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NUTRIZIONALE
DIETA MEDITERRANEA
E ATTIVITA’ FISICA
Analisi e valutazione della composizione
corporea e dello stile di vita di una
popolazione scolastica
fra gli 11 ed i 18 anni
presentazione di
Antonino De Lorenzo
a cura di
Maurizio Sgroi
I.N.Di.M.
Istituto Nazionale
per la Dieta Mediterranea
1
e la Nutrigenomica
Il crescente aumento dell’obesità, in particolar modo quella infantile ed
adolescenziale, sta provocando un vero e proprio allarme sanitario e sociale.
Con questo lavoro abbiamo messo in evidenza che un numero consistente di
adolescenti delle nostre scuole sono sedentari, in sovrappeso ed obesi, mentre
molti altri lo stanno diventando.
L’obesità sempre più affonda le sue radici nell’età pediatrica e le previsioni
ci dicono che, se questo trend proseguirà a crescere, la spesa sanitaria potrebbe
lievitare nei prossimi anni, fino a divenire insostenibile.
Il problema è soprattutto sociale, in quanto coinvolge direttamente gli stili di
vita che la società moderna ci propone o sempre più spesso ci impone.
Accanto ai fattori alimentari, un posto di grande importanza per lo sviluppo
di sovrappeso e obesità è oggi riconosciuto a cause legate alla sedentarietà ed
alla scarsa attività motoria dei nostri ragazzi.
2
STATO
NUTRIZIONALE
DIETA MEDITERRANEA
E ATTIVITA’ FISICA
Analisi e valutazione della composizione
corporea e dello stile di vita di una
popolazione scolastica
fra gli 11 ed i 18 anni
presentazione di
Antonino De Lorenzo
a cura di
Maurizio Sgroi
3
Ringraziamenti
Desideriamo ringraziare i dirigenti scolastici, gli insegnanti, le famiglie e
gli studenti coinvolti, che ci hanno consentito di effettuare il lavoro di ricerca.
Un ringraziamento particolare al Prof. Antonino de Lorenzo
dell’Università degli Studi di Roma Tor vergata, che ha messo a disposizione
laboratori e personale qualificato per la realizzazione di questo studio.
STATO NUTRIZIONALE
DIETA MEDITERRANEA E ATTIVITA’ FISICA
Analisi e valutazione della composizione corporea
e dello stile di vita di una popolazione scolastica fra gli 11 ed i 18 anni
Grafica:
Alex Di Domenico, Maurizio Sgroi
4
Il presente volume, i lavori di ricerca e gli studi effettuati sono stati realizzati
grazie al contributo e alla collaborazione di :
1
Autori e Coordinatori del Gruppo di Ricerca e delle Unità Operative:
- Coordinamento scientifico :
Dr.ssa Laura Di Renzo, direttore unità di Ricerca I.N.Di.M.,
ricercatrice e docente presso la cattedra di Alimentazione e Nutrizione Umana
- dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Roma “Tor
Vergata”.
2
- Dott. Emidio Domino, dietista e nutrizionista, dottorando di ricerca in “Fisiologia
dei Distretti Corporei” - Università di Roma “Tor Vergata”
• Dott. Alessandro Di Domenico, dottore in Scienze Motorie, dottore magistrale in
Scienze della Nutrizione - Università di Roma “Tor Vergata”
• Dott. Benito Di Giorgio, dottore in Scienze Motorie - Università di Roma “Tor
Vergata”
• Dott. Giuseppe Di Giorgio, medico di base, Reggio Calabria
• Dott. Massimiliano Febbi, dottore in Scienze Motorie - Università di Roma “Tor
Vergata”
• Dott.ssa Valentina Fondacaro, nutrizionista, scuola di specializzazione in
“Scienza dell’Alimentazione” - Università di Roma “Tor Vergata”
• Dott. Emanuele Gutierrez, dietista, dottore magistrale in Scienze della Nutrizione
Umana - Università di degli Studi di Perugia
• Dott. Leonardo Iacopino, professore aggregato - Università Di Roma “Tor
Vergata”
• Dott. Marco Noviello, dottore magistrale in Scienze Motorie e Sportive,
dottorando di ricerca in “Fisiologia dei Distretti Corporei” - Università di Roma
“Tor Vergata”
• Dott.ssa Emanuela Occhiuzzi, dottore in Scienze Motorie - Università di Roma
“Tor Vergata”
• Dott. Carmine Orlandi, farmacista e nutrizionista, specialista in “Scienza
dell’Alimentazione”, docente Università di Roma “Tor Vergata” e L’Aquila
• Dott.ssa Eleonora Pescara, dietista, dottore in Scienze Motorie, tirocinante in
Scienze della Nutrizione - Università di Roma “Tor Vergata”
• Dott. Antonello Regina, dottore magistrale in Scienze Motorie e Sportive,
dottorando di ricerca in “Fisiologia dei Distretti Corporei” - Università di Roma
“Tor Vergata”
• Dott.ssa Mariagiovanna Rizzo, medico chirurgo, scuola di specializzazione in
“Scienza dell’Alimentazione” - Università di Roma “Tor Vergata”
• Dott.ssa Francesca Ruggiero, nutrizionista, scuola di specializzazione in “Scienza
dell’Alimentazione” - Università di Roma “Tor Vergata”
• Dott. Giuseppe Sicilia, nutrizionista, dottore in Scienze Motorie, dottorando di
ricerca in “Fisiologia dei Distretti Corporei” - Università di Roma “Tor Vergata”
*****
3
INDICE
Presentazione 7
Prefazione 8
Prolegomeni 9
PRIMA SEZIONE
4
4.10 Vitamine idrosolubili 102
4.11 I Minerali 102
4.12 La Dieta Mediterranea 104
Capitolo 6° - Studio 1
(progetto coordinato da G. Paci) 116
Capitolo 7° - Studio 2
(progetto coordinato da M. R. Napola) 157
5
Capitolo 8° - Studio 3
(progetto coordinato da M. Sgroi) 171
Capitolo 9° - Studio 4
(progetto coordinato da L. Di Renzo) 190
Conclusioni 197
Bibliografia 202
6
Presentazione
L’obesità, soprattutto in età giovanile, è diventata un problema
emergente nei Paesi Europei e nel mondo e si manifesta con modalità
diversificate in Italia. La percentuale di ragazzi obesi si è accresciuta
considerevolmente (2,5% ogni 5 anni), tanto che la questione è oggetto
di attenta considerazione da parte delle Istituzioni, che hanno avviato
varie iniziative volte ad educare i ragazzi a stili di vita finalizzati a
migliorare il rapporto con il cibo (riproponendo la cultura e il modello
alimentare mediterraneo) ed a promuovere l’attività fisica
combattendo l’eccessiva sedentarietà.
L’obiettivo è raggiungere un’efficace politica di intervento
nutrizionale, che si ponga la finalità di incidere sul fenomeno
dell’obesità giovanile, come strumento di prevenzione ed educazione
alla salute.
Per ottenere concreti risultati, devono essere coinvolti, oltre alle
Istituzioni nazionali e periferiche, pediatri, insegnanti, dietisti e
nutrizionisti, insieme a tutti i professionisti della Sanità; inoltre
dovranno essere interessati i mezzi dell’informazione unitamente
all’industria alimentare.
I cardini principali di questa nuova politica di intervento sono le
Scuole di ogni ordine e grado; l’esperienza di ricerca e informazione
qui proposta, realizzata dal nostro gruppo di lavoro e coordinata dal
Prof. Sgroi, rappresenta un intervento peculiare che fa dell’efficacia e
della verifica dei risultati un’esperienza unica nelle scuole italiane.
Sono grato ai Dirigenti Scolastici ed agli Insegnanti, per la sensibilità
e l’attenzione riservata a questa problematica.
7
Prefazione
Questo lavoro nasce, oltre che dal nostro personale interesse per lo
sport e l’educazione dei giovani, dalla consapevolezza dell’influenza
che alimentazione ed attività fisica possono avere nella prevenzione
del sovrappeso e delle malattie ad esso correlate, costituendo un
sistema integrato finalizzato al benessere dell’individuo.
L’incidenza dei fattori di rischio connessi alla sedentarietà ed al
sovrappeso affligge ormai tutte le fasce di età, già a partire da quelle
giovanili.
La sedentarietà e l’obesità costituiscono un terreno fertile per
l’incubazione delle malattie moderne, e la condizione di sovrappeso,
unitamente allo scarso livello di attività fisica praticato in età
evolutiva, ne predicono attendibilmente il rischio e il grado di
sviluppo nella successiva età adulta.
Diventa dunque cruciale gettare le basi di una sana alimentazione e
di uno stile di vita sufficientemente attivo sin dall’infanzia,
considerando che le strategie di contrasto troppo spesso sono
concentrate nell’età adulta, anziché nell’età evolutiva.
Auspichiamo che la pubblicazione e la diffusione nelle scuole e tra le
famiglie di questo opuscolo, riuscendo a coniugare un elevato livello
di informazione scientifica con un altrettanto elevato grado di fruibilità
anche per il lettore meno esperto, possa essere non solo un grido di
allarme ma anche un aiuto concreto ed uno stimolo per un approccio
corretto ed effettivo al problema, attraendo e sensibilizzando una folta
schiera di lettori, sia del mondo scientifico, sia del mondo degli
educatori, degli studenti e dei genitori.
8
Prolegomeni
9
Lo scarso livello di attività fisica della popolazione non riguarda
dunque solo l’esercizio fisico organizzato ed allenante, ma anche
l’attività motoria spontanea o destrutturata.
L’analisi effettuata nel presente lavoro mostra purtroppo che
l’Educazione Fisica nella scuola, così come è impostata, non è in grado
di poter fare da sola ciò che auspichiamo, soprattutto in termini di
prevenzione.
******
La prima sezione (dal Cap. 1° al Cap. 5°) di questo volume mostra
una panoramica sulla prevalenza dell’obesità giovanile in Italia e nel
mondo, riportando i risultati di diversi studi e le analisi effettuate da
vari autori.
Successivamente sono descritti ed analizzati i più importanti fattori
di rischio, le cause e le principali conseguenze della sedentarietà e del
sovrappeso.
Vengono poi affrontate le problematiche relative alle metodiche
utilizzate per la valutazione della composizione corporea e del
dispendio energetico nei giovani e descritte le metodiche per effettuare
una corretta analisi dello stato nutrizionale.
10
Lo Studio 1 (progetto coordinato da G. Paci) è stato condotto nel
comune di Roma presso l’ ITCS “P. Calamandrei” ed il Liceo
Scientifico “Talete” di Roma, nell’ambito dei seguenti progetti,
sviluppati nel triennio 2006/07–2008/09: “Valutazione dello Stato
Nutrizionale e Attività Fisica di un campione di studenti di età fra 13 e
18 Anni”, finanziato dalla Provincia di Roma, e “Sapere i Sapori -
Comunicazione ed Educazione Alimentare”, con il contributo dalla
Regione Lazio, Assessorato all’Agricoltura, in svolgimento presso le
Scuole e gli Istituti Secondari Superiori della Provincia di Roma.
11
PRIMA SEZIONE
12
elaborato: problem-solving, controllo del linguaggio e degli impulsi,
memoria e navigazione spaziale, apprendimento e funzioni motorie.
13
Senza riferimento al sesso, si è dimostrato che il background sociale e
il BMI (indice di massa corporea) nell’età giovanile sono dei buoni
predittori di obesità nell’età adulta.
Il comportamento sedentario è un altro fattore che contribuisce in
maniera determinante allo sviluppo dell’obesità.
La famiglia riveste un ruolo importante nel trattamento dell’obesità
infantile, ma i genitori devono in primo luogo realizzare che il figlio è
in sovrappeso o obeso. Diversi studi hanno verificato che, in
percentuali molto elevate di casi, ciò non accade, in relazione a fattori
socio-demografici. In un nostro studio ancora in corso, la
classificazione dei propri figli è stata proposta ai rispettivi genitori su
un campione di scolari tra 5 e 12 anni, appaiando l’alunno al proprio
genitore. I genitori dovevano collocare il figlio tra i due estremi
“estremamente sottopeso” ed “estremamente sovrappeso”. La
percezione genitoriale è stata poi confrontata con il peso corporeo,
valutato in base ai percentili relativi a età e genere, con l’indice di
massa corporea (BMI) e con la massa grassa rilevata. La maggior parte
dei genitori di bambini obesi o in sovrappeso ha dato una
classificazione non corretta, definendo in solo sovrappeso i primi e
normopeso i secondi. In particolare, la maggior parte dei bambini in
sovrappeso, con BMI tra l’ 85° e 95° percentile, sono stati classificati
come “quasi normopeso” o perfino “sottopeso”.
15
Parlando di età evolutiva, questo problema assume una rilevanza
particolare, in quanto gli strumenti a disposizione per lo studio sia
delle abitudini alimentari che della composizione corporea presentano
limiti maggiori.
Per quel che riguarda le abitudini alimentari, l’adolescenza è un
periodo molto complesso, sia a causa dell’aumento dei fabbisogni
legato alla crescita, sia a causa dei numerosi fattori che influiscono
sulla scelta dei cibi.
In questa fase i giovani sono particolarmente esposti al rischio di
carenze e deficit nutrizionali (p. es. di ferro).
Lo stato emotivo e l’immagine di se stessi hanno un ruolo cruciale:
alcuni studi (Gold, 2003; Volkow, 2005) confermano che rinforzando
l’autostima si possono correggere molti comportamenti compulsivi o
di dipendenza (cibo, droghe, alcol).
L’accurata valutazione dell’introito calorico è un requisito essenziale
per il monitoraggio dello stato nutrizionale nei giovani.
Per quanto riguarda lo studio e la valutazione della composizione
corporea nell’infanzia e nella adolescenza, la misura dei cambiamenti
dell’adiposità è molto complessa, a causa degli effetti della
maturazione e della crescita della massa muscolare, della massa grassa
e della massa ossea e dei cambiamenti nello stato di idratazione
(Lohman, 1986).
In base ai dati riportati in uno studio di Elberg (2004) il metodo più
accurato resta la DXA (Dual-energy X-ray Absorptiometry) che è però
maggiormente invasiva e non sempre utilizzabile nelle popolazioni in
età pediatrica.
Ma l’attenzione va posta principalmente sulla precisione nella stima
della percentuale di massa grassa con metodi non invasivi, quali la
bioimpedenziometria (BIA) e la plicometria.
Alla valutazione della composizione corporea si lega quella del
metabolismo basale, strettamente correlato alla presenza di massa
magra e Body Cell Mass (massa cellulare metabolicamente attiva).
16
Valutare lo Stato Nutrizionale di un soggetto, significa stabilirne i
fabbisogni nell’ambito di ciascuno dei tre limiti caratterizzanti lo stato
di salute, e compararne poi i risultati a quelli della popolazione sana o
di riferimento.
La OMS perfeziona il concetto di fabbisogno, definendolo come:
livello di energia e di nutrienti introdotto con gli alimenti per bilanciare il
dispendio energetico e il fabbisogno nutrizionale e permettere all’individuo di
mantenere la sua dimensione e composizione corporea, l’adeguata attività
fisica e lo stato di salute a lungo termine; inoltre, per consentire la possibilità
di svolgere le attività economicamente necessarie e socialmente desiderabili.
Si tratta di una definizione assai più ampia di quella circoscritta allo
“star bene” fisico, visto che prende in considerazione lo stile di vita e
globalmente il benessere psico–sociale dell’uomo.
Uno stato nutrizionale adeguato al pieno soddisfacimento delle
esigenze di benessere bio-psico-sociale produce le seguenti ricadute:
• La popolazione in età evolutiva, con equilibrata assunzione di
energia/nutrienti e adeguata attività fisica, mostra indici di crescita
superiori.
• Si riducono significativamente i costi e le risorse impegnate nella
prevenzione delle cosiddette patologie del benessere.
• Attraverso la corretta informazione alimentare e l’educazione al
movimento, si veicola più facilmente e con maggiore forza di
penetrazione il messaggio di salute, poiché è esso rispondente alla
necessità di miglioramento dello stile di vita.
• Sul versante economico, le ricadute di una corretta ed estesa
informazione alimentare producono una minor spesa sanitaria per
la prevenzione primaria e secondaria delle più diffuse patologie e
una miglior predizione delle politiche agro–alimentari nazionali.
Questo ultimo aspetto è tanto più vero, quanto più l’informazione
alimentare svolge il suo ruolo educativo e discriminante nella scelta
dei consumi, prediligendo quelli basati sul patrimonio alimentare
tradizionale e di stampo mediterraneo.
• Sul versante culturale, la ricaduta è offerta dall’opportunità che le
tematiche nutrizionali assurgano a materia didattica nelle scuole
italiane, nell’ambito di una relazione equilibrata ed appagante fra
cibo, corpo e movimento.
17
• Sempre sul versante culturale, il binomio didattico “Sport e
Nutrizione” deve svolgere il compito primario di prevenzione dei
disturbi comportamentali e dei danni fisici, frequenti nell’infanzia e
nell’adolescenza, in quanto derivati dall’esasperazione dei modelli
agonistici o dalla dipendenza dai falsi miti di un’errata cultura
sportiva e dalle mode di stili alimentari inadeguati.
1.4 La Scuola
18
La popolazione in età evolutiva, particolarmente vulnerabile e
sensibile all’adozione acritica di abitudini alimentari scorrette e di
modelli errati di fitness, subisce l’incidenza del sovrappeso e
dell’obesità, ma anche della malnutrizione per difetto, secondaria a
disturbi del comportamento alimentare che sono in drammatico
aumento.
La scuola offre l’opportunità di integrare le metodologie di
educazione alimentare e di controllo del peso corporeo con gli
interventi sull’attività fisica e l’ambiente; tali iniziative consentono di
coinvolgere gli insegnanti e di raggiungere le famiglie, con un ruolo
attivo nella prevenzione e nell’educazione.
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1.5 Attività Motoria
20
Se l'attività fisica è associata a terapia dietetica, contribuisce al calo
ponderale risparmiando la massa magra (muscoli e massa cellulare
metabolicamente attiva) e riducendo prevalentemente la massa grassa.
Inoltre, l'attività fisica, se condotta con continuità e regolarità, nei
modi e nei tempi più opportuni, può contribuire in maniera
determinante al miglioramento dell’assetto metabolico in genere, ma
soprattutto del metabolismo degli zuccheri e dei grassi, consentendo in
tal modo una alimentazione con un apporto di grassi moderatamente
più elevato, e pertanto anche più palatabile, senza determinare
concomitanti e indesiderabili incrementi sostanziali a carico della
massa grassa.
21
La Piramide dell'Esercizio Fisico
22
1.6 Obesità - Epidemiologia
23
Fig. 1 - Prevalenza di sovrappeso nel mondo (da www.IASO.org; IASO,
International Association for the Study of Obesity.)
24
Fig. 2 - Prevalenza di sovrappeso ed obesità infantile ed adolescenziale in Italia
25
Fig. 3 - Percentuale di bambini ed adolescenti con eccesso
di peso per regione, 1999-2000
26
I risultati di un’indagine promossa dal Ministero della Salute (1998-2000)
indicano che all’età di 9 anni in città campione di Lombardia, Toscana, Emilia
Romagna, Campania, Puglia e Calabria il 23,9% dei bambini è in sovrappeso
e il 13,6% è obeso.
1.7 Eziologia
27
Nei primi anni ‘90 a Milano su dodici mila soggetti la quota di scolari
in eccesso di peso risultava pari al 12% (Giovannini, 1986).
Nel 1996 un’indagine effettuata a Gallipoli (Corciulo, 2001) stimava
intorno al 25% la prevalenza di sovrappeso-obesità in età pediatrica.
Sebbene questi studi regionali siano scarsamente confrontabili tra di
loro, si può ipotizzare che bambini e adolescenti con peso al di fuori
della norma siano fortemente aumentati in nemmeno quindici anni.
28
Un altro fattore importante che può influenzare lo sviluppo
dell’obesità nell'adolescenza è la bassa classe sociale della famiglia di
appartenenza, con l’utilizzo di alimenti di scarsa qualità, basso
consumo di fibra ed elevato apporto di grassi.
Anche il sonno è un fattore di rischio importante. Da alcuni studi è
emerso che i bambini obesi generalmente dormono meno (Semine,
2002; Von Kries, 2002; Caput, 2006).
Il meccanismo con cui meno ore di sonno aumentano il rischio di
sviluppare il sovrappeso non è ancora stato definito. Tuttavia il minor
tempo dedicato al riposo può essere associato con un aumento del
tempo trascorso guardando la televisione e più occasioni di mangiare
fuori pasto durante la serata (Rennie, 2005).
L’associazione tra sonno e introito energetico ha anche basi
biologiche. Negli adulti, un sonno breve è correlato ad una alterazione
degli ormoni che regolano l’appetito e che aumentano il senso di fame
(Spiegel, 2004).
Inoltre è possibile che gli individui meno attivi, quindi fisicamente
meno stanchi, possano dormire meno; questo suggerisce
un’interazione tra bassi livelli di attività fisica e riposi brevi con il
rischio di eccessivo incremento della massa grassa (Rennie, 2006).
29
In entrambi i sessi, un precoce AR rispetto ai coetanei, un maggiore
BMI al momento dell’AR e un BMI alto nei genitori è associato ad un
maggiore tasso di obesità nell’età adulta (Robert, 1998).
Inoltre, è stato visto che per i bambini che hanno anche un solo
genitore obeso, il rischio di diventare adulti obesi è maggiore per
quelli con un precoce AR e minore per quelli con un AR in tempi
normali (Taylor, 2005).
Negli obesi l’età media dell’AR è di 3 anni contro i 7 anni dei
normopeso.
Il momento in cui si avrà l’AR sembra essere geneticamente
programmato, relativamente difficile da alterare ed è un indicatore
dell’ereditarietà del sovrappeso (Williams, 2005).
Inoltre, esso può riflettere importanti influenze ambientali possibili
da modificare (Rolland-Cachera, 2006): ad esempio le strategie usate
dai genitori per far mangiare il bambino (ad es.: “se mangi tutto sarai
premiato”) possono condurlo ad un atteggiamento acritico
nell’interpretare i segnali di fame e sazietà, dovuti a influenze esterne
piuttosto che allo stimolo fisiologico interno.
Le giuste strategie possono avere un effetto positivo e aiutare il
naturale declino dell’adiposità.
Quindi, durante l’infanzia, i fattori ambientali possono avere effetti
duraturi sulla regolazione del bilancio energetico e sul rischio di
obesità, specialmente in presenza di un precoce AR (Birch, 1980).
30
• Ridurre i grassi a tavola, in particolare salumi, fritti, condimenti,
dolci.
• Evitare di utilizzare il cibo come “premio”.
• Privilegiare il gioco all'aperto, possibilmente almeno un'ora al
giorno.
• Camminare a piedi in tutte le occasioni possibili.
• Praticare uno sport con regolarità. Non importa essere campioni a
tutti i costi, l’importante è fare esercizio fisico e divertirsi.
• Limitare la “videodipendenza” durante il tempo libero: massimo 2
ore al giorno.
31
Questo fenomeno si chiama tracking. Infatti, anche se i miti
tradizionali sostengono che l’essere grassi da bambini sia solo una
condizione di passaggio che tenderà ad estinguersi nelle successive
fasi auxologiche, sfortunatamente le evidenze scientifiche dimostrano
che se un soggetto ingrassa nell’età infantile tenderà a mantenere
questa condizione di sovrappeso e di obesità anche da adulto.
Stando a un recente lavoro (Bernasconi, 2005) un bambino o un
adolescente con un BMI elevato presenta un alto rischio di essere
sovrappeso o obeso a 35 anni e il rischio aumenta con l’età: il 26-41%
dei bambini obesi in età prescolare è obeso da adulto, mentre tra i
bambini in età scolare la percentuale sale al 69% per arrivare all’83%
tra gli adolescenti obesi.
Ci sono sempre più evidenze che i bambini obesi che mantengono
l'eccesso ponderale in età adulta presentano, più frequentemente del
previsto, alterazioni metaboliche e complicanze rispetto all'obesità che
si manifesta in età adulta (Ministero della Salute, 2000).
Inoltre nel contesto culturale dei paesi occidentali, il bambino obeso
può sviluppare un disagio psicologico che può contribuire
all'instaurarsi di un Disturbo del Comportamento Alimentare (è stato
stimato che in età pediatrica tali disturbi siano presenti per il 3-5%).
Una ricerca recente mette infatti in evidenza la stretta relazione che
intercorre tra bassa autostima ed eccesso di peso nei bambini obesi
(Hesketh, 2004).
In sintesi si può affermare che:
• chi è normopeso in età pediatrica ha scarse possibilità di divenire
obeso da adulto;
• per un bambino obeso il rischio di diventare un adulto obeso
aumenta con l’età;
• il rischio è direttamente proporzionale alla gravità dell’eccesso
ponderale.
33
Tabella 1 - Conseguenze e complicanze dell’obesità
Mal di schiena
Disturbi ortopedici
Aumentato carico meccanico Apnee nel sonno e disturbi
respiratori
Scarsa tolleranza all'esercizio fisico
Calcolosi biliare
Gastrointestinali
Steatoepatite
Dislipidemie
Morbilità e mortalità
Diabete di 2° tipo
cardiovascolare
Ipertensione
Alterazioni cutanee
Policistosi ovarica (femmine)
Influenza sullo sviluppo
Ipogonadismo (maschi)
puberale
Compromissione della fertilità
Aumento della velocità di
crescita
Bassa autostima
Depressione
Psico-sociali
Disturbi del Comportamento
alimentare
Rischio aumentato per alcune
neoplasie
34
Capitolo 2° - Metabolismo Energetico
35
di prevenire la perdita di proteine viscerali e tissutali (massa magra) e
di evitare una iper- o ipo-nutrizione.
Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale condurre un’accurata
valutazione dello stato nutrizionale, per determinare sia il dispendio
energetico totale, sia la giusta miscela di substrati da somministrare al
soggetto.
Il miglior approccio terapeutico consiste nell’uso di tecniche per la
valutazione della composizione corporea, unitamente all’ausilio di test
di laboratorio e della valutazione del dispendio energetico giornaliero.
37
(Equivalente Metabolico), secondo la seguente tabella (Commission of the
European Communities 1993 – LARN 1996 ):
40
Tab. 2 - Entità della termogenesi indotta dalla dieta
rispetto al dispendio energetico giornaliero
41
Fig. 4a
Il Bilancio Energetico
42
DIETA
ALIMENTARE
ASSORBIMENTO DEI NUTRIENTI
NUTRIENTI
NUTRIENTI
INTRODOTTI RICHIESTI
Fig. 4b
Fig. 4c
ENERGY BALANCE ( Energy Intake = TEE)
43
Dal lato del TEE, nell’equazione del bilancio energetico l’attività
fisica (PAL) è la componente più variabile e, quindi, quella che può
essere meglio utilizzata negli interventi di prevenzione dell’obesità
(Rennie, 2006).
L’attività fisica è definita come ogni movimento del corpo prodotto dalla
contrazione di muscoli scheletrici che influenza il dispendio energetico
(Caspersen, 1985) e comprende quindi tutte le attività ricreative (non
strutturate) svolte nella giornata.
Secondo dati del Dipartimento della Salute di Londra (2004), un
bambino dovrebbe svolgere almeno un’ora di sport di intensità
moderata al giorno per mantenere un buono stato di salute generale,
aumentare la densità minerale ossea (BMD) e la massa muscolare
appendicolare.
Nel caso di un bambino obeso, per ottenere una perdita di massa
grassa, l’attività dovrebbe durare 120-125 min ogni giorno.
Da un’indagine di Montgomery (2004) è emerso che nei bambini le
maggiori variazioni nella spesa energetica giornaliera sono legate al
tempo che questi spendono in attività sedentarie o a bassa intensità: la
predominanza di attività sedentarie è causa determinante
dell’insorgenza dell’obesità (Reilly, 2004).
L’energia spesa col movimento è quindi fondamentale per
contrastare un eccessivo aumento del grasso corporeo (Rennie, 2005);
ma i livelli di tale attività non sono del tutto indipendenti dal peso
corporeo e dalla FM (fat mass) specialmente nei compiti di intensità
media o alta (Spadano, 2003, 2005).
In alcuni casi un individuo in sovrappeso può presentare un livello
relativo di spesa energetica più alto, proprio come conseguenza del
maggior peso corporeo; in questi casi l’esercizio a bassa intensità avrà
un effetto minore sulla massa grassa rispetto ad intensità di
allenamento medie o alte (Spadano, 2003). Bambini più pesanti
presentano generalmente valori maggiori di metabolismo basale
(BMR), di energia spesa durante l’attività (AEE) e di spesa energetica
totale (TEE): ciò a causa di una minore efficienza energetica abbinata
ad un più alto costo energetico del movimento.
44
Questo spiega perché nei bambini obesi si può osservare una maggiore
spesa energetica a dispetto di livelli di attività fisica più bassi
(Ekelund, 2002; Spadano, 2003).
45
La calorimetria indiretta permette di valutare il dispendio energetico
calcolando, tramite la misura del consumo d’ossigeno (VO2, ml/min) e
della produzione di anidride carbonica (VCO2, ml/min), il calore (o energia)
prodotto dall’organismo nell’unità di tempo. Dal VO2 consumato è
possibile poi risalire al dispendio energetico, conoscendo l’equivalente
calorico dell’ossigeno (mediamente circa 5 kcal/litro)
Nella calorimetria indiretta, cosiddetta “whole body”, il soggetto si
trova in una camera chiusa e ventilata con un flusso costante, dalla
quale vengono continuamente raccolti dei campioni di aria per
analizzarne la concentrazione di ossigeno e di anidride carbonica: la
differenza tra la concentrazione dei due gas all’interno ed all’esterno
della stanza permette di calcolare l’EE del soggetto.
La maggior parte dei calorimetri indiretti un tempo in uso erano
ingombranti; venivano utilizzate tecniche di calorimetria indiretta che
permettevano di effettuare misurazioni durante le quali il soggetto
rimaneva disteso su un lettino o svolgeva un determinato esercizio in
prossimità dell’apparecchiatura.
La tecnologia oggi ha permesso la progettazione e l’utilizzazione di
apparecchiature sempre più miniaturizzate, che rappresentano l’ovvia
risposta ai problemi pratici suddetti: è stato così sviluppato un sistema
di rilevazione della VO2 e della VCO2 in “telemetria” (calorimetria
indiretta a circuito aperto) che risulta trasportabile e semplice da usare
(fig. 5).
L’apparecchiatura è costituita da un’unità portatile (UP) fornita di un
sistema di raccolta dell’aria espirata dal soggetto, che utilizza una
maschera facciale cui è connessa una turbina, e da due analizzatori di
O2 e di CO2.
L’unità portatile è in grado di inviare i segnali dei parametri misurati
mediante un trasmettitore radio all’unità ricevente (UR) per la
memorizzazione dei dati raccolti. La distanza massima di ricezione
per l’UR è di circa 800 metri in campo libero.
L’UP è trasportata dal soggetto mediante l’utilizzo di un giubbetto. Il
peso complessivo dell’UP è di circa 800 g.
46
Harris-Benedict (1919) è ampiamente usata in ambito clinico. Si è visto
che, se applicata ad un gruppo i cui soggetti sono eterogenei per età e
conformazione fisica, il valore del metabolismo basale può variare del
5% rispetto alla calorimetria indiretta (Frankenfield, 1998).
47
2.5 Armband®
Fig. 6 Armband
48
livelli di attività, 2) stati di sonno e veglia, 3) numero di passi, 4)
temperatura corporea, 5) movimento trasversale e longitudinale, 6)
flusso del calore (calore dissipato dal braccio all’ambiente.), 7) risposta
galvanica della pelle, 8) temperatura corporea e 9) temperatura
dell'ambiente, in condizioni fisiologiche e durante normali attività
fisiche.
La “fascia” Armband può acquisire dati per un periodo da un
minuto a due settimane e archiviarli nella sua memoria per un
successivo lettura mediante uno specifico software.
Fruin (2004) ha confrontato la misura del dispendio energetico a
riposo e durante l’attività fisica rilevata con l’Armband e con
calorimetria indiretta. I risultati non hanno mostrato differenze
significative a riposo (1,3 ± 0,1 kcal/min) e le due tecniche sono
altamente correlate (r = 0,76; p< 0,004). Durante l’esercizio, invece, le
differenze sono significative: l’Armband sovrastima il dispendio
energetico del 13-27% (p< 0,02) durante la camminata in pianura e lo
sottostima del 22% (p< 0,002) su una pendenza del 5%. In questi casi la
misura effettuata con l’Armband è meno correlata con la calorimetria
indiretta (r = 0,47 - 0,69).
In un altro studio (Jakicic, 2004), il dispendio energetico è stato
misurato con l’Armband e con la calorimetria indiretta durante lo
svolgimento di quattro tipi di esercizio: camminata, cicloergometro,
step ed ergometro per gli arti superiori. Utilizzando algoritmi
esercizio-specifici, i risultati dell’Armband non mostravano differenze
significative rispetto alla calorimetria (p=0,59).
Malavolti (2007) ha utilizzato l’Armband per la misura del
metabolismo basale e confrontato i risultati con la calorimetria
indiretta. Non sono emerse differenze significative tra i due valori
(Armband: 1540 ± 280 kcal/die; calorimetria: 1700 ± 330 kcal/die; p=
ns) che presentano anche un’elevata correlazione (r = 0,86; p< 0,0001).
In un lavoro di St-Onge del 2007, l’Armband è stato confrontato
anche con la metodica dell’acqua doppiamente marcata (DLW) per la
misura del dispendio energetico giornaliero. II valore riportato
dall’Armband è risultato 117 kcal minore (2375 ± 366 kcal/die) di
quello rilevato con la DLW (2492 ± 444 kcal/die), con un’alta
correlazione tra le due misure (r = 0,81; p< 0,01).
49
L’Armband ci ha consentito di monitorare le attività quotidiane degli
studenti da noi esaminati anche per più giorni.
Abbiamo misurato il dispendio energetico e stimato analiticamente
la durata, la spesa energetica ed il livello di intensità (espresso in
METs) dell’esercizio fisico e delle attività giornaliere, comprese le ore
di riposo e di sonno notturno.
In particolare, abbiamo ottenuto e analizzato i seguenti parametri:
- dispendio energetico totale (TDEE) giornaliero in Calorie e in
METs medi per giorno; Il MET (equivalente metabolico) è una unità di
misura del dispendio energetico umano. Un MET può essere definito
come il costo metabolico di un soggetto a riposo e corrisponde alla
quantità di ossigeno richiesto per minuto in condizioni di completo
riposo (equivale al consumo di 3.5 ml di O2 al minuto per Kg di peso
corporeo).
Spesa energetica attiva (durante attività fisica), distinta in tre
livelli: moderata (da 3 a 6 MET); intensa (da 6 a 9 MET); molto
intensa (oltre i 9 MET);
Intensità e durata attività fisica;
Durata media sonno effettivo;
Metabolismo basale, misurando la spesa energetica del soggetto
per alcuni minuti al mattino, disteso sul letto, al momento del
risveglio (in condizioni quindi di riposo e digiuno), e
rapportandola alle 24 ore.
50
Capitolo 3° - Studio della Composizione Corporea
L’organismo umano può essere grossolanamente distinto in due
compartimenti, uno di massa grassa ed uno di massa magra, di densità
relativamente costante, ma differenti in composizione.
La massa grassa (FM, Fat Mass), che corrisponde al tessuto adiposo e
alle strutture lipidiche cellulari, ha una densità di circa 0.9 g/ml e non
contiene potassio.
La massa magra (FFM, Fat Free Mass) che ha una densità di circa 1.1
g/ml, anatomicamente è costituita da muscoli scheletrici (circa il 40%),
muscoli non scheletrici e tessuti magri (circa il 40%), scheletro (circa il
10-15%). Chimicamente è composta dal 67 al 77% di acqua (a sua volta
distinta in intracellulare e extracellulare), da proteine, minerali e
carboidrati; il suo contenuto di potassio è circa 68/69 mEq/kg nei
maschi ed un 10% in meno nelle femmine.
Nell’adulto, l’acqua corporea totale rappresenta circa il 60% del peso
corporeo, di cui il 67% come liquido intracellulare ed il 33% come
extracellulare (che comprende il 23% di liquido interstiziale, il 7% di
plasma, il 2% di linfa e 1% come liquido transcellulare).
Nello stesso individuo le percentuali dei singoli componenti non
sono costanti, ma variano con il passare degli anni.
Naturalmente esistono ampie variazioni nella quantità della massa
grassa, anche fra soggetti dello stesso sesso e di pari età.
Purtroppo, però, non sempre si hanno a disposizione tabelle di
riferimento per il soggetto sottoposto a valutazione della composizione
corporea, cosicché non sempre è possibile predire in maniera oggettiva
uno stato pre-patologico in base all’adiposità rilevata.
Una classificazione con dei punti di cut-off, basata su valori
percentuali di massa grassa (Fat Mass %) è stata fatta da alcuni autori
(De Lorenzo, Deuremberg, 2001; Jebb, McCarthy, 2004), che hanno
stabilito dei range di riferimento per genere e classi di età (tab. 8 e tab.
9), definendo il sovrappeso e l’obesità in base a soglie prestabilite di
grasso corporeo.
51
3.1 Modelli compartimentali
Secondo il modello anatomo-funzionale proposto da Magnus-Levy,
il corpo umano è composto da due compartimenti principali: massa
magra o massa libera dal grasso (FFM, Fat Free Mass) e massa grassa
(FM, Fat Mass).
Dal punto di vista chimico la massa grassa è costituita
prevalentemente da lipidi mentre quella magra comprende: glicogeno,
sali minerali, proteine e l’acqua totale (TBW, Total Body Water). Le tre
componenti della FFM, aggiunte ai lipidi (FM) costituiscono il modello
tetracompartimentale di Keyes e Brozek (De Lorenzo, Fidanza, 2007;
Andreoli, 2000, 2004).
Massa Grassa %
Deposito Essenziale
Uomini 12 % 3%
Donne 15 % 12 %
52
Un compartimento importante è la massa magra corporea (LBM, Lean
Body Mass) composta dalla FFM e dal grasso essenziale (lipidi delle
membrane cellulari e del sistema nervoso e, nelle donne, da quello
legato ai caratteri sessuali secondari).
Considerando inoltre la distribuzione di potassio nel corpo umano,
viene chiamata massa cellulare corporea (BCM, Body Cell Mass) quel
distretto funzionale che comprende tutti i tessuti ricchi di potassio che
consumano ossigeno e ossidano glucosio. E’ considerata la
componente metabolicamente attiva della FFM.
53
ricercatori hanno verificato come utili per la valutazione della
composizione corporea delle popolazioni misurate.
Effettivamente lo studio di ampi campioni di popolazione, classificate
per sesso, per età e per razza, ha portato alla determinazione di valori
di riferimento ancor oggi utilizzati per una prima valutazione della
composizione corporea.
A) Il peso
Nel misurare il peso corporeo, l’operatore si pone dietro la bilancia in
modo da avere di fronte il soggetto e soltanto in questa posizione
effettua la misurazione.
Il soggetto indossa abiti leggeri ma non scarpe, calzoni lunghi e
maglie pesanti; i suoi piedi sono posizionati al centro della piattaforma
ed il peso è ugualmente distribuito su di essi.
È opportuno standardizzare il vestiario ricorrendo, ad esempio, a
vestiti di carta, il cui peso non verrà peraltro sottratto da quello rilevato
quando si utilizzeranno i dati di riferimento.
Il peso viene registrato ai più vicini 100g. Il peso è la variabile
antropometrica più comunemente rilevata e l’accuratezza della sua
misurazione è in generale buona.
L’accuratezza è peraltro funzione del rispetto della tecnica di
rilevamento da parte dell’operatore.
In realtà il “peso” è più una misura di massa che altro, ma il termine
“peso” è ormai invalso per indicare questa misura e difficilmente
entrerà in disuso.
È importante nello screening di crescite patologiche, obesità,
magrezza e denutrizione.
B) La statura
La statura viene misurata con lo stadiometro, uno strumento
costituito da una tavola verticale incorporante un metro ed una
orizzontale, da portare a contatto con il punto più alto del capo; si può
trattare di uno strumento fisso o portatile.
Al momento della misurazione il soggetto è scalzo o indossa calze
leggere e pochi abiti, cosicché l’operatore ne possa costantemente
controllare la posizione.
I piedi poggiano su di una superficie piana sistemata ad angolo retto
rispetto alla tavola verticale dello stadiometro ed il peso è ugualmente
54
distribuito su di essi.
La testa si trova nel piano orizzontale di Francoforte1; le braccia
pendono liberamente ai lati del tronco con il palmo delle mani rivolto
verso le cosce; i calcagni, uniti, poggiano contro il basamento della
tavola verticale ed i margini dei piedi formano un angolo di circa 60°.
Se il soggetto presenta ginocchia valghe, ci si deve assicurare che esse
non si sovrappongano.
Le scapole e le natiche devono essere in contatto con la tavola
verticale.
In quei soggetti in cui non sia possibile mantenere sullo stesso piano
verticale ginocchia, natiche, scapole e parte posteriore del cranio senza
compromettere la posizione naturale del corpo si dovrà procedere ad
un posizionamento delle sole natiche, ginocchia o parte posteriore del
cranio contro la tavola.
Si chiede al soggetto di fare un’ispirazione profonda mentre
mantiene la posizione eretta. Si porta quindi la barra mobile dello
stadiometro in corrispondenza del punto più alto del capo esercitando
una pressione sufficiente a comprimere i capelli.
La misura viene approssimata al più vicino 0.1 cm e si annota l’ora
del giorno in cui la si è effettuata.
Il monitoraggio della statura assume una importanza rilevante
soprattutto in età evolutiva. La statura è utilizzata per misurare la
maturità fisica attraverso un indice (PM) calcolato come rapporto tra la
statura attuale del bambino e la sua statura predittiva in età adulta
(PM= PS/PAS) (Roche, 1983, 1992). L’indice di maturità fisica è
facilmente utilizzabile; è una misura non invasiva della crescita in età
evolutiva ed è correlato significativamente con la massa ossea nei
ragazzi. Studi recenti dimostrano che PM è il miglior predittore del
contenuto minerale osseo rispetto all’età cronologica. (Nelson, 2009).
La manifestazione fenotipica dell’altezza è determinata oltre che dal
pool genetico, dai fattori ambientali nei primi anni di vita, che
includono, primo fra tutti, la nutrizione e poi malattie croniche e stress
psicosociali. Studi recenti hanno dimostrato una correlazione inversa
tra la statura e la probabile insorgenza di malattie cardiovascolari e una
correlazione diretta tra altezza e insorgenza di carcinoma (Batty G.D,
1 È il piano passante per i punti Porion (Pr, punto più alto del margine superiore del condotto uditivo esterno) ed
orbitale (Or, punto più basso del pavimento dell'orbita). Esso rappresenta il piano orizzontale di riferimento.
55
2009).
E’ importante dunque monitorare la statura in età evolutiva e fornire
la giusta nutrizione per una manifestazione fenotipica corretta del
carattere.
Giacché la statura dei soggetti adulti è geneticamente determinata, è
possibile stimare nei bambini un‘altezza potenziale in età adulta, che è
correlata alla cosiddetta altezza media dei genitori. Nelle femmine, per
ottenere l’altezza media dei genitori viene calcolato il valore medio tra
l’altezza della madre e l’altezza del padre alla quale vengono sottratti
13 cm; nei maschi, viene calcolato il valore medio tra l’altezza del
padre e l’altezza della madre alla quale vengono aggiunti 13 cm. (v.
tabella in basso)
Esempio:
Calcolo dell’altezza media dei genitori per un figlio maschio ed una figlia femmina
di genitori con le seguenti altezze: padre 172,72 cm, madre 157,48 cm
56
modo da evitare sovrastime o sottostime (Benjamin U, 2008).
C) Le circonferenze
57
La circonferenza della vita è un indice del tessuto adiposo profondo
(Borkan et al., 1983) ed è correlata alla massa grassa (Jackson &
Pollock, 1978). Per tale motivo è considerata un indice attendibile dello
stato di adiposità e misura il rischio di morbilità e mortalità
cardiovascolare (elevato se superiore a cm. 102 negli uomini ed a cm.
88 nelle donne).
Quando utilizzata in forma di rapporto con la circonferenza dei
fianchi, la circonferenza della vita è un indice del grado di
distribuzione del tessuto adiposo: quanto più alto è il rapporto
vita/fianco, tanto più “pericolosa” è l’obesità e tanto più elevato è il
rischio di contrarre malattie come il diabete mellito di tipo 2° o le
malattie cardiovascolari.
L’errore tecnico di misurazione intra ed inter-operatore in
adolescenti è rispettivamente di 1.31 e 1.56 cm (Malina et al., 1973); la
“vera” misura oscillerebbe in molti casi tra ± 1cm il valore misurato.
58
La distribuzione adiposa può essere identificata con il Rapporto tra
Circonferenza Vita e Circonferenza Fianchi (RVF o Waist/Hip Ratio,
WHR).
Androide: WHR > 0.85
Obesità centripeta, prevalentemente a carico del tronco, con gambe
sottili.
Distribuzione del grasso al viso, collo, spalle ed addome al di sopra
dell’ombelico.
Aumentata incidenza di:
• diabete
• iperlipoproteinemia glucido-sensibile ed ipercolesterolemia
• iperuricemia
• ipertensione ed arteriosclerosi
59
Donne
RVF> 0.85 obesità androide
RVF < 0.78 obesità ginoide a. Obesità androide
0.79 ≤ RVF ≤ 0.84 obesità intermedia
b. Obesità ginoide
Uomini
RVF> 1.0 obesità androide
RVF < 0.94 obesità ginoide
0.95 ≤ RVF ≤ 0.99 obesità intermedia
Secondo le linee
guida europee,
inoltre, la
circonferenza vita
non dovrebbe
superare i 102 cm
negli uomini e gli
88 cm nelle donne. Il rapporto vita/fianchi dovrebbe essere inferiore a
0,95 per gli uomini e 0,8 nelle donne. Questi parametri, correlati ad
aumentato rischio di morbilità, sono validi anche per i ragazzi tra gli
11-18 anni (Goodman, 2004).
60
Il BMI prende in considerazione il peso e non la composizione
corporea; per questo motivo è preferibile utilizzarlo per gruppi di
popolazioni e non per i singoli individui (De Lorenzo, 2003, 2006;
Deurenberg, 2001; Matthie, 1998; Sarria, 2001).
È stato dimostrato che un significativo numero di soggetti adulti, sia
maschi che femmine, non può essere classificato correttamente solo
sulla base di questo indice poiché, pur rientrando nei range di
normalità come BMI, presentano valori della % FM (Fat Mass: massa
grassa) indicativi di pre-obesità/obesità (De Lorenzo, 2003, 2007, Di
Renzo, 2007).
Vantaggi:
• semplicità di raccolta dei dati,
• basso costo,
• errore analitico trascurabile,
• facilità di confrontare i dati.
Svantaggi:
• non tiene conto della composizione corporea: la stima della
percentuale di grasso corporeo presenta delle difficoltà dovute
all’influenza della massa muscolare sul peso corporeo (un individuo
con molta massa muscolare, che quindi “pesa” molto, sarebbe
classificato come pre-obeso o addirittura obeso),
61
Tab. 6 - Classi di BMI e rischio di complicanze
(OMS e Linee Guida Italiane,1995)
62
valori dei centili più alti e sono rispettivamente l’85° ed il 95°. E’ anche
utilizzata la definizione di obesità per un eccesso di peso superiore del
20% rispetto al 50° centile del peso-per-statura.
Le curve di riferimento sono state elaborate a partire dai dati del BMI
provenienti da studi trasversali sull’accrescimento, rappresentativi a
livello nazionale di sei paesi (Brasile, Gran Bretagna, Hong Kong,
Olanda, Singapore e Stati Uniti), con ampie differenze nella prevalenza
dell’obesità, per un totale di più di 192.000 soggetti, di età compresa
tra 0 e 25 anni di età.
Tab. 7 - Punti internazionali di cut-off per BMI per sovrappeso e obesità tra
2 e 18 anni, definiti passando attraverso i valori di BMI di 25 e 30 (kg/m2)
Età (anni) Body mass index 25 (kg/m2) Body mass index 30 (kg/m2)
Males Females Males Females
2 18.41 18.02 20.09 19.81
2.5 18.13 17.76 19.80 19.55
3 17.89 17.56 19.57 19.36
3.5 17.69 17.40 19.39 19.23
4 17.55 17.28 19.29 19.15
4.5 17.47 17.19 19.26 19.12
5 17.42 17.15 19.30 19.17
5.5 17.45 17.20 19.47 19.34
63
6 17.55 17.34 19.78 19.65
Body mass index 25 (kg/m2) Body mass index 30 (kg/m2)
6.5 17.71 17.53 20.23 20.08
7 17.92 17.75 20.63 20.51
7.5 18.16 18.03 21.09 21.01
8 18.44 18.35 21.60 21.57
8.5 18.76 18.69 22.17 22.18
9 19.10 19.07 22.77 22.81
9.5 19.46 19.45 23.39 23.46
10 19.84 19.86 24.00 24.11
10.5 20.20 20.29 24.57 24.77
11 20.55 20.74 25.10 25.42
11.5 20.89 21.20 25.58 26.05
12 21.22 21.68 26.02 26.67
12.5 21.56 22.14 26.43 27.24
13 21.91 22.58 26.84 27.76
13.5 22.27 22.98 27.25 28.20
14 22.62 23.34 27.63 28.57
14.5 22.96 23.66 27.98 28.87
15 23.29 23.94 28.30 29.11
15.5 23.60 24.17 28.60 29.29
16 23.90 24.37 28.88 29.43
16.5 24.19 24.54 29.14 29.56
17 24.46 24.70 29.41 29.69
17.5 24.73 24.85 29.70 29.84
18 25 25 30 30
Adattato da: J Cole, Mary C Bellizzi, Katherine M Flegal, William H Dietz. Establishing
a standard definition for child overweight and obesity worldwide: international survey
(2000)
64
Fig. 7 - Valori soglia internazionali dell’IMC età e sesso specifici per la
definizione di sovrappeso ed obesità in età evolutiva che intersecano i valori
dell’IMC di 25kg/m2 e di 30kg/m2 a 18 anni (Cole et al., 2000)
65
Figg. 8 e 9 - Curve in centili di BMI per fascia di età 2-20 anni
(Cacciari et al, 2006)
66
67
L’utilizzo di tali soglie di BMI è consigliato in studi epidemiologici
per monitorare e valutare cambiamenti della prevalenza di obesità
nelle differenti popolazioni mondiali. Cole, peraltro, sconsiglia l’uso
dei punti di cut-off derivati dal loro studio per un uso clinico locale.
Nei percentili Italiani di BMI, i valori soglia per sovrappeso ed
obesità sono stati calcolati seguendo lo stesso metodo suggerito da
Cole (2000) e cioè tracciando i percentili passanti per 25 e 30 all’età di
18 anni, che rappresentano ben note soglie di rischio. La trasposizione
di queste soglie sulle più recenti carte nazionali (Cacciari, 2002,
Cacciari, 2006) sembra però presentare alcuni problemi, rischiando di
sottostimare la prevalenza di sovrappeso e obesità (Figg. 8 e 9). Per
ridefinire le diagnosi di obesità infantile McCarthy (2006) ha elaborato
ulteriori curve sesso specifiche, misurando la massa grassa (Body Fat
%) attraverso la bio-impedenza in 1985 bambini caucasici di età
compresa tra 5 e 18 anni nelle scuole del Southern England. (Fig. 10)
Fig. 10 - Body fat centile curves for Caucasian boys and girl. Numbers on right-
hand side represent centiles (McCarthy et al, 2006)
68
Parametri relativi alla massa grassa di soggetti Caucasici in
relazione all’età (%FAT)
De Lorenzo et al. Eur J Clin Nutr.
Nutr. 2001 Nov;55(11):973
Nov;55(11):973--9
Età
Età (anni) Sesso Classificazione
69
In uno studio su bambini di 8-11 anni, Dencker (2007), ha rilevato
una significativa corrispondenza tra BMI e grasso totale corporeo
misurato con la DXA (r =0,93). Questo indica che il BMI può essere
utilizzato con buona approssimazione per stimare la percentuale di
grasso in questa fascia di età, senza però evidenziare le differenze di
composizione corporea legate al sesso.
Anche la correlazione tra BMI e percentuale di grasso addominale è
alta (r =0,93). Tuttavia la correlazione tra i risultati delle due
metodiche è più bassa se l’obiettivo è la valutazione della distribuzione
del grasso corporeo (r =0,68).
70
Tab. 9 - Classificazione in base alla % di Fat Mass (Body Fat) per ragazzi e
ragazze
71
Questo costituisce un limite se il BMI deve essere utilizzato per
rilevare i fattori di rischio di patologie legate all’obesità giovanile negli
studi epidemiologici.
Altri autori sottolineano che tra maschi e femmine ci sono notevoli
differenze nell’accumulo e nella distribuzione del grasso corporeo, che
si evidenziano durante la crescita (Ogle, 1995), ma che sono visibili già
prima della pubertà (Garnett, 2004).
Le tabelle 8 e 9, elaborate da De Lorenzo & Deuremberg (2001), per
tutte le fasce di età, e da Jebb & McCarthy (2004) per una popolazione
minore di 19 anni, evidenziano una corretta e più dettagliata
classificazione della popolazione, che tiene conto di una analisi della
composizione corporea. Tale classificazione, basata sulla % di Fat
Mass, supera l’approssimatezza e i limiti della valutazione effettuata
solo con BMI, in quanto tiene conto dell’effettiva adiposità del
soggetto.
Le curve di crescita standard Americane sono state confrontate con le
misure di peso, altezza e grasso rilevate in una popolazione di ragazzi
italiani di età tra i 6 e i 12 anni (De Lorenzo, 1995). Lo studio è stato
condotto su 1273 bambini provenienti da varie regioni d’Italia e non
sono state rilevate differenze significative con le curve di crescita
americane.
Di seguito sono riportate le comparazioni relative alle misure,
rispettivamente, di peso, altezza e plica tricipitale, rispetto agli
standard americani, tra i maschie (A) e le femmine (B).
72
3.5 Plicometria
73
Metodo di misura: la plica cutanea deve essere presa tra pollice e
indice, escludendo il muscolo sottostante, 1 cm al di sopra della sede
stabilita; le branche del calibro devono essere applicate parallelamente
ad essa. La misura deve essere letta due secondi dopo aver applicato la
pressione. La rilevazione va ripetuta due o tre volte, per valutare
l’errore sperimentale, e come valore finale si assumerà la media delle
tre rilevazioni. Se la differenza tra queste è superiore ad 1 mm. si
dovrà ripetere il rilevamento.
E’importante che la misurazione sia fatta sempre dal medesimo
operatore per eliminare l’errore inter-operatore.
74
Plica sottoscapolare: la plica viene presa sotto
l’angolo della scapola sinistra e il calibro deve
essere inclinato a formare un angolo di 45° col
piano orizzontale.
75
Plica anteriore della coscia: la plica viene misurata
in posizione verticale, a metà della linea mediana
anteriore fra la piega inguinale e il margine
superiore della rotula. Il soggetto flette
leggermente l’arto da misurare e poggia il peso del
corpo sull’altra gamba.
76
Le Formule di Slaughter (1988) ci consentono di calcolare
direttamente la % di massa grassa, attraverso il rilievo di due sole
pliche e l’utilizzo di due equazioni specifiche per una popolazione di
preadolescenti e adolescenti:
Prepuberi:
% FM = 1,21 (X2)-0,008 (X2)² - 1,7
Puberi:
% FM = 1,21 (X2)-0,008 (X2)² - 3,4
Postpuberi:
% FM = 1,21 (X2)-0,008 (X2)² - 5,5
Se X2>35 mm:
maschi %FM = 0,783 (X2) + 1,6
femmine %FM = 0,546 (X2) + 9,7
[X2 = somma pliche tricipitale e sottoscapolare]
Equazione II)
77
3.6 Bioimpedenziometria (BIA)
La capacità del corpo umano di condurre corrente elettrica è nota da
più di cento anni. Nel 1800 Volta dimostrava che l’interfaccia
elettrodo–elettrolita costituiva la sorgente di un potenziale elettrico.
Ohm nel 1826 sceglieva una coppia bismuto termofila come sorgente
del potenziale elettrico; ciò avrebbe condotto alla formulazione della
legge che porta il suo nome.
Successivamente è stato ipotizzato che l’interfaccia elettrodo–
elettrolita possedesse proprietà di capacitanza. La prima misura della
capacitanza dell’interfaccia veniva effettuata nel 1871 da Varley. Il
primo modello di soluzione elettrolitica con misura della capacitanza
viene attribuito ad Helmholtz nel 1879.
I tessuti acquosi del corpo possono essere considerati come soluzioni
elettrolitiche in quanto l’acqua corporea contiene molti soluti. Grazie a
questa proprietà è possibile usare la metodica BIA (De Lorenzo, 1995,
1997, 1998, 2002; Melchiorri, 2007; Andreoli, 2002, 2004; Deurenberg,
1996, 2001; Tagliabue, 2000), che è una metodica a basso costo, non
invasiva e rapida, per valutare quei distretti corporei che sfruttano le
caratteristiche elettriche delle soluzioni elettrolitiche al passaggio di
una corrente alternata.
Il tessuto biologico è considerato costituito da due compartimenti
fluidi, extracellulare (ECW) e intracellulare (ICW), con comportamento
elettrico differente: il compartimento ECW simula la resistenza mentre
quello ICW fa da condensatore. Considerando la BIA uno strumento
essenziale nello studio dei compartimenti idrici dell’organismo
umano, si consideri il limite della metodica per quanto riguarda la
stima della massa grassa (Fat Mass) e della massa magra (Fat Free
Mass), specie se confrontata con la metodica gold standard (DXA) (De
Lorenzo, Sorge, 1998).
Somministrata a basse frequenze (fino a 5 kHz) la corrente attraversa
prevalentemente il tratto ECW mentre a frequenze maggiori supera le
membrane cellulari e il tratto ICW, permettendo un passaggio migliore
e determinando uno sfasamento del flusso di corrente in uscita. Tale
effetto prende il nome di reattanza capacitiva (Xc). L’impedenza (Z)
esprime l’impedimento totale al passaggio di corrente essendo la
somma degli effetti del tratto resistivo (R) e capacitivo (Xc) ed è
78
inversamente proporzionale al contenuto di acqua ed elettroliti del
corpo. L’angolo di fase rilevato dipende dal rapporto fra R e Xc.
La definizione di resistenza (R) è: R=ρL/S dove L è la lunghezza del
conduttore e S la sezione. Considerando il corpo umano come un
cilindro la formula diventerà: R=H/S (dove R è la resistenza, H è la
statura del soggetto sottoposto alla misura, ed S è la sezione traversa,
che per convenzione si assume costante). Da qui: V=H2/R
(equazione che relaziona il volume del cilindro con il valore della
resistenza). Tale equazione risulta alla base delle formule per la
determinazione della TBW o della FFM. In particolare, la seguente
equazione:
TBW = a(H2/R)+b
79
Tale parametro, introdotto in formule più complesse di quella
fondamentale, permette la determinazione di valori più accurati di
TBW, ICW, ECW, e quindi di FFM.
Impedenziometro
monofrequenziale BIA 101,
Akern®.
80
Cavi di collegamento allo strumento
Adeguatamente schermati, essi devono correre in modo rettilineo e
senza venire in contatto tra loro su di una superficie non conduttiva,
lontano dai campi elettromagnetici.
Poiché anche il calcolatore elettronico eventualmente collegato allo
strumento è una sorgente di campi elettromagnetici, esso deve essere
tenuto a debita distanza dai cavi di collegamento. Si rammenta che la
possibilità di interferenze cresce all’aumentare della frequenza della
corrente somministrata.
Fig 11 - Posizione
del soggetto nella
BIA
Fig 12 - Posizione
degli elettrodi
81
I risultati della BIA possono essere alterati da numerosi fattori (De
Lorenzo, 1998) quali la temperatura cutanea, la dinamica respiratoria,
l’assunzione di cibo o bevande, lo stato di idratazione, l’esercizio fisico
e il ciclo mestruale.
Temperatura cutanea: il microcircolo cutaneo è in grado di dilatarsi
in risposta ad un aumento della temperatura della cute. Al contrario, la
diminuzione della temperatura cutanea produce vasocostrizione, con
diminuzione del flusso ematico.
Questo spiega perché valori più alti di impedenza possano essere
registrati in seguito a raffreddamento della cute (Caton, 1988; Garby,
1990).
In presenza di febbre, la BIA è inattendibile. Essa registrerà infatti
valori d’impedenza molto bassi.
Dinamica respiratoria: è opportuno verificare che la frequenza e
escursione respiratoria siano quelle “fisiologiche” per il soggetto.
Modificazioni dell’escursione della gabbia toracica possono
comportare infatti una modificazione del volume conduttivo, e
conseguentemente, dell’impedenza.
Esercizio fisico: l’esercizio fisico moderato non è in grado di
influenzare la BIA. Al contrario, quando intenso e prolungato, esso
produce valori artificiosamente bassi d’impedenza.
L’aumento della temperatura cutanea e, possibilmente, una perdita
di acqua prevalente su una soluzione di elettroliti, possono spiegare
questo fenomeno.
Cibo e bevande: Kushner (1992) consiglia che il soggetto sia a
digiuno da liquidi e solidi da almeno 2-5 ore.
Il contenuto del canale alimentare può infatti interferire con la
misurazione dell’impedenza. Inoltre, nella fase post-assorbitiva, il
passaggio di liquidi nel torrente circolatorio può produrre valori
alterati di impedenza.
Tuttavia, Fogelholm (1993) ha osservato che l’errore prodotto dalla
misura dell’impedenza a 2-5 ore da un pasto può essere accettabile a
livello di gruppo ma non del singolo individuo.
Pertanto, essi propongono una notte di digiuno (8 h) quale
procedura standard per la BIA.
82
Ciclo mestruale: il ciclo mestruale comporta variazioni “fisiologiche”
dell’impedenza bioelettrica. Esse sono state poste in relazione a: 1)
modificazioni della compartimentazione di TBW, come ad esempio, la
possibile espansione premestruale di ECW, 2) modificazioni della
temperatura corporea, per l’effetto termogenico del progesterone e, 3)
modificazioni del comportamento alimentare, particolarmente in fase
premestruale.
Gleichauf & Roe (1989) hanno osservato che la variabilità nella
misura dell’impedenza nel corso di un ciclo mestruale è da imputare
più alla variazione fisiologica che non all’errore di misurazione. Esse
consigliano di standardizzare la misurazione relativamente al periodo
del ciclo mestruale e di effettuare, ove possibile, misurazioni multiple.
L’impiego di contraccettivi orali non è apparentemente associato ad
alterazioni dell’impedenza (Chumlea, 1987).
Il passaggio dalla posizione eretta a quella supina è associato ad un
rapido declino dell’impedenza (≈ 3%), imputabile al movimento di
liquidi dal versante interstiziale a quello vascolare.
In aggiunta a questa modificazione “rapida” dell’impedenza, se ne
distinguono una “intermedia” e una “tardiva”.
Queste hanno una minore importanza pratica in quanto occorrono
da 40 a 80 e da 80 a 180 minuti rispettivamente dalla modificazione
“rapida” (Kushner, 1994).
Esse debbono comunque essere considerate nel soggetto allettato.
Le variazioni posturali dell’impedenza sono maggiori a frequenze ≤
10 kHz, dove sono ritenute espressive delle modificazioni che
occorrono in seno ai liquidi extracellulari (Kushner, 1994).
Errori di 1.0–1.5l nella stima di TBW possono essere prodotti dalla
mancata standardizzazione della postura (Kushner et al., 1994). È
consigliato effettuare la misurazione dell’impedenza entro 5-10 minuti
dall’assunzione della posizione supina (Deurenberg, 1994).
83
In aggiunta, l’impedenziometria può essere più facilmente
standardizzata e trova applicazione nei programmi di trattamento (per
produrre un bilanciato calo ponderale) degli obesi a lungo termine.
Recentemente in un ampio campione di popolazione caucasica,
sottoposto a misure impedenziomentriche e suddiviso in percentili di
massa grassa, è stato documentato un aumento progressivo della quota
di massa grassa con l’avanzare dell’età: tali dati costituiscono, inoltre,
valori di riferimento per la misura della massa grassa totale mediante
metodica BIA.
( Rfl − Rf )
Rfl =
( Rl − Rf )
dove:
Rfl: attenuazione misurata e Rf e Rl rispettivamente le costanti riferite al
solo tessuto lipidico ed al solo tessuto alipidico.
Nella misura della massa lipidica corporea, si ritiene che il 40-45% dei
pixel 2 contiene massa minerale ossea e che il restante (circa la metà del
volume corporeo) è rappresentato dai tessuti molli.
Il sistema DXA consta di un piano di rilevazione in cui sono inseriti i
sensori per il rilevamento dell’attenuazione.
A tale piano viene applicato un carrello mobile che scorre
longitudinalmente e che trasporta l’emettitore di energia che a sua
volta può scorrere su binari in modo trasversale mediante un motore di
precisione.
2 Punti luminosi di cui è costituita l’immagine radiologica sul monitor, il cui tono nella scala dei grigi è in
relazione alla densità del volume del tessuto analizzato
85
Per mezzo di un computer idoneo si determina il moto longitudinale
e trasversale dell’emettitore, l’acquisizione dei dati di attenuazione
rilevati e la successiva elaborazione dei dati per la stampa o la lettura
dei risultati della composizione corporea.
È in preparazione una strumentazione che prevede l’uso di un
triplice raggio energetico come estensione della metodica DXA.
Apparecchiatura DXA
87
Capitolo 4° - Valutazione dello Stato Nutrizionale
88
Questi effetti possono essere prevenuti dall’ingestione di almeno 50-
100g/die di carboidrati.
Non è semplice ottenere, per ciascun individuo, i fabbisogni di
nutrienti.
Una soluzione sta nell’esaminare i fabbisogni medi di un gruppo
omogeneo di individui simili e definire un livello minimo ragionevole
(per fasce di età nei bambini, per le donne in gravidanza, ecc).
Una volta stabilito il range dei fabbisogni per un particolare
nutriente, è necessario stabilire quale dovrebbe essere il livello
adeguato di assunzione per soddisfare questi fabbisogni, tenendo
conto che la quantità di ciascun nutriente corrisponde al fabbisogno
fisiologico per prevenire segni di carenza clinica.
89
Le RDA sono state fondate formalmente sul presupposto che tutti i
nutrienti derivassero da cibi naturali; attualmente invece le tavolette
dietetiche, gli alimenti arricchiti, e gli integratori alimentari sono fonti
importanti di alcuni nutrienti.
Dunque i governi di Stati Uniti e Canada hanno formulato insieme le
Dietary Reference Intake.
90
Tabella 10 - Introiti /die. Linee guida di costituenti dietetici in una popolazione
di riferimento, per la prevenzione di malattie croniche negli adulti di età
compresa tra 20 e 50 anni
aWCRF, World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research. Food, nutrition, and
the prevention of cancer: a global perspective, 1997. fornisce stime di un probabile range di costituenti
alimentari consumati come risulta dalle seguenti raccomandazioni del rapporto.
bNAS, Raccomandazione per I singoli individui elaborate dal National Academy of
adulti europei (di età compresa tra i 19 e i 50 anni), Commission of the European Community. Report
della Scientific Commission for Food (trentunesima serie): Assunzione di nutrienti e di energia, 1993,
o gli obiettivi definitivi europei (James WPT. Healthy Nutrition, serie europea 24. Copenhagen:
WHO Regional Office per l’Europa: 1988).
91
Tab.11 - Valori giornalieri per adulti e bambini sopra i 4 anni
Percentuale di assunzione
COMPONENTI ALIMENTARI Valore giornaliero
calorica giornaliera
93
corporee, quello utile a soddisfare i bisogni reali del singolo, piuttosto
che quello che deriva dal bisogno basale medio.
E’ necessario chiarire che i valori delle raccomandazioni non
rappresentano il limite minimo, al di sotto del quale esiste un reale
rischio di malnutrizione, né il livello ottimale di assunzione, quanto il
livello di sicurezza valido per l’intera popolazione o per gruppi di
essa e non per singoli individui.
Quindi i LARN mirano a:
proteggere l’intera popolazione dal rischio di carenze nutrizionali;
fornire elementi utili per valutare l’adeguatezza nutrizionale della
dieta media della popolazione o di gruppi di essa rispetto ai valori
proposti; pianificare la politica degli approvvigionamenti alimentari
nazionali e l’alimentazione di comunità.
Inoltre i LARN sono stati applicati nell’etichetta nutrizionale dei
prodotti alimentari, nella formulazione di supplementi e di alimenti
dietetici, ed ampiamente utilizzati in programmi di informazione e di
educazione alimentare.
94
la funzione regolatrice viene svolta dalle vitamine e dai sali minerali,
dalla fibra e dall’acqua.
4.6 I Carboidrati
Il fabbisogno di carboidrati
4.7 Le Proteine
97
Essi sono: valina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, fenilalanina,
treonina, triptofano e istidina. Sono poi considerati semiessenziali
cisteina e tirosina, in quanto sono in grado di risparmiare
rispettivamente metionina e fenilalanina. Tutti gli altri aminoacidi
possono prendere origine da una fonte anche molto semplice di azoto.
Caratteristica peculiare delle proteine è quella di andare soggette ad
un continuo processo di demolizione e sintesi che va sotto il nome di
turnover proteico. Il turnover consente all’organismo di modulare la
sintesi delle proprie proteine, in dipendenza dell’evolversi delle sue
esigenze, ed é pertanto alla base delle sue capacità di adattamento.
In un uomo adulto, le proteine corporee ammontano a circa 12 kg. Di
questi si calcola che giornalmente circa 250 g sono soggetti a turnover,
quindi una quantità circa tre volte superiore a quella dei normali
consumi alimentari. La continua liberazione di aminoacidi
conseguente al processo di turnover ne consente l’interscambio tra i
tessuti e la riutilizzazione intracellulare per la sintesi di nuove
proteine. Questa riutilizzazione di aminoacidi é sotto il controllo di
vari fattori metabolici e ormonali ed é influenzata dallo stato
fisiologico o patologico del soggetto. Così, ad esempio, la
riutilizzazione degli aminoacidi è molto efficiente in condizione di
rapida crescita, nel recupero dopo una malattia e dopo episodi di
aumentato catabolismo per traumi o infezioni, e di regola tutte le volte
che sia richiesta una rapida sintesi di proteine.
Tuttavia, anche nelle condizioni di massima efficienza la
riutilizzazione non è completa, perché una frazione va persa attraverso
il catabolismo ossidativo.
I prodotti azotati del catabolismo, quali urea (quantitativamente il
più importante), creatinina, acido urico ed altri composti azotati, sono
escreti con le urine (principale via di escrezione), le feci, il sudore e la
pelle.
Con le feci vengono anche eliminate le proteine non digerite, quelle
contenute nella flora microbica presente nell’intestino, quelle derivanti
dalla continua secrezione pancreatica, biliare ed intestinale, come pure
le proteine cellulari rilasciate nel lume intestinale in seguito al rapido e
incessante rinnovamento delle cellule della mucosa intestinale.
Altre perdite di azoto si verificano attraverso secrezioni del corpo,
desquamazione della pelle e crescita delle unghie e dei capelli.
98
Le secrezioni pancreatiche, biliari e intestinali di proteine, insieme a
quelle delle cellule intestinali desquamate, si configurano come una
massa di proteine endogene di grandezza non trascurabile (da 20 a
80g/giorno).
Non tutte le proteine endogene sono digerite e successivamente
assorbite; il residuo, unitamente alle proteine non digerite provenienti
dagli alimenti ed alle proteine proprie della flora microbica
dell’intestino tenue, passano nel colon, dove sono fermentate dalla
flora batterica.
Una parte dell’azoto rilasciato nella fermentazione è riassorbito come
ammoniaca, che può essere riutilizzata dal fegato per la sintesi di
aminoacidi non indispensabili.
Sintesi e demolizione delle proteine continuano anche con una dieta
completamente priva di proteine, attraverso il riciclaggio degli
aminoacidi endogeni. In queste condizioni il processo é reso più
efficiente mediante la messa in opera di meccanismi di adattamento
che tendono a conseguire una più economica utilizzazione degli
aminoacidi, presumibilmente attraverso un aumento del loro
incanalamento verso la sintesi delle proteine (anabolismo) ed una
riduzione della loro ossidazione (catabolismo). Tuttavia, anche in
questo caso, una ridotta proporzione viene incessantemente
catabolizzata, ed i prodotti azotati che ne derivano vengono eliminati
con le urine, come pure continuano le perdite di azoto attraverso le feci
e la pelle. Questo azoto rappresenta la cosiddetta “perdita obbligatoria
di azoto”, che fino a non molto tempo fa costituiva la base per la
definizione dei bisogni di proteine con il metodo fattoriale.
Un altro aspetto importante per stabilire i bisogni in proteine é
quello del rapporto tra livello di energia e livello di proteine introdotti
con gli alimenti consumati. È dimostrato che più elevata è la quantità
di energia, più bassa è la quantità di proteine necessaria per
raggiungere l’equilibrio. Si calcola che, per ogni caloria in più fornita
dalla dieta, la ritenzione di azoto aumenti di 1-2 mg. Questo fatto ha
importanti implicazioni quando ci si basa sul bilancio dell’azoto per la
definizione del fabbisogno in proteine.
99
Il fabbisogno di proteine
100
sintesi proteica, le necessità di proteine ovviamente aumentano,
mentre si abbassano in condizione di deficit funzionale degli organi
deputati al loro metabolismo (fegato, rene).
4.8 I Lipidi
101
catena carboniosa, l'isomeria di posizione e geometrica condizionano
le proprietà nutrizionali, fisiche e biologiche dei lipidi. Va ricordato
che all'aumentare del numero dei doppi legami si abbassa il punto di
fusione ed aumenta la suscettibilità ai fenomeni perossidativi.
I grassi dei cibi ad elevato tenore di acidi grassi saturi tendono a far
innalzare il livello di colesterolo nel sangue ancor più di quanto non
faccia l’apporto alimentare del colesterolo stesso. Fra questi alimenti
rientrano soprattutto i prodotti lattiero-caseari (formaggi, latte intero,
panna, burro), le carni grasse e i loro derivati e certi oli vegetali (olio di
palma e soprattutto olio di cocco).
- I grassi dei cibi ad elevato tenore di acidi grassi insaturi non fanno
innalzare il livello di colesterolo nel sangue. Questi alimenti sono
rappresentati soprattutto da oli vegetali (di semi e di oliva), noci,
nocciole, olive e pesce.
- I grassi insaturi comprendono sia i monoinsaturi che i polinsaturi.
L’olio di oliva è particolarmente ricco in monoinsaturi soprattutto
acido oleico, il quale presenta due vantaggi: fa diminuire il livello nel
sangue delle lipoproteine a bassa densità LDL e VLDL - che
trasportano quella parte di colesterolo che tende a permanere nel
sangue e a depositarsi sulle pareti delle arterie (“colesterolo cattivo”) –
e non modifica, o addirittura fa aumentare, i livelli di un altro tipo di
lipoproteine: le HDL, che operano utilmente per rimuovere il
colesterolo dal sangue e dai depositi nelle arterie e per avviarlo alla
eliminazione (“colesterolo buono”).
L’olio di semi è generalmente ricco in polinsaturi del tipo omega-6,
efficaci anch’essi nel diminuire il livello delle LDL e delle VLDL nel
sangue. I grassi del pesce sono ricchi in acidi grassi polinsaturi del tipo
omega-3, capaci di far diminuire nel sangue tanto il livello dei
trigliceridi quanto la capacità di aggregazione delle piastrine (ossia il
rischio di trombosi), proteggendo così l’organismo dalla possibile
insorgenza di malattie cardiovascolari.
Gli acidi grassi insaturi potrebbero anche svolgere un ruolo nella
prevenzione di alcune forme di tumori.
- Gli acidi grassi trans tendono a far innalzare il livello di colesterolo
nel sangue, favorendo inoltre l’aumento del “colesterolo cattivo”
rispetto al “colesterolo buono”. Sono presenti naturalmente nei
prodotti ricavati dagli animali ruminanti (carni e latte) o possono
102
formarsi durante alcuni trattamenti industriali dei grassi vegetali e
quindi trovarsi negli alimenti trasformati che li contengono.
Il fabbisogno di lipidi
103
104
4.10 Vitamine idrosolubili
4.11 I Minerali
105
Non sono stati ancora riconosciuti come essenziali altri elementi
traccia o ultratraccia (così chiamati perchè presenti in concentrazioni
inferiori al microgrammo per grammo di dieta) quali litio, vanadio,
silicio, nickel, arsenico, piombo, fluoro.
Il numero di elementi definiti essenziali riflette lo stato delle
conoscenze ad un certo momento: con il progredire delle ricerche e
delle tecniche di rilevamento e di analisi, altri elementi potranno forse
essere riconosciuti come essenziali.
Per biodisponibilità si intende la quota di elementi ingerita che è
effettivamente assorbita, trasportata al sito di azione e convertita nella
forma fisiologicamente (o tossicologicamente) attiva. Pertanto un
alimento è in grado di coprire il fabbisogno di un oligoelemento se
questo è presente non solo in quantità corretta ma anche in forma
biodisponibile.
La biodisponibilità è influenzata da fattori intrinseci o fisiologici
(specie animale e genotipo; età e sesso; microflora intestinale ed
eventuali infezioni intestinali; stati fisiologici particolari - crescita,
gravidanza, allattamento; abitudini alimentari e stato di nutrizione;
stress ambientale e stato di salute; ligandi endogeni) e da fattori
estrinseci o alimentari (forma chimica del minerale - stato di
ossidazione, sale inorganico o chelato; solubilità del complesso
minerale; presenza di chelanti negli alimenti; quantità relativa di altri
minerali, con meccanismi di antagonismo competitivo e non).
Il fabbisogno di minerali
106
silicio, nichel, arsenico, piombo, ecc.) non sono ancora riconosciuti
come essenziali per l’uomo.
107
percentuali tra acidi grassi polinsaturi, saturi e monoinsaturi, che i
Comitati di esperti suggeriscono così ripartiti sull’energia totale
giornaliera: 15% per l’acido oleico (presente nell’olio d’oliva) ed un
altro 15% tra acidi grassi saturi e polinsaturi. La quota di energia da
acido oleico (monoinsaturo) nell’ambito degli acidi grassi rappresenta
infatti nella Dieta Mediterranea la quota maggiore, che può anche
superare il 15% dell’energia, ma sempre nel rispetto dell’adeguatezza
energetica della dieta; l’energia da acidi grassi saturi risulta non
superiore al 7% dell’energia totale, cosicchè il rapporto acidi grassi
polinsaturi/saturi è di circa 1:1.
D’altronde dai risultati epidemiologici del Seven Countries Study
emerge che un elevato apporto di acido oleico è inversamente correlato
con il colesterolo plasmatico e con la mortalità per coronaropatia.
Nel contesto della quota di acidi grassi essenziali anche il rapporto
ω-6/ω-3 è adeguato. E’ ben nota l’azione di prevenzione e controllo
degli acidi grassi ω-3 non solo delle malattie cardiovascolari, ma di
varie altre patologie, come cancro, artrite reumatoide, psoriasi,
cataratta. Un abituale consumo di pesce, caratteristico della Dieta
Mediterranea di riferimento, permette il soddisfacimento del bisogno
in acidi grassi ω-3.
L’abbondanza di frutta e verdura, oltre all’apporto considerevole di
nutrienti minerali e vitaminici, assicura, nell’ambito di quest’ultimi,
quelli con attività antiossidante (acido ascorbico, α-tocoferolo, retinolo,
β-carotene).
Inoltre la frutta e la verdura insieme all’olio vergine di oliva, al vino
rosso, alle erbe aromatiche (origano, prezzemolo, rosmarino), all’aglio,
alla cipolla, al peperoncino (ingredienti usati generosamente nella
cucina mediterranea), offrono una quantità di composti fenolici con
una spiccata azione antiossidante, che difficilmente è possibile
raggiungere con altri tipi di dieta.
L’olio vergine di oliva contiene varie sostanze antiossidanti: p-
idrossifeniletanolo (tirosolo), 3-4-diidrossifeniletanolo (idrossitirosolo)
e loro derivati idrolizzabili, tocoferoli, β-carotene, lignani.
Frutta, verdure, pane scuro, pasta, cereali integrali, legumi secchi
sono gli alimenti portatori di fibra alimentare, nella cui composizione
rientrano vari componenti con caratteristiche fisico-chimiche diverse e
quindi con diversi effetti fisiologici. Le pectine sono le maggiori
108
responsabili dell’effetto ipocolesterolemizzante in quanto si legano al
colesterolo e acidi biliari. Il diminuito tempo di transito intestinale
riduce l’entità del riassorbimento nell’intestino tenue.
Molti studi epidemiologici hanno messo in evidenza una stretta
associazione tra elevati consumi di frutta e verdura e riduzione del
rischio di malattie coronariche. Infine la Dieta Mediterranea di
riferimento include un’idonea ripartizione dell’energia e dei vari
nutrienti tra i pasti durante la giornata.
La Piramide
Alimentare
secondo la Dieta
Mediterranea
Italiana di
Riferimento
109
Indice di Adeguatezza Mediterraneo (MAI)
(gr. 4)
110
Capitolo 5° - Consumi e Abitudini Alimentari
112
* La bromatologia è una branca della chimica che si occupa dello studio degli alimenti
approfondendone gli aspetti relativi alla qualità e alla quantità, alle trasformazioni biochimiche a cui
vanno incontro più o meno spontaneamente, ai metodi di confezionamento e conservazione degli
alimenti.
113
Secondo i LARN (revisione 1996), tenendo come riferimento
l’introito calorico totale, la dieta di un adolescente dovrebbe essere
composta da carboidrati per il 55-60%, proteine per il 15% (circa 1,2
g/kg di peso corporeo, di cui il 50% di alto valore biologico) e per il
30% da lipidi (di cui il 10% di grassi saturi).
115
Per migliorare la valutazione quantitativa ci si serve di campioni o
fotografie di cibi e bevande dei quali si conosce l’esatto peso. La dieta
deve essere riferita ad un periodo di tempo di 6-12 mesi.
Anche se si basa sulla memoria remota e sulla valutazione
individuale delle quantità, la sua attendibilità migliora grazie all’uso
dei campioni di alimenti.
E’ comunque necessaria una buona collaborazione da parte del
soggetto per via dell’onestà di giudizio richiesta.
116
atlanti fotografici. Nel suo studio ha rilevato che i soggetti sottoposti
all’allenamento per diversi giorni erano poi in grado di riferire i
consumi alimentari con maggiore accuratezza.
Spesso però per motivi di tempo non è possibile seguire tale
procedura.
Nell’ambito di queste indagini deve essere considerata anche la
variabilità giornaliera dell’introito calorico: tra i 5 e i 17 anni questa
variabilità è doppia rispetto agli adulti. Per questo motivo risultati più
veritieri si potrebbero ottenere protraendo la registrazione dei consumi
alimentari per più di sette giorni (Livingstone, 2004).
Diversi studi hanno dimostrano che gli adolescenti tendono a
sottostimare il proprio introito energetico (Bandini, 1997; Livingstone
& Black, 2003) e a “dimenticare” gli snack consumati (Hill, 1994).
Questo fenomeno è tanto più evidente quanto più i soggetti sono in
sovrappeso ed è molto più evidente nelle femmine. L’entità dell’errore
arriva anche al 40%.
Fisher (2000) ha osservato che i soggetti normopeso o sottopeso
tendono invece a sovrastimare le quantità di ciò che mangiano.
E’ molto importante scegliere il metodo di indagine più appropriato
per ridurre al minimo gli errori.
Per verificare l’attendibilità dei risultati, in molti studi i dati relativi
all’intake calorico sono stati confrontati col dispendio energetico
giornaliero.
E’ emerso che il metodo della pesata sottostima i consumi alimentari
anche del 20% (Livingstone, 2004; Bandini, 1997; Bratteby, 1998).
La tecnica migliore sembra essere la storia dietetica poiché non
presenta gli errori di stima tipici dell’adolescenza.
Tuttavia i buoni risultati che si ottengono sul campione totale non
sono altrettanto validi a livello individuale (Livingstone, 2004).
117
riferisce sulla sua dieta abituale per un periodo di tempo che va da 6
mesi ad 1 anno.
La valutazione quantitativa viene eseguita con l’ausilio di un atlante
fotografico dove sono riportati fedelmente i più comuni alimenti e
ricette consumati in Italia, presentati in 3 differenti porzioni, indicate
con A, B e C.
L’individuo intervistato, quindi, viene invitato ad indicare se le
porzioni degli alimenti e delle ricette consumate corrispondono alle 3
porzioni (A, B e C) riportate nell’atlante, o a porzioni intermedie,
inferiori o superiori.
118
A B C
19 20 21
22 23 24
25 26 27
28 29 30
31 32 33
A B C
119
120
SECONDA SEZIONE - La Ricerca
Capitolo 6° - Studio 1
(Progetto coordinato da G. Paci)
6.1 Razionale di studio e di ricerca
6.2 Obiettivi
121
• il dispendio energetico giornaliero (metabolismo di base, livello
delle attività fisiche, dispendio energetico totale, durata e qualità
del sonno)
• le differenze tra soggetti sportivi e sedentari
Considerando sottogruppi maschili e femminili, è stato descritto il
campione attraverso l’analisi del BMI in riferimento ai centili nazionali
per l’età evolutiva relativi all’Italia Meridionale (Cacciari, 2006) e a
quelli internazionali (Cole, 2000).
Inoltre, il campione è stato descritto anche in base ai dati di
percentuale di massa grassa (% Fat Mass) ottenuti adoperando tre
diverse metodiche: la plicometria (utilizzando l’equazione di Durnin-
Womersley e le formule di Slaughter, specifiche per l’età in esame), la
bioimpedenziometria (BIA) e la DEXA.
Il presente lavoro è parte di un più ampio progetto intrapreso dal
gruppo di ricerca della Sezione di Alimentazione e Nutrizione Umana
del Dipartimento di Neuroscienze, presso la Facoltà di Medicina e
Chirurgia dell’ Università di “Tor Vergata” di Roma, avente per
finalità la valutazione e l’analisi dello stile di vita e degli eventuali
rischi nutrizionali della popolazione adolescente italiana.
122
• Analisi dello stile di vita, in termini di abitudini alimentari e
motorie:
- somministrazione di un questionario per la rilevazione dei
consumi alimentari
- somministrazione di un questionario di anamnesi motoria
- definizione di tabelle di riferimento valide per la determinazione
delle quantità di attività motoria utili nelle fasce d’età giovanili.
123
sarebbe voluto partecipare e le diciture a norma di legge per il
trattamento dei dati personali.
124
6.5 Raccolta dati
• Antropometria: abbiamo rilevato le seguenti misure, con l’ausilio
di bilancia, fettuccia metrica e calibro: statura, peso, circonferenza
vita e fianchi; diametri di polso, gomito, ginocchio e caviglia;
• Plicometria: sono state misurate le seguenti pliche (con
plicometro Holtain-Harpenden): tricipitale, bicipitale,
sottoscapolare, sovrailiaca, addominale, anteriore coscia,
polpaccio.
• Bioimpedenziometria (BIA)
125
Il questionario è stato accettato con entusiasmo da tutti gli
studenti, preventivamente informati sugli obiettivi dello studio, al
fine di ottenere risposte il più possibile dirette e sincere a tutte le
domande.
- QUESTIONARIO MOTORIO
- ANTROPOMETRIA
664 SOGGETTI
360 M – 304 F
- DEXA
-IMPEDENZIOMETRIA
- PLICOMETRIA
(Composizione Corporea)
- ARMBAND 98 SOGGETTI
(Dispendio energetico) 52 M – 46 F
50 SOGGETTI
25 M – 25 F
126
ANAMNESI MOTORIA Data ……............. SCUOLA……………………………
CODICE SOGGETTO……………….. CLASSE………… RILEVATORE………………………..
COGNOME………………………. NOME………………………… SESSO M F
DATA NASCITA…………………… RESIDENZA (CITTA’)..................................................... ETA’……
ALTEZZA………..cm PESO….……kg
Ora di entrata a scuola…………...Ora di uscita da scuola.………………N° giorni di scuola……….
α) La mattina a che ora ti svegli? .......... La sera a che ora vai a letto? ..........
β) Quante ore studi mediamente il pomeriggio ? ............. 0 1 2 3 4 5
χ) Quante ore usi mediamente il computer? (no giochi) ............. 0 1 2 3 4 5
a. Quante ore giochi ai videogame? (con computer o tv) ............. 0 1 2 3 4 5
b. Quante ore mediamente guardi la TV? Quali altre attività svolgi mediamente a
casa? (ore)
0 1 2 3 4 5 (attività non contemporanee)
1 lettura ………
2 musica ………
3 modellismo/collezionismo………
4 altro (uscire) ………
• Svolgi attivamente le ore di Educazione Fisica……………. SI NO
Se SI, quali attività svolgi? Se NO, perché?
1 Calcio 1 Non mi interessa
2 Pallavolo 2 L’Insegnante non svolge la lezione
3 Pallacanestro 3 Altro……………………………..
4 Ginnastica generale
5 Altro…………………
4 Hai praticato sport negli anni precedenti all’attuale? SI NO
Se SI, quali:
1 Calcio………... da……a…….n° volte a sett……ore per allenamento…… n° mesi anno……...
2 Pallavolo……... da……a…….n° volte a sett……ore per allenamento…… n° mesi anno……...
3 Pallacanestro…. da……a…….n° volte a sett……ore per allenamento…… n° mesi anno……...
4 Arti Marziali….. da……a…….n° volte a sett……ore per allenamento…… n° mesi anno……...
5 Altro…………. da……a…….n° volte a sett……ore per allenamento…… n° mesi anno……...
5 Altro…………. da……a…….n° volte a sett……ore per allenamento…… n° mesi anno……...
5 Altro…………. da……a…….n° volte a sett……ore per allenamento…… n° mesi anno……...
• Risultati raggiunti (descrivi):
1 Amatoriali ……………………………………………………………………………………..
2 Provinciale ……………………………………………………………………………………..
3 Regionale ……………………………………………………………………………………..
4 Nazionale ……………………………………………………………………………………..
5 Internazionale ……………………………………………………………………………………..
127
6.7 Valutazione abitudini alimentari -Risultati
Fig. 13(A) - Media giornaliera di nutrienti per kcal sul campione totale e
rispetto ai LARN
128
Fig. 13(B) - Media giornaliera di nutrienti per kcal sul campione totale e rispetto
alle RDA
129
- Si evidenzia un ridotto apporto di fibra, di calcio, di zinco e di
potassio, sia nel campione maschile che in quello femminile.
- Inoltre nelle femmine si rileva una carenza di ferro, rispetto ai
LARN.
- Non si evince alcuna carenza per quanto riguarda le vitamine; in
particolare, anzi, le vitamine C, E ed i folati risultano essere introdotti
in quantità superiori rispetto ai valori degli standard nutrizionali.
130
In Tab. 14, il Metabolismo Basale (MB) da Armband (ricavato
attraverso la rilevazione al risveglio nei primi 10’ ed in posizione
distesa) , viene affiancato dal calcolo del MB secondo Harris-Benedict.
Il dato ricavato dalla fascia (Armband) risulta valido: infatti sia il dato
di correlazione ( F: r=0,84 /M: r=0,77) che il dato del T-test (F: p=0,245 /
M: p=0,238) confermano che i valori di MB ricavati con le due diverse
metodiche (Armband e Harris-Benedict) sono simili.
Il Dispendio Energetico Totale (DET) ricavato con Armband
contempla la valutazione della spesa energetica di una giornata,
comprensiva delle attività effettivamente svolte dal soggetto.
La spesa energetica (SE attiva) si riferisce al fabbisogno calorico per
attività fisica > ai 3 Mets; dai dati si rileva che i maschi svolgono
un’attività fisica richiedente una maggiore spesa energetica.
Dal punto di vista comparativo, tra Maschi e Femmine, le differenze
si rilevano nel MB (ottenuto con i due metodi), nel DET e nella spesa
energetica sopra i 3 Mets (equivalente metabolico); non si rileva
differenza significativa nei Mets medi giornalieri e nella durata
dell’attività fisica, anche se a livello descrittivo si ottiene 1 ora di lavoro
in più per i maschi.
131
6.9 Valutazione Composizione Corporea – Risultati
132
I tre gruppi delle femmine manifestano una maggiore variabilità: il
gruppo 16 - 17 anni si colloca nel 50° percentile; il gruppo 14 - 15 anni
tra il 50° ed il 75° percentile; ed infine il gruppo > 18 anni nel 75°
percentile.
Maschi e femmine, quindi, presentano in maniera evidente una chiara
tendenza al sovrappeso.
Per quanto riguarda lo studio della Composizione Corporea (variabile
BMI e variabile % Fat Mass), viste le distribuzioni dei casi, si è deciso di
suddividere i soggetti in 3 e 4 classi d’età (Tab. 15.A) ed utilizzare l’una
o l’altra in funzione del tipo di analisi da svolgere.
• Età ≤ 15 Classe = 1
- età ≤ 16 Classe = 1
• 15 < età ≤ 16.5 Classe = 2
-16 < età ≤ 18 Classe = 2 • 16.5 < età ≤ 18 Classe = 3
- età > 18 Classe = 3 • età > 18 Classe = 4
133
6.9.2 Analisi del campione (variabile BMI)
134
• la prima classe femminile (età ≤ 16 anni) manifesta una curva
di BMI simile all’andamento generale, con un valore medio di
21.66/ SD 3.64 ;
• la curva della seconda classe femminile (16 < età ≤ 18 anni) si
sposta molto verso destra e risulta molto schiacciata con un
valore medio di 23.28 /SD 4.68;
• la terza classe femminile (età > 18 anni) risulta più “virtuosa”,
probabilmente per “effetto specchio”, presentando un valore
medio di 21.14 /SD 2.50; la curva rimane molto stretta con
una variabilità più limitata;
i maschi dimostrano un andamento simile alle femmine nella
prima classe; mentre con il crescere dell’età (dalla classe 2 alla
classe 3) la curva si sposta in modo evidente verso destra e si
schiaccia molto (Media 22.13/SD 427 – 23.27 /SD 3.58 – 25.53
/SD 4.35).
Fig. 15.A - Distribuzione del Campione per BMI /Sex / Classi d’età
135
6.9.3 Analisi del campione (variabile DEXA: % Fat Mass)
136
Fig. 17 – Distribuzione % Fat Mass – Femmine e Maschi
137
Fig. 17.A – Distribuzione % Fat Mass per DEXA/ Sex / Classi d’età
138
6.9.4 Analisi del campione (% Fat Mass / ore di allenamento)
139
Dalla distribuzione delle frequenze delle ore di allenamento (Tab.16) si
possono trarre diverse osservazioni:
Cl F M Total
----------------------------------------
Frequency 0 ‚ 30 ‚ 15 ‚ 45
Percent ‚ 23.44 ‚ 11.72 ‚ 35.16
----------------------------------------
Frequency 1 ‚ 15 ‚ 7 ‚ 22
Percent ‚ 11.72 ‚ 5.47 ‚ 17.19
----------------------------------------
Frequency 2 ‚ 10 ‚ 24 ‚ 34
Percent ‚ 7.81 ‚ 18.75 ‚ 26.56
----------------------------------------
Frequency 3 ‚ 4 ‚ 10 ‚ 14
Percent ‚ 3.13 ‚ 7.81 ‚ 10.94
----------------------------------------
Frequency 4 ‚ 2 ‚ 11 ‚ 13
Percent ‚ 1.56 ‚ 8.59 ‚ 10.16
----------------------------------------
Total 61 67 128
140
In tutte le Classi d’età si evidenziano differenze significative di genere
(Tab.16.B): per quanto riguarda le ragazze, la maggiore numerosità del
campione, in relazione alla quantità di ore di attività motorie svolte, è
rappresentata dalle classi 0 ed 1 (quella che non pratica alcuna attività
sportiva organizzata o libera e quella che ne pratica meno di 120 ore
annue); la numerosità diminuisce progressivamente e in modo marcato
sino alla classe 4, con una frequenza di soli 2 soggetti. Nei ragazzi la
classe più numerosa è la 2, che prevede una frequenza tra le 120 e le 240
ore annue; segue la classe 0, per finire con la 4, la 3 e la 1.
Non esistono differenze significative tra le classi d’età, in
riferimento alle ore di allenamento (p=0,49): questo dato è molto
importante perché ci saremmo aspettati una più logica distribuzione
dell’impegno sportivo dal punto di vista quantitativo in funzione
dell’età diversa dei soggetti; in realtà è evidente che non esiste un
criterio di riferimento seguito o proposto.
Possiamo concludere, quindi, che l’unica significatività all’interno
delle classi per ore di allenamento è data dalla differenza di genere, e
non dall’età.
Grasso DEXA
Classi ore N° (% Fat Mass)
allenamento
Media DV
0 45 31.74 9.65
1 22 29.97 7.69
2 34 26.70 10.51
3 14 21.61 9.42
4 13 20.75 6.69
141
Si rileva inoltre come la distribuzione del grasso (% Fat Mass), nelle 5
classi in cui si è suddiviso il campione in funzione delle ore di
allenamento attuale (Tab. 17), mostra che la percentuale media di
grasso corporeo scende progressivamente ed in modo molto evidente
dal valore di 31,74% nella classe che non pratica alcuna attività (classe
0), sino al valore di 20,75% della classe che pratica più di 360 ore
annue (classe 4).
Il primo dato importante che si evince dalle tabb. 18, 18.A, 18.B,
riassuntive di tutte le variabili prese in esame (con campione totale e
suddiviso per genere), è il valore del grasso percentuale (% Fat Mass)
stimato con la metodica di riferimento DEXA. Questo risulta essere in
media superiore rispetto agli altri metodi di misurazione (Plicometria e
BIA): 27.87 contro le medie delle altre metodiche vicine a 23; nel gruppo
femminile è 33.32 contro le medie vicino a 25,5; la differenza è più
ristretta all’interno del campione maschile (22.91 contro le medie vicine
a 20,7).
142
Anche attraverso la lettura dei valori minimi e massimi si può
osservare che i maschi tendono ad essere meno in sovrappeso rispetto
alle femmine: infatti i valori minimi sono sempre relativi al campione
maschile, e solo con Slaughter 1 e 2 (Sla_1 e Sla_2 - Plicometria), i maschi
raggiungono valori massimi più elevati sia pure per poco.
Ultima nota che colpisce in questa fase di analisi delle variabili sono i
valori delle ore di attività motoria, vuoi come media delle ore negli anni
di allenamento, vuoi come media attuale: in un caso la SD supera
addirittura la media stessa; così anche i valori minimi e massimi sono
molto distanti, partendo addirittura dai sedentari che sono il 35% del
campione; già questo dato da solo evidenzia le lacune del nostro
ordinamento sportivo-scolastico; a tale livello, possiamo affermare che
ci troviamo di fronte ad una grave assenza di una vera “cultura”
sportiva.
138
13
Tab. 18.A - Caratteristiche delle variabili in esame – Femmine
139
13
6.9.6 Analisi delle Correlazioni
Commento complessivo:
140
14
- La DEXA risulta avere una correlazione molto alta con la formula
di DW (r=0,90), con la BIA (r=0,86) e con la Sla 1 (r=0,85);
141
14
6.10 Valutazione abitudini motorie e stili di vita - Risultati
Come si può osservare dalla Tab. 19, le ragazze studiano poco più dei
colleghi maschi.
Anche le abitudini all’uso del computer a casa è enormemente
variabile.
Quasi sempre i maschi dichiarano di utilizzare il computer
maggiormente delle colleghe.
La TV è vista meno di quanto ci saremmo aspettati; il tempo
impiegato davanti al televisore ci sembra normale se inserito nella
abitudini sociali che viviamo; i maschi e le femmine dichiarano tempi
simili davanti alla TV.
La successiva voce indagata è il tempo impiegato a casa per “altro”:
questo aspetto sarà approfondito per cominciare ad avere un’idea delle
tendenze personali nell’utilizzazione del tempo libero.
143
14
Analizzando nel loro complesso i Maschi e le Femmine del nostro
campione (tab. 20), si evidenzia come l’attività maggiormente praticata
in casa sia l’ascolto della musica (quando si ascolta la musica non deve
essere svolta altra attività; se veniva dichiarato, ad esempio,”pulisco
casa ed ascolto la musica” ovvero “sto al computer ed ascolto la
musica”, il tempo viene addebitato allo svolgimento dell’altra attività).
Per “altro” è stato dichiarato: lo stare a casa con amici ovvero svolgere
le faccende di casa; altri dormono, altri escono con amici.
La lettura è molto poco praticata ed è più consona alle ragazze: anche
questo aspetto è preoccupante, se considerato insieme al dato che gli
stessi ragazzi non dedicano molto tempo allo studio…
144
14
Altri hobby, quali il modellismo, il collezionismo o simili attività sono
praticate in minima parte o per nulla dalle ragazze.
Modellismo; 0 Nulla
Musica; 57,5
Lettura
Nulla; 15,1 Lettura; 11,5 Musica
Altro; 21,6 Modellism o
Altro
Nulla
Musica; 50,4
Modellism o; 1,4
145
14
6.10.3 Educazione Fisica scolastica
Premessa
146
14
unitario (664 soggetti); immediatamente seguiti dai risultati per genere
(n° 304 Femmine e n° 360 Maschi).
Immediatamente si evidenzia come circa il 30% degli alunni non
svolge l’ora di Educazione Fisica e Motoria; il dato è molto grave
giacché si tratta di una disciplina obbligatoria nella programmazione
ministeriale.
Il dato è confermato dall’analisi dei generi, nella quale le proporzioni
tra praticanti e non praticanti cambiano leggermente: circa il 46,7% delle
femmine e il 21,1% dei maschi non svolgono la lezione.
148
14
Le domande specifiche riguardano innanzitutto la questione se è stata
praticata o meno una qualsiasi attività sportiva durante la propria vita;
se ne evidenzia il tipo, e, per ogni attività praticata, la frequenza
settimanale, il numero di ore, i mesi annuali di pratica ed il numero di
anni nei quali si è svolta e proseguita l’attività.
149
14
L’analisi dei dati sulla pratica sportiva ha consentito di effettuare una
serie di valutazioni, con le quali è stato possibile ricavare i risutati
presenti in Tab. 23, dedicata alla quantificazione del tempo dedicato
all’attività fisica organizzata, in termini di mesi, giorni, ore annuali.
La definizione degli aspetti quantitativi della pratica sportiva è il
passo fondamentale per gestire totalmente e meglio il fenomeno
dell’attività motoria della nostra gioventù scolastica.
L’intensità dello stesso lavoro motorio definisce ancora meglio il
fenomeno, ma deve far parte di un sistema organizzato in cui si è
consapevoli dell’entità quantitativa e qualitativa del movimento.
Tra i tanti aspetti individuati in questo studio, riteniamo che la
realizzazione di una “tabella di riferimento con parametri quantitativi“
rappresenti una vera novità per lo studio del fenomeno motorio a tutti i
livelli: da quello scolastico a quello agonistico.
La strutturazione di interventi diretti alla gestione della motricità dei
giovani si doterebbe, così, di uno strumento di analisi fondamentale.
150
15
Entrando sempre più nel particolare, si arriva all’analisi del numero
di giorni necessari e minimi per una efficace attività motoria: il nostro
campione ha praticato attività motoria mediamente per 94,8 giorni
(maschi) e per 85,2 giorni (femmine) per anno.
Secondo le nostre tabelle (Tab. 24-25) un agonista dovrebbe allenarsi
come minimo dai 264 ai 288 giorni per anno, mentre un non agonista
dai 120 ai 160 giorni, per poter incidere efficacemente sulla
performance o comunque sullo stato di forma (fitness).
Ci troviamo dunque in una situazione veramente grave, vista la
differenza con i dati reali in relazione ai giorni dedicati all’attività
motoria dal nostro campione, sicuramente non sufficienti per
incidere in maniera significativa sulla composizione corporea, lo
stato nutrizionale e l’efficienza fisico-motoria.
Mostriamo ora la stessa situazione in termini di quantità di ore
medie dedicate allo sport:
- dal punto di vista delle ore di allenamento medie nell’anno, le tabelle
di riferimento indicano per gli agonisti una necessità di ore da 660 a
864 per poter incidere efficacemente sulla performance; nella realtà del
nostro caso ci troviamo con un numero medio di sole 184,7 e 156 ore.
Siamo in presenza di un “non allenamento”, dal momento che un
numero di ore così ridotto non può apportare alcuna modificazione o
adattamento fisiologico efficaci.
- dal punto di vista dei giorni annui, così come delle ore, ci troviamo
di fronte ad una quantità di attività fisica inferiore a quella auspicabile
per un bambino di 5-8 anni!
- la situazione peggiora nel considerare la Deviazione Standard,
sempre molto alta: nel segno negativo ci troviamo a livello
sconcertante, mentre nel segno positivo le quantità si attestano
comunque al disotto del lavoro necessario per un soggetto di 12 anni.
151
15
Tab. 23 - Dati quantitativi dell’attività motoria praticata
Soggetti n°87 M n°102 M n°171 M n°83 F n°93 F n°128 F
ETA' 18 16 - 17 14 - 15 18 16 - 17 14 - 15
Anni 8,6 7,2 6,7 6,1 5,7 6,2
SD 4 4,2 3,6 3,7 3,9 3,4
Mesi 77,5 66,2 61,5 55,5 51,5 56,0
SD 38 40,0 34,3 36,4 37,1 31,8
Mesi/anno 8,6 8,3 8,3 7,9 8,0 8,4
SD 2 2,5 2,8 3,1 3,0 2,6
gg/anno 94,8 99,2 91,2 85,2 87,0 86,8
SD 35 51,0 41,6 45,7 49,8 36,4
Media h/annue 179,9 190,4 185,7 139,9 181,1 147,1
SD 91 132,4 99,1 95,2 233,4 95,9
Agonisti
ANNI Gg X Settimane X Mesi = Tot. Gg / Annui
5 -7 3x 4x 9 108
8 - 11 3x 4x 9 108
12 - 14 4x 4x 10 160
15 - 18 6x 4x 11 264
19 - 20 6x 4x 12 288
Non agonisti
152
15
Tab. 25 - Quantità dell’attività motoria oraria (h) per età
Agonisti
Non agonisti
ANNI Gg X h x Settim. x Mesi = Tot. h / Annue
5 -7 3 x 1.30 4.30 x 4 = 18 9 162
8 - 11 3 x 2.00 6 x4 = 24 9 216
12 - 14 4 x 2.00 8 x4 = 32 10 320
15 - 18 4 x 2.00 8 x4 = 24 10 320
19 - 20 3 x 2.00 6 x4 = 24 10 240
153
15
Attività sportiva extrascolastica attuale
154
15
per una attività ricreativa), si collocano tra una attività ipotetica di
un bambino di 5-7 anni ed un’attività di puro mantenimento svolta
per 3 volte alla settimana per 2 ore.
155
15
La tab.28 mostra l’impatto del numero delle ore di attività fisica
sul dispendio energetico.
Tale prototipo di tabella è stata strutturata come ipotesi per una
valutazione di impatto energetico-motorio, tenendo conto delle ore
di attività settimanalmente svolte, per arrivarefino alla stima totale
annua.
Considerando l’effetto dell’attività motoria sulla composizione
corporea in funzione del tempo dedicato all’allenamento, si
suggeriscono delle stime di tempo da dedicare alla pratica sportiva
in funzione degli obiettivi desiderati (come riportato nelle tabelle 24
e 25).
Ricordiamo ancora brevemente che il valore medio percentuale di
grasso scende progressivamente ed in modo molto evidente dal
valore di 31,70 nella classe di soggetti che non pratica alcuna
attività, sino al valore di 20,75 nella classe che pratica più di 360 ore
annue di allenamento.
Oltre alla semplice quantità di allenamento settimanale, già
importante elemento che influenza la composizione corporea, è
essenziale conoscere la modalità energetica con la quale vengono
svolte le attività sportive: 2 ore settimanali, anche se svolte in
maniera intensa, non sono in grado di incidere significativamente
sul dispendio energetico e sulla composizione corporea.
Dai dati da noi rilevati, presentati in questo lavoro, deduciamo
che l’attività sportiva praticata dai nostri giovani durante i periodi
pre- e adolescenziali è proprio di 2 ore scarse a settimana e di bassa
intensità.
Solamente una quantità di allenamento settimanale superiore a 4
ore potrebbe influire positivamente sulla composizione corporea, e
quindi sullo stato di forma e di salute dei nostri giovani: anche in
questo caso dobbiamo comunque fare attenzione affinché l’intensità
proposta (da considerare anche come densità di lavoro) sia
medio/alta (v. tab. 28)
Una frequenza settimanale, anche a basso impatto energetico, di 6
ore settimanali, distribuite su 6 allenamenti di un'ora, può
consentire il mantenimento dello stato di composizione corporea.
156
15
Oltre le 6 ore settimanali entriamo in una attività finalizzata ad
una prestazione sportiva o, comunque, in una attività motoria
strutturata molto intensa che necessita di uno specifico programma
di allenamento.
Riteniamo in conclusione che sia necessario un forte impegno da
parte di chi si occupa del controllo della salute pubblica affinché sia
presa in considerazione l’importanza della quantità, dell’intensità e
della qualità delle attività svolte dai giovani e da tutta la
popolazione in generale.
La Scuola è e deve essere il luogo essenziale dove possa crescere
la cultura della pratica motoria formativa ed educativa.
Capitolo 7° - Studio 2
(Progetto coordinato da M. R. Napola)
Il Progetto, intitolato “Monitoraggio e valutazione dello stato
nutrizionale e delle attività motorie di una popolazione scolastica in
età adolescenziale e preadolescenziale” e realizzato nel mese di
Aprile 2009, in collaborazione con la Comunità Montana Destra-
Crati di Acri (CS), ha visto la partecipazione di quattro scuole
medie afferenti ai comuni di Acri, S. Demetrio Corone, S. Sofia
d’Epiro e Rose.
7.1 Obiettivi
157
15
La scelta di concentrare l’attenzione sull’obesità in età pediatrica è
motivata da valutazioni oggettive: importanza del fenomeno e delle
sue conseguenze ed effettive possibilità di prevenzione.
Data la tendenza al rapido incremento della prevalenza
dell’obesità, considerando anche la grande difficoltà nel trattamento
di tale patologia, è fondamentale lo sviluppo di piani di
prevenzione.
Particolare considerazione va rivolta alla prevenzione dell’obesità
in età infantile, in quanto la presenza di un eccesso di grasso
corporeo in tale fascia di età può essere già associata a fattori di
rischio di malattia e può aumentare la probabilità che l’obesità e le
patologie ad essa correlate persistano anche in età adulta.
158
15
7.3 Indagine (Programmazione - Ambiente - Analisi
statistica)
159
15
Tutti i risultati sono stati informatizzati ed organizzati in
ambiente Excel e SPSS.
• Bioimpedenziometria (BIA)
• Valutazione del dispendio energetico (Armband)
• Valutazione abitudini alimentari (INDALI )
- ANTROPOMETRIA
IMPEDENZIOMETRIA
- PLICOMETRIA
(Composizione Corporea)
- QUESTIONARIO
63 SOGGETTI ALIMENTARE
38 M – 25 F 160
16 (Intake calorico e di
nutrienti)
- ARM BAND
(Dispendio energetico)
24 SOGGETTI
12M –12 F
161
16
Rispetto agli standard RDA le medie giornaliere dei nutrienti
sono in equilibrio e rientrano nei range raccomandati anche se
l’apporto glucidico presenta comunque un valore basso.
162
16
Separando il campione totale per sessi si osserva una differenza
tra maschi e femmine nell’apporto calorico medio giornaliero (di
circa 400 kcal) e dei singoli nutrienti (Tab. 29).
L’introito calorico medio risulta elevato sia per le femmine che per
i maschi, in quanto per le femmine i LARN raccomandano una
assunzione di 1850-2200 kcal/die e le RDA 1854 Kcal/die; per i
maschi 2200-2580 kcal/die secondo i LARN e 2220 Kcal/die
secondo le RDA.
163
16
totale media maschi femmine
165
16
Tab. 31 - Risultati Dispendio Energetico da Armband (Maschi – Femmine)
SE
METS durata (h)
DE Tot attiva
medi attività fisica >
die Cal die Cal
die 3Mets
>3 mets
F 2110,6 1,9 774,5 4,2
M 2418,5 1,7 624,5 2,8
166
16
7.8 Valutazione Composizione Corporea –Risultati
Fig. 24 - Media e deviazione standard dei parametri: età, altezza, peso e BMI:
maschi e femmine
N MEDIA DS
ETA' 38 12.102 0.307
ALTEZZA 38 154.21 9.418
PESO 38 49.923 11.413
BMI 38 20.813 3.472
N MEDIA DS
ETA' 25 12.08 0.2768
ALTEZZA 25 151.45 9.0822
167
16
PESO 25 48.54 12.2044
BMI 25 21.11 4.4068
168
16
Maschi
8% 5%
Sottopeso
27%
Normopeso
Sovrappeso
Obesità
60%
Femmine
12% 8%
4%
Sottopeso
Normopeso
Sovrappeso
Obesità
76%
169
16
nettamente superiore in termini di sovrappeso e quindi di tendenza
all’obesità. Questo dato è riassunto nei grafici successivi.
12%
Femmine
Obesità Maschi
8%
0% 5% 10% 15%
4%
BMI Femmine
Sovrappeso Maschi
27%
170
17
È dimostrato che non è possibile determinare con precisione lo
stato fisico di un dato soggetto, sia di sesso maschile che di sesso
femminile, solo sulla base di questo indice, poiché pur rientrando in
un range di normalità come BMI, potrebbe presentare valori di %
FM indicativi di sovrappeso/obesità.
171
17
Considerando la valutazione della composizione corporea (% Fat
Mass) la percentuale di ragazzi obesi è pari al 12 % nelle femmine e
al 31 % nei maschi. Resta pertanto invariata rispetto al BMI nel
primo caso, mentre per quanto riguarda i maschi si nota un
incremento pari al 24%.
Prendendo in considerazione il solo BMI, quindi, la sottostima
dello stato di obesità è maggiormente evidente nei maschi piuttosto
che nelle femmine.
Un altro dato significativo riguarda il valore percentuale relativo
alla fascia sovrappeso (pre-obesità): nel caso dei soggetti di sesso
maschile la percentuale è pari al 15% rispetto al 27% stimato con
l’analisi del BMI, mentre nel caso delle femmine è pari all’8%
rispetto al 4% stimato con il BMI. Tale dato avvalora l’ipotesi di una
misclassificazione derivante dall’analisi del solo BMI, che non può
fornire informazioni reali circa la composizione corporea di un dato
individuo.
172
17
7.8.4 Confronto tra % Fat Mass stimata da BIA e da plicometria
La stima della % di Fat Mass con la BIA ha rilevato nei maschi una
percentuale media di FM del 21,7, valore non significativamente
diverso dal 23,15% dato dalla plicometria.
Nelle femmine invece, la BIA ha rilevato una % di FM pari al
26,14 e la plicometria un valore di FM del 22,84%.
In conclusione quindi dalla misurazione di massa grassa mediante
pliche è emerso che il 32% dei maschi e il 12 % delle femmine è
obeso, quindi a rischio di sviluppare eventuali patologie correlate
all’obesità.
Inoltre il 15% dei maschi e l’8% delle femmine si trovano in uno
stato di pre-obesità.
Capitolo 8° - Studio 3
(Progetto coordinato da M. Sgroi)
173
17
Lo studio è stato avviato su un campione medio di 82 soggetti
appartenenti interamente alle tre classi di una stessa sezione, di età
compresa tra gli 11 ed i 14 anni, arruolati nella S.M.S. Giustino
Fortunato di Castrovillari.
8.1 Obiettivi
175
17
3) la valutazione dell’efficienza muscolare è stata effettuata con
l’ausilio di: Muscle-Lab, Hand-grip e Optojump
Attività Optojump
Forza esplosiva gambe
Motoria
Handgrip
Forza isometrica mano
Questionari Forza
Alimentare
Press. Arteriosa
Castrovillari Muscle-Lab Ergotest
Forza isotonica
Campione di 82 studenti Forza isometrica
tra 11 e 14 anni
21 test eseguiti su
sedentari e attivi
Dispendio BIA
Energetico Composizione
Armband
Corporea
Antropometria
BMI – circonferenze – Peso
Plicometria Altezza - Calibri
Sovrailiaca - Tricipitale
176
17
8.4 Raccolta dati
Le metodiche utilizzate sono state ampiamente descritte nei primi
capitoli di questo volume.
• Bioimpedenziometria (BIA)
- QUESTIONARIO
MOTORIO
- ANTROPOMETRIA
IMPEDENZIOMETRIA
82 SOGGETTI - PLICOMETRIA
27 M- 55 F (Composizione Corporea)
82 SOGGETTI
- QUESTIONARIO 27 M – 55 F
ALIMENTARE
(Intake calorico e di nutrienti)
177
17
82 SOGGETTI
- ARMBAND
(Dispendio energetico)
21 SOGGETTI
11 M – 10 F
178
17
Fig. 30 - Media giornaliera nutrienti per kcal sul campione totale e rispetto
ai LARN
RDA
180
18
Tab. 33 - Confronto % nutrienti per kcal/die tra M e F
181
18
182
18
Tab. 34 - Valutazione dei minerali, delle vitamine e della fibra alimentare
183
18
Dai dati ottenuti appare che l’introito calorico non sarebbe
sufficiente a far fronte alla spesa energetica giornaliera. Se però
consideriamo la prevalenza di sovrappeso/obesità nel campione
possiamo dire che questo quadro non può corrispondere alla realtà.
Si ipotizza, dunque, che attraverso il questionario i consumi
alimentari siano stati sottostimati.
Per il campione in esame è stato anche misurato l’indice MAI
(Indice di Adeguatezza Mediterraneo) risultato pari a 1,35. Il valore
conferma come siano cambiate le abitudini alimentari e come negli
ultimi 50 anni c’è stato un progressivo allontanamento dal modello
di Dieta Mediterranea di Riferimento. Valori di riferimento per la
popolazione adolescenziale non sono presenti in letteratura. In uno
studio condotto a Nicotera nel 1960 su un campione di popolazione
adulta, l’Indice di Adeguatezza Mediterranea era pari a 7,2 ed è
sceso nel 1996 per gli uomini a 2,2 e per le donne a 2,7. (Alberti-
Fidanza, 2004, De Lorenzo 2001).
184
18
185
18
Tab. 36 -Dispendio energetico medio maschi e femmine
D.E.T. Maschi DS Femmine DS
(Armband)
Sportivi/e 2109,8 ±265,9 2162,0 ±492,8
Sedentari/e 2170,0 ±337,6 2248,0 ±309,5
186
18
• scarsa frequenza degli allenamenti: molti sport prevedono solo
due sessioni di allenamento a settimana della durata di un’ora;
• intensità di allenamento troppo bassa;
Tab.37
MASCHI DS FEMMINE DS
Numero 27 55
Età 12,5 ±0,80 12,3 ±0,9
3
Statura 154,9 ± 8,64 155,9 ±
(cm) 6,57
Peso 50,83 ± 9,57 55,12 ±12,
(Kg) 28
Vita 68,84 ± 7,78 68,33 ± 8,8
(cm)
Fianchi 87,04 ± 92,4 ±11,
(cm) 11,25 31
WHR 0,80 ±0,15 0,91 ±1,0
8
BMI 21,1 ± 2,83 22,14 ±
187
18
4,15
Maschi:
secondo i punti di cut-off di BMI per sovrappeso e obesità di Cole
(2000) i soggetti esaminati possono essere classificati come
normopeso.
Femmine:
secondo i punti di cut-off di BMI per sovrappeso e obesità di Cole et
al. (2000) le femmine sono normopeso ma vicine al limite del
sovrappeso (BMI=22,14).
Confrontando i valori con le curve di crescita di Cacciari
aggiornate al 2003 riferite ad una popolazione femminile tra 2 e 20
anni dell’Italia Meridionale si osserva :
- BMI: con un valore medio di 22,14 kg/cm² (DS ± 4,15) le ragazze
si collocano tra il 50° e il 75° percentile più vicine al 75° percentile;
- Statura: il valore medio di 155,9 cm (DS ±6,57) si colloca al 50°
percentile;
- Peso: il valore medio 54,12 Kg (DS ± 12,28) cade nel 75° percentile.
Possiamo affermare che come BMI le femmine sono vicino alla
norma ma tendenti al sovrappeso; come statura sono nella norma e
come peso sono al di sopra della norma.
188
18
Tra i due sessi non ci sono differenze significative nei dati
antropometrici.
189
18
La presenza di risultati così simili renderebbe possibile l’utilizzo
indistinto delle due metodiche, anche se nella letteratura esistono
pareri discordanti.
Tab. 38 - % Fat Mass da BIA
Maschi: la BIA rileva in media una %FM pari al 22,8% (DS ±7,11)
mentre con la plicometria il valore medio è del 24,17% (DS ±8,87).
Non c’è quindi una differenza significativa tra le due misurazioni
(p>0,05).
Considerando la classificazione ed i punti di cut-off di Jebb &
McCarthy (2004, 2006) gli studenti sono in sovrappeso.
Considerando la classificazione di De Lorenzo & Deurenberg
(2001) i ragazzi risultano in condizione di pre-obesità.
Femmine: la BIA rileva in media una % FM pari al 30,45%(DS
±7,35) mentre con la plicometria il valore medio è del 30,08% (DS
±8,98). Anche in questo caso i risultati delle due metodiche non
sono molto diversi, in quanto la differenza tra i due valori non è
significativa.
Considerando il grasso percentuale (% FM), misurato tramite
pliche e BIA, si rileva una differenza significativa tra i sessi.
Confrontando questi valori con i valori soglia di %FM di Lohman le
ragazze risultano al limite del sovrappeso/obesità; mentre
190
19
considerando i valori soglia di De Lorenzo risultano in ambedue i
casi pre-obese.
Considerando la classificazione di Jebb le alunne sono in
sovrappeso.
La classificazione dei soggetti in base al BMI (Cacciari, 2006) e alla
% FM (De Lorenzo, 2001), rilevata con la BIA e con la plicometria,
ha dato dei risultati discordanti all’interno del gruppo maschile.
Per i maschi:
• valutando solo il BMI i casi di obesità erano 12
• Valutando la FM% misurata da BIA i casi di obesità erano 4
• Valutando la FM% misurata tramite pliche i casi di obesità
erano 11
Per le femmine:
• valutando solo il BMI i casi di obesità erano 25
• Valutando la FM% misurata da BIA i casi di obesità erano 27
• Valutando la FM% misurata tramite pliche i casi di obesità
erano 24
191
19
una frequenza di almeno 2 volte a settimana. Confrontando i
parametri antropometrici e la composizione corporea tra questi e i
soggetti sedentari non sono emerse differenze significative, tranne
che nella circonferenza della vita e nel WHR (p<0,05).
192
19
8.9 Valutazione efficienza muscolare - Risultati
193
19
maschi Cognome Nome Hand grip dx mP braccio Ratio mP/bw 1RM Ratio 1RM/bw gambe isometrico Ratio gambe braccio destro Ratio bdx Optojump CMJ Optojump SJ
sportivi xxxx xxxx 26,0 88,200 1,838 15,000 0,313 614,600 12,804 112,500 2,343 28,6 24,7
sportivi xxxx xxxx 23,0 69,400 1,348 11,100 0,215 663,600 12,880 86,560 1,680 28,6 24,7
sportivi xxxx xxxx 29,0 51,100 0,929 8,600 0,156 502,000 9,127 89,440 1,626 24,0 21,8
sportivi xxxx xxxx 20,0 48,200 1,206 13,300 0,332 487,600 12,190 98,100 2,452 27,0 21,0
sportivi xxxx xxxx 24,0 42,700 1,028 8,000 0,194 392,400 9,455 103,900 2,503 31,1 32,0
Media Aritmetica 24,4 59,920 1,270 11,200 0,242 532,040 11,291 98,100 2,121 27,860 24,840
Dev Standard 3,36 18,72 0,36 2,99 0,08 107,82 1,85 10,60 0,43 2,61 4,34
maschi Cognome Nome Hand grip dx mP braccio Ratio mP/bw 1RM Ratio 1RM/bw gambe isometrico Ratio gambe braccio destro Ratio bdx Optojump CMJ Optojump SJ
sedentari xxxx xxxx 36,0 52,185 0,931 8,610 0,154 675,200 11,253 132,700 2,211 28,2 24,1
sedentari xxxx xxxx 24,0 41,000 0,732 7,500 0,134 516,500 9,223 75,020 1,339 24,7 21,5
sedentari xxxx xxxx 28,0 49,700 0,887 8,200 0,147 641,440 10,690 80,790 1,442 23,3 23,3
sedentari xxxx xxxx 40,0 99,300 1,986 6,800 0,137 600,100 12,002 152,900 3,058 22,4 16,8
sedentari xxxx xxxx 28,0 38,800 1,022 5,800 0,153 297,200 7,821 135,600 3,568 26,1 28,1
sedentari xxxx xxxx 20,0 28,400 0,632 6,100 0,136 406,800 9,040 92,330 2,052 27,8 23,1
Media Aritmetica 29,3 51,564 1,032 7,168 0,144 522,873 10,005 111,557 2,278 25,417 22,817
Dev Standard 7,45 24,87 0,49 1,13 0,01 146,74 1,57 32,82 0,88 2,37 3,68
194
19
femmine Cognome Nome Hand grip dx mP braccio Ratio mP/bw 1RM Ratio 1RM/bw gambe isometrico Ratio gambe braccio destro Ratio bdx Optojump CMJ Optojump CMJ
sportive xxxx xxxx 34,0 58,900 0,630 8,900 0,127 577,100 8,244 89,440 1,277 15,2 13,2
sportive xxxx xxxx 19,0 60,040 1,363 12,445 0,282 430,350 9,780 103,900 2,361 22,1 22,1
sportive xxxx xxxx 28,0 54,000 0,782 11,800 0,171 444,300 6,439 124,100 2,068 0,0 0,0
sportive xxxx xxxx 22,0 18,600 0,371 5,400 0,108 155,000 3,116 25,970 0,519 20,5 17,8
sportive xxxx xxxx 24,0 63,200 1,435 13,100 0,297 453,000 10,295 69,250 1,573 31,1 29,0
Media Aritmetica 25,4 50,948 0,916 10,329 0,197 411,950 7,575 82,532 1,560 17,780 16,420
Dev Standard 5,81 18,38 0,47 3,19 0,09 155,22 2,91 37,44 0,72 11,47 10,87
femmine Cognome Nome Hand grip dx mP braccio Ratio mP/bw 1RM Ratio 1RM/bw gambe isometrico Ratio gambe braccio destro Ratio bdx Optojump CMJ Optojump CMJ
sedentarie xxxx xxxx 16,0 23,300 0,466 4,400 0,089 297,200 5,944 69,250 1,385 13,7 14,8
sedentarie xxxx xxxx 19,0 32,000 0,640 6,100 0,121 398,200 7,964 89,440 1,788 17,2 13,1
sedentarie xxxx xxxx 23,0 37,900 0,542 7,600 0,108 297,200 4,245 75,020 1,071 16,0 12,5
sedentarie xxxx xxxx 26,0 41,700 0,745 9,500 0,170 432,800 7,728 92,330 1,648 22,8 20,8
Tab. 42
sedentarie xxxx xxxx 26,0 37,700 0,753 8,300 0,166 421,300 8,426 106,800 2,136 23,2 16,6
Media Aritmetica 22,0 34,520 0,629 7,180 0,131 369,340 6,861 86,568 1,606 18,580 15,560
Dev Standard 4,42 7,16 0,13 1,98 0,04 67,02 1,74 14,87 0,40 4,23 3,34
Tab 43
195
19
MASCHI
sportivi
Peso Altezza BMI Fat % (BIA) Fat % (Plico)
Peso 1,00
Altezza 0,63 1,00
BMI 0,50 -0,36 1,00
Fat % (BIA) 0,25 -0,55 0,90 1,00
Fat % (Plico) 0,52 -0,31 0,97 0,92 1,00
MB (BIA) 0,89 0,88 0,09 -0,13 0,11
MB (Armband) 0,97 0,63 0,48 0,15 0,47
kcal D.E.T. 0,63 0,25 0,47 0,15 0,31
METs medi -0,71 -0,52 -0,27 -0,21 -0,45
t di Corica 0,70 0,89 -0,15 -0,43 -0,20
t di Sonno 0,58 0,99 -0,41 -0,62 -0,38
eff. Sonno % 0,37 0,90 -0,56 -0,64 -0,43
Hand grip dx 0,75 0,58 0,25 -0,11 0,13
mP braccio 0,39 0,91 -0,54 -0,61 -0,41
Ratio mP/bw 0,02 0,73 -0,78 -0,77 -0,65
1RM -0,16 0,40 -0,62 -0,62 -0,47
Ratio 1RM/bw -0,53 0,03 -0,67 -0,57 -0,55
gambe isometrico 0,57 0,70 -0,10 -0,10 0,09
Ratio gambe -0,07 0,35 -0,48 -0,31 -0,26
braccio destro -0,50 0,28 -0,91 -0,95 -0,97
Ratio bdx -0,91 -0,31 -0,75 -0,61 -0,80
Optojump CMJ -0,58 -0,03 -0,68 -0,36 -0,67
Optojump SJ -0,35 -0,05 -0,39 -0,20 -0,49
sedentari
Peso Altezza BMI Fat % (BIA) Fat % (Plico)
Peso 1,00
Altezza 0,77 1,00
BMI 0,84 0,30 1,00
Fat % (BIA) 0,58 0,17 0,76 1,00
Fat % (Plico) 0,58 0,08 0,83 0,97 1,00
MB (BIA) 0,65 0,73 0,33 -0,14 -0,16
MB (Armband) 0,93 0,62 0,87 0,60 0,63
kcal D.E.T. 0,15 0,59 -0,25 -0,41 -0,37
METs medi -0,47 0,13 -0,81 -0,87 -0,89
t di Corica 0,53 -0,03 0,82 0,88 0,90
t di Sonno 0,20 0,37 0,01 0,40 0,19
eff. Sonno % 0,04 0,34 -0,21 0,00 -0,17
Hand grip dx 0,29 0,76 -0,20 -0,37 -0,43
mP braccio 0,19 0,66 -0,24 -0,17 -0,21
Ratio mP/bw -0,08 0,47 -0,49 -0,38 -0,41
1RM 0,96 0,81 0,73 0,42 0,40
Ratio 1RM/bw 0,01 0,23 -0,24 -0,60 -0,67
gambe isometrico 0,91 0,95 0,57 0,46 0,39
Ratio gambe 0,66 0,92 0,23 0,29 0,18
braccio destro -0,28 0,24 -0,63 -0,69 -0,77
Ratio bdx -0,70 -0,21 -0,88 -0,87 -0,91
Optojump CMJ -0,09 -0,40 0,15 0,03 -0,02
Optojump SJ -0,36 -0,48 -0,19 -0,45 -0,43
196
19
FEMMINE
sportive
Peso Altezza BMI Fat % (BIA) Fat % (Plico)
Peso 1,00
Altezza 0,45 1,00
BMI 0,97 0,21 1,00
Fat % (BIA) 0,92 0,31 0,92 1,00
Fat % (Plico) 0,75 -0,21 0,89 0,82 1,00
MB (BIA) 0,95 0,44 0,92 0,83 0,75
MB (Armband) 0,99 0,48 0,95 0,95 0,73
kcal D.E.T 0,90 0,40 0,87 0,95 0,67
METs medi -0,24 -0,13 -0,22 0,05 -0,19
t di Corica -0,60 0,38 -0,76 -0,53 -0,82
t di Sonno 0,76 0,40 0,71 0,48 0,39
eff. Sonno % 0,79 0,22 0,79 0,54 0,55
Hand grip dx 0,88 0,42 0,84 0,86 0,58
mP braccio 0,10 -0,68 0,30 0,08 0,44
Ratio mP/bw -0,57 -0,84 -0,39 -0,59 -0,15
1RM -0,17 -0,72 0,01 -0,31 0,17
Ratio 1RM/bw -0,65 -0,81 -0,48 -0,68 -0,25
gambe isometrico 0,44 -0,44 0,61 0,47 0,66
Ratio gambe -0,24 -0,81 -0,04 -0,18 0,17
braccio destro 0,45 -0,50 0,64 0,34 0,78
Ratio bdx -0,02 -0,79 0,20 -0,09 0,48
Optojump CMJ -0,82 -0,33 -0,81 -0,64 -0,69
Optojump CMJ -0,85 -0,42 -0,81 -0,67 -0,66
sedentarie
Peso Altezza BMI Fat % (BIA) Fat % (Plico)
Peso 1,00
Altezza 0,35 1,00
BMI 0,84 -0,21 1,00
Fat % (BIA) 0,80 -0,28 0,99 1,00
Fat % (Plico) 0,82 -0,21 0,98 0,99 1,00
MB (BIA) 0,55 0,25 0,42 0,34 0,32
MB (Armband) 0,45 0,30 0,31 0,33 0,46
kcal D.E.T 0,83 0,70 0,46 0,38 0,39
METs medi -0,26 0,75 -0,71 -0,77 -0,76
t di Corica 0,25 -0,68 0,65 0,68 0,59
t di Sonno 0,23 -0,33 0,43 0,41 0,28
eff. Sonno % -0,18 0,74 -0,62 -0,70 -0,68
Hand grip dx 0,26 0,63 -0,11 -0,16 -0,07
mP braccio 0,42 0,84 -0,05 -0,12 -0,02
Ratio mP/bw -0,27 0,63 -0,65 -0,70 -0,62
1RM 0,30 0,75 -0,13 -0,18 -0,07
Ratio 1RM/bw -0,21 0,58 -0,56 -0,59 -0,49
gambe isometrico -0,48 0,58 -0,84 -0,87 -0,80
Ratio gambe -0,80 0,23 -0,97 -0,97 -0,95
braccio destro -0,41 0,43 -0,69 -0,73 -0,70
Ratio bdx -0,76 0,11 -0,87 -0,88 -0,88
Optojump CMJ -0,21 0,54 -0,54 -0,57 -0,48
Optojump CMJ -0,28 0,27 -0,44 -0,41 -0,28
Tab 44
197
19
Capitolo 9° - Studio 4
(Progetto coordinato da L. Di Renzo)
9.1 Obiettivi
199
19
9.3 Indagine (Programmazione – Ambiente - Analisi
statistica)
- ANTROPOMETRIA
148 SOGGETTI
70M- 78 F
- PLICOMETRIA
(Composizione Corporea)
148 SOGGETTI
70M- 78 F
- ANALISI EMATOCHMICHE
21 SOGGETTI
10M – 11F
201
20
- Statura: il valore medio di 156,4 cm(DS ±11,4) si colloca tra il 50°
e il 75° percentile.
- Peso: il valore medio 51,7 Kg (DS ± 13,6) si colloca tra il 50° e il
75° percentile.
Possiamo affermare che come peso, statura e BMI i maschi
rientrano ancora nella norma, anche se al limite.
Tab. 45
MASCHI DS FEMMIN DS
E
Numero 70 78
Età 12,5 ±1,19 12,6 ±1,07
Statura 156,38 ± 11,4 155,3 ± 6,8
(cm)
Peso 51,7 ± 13,6 52,6 ±14,16
(Kg)
Vita 74,7 ± 11,7 70,17 ± 10,7
(cm)
Fianchi 87,75 ± 9,75 92,4 ±11,6
(cm)
WHR 0.85 ±1,05 0,76 ±0,09
BMI 20,8 ± 3,9 21,6 ± 5,06
202
20
Possiamo affermare che come BMI le femmine sono vicino alla
norma ma tendenti al sovrappeso; come statura e peso sono al
limite superiore della norma.
Dal confronto tra i due sessi non sono emerse differenze
significative per quanto riguarda il peso, la statura, il BMI.
Differenze significative ci sono per le circonferenze vita (p≤ 0,05),
fianchi (p≤ 0,01) e rapporto V/F (p≤ 0,001).
In tabella 46 sono riportate le medie delle misurazioni rilevate.
204
20
La % di massa grassa è correlata ai valori di colesterolo totale,
LDL, fibrinogeno, PCR e VES; quindi a valori più alti di % di
massa grassa corrispondono valori più alti dei parametri
menzionati.
Il BMI è correlato ai valori di colesterolo LDL, fibrinogeno e PCR;
quindi a valori elevati di BMI corrispondono valori elevati di LDL,
fibrinogeno e PCR.
Il rapporto vita fianchi (V/F) si correla con il valore di glicemia e
SGPT; quindi quanto più aumenta il valore dato dal rapporto della
circonferenza vita e circonferenza fianchi tanto più aumenta il
valore di glicemia e SGPT nel sangue.
Il peso è correlato con il valore di PCR e LDL; più aumenta il peso
corporeo più aumenta il valore di colesterolo cosiddetto “cattivo” e
il valore della PCR (Proteina C reattiva).
Questi risultati confermano quanto l’eccesso di deposito di grasso
possa influire e condizionare lo stato di salute.
205
20
Glicemia Col Tot HDL LDL Trig
BMI 0.16 0.36 0.18 0.49* 0.00
Vita 0.34 0.05 -0.27 0.23 0.17
Fianchi -0.07 0.26 -0.18 0.35 0.10
V/F 0.51* 0.22 0.35 0.51 0.15
% FM 0.01 0.41* 0.07 0.38* 0.27
206
20
Conclusioni
208
20
Vista la prevalenza del sovrappeso nel campione, è importante
notare la discordanza che è emersa tra l’assunzione calorica e il
dispendio energetico (Cap. 7, progetto 2; Cap. 8, progetto 3).
209
20
L’ipocinesi è indotta da molteplici fattori: la sedentarietà a Scuola,
dove si rimane troppo tempo seduti; la scarsa attività motoria
nell’ora di Educazione Fisica, che è totalmente insufficiente (oltre
che dal punto di vista culturale ed educativo, anche da quello
energetico); la frequenza di molti corsi pomeridiani extrascolastici;
gli spostamenti motorizzati, anche solo per pochi tratti; i mezzi
informatici, che determinano staticità per periodi prolungati.
Oltre all’ipocinesi, è determinante lo stile alimentare, che, se non
supportato da una buone conoscenze e da cultura specifica, può
comportare seri rischi per la salute.
Proprio per quanto vissuto direttamente con i nostri studi e sulla
base dei risultati ottenuti, riteniamo urgente l’istituzione di un
osservatorio sulla salute e lo stile di vita, in piena sintonia con
l’Amministrazione locale, la Scuola e l’Università.
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212
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