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LINGUISTICA GENERALE A

COS’E’ LA LINGUISTICA?
studio scientifico del linguaggio. Si tratta di una disciplina descrittiva ed esplicativa che descrive ed
esamina i fenomeni che si manifestano nelle lingue. Inoltre, è un ramo delle scienze umane che
studia:
Il linguaggio verbale umano: facoltà umana cognitiva e innata che consente di associare dei
contenuti a delle espressioni, con lo scopo di esprimerli mediante un sistema di comunicazione
condiviso;
Le lingue storico-naturali: che sono espressione osservabile di tale facoltà: sono le lingue nate e
sviluppatesi spontaneamente lungo il corso della civiltà umana.

LINGUA
sistema simbolico proprio della specie umana trasmesso per via culturale e non ereditati
biologicamente, basato su simboli vocali e in qualche caso anche gestuali, attraverso i quali gli
appartenenti alle società umane conoscono la realtà, la categorizzano, sviluppano pensieri articolati,
comunicano le proprie conoscenze e i propri pensieri.
Un codice che organizza un sistema di segni dal significante primariamente fonico-acustico,
fondamentalmente arbitrari ad ogni loro livello e doppiamente articolati, capaci di esprimere ogni
esperienza esprimibile, posseduti come conoscenza interiorizzata che permette di produrre infinite
frasi a partire da un numero finito di elementi.

SEGNO
Qualcosa che sta per e comunica qualcos’altro. I segni possiedono una componente sensibile e
percepibile attraverso i sensi, quindi parliamo di espressioni. Hanno anche una componente
mentale/concettuale che concettualizzano nella mente, e quindi parliamo di contenuto.
Possiamo quindi affermare che il segno è un’entità costituita da una espressione e un contenuto.
Ogni segno comunica un contenuto.
I segni possono distinguersi sulla base di due parametri:
• Intenzionalità
• Motivazione (tra espressione e contenuto associati mediante un dato segno)

TIPI DI SEGNO
A. Indici: espressione e contenuto sono legati da un rapporto naturale e causale (motivato
naturalmente e non intenzionalmente. Serve un ricevente che interpreti l’indice);
B. Segnali: espressione e contenuto sono legati da un rapporto naturale e causale, quindi sono
utilizzati intenzionalmente;
C. Icone: espressione e contenuto sono legati da un rapporto analogico. L’espressione somiglia al
contenuto. C’è volontarietà e intenzionalità, le icone sono prodotte per comunicare qualcosa;
D. Simboli: espressione e contenuto legati da un rapporto che non ha motivazione ne di tipo
naturale ne analogico. É un rapporto arbitrario legato a una certa cultura. C'è volontarietà e
intenzionalità: i simboli sono prodotti per comunicare qualcosa.

SIMBOLO
Specifico tipo di segno. Le lingue stesse sono sistemi di segni, nello specifico, prevalentemente
simboli.

I segni linguistici sono prodotti da un emittente per comunicare qualcosa a un ricevente, il quale è in
grado di comprendere perché possiede un insieme di regole per interpretare in maniera corretta i
segni, ossia un codice.

CODICE
insieme di corrispondenze, fissatesi per convenzione, tra un insieme di espressioni e i contenuti che
esse veicolano, che forniscono le regole di interpretazione dei segni. Tutti i sistemi sono codici.

CARATTERISTICHE GENERALI CODICE LINGUA:

BIPLANARITA’
In un segno ci sono due facce o due piani compresenti, e sono:
- significante: espressione/forma, parte percepibile del segno
- Significato: contenuto, informazione veicolata

DOPPIA ARTICOLAZIONE DEL SEGNO


Caratteristica propria delle lingue umane per poter formare un numero altissimo di segni, mediante un
numero limitato di elementi o unità minime del sistema linguistico. Il significante è articolato su due livelli:
- Prima articolazione: → significante di un segno è scomponibile in unità che sono ancora segni
(associazioni di un significante e un significato) e che vengono riutilizzate per formare altri segni.
Entrambe queste unità possono comparire con lo stesso significato in altre parole. Le unità minime di
prima articolazione sono le più piccole unità dotate di contenuto che non sono ulteriormente scomponibili
in unit più piccole dotate di contenuto: morfemi.
- Seconda articolazione → unità non portatrici di un significato autonomo, meri pezzi di significante; suoni
che combinandosi insieme in successione danno luogo alle unità di prima articolazione (g-a-t-t-o); questi
suoni costituiscono le unità minime di seconda articolazione, non dotate di significato (contenuto): fonemi

FONETICA
si occupa della componente fisica, materiale e concreta della comunicazione verbale, cioè dei suoni delle
lingue prodotti dall'apparato fonatorio umano. L’unità minima di analisi è il fono.
Principali branche della fonetica:
- Fonetica articolatoria: studia l’articolazione dei suoni linguistici, ovvero come i suoni vengono prodotti
dall’apparato fonatorio (seconda metà Settecento nacque).
- Fonetica acustica: studia la consistenza fisica e la trasmissione dei suoni umani, come onde sonore che si
propagano in un mezzo (si sviluppa dopo la II Guerra Mondiale);
- Fonetica uditiva/percettiva: studia le modalità di ricezione dei suoni da parte dell'apparato uditivo
dell'uomo e la loro decodificazione ( più recente, ancora in fase di studio e esame).

Come avviene la fonazione


suoni linguistici vengono prodotti dall’apparato fonatorio, attraverso il turbamento del flusso di aria che
espiriamo dai polmoni all’esterno del nostro corpo.
La fonazione avviene in modalità automatica a livello dell’inconscio.
Si tratta di un turbamento del flusso d’aria nell’apparato fonatorio, tramite movimento di espirazione, quindi,
polmoni<bocca. Questo è chiamato anche MOVIMENTO EGRESSIVO.
Percorso egressivo: l’aria dai polmoni<bronchi<trachea<laringe<glottide<corde vocali.
Il meccanismo utilizzato è quindi lo stesso della respirazione ma con due differenze:
- quando respiriamo senza parlare i tempi di entrata e uscita dell’aria hanno una durata simile;
- quando parliamo c’è una forte dissimmetria: l’aria è inspirata con grande velocità ed espirata molto
lentamente.

Viaggio del flusso d’aria nel corpo: dai polmoni vero l’esterno.

Organi della fonazione mobili: labbra, lingua (radice, dorso e apice) e velo, e organi fissi: denti, e palato
(palato duro e alveoli).

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PARAMETRI FONDAMENTALI PER L’IDENTIFICAZIONE DEI SUONI


Grazie ai parametri che andrò ad indicare, è possibile classificare la stragrande maggioranza di tutti i suoni di
tutte le lingue del mondo.
1. Modo di articolazione< restringimento relativo che a un certo punto del percorso si frappone al
passaggio dell’aria (opposizione vocali e consonanti);
2. Luogo di articolazione< il punto dell’apparato fonatorio in cui viene articolato un suono (in cui si crea
l'ostacolo al passaggio dell’aria);
3. Sonorità< dipende dalle vibrazioni delle corde vocali (se vibrano: suono sonoro; se non vibrano: suono
sordo).

IPA (INTERNATIONAL PHONETIC ALPHABET)


L’IPA è un alfabeto che viene utilizzato per rappresentare in maniera univoca i suoni delle lingue. Permette di
trascrivere foneticamente parole o porzioni di parlato di qualsiasi lingua, indipendentemente da regole di
scrittura e ortografia. Permette quindi un’interpretazione univoca dei simboli fonetici. Grazie all’IPA è
possibile realizzare una trascrizione fonetica: rappresentazione fonetica di una determinata espressione
linguistica orale. È la base per la scrittura di lingue che non hanno una tradizione scritta, etc. Si indica tra
parentesi quadre.

TRASLITTERAZIONE
La traslitterazione è diversa dalla trascrizione. È resa in un sistema grafico prescelto di un’espressione
linguistica originariamente scritto in un altro sistema grafico tradizionale.

VOCALI
Le vocali sono suoni prodotti senza ostacoli al flusso d’aria, tramite la vibrazione delle corde vocali. Le
vocali sono diversificate dalle conformazioni che prende la bocca (cavità orale) e anche la lingua e le labbra
(organi mobili).
La posizione in cui vengono articolate le vocali secondo il duplice asse orizzontale (avanzamento vs.
arretramento) e verticale (innalzamento vs. abbassamento) può essere rappresentata dallo schema detto
trapezio vocalico.
I parametri per la classificazione delle vocali sono:
• Altezza dorso lingua
• Anteriorità/posteriorità dorso lingua
• Arrotondamento labbra
• Passaggio aria attraverso cavità nasali
CONSONANTI
Suoni prodotti frapponendo degli ostacoli parziali o totali al flusso d’aria regressivo, in certi punti del
percorso. Ciò avviene sia in presenza che in assenza della vibrazione delle corde vocali.
Le consonanti possono essere:
• Occlusive< occlusione totale del passaggio d’aria
• Fricative< occlusione parziale al passaggio d’aria
• Affricate< inizialmente occlusione totale, poi al rilascio dell’ostacolo rumore di frizione come nelle
fricative
• Nasali< articolazione occlusiva con passaggio d’aria nella cavita nasale (tutte sonore)
• Laterali< l'ostacolo è rappresentato dalla lingua nella linea mediana della cavità orale, quindi il flusso
d'aria passa da entrambi i lati
• Vibranti< prodotte mediante ostacolo intermittente
• Approssimanti< non esiste un vero e proprio ostacolo, gli organi articolatori sono semplicemente
avvicinati. Simili ai suoni vocalici, ma con la cavità orale più ridotta.

Mentre, invece, i luoghi d’articolazione, partendo dal tratto terminale (ovvero le labbra), sono:
- Bilabiali: prodotte dalle labbra, o tra le labbra
- Labiodentali: tra l’arcata dentaria superiore e il labbro inferiore
- Dentali: a livello dei denti
- Alveolari: a livello degli alveoli dentali
- Postalveolari: tra gli alveoli e il palato
- Palatali: lingua contro/vicino al palato

- Velari: lingua contro/vicino al velo palatale


- Uvulari: lingua contro/vicino all’ugola
- Faringali: tra base della radice della lingua e parte posteriore faringe
- Glottidali: direttamente nella glottide

APPROSSIMANTI
Hanno proprietà sia delle consonanti che delle vocali (un mix).
non esiste un vero e proprio ostacolo, gli organi articolatori sono semplicemente avvicinati. Simili ai suoni
vocalici, ma con la cavità orale più ridotta.
Non si articolano mai da sole, (non possono costituire il nucleo di una sillaba) necessitano sempre di una
vocale alla quale si appoggiano e con la quale formano un dittongo

Dittongo: combinazione approssimane e vocale che appartengono alla stessa sillaba. Vocale< apice sillabico.
Dittongo ascendente< elemento più debole (approssimante o semiconsonante) che precede l’elemento più
forte (vocale). Dittongo discendente <elemento più forte (vocale) che precede l’elemento più debole
(approssimante o semivocale)
Trittongo: combinazione di due approssimanti e una vocale. Può essere debole+forte+debole, oppure anche
debole+debole+forte.

SILLABA
Minima combinazione di fonemi che funzionino come entità pronunciabili e possano essere utilizzate come
“mattoni preconfezionati” per costituire la forma delle parole. Nella maggior parte delle lingue, compresa
l’italiano, la sillaba è sempre costruita attorno ad una vocale, che fa da nucleo della sillaba. La vocale è
sempre una sola, attorniata da un numero non preciso di consonanti/approssimanti.
In italiano, la struttura sillabica canonica è CV (consonante+vocale).
Ogni sillaba è caratterizzata da un picco di sonorità, il nucleo, che è l'unico elemento necessario. Il nucleo
può essere preceduto e/o seguito da altri elementi: ciò che precede il nucleo sillabico si chiama attacco, ciò
che segue il nucleo si chiama coda sillabica.
- Sillabe aperte: (attacco) – nucleo – //;
- Sillabe chiuse: (attacco) – nucleo – coda.
ACCENTO
L’accento è una proprietà delle sillabe. è la particolare forza o intensità di pronuncia di una sillaba
relativamente ad altre sillabe, che fa sì che tendenzialmente in ogni parola una sillaba (detta sillaba tonica)
presenti una prominenza fonica rispetto alle altre (dette atone).
In italiano la sillaba tonica è tale grazie a un aumento della voce e a una durata maggiore.
L’accento come tratto prosodico non va confuso con l’accento grafico, che in italiano è impiegato
solo per segnalare le parole ossitone (città).

LUNGHEZZA
- Consonanti< brevi (scempie) e lunghe (geminate) (alcune consonanti sono sempre lunghe quando si
trovano tra due vocali < posizione intervocalica);
- Vocali< brevi e lunghe.
FONETICA
La fonetica studia e analizza le caratteristiche fisiche del suono. La sua unità di analisi è il fono.

FONOLOGIA
La fonologia studia la funzione linguistica dei suoni a livello astratto. Cerca di comprendere quali sono i
fonemi di una data lingua e se a una differenza di suono corrisponde una differenza di significato. La sua
unità di analisi è il fonema.

COME INDIVIDUARE I FONEMI?


I fonemi si individuano per opposizione. Ovvero, confronto una parola in cui compaia il fono di cui
vogliamo dimostrare se è o non è un fonema, con altre parole uguali, tranne per la posizione del fono in
oggetto. Si individuano così le coppie minime. Le coppie minime hanno un diverso fono nella stessa
posizione. Esempio: cane-rane; cane pane etc..

ALLOFONO

Parlando di allofoni, ci riferiamo alle diverse realizzazioni concrete di un fonema. Associati all’allofono più
frequente abbiamo:
Le varianti libere: quando la scelta dell’allofono non dipende dal contesto
Le varianti combinatorie: quando la scelta dell’allofono è condizionata dal contesto.

VALORE FONEMATICO
Parlando di accento, per alcune parole è importante la posizione di quest’ultimo, poiché può mutare il
significato di una parola costituita dagli stessi fonemi. Esempio: prìncipi; princìpi.

La trascrizione fonematica prevede solo caratteristiche dotate di funzione distintiva in:


- Accento
- Lunghezza consonantica: le lunghezze vocaliche non hanno valore distintivo. Nella sillaba tonica aperta,
la vocale è lunga, mentre in quella chiusa è corta.
- Insieme dei fonemi dell’italiano.

MORFOLOGIA
La morfologia è quella branca della linguistica che si occupa della struttura delle parole, della formazione
delle parole nella propria lingua. L’unità fondamentale di analisi è il morfema.

PAROLA
La parola, in italiano, è quell’unità compresa tra due spazi bianchi in un testo scritto. Tale definizione non
vale certamente per ogni lingua.
Una parola, per essere definita tale, deve seguire tre criteri:
• Coesione: una parola non può essere interrotta da altri elementi. Ciò la distingue dai sintagmi, i quali
possono essere divisi;
• Mobilità: una parola può assumere diverse posizioni. Ciò le distingue dai morfemi, immobili;
• Autonomia/isolabilità: le parole possono anche reggere un discorso prese autonomamente e hanno un
accento indipendente.
La parola, inoltre, è costituita da due elementi: il centro, dove si trovano le parole prototipiche, e la periferia,
dove si trovano le parole che non soddisfano appieno i criteri sopraindicati, ma sono considerate tali
ugualmente. Si possono trovare a distanze differenti.

MORFEMI
I morfemi sono scomposizioni di parole in unità di prima articolazione (ovvero le unità più piccole). Da tali
morfemi, potranno formarsi in seguito altre parole.
L’unità minima di prima articolazione è il più piccolo pezzo di significante, dotato di significato. Il
significato è la somma e la combinazione dei morfemi.

COME INDIVIDUARE I MORFEMI?


Sono in grado di individuare i morfemi tramite un procedimento chiamato “prova di commutazione”.
Data una parola, la confrontiamo con parole molto simili e dalla forma anch’essa molto vicina, che
contengano uno per uno i morfemi che vogliamo individuare.

CLASSIFICAZIONE MORFEMI
Possiamo classificare i morfemi secondo la loro:
• AUTONOMIA, e possono essere:

- Morfemi liberi< morfemi che compaiono da soli, poiché coincidenti con una parola (parole
monomorfemiche).
- Morfemi legati< morfemi che devono legarsi ad altri morfemi (parole plurimorfemiche).
• FUNZIONE, e possono essere:

Morfemi lessicali< si tratta di una classe aperta dove sta il significato concettuale
Morfemi grammaticali< classe chiusa di affissi che danno il valore previsto dalla grammatica. A loro volta, i
morfemi grammaticali possono essere:
Derivazionali< i quali servono a formare parole a partire da parole preesistenti. Tendono ad avere significati
che sono più specifici. I derivazioni hanno un maggiore impatto sul significato della parola, sono più vicini
alla radice lessicale, e inoltre possono cambiare categoria grammaticale di una base.
Flessivi< i quali attualizzano la forma della parola, ma non la modifica;

• POSIZIONE, i quali si suddividono a seconda della loro collocazione rispetto al morfema lessicale. Sono
gli affissi< morfemi che si combinano con una radice lessicale e a loro volta possono essere:

Prefissi< morfemi grammaticali prima del morfema lessicale;


Suffissi< morfemi grammaticali dopo il morfema lessicale.

ALTRE CATEGORIE DI MORFEMI

MORFEMI CIRCONFISSI
I morfemi circoncisi sono morfemi discontinui costituiti da un prefisso e un suffisso che stanno
obbligatoriamente insieme.

INFISSI
Morfemi grammaticali che si trovano dentro al morfema lessicale. Questa categoria di morfemi, non la
ritroviamo nella lingua italiana.

TRANSFISSI
Morfemi grammaticali che s’inseriscono in maniera discontinua (a pettine) dentro il morfema lessicale.
Anche questa categoria, come gli infissi, non fa parte della lingua italiana.

MORFEMA ZERO/MORFO ZERO


Il morfema zero si ha quando una distinzione obbligatoriamente marcata nella grammatica di una certa
lingua, non è rappresentata in alcun modo nel significante. Esempio: città. Non varia né al singolare né al
plurale, accordo solo articoli e aggettivi.

MORFORMA
Morfema dotato di una forma ma privo di un vero e proprio significato grammaticale

MORFEMA
Costituito da un significante, ovvero la parte formale, e il significato, ovvero la parte semantica. La parte
formale possiamo anche chiamarla morfo.
Il morfema è l’unità pertinente a livello di sistema, mentre invece il morfo morfema inteso come forma, dal
punto di vista del significante, prima ancora che della sua analisi funzionale

MORFEMI SOSTITUTIVI
Si manifestano con la sostituzione di un fono ad un altro fono per veicolare una funzione grammaticale. Tali
morfemi consistono in mutamenti fonici della radice e quindi sono praticamente da essa inseparabili.

MORFEMI CUMULATIVI
(che accumulano vari significati): un esempio di morfema cumulativo si trova nella o di amo che ha sia il
significato di prima persona singolare che di presente indicativo, e del plurale italiano in lame ha sia
funzione di plurale che di femminile.

MORFEMI AMALGAMATI (o amalgama): quando due morfemi sono fusi in maniera tale che non è più
possibile distinguere i due morfemi all’origine della fusione, come nel francese du, che significa de+le, ma i
due morfemi non sono più distinguibili.

ALLOMORFO
Variante formale di un morfema, realizza lo stesso significato di un altro morfo con la stessa funzione con cui
è in distribuzione complementare. Ciascuna delle forme con cui si può presentare un morfema che sia
suscettibile di apparire sotto forme diverse. Generalmente un morfema è rappresentato da un solo allomorfo;
ma ci sono casi in cui un morfema può essere rappresentato da più allomorfi. taliano esiste il morfema
negativo in (la variante più frequente!) che ha diverse realizzazioni allomorfiche determinabili
fonologicamente in base al contesto
Caratteristiche:
• prevedibili sulla base del contesto (in genere in distribuzione complementare sulla base del contesto);
• non sono distintivi, cioè il significato e le proprietà del morfema non cambiano. Quindi forme che hanno
lo stesso significato ma che sono diverse fonologicamente possono essere trattate come un morfema unico
se la loro distribuzione è predicibile su base fonologica.

• Attenzione: perché si tratti di allomorfi occorre che ci sia una certa affinità fonetica tra le varianti che
realizzano lo stesso morfema.

SUPPLETIVISMO
Si parla di suppletivismo quando, all’interno di un paradigma verbale o una famiglia di parole, si trovano
morfemi lessicali completamente differenti ma che veicolano lo stesso significato

FLESSIONE
Meccanismo morfologico che porta alla formazione delle forme flesse di una parola, ossia le forme in cui le
parole si possono presentare nei diversi contesti. In italiano, la flessione riguarda le parti variabili del
discorso, e sono:
1. Nomi;
2. Aggettivi;
3. Verbi;
4. Articoli;
5. Pronomi
Mente, non riguarda:
1. Avverbi;
2. Congiunzioni;
3. Preposizioni.

PROPRIETA’ PARTI DEL DISCORSO


• La classificazione non è sempre semplice e le categorie non sono sempre ben differenziate;
• In italiano, quindi, tutti (o quasi) i nomi, gli aggettivi, i verbi contengono morfemi flessivi, la cui funzione
è quella di esprimere categorie grammaticali;
• Ciascuna parte del discorso esprime determinate categorie grammaticali che, in quella lingua, sono
obbligatorie:
- Nome< genere, numero e caso;
- Verbo< modo, tempo, aspetto, diatesi, persona e numero;
- Aggettivo< genere, numero e grado;
• Le lingue possono differire per il tipo e il numero di categorie grammaticali obbligatorie e anche per il
numero di valori di ciascuna categoria

GENERE
In italiano, il genere ha due valori:
- Flessione contestuale< categorie assegnate sulla base del contesto > Il genere dell’aggettivo varia in base
a quello del nome a cui si riferisce;
- Flessione inerente< categorie fisse > Il genere del nome è sempre lo stesso, a prescindere dal contesto
d’uso.

NUMERO
In italiano, il numero ha due valori: singolare e plurale, mentre nelle altre lingue ha altri valori: duale, triale
e paucale (pochi).

CASO
La categoria del caso fornisce informazioni sulla funzione sintattica svolta dall’elemento all’interno della
frase. Caratteristiche:
- Ciascuna lingua varia rispetto al numero di casi
- Esempi di lingue con i casi sono: latino, tedesco,russo, greco, turco, finlandese, arabo
- In italiano, le funzioni sintattiche sono espresse tramite le preposizioni o la posizione dell’elemento
all’interno della frase.

GRADO
Il grado dell’aggettivo ha due valori: comparativo e superlativo.
Il superlativo è espresso mediante il suffisso –issim-(o), mentre il comparativo non è espresso mediante
morfemi ma attraverso parole.

MODO

Esprime la maniera in cui il parlante si pone nei confronti di un’azione. Indicativo< certezza; condizionale<
incertezza.

TEMPO
Esprime la collocazione dell’azione in un preciso momento nel fluire del tempo fisico. Si distinguono due
momenti: quello dell’enunciazione e quello dell’avvenimento.
I valori del tempo sono 3< presente, passato e futuro.

ASPETTO
Riguarda la maniera in cui vengono osservati e presentati in relazione al loro svolgimento l'azione o l'evento
o il processo espressi dal verbo. I principali valori dell’aspetto sono:
Aspetto imperfettivo< presenta l’evento in via di svolgimento, e può essere progressivo (evento iniziato
precedentemente colto in un preciso momento), continuo (evento colto nella sua durata rispetto ad un
certo periodo di tempo) e abituale (un evento che abitualmente si ripete);
Aspetto perfettivo< presenta l’evento nella sua globalità, focalizzando l’attenzione sul momento finale.
Ogni lingua varia rispetto all’opposizione che prevale: quella temporale o quella aspettuale (ita<
temporale; ingl< aspettuale)

DIATESI
La diatesi (o voce) esprime il rapporto in cui viene rappresentata l'azione o l'evento rispetto ai partecipanti e
in particolare rispetto al soggetto. Può essere:
Attiva< quando il soggetto svolge l’azione espressa nel verbo. Si può avere con verbi sia transitivi, sia
intransitivi;
Passiva< quando il soggetto subisce l’azione espressa nel verbo. Si può avere solo con verbi transitivi;
Media< condivide tratti di quella attiva e quella passiva. La prospettiva è attiva (partecipante dinamico che
avvia consapevolmente l’azione). Ma questo partecipante presenta anche i tratti del paziente, in quanto
ricadono su di esso gli effetti dell’azione;
Riflessiva< quando il soggetto coincide con l’oggetto. Si può avere solo con verbi transitivi.

PERSONA
Indica chi compie l'azione o più in generale riferisce e collega la forma verbale al suo soggetto. La marcatura
di persona implica di solito anche una marcatura di numero (1° persona singolare vs. 1° persona plurale)

COMPOSIZIONE
Modo di formare parole nuove a partire da due parole esistenti. Nella composizione distinguiamo due parti:
- Testa< l’elemento più importante del composto, il quale determina la parte del discorso a cui il composto
appartiene, e contribuisce in maggior misura ai tratti semantici;

COMPOSTI ENDOCENTRICI
Composti in cui la testa individua il referente del composto. In un composto come capostazione, il
costituente capo individua il referente del composto come un capo (non una stazione). In italiano, nei
composti nominali endocentrici la testa è di norma l’elemento di sinistra, ma tuttavia la testa può trovarsi a
destra se il composto ha origine da un’altra lingua.

COMPOSTI ESOCENTRICI
Composti in cui nessuno dei due elementi contribuisce in modo prevalente a determinarne le caratteristiche
semanticosintattiche. Nessuno dei due elementi determina la categoria, ne i tratti sintattico-semantici.

COMPOSTI DVANDVA
casi in cui entrambi i costituenti possono essere «testa» del composto (dvandva dal sanscrito: «due e due»,
«coppia»). Es. cassapanca,caffelatte, tragicomico, agrodolce. Nei composti dvandva entrambi i costituenti
sono teste sia categoriali che semantiche.

COMPOSIZIONE NEOCLASSICA
Sono costituiti da elementi tratti dalle lingue classiche (specialmente il greco). Possono combinarsi tra loro,
oppure legarsi ad una parola autonoma.
Tali composti sono costituiti dagli affissoidi, e possono essere:
Prefissoidi< elementi che stanno a sinistra;

Suffissoidi< elementi che stanno a destra


Entrambi sono morfemi lessicali, perché hanno un significato lessicale esempio: cardio=cuore.

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