Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1-12)
All'inizio della seconda cantica, il poeta rivolge un'invocazione alle Muse, affinché lo
sostengano nell'impresa di cantare il regno del Purgatorio e i suoi abitanti.
Dante descrive il nuovo paesaggio che si trova davanti all'alba: un dolce colore d'azzurro si
diffonde nel cielo sereno, in cui il pianeta Venere risplende di una luce così intensa da velare
la costellazione dei Pesci. Il pellegrino vede brillare quattro stelle, allegoria delle quattro virtù
cardinali (prudenza, giustizia, forza, temperanza), possedute dall'uomo prima del peccato
originale. Dante si accorge che è apparso al suo fianco un anziano, dall'aspetto venerabile:
si tratta di Catone Uticense, morto suicida per difendere la propria libertà e custode del
Purgatorio. In tono severo, Catone chiede a Dante e Virgilio come siano riusciti a fuggire
dall'abisso infernale; Virgilio risponde invocando goffamente la moglie di Catone, Marzia, e
spiegando che Dante è ancora vivo e che il suo viaggio avviene per volontà divina e
intercessione di una donna celeste (Beatrice).
Dante, che per tutto il tempo è rimasto inginocchiato in segno di rispetto, si alza e segue
Virgilio verso la spiaggia. Qui la guida pulisce il suo volto dalla caligine dell'Inferno e cinge i
suoi fianchi con un giunco, simbolo di umiltà.
II canto d'esordio della seconda cantica descrive una nuova atmosfera e suggerisce un
nuovo stile: il paesaggio si addolcisce e il cielo occupa quasi tutta la scena, dominata dal
bagliore di Venere, dal sorgere del Sole e da quattro stelle misteriose, che solo Adamo ed
Eva poterono ammirare. Alla «piaggia diserta» del canto I dell'Inferno si contrappone il
«solingo piano» dell'isola del Purgatorio, dove appare, improvvisa, la figura di Catone,
mentre il mare intorno ricorda l'alter ego di Dante, ovvero Ulisse, che proprio qui aveva fatto
naufragio.