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Fig.

1- panoramica rilievo

Oggetto: scultura, bassorilievo marmoreo con scena mitologica.

Dimensioni: L. 1,00x 1,02m, spessore non rilevabile

Materiale: Marmo cipollino

Ubicazione: Palazzo Maffei Marescotti, ora palazzo del Vicariato, cortile interno.

Stato di conservazione: il rilievo si presenta in un discreto stato di conservazione, anche se sono


visibili tracce di manomissione e abrasioni che ne hanno alterato la superficie. In particolare sono
presenti le tracce di una grappatura metallica per l’infissaggio del rilievo in altra posizione. Queste
tracce hanno intaccato profondamente in senso verticale la porzione superiore e inferiore della lastra
marmorea in tre punti: in corrispondenza della testa del personaggio di destra, al limite sinistro del
pilastrino raffigurato nella parte destra del rilievo e della maschera ad esso appoggiata e tra le
zampe del centauro. I solchi presentano superficie abrasa di profondità compresa tra 0,3- 1,5 cm e
un foro per l’imbullonaggio della grappa metallica sulla lastra. Sulle superfici non lavorate sono
presenti abrasioni sparse dovute all’esposizione della lastra probabilmente in ambiente esterno
prima dell’attuale posizionamento. I margini del rilievo risultano particolarmente abrasi soprattutto
sul margine inferiore, determinando una perdita della superficie delle parti scolpite. Altre
manomissioni, di difficile interpretazione, sono presenti in vari punti della parte scolpita del rilievo.
Si tratta di fori eseguiti con trapano localizzati sulle nocche della mano destra del centauro e in
prossimità delle pupille degli occhi dei personaggi.
Datazione: fine IV- inizi V secolo d.C.

Descrizione: rilievo marmoreo con scena figurata simmetrica raffigurante due personaggi. A
sinistra è raffigurato un centauro in posizione seduta, poggiantesi su un bastone ricurvo, rivolto col
lo sguardo verso destra. La figura presenta una pettinatura mossa costituita da grosse ciocche rese
con una leggera scalpellatura delle superfici. Sulla sommità della capigliatura è presente un
elemento interpretabile come una voluminosa treccia di capelli. Il volto del centauro è reso in
maniera sommaria senza particolare cura della prospettiva degli elementi fisiognomici. La fronte
leggermente prominente si unisce quasi con una linea unica al profilo del naso, le cui froge sono
rese con due fori di trapano ed è leggermente ruotato rispetto alla profilo ideale. L’occhio è incavato
e ruotato frontalmente, privo dei particolari della pupilla, che sembra aggiunta posteriormente con
un colpo di trapano. il personaggio è barbato. Il torso è reso senza particolare attenzione ai dettagli
anatomici, anche se con una certa cura per la corretta posizione prospettica. Piuttosto sommario
risulta il dettaglio dell’attaccatura della spalla e la resa della muscolatura del braccio. Anche i
particolari degli arti superiori sono piuttosto affrettati e evidenziano un certo impaccio dell’artigiano
soprattutto nelle proporzioni dell’avambraccio e della mano destri della figura, che si evidenzia
soprattutto nell’impugnatura del bastone cui il personaggio si appoggia. Il centauro ha le spalle
coperte da un corto drappo che viene reso in maniera piuttosto rigida, leggermente distaccato dal
dorso, a guisa di coda di cavallo. Sembra riconoscibile sulla spalla un elemento circolare, forse un
grosso spillone che appare chiudere il corto mantello. Il ventre è reso in maniera molto schematica e
presenta un solco nel punto di passaggio tra la parte del corpo umana e la parte inferiore equina. La
porzione inferiore della figura presenta caratteristiche stilistiche affini alla superiore. Le zampe
anteriori sono raffigurate in posizione semipiegata, con la resa dei dettagli anatomici della
muscolatura in tensione maggiormente curata, rispetto al resto della figura. Il corpo presenta una
corretta dimensionalità nella parte centrale mentre all’attaccatura con le zampe posteriori e la
porzione del dorso sembra artificialmente accorciata per adattare la figura alle dimensioni della
lastra. Le zampe posteriori sono piegate quasi ad angolo retto e completamente aderenti alla
porzione inferiore del supporto marmoreo, che sembra mutilo del limite inferiore. La coda è resa in
modo innaturale, più simile ad una coda leonina che equina. Particolare attenzione da parte
dell’artista sembra essere data al bastone ricurvo cui si appoggia il personaggio, testimoniata dal
dettaglio delle venature del legno rese con rare profonde incisioni.
Il personaggio sulla destra del rilievo e raffigurato in età puberale, stante, in nudità eroica, rivolto
verso destra nell’atto di suonare con un plettro, tenuto nella mano destra, una cetra appoggiata su
una colonnina, posta a limite della scena figurata. La testa presenta una capigliatura compatta
leggermente mossa, realizzata con profonde incisioni. Il volto appare assorto nell’esecuzione
musicale, e realizzato con tratti decisi. La fronte dritta si unisce al naso con una linea spezzata che si
incurva in prossimità della punta; questo presenta dimensioni leggermente sproporzionate rispetto a
quelle del viso, della bocca e del mento. Gli occhi sono resi come già notato per il centauro, ruotati
rispetto al profilo del volto e posti frontalmente. Il torso appare ruotato verso destra, in posizione
leggermente innaturale rispetto al ventre che è invece posto in posizione frontale. I dettagli
anatomici sono sommariamente resi tramite profonde solcature che sottolineano, la linea dei
pettorali, l’attaccatura delle anche e la linea alba. Gli arti inferiori sono rappresentati con la classica
ponderazione policletea, con la gamba sinistra leggermente flessa e quella destra ritta. Anche se le
proporzioni risultano leggermente appesantite e schiacciate. I piedi della figura risultano
completamente abrasi.
Il pilastrino non presente particolari caratteristiche distintive, e sembra avere solo la funzione di
elemento di limitazione architettonica della scena rappresentata. Interessante risulta la resa dello
strumento musicale suonato dal personaggio giovane, che viene riproposta con una cura dei
particolari della decorazione a tortiglione della struttura della cetra. Sul margine inferiore del
rilievo, appoggiata alla base della colonnina è presente una testa, forse interpretabile come una
maschera teatrale.

Interpretazione: La scena raffigurata nel rilievo presenta diversi elementi utili alla sua
interpretazione. La rappresentazione ritrae un centauro nell’atto di osservare un giovinetto nel corso
di una performance musicale.
I centauri nella mitologia greca erano ricordati come personaggi violenti, dal carattere rozzo e
brutale. Secondo il mito il loro capostipite Centauro fu generato dall’amore sacrilego tra il re lapita
Issione e la manifestazione di Era Nefele, creata da Zeus per salvare la dea dal tentativo di violenza
carnale del re.
Spesso raffigurati armati di clava o arco, erano in grado di terrorizzare i loro avversari con le loro
urla belluine. La loro particolarità era che possedevano, portati all’eccesso, tutti i difetti degli esseri
umani, dai più infimi ai più nobili. Per questo motivo, la mitologia assegnò a questi esseri
semiferini comportamenti contrastanti che andavano dall’estrema saggezza, alla più bassa ferocia e
crudeltà. Nel nostro rilievo, il centauro raffigurato non ha nessun comportamento aggressivo,
particolare che fa interpretare con sicurezza il personaggio con Chirone. Questo era nato dall’unione
tra la figlia di Oceano, Filira (che in greco era il nome della pianta di tiglio, conosciuta nel’antichità
per i suoi poteri calmanti e rilassanti) e il titano Crono, che per sedurla si mutò in cavallo. Questo
particolare spiega la natura semiferina di Chirone e la sua indole pacata e saggia.
Per il suo carattere mite e maestria in tutte le arti viene indicato come tutore di alcuni dei principali
eroi della mitologia greca: Asclepio, Atteone, Enea, Teseo, Eracle, Giasone e addirittura secondo
miti meno conosciuti anche di Dioniso. Le sue capacità taumaturgiche lo misero in contatto con
Achille, che curò in seguito ad una grave ustione alla caviglia, determinata dai riti magici praticati
dalla madre del Pelide per renderlo immortale, che il centauro curò sostituendola con quella del
gigante Damiso, rendendo Achille piè veloce. Dopo questo episodio Chirone divenne tutore anche
dell’eroe greco dell’Iliade. L’altra figura meno caratterizzata di giovanetto è interpretabile con
quella di Achille, come dimostrano i confronti iconografici e la vulgato più comune del mito.
Questo leggendario eroe fu uno dei protagonisti principali dell’epica guerra di Troia. Era figlio del
mortale Peleo e della Nereide Teti. Nella Achilleide, scritta da Publio Papinio Stazio, compare per
la prima volta la variante dell’immortalità dell’eroe ottenuta dalla madre immergendo il figlioletto
appena nato nelle acque dello Stige, mentre la versione più diffusa indica che tale capacità fu
ottenuta da Teti cospargendo di olio di ambrosia il corpo del fanciullo, e bruciandolo durante la
notte. Durante questo rito, interrotto bruscamente da Peleo, Achille si ustionò la caviglia e venne
poi curato da Chirone.

Note: rilievo in corso di pulitura da parte della Pantone restauri.

Confronti: l’impostazione generale della scena è assimilabile all’affresco nel cosiddetto IV stile
pompeiano conservato al museo archeologico di Napoli, proveniente dalla basilica di Ercolano, che
mostra il centauro Chirone intento ad accordare la lira del giovane Achille. In questo atto egli
dimostra tutto l’affetto e l’istinto di protezione nei confronti del giovane allievo, cingendogli le
spalle. Achille è raffigurato nel dipinto in posa eroica (cfr. Ercole Farnese), coperto solo sulle spalle
da un corto mantello . Questo dipinto parietale è ispirato probabilmente ad un gruppo scultoreo
ormai perduto che Plinio il Vecchio ricorda conservato nei Saepta Iulia durante il periodo Flavio.
Per lo stile e i caratteri intrinseci del rilievo in oggetto, si può proporre che ci si trovi di fronte ad un
esempio di rielaborazione tarda su bassorilievo di un motivo iconografico scultoreo sicuramente
conosciuto nell’arte romana. Rispetto all’archetipo che è raffigurato nel dipinto ercolanese,
l’artigiano che lavorò sulla lastra ripropose il motivo variandolo leggermente. Rispetto al modello,
la posa dei personaggi è variata, andando così a perdere il simbolismo di rapporto filiale che era
invece proposto nell’atteggiamento dell’abbraccio accennato tra Chirone e Achille. In questo caso,
le figure sono isolate una dall’altra, andando quindi ad alterare il messaggio originale
dell’iconografia. Se questo sia avvenuto per scelta dell’artista o per i limiti imposti dalla maggiore
complessità esecutiva della posa originale non è dato sapere. Ciò che sicuramente si può affermare è
che la manifattura poco curata dal punto di vista stilistico evidenzia un certo impaccio da parte
dell’artista nella rielaborazione di un modello iconografico sicuramente circolante nelle botteghe
marmorarie dell’antica Roma. Questo porta ad alcune considerazioni che riguardano l’ambito
cronologico di confezione del rilievo. Infatti, è assai verisimile che l’artista impegnato in questa
opera fosse attivo in un periodo in cui si cominciava a dissolvere il patrimonio artistico greco-
romano. A partire dal periodo Costantiniano a Roma, sembrano sparire gli artisti si alto livello attivi
fino a quel periodo, probabilmente attirati dalla costruzione della nuova capitale dell’impero
Costantinopoli. Gli artisti che rimangono a Roma testimoniano un livello tecnico assai inferiore che
porta ad un progressivo impoverimento artistico dei manufatti prodotti, e sulla scorta della
progressiva espansione della cultura cristiana, anche ad una confusione riguardo l’interpretazione
artistica dei cicli mitologici antichi. L’opera oggetto di questo scritto sembra potersi riferire, in base
agli elementi qui sopra esposti, proprio a questo periodo cronologico post- costantiniano. Riguardo
alla committenza di questo oggetto, possiamo formulare solo ipotesi, ma è assai probabile che si
tratti di una committenza di alto livello economico, come testimonia l’utilizzo di un marmo pregiato
come supporto dell’opera, di estrazione aristocratica tradizionale pagana, come testimonia la scelta
del ciclo mitologico rappresentato.

Fig. 2- dipinto ercolanese proveniente dalla basilica


Fig. 3- Filippo Tagliavini : Achille e Chirone, Gruppo in porcellana bianco opaca della Real Fabbrica di Capodimonte
(1700)

Dott. Enrico Lo Giudice

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