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CHIRURGIA DEL TRATTO GASTRO-INTESTINALE E APPROFONDIMENTI SULLA

SICUREZZA IN SALA OPERATORIA


La dispensa è da integrare con il contenuto delle slide.

L’apparato digerente è costituito da un lungo tubo muscolare chiamato canale digerente. I principali
organi che lo compongono sono: faringe, esofago, stomaco, intestino tenue (duodeno, digiuno,
ileo), intestino crasso (cieco, colon ascendente, trasverso, discendente), sigma e retto. Annessi
all’apparato digerente, vi sono degli organi accessori. Il canale inizia dalla cavità orale, in cui denti
e lingua svolgono un’attività di trattamento meccanico, umidificazione e di mescolamento insieme
alle ghiandole salivari (organi accessori). Altri organi accessori sono il fegato, la cistifellea e il
pancreas.
Gli organi dell’apparato digerente esercitano un’azione chimica e meccanica sul cibo, al fine di
ridurlo a dimensioni tali da poterlo far assorbire dall’epitelio che riveste il canale digerente, per poi
riversarlo nel circolo sanguigno. Materiale spezzettato con secrezioni salivari forma il bolo
alimentare che può essere deglutito.
Deglutizione: fase buccale, faringea e poi esofagea. In fase faringea l’epiglottide si piega all’indietro,
sulla glottide, impedendo l’entrata di cibo e liquidi nelle vie aeree.
Stomaco
Organo intraperitoneale a forma di J, con le funzioni di accumulo di cibo ingerito, trasformazione
meccanica di esso e digestione chimica. Il rimescolamento delle sostanze ingerite, con gli enzimi e
acidi secreti dalle ghiandole gastriche produce il chimo.
Suddiviso in 4 regioni. 1) Il lume dell’esofago si apre nel cardias tramite l’orifizio cardinale. 2)Il fondo,
in rapporto con la superficie postero-inferiore del diaframma. 3) Il corpo, parte più dilatata dello
stomaco, è il serbatoio in cui avviene il rimescolamento tra ciò che è stato ingerito e le secrezioni
gastriche. Situato tra fondo e curvatura a J. 4) Il piloro, che poi si collega al duodeno. Lo sfintere
pilorico muscolare, regola il rilascio del chimo in duodeno.
Lo stomaco ha dimensioni variabili, da persona a persona e da pieno a vuoto. Le pieghe/pliche
gastriche a stomaco pieno si distendono appiattendosi, poiché aumenta di volume lo stomaco. La
muscolatura liscia rinforza la parete gastrica e provvede alle attività di rimescolamento del
contenuto gastrico, essenziali per la formazione del chimo. Le cellule interne allo stomaco
secernono muco che riveste la superficie interna proteggendolo dagli enzimi e dall’acidità del succo
gastrico. La produzione di questi ultimi da parte della mucosa gastrica è controllata direttamente
dal SNC (sistema nervoso centrale) e indirettamente da ormoni che agiscono a livello locale.
Intestino tenue
Lungo circa 6m, occupa la maggior parte della cavità addominale, intraperitoneale.
Superficie interna dell’intestino tenue mostra le cosiddette pliche circolari, per incrementare la
superficie di assorbimento, le quali, come tutta la tonaca mucosa è rivestita dai villi intestinali. Ruolo
dell’intestino tenue: assorbimento e digestione delle sostanze nutritive, circa il 90%.
È suddiviso in 3. 1) duodeno, a forma di C, poiché abbraccia il pancreas, è sia intra che retro
peritoneale. Nel duodeno, che riceve il chimo, si riversano le secrezioni digestive da fegato e
pancreas. Rispettivamente tramite dotto coledoco e dotto pancreatico. 2)digiuno, che rientra in
peritoneo. Avviene al suo interno gran parte della digestione chimica e dell’assorbimento dei
nutrienti. 3) Ileo, termina a livello della valvola ileocecale, che controlla il flusso di materiale dall’ileo
al cieco dell’intestino crasso.
Intestino crasso
È situato sotto stomaco e fegato. Funzioni: riassorbimento acqua e di elettroliti e compattazione del
contenuto intestinale in feci, assorbimento di importanti vitamine liberate dall’attività della flora
batterica commensale, accumulo del materiale fecale prima della defecazione. Lunghezza di circa
1,5m. Anche l’intestino crasso è suddiviso in 3:
1)cieco: l’ileo si congiunge al cieco mediante la papilla ileale. I muscoli che circondano l’apertura,
formano la valvola ileocecale, la quale regola il passaggio del materiale nell’intestino crasso. Nel
cieco avviene la raccolta e l’immagazzinamento dei materiali e l’inizio della compattazione. Ad esso
è connessa l’appendice, la cui tonaca mucosa e sottomucosa sono infarcite di noduli linfatici.
2) colon: possiede delle «tasche», che consentono di aumentare la distensione ed allungamento. In
esso avviane il riassorbimento dell’acqua e del sodio. Infatti a mano a mano che il chimo avanza
perde acqua. È diviso in 4 regioni ascendente, trasverso, discendente e sigmoideo (che termina a
livello dell’ano).
3) retto: il colon sigmoideo scarica il materiale fecale nel retto. Quest’ultimo è un organo molto
estendibile, che contente il temporaneo accumulo di materiale fecale, il movimento del materiale
fecale all’interno del retto innesca lo stimolo alla defecazione. La vena della lamina propria e della
sottomucosa del canale anale possono dilatarsi producendo le emorroidi. Lo sfintere anale è
costituito sia da muscolatura liscia involontaria, che muscolatura striata, che si contrae e rilascia
sotto il controllo della volontà.
Dall’ileo al cieco, movimento peristaltico e segmentazione. Movimento dal trasverso in avanti,
contrazioni peristaltiche.
Organi accessori
Questi sono annessi all’apparato digerente: ghiandole salivari, fegato, cistifellea o colecisti e
pancreas. Funzione all’interno dell’apparato digerente: produrre ed accumulare enzimi, essenziali
per le funzioni digestive.
Ghiandole salivari: riversano il prodotto della loro secrezione all’interno della cavità orale. Durante
il pasto, la produzione di grandi quantità di saliva lubrifica la bocca, inumidisce il cibo e scioglie le
sostanze chimiche.
Fegato: serve per regolazione metabolica, regolazione ematologica e produzione di bile, che viene
accumulata nella cistifellea ed escreta nel lume del duodeno. La bile è costituita da acqua per la
maggior parte, bilirubina e sali biliari. Tutti insieme contribuiscono alla diluizione e alla
neutralizzazione degli acidi del chimo quando entra nell’intestino tenue. La bile viene riversata nel
dotto epatico comune, che esce dal fegato. Da qui la bile può fluire nel coledoco che si apre nel
duodeno (sfintere di Oddi) o nel dotto cistico diretto alla cistifellea.
Quest’ultima raccoglie la bile prima che essa raggiunga l’intestino tenue. Quindi prima va nel
duodeno, alla chiusura dello sfintere la bile va nella cistifellea, dove viene modificata la sua
composizione. Su base ormonale avviene nuovamente il rilascio della bile da parte della cistifellea.
Pancreas allocato posteriormente allo stomaco. Il pancreas è un organo esocrino che produce
enzimi, attraverso il dotto pancreatico (Wirsung) convoglia tali secrezioni nel duodeno. Il succo
pancreatico viene immesso sempre in risposta ormonale.
Esami diagnostici specifici
Analisi cliniche. SOF: cerca, la presenza di minuscole quantità di sangue (detto, appunto, sangue
occulto nelle feci) in un piccolo campione di feci. Prevenzione primaria.
Le cause del sanguinamento sono numerose e non sempre evidenti. Il test, di solito, è prescritto dal
medico curante per indagare l’origine di una anemia, la presenza di una malattia infiammatoria o di
un cancro a carico dell’intestino tenue o del colon. Evidenziando la presenza di sangue non visibile
a occhio nudo favorisce la scoperta, sin dalle fasi iniziali (precocemente) del loro sviluppo, di un
tumore del colon-retto o di polipi intestinali cosiddetti adenomatosi benigni (piuttosto comuni in
persone di età superiore ai 50 anni) che potrebbero dare origine ad un cancro del colon in 7-15 anni.
Le donne e gli uomini residenti o domiciliati in Emilia-Romagna, nella fascia di età 50-69 anni sono
invitati ogni due anni ad eseguire un test sulle feci.
Coprocoltura: esame colturale feci per infezioni batteriche.
Altri esami sicuramente utili, che possono essere attuati anche per lo studio di altri organi:
- Ecografia addominale, TAC, Rx addome
Indagini endoscopiche
Tramite l'impiego di un lungo tubo flessibile con una piccola videocamera all'estremità,
l'endoscopio, è possibile vedere la superficie interna dell'organo (organi cavi) da indagare.
Esofagogastroduodenoscopia (EGDS): osservare il tratto superiore del tubo digerente (esofago,
stomaco, duodeno) a scopo diagnostico o terapeutico.
Permette di identificare diverse malattie:
• Reflusso gastroesofageo,
• Ulcere gastriche e duodenali
• Tumori esofagei, gastrici e duodenali
• Infiammazione gastroesofagea
• Celiachia
• Anomalie precancerose
È possibile il prelievo di campioni (biopsie). Esame non solo diagnostico, ma anche operativo.
Nel corso dell'esame possono essere effettuati anche interventi di chirurgia (endoscopia operativa)
come, ad esempio, l'arresto di sanguinamenti eccessivi di esofago, stomaco e duodeno, la rimozione
di polipi, la dilatazione di restringimenti formatisi nell'esofago e la rimozione di oggetti o cibo rimasti
bloccati nel tratto gastrointestinale superiore.
La gastroscopia è un'indagine abbastanza sicura ma, come tutte le procedure mediche, seppur
raramente può causare alcune complicazioni:
• reazioni indesiderate (avverse) al sedativo consistenti in lievi problemi respiratori
• disturbi della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna
• sanguinamento di esofago, stomaco o duodeno
• infezioni del tratto gastrointestinale
• perforazioni di esofago, stomaco o duodeno
Rettocolonscopia (RCS): esplorare diverse porzioni del grosso intestino (retto, sigma, colon), ed
eventualmente il tratto terminale del tenue, introducendo lo strumento endoscopico per via rettale.
Per diagnosticare:
• Polipi/Follow-up polipectomie
• Diverticoli
• Colite ulcerosa
• Cancro (anche a seguito del SOF positivo) /Follow-up
• Morbo di Crohn/Rettocolite ulcerosa
È possibile il prelievo di campioni (biopsie). Esame non solo diagnostico, ma anche operativo.
Terapeutico: polipectomie, emostasi di lesioni sanguinanti, dilatazioni di stenosi, asportazione di
corpi estranei.
Mangiare soltanto i seguenti alimenti: carni magre, pesce, brodi di carne, tè, camomilla, acqua.
Inoltre, per evitare che al momento dell'esame nell'intestino possano ancora esserci dei residui di
feci sarà necessario prendere anche dei lassativi per bocca (no squilibrio idroelettrolitico). Deve
evacuare scariche liquide e limpide senza residui fecali. La colonscopia generalmente è eseguita in
sedazione leggera.
Per una migliore visualizzazione della parete mucosa viene introdotta aria, attraverso lo strumento
stesso, per distendere le pareti intestinali. All'estremità del colonscopio vi è una minuscola
telecamera che trasmette ad un monitor esterno le immagini relative all'interno dell’intestino
consentendo al medico di esaminare le eventuali alterazioni della sua superficie.
Qualora, nel corso dell'indagine, il medico notasse la presenza di polipi, piccole escrescenze di natura
benigna, sulla mucosa intestinale potrà decidere di eliminarli direttamente poiché, se venissero
lasciati in sede, con il passare del tempo potrebbero degenerare in tumori maligni. La rimozione dei
polipi in una fase precoce del loro sviluppo può diminuire il rischio di ammalarsi di cancro del colon-
retto.
Inoltre, in presenza di formazioni sospette il medico può prelevare piccole porzioni di tessuto da
esaminare successivamente al microscopio (biopsia) per individuare eventuali segni di malattia.
La colonscopia è un esame a basso rischio, non è pericoloso e non causa particolari problemi. Però,
anche se raramente, durante la sua esecuzione possono verificarsi alcune complicazioni come:
• sanguinamento in seguito alla rimozione di polipi
• perforazione accidentale dell’intestino
• problemi cardiorespiratori dovuti ai farmaci utilizzati per la sedazione
• Batteriemie sepsi

Clisma opaco

Il clisma opaco a doppio contrasto necessita accurata preparazione intestinale. Comporta


l’esposizione a radiazioni ionizzanti sia durante la progressione del preparato radiopaco, eseguita
sotto guida fluoroscopica per valutare la distensibilità delle viscere, sia nel successivo studio
radiografico della mucosa intestinale. Per la maggior parte delle patologie, è molto importante per
la prevenzione lo stile di vita, dieta equilibrata, limitare alcool e no fumo, utile praticare attività fisica.

Varici esofagee

Varice: allargamento e ripiegamento su sé stesso di un vaso, in genere una vena. Possono formarsi
in qualsiasi parte del tubo digerente ma più frequentemente nelle vene distali dell’esofago. Spesso
associate a cirrosi epatica o a qualche altra condizione che causi l’ostruzione cronica del flusso
ematico delle vene esofagee alla vena porta.
Poiché le vene sottomucose dell’esofago inferiore drenano sia nella vena porta che nel sistema
venoso sistemico. Nell’ipertensione del sistema venoso portale, il sangue non riesce a defluire
attraverso il fegato per mezzo della vena porta provocando un’inversione del flusso nelle tributarie
esofagee. Il grande volume di sangue causa la dilatazione delle vene esofagee, portando alla
formazione delle varici.
L’infiammazione indebolisce la vena, che diviene maggiormente soggetta ad ulcere ed emorragia.
Qualsiasi fattore che possa provocare un aumento della pressione nell’addome es. tosse, manovra
di Valsalva etc., può provocare la rottura delle varici. Varici asintomatiche fino a quando non
incominciano a sanguinare. Deve essere trattato immediatamente il sanguinamento.

Malattia da reflusso gastroesofageo


I succhi gastrici risalgono verso l’esofago, provocando delle lesioni ai tessuti. Se è presente anche
l’incapacità da parte dello sfintere esofageo inferiore di chiudersi completamente, ciò contribuisce
al manifestarsi del disturbo, ma incidono anche i cibi quali caffeina, pomodori, agrumi etc., e anche
la nicotina (fumo di sigaretta). Sintomi vari tra cui disfagia, bruciore retrosternale, esofagite,
flatulenza, dolore epigastrico, melena ed emorragia. Diagnosi anche grazie ad EGDS.

Carcinoma dello stomaco


Il tumore dello stomaco è il sesto per frequenza tra gli uomini e il quinto nelle donne. Si osserva
anche una continua riduzione nel numero di nuovi casi forse grazie al miglioramento delle modalità
di conservazione dei cibi e all’aumentato consumo di frutta e verdura fresche. Qualche lieve
miglioramento riguarda anche la sopravvivenza: ad oggi il 30% delle persone con tumore dello
stomaco sopravvive a distanza di cinque anni dal momento della diagnosi.
L’esatta causa del tumore dello stomaco non è ancora nota ma si conoscono numerosi fattori di
rischio che aumentano la probabilità di svilupparlo, tra cui l’infezione da Helicobacter pylori e
l’assunzione di alcune tipologie di alimenti.
Esistono diversi tipi di tumore dello stomaco: il più comune è l’adenocarcinoma che si sviluppa dalle
cellule presenti nel suo rivestimento interno, la mucosa. Forme meno frequenti includono il linfoma
dello stomaco che ha origine dalla proliferazione di cellule del tessuto linfoide (parte fondamentale
del sistema immunitario, che ha il compito di difendere l'organismo da batteri, virus ecc.) e i sarcomi
che originano dal tessuto muscolare e connettivo delle pareti dello stomaco.
È prevalentemente diffuso tra gli uomini con età superiore ai 55 anni, fumatori e con cattive abitudini
alimentari.

Appendicite
Infiammazione dell’appendice vermiforme, che è in comunicazione con il cieco. L’appendice può
essere infiammata, gangrenosa (se ostruita da feci e i batteri E. Coli si moltiplicano sviluppando una
infezione purulenta) o perforata se il contenuto fecale si svuota in addome, causando peritonite, che
può essere anche fatale. Spesso appendicite è più comune nei giovani adulti ma può svilupparsi in
qualunque età. Clisma opaco o ecografia addominale servono a confermare la diagnosi, oltre agli
esami ematici e alla sintomatologia/visita medica.
L’Infiammazione della appendice è causa comune di addome acuto, cioè un dolore addominale
acuto ad insorgenza improvvisa. La pressione nel punto di McBurney provoca contrazione e dolore.
Per la diagnosi:
- Esami ematici con riscontro rialzo globuli bianchi, soprattutto neutrofili.
- Dolore addominale, soprattutto in fossa iliaca destra, nausea e anche vomito,
inappetenza
- Aumento della temperatura
Peritonite: infiammazione peritoneo, membrana che avvolge l’addome. Condizione grave, che può
mettere in pericolo la vita del paziente. Sintomi: dolore acuto, vomito, nausea, rigidità addominale.
Si deve eliminare la causa ad origine della peritonite.

Diverticolosi e diverticolite

Diverticoli: estroflessioni a forma di sacco della parete intestinale. Diverticolosi: condizione del colon
in cui sono presenti molti diverticoli. La causa all’origine dei diverticoli, non è ben nota, ma si ritiene
che una dieta povera di fibre, predisponga alla loro formazione. Affligge più del 50% della
popolazione anziana. Il diverticolo è asintomatico, a meno che non si perfori e produca una
emorragia. Diverticolite è l’infiammazione di uno o più diverticoli, localizzati più frequentemente nel
sigma. Si tratta di una complicanza della diverticolosi e si ritiene sia correlata al ristagno delle feci
nel diverticolo.
Conferma diagnosi con clisma opaco o eco addominale, ev. anche colonscopia.

Complicanze stomie intestinali


Edema: è l'aumento della componente idrica interstiziale dello stoma dovuta ad un ostacolato
deflusso venoso per un'eccessiva trazione dell'ansa, l'utilizzo di presidi non idonei o il ristagno di
contenuto fecale. La presenza di edema nelle prime 24\48h è fisiologico.
Emorragia intra\peristomale: è la perdita di sangue dalla zona peristomale o dal viscere stesso,
causata da un'eccessiva trazione dell'ansa intestinale, da emostasi difettosa, da coagulopatie o da
microtraumi dovuti a mal gestione. Bisogna cercare di favorire l'emostasi con tamponamento e
applicazione di ghiaccio. Se si aggrava è necessaria la valutazione medica ed il trattamento
chirurgico. Spesso il sanguinamento si risolve per via endoscopica.
Ischemia e\o necrosi: condizione che si instaura per insufficiente apporto di sangue arterioso nella
sede della stomia. La mucosa apparirà prima pallida, poi cianotica ed infine necrotica. Può essere
parziale se interessa solo la porzione della mucosa emergente, o totale se si protrae anche
all'interno dell'ansa. La causa può essere un'eccessiva trazione del meso del viscere, l'arteriosclerosi
o compressioni vascolari intrinseche. Può portare ad un distacco parziale della giunzione muco-
cutanea. Bisogna fare un'attenta osservazione ed ispezione ma la risoluzione è di pertinenza
chirurgica. In caso di distacco parziale usare una pasta protettiva (indicata come riempitivo per
pieghe e cicatrici e per livellare irregolarità cutanee) per evitare l'insorgenza di suppurazione.
Dermatiti: alterazione della cute peristomale.
Retrazione: livello dello stoma al di sotto del piano cutaneo.
Suppurazioni: flogosi, con formazione di pus.
Ernia: dislocazione dell’ansa stomale per cedimento della parete addominale dovuta a distacco
completo o parziale della fascia aponeurotica, che riveste il muscolo.

Fistola: flogosi cronica rappresentata da tragitto che mette in comunicazione due cavità che non ci
dovrebbe essere.

Prolasso: Eccessiva protrusione dell’ansa stomale dal piano cutaneo.

Stenosi: restringimento del lume della stomia.

Granuloma: formazioni fibrotiche a carattere benigno che compaiono sulla superficie dello stoma.

Follicolite: infiammazione dei follicoli piliferi in genere causata da stafilococco aureo o dagli
streptococchi. Terapia antibiotica.

Traumi: lesioni provocate da eventi traumatici sullo stoma. Di diverse entità.

Peg: Si effettua durante EGDS, inserendo una sonda che fa comunicare lo stomaco con l’esterno.

Morbo di Crohn
Caratterizzato da infiammazioni e ulcerazioni dell’intestino. Può dare manifestazioni anche extra
intestinali, che coinvolgono altri organi come gli occhi, sangue, cute e sistema muscolo-scheletrico.
Questa patologia è caratterizzata da lesioni che alterano lo spessore dell’intestino e che si possono
presentare da qualsiasi altra parte del colon e intestino tenue. Sintomi: dolore addominale, diarrea,
febbre, inappetenza, perdita di peso e steatorrea (eliminazione sostanze grasse non digerite con le
feci). Deficit elettrolitici, anemia da carenza di ferro e ridotto assorbimento amminoacidi si hanno
quando sono coinvolti digiuno e ileo. Complicanze tardive: occlusione intestinale, fistole, ascessi e
perforazioni. Esiste una correlazione con la possibilità di sviluppo di cancro colorettale. Ridotto
assorbimento dei grassi e vitamine liposolubili. Regime alimentare ricco di calorie e proteine, basso
di grassi e scorie.
Si stima che in Italia vi siano circa 150.000 persone che soffrono di malattie infiammatorie croniche
intestinali: di queste, circa il 30-40% ha la malattia di Crohn, che compare, in genere, tra i 20 e i 30
anni di età o dopo i 65 anni. Non è rara neppure tra i bambini e gli adolescenti.
È una malattia che persiste nel tempo (cronica) ed è caratterizzata da periodi in cui si manifestano
disturbi (sintomi) più o meno intensi (fase di riacutizzazione) alternati ad altri in cui i disturbi sono
assenti o molto lievi (fase di remissione). La frequenza delle riacutizzazioni e la durata dei periodi di
remissione sono influenzati dalla cura della malattia che, in genere, è prescritta dai centri
specializzati per le malattie infiammatorie croniche dell’intestino.
Le cause della malattia di Crohn non sono conosciute. Si ritiene che la malattia sia dovuta ad una
anomala risposta del sistema di difesa dell'organismo (sistema immunitario) contro i germi “buoni”
che normalmente sono presenti nell'intestino (flora batterica). La reazione è scatenata da fattori
ambientali nelle persone geneticamente predisposte.
Alla comparsa della malattia contribuirebbe, quindi, l'influenza reciproca fra i seguenti fattori:
• predisposizione genetica
• alterazioni della reazione del sistema di difesa dell’organismo a livello intestinale
• fattori ambientali come la dieta, infezioni intestinali avute in passato e l'abitudine al fumo,
capaci di influenzare direttamente la risposta immunitaria e/o la flora batterica intestinale
Non vi sono prove scientifiche che la malattia possa essere causata da un particolare tipo di
alimentazione, anche se compare più frequentemente nei paesi industrializzati caratterizzati da una
dieta cosiddetta “occidentale” (ad alto contenuto di proteine, grassi e zuccheri raffinati). Alcuni
cambiamenti nella dieta, suggeriti dal medico o dal nutrizionista, possono contribuire a migliorare o
a tenere sotto controllo i disturbi (sintomi).

Colite ulcerosa
Caratterizzata da infiammazioni e ulcerazioni dell’intestino. Le lesioni della mucosa, di solito,
appaiono prima a livello del retto e sigma, ed in seguito il restante colon. Sintomi: febbre,
inappetenza, perdita di peso, crampi, spasmi, dolore addominale e diarrea sanguinolenta.
Complicanze a lungo termine: ulcere, ascessi, rischio elevato cancro colorettale. Regime alimentare
ricco di calorie e proteine, basso di grassi e scorie.

Occlusione intestinale
È un ostacolo al normale passaggio del contenuto attraverso l’intestino. L’ostruzione può essere
presente sia nell’intestino crasso, che in quello tenue, spesso nell’ileo. L’origine può essere
meccanica, nervosa o vascolare.
Meccanica: parziale o completa, causata da tumore, fecaloma, ernia o volvolo (attorcigliamento
dell’intestino sul suo asse), da un’intussuscezione (quando l’intestino s’infila in sé stesso) o da
aderenze, formatesi dopo interventi chirurgici, o in caso di Malattia di Crohn.
Neurologica cioè ileo paralitico: quando la trasmissione nervosa all’intestino è interrotta da un
trauma, infezione o da farmaci.
Vascolare: flusso del sangue verso una parte dell’intestino viene interrotto e quella parte diventa
necrotica.
A monte dell’occlusione si accumulano grandi quantità di fluidi, batteri, aria. Le funzioni di secrezione
e di assorbimento dei fluidi, ricchi di elettroliti, sono interrotte. SI possono osservare anche una
distensione e un ridotto assorbimento quando l’acqua e i sali si spostano dall’apparato circolatorio
verso il lume dell’intestino.

Carcinoma dell’intestino
Il cancro del colon-retto è il più frequente nell'apparato gastrointestinale ed è una delle principali
cause di morte per tumore. In Italia, nel 2018 sono stati stimati 51.300 nuovi casi. Nella popolazione
italiana è il terzo per frequenza nell'uomo, preceduto dai tumori del polmone e della prostata,
mentre nella donna si colloca al secondo posto, dopo il cancro al seno (mammella).
Il tumore del colon è localizzato nella parte di intestino definita anche intestino crasso, mentre il
tumore al retto si sviluppa nell’ultimo tratto intestinale.
Per ridurre il rischio di sviluppare il tumore del colon retto esistono molti aspetti da considerare che
riguardano gli stili di vita:
• movimento, praticare quotidianamente un'attività fisica ha una funzione fortemente
protettiva per evitare lo sviluppo di questo tipo di tumore
• dieta, evitare di mangiare i grassi animali, le carni rosse, i salumi e aumentare il consumo di
frutta, verdure e fibre può ridurre il rischio di comparsa del tumore al colon retto
• peso corporeo, il rischio di sviluppare il tumore del colon-retto aumenta con l'obesità. Di
conseguenza, è consigliabile cercare di mantenere il peso forma
• alcol, limitare l'alcol ad un bicchiere di vino a pasto
• fumo, smettere di fumare

Sicurezza in Sala Operatoria


Il tema della sicurezza in ambito chirurgico, nello specifico in sala operatoria, è una tematica di
rilevanza mondiale. Dal 2008 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ha iniziato la sua
campagna al fine di migliorare la sicurezza degli interventi chirurgici, attraverso la definizione e la
promozione di raccomandazioni e standard di sicurezza che possano essere adatti nei diversi setting,
rafforzandone i processi, pre, intra e post operatori. Viene creata la check list (SSCL cioè Surgical
Safety Check List), come strumento a SUPPORTO degli operatori, per favorire l’aderenza agli
standard raccomandati per prevenire gli eventi avversi evitabili. È uno strumento di sintesi per
facilitare i controlli di sicurezza, al fine di aiutare a rilevare e a superare le criticità. Il documento del
2008, viene poi rivisto dal Ministero della Salute, per adattarlo al contesto italiano, pubblicato nel
2009. Dal 2008 il Ministero della Salute, inizia anche ad emanare una serie di raccomandazioni a cui
attenersi, al fine di offrire strumenti in grado di prevenire gli eventi avversi, promuovere
l’assunzione di responsabilità e favorire il cambiamento di sistema.
Gli obiettivi per la sicurezza in sala operatoria sono 16:

Questi obiettivi si possono desumere anche dai controlli verificati dalla SSCL.
È una scheda, quasi sempre informatizzata, suddivisa in tre tempi.
1) Sign in, che elenca una serie di controlli da effettuare prima di effettuare l’anestesia sul
paziente;
2) Time out, seconda fase con le verifiche da attuare prima dell’incisione chirurgica
3) Sign out, controlli da effettuare prima che il paziente lasci la sala operatoria.
Nei blocchi operatori il lavoro in equipe è più che mai fondamentale. Ciò è messo in risalto anche da
questo sistema di ultime verifiche, da effettuare insieme, fra tutti i membri (infermiere, anestesista
e chirurgo), per garantire la sicurezza del paziente e degli operatori stessi che lavorano.
Il coordinatore di check list è colui che effettivamente formula le domande all’equipe e che compila
manualmente la scheda SSCL.
I controlli possono far emergere delle criticità, che verrebbero chiamate errori. Quando questo
accade, in primis bisogna essere propositivi, la criticità è stata rilevata ed intercettata, perciò il
sistema di controlli ha ben funzionato. Successivamente all’aver rimediato alla criticità è opportuno
segnalare l’episodio, al fine che vi sia traccia per poter eventualmente rivedere il percorso del
paziente. Queste criticità, denominate Non Conformità, sono elencate nel modulo 776/b (quelle più
frequenti).
È importante tenere a mente che l’obiettivo è la salute e che essa passa anche tramite un processo
assistenziale sicuro.

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