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Esterno
Risale al VI sec., sotto l'impero di Giustiniano,
viene fondata dal Vescovo Ecclesio, tra 525 e
532 arrivato da Costantinopoli.
Interno
L'ampio interno è caratterizzato dai ritmi articolati delle masse e dei numerosi archi che
rendono meno chiara la forma geometrica e fanno apparire indeterminato lo spazio.
Il grande ambiente centrale è
coperto da cupola emisferica
sorretta da otto grandi arcate su
giganteschi pilastri a ventaglio.
Un'arcata si apre verso il
presbiterio. Le altre sette
formano grandi esedre, divise in
due ordini di archetti su colonne.
All’ordine superiore corrisponde il
matroneo, all’ordine inferiore
l’ambulacro ottagonale, che gira
tutto intorno e si interrompe in
corrispondenza al presbiterio.
Queste esedre non hanno una
funzione strutturale, ma una
funzione estetica e simbolica, appartengono a una concezione metafisica dello spazio.
Rinviano al concetto di Dio come potenza infinita, che si espande ovunque, in tutte le
direzioni.
In origine la decorazione era molto più ricca: il
pavimento era in mosaico, ma di esso rimangono
pochi frammenti.
Mosaici
I mosaici di San Vitale sono di epoche diverse ma
complessivamente appartengono al VI sec. I più antichi, del tempo di Ecclesio, sono
quelli del catino absidale con la Teofania.
Nelle pareti ai laterali dell'abside si trovano i due mosaici con il Corteo di Giustiniano e
il Corteo di Teodora. In tutti gli spazi disponibili (lunette, estradossi degli archi, pareti,
ecc.) sono ospitati mosaici con scene tratte dalle Sacre scritture.
Teofania
Teofania= manifestazione di
Dio. E' un'immagine
simbolica, astratta, piena di
significati religiosi
Al centro Cristo del tipo
giovanile, senza barba, tra
due angeli. E' seduto su
una sfera azzurra, simbolo
dell'universo. A sinistra San
Vitale che riceve da Cristo la
corona del martirio con le
mani coperte dal mantello.
Da notare i costumi dei
personaggi, che sono molto
eleganti. San Vitale è in alta
uniforme (veste bianca,
ricami in oro, spalline con i
gradi, mantello ricamato).
A destra, il Vescovo Ecclesio che consegna il modellino della chiesa da lui fondata.
Sullo sfondo elementi di paesaggio stilizzati: un prato con fiori, rose e gigli che hanno
una simbologia religiosa particolare (rosa selvatica=sangue di Cristo, giglio=verità e
fede).
Le quattro fonti ai piedi di Cristo
sono i simboli dei quattro Vangeli.
E' un'immagine metaforica e
concettuale, presenta una
situazione tutta immaginaria, non
allude alla realtà. L'astrazione
dello stile quindi è perfettamente
adeguato a questo concetto.
Corteo di Giustiniano
Il corteo dell'imperatore si
presenta con tanti personaggi
schierati. Però i personaggi al
centro sono molto diversi rispetto
ai
soldati. I soldati sono tutti uguali, si somigliano. Gli altri
invece hanno dei tratti e fisionomie molto caratterizzati.
Infatti, sono dei ritratti. Questi personaggi sono stati
ritratti da alcuni artisti di Costantinopoli, i disegni sono
stati riportati su cartoni, e poi i cartoni sono stati inviati
a Ravenna direttamente da Costantinopoli.
L'imperatore spicca di più perché è al centro, ha un
abbigliamento ricco e appariscente, è davanti a tutti, non
è coperto da nessun altro, e ha l'aureola (editto di
Costantino). Ha una patera d'oro in mano da portare in
offerta per la messa.
Poi si riconosce il vescovo Massimiano, indicato dalla
scritta. Il generale con la barba è Belisario, il
conquistatore di Ravenna. In questo mosaico il processo
di astrazione è molto forte. La profondità è completamente eliminata, le figure sono
immobili e prive di rilievo, sembrano sagome ritagliate. Le forme tendono alla
geometria.
Non c'è una narrazione, non c'è una storia, è una scena celebrativa, una cerimonia tutta
simbolica.
Corteo di Teodora
La disposizione delle figure è la stessa
dell'altro corteo. Queste due scene
rappresentano le offerte imperiali
alla città di Ravenna. Si tratta di
cerimonie simboliche, mai avvenute
nella realtà.
Questa scena è più vivace dell'altra
perché i costumi femminili sono più
variati nelle fogge e nei colori.
L'imperatrice si riconosce perché è
più alta, è adorna d'un ricco diadema
carico di perle e di gemme e ha
l'aureola. In mano porta il calice d'oro
per la messa. Sull'orlo della veste si
vede un ricamo con i re magi: è un rinvio alla chiesa di Sant'Apollinare nuovo, dove si
trova un mosaico con tema analogo a questo.
Vicino a lei le due dame sono Antonina e Giovannina, la moglie e la figlia di Belisario.
Le altre dame che entrano in scena sembrano essere molte e continuare anche oltre la
tenda.
Mentre nel pannello raffigurante Giustiniano i personaggi veramente di rilievo sono due,
qui invece, nel pannello raffigurante Teodora, c'è solo un personaggio che domina la
scena: è quello dell'Imperatrice.
È da notare come tutte le figure,
ormai prive d'ogni materialità
corporea, non abbiano qui altro
valore che quello di ritmi di linee e
di ritornanti cadenze d'uno spartito
musicale e come il colore trovi la più
squillante esaltazione nello stesso
preziosismo degli smalti e delle
madreperle, che creano un gioco che
si avvale di mille luci e di mille
riflessi.
Interno
La basilica é a tre navate, con corpo mediano rialzato e abside poligonale affiancata da
due cappelle absidate.
All'interno della basilica le
pareti sono spoglie, eccetto
la zona absidale, ricoperta
da un "manto policromo" di
mosaico, risalenti ad
epoche diverse. Al centro
della basilica, sul luogo del
martirio del Santo, é
collocato un altare antico.
Tutta la decorazione del catino absidale risale circa alla metà del VI secolo e si può
dividere in due zone:
1. Nella parte superiore un grande disco racchiude un cielo stellato nel quale campeggia
una croce gemmata, che reca all'incrocio dei bracci il volto di Cristo. Sopra la croce
si vede una mano che esce dalle nuvole: é la mano di Dio. Ai lati del disco vi sono le
figure di Elia e Mosé. I tre agnelli, che si trovano spostati un po' verso il basso,
proprio all'inizio della zona
verde, con il muso rivolto verso
la croce gemmata,
simboleggiano gli apostoli
Pietro, Giacomo e Giovanni:
siamo chiaramente di fronte
alla rappresentazione della
Trasfigurazione sul Monte
Tabor.