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APPARATO

CARDIOVASCOLARE
SANGUE:
Il sangue è una sostanza liquida che circola in tutto il nostro corpo. Ogni persona adulta ne ha circa
5/6 litri.
La perdita di 1/3 di questa quantità potrebbe portarlo alla morte.
Le funzioni del sangue sono:
• trasporta sostanze nutritive, ioni e vitamine;
• trasporta gas respiratori;
• preleva sostanze di rifiuto;
• trasferisce calore nelle varie regioni del corpo.
E’ un tessuto connettivo formato da due elementi:
• una parte liquida si chiama plasma, ed è composto soprattutto da acqua in cui sono
disciolte varie sostanze, come sali minerali e sostanze di rifiuto;
• la seconda parte, detta parte corpuscolata, è formata da cellule sospese nel plasma.
Queste cellule sono di tre tipi:
- globuli rossi: privi di nucleo, contengono l’emoglobina, una sostanza che trasporta
ossigeno e anidride carbonica. I globuli rossi sono tantissimi, più di 5 milioni in una sola
goccia. Hanno una vita breve e devono essere continuamente sostituiti;
- globuli bianchi: più grandi e meno numerosi dei globuli rossi, hanno il compito di
difenderci dall’attacco di microrganismi dannosi come i batteri e i virus;
- piastrine: fanno parte del meccanismo di coagulazione del sangue. In caso di piccole ferite
contribuiscono all’arresto della fuoriuscita del sangue e alla formazione della crosta.
GRUPPI SANGUIGNI:
Gli individui non hanno tutti lo stesso tipo di sangue. Esso varia secondo la distribuzione su base
genetica di due glicoproteine A e B che possono essere presenti o meno sulla membrana dei
globuli rossi. Perciò ogni individuo può appartenere a uno dei quattro gruppi sanguigni:
1. GRUPPO A se i globuli rossi presentano l’antigene A;
2. GRUPPO B se i globuli rossi presentano l’antigene b;
3. GRUPPO AB se i globuli rossi presentano sia l’antigene A e B;
4. GRUPPO 0 se i globuli rossi non presenta antigeni.
Oltre agli antigeni A e B ne esiste un terzo, il fattore Rh individuato per la prima volta in una
scimmia il Macaus Rhesus negli anni 30 e poi individuato anche nell’uomo. Chi possiede questo
antigene sui globuli rossi è detto Rh+ (85% della popolazione), ch non lo possiede è detto Rh-.

ANATONOMIA DEL CUORE:


Presenta all’interno 4 cavità, due superiori chiamati ATRI e due inferiori chiamati VENTRICOLI. Non
vi è comunicazione né tra i due atri perché tra loro vi è un setto interatriale né tra i due ventricoli
perché tra loro vi è un setto interventricolare. Ma ciascun atrio comunica con il ventricolo
sottostante grazie alla presenza di una valvola. La valvola sinistra si chiama bicuspide o mitrale, la
valvola atrioventricolare destra si chiama tricuspide.
Ci sono altre due valvole che controllano il flusso del sangue in uscita dal cuore e sono:
• valvola polmonare: localizzata tra il ventricolo destro e l’arteria polmonare;
• valvola aortica: localizzata tra il ventricolo sinistro e l’aorta.
Il cuore è un organo muscolare cavo.
Il cuore è rivestito da un sacco chiamato “pericardio” muscolo involontario striato.
La parete del cuore è formato da tre strati di tessuto:
• epicardio: è una sottile membrana che riveste il cuore ed è costituita da un foglietto
esterno e da uno interno;
• miocardio: è la componente muscolare prevalente del cuore; si tratta di un muscolo striato
involontario costituito da cellule dette miorcadiociti;
• endocardio: è il sottile strato che ricopre la superficie interna del cuore.
SISTEMA DI CONDUZIONE DEL CUORE:
Internamente al miocardio vi è anche un tessuto specializzato chiamato sistema di conduzione del
cuore che rappresenta una modificazione della muscolatura cardiaca, cioè è formato da cellule
muscolari cardiache che si sono differenziate e hanno il compito di generare impulsi in grado di
stimolare la contrazione ritmica del cuore.
Esso è costituito da:
• nodo seno atriale;
• nodo atrioventricolare;
• fascio atrioventricolare o di His;
• fibre di Purkinje.
IL CICLO CARDIACO:
Il ciclo cardiaco consiste nel susseguirsi di una fase di contrazione del muscolo cardiaco (o sistole) a
una fase di rilassamento (diastole).
Il ciclo cardiaco ha una durata media di 0,8 secondi.
Il ritmo cardiaco corrisponde a 70/80 battiti al minuto.
Quando il cuore non manda in circolo la quantità necessaria all’organismo a causa di una
insufficiente contrazione ventricolare si origina lo scompenso cardiaco che si manifesta con
difficoltà respiratorie, gonfiore gambe e piedi.
ELETTROCARDIOGRAMMA (ECG):
L’elettrocardiogramma costituisce l’esame clinico di maggiore importanza nella diagnosi di disturbi
del ritmo cardiaco. E’ la registrazione grafica dell’attività elettrica del cuore durante il ciclo cardiaco
tramite degli elettrodi che vengono posizionati su braccia, gambe, petto.
PICCOLA E GRANDE CIRCOLAZIONE:
Il termine circolazione indica il flusso di sangue attraverso un sistema di vasi chiuso. La circolazione
dei mammiferi è doppia e completa cioè le due metà del cuore funzionano autonomamente e il
sangue ossigenato non si mescola mai con quello povero di ossigeno.
Il sangue deve rifornirsi di ossigeno nei polmoni per poi essere spinto dal cuore in tutto
l’organismo.
In base a questa caratteristica si differenziano due tipi di circolazione:
• quella polmonare (detta piccola circolazione): è quella che collega il cuore ai polmoni con
lo scopo di “ripulire” il sangue dall’anidride carbonica e rifornirlo di ossigeno, che viene
messo a disposizione della grande circolazione;
• quella sistemica (detta grande circolazione): è quella che collega il cuore a tutti i tessuti del
corpo; le cellule ricevono l’ossigeno e cedono l’anidride carbonica.
PICCOLA CIRCOLAZIONE:
1. Il sangue arriva all’atrio destro tramite le vene cave dopo aver raccolto anidride carbonica e
sostanze di rifiuto dai vari tessuti del corpo;
2. viene spinto nel ventricolo destro;
3. si immette nelle due branche dell’arteria polmonare;
4. viene ossigenato nei polmoni;
5. viene convogliato all’atrio sinistro grazie alle vene polmonari.
GRANDE CIRCOLAZIONE:
Ha l’obiettivo di fornire ossigeno a nutrienti a tutti i distretti corporei.
1. Il sangue dalle quattro vene polmonari arriva all’atrio sinistro;
2. viene spinto nel ventricolo sinistro;
3. va nell’arteria più grande del corpo umano (aorta) che ramificandosi in vasi più piccoli
distribuisce sangue arterioso 8cioè ricco di ossigeno) a tutti i tessuti e nel frattempo si
carica di anidride carbonica e sostanze di rifiuto;
4. il sangue risale verso l’atrio destro del cuore attraverso le vene cave.
VASI SANGUIGNI:
• arterie: sono grossi vasi con pareti elastiche che trasportano il sangue dal cuore a tutto
l’organismo. Sono molto resistenti perché il sangue che passa al loro interno ha una forte
pressione;
• vene: riportano il sangue al cuore. Hanno pareti meno elastiche e sono dotate di valvole
che non permettono al sangue di tornare indietro;
• capillari: sono vasi, sottilissimi. Si trovano tra arterie e vene e sono distribuiti in tutti i
tessuti del corpo. Grazie a loro avviene lo scambio tra sangue e cellule.

MALATTIE CARDIOVASCOLARI
IPERTENSIONE:
L’ipertensione consiste in uno stato costante e non transitorio di alterazione della pressione
arteriosa del sangue rispetto i valori fisiologici.
Quando si misura la pressione arteriosa si registrano due valori.
Il valore più alto indica la pressione più elevata presente nelle arterie raggiunta durante la
contrazione cardiaca (sistole).
Il valore più basso indica la pressione più bassa presente nelle arterie raggiunta subito prima che il
cuore inizi una nuova contrazione (diastole).
La pressione arteriosa è riportata come pressione sistolica/pressione diastolica, per esempio,
120/80 mmHg (millimetri di mercurio). Questi valori si leggono come“120 su 80”.
L’unico modo per individuare questa patologia è misurare la pressione arteriosa periodicamente.
E’ pericolosa perché provoca alterazioni alle pareti dei vasi.
L’ipertensione arteriosa non controllata aumenta il rischio di problemi quali ictus, aneurisma,
insufficienza cardiaca, attacco cardiaco e malattia renale cronica.
Esistono due tipi di ipertensione:
• Ipertensione essenziale (90%): aumenta la pressione con l’aumentare dell’età (dopo i 40
anni) senza una causa apparente. Pare in parte essere determinata da fattori ereditari e da
un eccessivo consumo di sale.
• Ipertensione secondaria (10%): Dovuta a patologie renali, ormonali o assunzione di alcol e
farmaci (corticosteroidi, FANS, decongestionanti nasali, contraccettivi orali).
FATTORI DI RISCHIO
• Obesità;
• stile di vita sedentario;
• stress;
• fumo;
• eccessiva quantità di alcol e sodio e caffè;
• apnee notturne;
• consumo di alimenti ricchi di sale (formaggi stagionati, alimenti conservati, salumi, salse);
• familiarità.
SINTOMI
L’ipertensione è asintomatica.
Un’ipertensione grave o di lunga durata, non trattata, può provocare dei sintomi, infatti può
danneggiare cervello, occhi, cuore e reni. I sintomi tardivi includono cefalea, affaticamento,
nausea, vomito, respiro affannoso, agitazione e alterazione della vista.
TRATTAMENTO
• Dieta e attività fisica
• Cambio dello stile di vita (fumo, alcol, sodio, caffè)
• Farmaci per abbassare la pressione arteriosa
I farmaci utilizzati nel trattamento dell’ipertensione vengono denominati antipertensivi. Grazie alla
vasta gamma di antipertensivi disponibili, l’ipertensione può essere controllata in quasi tutti i
soggetti, ma il trattamento deve essere studiato su misura per ogni individuo.

ATEROSCLEROSI:
La malattia interessa le grandi e medie arterie che col passare del tempo vanno incontro ad
arteriosclerosi, cioè un ispessimento e perdita di elasticità della parete delle arterie che non è più
capace di contrarsi e rilassarsi come prima perché cambia la composizione dell’arteria, ossia il
tessuto elastico viene sostituito da quello fibroso. Nelle arterie arteriosclerotiche si aggiunge il
fenomeno dell’aterosclerosi.
Aterosclerosi = restringimento del lume dell’arteria a causa della formazione di ateromi, accumuli
dovuti al deposito di sostanze prevalentemente lipidiche (colesterolo).
L’ateroma o placca aterosclerotica si sviluppa in seguito a stimoli
diversi quali:
• Ipercolesterolemia
• Iperglicemia
• Iperuricemia (eccesso di acido urico nel sangue)
• Uso di contraccettivi orali
• Aumento della pressione arteriosa
FATTORI DI RISCHIO
Non modificabili: età, famigliarità, sesso maschile, diabete, ipertensione.
Modificabili: elevati livelli di colesterolo LDL, fumo di tabacco, alcol, obesità, sedentarietà.
CONSEGUENZE DELL’ ATEROSCLEROSI
1. Formazioni di trombi o emboli
2. Aneurisma
3. Malattie ischemiche (angina pectoris, infarto del miocardio)
TROMBO/EMBOLO
La placca aterosclerotica non è inerte ma va incontro a imodellamento continuo.
Un danno a questa comporta l’aggregazione delle piastrine, la deposizione di fibrina e l’adesione di
eritrociti con formazione di un trombo, un coagulo di sangue che aderisce alle pareti dei vasi.
Il trombo può occludere totalmente o parzialmente l’arteria o staccarsi e essere trasportato dal
flusso sanguigno. In questa caso prende il nome di embolo.
ANEURISMA
Negli ateromi gravi le cellule muscolari lisce e le fibre elastiche vengono sostituite dal collagene
(non elastico). Ciò determina una dilatazione dell’arteria che porta all’aneurisma. L’aneurisma è
pericoloso se si rompe perché provoca emorragia interna.
Normalmente l’aneurisma si forma nell’aorta addominale, nell’aorta toracica e nelle arterie
cerebrali.

CARDIOPATIE ISCHEMICHE:
Sono dovute a una carente irrorazione di sangue del cuore, provocata da placche aterosclerotiche
localizzate nelle coronarie. Il cuore si trova pertanto senza ossigeno e sostanze nutritive.
Le manifestazioni cliniche sono quindi la tappa conclusiva di un lungo processo che ha avuto inizio
anni prima. Fino a quando la riduzione del flusso non supera il 50% il paziente può essere
asintomatico.

ANGINA PECTORIS:
Significa letteralmente «dolore al torace»
È causata da un temporaneo scarso afflusso di sangue al cuore che determina mancanza di
ossigeno.
Si manifesta con dolore nella zona pericardica, dolore gastrico,
oppressione, ansia.
CLASSIFICAZIONE
• Angina stabile o da sforzo: il sintomo si manifesta quando si sta svolgendo attività fisica,
soprattutto a basse temperature o se c’è stress emotivo. E’ la più diffusa e controllabile.
• Angina instabile: il dolore si manifesta all’improvviso anche a riposo
TRATTAMENTO
• Cambiamenti dello stile di vita (smettere di fumare, seguire una dieta a basso contenuto di
grassi e varia, con basso tenore di carboidrati semplici, e praticare attività fisica. Limitare
l’uso di bevande alcoliche ed eccitanti, se necessario perdere peso).
• Farmacoterapia.
• Misurare costantemente la pressione sanguigna (la pressione alta tende a danneggiare le
pareti delle arterie accelerando lo sviluppo dell’aterosclerosi, fenomeno responsabile delle
malattie ischemiche).
• Talvolta trattamento per aprire i vasi sanguigni ostruiti (terapia rivascolarizzante).
FAMACOTERAPIA
I nitrati sono un tipo di farmaco che dilata (allarga) i vasi sanguigni aumentando pertanto il flusso
di sangue attraverso il vaso.
Beta bloccanti riducono la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa a riposo.
Calcio antagonisti impediscono il restringimento (costrizione) dei vasi.

INFARTO DEL MIOCARDIO:


E’ dovuto alla necrosi di un certo numero di cellule cardiache provocata da un’ischemia prolungata
(15-20min) a causa della chiusura di un’arteria coronarica.
Un’ischemia miocardica che si espande nel tempo causando un grave danno irreversibile, a carico
delle cellule del miocardio colpite.
L’infarto si può manifestare a riposo, dopo un’emozione intensa, durante uno sforzo fisico.
E’ caratterizzato da sintomi tipici che sono facilmente identificabili nella maggior parte dei casi.
SINTOMI
• dolore al petto;
• sudorazione fredda;
• nausea;
• dolore precordiale (vicino al cuore) o retrosternale (dolore tra lo sterno e lo spazio
toracico).
DIAGNOSI
Si effettua in base ai sintomi, alla storia medica personale,
famigliare e ai risultati dei test diagnostici che comprendono:
• Elettrocardiogramma;
• Analisi del sangue per rilevare particolari enzimi (troponina) rilasciati dal cuore. Questi
esami devono essere ripetuti normalmente dopo tre, sei, nove ore per analizzare
l’andamento nel tempo;
• Angiografia coronarica.
TRATTAMENTO
Il fattore più importante nel trattamento precoce di un attacco cardiaco è di recarsi quanto prima
in ospedale in modo che i medici possano tentare di ripristinare il flusso ematico
nell’arteria colpita. Esistono vari modi per riaprire le arterie coronarie ostruite:
• Farmaci trombolitici (in grado di dissolvere trombi o emboli). Vengono somministrati per via
endovenosa;
• Interventi cardiaci percutanei (angioplastica con stent);
• Intervento di bypass (innesto di bypass di arteria coronaria).
ALTRI FARMACI USATI NEL TRATTAMENTO DELL’INFARTO
Nitrati (vasodilatatori).
Morfina (effetto calmante con conseguente riduzione del carico di lavoro del cuore).
Beta-bloccanti (rallentano la frequenza cardiaca riducendo il lavoro cardiaco)
Calcio-antagonisti (impediscono il restringimento dei vasi diminuendo la pressione arteriosa).
Statine (riducono il livello di colesterolo nel sangue).
Farmaci antiaggreganti (Rendono il sangue più fluido).
Anticoagulanti (prevengono la formazione di ulteriori coaguli di sangue).
Ossigenoterapia per via nasale o tramite maschera facciale. La
somministrazione di una quota extra di ossigeno al cuore contribuisce a ridurre al minimo il danno
al tessuto cardiaco.
TERAPIA
Prevede due tipi di intervento:
• angioplastica coronarica percutanea: una tecnica cardiochirurgica che permette il
trattamento della stenosi a carico delle arterie coronarie attraverso un catetere a palloncino
con l’obiettivo di dilatarle e posizionare uno stent;
• by pass coronarico: è un intervento chirurgico che permette attraverso l’uso condotti
autologhi di ristabilire il flusso adeguato a valle delle stenosi a carico delle arterie coronarie
riducendo il rischio di infarto e di morte.
PACEMAKER E DEFIBRILLATORE
Pacemaker e defibrillatore sottocutaneo sono dispositivi sanitari impiantabili con un intervento
chirurgico, indicati per pazienti con disturbi cardiaci. Proprio per le somiglianze nelle modalità di
impianto e per il loro funzionamento, spesso i due apparecchi vengono confusi tra loro. In realtà si
tratta di due dispositivi differenti:
il pacemaker, molto più diffuso, è un dispositivo elettronico capace di monitorare il battito del
cuore ed erogare un impulso elettrico se rileva una frequenza bassa o molto bassa. Viene
impiantato in quei pazienti affetti da una bradicardia patologica (ritmo cardiaco molto lento, causa
di vertigini o svenimenti).
Il defibrillatore sottocutaneo, chiamato anche defibrillatore impiantabile o ICD (Implantable
Cardioverter Defibrillator) è un dispositivo impiantato chirurgicamente e capace di rilevare il
battito cardiaco irregolare o pericoloso. Se necessario eroga una scarica salvavita che azzera
l’attività del cuore e consente il ripristino del ritmo cardiaco normale. Viene impiantato a quelle
persone a cui sono state diagnosticate aritmie maligne e serve a prevenire la morte improvvisa.

MALATTIE
CEREBROVASCOLARI
ICTUS
L’OMS inserisce al secondo posto in Italia le vasculopatie cerebrali come causa di morte ed è la
prima causa di invalidità nel mondo. In Italia si contano circa 200.000 casi all’anno.
CAUSE
L’ictus è determinato dall’occlusione di un vaso centrale. E’ l’aterosclerosi la responsabile dell’ictus
perché causa una lenta e progressiva ostruzione dei vasi sanguigni che irrorano il cervello con
conseguente formazione di trombi o emboli.
Anche un improvviso aumento della pressione arteriosa può causare ictus con emorragia
cerebrale.
FATTORI DI RISCHIO
Modificabili: gli stessi dell’aterosclerosi (fumo, elevati livelli di colesterolo, obesità, carenza di
attività fisica, ipertensione).
Non modificabili: età, aver già avuto un ictus o avere un parente che ha avuto ictus.
Esistono due tipi di ictus:
• Ictus ischemico, è il più frequente (80%) è caratterizzato da ostruzione di un vaso a causa di
una trombo embolia, è come un infarto cerebrale. Colpisce perlopiù gli anziani con più di 65
anni.
• Ictus emorragico, è determinato da un’emorragia cerebrale dovuta a anomalie vascolari o
ipertensione arteriosa o aneurismi.
SINTOMI
sintomi di un ictus si manifestano improvvisamente.
Le persone con uno dei seguenti sintomi devono consultare immediatamente un medico, anche se
i sintomi passano rapidamente:
• intorpidimento
• debolezza degli arti o viso
• confusione
• afasia (difficoltà nel linguaggio)
• disturbi visivi
• vertigini, perdita di equilibrio e coordinazione.
I sintomi di un ictus emorragico possono anche includere:
• Cefalea grave improvvisa
• Nausea e vomito
• Perdita di coscienza persistente o temporanea
• Pressione arteriosa molto elevata.

ATTACCHI ISCHEMICI TRANSITORI (T.I.A.)


E’ un ictus transitorio, in quanto è seguito dalle remissione completa della sintomatologia.
I sintomi sono gli stessi dell’ictus ma durano meno tempo (entro un’ora si risolvono) senza lasciare
alcun danno cerebrale.
Va comunque prestata molta attenzione ai TIA perché rappresentare un segno premonitore di un
imminente ictus ischemico. I soggetti che hanno avuto un TIA hanno molte più probabilità di
essere colpiti da un ictus rispetto a quelli che non ne hanno avuti. Il rischio di ictus è massimo nelle
prime 24-48 ore successive al TIA.
Riconoscere un TIA e identificarne e trattarne la causa può contribuire a prevenire un ictus.

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