidi, stadio intermedio fra le proteine e gli aminoacidi,
prodotti terminali della digestione delle proteine.
La trasformazione delle proteine in polipeptidi continua nel duodeno per linfluenza delle
due proteasi pancreatiche: la tripsina e la chimotripsina. Queste sono del resto attivate
dallenterochinasi, enzima intestinale.
Ma, contrariamente alla azione della pepsina che si realizza in ambiente acido, quella
degli enzimi pancreatici richiede ambiente alcalino.
Il chimo acido, uscendo dallo stomaco, e alcalinizzato nel duodeno, principal-
mente ad opera dei sali biliari. Del resto, i polipeptidi che non sono stati elaborati a
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livello gastrico, possono esserlo a livello intestinale. Non bisogna dunque considerare,
ed e questa una critica che potremmo fare a Shelton, che la digestione delle proteine si
effettua soltanto nello stomaco.
Unaltra osservazione concerne il pH del chimo intestinale: e evidente che questo sara
tanto piu alcalino o piu facilmente portato allo stato alcalino quanto meno il chimo
gastrico sara acido. Cos, quando mangiamo pane solo o con verdure, la secrezione gastri-
ca non e molto acida, le proteine del pane che non sono trasformate in polipeptidi nello
stomaco, a motivo della secrezione poco acida, lo saranno piu facilmente nel duodeno,
poiche il chimo sara poco acido, dunque piu facilmente trasformabile in alcalino. Que-
sta regola dellalternanza del pH: acido nello stomaco, alcalino nel duodeno, necessaria
alla digestione delle proteine, favorisce la digestione degli alimenti, presi in associazioni
compatibili.
In seguito, i polipeptidi, che sono stati elaborati nello stomaco o nel duodeno, saranno
ridotti, con una successiva idrolisi, allo stato ultimo di aminoacidi, i soli che possono es-
sere assorbiti a livello intestinale. Questultima trasformazione si realizza sotto leffetto
della peptidasi pancreatica, la carbossipeptidasi, che agisce anchessa in ambiente alca-
lino. Il pancres e un organo molto importante per la digestione degli alimenti: ha
una funzione che purtroppo viene sovente ignorata. Bisognerebbe forse pensare alla com-
plessita della situazione che gli prospettiamo quando decidiamo di fare dei pranzi molto
eterogenei. Vi e il rischio che, piu o meno a lungo termine, delle difficolta appaiano, a
livello del pancreas. E soltanto il digiuno, seguito da pasti costituiti da alimenti associati
in modo corretto, consentira di recuperare una digestione normale.
Esiste unultima risorsa per la trasformazione dei polipeptidi in aminoacidi questa e
lazione della erepsina intestinale che contiene due peptidasi.
In conclusione vediamo che la digestione delle proteine, che e in gran parte innescata
in ambiente acido, nello stomaco; continua nellintestino, in ambiente alcalino: da qui
limportanza del consumo dei sali minerali per favorire lalcalinita di questo ambiente.
Il lettore consultera la tavola riepilogativa sulla digestione delle proteine.
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Fra queste citiamo gli stress fisici, dovuti al lavoro e allo sport.
Gli stati emotivi eccessivi (ansieta, timori, preoccupazioni. . . ) sono ugualmente
temibili. Certe conseguenze di situazioni patologiche, quali il dolore, la febbre, ecc. si
oppongono alla digestione corretta degli alimenti, soprattutto proteici.
Questa scorretta digestione delle proteine, anche se e frequente nelle societa evolute,
non puo essere considerata normale.
Il risultato della digestione anormale delle proteine e il fenomeno della putrefazione
che si sviluppa nellintestino crasso, producendo dei gas putridi, delle feci nausea-
bonde, talvolta liquide, talvolta dure, talvolta a forma di sassolini. Quando questa
situazione si prolunga nel tempo non e raro che si manifestino dei sintomi acuti o cronici
come feci sanguinolente, emorroidi o coliti.
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La digestione corretta delle proteine deve produrre delle feci inodori, non ac-
compagnate da gas. La putrefazione delle proteine e pericolosa per lorganismo in
quanto, anziche fornire aminoacidi genera dei pericolosi veleni, quale il solfito di idro-
geno, lacido fenilpropionico, lindolo, lo scatolo, il fenolo, lalcool, lacido acetico e altri
prodotti di degradazione delle proteine (ptomaine, leucomaine).
Tutti questi veleni contribuiscono ad accrescere la tossiemia esogena dellorga-
nismo, perche, se effettivamente una parte importante di questi veleni e riversata
nelle feci, unaltra parte, talvolta considerevole, e assorbita, intossica lorganismo e
si ritrova in seguito, secreta nelle urine. Queste proteine che si putrefanno, non soltanto
intossicano lorganismo ma inoltre non gli apportano nessun vantaggio. Esse non sono
partecipi del bilancio energetico se non per sottrarre energia.
Inoltre linnescarsi della putrefazione distrugge gli apporti minerali e vitaminici.
Bisogna dire ancora che noi condanniamo il ricorso a prodotti vari e sali alcalini
tendenti a ridurre gli effetti della putrefazione proteica.
Un tale espediente, infatti, non fa altro che mascherare la realta, e non puo essere
considerato come un mezzo per risolvere il problema della digestione scorretta delle
proteine.
Si spendono miliardi in medicine per compensare gli effetti disastrosi della putrefa-
zione proteica, ma a nessuno viene in mente di rimettere in discussione la natura stessa
delle cattive abitudini alimentari.
Il rispetto delle associazioni alimentari compatibili ci sembra la prima regola da os-
servare, quali che siano poi le altre difficolta che dobbiamo affrontare, per ottenere una
digestione accettabile delle proteine.
Anche quando la loro vita e resa infelice dalle incresciose abitudini alimentari,
la maggior parte delle persone alle quali si prospetta di nutrirsi tenendo conto delle
compatibilita alimentari, si oppongono al cosidetto sconvolgimento, indotto dalla os-
servanza di queste regole elementari di nutrizione. Esse dichiarano che preferiscono
vivere bene e ricorrere alle medicine per annullare gli effetti dei loro sintomi.
Non riescono a vedere alcuna apparente relazione fra il loro modo di vita e il loro
stato di salute. E vero che non sono affatto incoraggiate dagli igienisti ufficiali, molto piu
occupati a cancellare le cause ipotetiche dei loro malesseri che non a fornir loro dei reali
consigli di salute. Fino a che la realta delle conseguenze di una cattiva alimentazione non
sara capita ed ammessa, sara difficile rimediare realmente e in modo duraturo agli effetti
disastrosi della putrefazione.
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associazione lipidiamidi
I lipidi non subiscono, in vista della digestione, delle trasformazioni importanti prima di
penetrare nel duodeno, la parte dellintestino tenue che segue immediatamente lo stomaco.
Per i lipidi, non avviene dunque praticamente alcuna trasformazione chimica nella bocca e
nello stomaco, sebbene questultimo produca una lipasi gastrica, ad azione molto debole.
Per contro, il rimescolamento meccanico delle materie grasse tendera ad emulsionarle,
il che favorisce la loro digestione intestinale.
Ma le particelle di grasso che si disperdono cos sugli altri alimenti e particolarmente
sugli amidi, rallentano la digestione di questi ultimi, rendendo piu difficile il contatto con
gli enzimi specifici della loro digestione.
Cos i grassi mangiati insieme agli amidi avranno tendenza a rallentare la digestione di
questi ultimi. Tuttavia i grassi sono neutri, rispetto allazione della ptialina e della amilasi
pancreatica.
Essi non distruggeranno lazione di questi enzimi.
Noi accettiamo dunque che queste materie grasse possano essere associate agli
amidi. Ma la quantita di energia vitale di cui dispone il soggetto influenzera ampiamente
la sua possibilita di associare grassi piu o meno concentrati agli amidi. Piu il soggetto e
indebolito e piu bisognera essere prudenti almeno temporaneamente nellaggiunta di
grassi ai pasti amidacei.
Di conseguenza, noi adottiamo la regola di accettare grassi e amidi nello stesso posto.
Abbiamo gia accennato a questa associazione. Ricordiamo che gli zuccheri complessi
necessitano di un transito attraverso lo stomaco rapido, per essere condotti al livello in-
testinale nel quale si effettua la loro unica trasformazione in zucchero semplice, il solo
assimilabile.
Il fatto di mescolare zuccheri e grassi rallenta questo transito degli zuccheri che pos-
sono fermentare, se le concentrazioni in zuccheri e grassi sono importanti.
Se la concentrazione in zucchero e debole e se lenergia e abbondante, la digestio-
ne dello zucchero e della materia grassa avverra senza troppa difficolta. In situazioni
differenti, cioe grandi quantita di zucchero con i grassi e debolezza energetica del sog-
getto, la digestione sara difficoltosa. Dunque, non vi e opposizione fondamentale alla
digestione fra zuccheri complessi e grassi. Vi e soltanto concorrenza digestiva.
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Ciascuno, secondo la sua capacita energetica, potra valutare se e possibile per lui,
accettare o no questa associazione.
Gli zuccheri semplici si trovano, soprattutto nella frutta. Questi zuccheri sono diretta-
mente assorbibili a livello intestinale. Il loro transito nel tubo digerente deve dunque
effettuarsi il piu rapidamente possibile. Noi dobbiamo fare qui le stesse osservazioni fatte
per lassociazione esaminata sopra.
Tutto dipendera dalla concentrazione dello zucchero semplice e dei grassi nella asso-
ciazione e dallenergia di cui il soggetto dispone.
E dunque preferibile non adottare questa associazione frequentemente, in quanto e
poco accettabile.
associazione lipidiproteine
Se i grassi hanno un comportamento neutro rispetto allazione degli enzimi che agiscono
sugli amidi o sugli zuccheri, per contro essi hanno un ruolo inibitore nei confronti del
succo gastrico prodotto al momento della digestione delle proteine. I grassi giocano
un ruolo di rallentamento della digestione proteica gastrica. Questo ruolo e meno
evidente a livello del duodeno, per il fatto che qui i grassi sono emulsionati.
Evidentemente, come detto sopra, tutto dipendera da un lato dalla quantita di gras-
so associato alla proteina, dallaltro dallenergia vitale del soggetto. Allo stesso modo,
quando la proteina e magra, laggiunta di materie grasse e relativamente tollerabile.
Quindi senza una sistematica preclusione, noi consideriamo questa associazione lipidi-
proteine come semi-compatibile.
Per inciso, osserviamo che una associazione alimentare e decisamente incompatibile
quando il processo di digestione di uno degli elementi dellassociazione inibisce sistema-
ticamente il processo di digestione dellaltro alimento, e questo anche quando uno degli
alimenti e presente in quantita limitata e benche il soggetto disponga di una quantita di
energia sufficiente.
Cosi qualche goccia di limone e sufficiente ad inibire la digestione orale degli amidi.
associazione grassiverdure
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Le materie grasse hanno invece un effetto inibitore e rallentatore, nella digestione delle
proteine e degli amidi. Quando queste materie grasse sono accompagnate da verdure,
queste attenuano tale funzione inibitrice, favorendo la dispersione dei grassi.
Lassociazione lipidi-verdure e molto compatibile e molto raccomandabile.
associazione lipidiacqua
Notiamo che la digestione dei lipidi, come quella degli amidi e delle proteine si effettua
per idrolisi, cos come abbiamo gia spiegato. Lacqua e dunque indispensabile per questa
operazione. Orbene, le materie grasse si presentano sovente sotto forma concentrata, sia
mescolata con altri nutrienti (per es. nelle noci i grassi sono associati alle proteine) sia
allo stato libero (olii concentrati, burro, ecc. ).
Apportate allorganismo sotto forma cos concentrata, le materie grasse provoca-
no un bisogno di acqua per la loro digestione, bisogno che e preferibile assecondare,
accompagnando il pasto di lipidi con verdure tenere che apportano la loro acqua.
Ma se e necessario, cioe se la sete e avvertita intensamente, non bisogna esitare a bere
dellacqua in quantita limitata per non intralciare lazione dei succhi digestivi.
Lassociazione lipidi-acqua e dunque facoltativa. E lacqua dovra essere consumata
soltanto se il bisogno si fa sentire, ed e frequente che questo bisogno sia percepito alla
fine (o durante) un pasto. Non ci si deve opporre ad un tale bisogno, ma soddisfarlo
naturalmente.
associazione lipidiacidi
Gli acidi si trovano nei frutti acidi o in certi alimenti particolari come lo yogurth.
Gli acidi devono essere neutralizzati dallorganismo. Questa operazione rappresen-
ta un investimento energetico importante che taluni organismi indeboliti non possono
compiere se non con difficolta.
Se una sostanza grassa accompagna lingestione di un alimento acido, si creera una
difficolta ulteriore nella digestione dellacido e dei lipidi. Percio noi consideriamo questa
associazione come mediocre per le persone a forte vitalita e molto cattiva per quelle a
debole vitalita.
associazione lipidisale
Come abbiamo gia indicato piu volte, il sale trattiene lacqua. Ha tendenza a riservarsi
lacqua che sarebbe necessaria alla digestione per idrolisi dei lipidi.
Lassociazione sale-lipidi non e assolutamente consigliabile.
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associazione lipidilipidi
I lipidi sono degli alimenti che, per essere digeriti, necessitano di un investimento energe-
tico importante. Cos tutti i pasti che comportano degli alimenti grassi vengono definiti
giustamente di difficile digestione.
Se, per di piu, si mettono insieme due o tre diverse sostanze grasse, la loro digestione
sara ancor meno facile.
Cos, senza essere rigorosamente controindicata, la digestione di lipidi diversi, asso-
ciati in uno stesso pasto, e poco raccomandabile.
***
Sebbene presente nello stomaco questa lipasi non agisce praticamente sulle materie gras-
se. Vi e un debole inizio di trasformazione dei gliceridi presenti nei lipidi in glicerolo e
acidi grassi.
La lipasi pancreatica agisce sui grassi, particolarmente quando sono emulsionati in parti-
celle fini, sotto lazione dei sali biliari. Questa emulsione dei grassi permette alla lipasi di
agire su una superficie piu grande, moltiplicando cos la sua efficacia.
Cos come abbiamo indicato precedentemente, la digestione dei lipidi, come quella
dei glucidi e dei protidi, si effettua per idrolisi, secondo lo schema:
Osserviamo che questa idrolisi e piu o meno completa a seconda dei gliceridi presenti.
Si accetta come probabile una trasformazione all80% dei gliliceridi in acidi grassi.
Naturalmente questo tasso di trasformazione dei gliceridi in acidi grassi dipende dalle
associazioni nelle quali le materie grasse si presentano allazione della lipasi pancreatica:
lassociazione ideale e quella lipidi-verdure a cellulosa tenera, tipo lattuga.
Il lettore consultera le tavole riepilogative sulla digestione dei lipidi.
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Del resto lidrolisi dei grassi si realizza piu o meno rapidamente. In effetti il tempo di
idrolisi dipende dalle caratteristiche fisiche dei grassi e dalla loro attitudine allemulsione.
I grassi che hanno un punto di fusione inferiore ai 50C, principalmente gli olii vege-
tali, sono piu digeribili di quelli che fondono al di sopra dei 50C.
Inoltre, la cottura rende i grassi meno digeribili. Quando si frigge, per esempio,
si creano dei prgdotti di ossidazione, dellacroleina, ecc. Quando la digestione dei grassi
e scorretta vi e un aumento in proporzione, nei prodotti della digestione, di basi azotate
(colina) e di acido fosforico.
In conclusione, benche la digestione completa dei grassi non si realizzi interamente,
la loro digestione scorretta e tuttavia meno frequente rispetto a quella dei glucidi o dei
protidi. Le cattive associazioni alimentari, tuttavia, generano queste digestioni scorrette.
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Per zuccheri si intendono normalmente gli zuccheri industriali, ottenuti a partire dalla
canna da zucchero o dalla barbabietola da zucchero. Questi zuccheri sono costituiti per la
quasi totalita da saccarosio (zucchero doppio) la cui digestione si effettua a livello dellin-
testino tenue, sotto leffetto dellinvertina. Il saccarosio si sdoppia in zuccheri semplici,
glucosio e levulosio, direttamente assorbibili.
Le associazioni con i disaccaridi (zuccheri doppi) sono state gia esaminate. Esse re-
stano valide per gli zuccheri industriali e per tutti i dolciumi derivati, come marmellate,
gelatine di frutta e simili.
3.4.3 Le verdure
Le verdure sono, in generale, poco concentrate in glucidi, lipidi e protidi. Questo favorisce
la loro associazione con ciascuno di questialimenti. Esse forniscono essenzialmente dei
sali minerali e delle vitamine. Si associano bene con i prodotti concentrati. Tuttavia, la
loro possibilita di associazione con la frutta non e molto buona.
3.4.4 Il latte
Il latte e lalimento dei piccoli mammiferi. Contiene pertanto i nutrienti specifici necessari
alla loro crescita. Naturalmente il latte di una specie di mammiferi e adatto particolarmen-
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. . . come una foglia nel vento. . .
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te ai piccoli di quella specie. Tuttavia vi sono dei latti simili, come quello della mucca
che, in mancanza del latte di donna, puo approssimativamente sostituirsi a quello.
Resta nondimeno vero che il latte e lalimento del poppante, non quello delladulto3. Il
bambino piccolo possiede un enzima gastrico specifico della digestione del caseinogeno,
il presame o caglio.
Questo enzima scompare quando il bambino cresce ed e allora un altro enzima pan-
creatico, la chimotripsina, che svolge il ruolo del caglio.
Ma il fatto che la digestione del latte si realizzi a livello pancreatico, implica che il
latte si opporra alla digestione orale e gastrica degli amidi e delle proteine.
Il latte ritarda e appesantisce la digestione dei grassi.
La sua associazione con gli zuccheri semplici o doppi e ugualmente incompatibile; in
effetti lesistenza di lipidi e di protidi nel latte rischia di ritardare lavanzata degli zuccheri
verso lambiente intestinale.
Il latte accentua anche le difficolta di digestione degli acidi. Con le vetdure non co-
stituisce una associazione strettamente incompatibile, sebbene questa associazione debba
classificarsi come mediocre.
A nostro parere, passata leta del poppante e quella della emissione del caglio nello
stomaco, il latte non dovrebbe essere consumato dal ragazzo, dalladolescente, dalladulto
e, ancor meno, dal vecchio. In ogni caso, si accompagna male con qualsiasi alimento
di una certa importanza; dovrebbe dunque essere consumato da solo. Praticamente il
latte deve essere trasformato, per coagulazione, in cagliata o yogurth, sola forma di
utilizzazione accettabile del latte per ladulto.
3.4.5 I meloni
H. Shelton, nel suo studio sulle compatibilita alimentari, riserva una attenzione particolare
ai meloni. Dichiara che un gran numero di persone pensano essere allergiche ai meloni e
che questo non e esatto.
La difficolta di digestione dei meloni, come pure delle angurie, deriverebbe dal fat-
to che, da un lato questi alimenti sono estremamente putrescibili, dallaltro non
necessitano di digestione gastrica; la loro unica digestione si effettua nellintestino.
Di conseguenza, mangiare i meloni con altri alimenti, equivale a provocare delle
fermentazioni nel tubo digerente. E conclude invitando a mangiare i meloni da soli.
Per grandi linee accettiamo questa posizione, tuttavia ci sembra che i meloni possano
essere nondimeno accettati con la frutta fresca dolce o semi-acida, cos come con le
proteine magre, con la cagliata fresca. Questi alimenti hanno anchessi una digestione
a livello intestinale molto rapida e percio non si oppongono seriamente alla digestione dei
meloni.
3
Extra: Rudolf Steiner lo consiglia. Raccomandati: latte fermentato, bio-gurth, latticello, quark magro.
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3.4.6 I legumi
I legumi contengono al tempo stesso una forte percentuale di glucidi e di proteine. Percio
la loro digestione e difficile. Questi alimenti, intermedi fra quelli di degenerazione e
quelli di compromesso4 , dovranno essere consumati con moderazione. In generale essi
si associano molto male con tutti gli altri alimenti, eccetto i legumi stessi.
Il lettore consultera la tavola riepilogativa delle associazioni alimentari.
4
Lautore chiama alimenti di degenerazione gli alcoolici, il caffe, il the, il cacao, lo zucchero e anche
la carne, il pesce, le spezie e il sale. Questi alimenti accelerano la degenerazione delle cellule provocando
malattie, invecchiamento e morte precoce, tanto piu quanto piu vi si fa ricorso. Alimenti di compromesso
sono i cereali, i legumi, i latticini, le uova, i grassi concentrati e il miele. Essi non sono propriamente
alimenti adatti alluomo ma, utilizzati con discernimento e in associazioni opportune, possono essere
ben tollerati. Infine gli alimenti ideali sono le verdure fresche, la frutta fresca e secca: secondo lautore
sono gli alimenti piu adatti alla specie umana e quindi capaci di mantenere sani, vigonosi, longevi. (n.d.t.).
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Capitolo 4
Ringiovanire semplificando
lalimentazione
Lo studio che abbiamo presentato sulle compatibilita alimentari non rappresenta, eviden-
temente, che un primo approccio, un tentativo di riflessione sulla maniera di assemblare i
nostri alimenti poiche, troppo sovente siamo inclini ad organizzare i nostri pasti.
Lideale sarebbe consumare ogni alimento da solo. Mettere insieme due alimenti di
natura diversa e sempre un tentativo di forzare le nostre possibilita naturali di digestione.
Nelle persone a forte potere energetico tali pasti passano almeno finche sono giovani e
poi. . . ?
Va da se che lunione di numerosi alimenti in uno stesso pasto e ancor piu stressante
per lorganismo. Spetta a ciascuno scegliere fino a qual punto puo e desidera
semplificare la sua digestione.
Le persone raffinate apprezzano piatti semplici. Non e necessario per loro compli-
care in vari modi i pasti, al fine di apprezzarli.
Le associazioni alimentari si complicano ancora quando medicine o prodotti di-
versi sono consumati nel corso dei pasti.
Non e stato possibile studiare le interazioni prodotte, a breve e a lungo termine, da
questi miscugli pericolosi per lapparato digerente e per lorganismo in generale. Pensia-
mo che anche coloro che mettono in vendita questi prodotti non conoscano veramen-
te le ripercussioni profonde che essi possono avere sulla salute delle persone che ne
consumano.
Queste conseguenze si rivelano sovente nel corso di un digiuno, fatto per rimettere in
ordine i guasti prodotti dallassorbimento di tali sostanze dannose.
Le regole concernenti le compatibilita alimentari sono fondate:
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sulle leggi della biologia della digestione, che abbiamo ampiamente presentato
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Capitolo 5
In risposta a talune obiezioni
Una prima critica che normalmente si fa alla teoria delle compatibilita alimentari e che
si tratta di una cosa complicata, che nella vita di ogni giorno non ci si puo inquietare in
questo modo per organizzare i propri pasti, che in definitiva si puo cadere in squilibri
psichici del genere ossessivo, perfino maniacale.
Certamente, tutte le novita che si introducono nel nostro modo di vivere rischiano, in
definitiva, di disorientarci un poco. Ma di che si tratta, infine? Della nomenclatura dei
nutrienti necessari al sostentamento del nostro organismo e del modo di organizzarli.
Il fatto che normalmente si ignori cosa sono glucidi, lipidi, protidi, vitamine e sali mi-
nerali non vuol dire che si debba considerare cosa straordinaria il conoscere quali alimenti
li contengono. Inoltre, a nostro avviso, questa conoscenza ci da la liberta di scegliere i
nostri alimenti e di poterli associare nei pasti, a nostro vantaggio. Questa liberta implica,
naturalmente, la messa in gioco della nostra responsabilita. Questo dovrebbe essere un
vantaggio per noi, non un inconveniente. Bisogna dunque concludere che coloro che pre-
feriscono non inipegnare la loro responsabilita sono numerosi? Questa attitudine, in ogni
caso, non puo costituire di per se una buona ragione.
La complicazione apparente di qualsiasi nuova acquisizione, diviene ben presto sod-
disfazione di conoscere gli elementi di un gioco che concerne la nostra alimentazione. Ed
e veramente di un gioco alimentare, coerente e razionale, che si tratta.
Le persone equilibrate arriveranno facilmente ad alimentarsi in modo armonio-
so, seguendo le regole delle compatibilita alimentari. Forse taluni, propensi agli ecces-
si, con tendenze maniacali, accentueranno le loro ossessioni mediante il puzzle delle
regole delle compatibilita alimentari. Ma costituiranno la minoranza, leccezione, della
quale non e possibile tener conto come regola generale per dare un giudizio di valore sui
comportamenti indotti dalle compatibilita alimentari. Il che non significa che dobbiamo,
abbandonare questi maniaci al loro destino. Ma e evidente che la risposta ai loro problemi
e di ordine psichico e non strettamente alimentare. Altre tecniche naturali di salute, che
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Quando una persona decide di modificare la sua alimentazione per scegliere un modo di
mangiare che rispetti le compatibilita alimentari, deve innanzi tutto capire le regole delle
associazioni alimentari. Deve metterle in pratica e osservare i risultati.
Sul piano puro e semplice della digestione, questi risultati sono sovente spettacolari,
soprattutto per le persone che avevano delle difficolta. La digestione diventa piu agevo-
le, lenergia ritorna, la tossiemia e ridotta, leliminazione delle tossine si accentua. . . la
persona si sente subito meglio.
E talvolta a livello di comportamento che insorgono le difficolta. In effetti il fat-
to di mangiare in modo diverso anche secondo delle regole alimentari piu sane
isola dagli altri: questo non puo fare a meno di creare, talvolta, dei gravi conflitti interni.
Il nuovo adepto dei metodi alimentari igienisti si sente estraniato perfino rifiutato
dal gruppo nel quale vive.
Possono sorgere in lui dei sentimenti di frustrazione che avranno delle risonanze piu
o meno gravi sulla sua psiche. In taluni soggetti predisposti, questo potra tradursi nel
bisogno di una compensazione alimentare, chiamata bulimia.
E importante capire che questa bulimia non e direttamente prodotta dalla applicazione
delle regole concernenti le compatibilita alimentari, bens dalle condizioni sfavorevoli che
accompagnano la scelta del nuovo modo di alimentarsi.
Ed e per questo che cambiare la propria alimentazione non e sempre molto semplice.
La gradualita nei cambiamenti e desiderabile per evitare di generare scompigli comporta-
mentali secondari, la cui risonanza puo essere talvolta piu grave di quella dei disagi della
digestione che il paziente desidera far cessare.
Lideale sarebbe che il gruppo spesso la famiglia cui e legata la persona che
desidera cambiare alimentazione, modificasse ugualmente la sua. In caso contrario
vari problemi, perfino conflitti, non tarderanno a verificarsi.
Colui che desidera adottare le regole delle compatibilita alimentari dovrebbe
sforzarsi di preparare lui stesso i suoi pasti. Forse, poco a poco, gli altri membri della
famiglia si interesseranno alle sue modalita alimentari e si verifichera unevoluzione
favorevole.
E ancora, se un gruppo ristretto, una famiglia, modifica la sua alimentazione, questa
puo trovarsi a confronto occasionalmente con altri gruppi, altre famiglie. I problemi,
anche momentanei, rischiano di avere delle conseguenze importanti per certi membri del
gruppo convertito: i piu fragili, li, dal punto di vista psichico, principalmente.
Quando si cambia il proprio modo di alimentarsi, bisogna mettersi allopera per allac-
ciare nuove relazioni, in linea con le nuove idee alimentari, e fondamentale. Poiche non
e possibile sperare in un cambiamento radicale dei vecchi amici, bisognera talvolta
accettare: che queste vecchie amicizie si rinforzino o si rompano definitivamente.
In ogni caso, crearsi una zona franca, una distanza dagli altri, appare sovente come
strettamente indispensabile per conseguire un buon equilibrio psico-fisico.
Ma la bulimia puo anche non essere la conseguenza di un atto alimentare. La buli-
mia si verifica sovente in persone che hanno, in partenza, una struttura caratteriale
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fragile, inadatta ad affrontare gli stress provocati dalla vita. Cos, nel corso della loro
vita, esse reagiranno vivamente a tutte le situazioni di aggressione che le concernono. Po-
co a poco, il bisogno di compensare i blocchi subiti si fa piu pressante. Il cibo puo allora
essere utilizzato a questo scopo. In effetti, per la liberazione da questi blocchi, talvolta
molto remoti, sarebbe necessaria una rimozione, uno svuotamento interiore, impossi-
bile da realizzare nelle normali condizioni di vita e nel contesto familiare, con il quale la
persona stressata ha preso le distanze, rifugiandovisi.
Questi blocchi provocano un consumo importante di energia vitale e la insufficienza
di questa provoca uno stato di intossicazione quasi permenente. Questo stato, a sua volta,
provoca dei sintomi dolorosi, fisici o mentali. E per bloccare leffetto di questi sintomi
che il bulimico mangia. La bulimia gli serve a bloccare il sorgere di questi sintomi che
sarebbero per lui liberatori. Allora mangia, sempre di piu, freneticamente, di nascosto. I
suoi centri nervosi di controllo dellappetito si alterano e il suo disturbo aumenta.
Il fatto di adottare una alimentazione che rispetti le associazioni alimentari compatibili
procura una digestione piu facile, risparmiando energia. Questa energia sara destinata alla
eliminazione delle tossine e cio fara aumentare i sintomi precedenti. Il bulimico non li
accetta e mangera ancora di piu per opporvisi.
I problemi del bulimico non sono dunque strettamente provocati dalla scelta di un
modo di alimentazione che rispetta le compatibilita fra alimenti.
La risposta a questo grave problema della bulimia sembra duplice:
daltro canto occorre ridurre i blocchi sopravvenuti nel passato, mediante le rimo-
zioni emotive necessarie alla liberazione del paziente che dovra, in ogni modo, per
riuscire a mantenersi in buono stato, vivere in un ambiente protetto. Questo sia a
livello relazionale che a livello delle sue attivita.
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arrivare allutilizzo di droghe distruttive tendere verso la situazione di vita che potrebbe
essere accettata come la migliore possibile e mettere in atto tutti gli sforzi necessari, ma
senza tensione, per accendervi. Va da se che in una siffatta ricerca quotidiana, lambiente
e il contesto relazionale saranno fondamentali.
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Constatiamo che i cereali presentano un forte tasso di glucidi e una debole percentuale
di protidi. Fra i cereali, il riso ha il tasso meno alto di proteine. La sua digestione,
si effettuera con minor rischio di fermentazione rispetto agli altri cereali e, a maggior
ragione, rispetto alle leguminose.
Noi pensiamo che gli amidi dei glucidi a forma molto complessa siano, fra gli
alimenti, quelli che presentano le maggiori difficolta di digestione. In questo senso, piu
un alimento ha un tasso elevato di glucidi piu ci sara bisogno di un investimento energetico
importante per trasformare le molecole di amido in zuccheri.
Cos il riso, che presenta il tasso piu elevato di glucidi, presentera la digestione
piu costosa dal punto di vista energetico.
Altra cosa invece e lintervento della forte percentuale di protidi nella digestione delle
leguminose. Esse provocano delle fermentazioni degli amidi rendendo, per questaltro
motivo, la digestione laboriosa.
I cereali, come le leguminose, hanno una percentuale ridotta di grassi. Questi inter-
verranno dunque in misura irrilevante nella digestione. La soia presenta la particolarita di
avere dei tassi abbastanza uguali dei tre principali costituenti. Linfluenza delle materie
grasse rallentera i processi digestivi ma servira altres da tampone fra glucidi e protidi
di modo che se la digestione della soia puo ben definirsi pesante, essa non presenta molti
rischi di fermentazione.
1
Il digiuno per palliers o stadi e una tecnica che si adotta al Centro Nature et Vie (Lorient Francia)
dove opera lautore. Si arriva al digiuno idrico eliminando ad una ad una dalla dieta le varie componenti del
cibo, quando lorganismo si e assuefatto al nuovo livello, non vi e piu perdita di peso ne altre manifestazioni
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importanti quali laccelerazione del ritmo cardiaco, nausee, ecc.. Si inizia eliminando gli amidi (pane, pasta,
riso) poi le proteine (formaggi, uova) poi i grassi (olio, burro) poi la cellulosa (verdure e frutta) poi i succhi
di verdura e frutta, nonche i brodi vegetali. A questo punto si beve soltanto acqua, debolmente mineralizzata,
per un certo numero di giorni, a seconda del soggetto e fino alla comparsa di taluni sintomi che rivelano
un buon livello di disintossicazione. La ripresa alimentare deve essere altrettanto graduale e simmetrica Si
ricomincia con i succhi di frutta e verdura e i brodi vegetali (in piccole quantita e a piccoli sorsi) poi frutta
e verdure intere, poi proteine, poi amidi. Si noti che le proteine ammesse sono anche di origine animale
(latticini, uova e formaggi) con esclusione della carne, del pesce e dei salami. I legumi sono esclusi
(fagioli, piselli, ceci, ecc.) o consumati in, piccole quantita quantita e solo se freschi. (n.d.t.).
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Luomo possiede una costituzione fisiologica che non gli permette di mangiare
tutto quello che vuole e in qualunque associazione alimentare. Conoscendo
quali sono i cibi che si possono o non si possono mangiare insieme, assicu-
riamo al corpo una facile digestione, che porta al sangue non piu veleni ma
solamente sostanze nutritive vitali.
La tossiemia e la causa primordiale di tutte le malattie, lassociazione corretta
degli alimenti contribuisce a disintossicare lorganismo con grande profitto per
la salute.
Milioni di persone soffrono di cattiva digestione, di disturbi intestinali, di carenze
e di malnutrizione, malgrado unalimentazione abbondante e sostanziosa.
Conoscere e rispettare le regole alimentari descritte in questo testo sara mol-
to piu vantaggioso dellutilizzazione di tonnellate di medicine che deteriorano
sempre piu la vera salute del paziente.
Lautore, professore di biologia e fondatore del Centro igienista francese Nature
et Vie, si basa sui lavori del Dr. Herbert Shelton, ma tiene maggiormente
conto della digestione pancreatica e intestinale.
Cinque tavole della digestione dei vari alimenti e una grande tavola delle asso-
ciazioni alimentari, riportate in questo libro, facilitano la comprensione di queste
regole alimentari ed agevolano la composizione di menu con cibi compatibili.
Il metodo delle giuste associazioni alimentari e stato sperimentato per oltre cin-
quantanni dal Dr. Shelton e per venti anni dallautore Desire Merien, con risul-
tati entusiasmanti per tutti coloro che lhanno saputo rispettare con pazienza,
intelligenza e perseveranza.
La salute e la gioia di vivere sono il premio di tutti coloro che avranno la
saggezza dapplicare le giuste regole di una alimentazione naturale.
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Indice
Copertina 1
1 Semplificare lalimentazione 3
56
5 In risposta a talune obiezioni 45
5.1 La bulimia e la colpevolizzazione
nei confronti del cibo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
5.2 La perdita di capacita di digestione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
5.3 Lo squilibrio nutritivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
5.4 Alimenti complessi e miscugli alimentari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
5.5 Il reale stato di salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53